N.7 LUGLIO 2014
MENSILE DI GESTIONE, PULIZIA, DISINFESTAZIONE
TERZA PAGINA regolamento UE riduzione rifiuti GDO igiene ambienti
GESTIONE legislazione attività formative energy manager
SCENARI osservatorio Assocasa valore “esteso” Ikea food miles premio Conai la filiera della canapa
TECNOLOGIE acqua pura nuovi materiali
www.gsanews.it
SOMMARIO ATTUALITÀ AFFARI E CARRIERE ANNO XVIII NUMERO 7
CARNET ORIZZONTI
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I N S ER TO TERZA PAGINA etichette alimentari, da dicembre non si scherza più [di Umberto Marchi] Il progetto “Nowaste” di Reggio Emilia e Trento incoronato “Life +” del mese [di Antonio Bagnati] Igiene degli ambienti a contatto coi cibi: lo stato dell’arte [dalla redazione]
GESTIONE
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La vita commerciale di un prodotto alimentare: panorama legislativo di riferimento, metodi di determinazione [di Roberto Rocchi]
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Sicurezza alimentare: in ottobre corsi sugli infestanti nell’industria (standard gdo) [di Simone Finotti] gdo, ma quanta energia! [dalla redazione]
SCENARI
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Testata volontariamente sottoposta a certificazione di tiratura e diffusione in conformità al Regolamento CSST Certificazione Editoria Specializzata e Tecnica Per il periodo 1/1/2013-31/12/2013 Periodicità: MENSILE • Tiratura media: 5.583 • Diffusione media: 5.438 Certificato CSST n. 2013-2419 del 25/02/14 • Società di Revisione: FAUSTO VITTUCCI “Ai sensi dell’articolo 2 comma 2 del Codice di deontologia relativo al trattamento dei dati personali nell’esercizio dell’attività giornalistica, si rende nota l’esistenza di una banca-dati personali di uso redazionale presso la sede di Via Alfonso Corti, 28 - Milano. Gli interessati potranno rivolgersi al responsabile del trattamento dei dati sig.ra Barbara Amoruso presso la sede di Milano, Via Alfonso Corti, 28 per esercitare i diritti previsti dal D. Lgs 196/2003”
15° Osservatorio Assocasa: la ripresa c’è, ma che fatica accorgersene! [di Giuseppe Fusto] Compleanno d’argento per Ikea: portò in Italia la grande distribuzione del mobile [di Carlo Ortega] Quanto viaggia il cibo che mangiamo? [a cura di Cittadinanzattiva] Materie prime, logistica, recupero, imballo: Conai premia la prevenzione [dalla redazione] Una pianta miracolosa [di Remo Canale]
TECNOLOGIE
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GSA il giornale dei servizi ambientali è un mensile inviato tutti i numeri agli abbonati e ai rivenditori del settore. Con sei numeri all’anno raggiunge imprese di pulizia e disinfestazione (gennaio-marzo maggio-giugno-agosto-novembre), con due numeri hotel e società di catering (febbraio-ottobre), aziende sanitarie e comunità (aprile-settembre), industria e grande distribuzione (luglio-dicembre).
Acqua pura: il partner perfetto per la pulizia delle finestre [di Torsten Deutzmann] Verso una GDO “mangiasmog”: si può fare [di Simone Finotti]
C O L O P H O N
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ATTUALITÀ
T17: ISC va in gol allo Juventus Stadium con la qualità Tennant Metti uno stadio da sogno e un cielo che, pur minaccioso all’orizzonte, riesce a mantenere la promessa di un sole gradevole e finalmente estivo. Siamo a Torino, Juventus Stadium. Entrata principale di corso Scirea, quella da cui arrivano i pullman con le squadre (un’ora e un quarto prima della partita, abbiamo appreso) e da cui entrano presidenti, manager, sponsor, ospiti d’onore. Spazio sky box e terrazza Agnelli, ristorante con vista sul campo come se fossi al cinema. Un venticello rinfrescante accarezza l’erba e in mezzo a tutti quei trofei, che fanno il giro della gradinata ricordando anni e coppe vinte dalla squadra più tifata d’Italia, ti senti piccolo piccolo. Che tu sia di fede bianconera o no.
T17, la grande novità L’occasione, però, non ha nulla a che fare con il calcio, se si eccettua il denominatore comune dell’eccellenza e delle alte prestazioni. A fare gli onori di casa nel tempio bianconero è ISC Group, uno dei principali marchi italiani della distribuzione del settore, che ha scelto questa location per mettere in campo T17, novità assoluta tra le lavapavimenti uomo a bordo. Una macchina con una pista di pulizia importante (101 cm), capace di lavorare fino a coprire un intero turno (8 ore) perché dotata della più grande batteria della categoria, e di ridurre i costi di gestione grazie ai motori spazzole senza carboncini e motore di trazione AC. T17 ha alte prestazioni, resiste al tempo e all’usura causata dal lavoro
negli ambienti difficili, garanzia di protezione dell’investimento. Salute e sicurezza sono valori imprescindibili: T17 li difende con la riduzione del rischio di cadute e scivolamenti, grazie ad un eccellente sistema di recupero della soluzione. Scontati, quando si parla di Tennant, i risultati di pulizia (la potenza di lavoro è impareggiabile e i due motori di aspirazione forniscono un imponente flusso d’aria), ma la cosa che colpisce è la facilità nell’utilizzo e nella manutenzione. Un’ottimizzazione dell’operatività grazie ai comandi intuitivi e ai punti di contatto gialli per identificare le parti dove effettuare la manutenzione. Se poi la si analizza da vicino, se ne toccano con mano le straordinarie caratteristiche: a monte di tutto c’è il pulsante di avviamento 1-Step, che semplifica l’utilizzo. L’operatore è completamente protetto dalla plancia anteriore, mentre una serie di antiurti soft fanno da barriera protettiva (la protezione è garantita anche dal paraurti avvolgente). Il sistema tergipavimento Dura-Track™, grazie ad un design parabolico oscillante, permette un’aspirazione uniforme dell’acqua e massima asciugatura. Il sistema di scarico Drain Valve™ con tubi larghi da 77 mm e tappo regolabile consente di scaricare i serbatoi velocemente e senza sversamenti improvvisi. Anche T17 come tutte le altre Tennant di nuova generazione può essere equipaggiata con la tecnologia ec-H2O, per un utilizzo chemical-free ovvero senza l’impiego di detergenti chimici o con la tecnologia ES che consente il riciclo della soluzione lavante. A fare da corona a questa macchina c’erano altri quattro “assi” targati Tennant. ISC Group era presente al gran completo, a partire da Bruna e Roberto Grosso, che hanno fondato l’azienda nel 1973, e dal figlio Stefano. Un team esperto di tecnici ISC e di Pulitekno (nel gruppo dal 2009), a turno, spiegava
e mostrava da vicino qualità e funzionamento delle macchine, nello spazio appena dietro le gradinate della tribuna vip.
Gli altri fuoriclasse Tennant Partiamo dalla più compatta, la lavasciuga a batteria T12, 81 cm di pista: robusta, ingombri ridotti e grande manovrabilità. E un’autonomia di lavaggio senza rivali. Facili utilizzo e manutenzione: l’operatore deve solo avviare la macchina e guidarla. Il pannello di controllo è di grande immediatezza. Si passa poi alla T16, che ha 91 cm di pista ed è stata la prima macchina prodotta con la nuova concezione di pulizia Tennant e un design totalmente rinnovato. La spazzola di lavaggio laterale allarga la pista a 1145 mm; con il serbatoio della soluzione da 190 l e un’autonomia di lavaggio fino a tre volte più estesa con un solo serbatoio d’acqua, T16 massimizza i tempi di pulizia. Completano la squadra (almeno, quella in campo a Torino) la spazzatrice compatta S20, affidabile e dotata del sistema di controllo delle polveri SweepMax®, e la combinata spazzante-lavante M20, che dotata di tecnologie esclusive, assicura eccezionali risultati in un solo passaggio, costi ridotti e maggior sicurezza per gli operatori.
Gran finale: dagli spogliatoi al rettangolo verde! E per il gran finale, un bel giro guidato dello stadio: dopo aver carpito i segreti di macchine straordinarie, ci si è addentrati nelle viscere di una struttura che ha sempre qualcosa di magico: terrazze, salone d’onore, spogliatoi, ingresso al campo, area stampa, sala conferenze, scivolo dei pullman. E’ qui che hanno preso vita tante battaglie, tanti sogni sportivi. E ripensarci è sempre un’emozione. [www.iscsrl.com]
7 LUGLIO 2014
ATTUALITÀ
Anche industria e Gdo “stregate” dal noleggio Assmo
8 LUGLIO 2014
Ci fu un tempo in cui la regola numero uno delle industrie italiane era fare tutto internamente. E non solo ciò che concerneva il “core business”, cioè l’attività principale dell’azienda, ma anche tutte le altre funzioni: non ultime quelle legate alla pulizia degli ambienti. A questo modo di pensare se ne affiancava un altro, altrettanto radicato: utilizzare macchine e strumenti di proprietà. E adesso? “Adesso i tempi stanno rapidamente cambiando, lo vediamo tutti i giorni!”, dice Rossana Pollastri, che fin dalla fondazione, nel 1986, segue la parte commerciale di Assmo, l’azienda di proprietà della famiglia Raimondi specializzata nel noleggio.
Molte industrie, soprattutto ceramiche “Abbiamo tra i clienti moltissime industrie. Nelle nostre zone, oltre alla meccanica, è trainante il settore ceramico, dove, pensi, una volta si puliva con scope e ramazze!” Ricordi di un tempo in cui i fratelli Raimondi iniziavano a proporre le prime motoscope… “Fu una rivoluzione. Anche queste industrie si convertirono rapidamente allo spazzamento meccanico e adesso, addirittura, molti preferiscono le lavapavimenti, che sono più efficaci con certi tipi di polveri e lasciano gli ambienti più puliti. Di pari passo –continua Pollastri- si
è fatta strada la cultura del noleggio, che risolve grandi problemi a questa industria. Infatti bisogna pensare che in quegli ambienti molti, anche non adeguatamente formati, utilizzano le macchine, poi però nessuno se ne preoccupa, con conseguenze immaginabili sulla manutenzione”.
La soluzione per l’industria? Il noleggio! “E a un’industria non sembra vero poter contare su qualcuno che, con un canone fisso davvero irrisorio rispetto ai volumi complessivi, ti leva i problemi della gestione delle macchine verificandone periodicamente l’efficienza, sostituendo componenti e facendo tutto quello di cui c’è bisogno. E se già con le spazzatrici era una tendenza che stava prendendo piede, con le lavasciuga, che hanno una componentistica più complessa e hanno bisogno di più manutenzione, il noleggio sta vivendo un vero e proprio boom. Adesso addirittura abbiamo a nolo anche delle Combo, che sono macchine molto complesse perché uniscono funzioni combinate di spazzamento, lavaggio e asciugatura”.
Anche in Gdo Si va… a tutto noleggio anche in Gdo, sia per tramite delle imprese che ci lavorano, sia direttamente, da parte di quelle strutture che si avvalgono di personale interno. “Il concetto è sempre lo stesso: il noleggio leva i problemi, e non è un caso che le nostre macchine vengano impiegate anche in realtà enormi, come il Cab – Centro ortofrutticolo di Bologna, che è una vera e propria città, o il centro di smistamento, sempre a Bologna, di Mercatone Uno. Ma serviamo centri commerciali, ipermercati, centri logistici della grande distribuzione anche in altre zone d’Italia, fino a Roma. E negli ipermercati e supermercati ci sono alcune macchine che ci stanno dando grandi soddisfazioni, come la piccola “operatore a bordo” Elan, che unisce agilità nell’utilizzo e funzionalità estrema anche in spazi ridotti, come appunto
le corsie di un supermercato. E’ inoltre discreta e silenziosa, essendo stata sviluppata appositamente per lavorare anche in presenza di clienti”. Tutte macchine rigorosamente Rcm, perché Assmo è un’azienda di casa Raimondi, fondata quando ancora nel nostro settore il rent era una formula praticamente sconosciuta. “Fino ad oggi Assmo è rimasta nelle retrovie, nel senso che non ha mai voluto, per scelta, farsi conoscere sui media del settore. Ora però è tempo di rompere gli indugi”, spiega Renzo, primogenito dei fratelli Raimondi e numero uno di Assmo.
Assistenza, ma soprattutto noleggio di tutte le macchine Come Rcm (che sta per Raimondi Costruzioni Meccaniche), anche Assmo è un acronimo, per Assistenza Motoscope: all’inizio forniva assistenza tecnica qualificata alle macchine di Rcm, che allora produceva, appunto, motoscope. Successivamente, con l’evoluzione produttiva della casa-madre nel campo delle lavasciuga, anche Assmo ha esteso il proprio servizio, e ora si occupa di tutte le macchine. Ma la vera “bomba” arriva intorno al 2000, quando in Assmo ha iniziato a farsi strada l’idea che una buona macchina si può non soltanto vendere, ma anche noleggiare. Oggi Assmo può contare su 200 contratti di noleggio attivi su tutto il territorio nazionale. Ma è nell’assistenza un altro grande punto di forza: Assmo, infatti, ha alle spalle la rete di concessionari Rcm. Da non sottovalutare il know-how e l’esperienza di Renzo Raimondi, che è anche a capo del reparto progettazione di Rcm. “Quando rientrano, le macchine vengono completamente revisionate e messe a nuovo, quindi proposte sul mercato dell’usato. Abbiamo macchine di 20 anni che funzionano come se fossero uscite ieri dalla fabbrica”. [www.assmo.it]
ATTUALITÀ
Hoover si rinnova, e punta a un pulito nuovo e profumato! Hoover Professional inizia il 2014 sotto i migliori auspici, con una buona crescita rispetto agli anni precedenti. Merito del rinnovamento della gamma, che ha mantenuto la tradizionale completezza ed è divenuta ancora più affidabile e competitiva sotto il profilo della qualità e dei costi (il che non guasta affatto, in un momento come questo).
Dalle macchine alla lavanderia industriale Completamente rinnovato il versante macchine, con una scelta completa che comprende aspirapolvere/liquidi, lavasciuga, battitappeto, lavamoquette, monospazzole e spazzatrici industriali, con disponibilità immediata, tempi di consegna rapidissimi e assistenza garantita per ogni necessità. Inoltre, da settembre 2013, l’azienda ha scelto di dare ai propri distributori una ghiotta opportunità in più: quella di entrare in grande stile nel settore delle lavanderie industriali, prima d’ora mai toccato dalla Hoover, con una gamma di 40 lavatrici/ essiccatoi industriali e tutti i prodotti correlati: detergenti, ammorbidenti, polveri, ecc. “D’altra parte Hoover Professional ha sempre creduto nei dealers, non fa vendita diretta e sostiene i propri distributori sul territorio”, spiega Luca Giraldo, titolare di Dhp, licenziataria Hoover Professional per l’Italia e l’Europa.
L’innovazione nei detergenti Ma è nel campo dei detergenti che l’innovazione Hoover Professional si sta facendo sentire maggiormente. “Con oltre 220 referenze la gamma non teme concorrenza -prosegue Giraldo-. Tanto più che si sta investendo moltissimo sull’innovazione e a giugno abbiamo lanciato Active, una nuova linea di prodotti ultraconcentrati ad altissima persistenza. Parliamo di 4 prodotti per detergere i pavimenti e di 4 profumatori omologhi da usare a rinforzo”.
Active detergente in gel Active per pavimenti è un detergente di manutenzione quotidiana polivalente super concentrato in gel, formulato con speciali materie che permettono di raggiungere un ottimo potere lavante con pochissimo prodotto (1 litro corrisponde a 60 secchi da 10 l di pronto all’uso). E’ adatto a tutti i pavimenti anche trattati, ha un buon potere sgrassante, è caratterizzato da una lunghissima persistenza della nota profumata, è super attivo nella rimozione dello sporco. Inoltre: contiene un polimero che migliora la rifrazione della luce aumentando la brillantezza delle superfici lavate; è indicato per la pulizia manuale o meccanica giornaliera di ogni tipo di pavimento o superficie lavabile; riduce i tempi di pulizia, non lascia aloni, striature o residui, non richiede risciacquo e rilascia nell’ambiente una gradevole e persistente sensazione di pulito ed igiene. E’ disponibile in 4 versioni, 6 x 1 litro: profumazione Sahara, profumazione Igienizzante, profumazione Cipriata, profumazione Agrumata-Muschiata.
Active profumatore Le stesse versioni si ritrovano anche nei 4 profumatori liquidi superconcentrati ad elevatissima persistenza, che garantiscono, in combinazione con i detergenti, un nuovo concetto di pulito, che sia anche… un pulito profumato! Non solo profumo, quindi, e non solo igiene, ma una combinazione di entrambe le cose che rende possibili performance superiori e profumazioni uniche, efficaci e durature negli ambienti. Il profumatore è anche economico, perché vista l’elevatissima qualità sono sufficienti un paio di erogazioni per ottenere ottimi risultati. Combina una fase neutralizzante degli odori con una di profumazione che re-
sta fissa e persistente per più giorni, e grazie alla sua formulazione e alle essenze di alta qualità diffonde uniformemente una piacevole fragranza mantenendo la sua persistenza per più giorni. Oltre all’azione deodorante il prodotto svolge un’importante azione neutralizzante sui cattivi odori garantendo una lunga persistenza ed un gradevole profumo di pulito. È efficace per qualsiasi tipo di ambiente.
Un nuovo sistema di utilizzo dei superconcentrati Ma le novità Hoover Professional nella detergenza non finiscono qui: si parla anche di un innovativo sistema di dosaggio per ultraconcentrati, installabile a parete o direttamente sul carrello. In un settore in cui il panorama dei superconcentrati è dominato da tre tipologie (bottiglia auto dosante, pompe a muro, monodose), Hoover propone una quarta via di utilizzo. E anche se per saperne di più occorre attendere ancora un po’, qualcosa si può già anticipare: parliamo di un supporto da montare a muro, o sul carrello, che contiene flaconi di detergenti Hoover da mezzo litro appositamente pensati per esservi fissati. Sopra il flacone, un’apposita pompetta dosatrice (fissata con collare non modificabile e non estraibile) garantisce le dosi giuste di detergente. Una soluzione accolta con favore dai rivenditori, che ne apprezzano la semplicità e ne intuiscono le potenzialità sul mercato. E si annunciano, per gli ultimi mesi dell’anno, altre interessanti novità nel comparto detergenza. [www.hooverprofessional.com]
9 LUGLIO 2014
ATTUALITÀ
Pulirapida e GDO: per una pulizia pianificata e certificata
10 LUGLIO 2014
Pulirapida ha fatto della pulizia una vera e propria vocazione, partendo dall’intuizione imprenditoriale che fu del suo fondatore, quando ancora era una ditta individuale. Oggi la società è cresciuta ed è diventata un vero e proprio punto di riferimento nel settore del cleaning industriale: la rete Pulirapida opera infatti in tutto il territorio nazionale con oltre 1500 dipendenti rimanendo sempre fedele alla filosofia aziendale che pone il cliente al centro del business aziendale. Ed è proprio per soddisfare le esigenze di una sempre più cospicua clientela che Pulirapida ha negli anni diversificato i propri servizi, puntando ad avere divisioni eccellenti dedicate ad ogni settore in cui operano. Questo tipo di organizzazione capillare e diversificata, rappresenta un plusvalore competitivo per l’azienda ma anche per la committenza che, quando si interfaccia con il responsabile del servizio, avrà la certezza di avere di fronte un esperto, un tecnico qualificato che dirige del personale altrettanto specializzato nel campo applicativo richiesto.
Le criticità della GDO Il principale tra i settori a cui Pulirapida offre i propri servizi ad hoc c’è proprio la grande distribuzione organizzata: sappiamo infatti che per gesti-
re in modo ottimale le pulizie negli Iper mercati e centri commerciali è necessario avere ben presenti tutte le criticità del settore, avere attrezzature e macchinari che garantiscano la maggiore efficienza possibile ed allo stesso modo un risultato ottimale sia a livello qualitativo che d’immagine.
…e la pianificazione Pulirapida Per questo motivo Pulirapida opera con una pianificazione dettagliata del lavoro riguardante sia il servizio svolto durante l’orario di pre-apertura sia durante il presidio, al fine di rendere il più chiaro possibile le istruzioni operative per ogni addetto al servizio ed aumentare, allo stesso modo, il controllo sull’attività svolta. La verifica e il monitoraggio dei risultati è infatti tanto importante quanto il servizio stesso.
Utilizzo di sistemi innovativi e all’avanguardia Pulirapida conta poi sull’utilizzo di una serie di metodologie innovative che garantiscono la massima efficacia nel processo di sanificazione e pulizia, attraverso l’impiego di frange pre impregnate: questo significa massima igiene perché elimina il trasporto di acqua nei carrelli, riducendo tutti i problemi legati all’acqua: tempi per scarico e riempimento, rischio di contaminazione delle superfici con residui di acqua sporca e spreco idrico. Una soluzione che snellisce il lavoro, ottimizza i tempi e i costi del servizio.
Certificazioni e trasparenza: la forza del Gruppo Inoltre Pulirapida, oltre ad essere pluricertirficata BS OHSAS 18001 (Sicurezza), ISO 9001 (Qualità), SA 8000 (Etica), ISO 14001 (Ambiente), è anche in procinto di terminare l’iter d’adozione del modello organizzativo 231/01, riguardante la “Disciplina della responsabilità amministrativa delle persone giuridiche, delle società e delle associazioni anche prive di personalità giuridica, a norma dell’articolo 11 della legge 29 settem-
bre 2000, n. 300”, eseguendo un’implementazione “integrata”, delle procedure gestionali ed operative già in utilizzo. Questo permette di garantire un controllo ulteriore sul sistema rispetto ai controlli con cadenza semestrale espletati da parte dell’ente di certificazione RINA spa, cui si vanno a sommare controlli a cadenza trimestrale effettuati da parte dell’Organismo di Vigilanza. Insomma, si tratta di una ulteriore garanzia di serietà (certificata nero su bianco) rispetto a quanto normativamente dovuto, che andrà a tutto vantaggio del committente che avrà la certezza di poter contare su un partner strutturato, che garantisce una riduzione - se non eliminazione - di quel rischio comune a tutti i committenti e tecnicamente definito “istituto della responsabilità solidale”, che chiama in causa anche i committenti in caso d’inadempienze da parte dell’appaltatore (tra cui si annoverano i mancati pagamenti dei contributi, le mancate retribuzioni, ecc.).
Un ritorno d’immagine Non è un caso infatti che questo processo iniziato da Pulirapida le abbia già permesso di aumentare di oltre il 300% il numero di clienti nel settore della GDO negli ultimi due anni. D’altronde avere un partner strutturato, serio, affidabile è garanzia di trasparenza e qualità con un ritorno sicuro d’immagine anche per la struttura commerciale. [www.pulirapida.it]
ATTUALITÀ
Sicurezza e tranquillità a tavola con il sistema Aquos V3 Sistema integrato di chemicals per il lavaggio antisettico ed il trattamento antiossidante di frutta e verdura di “IV gamma” Per prodotti di IV gamma si intendono le verdure e gli ortofrutticoli freschi che, dopo la raccolta, sono sottoposti a processi di lavorazione industriale caratterizzati da trattamenti minimi finalizzati ad ottenere un prodotto pronto al consumo, con particolare attenzione alle garanzie di sicurezza igienica, alle caratteristiche organolettiche e nutrizionali e, soprattutto, con una shelflife (tempo di vita) che consente la sua commercializzazione nel mercato della GDO e del retail in generale. Subito dopo la raccolta, la materia prima arriva nelle industrie di trasformazione per essere sottoposta ai seguenti processi tecnologici di produzione e conservazione: • Selezione • Cernita e/o monda • Eventuale pelatura e/o taglio • Lavaggio • Asciugatura a mezzo tunnel di essicazione o centrifughe • Confezionamento in buste o in contenitori sigillati (con eventuale utilizzo di atmosfera modificata). Ai fini della conservazione del prodotto e della tutela del consumatore finale dal punto di vista igienico, appare evidente che, tra le suddette operazioni, svolge un ruolo fondamentale la fase di lavaggio che, generalmente, è eseguita a mezzo di vasche, poste in sequenza, munite di sistema di borbottaggio (insufflazione di aria nell’acqua) che consente un lavaggio più accurato del prodotto mentre lo stesso è trasportato da nastri trasportatori fino ai tunnel di asciugatura o alle centrifughe.
Sistema V3 e principi applicativi E’ in questa fase delicata che trova applicazione il “Sistema V3” di AQUOS: un sistema integrato di 3 prodotti chimici che svolgono funzioni diverse, ma sinergiche, nel trattamento dei vegetali destinati alle produzioni ortofrutticole di IV gamma, ed i cui principi attivi sono stati scelti in conformità alle normative europee che regolano l’impiego di prodotti chimici nelle operazioni industriali di lavaggio antisettico di frutta e verdura ed alle linee guida della Food & Drug Administration riferite alle medesime applicazioni industriali. Il suddetto sistema di prodotti è stato progettato come soluzione tecnologica in grado di rispondere alle esigenze di questo specifico set-
dei prodotti di IV gamma, le cui caratteristiche e funzionalità sono descritte di seguito. Vegestar ha un’azione detergente ed è impiegato, nel I lavaggio, per rimuovere lo sporco organico presente sui vegetali in modo da ridurre la domanda di sanificante cloroattivo durante il passaggio dei prodotti in II vasca. Inoltre, poiché contiene acido lattico, esercita anche una lieve azione batteriostatica riducendo ulteriormente, in II vasca, la domanda di clorossidante. Vegesan è un sanificante a base di clorossidante elettrolitico stabilizzato in soluzione salina. Se in I vasca è stato utilizzato il Vegestar, esso va dosato in II vasca a concentrazioni molto ridotte in modo da ottenere l’azione sanificante ma, al tempo stesso, preservare l’aspetto delle verdure ed evitare l’eventuale formazione di composti nocivi quali clorammine e trialometani. Vegescor, formulato con additivi alimentari e principi attivi deossigenanti approvati dalla FDA (acido citrico – acido ascorbico), si applica in III vasca nel trattamento deossigenante di tutti i prodotti ortofrutticoli suscettibili al fenomeno dell’ossidazione e conseguente imbrunimento della parte esposta al taglio. In conclusione, l’applicazione dei suddetti prodotti, determina effetti sinergici che consentono di ottenere un prodotto igienicamente sicuro e con aspetto e consistenza paragonabili al prodotto fresco fino al termine della sua shelf-life. [www.aquoschemical.it]
tore produttivo, ossia ottenere un prodotto igienicamente sicuro pronto al consumo, ma con qualità organolettiche pressoché inalterate rispetto al prodotto fresco: da qui la scelta di impiegare principi attivi tali da realizzare prodotti detergenti/ sanificanti e prodotti antiossidanti con caratteristiche idonee al conseguimento di elevati standard igienici del prodotto, senza alterarne il gusto, il colore e la consistenza. Sulla base di tale premessa, AQUOS ha formulato i prodotti Vegestar, Vegesan e Vegescor che vanno applicati in distinte e successive fasi di lavaggio
11 LUGLIO 2014
ATTUALITÀ
“Evolversi oggi? Intraprendere nuove strade e sperimentare”. Parola di Pulingross Negli ultimi anni sempre più aziende hanno saputo modificare il proprio business per affrontare la crisi: alcuni hanno saputo innovare ottimizzando la produzione o diversificandosi; altri hanno invece allargato i propri confini. Oggi conosciamo da vicino Pulingross srl, caso concreto di un’azienda che ha seguito un percorso originale, e facciamo due chiacchiere con Giuseppe Cenati, fondatore e AD.
12 LUGLIO 2014
Di cosa si occupa Pulingross? “Pulingross è nata nel 1987 e nel corso degli anni si è specializzata nella commercializzazione di soluzioni per il cleaning professionale: una vasta gamma di prodotti, attrezzature e macchinari per la pulizia e la sanificazione degli ambienti di ogni genere”. La sua azienda ha quasi 30 anni di esperienza commerciale, quindi ha vissuto l’evoluzione del mercato del cleaning. “Il nostro mercato in Italia ha subito diversi processi, l’ultimo dei quali ha visto ridursi drasticamente il numero degli operatori nel corso degli ultimi anni; da un lato gli effetti della crisi hanno ridotto i margini di coloro i quali commercializzavano senza nessun valore aggiunto; dall’altro i grandi marchi e le multinazionali hanno sempre di più adottato politiche commerciali aggressive, bypassando alcuni canali e facendo vendita diretta, a volte in modo miope”.
In questo scenario Pulingross come ha saputo differenziarsi? “Io sono sempre stato “un uomo mercato”, quindi ho trascorso gran parte della mia vita a contatto con i clienti. So quali sono le loro esigenze. Le faccio un esempio, forse banale, ma che fa la differenza: se commercializzi macchinari, è normale dotarsi di un servizio di assistenza efficace; ma non basta scriverlo, bisogna poi erogarlo, e farlo bene”. Cioè? “Noi serviamo imprese che lavorano nei cantieri; un guasto può determinare un’interruzione del lavoro che si riflette in un danno economico; ecco che intervenire subito, direttamente in loco con l’officina mobile rappresenta un plus importante per la nostra azienda. Oppure disporre di un magazzino efficiente ed organizzato in grado di soddisfare velocemente le esigenze dei clienti è un fattore competitivo importante”. Veniamo al brand Eureco: entrare nel mercato dei veicoli elettrici è stata un’intuizione o una scelta studiata a tavolino? “Entrambe le cose; nel caso dei veicoli elettrici la scelta è nata da una chiara necessità: il futuro! Tre anni fa, quando è maturata l’operazione “Eureco”, Pulingross aveva raggiunto il suo miglior fatturato. Ebbene raggiunto quell’importante traguardo ci siamo confrontati in azienda: io, mia moglie Gabriella e mio figlio Andrea abbiamo capito che era necessario diversificare, individuare nuove opportunità ed ampliare la nostra offerta”. Da qui la scelta di Eureco e dei veicoli elettrici? Ebbene l’opportunità Eureco è arrivata anche grazie alla segnalazione dei nostri consulenti, ma le confesso che il business dei veicoli elettrici non lo conoscevamo: abbiamo fatto le analisi del caso e abbiamo scommesso”.
Di cosa si occupa Eureco? “Eureco vende e noleggia veicoli elettrici; dalle classiche car che vedete nei campi da golf ai veicoli per trasporto persone nel turismo e merci. Le macchine vengono vendute o noleggiate per un periodo lungo o breve; poi vengono parcheggiate nei nostri magazzini per il rimessaggio e la manutenzione. L’azienda è gestita da mio figlio Andrea, che cura lo sviluppo commerciale e la relazione con i marchi produttori con l’aiuto di due collaboratori; l’officina è attrezzata con tecnici qualificati per l’assistenza anche in loco”. Che cosa hanno in comune i sistemi per la pulizia con i veicoli elettrici? “Apparentemente niente, in realtà molto. Lei giustamente ha parlato di “sistemi di pulizia” e non semplicemente di macchinari o prodotti; il veicolo elettrico è uno strumento che diventerà uno standard per la mobilità nel settore del cleaning; mi riferisco al trasporto merci o persone in diversi ambiti, dalla sanità, ai grandi spazi come stazioni o aeroporti. Perciò abbiamo individuato diverse sinergie: l’officina ad esempio è stata riorganizzata per condividere le capacità dei tecnici Pulingross con quelle di Eureco”. Lei prima ha parlato di scommessa…si tratta di una scommessa vinta? “Dopo 3 anni è troppo presto per dirlo: abbiamo investito molto, per acquisire un parco mezzi assortito; stiamo vedendo i primi risultati delle economie di scala generate dall’operazione: gli agenti propongono un’offerta integrata ai clienti, stiamo aggredendo con il cleaning dei segmenti di mercato che prima non conoscevamo… diciamo che abbiamo parecchia carne al fuoco”. [www.gruppopulingross.it]
ATTUALITÀ
Linea Flesh, il marchio della sicurezza L’industria alimentare e la Grande Distribuzione Organizzata, oltre alla ristorazione, sono i mercati di riferimento di Linea Flesh, un’azienda di Arzignano, nel Vicentino, con oltre 25 anni di esperienza nella produzione e vendita di carrelli in acciaio inox per la raccolta differenziata e gli scarti alimentari. Carrelli robusti, pratici e sicuri, con sacchi di colori differenti studiati per tutti i tipi di esigenze. Sono preziosi alleati per migliorare gli standard igienici in tutti gli ambienti a contatto con gli alimenti.
Tutto in acciaio inox La loro struttura in acciaio inox 304/ AISI, in conformità al metodo HACCP (Reg.CE 852/2004 e 853/2004), è stata studiata sia per l’igienicità, sia per sopportare grosse quantità di rifiuti. L’acciaio inox è infatti il materiale più robusto e sicuro quando si ha a che fare con i cibi. Sono facilmente lavabili e disinfettabili, dotati di coperchio con apertura a pedale, di ruote per un facile spostamento, e di asta porta-rotolo per una pratica erogazione di sacchi a modulo continuo. Sono molto resistenti e maneggevoli e assicurano una gran praticità ed efficienza.
Anche il… sacco vuole la sua parte Per tali contenitori, sono stati studiati dei sacchi per l’immondizia in rotolo, di vari colori e spessori, per differenziare i rifiuti, rispettando le vigenti normative CEE e ULSS in campo alimentare. E non è un caso che Linea Flesh abbia tra i suoi clienti alcuni dei più noti marchi dell’industria alimentare e catene leader nella Grande Distribuzione. La qualità paga, e quando c’è di mezzo la sicurezza alimentare bisogna potersi fidare, affidandosi a fornitori di assoluta esperienza. Ne va della salute del consumatore e dell’immagine dell’azienda.
Abbigliamento monouso e utensili speciali Ma Linea Flesh non è solo carrelli: la società veneta offre anche una vasta gamma di abbigliamento monouso in diversi materiali, come polietilene (nylon) e polipropilene (tnt), e colori (bianco e blu), utilizzabili con appositi dispenser in acciaio inox. Vasto è anche l’assortimento di utensili dedicati all’industria alimentare, come speciali scope, spazzole, spingi acqua (resistenti fino a 130°C) che, utilizzati con colori diversi a seconda dell’ambiente, minimizzano il rischio di trasferimento dei batteri tra una zona e l’altra.
Anche nella versione “detectable”, per la massima sicurezza Tutti i prodotti a catalogo possono essere forniti anche nella versione rilevabile al metal detector e ai raggi X. Una delle grandi novità di Linea Flesh, è proprio l’ampia gamma di articoli metal detectable: articoli di cancelleria, abbigliamento e vari utilizzi rilevabili al metal detector e ai raggi x. Tutti gli oggetti sono stampati in una miscela speciale comprendente il metallo e, per questo, è possibile rilevare anche piccolissimi frammenti di materiale. Si tratta di una possibilità molto importante per un certo tipo di ambiente: pensiamo, ad esempio, ai materiali che possono finire negli imballi sottovuoto di salumi o altri generi alimentari. Queste vaschette, prima di essere commercializzate, passano sotto un metal detector che ne rileva i corpi estranei nel caso questi ultimi siano, appunto, “detectable”. Anche qui è una questione di sicurezza, e non solo di estetica: anche il più piccolo frammento
estraneo, infatti, può rappresentare un pericoloso veicolo di contaminazione degli alimenti, con conseguenze che possiamo ben immaginare.
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Le altre novità Ma non è tutto, in fatto di novità: da poco, infatti, Linea Flesh propone sul mercato un prodotto innovativo che semplifica le quotidiane operazioni di preparazione per i lavoratori all’interno dell’azienda: il distributore automatico di copriscarpe. Facilissimo e rapido da usare, evita fastidiosi piegamenti perché non serve l’uso delle mani. Molto resistente e dotato di display per il controllo delle scorte, occupa un minimo spazio. Il marchio Linea Flesh garantisce la qualità e la cura con cui vengono studiati e realizzati i vari prodotti. Consegne rapide ed assistenza specializzata e costante sono assicurate grazie anche all’acquisizione della certificazione UNI EN ISO 9001. [www.lineaflesh.com]
LUGLIO 2014
ATTUALITÀ
App di Infyniti, cronaca di un successo annunciato! L’App di Infyniti ha rappresentato senz’altro una delle principali novità proposte a ISSA Interclean da Arco Chemical Group. Ne riparliamo, a “mente fredda” con Loris Castellani, responsabile dei progetti ricerca/sviluppo e della linea servizi.
14 LUGLIO 2014
Com’è andata la presentazione dell’applicazione, da voi proposta in assoluta anteprima, nel contesto della grande vetrina mondiale del cleaning professionale? “Posso affermare, senza ombra di dubbio, che è stato un grande successo: di critica e pubblico, si direbbe in altri ambienti! I numerosi visitatori del nostro stand sono rimasti veramente impressionati dalle potenzialità di questa innovativa App per tablet, che permette di determinare il “costo in uso” della detergenza secondo standard qualitativi personalizzabili”. Quale interesse è emerso da parte dei visitatori? Quali le richieste principali? “Vista la facilità, l’intuitività e la velocità di calcolo, molti visitatori hanno sperimentato direttamente l’App, utilizzando i tablet che abbiamo messo a disposizione nello stand, diventando in varie occasioni –addirittura- loro stessi protagonisti attivi nel ripresentarla ad altri loro colleghi. Devo riconoscere che tale situazione era abbastanza surreale, ma ha suscitato in noi una grande soddisfazione, a conferma della validità del grande sforzo di ricerca che abbiamo compiuto in questa direzione”. Si è notata una maggiore curiosità da parte dei visitatori italiani o stranieri? “L’interesse è stato abbastanza trasversale, ovviamente abbiamo avuto moltissimi visitatori stranieri che non conoscevano la carica innovativa delle nostre soluzioni, e per questo hanno dimostrato una curiosità ancor maggiore verso la nostra proposta. Direi, anzi, vera e propria meraviglia per uno strumento che permette di trasformare un costo variabile in costo fisso, di organizzare e gestire una corretta pro-
grammazione degli acquisti in base ai consumi preventivati: il commento della maggioranza era di un forte e vivo apprezzamento per il lavoro fatto che, a detta loro, non aveva eguali”. Parliamo del post ISSA, come sta andando a livello di fruizione dell’App negli store? “Nel post fiera l’App ha già riscosso un buon successo su entrambi gli store: Apple Store per iPad e Google Play per tablet Android, già dai primi giorni abbiamo avuto decine di attivazioni. Una tendenza che, per fortuna, si è progressivamente consolidata anche nei mesi estivi, a riprova della sempre maggiore attenzione riservata al nostro prodotto da parte del mercato dei dealers e delle imprese italiane”. State lavorando ad ulteriori innovazioni? “Già dal post fiera abbiamo analizzato nuove funzionalità e migliorie, che abbiamo già sviluppato ed integrato. Credo senz’altro che saranno a breve disponibili a tutti per l’aggiornamento sugli store. Per quanto concerne lo sviluppo dei nostri progetti in questo ambito, posso solo dire che saranno sempre all’insegna dell’innovatività che ci contraddistingue in questo settore”. [www.arcochimica.it]
LUGLIO
2014
INSERTO il giornale dei servizi ambientali
TERZA PAGINA regolamento UE riduzione rifiuti GDO 17 igiene ambienti
GESTIONE legislazione attività formative 24 energy manager
SCENARI osservatorio Assocasa valore “esteso” Ikea 32
food miles premio Conai la filiera della canapa
TECNOLOGIE acqua pura nuovi materiali 44
REGOLAMENTO UE TERZA PAGINA
etichette alimentari, da dicembre non si scherza più di Umberto Marchi
Entra in vigore, a metà dicembre, il nuovo Regolamento europeo sulle etichettature dei prodotti alimentari. Si tratta di un testo unico per tutti i paesi, che raccoglie e armonizza le norme relative a etichettatura (anche nutrizionale), presentazione e pubblicità dei prodotti alimentari, comprese le norme relative alle informazioni delle sostanze che possono provocare allergie. Completa la guida interattiva Europass-Isagri, che ci aiuta ad orientarci. Nuove etichette, siamo al dunque: il 13 dicembre 2014, infatti, entrerà in vigore a pieno regime il Regolamento europeo 1169/2011, che è stato adottato da Parlamento europeo e Consiglio il 25 ottobre 2011, contenente norme volte alla sicurezza e alla trasparenza alimentare (sia per gli alimenti che seguono i normali canali di distribuzione, sia per quelli venduti online), e che è entrato in vigore a piccoli step. Molte aziende, va detto, hanno già cominciato ad applicare le norme, tutte o in parte, su base volontaria, ma per le altre questi ultimi mesi saranno decisivi per mettersi in regola: a tal fine molto utile si rivela un documento interattivo pubblicato da Europass e realizzato in collaborazione con Isagri (Iniziative per lo sviluppo dell’agri-business). Tale documento, che si trova al link www.europass.parma.it/allegato.asp?ID=900084, vuole essere una guida rivolta a tutti gli operatori del settore agroalimentare coinvolti nell’applicazione del regolamento, e analizza, oltre al resto, le novità introdotte, le scadenze, i requisiti obbligatori e quelli facoltativi.
17 LUGLIO 2014
La ratio del Regolamento Quattro i motivi che hanno portato il legislatore europeo a realizzare questo nuovo intervento normativo: la necessità di realizzare una normativa comune a livello europeo, che quindi uniformasse definitivamente le diverse normative presenti nei singoli stati; semplificare e armonizzare la struttura normativa; riscontrare le esigenze dei produttori; aumentare la tutela e l’informazione dei consumatori. A questo proposito, il testo unico raccoglie ed armonizza le
norme relative a etichettatura -anche nutrizionale, come vedremo-, presentazione e pubblicità dei prodotti alimentari, comprese le norme relative all’informazione delle sostanze che possono provocare allergie. Le norme sull’etichettatura, in questo modo, diventano omogenee in tutti i paesi membri.
TERZA PAGINA REGOLAMENTO UE Le necessità riscontrate
18 LUGLIO 2014
i Falso “made in Italy”, sarà l’inizio della fine?
Stop, una buona volta, alle scatole di spaghetti con tanto di bandiera italiana sul logo, e che magari sono fatti oltremanica! Stop alle pizze straniere con ingannevoli etichette napoletaneggianti! Eccetera, eccetera, eccetera… Buone notizie per il “made in Italy” nel settore agroalimentare, che tutto il mondo ci invidia (e ci copia). Tra gli effetti positivi della nuova etichettatura ci sono, in effetti, quelli legati alla tutela delle produzioni “made in Italy”. Le nuove disposizioni, infatti, obbligano ad indicare in etichetta l’effettiva provenienza degli ingredienti agricoli qualora la descrizione o l’illustrazione dell’alimento possano indurre in errore. Sarà l’inizio della fine del falso “made in Italy”? Staremo a vedere.
E’ interessante analizzare, punto per punto, le necessità riscontrate dal legislatore, che vanno dalla leggibilità alla chiarezza sui potenziali allergeni, dalla tracciabilità alle info nutrizionali. Innanzitutto leggibilità delle informazioni essenziali: deve essere garantita l’effettiva leggibilità delle notizie riportate in etichetta, tali da poter essere consultate da tutti. Quindi le informazioni nutrizionali, che devono essere chiare, esplicite e coglibili in un unico colpo d’occhio. Una necessità emersa alla luce dell’accentuarsi di diverse patologie legate proprio a cattive abitudini alimentari, e della necessità di contrastare obesità, sovrappeso e altre situazioni riconducibili a diete squilibrate e stili di vita poco salutari. Capitolo intolleranze alimentari: si tratta di un fenomeno sempre più diffuso, e verso il quale l’attenzione dell’opinione pubblica si sta facendo sempre più sensibile. Ecco perché (punto 3) è importante informare sulla presenza di ingredienti allergenici, vale a dire su sostanze che possono causare disturbi dovuti proprio a intolleranze alimentari. Un ulteriore concetto-cardine è dato dalla tracciabilità, che gli ultimi interventi legislativi hanno cercato di rendere sempre più trasparente: anche nel caso del Regolamento 2011 si avvertiva la necessità di fare ulteriore chiarezza sull’effettiva provenienza dei prodotti, anche a seguito del crescente interesse verso alimenti “green” ed ecosostenibili. Anche qui, dunque, entra in scena il tema della sostenibilità. Necessità, infine, di migliorare la trasparenza delle notizie in merito alla composizione dei vari alimenti.
Un documento completo Nel documento Europass, in tutto 77 pagine, sono spiegate passo per passo le nuove regole, con tanto di spiegazione della ratio che ha portato alla loro definizione,
REGOLAMENTO UE TERZA PAGINA
e confronto tra la situazione precedente e quella che si verrà, appunto, a determinare con l’entrata in vigore delle norme. Nove i punti-chiave introdotti: innanzitutto la semplificazione normativa, con l’accorpamento di diverse norme, come abbiamo detto, in un testo unico. Poi le indicazioni nutrizionali: a differenza di quanto accadeva prima, ora le indicazioni nutrizionali divengono obbligatorie per tutti i prodotti, e tutti gli alimenti confezionati (come in diversi casi già avviene) dovranno contenere una tabella con l’indicazione, chiara, precisa e in un unico campo visivo, di sette elementi: contenuto energetico, grassi, acidi grassi saturi, carboidrati, proteine, zuccheri, sale. L’indicazione può essere integrata con una parte facoltativa con acidi grassi monoinsaturi, acidi grassi polinsaturi, polioli, amido, fibre, sali minerali o vitamine. Al punto 3, come già accennato, gli allergeni in evidenza, con riconsiderazione di dimensioni, colore e contrasto dei caratteri in etichetta. Migliore leggibilità, come accennavamo, anche per ciò che riguarda origine e provenienza dei prodotti, con obbligatorietà estesa anche per le carni ovine, caprine, suine e avicole. Davvero stringente la normativa a questo proposito: verranno infatti indicate tutte le fasi di lavorazione del prodotto, compresa la provenienza degli ingredienti agricoli di partenza (vedi box).
Altre novità: denominazioni di vendita e filiera delle responsabilità Novità anche nelle denominazioni di vendita: la denominazione dell’alimento, infatti, comprende (o è accompagnata) da un’indicazione dello stato fisico nel quale si trova il prodotto, o dello specifico trattamento che ha subito (esempio: “liofilizzato”). A tale proposito, il nuovo Regolamento introduce diciture come: Prodotto decongelato, Carne o pesce ricomposto, Acqua aggiunta a carne o pesce, Ingrediente sostitutivo, Involucro non edibile (per gli insaccati). E’ stato uniformato anche il campo della definizione delle responsabilità: rispetto alla situazione precedente, infatti, il Regolamento 1169 in-
i Cosa, come, perché: il Regolamento in pillole
In sintesi, il nuovo regolamento 1169/11, che entra in vigore a dicembre: • stabilisce le basi per la protezione dei consumatori in materia di informazione sugli alimenti; • definisce principi, requisiti e responsabilità in materia di etichettatura di alimenti; • si applica agli operatori del settore e ai prodotti alimentari destinati al consumatore finale; • si applica fatti salvi i requisiti di etichettatura per prodotti particolari. Il Regolamento, inoltre: • conserva gli obiettivi della normativa vigente, semplificandola e chiarendola; • nasce dall’esigenza di assicurare la protezione dei consumatori; • si propone di garantire la libera circolazione di alimenti sicuri e sani, e un’adeguata informazione; • è un riferimento per scelte consapevoli; • evidenzia la necessità di stabilire definizioni comuni per tutti gli stati membri.
troduce le responsabilità dei vari operatori lungo la catena di approvvigionamento, e definisce (cosa molto importante) le pratiche leali di informazione. Ad esempio, le informazioni riportate sul prodotto o sull’imballaggio, o trasmesse in pubblicità, non devono indurre in errore il consumatore, devono essere precise, chiare e facilmente comprensibili, non devono attribuire al prodotto proprietà terapeutiche. Questi obblighi, mentre prima erano limitati a tutti i prodotti destinati al consumatore finale, oggi comprendono anche i prodotti che vengono preparati da ristoranti, mense e catering, o venduti a distanza.
Una “strana” deroga per la GDO Tra le deroghe, spicca quello per la GDO, esclusa dal rispetto della normativa, e quindi dalla quasi totalità delle informazioni obbligatorie, per ciò che concerne gli alimenti pre-confezionati e posti in vendita diretta: ad esempio le carni, i salumi e i formaggi che vengono messi in vendita da parte della grande distribuzione porzionati e avvolti nel cellophane. Il compito di colmare la lacuna normativa (che rischia di creare uno squilibrio a favore della GDO) va dunque al legislatore nazionale. Quest’ultimo dovrà anche legiferare sugli alimenti non preconfezionati.
Resta comunque l’obbligo di indicare potenziali allergeni negli ingredienti e/o coadiuvanti tecnologici.
Alcune criticità Non mancano, poi, alcune criticità sul piano interpretativo: ad esempio le possibili confusioni sui concetti di “origine” e “provenienza”, i dubbi sul comportamento da seguire in caso di “prodotti complessi”, la difficoltà della gestione delle informazioni in etichetta che potrebbe creare problemi di “tracciabilità” e “trasparenza”. Alcune ambiguità riguardano anche i prodotti esportati extra-Ue e il passaggio da prodotti freschi a prodotti trasformati (cosa accade se a una fetta di carne fresca aggiungo un ramo di rosmarino?). Andrebbero ulteriormente precisati (stiamo seguendo sempre il documento Europass) anche le buone pratiche e l’aspetto sanzionatorio, e l’imputabilità dei responsabili. Oltre al documento Isagri è interessante consultare “Questions and Answers on the application of the Regulation (EU) N° 1169/2011 on the provision of food information to consumers” pubblicato dalla Dgs Health and Consumers (Sanco).
19 LUGLIO 2014
TERZA PAGINA RIDUZIONE RIFIUTI GDO
il progetto “nowaste” di reggio emilia e trento incoronato “life +” del mese di Antonio Bagnati
Il “progetto Life + del mese” di giugno del Ministero dell’Ambiente si chiama “NoWaste”: coinvolge i comuni di Reggio Emilia e Trento e riguarda la riduzione dei rifiuti nella Grande Distribuzione.
20 LUGLIO 2014
Il Progetto NoWaste, sulla riduzione dei rifiuti nella Grande distribuzione, realizzato dal Comune di Reggio Emilia insieme al Comune di Trento, Ambiente Italia, Reggio nel Mondo e Coop Consumatori Nordest, è stato segnalato dal Ministero dell’Ambiente come “Progetto del mese di giugno 2014” nell’ambito del programma Life +.
Due comuni virtuosi da sempre I due comuni coinvolti, Reggio Emilia (come comune referente) e Trento (beneficiario associato), da diversi anni sono noti per attuare politiche virtuose per una gestione corretta della filiera dei rifiuti, volta in modo particolare ad incrementare la raccolta differenziata. D’altra parte, però, la sfida va oltre, anche perché differenziare (anche se lo si fa bene) rischia di non bastare più. Bisogna anche pensare a come ridur-
re i rifiuti. Nella sola Unione europea, nel 2011, sono stati prodotti circa 252 milioni di tonnellate di rifiuti urbani (oltre 500 kg per abitante!), un dato che, seppure in riduzione, appare ancora molto elevato. Intanto la quantità di rifiuti da imballaggio è aumentata sia in Europa sia in Italia.
La GDO protagonista Dati che non possono non chiamare in causa la GDO, una filiera estremamente importante nella produzione dei rifiuti, compresi naturalmente quelli da imballo. Pensiamo a quanto un cambiamento delle politiche di packaging possa influenzare la gestione dei rifiuti, aiutando nel frattempo a far crescere nel consumatore una coscienza ambientale. Nell’ottica dei promotori del progetto NoWaste, insomma, c’è proprio il ruolo importante che la Grande Distribuzione Organizzata può assumere nel creare un circolo virtuoso in questo senso. Molto bello il logo del progetto: la scritta “No Waste” che spicca su un codice a barre, a segnalare l’importanza, appunto, del momento della spesa.
Gli obiettivi Due gli obiettivi dichiarati del progetto: contribuire alla riduzione dei rifiuti generati dal cittadino quando fa la spesa e dal supermercato nella sua attività quotidiana attraverso l’applicazione di un “piano di riduzione dei rifiuti”; progettare un “centro del riuso”, che recuperi i prodotti non alimentari invenduti della Grande distribuzione, ed i beni dismessi dai cittadini. Tre i soggetti da responsabilizzare per raggiungere tali obiettivi: i cittadini, in primo luogo, ma poi anche GD e imprese.
Un progetto in sette tappe Sette i passaggi del progetto: vediamoli nello specifico. All’inizio c’è stata la mappatura delle migliori pratiche di riduzione dei rifiuti nella Grande Distribuzione, tra quelle già in atto o realizzate a livello italiano e internazionale. La mappatura è servita anche per selezionare gli stakeholders da coinvolgere nelle fasi successive.
Un piano per ridurre i rifiuti In seconda battuta è stato stilato il “piano
RIDUZIONE RIFIUTI GDO TERZA PAGINA
per la riduzione dei rifiuti”, a miglioramento di quello già realizzato dal Comune di Trento sul proprio territorio. Molti gli stakeholders coinvolti: catene della GDO, enti locali, associazioni, consorzi. Le azioni del piano prevedevano un impegno da parte di consumatori e supermercati: ecoshoppers, prodotti con ricariche, contenitori per pile e vendita pile ricaricabili, riduzione degli sprechi dei prodotti in scadenza, prodotti con eco imballaggio, prodotti a basso impatto ambientale, riuso di cassette per ortofrutta e bancali. Per quanto riguarda il supermercato, questo può anche attuare azioni migliorative come attivare servizi/ vendita di vuoti a rendere, detersivi sfusi, alimenti, vino e latte sfusi, imballaggi poco impattanti per salumi, formaggi e prodotti da banco gastronomia, pannolini lavabili, stoviglie compostabili.
Il protocollo d’intesa Terzo passaggio è stato la firma del protocollo d’intesa tra le amministrazioni di Reggio Emilia e Trento e le rispettive catene della Grande Distribuzione locale. Un documento con il quale Amministrazioni locali e GDO si impegnano a sperimentare forme concrete di riduzione dei rifiuti, in particolare degli imballaggi, con l’obiettivo di sviluppare azioni e iniziative volte alla riduzione dei rifiuti sia nei rispettivi processi di lavorazione interna, sia nei riguardi dei consumatori. A supporto, concordano di predisporre campagne di sensibilizzazione e informazione nei confronti dei cittadini per incentivare la scelta di prodotti a minor impatto ambientale e monitorare l’efficacia delle azioni realizzate.
Spesa netta! La comunicazione ha il suo bel ruolo. Per questo (punto 4 del programma) accanto al piano di riduzione dei rifiuti è stata realizzata una campagna di comunicazione che spiegasse ai cittadini quali comportamenti adottare, mentre si fa la spesa, per ridurre l’impatto sull’ambiente. A tale proposi-
to è stato creato per Reggio Emilia il marchio “Spesa netta, solo l’utile della spesa”, e per Trento il marchio “Ecoacquisti Trentino”, un bollino di qualità e di certificazione ecologica del punto vendita che rimanda agli obiettivi del progetto: scegli, riduci e riusa. Inoltre sono stati prodotti poster, libretti, comunicazioni specifiche nei supermercati, ma anche affissioni in città, spot Tv e radio.
Monitorare per avere dati certi A questo punto è venuto il monitoraggio dell’efficacia delle azioni realizzate. E’ stato impostato un sistema di monitoraggio per valutare l’efficacia degli interventi attuati attraverso la comunicazione dei dati di vendita di alcuni prodotti indicatori, dal 2012 ad oggi. Questo ha permesso di calcolare anche i rifiuti non prodotti, attraverso fogli di calcolo che verificano quando sono stati modificati gli acquisti a partire dal 2012. Anche se è ancora presto per dati definitivi, già per il 2013 si evidenzia una riduzione dei rifiuti di circa 1000 tonnellate nei sei punti vendita reggiani.
Un centro per il riuso Tra le altre iniziative del progetto c’è stato anche uno studio di fattibilità per un Centro del riuso che recuperi i prodotti non alimentari invenduti dalla Grande Distribuzione, ed i beni dismessi dai cittadini. Lo studio ha analizzato il mercato del riuso, la legislazione in vigore, valutando anche l’impatto economico del Centro. Visto l’esito positivo, il Comune di Reggio Emilia e Iren hanno firmato uno specifico accordo per sperimentare l’apertura di un centro in prossimità di uno dei punti di raccolta rifiuti presenti in città.
i Life +, un programma per l’ambiente Il programma europeo Life+ finanzia progetti che contribuiscono allo sviluppo e all’attuazione della politica e del diritto in materia ambientale. In particolare facilita l’integrazione delle questioni ambientali nelle altre politiche e, in linea più generale, contribuisce allo sviluppo sostenibile. Il programma sostituisce una serie di strumenti finanziari dedicati all’ambiente, fra i quali il precedente programma Life, avviato già nel 1992. Il programma Life+ prevede tre componenti tematiche: Life+ “Natura e biodiversità”; Life+ “Politica e governance ambientali” ; Life+ “Informazione e comunicazione”.
Comunicazione e diffusione del progetto Ecco, infine, le modalità scelte per la diffusione delle info relative al progetto: un sito web dedicato (www.comune.re.it/ nowaste); produzione di materiali di comunicazione (brochure iniziale, pannelli, ecc.); attuazione, come visto, della cam-
pagna di comunicazione “Spesa netta” a Reggio Emilia ed Ecoacquisti Trentino a Trento; organizzazione diretta di incontri di networking e partecipazione ad altri incontri organizzati da altri progetti; realizzazione di una piattaforma web di networking (www.nowastenet.eu) che mira a dare continuità di contatti e di possibili sinergie fra gli attori. La piattaforma prevede una bacheca dedicata allo scambio di informazioni, progetti, buone pratiche, idee per il futuro, e permette approfondimenti su diverse tematiche relative a riciclaggio, riuso, prevenzione.
21 LUGLIO 2014
TERZA PAGINA IGIENE AMBIENTI
igiene degli ambienti a contatto coi cibi: lo stato dell’arte dalla redazione
22 LUGLIO 2014
Preoccuparsi dell’igiene degli alimenti senza fare lo stesso per gli ambienti in cui essi vengono lavorati, preparati e serviti rischia di essere fatica sprecata. Ecco perché è importante badare all’ambiente, e assicurare una pulizia accurata di tutte le superfici e gli oggetti a contatto coi cibi. Se ne è parlato a Catania in una tavola rotonda organizzata da AfidampCom, associazione dei dealer del settore. Sono emerse idee interessanti per favorire un approccio sinergico e sistemico al problema. Partiamo dal contesto: in un momento in cui il business legato alle imprese risente delle numerose difficoltà che caratterizzano il sistema degli appalti pubblici (spending review, procedure di gara non sempre trasparenti, regolare ricorso al massimo ribasso e così via) e dei sostanziosi tagli di molte committenze private, è naturale che il mercato del cleaning professionale si stia rivolgendo con sempre maggiore attenzione a quei settori in cui il pulito perfetto è un requisito irrinunciabile: in primo luogo gli ambienti di preparazione e lavorazione degli alimenti. Questo il punto di partenza di una tavola rotonda dedicata proprio all’igiene degli ambienti dove si producono e somministrano alimenti, organizzata lo scorso 24 maggio da AfidampCom a ExpoCleaning Sud – Catania. “Crediamo che in un momento come questo –riassume il presidente dei Com Francesco Bertinisia importante dedicare attenzione al mondo dell’Horeca, che per la maggioranza dei piccoli e medi rivenditori rappresenta una colonna portante del loro volume d’affari.
D’altra parte è prima di tutto una questione di sicurezza: è fondamentale poter contare su una perfetta igiene laddove vengono preparati e serviti i cibi che mangiamo”.
Senza formazione e conoscenza non si va da nessuna parte Ragionamento che non fa una piega. D’altra parte a Catania è emerso che senza formazione, consapevolezza e autocontrollo non si può intraprendere nessun percorso serio. E se troppo spesso, parlando di igiene degli alimenti, si considera soltanto ciò che concerne la produzione, la trasformazione, il trattamento, il confezionamento, la distribuzione e la cottura, si tende però a tralasciare un aspetto fondamentale, ovvero quello della pulizia degli ambienti e delle persone a contatto con gli alimenti stessi. In un paese, come è l’Italia, in cui la sicurezza alimentare stricto sensu sta raggiungendo nell’industria altissimi livelli qualitativi, ancora troppo spesso nei locali e negli esercizi commerciali si incontrano taglieri o i piani di lavoro puliti in modo inadeguato,
ambienti dall’igiene discutibile, superficialità delle persone. Senza contare gli stessi arredi dei locali, o gli accessori come sedie, menu, maniglie e oggetti vari. Che sono anch’essi, come è noto, potenziali veicoli di agenti patogeni. Roba da “Cucine da incubo” e simili, che non a caso, prima ancora che l’abilità degli chef, mettono sotto processo lo stato igienico del locale…
“Cucine da incubo”? Inutile sottolineare che strumenti e ambienti, se non vengono correttamente puliti, interferiscono infatti sulla ricontaminazione del ciclo produttivo, rendendo gli alimenti a rischio di alterazione. E così finisce che preoccuparsi dell’igiene degli alimenti senza poi fare lo stesso per gli ambienti in cui essi vengono lavorati rischia di essere fatica sprecata. “E’ centrale -prosegue Bertini- innanzitutto che il personale venga formato a una corretta prassi igienica, educazione all’autocontrollo e responsabilizzazione su quelli che possono essere i danni provocati da un comportamento
IGIENE AMBIENTI TERZA PAGINA
superficiale risultano quindi fondamentali. Questa tavola rotonda ha offerto spunti di riflessione importanti, contribuendo al dialogo tra i diversi operatori del settore, nell’enunciazione di un tema complesso ma che richiede l’intervento partecipativo di tutti per raggiungere obiettivi comuni. Di pulizia c’è sempre bisogno, anzi, sempre di più. Ma che sia una pulizia di qualità, svolta con competenza e preparazione”. Al dibattito sono intervenuti i tecnologi alimentari Aldo Todaro - Presidente OTASS (Ordine Tecnologi Alimentari Sicilia e Sardegna), e Massimo Artorige Giubilesi - Vice Presidente OTALL (Ordine Tecnologi Alimentari Lombarda e Liguria). Inoltre Giuseppe Rosa - Dirigente ASP Catania, Dario Pistorio - Presidente FIPE (Federazione Pubblici Esercizi) Sicilia, e Matteo Marino - Presidente AfidampFED.
Mancano ancora standard di legge Tra le maggiori criticità, emerse già dalle prime battute della discussione, c’è quella legata all’assenza di standard di legge su sicurezza e igiene. E così c’è il rischio che, come lamentavano Todaro e Giubilesi, il pulito resti qualcosa di soggettivo, lasciato il più delle volte al buon senso del singolo. Sebbene il tecnologo alimentare abbia le competenze tecniche per valutare la sicurezza sugli impianti e sugli ambienti di lavorazione, oltre che sul processo di trasformazione degli alimenti, non ha tuttavia la responsabilità della corretta prassi igienica, che resta di competenza dei produttori, dei ristoratori e degli esercenti stessi, che in ogni caso non possono affidarsi ad una normativa specifica. Il pulito continua ad essere qualcosa di soggettivo: la sfida è farlo diventare oggettivo, attraverso la creazione di una forte consapevolezza nella cultura dell’igiene come tutela della salute pubblica e come qualità della vita che si può ottenere soltanto attraverso la formazione. A questo proposito è emersa l’esigenza di portare il pulito già nelle scuole, facendola diventare materia di formazione scolastica di base, fino all’inserimento di corsi specifici all’interno delle facoltà universitarie inerenti l’alimentazione.
i La crisi incide, ma la superficialità di più
Quanto la crisi economica incide sull’acquisto di prodotti per la pulizia? Non poco, perché spesso si tende a risparmiare comperando meno e tagliando sulla qualità. Qui però entra in scena l’osservatorio privilegiato di Afidamp, che questi dati li tiene sotto attento controllo. Matteo Marino ha affermato con chiarezza che l’utilizzo di strumenti professionali con tecnologie innovative contribuisce ad una minore incidenza dei costi per l’acquisto di prodotti e a una maggiore efficacia nell’igienizzazione. Importante anche saper scegliere e usare i prodotti appropriati a seconda della superficie e soprattutto dello sporco da pulire. E qui è questione di mancanza di cultura specifica e di competenza: il che porta a errori anche banali, come credere, ad esempio, che l’ipoclorito di sodio (candeggina) sia la panacea per tutti i tipi di sporco!
Pulizia primo biglietto da visita Venendo ai pubblici esercizi, l’attenzione si è focalizzata su quanto i ristoratori e i gestori di bar, pizzerie, paninoteche e locali affini abbiano la consapevolezza della pulizia e della sua importanza. Pistorio ha rilevato che, per ogni ristoratore e operatore del settore, la pulizia è un fattore imprescindibile, se non altro per il fatto di essere il primo biglietto da visita di un locale nei confronti dei propri clienti e dei potenziali nuovi avventori. Ha tuttavia contemporaneamente sottolineato la difficoltà, da parte dei titolari, di far fronte alla miriade di norme e di regole a cui gli esercenti devono rispondere e che spesso li porta a non avere il controllo diretto su tutti i processi. Per quanto concerne la pulizia e l’igiene ha sollevato il problema della formazione, dichiarando che non può essere effettuata direttamente dall’esercente, ma che dovrebbe essere competenza o del tecnologo alimentare o dei consulenti per l’HACCP, tenendo ben presente il rischio che si commettano errori nell’utilizzo di prodotti non professionali per l’igiene degli ambienti.
La richiesta dei pubblici esercizi Ma cosa ne pensano i pubblici esercizi? Quasi scontata la richiesta di supporto e di know-how da parte di chi di pulito si occupa professionalmente. E l’interlocutore degli esercenti sono in questo caso gli AfidampCom, cioè i dealer, quelli che i prodotti li vendono e insegnano a usarli bene. Così si spiega la proposta lanciata da Fipe, per bocca del suo presidente, che sia il rivenditore, nel momento in cui propone il
prodotto, a sensibilizzare i titolari sulla necessità di fare formazione sull’igiene, spiegando tutti i controlli che possono essere effettuati e il beneficio ottenuto dall’utilizzo corretto di prodotti e attrezzature professionali. Cosa che molto spesso accade già. Basta scegliere gli interlocutori più preparati. Grande apertura da parte di Stefania Verrienti, segretario AfidampCom, che sottolinea come associazione e operatori professionali presenti e attivi sul territorio siano più che disposti a interagire con i ristoratori al fine di formare il personale e ha lanciato la proposta di creare all’interno di ciascun pubblico esercizio un “responsabile di igiene” che supervisioni l’operato dei colleghi in merito alle metodologie e alle strumentazioni utilizzate. “E’ stato un incontro molto proficuo –ci ha detto Verrienti al termine-. Prosegue l’attenzione di AfidampCom verso il mondo della ristorazione iniziata già con Host. Stiamo lavorando per creare partnership e sinergie con tecnologi, esercenti e altri attori della filiera. Siamo soddisfatti e convinti di procedere sulla giusta strada”. Insomma, se ne esce agendo sinergicamente. Ancora una volta l’approccio deve essere “di sistema”, è questa la parola d’ordine. Tutti gli attori della filiera sono chiamati a fare la propria parte. Un’idea potrebbe essere, ad esempio, la possibilità di inserire nozioni di strumenti e tecniche per la pulizia professionale degli ambienti anche all’interno degli stessi corsi di laurea per tecnologi alimentari, con l’obiettivo di dare loro un ruolo più centrale e di responsabilità nella gestione del servizio di pulizia da parte dei pubblici esercizi.
23 LUGLIO 2014
GESTIONE LEGISLAZIONE
la vita commerciale di un prodotto alimentare: panorama legislativo di riferimento, metodi di determinazione 24 LUGLIO 2014
La vita commerciale è il periodo di tempo in cui l’alimento mantiene inalterate le sue caratteristiche sensoriali (odore, sapore, consistenza e colore), la sua qualità e sicurezza microbiologica; essa inizia dal momento in cui l’alimento viene prodotto e dipende da molti fattori come gli ingredienti, il processo di produzione, il tipo di confezionamento e le condizioni di conservazione. La determinazione corretta della vita commerciale di un prodotto è una parte integrante dei “sistemi di gestione della sicurezza alimentare”, rappresenta un vantaggio economico per il produttore e aiuta il consumatore a fare un utilizzo sicuro e informato degli alimenti. Lo scopo di questo articolo è quello di evidenziare i requisiti legislativi e descrivere i principali metodi di valutazione. Il Pacchetto Igiene Nello sviluppo della legislazione alimentare, in seguito al Regolamento CE n. 178/02, viene promulgato il pacchetto di provvedimenti legislativi definiti nel loro insieme come “Pacchetto Igiene” nel quale oltre ad essere ribadito l’obbligo dell’attuazione del sistema HACCP si rafforza come principio di decisione l’Analisi del Rischio.
di Roberto Rocchi*
L’Art.42 del Regolamento CE n. 882/04 a proposito dei piani di controllo conferma che devono essere basati sulla “categorizzazione del rischio delle attività interessate”. Il processo di Analisi del Rischio deve essere svolto a livello istituzionale mediante le autorità preposte ed allo stesso tempo applicato dall’Operatore del Settore Alimentare (OSA) che deve trovare gli strumenti per valutare il rischio in modo oggettivo e di conseguenza gestirlo.
Criteri di sicurezza alimentare e di conservabilità del prodotto alimentare Per quanto riguarda nello specifico gli aspetti di conservazione del prodotto, l’articolo 3 del Regolamento CE n. 2073/05: • definisce che gli operatori del settore alimentare devono assicurare che i prodotti alimentari siano conformi ai pertinenti criteri microbiologici e rispettino i limiti stabiliti nel regolamento stesso; • fa riferimento a studi sulla vita commerciale del prodotto che l’OSA deve condurre al fine di verificare il rispetto dei criteri di conservabilità. Questo concetto si applica in particolare agli alimenti pronti al consumo che per loro natura rappresentano un terreno favorevole alla crescita di L. monocytogenes e che possono costituire quindi un rischio per la salute pubblica. Gli specifici criteri sulla sicurezza dei prodotti alimentari pronti al
consumo sono stabiliti nell’allegato I del suddetto Regolamento, laddove viene definita la specifica categoria di alimenti, il piano di campionamento, i limiti microbiologici, i metodi analitici e la fase in cui il criterio si applica. I criteri di sicurezza alimentare definiscono l’accettabilità di un prodotto o un lotto di prodotti alimentari immessi sul mercato. Quando i test per la sicurezza alimentare danno risultati insoddisfacenti, il prodotto o lotto di prodotti alimentari deve essere ritirato dal mercato. Inoltre, devono essere adottate da parte dell’impianto di produzione le azioni correttive stabilite in base all’analisi dei pericoli e ai punti critici di controllo definiti nel piano HACCP.
Responsabilità del produttore di alimenti e dell’Autorità Competente In aggiunta a quanto sopra la Direzione Generale del Ministero della Salute il 19/11/2009 ha emesso una circolare ad oggetto “Shelf life dei prodotti alimentari – controlli ufficiali” nella quale si fa richiamo al principio evocato dai Regolamenti comunitari di responsabilità dell’Operatore del Settore Alimentare che produce, trasforma e commercializza l’alimento. In questo documento si afferma che è compito dell’OSA svolgere studi sulla conservabilità del proprio prodotto per stabilirne la durata rispetto ai criteri microbiologici stabiliti dal Regolamento CE n. 2073/05. Inoltre il produttore individua le modalità di conservazione dei prodotti alimentari. All’autorità competente spetta il compito di verificare l’adeguatezza delle pro-
LEGISLAZIONE GESTIONE
cedure dell’operatore per la corretta gestione dei pericoli.
Definizione della vita utile dei prodotti alimentari Al fine di rendere applicabile il Regolamento 2073/05, la DG SANCO ha emesso il documento 1628/2008 sulle definizione della vita utile dei prodotti pronti al consumo. In tale documento viene ribadito che l’OSA è responsabile della definizione della vita commerciale in condizioni definite e per fare ciò deve tener conto delle condizioni ragionevolmente prevedibili di distribuzione, stoccaggio e utilizzo. Una parte importante di queste condizioni è data dalla temperatura durante l’intera vita commerciale. Come regola generale, se viene definita una temperatura di stoccaggio troppo bassa rispetto alle reali temperature durante la distribuzione e l’utilizzo, si potrebbe sottovalutare il fenomeno della crescita di microbi, compresi L. monocytogenes, e quindi sopravvalutare la durata della vita commerciale sicura. Se non è nota l’effettiva temperatura di immagazzinamento del prodotto in questione, l’OSA
i Challange test È una prova sperimentale nella quale i microrganismi da testare vengono artificialmente inoculati nei campioni. Le condizioni di sviluppo o abbattimento vengono definite in base alle temperature ed i tempi stabiliti. I risultati delle prove sono condizionati dai ceppi di microrganismi utilizzati. Lo scopo è quello di verificare la capacità di crescita delle popolazioni microbiche in un determinato alimento.
può utilizzare ad esempio 8-12 °C come temperatura di stoccaggio per gli studi sulla vita commerciale. In ogni caso l’OSA deve giustificare quali temperature sono utilizzate per la determinazione della vita commerciale, tenendo conto dei dati derivanti dalle temperature durante la distribuzione e lo stoccaggio da parte del consumatore.
Scopo degli studi sulla vita commerciale dell’alimento Lo scopo degli studi sulla vita commerciale è quello di: • dimostrare la conformità degli alimenti
ai limiti dei criteri di sicurezza alimentare definiti (per esempio per i prodotti pronti al consumo viene individuato il parametro Listeria monocytogenes); • garantire la stabilità del prodotto alimentare nel tempo. La determinazione della vita commerciale dei prodotti alimentari deve includere la considerazione di diversi fattori come ad esempio: il settore alimentare, la tipologia di prodotto e di processo produttivo, le condizioni di distribuzione e di stoccaggio anche da parte del consumatore.
25 LUGLIO 2014
GESTIONE LEGISLAZIONE
Parametro Microrganismi potenzialmente patogeni
Valutazione della probabilità di contaminazione durante il processo produttivo, valutazione della possibilità di riproduzione durante la successiva conservazione.
Microrganismi alteranti
Individuazione e ricerca di microrganismi alteranti, in grado di modificare le caratteristiche sensoriali dell’alimento (colore, sapore, odore, consistenza).
Parametri chimico fisici
Test per la valutazione dell’irrancidimento dei grassi, determinazione del pH, determinazione dell’acqua libera.
Caratteristiche sensoriali
Vengono condotte tramite panel test, gruppo di persone che assaggia il prodotto, oppure mediante l’esecuzione di prove strumentali in grado di misurare l’evoluzione del colore e di rilevare gli odori (colorimetria e olfattometria).
Studio della vita commerciale del prodotto, i metodi di valutazione
26 LUGLIO 2014
L’allegato II del regolamento CE n. 2073/05 descrive gli studi sulla vita commerciale che l’OSA dovrà condurre, se necessario, al fine di esaminare la conformità con i criteri lungo tutta la vita commerciale. Questi studi sulla vita commerciale comprendono sempre: • indicazioni sulle caratteristiche fisico-chimiche del prodotto (come il pH, aw, contenuto di sale, concentrazione di conservanti e il tipo di modalità di confezionamento), tenendo conto delle fasi di trasformazione e le condizioni in cui esse si svolgono,
dello stoccaggio, della possibilità di contaminazione e della vita commerciale fissata • consultazione della letteratura scientifica disponibile e ricerca dei dati per quanto riguarda le caratteristiche di sopravvivenza e di crescita. Quando gli studi di cui sopra non sono in grado di dare la necessaria garanzia in materia di sicurezza del prodotto, l’OSA dovrebbe condurre ulteriori studi che tengano conto della variabilità intrinseca legata al prodotto e alle condizioni di trasformazione e di conservazione. Questi studi possono includere tutti o alcuni dei seguenti: • modelli microbiologici predittivi (mate-
i Previsione della contaminazione finale
matici) stabiliti per l’alimento in questione, utilizzando le condizioni di sopravvivenza o di crescita dei microrganismi in riferimento al prodotto • studi per valutare la crescita o la sopravvivenza dei microrganismi di interesse che possono essere presenti nel prodotto durante il periodo di vita nelle ragionevoli condizioni di distribuzione, di stoccaggio e di utilizzo (riferiti a studi di conservabilità o a dati storici adeguati) • challenge test, per individuare la capacità del microrganismo opportunamente inoculato di crescere e di sopravvivere nel prodotto in diverse condizioni di conservazione ragionevolmente prevedibili.
Parametri di cui tenere conto A seconda delle caratteristiche intrinseche dell’alimento, l’OSA dovrà individuare i parametri microbiologici, chimico fisici, sensoriali ed i relativi limiti da applicare nella valutazione della vita commerciale. Stabilirà inoltre la frequenza di analisi degli alimenti nel tempo.
Indicazione della vita commerciale di un alimento La vita commerciale è indicata sull’etichetta e sulle schede tecniche degli alimenti sia
Uno degli obiettivi dello studio del comportamento delle popolazioni microbiche è rappresentato dalla previsione della contaminazione finale per i germi considerati. Grazie a questo metodo, utilizzando i dati riferiti alla Crescita esponenziale ed al Potenziale di crescita dei microrganismi è possibile fare una previsione della contaminazione del prodotto dopo tempi determinati o a temperature di conservazione particolari.
LEGISLAZIONE GESTIONE
come data da consumare preferibilmente entro o da usare entro. “da consumarsi preferibilmente entro” riflette il periodo di tempo in cui un alimento può ragionevolmente mantenere la sua miglior qualità nutrizionale e sensoriale. Alimenti non deperibili, che possono esser conser-
vati a temperatura ambiente, alimenti in scatola, secchi. “da consumarsi entro” è il periodo di tempo in cui un alimento può ragionevolmente ritenersi sicuro da consumare quando viene conservato in determinate condizioni di conservazione. Questi alimenti possono presen-
tare un rischio di intossicazione alimentare se consumati dopo la data di utilizzo. Alimenti deperibili, che devono essere conservati a temperatura controllata, prodotti lattiero caseari, carni crude, carni cotte da consumarsi fredde, insalate pronte e prodotti di gastronomia. *[FSH Consulting]
i Modelli microbiologici predittivi
Si basa sulla microbiologia predittiva che è una scienza quantitativa che studia la risposta dei microrganismi a seconda delle condizioni ambientali in cui si trovano. Tale scienza è basata sulla premessa che una popolazione batterica che si trova in un substrato (alimento o terreno colturale), cresca, sopravviva, muoia e produca tossine in modo riproducibile. Pertanto, basandosi su precedenti osservazioni è possibile predire il comportamento degli stessi microrganismi in condizioni ambientali simili La Microbiologia Predittiva rappresenta uno strumento di simulazione di crescita e sopravvivenza dei microrgamismi basato su una banca dati sperimentale alimentata da Challenge test; vengono utilizzati alcuni software come Combase Predictor e PMP, Pathogen Modeling.
Curva di sviluppo microbico in funzione di tempo e temperatura
27 LUGLIO 2014
GESTIONE ATTIVITA’ FORMATIVE
sicurezza alimentare: in ottobre corsi sugli infestanti nell’industria (standard gdo) di Simone Finotti
28 LUGLIO 2014
Piccolo viaggio in un’eccellenza italiana: la sicurezza alimentare, che sta raggiungendo livelli di altissima qualità grazie ai diversi soggetti che vi operano. A Milano, il Consorzio A&Q Polo per la Qualificazione del Sistema Agro-Industriale è impegnato in questo settore dal 1997, con varie iniziative: formative, attività di consulenza e di ricerca. E in ottobre partono due corsi che interessano l’industria alimentare “vista” alla luce degli standard GDO. Interessanti gli eventi volti alla formazione per la gestione ed il controllo degli infestanti e professionisti della sicurezza alimentare. Ultimamente va molto di moda additare le (infinite) storture italiane. Comprensibile, soprattutto quando il malaffare ci dequalifica agli occhi del mondo. Sarebbe il caso, però, di parlare anche di quello che funziona: la sicurezza alimentare, ad esempio. Pur con i
i Il Consorzio A&Q
Il Consorzio è attualmente presieduto dal Prof. Ing. R. Guidetti, Professore Associato del Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali - Produzione, Territorio, Agro-energia della Facoltà di Scienze Agrarie e Alimentari dell’Università degli Studi di Milano. Ecco nel dettaglio i soci del Consorzio A&Q: UNI - Ente Nazionale Italiano di Unificazione A.P.A. - Associazione Provinciale Allevatori di Milano e Lodi Consorzio Milano Ricerche Federchimica Università degli Studi di Milano Università degli Studi di Milano Bicocca
suoi inevitabili alti e bassi -in un settore come questo lo scandalo è sempre dietro l’angolo- il Belpaese, dati alla mano, resta uno tra i più sicuri al mondo, con norme stringenti che riescono, nella maggior parte dei casi, ad arginare i rischi più gravi. Non si spiegherebbe, altrimenti, come mai da una recente ricerca Agrofarma-Federchimica (parliamo di fine maggio) emerga come su circa 79mila campioni prelevati su 647 diversi tipi di alimenti, in più del 97% dei casi siano stati rispettati i limiti sui residui fissati dalla normativa europea. L’Italia, inoltre, si conferma leader in tema di sicurezza alimentare con il minor numero di prodotti agroalimentari con residui superiori ai limiti consentiti, pari allo 0,6% dei campioni analizzati (fonte: Agronotizie).
ospitalità) oltre che di gestione della qualità, della sicurezza e della sostenibilità dei processi e dei prodotti dal “campo alla tavola”; organizziamo corsi e workshop per gli addetti del settore; proponiamo attività di consulenza personalizzata alle aziende che vogliono implementare sistemi di gestione integrati agli standard BRC, IFS, UNI EN ISO 22000:2005, UNI EN ISO 9001:2008; operiamo nel campo della ricerca e delle innovazioni tecnologiche.
Il Consorzio A&Q, un polo per l’eccellenza agroalimentare
Una completa gamma di offerte formative
Se le cose vanno così, il merito è anche degli enti che, da anni, si occupano di fare formazione, consulenza e ricerca in quest’ambito. E’ il caso di A&Q - Polo per la qualificazione del Sistema Agro-Industriale, costituito nel 1997 con sede operativa presso la Facoltà di Scienze Agrarie e Alimentari dell’Università degli Studi di Milano, nato come Consorzio senza fini di lucro avente lo scopo di fornire consulenza ed assistenza alle industrie agro-industriali; questo nell’ottica di creare sinergia ed un flusso di informazioni e di comunicazione tra i centri tecnico-scientifici ed il sistema delle imprese. Il Consorzio -spiega la dottoressa Maria Barile, formatrice A&Q- è un polo d’eccellenza nel Settore Agro-alimentare, e agisce su tre versanti: formazione, consulenza e ricerca. In pratica eroghiamo percorsi formativi multidisciplinari in campo tecnologico, gestionale e legislativo della filiera alimentare (produzione, trasformazione, distribuzione, ristorazione,
La grande esperienza è arricchita anche dalla stretta collaborazione con aziende di ogni settore e dimensione per realizzare piani di formazione adeguati al fabbisogno rilevato. Avvalendosi della collaborazione del mondo accademico, il Consorzio organizza eventi rivolti a lavoratori occupati che sentono l’esigenza di aggiornarsi e di specializzarsi, a coloro i quali vogliono migliorare le proprie competenze professionali, a giovani che non sono ancora entrati nel mondo del lavoro e che sentono l’esigenza di acquisire nuove competenze.
Le iniziative di formazione in autunno Proprio a questo proposito, il Consorzio sta preparando un autunno ricco di occasioni formative, con sede presso la Facoltà di Scienze Agrarie e Alimentari dell’Università degli Studi di Milano. Si inizia già in settembre, il 19, con il corso “Auditor di Terza parte per i sistemi di gestione qualità (9001:2008)”.
ATTIVITA’ FORMATIVE GESTIONE
i L’ “ottobre caldo” della sicurezza in GDO
“Professionista della sicurezza alimentare. Competenze e strumenti per gestire gli standard (BRC/IFS/ISO 22000:2005) nell’industria alimentare attraverso i sistemi di gestione qualità integrati”. 3-25 ottobre Luogo: aula maggiore della Facoltà di Scienze Agrarie, via Celoria 2, Milano La “formula weekend” prevede incontri dalle 9 alle 18 il venerdì e il sabato dal 3 al 25 ottobre così suddivisi: modulo 1 (normativa), 3-4 ottobre; modulo 2 (gestione prerequisiti), 10-11 ottobre; modulo 3 (gestione specifiche di igiene), 17-18 ottobre; modulo 4 (sistema documentale integrato aziendale), 24 ottobre. Modulo finale, con esame per la qualifica di Auditor interno per i sistemi di gestione integrati: 25 ottobre. Data chiusura delle iscrizioni 29/09/2014.
i “Qualificarsi per la gestione ed il controllo degli infestanti
nell’industria alimentare secondo gli standard della GDO” 13-16 ottobre Luogo: aula maggiore della Facoltà di Scienze Agrarie, via Celoria 2, Milano Due moduli, ciascuno di due giornate: il primo, 13 e 14 ottobre, suddiviso in 2 giornate formative (il 13 e il 14 ottobre). 13 ottobre uccelli e roditori; 14 ottobre: infestanti nell’industria alimentare. Il secondo, 15 e 16, inscindibile dal primo, è finalizzato al rilascio della qualifica di Auditor Interno per la gestione ed il controllo degli infestanti nell’Industria Alimentare (da CSQA). Chiusura iscrizioni: 06/10/2014.
Il corso nasce con l’obiettivo di fornire ai partecipanti le conoscenze specialistiche necessarie alla pianificazione e conduzione degli audit nonché alla presentazione dei risultati secondo quanto previsto dalle norme UNI EN ISO 19011, nell’ambito dei Sistemi Gestione Qualità. In particolare il corso prevede l’illustrazione dei contenuti delle norme della serie 9000 e 17000 e la trattazione approfondita della linea guida 19011. Saranno inoltre svolte esercitazioni pratiche in gruppi finalizzate alla simulazione della preparazione e conduzione dell’audit secondo la tecnica del role playing. In ottobre ci saranno poi due appuntamenti dedicati proprio a industria alimentare e grande distribuzione. Il primo è “Professionista della sicurezza alimentare. Competenze e strumenti per gestire gli standard (BRC/IFS/ISO 22000:2005) nell’industria alimentare attraverso i sistemi di gestione qualità integrati”. Il secondo si intitola “Qualificarsi per la gestione ed il controllo degli infestanti nell’industria alimentare secondo gli standard della GDO” (vedi box per info dettagliate).
“In Italia la strada è quella giusta” Tutte iniziative che permetteranno all’industria alimentare e alla Grande Distribuzione Organizzata di muovere ulteriori, importanti passi sulla strada della qualità. Ma cosa sta cambiando negli ultimi anni? “Devo dire –conclude Barile- che si sta andando nella direzione giusta, soprattutto sul versante certificazioni. Se fino a qualche anno fa le aziende erano prese da una “smania” certificatoria, oggi la certificazione arriva come conseguenza di un reale processo di qualificazione volontaria, così come la formazione è spinta da un senso di consapevolezza al miglioramento continuo a cui si arriva solo attraverso la conoscenza”
29 LUGLIO 2014
GESTIONE ENERGY MANAGER
gdo, ma quanta energia! dalla redazione
30 LUGLIO 2014
Stando a una recente indagine Fire, Federazione Italiana per l’uso razionale dell’energia: nella Grande Distribuzione le spese di fornitura energetica in generale incidono tra l’1,5% e il 3% sul fatturato. Alla scoperta della figura dell’energy manager, un ruolo chiave nella Grande Distribiuzione. Lo sapevate che esiste una Fire? No, non nel senso del “fuoco” inglese, ma in quello, acronimico, di Federazione Italiana per l’uso Razionale dell’Energia! Fatevi un giro su www.fire-italia.it e incontrerete un sacco di notizie interessanti, anche perché quella dell’energia, e del suo impiego, è una partita che non si può più rimandare. La Federazione Italiana per l’uso Razionale dell’Energia - FIRE - è un’associazione tecnico-scientifica indipendente e senza finalità di lucro, fondata nel 1987, il cui scopo è promuovere l’uso efficiente dell’energia, supportan-
La struttura organizzativa
do attraverso le attività istituzionali e servizi erogati chi opera nel settore e promuovendo un’evoluzione positiva del quadro legislativo e regolatorio. La FIRE gestisce dal 1992 la rete degli energy manager individuati ai sensi della Legge 10/91, recependone le nomine e promuovendone il ruolo attraverso varie iniziative.
GDO: spese per l’energia tra 1,5 e 3% del fatturato Bene. Fatte le debite presentazioni, è il momento di passare alla notizia. La Fire si è appena occupata proprio del settore (assai energivoro, come sappiamo) della Grande Distribuzione Organizzata, con un’indagine che ha puntato l’indice sulle strutture della GDO e sul loro uso dell’energia. L’indagine è stata condotta intervistando alcuni dei 73 energy manager nominati nel 2013 in tale settore. È risultato che le spese di fornitura energetica in queste aziende generalmente incidono tra l’1,5% e il 3% sul fatturato. Questi valori diventano più rilevanti se rapportati al costo della gestione caratteristica; l’energia è la seconda voce di costo dopo il personale, pertanto i costi energetici annuali risultano consistenti.
Non tutte le aziende hanno una struttura organizzativa interna per far fronte alle tematiche energetiche. Generalmente il personale interessato agli aspetti energetici assolve anche altre mansioni, quali la manutenzione ordinaria degli impianti e la sicurezza. In alcuni casi l’azienda non nomina come energy manager una persona interna ma si affida a un consulente esterno.
Gli energ y manager nella GDO. Un ruolo attivo Una notizia positiva è che, nella GDO, gli energy manager nominati ricoprono di frequente un ruolo attivo: gestiscono gli impianti, supervisionano il lavoro di società esterne, partecipano alla pianificazione delle attività aziendali. Per questo, il loro grado di soddisfazione, rispetto agli incarichi ricevuti, risulta essere piuttosto alto. La disponibilità di incentivi dedicati all’efficienza energetica ha negli anni ulteriormente contribuito ad affermare l’importanza del loro ruolo.
Energie rinnovabili Venendo agli interventi realizzati, sul fronte delle rinnovabili e per gli edifici di proprietà privata è frequente la presenza di impianti fotovoltaici realizzati con il conto energia.
Efficienza energetica Gli investimenti in efficienza energetica hanno visto diverse soluzioni, che le aziende accettano con un tempo di ritorno che non su-
ENERGY MANAGER GESTIONE
stione degli impianti grazie ad un adeguato sistema di monitoraggio dei consumi. Questo consente di analizzare i dati e di implementare soluzioni tecnologicamente efficienti laddove gli indicatori di performance risultassero anomali. I risultati ottenuti grazie all’attività svolta dagli energy manager so-
no prevalentemente riportati alla direzione o ai responsabili di stabilimento, mentre al momento non sono previste azioni di sensibilizzazione sul personale o sui clienti. Sarebbe utile all’azienda stessa che tali obiettivi raggiunti venissero valorizzati coinvolgendo tutti gli attori della filiera.
31 LUGLIO 2014
peri i 3-4 anni (o i 2-3 anni). Bisogna quindi lavorare per fare sì che i tempi di rientro siano brevi e certi.
Certificati bianchi Gli energy manager intervistati sono a conoscenza del meccanismo dei certificati bianchi e molte delle imprese dove essi operano hanno usufruito di tali incentivi, prevalentemente con il supporto di una ESCO.
Le tecnologie più impiegate Ecco una carrellata fra le tecnologie maggiormente impiegate: • sistemi di illuminazione a led, • sistemi di automazione e controllo, • sistemi di chiusura banchi frigo, • pompe di calore, • motori elettrici con inverter, doppi vetri e schermature solari. Per gli impianti di cogenerazione e trigenerazione sono state rilevate una serie di barriere: economico-finanziarie, limiti di spazio, attività svolta in edifici con proprietari differenti, vincoli legati all’ubicazione nel centro città. L’intervento che gli energy manager ritengono prioritario al fine di raggiungere i maggiori risparmi energetici è la corretta ge-
SCENARI OSSERVATORIO ASSOCASA
15° osservatorio assocasa:
la ripresa c’è, ma che fatica accorgersene! di Giuseppe Fusto
32 LUGLIO 2014
Il mercato dei detergenti e dei prodotti per la casa è ancora in calo (-4,2% rispetto ad agosto 2013), e i segnali di ripresa, se pure non mancano, stentano a concretizzarsi. A dirlo è Federchimica Assocasa, che in collaborazione con Nielsen ha presentato il 15° Osservatorio del mercato detergenti e prodotti per la casa. Lo sapevamo da un pezzo che la crisi, seppure il sereno inizi già a intravedersi all’orizzonte, non sarebbe stata cosa facile da digerire. Ma forse una recessione così lunga se l’aspettavano in pochi. E se i primi, deboli segnali di ripresa si fanno sentire, ci sono comparti in cui, purtroppo, bisogna ancora accontentarsi di “limitare i danni”, e di non vede il segno “meno” davanti a tutte le voci analizzate.
Il 15° Osservatorio, l’ennesimo in tempo di crisi E’ il caso della detergenza, stando a quello che emerge dall’ultimo Osservatorio del mercato dei detergenti e dei prodotti per la casa di Federchimica Assocasa (Associazione Naziona-
i
Ancora forte lo sforzo promozionale
Nemmeno il grande sforzo promozionale, e le massicce campagne di marketing, hanno avuto la meglio sulla tendenza delle famiglie italiane alla riduzione della spesa. Il settore della detergenza, a questo proposito, cerca ormai da tempo di tutelare il potere d’acquisto attraverso uno sforzo evidente, che trova la sua immediata traduzione in un’azione promozionale ben al di sopra della media Grocery (31,0%) e addirittura in crescita rispetto all’anno precedente, sfiorando nell’anno terminante a febbraio 2014 il 41,5%.
le dei produttori di detergenti e specialità per l’Industria e per la Casa), il quindicesimo, i cui dati sono stati resi noti a Milano, come sempre presso l’auditorium Assocasa di via Giovanni da Procida.
I segnali di ripresa tardano a concretizzarsi Non c’è molto da stare allegri: i segnali di ripresa, che si sperava di avvertire nel breve periodo, tardano a concretizzarsi e in quasi tutti i comparti si registra un segno negativo. Il clima di generale sfiducia, aggravato dalla persistente condizione di disoccupazione e da un reddito sempre meno disponibile, si è tradotto in segnali ancora un po’ deboli nei consumi. A dire la verità, gli ultimi mesi mostrano una stabilizzazione; infatti, nell’anno terminante a febbraio 2014 il “cura casa” (detergenti e prodotti per la manutenzione), esclusi i “disposable” segna lo stesso -4,2% a valore dell’anno terminante ad agosto 2013. Un’atmosfera ben sintetizzata dalle parole di Luciano Pizzato, presidente di Assocasa, che ha commentato: “Il settore della detergenza sta cercando di far
fronte a un periodo non certo facile, mettendo in campo tutti gli strumenti a disposizione e ponendo molta attenzione alle esigenze di risparmio delle famiglie italiane. In quest’ottica, ci aspettiamo che il nostro impegno in termini di innovazione dei prodotti e sostenibilità ambientale, sociale ed economica possa molto presto tradursi in una ripresa generale del mercato”.
E quello dei produttori A questo sforzo ne corrisponde uno, altrettanto importante, da parte dei produttori: l’industria, per quanto le compete, sta mettendo in campo tutti gli sforzi, affinché possa andare incontro ai bisogni delle famiglie e, allo stesso tempo, offre prodotti sempre più innovativi, sostenibili e pratici nell’uso, riducendo gli sprechi. In questo, è fondamentale che ognuno di noi sia ben consapevole, e quindi “educato”, nell’utilizzo dei prodotti della detergenza, dato il ruolo fondamentale che abbiamo nel risparmio, attraverso il giusto dosaggio e le corrette abitudini d’uso durante le operazioni di pulizia e manutenzione della casa.
OSSERVATORIO ASSOCASA SCENARI
I comparti che crescono e i canali distributivi di successo Vero è che alcuni segmenti riescono a crescere o contenere le perdite, come i curalavastoviglie (+0,4%), i decalcificanti per lavatrice (+0,9%), i detergenti wc (+1,3%), i detersivi per lavastoviglie (-0,2%) e gli ammorbidenti (-0,7% rispetto al -2,7% ad agosto 2013). Per quanto riguarda i canali distributivi, a febbraio 2014 si conferma il buon andamento anche degli specialisti drug (trend a valore), che si attestano a +5,1%, i discount segnano +5,5%, mentre calano iper e super. Ciò dimostra, e questo è un buon segnale per tutti quei produttori che hanno fatto della qualità e della serietà la propria filosofia aziendale, che il consumatore italiano, sempre attento alla cura della casa, non appena le condizioni economiche lo consentono, mostra di apprezzare la qualità del prodotto e del servizio.
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I detergenti ancora in calo
LUGLIO 2014
A questi dati confortanti, tuttavia, corrisponde un brusco calo del sottocomparto detergenti, dove sono in sensibile sofferenza soprattutto le polveri (-11,5%) e i fini (-11,8%). In generale, nell’anno terminante a febbraio 2014 il sottocomparto detergenti registra un -4,4%, con un calo del -3,4% anche per i liquidi per lavatrice.
Calo contenuto per coadiuvanti, additivi, brillantanti D’altra parte, arginato il calo del comparto dei coadiuvanti del lavaggio, che registra un miglioramento con un -2,4% a fronte del -3,7% ad agosto 2014. Certo è che, però, il segno + è ancora una chimera. Questo vale anche per gli additivi, che segnano -4,3% (-6,8% ad agosto 2013); e per i brillantanti migliorano con un -2,5% (-4,1% ad agosto 2013).
Crescono i “deoemanatori”, con un +5,2% I prodotti per la manutenzione (deodoranti per ambienti, pulitori per vetri, mobili, metalli etc.) registrano un -3,7% (-4,2% ad agosto 2013). I disgorganti e i prodotti per fosse biologiche segnano -2,6% e i coloranti per tessuti -4,0%. All’interno del mercato
dei deodoranti per ambiente, che complessivamente continua a soffrire, si registrano trend positivi per i deo emanatori con un +5,2%.
Indicazioni per il futuro Contiene la picchiata anche il comparto dei disinfestanti, che, pur nella sensibile sofferenza, registra un lieve miglioramento rispetto ad agosto 2013 con -8,9%, con insettorepellenti e dopo puntura a -11,9% (-17% ad agosto 2013), insetticidi per elettroemanatori (-11,0%). La stagionalità non favorevole di quest’anno ha probabilmente giocato un ruolo determinante per l’andamento di questo sottocompar-
to. I dati, però, sono di quelli da far riflettere, e certamente il settore non può permettersi di stare a guardare. Bisogna innanzitutto saper cogliere le opportunità che i primi segnali di ripresa sembrano offrire, e a questo proposito Giorgio Dal Prato, del comitato di presidenza Assocasa, ha indicato una possibile via da seguire, quella del dialogo con i moderni canali distributivi: “Per il settore della detergenza è fondamentale conoscere a fondo le esigenze di tutti i suoi partner e, per questo, abbiamo deciso di approfondire, ancora di più rispetto al passato, il dialogo con la Distribuzione Moderna attraverso un confronto sui rischi e le opportunità da cogliere”.
SCENARI VALORE “ESTESO” IKEA
compleanno d’argento per ikea: portò in italia la grande distribuzione del mobile di Carlo Ortega
34 LUGLIO 2014
A 25 anni dall’apertura, a Milano, del primo punto vendita Italia, Ikea festeggia nel capoluogo lombardo il suo anniversario d’argento, sottolineando il “valore esteso” della sua attività in Italia. Architetti e designer hanno ripercorso i cambiamenti introdotti dalla multinazionale svedese nel nostro modo di abitare e concepire l’arredamento. Una vera e propria “democrazia estetica”, che obbliga alla razionalità e al bricolage. “Che rompiscatole questi svedesi” Chi non ricorda il mitico tormentone che accompagnò la fulminea ascesa italiana di Ikea, il marchio gialloblu che rivoluzionò il modo di concepire l’arredamento perfino in uno dei paesi dalla più antica e solida tradizione mobiliera? Alzi la mano chi, all’epoca, non ha affettato un po’ di scetticismo: “Figurati se questi qua arrivano da lassù a far concorrenza ai nostri mobilieri”. Lo hanno fatto, e pure bene: senza mettersi sullo stesso terreno dell’eccellenza mobiliera, certo, ma sdoganando un sistema tutto nordico, che è stato ribattezzato, non a caso, “democrazia estesa”.
25 anni, 21 negozi in Italia Ebbene, anche se non sembra son già passati 25 anni dall’apertura del primo negozio Ikea in Italia, a Cinisello Balsamo, a pochi metri dal confine di Milano città: un piccolo store, se confrontato a quelli attuali, o a quelli che, fin dagli anni Sessanta, Ikea aveva aperto in Svezia e dintorni. Era il maggio del 1989: oggi quel punto vendita non c’è più, sostituito da quello, più ampio, di Carugate. Intanto di negozi ne sono sorti altri
20 in tutta Italia, da Torino a Villesse (Gorizia), da Milano a Catania (vedi box): una filiera nazionale che genera un valore esteso pari a 21.000 posti di lavoro, 1.004 milioni di valore aggiunto, 268 milioni di contribuzione fiscale alle entrate italiane.
Una festa con tutti i crismi Con numeri così, non poteva che essere un compleanno d’argento in grande stile quello festeggiato da Ikea il 21 maggio al Teatro Litta di Milano: l’evento, presentato da Filippa Lagerbäck (un trait-d’union d’eccezione tra Italia e Svezia), ha occupato tutta la giornata, dal mattino al tardo pomeriggio, ed è stato l’occasione per fare il punto su temi come il “design democratico”, i cambiamenti che Ikea ha portato nelle case degli italiani, e il modello “win win win”, introdotto da Ikea per perseguire un profitto sostenibile e vantaggioso per Ikea stessa, fornitori e ambiente. Insieme a tanti amici e ospiti, si sono condivise riflessioni, idee ed esperienze sui cambiamenti che Ikea ha intro-
VALORE “ESTESO” IKEA SCENARI
dotto e agevolato in Italia in tre campi: lo stile, l’arredamento e i consumatori; il tessuto economico nazionale; i rapporti col territorio e l’ambiente. Cuore dell’appuntamento la presentazione della ricerca sul “Valore esteso di Ikea in Italia”, condotta da Ernst & Young.
Il “valore esteso” di Ikea in Italia: l’occupazione Iniziamo proprio da qui, perché i dati sono molto interessanti e fanno riflettere: lo studio ha preso in esame gli impatti diretti ed indiretti generati da tutte le attività economiche del gruppo svedese sul territorio italiano nell’arco dell’anno fiscale 2013 (vale a dire da settembre 2012 ad agosto 2013) in termini di posti di lavoro, valore aggiunto e contributo fiscale. Tre, dunque, gli aspetti “fotografati”. Ma che cosa ne è venuto fuori? Senza dubbio importantissimo è stato, su tutti questi versanti, l’impatto dell’attività Ikea in Italia. Dalla ricerca emerge innanzitutto come le attività del Gruppo in Italia nel 2013 abbiano generato una ricaduta occupazionale totale di circa 21.000 posti di lavoro, contando anche l’indotto. Infatti il numero dei dipendenti della multinazionale operanti in Italia è 6.431: 6.058 lavorano nei negozi (e cioè per Ikea Retail, la società
i Una madrina d’eccezione
E’ nata a Stoccolma, ma da anni risiede in Italia dove si è trasferita dopo gli studi (e 10 anni in giro per il mondo…), e lavora come conduttrice e showgirl televisiva. La biondissima Filippa Lagerbäck è stata la madrina dell’evento Ikea, brillando per la sua capacità, davvero rara, di sposare il fatale fascino nordico alla simpatia mediterranea. Come dimenticare il bellissimo spot della birra Peroni che l’ha lanciata qui da noi sul piccolo schermo? Oggi è uno dei volti storici di “Che tempo che fa?”, conduce That’s Italia e nel tempo libero tiene anche un blog, www.planetfil.net
che si occupa della gestione dei 21 negozi Ikea in Italia); altri 260 sono impiegati da Ikea Distribution, la società incaricata di gestire i magazzini e della distribuzione delle merci, che però si avvale per il suo funzionamento di oltre un migliaio di lavoratori indiretti, cioè i dipendenti delle imprese e cooperative di trasporto e di facchinaggio; altri 86 sono i dipendenti di Ikea Trading, e 27, infine, sono quelli di Ikea Property, l’immobiliare del gruppo. Ben 14.575 posti di lavoro, dunque, (il 69%), attengono all’indotto presso l’intera catena di fornitura, e parte di questi sono i posti di lavoro generati presso le aziende che producono in Italia gli articoli venduti poi da Ikea in
tutto il mondo (circa 11.195 unità). Bisogna sapere, a questo proposito, che oltre l’8% dei prodotti venduti nei 351 negozi Ikea in tutto il mondo sono fatti in Italia, e che il nostro è il terzo paese fornitore del Gruppo, dopo Cina e Polonia.
Il Valore aggiunto Ikea L’attività di Ikea, inoltre, ha sviluppato circa 1 miliardo di euro di valore aggiunto sia direttamente (42%) che indirettamente (58%), attraverso la catena di fornitura, producendo un contributo fiscale di circa 286 milioni di euro direttamente (38%) e indirettamente (62%). Di questa cifra l’87% rappresenta il contributo fiscale legato alla ricaduta occupazionale diretta ed indiretta generata dalle attività del Gruppo in Italia. L’indagine fa anche il punto sugli acquisti complessivi generati del Gruppo Ikea in Italia, valutabili in 1.526 milioni di euro, di cui 1.264 in articoli e complementi d’arredo.
Così Ikea ci ha cambiati Una volta chiarite le ricadute in termini di numeri, non si possono certo dimenticare quelle sul piano culturale e delle abitudini. In un caso come questo si può, a buon diritto, parlare di cambiamenti nel costume degli italiani. Molti fra gli interventi del 21 maggio hanno dimostrato che l’impatto di Ikea sulle nostre abitudini abitative e sul nostro modo di vivere è stato rilevante, come hanno sottolineato in mattinata gli architetti Alessandro Mendini e Stefano Boeri, e lo storico del design Enrico Morteo, nel corso del dibattito su “Come
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SCENARI VALORE “ESTESO” IKEA
vo rigorosamente pianificati per vincere i costi parassiti nascosti in ogni fase di qualunque lavoro. Osservazioni molto apprezzate dall’Amministratore Delegato di Ikea in Italia, Lars Petersson.
Ikea, fornitori, ambiente: tutti e tre hanno il loro vantaggio (win)
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il design democratico Ikea ha cambiato le case degli italiani”, moderato dalla giornalista Marina Carrara. Nel primo pomeriggio, dopo il lunch e il sipario musicale, si è ragionato, insieme a Dario di Vico del Corriere della Sera (moderatore), di come l’Italia è cambiata con Ikea. In questo caso il discorso si è spostato su un versante più industriale ed economico, con i contributi -fra gli altri- dell’economista Giulio Sapelli, del presidente Federmobili Mauro Mamoli e del fondatore Unieuro e Eataly Oscar Farinetti. Quest’ultimo si è concentrato sul ruolo che Ikea ha avuto sul mercato non solo italiano: “Ikea –ha detto- rappresenta il prototipo del ‘mercante’, capace di coniugare obiettivi poetici e metodo matematico”. Altrettanto evocativa la definizione coniata da Sapelli, secondo il quale Ikea è una “multinazionale speciale”, perché “fa dell’economia una de-
i Dalle Alpi all’Etna, tutti i punti vendita Ikea in Italia
Sono 21, attualmente, gli store Ikea nella Penisola. Eccoli, in ordine alfabetico: Ancona, Bari, Bologna Casalecchio, Brescia Roncadelle, Catania, Chieti San Giovanni Teatino, Firenze Sesto Fiorentino, Genova, Milano Carugate, Milano Corsico, Milano San Giuliano, Napoli Afragola, Padova, Parma, Pisa, Rimini, Roma Anagnina, Roma Porta, Salerno Baronissi, Torino Collegno, Villesse.
mocrazia estetica, garantisce l’accesso alla cittadinanza economica e obbliga i giovani alla manualità”. I successi che ottiene, Ikea li incamera facendosi forte della qualità a basso prezzo, obbligando al bricolage per ridurre spazi e prezzi, dell’organizzazione produttiva e del sistema distributi-
L’ultima (but not least…) parte della giornata, dopo il coffee break, ha avuto come fulcro il concetto di profitto sostenibile, nella speciale declinazione Ikea: si è parlato infatti del modello “Win Win Win”. Una macchina efficiente come quella di Ikea rende efficiente anche la filiera, la cosiddetta supply chain, dei fornitori in tutti i paesi, Italia compresa. Bisogna premettere che Ikea, innanzitutto, immette nel proprio circuito materie prime il più possibile eco-sostenibili. Giusto a titolo di esempio: all’incontro milanese era presente un coltivatore indiano, il quale ha spiegato che il suo cotone, come quello di tutti i suoi connazionali, non subisce più trattamenti chimici: ciononostante i suoi terreni producono quantità e qualità competitive sul mercato, acquistate da Ikea a pezzi convenienti per entrambi. Il produttore di cotone e l’acquirente Ikea hanno così raggiunto e consolidato una strategia “win win”: entrambi godono di un vantaggio, economico, di qualità, di concorrenzialità. Ma c’è un terzo soggetto importante: l’ambiente naturale. Ebbene, grazie a questo sistema Ikea e l’agricoltore hanno reso vincente anche la natura, che disintossica se stessa e gli uomini dall’invasione chimica. Ecco dunque il terzo “win”: quello dell’ambiente.
FOOD MILES SCENARI
quanto viaggia il cibo che mangiamo? a cura di Cittadinanzattiva
Forse il ritorno a un’agricoltura di prossimità non è solo un’utopia ecologista, ma una necessità imposta da un mondo che ha superato i limiti imposti dalla sostenibilità. Secondo uno studio condotto negli Stati Uniti il viaggio del cibo realizzato da: spinaci, broccoli, piselli e altri ortofrutticoli consumati in una città come Chicago, percorrono in media 2400 km prima di raggiungere gli scaffali dei supermercati. Facendo un po’ di calcoli si scopre che solo il 20% dell’energia necessaria per produrre e commercializzare questi prodotti è da addebitare al settore agricolo. La rimanente quota è assorbita dalle fasi di trasporto, refrigerazione, lavorazione, confezionamento e distribuzione. Anche in Italia è normale trovare al supermercato mele e pere provenienti dal Cile, kiwi importati dalla Nuova Zelanda, ananas dal Kenia. C’è anche l’uva proveniente dal Sudafrica, i salmoni dalla Norvegia, i vini della California e potremmo continuare l’elenco di prodotti non proprio a Km 0. Sul sito inglese Food Miles è possibile scoprire quanti chilometri percorre il cibo che mangiamo, basta inserire il luogo in cui ci troviamo, quello di provenienza dell’alimento e il nome in inglese. Per provare a “giocare”, andate direttamente sul sito, dove compare il calcolatore virtuale. Il sistema dà un’idea dei chilometri percorsi considerando il tragitto da una capitale all’altra. Per ogni tragitto sul sito compare la mappa e la quantità di anidride carbonica prodotta in relazione alla modalità di trasporto: aereo, nave, treno. È possibile anche cliccare sull’alimento scelto per visualizzare le statistiche: il grano è stato visto 941 volte, con una classi-
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fica dei Paesi di provenienza più ricercati che vede il Canada in testa, seguito dagli Stati Uniti e dalla Cina. La classifica della pasta è stata ricercata 5946 volte e per 5122 volte con origine italiana (ovviamente in testa, seguita dalla Cina con 131 ricerche di origine). Possiamo anche giocare immaginando di esportare: pasta, olio, Parmigiano Reggiano, prosciutto di Parma dall’Italia verso un altro Paese. Uova: il codice stampigliato sul guscio permette di risalire all’allevamento di provenienza. Sempre su Food Miles è possibile utilizzare un’applicazione per risalire all’origine delle uova – in questo caso britanniche – inserendo il codice che si trova stampigliato sul guscio. La stessa cosa possiamo farla con le uova italiane, attraverso questo sito, scaricando una App per smartphone. Ovviamente il sistema di Food Miles fornisce un valore indicativo, sia dei chilometri sia dell’emissioni di CO2. A queste quantità andrebbero aggiunti il trasporto fino al sito di stoccaggio, la lavorazione o la distribuzione, addirittura dal supermercato
a casa nostra, infine la quantità di energia per la produzione (gli ortaggi coltivati nelle serre inglesi, percorrono poca strada per arrivare a Londra, ma consumano una quantità di energia esagerata rispetto agli ortaggi coltivati nelle serre siciliane). Noi abbiamo provato a creare una mappa di alcuni prodotti importati prendendo come riferimento geografico la città di Roma, voi potete fare la vostra considerando gli acquisti più frequenti cliccando su Food Km. Infine, chi vuole comperare prodotti a “Km 0” può provare l’App Orto in Tasca, che segnala l’azienda più vicina che vende frutta e verdura di prossimità. Fonte dati: Food Miles
SCENARI PREMIO CONAI
materie prime, logistica, recupero, imballo: conai premia la prevenzione dalla redazione
Il Consorzio Nazionale Imballaggi ha messo in palio un premio di 200.000 euro per le aziende che producono e impiegano imballaggi innovativi ed ecosostenibili. Ed ecco i 36 più bravi, tra cui anche Interchem, azienda della detergenza professionale. 38 LUGLIO 2014
Tipologie di imballaggi interessate dalle azioni di prevenzione
Trentasei aziende premiate tra piccole e medio/grandi, su 68 progetti presentati; 73 azioni messe in campo che hanno consentito una riduzione delle emissioni di CO₂ equivalenti pari al 34,5%, una riduzione dei consumi di energia del 36,3% e una riduzione dei consumi di acqua del 36,2%. Sono i numeri del ““Bando CONAI per la prevenzione - Valorizzare la sostenibilità ambientale degli imballaggi”, lanciato dal Consorzio Nazionale Imballaggi a novembre dello scorso anno per premiare le soluzioni di imballaggi sostenibili e innovative immesse sul mercato nel periodo 2011-2013.
200.000 euro per le aziende ecosostenibili In palio, per le imprese produttrici e utilizzatrici di imballaggi, un importo di 200.000 euro complessivi. Tra i vincitori spiccano colossi del calibro di 3M Italia, Auchan, Barilla, BTicino, Coin, Epson, Granarolo, Henkel, Lindt, Lavazza, Nestlé italiana, ma anche realtà meno grandi ma egualmente competitive sul piano ambientale. Molte, come si vede, le industrie alimentari, ma non solo. Fa piacere trovare nell’elenco la veneta Interchem, storico mar-
Azioni di prevenzione messe in atto dalle aziende
chio della detergenza professionale. L’azienda è stata premiata per un prodotto molto interessante: si tratta di un lavavetri-pulitore bagno che ha ottenuto un punteggio molto alto, ben 6 (su un massimo di 8 punti ottenuto dal primo classificato). Nel dettaglio, due punti sono andati al risparmio di materia prima, ben tre al riutilizzo e uno all’ottimizzazione logistica. Premiato, tra i più grandi, anche un detersivo per lavatrice Henkel, con 5 punti dovuti soprattutto al risparmio di materia prima e all’impiego di materiali riciclati. Nella Grande Distribuzione, invece, spiccano il successo di Coin, con la scatola per la distribuzione “Recycle-box”, e quello di Auchan, per l’olio da 1 litro che ha consentito un grande risparmio di materia prima.
L’Eco tool per partecipare Per partecipare al bando, che fa parte del progetto “Pensare Futuro”, le aziende consorziate hanno utilizzato l’Eco Tool CONAI (www. ecotoolconai.org), lo strumento che ha consentito di calcolare, attraverso un’analisi LCA semplificata, gli effetti delle azioni di prevenzione attuate dalle aziende sui propri imbal-
PREMIO CONAI SCENARI
laggi (risparmio di materia prima, ottimizzazione della logistica, facilitazione delle attività di riciclo, utilizzo di materiale riciclato, riutilizzo, semplificazione del sistema imballo), tramite un confronto tra il “prima” e il “dopo” l’intervento effettuato. I casi sono stati valutati in funzione dei risultati dell’Eco Tool CONAI e sono stati premiati sulla base del punteggio attribuito ad ogni criterio di prevenzione adottato. La lista delle aziende premiate con il relativo punteggio e le azioni effettuate è disponibile sul sito www.conai.org, con una classificazione tra piccole e medie/grandi imprese.
Conai “pensa futuro” Come accennato, il Bando CONAI per la prevenzione rientra nel più ampio progetto “Pensare Futuro”, che raccoglie le iniziative che CONAI realizza sul tema della prevenzione dell’impatto ambientale degli imballaggi. Prevenzione per CONAI significa adottare interventi finalizzati alla riduzione dell’impatto ambientale degli imballaggi, che incidono non solo sulla quantità delle materie utilizzate, ma anche sui processi di produzione e di utilizzo, considerando così l’intero ciclo di vita dell’imballaggio stesso.
“From cradle to cradle”, anche per gli imballaggi Tali attività definiscono la strategia sintetizzata dalla formula “dalla culla alla culla” che pone al centro l’obiettivo di ridurre il ricorso alle materie prime a monte e di diffondere la valorizzazione delle risorse a valle una volta diventate rifiuti, proprio per limitare l’impatto ambientale connesso all’immesso al consumo di imballaggi. Tra gli interventi individuati all’interno del Bando CONAI per la prevenzione, il risparmio di materia prima e l’ottimizzazione della logistica rappresentano quelli maggiormente adottati. In particolare, ben il 38% delle azioni svolte ha riguardato proprio il risparmio di materia prima, seguito dall’ottimizzazione logistica (23%), dalla semplificazione e dall’impiego di materiale riciclato. Le azioni messe in atto hanno riguardato per lo più gli imballaggi primari, col 52,8%. Poco meno di un terzo delle iniziative (il 30,6%) ha riguardato gli imballaggi secondari o terziari, mentre solo il 16, 7% li ha coinvolti entrambi.
39 LUGLIO 2014
SCENARI FILIERA DELLA CANAPA
la canapa: una pianta miracolosa di Remo Canale
La canapa copre una intera filiera produttiva, dalla tutela ambientale alla generazione elettrica, passando per il tessile, l’alimentare, l’edilizia, la farmacologia e molto altro ancora.
40 LUGLIO 2014
Esiste una filiera produttiva le cui articolazioni e i cui diversi stadi di lavorazione abbraccino già ora tutti gli ambiti coinvolti in un percorso di ritorno alla sostenibilità ambientale? Probabilmente ne esistono molte, ma su una, all’immediata portata di molte attività e di molte iniziative già in atto nel nostro paese, abbiamo già ora le necessarie certezze. Si tratta della filiera della canapa. Le funzioni a cui uno dei più umili e tradizionali (ancorché dismesso da tempo) cultivar delle nostre terre può assolvere a un numero pressoché illimitato di altre funzioni: salvaguardia del suolo dal dissesto idrogeologico, bioremediation del terreno, diserbo, creazione di corridoi ecologici, produzione di carta, plastiche, vernici, oli pregiati e farine alimentari, fibra per tessuti e abbigliamento, pannelli truciolari e materiali per la coibentazione termica e sonora per l’edilizia, farmaci di vario genere e, buon ultimo, biocombustibili. E scusate se è poco. La canapa è una pianta dal fusto alto e sottile, con la parte sommitale ricoperta di foglie, e può superare i 4 metri d’altezza. La parte fibrosa del fusto si chiama “tiglio” e la parte legnosa “canapolo”. La canapa può essere coltivata per due scopi principali: per la fibra tessile o per i semi. Nel primo caso il raccolto va fatto subito dopo la fioritura, e si possono ottenere fibre tessili (20 %), stoppa (10 %) e legno o canapolo (70 %). Nel secondo la parte fibrosa o tiglio è interamente costituita da stoppa, cioè da fi-
bra di qualità inferiore che può sostituire la maggior parte delle fibre industriali. La pianta di canapa è una delle piante più produttive in massa vegetale di tutta la zona temperata: una coltivazione della durata di tre mesi e mezzo produce una biomassa quattro volte maggiore di quella prodotta dalla stessa superficie di bosco in un anno. Inoltre, data la sua velocissima crescita, essa sottrae la luce e soffoca tutte le altre erbe presenti sul terreno, e lo libera quindi da tutte le infestanti meglio di quanto non sappiano fare i diserbanti. La canapa è stata, tra le specie coltivate, una delle poche conosciute fin dall’antichità sia in Oriente che in Occidente. In Cina essa era usata fin dalla preistoria per fabbricare corde e tessuti, e più di 2000 anni fa è servita per fabbricare il primo foglio di carta. Nel Mediterraneo già i Fenici usavano vele di canapa per le loro imbarcazioni. E nella Pianura Padana la canapa è stata coltivata per la fibra tessile fin dall’epoca romana. In Italia la canapa era coltivata al Nord principalmente per la fibra tessile e in Campania per i semi. Nella Pianura Padana la coltivazione della canapa è cessata a poco a poco negli anni Cinquanta, perché non più conveniente rispetto al cotone e alle fibre sintetiche, ma anche nel Meridione è cessata più o meno negli stessi anni. Non è vero invece che la sua coltivazione sia stata interrotta per evitare le diffusione della marijuana. La pianta da cui si ricava questa sostanza è sì canapa, ma di una specie completamente diversa. La pianta di canapa, più produttiva in fibra tessile del cotone, oggi può essere lavorata in impianti che sostituiscono le lunghe e faticose lavorazioni manuali collegate con l’estrazione della fibra tessile, che del resto avevano già portato la canapa fuori mercato qualche decennio fa. La sua coltivazio-
ne richiede pochi pesticidi e fertilizzanti, mentre il cotone,specialmente di pesticidi,ne richiede moltissimi. Inoltre la fibra della canapa è molto più robusta e dura più a lungo. Attualmente può essere lavorata in modo da renderla sottile quanto si vuole, e viene proposta in sostituzione del cotone e delle fibre sintetiche. Sono però necessarie nuove tecnologie. Per esempio la macerazione per il distacco della fibra dovrà essere fatta in appositi impianti ai quali i produttori conferiranno il prodotto dopo averlo essiccato. La canapa, oltre che per la fibra tessile può essere coltivata per ricavarne i semi. I semi
FILIERA DELLA CANAPA SCENARI
re inquinanti, sono di qualità incomparabilmente superiore rispetto a quelle prodotte con i derivati del petrolio. Con l’olio di canapa si possono inoltre fabbricare saponi, cere, cosmetici, detersivi (veramente biodegradabili), lubrificanti di precisione ecc. Una volta estratta la fibra tessile o dopo aver raccolto di semi, rimangono la stoppa più la parte legnosa o canapolo, che non si possono considerare solo un semplice sottoprodotto, ma un’altra importante materia prima. Con la stoppa si può fabbricare carta di alta qualità, sottile e resistente. Con le corte fibre cellulosiche del legno si può produrre la carta di uso più corrente, come la carta di giornale, i cartoni ecc. Fare la carta con la fibra e il legno della canapa comporta importanti vantaggi: innanzitutto per la sua enorme produttività in massa vegetale, e poi perché la si può ottenere da un’unica coltivazione insieme alla fibra tessile o ai semi. Un altro grosso vantaggio della canapa è costituito dalla bassa percentuale di lignina rispetto al legno degli alberi, che ne contengono circa il 20 %
i Un convegno sulla produzione della canapa
di canapa contengono proteine di elevato valore biologico nella misura del 24 %, ed un olio nella percentuale dal 30 al 40 %. Per il loro valore nutritivo i semi di canapa sono stati proposti come rimedio alla carenza di proteine dei paesi in via di sviluppo. Le qualità dell’olio di canapa sono eccezionali. E’ particolarmente ricco di grassi insaturi ed è l’ideale per correggere la dieta dell’uomo moderno e per prevenire le malattie del sistema cardiocircolatorio. Altrettanto straordinarie sono le proprietà di questo olio per gli usi industriali: non a caso è stato paragonato all’olio di balena. Le vernici fabbricate con questa materia prima, oltre a non esse-
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La coltivazione della canapa e la costruzione di una filiera agro-industriale legata alle innumerevoli possibilità di utilizzo di questa pianta (alimentari, cosmetiche, tessili, in bioedilizia, ecc.) è stata al centro di una interessante tavola rotonda organizzata dal Circolo Legambiente Valdinievole, da Assocanapa, Chimica Verde, Associazione “Il chicco di grano” e Confederazione Italiana Agricoltori. Il convegno, al quale hanno partecipato oltre cento persone provenienti da tutta la Toscana e anche da regioni limitrofe, è stato introdotto e moderato da Omero Nardini (Associazione “Il chicco di grano”), che ha illustrato le ragioni del progetto promosso da Legambiente e richiamato le prerogative storiche che la Valdinievole vanta per questa produzione agricola. Le relazioni sono state tenute da Maurizio Del Ministro (Legambiente), che ha illustrato la filiera che si sta costruendo in Toscana a partire dalla coltivazione della canapa da seme e dalla trasformazione dei semi in olio, prodotti cosmetici, farina per panificare e pastificare, Sandro Orlandini (Cia), che ha messo a disposizione la sua organizzazione di agricoltori per collaborare alla costruzione della filiera,Beppe Croce (Responsabile di Legambiente per il settore agricolo), che ha parlato dell’importanza della canapa e dei suoi usi, Luciano Zoppi (Regione Toscana), che ha illustrato i progetti realizzati in passato dalla Regione Toscana,Paolo Gullino, un giovane coltivatore di canapa in Toscana, che ha parlato della sua esperienza, Alessandro Zatta (Dipartimento di Scienze agrarie università di Bologna), che ha offerto una panoramica dettagliata delle questioni relative alla coltivazione della canapa,Franco Coter (esperto di trasformazione dei semi di canapa), che ha dedicato il suo intervento all’illustrazione dei processi di trattamento del seme per ottenere olio, farina, pane, pasta e quant’altro. Il convegno ha destato un largo interesse anche nel mondo agricolo locale e diversi agricoltori si sono dichiarati disponibili a partecipare alla definizione del progetto di filiera, che intende, in questa prima fase, limitarsi alla canapa da seme, per poi, una volta consolidatosi, affrontare anche la coltivazione e la trasformazione della canapa da fibra.
SCENARI FILIERA DELLA CANAPA
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anziché il 40 %. Attualmente le grandi cartiere utilizzano solo il legname degli alberi. Il processo per ottenere le microfibre pulite di cellulosa, e quindi la pasta per la carta, prevede l’uso di grandi quantità di acidi che servono per sciogliere il legno. Questa operazione, a un tempo costosa ed inquinante, non è necessaria con la carta di canapa ottenuta dalla sola fibra, e per quanto riguarda il legno di acidi ne servono meno della metà. Inoltre la fibra e il legno della canapa sono già di colore bianco e la carta che se ne ottiene è già stampabile. E per renderla completamente bianca è sufficiente un trattamento al perossido di idrogeno (acqua ossigenata), invece dei composti a base di cloro necessari per la carta ricavata dal legno degli alberi. Questi composti chimici sono una delle cause principali dell’assottigliamento dello strato di ozono nell’alta atmosfera. Con i fusti interi della canapa, pressati con un collante, si possono fabbricare tavole per l’edilizia e la falegnameria in sostituzione del legno, che sono di grande robustezza, flessibilità ed assai più leggere.
Con la cellulosa di cui la pianta è ricca, attraverso un processo di polimerizzazione, si possono ottenere materiali plastici pienamente degradabili che, se in molti casi non possono competere con le sofisticate materie plastiche di oggi, hanno comunque fin dall’inizio una serie di usi importanti per imballaggi, isolanti e così via. La canapa, per la sua alta resa in massa vegetale, è considerata anche la pianta ideale per la produzione di combustibili da biomassa in sostituzione dei prodotti petroliferi. Sia in Europa che nel Nord America i coltivatori sono da tempo alla ricerca di nuove colture che possano ampliare il mercato in settori diversi da quello alimentare. Anche l’UE è interessata a promuovere coltivazioni a destinazione non alimentare e ha individuato nella canapa una delle colture più interessanti. Per questo ha deciso di sovvenzionare i coltivatori di canapa e di sostenere la ricerca per mettere a punto i processi di lavorazione. Questi sono segni che, anche al di là di considerazioni di carattere ambientale, c’è tutto un mondo dell’economia che si sta spo-
stando verso una produzione basata su materie prime naturali e riciclabili, sostitutive del petrolio e dei suoi derivati. Anche il mercato è pronto a ricevere i prodotti della canapa. Esistono già ora centinaia di ditte in tutto il mondo che, usando materie prime provenienti dai paesi che non hanno mai interrotto la coltivazione (come l’Ungheria), fabbricano numerosi articoli a base di canapa.
i Approfondimenti Indispensabile per chiunque voglia approfondire ulteriormente l’argomento è un testo che fa il punto su tutto quello che è stato fatto e su quello che bisogna ancora fare in Italia per riprendere a coltivare questa pianta. (Canapa: il ritorno di una coltura prestigiosa - Nuove produzioni di fibra e cellulosa di Paolo Ranalli e Bruno Casarini edito da Avenue Media di Bologna).
OCCHIELLO TESTATINA
43 LUGLIO 2014
TECNOLOGIE acqua pura
acqua pura: il partner perfetto per la pulizia delle finestre di Torsten Deutzmann*
44 LUGLIO 2014
L’acqua è vitale per la sopravvivenza e la salute di tutte le forme di vita, e svolge un ruolo fondamentale nel settore delle pulizie. Torsten Deutzmann, Direttore Strategic Business Unit di Unger Professional Worldwide, ci spiega come le modalità per ottenere acqua pura hanno progredito, facendo in modo che la pulizia sia ancora più veloce e più efficace e garantendo migliori risultati per i professionisti del settore. Dove saremo senz’acqua? Copre più del 70% della superficie della terra e senza di essa la vita non sarebbe possibile. La sua assenza può causare problemi che possono andare dal semplice divieto di innaffiare i giardini fino a conseguenze ben più gravi, come la perdita di raccolti su vasta scala con la conseguente carenza di prodotti alimentari. L’acqua è quindi un’assoluta necessità ed è ovviamente importante per il settore della pulizia. Tuttavia, quando si tratta del lavaggio delle finestre, l’acqua ha visto una sorta di trasformazione che ha aiutato i professionisti a fornire risultati ancora migliori, grazie ai progressi della tecnologia.
Perché e come si fa a purificare l’acqua L’acqua purificata può avere molti usi. Gioca un ruolo importante nei test di laboratorio, per scopi scientifici e tecnologici, oltre che in molti altri settori industriali come quelli dei cosmetici e dei farmaci. Negli acquari d’acqua dolce e marina aiuta a tenere lontane le malattie dei pesci perché non contiene impurità come rame o cloro. Per la purificazione dell’acqua possono essere utilizzati diversi processi, come la filtrazione a carboni attivi, la microfiltrazione, l’ultrafiltrazione, l’ossidazione con UV e l’elettrodialisi ma l’osmosi inversa (RO) e la deionizzazione si sono dimostrati i metodi più diffusi quando si tratta di pulizia delle finestre. Osmosi inversa (RO) – Con questo metodo, l’acqua viene fatta passare attraverso una membrana applicando una pressione relativamente alta (10 bar). Durante questo processo, gli ioni nell’acqua vengono filtrati via assieme alle molecole che sono attratte da questi ioni. Questo metodo consente al professionista del lavaggio delle finestre di lavorare più ore di fila e con minori costi di manutenzione; è quindi raccomandato in caso di uso frequente di acqua pura. Deionizzazione - La deionizzazione è un processo chimico che utilizza resine a
scambio ionico appositamente studiate per rimuovere gli ioni minerali dall’acqua. Fra questi sono inclusi cationi come sodio, calcio, ferro e rame, oltre agli anioni come cloro e solfato. Dato che può essere utilizzato il 100% dell’acqua in ingresso, il risultato è una produzione di quasi il 100% di acqua pura, contro il 60% di acqua pura in uscita con l’osmosi inversa. Questo metodo è raccomandato per un utilizzo medio o basso di acqua pura. L’acqua purificata è importante sia per i professionisti del lavaggio delle finestre che per altri professionisti della pulizia, come gli addetti alla pulizia delle auto, perché asciuga senza lasciare quelle tracce provocate dai soluti dissolti che si possono trovare nell’acqua “normale”. L’acqua pura garantisce un migliore risultato senza segni o aloni, aumentando la produttività e i risultati. Le aste alimentate ad acqua sono diventate lo strumento preferito dai professionisti del lavaggio delle finestre perché consentono loro di pulire da terra finestre ed edifici alti in modo sicuro, evitando di dover lavorare in altezza. L’acqua pura è utilizzata in questo tipo di dispositivi di pulizia perché offre zero compromessi in fatto di limpidezza: le superfici di vetro risultano pulite e brillanti senza dover ricorrere a prodotti chimici. I sistemi più efficaci di deionizzazione sul mercato convogliano l’acqua usando la pressione del condotto attraverso delle resine miste che attivano un processo di scambio ionico, il quale lega i minerali e le impurità e li trattiene. Queste impurità sono chiamate Solidi Totali Disciol-
acqua pura TECNOLOGIE
ti (TDS) e vengono misurati in parti per milione (ppm). L’acqua è considerata pura quando il suo TDS è misurato a 0ppm. I migliori sistemi di deionizzazione forniscono acqua pura al 100% senza l’impiego di energia elettrica, rendendola immediatamente disponibile sul posto ed offrendo un alto livello di produzione di acqua all’ora. Le opzioni Plug-and-Play, che permettono di collegare semplicemente gli ugelli e di accendere il sistema, sono anche le più comode da utilizzare.
finale, migliorando le percentuali di soddisfazione e di fidelizzazione dei clienti. Dato che si può ottenere una pulizia profonda senza l’uso di prodotti chimici, si possono raggiungere gli obiettivi di protezione dell’ambiente e di responsabilità sociale delle imprese (CSR), con l’ulteriore
vantaggio di risparmiare denaro. E quando le più recenti innovazioni saranno disponibili, il lavoro richiederà ancora meno tempo, aumentando il ritorno sugli investimenti (ROI) senza sacrificare le norme igieniche. *[Unger Professional]
Più veloce, più semplice ed ecosostenibile Uno degli aspetti della deionizzazione da considerare sono le resine, che sono quelle che fanno il lavoro più duro e devono essere sostituite regolarmente. Le resine sono simili come aspetto e al tatto a della sabbia, si trovano di solito in sacchi da 25 litri e devono essere versate nei vasi di deionizzazione. Per la maggior parte dei sistemi attualmente sul mercato, quest’operazione richiede circa 5-10 minuti. Sebbene non si tratti di un tempo esagerato, un modo di sostituzione più veloce renderebbe la vita dei professionisti ancora più semplice. Sono orgoglioso e felice di poter annunciare che grazie ai progressi della tecnologia e della progettazione, questo desiderio potrebbe diventare presto realtà. Oggi sta diventando possibile offrire un cambio della resina più veloce, attraverso dei sacchetti appositamente studiati, già riempiti di resina, che possono ridurre i tempi di sostituzione fino a 10 secondi. Inoltre, ad oggi, i sistemi di deionizzazione sono per la maggior parte ibridi, con unità standard utilizzate per altri settori e applicazioni che sono state adattate per il settore della pulizia. Tuttavia, grazie ai riscontri degli utilizzatori e all’evidente importanza di questo tipo di pulizia per il nostro settore, non è lontano il giorno in cui potremo avere la prima unità “su misura”, appositamente progettata e realizzata per il settore della pulizia. Per concludere, l’acqua pura offre tutta una serie di vantaggi per i professionisti del lavaggio delle finestre. La sua capacità di pulire senza lasciare segni o aloni vuol dire poter fornire risultati ancora migliori al cliente
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TECNOLOGIE NUOVI MATERIALI
verso una gdo “mangiasmog”: si può fare di Simone Finotti
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Le incredibili proprietà dei nuovi materiali per l’edilizia promettono un futuro all’insegna dei cementi mangia-smog, dei gres autopulenti e dei vetri antibatterici. Le realizzazioni sono sempre più numerose, in Italia e all’estero. E noi rilanciamo: perché non pensare a supermercati e centri commerciali che aiutino l’ambiente? Proviamo a immaginare: e se la GDO, oltre a darci tutti i prodotti che ci servono per vivere, per lavorare, per divertirci e per stare bene, ci desse anche un’altra cosa preziosa, e cioè aria pulita da respirare? Insomma, che ne direste se i centri commerciali, divenuti negli ultimi decenni protagonisti indiscussi delle nostre città (e delle nostre vite), mettessero tutta l’imponenza della loro struttura al servizio dell’ambiente?
Il cemento fotocatalitico del futuro No, non è fantascienza: le nuove tecnologie e i nuovi materiali fanno miracoli, e trasformano il cemento da superficie anonima, impattante e inquinante a “filtro” per un’aria più pura e un ambiente più salubre. Pioniere, in questo, campo, è l’italiana Italcementi, che già 10 anni orsono, nel 2004, aveva realizzato e brevettato Tx Active, principio attivo che ha reso possibile la creazione di un rivoluzionario cemento “mangia-smog” in grado di trasformare, a contatto con l’aria, gli agenti inquinanti in nitrato di sodio e calcio, tramite un processo di fotocatalisi. Alla base di tutto, l’ossido di titanio, che accelera l’ossidazione degli agenti inquinanti presenti nell’aria, riducendo fino al 70% la presenza di ossido di azoto, responsabile della formazione di polveri sottili a bassa quota. 1000 metri quadrati di questa superficie equivalgono, è stato calcolato, a 80 alberi (o a 30 auto a benzina in meno): e non a caso, proprio in questi giorni Tx Active è protagonista a Berlino della finale degli European Inventor Award dell’EPO (European Patent Office), gli Oscar dell’innovazione tecnologica, nella categoria “Industry”. I vantaggi sono notevoli, anche dal punto di vista estetico, perché le strutture rivestite del particolare film “attivo” sono più belle e più pulite, non subendo i ben noti effetti opacizzanti dello smog.
Pulenti e autopulenti Cementi autopulenti che, oltre a pulire se stessi, rendono più salubre l’aria circostante. Sembra un sogno, eppure ci sono già, anche in Italia, non pochi edifici realizzati con questo sistema. La chiesa romana Dives in Misericordia (o chiesa del Giubileo, nel quartiere Tor Tre Teste, dell’architetto
Richard Meier), realizzata proprio per l’anno giubilare del 2000, è stata la capostipite delle costruzioni con questo tipo di cemento che “respira”, ma altre grandi strutture sono degne di nota, come il quartier generale degli uffici della Air France presso l’aeroporto internazionale Charles de Gaulle a Parigi, i.lab, il nuovo centro di Ricerca & Innovazione di Italcementi a Bergamo, e il Vodafone Village a Milano che, con 20.000 metri quadrati di superficie foto catalitica, costituisce la maggiore opera finora realizzata con questo materiale. E già si parla di un suo impiego per l’avveniristica struttura esterna di Palazzo Italia a Expo 2015. Si stima che un utilizzo costante ed esteso del prodotto all’interno della cerchia urbana migliorerebbe considerevolmente la qualità dell’aria. In una città come Milano, ad esempio, i ricercatori hanno calcolato che rivestire con prodotti a base di cemento contenenti Tx Active il 15% delle superfici urbane a vista possa permettere di ridurre l’inquinamento di circa il 50%.
In GDO c’è già qualche esempio E allora perché non estendere l’impiego di questi nuovi, straordinari materiali anche
NUOVI MATERIALI TECNOLOGIE
alla GDO, un settore tanto vitale per la nostra economia, che di strutture ne ha in abbondanza, di ogni tipo e dimensione, diffuse capillarmente dalle Alpi alla Sicilia? In effetti qualcosa c’è già, le primissime esperienze risalgono al 2007: in particolare, il gruppo Moretti SpA, con sede a Erbusco, in Franciacorta, già sette anni fa ha utilizzato ben 12.000 metri quadrati di pannelli in Tx Active (12 x 2,5m) per l’ampliamento di un grande centro commerciale nell’hinterland milanese, particolarmente esposto all’inquinamento ambientale. In quel caso i pannelli, destinati al rivestimento esterno della struttura, sono stati esplicitamente richiesti bianchi, con superfici autopulenti, antibatteriche e fotocatalitiche.
Dal gres al vetro, i rivestimenti ecologici non mancano Ma il vero exploit, in Italia e in Europa, di queste tecnologie, si è registrato negli ultimissimi anni. Come spesso accade, la città capofila dell’evoluzione architettonica è Berlino, dove sono ormai diversi gli edifici realizzati con materiali che aiutano l’ambiente. L’archistar Daniel Libeskind, che nella capitale tedesca ha già realizzato il magnifico Jüdisches Museum, ha da poco firmato il progetto di un nuovissimo edificio in Chausseestrasse 43, zona Mitte, che verrà ultimato entro il prossimo anno. Si parla di un complesso residenziale di otto piani, in totale 73 appartamenti dalla grandezza varia da una a quattro camere, con un parcheggio sotterraneo e un cortile comune. Oltre alla silhouette futuribile, e alle ampie vetrate (realizzate con vetro antibatterico!) per catturare il massimo della luminosità, l’edificio ha tanti altri plus: Libeskind, come ormai ci ha abituato
a fare, impiegherà la ceramica per l’esterno, ma questa volta la copertura sarà in un gres tutto speciale fornito dall’azienda italiana Casalgrande Padana, dal 1960 specialista in materiali architettonici innovativi. Tra le prerogative del gres “berlinese”, c’è la straordinaria capacità autopulente, e, come dicevamo, anche la sostenibilità: privo di smalti e costituito esclusivamente da materie prime naturali (argille particolari additivate con silice e feldspati), è ottenuto mediante un processo produttivo a ciclo chiuso, con sofisticate apparecchiature antinquinamento che consentono il riciclo e il recupero completo di tutte le componenti, con emissioni e dispersioni sostanzialmente nulle. Inoltre, grazie alla tecnologia catalitica del biossido di titanio, purifica l’aria e riduce la concentrazione di smog nelle aree limitrofe. Fra l’altro richiede pochissima manutenzione e in cantiere non produce grandi quantità di scarti. Semplici e rapide le operazioni di posa. D’altra parte, proprio sul fronte del gres la ricerca ecosostenibile ha fatto, negli ultimi anni, passi da gigante: basti pensare che questo materiale è ricavabile anche dalle frazioni vetrose dei vecchi televisori analogici (gli “schermi grigi”, per intenderci), con un recupero virtuoso di materiale altrimenti difficile da riutiliz-
zare. Il gres è la specialità della Casalgrande Padana, che nella lunga lista delle sue realizzazioni annovera anche diversi centri commerciali in Italia e all’estero. In questo caso, però, parliamo non tanto di rivestimenti esterni, quanto di superfici interne. Fra le referenze italiane si segnalano gli shopping center “La cartiera” di Pompei, “Città dei templi” di Agrigento e “Tiburtino” di Guidonia. E visto che ci siamo (e che nella GDO è un materiale molto usato) vale la pena di spendere due parole anche sul vetro antibatterico, anch’esso un materiale molto recente (è in commercio da nemmeno tre anni): il brevetto del VetroAntibatterico è di AGC Glass Europe, e il materiale è oggi impiegato soprattutto in sanità (in Europa ci sono ospedali dotati di questo materiale in Francia, Belgio e Bulgaria). L’azione antimicrobica si basa sulla presenza di ioni d’argento, in grado di eliminare fino al 99,9% dei batteri e impedire la proliferazione di funghi e altri microrganismi. Non è detto che, in futuro, questo tipo di vetro troverà un più ampio campo di applicazione.
Cosa riserva il futuro? Tutto, insomma, sembra lasciar presagire un futuro all’insegna dell’innovazione green anche per quanto riguarda l’edilizia, e anche nel settore della Grande Distribuzione Organizzata. Gli esempi e i case-studies, in Italia e all’estero, non mancano. La palla passa ora alle committenze, e a questo proposito chiudiamo la riflessione con alcuna domande, proprio come l’avevamo aperta: sono pronte ad investire in questo campo? Saranno in grado di comprendere l’importanza del ritorno non solo in termini, ovvi, di benessere per la comunità, ma anche di immagine per il marchio?
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TESTATINA OCCHIELLO
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AFFARI E CARRIERE
Il fondo Ambienta compra il 100% di Ip Cleaning Dopo oltre sei mesi di trattativa esclusiva con l’azionista Synergo sgr l’operatore di private equity Ambienta sgr, specializzato in investimenti nel settore dell’efficienza energetica delle risorse fondato da Nino Tronchetti Provera, ha acquisito il 100% del capitale IP Cleaning, per un investimento complessivo di circa 50 milioni di euro. Di questi, il 75% saranno impiegati per un aumento di capitale finalizzato al rilancio del gruppo di Portogruaro, che si colloca tra i primi tre produttori europei nel settore del cleaning professionale e nei suoi sei stabilimenti, ubicati nel Nord Italia, impiega un migliaio di dipendenti. Importanti ope-
Arix s.p.a. acquisisce la tedesca Coronet e assume una dimensione europea ARIX S.p.A., azienda leader nel mercato italiano degli strumenti per le pulizie domestiche e professionali, comunica che il giorno 1 giugno 2014 è stata finalizzata a tutti gli effetti l’acquisizione di Coronet Germany GmbH. L’operazione prevede anche la rilevazione delle controllate Coronet Austria Gmbh e Coronet Polska sp. z o.o, e rappresenta un passo strategico decisivo nel processo di internazionalizzazione avviato da ARIX nel corso degli ultimi anni. Alla base di questa decisione vi è l’obbiettivo di sviluppo e consolidamento di una posizione di rilievo nel mercato continentale partendo proprio dalla Germania, l’economia europea più importante, per poi coprire l’intera EU: un contesto europeo sempre più unito, espressione di oltre 700 MIO di abitanti, lascia presagire potenzialità di sviluppo ancora inespresse. Coronet Germany GmbH, fondata nel 1920 a Sprockhovel nel land Nord Reno-Westfalia, è una storica realtà commerciale tedesca nel settore degli strumenti per la pulizia della casa, il cui marchio è tra i più impor-
razioni di riorganizzazione si profilano soprattutto sul versante commerciale, dove Ambienta ha l’obiettivo di coordinare meglio le unità produttive con la capillare rete vendita internazionale, e sotto il profilo della semplificazione della struttura del gruppo. Nel campo dei prodotti, Ip Cleaning vanta un portafoglio di macchine, attrezzature e soluzioni professionali all’avanguardia note in tutto il mondo: una forza che ha consentito all’azienda veneta di chiudere il 2013 con un fatturato di 170 milioni di euro (27 milioni l’Ebitda). Il nuovo piano industriale, dopo la rimodulazione del debito (che ammonta a circa 90 milioni), mira a un sensibile incremento di fatturato nei prossimi anni. A provarci sarà il nuovo presidente e AD Federico De Angelis, che ha già contribuito al rilancio di società come De Longhi e Saeco.
tanti in Germania e nell’Europa centrale: nel suo core business rientrano strumenti e attrezzi per le pulizie domestiche, scope e spazzole, oltre ad accessori per la cura dei capi d’abbigliamento e a complementi d’arredo per gli ambienti domestici. Nel 2005
Coronet GmbH è stata rilevata da Noelle group GmbH & Co. KG., a sua volta acquisito nel 2011 da Nespoli Group, che pertanto ne ha detenuto il controllo fino agli odierni eventi. Coronet Germany GmbH e Coronet Austria Gmbh manterranno autonomia operativa e gestionale, con la supervisione e il controllo di ARIX S.p.a.. Per Coronet Polska sp. z o.o, è previsto a breve il perfezionamento dell’operazione di fusione per incorporazione in ARIX Polska sp. z o.o, business unit polacca di ARIX S.p.A. A distanza di quattro anni dall’acquisizione del ramo d’azienda e del marchio Ton-
kita, quella di oggi rappresenta per ARIX S.p.A una coraggiosa e lungimirante scelta imprenditoriale in uno scenario economico globale incerto, con un mercato interno ancora asfittico e circondato da economie dinamiche con alti tassi di crescita. La forte vocazione industriale e internazionale che da sempre caratterizza la società viadanese, il patrimonio unico di know-how, tecnologie, competitività ed expertise costruite nel tempo; la razionalizzazione degli assortimenti e le sinergie produttive e commerciali che ne derivano. Sono questi gli asset che potranno concorrere allo sviluppo di un’offerta strategicamente integrata in termini di commodity e utilities, che consenta ad ARIX, per mezzo di Coronet, di penetrare, crescere e presidiare da leader nuovi e proficui mercati. [www.arix.it/it/professional]
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CARNET
Rcm al Mugello con Yamaha
50 agosto 2013
Rcm ci ha ormai abituato a stare a tu per tu con i motori più veloci del mondo: dopo l’esordio in F1, che data addirittura 1980, con il servizio di pulizia rapida delle piste, e dopo le “rosse” di Maranello, con la pulizia degli stabilimenti e con il Museo Casa Enzo Ferrari inaugurato lo scorso anno, ecco la collaborazione con Yamaha Motor Racing, che ha colorato di futuro la pista del Mugello, un vero gioiello immerso nei verdi declivi della collina toscana. Al Mugello sono stati presenti due tricicli elettrici Zero System a pedalata assistita, con tanto di contenitori per la raccolta rifiuti e la possibilità di ospitare una piccola motoscopa elettrica, e un “celerifero”, frutto della collaborazione fra Rcm e l’Ipsia “Enzo Ferrari” di Maranello. Anche questo triciclo a pedalata assistita è dotato di piattaforma laterale di carico, dove trovano alloggio tre contenitori per la raccolta differenzia-
ta e l’attrezzatura necessaria alla movimentazione dei rifiuti stradali. Un mezzo che si trova perfettamente a suo agio nei centri storici come nelle aree verdi. Il progetto Kiss Mugello (twitter: #kissmugello) è riassunto in un simpatico volantino che riporta una mappa completa del circuito con punti di ristoro, toilette, raccolta differenziata e distribuzione dei sacchetti per i rifiuti. E c’è anche un concorso per i 10 selfie più simpatici, premiato con un rega-
lo esclusivo autografato da “Vale” e Marc Màrquez, ambasciatori Fim Green. Un contesto in cui le soluzioni Rcm si sentono a casa propria: Celerifero e Zero System, già sperimentati con successo dal Gruppo Hera per la pulizia dei centri storici, non sono soltanto mezzi a zero emissioni, ma impiegano anche fonti energetiche rinnovabili come il fotovoltaico per incrementare le loro performance “pulite”. [www.rcm.it]
ORIZZONTI
Lavasciuga pavimenti Comac: ideali per la grande distribuzione organizzata, perché efficienti, silenziose e facili da usare! La pulizia meccanizzata delle superfici nella grande distribuzione organizzata è ormai divenuta indispensabile e lo sarà sempre di più in futuro, dato che le catene di supermercati, ipermercati, centri commerciali e grandi magazzini stanno avendo nel nostro Paese uno sviluppo notevole. In questi luoghi, che accolgono quotidianamente milioni di persone, è d’obbligo il raggiungimento di standard di pulizia, sicurezza e salubrità assoluti, conseguibili solo a condizione di adoperare macchine efficaci, capaci di svolgere interventi rapidi, mirati ed assai efficienti. La mission di Comac, industria leader nelle tecnologie per l’igiene ambientale, è quella di aiutare i propri clienti a conseguire – anche in questo delicato settore - i migliori risultati possibili con costi di gestione contenuti. Le lavasciuga pavimenti Comac sono state realizzate per garantire la massima igienizzazione rimuovendo lo sporco dai pavimenti e raccogliendolo in un serbatoio di recupero semplice da svuotare a fine lavoro. Ogni macchina, di facile impiego, può essere pulita e igienizzata assai velocemente e senza alcuna difficoltà a fine prestazione. Le nuove lavasciuga pavimenti prodotte dall’industria scaligera, lavano ed asciugano perfettamente in un unico passaggio; inoltre si possono usare per pulire i punti vendita anche con la presenza di persone, eliminando ogni pericolo di scivolosità. Il loro impiego è consigliato per le operazioni di pulizia nei punti vendita degli ipermercati, anche durante i normali orari di lavoro, grazie al basso livello di rumorosità che non disturba l’ambiente e chi lo vive. La gamma di lavasciuga pavimenti con operatore a bordo indicate per igienizzare le grandi superfici è assai ampia: per lo sporco difficile i modelli più adatti sono Flexy ed Ultra: entrambe sono dotate di grande forza
lavante, grazie anche alla pressione regolabile delle spazzole. Optima, ultima nata, dotata di grande autonomia di lavoro, è davvero ideale per la pulizia di manutenzione di pavimentazioni più delicate. Grazie al doppio motore di aspirazione, il pavimento è perfettamente asciutto e subito sicuro con un solo passaggio, mentre la potente motoruota, antiscivolo e antitraccia, assicura una perfetta aderen-
za anche su pavimento bagnato. Optima è in grado di affrontare qualsiasi condizione di sporco, tramite la pressione delle spazzole, regolabile fino a 100 Kg, mentre nelle versioni con CDS (Comac Dosing System), vi è la possibilità di regolare le quantità di acqua e di detergente secondo la necessità, evitando gli sprechi.
Medusa: una gamma “tentacolare” Medusa, azienda specializzata nella produzione di detergenti professionali ed industriali, si contraddistingue per la flessibilità con la quale riesce a soddisfare ogni richiesta dei propri clienti e per l’ampia gamma di referenze. Le linee di competenza comprendono i settori cucina, lavanderia, pulizia ambienti e pavimenti, HACCP, zootecnia ed agroindustria, piscine, autolavaggi e la nuova linea INTENSE (formulati superconcentrati), oltre ad una vasta serie di prodotti di nicchia. Tra i prodotti della Linea Industria si distingue il BICOMPONENTE, un detergente bifasico alcalino. BICOMPONENTE è particolarmente indicato in ambito industriale, per il lavaggio di celle frigorifere, pa-
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[www.comac.it]
reti e pavimenti dei locali adibiti alla lavorazione e manipolazione di alimenti. Ideale anche per lavaggio di automezzi per il trasporto alimentare interno (es. celle frigorifere) ed esterno. BICOMPONENTE rimuove sporchi estremi di natura grassa (olio, burro, grassi animali e vegetali, sapone, cera e nafta) e sintetica (pittura, vernice, colla di cellulosa, catrame, oli e inchiostri sintetici). BICOMPONENTE è un moderno formulato che sfrutta l’effetto sinergico che si crea combinando opportunamente una elevata concentrazione di alcali, solventi, tensioattivi non ionici e sequestranti organici. Il prodotto viene proposto in confezione da 5, 10 e 25 kg. Medusa concede i propri prodotti in esclusiva ai propri distributori specializzati, offrendo la possibilità di differenziarsi attraverso la personalizzazione di packaging ed etichettatura. [www.medusasrl.com]
ORIZZONTI
Nuovi Guanti in Nitrile Reflexx 68 e cambio sede SGR Reflexx presenta un nuovo guanto in Nitrile monouso, Reflexx 68, privo di polvere e di spessore elevato, con un’ottima resistenza, studiato per chi lavora in presenza
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di rischi chimici ed in condizioni di elevata usura. Il prodotto è stato certificato come Dispositivo di Protezione Individuale in Cat. III, secondo la normativa EN 374 parte 3. E’ consigliato in meccanica ed industria, anche in presenza di parti oleose e grasse, in farmaceutica, in laboratori, in grafica ed elettronica e per molti lavori in cui si viene a contatto con prodotti chimici. Il prodotto è garantito esente da Lattice naturale e dunque utile anche per gli utilizzatori affetti da patologie allergiche di tipo I. SGR Reflexx informa la clientela che, a partire dal 1 luglio 2014, varierà il nome in Reflexx S.r.l.. Nella stessa data gli uffici si trasferiranno in Via Passeri, 2 VIADANA a pochi metri dagli attuali uffici, nella sede dello stabilimento “ex Brozzi” ora parte del gruppo ARIX SpA.
Gli imprenditori di We Italia, la rete di distributori di sistemi, servizi e prodotti per l’igiene e la pulizia professionale, si sono riuniti in Assemblea dei Soci a Bologna il 25 e 26 Giugno scorso. Il meeting ha permesso agli imprenditori del Gruppo di confrontarsi sull’andamento del settore e di valutare i risultati di vendita dei primi cinque mesi dell’anno. Nonostante il Paese non abbia ancora palesato una ripresa economica rilevante, i risultati di vendita del Gruppo sono di grande rilievo con una crescita di fatturato di circa il 10% rispetto allo stesso periodo del 2013. Questo signifi-
[www.reflexx.com]
Interchem Italia: sviluppo e innovazione ecosostenibile Dal 1897 INTERCHEM ITALIA approccia al mercato con costante impegno, serietà e passione, progettando e realizzando prodotti in grado di risolvere i problemi di pulizia e igiene nelle comunità, nella ristorazione e nell’industria, rispettando le norme vigenti nei diversi ambiti e investendo sulla ricerca annualmente fra 8% e il 10% del proprio fatturato. Infatti nel laboratorio di Ricerca & Sviluppo, dotato delle più moderne apparecchiature, lavorano stabilmente quattro figure professionali, che si dedicano esclusivamente all’individuazione e creazione di nuovi formulati, nuove soluzioni e nuovi sistemi per il pulito professionale. Uno degli sforzi principali portati avanti negli ultimi anni riguarda le formulazioni di prodotti e sistemi ecosostenibili come superconcentrati e monodosi, che potrebbero rivelarsi anche un forte risparmio per l’utilizzatore finale. Il “fiore all’occhiello” è sicuramente rappresentato dalla linea VERDE ECO una gamma di ben 12 formulati certificati ECOLABEL efficaci, sicuri e competitivi. Tutto questo è frutto di una politica “consapevole che i futuri scenari economici e la maggior competitività dei mercati richiederanno un’attenzione sempre crescente alla qualità del prodotto, non solo in termini di prestazioni tecniche, ma anche in termini di sostenibilità ambientale”.
We Italia: la rete Globale di Distributori del pulito professionale
L’innovazione è da considerarsi per uno sviluppo ecosostenibile e per supportare al meglio il lavoro di chi utilizza i prodotti e dei rivenditori, punto di riferimento per la distribuzione dei prodotti INTERCHEM ITALIA dove ricerca & sviluppo e i moderni impianti di produzione consentono di programmare a breve termine le preparazioni dei prodotti altamente performanti e avere tempi di produzione sempre più bassi. [www.interchemitalia.it]
ca che nuovi clienti globali nei segmenti di mercato dell’Ho. re.ca., della Sanità, dell’Industria, della Grande Distribuzione e delle Imprese di Servizi progettano insieme a We Italia le loro attività. D’altra parte con le oltre 50 sedi in Italia, l’organizzazione così capillarmente strutturata è in grado di realizzare soluzioni tecniche efficaci ed innovative e servizi “su misura” per ciascun cliente ovunque si trovi e comunque sia organizzato. Inoltre con il nuovo progetto WeThinkGeen, We Italia è in grado di elaborare, in collaborazione con i più importanti produttori nazionali ed internazionali, soluzioni che permettono una riduzione considerevole dei consumi, dei rifiuti e degli sprechi a tutto vantaggio dell’ambiente. Un meeting quindi all’insegna di importanti risultati che impegnano ancora di più nei confronti dei clienti attuali e potenziali. We Italia: Professionale, Globale. [www.we-italia.it]
ORIZZONTI
Lavasciuga pavimenti iMx ed Mxr, le proposte convenienti e silenziose di Fimap per le superfici commerciali
Ambienti come i supermercati vedono durante la giornata il passaggio di molte persone e necessitano per questo motivo di una particolare cura nella pulizia delle superfici, che devono saper contribuire a rendere l’immagine complessiva del supermercato adeguata alle aspettative della clientela. Spazi di questo genere comprendono aree dalle diverse metrature e necessitano di macchine per la pulizia che siano versatili, compatte, veloci e molto silenziose. Si distinguono per tali caratteristiche i modelli iMx ed Mxr di Fimap, ideali per essere impiegati in questa tipologia di settore. Per chi desidera un modello compatto, per la pulizia di spazi fino a 1800 m², la lavasciuga pavimenti iMx offre i più bassi costi di mantenimento e grande produttività. Con una autonomia delle batterie di 4 ore e la grande capienza dei serbatoi l’operatore può lavorare in tranquillità riducendo le soste per il riempimento dei serbatoi. Inoltre il design della nuova maniglia favorisce un’estrema maneggevolezza ed ergonomia, oltre ad aumentare la sicurezza durante il lavoro, in quanto basta lasciare la presa per fermare immediatamente la macchina e tutte le sue funzioni. iMx è ideale per lavorare in presenza di pubblico, quindi durante l’orario di apertura delle attività commerciali, perché molto discreta e silenziosa, grazie alla funzione Eco Mode che una volta attivata riduce ulteriormente il livello di rumorosità, permettendo di lavorare senza disturbare. Il massimo esempio della versatilità è certamente Mxr, la lavasciuga pavimenti per operatore a bordo che lavora negli stessi spazi dei modelli per operatore a terra. Mxr è così compatta, pur essendo estremamente confortevole da utilizzare che può essere impiegata già a partire da 2000 m² e fino a 4500 m². A parità di investimento si possono coprire più metri quadrati, più velocemente e senza fatica per l’operatore che lavora comodamente seduto. Potendo lavorare anche su spazi ridotti pur avendo il caratteristico comfort dei modelli per operatore a bordo Mxr risulta un modello di estrema convenienza. Anche Mxr è dotata della funzione Eco Mode, che permette di ridurre i consumi e la rumorosità, portando il livello di pressione acustica fino a soli 54 dB (A)*. I comandi al volante, dal design innovativo, rendono la guida intuitiva, comoda e sicura, senza distrazioni per l’operatore. iMx ed Mxr assicurano la massima convenienza in termini di consumi e di gestione oltre a garantire ottime prestazioni per la pulizia di manutenzione di ambienti molto frequentati. * In accordo alla normativa ISO 11200, in particolari condizioni [www.fimap.com]
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ORIZZONTI
Una gamma sempre più ampia, per ogni necessità Negli ultimi anni Aral ha continuato e continua la sua evoluzione, dopo aver completato la Linea Lavanderia e ultimato la Linea Elisir e Linea Auto. Sempre attenta alle pro-
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blematiche relative alla sanità e al risparmio, ha deciso di ampliare il ventaglio di offerta dei propri prodotti rendendoli sempre più concentrati e abbattendo sempre più i costi in uso. La punta di diamante della gamma resta il Biostat, un prodotto in grado di detergere le superfici abitualmente a contatto
con alimenti e, grazie alla sua vaporabilità, di non lasciare residui sulle superfici trattate. Per le sue caratteristiche Biostat è idoneo alle normative di autocontrollo HACCP, e molto altro. L’elevata concentrazione dei prodotti ha permesso ad Aral di completare la propria linea Agroalimentare fornendo soluzioni per qualsiasi necessità. La Linea Agroalimentare è costituita dalle seguenti classi di prodotti: detergenti schiu-
mogeni e non, sgrassanti solventati, disincrostanti acidi, ed igienizzanti per ambienti ed apparecchiature; inoltre Aral fornisce la consulenza ed il supporto di professionisti che garantiscono la risoluzione di problemi di incrostazione, ossidazione, rimozione dei residui grassi e organici più difficoltosi. Importante è la presenza di potenti igienizzanti e sanitizzanti in grado di prevenire forme di contaminazione, il tutto supportato da test di performance per ben 36 prodotti. Aral ha ottenuto grande consenso anche nella Linea Cucina, ora arricchita di nuovi detergenti per stoviglie, detergenti che garantiscono elevata economicità risultato, contattateci per saperne di più. Questi prodotti sono tutti formulati nel rispetto delle normative H.A.C.C.P.. [www.aralsrl.com]
ORIZZONTI
55 LUGLIO 2014
ORIZZONTI
56 LUGLIO 2014