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Menu stuzzicanti a base di… insetti

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luglio 2016

menu stuzzicanti a base di… insetti

di Umberto Marchi

Il Regolamento UE 2283/2015, entrato in vigore quest’anno, semplifica l’accesso al mercato europeo degli alimenti del “novel food” appartenenti alla tradizione dei paesi extraeuropei: in gran parte si tratta di insetti, che la Fao considera una soluzione alla scarsità di proteine e ai problemi ecologici legati alla produzione di cibo.

Avete presente le avventure “al limite” di Bear Grylls, l’ “iron man” televisivo che va alla scoperta dei posti più inospitali del pianeta improvvisando accampamenti estremi e nutrendosi di insetti vivi? Quante volte abbiamo pensato con ribrezzo a quegli esoscheletri spezzati con i denti, alla viscida bava delle lumache, alla fastidiosa consistenza dei vermi e al disgustoso dibattersi delle zampe dei ragni e dei millepiedi mentre lui, in tutta tranquillità, se ne ciba senza fare una piega? Inutile negarlo: la nostra sensibilità alimentare fa a pugni con l’idea di ingerire insetti, anche se non è un mistero che in diversi posti del mondo essi siano comunemente mangiati e, anzi, in alcuni casi considerati delle prelibatezze.

Il nuovo Regolamento sul “Novel food”

Qualcosa, però, anche alle nostre latitudini sta cambiando, e non si tratta solo di gusto e globalizzazione gastronomica: il fatto è che in un pianeta ormai occupato da sette miliardi e mezzo di anime (si stima che saranno quasi 10 nel 2050) i cibi proteici, di cui abbiamo tanto bisogno, iniziano a scarseggiare. In questo quadro gli insetti possono fornire una soluzione a portata di mano. Secondo la Fao attualmente essi integrano la dieta di almeno due miliardi di persone al mondo, e ben presto il problema della scarsità di cibi proteici potrebbe arrivare molto più vicino a noi di quanto possiamo immaginare. Non è un caso che, lo scorso dicembre, sia stato pubblicato il Regolamento 2015/2283/UE, in vigore da gennaio, che facilita l’accesso ai mercati europei per diversi alimenti delle tradizioni alimentari extraeuropee, insetti in testa. Insomma, il nuovo Regolamento sul “novel food” (nuovi alimenti, appunto) prevede che sulle nostre tavole possano arrivare anche lepidotteri, imenotteri, celiferi, uova, larve e compagnia bella in modo molto più semplice rispetto a ieri. Limitiamoci a un primo esempio, rimandando a più sotto gli approfondimenti del caso: per garantire a un alimento “esotico” un accesso facilitato al mercato europeo, basterà una semplice notifica che dimostri un comprovato consumo, per 25 anni almeno, di un numero significativo di persone in un paese terzo. Il che, nel caso degli insetti, è una circostanza abbastanza frequente, anche perché si tratta di alimenti che, oltre ad essere ricchissimi di proteine, lo sono anche di altri importanti elementi come vitamine, fibre e sali minerali. Un bruco, ad esempio, fornisce più di 30 milligrammi di ferro per 100 grammi di materia secca, a fronte del milligrammo o poco più della carne bovina.

Gli insetti più mangiati

Poco meno di 2mila, secondo i dati Fao, sono le specie di insetti che già oggi sono consumate nel mondo: per il 31% coleotteri, per il 18% bruchi (lepidotteri), per il 14% api – vespe e formiche (imenotteri), per il 13% cavallette – locuste e grilli (ortotteri), per il 10% cicale – cicaline – cocciniglie e cimici (emitteri), per il 3% termiti (isotteri), per il 3% libellule (odonati), per il 2% mosche (ditteri), per il 5% insetti appartenenti ad altri ordini. La Fao, ormai da tempo, li considera il cibo del futuro, un futuro che ormai è già in gran parte arrivato: anche perché gli insetti hanno un contenuto nutrizionale e proteico paragonabile a quello della carne e del pesce, e hanno un impatto ambientale (in termini soprattutto di consumo di acqua, disponibilità di terreni ed emissione di gas serra) notevolmente inferiore rispetto agli allevamenti del bestiame convenzionale.

Un cibo sostenibile

Un altro aspetto da considerare, infat-

ti, è quello della sostenibilità: a parità di quantità, e di potere nutritivo, gli insetti impattano enormemente di meno rispetto agli alimenti “proteici” tradizionali. Basti solo pensare al cosiddetto “coefficiente di conversione nutrizionale”: in media, mentre per far crescere di 1 kg un bovino ci vogliono 8 chili di mangime, con gli insetti ne bastano 2 (dati Istituto zooprofilattico delle Venezie). Inoltre, assicurano gli esperti, il superamento del tabù psicologico non è così difficile. Lo possono confermare molti studenti di entomologia, che alla fine dei corsi si dichiarano pronti ad inserire gli insetti nei loro menu quotidiani. E anche molti chef, che all’estero fanno uso abituale degli insetti, che conferiscono ai piatti un sapore particolare (alcune cimici sanno di avocado, ci sono vermi che hanno il sapore di agave, e altri insetti sanno di cannella, mela, anice). E se in molte parti del mondo gli insetti vengono cacciati, ma non ancora allevati, l’Europa si sta muovendo verso la creazione di un vero e proprio sistema di allevamento di insetti destinati al consumo. In Francia e Olanda ci sono locali stellati che propongono insetti, e dal 2016 anche la vicina Svizzera vende tarli della farina (in larva), locuste migratorie e grilli domestici.

In Italia c’è ancora diffidenza

E in Italia? Da sempre l’Italia è, fra gli stati europei, il meno tollerante in questo senso. Nel 1997, quando in Europa uscì il primo regolamento sul Novel food, l’Italia ne diede un’interpretazione restrittiva, di fatto vietando la vendita di insetti per il consumo umano. Ora, però, qualcosa inizierà a cambiare, anche perché se così non fosse si rischierebbe di restare fuori da un mercato molto interessante, anche volendo limitarsi a un ragionamento squisitamente economico. In questo quadro si colloca il Regolamento 2015/2283, che modifica il regolamento (UE) n. 1169/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio e abroga il regolamento (CE) n. 258/97 del Parlamento europeo e del Consiglio e il regolamento (CE) n. 1852/2001 della Commissione. Fra gli aspetti più rilevanti c’è la semplificazione delle procedure per l’autorizzazione di un nuovo alimento (capo III, articoli 10 e seguenti), che avrà senza dubbio un effetto anche sulla situazione italiana.

Il regolamento: una decisa semplificazione

In particolare la procedura per autorizzare l’immissione sul mercato dell’Unione di un nuovo alimento e per aggiornare l’elenco dell’Unione di cui all’articolo 9 è avviata su iniziativa della Commissione o a seguito di una domanda presentata alla Commissione da un richiedente. La Commissione mette tale domanda a disposizione degli Stati membri senza ritardo. La domanda di autorizzazione dovrà contenere: il nome e il domicilio del richiedente; il nome e la descrizione del nuovo alimento; la descrizione del processo di produzione; la composizione dettagliata del nuovo alimento; prove scientifiche attestanti che il nuovo alimento non presenta rischi associati alla sicurezza per la salute umana; se del caso, il metodo di analisi; una proposta relativa alle condizioni d’uso previsto e ai requisiti specifici di etichettatura per non indurre in errore i consumatori o una motivazione verificabile che illustri le ragioni per cui tali elementi non sono necessari. Su richiesta della Commissione, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare emette il suo parere se l’aggiornamento sia responsabile di avere un effetto sulla salute umana. La procedura per autorizzare l’immissione sul mercato dell’Unione di un nuovo prodotto alimentare e per aggiornare l’elenco dell’Unione si conclude con l’adozione di un atto di esecuzione. In particolare, entro sette mesi dalla data di pubblicazione del parere dell’Autorità, la Commissione aggiorna l’elenco dell’Unione tenendo conto di tutti i fattori pertinenti alla questione.

Però attenzione ai rischi

Semplificazione sì, ma senza cedere di un millimetro in fatto di serietà delle procedure e rigore nei controlli: infatti quando si parla di insetti, soprattutto da mangiare, bisogna sempre tenere presenti i rischi potenziali: se possono rappresentare un’importante risorsa per il futuro del pianeta, gli insetti sono anche molto spesso – lo abbiamo più volte ribadito – portatori di agenti patogeni. Proprio per valutare e prevenire rischi di questo tipo l’Efsa (Autorità europea per la sicurezza alimentare) richiama la necessità di un controllo stringente delle condizioni di allevamento e della tipologia di substrato in cui gli insetti sono allevati. Un’attenzione che viene ribadita dallo stesso Regolamento 2283/15.

 E in Italia nasce il primo magazine

per “entomofagi”

Che l’Italia sia il paese europeo meno aperto al consumo di insetti è un dato di fatto. Ciò non toglie, però, che proprio nel nostro paese sia nata, ad opera dei veneti Lorenzo Pezzato, giornalista, e Pierluigi Mozzato, medico, il primo magazine online dedicato all’entomofagia: si chiama “entemofogo. eu” ed ha già ottenuto migliaia di visualizzazioni grazie ai suoi contenuti originali (ultimo in ordine di tempo: l’esclusiva intervista a Cedric Auriol, CEO di Micronutris), mentre la pagina www.facebook.com/Entomofago sta attirando l’interesse di molti curiosi. Ma non di sola curiosità si tratta, come abbiamo dimostrato: tutto fa pensare che, anche nostro paese, il consumo di insetti tenderà ad aumentare.

http://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/?uri= CELEX:32015R2283&from=LT

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