l'Orafo Italiano ottobre/novembre 2014

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€ 5,00

In caso di mancato recapito inviare al CMP di Milano Roserio per la restituzione al mittente previo pagamento resi

L’ORAFO ITALIANO 10/11 2014

ANNO LXVIII OTTOBRE/NOVEMBRE 2014

€ 5,00

Close up

Precious beauty in the dark

Analysis of the first part of the year

Export

Visual

Glittering upside down



Ve s t i a m o D i a m a n t i



Ve s t i a m o D i a m a n t i




X by Trollbeads è un nuovo concept di gioielleria di design. Disegnato per te, ti permette di creare combinazioni inaspettate ed esprimere il tuo stile personale, con un semplice twist... Un approccio rivoluzionario che parte da una catena a maglie, smontata e trasformata in anelli, detti link, realizzati in argento, bronzo, oro e gomma x, un nuovo materiale dal mood contemporaneo e sorprendente. Nove designer ed un unico concept per creare opere d’arte in miniatura ispirate a simboli rock e ultramoderni, ad emozioni e sentimenti. X by Trollbeads è più di un gioiello, è un modo per esprimere il proprio stile personale. Crea bracciali e collane dallo stile unico, scegliendo tra più di 80 link...

“X by Trollbeads, porta la creatività dei gioielli componibili ad un nuovo livello. Un concetto di gioielleria pensato per chi ama un’estetica ricercata e creativa. Dedicato a chi ha una forte consapevolezza del proprio stile.” Lise Aagaard


XbyTrollbeads.com XbyTrollbeads #XbyTrollbeads

La Fortuna

Nodo d’Amore - Bronzo

Chiusura - Zip Me




closeupstudios.com

Baroque collection

Made in Italy

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MADE IN ITALY - MODELLI BREVETTATI - WWW.DAVITEDELUCCHI.IT - NUMERO VERDE 800 60 40 60

Starring Elisabetta Gregoraci Designer Fausto Delucchi


sommario

€ 5,00 L’ORAFO ITALIANO 10/11 2014

In caso di mancato recapito inviare al CMP di Milano Roserio per la restituzione al mittente previo pagamento resi

ANNO LXVIII OTTOBRE/NOVEMBRE 2014

€ 5,00

Close up Precious beauty in the dark

Export

Analysis of the first part of the year

Visual Glittering upside down

Global Round Up

In copertina / Cover Boccadamo Contatto / Contact Via A.S.I., 4 03100 Frosinone FR Tel. +39 0775 290525 Fax +39 0775 884081 info@boccadamo.com www.boccadamo.com

22 news

Tiffany T/ Chopard/ Capotosti Design/ Think Asia, Think Hong Kong/ Antwerp Diamond Trade Fair/ Gold in Italy,

Arezzo/ Artlinea, Gem Passion/ Casato/ Biennale des Antiquaires

Desires

25 close up - SNOW flakes

Una nevicata di diamanti e oro bianco per illuminare l'inverno. Dalla semplice fedina al collier più intrigante.

Artwork and photo by Close up Studios Stylist Marianna Redaelli

37 close up - BEAUTY IN THE DARK

Bracciale rigido placcato oro giallo con cristalli Swarovski color verde malva. Collezione Nexma. ■ Gold-plated bangle with green mauve coloured Swarovski crystals. Nexma collection.

Elegante nella sua semplicità: è il nero, colore assoluto, in grado di essere tanto gotico quanto femminile.

50 flash - BUTTERFLY EFFECT

Le farfalle, multicolour e delicate, sono protagoniste di gioielli fashion oriented.

52 flash - riflessi dorati

25

La luce delle perle gialle illumina ciondoli, sautoir e anelli da fiaba.

52

54 flash - a man's world

Il bracciale, l'accessorio preferito dagli uomini, nelle versioni più grintose e contemporanee.

People & brands

56 beyond the frontier

Oggi ai vertici dell'azienda di famiglia, della Federorafi e di Confindustria, Licia Mattioli ha una missione: favorire l'export di prodotti italiani.

58 L'ARCOBALENO IN UNA STANZA

La qualità delle gemme ha un indirizzo tutto italiano, Cesari & Rinaldi. Ce ne parla Azzurra Cesari, capofila della seconda generazione in azienda.

Desires

60 un marchio friendly

close up

230 ar

Dinamico, versatile, presente in tutto il mondo, il brand spagnolo Tous propone gioielli che comunicano con immediatezza e vivacità, gioia e divertimento.

Collier in argento rodiato, piccoli diamanti, pietra doublet in onice e cristallo, punto luce swarovski. ■ Necklace in rodhium-plated silver, little diamonds, doublet stone in onyx and crystal, swarovski gem.

62 THE PRECIOUS REBELLION

Appassionata di gemme, Lydia Courteille crea gioielli simbolici che esplodono di colori. Un vero manifesto contro il minimalismo.

Not for all Orecchini in metallo smaltato con lavorazione a uncinetto. Gancio in argento bagnato in oro rosa. Lavorati a mano. ■ Metal polished earrings decorated with a crochet motif. Silver hooks in rose gold. Worked by hand.

shaun leane Orecchini Sabre in oro bianco e diamanti neri. ■ Sabre earrings in white gold and black diamonds.

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GUARANTEED DIAMONDS UALITY

G E M

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P A S S I O N


Sommario

Heritage

65

65

lumiÈres de chaumet La maison che ha creato i diademi di imperatrici

e principesse. Il lusso di una storia bicentenaria.

Visual

69 upside down

I masterpiece della gioielleria Couture in un simmetrico gioco di specchi.

Inside Jewellery

77 prezioso export

Secondo trimestre a velocità ridotta. Ma l'estero resta trainante per la produzione orafa italiana.

80 made in italy

Come tutelare il marchio di identità nazionale? Ecco il punto sulle norme italiane ed europee.

82 vicenza ALLARGA I CONFINI

69

Competere nel mondo: ne parla il direttore dell'ente fieristico Corrado Facco. 84 Hong kong SUPERA L'ESAME Aumentano i buyer e i visitatori all'appuntamento asiatico più importante del settore.

86 le perle più rare del mondo

84

Sono quelle prodotte "in cattività" dal mollusco Pteria Sterna: provengono da un solo allevamento al mondo.

87 sintetico e trasparente

77 10,8%

0,9% ROMA

88 PER IL BENE COMUNE

0,2%

NAPOLI

Le iniziative del settore a sostegno dell'ambiente, della ricerca scientifica e della lotta alle malattie.

12,1% ALTRI

90 le migliori soluzioni per i clienti

MILANO

Tecnologia e informatizzazione per offrire servizi puntuali e personalizzati.

33,2%

AREZZO

94 L'Orafo club 98 BRANDS IN THIS ISSUE 100 english text

19,3%

VALENZA

23,5%

VICENZA

Il primo convegno dell’Istituto gemmologico Geci fa chiarezza sul diamante prodotto in laboratorio.

QUOTE ESPORTAZIONI DAI DISTRETTI primo semestre 2014

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Costruire una filiera responsabile per diamanti, oro e platinoidi dalla miniera al consumatore Building a responsible diamond, gold and platinum metals supply chain from mine to customer Il Responsible Jewellery Council (RJC) è un’organizzazione internazionale no-profit, costituita nel 2005 da un gruppo di 14 organizzazioni rappresentative dell’intero comparto dei diamanti e dell’oreficeria. Il RJC è retto da un Consiglio Direttivo e coadiuvato da varie Commissioni per ogni settore d’interesse. La gestione dell’attività è affidata ad un Team con sede in Australia, Canada, Italia e Regno Unito. Il RJC accoglie Membri appartenenti a qualsiasi settore della filiera dell’oreficeria e della gioielleria, di ogni dimensione, comprese le associazioni di categoria. Missione Promuovere norme e prassi operative responsabili, etiche, sociali e ambientali, nel rispetto dei diritti umani, in tutta la filiera che alimenta il comparto dei diamanti, dell’oreficeria e dei platinoidi, dall’estrazione mineraria al commercio al dettaglio. Il Council raggruppa più di 400 associati e 200 membri certificati. La lista è disponibile presso www.responsiblejewellery.com/members/certified-members/ The Responsible Jewellery Council (RJC) is an international not-for-profit organisation established in 2005 by a group of 14 organisations from a cross section of the diamond and gold jewellery business. The RJC is governed by a Board of Directors, supported by a number of Committees and administered by a Management Team located in Australia, Canada, Italy and the United Kingdom. The RJC welcomes new Members, small, medium and large, from all parts of the jewellery supply chain, including trade associations. Mission To advance responsible ethical, social and environmental practices, which respect human rights, throughout the diamond, gold and platinum metals jewellery supply chain, from mine to retail. RJC now groups more than 400 Members and 200 certified Members. The list of RJC certified Members is available at www.responsiblejewellery.com/members/certified-members/

ANNO LXVIII - NUMERO 10 - OTT/NOV 2014 direttore editoriale direttore responsabile

Ilaria Danieli Andrea Aiello

in redazione

Antonella Garello

collaboratori

Luigi Costantini, Giuseppe Fogarizzu, Franco Marchesini, Letizia Redaelli, Marianna Redaelli, Sonia Sbolzani

progetto e grafica

Cristiano Guenzi

foto

Close up Studios

traduzioni

Promo-Est

pubblicità

dircom@edifis.it

traffico pubblicitario stampa e-mail web site

prezzo per copia arretrati abbonamenti

Roberta Motta - roberta.motta@edifis.it CPZ S.p.A. - Costa di Mezzate BG orafo@edifis.it www.orafoitaliano.it

€ 5,00 € 10,00 Italia € 40,00 Europe € 80,00 Resto del mondo € 100,00 abbonamenti@edifis.it

Registrazione Tribunale di Milano N° 1038 del 10/01/1949 Iscrizione al Registro degli operatori della comunicazione n° 06090 Tutti i diritti di riproduzione degli articoli e/o foto sono riservati. Manoscritti, disegni, fotografie, supporti audio e video anche se non pubblicati non saranno restituiti. Per le fotografie e le immagini per cui, nonostante le ricerche eseguite, non sia stato possibile rintracciare gli aventi diritto, l’Editore si dichiara disponibile ad adempire ai propri doveri. Ai sensi della legge 196/2003 l’Editore garantisce la massima riservatezza nell’utilizzo della propria banca dati con finalità redazionali e/o di invio del presente periodico. Ai sensi degli artt. 7 e 10 i destinatari hanno facoltà di esercitare il diritto di cancellazione o rettifica dei dati, mediante comunicazione scritta al responsabile del trattamento presso EDIFIS S.p.A. – Viale Coni Zugna, 71 – 20144 Milano, luogo della custodia della banca dati medesima. l’Orafo Italiano una rivista edita da:

Responsible Jewellery Council First Floor, Dudley House 34-38 Southampton Street London, WC2E 7HF United Kingdom Tel: +44 (0)20 7836 6376 Email: info@responsiblejewellery.com www.responsiblejewellery.com For information contact: Mila Bonini - Communications Manager Email: mila.bonini@responsiblejewellery.com

Edifis S.p.A. Viale Coni Zugna, 71 20144 - Milano - Italy Tel. +39 023451230 Fax +39 023451231 www.edifis.it

partner di





On the cover


Nexma, un filo prezioso tra passato e presente Nexma, a precious thread between past and present Come i nodi e le frange che compongono il pizzo macramé, la collezione Nexma, con le forme morbide e arrotondate del suo traforo placcato oro rosa, riproduce in veste preziosa lo schema utilizzato dalle più esperte ricamatrici. Un fine e raffinato lavoro che ricorda i mille e mille fili di una balza di lino: un intreccio unico e sontuoso nel quale sono finemente incastonati i cristalli Swarovski. La collezione rappresenta l’ultima proposta della Linea Mediterranea, pensata per raccontare l’amore e l’attenzione della maison Boccadamo verso il patrimonio sconfinato di tradizione italiana. Il bracciale rigido, la collana e gli orecchini Nexma vestono la femminilità arricchendone lo stile in modo elegante e discreto: sono i gioielli ideali per donne dal gusto rétro capaci di distinguersi con classe. www.boccadamo.com

As the knots and fringes of macramé lace, the Nexma collection, with the soft and rounded shapes of its rose gold-plated fretwork, recreates through jewellery the pattern followed by the most experienced embroiderers. A fine, sophisticated work, reminiscent of the endless strands of a linen flounce: a unique, interwoven arabesque beautifully set with Swarovski crystals. This collection is the latest addition to the Mediterranea Line, designed to convey Boccadamo’s love and attention to the endless legacy of Italian tradition. The Nexma bangle, necklace and earrings boost women’s feminine allure by elegantly and discreetly enhancing their style: the ideal jewellery for classy ladies with a retro flair. www.boccadamo.com


Global Round Up

Tiffany T, ecco un'icona

Da sinistra: Francesca Amfitheatrof e il nuovo bracciale Tiffany T, orecchini Chopard e Maria Grazia Cucinotta con Douglas Kirkland a Venezia. In basso: gioiello Capotosti Design.

Debutta la collezione di Francesca Amfitheatrof, nominata design director La talentuosa Francesca Amfitheatrof ha di recente preso le redini creative di Tiffany & Co. La design director, che vanta una carriera svoltasi disegnando gioielli per brand del calibro di Chanel e Fendi, fa il suo esordio alla guida dell'azienda americana con la collezione Tiffany T. Bracciali, anelli e orecchini sono realizzati in argento, oro giallo, bianco e rosa e la T di Tiffany viene reinterpretata come elemento grafico, diventando un segno distintivo. La linea è ispirata alla forza e all’energia di New York, una città capace di muovere l'arte e la cultura nel mondo, come ha dichiarato la designer. ■ The talented Francesca Amfitheatrof has recently taken the creative reins of Tiffany & Co. The design director, who had a career designing jewellery for brands such as Chanel and Fendi, made her debut at the helm of the U.S. company with the Tiffany T collection. Bracelets, rings and earrings come in yellow, white and rose gold and silver, and the T for Tiffany was redesigned as a graphic element, becoming a hallmark.

CHOPARD A CINECITTà

La maison di gioielleria, da sempre legata al cinema, sostiene il restauro degli Studios di Cinecittà A Venezia Chopard e Vanity Fair hanno organizzato la mostra "Backstage a Cinecittà": 29 scatti rubati durante le riprese dei film girati nella capitale. Chopard è sponsor ufficiale del Festival di Cannes e sostiene gli Studios di Cinecittà con un generoso contributo al loro restauro. ■ In Venice Chopard and Vanity Fair opened the exhibition "Backstage a Cinecittà": 29 snapshots taken during the filming of memorable movies in the city of cinema. Chopard is official sponsor of the Cannes Film Festival and it is supporting the Cinecittà Studios with a generous contribution to their restoration.

oriental style by capotosti Le perle, gemme del mare, sono sempre state utilizzate da Capotosti Design e oggi sono le protagoniste della collezione Oriental. Preziosi draghi in oro bianco con occhi di smeraldo sono vivacizzati da perle barocche australiane: gioielli-scultura che non passano inosservati. ■ Precious daughters of the depths of the sea, pearls have always been a favourite with Capotosti Design and are now featured in its Oriental collection. White gold dragons with emerald eyes are embellished with baroque Australian pearls: sculpture jewellery that will certainly not go unnoticed.

Un ponte italia-cina È stato presentato a Milano il progetto "Think Asia, Think Hong Kong". L'iniziativa, organizzata dall'Hong Kong Trade Development Council, ha l'obiettivo di aiutare le piccole e medie imprese italiane a inserirsi nel mercato cinese, caratterizzato da rigide barriere all'ingresso. ■ The project "Think Asia, Think Hong Kong" has been presented in Milan. Organised by the Hong Kong Trade Development Council, the initiative aims to help small and medium-sized Italian companies to enter the Chinese market.

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t ve ke ! Sa tic now e li n nt o n co u s di

la biennale

dei tesori

Meet the international Gemworld in Munich.

Opere d'arte e gioielli one of a kind protagonisti al Grand Palais di Parigi Da oltre sessant'anni, ogni due anni, Parigi svela i tesori d'arte custoditi nelle stanze blindate dei suoi migliori antiquari e gioiellieri. Dipinti d'altissimo valore, libri e manoscritti antichi, gioielli da togliere il fiato: è la Biennale des Antiquaires. La 27esima edizione si è svolta a metà settembre al Grand Palais, come vuole la tradizione. Poco più di ottanta i selezionati espositori divisi tra archeologia, arte, alta gioielleria, oggettistica e complementi d'arredo. L'interior designer Jacques Grange ha progettato l'allestimento al Grand Palais, ispirandosi ai giardini di Versailles. Per l'occasione, una fontana olfattiva emanava la fragranza "Bouquet de la Reine", realizzata dalla maison Francis Kurdjian (dall'alto: La Mer di Etienne Beothy, 1934; Pomme de Londres di Claude Lalanne, 2007; Quatre Femmes di Le Corbusier, 1950). ■ For over sixty years, every two years, Paris has been soaking in the charm of priceless works of art, books and ancient manuscripts, breathtakingly beautiful jewellery: it is the Biennale des Antiquaires. As tradition dictates, the 27th edition was held at the Grand Palais in mid-September. The Biennale featured a small group of just over eighty selected exhibitors divided between archaeology, art, fine jewellery, design and furniture. Interior designer Jacques Grange created the scenography, inspired by the gardens of Versailles. An olfactory fountain gave off the "Bouquet de la Reine" fragrance, created by the Francis Kurdjian house (from top: La Mer by Etienne Beothy, 1934; Pomme de Londres by Claude Lalanne, 2007; Quatre Femmes by Le Corbusier, 1950).

Europe‘s top show for gems & jewellery in autumn. www.gemworldmunich.com


Global Round Up

nella città DEI DIAMANTI Solo le gemme migliori al salone di Anversa, che aprirà i battenti a febbraio

AREZZO, THE GOLDEN venue Dal 25 al 27 ottobre il Made in Italy torna protagonista con la fiera di Arezzo Gold in Italy. Giunta alla seconda edizione, ospiterà 250 aziende tra produttori orafi, gioiellieri e brand di bigiotteria d'alta gamma. La parola d'ordine è internazionalizzazione: grazie alla collaborazione con l'Italian Trade Agency, 200 top buyer esteri prenderanno parte agli incontri one-toone con le aziende. ■ From October 25 to 27, the Made in Italy label makes a comeback with the Gold in Italy exhibition in Arezzo. Now in its second edition, it will host 250 companies including manufacturers goldsmiths, jewellers, high-end costume jewellery brands. The watchword is internationalisation: in collaboration with the Italian Trade Agency, 200 top foreign buyers will take part in one-to-one meetings with companies.

gem passion

L'Antwerp Diamond Trade Fair aprirà le porte il primo febbraio per chiudersi dopo 3 giorni. Il salone, riservato agli operatori del settore, è giunto alla sesta edizione e si terrà negli spazi della Borsa dei diamanti che, per l'occasione, sarà allestita come spazio espositivo. È prevista la partecipazione di 90 aziende leader nella manifattura e nel commercio di diamanti. David Pienica, uno dei membri fondatori di ADTF, ha commentato: «Fin dagli inizi l'Antwerp Trade Fair ha dimostrato di essere un'opportunità unica per i gioiellieri, i designer e i retailer alla ricerca delle gemme di Anversa, la città dei diamanti». ■ The Antwerp Diamond Trade Fair will open its doors on February 1 and close on the 3. The show, only for professionals in the industry, has come to its sixth edition and will be held in the halls of the Diamond Stock Exchange, which will be set up as an exhibition space for the occasion. Ninety leading manufacturers of diamonds and commercial enterprises are expected to participate. David Pienica, one of the founding members of ADTF, commented: «From the very beginning, the Antwerp Trade Fair has proven to be a unique opportunity for jewellers, designers and retailers looking for gemstones in Antwerp, the city of diamonds».

I gioielli della collezione Gem Passion di Artlinea sono ideali per un dono personalizzato. Si tratta infatti di bracciali tennis e anelli rivière in oro bianco, diamanti e pietre preziose la cui caratteristica principale è la customizzazione del prodotto. Infatti è possibile scegliere il colore dell'oro, la pietra e la misura: per un regalo pensato ad hoc. ■ The jewellery from the Gem Passion collection by Artlinea might be just the thing for a bespoke gift. The collection includes tennis bracelets and eternity rings in white gold, diamonds and precious stones. The main feature is the opportunity to customise the product, allowing customers to choose the colour of gold, the gemstone and size for a very personal jewel.

casato e i suoi primi dieci anni Casato ha spento la sua decima candelina e ha festeggiato con quattro linee esclusive. Daphne, Acqua, Miss Princess e Dragon Eye sono caratterizzate da una grande attenzione ai dettagli: cascate di diamanti, semplicità delle linee, smeraldi e colori vivaci per gioielli che illuminano il viso (nella foto: orecchini e collier della linea Acqua). ■ Casato blew out its tenth anniversary candle and celebrated with four exclusive lines. Daphne, Acqua, Miss Princess and Dragon Eye feature painstaking attention to detail: cascading diamonds, siml'Orafo 2014

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ple lines, emeralds and bright colours add a burst of light (photo: earrings and necklace from the Acqua collection).


Desires close up

SNOW

FLAKES

Una nevicata di diamanti e oro bianco per illuminare l'inverno. Dalla semplice fedina al collier pi첫 sontuoso di Ilaria

Danieli e Letizia Redaelli


Desires

close up

Nella pagina precedente.

crieri

Collier in oro bianco e diamanti, collezione Cashmere. â– Collier in white gold and white diamonds, Cashmere collection. A destra.

giorgio visconti

Orecchini Sogno in oro bianco, diamanti bianchi e perle naturali. â– Sogno earrings in white gold, white diamonds and natural pearls.

davite & delucchi Anello in oro bianco e diamanti, collezione Radiosa. â– Ring in white gold and white diamonds, Radiosa collection.

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recarlo Anello Eternity in oro bianco e diamanti. â– Eternity ring in white gold and diamonds.

buccellati Bracciale Lastra in oro bianco e diamanti bianchi. â– Lastra bangle, in white gold and white diamonds.


Desires

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lenti & villasco Boccole in oro bianco tempestate di diamanti bianchi degradé. ■ Earrings in white gold set with degradé white diamonds.

gianni carità

Collier in oro bianco e diamanti, collezione Coriandoli di Stelle. ■ Collier in white gold and diamonds, Coriandoli di Stelle collection.

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falcinelli italy Bracciali Eternity in oro bianco e diamanti bianchi. â– Eternity bracelets in white gold and white diamonds.

di.go Orecchini in oro bianco e diamanti bianchi, collezione Nappe. â– Earrings in white gold and white diamonds, Nappe collection.

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Desires

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sabbadini Orecchini chandelier in oro bianco e diamanti. â– Chandelier earrings in white gold and white diamonds.

i titoli Girocollo in oro bianco e diamanti bianchi, collezione Diamond XL. â– Pendant in white gold and white diamonds, Diamond XL collection.

polello Anello in oro bianco con solitario, collezione Cuore. â– Ring in white gold with solitaire, Cuore collection.

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shaun leane Bracciale Serpent's trace in oro bianco e diamanti. â– Serpent's trace bracelet in white gold and white diamonds.

amin luxury Anello Trilogy in oro bianco e diamanti. â– Trilogy ring in white gold and diamonds.

P.V.Z. neonero Bracciale in oro bianco. â– White gold bangle.

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Desires

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artlinea Bracciale tennis in oro bianco e diamanti bianchi. ■ Tennis bracelet in white gold and white diamonds.

unoaerre Fedina Venere in oro bianco e diamanti ■ Wedding band in white gold and white diamonds

graziella Anello in oro bianco, pavé di diamanti e smalto, collezione Rosa Diamonds. ■ Ring in white gold, diamond pavé and enamel, Rosa Diamonds collection.

falsini ART Pendente in oro bianco. ■ White gold pendant.

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nardelli

chopard

Orecchini in oro bianco e diamanti. â– Earrings in white gold and white diamonds.

Collier in oro bianco e diamanti bianchi, Red Carpet collection. â– Collier in white gold and white diamonds, Red Carpet collection.

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Desires

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de grisogono Collier in oro bianco, diamanti bianchi, zaffiri blu e due diamanti taglio a pera. â– Chocker in white gold, white diamonds, blue sapphires and two pear shaped diamonds.

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E

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Desires close up

BEAUTY IN THE

DARK

Affascinante come una bella strega, elegante nella sua semplicità : è il nero, colore assoluto, capace di essere tanto gotico quanto femminile di

Marianna Redaelli


Desires

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grani Bracciale in argento brunito ■ Bangle in burnished silver

Nella pagina precedente.

massimo raiteri

Anello in oro bianco con un diamante nero centrale e diamanti neri e bianchi. ■ Ring in white gold with a central black diamond and black and white diamonds.

I

l Nero è il colore “narrativo” per antonomasia: concettuale o gotico, può adeguarsi a diversi stili come l’astrazione di un pensiero. La moda e le tendenze culturali se ne appropriano a cicli alterni, come si osserva nelle collezioni prêt-à-porter per l’inverno 2014/15: il gotico irrompe creando il cosiddetto witch style, dal mood sofisticato e romantico. I gioielli sono come monili prediletti, esoterici e sibillini, una sorta d’inventario mitologico di oggetti che sembrano

sgorgare da fumanti pozioni magiche: ali di drago, piume di chimera, artigli di corvo, pupille screziate di gatto. Il nero contemporaneo è segno di una consapevolezza antica, radicata nella più seducente e misteriosa femminilità. ■ Black is the “narrative” colour par excellence: it can be conceptual, geometric or Gothic, it can adapt to a variety of different styles as an abstract thought. Fashion, as well as cultural trends, borrow it in alternating cycles, as can be seen in winter 2014/15 readyl'Orafo 2014

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to-wear collections: gothic trend bursts in, creating a dark, sophisticated and romanticised mood, the so-called “witch style”. Jewels are like cherished, esoteric and cryptic ornaments, some sort of mythological collection of objects that seem to pour out of steaming magic potions: dragon wings, chimera feathers, crow claws, mottled pupils of a cat. Black is a sign of ancient awareness, rooted in the most seductive and mysterious femininity. (Ha collaborato Letizia Redaelli)


erika Bracciale in argento con brunitura a effetto anticato, collezione Baroque. â– Bangle in burnished silver, Baroque Collection.

alcozer & J Anello in ottone gommato con Swarovski neri e granato centrale Iâ– Gummed brass ring with black Swarovski and central garnet.

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Desires

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quinto ego Pendente in argento rifinito a mano con catena gourmette, ossidazione nera anticata. â– Silver pendant with gourmette necklace with vintage-looking black oxidation. Handmade finishing.

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damĂŹ gioielli Orecchini in oro brunito e diamanti neri. â– Earrings in burnished gold and black diamonds.

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Desires

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shaun leane Orecchini Sabre in oro bianco e diamanti neri. â– Sabre earrings in white gold and black diamonds.

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230 ar Collier in argento rodiato, piccoli diamanti, pietra doublet in onice e cristallo, punto luce Swarovski. â– Necklace in rhodium-plated silver, little diamonds, doublet stone in onyx and crystal, Swarovski gem.

Not for all Orecchini in metallo smaltato con lavorazione a uncinetto. Gancio in argento placcato in oro rosa. Lavorati a mano. â– Metal polished earrings decorated with a crochet motif. Rose gold plated silver hooks. Worked by hand.

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Desires

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pasquale bruni Pendente a croce con onice, spinelli neri e diamanti bianchi. Collezione 70 Queen. â– Cross pendant in onyx, black spinels and white diamonds. 70 Queen collection.

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giovanni raspini Perndente a forma di corno in resina naturale con teschio in argento. â– Horn charm in natural resin with silver skull.

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Desires

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pierduca Fedina Eternelle in oro bianco con diamanti bianchi e neri â– Wedding band in white gold with black and white diamonds

maria e luisa Anello in argento, oro e diamanti. Lavorato a mano. â– Ring in silver, gold and diamonds. Handmade finishing.

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Desires

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damiani Orecchini in oro bianco con diamanti bianchi, neri e rubini sulle ali. In alto: orecchini in oro bianco con diamanti bianchi, neri e smeraldi. Collezione Butterfly â– Earrings in white gold with black and white diamonds and rubins on the wings. On the top: earrings in white gold with black and white diamonds and emeralds. Butterfly collection l'Orafo 2014

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imbolo di rinascita, la farfalla è da sempre protagonista di gioielli coloratissimi. Lip Plus propone una collana in occhio di tigre e argento dorato con farfalla naturale nel pendente trattata con uno strato di resina e bordata in oro 24 carati. La Butterlfy di Ottaviani è una variante in agata e cristalli. La collezione Global Warming di Roberto Bravo richiama il problema del riscaldamento planetario con una farfalla in oro, diamanti e zaffiri. L'orecchino di Angry in oro, zaffiri e diamanti bianchi, neri e brown, ha lunghezza regolabile mentre l'anello di Misis è in argento placcato con farfalla in zirconi e smalti. ■ A symbol of rebirth, the butterfly has always been featured on colourful jewellery. Lip Plus proposes a silver and gold tiger's eye necklace: the natural butterfly on the pendant is covered with a thin layer of resin and edged in 24-carat gold. Ottaviani’s version of the coloured insect comes in agate and crystals.The Global Warming collection by Roberto Bravo recalls the ecological problem with a gold, diamond and sapphire butterfly. Angry’s gold earring, with sapphires and white, black and brown diamonds, has adjustable length. Finally, the plated silver ring by Misis comes with a cubic zirconia and enamel butterfly.

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are e preziose, le perle golden danno vita a gioielli raffinatissimi. Dall'alto, collier Perles Royales di Chanel in oro bianco e platino, con tre diamanti gialli taglio cuscino, diamanti baguette e perle gialle South Sea. Anelli in oro giallo, diamanti e perle gold della collezione Oceanine di Mikimoto. Anello Eden di Utopia in oro giallo, tzavoriti e perla golden dei Mari Sud. Bracciale in oro, diamanti e perle golden South Sea della collezione Via Rosa di Jewelmer. Orecchini della collezione Romantica di Mayumi in oro bianco, diamanti e perle australiane gold. ■Rare and luxurious, golden pearls are used to make sophisticated jewellery. From top, the Perles Royales necklace by Chanel, in white gold and platinum, set with three cushion-cut yellow diamonds, brilliant-cut and baguette-cut diamonds and South Sea pearls. Yellow gold rings with diamonds and golden pearls from the Oceanine collection by Mikimoto; Eden ring by Utopia, in yellow gold, tzavorite and South Sea golden pearl. Gold bracelet with diamonds and South Sea golden pearls from Jewelmer’sVia Rosa collection. White gold earrings set with diamonds and Australian golden pearls from Mayumi’s Romantica collection.

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il bracciale, razionale e versatile, l'accessorio maschile più richiesto nel settore prezioso. Dall'alto: bracciale componibile Sector no Limits della linea Ace in cotone, acciaio lucido e sabbiato o Pvd nero; il bracciale di Stroili è realizzato in argento rodiato, mentre la variante di Brosway, dalla collezione Road, è in acciaio e smalto nero. Boccadamo ha realizzato una proposta in cuoio intrecciato con inserto in Pvd rosato. Salvini propone la collezione Nuvolari (qui in argento e zaffiri), mentre il bracciale in acciaio della collezione Rebel di Bliss è impreziosito da un diamante. ■ Bracelets, functional and versatile, are the most popular male accessory of the jewellery trade. From top: Sector no Limits composable bracelet of the Ace line in cotton, polished or satinfinished steel or black Pvd; Stroili’s bracelet is made of rhodium-plated silver, while Brosway’s version from the Road collection comes in steel and black enamel. Boccadamo created a braided leather bracelet with rosy Pvd inserts. Salvini launched the Nuvolari collection (here, in silver and sapphires), while Bliss’s stainless steel bracelet from the Rebel collection is embellished with a natural diamond.

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People & Brands

BEYOND THE

FRONTIER Oggi ai vertici dell'azienda di famiglia, della Federorafi e del Comitato per l'internazionalizzazione, Licia Mattioli ha una missione: favorire l'export di Ilaria

Danieli

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a ventata positiva portata al settore orafo da Licia Mattioli non è dovuta solo al movimento della sua massa di capelli. Da quando l’imprenditrice torinese, avvocato di formazione, ha capito che il suo futuro sarebbe stato nella gioielleria, non si è più fermata, impegnandosi non solo nello sviluppo dell’azienda di famiglia che conduce assieme al padre, ma anche nella vita associativa. E’ rapidamente arrivata infatti al vertice di Federorafi e poi alla presidenza dell’Unione Industriale di Torino. Da qualche mese ha inoltre assunto la carica di presidente del Comitato tecnico per l’internazionalizzazione degli investitori esteri di Confindustria ed è molto impegnata insieme al viceministro dello sviluppo economico Carlo Calenda sul fronte dell’accordo di libero scambio Usa-Ue: un primo risultato importante sarebbe quello di portare i dazi verso gli Usa a zero (attualmente sono al 5,8%), ma un’altra priorità sarebbe quella di stabilire una convergenza su regolamenti, certificazioni ed e-procurement. «Le esportazioni italiane verso gli Stati Uniti - spiega Licia Mattioli - potrebbero crescere di 2 miliardi di euro a seguito di quest'accordo, producendo un incremento del Pil e dei posti di lavoro. Naturalmente la ricaduta positiva coinvolgerebbe anche il settore orafo italiano, che già oggi è molto orientato all’export e molto penalizzato dalle barriere doganali». Guardando all’Italia, che sta vivendo un momento di difficoltà sul mercato interno mentre rispetto all'estero sta subendo l'impatto della situazione conflittuale Russia-Ucraina, secondo

l’imprenditrice sarebbe prioritario risollevare la questione del contante e della segnalazione al fisco degli acquisti oltre i 3.800 euro. «L’obiettivo di frenare l’evasione fiscale alla base di queste disposizioni è importante, ma l’effetto è stato una grave diminuzione degli acquisti in Italia a tutto vantaggio degli acquisti negli Stati a noi limitrofi. Bisognerebbe rimettere mano alla normativa». Tra un tavolo di lavoro e l’altro, Licia Mattioli e la sua famiglia sono riusciti anche a condurre una trattativa con un grande gruppo del lusso internazionale che si è conclusa nel gennaio 2013 con la cessione di una parte della loro azienda, l’Antica Ditta Marchisio, e la creazione dallo spin off di una parte della vecchia società di una nuova azienda: la Mattioli spa. «Ad oggi abbiamo già quadruplicato l’organico raggiungendo nuovi mercati in tutto il mondo e presentando nuove collezioni innovative come l’anello Arcimboldo e la serie Lips, ispirata al Mae West Lips Sofa di Salvador Dalì, il divano surrealista». Se aggiungiamo il fatto che Licia Mattioli è moglie e madre di due figli risulta chiaro il profilo, quasi da manuale, di una donna

A sinistra: l'anello Arcimboldo in oro e gemme di colore. In alto a destra: anello in oro rosa, diamanti e turchese centrale. Left, Arcimboldo ring in gold and coloured stones. Above right, gold and turquoise ring. l'Orafo 2014

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Licia Mattioli sul Lips Sofa ispirato a Dalì. Sotto, anelli della Lips Collection e, in basso, orecchini Elefante. ■ Licia Mattioli sitting on the Lips Sofa inspired by Dalì. Below: a group of Lips rings and Elefante earrings.

multitasking. «La mia regola è la mediazione, sia in famiglia sia al lavoro: cerco sempre una soluzione che metta d’accordo più persone possibile». ■ The positive wave brought by Licia Mattioli to the jewellery industry is not only due to her windswept, flowing hair. Since she realised that her future would be in the jewellery industry, the Turin entrepreneur - a lawyer by training - has always been very active, not only by developing the family business she’s running with her father, but also by engaging in industry associations. She soon reached leading positions within Federorafi and became president of the Turin Industrial Union. A few months ago, she was also appointed Chairman of Confindustria’s technical committee for the internationalisation of foreign investors and, toghether with the vice minister for economic development, she’s involved in negotiations for the Us-Ue Free Trade Agreement, aiming to achieve a first important result: taking duties to the United States to zero (currently 5.8%), and aligning regulation, certification and e-procurement. «Italian exports to the United Stated - said Licia Mattioli - could grow by 2 billion euro following the implementation of the Agreement, resulting in a significant increase in Gdp and jobs. Of course, this would also have a positive impact on the Italian jewellery industry, which already is very export-oriented and adversely affected by trade barriers».

As regards Italy, which is going through a difficult time for the domestic market and could be adversely affected by the Russia-Ukraine conflict in terms of foreign market, according to the entrepreneur it would be important to reconsider the issue of maximum legal cash payment and the obligation to report any purchases above € 3,800 to the tax authorities. «The aim of curbing tax evasion underlying these provisions is understandable, but they resulted in a severe decrease in purchases in Italy all to the good of bordering Countries. That’s why this rule should be reconsidered». Between a work table and another, Licia Mattioli also conducted negotiations with a great international luxury group, which ended in January 2013 with the sale of part of Antica Ditta Marchisio, a Mattioli family's company, and the creation of a new Mattioli spa brand from the old company’s spin-off. «To date, our workforce has quadrupled, we have reached new markets around the world and introduced innovative collections such as the Arcimboldo ring, a miniature portrait made of precious gems, and the Lips series inspired by the Mae West Lips Sofa by Salvador Dalì, the surrealist sofa». Being a wife and mother of two, Licia Mattioli proves she’s an excellent multitasker. «My rule is mediation, both in my family and at work: I always try to find a solution that will make most people agree».


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L'ARCOBALENO IN UNA STANZA La qualità delle gemme ha un indirizzo tutto italiano, Cesari & Rinaldi. Ne parliamo con Azzurra, capofila della seconda generazione in azienda di Letizia

Redaelli

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«La richiesta del bello e ben fatto è sempre viva. I volumi si sono iù di trent'anni fa Paolo e Antonio, due amici di vecchia data, sicuramente ridotti, ma la qualità riesce ancora a fare la differenza». decisero di lanciarsi in una nuova avventura aziendale nel campo delle gemme, un settore poco coperto in quegli anni in Italia In questo settore ci sono diversi problemi relativi all'etica. Come si sta muovendo la vostra azienda a riguardo? soprattutto in termini di qualità elevate: fondarono così la Cesari & «Sentiamo molto questo tema: mio padre è presidente di Rinaldi che oggi, grazie alla passione per il colore e al culto della Assogemme e io faccio parte di un comitato etico presieduto da qualità sviluppati dai fondatori, collabora con i più grandi brand Luisa La Via di Bulgari. Abbiamo un progetto molto ambizioso: del lusso come fornitore di pietre preziose e semi preziose. Ne lo sviluppo di un codice etico per la certificazione della filiera parliamo con Azzurra Cesari, figlia di Paolo, recentemente entrata produttiva così da poter garantire al cliente finale tutte le in azienda con il compito di sviluppare le attività di marketing informazioni sul prodotto. In futuro, idealmente, ci si dovrà attenere e comunicazione. «Le pietre - racconta Azzurra - fanno parte a questa norma». del mio mondo fin da quando ero bambina e più le conosco più Quali sono le pietre più affascinanti a suo giudizio? mi appassiono. Tanto che dopo la laurea ho proseguito gli studi «Io amo particolarmente la tormalina per la sua varietà cromatica: conseguendo il diploma in gemmologia all'IGI di Anversa. Il mio scopro continuamente sfumature nuove e, più che la gemma, è percorso è stato naturale, non riuscirei a vedere il mio futuro in un proprio il colore ad emozionarmi. Ci sono periodi in cui mi sento più ambito diverso da questo». vicina a certe tinte piuttosto che ad altre: i colori si allineano al mio In che tipologia di gemme vi siete specializzati? «Ci occupiamo sia di pietre semi-preziose sia di pietre preziose, ma è umore e viceversa». Come si è inserita in una il colore ciò che caratterizza il realtà già affermata e nostro lavoro». quali sono i suoi obiettivi Quali sono i prodotti più all’interno della Cesari & richiesti e come si sta Rinaldi? evolvendo la domanda? «Mi sono avvicinata con molta «La domanda si è evoluta in umiltà: credo che da ognuno termini di richiesta specifica si possa imparare qualcosa e la garanzia di qualità si è e ho fatto tesoro di tutta la fatta determinante. Il prodotto conoscenza che mi è stata Made in Italy al 100% è di trasferita. Il mio obiettivo è alto livello, sia per quanto quello di proteggere e dare riguarda il pezzo unico il giusto valore al Made in sia per quello di più larga Italy coniugando le capacità produzione. L'attenzione tecniche alle nuove tecnologie è incentrata anche sulle e realizzando un buon lavoro di gamme mineralogiche: ogni squadra». dettaglio deve raggiungere la perfezione. Per noi tutti è una ■ Over thirty years ago, two sfida stimolante soddisfare longtime friends - Paolo and gli alti standard richiesti dai Antonio - decided to get clienti». involved in a new business Questi sono anni difficili adventure in the field of gems, per l'economia mondiale a sector that was still largely e, soprattutto, italiana. Ci underexploited in Italy in Paolo Cesari con la figlia Azzurra, recentemente entrata in azienda per sono stati cambiamenti a seguire le attività comunicazione. Paolo Cesari with his daughter Azzurra, those years, especially in terms cui vi siete dovuti adattare? who has recently taken the responsibility of communication activities. of high quality. That’s how l'Orafo 2014

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Da sinistra, un gruppo di gemme multicolore tagliate a cabochon e un gruppo di gemme grezze. ■ From left, a group of cabochon cut multicoloured gems and a group of rough stones.

«The demand for all things beautiful and beautifully made has always been alive. Production volumes were certainly reduced, but quality can still make a difference». There are several issues related to ethics in this industry. How is your company moving in this respect? «This issue is very important to us: my father is the president of Assogemme and I am part of an ethics committee chaired by Luisa La Via from Bulgari. We have a very ambitious project, that is to develop a code of ethics to certify the production process, so as to provide the end customer with all information about the product. In the future, ideally, everyone will have to follow this rule». What are, in your opinion, the most fascinating stones? «I am particularly fond of tourmaline for its wide variety of colours: I keep discovering new and unexpected shades and I am more fascinated by the colour than the gemstone itself. There are times when I feel closer to certain colours over others; colours adapt to my mood and vice versa». How did you fit in a well-established business and what are your goals within Cesari & Rinaldi? «I approached it with great humility. I think we can learn something from everyone and I have treasured all the knowledge that was transferred to me,. Personally, my goal is to protect and give the right value to Italian-made products, combining technical skills and new technologies and achieving effective teamwork».

they founded Cesari & Rinaldi. Thanks to the founders’ cult of quality and passion for colours, the company now collaborates with the biggest luxury brands as a supplier of precious and semiprecious stones. We talked about it with Paolo’s daughter Azzurra Cesari, who recently joined the business to develop marketing and communication. «Stones have been part of my world since I was a little girl and the more I learn, the more I get passionate about them. So much so that after graduating I continued to study, earning a diploma in gemmology at the IGI in Antwerp. I followed a natural path, I couldn’t see my future in an area other than this». In what kind of gems does your company specialise? «We deal with both semi-precious and precious stones, but colour is what characterises our work». What are the most popular products and how is consumer demand evolving? «Demand has evolved in terms of specific requests and quality assurance has become crucial. Products that are 100% Made in Italy have a high quality level, with regard to both unique pieces and those intended for larger production. The focus is now also on mineralogy ranges: each detail needs to achieve perfection. For all of us, it is an exciting challenge to meet the high standards required by our customers». These are difficult years for the global economy, especially in Italy. Have there been any changes you had to adapt to? l'Orafo 2014

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People & Brands

UN MARCHIO

FRIENDLY Dinamico, versatile, presente in tutto il mondo, il brand spagnolo Tous propone gioielli che comunicano con immediatezza, gioia e divertimento di

Antonella Garello

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«Lanciamo ogni anno circa 800 nuovi prodotti; produzione e distribuzione cambiano a seconda dei mercati e dei Paesi, ma i valori e l'immagine del marchio vengono sempre rispettati. La distribuzione è selezionata accuratamente perché, più che realizzare grandi volumi, ci interessa trovare i partner giusti, che sappiano presentare correttamente il marchio assicurando adeguati servizi, immagine e assistenza». Servizio e assistenza al consumatore finale sono infatti particolarmente curati: nei punti vendita il personale viene formato per garantire la massima soddisfazione della clientela, offrendo consigli e assistenza, accettando la personalizzazione di gioielli e il cambio di un articolo in qualsiasi punto vendita Tous in tutto il mondo. «A partire da Gennaio 2015 - continua Soler - saremo presenti nel nuovo padiglione di Vicenza e parteciperemo anche a Baselworld. L'Italia ci sta dando grandi soddisfazioni e per il 2015 stiamo programmando una serie di impegni e azioni mirati a estendere e consolidare i risultati già raggiunti». ■ Tous prides itself with a long family history: it was1920 when Salvador Tous Blavi and Teresa Ponsa Mas opened a small watch repair shop in Mantesa, Barcelona. Their son, Salvador Tous Ponsa, joined the company as a professional watchmaker and in 1965 he married Rosa Oriol, who created a small goldsmith’s workshop in the back of the family shop and started to make bespoke jewellery according to customers’ requests and then to design her own models, with her personal, modern taste. In 1985, she created the teddy bear that

uella di Tous è prima di tutto una lunga storia di famiglia: è il 1920 quando Salvador Tous Blavi e Teresa Ponsa Mas aprono un piccolo laboratorio specializzato nelle riparazioni di orologi a Mantesa, Barcellona. Il figlio, Salvador Tous Ponsa, entra a far parte dell'azienda come orologiaio professionista e nel 1965 sposa Rosa Oriol, che installa un piccolo laboratorio orafo nel retro del negozio di famiglia e comincia a personalizzare i gioielli delle clienti per poi disegnare modelli propri, dal gusto personale e moderno: fino a quando, nel 1985, crea l'orsetto che diventerà l'icona di un brand oggi presente e amato in tutto il mondo. Gli anni tra il 1985 e il 1992 segnano l'ingresso in azienda delle quattro figlie di Rosa e Salvador - Rosa, Alba (attuale presidente), Laura e Marta - e l'apertura del primo punto vendita di gioielleria Tous a Barcellona, che riscuote un immediato successo. Seguono negli anni le inaugurazioni di nuovi negozi in tutta la Spagna, e poi un processo di internalizzazione e di graduale diversificazione, con la realizzazione di borse, orologi, accessori, fragranze. Quest'anno Tous ha partecipato a VicenzaOro, dove Qui sopra, la il responsabile vendite e marketing, famiglia Tous: Rosa Carlos Soler Duffo, ha così commentato il Oriol e Salvador successo del brand: «Tous è un marchio Tous (in piedi ) con dinamico, fashion ed easygoing, dallo stile e le figlie Laura, Marta, dal costo accessibili, e, direi, molto friendly: Rosa e Alba. i gioielli, gli accessori, la pubblicità, i punti A fianco: Carlos vendita, il packaging comunicano con Soler Duffo, immediatezza gioia, calore, tenerezza, Responsabile divertimento. È un marchio che le donne Vendite e Marketing amano regalare e indossare in ogni del brand Tous. occasione». Presente in una quarantina di Paesi con oltre 400 punti vendita, Tous è una realtà estremamente dinamica: l'Orafo 2014

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In queste pagine: gioielli delle collezioni Silueta (pagina a lato), Bright (qui a fianco), New Carrussel (a destra) e Saurio (in basso). ■ These pages, jewels from various collections: Silueta (page alongside), Bright (right next), New Carrussel (right), Saurio (below).

L'orsetto

in Italia

La Croce del Sud è l'azienda distributrice dei gioielli Tous nel nostro Paese. Il titolare, Giovanni Licastro, illustra obiettivi e strategie per il prossimo futuro Come sta evolvendo la distribuzione di Tous in Italia? «La distribuzione Tous in Italia sta riscontrando il favore dei dettaglianti di fascia alta. Ad oggi abbiamo attivato 45 punti vendita e l’obiettivo è di arrivare ai 90 entro il 2014. Vicenza è stata un successo e ha avvalorato tutto il lavoro fatto dai nostri agenti nei mesi precedenti. A livello consumer il prodotto inizia a muoversi: è un marchio nuovo in Italia, conosciuto solo da chi lo vede all’estero, dove è posizionato da più tempo. Dal 1° ottobre ha avuto inizio la campagna pubblicitaria volta a presentare Tous al pubblico italiano: preludio a quanto poi verrà fatto nel 2015. Quest’anno proporremo circa 15 pagine pubblicitarie su riviste settimanali e mensili di alta gamma, eventi onsite con alcuni clienti, affissioni e un contest all’interno dei punti vendita, con la possibilità di vincere un gioiello Tous».

would later become the leading icon of a world-renowned brand. In the years between 1985 and 1992, the business was joined by Rosa and Salvador’s four daughters - Rosa, Alba (current president), Laura and Marta - and the first Tous jewellery store was opened in Barcelona, achieving immediate success. In the following years, the company opened many new stores throughout Spain, and then got involved in a process of internalisation and gradual diversification with the creation of bags, watches, accessories, fragrances. This year, Tous participated in VicenzaOro, where sales and marketing manager Carlos Soler Duffo commented on the brand’s success: «Tous is a dynamic, fashionable, easygoing brand with an affordable cost and style, very friendly, I would say. Our jewellery, accessories, advertising, stores and packaging immediately communicate joy, warmth, tenderness, fun. It is a brand that women love to give and to wear on any occasion». With over 400 stores in about forty countries, TOUS is an extremely dynamic company: «We launch about 800 new products every year; production and distribution change depending on the markets and countries of destination, but our brand image and values are always preserved. We carefully select our distributors because, rather than selling large quantities, we are interested in finding the right partners, who know how to properly present the brand by ensuring adequate services, image and customer care». Tous particularly cares about providing efficient service and support to the end customer: the sales staff is trained to ensure maximum customer satisfaction, offering advice and assistance, allowing customers to personalise their jewellery and exchange items in any Tous store worldwide. «From January 2015 - Soler continued - we will be at the new exhibition hall in Vicenza and we will also take part in Baselworld. Italy is giving us great satisfaction and for 2015 we are planning a number of commitments and actions designed to extend and strengthen the results already achieved».

In quali zone d'Italia il marchio è più rappresentato? Quali sono le collezioni di maggiore successo? «Stiamo coprendo l'Italia da Nord a Sud. Non vi è una prevalenza di zone. Tous ha l’obiettivo di posizionarsi su tutto il territorio nazionale ed è questo che stiamo facendo sin dall’inizio. Le collezioni che maggiormente stanno riscontrando il favore del pubblico al momento sono tre: la Basic, la Motif e la New Carrussel. La Basic comprende tutta la categoria dell’orso in argento, la Motif è una linea in argento e placcata in oro 5 micron rosa o giallo, la New Carrussel è sempre in argento, con l’orso stilizzato che forma catene, bracciali e anelli». Qual è la cliente tipo di Tous? «La cliente Tous è una donna raffinata, che indossa i gioielli con disinvoltura e per accessoriarsi. Noi definiamo Tous il “lusso accessibile” e abbiamo l’obiettivo di fidelizzare le nostre clienti le quali, in base al loro abbigliamento quotidiano, possono cambiare il nostro gioiello proprio come farebbero con un accessorio. A questo proposito vorrei sottolineare che abbiamo iniziato a vendere all’interno dei negozi nostri clienti anche le borse e i portamonete Tous a completamento di un lifestyle che il brand propone. La fascia d’età della nostra cliente tipo varia a seconda delle collezioni: Tous propone un prodotto trasversale che copre un target veramente ampio».

■ Page alongside, above,

the Tous Family: Rosa Oriol and Salvador Tous (standing) with their daughters Laura, Marta, Rosa and Alba. Below: Carlos Soler Duffo, Managing Director, Sales & Marketing.

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People & Brands

THE PRECIOUS

REBELLION Appassionata di gemme, antropologia e ritualità, Lydia Courteille crea gioielli simbolici che esplodono di colori. Un vero manifesto contro il minimalismo di Ilaria

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ui numi tutelari Lydia Courteille non si è fatta mancare nulla scegliendo come sua ispiratrice Suzanne Belperron, talentuosa designer del primo Novecento molto apprezzata dalla Duchessa di Windsor, da Daisy Fellowes e da molte altre socialites dell’epoca. Poi lo stilista Karl Lagerfeld ha scelto Lydia come sua gioielliera di riferimento, commissionandole tutti i parafernalia che porta abitualmente alle dita. L’originalità creativa di questi due personaggi icona è sufficiente per far capire che lo stile di Lydia Courteille, una parisienne vestita Alaïa che considera il piacere il suo faro nella vita, non segue, esteticamente, i binari più tradizionali e rassicuranti. Infatti lei sostiene che «per iniziare a creare bisogna essere ribelli, coraggiosi abbastanza da rifiutare tutto quello che è stato già inventato». La sua personale ribellione Lydia Courteille l’ha condotta prima di tutto contro il minimalismo, lo stile understated e un po’ monacale che ha dominato gli anni ’90. «Era tutto troppo noioso, dovevo fare qualcosa! Io sono interessata alla storia, all'archeologia, all'antropologia. Sono curiosa di tutto ciò che riguarda l’evoluzione dell’uomo e questo ha nutrito la mia immaginazione. Sono stata molto all’estero, dall’Asia al Sudamerica, e mi sono lasciata contaminare dalle culture, i costumi e i colori di quelle terre. Ma il mio primo amore sono state le pietre, che ho raccolto e collezionato per molti anni. Poi sono diventata gemmologa e più tardi antiquaria di gioielli, ho raccolto circa sette mila pezzi che gli altri compratori avevano snobbato e io invece ho capito e valorizzato». In quei monocromatici anni ’90, quindi, la designer, che all’epoca era una antiquaria, decise di lanciare una collezione di monili che potesse rappresentare tutto il suo amore per i simboli, i culti, le passioni che ricorrono nella storia dell’uomo. E tanto per iniziare presentò una versione super preziosa del teschio, un simbolo trasversale alle culture che può anche figurare sulla bandiera di un simpatico pirata ma nella maggior parte dei casi suscita una certa repulsione. «Invece no, furono proprio i miei clienti di gioielli antichi a chiedermeli e i concorrenti a copiarmeli, creando un fenomeno che per me rappresentò un grande successo». Ancora oggi, infatti, il memento mori è una sorta di firma di Lydia Courteille, ma il suo viaggio creativo tocca anche lidi diversi, dai giardini precolombiani ai bestiari medievali, dai riti esoterici ai cammei napoleonici, fino alla mitologia greco-romana. Il tutto con un grande impiego di pietre preziose, dalle tormaline

Dall'alto a sinistra: anello con diamanti e scarabeo antico. Collana Deep Sea con opali, zaffiri e ametiste. ■ From top left: Skull ring with diamonds and ancient scarab. Deep Sea collier with opals, sapphires and amethysts. l'Orafo 2014

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ai diamanti, dalla corniola alla tormalina Paraiba. Non più di 150 pezzi all’anno circa, tutti unici, prodotti in 4 laboratori specializzati per un prezzo finale che va dai 2000 ai 30 mila euro circa. «La mia clientela? Conta tra i fedelissimi soprattutto l’entourage della moda, da Lagerfeld ad altri di cui non posso fare il nome, e molte altre persone cosmopolite e raffinate, in grado di permettersi acquisti che gratificano il loro senso del bello e non le strette necessità». ■ In terms of tutelary deities, Lydia Courteille was intrepid by drawing inspiration from Suzanne Belperron - a talented designer of the early twentieth century who was much appreciated by the Duchess of Windsor, Daisy Fellowes and many other socialites of the time. Then, Karl Lagerfeld chose Lydia as his reference jewellery designer, commissioning her to create all the paraphernalia that the stylist usually wears on his fingers. The creative flair of these two iconic personalities clearly reveals that the style of Lydia Courteille, a parisienne who wears Alaïa and pursues pleasure as a way of life, is foreign to the more traditional and reassuring aesthetic approaches. In fact, she claims that to start creating something you need to be rebellious, and brave enough to reject everything that has already been invented. Lydia Courteille's own rebellion was first of all against minimalism, the understated, slightly monastic style that dominated the 90s. «It was all way too boring, I had to do something! I am interested in all that is history, archaeology, anthropology. I am curious about everything that concerns the evolution of mankind and this has nourished my imagination. I have been abroad a lot, from Asia to South America, and I soaked in the cultures, customs and colours of those lands. But my first love were gems, which I gathered and collected for many years. Then I became a gemmologist and later on an antique dealer. I collected about 7,000 pieces that other buyers had snubbed, while I understood and enhanced their value». In those monochromatic 90s, the designer, who was an antique dealer in those years, decided to launch a collection of jewellery that would represent her love for the symbols, cults and passions that recur in human history. To begin with, she presented a super precious version of the skull, a well known symbol that is spread across cultures and sometimes appears on the flag of a friendly pirate, but in most cases arouses a certain degree of revulsion. «But this time it was quite the opposite, it was my clients of antique jewellery who asked for it and my competitors who copied it from me, creating a phenomenon I hailed as a great success». Even today, the memento mori is some sort of signature by Lydia Courteille, but her creative journey also touches on different topics, from pre-Columbian parks to medieval bestiaries, from esoteric rites to Napoleonic cameos, and even Greek and Roman mythology. Everything is created through a masterful use of precious stones, from tourmaline to diamonds, cornelian and Paraiba tourmaline. Not more than 150 unique pieces are crafted every year or so in 4 specialised laboratories, with a final price ranging from approximately € 2,000 to € 30,000. «My clients? The most loyal ones are from the fashion circle, from Karl Lagerfeld to other important names that I cannot mention, and many other cosmopolitan and sophisticated people, who can afford to buy things that gratify their sense of beauty, and not only what’s strictly necessary».

Dall'alto: la designer Lydia Courteille e orecchini in fosfosiderite, tormaline e zaffiri. ■ From top: Lydia Courteille and earrings in phosphosiderite, tourmalines and sapphires. l'Orafo 2014

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Heritage

LUMIĂˆRES DE

CHAUMET Lampi di luce colorata e trasparente illuminano la collezione Couture della maison che ha creato i diademi di imperatrici e principesse. Il lusso di una storia bicentenaria


Heritage

di Ilaria

Danieli

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a ragazzo di bottega del gioielliere di Maria Antonietta a gioielliere ufficiale dell’Imperatore: Marie-Étienne Nitot, agli albori del diciannovesimo secolo, aveva appena avviato un atelier tutto suo quando gli capitò di riuscire ad afferrare per le briglie un cavallo che era appena scappato, imbizzarrito, alla presa del suo padrone, che si chiamava Napoleone (il primo e il più famoso). Per riconoscenza, Bonaparte lo nominò suo gioielliere di fiducia e Nitot potè dare sfogo a tutta la sua grandeur creativa. E’ di sua mano la spada consolare (oggi al Louvre) in cui montò il diamante Regent, di 140 carati, così come le corone, i diademi e le parure delle imperatrici Joséphine e Marie-Louise. Tale endorsement fece di Nitot il riferimento principe dell’aristocrazia dell’epoca, soprattutto per ciò che riguarda gli headpieces, dalle tiare alle ferronières e più tardi alle aigrettes. Quando l’attività passò al figlio di Nitot, e da lì alle cure di Jean-Baptiste Fossin, il clima culturale si venava di Romanticismo e i gioielli, da simboli di potere che erano, diventarono pegni d’amore, souvenirs e pomander (piccoli diffusori di profumi a forma di ciondolo). Nel 1885 l’atelier di Fossin divenne Chaumet grazie al nuovo proprietario, Joseph, che diede il suo nome alla maison e si affermò come Maestro della Belle Époque e del Naturalismo, lo stile fiorito che sbocciò poi nell’Art Nouveau. Oltre 2000 tiare uscirono dal laboratorio di Chaumet in quel periodo, destinate ad altrettante nobildonne e principesse, ma anche a cortigiane e attrici meno titolate ma altrettanto famose e corteggiate. Le vetrine della maison, che nel frattempo aveva aperto il suo avamposto in Place Vendôme, si allinearono presto all’ondata razionale dell’Art Déco, ma il sentimentalismo degli anni romantici aveva impresso un marchio indelebile sull’immagine del brand. Ecco perché, negli anni recenti, questa identità di fondo è stata preservata e riletta in gioielli dal chiaro significato affettivo: è il caso della collezione Liens, creata negli anni ’70, che ha come filo conduttore un nodo stilizzato e simbolo di unione sentimentale, così come di Attrape-moi... si tu m’aimes (Prendimi... se mi ami), che gioca sull’atteggiamento flirtatious di un’ape nei contronti di un

ragno. Monili graziosi e discreti molto adatti al daywear, che oggi sono diventati prodotti icona della maison, confluita nel frattempo in uno dei maggiori poli francesi del lusso (il gruppo LVMH di Bernard Arnault che controlla anche Dior, Bulgari e molti altri fashion and accessories brands). Accanto ai best seller, la tradizione lussuosa delle tiare viene da un lato preservata nel Museo che Chaumet ha creato ai piani alti del palazzo in Place Vendôme in cui si trova la boutique, dall’altro rinnovata e rilanciata dalle creazioni Couture che la nuova art director Claire Dévé-Rakoff ha ideato per la Biennale des Antiquaires, ispirate alle Lumières d’eau, cioè alle luci delle stelle e della notte che si riflettono sull’acqua. Una cinquantina circa di pezzi unici suddivisi in 12 parure (perché l’indirizzo di Chaumet è al 12 di Place Vendôme) ciascuna focalizzata su una diversa pietra preziosa e relativa tonalità


Pagina d'apertura: sautoir multifilo di zaffiri e topazi gialli con perle gold. Pagina accanto: orecchini con crisoprasio e due smeraldi. ■ Opening page: sautoir with gold pearls and yellow sapphires and topaz. Page alongside: earrings with chrysoprase and two emeralds.

di colore. «Tutta la collezione è giocata sulla trasparenza dei riflessi colorati sull’acqua - spiega la designer Dévé-Rakoff - É un invito a fare un tuffo nell’oceano (il blu degli zaffiri), a partire per un viaggio dagli iceberg degli estremi artici (il cristallo di rocca, l’opale bianco) agli atolli verde-azzurri del Pacifico (il crisoprasio, il lapislazzuli, lo smeraldo)». Lumières d'eau sembra effettivamente aver raggiunto un punto di arrivo significativo nel percorso di ampliamento delle collezioni verso l'alto e altissimo di gamma intrapreso negli ultimi anni, raccontando una storia al tempo stesso antica e nuovissima, con uno sfoggio generoso e tuttavia mai pretestuoso di rare gemme e finissime lavorazioni. ■ From a helping boy of Marie-Antoniette’s jeweller to the Emperor’s official jeweller: at the dawn of the nineteenth century, Marie-Étienne Nitot had just opened a shop of his own when he happened to grasp the reins of a runaway horse that had just escaped from the grip of his master, whose name

Dall'alto a sinistra: anello e sautoir in oro bianco con zaffiri e diamanti; momenti di lavorazione; la boutique Chaumet in Place Vendôme. ■ From top left: ring and sautoir in white gold with diamonds and sapphires; workmanship; Chaumet boutique in Place Vendôme.


Heritage was Napoleon (the first and most famous). Out of gratitude, Bonaparte made him his trusted jeweller and Nitot had the opportunity to give vent to his creative flair. He produced Napoleon’s consular sword (now on display in the Louvre) on which he mounted the 140-carat Regent diamond, as well as the crowns, tiaras and jewellery sets of Empresses Joséphine and Marie-Louise. Such an endorsement made Nitot a key point of reference for the aristocrats of the time, especially for headpieces, from tiaras to ferronières, and later on aigrettes. When Nitot’s business continued under the direction of his son, and then Jean-Baptiste Fossin, the cultural climate was tinged with Romanticism, and jewels turned from symbols of power into love-tokens, souvenirs and pomander (small pendant-shaped diffusers of perfume). In 1885, Joseph Chaumet took over Fossin’s firm and changed its name into “Chaumet”, establishing himself as a master of Belle Époque and Naturalism, the floral style that blossomed later on into Art Nouveau. At the time, over 2000 tiaras came out of Chaumet’s shop, for as many noblewomen and princesses, but also actresses and courtesans, who were less titled but equally famous and wooed. The firm, which had meanwhile opened its outpost in Place Vendôme, soon aligned to the rational wave of Art Déco, but the sentimentalism of the Romantic years left an indelible mark on the brand’s image. That is why, in recent years, this basic identity has been preserved and revisited through jewellery with a clear affective meaning. This is the case of the Liens collection, created in the 70s, which features a stylised knot motif, a symbol of unity and love, as well as Attrape-moi... si tu m’aimes (Catch me… if you love me), in which a bee plays flirtatiously with a spider. These graceful and discreet pieces of jewellery, very suitable for daywear, have now become the brand’s signature products. In the meantime, the house has merged in one of France’s major luxury groups, that is Bernard Arnault’s LVMH empire, which is also parent to Dior, Bulgari and many other fashion

Riedizione della tiara Waterfall creata nel 1899. In basso: anello in platino e diamanti. ■ Contemporary print of the original Waterfall tiara, 1899. Below: platinum ring with diamonds.

and accessory brands. In addition to the best-selling items, the grand tradition of tiaras has been on the one hand preserved in the Museum created by Chaumet on the upper floors of its boutique’s building in Place Vendôme and, on the other, it has been restyled and relaunched with the Couture creations designed by new art director Claire Dévé-Rakoff for the Biennale des Antiquaires, inspired by the Lumières d’eau, that is the lights of the stars and the night reflected onto the water. About fifty unique pieces divided in 12 jewellery sets(because Chaumet’s boutique is at12, Place Vendôme), each featuring a different gemstone and its shade of colour. «The entire collection plays on the transparency of colourful reflections on the water - explained the designer Dévé-Rakoff - It is an invitation to take a dip into the ocean (blue sapphires), to go on a journey from the icebergs of the Arctic poles (rock crystal, white opal) to the blue and green atolls of the Pacific Ocean (chrysoprase, lapis lazuli, emerald)». Lumières d'eau seems to have actually reached a significant milestone along the path of growth towards high and very-high end goods which Chaumet undertook in recent years, telling a story that is at the same time old and new, with a generous and yet never pretentious display of rare gems and fine workmanship. l'Orafo 2014

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ottobre/novembre


Visual

UPSIDE

DOWN

I collier pi첫 sontuosi in un simmetrico gioco di specchi di Ilaria Danieli Artwork di Giuseppe Fogarizzu

l'Orafo 2014

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ottobre/novembre


Visual Pagina precedente: collier Emerald Cascade di Picchiotti in oro bianco e smeraldi taglio ovale con diamanti bianchi su tutta la circonferenza e i dettagli. In questa pagina: collana Extremely Piaget in oro bianco e perle di turchese e crisoprasio. Lo smeraldo centrale taglio cabochon è arricchito da un contorno di crisoprasi, turchesi taglio a pera e diamanti bianchi. â– Previous page: Picchiotti's Emerald Cascade collier in white gold and oval emeralds decorated with white diamonds. This page: Extremely Piaget necklace in white gold, turquoise and chrysoprase beads, central emerald-cut cabochon decorated with pear-shaped chrysophases and turquoises and white diamonds.


Collana Demoiselles di Van Cleef & Arpels in oro bianco, diamanti, zaffiri e acquamarine, con due acquamarine taglio a pera di 14 carati circa ciascuna. Un masterpiece della collezione Palais de la Chance. â– Demoiselles necklace by Van Cleef & Arpels in white gold, diamonds, emeralds, sapphires, aquamarines and two aquamarines of around 14 carats each. Palais de la Chance collection.

l'Orafo 2014

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Visual Un sontuoso collier uscito dall'atelier di Stefan Hafner. Ăˆ in oro bianco, danburite e diamanti bianchi. Collezione Sahara. â– Stefan Hafner's atelier astonishing piece. Necklace in white gold, danburites and white diamonds. Sahara Collection.


Collier finemente lavorato a mano e firmato dal gioielliere valenzano Palmiero in oro bianco, diamanti bianchi e tormalina verde. â– Palmiero's handmade masterpiece necklace in white gold, white diamonds and green tourmaline.

l'Orafo 2014

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Visual

Collier composto da piccoli rosoni griffato Tiffany & Co. Ăˆ in platino con diamanti bianchi. Collezione Blue Book. â– Necklace by Tiffany & Co. in platinum and white diamonds. Blue Book collection.




Inside Jewelry

EXPORT:

SECONDO TRIMESTRE A VELOCITÀ RIDOTTA Tra le cause anche la maturità raggiunta dai Paesi emergenti, più cauti negli acquisti. L'estero resta comunque trainante per la produzione orafa italiana, che cresce di Franco

N

Marchesini - ASI Analisi e Studi Industriali

el corso del secondo trimestre 2014 il diffuso rallentamento dell’economia mondiale ha avuto un riflesso negativo anche sull’industria della gioielleria. Dalle rilevazioni del World Gold Council emergono flessioni quasi generalizzate (anno su anno) della domanda orafa nei vari Paesi consumatori. Il totale mondiale ha segnato riduzioni consistenti: del -30% in quantità (Tonn) e del -36% in valore (USD). E’ quasi inutile ricordare che, a causa delle diverse modalità di rilevazione, i dati del WGC non sono strettamente confrontabili con quelli rilevati dai centri di statistica dei vari Paesi, in particolare dell’Italia. In realtà, nello stesso trimestre l’Istat ha rilevato per l’Italia un rallentamento del tasso di crescita in termini reali (al netto del calo dei prezzi delle materie prime preziose) delle vendite italiane all’estero di gioielleria rispetto al trimestre precedente. Nel complesso del primo semestre 2014 le esportazioni sono cresciute in termini monetari del +4,2% rispetto al corrispondente semestre di un anno prima. Più consistente la crescita (+7%) tenendo conto dei ricordati andamenti dei prezzi impliciti. Così le esportazioni hanno continuato a “tirare” la produzione

-30% Riduzione domanda orafa mondiale in quantità (Tonn) nel II trimestre

-36% Riduzione domanda orafa mondiale in valore (USD) nel II trimestre l'Orafo 2014

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(+17,6%); una produzione di gioielli innovativi e di elevata qualità. In smarrimento, invece, rimane la domanda interna: smarrimento certificato da un ulteriore calo del clima di fiducia dei consumatori italiani, riflesso delle stime negative del Pil dell’intero 2014. Com’è noto, i dati non destagionalizzati consentono confronti soltanto anno su anno e quindi non sono utilizzabili per l’analisi congiunturale. Tuttavia l’ampiezza dei divari delle variazioni può indicare l’orientamento delle tendenze. GLOBALIZZAZIONE DELLE ECONOMIE La decelerazione del trend ascendente delle vendite all’estero è entrata – in parte – nella nuova fase della globalizzazione delle economie. Una fase di maturità, se non di stanchezza. Una fase in cui i Paesi emergenti sono emersi (come Cina, Russia, India e altri) e cominciano a guardarsi dentro. Una fase in cui le distanze tornano a contare e il reshoring, il rimpatrio delle produzioni, inizia ad assumere dimensioni significative. Di qui l’accentuazione del disequilibrio territoriale delle destinazioni dei gioielli italiani nel mondo. Nella graduatoria dei principali importatori, i primi tre

ottobre/novembre


Inside Jewelry

0,9%

0,2%

ROMA

NAPOLI

10,8%

12,1% ALTRI

MILANO

33,2%

AREZZO

19,3%

VALENZA

QUOTE ESPORTAZIONI DAI DISTRETTI primo semestre 2014

23,5%

VICENZA

economica generale. Limitate infatti sono state le conseguenze delle ritorsioni commerciali imposte da Mosca ai Paesi europei per le sanzioni connesse con le note tensioni militari. Infatti le consegne di gioielli sino a giugno sono antecedenti ai blocchi delle importazioni. In ogni caso un eventuale freno alle importazioni di gioielli italiani può essere facilmente eludibile attraverso triangolazioni con altri Paesi esclusi dai controlli e con movimenti di altro tipo.

posti sono occupati da “Paesi (anche) di smistamento”, Paesi che poi riesportano con destinazioni quasi sempre sconosciute ai venditori italiani. Nel complesso, ai primi tre importatori di smistamento è inviata più della metà del totale dell'export italiano; quota che sale a oltre il 60% se si aggiungono altre destinazioni minori. I PAESI DI SMISTAMENTO Al primo posto si sono rafforzati gli Emirati Arabi con un +10,1%, raggiungendo una quota che sfiora un quarto dell’export totale. Segue la Svizzera, che nel semestre ha ridotto gli acquisti (-8,5%), ma conserva una quota superiore al 18%. Al terzo posto si consolida l’area cinese con il 12% del totale. Qui è continuata la contrapposizione delle due dogane principali. Da una parte Hong Kong ha più che raddoppiato le importazioni; dall’altra la Cina che le ha ridotte a meno di un decimo del valore registrato nel primo semestre di un anno prima. Un calo derivato da segnali di una crescente crisi finanziaria interna (si lamentano imprese sempre più indebitate, bolla immobiliare, banche in difficoltà, bassi consumi interni, volatilità di nuovi investimenti, primi abbandoni di investitori esteri). Comunque gli acquisti di gioielleria italiana dell’area cinese nel suo complesso hanno presentato un aumento di oltre il 20% nel primo semestre 2014. La relativa stazionarietà delle vendite alla Russia (-0,6%) è da ricercare nelle difficoltà finanziarie derivate dalla crisi l'Orafo 2014

USA STAZIONARI, VECCHIA EUROPA IN RECUPERO Recuperi si sono notati per le vendite all’interno del vecchio continente. Nel primo semestre i Paesi dell’Unione europea hanno segnato un +11%. Grazie soprattutto alla ripresa degli acquisti da parte di: Polonia + 27,4%; Francia +16,3%; Regno Unito +15,2%; Spagna +11,4%. Continua, invece, l’arretramento della Germania: -7,5%. Stazionarie le vendite agli Stati Uniti con una quota sul totale (7,7%), che risulta meno di un quarto di quella del 2000 (33,1%). Triplicate le vendite sul grande mercato indiano, ma i volumi sono ancora limitati. Le diversità di tendenze dell’export complessivo - anno su anno - tra il primo e il secondo trimestre dell’anno in corso si ritrovano anche nelle spedizioni all’estero dei principali distretti. Così per Arezzo, dopo l’exploit del primo trimestre (+20,3%), si è assistito a un ridimensionamento nel secondo (-12,3%); nell’intero semestre +1,8%. Per contro, Vicenza – dopo il calo nel primo trimestre (-4,7%) – ha recuperato 78

ottobre/novembre


parzialmente nel secondo (+1,3%), ma il semestre rimane negativo (-1,5%). Continua l’exploit di Valenza, + 36,5% nella media del semestre. Più contenuto l’aumento di Milano, +5,6%. I contributi delle filiere di Arezzo e di Vicenza (rispettivamente con il 33,2% e il 23,5% del totale) rimangono in testa alla graduatoria dei principali distretti esportatori. Seguono Valenza 19,3% e Milano 10,8%. Più contenute le quote di Roma e di Napoli-Torre del Greco. In sintesi, la posizione geo-economica del settore può beneficiare dei vantaggi della storica collocazione logistica, della tecnologia e dell’offerta di servizi. Tuttavia le reti sono ancora deboli. E nella nuova organizzazione d’impresa “senza reti non c’è sviluppo”. Come si è ricordato sopra, l’inaspettata ricaduta del malessere economico nel contesto italiano e in alcuni mercati esteri ha condizionato le performance del settore orafo a metà anno. Ciononostante la quota italiana dell’export mondiale potrebbe recuperare una frazione del terreno perduto nel passato e riportarsi a ridosso del 5%. Una quota, peraltro, ancora lontana dai livelli raggiunti sul finire degli anni novanta (11%). In prospettiva non mancano infatti valori potenziali di recupero delle esportazioni. Tra i più significativi emergono gli acquisti di nuove fasce sociali emergenti con potere di acquisto in aumento, soprattutto nei “mercati di attacco”. Per questo gli esportatori italiani possono beneficiare anche del recente provvedimento del Governo teso a sostenere le vendite del Made in Italy nel mondo, con il potenziamento degli enti fieristici e il coinvolgimento anche delle grandi reti di distribuzione. Gli esperti dell’elaborazione di mega-trends indicano che tra 15 anni la classe a medio reddito arriverà a circa 1,5 miliardi di persone, di cui più di mezzo miliardo nei Paesi emergenti. Di qui si pone l'urgenza di un rinnovamento dell’offerta, con prodotti mirati alle esigenze dei nuovi consumatori. In altre parole, si invocano il potenziamento delle categorie di prodotti del lusso accessibile, una crescente produttività (ricerca tecnologica, 3D e altro) e una maggiore attenzione alla domanda finale nei singoli paesi clienti. Il mercato mondiale continua a diversificarsi, è sempre più complesso e quindi si impongono riorganizzazioni gestionali e produttive delle imprese.

+24,2%

+11,7%

EMIRATI ARABI

HONG KONG

+18,3%

+11,9%

SVIZZERA

EUROPA (TOT.)

ESPORTAZIONI DI GIOIELLERIA Principali Paesi di esportazione - primi 6 mesi del 2014 Paesi

Milioni euro 2013 - 2014

Variazioni % 2014/2013

Emirati Arabi Svizzera

621,32 - 684,15

10,1

24,2

564,34 - 516,56

-8,5

18,3

Hong Kong

143,25 - 331,57

131,5

11,7

Stati Uniti

216,45 - 217,46

0,5

7,7

Francia

140,61 - 163,52

16,3

5,8

Turchia

93,10 - 97,54

4,8

3,5

Regno Unito

65,02 - 74,89

15,2

2,6

Germania

67,94 - 62,86

-7,5

2,2

Giordania

34,12 - 42,10

23,4

1,5

Spagna

36,90 - 41,09

11,4

1,5

Israele

39,21 - 38,51

-1,8

1,4

Panama

30,49 - 31,43

3,1

1,1

Romania

29,71 - 28,99

-2,4

1,0

Messico

31,55 - 28,89

-8,1

1,0

Giappone

23,91 - 25,52

6,7

0,9

Singapore

24,95 - 21,99

-11,9

0,8

Polonia Belgio Libia

17,10 - 21,78

27,4

0,8

20,79 - 20,99

1,0

0,7

20,03 - 20,93

4,5

0,7

Rep. Dominicana

13,25 - 19,67

48,5

0,7

479,52 - 335,67

-30,0

11,9

2.713,56 - 2.826,20

4,2

100,0

IL RAPPORTO BANCA-IMPRESA Naturalmente una ripresa realistica e duratura della produzione richiede, tra l’altro, la risoluzione degli annosi problemi riguardanti l’irrobustimento strutturale delle aziende operatrici (nella produzione e nella distribuzione) attraverso la realizzazione di acquisizioni, fusioni, partecipazioni, accordi strategici e il conseguente aggiustamento del rapporto banca-impresa. Infatti la nota frammentazione dell’apparato produttivo presenta gravi debolezze patrimoniali che generano effetti negativi nella variegata collaborazione con il mondo finanziario. Non solo nei confronti diretti delle aziende orafe con gli istituti di credito, ma anche in quelli indiretti, in particolare per l’intermediazione dei confidi. Anche qui con discontinuità marcate a causa delle diverse dimensioni operative e delle diverse presenze sui territori.

Altri Paesi Totale

English translation: see pag. 100

In % sul totale

Fonte: ASI, elaborazione e stime su dati ISTAT

l'Orafo 2014

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ottobre/novembre


Inside Jewelry

made in

italy delle mie brame

Come tutelare il marchio di qualità nazionale, il terzo brand più conosciuto al mondo (dopo Coca Cola e Visa)? Ecco il punto sulle norme disposte dal Parlamento europeo e dalla legislazione italiana di

Sonia Sbolzani

S

ull’onda della globalizzazione dei mercati è cresciuto a dismisura il fenomeno dell’imitazione dei prodotti italiani - non ultimi i gioielli - da parte di operatori soprattutto asiatici. Si fa quindi ineludibile l’istanza di tutelare il Made in Italy, che malgrado sia il terzo brand più conosciuto e desiderato al mondo (dopo Coca-Cola e Visa), necessita più che mai di essere protetto dalla legge e, in particolare, da un sistema valido di certificazione. In effetti il dibattito sul Made in Italy si è ora riacceso anche in vista di Expo 2015, che porterà l’attenzione internazionale sulla produzione tricolore di ogni settore, non solo quello agro-alimentare. In realtà non è mai stato automatico pensare che produrre in Italia sia di per sé sinonimo di qualità, ma è un fatto incontrovertibile che oggi buona parte della manifattura e dell’industria del Belpaese siano eccellenti. Tuttavia non possiamo pubblicizzare il nostro “plus” da soli; dobbiamo giocoforza riferirci all’Europa che ormai da tempo è impegnata sulla materia, per quanto non sia ancora approdata a nulla di concreto. Attualmente l’articolo 7 del Regolamento europeo, definito il 17 Ottobre 2013 in Commissione mercato interno, stabilisce che debba essere emanata una legge comunitaria in cui si sancisca l’obbligatorietà di etichettatura dei prodotti importati e di quelli che circolano in Europa. Nel frattempo la merce che entra in Europa non ha l’obbligo di indicazione di origine, mentre, se un nostro prodotto viene esportato in USA o in Cina, si trova dinanzi a tale obbligo. Alla faccia della reciprocità. Valgono comunque le norme del commercio mondiale: in generale, certifichiamo un prodotto come “Made in Italy” se l’ultima trasformazione sostanziale è stata eseguita in Italia. Basta cioè aggiungere un bottone a un capo d’abbigliamento fabbricato all’estero perché questo possa circolare nel mondo come Made in italy in base alle leggi di origine doganale. In tale contesto, dunque, l’Europa è fondamentale per giungere ad avere le migliori politiche commerciali. E noi italiani, nel nostro piccolo, dobbiamo fare la nostra parte. Riteniamo opportuno, a questo punto, ricostruire l’iter normativo del marchio di origine a livello europeo in generale e italiano in particolare, anche per capire di cosa parliamo quando parliamo di Made in Italy. Innanzitutto va detto che il Parlamento europeo in sessione plenaria ha disposto le norme che seguono. l'Orafo 2014

n INFORMAZIONI: ha dichiarato il diritto dei consumatori

a un accesso immediato alle informazioni sui beni acquistati (11 Dicembre 2007). n FRODE: ha approvato una risoluzione sul marchio d’origine sollecitando la Commissione e il Consiglio ad istituire sistemi di vigilanza e di lotta contro la frode in ambito doganale (25 Novembre 2009). n IMPORT EXTRA UE: ha votato un’ulteriore risoluzione chiedendo che alcuni prodotti importati da Paesi extra-UE indichino chiaramente la provenienza; inoltre che vengano comminate sanzioni in caso di violazione delle norme e che si utilizzi l'inglese sulle etichette all’interno dell'Unione (21 Ottobre 2010). n IMPORT UE: ha approvato una nuova risoluzione sull'indicazione del Paese di origine di talune merci importate da Paesi terzi (abiti, calzature, gioielli), stabilendo che l'UE deve rendere obbligatorio l'uso del marchio d'origine per questi prodotti e chiedendo la presentazione da parte della Commissione europea di una proposta legislativa ad hoc (17 Gennaio 2013). n SICUREZZA: da ultimo, ha approvato a larghissima maggioranza il Regolamento sulla Sicurezza dei prodotti, che contiene l'articolo riguardante l'obbligo dell'etichettatura di origine (15 Aprile 2014). Tuttavia, manca ancora l’ok definitivo, per cui la parola deve passare al Consiglio UE, il voto favorevole del quale non è affatto scontato (anzi!). Infatti è noto che, se per l'Italia l’indicazione dell'origine del prodotto rappresenta un valore aggiunto in termini di competitività, a un Paese come la Germania non reca alcun beneficio, dato che la manifattura teutonica si fonda soprattutto sull'assemblaggio di semilavorati (spesso provenienti da Paesi emergenti) e quindi la tracciabilità potrebbe addirittura portare un danno di immagine. E’ bene ricordare, infine, che tra i favorevoli alla dichiarazione di origine vi sono, oltre all’Italia, Francia, Spagna, Portogallo, Grecia e Croazia, mentre sono contrari (insieme alla Germania) Paesi Bassi, Regno Unito, Belgio, Danimarca, Svezia e Austria. Vedremo chi la spunterà. Va detto comunque, tanto per essere realisti, che a nulla è servito il nostro tentativo di “efficientare” il Regolamento versus un codice doganale ormai obsoleto, per cui il Made in deve 80

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Pagina a lato: anello Polaris di Ponte Vecchio Gioielli, in oro e diamanti. Qui accanto: collana Renaissance in oro giallo e smalto, Salvatore Ferragamo Jewels. n Page alongside: Polaris ring by Ponte Vecchio Gioielli, in gold and diamonds. Left: Renaissance necklace, in yellow gold and enamel, Salvatore Ferragamo Jewels.

in Italy per i suddetti prodotti (oltre che per quelli conciari e del comparto divani) le cui fasi di lavorazione abbiano avuto luogo prevalentemente nel territorio italiano. Infine, sono previste sanzioni amministrative pecuniarie, il sequestro e la confisca delle merci in caso di violazione della legge (nonché sanzioni penali se la trasgressione viene reiterata o perpetrata tramite attività organizzate). n MARCHIO DI ORIGINE: con riferimento all'attuazione della legge suindicata e alla proposta in sede di Unione Europea del marchio di origine obbligatorio per i prodotti importati da Paesi extra-UE, la X Commissione della Camera ha approvato il testo unificato (8-00096) delle risoluzioni 7-00411, 7-00426 e 7-00430 (16 Novembre 2010). n DEFINIZIONI: la legge 8/2013 ha poi dettato le nuove regole per la definizione, la lavorazione e la commercializzazione dei prodotti di cuoio, pelle e pelliccia, stabilendo che per i prodotti ottenuti da lavorazioni in Paesi esteri fruitori della dicitura italiana dei termini "cuoio", "pelle" e "pelliccia", l'etichetta debba indicare lo Stato di provenienza. n ETICHETTE: nel novembre 2013 Valeria Fedeli, vicepresidente del Senato, unitamente al presidente della Commissione industria Massimo Mucchetti, ha presentato un disegno di legge sull’etichettatura volontaria e a costo zero con l’obiettivo di promuovere le eccellenze italiane nel mondo. Il concetto di fondo sarebbe semplice: lo Stato offre alle aziende italiane la possibilità di richiedere una sorta di “bollino blu” gratuito da utilizzare per qualificarsi a livello internazionale, così garantendo una fase ulteriore prima dell’ultimo step di trasformazione che dà origine al Made in Italy. Nulla di concreto ha fatto seguito però. Qui siamo. Ora la meta primaria è arrivare con le carte in regola al Consiglio europeo, dove si prendono le decisioni vere, ricordando che la questione del regolamento sul “Made in” non è meramente tecnica, ma politica. Consapevoli che solo con la trasparenza si esce dalla crisi, dobbiamo assolutamente vincere l’ultima battaglia sia in Europa sia in Italia, creando una cerniera funzionale tra normativa comunitaria e nazionale.

indicare il Paese dove è avvenuta l'ultima lavorazione sostanziale dei prodotti (non alimentari, s’intende). Sul fronte legislativo italiano esaminiamo ora in sintesi i provvedimenti più importanti adottati negli ultimi anni a tutela del Made in Italy. n 100% ITALIANO: l’art. 16 del decreto-legge 135/2009 (A.C. 2897) ha introdotto una disciplina nell’uso di indicazioni di vendita che descrivano il prodotto come interamente realizzato in Italia, prevedendo una sanzione penale per l’uso indebito di espressioni come “100% Italia” o “Tutto Italiano”, oppure segni o figure che inducano la stessa mendace convinzione. Inoltre è stata prevista una sanzione per la condotta del produttore e del licenziatario che maliziosamente omettano di indicare l’origine estera dei prodotti pur utilizzando marchi riconducibili a prodotti italiani. n CONTRAFFAZIONE: la legge 99/2009 (A.C. 1441-ter) ha fissato norme volte a rafforzare la tutela della proprietà industriale e gli strumenti di lotta alla contraffazione, anche sotto il profilo penale. Inoltre, presso il Ministero dello Sviluppo Economico è stato istituito il Consiglio nazionale anticontraffazione, con funzioni di indirizzo, impulso e coordinamento delle azioni intraprese da ogni amministrazione, al fine di migliorare a livello nazionale l’attività complessiva di contrasto del fenomeno. La legge ha altresì introdotto modifiche al relativo Codice (decreto legislativo 30/2005), riguardanti tra l’altro il diritto di priorità per i brevetti di invenzione e i limiti alla protezione accordata dal diritto d’autore ai disegni e modelli industriali, nonché l’eliminazione del riferimento all’applicazione del rito societario per i procedimenti in materia di proprietà industriale e di concorrenza sleale e l’ampliamento delle controversie devolute alle sezioni specializzate. n TRACCIABILITÁ: la legge 55/2010 (A.C. 2624) ha contemplato disposizioni in materia di commercializzazione di prodotti del sistema moda (tessili, pelletteria, calzature), istituendo un sistema di etichettatura obbligatoria che evidenzi il luogo di origine di ciascuna fase di lavorazione, garantendo così la tracciabilità dei prodotti stessi. Il provvedimento ha poi consentito l’uso dell'indicazione Made l'Orafo 2014

English translation: see pag. 100 81

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fairs

competere nel

mondo

Export e nuovi mercati sono i mantra su cui da qualche tempo si articolano i discorsi dei più importanti attori italiani del settore orafo. In prima linea si schiera la Fiera di Vicenza, che nel corso di Vicenzaoro Fall ha animato un vivace confronto sui nuovi scenari, oltre a presentare i progetti di sviluppo per il 2015 tra i quali The Boutique Show (a gennaio) e Vicenzaoro Dubai (nella primavera 2015). Il business internazionale, tuttavia, mira sempre più ad assorbire il know how delle aziende italiane di alta qualità e medio-piccola dimensione all’interno di gruppi stranieri più strutturati. È il caso di Pomellato recentemente acquisito da Kering, ma anche di Stefan Hafner, Nouvelle Bague, Valente Milano, Io Sì e Porrati confluiti nel colosso indiano Gitanjali. È inevitabile arrivare alle fusioni o varrebbe la pena di difendere l’indipendenza del made in Italy? «La pregiudiziale - risponde il direttore di Fiera Vicenza Corrado Facco - dipende da quanto i colossi stranieri mirino a svuotare il capitale umano e artigianale italiano oppure a preservarlo. Se le acquisizioni servono a dare futuro a un expertise di lunga tradizione ma che attraversa difficoltà economiche mi sembra un segno, positivo, dei tempi. Si compra un brand italiano perché il genius loci è qui». È per questo che Fiera di Vicenza punta ad aprire nuove vetrine oltre frontiera per le piccolemedie aziende del settore, non ultima Dubai? «Oggi competiamo con mercati enormi: Cina e India da sole rappresentano il 60% della lavorazione dell’oro mondiale. Ma siamo sicuri che Cina e India sappiano che cos’è il prodotto italiano? Avere un avamposto in un’area di business attraente come Dubai può servire a intercettare nuovi vettori di opportunità» (i.d). English translation: see pag. 100

Corrado Facco

Valorizzare il genius loci italiano tra i colossi stranieri: ne parla il direttore di Fiera Vicenza

1

2

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icon

creation

look

essence

tradizione, esclusività, unicità, innovazione, riconoscibilità

qualità, personalizzazione, private label, varietà, creatività

fashion, sperimentazione, trendy, ricercatezza, contaminazione

componenti preziosi, adattabilità, varietà, affidabilità, tecnica

The ultimate

boutique show L'appuntamento di gennaio trasforma il layout espositivo puntando su distinte aree tematiche. Cambiano gli stand, con possibilità di personalizzare l'architettura e l'interior design Riconoscibilità "micro" e "macro", ovvero sia dei singoli espositori sia delle diverse categorie a cui appartengono: con questo obiettivo da Gennaio il layout espositivo di Vicenzaoro cambia non solo nome e abito ma anche, per restare in metafora, stilista e distribuzione. «Il nuovo concept - spiega Corrado Facco vuole favorire l'incontro tra espositori e buyer sulla base dei nuovi scenari della produzione, dell'acquisto e del deciso mutamento dei consumi». È chiara e cromaticamente segnalata la suddivisione dei distretti tematici (vedi sopra), mentre resta qualche dubbio sugli allestimenti, oggi a discrezione degli espositori. Saranno standardizzati? «Nonostante gli allestimenti di The Boutique show siano soluzioni di allestimento proposte da Fiera di Vicenza, ogni brand avrà la possibilità di personalizzare l'architettura e l'interior design. The Boutique show vuole presentarsi come una vera città del gioiello, in cui gli elementi distintivi di ciasun espositore saranno valorizzati, guidando i buyer internazionali in percorsi d'acquisto mirati e facilitando il matching con l'offerta. ■ "Micro" and "macro" recognisability, i.e. spotlighting both individual exhibitors and the l'Orafo 2014

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categories they belong to: with this new goal, in January, the exhibition layout of Vicenzaoro will change its name and look, and also (to keep the metaphor going) its designer and distribution. «The new concept - said Corrado Facco - aims to encourage meetings between exhibitors and


5

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essence GEM expression gemme, etica, garanzia, tracciabilità, colore, preziosità, manualità

emozione, forme, colori, materiali, originalità

7 evolution performance, innovazione, personalizzazione, flessibilità, post-vendita

I distretti tematici che scandiranno la mappa del Salone di gennaio, The Boutique Show, toccheranno tutti gli ambiti della produzione. ■ The thematic pavilions that will punctuate the map of The Boutique Show, in January, will cover all areas of production.

buyers on the basis of the new scenarios of production, purchases and the change in consumption». The thematic pavilions are clearly divided and marked by different colours (see above), while there is still some doubt about fittings, now at the discretion of exhibitors. Will they be standardised? «Despite The Boutique Show will provide solutions suggested by Fiera di Vicenza, each brand will have the opportunity to customise their own architecture and design. The Boutique Show aims to appear as a true city of jewellery, in which the distinctive features of each exhibitor will be enhanced, guiding international buyers towards targeted purchases, facilitating a better match between supply and demand».

dubai

next Jeneration

JEWELRY FOR PEACE Un'idea, o meglio un ideale, è il filo conduttore della quarta edizione del concorso Next Jeneration bandito da Fiera di Vicenza. Si tratta di "Un gioiello per la pace", un tema che stimolerà i creativi under 30 invitati a partecipare. Il contest vede coinvolta la Facoltà di Design del Politecnico di Milano e, per il 2015, gode dell'Alto Patronato delle nazioni Unite. I progetti dovranno essere presentati entro il 29 marzo 2015 e la premiazione avverrà nel corso dell'anno. ■ An idea or rather an ideal - is the main theme of the fourth edition of the Next Jeneration contest launched by Fiera di Vicenza. It is «Un gioiello per la pace» (a jewel for peace), a theme that will stimulate the creativity of all the under-30 designers who are invited to participate. The contest has been organised in collaboration with the Design Faculty of the Politecnico di Milano and under the patronage of the United Nations. The designs must be submitted by March 29, 2015; the award ceremony will take place later in the year.

Challenge

Debutta in aprile 2015 l'evento organizzato dall'ente vicentino nell'emirato. Una strategica opportunità per il made in Italy più prezioso La joint venture siglata tra Fiera di Vicenza e Dubai World Trade Center arriverà a un primo risultato dal 23 al 26 aprile 2015 con Vicenzaoro Dubai, che mira a intercettare i grandi numeri del business nell'area tra il Golfo, l'Africa, la Russia e il sud-est asiatico. «Basti pensare - sottolinea Corrado Facco - che gli Uae sono la prima destinazione, in costante crescita, dell'export orafo italiano e a Dubai si registra il 30% degli acquisti di lusso in medio Oriente». ■ The joint venture signed between Fiera di Vicenza and the Dubai World Trade Center will yield its first results on April 23 to 26, 2015 with Vicenzaoro Dubai, aiming at big numbers in terms of business in the area between the Gulf, Africa, Russia and Southeast Asia. «Uae is the first, growing destination for Italian jewellery exports - said Corrado Facco - and Dubai accounts for 30% of all luxury purchases in the Middle East».


Inside Jewelry

HK PASSA

In questa pagina: Orecchini di MVee by Aspire Designs; anello di Mario Buzzanca. Pagina a lato, dall'alto in senso orario: HKCEC; pendente di Green G.; anello di Moiseikin; orecchini di Magerit; orecchini di Mousson Atelier.

L'ESAME La Hong Kong Jewellery & Gem Fair di Settembre si è confermata una manifestazione di alto profilo, che richiama operatori da tutto il mondo di

Antonella Garello

S

in mezz’ora, da lì partono le navette gratuite per una sessantina di alberghi - non si contano quelle per il centro fieristico; la città, sempre animatissima, si gira tranquillamente coi mezzi pubblici o in taxi a cifre modeste; il check-in si può fare anche in stazione, senza coda e sfruttando al massimo il tempo per il lavoro della giornata. All’interno dell’HKCEC, allo stesso modo, tutto è semplice, organizzato, con un layout espositivo che sarà anche poco suggestivo ma è chiaro ed efficace. Le uniche perplessità sollevate dai nostri connazionali riguardano proprio la collocazione degli stand. La fiera è enorme e un posizionamento non indovinato condanna all’invisibilità: diversi espositori di livello medio-alto sarebbero felici di abbandonare la logica dei “padiglioni nazionali”, all’interno dei quali l’offerta è del tutto indifferenziata, per adottare quella delle “aree omogenee”. «E’ un discorso complicato - commenta Mauro Arati, rappresentante per l’Italia di UBM Asia - perché, d’altro canto, diversi buyer sono interessati genericamente al prodotto italiano e disperdere le nostre aziende potrebbe anche essere controproducente. Comunque stiamo già studiando diverse soluzioni. Di certo l’anno prossimo la zona dell’International Premier Pavilion avrà a disposizione uno spazio maggiore». ■ If, at the end of a trade show, it is virtually impossible to immediately understand what type and volume of business it has generated, it is possible to evaluate the available data and the general feeling of participants. Numbers, organisation, visitor attendance in the halls and the stands, the level of internationalisation, day-to-day impressions and comments of operators, commitments to come back, can sure help to find out more about whether or not the event was a successful one. The September edition of the Hong Kong Jewellery & Gem Fair has passed the test on all these fronts, and with honours. First of all, numbers. “The biggest jewellery

e è praticamente impossibile, a conclusione di ogni fiera, capire nell’immediato quale business e quale volume di affari la manifestazione abbia generato, è invece possibile valutare i dati disponibili e il feeling generale dei partecipanti: aiutano, come è ovvio, i numeri, l’organizzazione, l’affluenza di visitatori nei corridoi e negli stand, la sua internazionalizzazione, le impressioni e i commenti degli operatori giorno per giorno e gli impegni a ritornare. Ebbene, su tutti questi fronti l’edizione di Settembre della Hong Kong Jewellery & Gem Fair ha passato l’esame, e con onore. Prima di tutto, i numeri. “La più grande fiera orafa del mondo”, come sottolineano gli organizzatori di UBM Asia, ha raccolto 3700 espositori provenienti da tutto il mondo e ha attirato 60 mila visitatori da 157 Paesi e regioni, per un totale di oltre 130 mila visite durante i giorni della fiera; il che equivale a un +12% rispetto all’edizione 2013. Per la prima volta nella storia della manifestazione, inoltre, il numero di visitatori dalla Cina (18.300) ha superato quello dei provenienti da Hong Kong (17.000). Una presenza importante - in felice controtendenza rispetto alle notizie sulle difficoltà del mercato cinese - confermata dagli espositori italiani. E diciamo che per gli Italiani, con i dovuti distinguo e tutte le differenze del caso, la fiera è stata un’esperienza positiva: molti espositori “hanno lavorato” - sia all’International Premier Pavillion, sia nel padiglione italiano, dove diverse ditte aretine si sono dette decisamente soddisfatte - e moltissimi parlano di una serie di contatti potenzialmente interessanti non solo con operatori asiatici ma anche europei e americani. Perché a conclusione della fiera i pareri degli operatori italiani che abbiamo interpellato sono stati sostanzialmente unanimi: è una delle poche fiere che ancora attira i buyer di tutto il mondo, perché «ci vengono proprio tutti, sia quelli interessati al prodotto finito sia quelli che commerciano pietre”; è una fiera veramente internazionale e una finestra unica sul mercato asiatico; è una fiera che dà opportunità e dove «si incontrano anche vecchi clienti che ormai vengono solo qui, a Basilea e Las Vegas». Ed è una fiera – lo scriviamo per l’ennesima volta – facilissima da visitare: dall’aeroporto col treno si arriva a Central l'Orafo 2014

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■ This page, from

top clockwise: HKCEC; a pendant by Green G.; ring by Moiseikin; earrings by Magerit; earrings by Mousson Atelier. Page alongside, from top: earrings by MVee by Aspire Designs; ring by Mario Buzzanca.

fair in the world”, as pointed out by the organisers of UBM Asia, brought together 3,700 exhibitors from all over the world and attracted 60,000 visitors from 157 countries and regions, for a total of more than 130,000 visits during the days of the show, which is equivalent to a 12% increase from 2013. In addition, for the first time in the history of the event, the number of visitors from China (18,300) exceeded the number of those coming from Hong Kong (17.000). A large attendance - happily in contrast with the news about the difficulties of the Chinese market backed up by Italian exhibitors. With the necessary distinctions and differences, for most Italians the fair was a positive experience: many exhibitors “worked” - in both the International Premier Pavillion and the Italian pavilion, applauded by many companies from Arezzo - and many spoke of a large number of potentially interesting contacts not only with Asian operators, but also with Europeans and Americans. At the end of the show, the Italian operators we interviewed had substantially unanimous opinions: this is one of the few trade fairs that still attracts buyers from all over the world, because «everybody comes here, buyers who are interested in finished products as well as traders of gemstones». It is a truly international exhibition and a unique window onto the Asian market; it is a show that offers many opportunities and where «you can also meet old customers, who are now going only to this show, Basel and Las Vegas». Finally – and we will never tire of saying it – it is extremely easy to visit: from the airport, you can get to Central by train in half an hour; there, you will find free shuttle buses to some sixty hotels, plus countless shuttle buses to the exhibition centre; you can easily get around the bustling city by public transport or by taxi at reasonable prices; you may also check-in at the station, without having to queue and making the most of your time. Inside the HKCEC, everything is just as simple and well organised, and while the exhibition layout may not be particularly striking, it is clear and effective. The only doubts raised by Italian exhibitors are about the location of the stands. The fair centre is huge and a bad position condemns you to invisibility: several medium - to high-end exhibitors would be happy to give up the “national pavillion” system, featuring a completely undifferentiated range of products, and group together exhibitors of similar ilk instead. «It is a complex issue - says Mauro Arati, Italy’s representative for UBM Asia - because, on the other hand, several buyers are interested in Italian products in general and scattering our companies could also be counterproductive. However, we are already exploring different solutions. For sure, the International Premier Pavilion will have more space next year». l'Orafo 2014

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Inside Jewelry

the world of gems

le perle

più rare del mondo Le perle prodotte "in cattività" dal mollusco Pteria Sterna provengono in quantità limitatissime da un unico allevamento al mondo: sono gemme dalle caratteristiche uniche, un vero miracolo di Madre Natura di Luigi Costantini Managing Director Settore Formazione Italia I.G.I. International Gemological Institute Anversa

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Belgio alle Pteria sterna, altre quattro specie protette (un tempo a minaccia d’estinzione) tra quelle colà dimoranti: ostriche nero-labiate del genere Pinctada mezatlanica, esemplari di qualcuna delle 23 specie di pesci di larga stazza e delle 22 specie di invertebrati di grandi dimensioni che in quel golfo lungo ben 1.203 Km han trovato il loro habitat preferenziale. Che dire, poi, del fatto che la “nostra” ostrica possiede, tra tutti i possibili molluschi perliferi, le più colorate e belle valve, migliori e più perfette pure di quelle dell’Abalone, il che è tutto dire? E che produce perle aventi colori di base dal nero al bianco al grigio e al porpora, con colori di superficie diffusi su d’un ampio spettro di tinte comprendenti il verde, il blu, il viola e il dorato? E che, agli UV a onda lunga, tali perle emettono un’inusitata e insolita fluorescenza rosa-rosso, a differenza di perle d’altra origine che, di fluorescenza, non ne han punto, o al massimo sul blu verdastro (a proposito, v’è qualche volonterosa fanciulla che si presti a sperimentare tale effetto in discoteca, ovvero a verificare se l’emissione luminosa si manifesti e come, com’è il caso dei diamanti fluorescenti montati su questo o quell’anello od orecchino, provare per credere)? Non trovereste da sballo una perla con un arcobaleno sulla sommità, un viola dorato nella parte centrale e un blu violetto scuro in basso, oppure con un colore di base viola e un colore di superficie d’un incredibile verde smeraldo? Non è solamente una questione di mescolanze cromatiche, bizzarre o meno, di improbabili caleidoscopiche fantasmagorie che possano o meno soddisfare estri estetici, anche i più stravaganti: si tratta, in ultima istanza, d’aver qui a che fare con veri e propri miracoli di Madre Natura, in cui improbabili forme di vita organica han catturato ed evidenziato in improbabili ed imprevedibili forme cromatiche una forma d’energia che è la quintessenza e l’origine d’ogni forma di vita su questo pianeta: la luce. Questo è lo sballo, cari amici: un che di mistico!

are perché pochine, per la verità: giusto da un chilo e due a tre chili e otto all’anno in tutto, forse 5 eccezionali Kg per il 2014, a ben sperare. Rare in quanto costituiscono l’unico caso di perle prodotte “in cattività” - per così dire - dal mollusco d’acqua salata del genere Pteria sterna: normalmente, indurre una Pteria Sterna ad accettare l’innesto d’un nucleo e costruirvici qualcosa - com’è d’uso per qualsiasi altra normale ostrica perlifera - è l’equivalente dello spingere su per una scala a pioli un mulo degli alpini; ebbene, stavolta il mulo degli alpini s’è arrampicato su per la scala a pioli, ecco. E, sarà utile ribadire il concetto, il miracolo s’è avverato in una sola località del globo terracqueo: in un bacino di coltivazione situato nella baia di Bacochibampo del Mar di Cortez nel Golfo di California, regione di Guaymas, Stato di Sonora, Messico. Se qualcuno, poi, anelasse a un indirizzo più preciso, la prima volta che si dovesse recare - a La Paz, a San Josè del Cabo o a Cabo San Lucas in Baja California - a lustrarsi gli occhi col veder transitare al largo balene grigie, mante giganti, tartarughe liuto, megattere e altre specie migratorie ancora, chieda in giro fornendo le coordinate di cui sopra: è come avere tra le mani un rilevatore satellitare, tanto son rivelatrici. Rare, le nostre perle da Pteria sterna lo son pure - e ribattiamo il chiodo - poiché provenienti da un allevamento di sole 200.000 ostriche autoctone in un ambiente marino ove nel non lontano 1993 si censiva un miserabile numero di 54 (cinquantaquattro, all’estremo limite dell’estinzione) di tali molluschi perliferi arcobaleno-labiati, allo stato brado. Commendevole, quindi, il lavoro di preservazione dell’Ente Governativo preposto, se a tutt’oggi si contano in qualche milione gli esemplari “in libertà” e, quel che più risulta difficoltoso, in un paio di centinaia di migliaia i campioni “in cattività” (coltivati). Vogliamo pure attribuire alle “più rare perle coltivate al mondo” il patentino di “perle più verdi”, in senso ecologico? Chi di voi non è refrattario al fascino dell’ambientalismo si lasci dunque trasportare dall’entusiasmo: nel Mare di Cortez prosperano oggi, oltre l'Orafo 2014

English translation: see pag. 100 86

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sintetico e

trasparente

Il primo convegno organizzato dall’Istituto gemmologico Geci fa chiarezza sulle tecniche di riconoscimento del diamante di sintesi, un prodotto con grandi potenzialità di mercato. Obiettivo puntato sulla correttezza delle informazioni fornite all'acquirente di Ilaria

I

Danieli la situazione. Con questo incontro vogliamo contribuire a fare chiarezza e dare agli operatori indicazioni chiare sui sistemi più rapidi e sicuri per non incorrere in errori anche molto gravi». In particolare le relazioni, a cura di esperti internazionali, si sono concentrate sulle tecniche migliori per il riconoscimento della pietra di sintesi e sulle opportunità di mercato. «In questo momento - ha continuato Osimo - la tecnica analitica che viene riconosciuta come particolarmente valida è l’osservazione a raggi ultravioletti del cristallo di diamante basata sul programma DiamondView, prodotto dal gruppo De Beers. Lo studio di una pietra al DiamondView richiede però un tempo minimo di 10 minuti, il che rende il programma antieconomico per gemme al di sotto dei 5 punti. Recentemente molti gruppi si sono impegnati nella messa a punto di strumentazioni che consentano di rilevare, all’interno di lotti numerosi di pietre di piccole dimensioni, diamanti potenzialmente sintetici. Geci è pronto, anzi prontissimo ad investire in una tecnologia del genere e a metterla a disposizione di tutti i produttori e dealers che scelgano la via dell’etica e della trasparenza». Inutile nascondersi, infatti, che negli ultimi anni il mercato si è popolato di diamanti non naturali. Inutile anche nascondersi che per alcune fasce di prodotto il diamante sintetico offre vantaggi competitivi. Non serve quindi demonizzare tutto ciò che non proviene da madre natura: basta chiamarlo per nome e cognome, informando correttamente l'acquirente. Lo ha sottolineato Gaetano Cavalieri, presidente di CIBJO (Confederazione mondiale della gioielleria), nel suo discorso introduttivo al convegno: «C’è una sorta di rifiuto della parola “sintetico”, che spesso viene taciuta, perché si collega al concetto di “falso”. In realtà, dal punto di vista chimico, un diamante naturale e uno sintetico sono composti dello stesso materiale. La differenza è che il primo si è formato nelle viscere della terra milioni di anni fa, mentre il secondo è stato creato recentemente in laboratorio, dopo anni di studio e lavoro». «Se operiamo con trasparenza e rispetto delle norme - ha concluso Cavalieri - allora i diamanti sintetici possono rappresentare una valida opportunità per allargare l’offerta di prodotti. Al contrario, se non garantiamo descrizioni precise, possiamo compromettere la reputazione del settore, a danno di tutti».

l mondo della gemmologia ha accolto nell’ultimo anno un nuovo attore internazionale con basi in Italia: si tratta di Geci (Gemological Education Certification Institute), un centro di formazione e consulenza che si è dato come missione la salvaguardia della trasparenza e della professionalità nel settore. Il suo debutto nella società dei preziosi è avvenuto nel corso di Vicenzaoro Fall, con un convegno dedicato ai diamanti sintetici. «Sappiamo bene - ha detto Alberto Osimo, presidente e fondatore di Geci - che esiste un uso fraudolento di questo materiale è c’è molta confusione sui sistemi per arginare

English translation: see pag. 100 l'Orafo 2014

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Inside Jewelry

ethics

per il bene

Il veliero di Race for Water, Fondazione sostenuta da Alpina. ■ The Race for Water ship: its charity project is supported by Alpina.

comune Sono tante le iniziative del settore a sostegno dell'ambiente, della ricerca scientifica e delle associazioni attive nella cura delle malattie e nel superamento dei disagi sociali di

Antonella Garello

S

i chiama Water Guardian il programma per la conservazione dell'acqua dolce e degli oceani portato avanti dalla Fondazione svizzera Race for Water con il Freerider e skipper Aurélien Ducroz, che in spedizioni verso territori vergini farà il punto sulla situazione dei mari e del clima degli oceani. Collabora al progetto Alpina: i profitti del suo Alpiner 4 Chronograph Race for Water, in edizione limitata a 400 esemplari, saranno in parte devoluti alla Fondazione. Amen è da anni impegnato a fianco della Fondazione Vialli e Mauro per la Ricerca e lo Sport Onlus, che organizza eventi, concerti e tornei per raccogliere fondi contro la Sla; Amen mette a disposizione una serie di bracciali fashion, con incisi messaggi di speranza e preghiere. Per tutto il mese di Ottobre, Qvc affianca Breast Health International nella lotta contro il tumore al seno con la campagna Shopping4Good "Legami di vita": il retailer multimediale mette in vendita in esclusiva sul canale Qvc e sul sito www.qvc.it Fil Rouge il pendente in argento con cordino rosso di Bliss. Anche Nomination ha rinnovato il suo impegno nella lotta contro il tumore al seno a fianco della Lilt, sponsorizzando l'iniziativa fiorentina Arno in Rosa, protagoniste le Florence Dragon Lady, la squadra fiorentina di dragon boat composta da donne operate di tumore al seno. ■ The Water Guardian is the programme for the preservation of fresh water and oceans pursued by the Swiss Foundation Race for Water, with its ambassador Freerider and skipper Aurélien Ducroz, who will help provide information on the situation of the seas and the oceans’ climate during his expeditions through wild lands. The project is also supported by Alpina: part of the proceeds of the special model Alpiner 4 Chronograph Race for Water, in a limited edition of 400 copies, will be donated to the Foundation. For several years, Amen has been committed alongside the Italian non-profit foundation Vialli e Mauro per la Ricerca e lo Sport Onlus: events, concerts and tournaments are organised every year to raise funds for Sla research and the company offers a range of fashion bracelets engraved with messages of hope and prayers. This October, Qvc Italy is supporting Breast Health International in the fight against breast cancer with its Shopping4 Good campaign "Legami di vita": the multimedia retailer is selling Fil Rouge, a silver pendant necklace with a red string by Bliss, exclusively on its Qvc channel and its website www.qvc.it. Nomination has also renewed its commitment to the fight against breast cancer alongside Lilt, sponsoring the “Arno in Rosa” initiative in Florence, featuring the Florence Dragon Lady - a Florentine dragon boat team made up of women who underwent surgery for breast cancer. l'Orafo 2014

Gianluca Vialli e Giovanni Licastro, titolare di Amen: insieme per lo sport e contro la Sla. ■ Gianluca Vialli and Giovanni Licastro, owner of Amen: together for the sports and against Sla.

Fil Rouge, il pendente in argento di Bliss per la raccolta di fondi contro il tumore al seno. ■ Fil Rouge, the silver pendant necklace by Bliss to help fund raising in the fight against breast cancer.

Monica Tiozzo, consigliere delegato del brand Nomination, impegnato nella lotta contro il tumore al seno. ■ Monica Tiozzo, managing director of Nomination, engaged in the fight against breast cancer.

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Dicembre 2014 IMPORTANTE ESSERCI tel. 02.3451230 - dircom@edifis.it



Dario Ramerini per l’Orafo Italiano

La sfida dei nuovi mercati L’opinione di un operatore

Quella che viene definita crisi globale è in realtà un’evoluzione che può portare grandi opportunità per chi le sa cogliere. Una di queste è la colonizzazione dei nuovi mercati, Paesi che si aprono e diventano bacini degli articoli di lusso. I nuovi acquirenti si aggiornano immediatamente all’ultima moda… Non più vecchi prodotti da commercializzare, ma gioielli all’ultimo grido in abbinamento alle più avanzate tecniche di marketing. I consumatori infatti non sono la classe povera, ma i facoltosi e gli imprenditori emergenti: viaggiatori instancabili, persone che hanno provato il meglio, in tutto il mondo. I gioielli di loro interesse sono solo gli status symbol, meraviglie del lusso e della tecnologia produttiva. I modelli classici senza marchio sono invece prodotti localmente, con una forte conoscenza dei gusti e delle usanze e senza essere gravati dai dazi! Allora, che chance ha un piccolo marchio di vendere la propria, seppur bellissima, gioielleria in questi mercati, portando avanti la propria identità? A mio parere, ci si può solo rivolgere alla nicchia, catalizzando l’attenzione su un’antica lavorazione oppure, al contrario, sull’ultima tecnologia produttiva… Altra via percorribile è quella di ricorrere a una specialità del territorio, per esempio il corallo, lo smalto a caldo o la filigrana. In caso contrario, l’unica scelta è il terzismo, vale a dire affidare il proprio prodotto o manodopera specializzata a un brand forte che distribuisca in loco: nel primo caso bisognerà fornire tempestivamente nuove creatività, nel secondo essere sempre all’avanguardia e molto competitivi. I nuovi mercati non sono per tutti, ma lo diventeranno nel giro di qualche anno, quando la classe media si sarà evoluta. Sta all’imprenditore valutare le proprie forze e decidere se essere un top player domani investendo nel brand quando ancora i potenziali compratori sono pochi e molto corteggiati. Queste mie riflessioni potrebbero parere ovvie, ma chi non si è fatto abbagliare dalla potenzialità dei nuovi mercati? Basta ricordare la New Economy, quando tutti volevano aprire un sito internet guardando solo alle potenzialità, ma senza valutare bene costi ed efficacia.

The challenge of the new markets A professional opinion

Dario Ramerini per L’Orafo Italiano

The so-called “global crisis” is actually a step of evolution and can bring great opportunities. One of these is the colonisation of new markets, countries that open up and become the main poles of attraction for luxury goods. The new buyers will always keep up to date with the latest trends, which implies no more selling old-fashioned products, but modish jewellery combined with the most advanced marketing techniques. These consumers are wealthy people and emerging entrepreneurs: indefatigable travellers, people who have tried the best things around the world. The jewellery they are interested in is a status symbol, gems of luxury and production technology. Classic, unbranded models are manufactured locally, with a strong knowledge of consumers’ tastes and habits and not burdened by duties! So, is there any chance that a small brand might sell its, albeit beautiful, jewellery in these markets, bringing forward their own identity? I think we can only turn to niche buyers, drawing attention to ancient workmanship or on the latest production technology… Another possible way is to focus on a particular local specialty, such as coral, fire enamel or filigree. Otherwise, the only choice is contracting, entrusting your product or skilled labour to a strong brand that distributes them locally: in the former case, you must promptly provide innovative and creative products, in the latter, you should always be at the forefront and very competitive. The new markets are not for everyone, but they will be within a few years, when the middle class will have evolved. It’s up to entrepreneurs to assess their own strengths and decide whether to be a top player tomorrow investing in the brand now that potential buyers are still few and wooed. My considerations might seem obvious, but who has never been dazzled by the potential of new markets? Just think about the New Economy, when everyone wanted to open a website just because they looked at its potential, but without assessing the costs and actual effectiveness.


Martedì 12 agosto 2014

TCA S.p.A. è orgogliosa di annunciare che è stata ufficialmente inserita nella Gold Good Delivery List della London Bullion Market Association - LBMA. TCA ha soddisfatto i requisiti LBMA grazie alla storia, proprietà, capacità produttiva e solidità finanziaria, superando brillantemente gli accurati test della LBMA che prevedono l’esame e il saggio dei lingotti d’oro e la verifica delle capacità di saggio di TCA da parte di giudici indipendenti. TCA nasce nel 1977 ad Arezzo, cuore pulsante del distretto orafo-argentiero italiano. Dall’iniziale specializzazione nel trattamento e recupero di oro e argento da scarti di lavorazione, TCA cresce e si evolve fino ad allargare le proprie competenze anche nel recupero di platino, palladio e rodio, rivolgendosi a tutti quei settori che necessitano del recupero di metalli preziosi. L’intero processo, dalla raffinazione fino alla produzione di metallo prezioso in barre, viene realizzato all’interno dello stabilimento di Arezzo, dove è situata la sede principale. L’azienda vanta importanti relazioni commerciali con i più grossi player italiani ed internazionali nell’ambito dell’attività di refining e trading di metalli preziosi.

The London Good Delivery List of Acceptable Refiners of gold and silver is maintained by the LBMA, by whom it is copyrighted. It lists those refineries whose gold and silver bars have been found, when originally tested, to meet the required standard for acceptability in the London bullion market. The List now includes 73 gold and 80 silver refiners. The LBMA is the international trade association that represents the wholesale over-the-counter market for gold and silver bullion. The LBMA undertakes many activities on behalf of its members, including the setting of good delivery and refining standards, the organisation of conferences and other events, and serving as a point of contact for the regulatory authorities. www.lbma.org.uk

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L’Orafo Club

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ERIKA 39

l'Orafo 2014

43 WORLD GOLD COUNCIL 98

ottobre/novembre



English Text

Exports: mid-year analysis See Page 77 During the second quarter of 2014, the widespread slowdown in the global economy reflected negatively on the jewellery industry. Surveys of the World Gold Council revealed general downturns (year on year) in jewellery demand in consumer countries. The world total saw significant reductions: -30% in quantity (tons) and - 36% in value (USD). Almost needless to say, because of the different statistical methods used, WGC data are not strictly comparable with those obtained by centres of statistics in various countries, especially Italy. In fact, in the same quarter, the Italian Institute of Statistics (ISTAT) revealed a slowdown in the growth rate of Italian jewellery exports in real terms (net of the decrease in the price of precious raw materials) over the previous quarter. Overall, in the first half of 2014, exports grew by 4.2% in monetary terms compared to the same period a year earlier. Growth was more substantial (+7%) taking into account the mentioned developments in implicit prices. Therefore, exports continued to “drive” production (+17.6%), a production of innovative, high quality jewellery. Domestic demand, however, is lagging behind, as certified by a further decline in Italian consumers’ confidence, reflecting the negative estimates for the GDP of the entire 2014. As is known, non-seasonally adjusted data can only be used for comparison year-over-year and not for economic analyses. However, the wide differences in variations can indicate the orientation of trends. The slowdown in the upward trend of foreign sales has partially stepped into the new phase of globalisation of economies. A phase of maturity, if not weariness. A phase in which emerging countries have actually emerged (such as China, Russia, India and others) and are beginning to look inward. It is a phase in which distances are important again and the reshoring of manufacturing activities is starting to gain momentum. Hence the emphasis on the geographical imbalance of the destinations of Italian jewellery around the world. In the ranking of the leading importers, the first three places are occupied by “(also) sorting countries”, which then re-export the products to destinations that

are almost always unknown to Italian sellers. Overall, the top three “sorting” importers receive more than half of the total Italian exports; this figure rises to over 60% if we add other minor destinations. The UAE have climbed their way up to first place in the ranking, with an increase of 10.1%, reaching a market share of nearly one fourth of total exports. Second place goes to Switzerland, which reduced its purchases in the first half of the year (-8.5%), but retains a share of over 18%. The area of China confirmed its position as third in the ranking, with 12% of the total. Here, the contrast continued between two main customs authorities. On the one hand, Hong Kong has more than doubled its imports; on the other, China has reduced them to less than one tenth of the value recorded in the first half of a year earlier. This decrease resulted from the signals of a growing domestic financial crisis (companies that are increasingly and heavily indebted, the housing bubble, troubled banks, low domestic consumption, the volatility of new investments, the early dropouts of foreign investors). However, purchases of Italian jewellery from the Chinese area as a whole, showed an increase of over 20% in the first half of 2014. The relative stagnation of sales to Russia (-0.6%) is to be attributed to the financial difficulties resulting from the general economic crisis. As a matter of fact, Moscow’s retaliation to European sanctions associated with the known military tensions had limited consequences. As proof of this, deliveries of jewellery until June date before the blocking of imports. In any case, a possible curb on Italian jewellery imports can be easily bypassed through triangulation with other countries that are excluded from controls and with transactions of other kinds. According to reported data, sales seem to have picked up within the old continent. In the first half of the year, EU countries have scored a +11%. This is mainly due to the resumption of purchases by Poland + 27.4%, France +16.3%, the United Kingdom +15.2%, Spain +11.4%. Germany, on the other hand, is continuing to step backward with -7.5%. Sales to the United States are steady, with a total share (7.7%) of less than a quarter compared to 2000 (33.1%). Sales have tripled on the large Indian market, but volumes are still limited. Differentiated dynamics of sales in the various districts The various trends in total exports - year over year - between the first and second quarters of the current year are also reflected in shipments abroad by the country’s major districts After the l'Orafo 2014

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remarkable achievements of the first quarter (+20.3%), Arezzo saw a decline in the second quarter (-12.3%), recording a +1.8% increase in the entire half-year. On the other hand, Vicenza - after declining in the first quarter (-4.7%) picked up partially in the second (1.3%), but its results for the half-year ended in negative territory (-1.5%). Valenza’s success continues, with an average of +36.5% for the half-year. Milan saw a more modest increase of +5.6%. Arezzo and Vicenza (respectively 33.4% and 23.5% of the total) still head the list of the main exporting districts, followed by Valenza 19.3% and Milan 10,8%. Rome and Naples-Torre del Greco recorded more modest shares. In short, the industry’s geo-economic position benefits significantly from its long-standing districts, with the relevant logistics, technology and service offerings. However, networks are still weak. And in the new business organisation, “there is no development without networks". Perspective forecasts As pointed out above, the unexpected fallout of the economic malaise in the Italian economy and in some foreign markets has affected the performance of the jewellery industry in midyear. Nevertheless, the Italian share of world exports could recover a fraction of the ground lost in the past few years and move closer to 5%, which is, however, still far from the levels reached in the late nineties (11%). Looking ahead, there is potential for a recovery in exports. The most significant include purchases by new emerging social classes with their purchasing power on the rise, especially in the “attacking markets”. To do this, Italian exporters can also benefit from the Government’s recent initiative to bolster sales of Italian-made products around the world, supporting trade fair organisers and involving large distribution networks. Mega-trend experts say that in 15 years the middle-income class will reach about 1.5 billion people, and more than half a billion will be in developing countries. Hence the urgent need to renew companies’ offer with products targeted to the demands of new consumers. In other words, we call upon an expansion of affordable luxury product categories, a growing productivity (technology research, 3D and more) and a greater focus on final demand in individual customer countries. The global market continues to diversify, it is becoming more and more complex and therefore requires companies to reorganise their management and production. Of course, a realistic and lasting recovery of production requires, among other things, the resolution of long-standing problems


concerning the structural strengthening of operating companies (production and distribution) through the implementation of mergers, acquisitions, investments, strategic alliances and the resulting adjustment of the relationship between banks and businesses. The known fragmentation of production has in fact caused serious capital weaknesses which generate negative effects in the industry’s varied co-operation with the financial world. This doesn't only concern direct relationships between jewellery companies and lenders, but also indirect ones, in particular due to the intermediation of credit guarantee consortia even here, with marked discontinuity due to the different sizes of companies and their different territorial coverage. Franco Marchesini - ASI

the great dream of "Made in Italy" See Page 80 In the wake of the globalisation of markets, the “Italian sounding” phenomenon, that is the imitation of Italian products - not least jewellery - has been soaring , especially in Asia. It is therefore becoming critically important to protect “Made in Italy”, which despite being the third best known and most desired label in the world (after Coca-Cola and Visa), it needs, now more than ever, to be protected by law and, in particular, by a valid certification. The debate on this issue has been reignited in view of Expo 2015, which will bring international attention to every segment of Italian production, not only the agri-food industry. In fact, producing in Italy in itself has not always been synonymous with quality, but most of the country’s craftsmanship and industry are now undeniably excellent. However, Italians cannot promote their own “plus” by themselves; they clearly need to seek help from Europe, which has long been committed to this cause, although it hasn’t come up with anything concrete yet. At present, Section 7 of the EU Regulation established on October 17, 2013 by the Internal Market Committee, states that a community law should be enacted providing for the labelling of all EU and imported products. Currently, there is no obligation to indicating the origin of goods coming into Europe, whereas such obligation applies when an Italian product is exported to the USA or China. So much for mutual terms. However, the rules of global

trade are still valid: in general, a product can be deemed as “Made in Italy” if the last substantial processing has been carried out in Italy. That is, you just need to add a button to a garment manufactured abroad for it to circulate around the world as Made in Italy according to the customs laws. In this context, Europe is essential for achieving the best trade policies. And Italians, in their own small way, should do their part. At this point, we think it appropriate to reconstruct the rulemaking process underlying the “madein” marking within the European and the Italian framework in particular, also to better understand what we mean when we say “Made in Italy”. First of all, it must be said that, during a plenary sitting, the European Parliament has established the following rules. n INFORMATION: it stated the right of consumers to immediate access to information about their purchases (December 11, 2007). n FRAUD: it passed a resolution on the indication of origin, urging the EU Commission and Council to establish systems to control and fight against fraudulent indications in the customs area (November 25, 2009). n NON-EU IMPORTS: it voted for a further resolution asking that the origin of certain products imported from non-EU countries be clearly indicated; in addition, it called for sanctions in case of violation of these rules and that all labels within the EU should be written in English (October 21, 2010). n EU IMPORTS: it passed a new resolution on the indication of origin for certain products imported from third countries (clothing, footwear, jewellery), stating that the EU should make the country-of-origin labeling mandatory for these products and asking the European Commission to submit a specific a legislative proposal (January 17, 2013). n SAFETY: recently, an overwhelming majority approved the Regulation on Safety of products, including an article on mandatory origin labeling (April 15, 2014). However, since no go-ahead has been given yet, the question must be referred to the EU Council, and it is not obvious that it will vote in favour. In fact, it is well known that, while indicating the origin of products is an added value for Italy in terms of competitiveness, it wouldn’t bring any benefits to a country like Germany, since Teutonic production is largely based on assembling semi-finished parts (often from emerging countries) and their traceability could even lead to a loss of image. Finally, it is worth remembering that the countries in favour of indications of origin include France, Spain, Portugal, Greece and Croatia, in addition to Italy, l'Orafo 2014

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while those against (along with Germany) are the Netherlands, the United Kingdom, Belgium, Denmark, Sweden and Austria. We'll see who will win the day. To be realistic, however, it should be said that the Italian attempt to make the new Regulation more efficient versus an obsolete Customs Code was of no avail, therefore “Made-in” labels must indicate the country where the goods underwent their last substantial processing (excluding food product, that is). As regards Italian laws, let's take a brief look at the most important measures adopted in recent years to protect the Made in Italy label. n 100% ITALIAN: section 16 of Italian DecreeLaw 135/2009 (A.C. 2897) introduced a new rule on the use of labels describing the product as entirely made in Italy, establishing a criminal penalty for the misuse of terms such as “100% Italian” or “All-Italian”, as well as signs or images that are just as misleading. Another sanction has been imposed on the conduct of manufacturers and licensees who maliciously fail to indicate the foreign origin of products while using brand names attributable to Italian products. n COUNTERFEITING: Italian law 99/2009 (A.C. 1441-b) established rules to strengthen the protection of industrial property and the instruments for combating counterfeiting, including in terms of criminal liability. In addition, a National Council against counterfeiting has been established within the Ministry of Economic Development to provide guidance and to promote and coordinate the actions taken by each municipality, in order to improve efforts to combat the phenomenon in the entire country. The Italian law has also introduced changes to the relevant Code (Legislative Decree 30/2005), regarding, inter alia, the right of priority for invention patents and the limits to the protection given to industrial designs by copyrights, as well as the elimination of references to the application of corporate law procedures to court proceedings on industrial property and unfair competition, and the expansion of the jurisdiction of departments specialising in industrial and intellectual property. n TRACEABILITY: Italian law 55/2010 (A.C. 2624) provided rules on the marketing of fashion products (textiles, leather, footwear), establishing a mandatory labelling system which requires that the country where each stage of production occurred should be specified on the label, thus ensuring product traceability. This measure also enabled the use of the “Made in Italy” label for the above-mentioned products (in addition to leather goods and sofas) where most processing


English Text stages have taken place in Italy. Finally, the law provides for administrative fines, the seizure and forfeiture of goods in the event of a violation of the law (as well as criminal penalties if the offense is repeated or perpetrated by organised activities). n ORIGIN MARKING: with regard to the implementation of the aforementioned law and the European Union’s proposal of a compulsory origin marking for imported products from nonEU countries, the Commission of the Chamber of Deputies approved the unified text (8-00096) of resolutions 7-00411, 7-00426 and 7-00430 (November 16, 2010). n DEFINITIONS: Italian law 8/2013 established new rules for defining, processing and marketing skin, leather and fur products, stating that the labels of any products which have been processed in foreign Countries but still use the Italian words for "skin", "leather" and "fur", must also specify the country of origin. n LABELS: in November 2013, Valeria Fedeli, Vice-President of the Italian Senate, along with Massimo Mucchetti, President of the Senate Industry Commission, presented a draft law on voluntary, no-cost labelling with the purpose of promoting Italian excellence around the world. The basic concept is simple: the government gives Italian companies the opportunity to request a free “blue label” to be used to qualify their products internationally, thus ensuring a further step before the last processing that defines a product as “Made in Italy”. Nothing concrete has followed though. And that’s as far as we got. Now the primary goal is to get to the European Council - where the real decisions are taken - with the papers in order, pointing out that having a regulation on the “Made in” labels is not merely a technical matter, but also a political issue. Believing that transparency is the only way out of the crisis, we must win the final battle both in Europe and in Italy, creating a functional hinge between Community and national legislation. Sonia Sbolzani

fiera di vicenza: projects and plans See Page 82 For some time now, export and new markets have been the most talked about topics by the leading Italian players in the jewellery industry. Fiera di Vicenza is in the front

line, as it opened up a lively discussion on the new scenarios during Vicenzaoro Fall, in addition to presenting its development projects for 2015 including The Boutique Show (January) and Vicenzaoro Dubai (Spring 2015). The international business, however, is increasingly aiming to absorb the expertise of high-quality small to medium sized Italian companies into more structured foreign groups. This is the case for Pomellato, recently acquired by Kering, but also Stefan Hafner, Nouvelle Bague, Valente Milano, Io Sì and Porrati, which were merged into Indian giant Gitanjali. Are mergers inevitable or would it be worthwhile to defend the independence of “Made in Italy” products? «It all depends - said Corrado Facco, executive director of Fiera Vicenza - on whether these foreign giants aim to efface the Italian human capital and craftsmanship or to preserve it. If takeovers are meant to give a future to companies with longstanding expertise which are going through economic difficulties, it seems to me like a positive sign of the times. They buy Italian brands because the genius loci is here». Is that why Fiera di Vicenza is opening new showcases for small and medium-sized companies across the border, including Dubai? «Today, we are competing with huge markets: China and India alone account for 60% of the global gold demand. But are we confident that China and India know what an Italian product is? Having an outpost in an attractive business environment such as Dubai can be useful to detect new opportunities» THE BOUTIQUE SHOW «Micro» and «macro» recognisability, i.e. spotlighting both individual exhibitors and the different categories they belong to: with this new goal, in January, the exhibition layout of Vicenzaoro will not only change its name and look, but also (to keep the metaphor going) its designer and distribution. «The new concept said Corrado Facco – aims to encourage meetings between exhibitors and buyers on the basis of the new scenarios of production, purchases and the substantial change in consumption». The thematic pavilions are clearly divided and marked by different colours, and will focus on exclusive products, fashion, components, gems and packaging & merchandising (see above), while there is still some doubt about fittings, which are now at l'Orafo 2014

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ottobre/novembre

the discretion of exhibitors. Will they be standardised? «Despite The Boutique Show will provide fitting solutions suggested by Fiera di Vicenza, each brand will have the opportunity to customise their own architecture and interior design. The Boutique Show aims to appear as a true city of jewellery, in which the distinctive features of each exhibitor will be enhanced, guiding international buyers towards targeted purchases, and facilitating a better match between supply and demand. NEXT JENERATION An idea - or rather an ideal - is the main theme of the fourth edition of Next Jeneration talent contest launched by Fiera di Vicenza. It is «Un gioiello per la pace» (a jewel for peace), a theme that will certainly stimulate the creativity of all the under-30 designers who are invited to participate. Under the patronage of the United Nations, the contest has been organised in collaboration with the Design Faculty of the Politecnico di Milano. The deadline for the submission of designs is set for March 29, 2015 and the award ceremony will take place later in the year. DUBAI CHALLENGE The joint venture signed between Fiera di Vicenza and the Dubai World Trade Center in May last year will yield its first results on April 23 to 26, 2015, the debut date of Vicenzaoro Dubai. This trade show aims at big numbers in terms of business in the area between the Gulf, Africa, Russia and Southeast Asia. «Suffice it to say - said Corrado Facco - that the Uae is the first, constantly growing destination for Italian jewellery exports and Dubai accounts for 30% of all luxury purchases in the Middle East».

the rarest pearls in the world

See Page 86 They are rare because they’re very few, indeed: just 2.6 to 8.3 lbs every year, hopefully some exceptional 11 lbs in 2014. They’re rare, because they are the only example of pearls that are formed “in captivity” - so to speak - from Pteria sterna salt-water molluscs: usually, getting a Pteria sterna to accept a grafted


nucleus and build something around it – as is customary for other ordinary oyster pearls - is the equivalent of pushing a mountain mule up a ladder. Well, this time the mountain mule climbed up the ladder on his own. And we should stress that this miracle happened in only one place in the entire globe: a pearl farm in Bacochibampo Bay on the Sea of Cortez, Gulf of California, Guaymas, State of Sonora, Mexico. If you wished to have a more accurate address, the first time you go to La Paz, San Josè del Cabo or Cabo San Lucas in Baja California to feast your eyes watching gray whales, giant manta rays, leatherback turtles, humpback whales and other migratory species swim offshore, ask around, providing the coordinates above: they are so revealing it's like having a satellite detector in your hands. Our Pteria sterna pearls are also rare – we insist – because they come from a farm of only 200,000 native oysters in a marine environment which, in 1993 (not many years ago ), counted only a miserable 54 (fifty-four, on the extreme brink of extinction) of these rainbow-lipped pearl-producing molluscs in the wild. The Government in charge is therefore promoting a commendable initiative to preserve the species, considering that today we can count a few million specimens “in the wild” and, what’s even more difficult, a couple hundred thousand samples “in captivity” (cultured). We might also say that “the rarest cultured pearls in the world” are the “greenest pearls”, environmentally speaking. If you can't resist the charm of environmentalism, let yourself be carried away by enthusiasm: in addition to Pteria sterna, four other protected species - once threatened with extinction - are now thriving in the Sea of Cortez, among those dwelling there. These include black-lip oysters (Pinctada mazatlanica), specimens of some of the 23 largest fish species and of the 22 species of large invertebrates which have found their preferred habitat in the 700 mile-long gulf. Plus, of all the existing pearl-producing molluscs, “our” oysters feature the most colourful and beautiful shells, even more perfect than Abalone’s, and that’s saying something. And what about the fact that the base colours of their pearls range from black to white, grey and purple, with surface colours that

cover a wide spectrum of hues including green, blue, purple and gold? Also, these pearls display an unusual and exceptional pink-red fluorescence under long wave UV rays, unlike pearls of other origins which have no fluorescence at all, except for a greenish blue one at most (by the way, is there any young lady who’s willing to try out this peculiar strobe light effect, i.e. to check if the light emission does occur and how, as in the case of fluorescent diamonds mounted on this or that ring or earring - try it to believe it). Wouldn’t it be awesome to have a pearl with a rainbow of colours on top, a golden purple in the middle and a dark violet blue at the bottom, or a violet base colour and an amazing emerald green on the surface? This is not just about more or less fanciful colour combinations, bizarre kaleidoscopic phantasmagorias that may or may not satisfy aesthetic whims, including the most extravagant; this is ultimately about dealing with true miracles of Mother Nature, in which peculiar forms of organic life have captured and enhanced through unique and unpredictable shades a form of energy that is the essence and source of all life on this planet: light. This is these pearls’ real awesomeness, dear friends, with a touch of the mystic! Luigi Costantini Managing Director, Italy Training Dept. I.G I International Gemological Institute, Antwerp, Belgium

geci: all about synthetic diamonds See Page 87 Last year, the world of gemology acquired a new international player based in Italy: it is called Geci (Gemological Education Certification Institute), a training and consultancy centre with a mission to preserve transparency and professionalism in the industry. It made its debut in the jewellery society during Vicenzaoro Fall, with a conference dedicated to synthetic diamonds. «We all know - said Alberto Osimo, president and founder of Geci that synthetic diamonds has been widely misused, and there is much confusion on systems to curb the situation. With this l'Orafo 2014

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ottobre/novembre

meeting, we want to clarify the issue and provide operators with clear guidance on the faster and safer systems to avoid mistakes that might lead to very serious consequences». In particular, speeches by international experts focused on market opportunities and the best techniques for recognising synthetic stones. «Right now - Osimo continued - the most reliable and universally recognised analytic technique is to study diamond crystals under UV light using the DiamondView programme, developed by the De Beers Group. However, studying a gem with DiamondView takes at least 10 minutes, which makes the programme uneconomical for gems below 5 points. Recently, many groups have engaged in the development of instruments that allow for detecting potentially synthetic diamonds from among several lots of small gems. Geci is more than ready to invest in such a technology and make it available to all manufacturers and dealers who choose the path of ethics and transparency». No use denying that in recent years the market has been teeming with non-natural diamonds. And there is no point in hiding that, for some product ranges, synthetic diamonds do offer some competitive advantages. Therefore, there’s no need to demonise something just because it doesn’t come from Mother Nature: let’s just call it by its own name and properly inform consumers. This was underlined by Gaetano Cavalieri, president of CIBJO (World Jewellery Confederation), in his opening speech to the conference: «The word “synthetic” causes some sort of repulsion, and it is often unspoken because it is associated with a concept of “false”. In fact, from a chemical point of view, a natural diamond and a synthetic one are made of the same material. The difference is that the former was formed deep in the earth millions of years ago, while the latter was recently created in laboratories, after many years of study and work». «If we operate transparently and meet compliance requirements - Cavalieri concluded - then synthetic diamonds can be a good opportunity to broaden our product offering. Conversely, if we don’t provide precise descriptions of our gemstones, then we can compromise the reputation of the entire industry, to the detriment of all».


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