Eccoci nell’era dell’intelligenza artificiale. Ma funzionerà davvero?
Shopping center e stili di gestione, tre case history a confronto Quelli che aprono in strada: il food nelle stazioni di rifornimento
Guida ai brand stranieri pronti a sbarcare in Italia
Editoriale
TROPPI DATI, NESSUN DATO
La sensazione di molti professionisti, manager, decisori – in tempi incerti come quelli che viviamo – è di non avere informazioni attendibili, dati, su cui basare scelte e strategie.
Perché i clienti vanno e vengono? Perché scegliere di aprire in città, fuori, nel travel o nei centri commerciali? Perché l’anno scorso bene e quest’anno male? Pranzo sì e cena così così? Città no e località turistiche meglio?
Sono domande che spesso vengono rivolte anche a me. Alla nostra redazione. Da chi è in cerca di una bussola.
Eppure di dati, BIG data come dati minuti, c’è abbondanza. Tutto è dato: i discorsi e i ragionamenti non contano più. Tutto deve essere metrico, misurabile, comparabile.
La seconda sensazione è che i dati siano tanti, troppi. Prodotti da un numero smisurato di entità: società di ricerca, di consulenza, di comunicazione, aziende, professionisti e chi più ne ha più ne metta. Siamo intasati di mail con ricerche e numeri. Ma nessuna di queste sembra definitiva, sufficientemente autorevole, quella utilizzata da tutti. Il riferimento.
Mentre nel mondo della GDO esiste quantomeno una realtà “universalmente” riconosciuta, nel retail no food e nel foodservice invece no. E quindi… confusione.
Si può invertire la rotta? Si può cercare di “copiare” il modello della GDO o quello che avviene in altri Paesi? Certamente sì.
E nel corso dell’anno potrebbero esserci novità interessanti in questo contesto. Lo auspichiamo (e ci stiamo lavorando).
Andrea Aiello
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Alice Pizza, il giro d’affari sale a 120 milioni (+10%)
Alice Pizza ha chiuso il 2024 con un giro d’affari di 120 milioni di euro e nel 2025 prosegue lo sviluppo, con l’obiettivo di aprire 40 nuovi punti vendita. La società, controllata dal fondo IdeA Taste of Italy, l’anno scorso ha messo a segno circa 25 nuove aperture e ora sviluppa una rete di 208 negozi in Italia e 9 all’estero. A fine 2025, in totale, dovrebbe sfiorare il tetto dei 260 punti vendita complessivi. Quest’anno le novità saranno 35 nel nostro Paese e 5 fuori confine. A livello di vendita, Alice Pizza lo scorso anno ha generato un giro d’affari pari a 120 milioni di euro, in crescita del 10% circa sul 2023. Il business model, oggi, è equilibrato per il 50% tra negozi a gestione diretta e 50% in franchising.
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ADIDAS
Adidas ha pubblicato i dati preliminari relativi al quarto trimestre 2024, con ricavi a quasi 6 miliardi di euro: un balzo del + 24% sullo stesso periodo 2023. Un volume che supera le aspettative degli analisti.
Piquadro ha fatturato 134,6 milioni di euro nei primi nove mesi dell’esercizio chiuso il 31 dicembre 2024, con una crescita moderata, pari al 2,4%. Bene Lancel nell’ultimo trimestre (+15%).
Nike è ancora distante dalla piena ripresa. Nel trimestre concluso lo scorso 30 novembre, ricavi in calo dell’8% a 12,4 miliardi di dollari. Il segno negativo riguarda tutte le geografie e le linee di prodotto principali (scarpe e apparel).
RICHEMONT
Il colosso ridona speranze al mondo del lusso, con un terzo trimestre fiscale sopra le attese e una crescita dei ricavi del 10%, a 6,2 miliardi di euro. Si tratta del dato sulle vendite più alto mai ottenuto da Richemont in un trimestre.
OVS
Dovesse anche acquisire Conbipel, la creatura guidata da Stefano Beraldo si affermerebbe come un piccolo asso pigliatutto della moda italiana. La Borsa intanto premia il titolo, che un anno fa valeva 2 euro, oggi è stabilmente sopra i tre.
MACY’S
Il titolo dei grandi magazzini americani ha pagato l’andamento delle vendite nel periodo delle feste estive, più fiacco del previsto. Il mercato scommette sempre sulla possibile cessione a Bloomingdale’s.
Zalando ha superato la propria guidance di redditività per l’anno finanziario 2024. Secondo i dati preliminari, l’ebitda adjusted dovrebbe attestarsi intorno ai 510 milioni di euro, rispetto a una previsione di 440/480 milioni di euro.
L’ultimo bilancio annuale di J Barbour & Sons si chiude con ricavi in calo a 321,7 milioni di sterline (-6,2%), ma con una redditività invece in progressione e un utile netto passato da 33,8 a 34,2 milioni di sterline.
Il calo inatteso delle vendite nell’ultimo trimestre fiscale, accompagnato anche da una diminuzione dei profitti sull’intero anno, ha provocato uno scivolone del titolo, sceso ai minimi dal marzo 2018.
ZALANDO BARBOUR PUMA
Dispensa Emilia, 50 ristoranti e chiusura 2024 verso i 60
milioni di ricavi
Dispensa Emilia ha compiuto vent’anni, festeggiati con la 50esima apertura a Ravenna. La società ha chiuso il 2024 con ricavi a 60 milioni, frutto di una crescita importante sia di perimetro sia di vendite, rispetto ai 35 milioni del 2022 e i 49 milioni del 2023. Dal 2018 il marchio appartiene a Investindustrial. La presenza dei suoi ristoranti tocca 7 regioni (Emilia-Romagna, Lombardia, Veneto, Piemonte, Toscana, Lazio e Campania) e tutti i locali sono a gestione diretta. Un punto cardine dello sviluppo. “Grazie alla gestione diretta di tutti i locali, stiamo riuscendo a crescere senza perdere di vista i nostri tratti distintivi, che cominciano dalla qualità artigianale dei nostri piatti” commenta Alessandro Medi, amministratore delegato di Dispensa Emilia.
Aigrim, anche Eataly e Cirfood Retail tra i soci
Eataly e Cirfood Retail sono diventati nuovi soci di Aigrim, l’associazione che, aderendo a Fipe-Confcommercio, rappresenta gli interessi delle imprese della ristorazione multilocalizzate. L’ingresso di due soci di peso, per la sigla, rappresenta un passaggio di forte consolidamento, che avviene a poco tempo dal rinnovo delle cariche principali. Lo scorso mese, infatti, Aigrim ha eletto Riccardo Orlandi come nuovo Presidente, affiancato da Corrado Cagnola nel ruolo di Vicepresidente. “Gli ingressi di Eataly e Cirfood Retail costituiscono un importante rafforzamento della base associativa” ha commentato Riccardo Orlandi, Presidente di Aigrim.
AREAS Italia
Iniziamo l’anno alla grande comunicando la riapertura del nostro punto vendita Briciole presso l’area arrivi dell’Aeroporto Internazionale di Bari – Karol Wojtyla.
Lo store ha subìto una radicale trasformazione in seguito ai lavori di ristrutturazione che hanno coinciso con il primo re-styling del marchio: un’operazione che ha l’intento di dare nuova linfa al brand che ha fatto la storia di Areas Italia.
Vi aspettiamo per una pausa di qualità durante i vostri viaggi!
Briciole / Aeroporto Internazionale di Bari - Karol Wojtyla
O’Tacos, seconda apertura a Milano, nei locali dove c’era
Domino’s pizza
O’Tacos, il brand francese di proprietà del gruppo Qsrp, ha aperto il secondo punto vendita a Milano, in zona Nord, tra viale Jenner e la Bovisa. Dopo il punto vendita vicino all’università Bocconi, questa è la seconda presenza in città, mentre in Italia gli altri due punti vendita sono entrambi a Napoli. Dal punto di vista locale, spicca il fatto che il nuovo ristorante milanese venga ospitato negli spazi che per quasi due anni sono rimasti vuoti, a seguito dell’esperienza non troppo fortunata di Domino’s pizza. Lo sviluppo di O’Tacos va a rilento rispetto alle prospettive iniziale, che preannunciavano aperture in altri capoluoghi (Torino, Bologna, Firenze). Ma qualcosa ora si muove.
miscusi, i ricavi salgono del 6,5%. Altre 8/10 aperture in arrivo
miscusi, brand italiano di ristoranti di pasta fresca, ha archiviato il 2024 con 16 milioni di euro di ricavi. Si tratta di una crescita intorno al 6,5% rispetto al fatturato 2023. Oggi miscusi è arrivato a contare circa 20 locali in Italia. Nel secondo semestre 2024 sono avvenute alcune opening importanti, come quelle al centro commerciale Grand’Affi di Verona, al Vicolungo The Style Outlets e quella recente, di dicembre, in corso Garibaldi a Milano. L’obiettivo dichiarato dall’azienda, fondata da Alberto Cartasegna e Filippo Mottolese, è di mettere a segno altre 8-10 aperture nel corso di quest’anno. Sul fronte del prodotto, miscusi ha lanciato il ragù al 100% plant based, che va incontro alle esigenze alimentari vegane/vegetariane.
Eataly riporta in casa la gestione di Parigi-Marais e si espande nel travel in Francia
Eataly ha deciso di gestire direttamente il suo punto vendita parigino Eataly Paris Marais. L’accordo è stato raggiunto con il Gruppo Galeries Lafayette che si occupava della gestione in franchising. “Questa operazione ci consente di diventare ancora più forti e sviluppare ulteriormente le nostre attività in Francia” ha dichiarato Andrea Cipolloni, Group Ceo di Eataly. “Sin da quando nel 2019 abbiamo aperto il nostro primo punto vendita, questo Paese rappresenta per noi un mercato molto importante. In futuro amplieremo la nostra presenza all’interno di grandi aeroporti come Parigi-Charles de Gaulle e Parigi-Orly e contiamo di espanderci anche nel mondo delle stazioni ferroviarie e in selezionate location nei principali centri urbani”.
12oz, oltre 14 milioni di ricavi (+18%), prepara 15 nuove aperture
12oz ha archiviato il 2024 con un fatturato che supera i 14 milioni di euro, registrando un incremento del 18% (comprensivo delle nuove aperture), con un tasso del +6,6% like-for-like. La catena, che ora è presente in 9 regioni italiane e conta 30 punti vendita totali, di cui due anche all’estero (Atene), punta a un ulteriore sviluppo nel 2025, con l’obiettivo di rafforzare la propria presenza nei centri città, nelle gallerie commerciali e nel canale travel. Sono state sette le nuove aperture 2024, sia dirette, sia in franchising. mentre nel 2015, il brand guidato dal Ceo e fondatore David Nathaniel punta a 15 nuovi locali, 5 diretti e 10 in affiliazione.
Pacifik Poke passa sotto il controllo di Investfood
Investfood ha acquisito il brand Pacifik Poke, che attualmente conta su 8 punti vendita tutti fra Torino e provincia. Con questa acquisizione il portafoglio di Investfood comprende ora sette brand (Nima Sushi, Pokeria by Nima, This is not a sushi bar, i ristoranti Pokefactory e Maui, Amo poke). In totale, compresa la nuova acquisizione, si tratta di una quarantina di punti vendita. L’arrivo di una nuova operazione, senza svelarne il nome, era stata annunciata dal Ceo di Investfood Gian Maria Brusini in un’intervista pubblicata sul numero di Ottobre 2024 di retail&food. Con questa operazione, entrano in squadra Pietro Fossati (con esperienze precedenti sia in Poke House sia in I Love poke) che ora diventa Operation Manager, mentre Denisa Sabo, che già lavorava in Pacifik Poke, diventa Area Manager.
Burger King acquista i locali veneti del franchisee Gash
Burger King Restaurants Italia ha portato a termine l’acquisizione di una catena di ristoranti già a marchio Burger King e gestiti da Gash, franchisee operante nella regione Veneto. Un’operazione che segna il rafforzamento della strategia che tende a meglio equilibrare la suddivisione tra gestione diretta e affiliazione. Alla fine dello scorso anno, Bk ha annunciato l’apertura di 14 nuovi ristoranti nel solo mese di dicembre, raggiungendo quota 104 di proprietà diretta. Il resto (dei circa 300 ristoranti totali) è franchising.
Unieuro,
finisce l’era Nicosanti. Martinez presidente, Bruna Olivieri a capo dell’Italia
Dopo vent’anni da amministratore delegato, e una vita intera in azienda (quando era ancora Sgm Distribuzione) finisce l’era di Giancarlo Nicosanti Monterastelli in Unieuro. La nuova proprietà francese di Fnac-Darty, che ha conquistato e tolto Unieuro dalla Borsa, ha effettuato le nuove nomine, che diventeranno effettive il 28 febbraio: fino a quella data, con l’approvazione del bilancio, resta in carica l’attuale Cda. Il nuovo Presidente di Unieuro sarà Enrique Martinez, dal 2017 Ceo di Fnac Darty. Come Country manager per l’Italia è stata scelta Maria Bruna Olivieri, attuale Direttore Generale (entrambi nella foto). Una scelta con cui la nuova proprietà francese ha voluto portare un respiro nuovo, alla gestione, pur nell’ottica della continuità e della rassicurazione verso il mercato italiano. La gestione di Nicosanti era passata per tappe importanti come l’acquisizione della ex-UniEuro (2013), lo sbarco in Borsa (2017), la conquista della leadership di mercato (2019) e l’evoluzione in public company (2020).
Geox, piano 2025-2029: Polegato mette sul piatto 60 milioni. E dopo i tagli, ripartono le aperture
Geox ha approvato un nuovo piano industriale valido dal 2025 al 2029. LIR, l’azionista di controllo che rappresenta la famiglia Moretti Polegato, mette sul piatto 60 milioni a supporto della crescita, tramite due aumenti di capitale (da 30 ciascuno) da realizzare il primo entro giugno, il secondo nel 2026. Il piano si articola in due fasi. La prima concerne il prodotto e la strategia di marketing: migliorare il rapporto value for money e ringiovanire la base clienti, allargando la fascia 35-50 anni. La seconda fase, 2027-2029, verterà sul dare nuovo impulso all’espansione internazionale, con focus su Cina (individuato, ma ancora top secret il partner) e Stati Uniti. Un discorso a parte merita lo sviluppo dei negozi retail. In quattro anni i monomarca sono scesi da 867 a 618. Ora, secondo l’azienda, ci sono i presupposti per ripartire con nuove aperture.
McDonald’s è la catena più diffusa in Italia e chiude il 2024 con circa 750 ristoranti
McDonald’s , guidato in Italia da Giorgia Favaro, è la prima catena Qsr italiana per numero di punti vendita, con circa 750 secondo una nostra elaborazione di fine anno. Ha continuato a sondare tutto lo Stivale, aprendo in numerose località di provincia, da Latina a Caserta, senza dimenticare i centri commerciali come il recentissimo Maximall Pompeii. Subito dopo Big Mac viene La Piadineria , che nel corso del 2024 ha aggiunto una cinquantina di negozi alla sua rete, passando da 400 ai circa 450 odierni. La seconda catena di hamburger più diffusa in Italia è Burger King. Il brand chiude il 2024 con circa 294 punti vendita (di cui 101 sono a gestione diretta), rispetto ai 273 dello scorso gennaio. Da notare il fatto che nel corso dell’ultimo anno, a crescere sono stati quasi soltanto quelli a “gestione diretta”. Un segno della strategia portata avanti in questo momento nel nostro Paese dalla società, che opera attraverso il gruppo Qsrp.
Segue il leader della pizza al trancio, Alice Pizza , con una trentina di nuove aperture durante il 2024 orchestrate dal Ceo Claudio Baitelli. Ora il totale supera quota 230 punti vendita (di cui un centinaio in affiliazione, gli altri diretti). Dopo arriva il pollo fritto di KFC , che nel 2024 ha compiuto dieci anni in Italia e oggi ormai viaggio intorno ai 120 locali. A inizio 2024, con 82 ristoranti attivi, il marchio guidato da Corrado Cagnola aveva annunciato un piano per almeno 28 nuove aperture, quindi di fatto ha superato gli obiettivi. Nel caso di Kfc, le nuove insegne sono state equilibrate tra affiliati e negozi diretti secondo la formula del corporate franchisee.
Nella speciale classifica va annoverato anche Billy Tacos, il brand del gruppo Cremonini specializzato appunto nel “tacos”, che ormai sfiora i 100 punti vendita in Italia. A livello di ristorazione al tavolo, Old Wild West (del gruppo Cigierre) è il più diffuso e conta oggi circa 262 ristoranti. Seguito da Roadhouse con circa 177 ristoranti. Nel segmento “pokè”, I Love Poke conta in Italia circa 122 punti vendita (sono quelli segnalati sul sito, benché i comunicati stampa riportino il numero addirittura di 170). Poke House , invece, in Italia arriva a circa 80 locali (130 considerando il resto del mondo). Sono circa 50 le pizzerie Rossopomodoro
Dal Tabaccaio
2030 Milano centro
CAMBIO DI PENSIERO, CHE PAURA
Rieccomi.
Il direttore nel mese di dicembre punisce giustamente il mio ritardo e mi espelle dal numero di Natale.
Ho tempo per riflettere e raccolgo mentalmente un sacco di idee che scrivo sul ghiaccio e dimentico il giorno dopo.
Da sopra un tram che va in viale Ungheria verso il palazzetto che ospiterà le Olimpiadi invernali 2026 mi mischio con i miei concittadini.
Provo pena e amore per gli anziani e invidia e affetto per i giovani.
Come direbbe il sommo poeta, non Dante, Francesco
De Gregori: siamo un prato di aghi sotto al cielo.
Sono tutti diversi ma tutti uguali.
Lo rilevo nel giorno della morte di Oliviero Toscani. Ci tengo. Un grande comunicatore di rara antipatia (per me) ma di enorme pensiero.
Rese lustro al marchio Benetton e lo portò a vendere milioni di capi in tutto il mondo.
Con un’idea di pace fratellanza e condivisione tra i popoli.
Un po’ paraculo? Forse.
Sicuramente precursore della globalizzazione che avrebbe travolto il mondo nel bene e nel male alcuni anni dopo.
“Non ho il Rolex e non sono comunista” rispose già anziano al peggiore dei capotreno che lo aveva apostrofato senza averne né titolo né statura morale con il solito adagio che dedica a chi lo avversa.
Che miseria.
Mi impaurisce il cambio di pensiero che serpeggia tra la gente.
Morto o agonizzante il commercio di prossimità se facciamo esclusione del food and beverage.
Bisogni e tendenze saranno ancor più indirizzati dai mostri che vendono tutto e diventano sempre più potenti e influenti.
L’ economia e il commercio hanno sempre spinto o tirato i politici ma nei ruoli apicali non li avevano mai sostituiti.
La politica dovrebbe essere la salvaguardia degli esseri umani, del popolo, l’argine contro la tracotanza del potere.
Abbiamo lasciato che pochi superassero il limite. In tanti pagheremo le conseguenze.
La Rubrica Legale
a cura di COCUZZA, Milano
Il contratto immobiliare rarefatto
Le riunioni si rarefanno e il contratto soffre! Nel campo immobiliare, i piani di roll-out sono senza dubbio ridimensionati rispetto agli anni d’oro del retail, ma anche una singola nuova apertura necessita di pianificazione. Gli aspetti da considerare sono vari, ne cito alcuni per esempio:
• Come “bloccare” la location per toglierla dal mercato, senza contrarre impegni finanziari eccessivamente rischiosi?
• C’è un key money da corrispondere? Quando e con quali modalità?
• Quali permessi sono necessari per effettuare i lavori? In che tempi si possono ottenere?
Ma, oltre a questi aspetti, se ne pongono altri, che rappresentano veri e propri presupposti dell’operazione:
• L’immobile è libero o meno?
• In che stato si trova, rispetto alla situazione urbanistico/catastale?
Possono sembrare ovvietà, ma il rischio è che questi aspetti basilari vengano trascurati e il contratto faccia fatica a formarsi correttamente. Alcuni anni fa le informazioni erano condivise in riunioni svolte di persona, oppure per telefono, ma in momenti di “kickoff” dove venivano presentati con ordine tutti gli elementi di un accordo da redigere.
Il periodo del Covid ha visto, per necessità, l’avvento delle riunioni in remoto, il cui vantaggio indubbio è di evitare viaggi inutili, con risparmi di tempo e una migliore gestione delle agende. Tuttavia, la più agevole organizzazione va assai spesso a scapito di una adeguata preparazione di chi partecipa alle riunioni in remoto e tale circostanza ormai non è vista in maniera negativa, potendosi sempre optare per la fissazione di una nuova call che permetta di “fare i compiti”, rimandando così all’infinito approfondimenti necessari. L’accountability di chi partecipa a una riunione in remoto è purtroppo diventata poco rilevante.
Questo allungarsi dei tempi è un problema anche per i legali perché genera un deficit informativo importante e frammenta su lunghi periodi il reperimento di informazioni necessarie. In realtà dotarsi di un buono strumento – il contratto - che contenga tutte le pattuizioni su uno specifico affare o operazione è un valore importante, su cui conviene investire nella fase di impostazione di qualunque operazione. A tal fine organizzare qualche riunione in presenza può senz’altro aiutare a far sì che le varie funzioni siano più attente e informate e si riesca così a redigere un documento completo nell’interesse delle parti.
di Avv. Alessandro Barzaghi
Intelligenza artificiale, si entra nel vivo. Ma funzionerà?
L’IA promette di velocizzare lo scaffale, anticipare le intenzioni d’acquisto, snellire la logistica e impattare su ogni aspetto della catena. Finora è stata sfruttata per singoli progetti o fasi “beta”, ma ora che i fornitori di servizi digitali moltiplicano l’offerta, i retailer pensano di integrare stabilmente alcune funzioni nel flusso di lavoro. Occhio, però, all’immagine del brand: basta un’interazione sbagliata e l’IA diventa un boomerang di Adriano Lovera
Pronti a entrare nell’era dell’intelligenza artificiale? Anche nel retail, il futuro sembra tutto qui. Dalla logistica ai pagamenti, dal customer care alla logistica, fino a eCommerce ed esperienza in-store, non c’è versante in cui la tecnologia per eccellenza del terzo millennio non prometta di incrementare e rivoluzionare rapidità e qualità delle operazioni. Gli investimenti ci sono. E anche le soluzioni. Ma la maggior parte di queste è ancora in fase di implementazione. Anche un big americano come Walmart , che sul tema pro-
duce addirittura un Osservatorio annuale (AI Trends Outlook) scrive che il 2025 sarà l’anno dove finalmente le applicazioni cambieranno pelle e dal semplice “esser cool” inizieranno a mostrare il valore strategico e le imprese dovrebbero generare un ROI significativo dai loro investimenti. Non è facile sbrigare la matassa del rapporto concreto fra IA e retail, soprattutto perché occorre districarsi tra un mare di annunci, comunicati e fasi test, di cui poi è complicato capire quali siano stati i risultati concreti. Per esempio, se prendiamo
un big europeo come H&M, una rapida ricerca in Rete fa emergere come il colosso scandinavo abbia fatto ricorso all’intelligenza artificiale in diversi progetti o sperimentazioni. Eppure, abbiamo contattato direttamente il reparto Comunicazione dell’headquarter di gruppo. E alla domanda precisa: “Potete indicarci per quali brand e in quali attività oggi venga usata abitualmente l’intelligenza artificiale?” la risposta ufficiale è stata laconica: “Al momento non abbiamo informazioni precise da condividere. Ci aggiorneremo più avanti”.
Servizi
integrati o “on demand”
Anche se la suddivisione può risultare un po’ grossolana, i servizi di IA che le società informatiche possono fornire al retail sono di due tipi. In un caso, si tratta di sistemi acquistati e integrati in quelli già esistenti. In un secondo caso, si tratta di fornire servizi dall’esterno, su richiesta, in base ad esigenze una tantum.
Prendiamo il caso di una grande società di ricerche di mercato come NielsenIQ. In primo luogo, l’impresa dispone di anni di dati e ricerche memorizzate, basate su comportamenti reali dei consumatori. Se un retailer avesse bisogno di richiedere analisi su singoli cluster di consumatori, o su porzioni di territorio, o su altre variabili, oggi l’intelligenza artificiale permetterebbe di recuperare i dati in maniera molto più veloce rispetto al passato, con un grado di sofisticazione maggiore. “Ma non solo, perché la capacità dell’intelligenza artificiale è anche quella di suggerire possibili criteri di analisi che in partenza non erano stati richiesti né impartiti.” spiega Stefano Trifone, Innovation Business Partner di NielsenIQ BASES. E quindi di elevare la capacità di analisi, anche rispetto all’aspettativa di partenza.
Nel secondo gruppo ricadono i tool informatici che via via vengono integrati ai sistemi aziendali già in uso, che si tratti di chatbot per il customer care, logistica, sicurezza, pagamenti e quant’altro. Mentre avanza lo sviluppo tecnologico, i fornitori terzi lavorano anche sull’offerta commerciale per garantire un ventaglio di proposte “integrabili” con i principali sistemi in uso, andando da ver-
sioni base fino a quelle iper personalizzate, a seconda dell’esigenza del singolo cliente. Vediamo i principali fronti di utilizzo dell’IA, a seconda delle categorie merceologiche.
Brand Retail: IBM stima investimenti per il 3% dei ricavi
Uno dei lavori più recenti, redatto a livello mondiale da IBM, è stato pubblicato all’inizio del 2025 ed è proprio focalizzato sui retailer, con il titolo “Embedding AI in your brand’s DNA”. Lo studio è basato su interviste a 1.500 top manager del settore, fra 15 Paesi diversi. Emerge il fatto che oggi l’IA rappresenti un terreno tutto da esplorare, dove in sostanza le imprese corrono un po’ in ordine sparso, con progetti che hanno ancora il sapore di test e non ancora di procedure codificate e durature. “L’IA non è più solo uno strumento, ma un imperativo strategico”, ha dichiarato Dee Waddell, Global Industry Leader, Consumer, Travel & Transportation Industries di IBM. “Le aziende del settore retail e dei prodotti di consumo si trovano a un punto di svolta in cui l’integrazione dell’IA nelle loro operazioni può contribuire a definire non solo gli aumenti di produttività, ma anche il futuro della rilevanza, del coinvolgimento e della fiducia nei confronti del marchio”.
Come investimenti, secondo lo studio nel 2025 le grandi imprese destineranno in media il 3,3% dei ricavi su progetti basati sull’IA. Progetti che andranno a toccare praticamente tutte le funzioni aziendali: customer service, supply chain, marketing, ricerca di talenti. Un dato importante riguarda le
risorse umane. Infatti, secondo i manager, almeno un terzo della forza lavoro (e il 45% nella prospettiva dei prossimi anni) avrà bisogno di percorsi di formazione dedicati, per rimanere al passo con l’implementazione di questi nuovi strumenti.
Per il 54% il 2025 è l’anno di svolta
Il dato che lo studio restituisce fedelmente rappresenta la fotografia reale della situazione odierna. “La maggior parte delle organizzazioni” osserva IBM, “si trova ancora in una fase iniziale dell’adozione dell’IA, che per ora è integrata in una singola funzione aziendale”. Per esempio, l’88% del campione la sfrutta per prevedere la domanda della clientela, l’84% per strutturare campagne promozionali, l’81% per la gestione degli ordini e del magazzino. Eppure, solo il 54% dei rispondenti azzarda a prevedere che, almeno nel corso di quest’anno, l’intelligenza artificiale determinerà tout court un’innovazione delle operation in senso generale. “L’adozione dell’IA appare allo stesso tempo come una corsa, ma anche come una maratona” sintetizza efficacemente lo studio.
Che l’adozione dell’intelligenza artificiale nel retail sia ancora a uno stadio iniziale si evince anche dal fatto che il report di IBM citi una sola case history: Kroger. La catena di negozi americana veicola offerte e comunicazioni personalizzate attraverso 150 milioni di punti di contatto con i clienti. Di recente, sta esplorando l’intelligenza artificiale per velocizzare e migliorare il ritiro degli ordini (pick up), con un sistema che tiene d’occhio l’intera rete e suggerisce all’utente il punto vendita che garantisce il ritiro più rapido.
La ristorazione può sfruttare i benefici delle nuove tecnologie su diversi aspetti, benché
in questo calderone ci sia ancora un misto di analisi dei dati “tradizionale” e di vera intelligenza artificiale. Secondo un osservatorio realizzato lo scorso anno dall’agenzia di marketing Ristoratore Top, il 73% dei ristoratori si dichiara interessato all’IA. Già oggi, l’84% del mercato usa tecnologie per gestire la sala e la cassa, il 91% sfrutta i social media per veicolare campagne marketing (mentre ormai l’email marketing è utilizzato solo dal 24%). Su questo aspetto, i tool basati su intelligenza artificiale permettono di produrre messaggi testuali, audio e video, più velocemente che in passato e con grafiche e animazioni che arricchiscono il messaggio. Il marketing è solo uno dei possibili utilizzi. Perché l’uso di algoritmi avanzati può aiutare a prevedere la domanda con precisione, ottimizzando quindi gli ordini e riducendo gli sprechi. Una potenzialità molto utile soprattutto sottoponendo al sistema i dati storici di vendita, con la possibilità quindi di prevedere nel medio lungo periodo le attività, sia a livello di scorte, ma anche ad esempio rispetto alla turnazione del personale.
L’industria alimentare
Un’analisi di PwC Italia dedicata all’industria alimentare indica che già oggi l’intelligenza artificiale vale 2,2 miliardi di dollari negli Usa, 2,2 miliardi in Europa e 1,7 miliardi in area Apac. Guardando ai segmenti della filiera, la logistica rappresenta il 34,5% del mercato dell’AI e lavora per garantire consegne più tempestive, preservando l’integrità dei prodotti lungo tutta la catena. Nei prossimi anni il controllo qualità sarà il segmento trainante per l’innovazione dell’AI nel settore e raggiungerà, secondo le stime di PwC, un valore di mercato di 6,2 miliardi nel 2028, con un CAGR medio del 40,6% (2023-2028). L’innovazione nel controllo qualità è legata, da un lato, alle normative più stringenti sugli standard di sicurezza e trasparenza alimentare e, dall’altro, alle richieste dei consumatori sulla provenienza dei prodotti e sulla sostenibilità dei processi.
Gdo in prima fila
I principali attori della grande distribuzione sono stati tra i primi a investire su tecnologie basate sull’intelligenza artificiale. Conad Centro Nord sta implementando un sistema (fornito dalla società Tuidi), basato sull’analisi e la predittività dei dati, usato inizialmente per gestire i prodotti in promozione ed evitare il più possibile lo spreco e le giacenze. Sono stati creati modelli predittivi personalizzati per ciascuno dei punti vendita coinvolti, capaci di suggerire i migliori prodotti da proporre, e con quali sconti, sulla base delle abitudini dei clienti di quello specifico store. Risultato: è stato possibile ridurre del 46% le rotture di stock dei prodotti in promozione e a tagliare dell’8% i costi legati alla merce che restava ferma in magazzino.
Coop Alleanza 3.0, invece, ha da poco stretto un accordo con VusionGroup per lavorare sulla digitalizzazione dei punti vendita. Buona parte dell’accordo riguarda l’adozione di etichette elettroniche che permettono di ottimizzare le operazioni in-store e modificare in modo veloce e dinamico i prezzi, evitando la stampa cartacea. Ma nell’ambito delle novità, c’è anche la sperimentazione di alcuni punti vendita di una soluzione (Captana) anche questa capace di migliorare le prestazioni dello scaffale. Per esempio, tra le dotazioni del sistema ci sono mini-telecamere wireless che controllano in tempo reale la presenza o meno del prodotto, abbinate all’elaborazione di dati in tempo reale, con cui prevedere le necessità
del punto vendita. Carrefour (per ora solo sul sito ecommerce francese) ha integrato un chatbot chiamato Hopla (basato su ChatGpt4), un assistente intelligente che serve per interagire con il cliente durante la spesa. Hopla dà consigli sia ai clienti saltuari, sia a quelli abituali (nei confronti dei quali dispone di uno stock maggiore di dati e di interazioni pregresse) fornendo consigli sui cibi più salutari e “responsabili”, consiglia una selezione di prodotti profilati per esigenze specifiche e offre consigli per le ricette. Secondo l’azienda, l’adozione di questo sistema genera un tasso di abbandono del carrello molto ridotto.
La ricerca per immagini e il nostro test… mezzo fallito
Basta procedere con qualche prova pratica, per toccare con mano il fatto che attualmente ci sia ancora una notevole distanza tra gli annunci dei comunicati stampa e la reale utilità di alcuni strumenti per i consumatori. Abbiamo provato un rapido test, abbinando due nomi importanti (non ce ne vogliano): Google e Victoria’s Secret. Proprio un anno
fa (gennaio 2024) i due big lanciavano il comunicato relativo a una partnership pluriennale. Il succo era questo: Victoria’s Secret & Co. sfrutterà l’IA di Google Cloud per creare esperienze di acquisto online più personalizzate e inclusive per i clienti. Tra i vari tool, c’era la ricerca per immagini sul sito eCommerce di Victoria’s. Ossia la possibilità di caricare la foto di un prodotto qualsiasi, magari preso da altri marchi, per trovare una proposta affine all’interno del catalogo del brand. Lo abbiamo provato sul sito italiano e ne abbiamo ricevuto un’esperienza farraginosa, alla fine poco utile.
Andando sul sito eCommerce da Pc, nella barra di ricerca si trova il logo della macchina fotografica che restituisce l’invito: “Cercare un prodotto caricando un’immagine”. Avevamo salvato due reggiseni generici (uno preso da Uniqlo, l’altro da Pompea) ma il tentativo di caricarli non è andato a buon fine in entrambi i casi. Compare un messaggio di errore, senza spiegazione. Ci accorgiamo di essere di fronte a un problema tanto banale, quanto importante: il formato del file. Il tool super tecnologico di Google/Victoria’s, infatti, non “digerisce” i formati originali dei due prodotti, che risiedevano sul computer l’uno come “.webp”, l’altro come “.Avif”. È stato necessario aprire le immagini con un programma apposito, esportarle in .Jpg e poi ritentare il test, che in effetti ha funzionato (anche se il sito di Victoria’s ci ha restituito poche opzioni di prodotto). È evidente, però, che questa procedura risulti macchinosa e scoraggi subito l’utente dal proseguire con l’interazione, andando nella direzione opposta a quella di rendere più ricca l’esperienza d’acquisto. Una situazione che senz’altro riguarda altri brand che in questo periodo stanno testando questi sistemi.
Diffidenza, danni
all’immagine e il rischio “bolla” hardware
Non mancano aspetti controversi, legati all’intelligenza artificiale. Secondo il report di IBM, oggi solo il 53% dei consumatori si dichiara fiducioso verso queste nuove tecnologie (un dato che era al 61% cinque anni fa). E se questa diffidenza può essere dettata da una scarsa conoscenza dei sistemi, l’aspetto degli eventuali rischi è invece esposto direttamente dai Ceo coinvolti nell’indagine. “I manager del settore retail e dei prodotti di consumo riconoscono che l’IA crea rischi che possono erodere la fiducia. Nove su dieci affermano che l’uso improprio, come la creazione di informazioni fuorvianti, sia la principale preoccupazione, seguita da pri-
vacy (85%), parzialità (80%) e generale possibilità di essere spiegata (76%). Insomma, l’adozione di modelli distorti può provocare il corto circuito di allontanare i clienti, invece che avvicinarli. Sempre secondo IBM, un’indagine sui consumatori ha rivelato che quasi due terzi di essi evitano le raccomandazioni alimentate dall’intelligenza artificiale perché risultano comunque parziali o stereotipate. All’orizzonte c’è anche un problema che si può definire di hardware.
Tutti i sistemi basati su IA richiedono capacità computazionali enormi. In prospettiva, serviranno data center ancora più estesi e performanti rispetto a oggi, per gestire una “domanda” di intelligenza artificiale su larga scala. Un dato che per le big tech rappresenta un costo enorme. E che già oggi sta portando all’ideazione di processori “dedicati”, che vanno ben al di là dei tradizionali chip basati sui semiconduttori cui normalmente ci riferiamo.
L’orizzonte futuro della gestione del customer
care
Uno dei terreni principali di utilizzo dell’IA riguarda la creazione di assistenti virtuali super intelligenti, capaci di interagire come (o meglio?) di un umano, a livello di assistenza remota. Che cosa si richiede all’assistente di nuova generazione? Essere in grado di agire in due versanti, quello della vendita e quello del customer care, limitando il più possibile l’intervento umano (cioè dirottare la richiesta al call center) e intervenendo in modo autonomo nel fornire il consiglio o la soluzione al problema, del cliente. Ne abbiamo discusso con Fabio Betti, Ai Strategist di Cegeka, multinazionale presente in 19 Paesi, specializzata nella fornitura di soluzioni IT. L’azienda ha messo a punto un servizio dal nome femminile suadente: Grace. “Attraverso la combinazione di knowhow AI avanzato e personalizzazione, è in grado di fornire una nuova user experience, aumentare l’engagement e le conversioni, semplificando ed efficientando il processo di vendita”. Tradotto? A differenza dei chatbot tradizionali, che offrono risposte generiche e che seguono canali predefiniti, i sistemi moderni dovrebbero raggiungere un grado di raffinatezza tale da poter gestire casistiche concrete, come ad esempio: “non ho trovato il prodotto segnalato nel volantino, è ancora disponibili?”, “C’era la muffa nel prodotto, posso richiedere il rimborso”? Il sistema, una volta affinato, dovrebbe interagire indicando il negozio più vicino per poter richiedere un rimborso o la sostituzione, gestire questo processo partendo dalla foto dello scontrino caricata dal cliente. E questi sono solo alcuni esempi. Secondo l’intenzione degli sviluppatori, in alcuni casi l’utente finirà comunque per parlare con una persona, mentre in altri potrebbe risolvere con l’assistente virtuale tutte le sue esigenze. Un aspetto determinante di questo, come di altri sistemi, è che stanno per essere implementati senza che l’utente sia obbligato ad aprire una app o andare sul sito internet del retailer, ma l’interazione avverrà semplicemente via Whatsapp, e non solo con l’inserimento di testo, ma anche della voce.
Walmart
punta su piattaforme proprietarie, McDonald’s fa marcia indietro nei drive-through
Tra i grandi del commercio ad aver presentato, a livello corporate, una strategia corale relativa all’intelligenza artificiale, c’è Walmart . L’azienda ha svelato alcune piattaforme proprietarie di intelligenza artificiale, generativa, di realtà aumentata e di commercio immersivo, da implementare nei punti vendita, nelle app e in altri ambienti virtuali.
Uno di questi strumenti è Wallaby, una serie di LLM (large language models) addestrati e “nutriti” da decenni di dati Walmart, combinati con altri modelli, in modo da restituire risposte profilate sugli utenti. Ne è nato, così, un assistente customer care di nuova generazione, che riconosce l’identità del cliente fin dall’inizio e va oltre
la semplice comprensione dell’intenzione di base (come trovare ordini e gestire resi). In futuro, è prevista la creazione di una homepage unica e personalizzata per ogni acquirente (da lanciare nella seconda metà del 2025). E tramite l’applicazione Retina, Walmart sta lavorando alla creazione di risorse 3D da mettere a disposizione degli utenti in vari ambienti, a partire dalla app (foto in basso).
È di alcuni mesi fa, invece, la notizia secondo cui McDonald’s ha interrotto la sperimentazione con cui stava testando l’intelligenza artificiale, negli Stati Uniti, in un centinaio di ristoranti con servizio drive-through. Si trattava di sistema di raccolta vocale dell’ordine ( Aot-Automated Order taking ) un sistema che però in diversi casi si è rivelato poco preciso. Troppe volte il software non riusciva a decifrare con una precisione del 100% le ordinazioni impartite dagli automobilisti, quindi il progetto è stato fermato.
Da Nord a Sud, tre stili di gestione per il merchandising mix di oggi
I clienti chiedono più food, il fast fashion cambia pelle e lo sportswear sale di importanza. Come reagiscono i grandi shopping center ai cambiamenti del mercato? Abbiamo intervistato gli “head of leasing” di tre grandi strutture: Oriocenter, Porta di Roma e Forum Palermo di Adriano Lovera
Le preferenze e le abitudini di acquisto dei consumatori si muovono veloci. Allo stesso modo, l’esigenza di intercettare le nuove generazioni richiede un approccio rapido e flessibile nella gestione dei centri commerciali. Soprattutto per quanto riguarda l’aspetto di offrire un merchandising mix sempre aggiornato e in linea con il proprio target di clientela. Sono temi noti al mercato, che ricorrono spesso nei dibattiti e nei convegni. Ma sono anche modalità d’azione non così scontate, considerando che il panorama dei centri commerciali italiano è un mondo variegato
composto da oltre mille luoghi di shopping. Ciascuno con le proprie caratteristiche e società deputate alla gestione. Come si decidono chiusure e aperture? Come si catturano i brand più promettenti? E qual è l’approccio corretto per calibrare il giusto mix, fra food e non food, “alto” e “basso”, leisure, servizi e quant’altro?
Lo abbiamo chiesto ai manager che direttamente seguono sul campo questa attività. Di seguito, ecco tre case history , tratte fra le migliori destinazioni di shopping italiane, dislocate al Nord, Centro e Sud del Paese.
Oriocenter Selected Stores
Che cos’è Oriocenter?
Anna Paltrinieri, Head of Leasing di Arcus Real Estate
Con oltre trecento negozi, due food court e una forte componente leisure, derivante dalle sue 14 sale cinema, Oriocenter (Bergamo) è una delle destinazioni di shopping più importanti del Nord Italia. Gli ultimi 12/18 mesi hanno visto avvicendarsi numerosi marchi, con tanti ingressi che sono andati a rinforzare sia il comparto food, sia quello più allargato della moda/abbigliamento e del beauty. Al ventaglio di proposte food già robusto (che comprende i brand noti come Mc Donald’s, Burger King, KFC, Roadhouse e Old Wild West, Dispensa Emilia, Rossopomodoro la Bottega, Fresco Trattoria Pizzeria, wagamama e I love Poke) si sono aggiunti di recente alcuni nomi, come Giustospirito e Poke House. Sull’altro versante, sono arrivati marchi come Tea Shop, Dan John, Perlier Kelemata, mentre altri player hanno investito per ampliare e ammodernare gli store, come i marchi lifestyle/sport Snipes e Under Armour. Anna Paltrinieri, Head of Leasing di Arcus Real Estate, ha approfondito con noi la strategia di gestione di Oriocenter.
In realtà il nome completo è Oriocenter Selected Stores proprio perché Oriocenter è un brand e non un centro commerciale tradizionale. Questo impone che la strategia è mirata a proporre un mix merceologico con spiccata attitudine a fare ricerca dei brand di interesse, contemporanei e innovativi magari anche esordienti nel nostro Paese, coerenti a rinforzare la definizione che ci caratterizza.
Quali sono il target e il bacino d’utenze privilegiati?
Dal punto di vista geografico grazie alla posizione prossima all’autostrada A4 e all’aeroporto e per la qualità e quantità della proposta, shopping, ristorazione, intrattenimento e servizi, come ad esempio la clinica, il nostro bacino d’utenza, oltre a Bergamo, è rappresentato da quote di mercato delle città limitrofe, come Milano, Brescia e Lecco, oltre all’indotto turistico.
Rappresentiamo la vostra strategia con qualche esempio.
Se manca un settore o lo vogliamo rinforzare andiamo a cercare un altro “pezzo forte”. Ad esempio nel 2024 abbiamo implementato il settore giocattoli. Abbiamo inserito un marchio iconico, Hamleys, che a Oriocenter ha aperto il suo primo store in un mall. Allo stesso modo da poco abbiamo inserito Save The Duck al fine di implementare un brand che richiama con forza i valori della sostenibilità, sempre più importanti per la clientela.
Restiamo sul fashion. Come si caratterizza l’offerta?
È molto varia, perché il consumatore di oggi, a prescindere dalla sua capacità di spesa, frequenta tanto il marchio premium quanto quello accessibile, a seconda dell’esigenza. Quindi passiamo da OVS e Piazza Italia, a Zara e Woolrich, Tommy Hilfiger e Calvin Klein, Polo Ralph Lauren e Emporio Armani fino ad arrivare a Elisabetta Franchi, Twin-Set e Weekend by Max Mara, solo per citare alcuni esempi della nostra ampia offerta.
La stessa ottica riguarda anche il segmento sport?
Sì, è stata seguita la stessa strategia. Quindi a Oriocenter abbiamo richiamato i grandi distributori, come Cisalfa, Game 7Athletics e JD Sports, accanto ai marchi dello sport tecnico e dello streetwear che vanno da Nike e Adidas a Freddy e Salewa, Underarmour e Snipes. Recentemente lo stilista Philipp Plein ha aperto a Oriocenter il primo negozio Plein Sport in Italia.
Come si cattura un brand premium?
Quando bussi alla porta di un “marchio premium” la prima domanda che ti pone è: chi c’è attorno? Quindi si ragiona insieme, si ascoltano le esigenze e si mira a realizzare delle aree coerenti. Si lavora con una strategia a medio termine e cercando di seguire un percorso di “brand-mix” e non solo di merchandising-mix.
E sul food? Che lavoro è stato fatto?
Abbiamo lavorato costantemente per aumentare la quantità e la differenziazione dell’offerta di ristorazione. La food court aperta nel 2017 per la presenza di un maxischermo utilizzato per la proiezioni di eventi sportivi oltre alla multisala rende questa area un luogo capace di offrire non solo cibo, ma anche esperienza e intrattenimento, per pause più prolungate. Nel 2024 scorso ha aperto Giustospirito e abbiamo così inserito un birrificio artigianale con cucina, e a dicembre Panino Giusto, brand per antonomasia nel segmento del panino all’italiana, molto forte su strada, che a Oriocenter inaugura il nuovo format fast casual con focus sull’arte del Panino + beverage + aperitivo serale.
Porta di Roma
Negozi 173
Punti
ristorazione 28
GLA 98.000 mq
Cecilia Buonsante, Head of Leasing Italy, Klepierre Management Italia
Inaugurata nel 2007, la galleria commerciale Porta di Roma è tra le più grandi d’Italia e fa parte del portafoglio di Klépierre, insieme, tra gli altri, ai Centri Le Gru, Il Globo, Nave De Vero, Milanofiori, Grandemilia, Romagna Shopping Valley, Campania, Granreno, Il Leone e Romaest, ultimo acquisto del 2024. Lacoste, Doppleganger, Burger King, 12oz e prima di lui Starbucks, ma anche la parafarmacia Medi-Market sono solo alcuni dei brand che hanno inaugurato nuovi punti vendita all’interno di Porta di Roma nell’ultimo anno. Ma la società di gestione lavora continuamente per affinare la proposta. Ne abbiamo discusso con la Head of Leasing, Cecilia Buonsante.
Quale approccio utilizzate nel definire e aggiornare il merchandising mix?
Il lavoro che svolgiamo a Porta di Roma punta a costruire un’offerta commerciale ambiziosa, capace di anticipare le richie-
ste della clientela e non solo di rincorrere i trend già evidenti sul mercato. In altre parole, ci stiamo staccando dal ragionamento rigido per “cluster” di clientela, un approccio un po’ desueto. Al contrario, siamo noi a cogliere le opportunità sul mercato e creare un vero senso di “destinazione” per lo shopping.
Con
quale
cadenza?
Da un lato, si tratta di un’attività continua, che procede tutto l’anno a caccia di opportunità. Accanto a questo, naturalmente c’è un momento in cui si stila il business plan annuale e dunque, in quella sede, si fotografa lo stato dell’arte del centro commerciale, partendo dall’analisi dei dati e da una valutazione settore per settore.
Restiamo sul tema della ricerca di novità sul mercato. Possiamo citare qualche esempio?
Siamo stati tra i primi a portare in un centro commerciale marchi internazionali di sicuro richiamo. Penso in primis a Primor, catena di profumeria di matrice spagnola, sbarcata da noi ad agosto dell’anno scorso, con un successo incredibile: al terzo giorno di apertura l’assortimento era quasi terminato. Tra le novità in arrivo, invece, segnaliamo Normal, una catena danese di convenience store che sta per arrivare a Porta di Roma e sarà il primo negozio in Italia.
Analizziamo invece alcuni macro settori. In materia di fashion/abbigliamento qual è la caratteristica della vostra proposta?
Ci rivolgiamo a un pubblico ampio quindi, in generale, non si fa selezione all’ingresso, se non per mancanza di spazi. Questo significa che si cerca di offrire la massima varietà di offerta e di adeguarci al mercato. Però puntiamo su brand con alcune caratteristiche imprescindibili: una certa notorietà e attrattività e un concept innovativo, che regali un’esperienza d’acquisto soddisfa-
cente. Su questo aspetto, va considerato che la nostra catchment area di riferimento, quella della Capitale, comporta una capacità di spesa e uno scontrino medio più alto della media. Ecco perché, fatta salva la varietà, abbiamo una presenza nutrita di brand premium, come la stessa Victoria’s Secret, Michael Kors, Luisa Spagnoli e i marchi del gruppo Max Mara.
Passiamo al food, che dopo il Covid è stato a lungo il best performer, tanto nel travel quanto nei centri commerciali. Avete lavorato per aumentare o piuttosto per diversificare l’offerta?
La ristorazione, inutile nasconderci, è un aspetto critico per Porta di Roma poiché, vista la conformazione degli spazi, costruire una vera food court è un’ambizione. Quindi, nel corso del tempo, alla classica pizza o all’hamburger, abbiamo aggiunto tasselli che mancavano in ottica di diversificazione, come la tigella, il pokè, la piadina. Cambiamenti cui la clientela ha risposto molto positivamente. Sappiamo però che l’offerta di ristorazione va potenziata.
L’ingresso e l’uscita dei brand dipende anche da condizioni più tecniche, come la scadenza di un contratto di affitto o la volontà di un marchio di chiudere. Come si gestisce questa fase?
Su questo aspetto, far parte di un gruppo internazionale ci aiuta molto, poiché godiamo di una rete estesa di relazioni, sia
nazionali sia internazionali, che sfruttiamo per fare esordire in Italia brand desiderosi di approcciare il Paese, oppure per accompagnare marchi italiani all’estero. All’interno di questa rete, in sostanza, cerchiamo di trovare il giusto spazio e la giusta soluzione, che rispondano alle esigenze del brand e del gruppo Klépierre.
Si parla molto di condivisione dei dati e di lavoro “in sinergia” fra brand e centri commerciali. Come lavorate su questo fronte?
Partiamo da un’attività costante di confronto one-to-one con tutti i brand e tutte le volte che si è presentata l’opportunità di amplificare promozioni o pianificare un evento insieme, lo abbiamo fatto, con buoni risultati. Con molti brand stiamo portando avanti un coordinamento comune di attività come lo sviluppo di eventi promozionali, retail media, retail covering o il lancio di prodotti – per citare alcuni esempi importanti della nostra strategia che ha l’obiettivo di ottimizzare e far crescere continuamente le performance di tutti i nostri centri commerciali.
Forum Palermo
Negozi 140 Punti ristorazione 21
49.400 mq
Luigi Orlacchio, Head of Leasing di Multi Italy
Dal 2020 in poi, il post-Covid è stato un periodo di intenso rinnovamento per Forum Palermo. È cambiato il partner della Gdo (da Coop a Decò del gruppo Arena), è stata ridotta la superficie dell’ipermercato e sono state create tre nuove medie superfici. È stata riconfigurata e ampliata la food court per conseguire anche un progressivo innalzamento dell’offerta. Un lavoro che ha permesso a Forum Palermo di raggiungere un punto ottimale di offerta commerciale, che si è riflesso anche nei fondamentali di
vendita. Non a caso l’asset ha attirato l’interesse di investitori internazionali, che lo hanno acquisito dalla precedente proprietà, in un’operazione che dovrebbe aggirarsi sui 190 milioni di euro. La gestione commerciale è rimasta sempre in mano a Multi Italy. Andiamo con ordine e vediamo la strategia legata la mix merchandising perseguito nell’ultimo periodo, insieme a Luigi Orlacchio, Head of Leasing di Multi Italy.
Partiamo da un’analisi delle categorie merceologiche. La moda-abbigliamento rimane il segmento numericamente più rilevante degli shopping center. Quali cambiamenti avete operato?
Dal punto di vista dei marchi tipicamente associati alla donna, abbiamo cercato di offrire un innalzamento dell’offerta, una scelta che si è riflessa per esempio con l’arrivo di Zara, un tassello importante che mancava, e di Mango, che ha trovato spazio grazie a uno spostamento strategico del negozio OVS. Accanto a questo, abbiamo inserito brand che non arrivano al segmento luxury, ma sono di alta qualità, da Northface a Calvin Klein, solo per citarne un paio. Nel complesso, però, si cerca di ridurre un po’ l’abbigliamento e limitare la presenza di negozi eccessivamente piccoli, a favore di altri tipi di esperienza.
Quali?
Un brand in ottima salute, come Legami, ha aperto la strada per quella che possiamo definire la cartoleria evoluta di oggi. È sullo stesso filone Miniso, altra novità recente, che si pone su una fascia di prezzo più bassa, ma che punta comunque su una forte riconoscibilità del marchio. Un altro segmento che stiamo esplorando è quello dei negozi legati a fenomeni social. Siamo stati tra i primi ad ospitare New Martina ed è stato un exploit. Il giorno dell’inaugurazione, alla presenza della giovane imprenditrice/ influencer, abbiamo registrato la presenza di 4mila ragazzi. Per restare a temi più conosciuti, anche il segmento casa è stato potenziato con un nuovo Coin Casa.
Un settore che sta correndo è quello dello sport/ lifestyle. Corretto?
Sì, è così. E abbiamo seguito il trend. Per esempio, un brand come Jd Sports si è sistemato in uno store da mille mq, una metratura che prima magari era appannaggio del fast fashion. E si sono moltiplicati gli store di sneaker. Sul fronte sportivo, però, un fiore all’occhiello della gestione recente, che si inserisce nel tema dell’innalzamento dell’offerta, è aver portato il flagship store di Nike, il primo e unico di tutta l’area di Palermo.
Andiamo alla ristorazione. Come si è evoluto l’f&b a Forum?
In pieno Covid abbiamo avviato un investimento che, verso la fine del 2021, ci ha permesso di inaugurare una food court completamente rinnovata, dove è stata ampliata l’offerta e, soprattutto, migliorata notevolmente l’esperienza per i clienti. Una zona da circa 1.400 mq e una ventina di marchi, che in sostanza ha rappresentato quasi un raddoppio rispetto all’offerta precedente. Ci sono brand a vocazione locale, le principali insegne quick service e catene in forte espansione come Doppio Malto. Dal mondo food emergono alcuni casi interessanti come Ciurma-L’officina del pesce, una rarità nel settore, visto che nei centri commerciali la ristorazione basata si questo tipo di prodotto è quasi assente.
E funziona?
Molto bene. E questo ci dà la conferma che non ha successo soltanto il basso prezzo, per quanto la congiuntura sia statica e pur considerando la posizione geografica del centro. Il consumatore di oggi, a qualsiasi latitudine, è attento e sensibile al rapporto qualità-prezzo, ma quando sente che ne vale la pena spende ugualmente per un’esperienza soddisfacente.
Al Sud c’è ancora bisogno di una cucina che richiami il territorio?
Non necessariamente, perlomeno, nel contesto di un grande shopping center come Forum Palermo. Il nostro obiettivo è creare un giusto mix tra eccellenze locali e brand di rilievo, sia nazionali che internazionali.
Come si concilia l’attività di mix merchandising, quindi di alternanza tra brand in entrata e in uscita, con il rispetto dei contratti di affitto?
Forum Palermo è un centro commerciale molto attrattivo per i retailer. Per mantenere l’offerta sempre aggiornata e rispondente alle esigenze del mercato, gestiamo attentamente le rotazioni dei marchi, assicurandoci che queste avvengano in modo naturale, senza ricorrere a pratiche come il key money. Il nostro impegno è anche quello di garantire la continuità occupazionale, favorendo il ricollocamento dei dipendenti.
Un tema di mercato è utilizzare parte degli spazi sempre più verso categorie non tradizionali, allargando il tiro verso i servizi o il leisure. Su questo fronte quali novità potete segnalare?
Siamo orgogliosi di aver realizzato un’operazione che porta benefici concreti al territorio, creando al contempo un incremento del footfall. Dal prossimo anno accademico, accoglieremo la sede distaccata di un istituto di formazione professionale di indirizzo alberghiero. La scuola si inserirà in spazi precedentemente occupati da un ristorante e da una concessionaria di auto, che sono stati adeguatamente ristrutturati. Con la scuola avremo un normale rapporto di tenant/gestore. È un’ottima iniziativa, anche perché le attività commerciali del centro potrebbero diventare un naturale sbocco occupazionale per i futuri diplomati, offrendo nuove possibilità di inserimento nel mondo del lavoro.
Ripartono gli scambi e arrivano 3 miliardi di interventi sugli immobili
A livello di compravendite, l’asset class Retail nel 2025 punta a superare gli oltre 2 miliardi di volumi registrati l’anno scorso. E intanto proprietà e gestori spendono per valorizzare i building
Nel corso del 2025 verranno spesi almeno 3 miliardi di euro di interventi, per il miglioramento e la valorizzazione degli immobili retail italiani. Il dato è emerso dal report EY Retail Property Investments Barometer, realizzato da Ernst&Young in collaborazione con Cncc . Uno studio che ha coinvolto più di 50 dirigenti senior di grandi property companies, gestori di fondi immobiliari ed asset manager nazionali e internazionali, con investimenti superiori a 20 miliardi di euro in proprietà o gestione sul territorio italiano, la maggior parte rappresentata da centri commerciali.
Nel corso del 2025, i manager stimano uno stanziamento di risorse in media pari al 35% del valore delle masse in gestione per interventi di valorizzazione degli asset. “Di questi, la metà sono destinati all’efficientamento energetico. Ma un’altra metà riguardano altri aspetti, che si possono collocare sotto la dicitura hard/ soft refurbishment, oppure digitalizzazione o altre iniziative Esg. Tutti interventi desinati ad accrescere il valore degli asset” ha spiegato Marco Daviddi, Strategy and Transactions Markets Leader Europe West di EY. Il miglioramento del valore degli asset è propedeutico, e vari di pasi passo, con l’intensificarsi dell’interesse delle asset class “retail” italiana, agli occhi degli investitori, sia nazionali sia esteri. Gli investimenti su questo fronte sono in ripresa, come testimoniato ormai da più fonti nel 2024.
Si punta almeno a due miliardi e mezzo
Secondo i dati appena diffusi dall’ufficio studi di PwC Italia, l’immobiliare retail italiano ha chiuso il 2024 con volumi a circa 2,2 miliardi di euro , un volume che vale un rialzo di oltre il 200% rispetto al 2023. “è vero, c’è stata l’operazione Kering in via
Montenapoleone che da soli si è portata via buona parte di questo volume” ha stigmatizzato Roberto Zoia, presidente Cncc. “Ma è un distinguo poco importante e che non si farebbe per altre asset class. L’importante è che gli investimenti stanno tornando, nel 2025 proseguirà la crescita e c’è da notare un aspetto particolare e positivo, del retail: questo, infatti, riguarda e premia tutte le geografie e tutte le Regioni, mentre un segmento come il Direzionale, si sa, riguarda Milano, qualcosa a Roma, e stop”.
Difficile prevedere i volumi complessivi per il 2025, ma il mercato attendo operazioni di entità considerevole. Circa un
30% degli intervistati del panel di EY ha dichiarato la propensione effettuare investimenti da oltre 100 milioni ciascuno. “Gli investitori continuano a prediligere nelle scelte di investimento i Retail Park (39%) e i cosiddetti Big Boxes (32%), privilegiando i prodotti core, ma con un approccio opportunistico” ha aggiunto Daviddi. Performance positive dei retailer, crescita dell’occupancy e rendimenti più elevati rispetto alle altre asset class sono i punti di forza per chi sceglie di investire nel retail, tornato ad essere attrattivo nell’ultimo anno e che ci aspettiamo continui ad esserlo anche nei prossimi 12 mesi” ha commentato Luca Lucaroni, vice presidente vicario di Cncc.
News Shopping Center
Scalo Milano, saldi e 2024 ok. Balzo del tax free a +51%
Scalo Milano Outlet & More ha chiuso il 2024 con un aumento delle vendite del 10,5% rispetto al 2023. Va segnalata l’impennata del segmento “tax free”, che nonostante la debolezza ormai nota di turisti provenienti da Cina e Russia, riesce a compensare con altre regioni e mette a segno vendite a +51% rispetto al 2023. Turchia, Svizzera, Medio Oriente, Stati Uniti e Brasile sono le principali aree geografiche Extra UE da cui provengono i turisti. Il settore tax free è in generale buona salute nel nostro Paese, ma la performance di Scalo Milano è superiore a quella media di mercato. Questo trend si recupera confrontando il dato dell’outlet lombardo con quelli di gruppo pubblicato dal leader di settore, Global Blue, che per il 2024 registra una crescita nel mercato italiano media del 21,6% (+24% a dicembre scorso).
Finisce all’asta il Grande Migliore di Palermo
Dopo dieci anni dalla chiusura, e un tentativo andato male di rilancio, è finito all’asta il complesso commerciale palermitano Grande Migliore. La base d’asta è poco meno di 25 milioni di euro e nell’offerta sono compresi diversi lotti: il capannone che ospitava il grande magazzino, ma anche l’immobile Arredo&Verde e quello denominato Accademia, attualmente occupato da Conad Superstore. Secondo quanto trapela dalla Giunta comunale, l’immobile potrebbe interessare alcuni brand noti che hanno bisogno di superfici di dimensioni medio grandi. In città si fanno i nomi di marchi quali Primark o Decathlon, ma sono per il momento suggestioni, che dovranno trovare conferma nei prossimi mesi.
La Galleria Subalpina torna torinese: Blackstone cede alla
holding Crea.Re per 40 milioni
La proprietà della Galleria Subalpina di Torino passa nelle mani di Crea.Re, società di investimenti immobiliari fondata nel 2017 da Simone Pansa e Andrea Tessitore. La Galleria, aperta nel 1873, è uno storico pezzo pregiato del centro torinese, con all’attivo circa 20 unità commerciali. Nel 2021 era passata nella mani di Blackstone, nell’ambito della maxi operazione da oltre un miliardo di euro, relativo al portafoglio di Reale Compagnia Italiana. Da quel momento, la gestione della Galleria era stata affidata a Kryalos, che ha messo in campo diverse opere di ristrutturazione. L’investimento degli acquirenti si aggira sui 40 milioni di euro. Da poco, in un nuovo formato, nella Galleria ha riaperto la storica libreria torinese Luxembourg.
Il Valecenter passa di mano, ora la proprietà è di Multi insieme a Taconic Capital
Taconic Capital, società di investimento istituzionale, e Multi Corporation, hanno acquisito l’intero capitale sociale di Valecenter, proprietaria dell’omonimo centro commerciale. Il Valecenter apparteneva a uno dei fondi di Blackstone, che lo aveva acquistato a fine 2013, nell’ambito di un’operazione congiunta con cui Sonae Sierra aveva ceduto a Blackstone l’accoppiata Valecenter e Airone di Monselice. Multi Corporation continuerà a gestire l’attività di Property e di Asset Management, che già svolgeva in precedenza. “L’acquisizione di una quota significativa nel Valecenter testimonia la fiducia che riponiamo nel settore retail. A patto che gli investimenti siano disciplinati, strategici e diretti su obiettivi con i fondamentli giusti” ha commentato Elmar Schoonbrood, Co-Ceo di Multi.
A Odos la gestione del Torri d’Europa di Trieste
Odos Servizi ha assunto la gestione di Torri d’Europa, il principale centro commerciale della città di Trieste. Attivo dal 2003, Torri d’Europa si estende su 35.000 mq di GLA con varie medie superfici tra cui Mediaworld, un ipermercato ad insegna Coop e un cinema The Space. Il centro è in grado di catturare clientela italiana, ma anche quella della vicina Slovenia. “Torri d’Europa rappresenta una sfida entusiasmante per Odos Servizi” ha dichiarato Luca Verpelli, Amministratore Unico di Odos Servizi.
Finalmente ha aperto il Maximall di Pompei
Dopo qualche intoppo, è stato regolarmente inaugurato il Maximall Pompeii, a Torre Annunziata, investimento di Irgen Re. Il centro ha aperto in tempo per lo scorso Natale e conta almeno 170 brand, tra cui Mondadori Bookstore, Hamleys, Tommy Hilfiger, Victoria’s Secret, Nike, Max&Co, Calvin Klein, Patrizia Pepe, Marella. Mentre in ambito di ristorazione si alternano le presenze più legate al territorio, come Mennella, Gino Sorbillo, Casa Caldarelli e Michele Express, con altre nazionali e internazionali quali Starbucks, KFC, Mc Donald’s, Poke House, la Piadineria e Signorvino. Spicca l’esordio in Italia di Lefties, detto altrimenti il gemello di Zara, un marchio importante per il colosso mondiale Inditex, lanciato a febbraio di quest’anno, per fare concorrenza a tutto il segmento fast-fashion a prezzo accessibile..
La Grande Distribuzione nel 2025 Cosa c’è dietro l’angolo…
Dalla “pace” fra le cooperative Conad alle prospettive di Carrefour, ecco come si presenta lo scenario della Gdo italiana
Se guardiamo al sentiment italiano di inizio 2025, il tradizionale sondaggio globale condotto in 37 Paesi da Gallup International, con BVA Doxa come partner per l’Italia (1.104 interviste personali a un campione rappresentativo della popolazione adulta) mostra un contrasto evidente tra noi, dove il clima è più prudente, e il resto del mondo dove prevale un maggiore ottimismo. Solo il 17% degli italiani pensa che il 2025 sarà migliore (il dato sale al 23% tra gli under 35). Il 24% prevede un peggioramento, mentre il 57% ritiene che sarà simile al 2024. Sulle prospettive economiche solo il 10% degli italiani si aspetta prosperità economica (15% al Sud). Il 35% teme un anno di difficoltà economiche. Il 52% non prevede cambiamenti significativi rispetto al 2024.
L’Ipsos Predictions Survey 2025 sottolinea come il 79% degli italiani ritenga che i prezzi aumenteranno più rapidamente dei redditi e il 64% prevede un’inflazione più alta nel 2025. È però la prima volta nell’ultimo quinquennio che non vediamo prevalere, più o meno nettamente, l’ottimismo nel medio periodo. Quello che ci attende sarà dunque un anno opaco o brillante per la Gdo? A mio parere non dobbiamo farci distrarre. Il 2025 dipenderà dalla capacità e dalla visione degli interpreti più che dal contesto stesso. Quest’ultimo vale per tutti. I problemi strutturali, i rischi geopolitici e tensioni c’erano prima e ci saranno anche nel 2025.
Esselunga chiamata a una svolta
Personalmente mi aspetto alcune novità. L’anno si aprirà con Amazon che chiude
di Mario Sassi senior advisor e blogger
COME SI È MOSSA L’ECONOMIA ITALIANA
Fonte: Istat
l’operazione Cortilia? Credo proprio di sì. Conad è stata chiara. Nel 2025 scoppierà la pace tra le 5 cooperative e, se matureranno le condizioni, chiuderanno alcune operazioni importanti ma minori (rispetto ad Auchan). Sembra prendano più coraggio su Milano. Ci sono però ancora troppe differenze tra i punti vendita pur con evidenti segnali di miglioramento su piazza. Vedremo.
Mi aspetto qualcosa di più convincente da parte di Esselunga dopo i problemi del 2024. Stiamo parlando di un’azienda importante che non può accontentarsi di mantenere la rotta. Anche perché, la persistenza di alcune incertezze nella gestione della squadra, continuano a sollevare
Christophe Rabatel, Ceo di Carrefour Italia
perplessità. Per Carrefour Italia , il 2025 sarà un anno chiave. Nel 2026 scade Alexandre Bompard alla guida della realtà francese, in contemporanea con il piano “Carrefour 2026” che, sulla carta, dovrebbe consentire al Gruppo di aumentare le vendite e di risparmiare 4 miliardi di euro sui quattro anni. In questi anni il Gruppo ha tenuto il “braccino corto” con l’Italia che se l’è dovuta cavare da sola. Sarà
Mauro Lusetti, presidente Conad
importante capire l’orientamento degli azionisti sul nostro Paese dopo, il grande lavoro di riorganizzazione di Cristophe Rabatel.
Lidl non è più una sorpresa. Confermerà la sua marcia. Rispetto alle altre catene tedesche (Penny e Aldi che comunque crescono) segnala una leadership a 360°. Mi incuriosiscono sia Eurospin che MD. La prima per la metamorfosi nei PDV in corso che dimostra la volontà di marcare la propria specificità e la seconda perché vedremo la nuova squadra manageriale all’opera al fianco dei Podini. Ho promesso che il “Five Billion Club” allargherà il proprio perimetro per comprendere il nucleo delle insegne principali. Cercherò di capire, con l’aiuto degli esperti, se Tosano a Nerviano riuscirà dove altri hanno fallito. E se Iperal e Tigros continueranno ad insidiare Esselunga.
La partita sul lavoro
I recenti rinnovi dei contratti nazionali hanno mostrato l’affanno reciproco nel mettere a terra ciò che serve al comparto. I sindacati faticano a comprendere la distintività necessaria e individuare contropartite credibili. Dall’altra parte, Federdistribuzione che con la Presidenza di Carlo Alberto Buttarelli ha fatto uno scatto in avanti segnalandosi per un protagonismo intelligente, mentre nell’area del lavoro è
Carlo Alberto Buttarelli, presidente di Federdistribuzione
rimasta ferma. Il 2025 sarà fondamentale per gettare le basi del nuovo CCNL che non è solo un regolatore salariale. Il mercato del lavoro è cambiato per tutti i settori.
I lavoratori con meno di 34 anni si sono ridotti da 7,6 milioni del terzo trimestre 2004 a 5,4 milioni nel terzo trimestre
2024. Quindi in vent’anni l’Italia ha perso due milioni di lavoratori giovani, mentre nello stesso periodo gli occupati tra i 50 e i 64 anni sono quasi raddoppiati, salendo da 4,5 a oltre 8,9 milioni. L’arco di competenza temporale dei prossimi rinnovi si troverà a dover rispondere a temi caldi per le imprese come l’immigrazione, la gestione dei lavoratori anziani, la centralità e la qualità dello scambio tra impresa e lavoratore. E, per i lavoratori, la stabilità del rapporto di lavoro sul quale poter costruire un progetto di futuro soprattutto per i più giovani, la possibilità o meno di crescere professionalmente e di avere a disposizione un welfare efficace. Ma anche la necessità di poter contare su di numero sufficiente di ore lavorate, vero elemento di emarginazione sociale.
La retribuzione ha diverse componenti. Certo ci sono i minimi contrattuali e l’inquadramento professionale da aggiornare. C’è però una terza parte che andrebbe ripensata e che influenza le altre due componenti. Quella che remunera la prestazione, il risultato, il contributo ai conti aziendali. Ed è solo in questo quadro che flessibilità, disponibilità e coinvolgimento assumono un nuovo significato per entrambe le parti. La distintività del lavoro nella GDO presenterà il suo conto già nel 2025. Spero che i DHR che partecipano al Comitato Lavoro capiscano quanto sia urgente un’accelerazione in vista della scadenza del CCNL e i cambiamenti necessari, che servono in Federdistribuzione per rispondere alle esigenze delle imprese.
La sosta carburante
è sempre più “experience”
L’Italia è il Paese europeo con la più estesa rete di stazioni di servizio. Gli operatori intensificano gli investimenti sui brand che caratterizzano la pausa a livello di caffetteria/ristorazione e sul fronte convenience store
Come ogni versante del retail e della ristorazione, nel mercato di oggi anche la semplice pausa per il rifornimento carburante viene vissuta dall’utente come un momento che, a patto di trovare la giusta offerta, può trasformarsi in un’esperienza di consumo. Ecco perché la rete italiana dei distributori di carburante prova a cambiare pelle, investendo sempre di più per arricchire questo tipo di commercio, nelle grandi arterie di comunicazione o anche in semplici strade cittadine. Certo, forse con l’eccezione degli Eni Cafè , per ora solo una piccola parte delle stazioni di rifornimento è coinvolta da questa rivoluzione-retail. E questo si deve anche all’enorme estensione della nostra rete, la più diffusa in Europa, con oltre 20mila stazioni di servizio. In ogni caso, basta seguire l’elenco delle principali insegne oil , per verificare l’esplosione di questo segmento. 2025.
Ip, arriva anche la Piadineria e parte il progetto green con Autogrill
Il gruppo Api, nelle sue stazioni a marchio IP (le più diffuse in Italia) gode di diverse partnership con marchi quali Burger King e Caffè Vergnano , cui di recente si sono aggiunte le collaborazioni con La Piadineria, oggetto di aperture di due store a Torino e a Milano. Nel portafoglio delle collaborazioni è arrivato anche Poldo, nuovo formato di rosticceria veloce.
Il gruppo è anche protagonista di un’iniziativa comune con Autogrill. Questo progetto riguarda IPlanet , la joint venture costituita con Macquarie Capital EV Asset Holding, per l’installazione di colonnine di ricarica elettriche in centinaia di stazioni IP (il piano presentato parla di 300 stazioni con un investimento di almeno 200 milioni di euro). la società ha pubblicato un bando, vinto appunto da Autogrill, che riguarda lo sviluppo di un concept di ristorazione esclusivo su 41 stazioni di servizio in Italia. Le stazioni, già individuate, si trovano in Lombardia (13), Piemonte (9), Lazio (6),
Puglia (3), Veneto (3), Trentino-Alto Adige, Liguria, Emilia-Romagna, Marche, Umbria, e Calabria.
Il nuovo concept, che avrà un’offerta bar-caffetteria e piccola cucina, sarà adatto sia per una sosta veloce sia per una pausa più lunga ed è studiato utilizzando il modello dell’economia circolare, basato sul riutilizzo delle risorse materiali.
Nasce il nuovo Eni Cafè e procede il progetto ALT
Eni sta investendo per alzare e diversificare la sua offerta di bar/caffè e ristorazione, che già rappresenta la rete più diffusa in questo panorama, con i circa 600 Eni Cafè sparsi in Italia, che raddoppiano considerando tutta l’Europa. Nel corso del 2024, il colosso petrolifero ha presentato un grande piano di rinnovamento e formazione del personale riguardante proprio gli Eni Cafè, che ora rientrano nel perimetro di Enilive. Il progetto ha previsto 40 giornate di formazione, utili per predisporre il personale alle novità di prodotto offerte al pubblico a partire dall’estate. La formazione è svolta in collaborazione con l’Accademia Niko Romito, Scuola di Alta formazione e Specializzazione professionale dedicata al mondo della ristorazione e della cucina. Vi hanno partecipato 640 persone tra manager e personale degli Eni Café.
Per Enilive , questa iniziativa si inserisce nella più ampia trasformazione della sua rete di stazioni di servizio, che conta oltre 5.000 punti vendita in Europa dei
LA RETE DEI DISTRIBUTORI IN ITALIA
quali oltre 4.000 in Italia. Infatti, secondo l’azienda, le stazioni sono diventate oggi ‘mobility point’ in grado di soddisfare un numero sempre maggiore di esigenze delle persone in movimento. La rete comprende anche i negozi di prossimità Emporium.
Oltre agli Eni Café, Enilive porta avanti con Accademia Niko Romito anche la diffusione del formato ALT Stazione del Gusto Dopo i primi due store aperti a Roma Eur e a Ostia, sono arrivati altri cinque ristoranti, a Milano, Firenze, Roma, Vicenza e Verona, appena inaugurati a dicembre.
Q8: lo shop Svolta diventa anche “caffè”
Con oltre 2.800 stazioni di rifornimento in Italia, Q8 è il terzo logo di benzina del Paese. Da qualche tempo, la società ha sviluppato il marchio di convenience store Svolta, già presente in circa 80 stazioni di servizio, basato sull’offerta di soluzioni utili per ogni necessità in viaggio, come articoli per la cura dell’auto e della moto, ma anche della casa e degli animali. Lo scorso dicembre, in provincia di Napoli, è stato inaugurato
il primo esempio di Svolta Caffè, naturale evoluzione del brand originario, che qui aggiunge anche la parte di bar caffetteria. Q8 non ha comunicato un numero preciso di caffè che verranno creati, ma la diffusione è appena iniziata. Questo format è stato creato in collaborazione con Alma Retail.
Anche Tamoil è attiva nello strutturare un’offerta non generica, ma brandizzata, a Tamoil, avviato il restyling dei MyCafè
Fonte: Faib settembre 2023
livello di proposta commerciale e di caffetteria/ristorazione. Ad oggi si possono contare circa 50 stazione con il marchio MyCafè, dei quali una ventina propongono anche un ristorante con tavola calda. Mentre sono circa 300 le stazioni che dispongono anche di uno shop. Da poco, a Concorezzo (Lombardia) ha aperto il primo Tamoil MyCafè completamente rinnovato, cui ne seguiranno altri nel corso dell’anno. Il format MyCafè è stato rivisitato nel design, mentre l’offerta è sempre composta da caffetteria e snack e lo stesso negozio ingloba anche l’offerta più legata ai veicoli, come accessori e oil auto e moto.
INTERVISTA
Messenio (Eg Group): “Investiamo ancora su food e convenience”
Da qualche anno, anche in Italia, è attivo Eg Group, brand di matrice inglese, specializzato proprio nel combinare l’offerta oil a quella commerciale di altro genere.
Quante sono, attualmente, le stazioni di rifornimento di EG Italia?
Dal 2018, EG Italia è proprietaria di circa 1.200 stazioni di servizio a marchio Esso Quelle su rete ordinaria sono dislocate su tutto il territorio nazionale ad eccezione di alcune regioni del centro Italia; quelle sulla rete autostradale coprono invece l’intero territorio. Da metà 2024, su circa 20 stazioni della rete ordinaria è stato apposto il marchio Q8.
Quante sono quelle dotate di caffetteria o negozio di tipo convenience?
EG Italia gestisce direttamente, con il proprio personale, 40 stazioni di servizio, sulle quali l’offerta carburanti è integrata con quella convenience e food service.
Quali sono i marchi con cui collaborate?
Nel corso del 2024 è stata consolidata la presenza nel convenience retail ap -
ponendo agli store il marchio Carrefour Express. Invece l’offerta food è stata arricchita con brand di primaria rilevanza come Alice Pizza e I Love Poke , che si sono aggiunti agli accordi già in essere con Burger King e Caffè Vergnano.
Quali sono gli obiettivi 2025?
Nel 2025 consolideremo le partnership attive migliorando execution e user experience, e valuteremo l’ampliamento dell’offerta non-oil sui punti vendita a gestione diretta. Non mancheranno, quindi, aperture di nuovi convenience a marchio Carrefour Express e punti di sosta “food” Alice Pizza e I Love Poke.
Rewe, Aral e Lekkerland, collaborazione per il grab to go
Dalla Germania arriva un esempio interessante di offerta grab-to-go, legata alle stazioni di rifornimento elettriche. È stato inaugurato un negozio autonomo “Rewe to go” presso l’ Aral Pulse Park di Mönchengladbach, vicino allo stadio del Borussia Mönchengladbach, in collaborazione con Lekkerland Deutschland . Questo spazio vendita è accessibile h24, dotato di telecamere per la visione artificiale e sensori di peso che consentono acquisti da asporto rapido. Si tratta di una soluzione basata su intelligenza artificiale, che vede Reckon.ai come partner tecnologico. Come punto vendita self-checkout senza personale, REWE To Go si trova anche negli ospedali, nelle comunità e nelle sedi del gruppo.
Ecco i marchi esteri pronti a investire in Italia nel 2025
Un osservatorio presentato a Mapic ha passato in rassegna alcuni brand desiderosi di entrare nel nostro Paese o che stanno investendo per crescere di A.L.
Pronti a scoprire i nuovi marchi che stanno puntando lo sguardo sul mercato italiano? Il nostro sarà pure un mercato complesso, tra forti differenze regionali e una propensione al consumo non certo di ferro, specialmente nella congiuntura attuale. Ma siamo pur sempre un bacino da 60 milioni di abitanti, che non può mancare nel “mappamondo” di chi intraprende un’espansione in Europa, un po’ in tutti i settori, a partire dal fashion e dal food.
Durante l’ultima edizione di Mapic Cannes, gli esperti di Rx France hanno sondato alcuni brand, poi coinvolti in un originale Osservatorio , che hanno manifestato l’intenzione di intraprendere un’espansione all’estero. Compresa l’Italia. Alcuni di questi potrebbero essere delle vere e proprie new entry. Altri, in realtà, si sono già fatti conoscere ma hanno manifestato l’intenzione di crescere ancora. Molto spesso ricorrendo all’affiliazione come strategia di crescita.
I POTENZIALI ESORDIENTI NEL FOOD
GOIKO: hamburger gourmet che arriva dalla Spagna
Non che in Italia manchino le catene di hamburger, ma pare che gli spagnoli facciano sul serio. Non a caso, su Goiko ha investito anche L Catterton , con una quota dell’80%. Il brand, che si propone di offrire un hamburger gourmet a prezzi accessibili, è stato fondato nel 2013 da Andoni Goicoechea. Il successo della
formula gli ha permesso oggi di arrivare a un centinaio di ristorante in Spagna e un piano di espansione già avviato verso Francia (c’è già stata un’apertura a Parigi), Portogallo e Italia, che passa anche attraverso la joint venture WOW International Alliance. Strade, retail park, centri commerciali e travel, tutte le location sono prese in considerazione dal brand.
KRISPY KREME punta sulla ciambella glassata originale
Krispy Creme, negli Stati Uniti, è uno dei tre campioni della ciambella (il donut) insieme a Dunkin e Tim Horton’s. Da noi la ciambella è un prodotto già apprezzato nelle varie catene coffee (da Starbucks a 12oz), ma gli specialisti stanno arrivando ora. Per esempio, stanno aprendo alcuni negozi i belgi di Dreams Donut. Krispy Creme è un colosso da circa 14mila punti vendita nel mondo, in 40 Paesi, e si distingue per la particolare glassatura della ciambella, la Original Glazed. Ora ha annunciato l’intenzione di procedere con un piano di espansione che vuole coinvolgere Italia, Francia, Uk, Spagna, Germania, Belgio e l’Europa dell’Est. In Spagna è già stata annunciata ufficialmente la partnership con un soggetto locale.
PALAIS DES THÉS, il primo è già arrivato a Padova
Se anche associamo il rito del tè alla Gran Bretagna, la prima catena di veri e propri sommelier del tè è francese ed ha già piazzato una prima bandierina italiana, a Padova. Si tratta di Palais Des Thes, che non è un bar caffetteria specializzato nel tè, ma una sorta di boutique per gli amanti del tè in cui trovare ogni tipo di selezione e fragranza, sfusa o confezionata, con la certezza di essere seguiti nell’acquisto da veri esperti della materia. Il marchio, che ha quasi cento location in Francia, ha già toccato altri Paesi come Belgio, Norvegia, Danimarca e ora vuole crescere ancora, dalla Spagna alla Polonia, e anche in Italia. Punta su high streets e “premium mall”, richiede dimensioni contenute (meno di 50 metri quadrati).
SPAZIO PER CRESCERE TRA FASHION & JEWELS
Lo street urban di FOOT KORNER si sviluppa con AVS Retail
Foot Korner è una catena conosciutissima tra i ragazzi, simbolo della cultura street/urban, che strizza l’occhio alla musica rap/trap. In Italia ha già trovato un partner, AVS Retail, che ha operato la prima apertura al centro commerciale Campania, di Marcianise. Foot Korner è un retailer francese, che in patria conta già su circa 70 negozi, con qualche presenza anche in Belgio e Germania. Il brand dichiara di generare almeno la metà dei
La Bottega del Caffè guarda all’estero
C’è un marchio italiano desideroso di crescere in patria, naturalmente, ma che sta mettendo nel mirino l’estero, in modo particolare Francia, Spagna, ma anche tutta l’Asia. È la Bottega del Caffè , marchio del gruppo Cibiamo , che lo scorso anno è stato oggetto di una riorganizzazione societaria, con l’ingresso nel capitale di Ottoholding, società del gruppo Caffè Ottolina, e di Rile Development (famiglia Resca), con il fondatore Alessandro Ravecca che ha conservato una quota personale e mantiene la carica di presidente. Il brand ha più di trenta location in Italia, ma ora guarda anche oltre confine in cerca di partner, per tentare la strada nei canali commerciali più diversi: strade, mall e travel.
ricavi dal suo marchio proprietario, Foot Korner appunto, e il resto con la vendita dei principali marchi terzi di sport. Un 10% proviene dall’eCommerce (già operativo anche per l’Italia a prescindere dalla diffusione dei negozi). Il brand necessita di spazi da circa 200-300 metri quadrati.
GUESS JEANS, flagship della moda “denim”
Costola del noto marchio di abbigliamento Guess, il brand Guess Jeans finora si è sviluppato con qualche location negli Stati Uniti. È un progetto seguito da Nicolai Marciano, giovane figlio di uno dei fondatore di Guess (Paul Marciano). I negozi si focalizzano sul jeans e in generale sull’abbigliamento “denim”, con prodotti che promettono prezzi democratici e tanta attenzione alla sostenibilità. Il brand Guess Jeans è stato presentato in anteprima mondiale durante Pitti Uomo. L’intenzione è di far partire un’espansione retail con alcune presenze anche in Europa, con uno sguardo particolare per Uk, Germania e Italia. Le destinazioni privilegiate del marchio sono le high street e i mall, ma solo quelli di fascia alta. In Italia il primo punto vendita è stato aperto all’Oriocenter di Bergamo.
NEW BALANCE investe sui monomarca
New Balance, a livello di calzature e abbigliamento sportivo, è un marchio noto che non ha bisogno di presentazioni, distribuito in migliaia di negozi nel mondo e in Italia. Un marchio miliardario, che a differenza di altri grandi concorrenti, non è quotata in Borsa ed è posseduta da sempre dalla famiglia Davis. New Balance, negli ultimi anni, si è letteralmente reinventata passando da un marchio conosciuto solo per le scarpe a una veste molto più lifestyle. Ora, come stanno facendo in molto, da Nike a Adidas, punta anche sui flagship store esperienziali, importanti per fidelizzare il cliente e nell’ottica dell’omnicanalità. In Italia ci sono già alcuni esempi in centri commerciali o otulet come Il Centro di Arese, CityLife a Milano, Scalo Milano, Euroma. L’intenzione è di aprirne altri.
I gioielli spagnoli di PDPAOLA non si fermano
Pdpaola, fondato in Spagna da Paola e Humbert Sasplugas, è nato soltanto nel 2015 ma si sta imponendo sul mercato, con una traiettoria che lo ha visto crescere prima come marchio nativo digitale e poi con una presenza globale. I gioielli di Pdpaola vengono ideati nello studio di design di Barcellona. Per il nostro Paese, in realtà, non è una new entry perché, dopo l’esordio milanese nel negozio di corso Vercelli ora il brand ha superato i dieci negozi ed è approdato anche nei mall (tra le ultime aperture, i Gigli e il Carosello). Anzi, l’Italia è il secondo mercato come numero di negozi, dopo la Spagna.
Tra cannibs e sale deejay
Ecco altri due marchi considerati nello studio. CBD. Fr è un marchio francese che fa parte della cosiddetta Cbd industry, quella legata alla canapa e ai prodotti contenenti cannabinoidi, naturalmente venduti in modo legale. Cbd.FR è una catena francese che propone la formula del franchising. L’attività è partita solo nel 2023 e per ora ci sono nove negozi, in patria. L’azienda dichiara l’interesse di esplorare i mercati di Italia, Spagna, Germania e Repubblica Ceca. Punta a centri commerciali e strade in città, con i negozi che richiedono superfici limitate, fra 30 e 70 metri quadrati. Dj Lab è un brand che fa parte del gruppo francese Your Personal Lab. In questi spazi si trova a disposizione una vera e propria consolle da dj professionale, utile per registrazioni audio/video, ma anche solo per divertimento, con una telecamera sempre a disposizione per condividere la performance sui social. Il gruppo francese dispone anche di altri tipi di spazi, come quelli più ampi (per produzioni musicali) o quelli dedicata a speakeraggi e registrazione vocali, insonorizzati. Per ora è il brand Dj Lab che si dichiara interessato anche all’Italia, con la formula dell’affiliazione. Il locale, fra 30 e 70 mq, richiede di essere a disposizione degli utenti h24. I cliente accedono prenotando singole ore (in Francia a partire da 14 euro l’ora) o per mezzo di abbonamenti.
“Perché il foodservice ha bisogno del private equity”
Da uno studio di WhiteSpace Partners, le case history che dimostrano il valore aggiunto apportato dai fondi a livello di qualità della gestione e prospettive di crescita
Il private equity apporta valore, non solo capitali freschi, e permette alle catene di puntare davvero all’internazionalizzazione. È questo il succo del recente white paper di WhiteSpace Partners, appena presentato al Mapic, dal titolo More Than Money: How Investors Power Restaurant Growth.
“Sebbene la presenza di investitori privati non sia una garanzia di successo, è indubbio che l’apporto di capitali freschi, insieme alle connessioni nel settore e all’esperienza manageriale, siano i fattori chiave della crescita in questo settore” ha commentato Vincent Mourre, Ceo e co-founder di WhiteSpace Partners. Il report muove dall’analisi di numerosi casi concreti (ben 45 in tutta Europa) ed è im-
preziosito dalle interviste ad alcuni protagonisti del settore, sia sul versante private equity, sia foodservice: Yasha Estraikh (Associate Partner, Brand – Piper), Harry Goss (Partner – McWin Capital Partners), Carlos Julià (Managing Partner – Miura Partners), Mathieu de Medeiros (Partner – Vendis Capital), Alessandro Preda (Chief Executive Officer – QSRP), Robin Rowland (Operating Partner – TriSpan), Andrea Valota (General Manager & CEO – La Piadineria), Pieter Vermeersch (Partner – M80 Partners).
Per quanto riguarda il mercato italiano, le case history considerate nello studio sono quelle relative a Rossopomodoro Alice Pizza, I Love Poke, La Piadineria, Poke House, Cioccolati Italiani.
Tante ricette per crescere
Lo studio mette in luce il fatto che non esista un’unica ricetta giusta per l’espansione all’estero (fra diretto, master franchisee, jv e altro), ma tanti modelli possono essere ideali. Il comun denominatore è la presenza di investitori di private equity e dei miglioramenti che questi partner di capitale hanno saputo imprimere a vari livelli. Il loro coinvolgimento spesso porta a migliorare i processi operativi, a rafforzare la
Vincent Mourre, Ceo e co-founder di WhiteSpace Partners
governance e la direzione strategica, oltre a fornire un supporto tattico ai team di gestione in aree quali il marketing, la supply chain e la trasformazione digitale. Per molti gruppi della ristorazione, questa competenza esterna aiuta a snellire le operazioni e a scalare l’attività in modo efficace” commenta ancora Vincent Mourre.
Il caso La Piadineria
La Piadineria è senz’altro uno dei case study italiani più rilevanti rispetto al tema. La società, guidata dal Ceo Andrea Valota, era stata acquisita nel 2018 da Permira, poi nel 2024 è passata a CvC Capital Partners. Il manager, commentando l’ingresso di Permira e il suo ruolo nel processo di crescita, analizza il valora aggiunto apportato dal partner finanziario, che ha saputo far crescere le risorse interne pur lasciando relativa libertà di gestione. “Ciò che ho potuto apprezzare dal punto di vista di Permira è la grande conoscenza dei consumatori e dei diversi approcci da adottare quando si vuole sviluppare un prodotto ad alta frequenza di acquisto, oppure uno di fascia alta”. Quando si è trattato di sviluppare La Piadineria, Valota ha detto che il primo passo degli investitori è stato quello di strutturare il team di gestione di Permira e prepararlo al salto di qualità necessario per far crescere il marchio. Per gli investitori era importante far evolvere progressivamente quella che era un’organizzazione e una struttura tipicamente imprenditoriale in un’organizzazione più aziendale, potenzialmente multinazionale. Solo per citare un esempio, prima dell’ingresso del fondo non esisteva un team di marketing strutturato, che poi è stato costruito.
Anche il tema dell’internazionalizzazione è
al centro dello studio. Su questo punto, il Ceo de La Piadineria ammette che gli investimenti in questa direzione avrebbero potuto essere anticipato, mentre si è spesa troppa concentrazione, inizialmente, a rinforzare il business domestico.
E il franchising?
Gli esperti di WhiteSpace dedicano una riflessione sull’opportunità o meno di spingere l’acceleratore della crescita sull’affiliazione in franchising. Anche questo è un punto su cui non esiste una risposta univoca, valida per tutte le situazioni. Nel caso specifico delle catene partecipate dai fondi, il presupposto è che l’ottica dell’investitore è entrare al momento giusto e godere di margini elevati con tempi di ritorno dell’investimento relativamente brevi. Ciò può significare che gli investitori sono riluttanti a passare da un modello collaudato, se basato sulla gestione diretta, a un’operazione di franchising. Il franchising, infatti, annulla una parte anche significativa dell’Ebitda, trasferendola all’affiliato, che diventa l’investitore effettivo.
Di contro, dopo il Covid e dopo la fiammata dei costi nel settore ristorazione (tra energia e materie prime) l’opzione del franchising si è fatta più interessante, specialmente come modalità di ingresso nei mercati esteri. WhiteSpace Partners ha anche notato un fenomeno che si è verificato in alcuni casi, ossia il piano di riacquisto di franchisee operato dai fondi di private equity, messo in atto soprattutto quando si avvicina il momento della exit, come strategia per reintegrare parte dell’Ebitda generato dall’azienda.
Pain Quotidien
Il brand francese Le Pain Quotidien è uno degli esempi concreti del mondo foodservice in cui l’ingresso di un fondo ha permesso di ristrutturare il business su basi solide e rilanciarlo, senza che questo volesse dire partire alla ricerca sfrenata della moltiplicazione dei negozi. Cresciuto dagli anni ’90 secondo due direttrici, a gestione diretta in Francia e con il franchising all’estero, Le Pain Quotidien ha continuato a correre toccando 82 ristoranti nel 2007, raddoppiati a 181 nel 2012 fino alla massima espansione nel 2017 con 265 punti vendita. In quel momento, nei mercati degli Stati Uniti e della Gran Bretagna le vendite hanno iniziato a rallentare, complice la competizione sempre più spinta di altri marchi del fast casual dining. All’inizio del 2020, le attività americane sono state cedute, non prima del passaggio attraverso il Chapter 11. Una riorganizzazione simile si è resa necessaria in Belgio e poi si aperta una crisi in Uk. Proprio nel 2020 è avvenuto l’ingresso di M80 Partners, con una quota di maggioranza, insieme a Copeba e con alcune quote ancora in mano al management. Il turnaround è iniziato proprio con una revisione della linea dei manager, per poi investire sulla digitalizzazione, sul servizio, sulla brand awareness e poi ripartire con lo sviluppo. Oggi il brand arriva in mercato quali che vanno dal Marocco all’Uruguay, dal Kazakihstan all’India, per un totale di 211 punti vendita, di cui solo 37 “diretti” e vendite (nel 2023) per 299 milioni di dollari.
Il maxi turnaround di Le
Rigenerazione urbana ancora protagonista a Mapic Cannes
Ripresa degli scambi commerciali, acquisti “emozionali” e grandi progetti mixed-use al centro dell’edizione 2024 della kermesse francese. Appuntamento al 4-6 novembre 2025
Tra sostenibilità, nuovi progetti in chiave mixed use e graduale ritorno degli investitori verso la asset classe commerciale, l’ultima edizione di Mapic Cannes è stata archiviata con la partecipazione di circa 4.400 persone e 1.800 rappresentanti di catene di vendita al dettaglio (+12% rispetto al 2023). Gli spazi del retail stanno cambiando. Per quanto riguarda gli investimenti, i player stanno tornando sul mercato con volumi in crescita,
in particolare nell’Europa sudorientale e nel Regno Unito, adottando strategie opportunistiche focalizzate su concept di comprovato successo. Nel medio termine, sarà ancora più evidente la polarizzazione già in atto, che favorirà l’aumento di valore degli asset ben gestiti, favorita da un incremento del traffico del 4%, con un approccio degli investitori sempre più specifico, sia asset-by-asset che country-by-country, secondo BPCE Soltuions Immobilières.
Da Lisbona a Riyadh
A livello di nuovi progetti, a farla da padrone è sempre il concetto di rigenerazione urbana. Tra quelli presentati durante questa edizione, vanno citati Entrecampos (Lisbona), che si sviluppa su un’area di 5 ettari, dove sono previsti 17mila mq di spazi pubblici e parchi, ben sette edifici direzionali (128mila mq), tre residenziali (28mila mq) e circa 25mila mq di spazi commerciali. Il completamento è previsto per la seconda metà del 2027. Un altro maxi progetto andato in scena è Diriyah Square a Riyadh, in Arabia Saudita, che vede tra i principali contractor anche l’italiana WeBuild (la ex Salini Impregilo). Un piano mastodontico, che al termine dei lavori dovrebbe dare una nuova abitazione per ben 100mila abitanti e che, a livello commerciale, porta con sé una Gla di circa 186mila metri quadrati, con spazio per almeno 400 unità retail, cui si affiancheranno hotel, uffici, parchi pubblici, nove parcheggi. Praemia Reim e Colliers hanno invece presentato il progetto Spazio Quadrilatero a Milano, ossia il piano di ristrutturazione di un prestigioso immobile in via Bagutta 20, nel capoluogo lombardo, nel cuore appunto del Quadrilatero della Moda. Si tratta di un ’edificio cielo-terra su sette piani fuori terra e due livelli interrati, per una superficie complessiva di 3.600 mq. L’intervento di riqualificazione prevede una ristrutturazione completa a uso misto, con spazi dedicati a uffici e retail.
come JD Sports (che punta a oltre mille negozi negli Usa e altri 200 in affiliazione nel resto del mondo nei prossimi cinque anni) e Salomon, che sta portando avanti un’espansione fatta di flagship store, che di recente ha premiato anche Milano. Sempre più attenzione, invece, riscuote il tema dei media digitali a supporto della vendita in store, un canale ancora non sfruttato a pieno e su cui i brand dovrebbero investire di più. Secondo in insight presentato durante i lavori, il 75% dei consumatori predilige gli acquisti nei negozi fisici e l’82% prende le proprie decisioni d’acquisto sul posto. Ecco perché la comunicazione in negozio non è secondaria.
I vincitori dei Mapic Awards
Per quanto riguarda invece le attitudini dei consumatori, la ricerca di “esperienza” che caratterizza il commercio di oggi esce ancora più rafforzata da questa edizione. Addirittura, secondo uno studio di Citynove (società del gruppo Galeries Lafayette) il tratto dominante risiede nelle “emozioni”. A livello di categorie merceologiche, il lifestyle sportivo si è ritagliato una fetta sul palco di Mapic, con i focus su alcuni brand
Tra gli appuntamenti tradizionale di Mapic c’è la consegna dei riconoscimenti, i Mapic Awards . Ecco i vincitori dell’edizione 2024. Il Retail Brand dell’anno è andato a KIKI Milano . “KIKO Milano continua a incoraggiare le persone a celebrare la propria unicità attraverso la bellezza” si legge nelle note della giuria. Nella categoria F&B vince Five Guys JV . Di seguito, come Leisure Brand of the Year, ecco Hupalupa , brand turco di intrattenimento per famiglie; il Best New Retail brand è Basketball Emotion ; per la migliore esperienza in-store viene premiata la sede di Barracuda Ixelles (Bruxelles) di Big Mamma . La migliore iniziativa di sostenibilità va a Inkga Group, per il progetto One Drop Store che offre opportunità di formazione professionale e attività commerciali a persone con disabilità, in Cina. Come migliore iniziativa sostenibile, a livello di property, viene premiato il Trafford Centre di Manchester di BWP Group. sta fissando nuovi standard per le operazioni sostenibili negli spazi commerciali. Il Best Refurbishment project va al Westfield CNIT di Parigi. Sempre in Francia, il Communale di Saint-Ouen si aggiudica il premio per la miglior food court. Ancora Ingka, in Cina (Livat Xi’an) è premiata per il miglior nuovo progetto di sviluppo. Mentre in Italia, il Porta a Mare Waterfront di Livorno, di IgD, vince nella categoria “Best Urban Regeneration Project”.
Il progetto di IgD Porta a Mare Watefront Livorno ha vinto il premio come Best Regeneration Project
Ipotesi chiusura “forzata” dei negozi: la reazione delle sigle del commercio
Dopo i tentativi degli anni scorsi del Movimento 5 Stelle, ora è Fratelli d’Italia a tornare sull’ipotesi di chiusure forzate del commercio. In Parlamento c’è una proposta che, pur fra diverse eccezioni, imporrebbe almeno sei giorni l’anno di chiusura forzata dei negozi, che potrebbero essere Natale e Pasqua, Ferragosto e Primo Maggio, Capodanno e Santo Stefano. Le eccezioni sarebbero bar e ristoranti e i luoghi travel. Ma l’idea ha compattato il mondo del commercio in una condanna generalizzata, sia per le ricadute a livello di vendita, sia come attrattività turistica delle nostre città. “È una proposta anacronistica che non tiene conto delle dinamiche del retail” afferma Mario Resca, presidente Confimprese (in foto). Preoccupazione espressa anche da Roberto Zoia, presidente del Cncc (Consiglio Nazionale dei centri commerciali) e da Marco Barbieri, segretario generale della Confcommercio di Milano, Lodi, Monza e Brianza, Marco Barbieri.
Sinsay “spinge” sui centri italiani. Nigri diventa il Country manager per l’Italia di LPP
Sinsay, il brand fast fashion del gruppo polacco LPP, sta investendo molto sull’Italia e in breve tempo ha raggiunto intorno ai 20 punti vendita. Tra le ultime aperture, quella al centro commerciale Porte di Catania. Prima di questa, a stretto giro di tempo, erano arrivate le aperture al Borgogioioso di Carpi, al Porta a Mare di Livorno, al Maximall di Bari e Le Corti di Varese, mentre è in fase di preparazione un grande store al centro commerciale Metropoli di Novate (Milano). Sul totale dei ricavi di gruppo, Sinsay è il brand di punta con il 47% del totale, seguito da Reserved al 27,4%, Mohito al 7%. Rispetto al mercato italiano, Gaetano Nigri ha assunto il ruolo di Country Manager per l’Italia, mentre Massimo Martino non ricopre più alcun ruolo in LPP Italy.
Real estate commerciale: boom del retail nel quarto trimestre
I volumi d’investimento nel settore del commercial real estate, secondo i dati di Cbre, hanno raggiunto i 9,9 miliardi di euro nel 2024, segnando un incremento del 47% rispetto al 2023. Un contributo significativo è arrivato dal quarto trimestre, che ha registrato transazioni per 3,6 miliardi di euro, con una crescita del 23%. Il segmento Retail è stato leader nel 2024, con investimenti che hanno superato i 2,9 miliardi di euro, seguito dagli Hotel a 2,1 miliardi. Nel Retail, oltre un miliardo dei volumi è stato registrato nel solo quarto trimestre. Gli investitori si sono concentrati su asset con fondamentali solidi, come centri commerciali dominanti, high street di primario standing e supermercati occupati da tenant affidabili.
C’è l’albo degli esercizi storici. Plauso (con riserva) di Fipe
A fine dicembre è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale la misura che istituisce l’Albo Nazionale delle Attività Commerciali, Botteghe Artigiane ed Esercizi Storici. Al risultato ha contribuito l’apporto di FIPE-Confcommercio, secondo cui il testo finale include alcune diposizioni importanti, come la possibilità di acquisire la qualifica di esercizio storico di eccellenza anche in caso di subentro nell’attività, a condizione che sia garantita la continuità. Non ha trovato posto, invece, l’indicazione della sigla che premeva per inserire un esplicito riferimento alla norma UNI 11891-1 nell’individuazione dei parametri volti ad individuare gli esercizi storici, sui quali l’Albo lascia un considerevole margine di autonomia alle Regioni.
NRF Retail’s Big Show, prima europea a settembre a Parigi
NRF – Retail’s Big Show, la principale fiera mondiale del retail, nel 2025 arriva in Europa, con l’edizione prevista a Parigi dal 16 al 18 settembre. Si tratta di una novità importante per il mondo fieristico legato al retail e al real estate. Le prime informazioni sono state presentate durante la consueta rassegna USA, che si è tenuta a New York dal 12 al 14 gennaio. La prima tappa europea dell’evento verrà organizzata da NRF (National Retail Federation) e da Comexposium, e di fatto andrà a sostituire la Paris Retail Week. Il polo fieristico prescelto per questa prima edizione è Paris-Porte de Versailles (Padiglioni 4 e 6).
Zara lancia un concept “cafè” e fa arrabbiare un’impresa italiana
Zara ha inaugurato a Madrid un negozio dedicato all’uomo, con un originale corner caffetteria. Lo store Zara Man, nel barrio Salamanca a Madrid, si estende su una superficie di oltre 700 mq distribuiti su due piani ed è il primo negozio nella capitale spagnola a proporre esclusivamente le collezioni uomo. Per la prima volta, un negozio Zara ospita un angolo caffetteria, che prende il nome di Zacaffè. Il gruppo non ha rilasciato informazioni specifiche sul progetto, né ha illustrato piani numerici di altre aperture relative di questo tipo. Il nuovo format di Zara ha scatenato le proteste di Zicaffè, società italiana a conduzione familiare che si occupa di tostatura ed esportazione di caffè. L’azienda ha richiesto formalmente all’ufficio dell’Unione europea per la proprietà intellettuale (Euipo) di impedire al colosso della moda l’uso del nome Zacaffe, in quanto troppo simile allo stesso Zicaffe.
News Opening
KFC accelera al Centro Sud
Non si arresta il piano di aperture di KFC, che a dicembre e gennaio ha continuato a inaugurare punti vendita, arrivando ormai vicino ai 120 negozi, che per ora coprono 16 regioni italiane. Tra 2024 e 2025 sono arrivati nuovi punti vendita a Milano, Cagliari, Anzio, Lamezia Terme, mentre è arrivata la quarta presenza a Palermo. Il nuovo ristorante palermitano è importante per la sua posizione, piazza San Domenico, nel cuore del centro, e per le dimensioni: 197 metri quadri con 97 posti a sedere, cui si aggiungono altri 64 posti nel dehor. Si tratta di un locale gestito dal franchisee locale Compo Sud Srl, che ha in portafoglio anche il Kfc presente al centro commerciale Forum.
Ssp porta in stazione Centrale a Milano i macaron di Pierre Hermé
La stazione di Milano Centrale rappresenta la prima location italiana per il marchio di alta pasticceria francese Maison Pierre Hermé Paris, celebre per i suoi macaron. L’apertura si deve alla collaborazione tra SSP e Grandi Stazioni Retail. Dalla stessa partnership è scaturita l’inaugurazione, a dicembre, di Yo Sushi! La stazione Centrale di Milano, in queste settimane, è stata oggetto di proteste per la prossima chiusura di tre esercizi (Bar Centrale, Burger King e Gran Bar) tutti in gestione alla società Sarf, che causerebbe almeno 60 posti di lavoro. Grandi Stazioni Retail ha spiegato, però, che si tratta normalmente della cessazione del contratto d’affitto in essere.
Anytime fitness mette un’altra bandierina in Abruzzo
Anytime Fitness ha aperto una palestra a Pescara, con un club che si sviluppa su una superficie di 650 metri quadri ed è pronta a ospitare oltre 1000 nuovi iscritti. È la 52esima palestra
Anytime Fitness aperta in Italia e la terza nel territorio pescarese, dopo quelle di Francavilla al Mare e di Montesilvano. L’investimento mostra la volontà della catena di espandersi anche al Centro-Sud. Oggi Anytime Fitness è il franchising di palestre più sviluppato al mondo, come numero di centri, ed è l’unico presente in tutti i 5 continenti.
Il Mannarino arriva a 18 con Merlata e Alessandria
Il Mannarino, la catena di macellerie con cucina fondata da Filippo Sironi e Gianmarco Venuto, ha archiviato il 2024 con due nuove aperture ravvicinate. La prima al centro commerciale Merlata Bloom, a Milano, che rappresenta la sesta location nel capoluogo lombardo. E un’altra in Piemonte, ad Alessandria. Due operazioni con cui il brand raggiunge 18 punti vendita in tutta Italia, ma dove la parte predominante è appunto rappresentata da Lombardia e Piemonte. La società ha anche inaugurato il MannaLab, ossia il laboratorio per la lavorazione della carne (a Monza) che fa da raccordo tra la filiera dei produttori e i punti vendita.
Primark ha inaugurato al Maximall di Salerno
Primark ha aperto un nuovo store al centro commerciale Maximall di Pontecagnano Faiano (Salerno). Questa nuova apertura rappresenta il 18esimo store di Primark in Italia e il secondo in Campania. Il negozio copre una superficie commerciale di 3.590 metri quadrati suddivisi su due livelli. L’altro negozio campano di Primark si trova al centro commerciale Campania. Da segnalare, anche in questi nuovi store, lo spazio sempre maggiore dedicato all’abbigliamento sportivo. Da marzo, molti negozi della catena ospiteranno corner dedicati, per rispondere alla domanda crescente del pubblico.
Deichmann apre a Palermo dopo il recupero di palazzo Monteleone
Deichmann ha aperto un nuovo store a Palermo in una location di prestigio, Palazzo Monteleone, uno stabile iconico del centro, ex sede del Credito Italiano. L’inaugurazione è avvenuta a seguito di un intervento di riqualifica che ha mantenuto invariata la struttura architettonica interna ed esterna. Questo negozio è il quinto a Palermo, il ventesimo in Sicilia, a dimostrazione dell’investimento del brand tedesco nella regione. Ormai il numero dei negozi italiani del retailer tedesco ha superato le 140 unità.
Le difficoltà nei passaggi generazionali delle aziende (anche) della GDO
Idi Mario Sassi senior advisor e blogger
l tema del passaggio generazionale nelle aziende, non solo in quelle delle GDO, riguarda, nel nostro Paese, tre imprese su quattro. Nei prossimi 20 anni, passeranno di mano, tra generazioni, circa 90 mila miliardi. Un trasferimento di ricchezza che comprenderà non solo patrimoni liquidi ma anche immobili e, soprattutto, partecipazioni in società familiari di diversa struttura e dimensione. Secondo una ricerca del Family Firm Institute nei prossimi 5 anni il ricambio generazionale riguarderà 1 azienda familiare su 5. Due milioni di imprese italiane nei prossimi 10 anni. Stiamo quindi parlando di un tema decisamente importante. Siamo il Paese con la più alta concentrazione di imprese familiari a livello europeo. I dati di Aidaf, l’associazione italiana fami-
liy business, ci mostrano anche che le imprese familiari sono tra le più resilienti alla crisi. L’Osservatorio Aub (AIDAF, UniCredit, Bocconi) sostenuto anche da Borsa Italiana, Camera di Commercio di Milano Monza Brianza Lodi, e Fondazione Angelini) ha analizzato i dati economici di oltre 11.000 imprese familiari; i dati ne segnalano lo stato di buona salute.
La capacità di visione non si trasmette
Di contro, se analizziamo la personalità degli imprenditori della GDO di successo partiti dalla seconda metà del Novecento, in quasi tutti troviamo una leadership naturale molto forte, una capacità di osservare e focalizzar-
si sui dettagli, una rapidità decisionale, una predisposizione al rischio. Caratteristiche individuali che non sono facilmente trasmissibili. Delle imprese familiari coinvolte ogni anno in un passaggio generazionale, mediamente solo il 30% sopravvive con la seconda generazione, solo il 12% con la terza, ed un esiguo 3% continua ad operare oltre la quarta generazione. Il 66% delle aziende familiari italiane ha un management composto da componenti della famiglia, contro poco più del 30% della media degli altri paesi europei. I top manager sono pochi e difficilmente godono dell’autonomia necessaria. Purtroppo, la verità è che manca una scuola per imprenditori, nel mentre ci sono scuole d’impresa. L’imprenditore spesso costruisce la sua organizzazione a propria immagi-
ne, non concependo che sta realizzando una struttura che deve andare oltre la sua vita e il suo carattere. Difficile quindi imparare a delegare in situazioni di questo tipo. I figli, se presenti in azienda, poi, creano talvolta più problemi che soluzioni. La coesistenza non è facile. Esistono, ovviamente, anche realtà virtuose dove il coinvolgimento e i passaggi avvengono nei modi e nei tempi giusti. Però non è così in molti casi.
L’arte
del congedo…e la centralità dei manager
In GDO ne abbiamo di esempi illustri. C’è il caso dove è l’anziano proprietario che non sa decidersi quando e come farsi da parte. Talmente innamorato della sua creatura che non la vuole lasciare gestire a nessun altro. Massimo Recalcati, in un suo articolo, cita Nietzsche quando parla dell’arte di saper tramontare, e di saperlo fare al momento giusto, senza indugio, senza recriminazioni o malinconia. Nella GDO poi, come dice il proverbio, “l’occhio del padrone ingrassa il cavallo”... l’attenzione ai dettagli, l’ascolto del cliente, il rapporto con i fornitori sono parte del mestiere. A differenza delle proprietà, queste caratteristiche, non si ereditano. O ci sono o non si sono. E, se non ci sono, occorre pensare, per tempo, ad una struttura manageriale funzionale che affianchi gli eredi. C’è quindi un’arte del congedo che non tutti conoscono e sanno praticare. C’è una naturale tentazione a restare sempre sotto le luci della ribalta, a rimandare il momento del passaggio delle consegne. Spesso, dall’esterno, si giudicano fior di imprenditori sulla loro incapacità di passare la mano. In molti casi è così. In altri casi i figli non sono all’altezza dei padri. Alcuni padri hanno il coraggio di lasciarli in panchina altri cincischiano sperando di trovare una soluzione manageriale esterna per affiancarli ed evitare guai. Vendere l’azienda è una delle soluzioni possibili. Molto difficile di questi tempi.
Resto convinto che, Bernardo Caprotti, quando ha messo fuori dall’azienda il primo figlio, ha deciso che la “sua” azienda non avrebbe retto un altro tentativo di
IL ROI NELLE IMPRESE FAMILIARI E NON
Giovanni Arena, a.d. Fratelli Arena e presidente del gruppo Vegè
successione. Per questo, credo, ha provato, in quegli anni, a cederla. Non riuscendoci, si è raccomandato, innanzitutto, con la moglie che nella transizione i bottoni veri nella stanza fossero tenuti dal manager di cui si fidava, e che era andato tempo prima a riprendere in Cina, da Metro. Esselunga, a suo giudizio, non era in grado di reggere cambi di marcia troppo bruschi. Il poco tempo concesso allo stesso Sami Kahale lo dimostra. L’azienda presieduta oggi da Marina Caprotti, pur non brillando, regge la navigazione perché i fondamentali sono a posto e la concorrenza resta a debita distanza. E questo, pur perdendo qualche colpo dovuto a decisioni non particolarmente ponderate, a ingenuità gestionali che l’anziano leader non avrebbe mai commesso. Un’azienda si può ereditare. Competenze, visione del business e autorevolezza, no. Si costruiscono nel tempo.
Patrizio Podini, fondatore di MD
Patrizio Podini di MD, al contrario, sta provando a muoversi per tempo. L’azienda è in crescita, e, pur lontana da Eurospin e Lidl, può dire la sua. Anziché insistere per cederla, operazione oggi non facile, ha favorito la costruzione di una squadra di giovani manager in grado di accompagnare figlia e nipoti nel passaggio generazionale, coordinati da un direttore commerciale di lungo corso e dal suo vigile sguardo. Altri, al Sud, hanno dovuto fare di necessità virtù dovendo suben -
Giangiacomo Ibba, amministratore delegato di Crai Sercom
trare, per forza, da giovani creandosi per proprio conto, errori compresi, capacità, motivazione e competenze sul campo, dando il via, ai passaggi generazionali più riusciti. Due su tutti, Giovanni Arena e Giangiacomo Ibba (Crai). Altri, infine, in Trentino o in Lombardia, ma non solo, stanno trasformandosi in rentier. Investono sugli spazi frutto di investimenti datati o affittano attività evitando così di proseguire nel lavoro dei genitori per il quale capiscono di non essere portati. Infine, ci sono quelli che non capiscono i propri limiti, non mollano la presa, e insistono. Ed è così che, quelle piccole ma toste realtà rischiano di arrivare, pur senza volerlo, al capolinea.
Incontro semestrale sull’andamento del mercato retail non food, ristorazione e servizi organizzato in collaborazione con JAKALA
Milano, 11 febbraio. Riservato alle aziende retail: https://eventi.confimprese.it/iscrizioni-retail-barometer-2025
BEER & FOOD ATTRACTION
RETAIL & SOSTENIBILITÀ
FRANCHISE EXPO PARIS SHOP! LE SALON PARIS
Evento che riunisce in un solo appuntamento la più completa offerta nazionale e internazionale di birre, bevande, food e tendenze per l’Out of Home.
Rimini, 16-18 febbraio, Polo fieristico di Rimini - www.beerandfoodattraction.it/
L’evento vuole favorire il confronto tra i manager delle aziende retail per approfondire il tema della sostenibilità economica, ambientale e sociale.
Milano, 11 marzo 2025. https://www.confimprese.it/eventi/4-retail-sostenibilita-sostenibilita-e-luoghi-del-retail/
Evento del mercato del franchising
Parigi, 15-17 marzo, Parc d’Expo Porte de Versailles- www.franchiseparis.com
Evento dedicato alle soluzioni di marketing del retail.
Parigi 25-27 marzo, Parc d’Expo Porte de Versailles, www.shop-le-salon.fr
RETAIL&PEOPLE
Le best practice nei modelli di relazione e nella valorizzazione del personale.
Milano, 10 aprile 2025. https://www.confimprese.it/eventi/2-retail-people-best-practice-nei-modelli-di-relazione-e-nella-valorizzazione-del-personale/ NETCOMM FORUM
Promosso da Netcomm, è l’appuntamento di riferimento per il mondo digitale italiano, arrivato alla ventesima edizione.
Milano, 15-16 aprile 2025, Allianza MiCo. https://www.netcommforum.it/ita/
Focus Franchising
a cura di Massimo Barbieri
titolare di SOFI
Gli occhi della finanza sul food. E il successo di Warren Buffet con Portillo’s
C’è sempre più fermento ed interesse da parte del mondo della finanza nei confronti della ristorazione. In Italia, e da una parte e dall’altra dell’Atlantico. Alcuni esempi sono noti, e non staremo quindi qui a raccontarli nel dettaglio, li ricorderemo solo brevemente a supporto di quanto osserviamo, altre sono storie meno note ed iniziate tempo addietro. Oggi – di ritorno da un viaggio negli States - ne racconteremo una significativa per la lungimiranza con cui si è mosso l’investitore.
Prima qualche rapido esempio. Tra gli azionisti di Cigierrre (550 milioni di ricavi nel 2023 con un Ebitda di 62 milioni, cioè del 18% - come per tutte le aziende siamo ora in attesa di conoscere i dati del 2024) c’è il fondo Bc Partners. Un anno fa CVC Capital Partners Fund VIII ha rilevato il 100% de La Piadineria da Permira, DeA Capital (che ha comprato la catena spagnola Pizzerie Carlos, quasi 100 location, metà in franchising) e dal founder Donato Romano. White Bridge Investments controlla Hamerica’s e sempre l’anno scorso Temakinho è stata acquistata dal fondo tedesco Mutares, che l’ha rilevata da cigierre. Rossopomodoro è controllato da OpCapita, Dispensa Emilia da Investindustrial Growth, Obicà dalla famiglia Scuderi (Adler)… l’elenco è lungo. Ma qui vogliamo raccontare una storia americana, di chi, gigante nel mondo della finanza, questi trend li ha intercettati con largo anticipo; e con soddisfazione, visti i risultati.
Warren Buffett, noto investitore statunitense conosciuto anche col soprannome di “oracolo di Omaha” è il fondatore di Berkshire Hathaway. Con la sua società, Buffett investe in una miriade di settori, dal minerario al ferroviario, dall’abbigliamento al tech. È uno dei principali azionisti di Apple (il controvalore della quota posseduta è di 73 miliardi di dollari), di American Express (45 miliardi), Bank of America (35 miliardi). Crede molto nel settore food; ed investe an-
che nella ristorazione. Dimostrazioni del suo interesse per il food sono investimenti storici, come Coca-Cola (25 miliardi) e Kraft Heinz, dove è entrato insieme al fondo 3G Capital, azionista di Restaurant Brands International. Definisce uno dei suoi migliori investimenti quello nella azienda di cioccolati See’s Candies, acquistata nel 1972.
Nella ristorazione forse molti lettori ricorderanno il suo ingresso in Dairy Queen avvenuto nel 1998; allora c’erano 5.790 location, oggi la catena ne conta oltre 7.500, il 100% in franchising, distribuite in 20 nazioni per quasi 6,3 miliardi di dollari di vendite. Ma forse non tutti conoscono la storia di Portillo’s, una catena forte in Illinois, dov’è nata, a Villa Park, e più recentemente affacciatasi anche in altri Stati. Il primo ristorante è stato aperto nel 1963 da Dick Portillo una volta congedatosi da Marines. La catena è cresciuta in modo lento ma costante fino a quando nel 2014 è stata ceduta intera-
mente a Warren Buffett. Successivamente, nel 2021, è stato quotato il 28% del capitale, con il rimanente 72% che è ancora nel portafoglio di Berkshire. Nel 2014 i locali erano 38, 69 nel 2019, alla fine del fiscal year 2023 se ne contavano 84, con la previsione di raggiungere i 94 nell’anno seguente. Nel frattempo le vendite di Portillo’s sono lievitate dai 479 miliardi di dollari del 2019 ai 714 del 2023, mentre nello stesso periodo il Restaurant-Level Adjusted Ebitda è cresciuto del 44% da 117 miliardi a 169. La capitalizzazione di borsa è di 620 miliardi. Piccola rispetto a quella della Holding che la controlla… ma la storia è interessante ed illuminante perché in anticipo sui tempi.
News ESG
Per Multi tre impianti fotovoltaici nei centri commerciali
La sinergia tra l’azienda energetica Helexia e Multi Italy ha portato all’installazione di tre impianti fotovoltaici in altrettanti centri commerciali gestiti da Multi: La Scaglia a Civitavecchia, Colonne a Brindisi e Belvedere a Melilli (SR), tutti appartenenti al fondo Dante gestito da Kryalos SGR. A La Scaglia, l’impianto ha una potenza di 266 kWp e copre il 64% del fabbisogno del centro; al centro Colonne la potenza installata è 189 kWp, con una produzione annua stimata di 240 MWh, che copre il 46% del fabbisogno mentre al Belvedere verrà realizzato nel corso del 2025 un impianto da 620 kWp, uno dei più grandi del progetto, con una produzione media annua di 897 MWh e una copertura del 63% del fabbisogno energetico.
Grazie a CBRE, centri e scuole superiori contro la violenza di genere
Ha avuto successo la campagna “Faccio la mia parte”, realizzata a livello europeo, che in Italia ha coinvolto 34 centri commerciali gestiti da CBRE. Si tratta di una campagna di sensibilizzazione contro la discriminazione e la violenza di genere, che si è concretizzata non solo veicolando messaggi all’interno dei centri, ma anche coinvolgendo 36 istituti superiori presenti nei bacini di riferimento, dove gli studenti hanno realizzato in totale 245 elaborati sulle tematiche del rispetto e dell’inclusione. Grazie alle donazioni dei centri commerciali, è stato attivato “Doppia Spunta Blu”, lo sportello di Fondazione Libellula, nel quale 33.000 adolescenti delle scuole coinvolte potranno trovare uno spazio protetto di ascolto pedagogico.
Savills accoglie al Montecatini 200 ragazzi delle elementari
Savills , insieme a Unicoop Firenze , ha avviato una collaborazione con il Comune di Massa e Cozzile e con l’Istituto Comprensivo Bernardo Pasquini, che ha reso possibile l’accoglienza delle classi della scuola elementare “Amicizia” di Margine Coperta presso il centro commerciale Montecatini . Il trasferimento della scuola si è reso necessario per lo svolgimento, nella struttura della scuola stessa, di importanti lavori di adeguamento antisismico. Dall’apertura di questo anno scolastico circa 200 bambini stanno usufruendo di questi spazi, mentre docenti e famiglie sfruttano i servizi del centro, come il parcheggio, che per l’occasione ha realizzato una segnaletica dedicata per garantire l’accesso sicuro degli studenti.
Autogrill pubblica i risultati in ambito Esg
Autogrill ha pubblicato il suo Sustainability Performance Report, che mette in luce le iniziative Esg del 2023 e della prima metà 2024. In ambito food: la fornitura di zucchero al 100% italiano grazie all’accordo con Italia Zuccheri e il panino totalmente plant based Wow Bun con Garden Gourmet. Sul fronte dell’impatto ambientale, Autogrill ha conseguito le certificazioni di sostenibilità per sette edifici e avviato partnership come quella con Too Good To Go (20.000 box alimentari recuperate), e con Treedom (Autogrill ha creato una foresta che ha assorbito 247 t di CO2 in 7 Paesi). Persone: Autogrill impiega il 68,6% di donne, ha erogato oltre 65.000 mila ore di formazione nel 2023 e ha coinvolto 2.000 studenti dell’alberghiero nel progetto di employer branding Assapora il futuro, oltre ad aver assunto 9 detenuti grazie al progetto Riparto da me con il carcere di Bollate. Altre iniziative con Banco Alimentare e Pane Quotidiano, associazione Cometa, PizzAut, Fondazione Humanitas e Fondazione Umberto Veronesi.
Con Giocattolo sospeso distribuiti oltre 50mila regali
Si è chiusa con successo l’iniziativa Giocattolo Sospeso promossa da Assogiocattoli , un progetto di beneficenza che, a fine 2024, ha coinvolto ben 530 punti vendita in rappresentanza di singoli esercenti o di brand nazionali come Carrefour, Chicco, Toys Center, Città del Sole . Grazie alla rete creata da 126 associazioni attive sul territorio, è stato possibile recapitare i giocattoli in tutte le Regioni italiane, toccando ben 334 Comuni, raggiungendo così bambini e famiglie in difficoltà, sia nel periodo di Natale sia in quello successivo delll’Epifania.
Henkel ottiene la certificazione per la parità uomo/donna
Henkel Italia ha ottenuto la certificazione UNI PdR 125:2022, che riconosce i risultati quantitativi e qualitativi raggiunti sulla parità di genere. “Questo riconoscimento è un traguardo certamente significativo, ma vogliamo viverlo soprattutto come punto di partenza per porci nuovi obiettivi ancora più ambiziosi”, ha commentato Mara Panajia (in foto) presidente e amministratore delegato di Henkel Italia. Oggi l’azienda conta circa il 40% di manager donne, con l’obiettivo di arrivare al 50%, grazie a una politica di recruitment apposita. Rispetto all’accudimento dei figli, il gruppo ha introdotto a livello globale delle linee guida per la gestione del congedo parentale, che in Italia si traducono nell’estensione del congedo per i neopapà o i secondi caregiver, che possono usufruire di 8 settimane di astensione lavorativa retribuita al 100%. Altre iniziative: flessibilità dell’orario lavorativo e la piattaforma di formazione MasterGenitori.
Osservatorio Collaborations e Co-Branding
a cura di BRAND JAM
di Paolo Lucci
McDonald’s e Domino’s per Squid Game: il food abbraccia l’entertainment
Con Brand Jam osserviamo il mondo della brand innovation, sezionando con l’Osservatorio Collaborations più di 300 casi ogni trimestre. Questa rubrica di Retail & Food prende spunto da alcune tendenze osservate all’edizione Mapic 2024 sull’innovazione nel leisure e nella ristorazione organizzata, per analizzare due collaborazioni, una di Domino’s Pizza, l’altra di McDonald’s, entrambe con Netflix per Squid Games.
Tra i contributi più significativi che Yael Coifman di LDP ha proposto nell’introduzione al Leisure Summit, non ha forse stupito la notazione al crescente utilizzo di “Intellectual Properties” per vestire attrazioni, mall, e catene retail aggiungendo impatto, emozione ed esclusività, tema che sviluppiamo su queste pagine da tempo. L”Eatertainment”, tendenza in forte crescita con cui LDP definisce le nuove esperienze immersive di spettacolarizzazione nella ristorazione, è invece tra le più interessanti, soprattutto se posta in relazione con l’uso di Proprietà Intellettuali derivanti dal mercato entertainment. In quest’ottica, sempre citando i casi di LDP, è forse vero che l’”experience restaurant” cinese Ultraviolet con il suo “Psyco Taste” è distante dalla cultura della ristorazione italiana, così come lo è il F1 Arcade di Londra (ma siamo più così lontani culturalmente dall’unire l’esperienza del Gran Premio e la tavola intesa come condivisione tra amici?). È anche vero che aggiungere livelli narrativi nelle
catene di ristorazione è una tendenza in atto da qualche tempo anche da noi, come abbiamo già notato su questa rubrica, oltre che con i casi McDonald’s, KFC, Flower Burger, anche con la catena di gelaterie La Romana con Bridgerton.
I casi che seguono dimostrano quindi con i fatti come la tendenza ad utilizzare riferimenti pop stia decisamente crescendo nella ristorazione organizzata. Entrambi, uno in USA con Domino’s Pizza, l’altro in Australia con Mc Donald’s, si associano al catalizzatore narrativo dell’attesissima seconda stagione di Squid Games, distribuita su Netflix in tutto il mondo dalla fine dell’anno scorso. Entrambi giocano in maniera differente sugli stessi elementi narrativi della serie, ovviamente in modo leggero evitando il dramma del plot della serie coreana. Domino’s Pizza è partner del pop-up Netflix “Squid Games Experience” a New York, una sorta di escape room condito con temi ispirati alla se-
rie, dove a chi perde, ottenendo i punteggi più bassi, viene offerta una Domino’s Emergency Pizza Card: 500 dollari di credito da Domino’s, per trasformare la perdita in vittoria. La card è presentata in una confezione ispirata al “Dalgona”, il biscotto coreano che nella serie viene utilizzato tra i giochi mortali a cui i protagonisti si devono sottoporre. Stesso biscotto che da McDonald’s in Australia arricchisce il Menu Squid Game (una limited edition di Mc Nuggets con salsa coreana esclusiva), con cui i clienti si possono cimentare, come nella serie, nell’estrarre la forma stampata senza romperlo. Chi riesce vince una tuta Squid Games x McDonald’s. Chi non riesce, rimane comunque in vita.
World Travel Retail
Nuovo duty free Aelia a Fiumicino
ROMA - All’aeroporto di Roma Fiumicino è stato aperto un nuovo duty free a marchio Aelia, fra il Terminal 1 e il 3. Si tratta di un duty free di media dimensione (1.300 mq), nel passaggio di raccordo fra i due terminal. Tra le novità assolute di questo duty free Aelia , va segnalata la parafarmacia, con un nuovo concept studiato appositamente da Lagardère Travel Retail che per la prima volta entra in duty free.
Aggiudicato il food&beverage per il Terminal 3 di Francoforte
FRANCOFORTE - Il tandem formato da Avolta e Lagardère Travel Retail si è aggiudicato la gara food&beverage indetta dal gestore Fraport, per il terminal 3 dello scalo tedesco di Francoforte. Avolta gestirà 12 punti vendita nel Non-Schengen Central Marketplace, nello Schengen Pier e nella sala Partenze. In questo caso, i marchi includono Espresso House, Sophia Loren, Brew’d, Asia Street Cooking, Origin Bar & Eatery, Brot. di Axel Schmitt, Hausmann’s, Brewgate e Amore Mobilo. Lagardère Travel Retail gestirà dieci spazi nel Non-Schengen Central Marketplace, nel Non-Schengen Pier e nella sala Arrivi, oltre a sei ulteriori essentials store. I suoi marchi food & beverage includono Haferkater, Brezelmeister, EL&N, Bread & Bite, Neni Deli, Burger King, Mainbissen, Daily Deli e Zigolini.
WHSmith lancia il media network in store nel Nord America
LAS VEGAS - WHSmith ha avviato il suo media network in store, tramite WHSmith North America Media Network. La rete permette ai brand di coinvolgere i consumatori in oltre 300 sedi WHSmith della regione, raggiungendoli sia in negozio sia tramite canali digitali esterni. La società promette di mettere in contatto i brand con un pubblico che si aggira sui 3 milioni di persone che viaggiano giornalmente negli aeroporti nordamericani. A favore dei brand, gli insight delle campagne vengono monitorate utilizzando metriche chiave, come l’aumento delle vendite, le impressioni, la percentuale di clic.
Avolta prende i duty free nei principali scali della Tunisia
TUNISI - Avolta ha messo a segno il suo debutto in Tunisia, assicurandosi un contratto per 15 negozi in cinque aeroporti, che rappresentano quasi l’80% del traffico aereo del Paese. Gli aeroporti, tutti internazionali, sono Tunisi-Cartagine, Djerba-Zarzis, Sfax-Thyna, Tozeur-Nefta e Tabarka-Aïn Draham. I negozi saranno duty free, nei quali l’operatore introdurrà nuovi concept come Mind, Body & Soul e Haute Parfumerie. “Con la Tunisia, stiamo entrando in uno dei mercati duty-free più importanti dell’Africa, rafforzando al contempo la nostra presenza nelle principali destinazioni turistiche che si affacciano sul Mar Mediterraneo” ha affermato Luis Marin, presidente e Ceo di Avolta per la regione Europa, Medio Oriente e Africa.
A Melbourne si espande il terminal internazionale
MELBOURNE - L’aeroporto di Melbourne sta per ultimare il progetto per un importante ammodernamento del terminal internazionale, sviluppato in collaborazione con le compagnie aeree nel corso dell’ultimo anno. L’obiettivo è potenziare la capacità del terminal, visto che lo scalo ha servito più di 1,14 milioni di passeggeri internazionali solo nel mese di dicembre (+10,6% rispetto a novembre), stabilendo un nuovo record per il mese più trafficato della sua storia. Il volume complessivo di pax nel 2024 è stato di 18,3 milioni. Il 72% dei posti relativi ai passeggeri internazionali, nello stato di Victoria, è oggi appannaggio di vettori esteri, appunto coinvolti nel progetto.
Areas vince maxi gara a Orlando
ORLANDO - Areas si è aggiudicata una gara d’appalto per gestire sei nuovi locali di ristorazione all’aeroporto internazionale di Orlando. La stima del valore dei punti vendita è intorno ai 300 milioni di dollari, per la durata del contratto (dieci anni). L’azienda ha dichiarato che investirà più di 10 milioni per sviluppare una combinazione di marchi f&b proprietari e legati al territorio, su quasi 900 mq complessivi. Le prime aperture sono previste entro il 2026. Nel Terminal 1, arriverà The Market, brand di Areas, seguito da SoDough Square, un marchio di Orlando noto per la sua pizza in stile Detroit, accanto ai quali arriverà Kelly’s, originale gelateria artigianale di Orlando. Al Terminal 4 ci saranno gli altri punti, come Cabrita, un concept ispirato alla cucina peruviana, il cocktail bar locale Milkhouse e un Wine Bar di fascia alta.
Lotte sperimenta il barista robot
SEUL - Lotte Duty Free ha presentato un barista robot nel suo negozio di liquori e tabacco dell’aeroporto internazionale di Gimpo a Seul. Questa tecnologia è stata già lanciata la prima volta in un punto vendite dello scalo di Changi, nel 2023, dove ha riscosso successo. Il robot è fornito da Doosan Robotics. Adibito a servire liquori e altri alcolici, il barista robotico riconosce gli ordini del cliente in quattro lingue (coreano, inglese, cinese e giapponese) ma è anche dotato di intelligenza artificiale per analizzare le espressioni facciali e le emozioni del cliente, così da suggerirgli un drink che dovrebbe adattarsi all’umore del momento.
Zurigo, i dati delle vendite
retail in aeroporto
ZURIGO - Il fatturato derivante dal commercio al dettaglio e della ristorazione dell’aeroporto di Zurigo ha raggiunto 629,9 milioni di franchi nel 2024, con un aumento del +3,4% rispetto al 2023. Le vendite in airside sono aumentate del +6%, mentre quelle in landside (incluso il complesso The Circle) sono rimaste sostanzialmente stabili (+0,1%). Il trend delle vendite commerciali è andato quindi più a rilento rispetto all’incremento del traffico pari all’8%, con volumi di passeggeri nell’arco dell’intero anno che hanno raggiunto i 31,2 milioni. La spesa media per pax (airside) è scesa del -1,9% su base annua, attestandosi a 23,2 franchi.
duty free world |
by Kevin Rozario | London kevin_rozario@yahoo.com
Early Middle East results show very mixed fortunes
I primi risultati che arrivano dal Middle East mostrano fortune divergenti
The first two sales results from travel retailers for the full year of 2024 came in by mid-January and they showed very different outcomes. Both were from the Middle East where a lot of hope has been placed on a generally buoyant region where growth is expected to be led by Saudi Arabia.
Announcing first was Dubai Duty Free (DDF), whose sales of $2.15 billion (UAE dirhams 7.9 billion) last year were at roughly the same level as in 2023. This might have suggested that consumers were being cautious with their spending in the light of a still tough global economy.
However, 10 days later, Qatar Duty Free (QDF) disclosed an impressive 18% increase in turnover. The result was also comfortably ahead of traffic at Hamad International Airport where it operates, while Dubai Duty Free’s very marginal growth lagged behind Dubai International Airport’s projected passenger growth for the year.
The two results could not be more different. But what underlying story do they tell? Both airport retailers heavily promote themselves through the media and with high profile sports-related activities and promotions, and both have a strong focus on their luxury offers. They are therefore similar in many ways.
Possibly the biggest difference last year was the growth in passengers from their hub carriers: Emirates in Dubai, and Qatar Airways at Hamad International. When final figures are confirmed, the latter’s growth rate will likely be almost triple that of Emirates.
In addition, DDF is a mature retail operation and has been refurbishing parts of its estate, whereas QDF’s facilities are relatively new and were substantially expanded for the FIFA World Cup in 2022. QDF has been very active in developing the luxury component of its business and is gearing up for some big celebrations this year, its 25th anniversary. The Qatar retailer therefore has momentum on its side.
Nevertheless, DDF remains the much bigger travel retailer in the region so it will be interesting to see what strategic moves it can make this year to energise its operations and sales. It is not just QDF it needs to worry about, but the slew of new and upgraded airports that Saudi Arabia is priming for passenger growth. The region is set for an exciting showdown in the next few years.
I primi due risultati relative alle vendite 2024, da parte dei retailer del travel, sono arrivati a metà gennaio e hanno mostrato risultati molto diversi. Entrambi provenivano dal Medio Oriente, dove molte speranze sono state riposte in una regione generalmente vivace, dove la crescita dovrebbe essere guidata dall’Arabia Saudita.
Il primo annuncio è stato quello di Dubai Duty Free (DDF), le cui vendite di 2,15 miliardi di dollari (7,9 miliardi di dirham) sono state all’incirca allo stesso livello del 2023. Ciò potrebbe suggerire che i consumatori fossero cauti, alla luce di un’economia globale ancora difficile.
Tuttavia, 10 giorni dopo, Qatar Duty Free (QDF) ha registrato un impressionante aumento del fatturato del 18%. Il risultato è stato anche ampiamente superiore rispetto al traffico dell’Hamad International Airport, dove opera, mentre la crescita molto marginale del Dubai Duty Free è rimasta indietro rispetto al balzo atteso dei passeggeri per lo scalo internazionale di Dubai.
I due risultati non potrebbero essere più diversi. Che cosa raccontano? Entrambi hanno spinto pesantemente sulla promozione attraverso i media e con attività legate allo sport alto di gamma; entrambi pongono una forte attenzione sulle offerte luxury. Sono quindi simili sotto molti aspetti.
Forse la più grande differenza, nel 2024, risiede nella diversa crescita dei passeggeri da parte dei loro vettori hub: Emirates a Dubai e Qatar Airways all’Hamad International. Quando i dati definitivi saranno confermati, il tasso di crescita di quest’ultima sarà probabilmente quasi il triplo di quello di Emirates.
Inoltre, DDF è un operatore maturo, che sta ristrutturando parti della sua proprietà, mentre le strutture di QDF sono relativamente nuove e notevolmente ampliate per la Coppa del Mondo FIFA nel 2022. QDF è stata molto attiva nello sviluppo della componente di lusso della sua attività e si sta preparando per alcune grandi celebrazioni quest’anno, il suo 25° anniversario. La società del Qatar ha quindi lo slancio dalla sua parte.
Ciò nonostamte, è pur vero che DDF rimane di gran lunga il principale travel retailer della regione, quindi sarà interessante vedere quali stragtegie metterà in campo per ridonare impulso alle vendite. Non è solo QDF che deve preoccuparsi, ma la sfilza di aeroporti nuovi o appena ammodernati da parte dell’Arabia Saudita sta preparando per la crescita dei passeggeri. La regione è pronta per un’emozionante resa dei conti nei prossimi anni.
News International
Primark: a Belfast il primo stand-alone solo per la casa
Primark si prepara ad aprire il primo negozio “stand alone” dedicato esclusivamente ai prodotti per la casa, escluso quindi l’abbigliamento. Il prossimo Primark Home aprirà a Belfast, è previsto per marzo e occuperà una superficie di circa 800 mq, disposti sul piano strada. Questo test, secondo l’azienda, è il naturale proseguimento di un processo iniziato nel 2021, quando gradualmente i negozi Primark di tutto il mondo hanno cominciato ad allargare il ventaglio delle referenze, dagli essentials per la casa, fino a piatti, biancheria e tutta la gamma che oggi compone appunto il reparto casa. A Belfast, come segnala l’azienda, tutti i prodotti casa verranno spostati in questa location, mentre nell’altro negozio principale (in Bank Buildings) verrà liberato spazio, in modo da aumentare l’offerta relativa al bambino e all’uomo.
Rocher si prepara a vendere Petit Bateau e Stanhome
Il gruppo francese Rocher ha avviato il processo di vendita delle divisioni bambino e casa, i cui brand principali sono Petit Bateau e Stanhome, per concentrarsi sul suo segmento core, ossia i cosmetici che fanno capo al marchio Yves Rocher. L’azienda ha specificato che non si tratta di un’operazione finanziaria, dettata dalla necessità di recuperare liquidità, ma strategica rispetto al business. Oggi Petit Bateau copre circa il 12% dei ricavi di gruppo e raggiunge vendite per 264 milioni di euro all’anno (l’Italia, lo scorso anno, ha segnato una crescita in doppia cifra). Stanhome (presente in Francia, Italia e Messico) genera invece poco meno di 200 milioni di euro.
Negli Usa prosegue il travaso di manodopera, dai negozi all’eCommerce
Se in Italia la quota di eCommerce rimane stabile, sempre inferiore al 10% rispetto al totale del commercio, negli Stati Uniti il trend sta ormai avanzando inesorabile. Lo mostrano i dati sul lavoro dell’ultimo periodo di vendite legate al Natale. Per far fronte al picco di domanda, negli Usa gli “stagionali” impiegati nei negozi sono stati 520mila, in calo rispetto ai 564mila del 2023, mentre al contrario è salito il fabbisogno nella logistica dei vari Amazon (ha impiegato 250mila stagionali), UPS (125mila) & co. Quest’anno, il 76% degli americani ha dichiarato di acquistare almeno metà dei regali necessari on line. Entro il 2026, l’eCommerce negli Usa dovrebbe creare 450mila nuovi posti stabili.
McDonald’s fa concorrenza a Starbucks & co con il brand CosMc’s
Da circa un anno prosegue il test, negli Stati Uniti, del nuovo marchio di McDonald’s denominato CosMc’s. Il concept nasce per entrare nel segmento delle bevande calde e fredde to-go, a base tè, caffè, latte, energy drink, compreso il bubble Tea, unite a uno snack. La proposta che va forte tra i giovani, con concorrenti quali Starbucks, Dutch Bros o Kung Fu Tea. Big Mac ha aperto sei o sette negozi, tra Chicago e il Texas, spiegando di averne chiusi alcuni perché troppo grandi, mentre funzionano meglio le superfici ridotte. Curiosità: il nome deriva da una mascotte anni Ottanta, che si chiamava appunto CosMc.
ECE
Marketplaces: chiude il 2024 con +3% di superficie locata
Ece Marketplaces, tra i principali gestori internazionali di centri commerciali (oltre 200 in portafoglio) ha terminato il 2024 con 820mila metri quadrati di spazi locati complessivamente e con 2.800 contratti conclusi, rispettivamente in aumento del 3% e del 6%. Nei soli centri commerciali gestiti da Ece in Germania, la società ha affittato circa 550mila mq di spazio e concluso circa 1.800 contratti, con un aumento del 10% nei contratti e del 4% nella superficie. Tra le operazioni da segnalare, la locazione completa del nuovo Food Garden nel Main-Taunus-Zentrum vicino a Francoforte sul Meno, che aprirà quest’anno con brand quali Alex, L’Osteria e The Ash.
Maxi deal nell’eCommerce: Zalando compra About you per oltre 1 miliardo
Zalando pigliatutto nel commercio on line tedesco. La società ha lanciato un’offerta in Borsa per l’acquisito del 100% della rivale About you, valutandola la bellezza di 1,2 miliardi di euro. I principali azionisti di About you, Otto group, Otto family, Heartland e il management, hanno già stipulato accordi vincolanti per vendere le loro azioni che rappresentano circa il 73% del capitale azionario di About you, accettando l’offerta pari a 6,50 euro per azione. Oggi Zalando è di gran lunga la principale società di commercio on line quotata in Germania con una capitalizzazione di oltre 8,5 miliardi di euro.
Hikvision migliora la funzione di ricerca nelle registrazioni
I videoregistratori NVR di Hikvision accolgono la nuova funzione AcuSearch. Con l’utilizzo combinato di telecamere e NVR AcuSense, è possibile ora selezionare un target specifico, andando oltre il filtro generico di AcuSense (basato su rilevamento persone) e rivedere tutte le immagini relative al soggetto scelto, all’interno delle registrazioni. Ciò consente di ripercorrere i movimenti di un soggetto, seguire un intruso o monitorare gli spostamenti di una persona smarrita con maggiore facilità e velocità. Hikvision Italy ha scelto l’utilizzo degli hard disk SKyHawk di Seagate progettati specificatamente per i sistemi di registrazione digitale. Tutti i dispositivi garantiscono il rispetto delle norme imposte dal Garante, per la privacy e la protezione dei dati dei soggetti ripresi. Integrato con i sistemi NVR Hikvision, SHM (SkyHawk Healt Management) monitora e analizza attivamente lo stato di salute del disco. Questo permette opzioni di prevenzione, intervento e ripristino, aiutando ad evitare una eventuale perdita di dati. Grazie al servizio di recupero dati Rescue, inoltre, le immagini sensibili raccolte sono protette.
Da M- Cube la playlist musicale profilata sull’esigenza del brand
M-Cube ha presentato M-Lab, un catalogo musicale creato con strumenti di intelligenza artificiale e pensato per il mondo del retail, così da offrire una migliore customer experience in negozio. Il catalogo musicale è interamente di proprietà di M-Cube e questo permette ai brand di contenere i costi. M-Cube assicura la capacità di generare una musica del tutto aderente a valori e immagine del brand, così da creare un ambiente sonoro in-store aderente all’esperienza con cui si desidera coinvolgere il cliente. Il sistema promette contenuti privi di testi espliciti e playlist aggiornate regolarmente per evitare ripetizioni.
Obicà Mozzarella Bar si affida a MobieTrain per la formazione
Obicà Mozzarella Bar ha scelto MobieTrain, piattaforma all-in-one per la formazione digitale, per lanciare Obicademy, un nuovo programma di apprendimento dedicato a tutti i dipendenti del gruppo. Questa iniziativa punta a migliorare le performance dei team e a rafforzare l’identità aziendale attraverso strumenti innovativi come il microlearning e la gamification. Grazie al sistema di micro-pillole proposto da MobieTrain, la formazione è resa più semplice e immediata, perché dovrebbero bastare 5-10 minuti al giorno, accessibili ovunque tramite una semplice app. La novità inizialmente riguarda i collaboratori italiani della catena di ristorazione, con l’obiettivo poi di estenderla anche negli altri ristoranti a gestione diretta come Regno Unito, Francia e Stati Uniti.
Frenzy Fries di Lamb Weston: la nuova forma del gusto
In un mercato affollato, offrire opzioni uniche di patatine aiuta le aziende a distinguersi. La varietà non solo attrae, ma fidelizza i clienti dimostrando l’adattamento alle tendenze e posizionando il ristorante come dinamico e orientato ai consumatori. Le Frenzy Fries di Lamb Weston mantengono questa promessa con la loro distintiva forma a 3 lati, finitura con buccia e rivestimento invisibile. Queste caratteristiche garantiscono croccantezza fino a 20 minuti, riducendo gli sprechi alimentari. Infatti, tre consumatori su 4 hanno dichiarato che sceglierebbero le Frenzy Fries se fossero disponibili nel menù di un ristorante. Fai entrare una croccante NEWstalgia nel tuo menù con le Frenzy Fries.
Diamond Tech per la gestione delle recensioni tramite intelligenza artificiale
Diamond Tech lancia Eddy, software progettato per il mondo della ristorazione, al fine di analizzare e gestire la reputazione online grazie, basato su intelligenza artificiale generativa. Il sistema raccoglie automaticamente tutte le recensioni dei clienti di un ristorante, provenienti dalle varie piattaforme, e le organizza in un unico hub centralizzato. A quel punto, si occupa di analizzarle. Il software è anche in grado di tradurre automaticamente le recensioni in lingua straniera, può essere impostato per monitorare la concorrenza, ma soprattutto è in grado da solo di rispondere alle varie recensioni. Il ristoratore può scegliere quale “tone of voice” usare, andando da quello più professionale, a uno empatico o umoristico. Il software serve anche per gestire il menù digitale. La società ha già sviluppato un prodotto analogo nell’ambito dell’hospitality.
Unox presenta il forno ultra rapido per gli operatori del food
Unox ha lanciato il nuovo forno SPEED.Compact™ ECO per rispondere alle esigenze del settore della ristorazione veloce con un modello rapido e compatto, progettato per adattarsi a spazi ridotti e semplificare al massimo l’utilizzo. Il forno è pensato per servire snack, piatti pronti e prodotti di pasticceria surgelata in tempi ristretti. Secondo l’azienda, un waffle o un muffin sono pronti in 30 secondi, mentre un sandwich farcito o un club sandwich vengono cotti in 75 secondi. Il forno ha una profondità di sessanta centimetri e si installa in modalità Plug&Play, il che significa che non necessita di impostazioni particolari, ma attaccata la spina si può cominciare ad usare. Il kit Quick Rinse rende la pulizia della camera di cottura veloce. Il nuovo prodotto, quindi, è particolarmente indicato per il settore quick service, che fa della rapidità del servizio uno dei punti di forza.
CAMBI DI POLTRONA
LUCA BOZZO
Chief Corporate Officer di KIKO
KIKO Milano, oggi controllata da L Catterton, ha creato due nuovi ruoli apicali per rinforzare il management, presentando due arrivi entrambi dall’esterno. Arnaud Goullin proveniente da Davines Group, è il nuovo Chief Commercial Officer (CCO), mentre Luca Bozzo (nella foto, ex capo delle risorse umane in Gucci), è il nuovo Chief Corporate Officer (CCO). Arnaud Goullin sarà responsabile della definizione e dell’esecuzione della strategia commerciale dell’azienda in tutti i mercati gestiti direttamente da KIKO Milano, compresi i negozi al dettaglio e l’e-commerce. Luca Bozzo supervisionerà le principali funzioni aziendali, tra cui le Risorse Umane e i Talenti, gli Acquisti Indiretti e le Relazioni Esterne.
GUILLAUME MEYZENQ
Presidente e a.d di Salomon
Guillaume Meyzenq è il nuovo presidente e amministratore delegato di Salomon. Il manger riporta al Ceo del gruppo Amer Sports, James Zheng. Il manager vanta una carriera di 28 anni trascorsa in Salomon, percorso in cui ha ricoperto numerosi ruoli di leadership, tra cui senior Vice president footwear e, più recentemente, Chief product officer – softgoods. “Guillaume è un leader ispiratore che integra perfettamente i valori fondamentali di Salomon con uno stile di leadership unico, caratterizzato da un coinvolgimento rigoroso” ha commentato James Zheng in occasione della nomina.
PAOLA DONELLI
Frontline Activation Marketing Director Coca Cola
Paola Donelli è stata nominata Frontline Activation Marketing Director Italia e Albania di Coca-Cola, per coordinare il team che gestisce le strategie di marketing e comunicazione dei brand di The Coca-Cola Company nei due Paesi. Laureata in Business Administration all’Università Bocconi, ha un’esperienza di oltre 25 anni, maturata in grandi aziende multinazionali leader nel settore. Dopo aver iniziato la propria carriera in Kraft Foods e Mondelez (1998-2017), nel 2018 è entrata in Mars come Direttore Marketing per l’Italia e a partire dal 2020 ha esteso il suo raggio d’azione al Sud Europa (Grecia, Cipro e Malta).
ALBERTO RIVOLTA
Ceo di Artsana
Alberto Rivolta è il nuovo amministratore delegato di Artsana Group, multinazionale della prima infanzia che controlla PRG Retail Group e i marchi Chicco, Boppy e Fiocchi di Riso. Il manager era entrato nel gruppo nel 2022, prima come Ceo di Prenatal e successivamente di PRG Retail Group. Rivolta, 47 anni, laureato in Ingegneria gestionale al Politecnico di Milano, dopo un percorso di 15 anni in consulenza strategica, nel 2015 entra nel Gruppo Feltrinelli come responsabile di tutte le attività di business con la qualifica di Coo. Nel 2017 assume la posizione di Chief Executive Officer (Ceo) della divisione Retail & Media, fino all’approdo in PRG.
MICHELA FILIPPI
Marketing Director di Heineken
Italia
Michela Filippi ha assunto il ruolo di Marketing Director di Heineken Italia. Nel suo nuovo incarico, Michela Filippi consoliderà la strategia marketing del portafoglio dei brand del Gruppo come Heineken, Birra Moretti, Ichnusa, Birra Messina e Dreher. Michela Filippi è entrata in Heineken nel 2020, guidando il marketing di Ichnusa e sviluppando la crescita di Birra Messina. Prima, aveva ricoperto il ruolo di Marketing and trade marketing Director in Henkel Beauty Care e precedentemente ha lavorato presso L’Oreal, ricoprendo diversi ruoli di crescente responsabilità nella stessa funzione.
SARA TASSINATI
Direttore Retail Sales
Innovations di BENU Farmacia
La divisione Retail di BENU Farmacia (gruppo PHOENIX Pharma Italia) ha creato due nuove direzioni. Sara Tassinati guida la “Retail Sales innovation”, mentre Maria Antonietta Iacovaccio è a capo della direzione “Retail Sales operations”. Tassinati si occuperà dello sviluppo di soluzioni innovative per le farmacie, con focus quali Hub Salute, il format BENU della farmacia dei servizi, e il processo di refit e di rinnovamento tecnologico delle farmacie. Tassinati (da 20 anni già presente nel Gruppo) coordinerà anche la squadra dei ‘coach’ di rete. Lorenzo Clerici, Group customers & channels director di PHOENIX Pharma Italia, rimane a capo della divisione Retail in Italia.
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