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Fipe: in Italia chiudono 10mila bar all’anno

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C arta stampata

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Dal 2012 a oggi il numero delle imprese che svolgono attività di bar è diminuito di circa 15 mila unità in termini assoluti, e ogni anno sono almeno 10mila le imprese che cessano l’attività. Il risultato è che il tasso di sopravvivenza a cinque anni dei bar non raggiunge il 50%, ossia su 100 imprese che avviano l’attività ne sopravvivono meno di 50 a distanza di cinque anni. Sono questi i dati emersi durante la tavola rotonda “Le sfide del bar del futuro: qualità, professionalità e innovazione” che Fipe ha organizzato a SIGEP 2023

L’incontro è servito a esplorare un settore che dà lavoro, tra dipendenti e indipendenti, a oltre 300mila persone, con una forte diffusione territoriale (2 imprese ogni mille abitanti, 9 comuni su 10 hanno almeno un bar) e un’apertura 7 giorni su 7, per una media di 14 ore giornaliere. Nel settore, è in aumento la presenza di imprenditori stranieri, con una particolare vivacità della comunità cinese. In generale, sono oltre 12mila, il 12,2% del totale, i bar gestiti da cittadini provenienti dall’estero, con punte che in alcune regioni come la Lombardia sfiorano il 20% o addirittura lo superano come in Veneto e in Emilia-Romagna.

Meno mense a scuola, più minori senza cibo

Nelle aree con meno mense scolastiche, sono di più i minori che non consumano almeno un pasto proteico al giorno. Dato di partenza: sono sei le Regioni italiane in cui in meno del 25% degli edifici scolastici statali è presente una mensa. Nell’ordine, si tratta di Sicilia (10,2%), Campania (12,3%), Calabria (18,8%), Basilicata (20,2%), Lazio (21%) e Molise (21,8%).

Si tratta proprio delle Regioni che, nello stesso ordine, risultano ai primi posti per quota di minori che non consumano un pasto proteico al giorno. Con l’eccezione di Calabria e Molise (i cui dati non sono stati rilasciati per la bassa numerosità del campione utilizzato per la rilevazione), le altre seguono lo stesso ordine. La Sicilia, prima per quota di minori che non consumano quotidianamente pasti proteici (8,4% del totale nel 2019), è anche la Regione per cui è dichiarata la minore presenza di edifici scolastici con mensa (10,2% del totale). Al secondo posto, in base a questo indicatore di “deprivazione alimentare”, troviamo la Campania (5,4%), che è anche penultima per disponibilità di mense (presente nel 12,3% delle strutture scolastiche). La Basilicata, in terza posizione per incidenza di bambini e ragazzi che non consumano quotidianamente pasti proteici (4,9%), è quart’ultima per presenza di mense (ne dispone il 20,2% delle scuole). Il Lazio, come già visto quarto in base all’indicatore di deprivazione alimentare (4,5%), è quint’ultimo sulle mense scolastiche (21%).

Come evidente guardando la pubblicità alla televisione, McDonald’s ha lanciato una nuova maxi campagna di recrtuiting che porterà migliaia di assunzioni nel 2023 da nord a sud dello Stivale. Una ricerca di personale che accompagna l’importante piano di sviluppo del colosso del fast food made in USA in Italia, dove prevede di creare 5mila posti di lavoro nei suoi nuovi e vecchi locali. Big Mac infatti si accinge non solo a tagliare il nastro a 300 ristoranti entro il 2025 nel Belpaese ma prevede di rinnovare molti dei locali già operativi.

Le selezioni per lavorare nei ristoranti McDonald’s sono già in corso in diverse città italiane. Le nuove risorse che verranno assunte andranno ad aggiungersi ai circa 32 mila lavoratori (il 60% donne) che il Gruppo già impiega nei 670 fast food, 450 McDrive e 570 McCafè presenti sul territorio italiano, gestiti in conduzione diretta o mediante 140 licenziataria nazionali.

La campagna di assunzioni McDonald’s 2023 è rivolta prevalentemente al personale da impiegare nei ristoranti. Tra le figure più ricercate ci sono gli addetti alla ristorazione – crew.

Generalmente, i contratti di lavoro nei fast food McDonald’s prevedono l’inserimento con orario part time. Circa il 90% dei lavoratori è impiegato con contratto stabile e sono previste reali possibilità di carriera per i dipendenti, che possono raggiungere la posizione di direttore del pdv in 3 anni.

La società, inoltre, riserva particolare attenzione alla crescita del personale, offrendo formazione continua e programmi specifici. Tra questi, anche Archways To Opportunity che, grazie a un investimento triennale da 1,5 milioni di euro, prevede l’assegnazione di borse di studio per corsi universitari e di lingua, riconosciute al personale anche in base all’anzianità lavorativa maturata in azienda.

Csel: con i fondi Pnrr finanziate 901 mense scolastiche

Un totale di 425,5 milioni assegnati - sui 600 messi a disposizione dal Pnrr - andranno a finanziare 901 nuove o rimodernate mense scolastiche in tutta Italia. Questo il tesoretto messo a disposizione dall’Europa per il restyling e la costruzione di nuove strutture dove produrre e somministrare i pasti nelle scuole del Belpaese. Un investimento tanto più meritorio se si pensa che, nel 52% dei casi, i fondi del Pnrr approderanno in contesti in cui il servizio di mensa scolastica era completamente assente. Il 41% delle risorse disponibili andranno infatti a comuni del Sud e delle Isole, il 15% del Centro Italia e il 44% del Nord. Sono i dati emersi da una elaborazione del Centro Studi Enti Locali (Csel) per Adnkronos, basati sulle graduatorie definitive diffuse dal Ministero dell’Istruzione e del Merito e relative al Piano di estensione del tempo pieno e mense.

Un iter (tanto per cambiare) complicato quello per la distribuzione dei fondi europei: “L’avviso in questione, così come quello per gli asili nido, ha avuto un iter piuttosto travagliato”, commenta Csel. “Alla prima ‘chiamata’, la cui scadenza era stata fissata al 28 febbraio 2022, aveva risposto un numero di enti nettamente inferiore rispetto alle aspettative. Sono servite due riaperture, con una scadenza slittata prima a luglio e poi all’8 settembre scorso, per avvicinarsi all’obiettivo concordato con Bruxelles, che doveva tradursi nella costruzione o ristrutturazione degli spazi delle mense per un totale di circa 1.000 edifici entro il 2026”.

Ma dove finiranno queste risorse? La prima beneficiaria dei fondi è la Lombardia, con 103 progetti finanziati per un totale di oltre 68 milioni. Seguono la Campania (104 progetti e 47,2 milioni), l’Emilia Romagna (78 progetti e 39,4 milioni), il Veneto (72 progetti e 35,4 milioni), la Puglia (77 progetti e 34 milioni), la Calabria (79 progetti e 29,5 milioni), il Lazio (64 progetti e 28,3 milioni), il Piemonte (57 progetti e 25,6 milioni), l’Abruzzo (54 progetti e 21,5 milioni), la Sicilia (43 progetti e 18 milioni), la Toscana (37 progetti e 17,6 milioni), la Sardegna (23 progetti e 10,4 milioni), le Marche (21 progetti e 10,3 milioni), la Basilicata (25 progetti e 9.7 milioni), l’Umbria (21 progetti e 9,6 milioni). Chiudono il Trentino-Alto Adige (14 progetti e 6 milioni), il Friuli-Venezia Giulia (9 progetti e 5,6 milioni), il Molise (7 progetti e 3,1 milioni), la Liguria (12 progetti e 2,9 milioni) e la Valle d’Aosta (un solo nuovo edificio da adibire a mensa, finanziato con 635mila euro).

Per quanto attiene alla tipologia di intervento, la maggior parte delle risorse (oltre 277 milioni, vale a dire il 65%) sarà usato per nuove costruzioni, il 23% per demolizioni, ricostruzioni o ampliamenti di edifici (99,9 milioni), il 7% per riqualificare mense già esistenti (30,8 milioni) e il 4% per riconvertire locali attualmente adibiti ad altro (17,5 milioni).

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