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C arta stampata

Libiamo ne’ lieti caliciL’alfabeto della cucina verdiana

di Roberto Codazzi Comune di Villanova sull’Arda

Malvasia, un diario mediterraneo

di Paolo Tegoni

Terrae Opificio Culturale Enogastronomico

Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Bosa in Sardegna e le isole Eolie in Sicilia. Cosa hanno in comune queste, come altre, zone dell’Italia e dell’Europa? La coltivazione e l’allevamento di un’uva e la creazione di un vino che da secoli è prodotto e scorre nel cuore del Mar Mediterraneo: la Malvasia.

Pubblicazione curiosa e piena di aneddoti quella del maestro Codazzi, che in appendice riporta il raro e originale ricettario della cuoca personale di Verdi a villa Sant’Agata, Ermelinda Berni, depositaria dei gusti del Maestro e dei suoi illustri ospiti, tra cu Arrigo Boiti, Illica e Giacosa, l'editore Ricordi, la contessa Maffei. Figlio di un oste e rivenditore di generi alimentari, Verdi imparò ad amare il lambrusco grezzo della sua terra (quello che “fa bum nello stomaco”) vedendolo scorrere nelle scodelle dell’osteria di famiglia, e a non rinunciare ai piatti della sua terra anche quando era a migliaia di chilometri da casa, a Milano come a Parigi o alla corte dello zar di Russia. Un buongustaio, Verdi, nato ruspante e diventato gourmet. Tante le curiosità che emergono dalle pagine del libro, dalla A di anolini alla Z di zuppa, fino alla scoperta del menu della cosiddetta “ultima cena” che Verdi consumò il 7 gennaio 1901 all'Hotel de Milan, venti giorni prima della morte, scandita da una dozzina di portate, dal “bue brasato” al “gelato al rum”, che testimoniano la golosità di un uomo dal fisico asciutto e che anche a 87 non aveva rinunciato a soddisfare il palato.

Tipologie diverse che popolano in particolare la zona mediterranea e che danno vita a vini molto eterogenei. Questo è il presupposto da cui è partito Paolo Tegoni, gastronomo, viaggiatore e docente in materie enogastronomiche all’Università di Parma e presso altri Atenei, per indagare, nel corso di un intero anno, le Malvasie prodotte in Italia e non solo che oggi sono le protagoniste di questo volume. Che è stato supportato nel crowdfunding anche dall’Unione Ristoranti del Buon Ricordo, nell’ottica della valorizzazione dell’enogastronomia italiana in cui i ristoratori aderenti sono impegnati fin dalla sua nascita, avvenuta nel 1964.

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