MOTORI IDRAULICI OLI DI PROCESSO
STAMPI
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MENSILE DEGLI ELASTOMERI E DEGLI ALTRI POLIMERI RESILIENTI
SETTEMBRE 2011 - NUMERO 7
Mensile - Spediz. in abb. postale - 45% - Art. 2, comma 20/b Legge 662/96 - Filiale di Milano - ISSN 0019-7556
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SOMMARIO | ANNO 55 - 591 • settembre - N. 7 5 ELASTICA: SOMMARIO 19
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Una chiacchierata con Francesco Valsecchi conferma come le aziende che producono o commercializzano macchine per stampare la gomma hanno subito negli ultimi anni radicali cambiamenti
L’intervista del mese
UN SETTORE CHE CONFERMA LE SUE CAPACITÀ DI RIPRESA
Ermanno Fugazza, neo Presidente di Assogomma, oltre a illustrare i programmi di attività dell’Associazione, sottolinea come l’industria italiana della gomma abbia dimostrato capacità di reagire efficacemente alla crisi economica internazionale
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I motori idraulici possono erogare con continuità valori di coppia superiori al nominale e raggiungere velocità massime limitate solo dalla portata delle pompe e dalla potenza elettrica istallata 2|
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UNA STORIA ESEMPLARE DI CRESCITA
OCS di Adrara San Martino costituisce un buon esempio di media industria che ha saputo dotarsi di una struttura operativa in grado di competere con le numerose sfide proposte dai mercati
DALLA NYNAS NUOVI OLI DI PROCESSO
Per ogni tipologia di mescole tecniche, la società svedese è in grado di consigliare l’olio di processo più adatto per raggiungere le caratteristiche desiderate del prodotto finale
59 TACCUINO
HAGGLUNDS PUNTA SU AFFIDABILITÀ EFFICIENZA E BASSI COSTI
L’IMPORTANZA DI APPARTENERE A UN GRANDE GRUPPO
La riorganizzazione del gruppo, l’andamento dei mercati, il miglioramento dei prodotti, il problema del costo delle materie prime, la concorrenza dei paesi a basso costo: questi i temi affrontati da Riccardo Curti, amministratore delegato di Pomini Rubber & Plastics
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MACCHINE E IMPIANTI RIPRENDONO SLANCIO
L’assemblea annuale di Assocomaplast conferma che per l’industria italiana delle macchine per gomma e materie plastiche l’uscita dal tunnel della crisi sembra ormai vicina
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A PROPOSITO DI MACCHINE PER LO STAMPAGGIO
• • • •
ISO TC 45 a Riccione nel 2012 Rallenta la produzione industriale Domanda di gomma in crescita I paesi produttori prevedono un ribasso dei prezzi • La produzione tedesca a 10,5 miliardi • Wacker apre in India e amplia in Germania • Segno meno per le auto nel primo semestre
Mensile degli elastomeri e degli altri polimeri resilienti con il patrocinio della Federazione Gomma Plastica Assogomma
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La corsa dei prezzi “Vacanze sicure”: molte le auto non in regola La scomparsa di Rinaldo Comerio Lanxess punta al miliardo di Ebitda Una nuova società di consulenza Sava diventa Goodyear Dunlop Sava Il robot antropomorfo nel controllo pressa Engel Tessuti tecnici per la vulcanizzazione Un laboratorio prove presso OCS Tecnologia della gomma al Cerisie Un convegno sullo stampaggio a iniezione
L’INDUSTRIA DELLA GOMMA ELASTICA Comitato di redazione: Giuseppe Cantalupo, Emilio De Tuoni, Antonino Di Pasquale, Eugenio Faiella Direttore responsabile Eugenio Faiella Redazione, amministrazione, pubblicità
CALENDARIO
Fiere, mostre, convegni, eventi in programma per i prossimi mesi
Segreteria di redazione Hilenia Principe gomma@edifis.it
GLI inserzionisti AVENANCE BOSCH REXROTH-HAGGLUNDS COPRA DESMA DGTS DOSS ECOMONDO ELASTOMERS UNION ENGEL GIBITRE IMCD INTERSEALS KRAIBURG LTE MAAG AUTOMATIK PARKER ITR PEZZATO PLAST 2012 PMG POMINI RUBBER & PLASTICS PRODICON RPM RUBBER 2012 SASPOL STATE OF ART TECHNOLOGY TORCHIANI
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Grafica Mariella Salvi - mariella.salvi@edifis.it Pubblicità dircom@edifis.it Traffico Libera Carlini - libera.carlini@edifis.it Costo di una copia ai soli fini fiscali € 1,00 Arretrati € 5,00 Estero € 8,00 Abbonamento annuo Italia € 90 - Estero € 100 Registrazione Tribunale di Milano n. 4275 del 1.4.1957 Registro degli operatori di Comunicazione numero 6002 La direzione non assume responsabilità per le opinioni espresse dagli autori degli articoli e dagli estensori dei testi delle inserzioni pubblicitarie. GARANZIA DI RISERVATEZZA Il trattamento dei dati personali riguardanti gli abbonati viene svolto nell’ambito della banca dati dell’editore e nel rispetto di quanto stabilito dal D.L.vo 196/2003 sulla tutela dei dati personali. I dati non saranno comunicati o diffusi a terzi se non per le procedure inerenti la spedizione della rivista e gli interessati potranno chiedere in qualsiasi momento la modifica o la cancellazione al direttore responsabile, che è il responsabile del trattamento. Il responsabile del trattamento dei dati raccolti in banche dati per uso redazionale è il direttore responsabile cui ci si potrà rivolgere per i diritti previsti dal D. L.vo 196/2003. Stampa: Pirovano srl - San Giuliano Milanese (MI)
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SO M M A R I O Gli sponsor di Elastica..........................................................................................................................................6 - 7 Abbiamo letto per voi...............................................................................................................................................8 Contenuto di stirene e di vinile in SSBR
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Delicatezza su superfici sensibili
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ELASTICA | ABBIAMO LETTO PER VOI
rassegna della stampa tecnica estera materie prime CONTENUTO DI STIRENE E DI VINILE IN SSBR E. Hamann, S. Ilisch, H. H. Le, H.-J. Radusch (e-mail: ehhamann@ styron.com); Kautschuk Gummi Kunststoffe (KGK); 64/3-33-Rif. E2923.
S
copo degli autori è analizzare l’influenza del contenuto di stirene e di vinile sulle proprietà di mescolazione della SSBR (gomma stirolica polimerizzata in soluzione). Polimero di riferimento è lo Sprintan SLR 4601 della Styron Deutschland GmbH di Schkopau, con viscosità ML 45, contenuto di stirene 21%, contenuto di vinile 63%, in mescole di SSBR/NR caricate con 50 phr di nero N220. Lo studio viene condotto esaminando la conduciblità elettrica delle mescole durante la loro confezione servendosi del mescolatore interno Polylab System Rheocord 300p, che è dotato della possibilità di misurare on line la conduttanza durante la confezione della mescola, oltre alla possibilità di misurare la coppia reometrica. La conduttanza segue l’andamento della distruzione e della riformazione del reticolo del nero di carbonio, evidenziando la traccia di una curva con due massi-
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mi, ove il primo, iniziale, è dovuto alla situazione di corto circuito creata dal nero di carbonio libero all’inizio della procedura e il secondo, di primaria importanza, è dovuto alla situazione in cui il nero di carbonio è ormai stato incapsulato, per cui con il procedere dell’operazione la conduttanza inizia mano mano a diminuire verso un valore asintotico. La mescolazione permette agli autori di definire i seguenti stadi: la solvatazione della superficie del nero di carbonio dalle catene macromolecolari dell’elastomero; l’infiltrazione delle catene macromolecolari entro i volumi vuoti degli aggregati del nero di carbonio; la rottura degli agglomerati o l’inizio di un processo di erosione-dispersione degli stessi; la distribuzione entro la matrice elastomerica. Viene definito che la situazione al secondo massimo di conduttanza corrisponde al termine del processo di infiltrazione, cui segue l’inizio del processo di distribuzione. Nello studio si ricorre all’ausilio dell’analisi con microscopia ottica sulla superficie di campioni per evidenziare l’opportunità pratica di orientarsi sull’uso di SSBR contenente 21% di stirene e 61% di forma vinilica nella frazione polibutadienica. Si ricorre poi all’analisi termogravimetrica differenziale (TGA/DTGA) per evidenziare la distribuzione del nero di carbonio in diverse fasi elastomeriche (SBR e NR). Si ricorre anche all’analisi AFM (Atomic Force Microscopy) per evidenziare la distribuzione del nero di carbonio in diverse fasi elastomeriche (SBR e NR), ma si conclude con la preferenza all’impiego della analisi TGA/DTGA. Importante è la conclusione che in una miscela 50/50 SSBR/NR il contenuto di nero di carbonio nella fase SSBR decresce all’aumentare del contenuto di stirene nella SSBR, e invece cresce all’aumentare del contenuto di forma vinilica della frazione polibutadienica. L’articolo è molto interessante e contiene un notevole numero di descrizioni di opportunità e di disopportunità, che alla fine diventano difficilmente sintetizzabili, ma che risultano certamente utili nella
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estemporanea consultazione di dati nel corso del lavoro quotidiano di un tecnologo. (L’articolo è in lingua inglese)
materie prime SAPONIFICAZIONE DELLA GOMMA NATURALE N. Phupewkeaw, J. T. Sakdapipanich (e-mail: scjtp@ mahidol.ac.th); Kautschuk Gummi Kunststoffe (KGK); 64/3-27. Rif. E2924.
S
ottoponendo il lattice di NR fresco a centrifugazione si ottengono due fasi, in una delle quali il contenuto di NR è 60%, nell’altra è il 5%. La fase più cospicua è il lattice concentrato, la seconda fase è costituita da lattice di skim rubber. Questo è da considerarsi un prodotto deteriore, perché contiene un contenuto scarso di NR e un contenuto notevole di impurezze. Dal lattice di skim rubber può essere ricavata la gomma naturale per acidificazione con acido solforico concentrato, ma il prodotto ha sgradevole odore. Vengono però studiati metodi di saponificazione, con i quali è possibile ricavare NR di buona purezza. Gli autori descrivono i risultati ottenuti. I crumb di skim rubber vengono saponificati con NaOH, neutralizzando l’eccesso di questa con acido formico e ricavandone una frazione di gomma deproteinata (LPSR = Low Protein Skim Rubber). Nel testo i singoli passaggi, che comprendono anche l’additivazione di antiossidanti fenolici, come il 2,6-di-tert-butil-4-metil fenolo (BHT) e come il 4,4’-tio bis(6-tertbutilfenolo, TBMTBP) o come il bis (4-etil6-tert-butilfenolo, MBETB), vengono dettagliatamente ricordati. Viene presentato uno studio di confronto con ricettazione: elastomero 100; DCP (dicumilperossido) 1,0; BHT 0,5. L’elastomero è alternativamente LPSR (Low Protein Skim Rubber), STR 5L (Standard Thailand Rubber 5L), IR 2200. Viene mostrato l’andamento del valore del peso molecolare medio numerico e medio ponderale della LPSR in funzione
ELASTICA | ABBIAMO LETTO PER VOI
del tempo di invecchiamento fino a 20 h in NaOH all’1,7% a 70°C e a temperatura ambiente. La migliori condizioni di colore e di caratteristiche ottenute con la LPSR si notano con trattamento di 24h÷72h in NaOH al 3%÷7% a temperatura ambiente, oppure anche con trattamento di 5h in NaOH all’1%÷7% a 70%C. Quanto meno viene però dichiarato che le migliori condizioni di caratteristiche della LPSR si evidenziano con trattamento di saponificazione con NaOH a temperatura ambiente piuttosto che a 70°C. Particolare attenzione viene data alle caratteristiche dei vulcanizzati di LPSR, perché la gomma deproteinata, proprio per la sua natura con basso contenuto di proteine, si presta per applicazioni per articoli medicali. Oltre che per i motivi sopranominati, la LPSR si mostra congeniale per tale settore di articoli, perché rispetto al poliisoprene IR 2200, principale candidato per tale settore di articoli, sui vulcanizzati presenta caratteristiche meccaniche migliori. (L’articolo è in lingua inglese)
materie prime NR IDROGENATA E SOLFONATA AGGRAFFATA CON POLISTIRENE P. Suksawad, Y. Yamamoto, K. Akabori, S. Kawahara (e-mail: kawahara@mst.nagaokaut.ac.jp); Kautschuk Gummi Kunststoffe (KGK); 64/3-17. Rif. E2925.
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l processo di solfonazione si presta secondo gli autori a conferire valore aggiunto ai derivati del cis-1,4-poliisoprene. Infatti gli autori ravvisano tale possibilità dal fatto che molti elettroliti polimerici protonati conduttivi e inoltre membrane a scambio ionico vengono preparati per solfonazione di copolimeri dienici a blocchi e copolimeri dienici idrogenati. Preparando elettroliti polimerici conduttivi protonati si entra nel campo della chimica del cis-1,4-poliisoprene naturale,
che viene ricavato da almeno 2000 specie di piante. (La protonazione è una reazione chimica di addizione di un protone (H+) alla struttura di un atomo o di una molecola, che avviene ad opera di acidi molto forti o quanto meno in sistemi biologici.) I derivati della gomma naturale conduttiva protonata possono essere preparati per solfonazione di copolimeri stirenici a blocchi o di copolimeri stirenici aggraffati, anche se recenti studi hanno appurato la formazione di strutture, che impediscono la conduttività protonica dopo la solfonazione dei copolimeri a blocchi o aggraffati. Ciò perché per preparare elettroliti polimerici protonati altamente conduttivi occorre crearne la struttura su scala nanometrica. Gli autori si sono già cimentati in tali problemi, perchè hanno già preparato elettroliti polimerici protonicamente conduttivi mediante solfonazione con acido clorosolfonico della gomma naturale aggraffata con polistirene, ottenendo conducibilità di 0,1 S/cm (Siemens/cm). Ciò viene interpretato come segnale della formazione di una nanostruttura attraverso la quale i protoni passano attraverso l’elettrolita polimerico. La procedura di formazione di un elettrolita polimerico viene completata con una idrogenazione dei doppi legami della gomma naturale. Nell’articolo qui recensito vengono descritte operazioni per preparare un elettrolita polimerico protonicamente conduttivo a partire da gomma naturale deproteinata aggraffata con stirene, idrogenata con p-toluensulfonilidrazide, indi solfonata con acido clorosolfonico. La gomma naturale di partenza è gomma naturale deproteinata (DPNR), che viene idrogenata e viene aggraffata con polistirene, mediante la serie di passaggi descritti ottenendo una HDPNR-graft-PS, e poi viene solfonata con acido clorosolfonico. Nell’articolo viene riportata una formula di struttura proposta, dalla quale appare lo stato di saturazione della catena polimerica principale del prodotto e dalla quale appaiono diversi anelli benzenici laterali, alcuni dei quali solfonati. Il polimero ottenuto assume improvvisamente caratteristiche meccaniche a livel-
lo di interesse (21,3 MPa) per aggiunta di Nafion 117. Nafion 117 è uno ionomero di derivazione DuPont risultante per innesco di perfluoroviniletere con terminali clorosolfonici. L’articolo è di interesse molto collaterale nel settore dell’industria della gomma, in quanto è connesso con il campo degli equilibri attraverso membrane in campo biologico. Il Nafion 117 comunque è noto per le sue proprietà di conduttore di protoni negli equilibri di membrane a scambio protonico.
materie prime PREVENIRE LA REVERSIONE NEI RETICOLI DI VULCANIZZAZIONE H. Unterberg, H.-J. Weidenhaupt, M. Wiedermeier (melanie. wiedermeier@lanxess.com); Kautschuk Gummi Kunststoffe (KGK); 64/3-6. Rif. E2926.
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eneralmente le alte temperature alle quali sono sottoposte le mescole durante la vulcanizzazione e alle quali sono sottoposti gli articoli durante l’impiego portano alla reversione dovuta alla rottura dei legami di zolfo, a partire da quelli polisofurici. Ciò si evidenzia con un peggioramento di tutte le caratteristiche fisiche, come ad esempio il modulo di elasticità, la resistenza a lacerazione, l’allungamento a rottura, la resistenza a fatica e la resistenza al calore. La Business Unit Rubber Chemicals della Lanxess ha arricchito la gamma dei propri agenti anti reversione acquisendo dalla Flexsys il business del Perkalink 900, ossia del 1,3 bis (citraconimidometil)benzene. Questo prodotto protegge gli articoli dalla reversione durante il loro uso, migliorando il funzionamento dei pneumatici e degli articoli tecnici. La Lanxess con l’occasione ricorda anche un altro suo noto agente vulcanizzante: il Vulcuren. Questo ha struttura 1,6 bis (N,Ndibenziltiocarbamoilditio)esano e durante la vulcanizzazione procura invece che le caratteristiche di un articolo di gomma rimangano stabili. Entrambi i prodotti considerati proteggono dalla reversione e ciò appare anche dalle curve reometriche con un congruo plateau di vulcanizzazione. Ciò viene interpretato dagli autori anche con riferi-
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mento alle normative EU, le quali per le vetture stabiliscono un massimo di emissione di CO2 di 130 g/kg. Tale limite è più facilmente rispettato con pneumatici con bassa resistenza al rotolamento, perché sono caratterizzati da basso lavoro di deformazione e pertanto da minor richiesta di carburante. Inoltre viene osservato che la diminuzione di resistenza al rotolamento ha luogo senza dover rinunciare a caratteristiche importanti e anzi è in accordo con l’opportunità di migliorare la tenuta sul bagnato e la diminuzione del rumore. Ciò in accordo con l’orientamento a impiegare mescole con bassi valori di perdita (tandelta) a 60°÷70°C, che rispecchiano la bassa resistenza al rotolamento in condizioni di marcia normale, e con più elevato tandelta a 0°C, che rispecchia la condizione di buona tenuta di strada su terreno bagnato. Nell’articolo vengono riportati esempi di ricettazioni in NR/BR con accelerazione CBS/MBTS modificate con S/Vulcuren 1/1,5 phr, oppure modificate con S/Perkalink 900 3/1 phr, dalle quali appare innanzitutto migliore resistenza alla reversione rispetto a mescole non modificate e dalle quali appare realizzato l’equilibrio di fattore di perdita tra 70°C e 0°C. Sulla base di prove dinamiche eseguite con flexometro di Goodrich viene poi mostrato che gli antireversione sopra descritti non solo servono a mantenere stabilità di caratteristiche durante l’impiego dell’articolo, ma servono anche a trovare opportunità di miglioramento della produttività.
materie prime COAGENTI ATTIVATORI ANTISCORCH PER VULCANIZZAZIONE PEROSSIDICA M.M. Alvarez Grima, J.G. Eriksson, A.G. Talma, R.N. Datta, J.W.M. Noordermeer - (e-mail: j.w.noordermeer@utwente.nl); Rubber Chemistry and Technology; 82/4-442. Rif. E2927.
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li autori approfondiscono il vantaggio dell’aggiunta di un donatore di zolfo a un sistema vulcanizzante perossido/bismaleimmide. Essi citanouna metodologia denominata MCV (Model Compound Vulcanization), che consiste nell’eseguire lo studio in un modello po-
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limerico olefinico liquido, il quale, anche dopo vulcanizzazione, si trova ancora allo stato liquido. Ciò semplifica molto i lavori di analisi delle strutture risultanti dalle reazioni di reticolazione. Vengono citate diverse possibilità usando modelli polimerici olefinici come lo squalene insieme a divinilbenzene o come il pentadecano con un reticolante perosssidico e un attivatore come il triallilcianurato. L’accertamento analitico viene poi compiuto per mezzo di cromatografia liquida (LC), o di cromatografia in fase gassosa (GC) o anche con risonanza magnetica nucleare (NMR). Gli autori basano comunque lo studio sull’elastomero EPM Keltan 13, con dicumilperossido (DCP), N-fenilmaleimmide (MI) considerandolo significativo anche per N,N’-metafenilendimaleimmide (BMI-MP), 3-metilpentano, n-esano, dimetilsolfossido deuterato (DMSO), acetonitrile (AcN), dipentametilentiurame tetrasolfuro (DPTT). Innanzitutto gli autori esaminano con NMR i prodotti di reazione tra DCP, MI, DPTT in assenza di elastomero. Indi esaminano con spettroscopia IR le miscele EPM/BMI-MP, EPM/DCP, EPM/BMI-MP/ DCP, EPM/BMI-MP/DCP/DPTT. Considerando poi analogia di struttura tra EPM e 3-metilpentano caratterizzano con cromatografia liquida / spettrometro di massa (LC-MS) miscele di 3-metilpentano con BMI-MP e con DCP; miscele di 3-metilpentano con BMI-MP, con DCP e con DPTT; miscele di 3-metilpentano con MI (N-fenildimaleimmide) e con DCP; miscele di 3-metilpentano con MI, con DCP e con DPTT.
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Per le combinazioni esaminate gli autori riportano gli spettri H-NMR, FT-IR, LCMS commentando la presenza dei singoli picchi e indicando la relativa interpretazione delle formule chimiche di struttura. Inoltre riportano gli spettri UV dei componenti sviluppatisi per tempi successivi durante le reazioni di reticolazione, anche in questo caso indicando le formule chimiche di struttura che seguono il susseguirsi dei singoli passaggi. In tal modo gli autori trovano la possibilità di documentare le cause per cui l’addizione di un donatore di zolfo come il DPTT a un sistema vulcanizzante bismaleimmide/ perossido apporta miglioramenti di caratteristiche meccaniche e di sicurezza di lavorazione. Viene fatto osservare che il DPTT reagisce con il coagente già durante la mescolazione rilasciando poi zolfo attivo che migliora il carico di rottura. Viene dedotto anche che l’interreazione tra DPTT e MI, che sostanzialmente sospende l’interreazione con il perossido, spiega il miglioramento di resistenza alla scottatura apportato dalla presenza di DPTT. L’articolo è molto lungo, è molto complicato, ma mostra il notevole valore interpretativo dovuto all’applicazione di analisi strumentali, certamente soprattutto possibile grazie all’esperienza e alla scienza dell’Università di Twente (prof. Noordermeer). È tuttavia molto istruttivo e gradevole anche per il normale lettore.
materie prime RITARDANTI DI FIAMMA SENZA ALOGENI IN EVM E IN EVM/HNBR A. Roos (Leverkusen) - (e-mail: andreas.roos@lanxess.com); Kautschuk Gummi Kunststoffe (KGK); 64/3-39. Rif. E2928.
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articolo è orientato alla descrizione delle possibilità di realizzare articoli di EVM e di EVM/HNBR resistenti alla fiamma senza incorrere in difficoltà ambientali, permettendo di impiegare i sunnominati elastomeri sfruttandone in tutti i casi le numerose combinazioni di proprietà tecniche positive: eccellente oleoresistenza, buone caratteristiche meccaniche, e, se impiegati con adeguata ricettazione, ampio intervallo di temperatura di utilizzo (-50°C÷150°C). Con la dizione EVM, anziché EVA, vengo-
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no intesi i copolimeri etilene/vinile acetato con elevato contenuto di acetato di vinile, per i quali M ha il significato di polimero saturo. I copolimeri EVM, assimilati al marchio Levapren della Lanxess, sono caratteristici per l’impiego in articoli FRNC (Flame Retardant Non-Corrosive) dotati di sviluppo di fumi a bassa densità e a bassa tossicità. e costituiscono prodotti basilari nelle industrie “off shore”, nella edilizia navale, nelle costruzioni e nei trasporti. Con la dizione HNBR vengono intese le gomme nitriliche idrogenate di larga applicazione nell’industria automobilistica, nell’ingegneria pesante e nella industria di estrazione e di esplorazione petrolifera. Le HNBR, assimilate al marchio Therban della Lanxess cui appartiene l’autore, sono dotate di eccellente termo-oleoresistenza fino a 160°C, di ottima impiegabilità a basse temperature, di buona resistenza all’ozono, di elevata resistenza all’abrasione, di elevate caratteristiche meccaniche, di buona resistenza alla fiamma. Nell’articolo viene dato ampio spazio, oltre che alla descrizione di numerosi risultati tecnici ottenuti da prove di laboratorio eseguite con mescole di Therban, anche alla descrizione di ricettazioni mirate all’impiego di Levapren; inoltre anche a ricettazioni a base di tagli Therban/Levapren. Nelle ricettazioni la presenza di opportune cariche come le allumine idrate e di opportuni plastificanti come gli esteri fosforici e il TOTM (triottiltrimellitato) hanno in ogni caso molta importanza. Le ricettazioni a base di Levapren sono
sviluppate con Levapren 500, 600, 700, che contengono rispettivamente 50%, 60%, 70% di vinile acetato. Esse prevedono 160 phr di allumina idrata di diverse aree superficiali, 1 phr di Methacryloxypropyltrimethoxysilane (geniosil gf31 della Wacker Chemie), 6 phr di diottilsebacato (Edenol 888 della Chemindustrie), e sono reticolate con perossido (Perkadox 14-40/trimetilolpropano trimetacrilato 6/1,6 phr). Con Levapren 600 sono previste anche ricettazioni contenenti due tipi di allumina idrata a diversa area superficiale (140 phr in totale), 2 phr di Methacryloxymethyltrimethoxysilane (geniosil gl33 della Wacker Chemie), 20 phr di diottilsebacato, 10 phr di antifiamma Firebrake ZB (Borax Europe ltd -UK) in aggiunta a 20 phr di esteri fosforici (Disflamoll TOF, Disflamoll DPO, DIPLAST® TM 8-10/ST (TOTM - triottiltrimellitato della Merck), e sono reticolate con perossido (Perkadox 14-40/trimetilolpropano trimetacrilato 6,5/2 phr). Sono indicate anche ricettazioni a base di tagli 50/50 di Therban LT 2007 (ACN 21%)/ Levapren 600. Anche esse hanno sistema vulcanizzante perossidico e impostazione cariche/plastificanti/antifiamma come le altre mescole di Levapren sopra considerate; esse differiscono naturalmente per la migliore oleoresistenza. La raccolta dei dati riscontrati nelle prove di laboratorio è molto estesa, ma molto concisa nei riguardi delle rappresentazioni grafiche: in base ad esse il lettore ha la possibilità di orientarsi con precisione. Le prove eseguite e rappresentate comprendono la misura della resistenza alla fiamma (LOI = Limiting Oxigen Index), che enfatizza l’elevato tenore di vinilacetato nella frazione levaprenica e l’impiego del plastificante Disflamoll DPO nei tagli EVM/HNBR; la misura della densità ottica dei fumi, che enfatizza l’impiego del Disflamoll DPO in tagli EVM/HNBR; la misura della quantità di calore svolto durante la combustione nel “cone calorimeter”, che enfatizza l’impiego del Disflamoll DPO. In considerazione però delle proprietà connesse con la resistenza alla fiamma, che implicano anche una forte influenza della degradazione termica, l’impiego del TOTM (triottiltrimellitato) può risultare conveniente. L’articolo è molto prezioso per la chiarezza con cui sono riportati i risultati e per le
deduzioni su un argomento che, dopo le pesanti obiezioni riguardanti gli aspetti ecologici dei materiali antifiamma, diviene sempre più critico da definire. (L’articolo è in lingua inglese)
materie prime MATERIALI POLIMERICI ANTIFIAMMA E LORO CARATTERIZZAZIONE S. Affolter, A. Ritter, M. Schmid(e-mail: samuel.affolter@ntb.ch); Kautschuk Gummi Kunststoffe (KGK); 64/3-12. Rif. E2929.
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a resistenza alla fiamma può essere valutata secondo diverse metodologie normalizzate: Limited Oxygen Index (LOI) (ISO 4598), Cone Kalorimeter (ISO 5660), Gluhdrahttest (IEC 60695), Pyrolysis Combustion Flow Calorimetry (PCFC). Viene riportato uno schema descrittivo del PCFC, un grafico dell’andamento del flusso termico durante la presenza della fiamma in funzione della temperatura sviluppatasi durante l’esecuzione del PCFC, un grafico dell’andamento dell’energia termica assorbita durante l’esecuzione di una prova di analisi termica DSC (Differential Scanning Calorimetry) in presenza di due prodotti antifiamma [Al(OH)3 e Mg(OH)3] ove appaiono chiaramente i due picchi endotermici di assorbimento. Oltre all’andamento delle temperature nel corso di analisi TGA correnti, viene evidenziato anche l’andamento delle temperature nel corso di analisi TGA-SDTA (Thermo Gravimetric Analysis-Simultane Differenz Thermoanalyse Signal). Sostanzialmente con tale procedura, vengono eseguiti contemporaneamente due tipi di TGA: un tipo riguarda la TGA dell’intera composizione, l’altro tipo riguarda la TGA della differenza tra l’intera composizione e la composizione di determinati termini della composizione stessa. In tal modo vengono evidenziate sia le perdite endotermiche dell’intera composizione, sia il contributo delle perdite endotermiche dei componenti aggiuntivi ricavato per differenza. Con la TGA-SDTA si evidenziano ad esempio sia le perdite in peso di un determinato componente polimerico, sia le perdite dovute ad esempio a un agente antifiamma, sia le perdite in peso dovute alla presenza concomitante di antifiamma e di componente polimerico.
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Una aspra critica viene avanzata sull’impiego degli additivi antifiamma bromurati, in particolare del Saytex 8010 (16%) in presenza di 8% di Sb2O3. (Il Saytex 8010 ha struttura 1,2-bis-pentabromofeniletano). Secondo quanto descritto, a 1425°C il Sb2O3 viene trasformato in SbBr3, che a tale temperatura è volatile e può innescare reazioni che portano a derivati diossinici. Sulla base di ciò, gli autori estendono la critica anche su altri additivi alogenati, come ad esempio quelli clorurati. Con l’ausilio della TGA vengono chiariti anche possibili effetti criticabili che riguardano l’impiego di antifiamma fosforati in poliammide 66. L’articolo è molto interessante, soprattutto perché mette in luce la possibilità di ricavare dalla TGA (Thermo Gravimetric Analysis) e dalla DSC (Differential Scanning Calorimetry) importanti possibilità di interpretazione analitica di risultati tecnologici. L’articolo proviene dalla Interstaatliche Hochschule für Technik Buchs NTB (Institut für Mikro- und Nanotechnologie MNT) di Buchs (Svizzera). (e-mail citata nel titolo della recensione).
materie prime DELICATEZZA SU SUPERFICI SENSIBILI Doris Schulz - (e-mail: ds@ pressetextschultz.de); Kautschuk Gummi Kunststoffe (KGK); 64/3-8. Rif. E2930.
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a ditta Reinhausen Plasma di Regensburg ha sviluppato due procedimenti di attivazione a plasma di superfici, denominati Plasmabrush PB1 e PB2. Tali procedimenti provvedono al trattamento di superfici di articoli di materiali vari (termoplastici, duroplastici, elastomerici) atto ad instaurare proprietà funzionali di pulitura superficiale, o anche atto a creare condizioni di reattività chimica con materiali di copertura. Vengono citate possibilità ad
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esempio su gomme siliconiche. I trattamenti a plasma qui considerati assommano i vantaggi sia dei trattamenti a plasma a bassa pressione caratterizzati da alta attività con bassa sollecitazione termica, sia dei trattamenti a plasma a pressione atmosferica, che sono facilmente automatizzabili. Il sistema Plasmabrush PB1 lavora a pressione ambiente ad una temperatura di 70°C, per cui con esso è possibile trattare in condizioni di sicurezza anche materiali delicati di basso spessore e sensibili alla temperatura, inoltre lavora con un basso flusso di gas a strato laminare sottile, che si distribuisce uniformemente su tutta la superficie, anche nelle cavità, nei sottosquadri, nelle fessure e nelle zone a geometria complicata. La velocità di trattamento prevista con il Plasmabrush PB1 è di 10 m/minuto. Con il Plasmabrush PB2, che è orientato ad un impiego industriale, la velocità di trattamento realizzabile è di 600 m/min, con una larghezza di 40 mm per ogni ugello di uscita del gas. La temperatura del plasma si pone in questo caso tra 120°C e 250°C, tuttavia viene dichiarato che il processo può essere applicato anche su materiali sensibili alla temperatura. Settori di impiego previsti sono processi di pulizia e di attivazione di superfici di paraurti, su superfici di stemmi o su superfici di parti destinati ad essere coperti con rivestimenti metallici. L’applicazione dei processi è possibile anche su articoli per impiego elettronico, in tal caso con ugelli di uscita del plasma di tipo speciale. Sono disponibili anche Piezobrush portatili per impiego a pressione ambiente e temperatura di 40°C. L’attrezzatura è caratterizzata da teste a stilo per la distribuzione del gas, ove il plasma gassoso viene acceso attraverso un particolare ceramico piezoelettrico. Nell’articolo viene raffigurato uno di tali complessi portatili, evidenziando le sua possibilità di maneggevolezza e di piccolo ingombro: l’intero apparato è alloggiato in una borsa e l’applicazione del plasma avviene manovrando a mano un cannello flessibile, che realizza una tensione di 13÷43 mN/m. La testa della applicazione del plasma costituisce un elemento caratteristico, che può anche essere montato su un treppiede per facilitare la posizionatura durante l’impiego.
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prodotti e processi CARATTERIZZAZIONE DELL’INTERFACCIA GOMMA-STEEL CORD Dr. Guy Buytaert, Frederik Coornaert, Dr. Willem Dekeyser (Bekaert - e-mail: guy.buytaert@ bekaert.com); Rubber Chemistry and Technology; 82/4-430. Rif. E2931.
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ulla superficie dei cord di acciaio ottonato l’adesivo di attacco alle mescole di gomma è costituito dall’ottone stesso depositato elettroliticamente sulla superficie dell’acciaio. Meccanismo chimico fondamentale è poi l’interazione dell’ottone con lo zolfo della mescola di attacco con formazione di un solfuro di rame di composizione non stechiometrica CuxS, dove x ha valore da 1,90 a 1,97 oppure 1,8. Lo strato di CuxS ha struttura dendritica o aciculare, per cui è caratterizzato da un area superficiale molto grande, che ha importanza predominante nella efficacia della interazione con lo strato elastomerico e con la formazione di legami covalenti Cu-S-C-, con legami di Van der Waals, nonché di legami ZnS e FeS. Questi ultimi non hanno direttamente forte importanza sull’attacco, ma, specialmente i legami ZnS, esercitano un forte sostegno sulla adesione dello strato CuxS. Nell’articolo qui recensito viene presentato uno studio inteso a caratterizzare l’aspetto chimico dell’attacco delle mescole elastomeriche sullo steel cord ottonato basandosi su elementi ricavati applicando analisi XPS (X-ray Photoelectron Spectroscopy), AES (Auger Electron Spectroscopy), e arricchendo l’aspetto morfologico per mezzo della OM (Optical Microscopy) e della AFM (Atomic Force Microscopy). La mescola impiegata per lo studio è in NR (TSR10), contiene 60 phr di nero N326, 9 phr di ZnO, 2,1 phr di Manobond 680C, 3,5 phr di Penacolite B19 (resorcina/formaldeide), 1,8 phr di antiinvecchiante 6PPD, 0,8 phr di accelerante DCBS, 4,5 phr di Crystex HSOT20 (preparazione di zolfo insolubile), 3 phr di Cyrez 963 (esametossimetilmelammina). Viene riportato l’andamento della concentrazione atomica di Cu, S, Zn, O, C, Fe ricavato con spettroscopia XPS all’interfaccia di adesione sullo steel cord do-
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po vulcanizzazione. Si nota la presenza molto elevata del Cu, mediamente elevata dello S e dello Zn, meno elevata ma pur sempre rilevante dell’O, poco elevata del C, gradualmente rilevante del Fe. Sono riportate anche le indicazioni degli elettroni delle sunnominate specie atomiche sulle quali è costruito il grafico. Il grafico viene ricavato anche dopo aver applicato il “Target Factor Analysis” (TFA) alle tracce del rame e dello zinco. L’applicazione del TFA mostra di riuscire a discriminare tra presenza tra CuxS e Cu, e inoltre mostra di riuscire a discriminare tra presenza di ZnS, di ZnO e di Zn. L’analisi AFM mette in evidenza la morfologia superficiale dello strato di attacco vulcanizzato, cioè dove questo è granulare omogeneo con spessore medio 236 nm (nanometri), dove ha granulometria meno regolare con spessore medi 283 nm, dove ha struttura aciculare con spessore medio 454 nm. Le tracce fornite dalla analisi AES sono in accordo con quella fornite dalla analisi XPS e forniscono informazioni soprattutto sullo spessore e sulla regolarità della struttura dello strato di attacco contrassegnandolo con colori. Lo strato più efficiente appare essere quello con struttura più regolare. L’articolo ha un contenuto molto dotto. Le prove riportate, a parte la considerevole attrezzatura necessaria, appaiono essere di possibile attuazione, specialmente considerando l’importanza del settore cui sono destinate.
prodotti e processi PROPRIETÀ A BASSE TEMPERATURE DI GUARNIZIONI DI GOMMA M. Jaunich, W. Stark, D. Wolff (e-mail: Matthias.jaunich@bam.de) ; Kautschuk Gummi Kunststoffe (KGK); 64/3-52. Rif. E2932.
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ell’articolo qui recensito vengono presentati impieghi della DSC (Differential Scanning Calorimetry) e della DMA (Dynamic Mechanical Analysis) per definire le proprietà di tenuta a basse temperature di articoli elastomerici, trovando spunti per correlare i valori con quelli relativi al compression set determinato secondo ISO 815-2-2008. Il materiale scelto per eseguire lo studio è una mescola
di fuoroelastomero contenente 3 phr di MgO, 25 phr di nero di carbonio N990 e reticolante bisfenolo AF. La DMA è basata sull’applicazione di un carico oscillante, sulla misura del ciclo di deformazioni provocate e sulla determinazione della componente elastica e della componente di perdita del modulo dinamico. Per lo studio le prove vengono eseguite in un intervallo di temperatura da -80°C a 50°C con velocità di scansione di 1°K/ minuto, alla frequenza di 1 Hz con una ampiezza di deformazione di 40 μm (micrometri). Gli autori suggeriscono anche una metodologia rapida per valutare rapidamente il compression set. Essa consiste nel valutare il parametro CSDMA servendosi dell’attrezzatura DMA. Il campione, un cuboide con lato di 2 mm, viene condizionato a temperatura ambiente 60 minuti, indi viene compresso a temperatura ambiente applicando la forza massima possibile con l’apparato DMA. Dopo altri 60 minuti la temperatura risulta diminuita a un valore che corrisponde a quella dell’intervallo di temperatura che può essere impiegato per la misura. Si riduce quindi la compressione a un valore minimo, curando di non ridurla completamente per assicurare i contatti. Si misura poi l’altezza del campione h1(t) alla temperatura di prova ogni 10 secondi e si applica la formula CSDMA = [(h0 - h1(t)) / (h0 - hc)] * 100 dove h0 è l’altezza iniziale del campione e hc è l’altezza del distanziale. Nel testo dell’articolo sono rappresentati diversi grafici costruiti con i parametri ricavati con l’apparato DSC. L’andamento dell’energia DSC (mW/mg) in funzione della temperatura (crescente) permette di cogliere l’intervallo di transizione vetrosa. L’andamento della componente di perdita del modulo dinamico a compressione E” permette di cogliere il punto esatto di transizione vetrosa. L’andamento della componente elastica E’ diminuisce con diverse pendenze all’aumentare della temperatura fino a - 10°C, dopo di che la situazione corrisponde a quella di strato gom-
moso, ove la dipendenza dalla temperatura è a confronto poco rilevante. Il CSDMA viene riportato in % a diverse temperature, sia in funzione del tempo fino a 60’, sia in funzione della temperatura per diversi tempi. Per interpretare più a fondo il processo di recupero elastico all’aumentare della temperatura gli autori sperimentano con successo un infittimento dell’andamento della funzione CSDMA rispetto al tempo e rispetto alla temperatura. L’articolo ha un profondo significato pratico e anche un importante significato teorico di interpretazione delle conseguenze dell’andamento della elasticità dei materiali a partire dallo stato vetroso fino alle temperature ambiente. (L’articolo è in lingua inglese)
prodotti e processi CO-ESTRUSORE TROESTER ELIMINA NECESSITÀ DI INSERTI METALLICI David Shaw - Erj Staff; European Rubber Journal; 192/35- Sett.Ott. 2010. Rif. E2933.
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a Troester GmbH & Co. KG ha sviluppato un processo che permette di produrre profilati per carrozzeria che, in luogo dei rinforzi interni flessibili metallici, sono caratterizzati da rinforzi interni flessibili in materiale termoplastico. Con il processo Troester, direttamente dalla testa dell’estrusore viene trafilato con un sistema di “coestrusione se-
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quenziale” un profilato termoplastico di conveniente rigidità con sezione a U, congiuntamente con un profilato per carrozzeria in EPDM. La Troester enfatizza diverse proprietà dei profilati così ottenuti: oltre alla funzionalità dell’articolo, un vantaggio di costo valutabile fino al 20%, anche a causa della convenienza dal punto di vista delle possibilità di riciclo del materiale e dal risparmio della gestione e dei costi per la piegatura delle parti metalliche. I profilati, prodotti fino alla fine del 2010 in collaborazione con Troester da un produttore specializzato, saranno messi in prova sui veicoli a partire dalla metà del 2011. L’orientamento all’impiego di polipropilene altamente caricato per l’inserto rigido e di EPDM per la parte soffice del profilato coglie molti favori, anche dal punto di vista del costo, pur richiedendo un programma di irrigidimento mediante microonde del profilato termoplastico con sezione a U per assicurarne le proprietà funzionali e pur richiedendo un processo di raffreddamento a spruzzo dell’intero profilato dopo la sua vulcanizzazione. Tale raffreddamento viene ritenuto necessario per assicurare l’assunzione della configurazione del profilato a U con una posizionatura
stabile del piede della sezione a U adatta a realizzare la tenuta esatta della parte soffice del profilato. Viene anche preso in considerazione di usare un elastomero termoplastico TPE al posto dell’elastomero EPDM vulcanizzato. In tal modo secondo Troester si realizza innanzitutto una diminuzione del peso dell’articolo fino al 35% e più, e in secondo luogo anche una riduzione della complessità della testa di estrusione e dell’intero processo. Infatti le difficoltà concettuali della testa di estrusione risultano così risolte in partenza, perché TPE e polipropilene vengono estrusi alla stessa temperatura. Usando però il TPE sorgono altre difficoltà. Innanzitutto le caratteristiche meccaniche del TPE risultano inferiori a quelle che si realizzano con l’EPDM. In secondo luogo il TPE ha una minore stabilità dimensionale rispetto all’EPDM vulcanizzato e proprio per tale ragione non permette velocità di estrusione pari a quelle che si ottengono con EPDM. In terzo luogo il costo di TPE/polipropilene risulta più elevato di quello EPDM/polipropilene. L’argomento era già stato accennato nella recensione con codice Elastica E2869 da Gummi Fasern Kunststoffe (GAK) 63/9538-2010 in I.G. 586 del Marzo 2011. Ad essa rimandiamo per ulteriori particolari colà citati.
prodotti e processi ESTRUSORE CON VELOCE PULIZIA E VELOCE CAMBIO MESCOLA Bill Kramer (American Kuhne); Rubber World; 242/2-32. Maggio 2010. Rif. E2934.
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egli estrusori per gomma e per gomma siliconica con alimentazione a freddo, da parte di diversi fornitori sono stati usati per anni dispositivi di alimentazione a cilindri per facilitare l’alimentazione stessa e per evitare che la mescola venga tagliata dalle spire della vite. I dispositivi più semplici sono azionati da un cambio, che ingrana direttamente con un ingranaggio posto sull’albero della vite dell’estrusore. Da tempo si trova però più comodo controllare l’alimentazione per mezzo di un dispositivo a frizione calettato sull’albero di guida, perché compensa automaticamente le variazioni di alimentazione. In altri casi la compensazione avviene per mezzo di un motore separato, coordinato con la velocità della vite. Tuttavia la regolazione per mezzo di un dispositivo a frizione su moderni estrusori soffre ancora di diversi inconvenienti, come ad esempio la difficoltà di disassemblaggio in occasione di pulizie e cambiturno, la difficoltà della regolazione della coltella di raschiatura, la strettezza dei limiti di larghezza della striscia di alimen-
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tazione, l’uso di impacchi di mescole, la limitazione di spazio che costringe all’uso di ingranaggi sottodimensionati, catene che rischiano di rovinarsi e di rompersi,
l’elevata coppia meccanica di funzionamento dei dispositivi a frizione che produce calore/abrasioni/rotture, impossibilità di raffreddare il cilindro di alimentazione, elevato costo del dispositivo di riduzione della velocità. Pertanto la American Kuhne Ultra R/S estrusori ha promosso un progetto di “modeling tridimensionale” dimensionato per estrusori da 19 mm fino a 200 mm. In base a ciò ha creato le condizioni per ridurre i tempi di pulizia e di cambio/turno, ha studiato ottimizzazioni della precisione delle tolleranze dimensionali dell’apparato, ha introdotto un dispositivo a cerniera che permette una rapida apertura e quindi una rapida ispezione e pulizia dell’apparato di alimentazione, ivi comprendendo la coltella di raschiamento, che era difficilmente accessibile nei vecchi apparati. Il vecchio problema della inaccessibilità di zone della macchina ha risvolti sulla pre-
venzione della degradazione dei materiali, per cui oggi il cilindro di alimentazione nel nuovo apparato viene comandato da un dispositivo pneumatico automatico. Viene affermato che tale dispositivo permette di manovrare il cilindro di alimentazione con una coppia meccanica da 20 a 40 volte inferiore di quanto non sia necessario con un dispositivo a ingranaggi dipendente dal movimento dell’albero della vite dell’estrusore, per cui risulta vantaggiosa anche la sollecitazione al calore. Ulteriore innovazione è l’applicazione di un dispositivo a frizione a funzionamento magnetico caratterizzato dall’impiego di componenti non soggetti ad abrasione. L’articolo è corredato da alcune fotografie ed è significativo, in quanto espone quanto possa essere opportuno riuscire a far sviluppare da organismi specializzati miglioramenti sul macchinario, anche se magari apparentemente secondari.
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L’INTERVISTA DEL MESE: ERMANNO FUGAZZA
Un settore che conferma le sue capacità di ripresa L’industria italiana della gomma ha una struttura dimensionale in linea con quelle degli altri grandi paesi europei. È probabilmente anche per questo che ha dimostrato di saper reagire con una certa efficacia alla crisi degli anni 2008/2009. Ce lo dice in questa intervista Ermanno Fugazza, da poco eletto alla Presidenza di Assogomma, che ci ha anche illustrato i programmi di attività che l’Associazione ha impostato per i prossimi mesi. Ermanno Fugazza ha maturato una lunga esperienza nel campo della gomma a livello decisionale di molte imprese, a cominciare dal Gruppo Pirelli. Attualmente è Vice-Presidente di Cooper-Standard Automotive Italy s.p.a. È anche Vice-Presidente di ANFIA, gruppo componenti.
La situazione dell’economia italiana desta molte preoccupazioni. In questo quadro come si colloca l’industria della gomma? Indubbiamente lo scenario internazionale, e del nostro paese in particolare (con il peso di un enorme debito pubblico), non favorisce un robusto processo di ripresa che consenta di tornare ai livelli precedenti la crisi del 2008/09. Ciò nonostante il nostro settore evidenzia una notevole vivacità di reazione. Prima però di entrare nei dati specifici, vorrei dire qualcosa sulla struttura delle imprese italiane della gomma, struttura che a sua volta incide sulle loro capacità reattive. L’industria che noi rappresentiamo è composta per il 19% da aziende mediograndi e per l’81% da aziende piccolemedie (fino a 250 dipendenti). Queste ultime (quattro quinti del totale) impiegano circa un quarto degli addetti, mentre il restante 19% ne impiega il 75%. A livello globale, secondo i dati Istat, abbiamo una situazione esatta-
mente rovesciata: Nel 2009 l’industria italiana in senso stretto era composta solo per lo 0,3% da aziende con più di 250 dipendenti che impiegavano il 25% del totale della forza lavoro. Il che vuol dire che l’industria italiana della gomma è in linea con la media europea (di Francia e Germania, tanto per fare degli esempi). Altro dato da rilevare è che il settore registra una elevata presenza di multinazionali sia a controllo straniero che italiano. Infine ricordo che l’industria che noi rappresentiamo è pari a circa l’85% del totale, ossia rappresentiamo il 100% dei pneumatici e circa il 70% degli altri settori. Quanto alla forza lavoro, le nostre aziende contano circa 26 mila addetti, su un totale stimato in 30/31 mila persone, più ovviamente l’indotto. Questa struttura, diceva, incide sulle capacità di reazione del settore. Ci può dare qualche dato? Nei primi cinque mesi dell’anno in corso il settore ha confermato
Ermanno Fugazza
i segnali di ripresa già emersi l’anno precedente. Il 2010 ha chiuso con un +10% (+9% i pneumatici e +10% gli articoli tecnici), pur non recuperando ancora i livelli del 2008. I dati consolidati a giugno 2011 ci dicono che i pneumatici hanno segnato una variazione marcatamente positiva, pari al 22%. Gli articoli tecnici hanno chiuso il primo trimestre di quest’anno con un +3%, andamento che è il risultato di situazioni contrap-
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L’INTERVISTA DEL MESE: ERMANNO FUGAZZA
PRODUZIONE SETTORE GOMMA (tonnellate)
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Articoli tecnici
poste in due dei principali comparti. Infatti mentre i tubi crescono del 35%, i nastri autoadesivi segnano un calo del 20%, dovuto soprattutto alla chiusura di alcune aziende o di alcuni importanti stabilimenti. Per finire, accenno al fatto che l’automotive ha iniziato lo scorso anno un recupero che sta proseguendo in questi mesi e che è però legato soprattutto alle esportazioni, data la debolezza del mercato interno. Ricordo che nel 2010 l’export di componenti auto in generale ha segnato una crescita del 25%. Nonostante questi risultati tutto sommati positivi, permangono però alcuni problemi che preoccupano le aziende, in primo luogo il prezzo delle materie prime. È così? Sì, è così. Le materie prime continuano ad essere un argomento di prioritario interesse e di massima preoccupazione per tutte le aziende. Dopo un biennio 2009/2010 caratterizzato da un continuo e crescente aumento dei prezzi, la prima metà dell’anno in corso ha evidenziato ulteriori aumenti, in particolare per le gomme sintetiche. A fine giugno alcune gomme sintetiche di riferimento, come SBR, NBR, EPDM, hanno segnato incrementi tra il 25% e l’80%. Questa crescita dei prezzi è stata accompagnata, per la prima 20 |
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Pneumatici
volta negli ultimi decenni, da un generalizzato shortage di materiale. Anche il nero di carbonio ha registrato continui aumenti a partire da gennaio per finire a giugno a un +42%. La gomma naturale invece ha arrestato la corsa al rialzo che l’aveva caratterizzata nel 2010; a maggio le quotazioni si sono attestate al livello del dicembre precedente. D’altro canto il mercato delle materie prime è interessato da alcuni mutamenti strategici di rilievo. Il primo è la concentrazione in atto tra le imprese protagoniste, il che vuol dire meno produttori e soprattutto meno competitors, La seconda è l’inadeguatezza tra offerta e domanda; in altri termini le quantità offerte non tengono dietro alla crescita della domanda e nuove capacità produttive che potrebbero riequilibrare la situazione sono previste solo a medio termine. Tutto ciò sta influenzando la possibile ripresa del settore con fermate di impianti e/o interventi di cassa integrazione non più per carenza di ordini ma, in alcuni casi, per mancanza di materiali da lavorare. A parte le difficoltà per le imprese di trasferire a valle gli aumenti di costo delle materie prime. Le aziende devono poi affrontare alcuni problemi in materia di ambiente (vedi REACH o SISTRI), per i quali Assogomma sta intervenendo attivamente.
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Materia di preoccupazione potrebbe essere anche il trasferimento delle competenze dell’ICE ad ambasciate e consolati? L’ICE ha fatto molto e bene per favorire le esportazioni del nostro paese. Può darsi che nel tempo ci sia stata una crescita eccessiva delle strutture burocratiche. Il problema però non è tanto questo, quanto sapere come saranno riorganizzate le sue competenze in modo da non danneggiare la promozione dei nostri prodotti sui mercati esteri e l’assistenza alle aziende esportatrici. Questo il quadro generale. Venendo ad Assogomma, quali sono i progetti di lavoro in corso? Sono cinque i punti chiave sui quali intende impegnarsi la mia presidenza. Il primo è il contratto di lavoro, che scade il prossimo anno e che contiamo possa essere rinnovato in un contesto di relazioni sindacali auspicabilmente caratterizzato da maggiore serenità. Ce lo fa sperare il fatto che dopo anni tutte e tre le organizzazioni sindacali hanno sottoscritto un accordo interconfederale che, almeno potenzialmente, rinnova la situazione consentendo più ampi spazi di manovra. Il secondo riguarda l’attenzione che vogliamo dare alle problematiche di business. Intendo riferirmi a materie prime, innovazione, internazionalizzazione, opportunità di finanziamento. Il terzo è il migliore sfruttamento delle possibili sinergie che si possono sviluppare all’interno della filiera gomma-plastica. Penso in particolare all’attività da un lato del Cerisie e dall’altro di IIP e Cesap. Ma anche ai rapporti con i produttori di materie prime e con i costruttori di macchine, rappresentati da Assocomaplast. Con questa associazione la Federazione ha già avviato da tempo una proficua collaborazione. Al quarto punto metterei le sinergie realizzabili con altre associazioni. Si tratta di sviluppare servizi/iniziative che possono avere una base più larga di utilizzo e la possibilità di sviluppare azioni
L’INTERVISTA DEL MESE: ERMANNO FUGAZZA
di lobbying comune su materie di reciproco interesse. Ovviamente queste che ho indicato sono tematiche che possono interessare solo Assogomma oppure anche Federazione Gomma Plastica e Unionplast. In tale secondo caso c’è già un accordo di principio tra i rispettivi presidenti per sviluppare azioni concordate. Infine, quinto punto, lo smaltimento/riciclo degli scarti di gomma. I pneumatici, con Ecopneus e dopo la pubblicazione dell’atteso regolamento, hanno ora un formidabile strumento di gestione. Per i PFU il percorso è chiaro per la raccolta che è specifica. Per il riciclo il percorso e le strategie relative sono ancora aperti e interessano anche i produttori di articoli tecnici, che generano 30 mila tonnellate all’anno di scarti. E quindi intendiamo lavorare in stretto collegamento con Ecopneus. Ci sono alcune iniziative specifiche già in corso di attuazione? Sì e molto interessanti. Vorrei ricordare che è stato creato un Gruppo “Scarti di lavorazione” con l’obiettivo di ridurre i costi di smaltimento e recuperare il materiale anche attraverso possibile forme di aggregazione associativa. In questo senso Assogomma ha svolto una indagine quali-quantitativa coinvolgendo le aziende associate produttrici di articoli tecnici. I risultati sono stati presentati in occasione di un seminario
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SBR 1500 NBR MEDIO NITRILE Fonte: Federazione Gomma Plastica
svoltosi nel novembre scorso durante il quale sono state discusse anche possibili differenti soluzioni al problema. Il Gruppo “Gomme a contatto con alimenti” si è fatto promotore, nell’ambito di ERTMA (la nostra associazione a livello europeo) dell’attivazione di un analogo gruppo di lavoro con l’obiettivo di giungere alla definizione di un provvedimento comunitario che azzeri le diverse legislazioni vigenti nei vari paesi a favore di una normativa unica. Inoltre, vale la pena di segnalare la recente creazione di uno specifico gruppo di lavoro denominato “Mirror Group Tecnico Ambientale” per interfacciare le diverse problematiche tecnico-ambientali che vengono quoti-
EP TERPOLIMERO
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NERO DI CARBONIO
dianamente affrontate in ambito europeo. Questo gruppo analizzerà le varie tematiche, anche con riferimento alle varie istituzioni ed enti nazionali ed europei che si occupano della questione, e sarà un punto di riferimento associativo sugli argomenti di sua competenza. Voglio infine citare, come esempio di internazionalizzazione e collaborazione con altre realtà, l’impegno assunto da Assogomma per l’organizzazione in Italia nell’ottobre 2012 dell’ISO TC 45 “Rubber and Rubber Products”. Si tratta di un evento internazionale di riferimento per il settore che coinvolge ogni anno 200 esperti di tutto il mondo e che tornerà in Italia dopo trent’anni dall’ultima edizione.
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Azionamenti idraulici
Hagglunds punta su affidabilità efficienza e bassi costi di Alessandro Cappello
Bosch Rexroth si arricchisce della tecnologia Hagglunds, leader nel mercato degli azionamenti industriali ad alta efficienza, basati su motori idraulici lenti di grossa cilindrata. Mentre i motori elettrici sono in grado di fornire coppie superiori al valore nominale solo per tempi brevi, i motori idraulici possono erogare con continuità valori di coppia ben superiori al nominale e raggiungere una velocità massima che è limitata solo dalla portata complessiva delle pompe e dalla potenza elettrica installata.
L
a caratteristica fondamentale che descrive il motore Hagglunds è il valore di coppia specifica erogata, proporzionale alla cilindrata del motore stesso e espressa in Nm per ogni bar di differenza fra la pressione alle bocche di mandata e quelle di ritorno. La portata d’olio in pressione alimenta opportunamente uno o più blocchi cilindri, i pistoni, che portano in testa rulli a sostentamento idrostatico, sono spinti verso l’esterno e contro una cam curva. La risultante delle forze genera la coppia disponibile all’albero. La taglia ed il modello del motore sono scelti in base all’applicazione, ai valori nominali e massimi di coppia richiesta dal processo, al ciclo di lavoro stimato e alla vita in servizio desiderata, che risulta essere tanto più breve quanto più alte sono le pressioni di lavoro. Il motore è comandato da una centrale di potenza che fornisce, nell’unità di tempo, la portata di fluido idraulico necessaria al raggiungimento della velocità desiderata: Portata olio ≥ V max x Cilindrata motore Si selezionano quindi una o più pompe di dimensioni opportune e a cilindrata variabile, che permettono di controllare con continuità la portata complessiva di olio e, di conseguenza, la velocità di rotazione del motore idraulico. La potenza elettrica complessivamente installata in centrale, uno o più
Cam Curva
Blocco cilindri con albero femmina brocciato o calettatore Sezione di un motore idraulico Hagglunds Compact a pistoni radiali.
motori asincroni trifase a 1.470 giri/minuto, è definita in funzione del punto di massima coppia massima velocità desiderato. Negli azionamenti elettromeccanici i motori elettrici ruotano alla velocità di sincronismo imposta dalla frequenza di rete e sono in grado di fornire coppie superiori al valore nominale solo per tempi brevi. Qualora il carico imponga, per periodi prolungati, l’erogazione di valori di coppia superiori a quelli di targa, è necessario sovradimensionare il motore. Il motore idraulico è invece in grado di erogare con continuità valori di coppia ben superiori a quello nominale e di raggiungere, nel contempo, una velocità massima che è limitata dalla por-
Rulli Pistoni
Distribuzione olio
tata complessiva delle pompe e dalla potenza elettrica installata in centrale secondo la formula: N° giri = ( Potenza / Coppia ) x 9549 Quindi un motore idraulico è in grado di mantenere in rotazione un albero anche quando la coppia resistente è, per lunghi periodi, superiore al valore nominale, mentre il motore elettrico è fermato dall’intervento delle termiche.
HAGGLUNDS NELLA PRODUZIONE DI MESCOLE IN GOMMA A oltre vent’anni dalle prime installazioni, gli azionamenti idraulici Hagglunds a velocità e frizione variabile si sono affermati come una valida alternativa ai sistemi elettromeccanici sia per i
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Azionamenti idraulici
Motore elettrico Motore idraulico Pompa (e)
problematiche produttive. Abbiamo semplicemente cercato di riassumere in maniera organica i benefici riscontrati, in varie misure, da responsabili di produzione, tecnologi e manutentori di un campione significativo di aziende del settore, dal produttore di mescole conto terzi, alla multinazionale del pneumatico.
Mescolatori aperti
Rappresentazione schematica dell’azionamento Hagglunds.
mescolatori chiusi sia per gli aperti. Ad oggi sono più di 80 gli impianti venduti solo in Italia, includendo mescolatori a cilindri dai 40 ai 100 pollici, chiusi, tangenziali e compenetranti, da 50 fino a 270 litri di capacità, calandre ed estrusori. Gli interventi hanno riguardato macchine nuove, motorizzate in collaborazione con i costruttori, ma anche macchine usate, sulle quali sono stati rimpiazzati azionamenti danneggiati oppure obsoleti, non più adeguati all’uso dal punto di vista delle prestazioni, incrementandone i valori di coppia e/o di velocità di rotazione. Il motivo principale del successo va ricercato nella particolare modalità, tipica dei motori idraulici, di rendere la potenza disponibile all’albero, unita ai
vantaggi processuali, essenzialmente flessibilità e regolazione fine dei parametri di lavoro, ottenibili rispetto a macchine con azionamenti tradizionali, soprattutto se del tipo a frizione fissa. La riprova di questa affermazione è il consenso, molti di loro contano più di un azionamento Hagglunds nelle sala mescole, ottenuto con alcuni dei maggiori produttori di mescole conto terzi, molto sensibili ai costi di produzione ma anche ricettivi verso soluzioni che permettano di gestire agevolmente le problematiche legate ad una enorme varietà di ricette. Questa breve relazione non ha la pretesa di insegnare come produrre mescole in gomma ma è il risultato di anni di stretta collaborazione con una clientela variegata, per dimensioni e
La possibilità di variare indipendentemente, con continuità ed estrema rapidità la velocità e il rapporto di frizione fra i cilindri di un mescolatore aperto comporta una serie di vantaggi che hanno effetti rilevanti sull’ottimizzazione dei tempi di produzione, sull’efficienza complessiva delle linee e quindi sui costi globali. È ad esempio possibile, adeguando il rapporto di frizione, rendere più veloce il cilindro anteriore, generalmente collegato al blender, incrementare il numero di passaggi della mescola e quindi il lavoro ad essa applicato, sempre controllandone lo stato fisico e la temperatura, che spesso risulta addirittura ridotta. Frizione variabile vuol dire anche poter mantenere il controllo della mescola evitando che possa far pancia o peggio ancora far banco sul cilindro opposto alla postazione dell’operatore. Gli impianti Hagglunds sono generalmente corredati da un semplice pannello di controllo, posto a bordo macchina, comprendente due potenziome-
L’azionamento classico per mescolatori in linea da 2.140x660mm prevede l’impiego, per ciascuno dei cilindri, di un motore Compact CB 280, cilindrata 17.600cc/giro, coppia specifica 280 Nm/bar. L’incremento di velocità di rotazione rispetto ai valori medi delle soluzioni elettromeccaniche, richiede un aumento della potenza elettrica complessivamente installata in centrale, normalmente 1x250, 2x132 sino a 2x160kW. A lato: curve coppia velocità per ciascun motore CB 280, in funzione della potenza elettrica installata.
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Azionamenti idraulici
Curve Coppia-Velocità di un azionamento idraulico Hagglunds (a sinistra) e AC a frequenza variabile (a destra).
tri: il primo fissa la velocità del cilindro definito come primario o “Master”, l’altro agisce sul rapporto di frizione fra il master ed il secondo cilindro (lo “slave”). L’operatore, in caso di comportamento anomalo della mescola, può immediatamente intervenire agendo su velocità e rapporto di frizione ottimizzando così i tempi di produzione. Infine il rapporto di frizione è direttamente correlato al gradiente di taglio cui è sottoposto il compound nel passaggio fra i cilindri e quindi all’ottimale dispersione degli ingredienti non solo sulla superficie ma su tutto il volume della mescola stessa. Questa flessibilità è tanto più utile ed auspicabile quanto più vasta e varia è la gamma di prodotti. In ripresa risulta facilitata la formazione del banco anche in caso di cilindri molto lenti, sempre senza il rischio di innalzare troppo la temperatura, mentre in fase di scarico la velocità può essere incrementata al massimo. Altro fiore all’occhiello è la possibilità di ridurre a 10° o poco più lo spazio di arresto dal tocco della barra di sicurezza, vero fattore di prevenzione infortuni, introducendo la contro rotazione in un tempo ben inferiore ai 3 secondi e senza alcun contraccolpo sulla meccanica della macchina, grazie anche alle ridottissime inerzie intrinseche del motore idraulico in presa diretta. L’inoffen-
sività della manovra permette la verifica del funzionamento dell’arresto di emergenza alla ripresa del lavoro dopo una pausa o dopo ogni cambio turno. Rispetto ai sistemi a frizione variabile di tipo elettromeccanico, l’azionamento Hagglunds, eccezionalmente compatto, permette una eccellente riduzione degli spazi occupati attorno al mescolatore (la centrale idraulica può essere posta a distanza), una maggiore semplicità del sistema con un numero minimo di componenti soggetti a manutenzione, un migliore sfruttamento della potenza installata. Il cilindro veloce assorbe infatti una potenza ben superiore al suo gemello, sia per la maggior velocità di rotazione sia per la maggiore richiesta di coppia, dovuta ad un “trascinamento” del cilindro lento, effetto crescente col rapporto di frizione. La differenza di potenze erogate dai due motori elettrici, nel caso di rapporto di frizione intorno a 1:1.15 si attesta intorno al 25-30%. Impiegando nella centrale idraulica un solo motore elettrico di grossa taglia e collegando ad esso entrambe le pompe di alimentazione dei motori idraulici, tutta la potenza disponibile può essere realmente sfruttata, arrivando anche a ridurre il numero di kW installati. Sempre dal punto di vista energetico, è possibile, su richiesta, gestire l’impianto attivando la funzione “potenza
costante” che consente di eliminare i picchi di assorbimento di corrente durante il batch. L’elettronica di comando è in grado infatti di imporre, come conseguenza di richieste di coppie superiori al valore nominale, una temporanea e opportuna diminuzione della velocità secondo l’equazione Potenza targa Velocità max = ------------------------x 9549 Coppia richiesta mantenendo al di sotto del valore di targa la potenza erogata dal motore elettrico che, di conseguenza, si trova costantemente a ruotare alla velocità di sincronismo e non introduce armoniche indesiderate nella rete elettrica dello stabilimento. Anche nella fase di avviamento del mescolatore le punte di assorbimento di corrente sono rese minime dal fatto che, trovandosi le pompe idrauliche a cilindrata azzerata (velocità e quindi potenza uguali a zero), il motore elettrico in centrale “sente” la macchina vuota anche quando, in realtà, non lo è. Aumentando gradualmente la velocità dei motori idraulici, normalmente dimensionati per poter fornire continuativamente fino al 180% della coppia nominale di progetto, è addirittura possibile riportare in temperatura un batch di mescola raffreddatasi sui cilindri, ad esempio per un black out.
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Azionamenti idraulici
Mescolatore a cilindri da 100 pollici di tavola, azionamento a velocità e frizione variabile mediante doppio motore Compact CB 400, uno per lato della macchina.
Mescolatori chiusi I mescolatori chiusi sono macchine decisamente più sollecitate dal punto di vista meccanico e, durante batch, richiedono punte di erogazione di coppia più rapide ed elevate rispetto a quanto mediamente registrato sui mescolatori a cilindri. I motori idraulici sono, generalmente, dimensionati per poter erogare fino al 200% della coppia nominale, soprattutto in corrispondenza del carico di blocchi di polimero freddo, dell’aggiun-
ta del carbon black e dell’intervento del peso pressatore. E soprattutto possono erogarla in continuo e senza interruzione, rendendo possibile il mantenere in pressione il peso pressatore per tempi prolungati a piacere, mentre il motore idraulico continua a trasmettere all’albero della macchina valori di coppia superiori al nominale del sistema elettromeccanico equivalente, che sarebbe invece fermato dalle termiche. In questo modo, in alcune produzioni, potrebbe risultare più efficace la
Nei mescolatori chiusi è più evidente il risparmio di peso sul mezzanino e di spazio occupato attorno alla macchina. 26 |
L’INDUSTRIA DELLA GOMMA | ELASTICA
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masticazione del polimero freddo e la uniforme dispersione degli ingredienti. La ridottissima inerzia dei motore idraulici lenti e la loro capacità di tagliare repentinamente ed efficacemente i picchi di coppia, sono la miglior garanzia a salvaguardia della meccanica. Gli azionamenti elettrici, sia per le inerzie molto elevate dei motori (moltiplicate per il rapporto di riduzione) sia per le reazioni repentine alle brusche variazioni di carico, tendono a stressare maggiormente sia il riduttore sia i codoli dei rotori. Se un sistema idraulico può limitare i picchi di coppia a circa il 120% del valore massimo desiderato, un sistema elettromeccanico può facilmente raggiungere anche il 300-400% del nominale. Sempre allo scopo di proteggere la macchina da stress eccessivi, i sistemi Hagglunds permettono di intervenire facilmente sulla valvola parzializzatrice del peso pressatore, smorzandone l’azione ogniqualvolta la pressione (coppia) nei motori idraulici raggiunge valori troppo elevati. L’inerzia ridotta consente di accelerare e decelerare in un tempo molto inferiore a quello degli azionamenti tradizionali, soprattutto se di grossa taglia: la maggiore accelerazione consente una riduzione dei tempi di batch, la rapidissima decelerazione favorisce il controllo della temperatura nella camera e riduce il rischio di scottare le mescole. Nei mescolatori chiusi tangenziali, durante batch, oltre alla velocità ed al rapporto di frizione può essere modificato l’angolo di fase fra le creste dei rotori e, in alcuni casi, anche la direzione di rotazione di uno o di entrambi i rotori stessi (previo consenso del costruttore della macchina). Queste manovre promuovono la dispersione ottimale degli ingredienti, così come il raggiungimento e il mantenimento della temperatura corretta. Consentono inoltre di variare i flussi all’interno del mescolatore e risolvere eventuali ristagni, tanto più frequenti quanto maggiore è lo stato di usura dei rotori che altera la corretta circolazione della mescola all’interno della camera.
Azionamenti idraulici
Sono quindi evidenti i benefici che questo tipo di azionamento può apportare, in termini di produttività, costanza della qualità e riduzione della difettosità delle mescole in produzione. Sui mescolatori chiusi, vedi figura alla pagina precedente, è ancora più evidente il risparmio di peso e di spazio intorno al mescolatore. Hagglunds disegna su misura le centrali idrauliche, di costruzione completamente modulare e installa solo la potenza indispensabile al raggiungimento delle velocità massime di rotazione desiderate dal cliente e delle tipologie di mescole da produrre. L’impianto è completamente personalizzabile in funzione della filosofia adottata dal tecnologo, in termini di velocità massime, che richiedono maggiore o minore portata di fluido idraulico, del tipo di mescole prodotte e del ricorso al peso pressatore più o meno frequente, che influenza il valore complessivo di coppia installata. Per i mescolatori chiusi, soprattutto se di grosse dimensioni, si privilegia una struttura modulare delle centrali idrauliche di potenza, impiegando più motori elettrici di piccola taglia, in modo che la produzione possa utilizzare solo i gruppi realmente necessari, in funzione del compound in lavorazione.
Le prestazioni dell’azionamento, a patto di studiare prima le possibili modifiche, sono incrementabili anche successivamente all’installazione, sia in termini di coppia che di velocità. È possibile selezionare motori idraulici della serie opportuna nei quali, sostituendo una o più cam curve, si possa ottenere un incremento di cilindrata e di coppia anche successivamente all’installazione, per adattare la macchina a produzioni più impegnative. Aggiungendo moduli di centrale supplementari, ovvero gruppi motore elettrico pompa idraulica collegati ai servizi della centrale principale, è invece possibile incrementare le velocità massime. Tipicamente il mescolatore chiuso impiegato nella produzione di mescole colorate e senza carbon black richiede coppie e potenze sino al 20-25% inferiori a quelle di macchine utilizzate nella produzione di compound per articolo tecnico o per il pneumatico. Per questo tipo di produzione, 1.01.1MW in centrale sono generalmente sufficienti per un 270 litri tangenziale alla velocità di circa 48-52 giri/min. Un domani lo stesso mescolatore si potrà convertire alla produzione di mescole e master nel settore del pneu-
Pomini 11D da 240 litri, motorizzato nel 1994 e tuttora in funzione. Ad oggi, in Italia, ne sono stati motorizzati 7 esemplari.
matico incrementando la cilindrata del motore idraulico e la potenza installata di circa 3-400kW in un modulo supplementare, per raggiungere i 57-59 giri/ min. Un ultimo esempio: per motorizzare idraulicamente un tipico mescolatore tangenziale da 240 litri di costruzione italiana mantenendo le stesse velocità massime originali, supponiamo intorno ai 42 giri, si installano circa 260kNm di picco, una centrale da 750kW di potenza e tre pompe da 500cc. Sulla stesa macchina è possibile incrementare la velocità massima aggiungendo solamente un altro motore elettrico e relativa pompa idraulica di taglia opportuna: con altri 250kW e 500cc di capacità pompante si possono raggiungere i 55giri/min, il tutto salvaguardando l’investimento iniziale, cosa abbastanza difficile con un sistema elettromeccanico. Le problematiche manutentive meritano poi un’analisi particolare. La ricambistica è disponibile in tempi brevi, motori idraulici e pompe sono articoli “off the shelf”, e a costi limitati rispetto a quello di un riduttore o di un motore elettrico di grossa taglia, grazie alla costruzione modulare degli azionamenti. I sistemi Hagglunds sono estremamente semplici in termini di componentistica, quindi facili da mantenere e, a patto di effettuare interventi regolari, nell’ordine di uno ogni 6-12 mesi, volti più che altro a verificare le tarature, la sostituzione dei filtri, l’efficienza degli scambiatori di calore e lo stato del lubrificante, hanno dimostrato un’eccezionale affidabilità. Hagglunds segue in prima persona i propri impianti sino dalla nascita e per tutta la vita in servizio, offrendo contratti chiavi in mano personalizzati sulle esigenze delle singole installazioni. E il fatto che molti clienti non si siano fermati al primo impianto ma, in alcuni casi, abbiano motorizzato idraulicamente l’intera sala mescole, dimostra che Hagglunds ha saputo far fronte alle aspettative dell’industria di processo, che richiede affidabilità, efficienza e bassi costi di gestione, confermando con i fatti quanto promesso.
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Una chiacchierata con Francesco Valsecchi
A proposito di macchine per lo stampaggio di a.d.p.
L’avvento della globalizzazione dei mercati, la continua minaccia proveniente dai paesi emergenti unita all’attuale crisi planetaria, hanno determinato e stanno ancora determinando un profondo cambiamento nell’assetto delle PMI che operano nel settore della gomma. Ricordiamo, peraltro, che tra le aziende produttrici di macchine per lo stampaggio si è dovuto registrare, nello stesso periodo, una crisi che ha portato alla rimodulazione di alcuni prestigiosi marchi Italiani.
O
ra alla luce di tale situazione anche l’assetto delle società che producono/commercializzano apparecchiature per lo stampaggio ha subito un radicale cambiamento. State of Art Technologies è una società nata di recente (nel 2007), da una idea di Francesco Valsecchi, che ha saputo interpretare tale cambiamento proponendosi di rappresentare, per il mercato italiano, tre società europee che producono macchine per lo stampaggio, specializzandosi sia nella tipologia delle macchine sia nella tipologia delle tecnologie utilizzate. Con lui abbiamo parlato dell’esperienza di questi primi anni di attività e dei progetti e delle aspettative per il futuro. Vuole spiegarci qual è stata la sua idea e in che cosa consistono le specializzazioni delle società che State of Art Technologies rappresenta in Italia nel comparto dei polimeri? La mia società si occupa della vendita e servizio sul mercato Italiano di aziende costruttrici di presse ad iniezione e compressione per lo stampaggio dei tecnopolimeri, elastomeri, siliconici e compositi con forza di chiusura da 10 ton a 3000 ton. Le aziende rappresentate sul tutto il territorio nazionale sono state attentamente selezionate a livello europeo
Francesco Valsecchi.
per poter offrire le tecnologie migliori allo stampatore Italiano. La società crede in aziende che si sono specializzate nel corso degli anni in specifici segmenti più che ad aziende che cercano di coprire troppi settori applicativi. Le presse per lo stampaggio, escluse alcune applicazioni speciali, sono prodotti di serie che devono essere industrializzati. Le cadenze produttive oggi sono tali che lo stampatore necessita di un prodotto altamente affidabile nel tempo, estremamente preciso e con costi di esercizio molto contenuti. Queste performance si ottengono solo industrializzando ed ottimizzando la produzione di presse, partendo da un progetto che con il tempo è continuamente migliorato in base ai feedback da parte dell’utilizzatore finale.
Oggi la pressa è una macchina sempre più complessa che racchiude gli ultimi ritrovati nell’elettronica, idraulica e meccanica. I produttori devono faticare molto per raggiungere e mantenere una massa critica che consenta una struttura di livello (produzione, progettazione, ricerca e sviluppo, sviluppo software ecc. ecc.). Questo è possibile solo se si ha una presenza a livello globale ed una produzione annuale che permetta di sfruttare l’economia di scala, altrimenti in breve tempo si accumulano pesanti perdite. La storia recente di alcuni costruttori Italiani va da sé. Nel settore degli elastomeri State of Art Technologies offre una gamma di macchine per lo stampaggio molto completa come ad esempio le presse di piccolo tonnellaggio, dove produt-
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Una chiacchierata con Francesco Valsecchi
tività e flessibilità oltre alla maggior precisione sono meglio gestibili, infatti, c’è sempre un più elevato interesse da parte dei trasformatori/stampatori a tali presse.
LA NUOVA SEDE E IL SERVIZIO PRE E POST-VENDITA Com’è organizzata la sua azienda in termini di servizi pre e post-vendita e quali sono le società che rappresenta con la propria specificità produttiva? La mia azienda, oggi ha un’organizzazione in grado di garantire un servizio pre e post- vendita d’alto livello, in linea con la gamma di prodotti che distribuisce.
ni fa che ora impiega più di mille dipendenti. Maplan è stata la prima azienda ad introdurre il sistema innovativo FIFO, un sistema che non ha rivali a livello di precisione e pressione specifica disponibile nello stampo. Le caratteristiche principali del FIFO sono: precisione, ripetibilità, rapporto di plastificazione omogenea, elevata pressione specifica, facilità di pulizia. Le macchine per lo stampaggio prodotte da Maplan si distinguono per il loro design, ergonomia, compattezza e facilità di utilizzo. Nel 2009 Maplan per prima, tra i costruttori di macchine per la gomma, ha
La sede di State of Art Technologies.
Nella nuova sede di Calvenzano, in provincia di Bergamo, c’è uno staff adeguato di 8 persone di cui 3 tecnici di assistenza presenti costantemente sul territorio. A livello tecnico commerciale sono io stesso a gestire direttamente una rete di vendita distribuita su tutto il territorio nazionale. Sempre nella nuova sede è allestito uno show room per prove stampo e training alla clientela, oltre ad un magazzino ricambi in costante crescita di pari passo con l’aumento delle vendite. Per quanto riguarda le società che rappresento, iniziamo dall’austriaca Maplan, azienda leader per la produzione di macchine per lo stampaggio ad iniezione di elastomeri fino a 1000 ton. Maplan fa parte del gruppo austriaco Starlinger, un gruppo nato 170 an30 |
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introdotto sul mercato la tecnologia del servomotore sulla pompa. Questa innovazione consente un risparmio sulla consumo di corrente primaria (motopompa) fino al 70%, attraverso l’ottimizzazione dei tempi improduttivi e della potenza richiesta. Il sistema rende anche la macchina molto più silenziosa e più veloce nei movimenti.
STORIA E VANTAGGI DEL SISTEMA FIFO Ci vuole spiegare come, quando e perché nasce il sistema FIFO Maplan? L’idea fu sviluppata in Austria agli inizi degli anni ’80. Questo sistema è stato ed è il cuore delle presse ad iniezione per elastomeri Maplan da più di 20 anni. Ne è prova il fatto che è stato copiato negli ultimi anni da molti con-
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correnti, confermando le qualità eccezionali di questo sistema. Le caratteristiche più importanti sono le seguenti: · il primo materiale plastificato ad essere introdotto nella camera d’iniezione è il primo ad essere iniettato. Il tempo minimo di permanenza nella camera e la lunghezza dell’ugello molto ridotta fanno si che il materiale può essere portato ad alte temperature prima di essere iniettato. Il tempo di riscaldamento e la lunghezza del ciclo possono quindi essere ridotti con un aumento della produttività; · la distanza tra la camera d’iniezione e lo stampo è la più corta possibile e diretta. Per questo motivo c’è solo una minima perdita di pressione nel passaggio dalla camera d’iniezione allo stampo; · l’unità d’iniezione può essere pulita e la mescola cambiata rapidamente, grazie all’ottima accessibilità e al design della valvola di ritegno. Se il materiale si vulcanizza nella camera d’iniezione, la procedura di pulizia avviene come segue: fare risucchio e muovere l’unità d’iniezione nella posizione di pulizia; il materiale vulcanizzato rimarrà sulla punta dell’iniettore; plastificare un po’ di mescola; rimuovere il materiale vulcanizzato dalla punta della valvola di ritegno. La camera d’iniezione sarà così pulita. Questa procedura di pulizia può essere svolta alla fine di ogni turno di lavoro o quando si deve cambiare mescola. L’unità d’iniezione Maplan ha i seguenti vantaggi rispetto all’unità d’iniezione con ugelli molto più lunghi e in alcuni casi anche non diritti: la vulcanizzazione in camera è facilmente evitata, la pulizia è veloce e facile, i tempi di vulcanizzazione nello stampo sono più corti, le perdite di pressione sono minime. I 2000 bar d’iniezione disponibili nella camera d’iniezione raggiungono lo stampo quasi intatti; quindi con le presse Maplan non è necessario nel 99% dei casi aumentare la pressione
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d’iniezione, come invece è spesso richiesto con altri tipi di iniettori. L’istituto austriaco di ricerca sui materiali plastici ed elastomerici ha inoltre certificato le ripetitività del materiale iniettato. Il valore più significativo è la deviazione standard del volume iniettato, che è stato a livelli eccellenti in tutti i test. La percentuale di deviazione ottenuta è sempre stata intorno al punto zero. La certificazione è stata data sui seguenti modelli: MHF 300/400 (pressa orizzontale da 300 ton e 400cc); MTF 280/1500 (pressa verticale da 280 ton e 1500cc); MTF 460/4000 (pressa verticale da 460 ton e 4000cc). Le macchine sono state esaminate sia con i vecchi trasduttori a risoluzioni 0,1mm, sia con i nuovi “encoder” con risoluzione a 0,01mm. Capacità d’iniezione 100 cc 400 cc 750 cc 1500 cc 2500 cc 4000 cc
La pressa ad iniezione Maplan 300.
precisione di dosaggio 0,01 cc 0,027 cc 0,044 cc 0,064 cc 0,09 cc 0,123 cc
Questa tabella di resoconto del test, mostra che la precisione di dosaggio dell’unità d’iniezione Maplan è dello 0,01%. Il rapporto afferma, inoltre, che la precisione di dosaggio aumenta ulteriormente migliorando il sistema di misurazione (trasduttori ad alta risoluzione). Il test certifica, inoltre, che un determinato volume può essere riprodotto sulle presse in tempi diversi. La memorizzazione dei parametri lo assicura, perfino se altri tipologie di pezzi sono stati stampati nel frattempo. Mi faccia un esempio di macchina Maplan. La Maplan 300 è la più compatta e la più ergonomica sul mercato, una macchina ad iniezione progettata per lo stampatore di elastomeri del futuro. La vera innovazione sta nella semplicità costruttiva e di utilizzo, bassissimi costi di esercizio
La pressa ad iniezione orizzontale per silicone liquido Boy 22 A.
abbinati ad una elevatissima precisione e ripetibilità di processo che solo il sistema originale FIFO Maplan può garantire.
PERCHÉ LE MACCHINE DI PICCOLO TONNELLAGGIO E cosa mi può dire delle altre aziende rappresentate? La scelta di rappresentare in Italia una casa tedesca come Dr. Boy non è casuale ma dettata dalla consapevolezza di una specificità della casa nella produzione di presse di piccolo tonnellaggio (da 10 ton
a 90 ton), novità assoluta per il mercato italiano. Dr. Boy è un’azienda, specializzata da oltre 40 anni nella produzione di presse ad iniezione di piccolo tonnellaggio con 5 modelli di base disponibili in 15 versioni differenti. Il numero limitato dei modelli, fabbricati in grande serie, permette un elevato standard qualitativo. Tutte le macchine ad iniezione Boy si propongono per lo stampaggio di materiali termoplastici, elastomeri, gomme siliconiche solide e liquide, termoindurenti.
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La pressa a compressione 8000 S di Wickert.
Il magazzino ricambi di State of Art Technologies.
Caratteristiche fondamentali di queste presse sono l’apprezzatissima compattezza e le economie di esercizio ottenibili grazie al servomotore sulla pompa e al moltiplicatore di pressione brevettato. Un’altra particolarità che caratterizza il prodotto Boy è il sistema di costruzione a 2 piani. I vantaggi determinati da questa soluzione costruttiva si concretizzano in una inimitabile compattezza, un’ottima accessibilità e, grazie al numero ridotto di parti in movimento, in un consumo energetico molto contenuto. 32 |
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Perché uno stampatore dovrebbe comprare una macchina di piccolo tonnellaggio? L’acquisto di tali apparecchiature è consigliato quando è richiesta elevata flessibilità, riduzione dei costi unite ad un elevato standard qualitativo. Infatti, l’uso delle macchine per stampaggio ad iniezione di piccolo tonnellaggio offre molti vantaggi: · avviamento della produzione più veloce, elevata modularità; · usando più macchine piccole, se una
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macchina oppure uno stampo ha un problema, si ferma solo una parte della produzione; · allo stesso modo si possono usare materiali oppure colori diversi sulle varie macchine; · produzioni parallele di pezzi da assemblare successivamente (riduzione degli stock); · c’è una flessibilità più elevata nell’ottimizzare le macchine e gli stampi in base alle richieste produttive. Anche quando la richiesta cambia, si può produrre con maggior efficienza, infatti, l’aumento segue la richiesta e il rischio d’investimento è drasticamente ridotto; · ridotta richiesta di capitale nella fase di start-up; · durante la fase di espansione, step intermedi sono possibili evitando di dover investire in grandi infrastrutture come richiedono le macchine di più grande tonnellaggio. Lo spazio disponibile per la produzione può essere ottimizzato. Picchi di richiesta possono essere soddisfatti senza investimenti elevati in nuovi capannoni; · stampi più piccoli hanno tempi di consegna più veloci; · stampi pilota sono disponibili più velocemente e possono essere costruiti a costi inferiori; · macchine piccole possono essere facilmente spostate all’interno della fabbrica. Il trasferimento della produzione o parte della produzione in un sito diverso è molto più semplice con macchine più piccole. Per quanto riguarda i costi è il caso di sottolineare che: · un cambio rapido dello stampo o dell’iniettore è molto più semplice senza l’ausilio di sistemi di sollevamento particolari con le gru; · le macchine piccole possono essere integrate in concetti di produzione in automatico; · la manipolazione può essere semplificata e velocizzata e si migliora la sicurezza produttiva; · tempi di ciclo e movimenti della macchina più veloci con il vantaggio di
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una maggiore efficienza nella regolazione della temperatura stampo; · minore necessità di cambio del colore dovuta alla possibilità di produzioni parallele dello stesso articolo su più macchine; · cambio colore più veloce grazie al volume inferiore e canali caldi più semplici - meno cavità rispetto a macchine più grandi; · minore spreco di materiale quando c’è il cambio colore; · macchine più grandi richiedono spesso pavimenti speciali per elevati carichi; · se si utilizzano macchine piccole, si possono effettuare prove su una macchina senza fermare tutta la produzione; · mantenere uno stock di pezzi di ricambio per macchine piccole costa meno che con macchine più grandi; · le macchine piccole possono essere più facilmente vendute nel mercato dell’usato e mantenere un valore più elevato. In merito alla qualità possiamo dire che: · una maggiore precisione si raggiunge con meno cavità, il processo è più accurato, elevata la ripetibilità/riproducibilità e affidabilità; · nel caso di problemi qualitativi e deviazioni, questo non influenza tutta la produzione; · i problemi possono essere risolti più facilmente e più velocemente. Trovare un problema in una/poche cavità è molto più semplice; · usando stampi ad una cavità senza canali si può scegliere il punto ottimale d’iniezione senza l’uso di canali caldi o addirittura l’utilizzo di uno stampo con terza piastra; · stampi meno complicati e più affidabili; · le piccole macchine per stampaggio ad iniezione possono essere equipaggiate con sistemi di sicurezza stampo molto sensibili ed economici; · pezzi tecnici con forme complicate spesso non sopportano un elevato numero di cavità, per esempio, quando si usano guance o martinetti; · aumento della sicurezza produttiva
Un particolare della show room.
quando si fanno turni senza operatore; · quando si usano macchine per stampaggio di piccola dimensione, in generale il parco macchine viene aumentato per soddisfare la capacità necessaria. Con la filosofia del piccolo, si possono usare macchine più nuove e tecnologicamente avanzate, inoltre la sostituzione di vecchie macchine è facilitata da tempi di consegna molto rapidi. Le macchine di piccolo tonnellaggio mantengono nel mercato dell’usato una quotazione piuttosto elevata. In conclusione, l’utilizzo di tali apparecchiature produttive in un settore come lo stampaggio ad iniezione di articoli in gomma di piccole dimensioni può essere in grado di risolvere molti problemi in termini di efficienza produttiva, cui molte aziende vanno incontro. Inoltre, una produttività così versatile e pronta potrebbe anche essere una significativa risposta, in termini di efficienza e di riduzione dei costi, ad una concorrenza internazionale con etica discutibile. E per finire che cosa può dirci in merito all’ultima società rappresentata? Last but not least è la Wickert.
Azienda leader per la produzione di macchine a compressione da 10ton a 3.000 ton, Wickert è un costruttore tedesco di presse a compressione da 40 a 6.000 ton di elevata qualità che ha oramai raggiunto una leadership mondiale nelle presse con campana del vuoto e per camera bianca. Wickert è stata fondata nel 1901 e da allora è sempre stata gestita dalla famiglia Wickert ora con Hans Wickert (terza generazione). Un’azienda che ha determinato lo sviluppo di presse idrauliche per pezzi stampati sempre con logica innovativa per più di 100 anni. Wickert offre soluzioni con benefici documentati, come ad esempio l’assoluto parallelismo dei piani delle presse perfino sotto massimo carico, oppure la precisione elevatissima della distribuzione delle temperature su tutto lo stampo anche con piani molto grandi. Wickert si distingue con questi traguardi: la più grande pressa al mondo per camera bianca con campana del vuoto, la più grande pressa per PTFE in Europa, la più grande pressa con campana del vuoto in Europa, la pressa a caldo da 100 ton più precisa al mondo.
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Prestazioni ed affidabilità nelle applicazioni più impegnative.
Azionamenti versatili per il massimo controllo.
Bosch Rexroth e Hägglunds: insieme ancora più forti Le trasmissioni a frizione e velocità variabile Hägglunds, oggi parte del Gruppo Bosch Rexroth, forniscono potenza e flessibilità in una configurazione compatta, senza riduttori e fondazioni. La nostra gamma di motori e di azionamenti idraulici completi vi assicura il massimo controllo ed affidabilità, anche nelle condizioni più severe. Bosch Rexroth. The Drive & Control Company
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L’assemblea di Assocomaplast
Macchine e impianti riprendono slancio La crescita delle esportazioni testimonia che la tecnologia italiana fa premio sui mercati esteri. La Germania resta al primo posto tra i paesi di destinazione, ma è importante sottolineare che in seconda posizione si colloca oggi la Cina.
P
er l’industria italiana delle macchine per gomma e materie plastiche l’uscita dai tempi duri della crisi sembra ormai vicina. Secondo i dati resi noti nel corso dell’assemblea dell’associazione di categoria, l’Assocomaplast, nel primo trimestre di quest’anno le esportazioni sono aumentate del 24%, arrivando a sfiorare i 500 milioni di euro. Le importazioni a loro volta sono cresciute del 12% a testimonianza che il mercato interno ha ritrovato una certa dinamicità. D’altro canto indicazioni positive vengono anche dall’indagine congiunturale associativa che all’inizio di giugno indica una previsione di incremento del fatturato da parte del 48% degli interrogati e di stabilità da parte del 40%. Per quanto riguarda poi il portafoglio ordini, il 19% ha registrato un miglioramento rispetto al mese precedente e il 52% rispetto allo stesso mese del 2010.
In forte aumento le esportazioni verso la Cina “Tutto sommato, ha commentato il presidente Giorgio Colombo, credo che quasi tutti gli indici statistici e congiunturali forniscano un’immagine positiva e di buon auspicio almeno per l’immediato futuro del nostro settore, pur essendo consapevole che le medie statistiche spesso nascondono i picchi positivi e quelli negativi che sono propri
di ogni singola azienda, come accertato dalla segreteria della nostra Associazione su indicazione dei soci non ancora usciti dalla crisi profonda del 2008-2009 e di altri che, invece, hanno incrementi di fatturato ben al di sopra della media”. Una iniezione di fiducia è venuta anche dall’intervento fatto all’assemblea dal prof. Marco Fortis, vice-presidente della Fondazione Edison, che ha contestato le prese di posizioni di alcuni organi di stampa. Fortis, sulla scorta di dati e indagini di Istat, Banca d’Italia, Eurostat, ha tracciato un quadro dell’industria italiana, e della meccanica in particolare, molto meno negativo di quanto normalmente si dipinga. Tornando all’andamento del primo trimestre, si rileva, oltre al buon andamento degli stampi (che superano i 124 milioni di euro) il forte incremento dell’export delle macchine ad iniezione, degli estrusori e delle presse. Per quanto riguarda i mercati di sbocco, la Germania mantiene saldamente il primo posto, mentre invece cambia significativamente la graduatoria successiva. La Cina, con quasi 42 milioni (erano meno di 27 un anno prima) supera la Francia, che registra meno di 32 milioni. Forte crescita degli Stati Uniti, che salgono al quarto posto con circa 25 milioni (19 nel corrispondente periodo del 2010), seguiti da Polonia (+60%), India (+133%) e Brasile (+103%).
Giorgio Colombo
Andamento inverso invece per Russia e Turchia che scendono sotto i 20 milioni di euro.
Ripensare il ruolo di imprese e associazioni La relazione di Giorgio Colombo all’assemblea non si è ovviamente limitata a tracciare il quadro congiunturale del settore, ma ha affrontato anche problemi e situazioni sui quali vale la pena di richiamare l’attenzione. Il presidente ha ricordato in apertura
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L’assemblea di Assocomaplast
Import-export italiano di macchine, attrezzature e stampi per materie plastiche e gomma (gennaio-marzo - migliaia di euro) stampatrici flessografiche impianti per mono e multifilamenti macchine a iniezione estrusori e linee di estrusione macchine per soffiaggio termoformatrici presse per pneumatici e camere d’aria presse macchine per formare o modellare, altre macchine per resine reattive macchine per materiali espansi attrezzature per riduzione dimensionale mescolatori, impastatori e agitatori taglierine e macchine per taglio altre macchine parti e componenti stampi totale
un rilievo fatto dal suo predecessore Riccardo Comerio che, un ano fa, aveva osservato come le aziende del nostro paese siano troppo piccole rispetto ai concorrenti stranieri. “Per questo motivo -ha detto- occorre più che in passato, fare rete, collaborare maggiormente impresa con imprese e, in parallelo, imprese con associazione di categoria”. Bisogna però dire che nonostante la fragile struttura gestionale le aziende italiane vantano successi di innovazione e tecnologia ampiamente riconosciuti. Per questo Assocomplast ha deciso di dare vita, in occasione di Plast 2012, a un concorso “al fine di creare una vetrina sulla innovazione del comparto sot-
2.782 295 12.895 5.727 5.942 1.986 102 3.567 2.359 9 1.762 1.147 388 692 5.607 22.505 46.198 113.964
2.262 238 16.153 4.545 5.303 386 425 3.208 1.778 213 856 962 189 435 4.724 30.616 55.514 127.805
to i profili tecnologici, applicativi e commerciali”. La relazione di Giorgio Colombo ha toccato, nelle sue conclusioni un aspetto delicato e al tempo stesso di grande interesse. Sentiamo direttamente le parole che ha rivolto ai suoi colleghi. “Infine, vi chiedo di riflettere e di esprimervi su un argomento che preoccupa molte imprese che sostengono l’originalità e la validità del made in Italy. In questi anni, sempre più, anche per poter continuare a competere con la concorrenza più agguerrita, le fabbri-che italiane - non solo del nostro settore - si sono rivolte alla subfornitura proveniente da paesi con un
25.380 3.469 14.507 42.936 27.596 3.932 3.261 11.583 22.485 5.088 4.823 2.555 3.884 1.440 57.100 55.725 115.002 400.767
20.427 6.665 19.357 54.686 24.909 13.242 6.227 16.206 30.083 7.811 5.207 3.386 3.671 2.738 70.467 88.668 124.210 497.959
basso costo della manodopera e delle materie prime. Di conseguenza, sempre più difficile è risultata la definizione di “made in Italy”. Diversi soci di Assocomaplast ci hanno segnalato il crescente fenomeno caratterizzato, purtroppo, qualche volta dall’introduzione nel mercato di macchinario marcato come italiano ma in larga parte prodotto all’estero. Penso che col passare del tempo e con la dislocazione all’estero di un numero crescente di aziende fornitrici europee e con la crescita tecnologica dei concorrenti esteri il problema della definizione dell’ “origine” delle macchine sarà sempre più problematica. Che cosa fare per classificare “made in Italy” le macchine realmente progettate e costruite esclusivamente nel nostro paese? Il grande quesito sarà oggetto di attenta riflessione e di concrete proposte ai soci nei prossimi mesi, per poter poi raccogliere il parere definitivo della base associativa”:
La nuova Giunta
Nei primi mesi dell’anno le esportazioni italiane di macchine per gomma e plastica (nella foto un impianto della Colmec) sono aumentate del 24%. 36 |
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Nel corso dell’assemblea è stata rinnovata la Giunta dell’Associazione per il triennio 2011-2014. Sono stati eletti Vincenzo Balzanelli (F.B. Balzanelli Avvolgitori), Elisabetta Cirielli (Cibra Nova), Michele Gamberini (Sica), Massimo Margaglione (Gefit), Leonardo Peli (Govoni Sim Bianca Impianti), Pierino Persico (Persico), Nicola Piovan (Piovan), Dario Previero (Previero N.), Silvio Tavecchia (Negri Bossi).
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Macchine per gomma
L’importanza di appartenere a un grande gruppo di Giuseppe Cantalupo
Le evidenze di una ripresa dell’economia sono palesi, e le aziende mettono in atto le strategie più idonee per gestire al meglio questa favorevole situazione. A quattro anni dalla nascita della Pomini Rubber & Plastics in forza dell’accordo tra TechintCompagnia Tecnica Internazionale SpA e Harburg
Freudenberger Maschinenbau GmbH del gruppo L. Possehl & Co.mbH di Lubecca, abbiamo parlato con l’Ing. Riccardo Curti, Amministratore Delegato della società di Castellanza, di questo importante momento e di come la sua azienda si collochi nel contesto evolutivo della realtà attuale.
I
segni di una ripresa economica in atto sono evidenti, e per molti la crisi si può ritenere ormai alle spalle. Ai primi di aprile del 2007 la Business Unit Gomma e Plastica della Pomini diventò proprietà al 100% del gruppo tedesco Harburg Freudenberger GmbH e assunse l’assetto di società con la ragione sociale di Pomini Rubber & Plastics Srl. Come sono stati vissuti questi primi quattro anni, nel corso dei quali è anche avvenuta l’integrazione dell’azienda di Castellanza all’interno del Gruppo HF? È possibile tracciare un bilancio di questo periodo? Su questo, e anche su altri argomenti, abbiamo avuto una conversazione con l’Ing. Curti, che ha inquadrato l’attività della sua società nell’ambito più generale dell’attuale realtà economica. Che è, si, in ripresa, ma che richiede una gestione che tenga anche conto di eventi contrastanti, come, per esempio, l’aumento dei prezzi delle materie prime e la concorrenza dei paesi emergenti, in particolare della Cina. Tali fattori rendono particolarmente impegnativo il contesto in cui deve operare l’Amministratore Delegato di una grande impresa.
LA RIORGANIZZAZIONE DI GRUPPO I risultati dei primi quattro anni di vita della Pomini Rubber & Plastics consentono di tracciare un bilancio più che positivo. Come ci conferma l’Ing. Curti, questo è dovuto al fatto che nell’ambito del gruppo sono stati messi
Riccardo Curti davanti a un poster storico che ricorda l’anno di nascita della Pomini.
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Macchine per gomma
Montaggio di estrusori bivite Convex nello stabilimento di Castellanza.
in atto una serie di radicali cambiamenti organizzativi che hanno portato a una consistente razionalizzazione delle attività sia progettuali che produttive. Al gruppo, formato inizialmente dalla HF e dalla Pomini Rubber & Plastics, si è aggiunta nel 2009 la Farrel Corporation. La successiva integrazione di queste tre realtà ha dato luogo alla costituzione dell’HF Mixing Group. “Si è trattato – spiega l’Ing. Curti – di un evento molto importante che ha avuto una rilevanza decisiva sul fronte dell’organizzazione interna e determinante ai fini degli sviluppi del gruppo. Nel 2010, infatti, ha preso il via un programma di revisione integrale dell’intero parco macchinari che ha portato alla distribuzione diversa e più razionale di ruoli e competenze tra le varie società. L’effetto immediato è stata l’eliminazione di alcune ‘sovrapposizioni’ di macchine simili nelle tre unità operative. Le realtà locali operano ognuna come unità specializzate nella ingegneria e sviluppo, 42 |
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produzione e assistenza alla clientela di una specifica tipologia di macchine, che pertanto ora risultano essere ‘prodotti di gruppo’ e non più legati a questa o quella società del gruppo stesso”. In dettaglio: Harburg-Freudenberger è diventata responsabile delle macchine intermeshing ad assi fissi (i mescolatori compenetranti della seria Intermix E); Farrel, in Inghilterra ha la responsabilità dei mixer tangenziali (i mescolatori Banbury), mentre Pomini Rubber & Plastics quella degli estrusori bivite (Twin Dump Extruders - TDE), che dal 2010 vengono chiamati Convex, e dei mescolatori compenetranti a interasse variabile denominati Intermix VIC. Sempre in forza di questa ristrutturazione operata dal gruppo, la produzione delle macchine per la plastica, che veniva gestita anche dalla società di Castellanza, è passata alla Farrel negli Stati Uniti. “È quella che si definisce ‘Single Brand Strategy’ – prosegue l’Ing. Curti - , la strategia del marchio unico.
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Ben diversa da quella che era in atto prima del 2010 e che era, in pratica, una three-brand strategy. I vantaggi derivanti da questa sinergia di produzione, ingegneria e esperienze sono enormi, soprattutto sul fronte dell’efficacia e dell’immagine verso i mercati: l’omogeneità e uniformità di prodotti offre maggiori possibilità di cogliere tutte le opportunità di mercato e di soddisfare al meglio le esigenze dei Clienti”. Parallelamente alla ingegneria e produzione, è stata riorganizzata anche la parte ‘commerciale’, con la creazione di una funzione vendite unificata di gruppo, la Sales Organization, alla quale rispondono direttamente i venditori delle singole società locali. “È una funzione di coordinamento centralizzata – precisa l’Ing. Curti che consente una presenza capillare e tempestiva del gruppo nel mondo, garantendo ai Clienti un servizio superiore a quello delle singole entità separate. Inoltre, sono stati potenziati e aumentati i Centri di Assistenza locali nel mondo per poter rispondere
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alle richieste della clientela in modo tempestivo e conveniente”.
L’ECONOMIA IN RIPRESA Secondo alcuni, si tratta di segnali di ripresa; secondo altri, di ripresa in atto. Una cosa è certa: in molti settori il confronto delle situazioni pre- e post-crisi registra variazioni percentuali molto positive. Ne parliamo con l’Ing. Curti in una panoramica necessariamente rapida e facendo alcuni esempi. I dati Istat dicono che le nostre esportazioni di articoli in gomma sono aumentate del 16,3% nel primo quadrimestre di quest’anno rispetto allo stesso periodo del 2010 e che il relativo saldo commerciale è di +1,676 miliardi di euro. Segno evidente che anche la produzione registra andamenti chiaramente positivi. A questo riguardo, sempre l’Istat dichiara che la produzione industriale nel suo complesso è aumentata dell’1% in aprile e del 2,5% nel periodo gennaio-aprile 2011. Ritornando all’export italiano, un dato molto lusinghiero è espresso dall’aumento in valore delle esportazioni delle macchine per la gomma e la plastica (stampi compresi), che dai 400 milioni di euro registrati nel primo trimestre 2010 è salito a 498 milioni nei primi tre mesi di quest’anno (+24,5%). Uno sguardo alla situazione globale nel mondo ci dice (fonte l’International Rubber Study Group) che il consumo totale di gomma – naturale più sintetica – è aumentato nel 2010 del 15,3% rispetto al 2009, con 24,61 milioni di tonnellate così ripartite: 10,765 milioni la gomma naturale (+15,4%), 13,845 milioni la sintetica (+15,2%), con un rapporto dei consumi relativi SR/NR di 56/44, invariato. Anche la produzione mondiale è aumentata, salendo a 24,371 milioni di tonnellate (+11% sul 2009): 10,384 milioni la naturale (+7,16%), 13,987 milioni la sintetica. La crescita in atto, quindi, è abbastanza generalizzata ed è confermata
Viti e rotori pronti per il montaggio.
anche da quella del comparto chimico, che interessa il settore automotive in particolare, ma anche l’industria aerospaziale, delle costruzioni, della componentistica elettronica e quella farmaceutica. Una spinta significativa viene dall’aumento della domanda nei paesi cosiddetti emergenti, come la Cina (principalmente), l’India, il Brasile e la Corea. Gli stessi annunci sempre più frequenti di costruzioni di nuovi impianti per la gomma sintetica o di aumenti della capacità produttiva di altri in paesi del sud-est asiatico (Singapore, per esempio) o dell’America Latina - per esempio in Brasile, dove importanti costruttori europei di pneumatici come Pirelli e Continental hanno dato
corso all’espansione di loro impianti - sono la prova di un andamento molto attivo dell’industria manifatturiera. “È un contesto evolutivo inequivocabile – commenta l’Ing. Curti – , del quale la nostra società è sicuramente tra gli artefici principali. Anche perché Pomini Rubber & Plastics, come parte dell’HF Mixing Group, ha saputo cogliere in pieno le opportunità offerte dai mercati non appena c’è stata l’inversione di tendenza all’inizio del 2010. Quando è incominciato il risveglio dalla crisi noi abbiamo saputo essere propositivi ed efficaci nel rispondere alle esigenze di chi si rimetteva in moto. Appena i più importanti produttori mondiali di pneumatici hanno ripreso gli investimenti, siamo stati in grado di fornire loro tempestivamen-
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te i macchinari necessari”. Un risveglio - per restare nel settore del pneumatico - che interessa e coinvolge tutto il mondo. ”I paesi che mostrano una maggiore decisione negli investimenti – prosegue, infatti, l’Ing. Curti – sono proprio quelli che abbiamo citato prima: Cina, India, Brasile, Corea. È un boom, quello registrato nel settore del pneumatico, che è iniziato nella primavera del 2010 e sta continuando ancora. A dimostrazione del fatto che, contrariamente a quello che si temeva, non si è trattato semplicemente di un recupero e di un picco momentaneo dopo la lunga sosta del 2009, ma di una tendenza che è ancora in atto e che sembra confermata anche per il biennio 2012-2013”. Le migliori prospettive della società, quindi, sono legate al settore automobilistico in generale e a quello dei pneumatici in particolare. Le aumentate esigenze di questi mercati in termini sia di quantità che di qualità del prodotto impongono, infatti, la necessità di nuovi investimenti orientati verso ampliamenti della capacità produttiva con nuovi macchinari tecnologicamente avanzati. E, in questo contesto, l’azienda di Castellanza ha sempre dimostrato di essere perfettamente in grado di gestire l’evoluzione in atto nel mercato per la sua capacità di fornire con puntualità ed efficacia le macchine di cui i suoi clienti hanno bisogno. I dati relativi al fatturato ne sono un chiaro esempio. “Dopo un 2009 che è stato semplicemente drammatico a causa del crollo della domanda, con un fatturato di appena 13 milioni di euro, abbiamo registrato un deciso recupero nel 2010 – commenta con soddisfazione l’Ing. Curti – , portandoci a oltre 22 milioni. Quest’anno raggiungeremo oltre 36 milioni di euro, superando così i valori già molto alti del 2008, che era stato un anno particolarmente favorevole con 32 milioni euro. A tutto ciò si aggiunge anche un portafoglio ordini già acquisiti per il 2012 di tutto rispetto. La capacità di crescita 44 |
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Il Convex 12, la più recente versione dell’estrusore bivite.
in tempi rapidi è stata anche possibile grazie alla pianificazione strategica delle scorte a magazzino, messa in atto durante la crisi, che ci ha permesso di far fronte alle richieste immediate dei clienti. Tali risultati sono certamente il frutto della concentrazione produttiva dei prodotti nelle singole società del gruppo unitamente all’efficacia e capillarità della presenza tecnico-commerciale presso i mercati e la clientela”.
IL MIGLIORAMENTO DEI PRODOTTI Il fattore organizzativo, però, per quanto importante – e non poco - , non è stato l’unico elemento determinante nel conseguimento dei risultati positivi citati. Ha giocato a fa-
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vore anche la componente ‘qualità’ dei prodotti, come ci dice l’Ing. Curti. “Durante il periodo di crisi, grazie alla solidità finanziaria della holding Possehl – spiega, infatti, l’amministratore delegato dell’azienda di Castellanza - , abbiamo continuato a investire in ricerca e sviluppo per migliorare le nostre macchine. Abbiamo concentrato i nostri sforzi nell’aggiornamento tecnologico sia dal punto di vista della tipologia e componentistica del macchinario stesso che da quello della tecnologia di produzione. I miglioramenti apportati sono stati mirati all’ incremento sia della produttività che dell’affidabilità delle macchine, con attenzione anche al contenimento del consumo energetico”.
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MA C’È L’AUMENTO DELLE MATERIE PRIME I segnali e gli annunci positivi che marcano la ripresa dell’economia sono accompagnati, però, da quelli negativi degli aumenti dei prezzi delle materie prime, che sembrano inarrestabili. La gomma naturale è aumentata del 433% dal febbraio 2009 (1,2 $/kg) al febbraio 2011 (6,4 $/kg); in un anno, nel 2010, quella sintetica ha conosciuto aumenti che, a seconda dei tipi, sono variati dal 16% al 54% e sono ancora in corso; anche gli antiossidanti, gli stabilizzanti e i pigmenti segnano valori crescenti. Questi rincari, che condizionano pesantemente l’attività e soprattutto gli investimenti dei trasformatori della gomma, condizionano in qualche modo anche il mercato e l’attività di un costruttore di macchine come Pomini Rubber & Plastics? “Gli aumenti delle materie prime – risponde l’Ing. Curti – sono un problema serio che certamente penalizza la capacità di investimento di alcuni nostri Clienti. Non tanto dei produttori mondiali di pneumatici, che, come dicevo, stanno dando luogo a un vero e proprio boom di investimenti, quanto dei produttori di mescole per conto terzi o di articoli tecnici. Questi ul-
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LA CONCORRENZA A BASSO COSTO. UN PROBLEMA? È sempre il solito problema che coinvolge numerosi settori: l’arrivo sui mercati di prodotti da aree dove la manodopera costa poco che erodono spazio ai produttori locali. La Cina, in primis, è un paese che oggi è tra i primi produttori, se non il primo produttore di macchinario per l’ industria della gomma e della plastica. Abbiamo chiesto all’Ing. Curti se per un grande costruttore di macchine quale è Pomini Rubber & Plastics questo fatto rappresenti un problema e una minaccia. “La concorrenza di questi paesi – è
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Materie priMe
La corsa dei prezzi mette a rischio la ripresa
MATERIE PRIME
La situazione è spiacevole ma soprattutto rischia di divenire drammatica a causa della mancanza di certezze sugli approvvigionamenti di alcune materie prime
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C’è una preoccupazione apertamente dichiarata nelle risposte date dai compounder italiani (e non solo) alle nostre domande: la crescita ininterrotta del costo delle materie prime, leggi in particolare elastomeri sintetici speciali. Il produttore di mescole si trova così stretto in una morsa alla quale è difficile sottrarsi. Da un lato deve confrontarsi con poche potenti multinazionali in grado di controllare prezzi e forniture. Dall’altro non può non tenere conto delle difficoltà di una clientela composta soprattutto da piccole e medie imprese che non riescono a trasferire al mercato finale gli incrementi di costo delle materie prime. La conseguenza è un mercato ingessato o per meglio dire paralizzato da reciproche diffidenze e timori. Ed è un peccato (ma forse non è un caso) che ciò accada proprio in un momento in cui sembra si possa dire che la ripresa è partita in modo consistente. Il rischio è di sprecare una grande occasione.
INCHIESTA TRA I PRODUTTORI DI MESCOLE Le nostre domande 1. Che bilancio si sente di tracciare per questi primi mesi del 2011 rispetto al corrispondente periodo dell’anno scorso? E che cosa prevede per la restante parte dell’anno? 2. Negli ultimi mesi si è affacciato prepotentemente il problema della crescita esponenziale dei prezzi delle materie prime e in qualche caso anche dello shortage di alcune di esse. Lei come valuta la situazione, anche per le conseguenze che ne derivano per i vostri clienti e cioè per le industrie trasformatrici? 3. Tornando alla situazione congiunturale, la domanda è oggi più sostenuta in Italia o all’estero? E in particolare per quali paesi e per quali segmenti di mercato? 4. Sui mercati internazionali quale è la posizione competitiva delle mescole di produzione italiana in termini di prezzo e di qualità?
lidando ed aumentando le attività commerciali con i clienti già esistenti. 2. La tendenza alla crescita inarrestabile dei prezzi delle materie prime è nota già dalla prima metà del 2010. In quel periodo le vendite di Hexpol Compoun-
Enrico Pantano
Hexpol Compounding
ding nel mercato USA e Cina furono, seguendo la domanda locale dopo la crisi del 2009, molto più importanti in volume rispetto allo stesso periodo del 2009. Inoltre la chiusura di alcune linee di produzione di polimeri, tipo EPDM, a fine 2008 inizio 2009 contribuì a condurre verso l’attuale situazione. Personalmente già dalla scorsa primavera-estate informavo i clienti di questa tendenza. Nella seconda metà del 2010 anche il mercato europeo (soprattutto tedesco, che ne ha trascinato poi altri) ha ripreso una certa vitalità con aumento della domanda rendendo sempre più evidente e “drammatico” questo problema. Seguiamo con molta attenzione e pre-
PRODUZIONE MESCOLE GOMMA giugno 2011
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Cesare Finazzi Mesgo Polska
Giorgio Cabrini Mesgo spa
1. Il primo trimestre del 2011 si è chiuso con un incremento significativo di volume rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, dove comunque avevamo registrato un incremento notevole rispetto al 2009. Quasi tutti i paesi da noi serviti hanno contribuito a questa crescita ,in particolare i paesi dell’ Est Europa, del Medio Oriente e la Germania. Ottima la crescita anche in Italia, mentre la Spagna ha mostrato segnali di frenata (almeno per quello che concerne il segmento industriale di nostra pertinenza). La restante parte dell’anno appare incerta nel complesso; anche la nostra clientela è divisa abbastanza equamente tra coloro i quali prevedono un mantenimento del trend di crescita e coloro che già intravedono segnali di rallentamento del flusso degli ordini. Riteniamo sia molto difficile e rischioso fare delle previsioni, la nostra visione è piuttosto pessimistica per quanto concerne la capacità dei nostri clienti italiani di mantenere questo andamento di crescita, soprattutto se dovesse frenare l’entusiasmo della “locomotiva Germania”; più ottimistica per quanto concerne i paesi in via di sviluppo, che comunque stanno beneficiando di una cre-
scita costante ed importante del loro Prodotto Interno Lordo (crescita di cui beneficeranno di riflesso anche quelle poche realtà industriali italiane che hanno sedi produttive o commerciali in tali paesi). 2. La situazione è spiacevole ma soprattutto rischia di divenire drammatica a causa della mancanza di certezze sugli approvvigionamenti di alcune materie prime. Spiacevole perché in qualità di compoundatori siamo chiamati a fare da cuscinetto tra i fornitori di materie prime, in genere multinazionali che aumentano i listini senza troppe discussioni, ed i clienti, che fanno una fatica tremenda a ribaltare a loro volta gli aumenti sul mercato, anche a causa di un mercato estremamente frammentato e competitivo, e ci considerano “responsabili “ di questa situazione. Drammatica perché non ce la sentiamo di acquisire nuove opportunità che ci si presentano, in quanto non saremmo in grado di mantenere le promesse di fornitura e rischieremmo di penalizzare i nostri clienti storici: l’acquisizione di nuovi progetti/clienti è fondamentale per garantire uno sviluppo sostenibile di un’azienda, e consente anche un sano ricambio o bilanciamento del posizionamento in alcuni segmenti di mercato. I segnali che ci arrivano quotidianamente dai fornitori di materie prime non sono incoraggianti, e si parla di una situazione che potrebbe durare ancora per un paio di anni, tempo necessario al ripristino di una capacità produttiva adeguata. Come conseguenza immaginiamo un ulteriore aggravarsi dello scenario competitivo da parte di quelle aziende che non possono assolutamente permettersi di perdere volume…con tutte le conseguenze che ne derivano. 3. Come già detto, stiamo avendo ottime soddisfazioni nei paesi dell’Est, in particolare Russia e Polonia, e nei paesi del Medio Oriente, in particolare in Turchia. Il segmento di mercato che più ci sta dando soddisfazione è quello delle mescole speciali in silicone per cavi elettrici di sicurezza, quello delle mescole in fluoroelastomeri per il settore automotive, ed in
generale le mescole tradizionali sia per elettrodomestico che per il settore automotive. 4. Non è possibile generalizzare, dipende dal paese, dalla tipologia di mescola, dalla maturità del segmento di mercato. Possiamo dire che come filosofia di base la Mesgo s.p.a. non è attratta da segmenti a basso valore aggiunto, dove esiste una grande competitività anche di produttori locali, ma piuttosto si orienta a colmare quelle lacune tecnologiche o di servizio che consentono di valorizzare il prodotto: pertanto ne deriva che la nostra “proposizione di valore” ci fa uscire dall’ambito della competizione estrema, e ci posiziona in segmenti di mercato con un ciclo di vita decisamente in salita e premiante.
La complessità della situazione esige un maggiore sforzo per monitorare la redditività delle vendite e, soprattutto, l’esposizione creditizia dei clienti
Cristina Ceriani Intermarp
1. Il bilancio dei primi quattro mesi è sicuramente molto positivo non soltanto rispetto all’anno 2010, ma anche rispetto alle aspettative per l’anno in corso. Come sempre è difficile fare previsioni fino alla fine dell’anno. Abbiamo comunque un portafoglio ordini, che in alcuni casi, traguarda la pausa estiva. I dati in nostro possesso ci fanno comunque guardare con fiducia al futuro e la conferma di ciò sono gli investimenti in corso di realizzazione, in particolare la sostituzione dei due mescolatori aperti con altrettanti estrusori bivite. Con l’in-
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la risposta – è un fattore di cui tenere conto, ma senza per questo cadere in allarmismi. Il vantaggio competitivo, specialmente sul piano qualitativo, dei nostri prodotti rispetto ai macchinari provenienti da altri paesi emergenti, come ad esempio la Cina, è ancora indubbio e oggettivo. La qualità delle nostre macchine, unitamente al servizio post-vendita, offre ai Clienti confidenza in termini di durata dei componenti e di affidabilità complessiva che consente loro un bilancio positivo nella somma dei costi di investimento e dei costi di esercizio. Vigilanza si, quindi, ma nessun allarmismo sulle prospettive per il futuro, nemmeno sul fronte dell’export, dove la società ha sempre impegnato, tradizionalmente, una media dell’80% della sua produzione”. Ora, poi, l’appartenenza a un grande gruppo di risonanza mondiale come l’HF Mixing Group ha aperto orizzonti ancora più ampi alla società di Castellanza, perché “……in questa realtà – conclude l’Ing. Curti – siamo meglio strutturati rispetto al passato sia in termini di prodotti che in termini organizzativi e commerciali. L’integrazione ci ha portati verso una più ampia prospettiva di sbocco mondiale, incrementando notevolmente il nostro raggio d’azione”.
timi rimangono bloccati nella morsa terribile di due fattori in contrapposizione fra loro: l’alto costo delle materie prime da una parte e le richieste di contenimento dei prezzi da parte dei loro clienti dall’altra. Un contrasto che è reso ancora più acuto da un ulteriore elemento che è il costo della manodopera. In Europa Centrale, e in particolare in Italia, l’ alto costo della manodopera condiziona i trasformatori della gomma e li rende molto più cauti nel valutare l’eventualità di investire. Ed è ovvio che queste difficoltà si traducono in minori opportunità per noi costruttori di macchinari”.
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Una storia esemplare di crescita di a.d.p.
Come tutti sappiamo l’economia del nostro paese si regge in buona parte sulle attività svolte dalle PMI che in Italia, per fortuna, sono numerose e laboriose e che, a prescindere dal loro settore di competenza, operano con coraggio e inventiva all’interno di un mercato globalizzato fortemente competitivo sia a livello nazionale sia internazionale.
O
CS, società di Adrara S. Martino (in provincia di Bergamo, nel cuore della Rubber Valley), rappresenta proprio l’esempio di una PMI che ha saputo organizzarsi in una struttura operativa in grado di competere con le sfide innumerevoli che ha trovato sulla sua strada. I produttori di stampi per il settore gomma, oggi più che mai, devono affrontare non solo una concorrenza proveniente dai mercati emergenti, ma soprattutto debbono essere in grado di acquisire le nuove tecnologie costruttive per poter proporre soluzioni che migliorano significativamente la produzione di articoli stampati in gomma per tutti i settori applicativi, sia a livello quantitativo ma soprattutto elevando lo standard qualitativo.
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nologico, l’azienda di Adrara S. Martino è in grado di rispondere alle più svariate esigenze di ogni cliente, collaborando insieme, perfezionando sempre più le tecniche di costruzione e sperimentazione di nuove, allo scopo di ottimizzare l’utilizzo e la durata nel tempo dello stampo e ridurre al minimo gli scarti di materia prima. OCS ha intrapreso da tempo la strada del miglioramento costante e continuo, concentrando ogni sfor-
zo per offrire ai propri clienti prodotti di alta qualità, cercando di ottimizzare questo concetto per ogni singolo cliente. L’obiettivo principale dell’azienda, infatti, è quello di giungere alla personalizzazione di un Quality System, proponendo soluzioni sempre adeguate alle necessità della propria clientela e mantenendo nel tempo un rapporto di fiducia e di consulenza costante.
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Stampi
LA STORIA E I RISULTATI OCS, nata nel 1974, inizia a operare nel settore della costruzione stampi per lo stampaggio a iniezione di articoli in gomma. Alla fine degli anni ottanta, la società si trasforma in società di capitali, per poi incrementare, per tutti gli anni novanta, la propria tecnologia costruttiva attraverso l’inserimento in azienda di nuove tecniche di progettazione. Alla fine degli anni novanta ottiene la certificazione ISO 9002 ed introLa sede di OCS. RIPARTIZIONE GEOGRAFICA DEL FATTURATO 2010
germania 22%
ITALIA 63%
U.K. 6% RUSSIA 5% EUROPA 3% EXTRA UE 1% 2000
L’ANDAMENTO DEL FATTURATO IN MIGLIAIA DI EURO
190 1800 1700 1600 1500 1400 1300 1200 2000
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duce nel sistema produttivo il processo di cromatura stampi. All’inizio del nuovo millennio, OCS introduce il processo di lavorazione di stampi temprati, ottiene la certificazione ISO 9001:2000 e introduce il sistema di disegno 3D. Dal 2004 al 2011 OCS effettua una serie di innovazioni importanti come: l’inserimento del trattamento di sabbiatura, l’ampliamento della sede produttiva, l’acquisizione di attrezzature per la lavorazione di stampi per articoli tecnici, collaborazioni con partner esterni per la realizzazione di blocchi termoregolabili (CRBs) e di articoli in gomma su esclusiva richiesta del cliente. Il 2010 vede l’ottenimento della certificazione ISO 9001:2008 e nel 2011 la realizzazione del laboratorio prova per stampaggio gomma attraverso l’utilizzo di una nuova pressa a iniezione da 300 ton. Tale attività serve sia per venire incontro alle esigenze della propria clientela (invio di campionature per approvazione) che per lo studio e la prototipazione di nuovi stampi.
Stampi
I PRODOTTI
Dettaglio di uno stampo.
MOULD 2
MOULD 2
TERMOBLOCC
MOULD 1
MOULD 1
EXAMPLE “A”
NOZZLE
Doppio blocco termoregolato: dettaglio della doppia iniezione.
OCS studia e realizza per i propri clienti ogni tipologia di stampo per ogni tipo di mescola stampabile, come gli stampi standard a compressione, a iniezione chiusa, iniezione aperta, stampi pilota, stampi doppi su tre piastre con castello. Per quanto riguarda le nuove tecnologie vediamo in particolare le seguenti: · stampi doppi su tre piastre con molle: hanno gli stessi vantaggi degli stampi doppi standard, ma si possono montare su qualsiasi tipo di pressa, senza l’utilizzo del castello; · stampi multiugelli, da 4 a 50 ugelli: per sistemi termoregolati a canali freddi per lo stampaggio della gomma. Questa innovativa tipologia di stampi ha il vantaggio di migliorare la qualità della stampata, di avere uno scarto di gomma ridotto al minimo e quindi di risparmiare sulla mescola grazie alle dimensioni ridottissime dei canali; inoltre, si ha fino al 60% in più di cavità ed è più facile la manipolazione e il trasporto delle stampate. OCS, grazie alla collaborazione con una società esterna, progetta e realizza piani termoregolati necessari per gli stampi multiugelli e montabili su qualsiasi tipo di pressa.
Il sistema a doppio blocco termoregolato Il sistema permette di ottenere una doppia produttività con risparmio di mescola e un più elevato standard qualitativo della produzione. Consiste in due stampi praticamente uguali, differiscono solo per il foro passante presente sul “mould 2”; questo foro consente all’ugello della pressa di arrivare nella sede del termoregolato che distribuirà la gomma contemporaneamente nello stampo 1 e 2. Il sistema si può realizzare su una pressa ad ugello singolo (normale), deve avere però buone capacità di chiusura (minimo 270 ton) e si adatta a qualsiasi tipo di gomma.
Blocco termoregolato 4 ugelli.
I MERCATI OCS oggi opera su diversi mercati: Europa e in modo speciale il mercato tedesco con l’acquisizione, già alla fine degli anni ottanta, di clienti chiave per fatturato, USA, Est Europa, Russia, Turchia e Medio Oriente. Tale successo è stato raggiunto grazie alla decisione di OCS di partecipare a varie fiere internazionali (principalmente in Germania, Russia, Turchia), per creare una nuova rete di contatti allo scopo di ampliare il proprio portafoglio clienti. Oggi lo stampo OCS è molto conosciuto ed apprezzato all’estero e in tal senso la società è orientata a sviluppare nuovi rapporti di collaborazione anche in tecniche innovative e in applicazioni complesse che comprendono l’utilizzo di materiali ad alto valore aggiunto. Oltre a questi punti di forza, l’azienda sottolinea anche la rapidità dei tempi di consegna. Attualmente il fatturato OCS è costituito per il 40% circa dai mercati internazionali, mentre il restante proviene dalle commesse nazionali.
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RP M
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Ecotronic
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11 20 w
La pressa che cambierĂ gli orizzonti dello stampaggio ad iniezione degli elastomeri. 1
Una pressa compatta tutta elettrica, ma con potenze di chiusura e forza di iniezione tipiche della pressa idraulica.
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materiali ausiliari
Dalla Nynas nuovi oli di processo a cura di Luca Merlo
Il mondo della gomma e della confezione mescole ha da tempo consolidato tradizioni che vuoi per necessità (si legga costi delle materie prime di recente in aumento vertiginoso), vuoi
L’
emanazione della direttiva europea 2005/69/EC - di cui abbiamo parlato nel numero 590 de “L’Industria della Gomma” pag. 22 – ha obbligato i produttori di pneumatici ad abolire in tutta Europa l’utilizzo degli oli aromatici DAE nelle mescole a partire dal gennaio dello scorso anno. I primi ad essere interessati a questa limitazione sono stati i produttori di oli plastificanti, i quali hanno dovuto impiegare risorse sia economiche che umane per sviluppare nuovi plastificanti alternativi a basso contenuto di IPA, gli idrocarburi policiclici aromatici messi definitivamente al bando. Con l’obbligo di conservare le proprietà finali delle mescole. Il mercato degli oli plastificanti presenta numeri di tutto rispetto: la richiesta globale degli oli di processo ammonta a ben 1,3 milioni di tonnellate all’anno, con la parte del leone svolta dai produttori di pneumatici: infatti solo 0,23 milioni di tonnellate trovano impiego nel settore degli articoli tecnici.
Questo articolo riprende la relazione presentata all’incontro tecnico “K2010 e dintorni” organizzato nel febbraio scorso da Assogomma e dalla nostra rivista.
per imposizioni legislative, hanno obbligato i compounder all’abbandono delle stesse per lo sviluppo di soluzioni alternative, sovente in stretta cooperazione con i fornitori di ingredienti.
Group I Oil Refining
Figura 1. Cicli di produzione dei diversi oli di processo. 6
Nynas AB
UN PO’ DI STORIA…. Gli oli plastificanti altamente aromatici (DAE - distillates of aromatic extracts), che sino a non molto tempo fa dominavano il mercato per l’impiego nei pneumatici, sono prodotti tramite processo di estrazione con solvente dell’olio grezzo distillato sotto vuoto; essi contengono una miscela di svariate specie chimiche aromatiche ritenute sospette (gli IPA - Idrocarburi Policiclici Aromatici). La direttiva europea ne regolamenta il contenuto massimo ammissibile secondo regole assai restrittive (per ulteriori dettagli si veda anche l’articolo precedentemente richiamato).
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Le prime due alternative consigliate come prodotti sostitutivi dei DAE sono state i TDAE (estratti aromatici distillati trattati) ottenuti dall’olio DAE per successive estrazione selettiva delle componenti non aromatiche; ed i MES (mild extraction solvate). Tuttavia la disponibilità di questi prodotti e la portata a livello globale del processo di transizione hanno aperto la porta ad altri candidati sostitutivi. Negli ultimi anni gli oli naftenici ad elevata viscosità (ottenuti tramite distillazione sottovuoto ed idrogenazione catalitica di frazioni pesanti di raffineria), le miscele di oli contenenti asfaltene ed i RAE (estratti aromatici resi-
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materiali ausiliari
PAH Content of Oils – Sum 8 EU PAHs
10 ppm Limit
Figura 1. Cicli di produzione dei diversi oliNynas di processo. 10 AB
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PAH Content of Low-PAH Oils Sum 8 PAHs (10 ppm Limit)
BaP (1 ppm Limit)
11 Nynas Figure 2 e 3. Contenuto di IPA in diversi oli diABprocesso.
dui) sono stati anch’essi riconosciuti come opzioni per l’olio estensore e sono diventati ora prodotti regolarmente commercializzati. Gli oli naftenici e le miscele contenenti asfaltene erano già stati considerati nelle prime discussioni, ossia quando verso la metà degli anni ’90 era stato suggerito il divieto dell’uso dei DAE. La viscosità superiore degli oli estensori a basso tenore aromatico può compensare la loro mancanza di estratti altamente aromatici, e, pertanto nelle mescole di gomma - e di conseguenza anche nei pneumatici 54 |
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- questi oli possono presentare prestazioni molto simili a quelle degli oli contenenti composti ad anello chiuso. Tutto questo è stato reso possibile dall’attività di ricerca dei tecnologi Nynas, che hanno studiato la messa a punto di questo atto di bilanciamento. Tutti gli oli sviluppati e prodotti da Nynas sono caratterizzati da bassi contenuti di IPA, nel rispetto della normativa europea attuale in vigore e del REACH. Per ogni tipologia di impiego in mescole tecniche, Nynas è in grado di consigliare l’olio di processo
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più adatto per raggiungere le caratteristiche finali desiderate sul prodotto (compatibilità con la matrice polimerica, prestazioni finali della mescola, resistenza all’invecchiamento tanto per fare qualche esempio): la serie di oli denominata NYPAR è stata studiata appositamente per polimeri non polari (quali l’EPDM ad es.); la serie NYFLEX trova impiego per matrici polimeriche solo moderatamente polari; la serie NYTEX invece ha il massimo delle performance con polimeri polari, quali l’SBR: in particolare l’ultimo nato NYTEX 4700, se impiegato con gli SBR in emulsione, permette di migliorare la Rolling Resistance dei pneumatici, senza penalizzare la tenuta su bagnato. L’introduzione di tipi alternativi di oli estensori non significa che debbano essere applicate condizioni totalmente nuove per la scelta dell’olio sostitutivo; un fatto che è stato compreso e ricevuto positivamente. In realtà spesso è valido il contrario. Per esempio, gli oli naftenici e quelli contenenti asfaltene si collocano in pratica nelle stesse categorie di prestazioni dei candidati originari per la sostituzione, quali i TDAE. La Tg (Glass Transition Temperature) è stata identificata come uno dei parametri di maggiore importanza per la previsione delle prestazioni dell’olio nelle mescole di gomma e di conseguenza delle prestazioni dei prodotti finali (i pneumatici). La Tg è uno strumento pratico per la stima del modo in cui l’olio influirà sulle prestazioni dei pneumatici per quanto riguarda per esempio la tenuta di strada ed il contributo al risparmio di carburante. Nynas ha studiato diversi tipi di oli al fine di chiarire ulteriormente la chimica, che si cela dietro alla Tg, ed il suo impatto sulle prestazioni degli oli estensori usati nelle formulazioni di gomma per pneumatici. Negli oli contenenti asfaltene possono venire combinati tra loro vari componenti, al fine di manipolare le proprietà delle mescole, garantendo
di prodotti costituite da un’olio e da tre diverse componenti a base miscela di due oli (O1 + O3). La Figura 5 indica invece i valori d mostrando come tali componenti non esercitano un effetto signific di prodotti costituite da un’olio e da tre diverse componenti a ba del prodotto. E’ importante sottolineare il fatto che si è rilevato un mostrando come tali componenti non esercitano un effetto signi ogni composizione. è importante in quanto indica che tutti gli uo del prodotto. E’Ciò importante sottolineare il fatto che si è rilevato completamente miscelabili loro.materiali ogni composizione. Ciòtra è importante in quanto indica che tutti g ausiliari completamente miscelabili tra loro.
caratteristiche finali molto simili. E’ un fatto risaputo che le molecole più flessibili mostrano valori inferiori di Tg rispetto a molecole più rigide. Fonda mentalmente la Tg aumenta sempre di valore in base al tipo di macromolecola, passando da quella bassa delle molecole sature a catena lineare a quella media delle molecole a catena ramificata, cicliche sature fino a quella più alta delle molecole cicliche (aromatiche) insature. Le molecole più piccole solitamente consentono più flessibilità di quelle grandi. Gli asfalteni sono molecole molto grandi e vengono definite come frazione d’olio insolubile negli n-eptani. Tuttavia vi sono diversi metodi standard e interni Nynas disponibili per determinare la concentrazione di asfalto, che alcune volte ha degli sbalzi nei livelli riportati. E’ stato notato che gli asfalteni contribuiscono in modo positivo alle prestazioni del battistrada. Essi possono favorire l’ottimizzazione della Tg, senza compromettere la compatibilità con altri ingredienti. Per valutare i loro effetti sulle proprietà dei prodotti, Nynas ha studiato oli caratterizzati da una Tg bassa o elevata in combinazione con frazioni di asfaltene, che presentano una Tg inferiore o superiore. Tutti i prodotti risultanti da questa scelta sono conformi ai limiti di PAH dettati dalla nuova direttiva EU sui pneumatici (Direttiva 2005/69/EC) entrata in vigore il 1° Gennaio 2010. Tutti i prodotti sono stati preparati in modo da presentare la stessa viscosità pari a 700 cSt a 40˚C. Negli esperimenti sono stati usati tre oli diversi. Gli oli non costituiti da miscele presentavano valori di Tg pari a -72˚C, -63˚C e -47˚C (cfr. Tabella 1). Gli oli usati contenenti asfaltene presentavano valori Tg pari a -30˚C, -31˚C e -7˚C (cfr. Tabella 2). Èstata quindi misurata la Tg delle diverse combinazioni di olio con componenti a base di asfaltene. Le misurazioni ottenute indicano che i componenti dell’olio hanno un maggiore effetto sulle proprietà delle mescole rispetto ai componenti a base di asfal-
FiguraFigura 4. Risultati sulla sulla Tg della miscela di un a base 4. Risultati Tg della miscela di componente un componente a ba
Figura 4. Risultati sulla Tg della miscela di un componente a base di asfaltene combinato combinato con i trecon oli. i tre combinato conoli. i tre oli.
Figura 5. Risultati sulla Tg della miscela di un olio combinato co
Figuracomponenti 5. Risultatia sulla della miscela di un olio combinato con base Tg di asfaltene. Figura 5. Risultati sulla Tg delladi miscela di un olio combinato con i tre diversi componenti a base asfaltene. componenti a base di asfaltene.
Tg (°C) ASTM E1356
Punto di anilina (°C) ASTM D611
Olio O1
- 72
110
Olio O2
- 63
Olio O3
- 47
Tg (°C) ASTM E1356
Asfalteni (%) IP143
Olio A1
- 30
110
84
Olio A2
- 31
84
74
Olio A3
-7
74
Tabella 1. Oli utilizzati per le prove e relativa Tg.
Tabella 2. Oli a base di asfaltene e relativa Tg.
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materiali ausiliari
Process Oils in this Study NYPAR 330
NYPAR 330 (NYNAS)
Viscosity @ 100 °C: 12.1 cSt
SN 500
Viscosity @ 100°C: 10.8 cSt
Brightstock (BS)
Viscosity @ 100°C: 31.0 cSt
T abella 3. Caratteristiche degli oli impiegati. 15
Nynas AB
Viscosity at 40°C, mm2/s
110
Viscosity at 100°C, mm2/s
12.1
Density at 15°C, kg/dm3
0.875
Flash point (PM), °C
248
ASTM colour
<0.5
Aniline Point, °C
124
CA , % D 2140
<1
CN , %
30
CP , %
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EPDM Formulations EPDM Formulations Sulfur Curing Sulfur Curing
Peroxide Curing Peroxide Curing
le differenze di Tg osservate per i singoli componenti dell’olio risultano inferiori alla variazione di Tg dei composti. Da altri studi si è anche notato che nelle mescole, nonostante le variazioni di altri dati fisici e chimici, gli oli che presentano valori di Tg simili producono prestazioni molto simili tra loro, soprattutto per quanto riguarda le proprietà dinamiche. Inoltre lo stesso principio vale anche per le loro proprietà meccaniche. Questi esperimenti conducono alla conclusione che una viscosità superiore dell’olio a basso tenore aromatico può compensare il contenuto fortemente aromatico dell’olio DAE, e produrre prestazioni del composto molto simili. Alla fine ciò significa che i pneumatici possono continuare a spingere sempre oltre il limite delle loro prestazioni.
OLI NYNAS STUDIATI PER APPLICAZIONI IN EPDM
Dopo l’ottimizzazione degli oli in impiego per la produzione di pneumatici, Nynas ha dato avvio anche allo sviluppo di nuovi oli a basso contenuto di idrocarburi policiclici aromatici per applicazioni tecniche. Un recente studio dedicato alle mescole in EPDM mostra come il grado commercializzato sotto il nome di NYPAR 330 dia prestazioni di livello superiore agli oli tradizionali naftenici, garantendo allo stesso tempo contenuti aromatici molto bassi. T abella 4. Formulazione di mescola EPDM per valutazione oli di processo. 16 Nynas AB 2011-02-17 Lo studio di laboratorio ha preso 16 Nynas AB 2011-02-17 L’olio è la molecola più piccola, e in esame due formulazioni di mescole tene. La Figura 4 mostra le maggiori per questo si distribuisce facilmente per articoli tecnici standard in EPDM, variazioni dei valori di Tg ottenuti con tra le molecole più grandi di asfaltene. una vulcanizzata con zolfo, l’altra con oli diversi ed una miscela di due oli Contemporaneamente l’olio è il comperossido, la cui formulazione è ripor(O1 + O3). La Figura 5 indica invece i ponente predominante di queste mitata in tabella 3. Tre differenti oli di valori di Tg delle combinazioni di proscele e questo è il motivo per cui esprocesso sono stati impiegati a pari dotti costituite da un’olio e da tre diso ha la maggiore influenza sulle prophr in mescola: NYPAR 330, SN 500 e verse componenti a base di asfaltene, prietà generali. A viscosità superiori, Brightstock BS. mostrando come tali componenti non in cui i componenti a base di asfaltene I risultati (mostrati in Figura 6) moesercitano un effetto significativo sulgiocherebbero un ruolo maggiormenstrano come l’olio NYPAR 330, a parile proprietà del prodotto. È importante dominante, i valori di Tg di questi tà di contenuto, dia valori di carichi di te sottolineare il fatto che si è rilevato ultimi presenterebbero probabilmenrottura superiori specialmente per la un unico valore di Tg per ogni compote un maggiore impatto sulle propriemescola perossidica, presentando un sizione. Ciò è importante in quanto tà del prodotto. Da studi sugli oli efvalore finale superiore del 25% rispetindica che tutti gli oli sono complefettuati in precedenza si è notato che to ai controtipi paraffinici. tamente miscelabili tra loro. 56 |
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materiali ausiliari EPDM Tests: Mooney Viscosity Risultati migliori con l’impiego dell’olio Nynas anche a riguardo di una caratteristica fondamentale richiesta ai prodotti in EPDM: il compression set. Sia a caldo (100°C) che a freddo (-10°C) l’olio più performante è risultato il NYPAR 330, in particolare se impiegato per mescole a base di zolfo. Infine è da evidenziare l’effetto positivo sul grado di reticolazione finale delle mescole: l’olio prodotto dalla Nynas permette di raggiungere valori di torque notevolmente superiori se impiegato con sistemi vulcanizzati a perossido. Grazie ai nuovi prodotti lanciati sul mercato dal produttore svedese di oli di processo, non solo il mondo dei pneumatici potrà così beneficiare dei valori enormemente ridotti di IPA, ma anche il settore tecnico dei prodotti in gomma potrà portare grossi benefici all’ambiente ed alla salute umana.
EPDM Tests: Mooney Viscosity Sulfur Cured
Peroxide Cured
EPDM Tests: Curing EPDM Tests: Curing
17
Nynas AB
Sulfur Cured
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Peroxide Cured
RICERCA DI UN CONSULENTE
EPDM Tests: Tensile Strength 18
EPDM Tests: Tensile Strength Nynas AB
Sulfur Cured
2011-02-17
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Peroxide Cured
È INTERESSATA AD ENTRARE IN CONTATTO CON UN CONSULENTE TECNICO
EPDM EPDM Tests: Tests: Compression Compression Set Set EPDM Tests: Compression Set
Sulfur Cured Sulfur Cured
19
Nynas AB
Peroxide Cured Peroxide Cured
Figura 6. Caratteristiche fisiche e meccaniche delle mescole in EPDM.
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I L CANDIDATO DEVE POSSEDERE BUONA ESPERIENZA NELLA FORMULAZIONE E PROCESSO DELLE MESCOLE, DEGLI STAMPI, DEL PROCESSO DI STAMPATURA E DI FINITURA ANCHE DI MEMBRANE RINFORZATE, DI COMPONENTI PER FRENI, ANTI-VIBRANTI ED IN GENERALE DI TUTTI I PRODOTTI UTILIZZATI NELL’INDUSTRIA VEICOLISTICA. Contattare: +39 3392523903
20
Nynas AB
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Nynas AB
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TACCUINO Produzione • consumi • mercati
ISO TC 45 a Riccione nel 2012
D
opo quasi trent’anni (l’ultima volta è stato a Milano nel 1983) torna in Italia il congresso dell’ISO TC 45. L’evento si terrà a Riccione dal 15 al 19 ottobre 2012, sarà ufficialmente patrocinato dall’ente di unificazione italiano UNI e verrà interamente organizzato e curato da Assogomma-Federazione Gomma Plastica. ISO TC 45 è il comitato tecnico internazionale con il compito di definire standard e specifiche tecniche internazionali relativi alla gomma in ogni sua forma, articoli finiti (pneumatici esclusi) e principali materie prime delle mescolanze. Opera attraverso 4 sotto-commissioni e 25 gruppi di lavoro. Il suo congresso si svolge annualmente coinvolgendo circa 200 esperti del settore provenienti da ogni parte del mondo. Per l’evento sono previste cinque classi di sponsorizzazioni riservate alle aziende che producono o commercializzano prodotti finiti, materie prime e macchinari per il settore gomma nonché una classe riservata a istituzioni, associazioni, laboratori ecc. Le aziende interessate alla sponsorizzazione possono mettersi in contatto con la Federazione Gomma Plastica (areaeconomiaindustriale@federazionegommaplastica.it).
Rallenta la produzione industriale
S
econdo i dati resi noti dall’Istat in luglio, la produzione industriale italiana è aumentata, rispetto all’anno precedente dell’1,8% in maggio e del 2,4% nei primi cinque mesi dell’anno. Per quanto riguarda gli articoli in gomma e materie plastiche la produzione è diminuita in maggio del 4,2% rispetto ad aprile ed è aumentata dello 0,9% in maggio 2011 su maggio 2010 e del 3,4% nei primi cinque mesi. In aprile i valori erano stati rispettivamente +3,6%, +9% e +4%. Bene il commercio con l’estero. Per gli articoli in gomma, secondo le rilevazioni dell’Istat, le esportazioni sono aumentate in maggio del 17,7% su maggio 2010 e del 16,6% nei primi cinque mesi del 2011 rispetto allo stesso periodo del 2010. Le importazioni sono cresciute del 15,4% in maggio e del 17% nel periodo gennaio-maggio. Il saldo attivo della bilancia commerciale è stato, nei primi cinque mesi, di 2,162 milioni di euro.
Domanda di gomma in crescita del 4,5% quest’anno
S
econdo una stima elaborata dall’International Rubber Study Group (IRSG), la domanda complessiva di gomma salirà a 25,7 milioni di tonnellate nel 2011 e a 27,6 milioni di tonnellate nel 2012.
La domanda di gomma sintetica è prevista in aumento del 5% quest’anno e del 9% nel 2012. Quella del prodotto naturale dovrebbe crescere del 3,8% quest’anno e del 5,4% l’anno prossimo.
E i paesi produttori prevedono un ribasso dei prezzi
L
a ANRPC (Association of Natural Rubber Producing Countries) ha diffuso il 30 giugno un documento nel quale prevede a breve termine una flessione dei prezzi della gomma naturale. La ragione immediata è individuata nella caduta della domanda cinese e malaysiana. In Cina le importazioni sono scese dalle 280 mila tonnellate di marzo alle 244 mila di aprile e alle 210 mila di maggio. In Malaysia i consumi sono scesi del 16% in gennaio/aprile e del 14% in aprile/giugno. Secondo l’ANRPC il fattore più importante che sta dietro la caduta della domanda è il crescente timore di una nuova crisi economica globale.
Wacker apre in India e amplia Burghausen
L
a Wacker Metroark Chemicals Pvt. Ltd., joint venture indiana della tedesca Wacker, realizzerà presso il proprio sito di Kolkata un impianto per la produzione di gomme siliconiche pronte all’uso. Capacità e entità dell’investimento non sono state precisate; si parla però di parecchie migliaia di tonnellate e di alcuni milioni di euro. Caratteristica dell’impianto è che la sua capacità potrà essere rapidamente e facilmente incrementata in relazione all’andamento della domanda. “L’India è uno dei nostri mercati in più rapido sviluppo, ha detto Bernd Pachaly, a capo della business unit siliconi della società di Monaco. Il nuovo impianto di Silmix è costruito secondo gli standard della Wacker e produrrà compound siliconici per l’industria indiana dell’elettronica, dell’automobile, degli isolatori a medio e alto voltaggio e per numerosi altri settori”.
10,5 miliardi di euro la produzione tedesca
Lo scorso anno la produzione tedesca di articoli in gomma è cresciuta del 14% a 10,5 miliardi di euro, poco al di sotto dei valori del 2008. Merito della performance è degli articoli tecnici mentre i pneumatici sono risultati stazionari.
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TACCUINO
Wacker ha anche annunciato l’avvio di nuove linee produttive nell’impianto di Burghausen. Si tratta di elastomeri siliconici di alta purezza destinati in particolare alle applicazioni in campo medico e nel settore dell’elettronica. Poiché questi prodotti (Silpuran ed Elastosil per applicazioni mediche, Lumisil, Semicosil e Wacker SilGel per i componenti elettronici) devono rispondere a requisiti di alta qualità e purezza, nello stabilimento è stata istallata una nuova camera bianca in conformità degli standard internazionali ISO di classe 8.
Segno meno per le auto nel primo semestre
S
egnale rosso per le auto a giugno e nel primo semestre 2011. Il mese si è chiuso con un –1,7% rispetto a giugno 2010 (168.832 immatricolazioni contro 171.753) e il semestre con un –13,1% rispetto allo stesso periodo di un anno fa (1.012.849 vendite contro 1.465.396). Riferito a questo periodo dell’anno, il dato del semestre è il più basso dal 1996. Mercato al di sotto delle previsioni, quindi, né si può dire che i principali indicatori economici lascino presagire un miglioramento del trend. Secondo i dati provvisori ISTAT, l’inflazione è aumentata del 2,7% rispetto a giugno 2010; l’indice della fiducia dei consumatori, inoltre, è sceso rispetto a maggio (da 106,5 a 105,8). Le marche nazionali di autovetture registrano, complessivamente, un calo sia nel mese che nel semestre: 50.604 le unità immatricolate a giugno contro 52.475 (-3,6%), con la quota scesa dal 30,6% al 30% circa, e 298.663 le nuove vendite nei primi sei mesi dell’anno contro 363.784 (-17,9%), con la quota passata dal 31,2% al 29,5%. Alfa Romeo e Lancia crescono a giugno (+7,3% e +4,3% rispettivamente), ma solo il marchio Alfa Romeo registra il segno più anche nel semestre (+34,6%), mentre Lancia cala dell’11,0%. Tra le prime dieci vetture più vendute nel mese rimangono stabilmente ai primi tre posti la Fiat Punto (11.923 unità), la Fiat Panda (10.380) e la Fiat 500 (7.444). Stesse posizioni, nel semestre, per la Punto (71.254 vendite) e la Panda (65.320), mentre al terzo posto la Ford Fiesta (38.752 immatricolazioni) scavalca la Fiat 500 (37.710).
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Sul fronte del portafoglio ordini si sono registrati incrementi sia nel mese che nel periodo gennaio-giugno: 153.000 i contratti firmati a giugno (+2,6% sullo stesso mese 2010) e 987.000 quelli siglati nei primi sei mesi dell’anno (+6% sullo stesso periodo dell’anno scorso).
La corsa dei prezzi
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al 1° luglio Denka (cioè Denki Kagaku Kogyo K.K.) ha aumentato il prezzo delle proprie gomme cloropreniche di 359 euro per tonnellata. La ragione è indicata, oltre che nell’aumento delle materie prime, anche nelle conseguenze provocate dal terremoto dell’11 marzo. Sempre dal 1° luglio Lanxess ha aumentato di 150 euro per tonnellata il prezzo delle gomme sintetiche Perbunan e Krynac oltre che dei prodotti Baymond e Neoprene. La giustificazione è nel rincaro dei costi di produzione. Dal 29 luglio Ticona (gruppo Celanese) ha aumentato il prezzo di alcuni prodotti poliestere di 0,25 euro per chilogrammo in Europa e di 0,15 dollari per libbra nelle Americhe.
“Vacanze Sicure”: molte le auto non in regola
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o dicono le indagini svolte dalle Forze di Polizia in Liguria, Lazio e Sicilia Nord Occidentale nei mesi di maggio e giugno nel corso dell’iniziativa “Vacanze Sicure 2011”, promossa da Assogomma/Gruppo Produttori Pneumatici e Federpneus nell’ambito della campagna “Pneumatici sotto controllo”. Abbiamo dato notizia di questa iniziativa nel numero di giugno scorso della rivista. I risultati sono stati presentati il 12 luglio a Roma nel corso di una conferenza stampa alla quale sono intervenuti il Direttore di Assogomma, Fabio Bertolotti, e il Direttore del Servizio Polizia Stradale, Roberto Sgalla. I controlli sono stati effettuati su strade statali (41%), autostrade (35%) e strade regionali, provinciali e urbane (24%) delle regioni indicate, i cui 7,7 milioni di vetture immatricolate rappresentano il 21% del parco circolante nazionale. Sotto esame, in particolare, l’usura del battistrada, i danneggiamenti visibili,
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l’omologazione, l’omogeneità per asse. E anche questa volta i dati, elaborati in collaborazione col Politecnico di Torino, presentano uno scenario non incoraggiante: su 6430 vetture controllate (879 in Liguria, 1857 nel Lazio e 3694 nella Sicilia Nord Occidentale), più del 15% viaggia su pneumatici non in regola. Pneumatici lisci. La percentuale delle auto con i pneumatici in queste condizioni è stata del 2,6%: un risultato incoraggiante, in quanto in netto calo rispetto all’8-10% delle prime indagini (2004-2005), e sostanzialmente invariato rispetto a quello registrato nel 2010 (2,7%), quando l’indagine aveva interessato Veneto, Trentino Alto Adige, Emilia Romagna, Toscana e Puglia. Gomme con danneggiamenti visibili. In questo caso il dato è preoccupante e in aumento: il 4,3% delle vetture controllate (2,7% nel 2010) ha le gomme ridotte male sul piano dell’integrità fisica, con un picco del 5,3% registrato nel Lazio, dove la provincia meno virtuosa è risultata quella di Roma, con un 6,8%. Omologazione. Anche qui la media delle rilevazioni effettuate è stata nettamente superiore a quella del 2010: 4,9% contro lo 0,8% la percentuale di non omologazione dei pneumatici delle vetture controllate, con la punta più alta registrata in Liguria (11,1%), dove la provincia di Imperia ha presentato un picco del 17,2%.
Pneumatici non omogenei. Anche sotto questo aspetto l’indagine rivela una situazione allarmante: il 2,6 % delle vetture indagate è equipaggiato con pneumatici non identici sullo stesso asse (1,7% nel 2010) o, comunque, non conformi alla carta di circolazione dei veicoli. Il Lazio la regione con la percentuale più alta (3,9%), la Sicilia Nord Occidentale quella con il dato più basso (1,7%).
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Vetture ancora con gomme invernali. In calo rispetto al 2010 la percentuale dei veicoli che montano ancora pneumatici invernali: 6,3% contro l’8,6%, con il Lazio risultato la regione meno solerte a sostituirli con quelli estivi (9,3%) e la Sicilia Nord Occidentale quella più tempestiva (4,8%) a smontarli quando la temperatura ambiente è risalita dopo l’inverno. È importante
ricordare che usare i pneumatici invernali ‘fuori stagione’ significa non sfruttarne al meglio le prestazioni e nemmeno la durata. Non sono molti i controlli che ogni automobilista dovrebbe fare lui stesso sui suoi pneumatici prima di partire in macchina per le vacanze: la pressione di gonfiaggio, lo stato di integrità, la profondità di scolpitura del battistrada, la corrispon-
denza alle prescrizioni riportate sulla carta di circolazione. Qalunque situazione di non regolarità rilevata rappresenta una condizione di rischio grave. Per se stessi e per gli altri. Vale quindi la pena farli questi controlli. Non ci vuole molto e non costa niente. E si parte sicuri. È la raccomandazione che Bertolotti e Sgalla, ciascuno nell’ambito delle sue funzioni, rivolgono agli automobilisti.
Imprese • finanza
La scomparsa di Rinaldo Comerio
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lla fine di giugno, solo pochi giorni dopo il suo 93° compleanno, si è spento Rinaldo Comerio, presidente della Comerio Ercole s.p.a. Subito dopo la laurea in ingegneria, nel 1942 era entrato nell’azienda fondata dal nonno nel 1885 e ne ha retto la presidenza fino alla scomparsa. La Comerio Ercole ha prodotto macchine per le industrie tessili, della
gomma e della carta sino al 1936 per poi specializzarsi, a partire dal 1990, ne gli impianti per gomma, materie plastiche, tessuti non tessuti e applicazioni speciali.
Al figlio Riccardo vanno le condoglianze della direzione e della redazione di L’Industria della Gomma/Elastica.
Lanxess punta al miliardo di Ebitda e va a Colonia
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el primo trimestre del 2011 Lanxess ha realizzato vendite per 2,1 miliardi di euro con una crescita del 29% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Il margine operativo lordo prima delle ope-
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Lanxess ha recentemente collocato con successo un prestito obbligazionario settennale per 500 milioni di euro, al tasso del 4,125%. Ha anche espresso grande soddisfazione per aver ricevuto il Michelin Supplier Award 2010, assegnato quest’anno per la prima volta ai fornitori che hanno maggiormente contribuito a raggiungere gli obiettivi di qualità prefissatisi dal costruttore francese di pneumatici.
razioni straordinarie è aumentato del 40% a 322 milioni e punta per la fine dell’anno a superare per la prima volta il miliardo di euro. I profitti netti sono stati di 166 milioni. La multinazionale tedesca ha intanto annunciato il trasferimento del proprio quartier generale dalla sede storica di Leverkusen a Colonia Deutz, dove ha affittato un edificio di 22 piani che fu già sede della Lufthansa (nella foto). Il cambio di sede è programmato per la metà del 2013 e interesserà circa un migliaio di dipendenti.
Una nuova società di consulenza
Si chiama RKN una nuova società di consulenza che opera nel campo specifico dell’industria della gomma e offre un’ampia gamma di servizi a livello mondiale. La conoscenza del mercato internazionale nonché il know-how relativo alle più moderne tecnologie di trasformazione le assicurano la possibilità di mettere a disposizione dei clienti servizi e prodotti finalizzati ad accrescerne la profittabilità. I suoi settori di attività si possono così riassumere.
Consulenza & partnership globali: internazionalizzazione delle imprese per una migliore presenza sui mercati; studio delle loro necessità per identificare la migliore strategia e formulare le proposte più adatte; esplorazione di nuove opportunità ed offerta di soluzioni globali. Outsourcing: consulenza e gestione di progetti per l’esternalizzazione della produzione presso partner produttivi dislocati nei paesi low-cost più dinamici, con adeguata esperienza e disponibilità di tutte le tecnologie di trasformazione. Macchine, stampi e attrezzature: selezione ed offerta di macchinari all’avanguardia per ogni applicazione; studio di richieste ed elaborazione di proposte di produzione complete identificando le soluzioni migliori, più economiche e meglio adatte alle necessità. Engineering: ingegnerizzazione di soluzioni produttive dedicate e supporto tecnologico nella lavorazione della gomma. Prodotti tecnici: Kemibond, una valida alternativa di adesivo per il trattamento di metalli per una serie di applicazioni; un prodotto versatile per migliorare la qualità del bonding a rivestimento singolo per l’incollaggio di gomma cruda a superfici metalliche durante il processo di vulcanizzazione. Recentemente RKN ha organizzato l’equipaggiamento di una fabbrica di gomma, nonché lo start-up, nel Kazakistan. I clienti sono stati affiancati, sia in Italia che all’estero, nella ricerca e selezione di macchine per estrusione, stampaggio, di stampi ed equipaggiamenti periferici. Ha anche offerto consulenza per partnership in Cina, organizzato corsi di formazione tecnica per un cliente bielorusso e concluso accordi per la fornitura di mescole per la Russia
Sava diventa Goodyear Dunlop Sava
Il produttore sloveno Sava Tires assumerà la denominazione di Goodyear Dunlop Sava Tires. La decisione è stata presa per uniformarsi alle ragioni sociali delle altre società europee del gruppo. 62 |
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materie prime • macchine • prodotti
Il robot antropomorfo Tessuti tecnici per nel controllo pressa la vulcanizzazione dalla Engel ickson PTL è una società francese
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rado di automazione elevato e basso livello di complessità dei comandi nello stampaggio a iniezione sembrano, per definizione, inconciliabili. E invece Engel ha dimostrato che le due caratteristiche possono essere perfettamente compatibili mediante l’integrazione delle unità di controllo del robot e della pressa in un unico sistema. Un‘integrazione, in realtà, che esiste già da tempo, ma che ha sempre riguardato solo i robot lineari. Oggi, invece, rispondendo alla richiesta sempre crescente di una più alta automazione senza, però, che ne derivasse una gestione dello stampaggio più complicata e difficoltosa per gli operatori, Engel ha integrato nel sistema di controllo CC 200 di una pressa victory un robot antropomorfo, ottimizzando anche l’interfaccia uomo-macchina. L’operatore, cioè, non è costretto a usare un sistema di controllo diverso da quello al quale è abituato, ma utilizza lo stesso sistema CC 200 che comanda gli assi x, y e z dei robot Engel lineari, e viene ‘portato per mano’ nell’impostazione dei parametri (aggiuntivi rispetto a quelli previsti per i movimenti del robot lineare) necessari per stabilire la sequenza dei movimenti del robot antropomorfo. Questa nuova tecnologia ha dato prova delle sue capacità innovative al K2010 di Düsseldorf (ottobre dell’anno scorso) e alla FIP di Lione (maggio di quest’anno) mediante l’utilizzo di un robot a sei assi fornito da Stäubli integrato nel controllo pressa CC 200. Al K2010 una Engel victory 330H/200V/120 combi produceva valvole bi-materiale per il settore medicale, e i pezzi stampati venivano prelevati, ispezionati con telecamera e depositati – suddivisi per impronta – in contenitori specifici dal robot antropomorfo. Alla FIP una Engel victory 1050H/500W/200 combi produceva, con l’utilizzo di un terzo iniettore satellite, un particolare tecnico tri-materiale con inserti: il posizionamento degli inserti e il prelievo del pezzo stampato venivano eseguiti anche in questo caso dal robot antropomorfo.
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che da più di sessant’anni fabbrica tessuti tecnici per applicazioni industriali. La sua specializzazione sono prodotti destinati ad operare nelle condizioni più estreme, come la resistenza a temperature comprese tra -100 e +300°C o la totale in infiammabilità. Si tratta di tessuti spalmati o laminati, con diverse tipologie di formulazioni chimiche che sviluppa direttamente e su diversi tipi di supporto tessile, fabbricato direttamente dal gruppo di cui fa parte o acquistato da fornitori di livello mondiale. Nel settore della gomma è presente da molto tempo con prodotti dedicati al-
la protezione delle mescole durante le diverse fasi di lavorazione. Si parla di tessuti spalmati o film rinforzati che vengono impiegati quali intercalari di stoccaggio e di vulcanizzazione. Sono prodotti che garantiscono protezione da qualsiasi contaminazione, lunga durata e ottima finitura superficiale. In particolare Dickson PTL sta per lanciare anche in Italia un nuovo prodotto chiamato 5368 dedicato proprio all’industria della gomma in quanto accessorio per macchine di vulcanizzazione o ad alta frequenza o autoclavi. La società francese sottolinea la sua esperienza nelle formulazioni chimiche e nel tessile (che permette di avere una gamma di prodotti molto vasta), la conoscenza delle norme internazionali, i tempi rapidi di prototipizzazione,
Flessibile Pompe a ingranaggi Maag per applicazioni di estrusione I costi di gestione e per la pulizia vengono ridotti al minimo grazie alla sostituzione semplice e veloce del pacco cuscinetti dell‘albero nelle pompe a ingranaggi Maag. Insieme alle svariate geometrie degli ingranaggi, la struttura modulare favorisce l‘adattamento all‘applicazione specifica del cliente. Le pompe a ingranaggi Maag lavorano con prodotti elastomerici ad elevata viscosità fino a 100ML e 1500 kg/h.
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I prodotti in gamma Dickson PTL (che è certificata ISO 9001) sono conformi alle più recenti normative RoHS e REACH.
Un laboratorio prova presso OCS un controllo della qualità ai massimi livelli, la capacità di gestire la logistica a livello mondiale, un servizio di taglio personalizzato che alleggerisce il lavoro dei clienti.
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n altro passo verso un servizio sempre più personalizzato ed ampio nei confronti di un mercato molto attento ai tempi di attesa fra investimento e reale produttività. Lo ha fatto OCS in collaborazione con Maplan per poter mettere a disposi-
zione dei numerosi clienti, italiani, una pressa di nuova generazione. La tecnologia Maplan è molto apprezzata a livello internazionale per la sua produttività e per il caratteristico sistema FIFO. Per i particolari rimandiamo all’articolo pubblicato a pagina 29 di questo stesso numero. A partire dal 1° settebre prossimo il personale OCS e Maplan sarà a disposizione di tutti gli interessati per ragguagli e informazioni relative ai vantaggi produttivi ed economici offerti. Sono richieste prenotazioni di prova stampi già in produzione.
CONVEGNI • fiere • eventi
Tecnologia della gomma al Cerisie
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n corso di base sulla tecnologia della gomma sarà organizzato dal Cerisie dal 10 al 14 ottobre, con replica dal 21 al 25 novembre. Le lezioni svolgeranno, presso la sede del Cerisie a San Giuliano Milanese, dal lunedì al giovedì il mattino e il pomeriggio, solo il mattino nella giornata di venerdì. Il costo è di 1.000 euro per i soci e di 1.100 euro per i non soci. Un attesto di frequenza verrà rilasciato ai partecipanti a conclusione del corso.
Un convegno sullo stampaggio a iniezione
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o stampaggio ad iniezione della gomma e alcune attrezzature correlate sono state oggetto di una mostra convegno organizzato all’inizio di luglio, a Piacenza, dalla Casa editrice TecnoEdizioni in collaborazione con Piacenza Expo. Dopo gli interventi introduttivi di Riccardo Ampollini, direttore editoriale della rivista TecnoPlast e del direttore di Piacenza 1-9 ottobre 5-7 ottobre 11-13 ottobre 18-22 ottobre 25-26 ottobre 8-9 novembre 8-13 novembre 64 |
Expo, Davide Leonarduzzi, i 55 operatori che hanno dedicato la giornata al loro aggiornamento tecnico hanno ascoltato i sette interventi in programma. Eccoli in sintesi. Fabrizio Piovanelli (responsabile tecnico IMG). L’azienda costruisce presse per elastomeri e termoindurenti da soli cinque anni, ma conta già oltre 200 unità di piccolo tonnellaggio realizzate ad hoc. Luca Zandrini (direttore tecnico Guarnizioni Industriali). Nata nel 1976 e specializzata nello stampaggio di articoli tecnici in materiale elastomerico su specifiche dei clienti, l’azienda lavora al 55% nell’automotive, al 35% nei casalinghi e nell’elettrodomestico, e inoltre nei settori del petrolchimico, del gas e delle attrezzature pneumatiche. Daniele Salvà (responsabile tecnico Doss). Dal 1990 ad oggi, Doss ha realizzato 250 sistemi di controllo della produzione in Italia, 100 in Europa, e altri 250 nel resto del mondo, basati sulla visione artificiale. Davide Rivi (direttore tecnico Rivi Magnetics). Nata nel 1968 come azienda produttrice di impianti elettrici industriali, agli inizi degli anni settanta ha avviato la sperimentazione nel campo delle applicazioni magnetiche e, dal 1993, fornisce i suoi sistemi di aggancio magnetico degli stampi all’industria dello stampaggio gomma, ma non solo.
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Pietro Nicolazzi (presidente HT Mir) ha ribadito l’importanza nell’avere un’azienda “tutta italiana”in grado di proporre su scala globale l’intera gamma delle macchine ad iniezione per il comparto della gomma e della plastica. Carlo Coscia (tecnologo e consulente HT Mir). Il relatore ha illustrato quelli che sono i due attuali obiettivi dell’azienda con la quale collabora: realizzare processi produttivi tendenzialmente sempre più automatici da un lato, minimizzare il materiale di scarto dall’altro. Paolo Colosio (responsabile qualità Interseals). Dal 1995 l’azienda si occupa di trattamenti superficiali dei materiali polimerici. A seconda delle applicazioni propone trattamenti permanenti o semipermanenti. Nel primo caso si ottiene un mantenimento nel tempo delle caratteristiche impartite al prodotto; nel secondo si ha un miglioramento temporaneo della scorrevolezza durante, ad esempio, le fasi di montaggio.
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