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MENSILE DEGLI ELASTOMERI E DEGLI ALTRI POLIMERI RESILIENTI
OTTOBRE 2014 - NUMERO 8
L’Italia che conta è quella che misura
Sono molti gli ambiti in cui l’Italia deve ingoiare bocconi amari. Però ci sono anche molte aziende italiane che possono andare per il mondo a testa alta portando l’amore per la tecnologia ed i lavori ben fatti. Tra queste ci siamo anche noi. Ci riempiamo di orgoglio quando un inflessibile tedesco, un irremovibile inglese, un ipertecnologico statunitense (per non parlare di turkmeni e azeri) ci chiedono di valutare la loro qualità con la nostra precisione, L’80% dei nostri strumenti sono ambiti da produttori di gomma e plastica di 35 paesi esteri. Una ragione ci sarà.
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Mensile degli elastomeri e degli altri polimeri resilienti con il patrocinio di
SOMMARIO
Federazione Gomma Plastica
assogoMMa
L’INDUSTRIA DELLA GOMMA ELASTICA In redazione Riccardo Oldani - riccardo.oldani@edifis.it Collaborano alla rivista Giuseppe Cantalupo, Emilio De Tuoni, Eugenio Faiella, Gianpaolo Brembati
ELASTICA
6 ElASTICA: SOMMARIO L’INTERVISTA 16 Rubber 2015: Assogomma ci racconta come sarà
Fabio Bertolotti, direttore di Assogomma, spiega come l’associazione sta lavorando all’organizzazione e al layout del prossimo Rubber, che durante il Plast 2015, dal 5 al 9 maggio del prossimo anno, consentirà alle aziende italiane della gomma di esibirsi in una vetrina veramente internazionale. Grazia alla concomitanza con l’Expo
Progetto e Grafica Mariella Salvi - mariella.salvi@edifis.it Pubblicità dircom@edifis.it Traffico Pubblicitario Roberta Motta - roberta.motta@edifis.it Stampa Eurgraf sas - Cesano Boscone (MI) Costo di una copia ai soli fini fiscali € 1,00 Abbonamento Italia € 90, Europa € 130, Estero € 150 abbonamenti@edifis.it Arretrati € 15,00 Amministrazione amministrazione@edifis.it
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L’Industria della Gomma una rivista edita da: Edifis S.p.A. viale Coni Zugna 71 20144 - Milano - Italy Tel. +39 023451230 Fax +39 023451231 www.edifis.it
MONDOGOMMA
20 Compositi di PDMS e filler a base di ZnO: l’effetto della forma dei filler su rigidezza e idrorepellenza
Un interessante studio condotto da ricercatori dell’Università Christian-Albrechts di Kiel, in Germania, ha valutato l’effetto di particolari filler a base di ZnO su un silicone PDMS. Filler con una particolare forma tetrapodale rivelano un effetto notevole, e utile in determinate applicazioni, sulla rigidezza del composito ottenuto e sulla sua risposta all’acqua.
28 Scarti di lavorazione: Assogomma avvia un nuovo servizio
Dal 2015 gli scarti di produzione della gomma non possono più andare in discarica. Un interessante servizio di Assogomma consente di pensare a un’alternativa
30 Silicone da incorniciare
Le creazioni di Aristide Plebani e di Dario Brevi, due imprenditori della Bergamasca che hanno trovato il modo di trasformare la gomma siliconica vulcanizzata in quadri dal grande impatto estetico. Realizzando un’idea che coltivavano da molti anni
FOCUS 33 Strumenti da laboratorio
Otto novità, da altrettanti produttori, per aggiornare il vostro laboratorio con strumenti di ultima tecnologia
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L’INDUSTRIA DELLA GOMMA | ELASTICA ottobre 2014
SOMMARIO
DALLE AZIENDE
42 La sfida di una qualità sempre più alta
Per soddisfare le richieste sempre più esigenti in fatto di tolleranze e qualità per le guarnizioni in gomma che produce, Höfert Italia ha adottato 5 presse orizzontali a iniezione Maplan a tecnologia FIFO. Vediamo i perché di questa scelta e i contenuti tecnologici di questa soluzione
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46 Un nuovo brand per Caldic
Caldic presenta il nuovo marchio Calsil® con cui d’ora in avanti commercializzerà i suoi siliconi di alta qualità
50 Reach: nuove modifiche all’allegato XIV Variazioni per la classificazione di una decina di sostanze
53 taccuino
• Produzione e consumo di gomma: meglio di un anno fa • Mercato pneumatici in Europa: la crescita continua • Bene l’export delle macchine per materie plastiche e gomme nel primo semestre • I PFU anche nelle batterie al litio • La gomma etilene-vinilacetato per l’energia eolica • Wacker “Fornitore Preferito” del gruppo Bosch • SO.F.TER. Presenta un nuovo TPE adatto al contatto con acqua potabile • Da Panasonic un tablet utile per gestire il magazzino • Open House della Desma a Fridingen • Open house State-Elmet. Il silicone: processo, innovazione, business • La meccatronica al Kilometro Rosso • Le novità di Bridgestone al Salone dell’Auto di Parigi • Yokohama Rubber acquisisce da Parker Hannifin un produttore di tubi marini italiano • Basf apre ad Anversa un nuovo impianto per l’estrazione di butadiene • Un nuovo impianto da 8 milioni di pneumatici l’anno inaugurato in Cina • Comerio Ercole amplia il proprio sito produttivo con un investimento da 3 milioni di euro • Il calo dei prezzi della gomma naturale crea preoccupazione in India
63 calendario 64 gli inserzionisti di questo numero 4
L’INDUSTRIA DELLA GOMMA | ELASTICA ottobre 2014
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L’INDUSTRIA DELLA GOMMA | ELASTICA ottobre 2014
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Comitato di redazione: Fabio Negroni, Emilio De Tuoni, Giampaolo Giuliani
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LABORAtorio per la CERTIFICAZIONE E RICERCA SUI SISTEMI ELASTOMERICI
con il patrocinio del C.N.R.
Un laboratorio specializzato al servizio dell’industria della gomma Il Cerisie
È un laboratorio costituito dall’AIRIEL (Associazione Italiana per la Ricerca nell’Impiego degli Elastomeri) e dall’ASSOGOMMA con il patrocinio del CNR.
Gli utenti
I trasformatori di materiali elastomerici ed affini; i produttori di materie prime, macchinari e apparecchiature di prova; gli utilizzatori di prodotti finiti.
I collegamenti
Collabora con Enti di Normazione quali UNI e ISO. Partecipa a prove interlaboratoriali organizzate
dal National Bureau of Standards U.S.A. per verificare la ripetitibilità e la riproducibilità dei risultati.
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Prove fisico-meccaniche, analisi chimiche, collaudi, consulenze e sperimentazioni, formulazione di mescolanze, ottimizzazione di cili produttivi, corsi di addestramento e aggiornamento, ricerca applicata.
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L’INDUSTRIA DELLA GOMMA | ELASTICA ottobre 2014
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ELASTICA
Rassegna della stampa tecnica estera
NUOVI MATERIALI Effetto di additivi sulle proprietà fisiche di un idrogel biopolimerico
Sa-Ad Riyajan, W. Jitdfaphon – Hat Yai, Tailandia – e T. Leejarkpai, K Luang – Pathumthani, Tailandia – email: saadriyajan@hotmail.com; sa-ad.r@psu. ac.th – KGK, n. 3/14, pp. 34-40. Questo studio, pubblicato sul numero 3/2014 della rivista internazionale KGK (Kautschuk, Gummi, Kunststoffe), riguarda l’interessante proprietà della gomma naturale epossidata (ENR) di poter essere impiegata nella produzione di idrogel polimerici. Gli idrogel sono ampiamente utilizzati in un gran numero di applicazioni diffusissime sul mercato, dalle lenti a contatto ai sensori, dagli adesivi ai cerotti medicinali. In questo caso, esaminato alla Prince of Songla University di Hat Ray, in Tailandia, l’idrogel è stato ottenuto unendo alla gomma naturale epossidata poly(vinil alcohol) (PVA) e amido. Amido e ENR hanno anche il vantaggio di essere biopolimeri e il loro impiego risulta quindi particolarmente ricercato da aziende che intendono puntare sul carattere green dei loro prodotti. Lo studio ha valutato l’effetto degli additivi chimici impiegati per modificare il rapporto di rigonfiamento dell’idrogel. Questo parametro è fondamentale, perché indica la capacità dell’idrogel di ritenere acqua e deter10
L’INDUSTRIA DELLA GOMMA | ELASTICA ottobre 2014
mina quindi le caratteristiche del materiale. In particolare si è notato che il rapporto di rigonfiamento dell’idrogel diminuisce in funzione del contenuto di GA (glutaraldehyde), di ENR, di PVA e di glicerolo, mentre aumenta in funzione del contenuto di sodio alginato e di amido. Un altro aspetto indagato è stato l’effetto determinato dalla dispersione di nanoparticelle di argento nell’idrogel, che agiscono a livello quantistico nel determinare un effetto di risonanza plasmonica. Il plasmone è una quasiparticella risultante dalla quantizzazione delle oscillazioni del plasma di elettroni contenuto nel sistema. Sfruttando questo effetto, l’aggiunta di nanoparticelle di argento delle dimensioni di 10 nm all’idrogel accresce la resistenza all’allungamento del materiale. L’aggiunta di argento modifica anche il colore dell’idrogel, che muta da chiaro brillante a quasi nero con il crescere della percentuale di nanoparticelle metalliche. L’articolo descrive il metodo di preparazione dell’idrogel polimero ed esamina nel dettaglio gli effetti di una serie di additivi sulle proprietà chimico-fisiche del materiale. Le analisi strutturali e morfologiche si sono basate sulla determinazione degli spettri XRD (diffrazione a raggi X) e su osservazioni con tecnica TEM (microscopia a trasmissione di elettroni) e spettroscopia ATR-FTIR.
NUOVI MATERIALI Conduttività termica e proprietà meccaniche di mescole a base di stirenebutadiene e nanotubi di carbonio multiparete
L. Bokobza – École Supérieure de Physique et Chimie Industrielles, Parigi –, T. Pflock, A. Lindemann, D. Kwiryn, P. dos Santos Claro – Selb, Baviera –; email: liliane. bokobza@wanadoo.fr - KGK, n. 3/14, pp. 45-50. La ricerca di filler alternativi alla silice e al carbon black ha negli ultimi anni fatto crescere l’interesse per nuove soluzioni, tra cui i nanotubi di carbonio, strutture tubolari di dimensione nanometrica (un milionesimo di millimetro). Questi nanotubi (CNT) hanno attirato un considerevole interesse per le loro notevoli proprietà meccaniche ed elettriche, che ne fanno un agente rinforzante ideale nei sistemi polimerici. L’impiego di particelle di scala nanometrica, inoltre, si è rivelato interessante per i significativi miglioramenti apportati alle proprietà fisiche e meccaniche delle matrici di gomma in cui sono state disperse. I nanotubi di carbonio, però, hanno la tendenza a formare agglomerati che limitano le performance del materiale ottenuto, non consentendo un pieno trasferimento delle loro indiscusse proprietà alla matrice. E nonostante i notevoli miglioramenti delle tecnologie di pro-
Abbiamo letto per voi
cesso dei polimeri compositi, questo problema finora non è stato pienamente risolto: i limiti maggiori riscontrati consistono in una cattiva dispersione e in una scarsa adesione tra i nanotubi e la matrice polimerica. Tra le conseguenze, per quanto si registri un generale irrobustimento della mescola ottenuta, spesso si verifica un degrado della resistenza alla rottura, determinata dalla presenza di agglomerati di nanotubi nella matrice polimerica che agiscono come iniziatori di rottura. Ma le caratteristiche della dispersione dei nanotubi hanno anche un forte impatto sulle proprietà elettriche del polimero composito e, in particolare, sul comportamento di percolazione: la formazione di catene interconnesse di nanotubi può portare infatti a una notevole riduzione della resistenza elettrica della mescola. Per capire meglio che cosa avviene in una mescola di gomma additivata con nanotubi di carbonio multiparete (MWCNT, multi-wall carbon nanotubes), studiosi della Scuola superiore di Fisica e di Chimica di Parigi hanno condotto una serie di test, riportati in questo articolo, partendo da mescole ottenute a partire da gomma SBR mediante un processo di soluzione per sonicazione. L’articolo descrive nel dettaglio i materiali utilizzati, la preparazione dei campioni e le tecniche utilizzate per effettuare le varie misurazioni, tra cui la conduttività termica, la diffusività termica, i test classici per la misurazione della tensione. I risultati finali hanno mostrato che usando la tecnica della sonicazione in un solvente adatto è stato possibile ottenere una dispersione omogenea dei nanotubi multiparete all’interno della gomma SBR. A livelli di dispersione ottimale è stato registrato un miglioramento del 71% della conduttività termica della gomma SBR additivata con 10 phr (parti di peso per cento parti di gomma). Un irrobustimento meccanico è stato osservato già a partire da concentrazioni di 0,5 phr di nanotubi. In associazione a questo fenomeno non è stato
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NBR
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ELASTICA riscontrato alcuno spostamento o allargamento della transizione vetrosa, indicando una debole interazione tra il polimero e il filler.
NUOVI MATERIALI Valutazione della omogeneità di un compound di gomma e filler a base di silice utilizzando la spettroscopia Nir nel vicino infrarosso
B. Kilie, R. H. Schuster, U. Giese – Deutsches Institut für Kautschuk technologie, Hannover (Germania), email: Benjamin.Kilie@DIKautschuk.de - KGK, n. 4/14, pp. 34-38. L’obiettivo di questo studio pubblicato in lingua inglese dalla rivista KGK era verificare l’applicabilità della spettroscopia nel vicino infrarosso (NIR, Near-Infrared) e, in particolare, il metodo di analisi PCA (Principal Component Analysis) nell’individuare differenze nell’omogeneità dei compound. A questo scopo sono state preparate delle mescole leggermente colorate, usando silice come filler, con vari gradi di silanizzazione per investigare la sua influenza sulla distribuzione della silice e l’omogeneità della mescola. Il risultato delle ricerche condotte dal gruppo di studio del Deutsches Institut für Kautschuk technologie ha mostrato che un contenuto più elevato di gruppi etossilici del silano sulla superficie della silice porta a un’omogeneità migliore della mescola e a un miglior mix distributivo, che oggi è misurabile e rintracciabile mediante la tecnica della PCA. Nell’articolo si spiega perché sia meglio usare questo metodo di indagine per recuperare tutte le informazioni sui componenti della mescola piuttosto che esaminare semplicemente lo spettro della spettroscopia NIR. Le mescole di prova sono state ottenute a partire da SBR Buna VSL 5025-2 HM di Lanxess, con 75% di butadiene e 25% di stirene, additivato con silice modificata (Ultrasil 7000 GR), ossido di zinco (tipo Rotsiegel), ossido di zinco Grillo, acido stearico (Edenor ST 4 A), l’accelerante TBBS Vulkacit NZ (Lanxess AG) e zolfo con purezza su12
L’INDUSTRIA DELLA GOMMA | ELASTICA ottobre 2014
periore al 99,9% (Solvay). Con procedimenti descritti nell’articolo sono stati prodotti tre diversi tipi di silice a superficie modificata per dar vita ad altrettante mescole usate come campioni per le misurazioni condotte nell’esperimento. Per ogni silice usata si è riscontrata una diversa reazione di silanizzazione (totale, al 100%; parziale, al 66%; di riferimento, allo 0%). In sostanza si dimostra che è possibile correlare reazioni di silanizzazione più elevate con una superiore omogeneità della mescola e che la spettroscopia NIR consente di effettuare un’analisi non distruttiva del campione, rapida e su una minima superficie d’indagine (appena 1 mm di diametro) per determinare le caratteristiche di omogeneità della mescola. Ulteriore risultato è che ora è possibile analizzare mescole con un livello indefinito di silanizzazione, usando il metodo della spettroscopia NIR, perché è possibile definire e applicare un confronto con i risultati delle mescole utilizzate come modelli di riferimento nello studio.
NUOVI MATERIALI elastomeri magnetici morbidi con rigidezza regolabile: esperimenti e modellazione
C. Hintze, D. Yu. Borin, D. Ivaneyko, V. Toshchevikov, M. SaphiannikovaGrenzer, G. Heinrich - Leibniz-Institut für Polymerforschung - Dresda - KGK, n. 4/14, pp. 53-59. Gli elastomeri con proprietà magneto-reologiche (MRE) appartengono alla classe dei materiali “smart” o intelligenti. Consistono di un elastomero reticolato e di particelle magnetiche. Grazie al fatto che le loro proprietà viscoelastiche possono essere controllate applicando un campo magnetico esterno, questi materiali stanno diventando sempre più interessanti per le applicazioni nel campo della sensoristica e degli attuatori. Il lavoro condotto dal team di studio del Leibniz-Institut di Dresda si è concentrato su come la morfologia determinata dal processo di produzione dei compositi MRE influisca
sulle loro proprietà. In particolare è stato esaminato un elastomero magnetico costituito da polidimetilsilossano e quantità variabili di ferrocarbonile. Quest’ultimo materiale è stato usato come filler, come avviene normalmente nella produzione di MRE a causa delle buone proprietà magnetiche del materiale, che però non esercitano alcun effetto negativo sul processo di reticolazione della matrice elastomerica. Inizialmente, la presenza di una polvere dalle caratteristiche magnetiche nella mescola non mostra caratteristiche particolari. Il materiale agisce come un normale filler non magnetico. Ma se durante la vulcanizzazione la mescola è sottoposta a un campo magnetico esterno, le particelle di ferro-carbonile si allineano e formano strutture elongate nella direzione del campo applicato. Un’ulteriore evoluzione della tecnologia ha portato ad applicare campi magnetici rotanti o biassiali al materiale, durante la fase di curing o prima che questa abbia inizio, determinando effetti magnetoreologici particolari, cioè un cambiamento del modulo elastico del materiale. I fattori che determinano la comparsa di queste proprietà sono essenzialmente la rigidezza della matrice, il volume di filler contenuto e il tipo di particelle magnetiche utilizzate, oltre al loro orientamento, forma e distribuzione. Per questo studio è stato impiegato PDMS, anche per la facilità con cui può essere processato e per la possibilità di giungere a una vulcanizzazione a bassa temperatura, dato che questo materiale vulcanizza mediante una reazione di reticolazione organometallica tra i suoi due componenti. Dopo aver ottenuto i campioni di materiale si è proceduto a individuare le caratteristiche fisiche, attraverso test ed esami condotti mediante microscopi ottici o a elettroni. Sono poi stati condotti testi di sforzo e di allungamento dei campioni ottenuti in presenza di campi magnetici. L’articolo descrive nel dettaglio sia il processo di caratterizzazione dei materiali sia i tipi di misurazioni sperimentali che sono state condotte. In generale si riscontra che, quando sono sotto-
Abbiamo letto per voi posti al campo magnetico, i campioni mostrano un aumento della rigidezza rispetto a quando invece agiscono in condizioni, per così dire, normali. Per ogni tipo di composito ottenuto, a matrice morbida o extra-morbida, sono stati realizzati dei campioni di diverse forme, sferica, cilindrica o irregolare, e sono stati studiati per ciascuno di essi gli effetti magnetoreologici associati. Una lunga parte dell’articolo si dilunga sulla modellazione, cioè sulla spiegazione teorica degli effetti magnetoreologici riscontrati nei vari campioni. Quelli in cui gli effetti sono più evidenti erano caratterizzati da una matrice extramorbida e dalla presenza di strutture simili a catene in cui il filler di ferrocarbonile si era disposto in seguito al processo di vulcanizzazione scelto. Lo studio in questione è parte del progetto SwitchComp condotto dal Centro per i materiali emergenti e i processi di Dresda, in Germania.
NUOVI MATERIALI ABBINARE GLI ELASTOMERI AI BIOCARBURANTI
A. Weimann - Trelleborg - Axel.Weimann@ trelleborg.com - European Rubber Journal, n. maggio/giugno 2014, p. 20. In questo articolo si descrive brevemente un test, condotto dal gruppo Trelleborg, per verificare se alcuni tipi di gomme abitualmente usati per le guarnizioni e gli O-ring dei normali motori diesel sono compatibili con l’impiego di biocarburanti che, come è noto, entrano nella composizione non soltanto del biodiesel ma, con percentuali sempre crescenti, anche del diesel tradizionale. Finché le percentuali restano basse nella composizione del carburante non si riscontrano problemi, ma al loro crescere che cosa può accadere? Possono verificarsi problemi? Trelleborg ha effettuato una serie di test valutando vari tipi di gomme FKM e di fluorosiliconi FVMQ. Le analisi hanno anche
preso in considerazione la possibilità di eventuali contaminazioni di acqua nei biodiesel e nei sistemi di erogazione ad alta pressione, dove l’acqua, appunto, va abitualmente a costituire una fase alla base delle cisterne. Dal momento che l’acqua è più solubile nel biodiesel rispetto al gasolio normale, ci sono più elevate probabilità che questo tipo di carburante contenga particelle dissolte. Nei test è emerso come gli FKM vulcanizzati con bisfenolo mostrano un deterioramento più sensibile in condizioni di utilizzo a causa del contenuto di ossidi metallici: l’acqua dispersa determina l’idrolisi degli esteri contenuti nel biodiesel e la conseguente formazione di acidi carbossilici, che attaccano il polimero per mezzo di una deidrofluorurazione. Gli FKM vulcanizzati a perossido hanno invece dimostrato di comportarsi meglio. Alcuni tipi di O-Rings tradizionali hanno mostrato delle
ELASTICA
piccole fessurazioni, in sistemi di rifornimento pressurizzati, quando si sono verificate rapide depressurizzazioni. Il problema non si è però verificato con i materiali appositamente formulati per questo tipo di evenienza. In generale i test hanno dimostrato che gli FKM e FVMQ tradizionalmente usati per il settore automotive si comportano bene anche con i biocarburanti. Maggiore attenzione va riservata alla formulazione di quei compositi utilizzati per i sistemi di rifornimento, che devono essere calibrati e progettati per condizioni estreme di utilizzo.
PRODOTTI E PROCESSI RINFORZO SINERGICO DELLA GOMMA NATURALE CON organo-argilla e doppia reticolazione
H. Sadeghi Ghari, Z. Sakhouri, Dipartimento di ingegneria dei polimeri, Università Islamica Azad, Omidiyeh, Iran - hedayat.sadeghi@gmail.com - GAK, n. 5/14, pp. 286-294. Il lungo articolo, in tedesco, descrive una ricerca relativa a nanocompositi di gomma naturale NR e organoargille. Il processo di produzione di queste gomme porta a creare una struttura DN, a doppia reticolazione (double network), che si forma quando l’elastomero già parzialmente sottoposto a reticolazione viene ulteriormente reticolato in una condizione di sforzo. Nello studio sono stati impiegati due metodi per la preparazione dei nanocompositi NR/organoargilla: quello tradizionale a una sola reticolazione e quello a doppia reticolazione. Il primo tipo di materiale ottenuto è stato utilizzato come riferimento per verificare le proprietà del nanocomposito a doppia reticolazione. Sono poi stati studiati, a diversi rapporti di elongazione, gli effetti delle organo-argille sulle caratteristiche di vulcanizzazione e sulle proprietà meccaniche, durezza, comportamento elastico e morfologia. I risultati hanno dimostrato che i nanocompositi NE a doppia reticolazione esibiscono proprietà fisiche e 14
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meccaniche migliori rispetto a quelli a singola reticolazione. La resistenza alla trazione di questi nanocompositi è aumentata di 33 MPa, oltre quattro volte quella dei compositi a una reticolazione e poi decrescono rapidamente con l’aumento del rapporto di elongazione. Il modulo e la durezza crescono in modo continuo con il crescere del rapporto di elongazione. La microstruttura dei sistemi NR/organoargilla è stata studiata con tecnologie come XRD, diffrazione a raggi X, e FESEM, microscopia a scansione elettronica a emissione di campo. In aggiunta è stato anche studiato l’effetto di diversi rapporti di elongazione sulla dispersione degli strati di organo-argilla. In generale, i risultati hanno mostrato che il valore ottimale del rapporto di elongazione nei nanocompositi a doppia reticolazione è pari a 2.
PRODOTTI E PROCESSI modellizzazione del processo di invecchiamento ossidativo degli elastomeri
R. Kreiselmaier, K. Beck, P. Paimann, C. Priess, B. Traber, G. Stein - Freudenberg - rainer.kreiselmaier@freudenberg.de GAK, n. 5/14, pp. 296-298. L’articolo, in tedesco, definisce un interessante modello per predire l’effetto delle variazioni di formulazione sulla suscettibilità degli elastomeri di essere soggetti ad invecchiamento per ossidazione, uno dei principali fattori che limitano la lifetime dei prodotti a base elastomerica. Il modello matematico tiene in considerazione le reazioni chimiche che avvengono durante l’invecchiamento degli elastomeri, che sono molto complesse, a causa dell’interazione tra le numerose componenti della mescole e i prodotti derivanti dalle reazioni chimiche che ne derivano. Per capire il peso dei meccanismi in gioco è stato usato il metodo di indagine della chemiluminescenza, che fornisce un buon dettaglio delle reazioni che avvengono durante l’invecchiamento ossidativo. La luce emessa dalla degradazione degli iperperossidi che si formano durante l’invecchiamento è stata studiata e si è dimostrata rivelatrice dei vari meccanismi in gioco. Questo per-
ché è stato possibile correlare l’intensità del segnale di chemiluminescenza in rapporto al tempo, mediante un modello matematico definito all’occorrenza. Confrontando poi le curve della chemiluminescenza previste dal modello con quelle realmente osservate è stato possibile stabilire delle costanti tipiche delle reazioni di invecchiamento ossidativo che rendono applicabile il modello in linea generale. Il modello, a sua volta, può essere ulteriormente perfezionato con vari metodi. Per esempio, preparando mescole specifiche con diversi quantitativi di additivi anti-invecchiamento o con variazioni pilotate della concentrazione di ossigeno durante le misurazioni della chemiluminescenza. Queste tecniche hanno consentito non soltanto di testare il modello, ma anche di determinare in modo ancora più preciso le costanti di reazione. Il risultato è stata un’approfondita comprensione del processo di invecchiamento ossidativo e la definizione di un metodo per ottimizzare le prestazioni delle mescole elastomeriche in rapporto a questo tipo di processo degenerativo. Il modello consente anche di valutare a priori l’effetto di una concentrazione nota di ossigeno, legata alla specifica applicazione a cui il manufatto in gomma è destinato, e definire così in linea teorica ma in modo estremamente preciso l’effettiva lifetime del prodotto.
PRODOTTI E PROCESSI meccanismo di azione coagente nella vulcanizzazione perossidica della gomma naturale
R. Rajan, S. Varghese, K.E. George India, Rubber Research Institute, Kottayam; Albertian Institute of Science and Technology, Kalamassery rejita.rajan@yahoo.in - GAK, n. 5/14, pp. 300-307. L’articolo è pubblicato in tedesco e descrive la ricerca condotta dal gruppo di studio per comprendere i meccanismi di azione di vari coagenti, zinco diacrilato (ZDA), trimetilolpropano trimetacrilato (TMPTMA) e triallile cianurato (TAC), nella vulca-
Abbiamo letto per voi
nizzazione perossidica della gomma naturale (NR). Lo strumento d’indagine scelto è la spettroscopia infrarossa a trasformata di Fourier, FT-IR, che ha consentito di interpretare i meccanismi di reticolazione del perossido nella gomma naturale confrontando gli spettri delle mescole prima e dopo vulcanizzazione. I meccanismi di azione dei coagenti sono invece stati esaminati confrontando gli spettri dei vulcanizzati privi o additivati dei coagenti stessi. Tra i risultati evidenziati, emerge che lo ZDA produce reticoli covalenti e ionici nel vulcanizzato e può essere quindi scelto per applicazioni che richiedono buone proprietà meccaniche. Il TMPTMA è adatto ad applicazioni che richiedono un modulo elastico elevato, mentre il TAC si rivela un coagente non adatto a gomme altamente insature come la NR.
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PRODOTTI E PROCESSI uso come agente di accoppiamento di un silano a base disolfuro con compensazione di zolfo in un compound di gomma naturale rinforzato con silice
W. Kaewsakul, W.K. Dierkes, J.W.M. Noordermeer - Enschede, Paesi Bassi - e K. Sahakaro - Tailandia j.w.m.noordermeer@utwente.nl KGK, n. 5/14, pp. 33-39. In estrema sintesi, la ricerca prende in considerazione l’impiego degli organosilani bifunzionali per potenziare le proprietà generali di un compound di gomma naturale prima e dopo la vulcanizzazione. In particolare è stato studiato l’effetto sulle proprietà del composto di un aggiunta extra di zolfo in mescole di
NR e silice, in cui è stato usato come agente di accoppiamento il TESPD, bis(trietossisililpropil) disolfuro. L’aggiunta nel mixer chiuso di zolfo extra modifica in modo significativo le proprietà complessive del materiale. D’altro canto, le mescole così ottenute non mostrano comportamenti significativamente diversi da quelli “tradizionali” in un mescolatore a due cilindri a freddo. In particolare, lo zolfo extra, in quantità approssimativamente di 0,150,20 phr, o di 3,4-5,1 wt% rispetto al contenuto di TESPD, si rivela un ottimo ingrediente per ridurre il rischio di bruciatura del compound e garantisce comunque proprietà dei vulcanizzati comparabili a quelle ottenute con l’impiego di TESPT, bis(trietossisililpropil) tetrasolfuro, come agente di accoppiamento senza aggiunta di zolfo.
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L’INTERVISTA
Rubber 2015: Assogomma ci racconta come sarà di Riccardo Oldani
Dal 5 al 9 maggio 2015 Fieramilano Rho ospiterà la fiera Plast, all’interno del quale troverà spazio il salone Rubber, interamente dedicato al settore della gomma. Assogomma ha un ruolo molto importante nell’organizzazione di questo evento, ci può spiegare in che cosa consiste? Assogomma ha un ruolo di co-organizzatore, ovverosia svolge in prima persona un’attività di sviluppo, di promozione, di raccolta e cura degli espositori, molto spesso associati, ivi compresa la messa in pianta degli stand, un’attività particolarmente delicata, dove si cercherà di garantire a tutti la migliore soluzione possibile tenendo conto delle rispettive esigenze. Il quartiere fieristico di Milano, con padiglioni e strutture all’avanguardia, offrirà soluzioni adeguate per tutti. La gestione diretta della fiera e degli espositori è certamente una prima importante differenza rispetto all’edizione precedente, cioè quella del 2012, dove l’associazione si era limitata a dare il suo supporto e patrocinio unitamente alla concessione del brand “Rubber”, di sua proprietà, ma senza svolgere un’attività operativa specifica.
Com’è stata la risposta delle aziende? Non possiamo che essere contenti dei risultati ottenuti, perché a poco meno di un anno dall’inizio della manifestazione il numero di metri quadri che 16
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Fabio Bertolotti, direttore di Assogomma.
Rubber 2015 cresce bene. A poco meno di un anno dal suo inizio, fissato per il 5 maggio, si preannuncia con una superficie espositiva superiore rispetto all’ultima edizione del 2012. A curarne l’organizzazione è Assogomma. Abbiamo intervistato il direttore dell’associazione, Fabio Bertolotti, per sapere come si preannuncia l’evento e quali opportunità riserverà a espositori e visitatori
Fabio Bertolotti stiamo assegnando è decisamente superiore rispetto a quello della scorsa edizione. In un momento di crisi del sistema fieristico, in cui sono molte le fiere che hanno dovuto annullare la loro manifestazione ed altre che lamentano riduzioni considerevoli osserviamo con piacere che questo non è il caso del mondo della gomma. È pur vero che gli spazi espositivi occupati dalla gomma sono sempre inferiori a quelli della plastica, ma questo riflette dimensioni dei comparti, dove quello della gomma ha un rapporto di 1 a 10 rispetto a quello della plastica. Una nota positiva è il ritorno di aziende associate, soprattutto quelle che producono mescole per conto terzi . Un comparto produttivo sempre più specializzato che richiede il rispetto di severe normative ambientali: tutto ciò ha portato ad una terziarizzazione di questa attività non più strettamente L’inizio di Rubber legata al luogo in cui vengono coincide con i primi trasformati i prodotti finiti. Le giorni dell’Expo, in cui nuove tecniche produttive da si concentrerà un gran un lato e di trasporto dall’altro consentono ormai di guardare numero di visitatori ai mercati esteri sempre più provenienti da tutto lontani. Da qui la opportunità il mondo. Stiamo di partecipare ad una fiera studiando come internazionale come Rubber. Sono presenti anche imprese mettere in connessione manifatturiere che da sempre le due manifestazioni, esportano la stragrande che si svolgono a maggioranza dei loro prodotti poche centinaia di all’estero, come ad esempio le tubazioni in gomma. metri di distanza, per Ci auguriamo naturalmente fare della nostra fiera che da qui all’inizio della un evento irripetibile fiera si aggiungano tanti altri espositori.
Che tempi ci sono per aderire? Il tempo c’è, ma in maniera molto pragmatica posso dire che tutto ciò dipenderà dagli spazi ancora a disposizione. Abbiamo opzionato una superficie espositiva di gran lunga superiore a quella dell’edizione scorsa e quindi riteniamo che ci sarà la possibilità di accontentare tutti. Al momento registriamo una crescita di oltre il 20% e sono numerose le aziende sia ex-espositrici, che nuove, che stanno valutando l’opportunità di esporre. Fermo restando la qualità delle aree espositive e la loro fungibilità, va da se che mano a mano che si occuperanno gli spazi, quelli che formalizzeranno le loro adesioni all’ultimo si dovranno accontentare di quanto rimasto. In questi giorni vengono comunicate le pre-assegnazioni per chi ha già formalizzato la propria adesione, che saranno sottoposte all’approvazione di ogni singolo espositore. Chi volesse entrare in questo prima fase è bene che si affretti.
Le coordinate di Rubber 2015
Rubber 2015 è un salone satellite di Plast 2015, in programma dal 5 al 9 maggio 2015 nei padiglioni di Fieramilano Rho. La fiera sarà aperta ai visitatori e al pubblico pagante da martedì 5 a venerdì 8 maggio 2015 dalle ore 10 alle ore 18 e sabato 9 maggio 2015 dalle ore 10 alle ore 16 senza interruzione. Gli espositori avranno accesso al quartiere fieristico secondo i seguenti orari: dalle 8 alle 19.30 martedì 5 maggio 2015, dalle 8.30 alle 19.30 da mercoledì 6 a venerdì 8 maggio 2015, dalle 8.30 alle 17 sabato 9 maggio 2015. Le porte di accesso saranno la Sud, la Est e la Ovest. Ulteriori dettagli sul sito www.plastonline.org
Come sarà il layout della fiera? Lo spazio Rubber sarà ben identificabile e distinto dalla zona Plast. È questa una caratteristica condivisa tra i due organizzatori per orientare al meglio i visitatori gomma, come pure quelli della plastica, che non dovranno fare il giro di tutti i padiglioni, ma che potranno trovare concentrati in un’unica zona come Rubber tutti, o quasi tutti, gli espositori del settore. Dico quasi tutti perché ci sono aziende che hanno un interesse in entrambi i settori, ma con una prevalenza plastica, ed è possibile che non scelgano un doppio stand, ma un’unica area nella zona per loro “core business”.
C’è anche la concomitanza con Expo2015. Quali le possibili sinergie? Plast/Rubber inizia il 5 maggio e dura fino al 9 maggio, mentre Expo2015 inizia il primo maggio e termina alla fine di ottobre. Le esperienze dei precedenti Expo evidenziano che fatto 100 il numero complessivo dei visitatori, 80 sono concentrati tra i primi 10 giorni e gli ultimi 5 e sono i primi giorni quelli di maggior afflusso, quindi una perfetta sinergia con la nostra manifestazione. Peraltro Expo disterà da Plast/Rubber semplicemente la lunghezza di un ponte pedonale. È un’opportunità irripetibile, che sarebbe un delitto non cogliere. Il tema conduttore dell’Expo è “Nutrire il pianeta, energia per la vita”: un messaggio che va declinato non in senso stretto. Non vi è dubbio infatti che sarà dato un ampio rilievo a settori, come l’agricoltura o la “green economy”, dove la gomma è ben presente e L’INDUSTRIA DELLA GOMMA | ELASTICA ottobre 2014
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L’INTERVISTA
svolge un ruolo determinante. Mi riferisco non tanto alla gomma naturale, nota a tutti, ma anche ai tanti nuovi tipi di gomme sintetiche “green” frutto della ricerca e dello sviluppo di nostre aziende di primario standing mondiale. Non dimentichiamoci mai che la gomma è un materiale compatibile con l’ambiente, sostenibile e molto spesso insostituibile.
Perché un’azienda del settore dovrebbe esporre al Rubber? Perché è la sua fiera ed è l’occasione per incontrare gli operatori del settore e della filiera. Le fiere di oggi non sono più sede di perfezionamento di contratti, ma luoghi di relazione dove toccare con mano l’andamento di un settore, cogliendo anche le tendenze future.
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C’è anche una parte convegnistica? Il Rubber non è una mostra-convegno , ma una fiera internazionale. E chi partecipa ad una fiera ci va per vedere novità ed incontrare persone, non per partecipare a congressi. Tuttavia, non sono da escludere iniziative collaterali che possano attrarre visitatori e partecipanti, senza essere troppo invasivi. Quindi non pensiamo a conferenze tecniche di un’intera giornata, ma momenti di incontro limitati nel tempo e customizzati ad argomenti specifici. Siamo aperti e disponibili a valutare insieme agli espositori Rubber momenti di incontro di reciproco interesse dando una priorità ad argomenti che oggi rappresentano un riferimento per i mercati, come ad esempio la green economy, ovvero materie prime biocompatibili, macchinari efficienti a basso consumo energetico, prodotti finiti sostenibili, ecc.
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Compositi di PDMS e filler a base di ZnO: l’effetto della forma dei filler su rigidezza e idrorepellenza Xin Jin1, Mao Deng2 Sören Kaps1, Xinwei Hu1, Iris Hölken1, Kristin Mess1, Rainer Adelung1, Yogendra Kumar Mishra1 1 Materiali Funzionali, Istituto di Scienza dei materiali, Università Christian-Albrechts di Kiel, Germania 2 Strutture reali e di sintesi, Istituto di Scienza dei materiali, Università Christian-Albrechts di Kiel, Germania
L
a fabbricazione di materiali sintetici cerca sempre ispirazione nella natura e compete con essa in termini di qualità e quantità [1, 2, 3, 4, 5]. Per esempio, un enorme interesse è stato dedicato allo studio delle sorprendenti caratteristiche dei polpastrelli del geco e alla conseguente realizzazione di dispositivi che le imitano [6, 7, 8]. I gechi non soltanto riescono a correre velocemente su ogni superficie, ma possono anche pulire le zampe utilizzando l’acqua. Contrariamente a quanto un ragionamento intuitivo farebbe supporre, le dita del geco non sono adesive come un nastro adesivo epossidico, ma sono fatte di un materiale rigido con una bassa energia superficiale. Per imitare in modo esatto la struttura del geco è estremamente importante scegliere molto attentamente i materiali sia
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Pubblichiamo questo articolo tradotto dalla rivista PlosOne Magazine, magazine internazionale online, a consultazione libera e realizzato secondo i criteri della peer review. Descrive una ricerca condotta all’Università di Kiel, in Germania, in cui sono stati confrontati filler a base di ossido di zinco ZnO, di tre diverse forme e dimensioni, mescolati a silicone PDMS per dar vita a un polimero composito. In particolare è emerso che un filler strutturato in particelle dalla forma particolare, tetrapodale, e dimensione micrometrica, conferisce al polimero finale doti particolari di rigidezza e idrofobia, mostrando una dispersione ottimale anche se impiegato ad alto dosaggio. È possibile scaricare la versione originale, in lingua inglese, e in pdf di questo articolo dal link: http://www.plosone.org/article/ info%3Adoi%2F10.1371%2Fjournal.pone.0106991
Ricerca per quanto riguarda la loro processabilità sia per le loro proprietà intrinseche. La gomma siliconica, come il Poli(dimetilsilossano), PDMS, è un materiale molto importante nel campo della microfabbricazionecosì come per la realizzazione di superfici adesive bioispirate, a motivo della sua eccellente biocompatibilità, della bassa energia superficiale e delle procedure di lavorazione molto semplici con cui può essere trattata [9]. Nel caso di strutture fibrose, è sempre necessaria la ricerca di un compromesso tra la rigidità e il rapporto d’aspetto (il rapporto tra la dimensione più lunga e quella più corta delle fibre) delle strutture per evitare che le fibre collassino. Usando un materiale con un modulo elastico più elevato si può ottenere una struttura fibrillare più fine, con un rapporto di aspetto più grande, che può imitare meglio il polpastrello del geco [10, 11]. Per aumentare il modulo elastico relativamente basso del PDMS sono quindi richiesti dei rinforzi del polimero ottenuti mediante l’impiego di filler. Dopo l’additivazione dei filler è però anche necessario mantenere alcune caratteristiche positive del materiale, come la biocompatibilità e la bassa energia superficiale. Oltre a un modulo maggiore, è particolarmente importante anche un’idrofobicità superiore per ottenere la caratteristica dell’autopulibilità [12]. Per aumentare il modulo elastico e l’idrofobicità del polimero PDMS, sono necessari filler appropriati, specialmente per quanto riguarda la forma e le dimensioni. È pertanto molto importante studiare l’influenza della forma e delle dimensioni del filler sulle proprietà complessive di un materiale composito. Sotto questo aspetto l’ossido di zinco ZnO è un candidato molto interessante per il suo eccellente comportamento dal punto di vista della biocompatibilità e versatilità nella produzione di nano e microstrutture differenti [13, 14, 15, 16]. In questa ricerca la nostra principale intenzione è mettere a confronto la rigidità e idrofobicità dei composti in PDMS additivati con filler a base di ZnO di forme e dimensioni
differenti, che forniscono indicazioni sui particolari effetti effetti della forma del filler su materiali compositi a matrice elastomerica. È cosa ben nota che le proprietà dei polimeri possono essere migliorate incorporando particelle rigide o fibre. Il termine “rinforzo” (reinforcement nel testo originale) si riferisce ai notevoli miglioramenti in termini di comportamento di resistenza allo sforzo, torsione e abrasione che viene indotta dalla presenza di fille nella matrice polimerica, così come dall’aggiunta di carbon black alla gomma naturale. Per migliorare le proprietà del composito, è necessaria un’appropriata selezione del materiale filler e parametri come dimensione, forma, struttura chimica superficiale dei filler giocano un ruolo molto importanti. Molti filler costituiti da materiali inorganici sono stati impiegati per rinforzare la matrice polimerica, come nano- e micro- SiO 2, Al 2O 3, Mg(OH) 2, CaCO 3, fibra di vetro, fibra di carbonio e così via [17, 18, 19, 20, 21, 22, 23]. Tradizionalmente la gran parte dei materiali compositi polimerici può essere classificata in base alla forma dei filler in questo modo: compositi particolati (con particole fini), fibro-compositi (con fibre continue o discontinue; fibre lunghe o corte o anche whisker più corti) e, infine, compositi strutturali (laminati e pannelli a sandwich) [24, 25]. Per i compositi particolati, la dimensione del filler si è rivelata il fattore più importante ed è stato dimostrato che al di sotto di una determinata dimensione critica (per esempio 30 nm di diametro) il modulo di Young del composito aumenta notevolmente con il ridursi delle dimensioni [26]. I particolati nanodimensionati beneciano del loro maggiore rapporto superficie/volume (S/V) nel quadro di una migliore interazione tra filler e polimero, anche se soffrono in generale di un problema di agglomerazione all’interno della mescola [27]. Una distribuzione omogenea di queste particelle è altamente preferibile, ma molto difficile da ottenere attraverso le tecniche noto. Questo è anche il principale motivo limitante del loro impiego come fil-
ler di rinforzo [28]. Nel caso di filler a fibra lunga una controindicazione deriva dal fatto che l’effetto di rinforzo non è isotropico. Diventa più significativo quando le fibre sono disposte secondo un orientamento preferenziale e sono continue. Nonostante il fatto che le fibre lunghe possono sostenere un carico maggiore rispetto alle fibre corte, normalmente non sono adatte a importanti metodi di fabbricazione di prodotti, come la stampa a iniezione e la stampa a estrusione [28, 29]. Contrariamente ai rinforzi con fibre lunghe, quelli con fibre corte garantiscono un vantaggio superiore in termini di costo e di semplicità di realizzazione, ma resta comunque difficile l’ottenimento di una disposizione veramente casuale delle fibre, che resta una sfida aperta per il futuro miglioramento di questo tipo di rinforzo. Recenti sviluppi nelle nanotecnologie hanno aggiunto ulteriori dimensioni alla fabbricazione di nuovi compositi rinforzati grazie a nuovi tipi di filler nella nano e micro-scala che dispongono di eccellenti proprietà chimiche e fisiche [28, 29, 30, 31]. L’utilizzo di nanotubi di carbonio CNT, così come di silicati stratificati hanno attirato un notevole interesse nel campo dei rinforzi per polimeri compositi e mostrato risultati promettenti [32, 33, 34, 35, 36]. Studi hannomostrato che l’elevato rapporto d’aspetto di entrambe le tipologie di filler contribuiscono alla loro straordinaria azione di rinforzo del composito. Tuttavia aspetti come l’anisotropia, l’agglomerazione e l’elevato costo di sintesi permangono problemi importanti da superare tanto da rendere necessario lo sviluppo di filler alternativi. L’ossido di zinco ZnO è probabilmente uno dei materiali inorganici più studiati nell’ultimo decennio per le sue eccellenti proprietà multifunzionali determinate, per esempio, da un ampio band gap diretto (~3,37 eV), un’elevata energia di legame allo stato di eccitone (~60 meV) e una struttura cristallina esagonale (wurtzite) che facilita la crescita monodimensionale del cristallo e di altri tipi di nano e microstrutture [13]. L’uso di strutture a base di ZnO come filler L’INDUSTRIA DELLA GOMMA | ELASTICA ottobre 2014
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Figura 1. Esempi dei compositi realizzati con diversi tipi di filler: a) particelle sferiche di ZnO nanodimensionate (S-ZnO); b) fibre corte triturate di ZnO a dimensioni micro (G-ZnO); particelle microdimensionati tetrapodali (T-ZnO).
nei compositi si traduce in un doppio vantaggio. Innanzi tutto, le proprietà maeccaniche dei compositi vengono migliorate per effetto dell’infiltrazione del filler [37]. Secondariamente, le interessanti proprietà fisiche e chimiche delle strutture di ZnO conferisce/introduce proprietà multifunzionali in compositi come, per esempio, i film antimicrobici ZnO-PLA [37] o materiali compositi luminescenti [38]. In aggiunta, la recente introduzione della tecnica della FTS (flame transport synthesis) rende possibile la reale sintesi di differenti nano e microstrutture di ZnO con diverse morfologie, come nano ricci di mare, nanorod, nanofili, tetrapod, multipod e molti altri [39]. La crescita di strutture Zn=, come aghi a una dimensione, tetrapod e altri mediante FTS ha già mostrato un promettente potenziale nella direzione di polimeri antibatterici, fotocatalitici o nell’ac-
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coppiamento di polimeri precedentemente impossibili da accoppiare, sensibilità ai raggi UV e altre applicazioni [40, 41, 42, 43, 44, 45]. In questo studio sono state selezionate microparticelle con forma tetrapodale di ZnO come filler per la loro dimensione sub-micronica (facile da ottenere) e per la geometria caratteristica. La struttura tetrapodale esibisce quattro bracci (che originano da un centro di nucleazione) orientati secondo un angolo di circa 105,9° l’uno rispetto all’altro, che si traducono in una forma concava nello spazio. Il suo elevato rapporto d’aspetto in tre direzioni consente di ottenere una distribuzione casuale del filler quando viene mescolato in una matrice. Il meccanismo di crescita delle strutture tetrapodali di ZnO è stato già discusso in letteratura e lo stesso vale per la tecnica dell’FTS [46]. Questo tipo di filler speciali ha anche attirato recentemente l’attenzione della ricerca sui polimeri compositi e sul miglioramento della resistenza all’usura, l’assorbimento di microonde, la resistenza all’allungamento e in altri ambiti [47, 48, 49, 50]. Tuttavia non è stato ancora realizzato, almeno per quanto ci è dato conoscere, uno studio comparativo sulle proprietà dei
compositi rinforzati con infiltrazioni di filler di ZnO di dimensioni e forme diverse che siano rivelatore dell’efficacia di questo particolare tipo di forma.In questo lavoro sono stati realizzati compositi di filler di microcristalli di ZnO in una matrice PDMS (come mostrato in figura 1) e sono state studiate le loro caratteristiche meccaniche e di bagnatura superficiale. È stato confrontato l’effetto di tre diversi filler, (i) nanoparticelle sferiche di Zno (S-ZnoO), (ii) microfibre triturate (ground) di ZnO (G-ZnO) e (iii) microparticelle tetrapodali di ZnO (T-ZnO), sulle proprietà dei compositi ottenuti in modo da acquisire un dettaglio sugli effetti della forma dei filler.
Risultati e discussioni
(A) Morfologie strutturali dei filler e dei compositi rinforzati Le morfologie strutturali dei filler G-ZnO, S-ZnO e T-ZnO sono mostrate
Figura 2. Immagini SEM dei diversi filler utilizzati: a) microfibre di ZnO e particolato prodotto dalla macinatura di particelle tetrapodali (G-ZnO); b) agglomerato di particelle nanosferiche (S-ZnO), con immagine magnificata nell’angolo superiore; c) microparticelle tetrapodali (T-ZnO).
Ricerca Figura 3. Immagini SEM delle sezioni dei composti prodotti: le immagini a-d mostrano le sezioni di taglio dei campioni, le immagini e-f sono le sezioni dei campioni ottenuti tramite torsione (le linee di scala corrispondono a 50 µm). a) il campione di silicone puro (PDMS); b) immagine SEM di silicone con filler al 50% di peso di S-ZnO (il riquadro è un ingrandimento che mostra l’agglomerato di particelle); c) sezione di silicone con filler al 50% di peso di G-ZnO; d) sezione di silicone con filler al 50% di peso di T-ZnO; e) sezione di silicone al 50% di peso di G-ZnO ottenuta per torsione; f) sezione per torsione di silicone con filler al 50% di T-ZnO.
con immagini SEM in figura 2 (a-c). Il filler di tipo G-ZnO consiste di fibre corte e particolato con un rapporto d’aspetto che varia approssimativamente tra 1 e 10 (figura 2a). Il filler S-ZnO consiste di particelle sferiche con un diametro di circa 100 nm che, a causa della loro elevata area superficiale, formano microagglomerati (figura 2b). Un’immagine SEM tipica di un filler T-ZnO è mostrata in figura 2c- Questi tetrapodi mostrano quattro braccia rivolte verso l’esterno da un nucleo centrale che determina una forma concava nello spazio. L’angolo tra ogni coppia di braccia è pressoché identico. Il rapporto d’aspetto di ogni braccio varia tra 20 e 30. A causa della forma del T-ZnO non si verifica l’agglomerazione delle particelle e i singoli elementi restano ben separati tra di loro, come può essere chiaramente osservato in figura 2c. Al contrario le particelle G-ZnO possono essere “impacchettate” molto più vicine l’una all’altra. I compositi ottenuti (con filler differenti) sono stati studiati nel dettaglio con tecniche SEM e immagini SEM delle sezioni, come mostrato in figura 3. Si osserva, sia nelle sezioni ottenute mediante taglio che in quelle ottenute per torsione, che i compositi realizzati con filler T-ZnO sono relativamente più scabri rispetto ai campioni ottenuti con G-ZnO (figure 3c, d, e & f ). Per i composti rinforzati con G-ZnO si osserva che le particelle del filler sono posizionate
perlopiù in prossimità della superficie. Tuttavia per i compositi a base di T-ZnO, le braccia dei tetrapodi puntano di direzioni differenti, situazione particolarmente pronunciata nelle sezioni ottenute per torsione (figura 3f ). Nelle sezioni “tagliate”, le particole di T-ZnO risultano parzialmente rotte in elementi più corti per effetto, si ritiene, del taglio con cui i campioni sono stati preparati per la SEM. Nei compositi a base di S-ZNO la nanoparticelle sono difficili da separare- Come si nota nell’immagine ingrandita in figura 3c, la reale unità del filler non è la nanoparticella individuale ma piuttosto un agglomerato di dimensione micrometrica. Rispetto ai compositi G-ZnO e T-ZnO, quelli prodotti con filler S-ZnO evidenziano sezioni relativamente più lisce a livello di scala micrometrica. (B) Miglioramento della rigidezza La risposta all’allungamento di una mescola di silicone rinforzato con filler ZnO di diverso tipo (fina a una percentuale del 50% del peso) è stata misurata e i relativi risultati sono mostrati in figura 4. I comportamenti sotto sforzo delle mescole sottoposte a uno strain di ~15% sono mostrati in figura 4a e mostrano che la rigidezza della mescola con filler T-ZnO aumenta con il crescere della percentuale di filler. La figura 4b mostra la relazione tra il modulo di Young e la forma del filler: si osserva che nelle mescole T-ZnO si ha il
massimo livello di rinforzo. Per ogni formulazione sono stati esaminati te esemplari di mescola e, in linea generale, si puà dire che l’effetto di rinforzo aumenta proporzionalmente alla percentuale di filler, anche se l’aumento non è monotono. Ciò è molto probabilmente dovuto al livello di omogeneità del composito che è limitato dalla semplicità del metodo di produzione scelto. Gli elastomeri esibiscono una temperatura di transizione vetrosa (Tg) molto al di sotto della temperatura ambiente. Perciò le catene polimeriche intrecciate possono essere allungate e districate dal reticolo leggermente intrecciato che risulta dalla rotazione del segmento di mescola esaminato. Il modulo elastico del polimero è aumentato dall’azione dei filler, per il fatto che il volume deformabile è rimpiazzato da parti rigide. Questa osservazione si sposa perfettamente con i risultati sperimentali dell’aumento lineare della rigidezza rispetto alla frazione di filler (figura 4a) e non si riscontra una variazione sensibile della Tg per i tre tipi di campione rispetto al campione di puro elastomero PDMS (~120°C, figura 5). È noto che l’interfaccia filler-matrice è un fattore critico per il rinforzo e nei nostri esperimenti non è stato utilizzato alcun agente di accoppiamento per legare il filler alla catena polimerica. La differenza tra i tre filler consiste quindi essenzialmente in un effetto fisico determinato dalla forma. Il T-ZnO ha L’INDUSTRIA DELLA GOMMA | ELASTICA ottobre 2014
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un rapporto di aspetto più elevato dispetto agli altri due filler e le particelle nanosferiche (S-ZnO) presentano il più elevato rapporto superficie/volume. Le particelle G-ZnO hanno un rapporto superficie/volume simile a quello di T-ZnO (soltanto un po’ più
Figura 6. Misura DSC di Tg. L’intervallo di cambiamento della temperatura è di 10°C/minuto. Si può osservare che per tutti e tre i campioni di materiale composito ottenuto la transizione vetrosa avviene a -120°C.
elevato) ma un rapporto di aspetto leggermente inferiore. Relativamente al rinforzo del modulo elastico, il fille T-ZnO mostra ovviamente la migliore prestazione (figura 4b). I risultati mostrati in figura 4 rivelano che il filler con una forma tetrapodale complessa ha un effetto decisamente positivo sul rinforzo della matrice PDMS. Oltre al meccanismo di rinforzo prodotto dagli elementi del filler, definito in molta letteratura, il filler tetrapodale utilizzato in questo esperiemnto richiede una forza maggiore per riorientearsi e alline-
Figura 4. Risposta all’allungamento dei compositi. a) rigidezza rispetto al contenuto di filler per T-ZnO. Lo stress al 15% di strain aumenta in modo quasi lineare con il crescere del contenuto di filler. b) Rigidezza in rapporto al tipo di filler: sono mostrati il modulo di Young del campione di PDMS e delle tre mescole al 50% di filler in peso. arsi alla direzione della forza esterna, ulteriormente riducendo, in questo modo, la deformabilità del materiale composito. Inoltre, per effetto dei bracci inseriti nella struttura tetrapodale, le particelle di filler T-ZnO sono meno densamente impacchettate l’una nell’altra, o non tendono ad allinearsi tutte nella stessa direzione, anche ad elevati contenuti di filler (come mostrato sulla superficie della figura 3f ). Nel caso di S-ZnO, l’elevato rapporto superficie-volume ha il vantaggio di un’interazione di grado più elevato tra filler e polimero, ma allo stesso tempo evidenzia un problema di agglomerazione (figure 2b & 3b), da cui una risposta, per i compositi che contengono questo filler, leggermente inferiore rispetto invece ai compositi lavorati con G-ZnO. (C) Variazione dell’angolo di contatto con frazioni di filler T-ZnO e forme diverse del filler La variazione dell’angolo di contatto con l’acqua (WCA) sulla sezione del campione in rapporto alla quantità di filler T-ZnO miscelato nel PDMS è
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Ricerca
Figura 6. Risultati delle misure di bagnabilità. a) l’angolo di contatto con l’acqua in base al filler impiegato: risulta che l’angolo di contatto varia in modo quasi lineare con il crescere del contenuto di T-ZnO. b) gli angoli di contatto con l’acqua in base ai vari tipi di filler impiegati, tutti con lo stesso fattore di riempimento del 50% in peso.
mostrata in figura 6a. Senza alcun filler, WCA per il PDMS puro è 108°, che equivale a una condizione di idrofobia. L’angolo di contatto di goccioline d’acqua con la sezione dei compositi aumenta in modo quasi lineare in rapporto all’aumento della frazione di filler T-ZnO nel composito rinforzato. Il WCA dei PDMS rinforzati con diversi filler (G-ZnO, S-ZnO e T-ZnO, ognuno con percentuali del 50% in peso) è confrontata con quella del PDMS puro e i risultati sono dimostrati in figura 6b. L’angolo di contatto dell’esemplare di composito S-ZnO è quasi identico a quello del PDMS puro. Nel caso del campione trattato con G-ZnO è stato osservato un aumento del WCA rispetto al campione S-ZnO (da 114° a 136°). Tuttavia, i campioni di composito rinforzati con T-ZnO hanno mostrato un significativo miglioramento della bagnabilità (WCA~148°), che è la migliore rispetto ai tre tipi di filler. Dal momento che il T-ZnO usato negli esperimenti è idrofilo, come mo-
strato da un test di immersione, l’aumento del comportamento idrofobico non può essere dovuto soltanto al T-ZnO presente sulla superficie. La variazione del WCA può essere compresa in termini di differenza della ruvidezza determinata dai differenti filler. Confrontando le immagini di microscopia a scansione elettronica SEM in figura 3c e 3d, i campioni TZnO esibiscono la sezione più ruvida. In accordo con la teoria di Wenzel sulla bagnabilità delle superfici [51], superfici idrofobe diventano ancor più idrofobe con l’aumento della ruvidezza. Le particelle di filler S-ZnO inducono ruvidezza sulla nanoscala, che però non ha mostrato effetti apparenti sulla WCA.
Conclusione
In definitiva, filler di ossido di zinco ZnO di diverse dimensioni e forma sono stati usati per modificare la gomma siliconica, al fine di rivelare il ruolo della forma del filler nel determinare le proprietà di compositi rinforzati. Microparticelle di forma tetrapodale, microfibre e particelle corte e particelle sferiche di dimensioni nanometriche sono state incorporate con successo in elastomero PDMS, in forma di compositi, con metodo diretto. Sono stati misurati il modulo elastico e l’angolo di contatto con acqua dei compositi preparati con i diversi tipi di filler. I risultati hanno dimostrato che le microparticelle di ZnO di forma tetrapodale
aumentano la rigidezza e l’idrofobia della sezione del materiale al livello più alto rispetto agli altri due tipi di filler. Queste proprietà del polimero composito sono molto ricercate in applicazioni biomimetiche. È stato anche dimostrato che le particelle tetrapodali conferiscono queste caratteristiche per effetto della loro forma. Filler con questo tipo di forma risolvono i problemi di agglomerazione riscontrati nel caso delle nanoparticelle e di difficoltà nell’assumere una distribuzione davvero casuale tipici di filler con particelle fibrose. Per questo motivo hano mostrato i risultati migliori sia in termini di rinforzo del modulo elastico che di riduzione della bagnabilità della sezione dei polimeri compositi.
Materiali e metodi
(i) Preparazione dei materiali e dei campioni Il silicone elastomerico (PDMS, Sylgard 184) è stato acquistato da Dow Corning Corporation. I tetrapodi di ZnO (T-ZnO) sono stati sintetizzati mediante la tecnica FTS (flame transport synthesis) a partire da polvere di Zn (diametro 5 µm da GoodFellow, UK) e polvere di polivinilbutirrale (PVB, Mowital B 60 H di Kuraray GmbH) in un forno. G-ZnO è stato ottenuto macinando il T-ZnO in un mulino planetario a sfere a 100 rpm. Il filler S-ZnO è stato acquistato da Sigma Aldrich (CAS 1314-13-2, purezza 99,99%). I campioni di compoL’INDUSTRIA DELLA GOMMA | ELASTICA ottobre 2014
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sito sono stati prodotti attraverso la mescolazione di filler in diverse percentuali di peso in miscele prepolimeriche, a cui poi è seguita la vulcanizzazione. Inizialmente, sono stati mescolati due componenti di PDMS e la mistura è stata poi degasata in forno a vuoto per circa 5 minuti fino a che non si osservavano bolle d’aria nella soluzione. Poi la soluzione di PDMS è stata portata alla quantità desiderata di particelle di ZnO (TZnO, G-ZnO o S-ZnO). La miscela è stata mescolata gentilmente con una spatola finché tutto lo ZnO risultava incorporato nel composto fluido. Alla fine del processo questo è stato trasferito in uno stampo di alluminio. Qui è stato degasato nel forno a vuoto per circa 15 minuti fino a che il tempo di comparsa delle bolle dalla mistura di consistenza argil-
losa non risultava più lungo rispetto alla soluzione di PDMS puro. Infine, lo stampo è stato riscaldato su una piastra rovente a 100°C per 40 minuti. Dopo il raffreddamento a temperatura ambiente, i campioni vulcanizzati sono stati attentamente rimossi dallo stampo. Il motivo per cui la miscela è stata riscaldata risede nel fatto che i tempi lunghi di curing a temperatura ambiente (48 ore) possono causare una precipitazione delle particelle di ZnO e ridurre l’uniformità della loro distribuzione. (ii) Indagine morfologica Le morfologie delle diverse particelle di filler sono state studiate mediante un microscopio a scansione elettronica (SEM) Zeiss Ultraplus (3 kV, 15 µA). I compositi ottennuti sono stati anche studiati nel dettaglio
per verificare morfologie e distribuzioni. I campioni sono stati preparati seguendo due metodi: mediante un taglio praticato con un coltello o distaccando le due parti mediante trazione dopo aver praticato un’incisione superficiale con una lama. Le sezioni esposte sono state sottoposte a coating a spruzzo con uno strato di pochi nanometri d’oro per evitare che si caricassero elettrostaticamente. (iii) Risposta a sforzo e deformazione (stress-strain) Sono state effettuate misure di stressstrain su una macchina da laboratorio QuickTest QTS3. La maggior parte dei campioni sono stati sottoposti a un’elongazione di 6 mm, cioè circa il 30% della lunghezza originaria, per evitare di incorrere in errori indotti
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Ricerca dallo scivolamento del campione dal fissaggio. Il rapporto di deformazione era di 60 mm/min. La dimensione della regione dell’esemplare sottoposta al test è 20x5x1 mm3. Tutte le misure sono state fatte a temperatura ambiente. Il tensile stress è stato calcolato mediante la formula s=F/A0, dove F è la forza applicata al campione e A0 è l’area della sezione. (iv) Misure DSC (calorimetria a scansione differenziale) Le misure sono state condotte con un calorimetro a scansione differenziale Perkin Elmer Pyris 1, su campioni di circa 25 mg di peso. Le scansioni di temperatura sono state effettuate su cicli tra 140°C e -70°C con un salto di 10°C al minuto. I risultati sono stati sottratti della misura di base.
(v) Misura della bagnabilità Gli esperimenti sulla bagnabilità sono stati condotti con uno strumento per la misura dell’angolo di contatto, Dataphysics OCA5, costituito da una macchina fotografica che cattura immagini di goccioline d’acqua su diversi campioni di superficie. Le immagini ottenute sono state analizzate con software di elaborazione SCA20. I campioni sono stati tagliati a fette. Una goccia di una quantità d’acqua definita è stata depositata sulla superficie tagliata. L’immagine è stata scattata immediatamente per evitare errori causati dall’evaporazione. La bagnabilità del T-ZnO è stata misurata con tecnica di immersione. Le particelle di filler T-ZnO sono state bagnate completamente con acqua e immerse dopo essere state appoggiate sulla superficie dell’acqua in una beaker.
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Ringraziamenti e contributi Gli autori ringraziano Christoph Chluba (CAU Kiel) per l’aiuto prestato per le misure DSC. Yogendra Kumar Mishra ringrazia per il grant postdoc ottenuto dalla Fondazione von Humboldt. Hanno concepito e progettato gli esperimenti: Xin Jin, Yogendra Kumar Mishra e Rainer Adelung. Hanno condotto l’esperimento tutti gli autori tranne Rainer Adelung. Hanno analizzato i dati Xin Jin, Sören Kaps, Rainer Adelung e Yogendra Kumar Mishra. Ha fornito gli strumenti di analisi, materiali e reagenti Rainer Adelung. Hanno esteso l’articolo Xin Jin, Rainer Adelung e Yogendra Kumar Mishra.
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Scarti di lavorazione: Assogomma avvia un nuovo servizio per i soci di Emanuele Finazzi - Assogomma
L
a gestione degli scarti di lavorazione costituisce un problema noto ed annoso, che anche nel settore della gomma assume una particolare rilevanza. Il processo di vulcanizzazione, determinante per conferire agli elastomeri le peculiari proprietà che li rendono unici ed insostituibili in una miriade di applicazioni tecniche, comporta infatti la perdita irreversibile della termoplasticità, compromettendone l’ulteriore lavorabilità. Oltre alla irreversibilità del processo di vulcanizzazione, un ulteriore fattore di complicazione per i prodotti in gomma è dato dalla loro eterogeneità, sia in termini di composizione delle materie prime con cui sono realizzati, sia dei rinforzi, di svariata natura: vari metalli, fibre artificiali, tessuti, fibre di vetro, ecc.. Tutti questi fattori hanno storicamente ostacolato la strada del recupero, favorendo invece quella dello smaltimento in discarica, al quale viene destinato, secondo un’indagine condotta da Assogomma, circa il 65% degli scarti complessivi generati dal settore. Una soluzione che, oltre a non essere sostenibile da un punto di vista ecologico, risulta essere economicamente scon-
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Dalla fine del 2014 gli scarti di lavorazione della gomma non potranno più essere smaltiti in discarica. Assogomma ha messo a punto un sistema di raccolta che consentirà di trasformarli in combustibile, fornendo così ai propri soci un’interessante soluzione per adempiere ai nuovi obblighi. Ecco i dettagli dell’iniziativa
assogomma
DESTINAZIONE DEGLI SCARTI IN GOMMA
Le aziende interessate ad avere maggiori informazioni sul sistema di raccolta degli scarti di lavorazione possono mettersi in contatto con Assogomma (Dr. Emanuele Finazzi, e.finazzi@federazionegommaplastica.it, tel. 02.43928234), che fornirà tutte le delucidazioni e i dettagli necessari per poter godere di tale nuova opportunità settoriale.
15%
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Dati Assogomma. veniente. Infatti, sempre secondo la ricerca associativa, le Imprese italiane spendono mediamente circa 130 euro/tonnellata per conferire i loro scarti in discarica: questa cifra assume valori ben più significativi in relazione al luogo in cui viene generato lo scarto.
Discarica al capolinea
La soluzione discarica sembra essere arrivata al capolinea, infatti, avendo generalmente gli scarti di lavorazione generati dall’industria della gomma un potere calorifico inferiore (PCI) superiore a 13 MJ/kg, gli stessi, secondo un provvedimento nazionale che ha già subito diverse proroghe negli ultimi anni, non potranno più essere conferiti in discarica a partire dal 31/12/2014. Sulla base dell’indagine condotta da Assogomma si può stimare che la quantità di scarti in gomma generati ogni anno in Italia ammonti a circa 40.000 t. Una quantità rilevante se se ne considera il valore intrinseco, ma di portata molto ridotta se confrontata ad esempio, rimanendo in ambito gomma, a quella dei pneumatici a fine vita. In quest’ultimo caso volumi di circa 10 volte tanto con una relativa omogeneità di materiale hanno facilitato la nascita di una filiera del recupero. Il recupero degli scarti da articolo tecnico, sia per le quantità messe in gioco, sia per la loro eterogeneità sono quindi di scarsa appetibilità, anche per le dif-
Per saperne di più
ficoltà ad individuare soluzioni economicamente sostenibili.
Possibili soluzioni
Per questi motivi il tema è da tempo all’attenzione di Assogomma, dove è stato costituito uno specifico gruppo di lavoro che ha promosso diverse attività, volte non solo a monitorare il fenomeno ma anche a vagliare e valutare possibili soluzioni alternative allo smaltimento, nell’ottica di una migliore efficienza economica ed ecologica, senza tralasciare la possibilità di estendere al settore dell’articolo tecnico opzioni già sviluppate e sperimentate per altri materiali, sia in Italia che all’Estero. A quest’ultimo riguardo, sul piano del recupero di materia, è stata ad esempio valutata la possibilità di destinare lo scarto, sotto forma di polverino, alla produzione di asfalti modificati. Un’opzione apparentemente praticabile, ma che in fase attuativa necessita di approfondimenti tecnici di dettaglio, che al momento non sono ancora stati completati. Altre possibili destinazioni, come i pannelli fonoassorbenti, non hanno mostrato, almeno per il momento, una sufficiente ricettività nel mercato.
Recupero energetico
Di più immediata percorribilità è sembrata invece la strada del recupero energetico, una soluzione comunque
interessante sul piano tecnico ed economico, considerato l’elevato potere calorifico della gomma. Come noto, lo scarto in gomma, sotto forma di granulato, può essere termovalorizzato per combustione diretta, oppure può essere sottoposto ad un processo di termolisi per produrre un combustibile (gassoso e liquido), utilizzato per alimentare a sua volta un generatore. Questa seconda soluzione garantisce una maggiore efficienza complessiva, ma richiede un investimento iniziale non trascurabile. L’energia termica prodotta può essere convertita in energia elettrica oppure può essere utilizzata direttamente per alimentare processi industriali particolarmente energivori, come quelli siderurgici o la produzione di cemento. Quest’ultimo ambito è stato indagato in maniera approfondita, risultando una soluzione di più immediata applicazione, economicamente più conveniente ed anche sostenibile in una logica di recupero, non solo del materiale gomma, ma anche del rifiuto urbano. Assogomma ha quindi individuato e definito un accordo con un operatore di riferimento del settore trattamento dei rifiuti urbani ed industriali (Tramonto Antonio srl), specializzato nella produzione di combustibile da rifiuti (CDR) e con esperienza specifica nella gestione degli scarti in gomma. L’accordo, riservato alle aziende associate ad Assogomma, offre condizioni competitive rispetto alla destinazione in discarica ed esclusive rispetto a quella specifica, nel pieno adempimento delle norme di legge che regolano la materia e ciò costituendo una soluzione concreta alla impossibilità a conferire in discarica gli scarti di lavorazione in gomma a partire dal pros simo anno. L’INDUSTRIA DELLA GOMMA | ELASTICA ottobre 2014
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MONDOGOMMA
Silicone da incorniciare di GianPaolo Brembati
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ino ad oggi non si sono viste vere opere d’arte realizzate in gomma, tranne casi di riutilizzo di scarti di lavorazione della gomma (in genere teste o code di estrusione) per sculture di dubbio gusto o la creazione della famosa papera gigante di Hoffman, probabilmente fatta in realtà in PVC o termoplastico, o comunque l’uso di particolari in gomma già vulcanizzati e assemblati come componenti di sculture e quadri definiti artistici (sigh!). Aristide Plebani e Dario Brevi sono invece riusciti a produrre veri e propri quadri in gomma siliconica. Lo si constata tutti i giorni, la gomma attira l’attenzione per la molteplicità di colori con cui stimola la vista: basti pensare ai cinturini degli orologi, agli anelli, pendenti e braccialetti così di moda oggigiorno, agli utensili per la cucina (tortiere, spatole, manici di pentole e accessori), pratici e belli proprio per le tante colorazioni in cui vengono proposti. Gomma siliconica s’intende, perché è l’unica gomma che può essere colorata con facilità in tutte le varianti di sfumature di uno stesso colore, che risulta sempre brillante e di conseguenza accattivante.
Osservazioni di gioventù
Aristide Plebani ha anticipato i tempi a questo proposito, in quanto già fin dai suoi primi approcci al silicone, all’inizio degli anni Ottanta, ne ha subito il fascino. Gli abbiamo chiesto come è nata la sua passione per il silicone colorato e l’idea di utilizzarlo per un quadro. «Quan30
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Con la gomma siliconica vulcanizzata a caldo si possono anche fare delle opere d’arte. A concepirle e crearle è Aristide Plebani, amministratore delegato della Laborsil di Bergamo, insieme con il nipote Mario Brevi, titolare della B.M.P. di Chiuduno (Bergamo), un’officina stampi per prodotti in gomma e plastica particolari, destinati anche all’industria della moda. I due hanno messo a punto un metodo che consente di creare composizioni astratte di una grande varietà cromatica e impatto estetico.
Gomma e arte Una carrellata di quadri realizzati in gomma siliconica vulcanizzata. Nella foto più a destra Aristide Plebani (sulla destra) e Dario Brevi, i due imprenditori che hanno unito forze e competenze per realizzare queste opere.
do lavoravo il silicone sul mescolatore aperto di laboratorio – dice Plebani –, facendo prove di ricerca per le mescole richieste dai clienti, notavo con curiosità i colori particolari, che la mescola assumeva una volta inseriti i pigmenti, vivaci e mutevoli quasi a comporre figure astratte. La lavorazione al mescolatore mi metteva sotto gli occhi una forma gioiosa di colori, che cambiava ad ogni giro del cilindro, e mi dicevo che mi sarebbe piaciuto fissare questo susseguirsi di colori in un quadro. Ero anche consapevole che ogni composizione del momento era particolare e irripetibile. Avrei dovuto fermare il mescolatore, tagliare un pezzo di gomma cruda e vulcanizzarla, intenzione questa che mi ripetevo da quando avevo incominciato a lavorare il silicone, senza però trovare mai né tempo né spazio per mettere a punto i particolari del processo e realizzarla».
Ispirazioni di Provenza
Da quelle osservazioni iniziali alla loro concretizzazione in una forma artistica il passo non è stato breve, a dir la verità, e si è compiuto soltanto di recente. «Circa un anno fa – racconta Plebani –, durante la visita a un laboratorio di artisti francesi in Provenza in compagnia di alcuni amici, mi lasciai sfuggire il commento che certe forme di colori astratti potevano essere sviluppate e realizzate non coi tradizionali pigmenti ad olio, ma col silicone in Laborsil. L’idea espressa in quell’occasione era destinata a rimanere tale, se una signora della compagnia di amici, tutte le volte che mi ha incontrato da allora in avanti, non mi avesse chiesto con insistenza: “Allora, Aristide, quando ci farai vedere i tuoi quadri in silicone?” Stanco si sentirmelo ripetere ne ho parlato con mio nipote Dario, che aveva a disposizione una pressa a compressione delle dimensioni idonee allo scopo».
L’identikit degli artisti Aristide Plebani è amministratore delegato della Laborsil di Bergamo, azienda fondata nel 2010 per la produzione di mescole in gomma siliconica pronte all’uso; incominciò a lavorare nel settore della gomma 48 anni fa, in reparti di produzione e successivamente in laboratorio applicativo presso la Bozzetto Industrie Chimiche di Pedrengo (Bergamo). Dario Brevi, nel settore gomma dal 1987, è il titolare di B.M.P. di Chiuduno (Bergamo), officina stampi per gomma e materie plastiche e stampaggio guarnizioni industriali, bottoni di design in gomma, gomma con tessuto o altro, nonché etichette di pregio in gomma siliconica e tessuto.
I due si sono messi a ragionare sulla cosa. «Dario – co0ntinua Plebani – mi ha dato un grande aiuto e sono state la sua inventiva e la sua esperienza di creatività nei dettagli di moda che ci hanno permesso di concretizzare una serie di L’INDUSTRIA DELLA GOMMA | ELASTICA ottombre 2014
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MONDOGOMMA
nuove idee sulla nascente forma di arte astratta. Ormai pervasi entrambi dalla foga della creazione artistica, abbiamo incominciato a dedicare qualche ora del sabato a discutere seriamente del progetto. È nata così la nostra collaborazione che ha partorito, nella primavera di quest’anno, i primi quadri, che ci hanno appassionato sempre di più, sia pure nei limiti dei ritagli di tempo che riuscivamo a dedicare alla loro realizzazione».
Il procedimento tecnico
In che modo nascono questi quadri e quali sono le loro caratteristiche? Spiega ancora l’imprenditore bergamasco: «Praticamente ogni quadro origina da un progetto preciso: si scelgono i colori del silicone, si valutano altri materiali di supporto e di abbellimento o di interazione per arrivare al risultato finale, che viene spesso raggiunto con soddisfazione, ma non sempre. Occorre infatti aspettare il risultato della vulcanizzazione e ogni volta è una sorpresa. Certo, si ha un’idea di cosa12:40 uscirà, ma, nel dic-mezzpg-210x140_def_TR 17-06-2013 Pagina 1 caso che il risultato non sia soddisfacen-
te, lo si può comunque modificare con aggiunte successive e si possono ottenere anche effetti tridimensionali con opportune sovrapposizioni». Per quanto riguarda le caratteristiche di questi quadri in silicone, la cosa forse più interessante è che possono essere toccati con le mani senza che si danneggino, così come non vengono alterati dalla luce, per cui possono essere collocati in ambienti interni o addirittura esterni. La loro peculiarità consiste però nel fatto che ogni esemplare è unico e irripetibile, per cui non è possibile nemmeno pensare ad una produzione di serie. «Il silicone – osserva Plebani – poi è bello da vedere in ogni caso. Ricordo tra l’altro che nel corso degli anni ci si divertiva a stampare placchette di laboratorio con scarti di mescole crude colorate e il risultato era una specie di tavolozza piena di colori: quando venivano esposte in una fiera, sistemate in una vetrinetta accanto a normali articoli tecnici, ho sempre notato che curiosamente i visitatori erano più attirati da queste placchette che dagli articoli tecnici esibiti». C M Y CM MY
In futuro forse una mostra
Ora si tratta di vedere quali direzioni potrà assumere questa forma di creatività artistica. Sembra anche che Plebani abbia ricevuto un’interessante offerta per l’acquisto di uno dei suoi quadri, ma che lo abbia gentilmente declinato. Sull’argomento glissa, spiegando che «senz’altro pensiamo di continuare a produrre i nostri quadri in silicone, magari in dimensioni diverse da quella attuale con cui abbiamo incominciato; oggi ne abbiamo circa una ventina e li stiamo facendo vedere ad amici, clienti e fornitori. Devo dire che finora i commenti sono stati positivi, soprattutto perché quasi nessuno crede, guardandoli, che siano fatti di gomma. Questo ci conforta nell’idea di organizzare, forse entro la fine dell’anno, una prima mostra a Bergamo, per vedere un po’ che reazioni susciteranno nella gente che la visiterà, e in quell’occasione penso che dovremo esortare i visitatori a toccare le opere esposte, dicendogli che possono farlo perché non succede niente». CY CMY K
Focus
Materie prime. INCHIESTA Strumenti
da laboratorio Ricerca, qualità, prezzo: che cosa muove il mercato Una carrellata di novità, proposte da alcuni tra i principali produttori e distributori italiani, di apparecchiature per i test su materie prime, mescole e manufatti in gomma. Per allestire un laboratorio sempre più performante e orientato alla qualità
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FOCUS
Gibitre
Due novità: microdurometro per prove in serie e nuova pressa da laboratorio
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ono due le novità significative introdotte da Gibitre nella sua gamma di prodotti. Il microdurometro con centratore laser e dispositivo di movimentazione automatico per prove in serie su O-ring e pezzi di piccole dimensioni è uno strumento che costituisce un salto tecnologico importante per chi deve effettuare numerose prove di microdurezza, perché elimina la necessità di presidiare in modo continuo lo strumento. Infatti, tutti i pezzi posizionati sul piano di misura vengono misurati in modo totalmente automatico. Lo strumento viene fornito con certificato di taratura Accredia e permette il salvataggio automatico di tutti i risultati ottenuti nelle prove. L’altra novità à la nuova versione di pressa da laboratorio, che mantiene le storiche caratteristiche di solidità del modello precedente e introduce interessanti migliorie. La struttura meccanica è stata completamente rinnovata introducendo nuove portelle di sicurezza con pannelli vetrati, che permettono di chiudere l’area di stampaggio e collegare direttamente un tubo per l’aspirazione dei fumi. Sono stati introdotti nuovi piani riscaldanti che migliorano ulteriormente l’uniformità termica e incrementano la velocità di regolazione della temperatura. La forza di chiusura totale della pressa è stata aumentata portandola a 25 t per permettere lo stampaggio di placche con dimensione 200x200 mm, anche con materiali con viscosità estremamente elevata. Le opzioni disponibili per la macchina sono: PLC per la
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programmazione ed esecuzione automatica del ciclo di stampaggio; circuito di raffreddamento dei piani per lo stampaggio di materiali termoplastici; controllo della forza di chiusura dei piani (con risoluzione 100 N) per lo stampaggio di materiali che prevedano l’applicazione di specifici cicli di carico. Potete visitare il nuovissimo sito www.gibitre.it per ulteriori informazioni.
Inchiesta strumenti di laboratorio
DGTS / Elastocon
Prove a norma per le guaine dei cavi elettrici
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lastocon AB, rappresentata in Italia da DGTS srl, produce strumenti per eseguire prove su gomma e materie plastiche. Tra questi, l’Hot Set Tester EB 16-II è specifico per eseguire prove sulle guaine dei cavi elettrici secondo la norme IEC 811-2-1. Lo strumento semiautomatico si basa su una stufa per prove di invecchiamento della Elastocon che soddisfa i requisiti prescritti dalle IEC 811 (ricambi d’aria per ora, velocità circolazione dell’aria molto bassa, uniformità di temperatura). Per evitare la caduta di temperatura all’interno della stufa quando se ne apre la porta per inserire o togliere i provini, è stato ideato un sistema di introduzione attraverso una piccola
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apertura posta sulla parte superiore dello strumento. Tale inserimento viene fatto a velocità molto bassa per evitare che i pesi applicati ai provini oscillino e influenzino così lo stato dei provini. Le misure in temperatura vengono eseguite attraverso la finestra della stufa: il sistema di misura, collegato in modalità wireless ad un pc, utilizza un puntatore laser fissato su di un braccio mobile. Le misure iniziali e finali dei provini sono fatte mediante un calibro anch’esso collegato via wireless al pc. Tramite uno speciale software le misure fatte prima, durante e dopo la prova vengono inserite in un foglio di calcolo che fornisce un rapporto di prova in automatico. Sul sito Elastocon (www.elastocon.se) è disponibile un video dimostrativo dedicato allo strumento. Elastocon dispone anche di un Hot Set Tester secondo la norma EN 60811-507.
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Mettler Toledo
Tre nuovi strumenti per la caratterizzazione dei materiali
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n occasione dei suoi 50 anni di attiva presenza nel settore dell’analisi termica, Mettler Toledo rinnova il suo costante impegno all’innovazione introducendo tre nuovi sistemi per la caratterizzazione dei materiali: il nuovo calorimetro a scansione differenziale DSC 2, il nuovo analizzatore termomeccanico TMA/SDTA 1 e il rinnovato sistema per analisi TGA e DSC simultanee TGA/DSC 2. I nuovi strumenti sono caratterizzati da peculiarità che li rendono particolarmente adatti al settore degli elastomeri; il nuovo sensore FRS 6, per esempio, installato sul DSC 2, garantisce una ineguagliabile riproducibilità del segnale senza rinunciare alla robustezza e sensibilità tipiche del suo predecessore. I nuovi sensori del sistema TGA/DSC 2 simultaneo permettono invece di ottenere una stabilità della linea di base senza precedenti, mentre le nuove ultra-microbilance della serie XP garantiscono una ripetibilità della pesata almeno due
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volte superiore ad ogni altro sistema TGA. Riproducibilità dell’entalpia e stabilità della linea di base del segnale DSC, robustezza dei sensori e pesata accurata e ripetibile sono di fondamentale importanza, tra l’altro, per la determinazione delle temperature di transizione vetrosa dei componenti di una mescola, per la valutazione del grado di vulcanizzazione di un elastomero oppure per la quantificazione accurata dei vari componenti di una formulazione, dai volatili al nerofumo. La nuova TMA/SDTA 1, oltre alla nuovissima interfaccia utente OneClickTM e alla migliorata ergonomia, può lavorare a bassa temperatura senza l’utilizzo di azoto liquido; l’Intracooler è infatti in grado di raffreddare il campione fino a -80°C rendendo possibile la determinazione della Tg di molti elastomeri (es. CR, SBR, NBR, EPDM). 60811-507.
Inchiesta strumenti di laboratorio
Netzsch
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isultati rapidi e riproducibili sono fondamentali in qualsiasi applicazione industriale. Il nuovo Netzsch DSC 214 Polyma è la soluzione che velocizza il processo di controllo qualità, facilitando il riconoscimento delle gomme. Il cuore del DSC 214 Polyma è il terzetto fornace Arena, sensore brevettato Corona e crogioli speciali Concavus, che garantiscono alta riproducibilità e sensibilità e permettono di eseguire rapide scansioni di temperatura, fino a 500 K/min. Grazie al nuovo software Proteus®, identificare un materiale incognito o comparare tra loro differenti lotti di produzione è più facile e immediato. La parte AutoEvaluation elabora le curve DSC in un click, riconoscendo i segnali più rilevanti. Quindi, la parte Identify compara, in un secondo click, la mescola analizzata, con un database di curve DSC già fornito con lo strumento. La figura riporta il risultato ottenuto per un campione incognito (curva verde). Sulla base dei segnali rilevati, transizione vetrosa a -37°C e picco endotermico a 43°C, il software Identify riporta una
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somiglianza del 58.9% con il dato di letteratura“Netzsch Thermophysical Properties of Polymers” per la gomma stirene-butadiene (SBR, curva rosa). Inferiore è la somiglianza con altri elastomeri, quali la gomma naturale (NR), o con altri classi polimeriche (PE, PVC, etc.). L’utente può salvare i propri risultati DSC creando delle specifiche librerie, a seconda delle tipologie di mescole comunemente usate o prodotte, per una comparazione e un risultato finale ancora più accurati.
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Perkin Elmer
L’analisi dei polimeri a portata di mano
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li oltre 70 anni di esperienza nella spettroscopia di PerkinElmer sono stati condensati nel nuovo Spectrum Two™, uno strumento in grado di assicurare la qualità dei materiali in modo rapido. La portabilità e il sistema di campionamento universale, robusto e integrato garantiscono misurazioni senza problemi e rendono Spectrum Two adatto ad essere impiegato sia nei laboratori sia direttamente sul campo. L’identificazione semplice e rapida dei polimeri e della composizione delle materie plastiche sono fondamentali per far sì che i prodotti raggiungano le prestazioni desiderate. Il controllo e la valutazione accurata delle materie prime e dei fornitori garantiscono la qualità e le prestazioni dei materiali, dei componenti e dei prodotti finali. Inoltre la deformulazione dei prodotti dei concorrenti consente di avere un vantaggio competitivo in un mercato sempre più concorrenziale. L’intuitiva interfaccia Spectrum Touch, per Spectrum Two, fornisce la massima semplicità operativa e risultati in pochi secondi, riducendo i costi operativi. Il sistema Spectrum Two per l’analisi dei polimeri ha le seguenti caratteristiche: una piattaforma facile da usare e
che non necessita di manutenzione; prestazioni spettrali ottimali con l’accessorio ATR Universale; software Spectrum Touch in grado di semplificare le operazioni di raccolta e analisi dei dati, sviluppato per migliorare la facilità d’uso e l’interazione anche con utenti meno esperti; “resource pack” per l’analisi dei polimeri; database IR-ATR per polimeri e prodotti chimici; accesso a un ampio database di oltre 200.000 spettri per ottimizzare la propria libreria.
Urai/Atlas
Xenotest 440 per testare l’esposizione alla luce o alle intemperie
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enotest 440, prodotto da Atlas e distribuito in Italia da Urai, è un’apparecchiatura per test di esposizione accelerata alla luce solare e alle intemperie, adatta per prove in accordo ai parametri richiesti dai principali standard nazionali ed internazionali. Dispone della innovativa funzione XenoLogic™ per un irraggiamento 2 Sun (maggior accelerazione) e maggior durata delle lampade. Ecco alcune caratteristiche dello strumento: due lampade allo Xenon raffreddata ad aria, potenza 2.200 Watt; sistema di gestione lampade XenoLogic™; sistema XenoSensiv® per il monitoraggio e la regolazione dell’irraggiamento nella zona UV (tra i 300/400 nm) e della temperatura del pannello nero BST (sino a 115°C) (è posto nella giostra porta campioni al livello dei campioni in prova ed è in versione wireless, senza contatti striscianti); sistema opzionale Xenosensiv®/BPT a 420 nm e temperatura del pannello nero BPT; sistema di misura e controllo della temperatura della camera di prova CHT (da temperatura ambiente a + 65 C°); doppio controllo combinato e simultaneo della temperatura della camera e pannello nero (CHT e BST); sistema di regolazione del volume d’aria per la gestione della differenza delle temperature CHT/BST. Inoltre la macchina è dotata di: sistema di umidificazione ad ultrasuoni della camera di prova, ad alta efficienza, soltanto 0,12 l/h; umidità efficacemente controllata tra 10-75% nei cicli luce; sistema di spruzzatura per la simulazione dell’effetto pioggia; vasca integrata, da 60 litri, per l’acqua di spruzzatura campioni e per l’umidità; giostra portacampioni con superficie espositiva di 2.310 cm2; numero di campioni dipendente dai porta campioni utilizzati (38 posizioni 13,5x4,5 cm); 33 posizioni 10 x 6,8 cm; 22 posizioni 13,5 x 5,5 cm; 11 posizioni 29,5 x 7,0 cm.
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Inchiesta strumenti di laboratorio
Forlab Italia / Bareiss
Durometro per prove su campioni in gomma a bassa o alta temperatura
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utpvision.it
istribuito da Forlab Italia e prodotto da Bareiss, l’innovativo Digi Chamber consiste in un durometro Digi Test II e una camera di temperatura che permette di condurre test sia in bassa che in alta temperatura. Questo tipo di test è ideale per industrie automobilistiche e di pneumatici. I campioni di gomma vengono dapprima stabilizzati alla temperatura predefinita, poi possono essere sottoposti d un ciclo termico che può variare da -70°C a +200°C. La tavola rotante contiene fino a 25 campioni di diametro 29 mm. Ruotando pone il campione sotto il penetratore del durometro ed esegue le misure di durezza con il variare della temperatura La strumentazione elettronica è stata posta sopra la camera per garantire il corretto funzionamento nonostante derive termiche molto alte e può installare teste di misura secondo le Norme Shore/IRHD. Il DigiChamber lavora secondo la normativa DIN 5350. Un software è in grado di interfacciare e trasferire i dati rilevati in ambiente Excel e permettere di studiare il comportamento della durezza con il variare della temperatura.
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Verder Scientific/Retsch
Processing con azoto liquido e un nuovo mulino da laboratorio
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ue le novità Retsch nel catalogo di Verder Scientific. La prima è il CryoMill, con il quale è possibile processare sostanze termosensibili ed elastiche tramite raffreddamento in azoto liquido, che rende fragile il campione preservandone i componenti volatili. Il flusso di azoto liquido all’interno del sistema viene alimentato in continuo tramite un sistema automatico di dosaggio, garantendo una temperatura di -196 °C. Questo si traduce in riduzione dei consumi e risultati di macinazione riproducibili. Ecco una serie di vantaggi garantiti dal sistema: • Macinazione veloce ed efficiente, partendo da 8-10 mm fino a 5 micron c.ca • Ideale per gomme,plastiche, materiali termo sensibili e contenenti composti volatili • Particolarmente sicuro grazie al sistema autofill per l’azoto liquido da 50 lt. • 9 programmi memorizzabili • Elevata riproducibilità dei risultati di macinazione • Cicli di macinazione e raffreddamento programmabili • Utilizzabile per macinazioni e secco e ad umido • Giare e sfere di differenti misure e materiali • Display digitale per la regolazione dei parametri di macinazione (frequenza, tempi) • Possibilità di utilizzo anche senza azoto liquido Retsch ha ideato il nuovo mulino a sfere ad elevata energia E-Max, grazie al quale il processo di formazione di nanoparticelle, diventerà ultraefficiente e ultraveloce. La polverizzazione del campione ha luogo su due stazioni di macinazione (raffreddate a liquido), in grado di
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raggiungere una velocità di 2.000 giri/min, il che si traduce in elevata energia cinetica sulle sfere permettendo ad E-max di generare elevatissime forze di impatto e frizione ottenendo risultati sbalorditivi mai raggiunti fino ad ora. Le prestazioni tecnologicamente avanzate di questo mulino, lo rendono adatto sia alla ricerca e sviluppo che per il controllo qualità, dove la potenza dei classici mulini planetari non è sufficiente. Ed ecco i vantaggi dell’E-Max: • Macinazione ultra-veloce ed ultra-fine fino al Nano Range • Distribuzione granulometrica più “Stretta” • Sofisticatissimi sistemi di sicurezza • Giare in differenti materiali e capacità • Gestione del processo di macinazione via software con display digitale touch screen • Possibilità di raffreddamento a liquido • Disponibile da Settembre 2014
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La sfida di una qualità sempre più alta di Giuseppe Cantalupo
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ià da qualche tempo, e con frequenza sempre maggiore, le aziende che ordinano forniture di O-Ring o di altro genere di guarnizioni in gomma richiedono una più elevata precisione dimensionale degli articoli, con intervalli di tolleranze sempre più ristretti. Richieste che rappresentano un problema tecnico ulteriore per le aziende attive nel settore dello stampaggio di questi prodotti, superabile soltanto con l’adozione di macchinari di elevato livello tecnologico, capaci di assicurare anche un superiore livello qualitativo della produzione. Tutti i produttori di presse per lo stampaggio a iniezione hanno sviluppato risposte a questa esigenza di una precisione sempre più elevata. Chi però lo ha fatto sfruttando un vantaggio tecnologico sono i produttori di presse esclusivamente pensate per l’industria della gomma. Tra chi produce presse “native” per la gomma, l’austriaca Maplan, leader nella produzione di presse sia orizzontali che verticali per lo stampaggio a iniezione degli elastomeri con forza di chiusura da 15 a 1.000 tonnellate, è stata la prima a adottare il gruppo di iniezione con la tecnologia innovativa FIFO nello stampaggio della gomma. Questo sistema è unico per precisione, ripetibilità, omogeneità di plastificazione, facilità di utilizzo e di pulizia, e ha come caratteristica fondamentale una valvola di ritegno che si chiude rapidamente dopo il dosaggio oltre
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Le specifiche con cui vengono commissionate le guarnizioni in gomma e gli O-Ring in particolare sono caratterizzate da una ricerca della precisione sempre più elevata. Rispetto a soltanto qualche anno fa, oggi le tolleranze dimensionali e di finitura sono sempre più stringenti e impongono ai produttori la ricerca di soluzioni tecniche sempre più sofisticate. Tra queste, la tecnologia FIFO a carro fisso e a carro mobile è stata messa a punto da Maplan, il produttore austriaco di presse per lo stampaggio a iniezione della gomma distribuite in Italia da ST.A.TE Technologies. Un’azienda della Valle del Sebino, Höfert Italia, ne impiega 5 in una linea di produzione particolarmente qualitativa. Siamo andati a farle visita
al fatto che il materiale che entra per primo nella camera di plastificazione è il primo a essere iniettato (FIFO = First In First Out, a differenza del LIFO = Last In First Out: l’ultimo a entrare è il primo a uscire). Ciò significa bassi tempi di permanenza nella camera di iniezione, minore stress patito dalla mescola e quindi possibilità di riscaldare il compound a temperature più alte per tempi minori senza correre il rischio di scorch (scottatura), col conseguente ulteriore vantaggio di una riduzione del tempo di vulcanizzazione e quindi della durata complessiva
Maplan
Höfert Italia: cosa fa, com’è organizzata
del ciclo produttivo. Questo sistema separa nettamente il plastificatore e la camera di iniezione, consentendo una differente termoregolazione della mescola in una fase tanto critica della plastificazione del compound prima dell’iniezione del materiale. Altra caratteristica importante è la minore perdita di pressione durante il trasferimento del materiale allo stampo grazie a una ridotta distanza tra la camera di iniezione e lo stampo stesso e ad un accorciamento della lunghezza dell’ugello. La maggiore pressione disponibile consente, tra l’altro, un migliore controllo della fase d’iniezione, che risulta più veloce, senza dover sfruttare la macchina sempre al massimo. Il che si traduce in una consistente riduzione dei consumi.
Una case history italo-tedesca
Forti di questo vantaggio tecnologico, le macchine Maplan hanno suscitato ben presto un notevole interesse sul mercato, anche e soprattutto in Italia, trovando molte e interessanti applicazioni presso numerosi stampatori. Un esempio è la Höfert Italia, nata nel 1984 come distaccamento produttivo della casa tedesca Höfert, con sede ad Amburgo, leader nella produzione e commercializzazione di guarnizioni industriali e articoli tecnici in gomma. Incastonata con discrezione nel verde delle colline di Viadanica, l’azienda, nella quale trovano impiego 60 dipendenti, si estende su una superficie di oltre 6.000 metri quadrati, pressoché tutti coperti.
Il ciclo produttivo di Höfert Italia si svolge attraverso le seguenti fasi: stampaggio (a iniezione e compressione); sbavatura a freddo (eliminazione della gomma in eccesso - matarozze e bave - dal pezzo stampato); finitura o rettifica (eliminazione delle tracce di giunzione a dare un prodotto rifinito e perfetto); post-vulcanizzazione (trattamento termico del pezzo stampato per completare la vulcanizzazione e raggiungere nel prodotto le caratteristiche richieste). Ogni fase viene continuamente monitorata secondo un accurato piano di controllo che sfrutta la tecnologia real-time. Le misure degli O-Ring prodotti dalla società vanno da 0,50 a 1.025,00 mm di diametro interno e da 0,50 a 20,00 mm di spessore corda. Le tolleranze dimensionali standard per questi articoli sono dettate dalla norma ISO 3601-1, mentre quelle applicate per gli articoli tecnici sono indicate nella ISO 3302-1 (ex DIN 7715 M2).
La produzione riguarda O-Ring e guarnizioni tecniche in gomma per numerosi settori industriali, quali automotive, idraulica, illuminotecnica, pneumatici, alimentare, industria petrolifera. Ampia e articolata è la gamma delle mescole utilizzate, che configurano, nel loro insieme, un elenco di oltre 220 tipi a base di tutte le gomme di uso
Una pressa orizziontale Maplan MHF700D/300 Edition S, con tecnologia FIFO. In alto una delle macchine utilizzate da Höfert Italia.
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Dalle Aziende
comune: fluorurata (FKM), perfluorurata (FFKM), nitrilica (NBR), nitrilica idrogenata (HNBR), etilene-propilene terpolimero (EPDM), etilene-acrilato (EAM), siliconica (VMQ), fluorosiliconica (FVMQ), cloroprenica (CR), acrilica (ACM), stirolo-butadiene (SBR). Altrettanto estesa è la disponibilità degli stampi nel reparto produttivo: circa 4.000 per altrettante misure di O-Ring (3.400 a iniezione e 600 a compressione) e circa 500 per articoli sagomati su disegno dei clienti. La qualità è garantita da un efficiente sistema di controllo certificato UNI EN ISO 9001:2008 e ISO/TS 16949:2009, specifico per la produzione di parti per l’industria automobilistica. Negli ultimi anni l’azienda di Viadanica (Bergamo) si è dotata di cinque presse Maplan, che si sono aggiunte alle sedici di altro fornitore, già esistenti in ditta e regolarmente attive. «Queste cinque macchine - spiega Angelo Baldelli, direttore generale dell’azienda - costituiscono una linea di produzione, e 44
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ci permettono di restringere la tolleranza dimensionale degli articoli entro limiti impensabili con le altre presse, una costanza eccezionale della produzione nel tempo e un minore consumo energetico dovuto al fatto che i motori sono servoassistiti, per cui consumano solo se lavorano». Altri importanti vantaggi della serie Maplan che hanno determinato la scelta di Höfert Italia risiedono, per citarne solo alcuni, in un più basso ingombro a terra che consente un più razionale utilizzo degli spazi interni, una migliore ergonomia, una più efficiente tecnologia di plastificazione e una maggiore facilità di utilizzo. Le macchine del costruttore austriaco in funzione in Höfert Italia appartengono alla serie “edition” e all’ultima serie “edition S”, diverse per tipologia di azionamento. La prima è la versione base, dotata di motore asincrono con numero di giri costante, pompa a portata variabile e regolatore proporzionale di quantità e portata. La seconda è equipaggiata con un servomotore sincrono con numero di giri variabile
combinato con una pompa interna a ingranaggi. Grazie alla maggiore rapidità dei movimenti, la versione “edition S” offre il vantaggio di tempi di ciclo produttivo più rapidi e conseguente risparmio energetico che, rispetto a un azionamento standard, può arrivare fino al 65%. Tra i modelli di presse Maplan operanti nell’azienda di Viadanica è presente anche la macchina con FIFO a carro mobile, mediante la quale l’ugello può essere staccato dallo stampo insieme all’unità di iniezione, rendendolo, quindi, accessibile anche in caso di stampo montato. È, questa, la variante del FIFO che permette di utilizzare anche gli stampi impiegati sulle viti punzonanti.
FIFO a carro mobile
Il FIFO originale e più diffuso a livello internazionale è a carro fisso. La camera di iniezione è inglobata nel piano fisso della macchina con l’obiettivo, da una parte, di accorciare l’ugello e, dall’altra, di rafforzare la rigidità del piano duran-
Maplan te l’iniezione. Tuttavia questo design non è di facile adattamento in un ambiente nel quale la tecnologia utilizzata è la vite punzonante, dove la camera di iniezione, e quindi l’ugello, è mobile e si stacca dallo stampo. La difficoltà risiede nella impossibilità di intercambiare gli stampi che non si accoppiano direttamente tra un sistema e l’altro, ma necessitano di alcune modifiche. Per lo sviluppo del sistema a carro mobile, il sig. Baldelli ha avuto un ruolo di primo piano, svolto in prima persona. Sarebbe stato lui a fare pressione sulla casa austriaca sull’utilità di questa soluzione: consentendo di staccare l’ugello dallo stampo, il FIFO a carro mobile permetterebbe di utilizzare anche stampi già esistenti, senza doverli modificare ogni volta in funzione di nuove esigenze produttive. Ricevuta e valutata questa indicazione, Maplan ha fatto le sue valutazioni e ha approvato l’idea, sviluppando un prototipo che è stato installato proprio in Höfert Italia nel 2007 per il collaudo sul campo. Risultato: oggi il FIFO a carro mobile, è una innovativa realtà industriale
Una serie di immagini che illustrano il gruppo di iniezione FIFO utlizzato nelle presse adottate da Höfert Italia per la sua produzione di guarnizioni ad alta precisione.
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La qualità è misurata
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nel campo dello stampaggio a iniezione della gomma, presente già da alcuni anni con successo sui mercati. È la testimonianza più concreta dell’efficacia di quella speciale simbiosi clientefornitore nella quale capacità, esperienza e competenza si fondono insieme e producono miglioramenti tecnologici di notevole portata innovativa altrimenti impensabili. Le macchine Maplan presenti in Höfert Italia sono state acquisite dall’azienda di Viadanica tramite ST.A.TE Technologies, società che ha sede nella pianura bergamasca e che vanta una decennale partnership con aziende di alto livello internazionale operanti nel settore dello stampaggio a iniezione e compressione della gomma. La ST.A.TE gestisce in piena autonomia sia le fasi di definizione del progetto, sia tutte le fasi di installazione e assistenza. Nella sede di Calvenzano, oltre al magazzino ricambi, è operativo un vero e proprio reparto con macchine di ultima generazione per collaudi stampi ed è attiva una sala training attrezzata per la formazione tecnica della clientela.
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li risolvono loro DGTS Srl, nell’intento di soddisfare sempre al meglio le esigenze dei suoi clienti, è in grado di offrire un supporto tecnico competente e completo tramite i suoi servizi: Vendita e Installazione di apparecchiature e strumenti per il Laboratorio Controllo Qualità e Ricerca e Sviluppo per la determinazione delle caratteristiche fisico meccaniche delle materie prime e dei prodotti finiti Corsi di Formazione ed Aggiornamento del personale sull’utilizzo degli strumenti e dei relativi software ed accessori Presentazione degli strumenti anche presso la sede del cliente, con la possibilità di eseguire prove dimostrative su campioni forniti dal cliente stesso Assistenza Tecnica post-vendita Servizio di Taratura e Calibrazione Servizio di Manutenzione Servizio di Riparazione
DGTS SrL ISO 9001 : 2008 FM 518764
Corso Milano, 14 20837 Veduggio (MB) Italy TEL. +39 0362.910763 FAX +39 0362.911255 E-MAIL : info@dgts.it www.dgts.it
1928...
CAMPANA
1992 Un Lungo cammino insieme
2014...
Dalle Aziende
Un nuovo brand per Caldic di GianPaolo Brembati
L
o scorso luglio Caldic, il gruppo internazionale attivo nella distribuzione di chemicals e di ingredienti alimentari in Europa, Asia e Nord America, ha annunciato l’introduzione di un nuovo brand, Calsil® (d’ora in avanti Calsil, ndr), con cui saranno sono distribuiti siliconi di alta qualità. Il nuovo marchio contraddistingue sia le vecchie formulazioni sia quelle di nuova concezione. L’idea è aggregare i volumi, proponendo siliconi con elevati standard qualitativi a prezzi competitivi e con una grande flessibilità in termini di fornitura e di packaging. Il portafoglio prodotti varia dai polimeri siliconici standard agli intermedi funzionalizzati, dalle emulsioni su commissione alle dispersioni calibrate, dagli elastomeri ad elevate performance agli adesivi ad alte prestazioni. Abbiamo chiesto a Mario Valanzese, responsabile del settore gomma di Caldic Italia, di spiegarci per quale motivo e con quali obiettivi il gruppo ha deciso per questa novità.
Come nasce l’idea Calsil?
Per spiegarlo è necessaria una premessa. Caldic è una società attiva nel settore dei prodotti chimici dal 1970 e da 30 anni si occupa della distribuzione di siliconi, con la quale è entrata in contatto con aziende trasformatrici e utilizzatrici, maturando così un’esperienza ormai consolidata nei vari settori applicativi. L’offerta di Caldic nel settore siliconi 46
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Con l’introduzione del marchio Calsil®, presentato lo scorso luglio, il gruppo internazionale intende essere ancora più attivo nel settore dei siliconi di alta qualità, aggiungendo nuove formulazioni a prodotti già parte del proprio portafoglio e razionalizzando stoccaggi e distribuzione, in modo da garantire prezzi ancora più competitivi e la massima elasticità in fatto di tempi di consegna, quantitativi e packaging. L’introduzione di un Fidelity Club consente poi ai clienti di ottenere una serie di sostanziali vantaggi e servizi esclusivi. Mario Valanzese, responsabile del settore gomma di Caldic Italia, ci spiega nel dettaglio la novità
comprende diverse famiglie di prodotti: HTV, LSR, oli ed emulsioni, paste e grassi, resine, RTV e spray. Grazie alla conoscenza acquisita dal nostro personale specializzato, che segue da anni le applicazioni dei prodotti offerti ascoltando le esigenze dei clienti, è nata l’idea del nuovo brand Calsil. Combinando siliconi con altre materie prime, Calsil consente di fornire prodotti e servizi che costituiscono una completa soluzione su misura per i clienti, che chiedono prodotti specifici per singole esigenze e ne traggono così vantaggio competi-
tivo e un valore aggiunto unico.
Quali sono i benefici di Calsil?
Con Calsil si accorciano e si semplificano le modalità di fornitura e logistica, valorizzandone tutte le fasi relative. Oggi il nostro JIT (Just In Time) si basa su una rete di piattaforme logistiche europee, garantendo la disponibilità dei prodotti in tempo reale. Calsil vuol dire semplificare e raggruppare spedizioni multiple, consegnare merci – che si tratti di siliconi standard o particolari, di intermedi o di altro – in tempi certi, facilitando
Materie prime settori cosmetico, alimentare e del coating.
Ci sono altri settori in cui contate di crescere?
Oltre a quelli già citati, abbiamo delle ottime opportunità di crescita nel settore del tessile e conciario, nel quale i prodotti formulati trovano davvero ottime risposte nelle applicazioni innovative, richieste con sempre maggior frequenza dai clienti. Non dobbiamo infine dimenticare i settori storici, come quello dei sigillanti, dei modelli e della gomma, dove oggi l’offerta di spray e di emulsioni è completata dalle gomme HTV e LSR.
le procedure di documentazione e monitoraggio e riducendo i costi di magazzino in modo significativo. Ci sono però anche altri aspetti molto importanti che ci hanno spinti a varare il progetto.
parlato, mi preme sottolineare un punto particolarmente importante, che riguarda la formulazione dei prodotti su specifica richiesta del singolo cliente, con la fornitura di un materiale rigorosamente su misura, sia per la composizione che per l’imballo. Siamo infatti in grado di proporre prodotti formulati ed emulsionati a seconda delle specifiche esigenze, messi a punto insieme al cliente in modo da risultare adeguati e da assicurare le prestazioni richieste. Non a caso stiamo crescendo molto nei
Caldic è presente in molti paesi nei diversi settori menzionati: come riuscite a coordinare le attività di crescita sia dei paesi che dei settori?
A capo del progetto abbiamo un responsabile (Philippe Rovere), che coordina sia lo sviluppo delle nuove attività che il contatto coi fornitori. In prima linea di contatto abbiamo inoltre 5 team leader, che sono a capo delle varie unità: queste persone hanno un contatto settimanale tra di loro e con tutti gli addetti delle filiali coinvolte, i quali sono attivi anche
Di quali aspetti si tratta?
Innanzi tutto la politica ambientale: non si può pensare di fare innovazione se non si attua una corretta e appropriata policy di tutela dell’ambiente, basata su un’accurata selezione dei fornitori che devono rispondere a criteri prestabiliti e riportare puntualmente, su questionari concordati, le informazioni richieste. Ne consegue poi tutto quello che completa la catena di distribuzione, ossia imballaggio o risparmio energetico, senza tralasciare le varie Certificazioni ISO, tra cui la ISO/FSCC 22000, che ci permette di fornire prodotti nel settore alimentare. Importante è anche il riconfezionamento, fatto localmente nei vari paesi a seconda delle richieste dei clienti.
Cosa pensate che vi distingua oggi dai vostri concorrenti?
Oltre ai benefici, di cui abbiamo già L’INDUSTRIA DELLA GOMMA | ELASTICA ottobre 2014
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Dalle Aziende
Il profilo di Caldic Con un fatturato di 800 milioni di euro e una forza lavoro di 1.200 addetti, Caldic è leader mondiale nella distribuzione e trasformazione di prodotti chimici di base, specialità e ingredienti per il settore alimentare. Tutte le attività in ambito chimico e alimentare si articolano attraverso filiali in tutta Europa, Asia e Nord America, con l’offerta di una vasta gamma di prodotti di alta qualità e di servizi su misura, intesi a soddisfare le richieste delle più importanti aziende di settore, offrendo loro spunti di ispirazione e opportunità di collaborazione. Come membro del programma Responsible Care, Caldic pone il cliente al centro della sua strategia. Inoltre Caldic svolge le sue attività in completo accordo con Qualità, Salute, Sicurezza e Responsabilità ambientale e sociale.
nella comunicazione fra tutte le filiali per riportare case history e decisioni strategiche. Caldic dispone di due centri di acquisto globali (in Italia e Germania) e di tre centri logistici (in Italia, Spagna e Belgio). Questa situazione può sembrare facile, ma di fatto è un’attività molto complessa, se la si vuol gestire bene, ed è resa semplice dalla professionalità delle persone coinvolte. Il tutto viene realizzato interpretando sempre la filosofia del “think globally act locally” (pensa globalmente agisci localmente), perché ogni mercato e ogni paese hanno proprie specifiche esigenze.
I punti di forza del “sistema” Calsil • Una sola fonte di approvvigionamento e di consegne just in time • Portafoglio prodotti completo • Fonte di approvvigionamento alternativa e innovativa rispetto ai canali tradizionali • Team di persone preparate, pronte a fornire soluzioni innovative • Nuovi prodotti e nuovi sviluppi ogni mese.
In che cosa consistono queste differenze?
All’interno dello stesso settore ci sono realtà differenti in ciascun paese dove siamo presenti. I responsabili di settore, che sono il riferimento dei clienti locali, trasferiscono ai clienti stessi le esperienze positive avute dallo scambio informativo coi colleghi, cercando di risolvere al meglio i loro eventuali problemi. L’acquisizione di prodotti su scala mondiale ci garantisce inoltre opportunità di acquisto vantaggiose, diventando in tal modo l’occhio lungo del fornitore sul mercato finale, sempre più frammentato e diversificato.
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Il cliente è quindi al centro di tutto?
È proprio così e a conferma di questo è nato il Calsil Fidelity Club, che con un’adesione gratuita permette di ottenere tantissimi vantaggi, tra cui uno stock di magazzino garantito e stabilito in accordo col cliente, un prezzo calmierato e la garanzia di forniture nei tempi prestabiliti, che permettono di evitare qualsiasi turbolenza del mercato. Ad oggi già molti clienti sono entusiasti di far parte del nostro club e possiamo dire che a magazzino ab-
biamo più di 1.000 tonnellate di prodotti già allocati per loro.
Come si inserisce il progetto Calsil nel tradizionale settore della gomma?
Direi che non potrebbe esserci un’interazione migliore. Oltre ad emulsioni, spray e oli, che tradizionalmente vendiamo, adesso possiamo proporre anche basi HTV, LSR, masterbatch e additivi speciali. Per non interferire con l’attività di alcuni nostri clienti, abbiamo deciso di non vendere mescole HTV sul territorio italiano.
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02/01/13 15:50
NORMATIVE Normative
Reach: nuove modifiche all’allegato XIV di Beatrice Garlanda
La Gazzetta Ufficiale del 19 agosto 2014 ha modificato l’Allegato XIV del regolamento REACH, introducendo variazioni per una decina di sostanze potenzialmente cancerogene o tossiche. Ecco il dettaglio della nuova normativa.
L
a Gazzetta Ufficiale UE del 19 agosto 2014 pubblica il regolamento (UE) n.895/2014 della Commissione con il quale è modificato l’allegato XIV del regolamento (CE)1907/2006 (c.d. regolamento REACH), contenente l’elenco delle sostanze soggette ad autorizzazione. Sono una decina le sostanze interessate dalla modifica (vedi il box). La Commissione ha, invece, rinviato la discussione sull’inclusione nell’allegato XIV della N,N-dimetilacetammide. Tale sostanza risponde ai criteri di classificazione come sostanza tossica per la riproduzione di categoria 1 B, è stata inclusa nell’elenco delle sostanze candidate e la sua inclusione è stata considerata prioritaria. Il rinvio è dovuto alla similarità di questa sostanza con l’N-metil-2-pirrolidione, attualmente oggetto di una procedura di restrizione a norma dell’art.69 del regolamento REACH, e quindi alla necessità di garantire che le due sostanze siano disciplinate in modo coerente.
Sostanze da inserire nell’allegato XIV
Ricordiamo che le sostanze interessate dal provvedimento rientrano, per le loro proprietà intrinseche, tra quelle di cui all’art.57 del regolamento REACH, come modificato dal regolamento (CE)1272/2008 (c.d. regolamento CLP). Più precisamente, ai sensi di tale articolo, possono essere incluse nell’allegato XIV: a) le sostanze che rispondono ai criteri di classificazione nella classe di pericolo cancerogenicità, categoria 1 A o 1B, di cui al punto 3.6 dell’allegato I del regolamento 1272/2008; 50
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b) le sostanze che rispondono ai criteri di classificazione nella classe di pericolo mutagenicità sulle cellule germinali, categoria 1A o 1B, di cui al punto 3.5 dell’allegato I del regolamento 1272/2008;
Regolamento REACH fetti cancerogeni per l’uomo sulla base di studi sull’uomo; Il nuovo testo inserisce nell’allegato sopra citato le seguenti sostanze cancerogene di categoria 1 A: - alla categoria 1B quelle - acido arsenico N. CAS 7778-39-4 di cui si presumono effetti - idrossiottaossodizincatodicromato di potassio N.CAS 11103-86-9 cancerogeni sull’uomo, pre- ottaoidrossocromato di pentazinco N.CAS 49663-84-5 valentemente sulla base di Sono, inoltre incluse le sostanze cancerogene di categoria 1 B sotto riportate: studi su animali; - formaldeide, prodotti di reazione oligomerici con anilina - alla categoria 2 apparten(MDA tecnico) N. CAS 25214-70-4 gono le sostanze di cui si so- 1,2-dicloroetano (EDC) N. CAS 107-06-2 spettano effetti canceroge- 2,2’-dicloro-4,4’-metilendianilina (MOCA) N.CAS 101-14-4 ni per l’uomo. La classifica- tris(cromato) di dicromo N.CAS 24613-89-6 zione di una sostanza nella - cromato di stronzio N. CAS 7789-06-2 categoria 2 si basa sui risulInfine, è inserita la seguente sostanza tossica per la riproduzione di categoria 1B: tati di studi sull’uomo e su - bis(2-metossietil)etere (digli CAS 111-96-6 animali tali da non giustificare la classificazione della sostanza nelle categorie Provvedimenti di modifica all’allegato XIV del regolamento REACH 1A o 1B, tenendo conto della forza probante dei dati e G.U. UE 18 febbraio 2011 L44 dell’esame di tutte le altre Regolamento (UE) 143/2011 Rettifica in G.U. UE 24 febbraio 2011 L49 informazioni utili. Regolamento (UE) 125/2012 G.U. UE 15 febbraio 2012 L41 Il regolamento 895/2014 inserisce nell’allegato XIV del Regolamento (UE) 348/2013 G.U. UE 18 aprile 2013 L108 regolamento, oltre alle soRegolamento (UE) 895/2014 G.U. UE 19 agosto 2014 L244 stanze cancerogene, anche una sostanza tossica per la c) le sostanze che rispondono ai criteri di classificazione riproduzione di categoria 1 B. Appartengono a questa canella classe di pericolo tossicità per la riproduzione, categoria le sostanze di cui è presunta la tossicità per la ritegoria 1A o 1B, effetti nocivi sulla funzione sessuale e la produzione umana. fertilità o sullo sviluppo di cui al punto 3.7 dell’allegato Ci pare interessante segnalare, per completezza, che il reI del regolamento 1272/2008; golamento (UE) 900/2014 (pubblicato in Gazzetta UE del d) le sostanze che sono persistenti, bioaccumulabili e tos21 agosto 2014 L247) integra l’elenco dei metodi di prosiche, ai sensi dell’allegato XIII del regolamento REACH; va utilizzabili nell’ambito del REACH indicati dall’allegae) le sostanze che sono molto persistenti e molto bioaccuto B del regolamento 440/2008/CE (metodi per la determulabili, secondo i criteri di cui al’allegato XIII; minazione della tossicità e degli altri effetti sulla salute). f ) le sostanze come quelle aventi proprietà che perturbano In particolare, allo scopo sia di tener conto del progresil sistema endocrino o quelle aventi proprietà persistenso tecnico sia di ridurre il numero degli animali utilizzati ti, bioaccumulabili e tossiche o molto persistenti o mola fini sperimentali, il regolamento (UE) 900/2014 include to bioaccumulabili che non rispondono ai criteri di cui uno studio sulla neurotossicità nella fase dello sviluppo, all’allegato XIII, per le quali è comprovata la probabilità uno studio esteso della tossicità per la riproduzione su di effetti gravi per la salute o per l’ambiente e che susciuna generazione, un saggio di mutagenesi in vivo su rotano un livello di preoccupazione equivalente a quello ditori transgenici, un test in vitro per la valutazione degli delle sostanze di cui alle lettere da a) ad e) e che sono effetti sulla sintesi degli ormoni steroidei e due metodi in identificate in base da una valutazione caso per caso. vivo per valutare gli effetti estrogenici e (anti)androgenici.
Le sostanze interessate dalla modifica
Criteri di classificazione Ai sensi dell’allegato I del regolamento CLP, è cancerogena una sostanza (o una miscela) che provoca il cancro o ne aumenta l’incidenza. Le sostanze che hanno fatto sorgere tumori benigni o maligni nel corso di studi eseguiti su animali sono considerate cancerogene presunte o sospette per l’uomo, salvo che non sia dimostrato che il meccanismo della formazione del tumore non è rilevante per l’uomo. Le sostanze, al fine della loro classificazione come cancerogene, sono così suddivise:. - alla categoria 1 A appartengono le sostanze con noti ef-
Inserimento di una sostanza nell’allegato XIV L’art.58 del regolamento REACH prevede che, quando si decide di includere nell’allegato XIV, occorre precisare (art.58 regolamento REACH): - l’identità della sostanza; - la o le proprietà intrinseche di cui all’art.57; - la data di scadenza, ovvero la data a partire dalla quale sono vietati l’immissione sul mercato o l’uso della sostanza stessa, salvo qualora sia rilasciata un’autorizzazione; - una data precedente di almeno diciotto mesi la data di L’INDUSTRIA DELLA GOMMA | ELASTICA ottobre 2014
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Normative
scadenza entro cui devono pervenire le domande se il richiedente intende continuare a utilizzare la sostanza o immetterla sul mercato per determinati usi dopo la data di scadenza; la prosecuzione di questi usi è autorizzata dopo la data di scadenza fino a quando non è presa una decisione sull’autorizzazione; - se del caso, i periodi di revisione per taluni usi; - gli eventuali usi o categorie di usi esentati dall’obbligo di autorizzazione e le eventuali condizioni di tali esenzioni. Per quanto riguarda le sostanze di cui al regolamento (UE) 895/2014, si richiama l’attenzione sulle seguenti date: entro il 22 febbraio 2016 devono pervenire le domande di autorizzazione per la formaldeide, prodotti di reazione oligomerica con anilina; l’acido arsenico e il bis (2-metossietil) etere. La data di scadenza, per queste sostanze, è fissata al 22 agosto 2017. Al 22 maggio 2016 e al 22 novembre 2017 sono invece, rispettivamente, fissati il termine per la presentazione della domanda di autorizzazione e la data di scadenza per il 1,2-dicloroetano e il 2,2’-dicloro-4,4’-metilendianilina. Infine sono previste al 22 luglio 2017 e al 22 gennaio 2019 la data entro la quale devono essere presentate le domande e la data di scadenza per il tris(cromato) di dicromo, il cromato di stronzio, l’idrossiottaossodizincatodicromato di potassio e l’ottaidrossocromato di pentazinco. Ricordiamo che queste sostanze sono tutti composti del cromo (VI). A questo proposito si segnala che, nell’allegato XIV del regolamento REACH, figurano altri sette composti del cromo (VI) )(voci da 16 a 22).
Procedura di autorizzazione
Per quanto riguarda l’iter autorizzativo, si ricorda che l’ECHA (Agenzia europea per le sostanze chimiche) o uno Stato membro possono proporre, predisponendo un fascicolo ai sensi dell’allegato XV del regolamento REACH, che una sostanza sia identificata come estremamente preoccupante, quindi, rientri tra quelle di cui all’art.57 sopra citato. Se il fascicolo è predisposto da uno Stato membro, quest’ultimo lo trasmette all’ECHA. 52
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REACH
L’ECHA pubblica sul proprio sito web l’avviso dell’avvenuta predisposizione del fascicolo e invita tutte le parti interessate a trasmetterle osservazioni. Gli altri Stati membri e la stessa ECHA possono, a loro volta, formulare osservazioni sulla sostanza in questione. Compete alla Commissione UE la decisione finale sull’identificazione della sostanza come estremamente preoccupante e, quindi, la sua inclusione nella lista delle sostanze candidate all’autorizzazione. E’ L’ECHA a dover stabilire quali sostanze della”candidate list” debbano essere inserite prioritariamente nell’allegato XIV (cfr art.58, comma 3). Prepara quindi una bozza di raccomandazione indicando tali sostanze e la pubblica sul sito web. Essa invita tutte le parti interessate a presentare le proprie osservazioni nei tre mesi successivi alla pubblicazione. Aggiorna, quindi, la sua raccomandazione tendo conto delle osservazioni ricevute. Spetta alla Commissione, infine, la decisione finale sull’inserimento della sostanza nell’allegato XIV. Per l’immissione sul mercato o l’uso di una sostanza compresa nell’allegato XIV, il fabbricante, l’importatore o l’utilizzatore a valle presentano una domanda d’autorizzazione all’ECHA, specificando l’identità della sostanza o delle sostanze, il nome e i dati per un contatto della o delle persone che inoltrano la domanda e l’uso o gli usi per i quali l’autorizzazione è richiesta. La domanda contiene anche una relazione sulla sicurezza chimica, salvo se già presentata nell’ambito della registrazione, e un’analisi delle alternative e dei rischi ad esse connessi. L’ECHA trasmette i propri pareri sulla domanda alla Commissione, agli Stati membri e al richiedente. Compete, infine, alla Commissione decidere se rilasciare l’autorizzazione. Le disposizioni sopra richiamate rispondono all’obiettivo generale del regolamento REACH ovvero assicurare un elevato livello di protezione della salute e dell’ambiente, nonché la libera circolazione delle sostanze in quanto tali o come componenti di preparati o articoli, rafforzando competitività e innovazione. Attualmente le sostanze incluse nell’allegato XIV sono 31. Nella tabella riportiamo i riferimenti dei regolamenti di mo difica dell’allegato in oggetto.
News Produzione e consumo di gomma: meglio di un anno fa
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ubblicati dall’IRSG (International Rubber Study Group) i dati di produzione e consumo della gomma naturale e sintetica relativi al primo trimestre 2014. Ne risulta, per entrambe le famiglie, una situazione globale migliore di quella del periodo gennaiomarzo dell’anno scorso sia per la produzione che per i consumi. Per la gomma sintetica, in particolare, si conferma il trend in salita iniziato nel Q2 2013. Per quanto riguarda la gomma naturale, la produzione mondiale di gennaiomarzo di quest’anno è stata in leggero aumento rispetto al Q1 2013 (2.730 kt su 2.692 kt, +1,41%), ma significativamente più bassa (-21,2%) di quella del trimestre precedente, il Q4 2013, nel quale aveva raggiunto quota 3.464 kt. L’Asia, con 2.511 kt (+1,25% sul Q1 2013), è sempre il produttore leader (92% della produzione mondiale), pur con una sensibile flessione rispetto al quarto trimestre dell’anno scorso (-22,86%), quando la produzione era stata di 3.255 kt. I consumi, risultati inferiori alla produzione (-5,7%), presentano il segno più
rispetto sia al primo che all’ultimo trimestre del 2013 in tutte le aree, tranne che in Asia (1.988 kt nel Q1 2014 su 2.105 nel Q4 2013). A livello mondo, si sono consumate 2.811 kt di gomma: +5% circa rispetto alle 2.678 kt del primo trimestre dello scorso anno e -2,4% rispetto alle 2.881 kt dell’ultimo trimestre 2013. In quanto alla gomma sintetica, produzione e consumi sono aumentati sia a livello mondo che nelle varie aree, con la sola eccezione dell’EMEA. Nel periodo gennaio-marzo di quest’anno la produzione mondiale
è aumentata del 4,36% rispetto allo stesso trimestre 2013: 4.042 kt contro 3.873, ed è aumentata anche rispetto all’ultimo trimestre dell’anno scorso, quando erano state prodotte 3.985 kt di gomma. Questi i dati registrati nelle varie regioni: notevole balzo in avanti dell’Asia (+9,51%, con 2.233 kt contro 2.039); aumento nelle Americhe (+2,35 %, con 741 kt su 724); calo in EMEA (-3,78%, con 1.068 kt a fronte di 1.110). Per quel che riguarda i consumi di gomma sintetica, a livello globale si è avuto un aumento del 5,06% rispetto
Riepilogo statistico della gomma nel mondo (kt) 2012
2013
Anno
Q1
Q2
Asia-Pacifico EMEA Americhe Mondo
10798 502 303 11603
2480 128 84 2692
2461 119 92 2672
Asia-Pacifico EMEA Americhe Mondo
7864 1479 1666 11009
1883 385 410 2678
2091 368 427 2886
Asia-Pacifico EMEA Americhe Mondo
7847 4198 3069 15114
2039 1110 724 3873
2055 1002 713 3770
Asia-Pacifico EMEA Americhe Mondo
8417 3689 2861 14967
2193 947 694 3834
2234 926 696 3856
Q3 PRODUZIONE NR 3016 133 64 3213 CONSUMO NR 2117 386 407 2910 PRODUZIONE SR 2084 1002 755 3841 CONSUMO SR 2181 910 738 3829
2014 Q4
Anno
Q1
Δ% (‘14/’13)
3255 138 71 3464
11212 518 311 12041
2511 134 85 2730
1,25 4,69 1,19 1,41
2105 358 418 2881
8196 1497 1662 11355
1988 392 431 2811
5,58 1,82 5,12 4,97
2150 1070 765 3985
8328 4184 2957 15469
2233 1068 741 4042
9,51 -3,78 2,35 4,36
2333 887 698 3918
8941 3670 2826 15437
2378 933 717 4028
8,44 -1,48 3,31 5,06
L’INDUSTRIA DELLA GOMMA | ELASTICA ottobre 2014
53
News
a gennaio-marzo 2013 (4.028 kt/3.834 kt) e del 2,81% rispetto all’ultimo trimestre sempre dell’anno scorso (4.028 kt/3.918 kt). L’Asia è l’area che ha registrato l’incremento più alto dei consumi: +8,44% (2.378 kt su 2.193); aumento anche nelle Americhe (+3,31%, con 717 kt contro 694), ma flessione, invece, in EMEA (-1,48%, con 933/947). Rispetto all’ultimo trimestre 2013, i consumi sono cresciuti in tutte le aree: +1,93% in Asia (2.378/2.333); +5,19% in EMEA (933/887); +2,72% nelle Americhe (717/698). Per quanto riguarda i prezzi, l’IRSG ha reso note anche le quotazioni del secondo trimestre di quest’anno, oltre a quelle del primo trimestre: gomma naturale (RSS3) a 2.251 dollari USA/t in gennaio-marzo e 2.118 dollari in aprile-giugno; gomma sintetica (SBR USA) a 2.568 dollari USA/t nel primo trimestre e 2.735 nel secondo trimestre. Le quotazioni di un anno fa: gomma naturale a 3.159 dollari nel primo trimestre, 2.904 nel secondo, 2.588 nel terzo, 2.529 nel quarto; gomma sintetica a 2.878, 2.959, 2.682 e 2.442 dollari nei quattro trimestri del 2013.
Mercato pneumatici in Europa: la crescita continua
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ubblicati da Etrma, l’Associazione europea dei produttori di pneumatici e articoli in gomma, i dati relativi alle vendite dei suoi associati nel periodo gennaio-giugno 2014. I risultati confermano il trend positivo registrato nel primo trimestre in tutti i segmenti. In particolare, il comparto autocarri e autobus ha mostrato la maggiore vitalità, archiviando una crescita del 10% rispetto a gennaiogiugno 2013, con 4.320.248 pneumatici venduti a fronte dei 3.924.671 del primo semestre dell’anno prima. Seguono i segmenti auto, con un incremento dell’8% (98.506.913 pezzi contro 91.296.015), e agricoltura, con una crescita del 4% (965.440 unità su 924.354). Aumento dell’8% anche nel settore delle moto e degli scooter, con 5.434.432 pneumatici venduti a fronte di 5.028.658 vendite nel gennaio-giugno 2013. Uno sguardo ai dati nazionali mostra che tutti i principali mercati hanno registrato aumenti nel comparto autocarri e auto54
L’INDUSTRIA DELLA GOMMA | ELASTICA ottobre 2014
bus, con la Germania in testa con un sorprendente +15%. Più diversificato, invece, quello dei pneumatici vettura, che ha messo a segno aumenti nella maggior parte dei principali mercati, con l’eccezione dell’UK e della Spagna, che hanno avuto entrambe una flessione dell’1%. Secondo Fazilet Cinaralp, Segretario Generale dell’associazione, il fatto che il mercato mostri un trend stabilmente in crescita è certamente ottima cosa e fa sperare in una chiusura positiva dell’anno, dopo un 2012 e un 2013 veramente grami. Inoltre, il positivo andamento delle vendite nel settore pneumatici invernali a livelli decisamente alti delinea,di riflesso, favorevoli prospettive in quello dei pneumatici vettura.
Bene l’export delle macchine per materie plastiche e gomme nel primo semestre
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uona la tenuta del commercio estero italiano del settore delle macchine per materie plastiche e gomma nel primo semestre dell’anno. Lo rivela Assocomaplast, l’associazione nazionale di categoria, sulla base di una sua elaborazione di dati pubblicati dall’Istat. L’import ha chiuso il periodo gennaio-giugno con un aumento dell’8% rispetto allo stesso periodo del 2013. L’export ha continuato nel suo trend in salita, pur mostrando una diminuzione della pendenza negli ultimi mesi: +8,9% a marzo, +8,3% ad aprile, +8,6% a maggio, +6,4% a giugno. Guardando alla tipologia dei macchina-
ri, si osserva un aumento dell’import di stampatrici flessografiche e macchine per lo stampaggio a iniezione di ben il 20%. Per quanto riguarda l’export, gli estrusori, che rappresentano l’11% del totale, hanno messo a segno un +6% e le soffiatrici un +16%; bene anche le stampatrici flessografiche. Una citazione a parte meritano gli stampi, che costituiscono la quota principale del nostro export; le sole esportazioni in Germania, per fare un esempio, valgono ben 95 milioni di euro. Il quadro globale complessivo delle vendite del settore all’estero nel semestre presenta il segno più in tutte le aree, tranne che in Africa: in Europa, che vale il 60% del totale (l’UE il 47%), l’incremento rispetto a gennaio-giugno 2013 è stato del 4,6%; nelle Americhe (18% del totale), del 3,7%; in Asia (17% sul globale), del 24,7% (a proposito di quest’area, va detto che la parte del leone l’ha fatta la Cina, ma un ruolo importante l’hanno avuto anche l’India e l’Indonesia e, per quel che riguarda il Medio Oriente, considerato nel contesto asiatico, l’Arabia Saudita); in Africa (5% del totale) si è avuto, invece, un rallentamento dovuto, principalmente, alla flessione dei mercati sub-sahariani.
I PFU anche nelle batterie al litio
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ncora un altro possibile utilizzo per i pneumatici fuori uso. I ricercatori del Dipartimento di energia dell’Oak Ridge National Laboratory (ORNL), nel Tennesse, stanno sviluppando un anodo in grado di aumentare la capacità, la durata e l’ecocompatibilità delle batterie agli ioni litio rispetto a quelle attualmente esistenti in commercio. Nella loro ricerca, basata sulla
Taccuino
tibili con ritardanti di fiamma polari esenti da alogeni, quali l’idrossido di alluminio o l’idrossido di magnesio, e quindi possono incorporarne quantità elevate. E questo è un grande vantaggio. La corrente elettrica prodotta dalle turbine degli impianti eolici supera i 500 volt e, anche se il rischio di incendio in questi sistemi non è maggiore che in altri, è importante prevenirlo quanto più è possibile. A causa della considerevole altezza da terra alla quale si trovano le navicelle che ospitano i generatori, infatti, sarebbe estremamente difficoltoso estinguere le fiamme eventualmente generate da un corto circuito o da un fulmine. I copolimeriTecno etilene-vinilacetato della Compounds degli impianti ricorrono spesso agli EVM Lanxess utilizzati in questo tipo di appliLevapren della Lanxess. cazioni sono il Levapren 500 e il Levapren I motivi della scelta di questi elastomeri 700, entrambi non contenenti alogeni. Tecno sono la facile lavorabilità e, soprattutto, il Quindi, inCompounds caso incendio non emettono a di suitable solution for every chall Tecno Compounds fatto che non contengono alogeni. Il che acido cloridrico gassoso, corrosivo, norsignifica che, in caso di incendio, la commalmente rilasciato, invece, da materiali bustione non produce gas alogenidrici, che contengono cloro, come i rivestimentossici e corrosivi. Inoltre, per l’alta polati dei cavi a base dievery PVC: sechallenge l’impianto bru-challenge a suitable solution for every a suitable solution for rità dei tipi ad elevato contenuto in vinilacia, il danno maggiore è provocato non cetato, i polimeri EVM sono molto compatanto dal calore o dalle fiamme, quanto
Parker Hannifin Ital
modifica delle caratteristiche microstrutturali del carbon black, hanno trovato che il nero di carbonio ottenuto per pirolisi dai pneumatici fuori uso consente di realizzare anodi speciali capaci di aumentare la capacità delle batterie agli ioni litio nelle quali sono impiegati. Test di laboratorio hanno dimostrato che dopo cento cicli la capacità era ancora di quasi 390 milliamperora per grammo. Secondo il team di ricerca dell’ORNL, questo risultato è dovuto alla particolare microstruttura porosa posseduta dal carbon black ricavato dai PFU, che presenta una superficie attiva maggiore di quella della grafite commerciale normalmente usata nelle attuali batterie. La tecnica di pretrattamento del nero di carbonio, brevettata, è descritta in un articolo pubblicato sulla rivista RSC Advances. Evidenti i vantaggi che la diffusione della nuova tecnologia (in via di brevettazione) produrrebbe sul piano economico e ambientale: le batterie agli ioni litio trovano impiego nella produzione di energia nei veicoli elettrici e nello stoccaggio dell’energia elettrica; la nuova fonte del carbon black per la produzione degli anodi ridurrebbe l’accumulo di pneumatici fuori uso.
Parker Hannifin Italy s.r Rubber Compounds Parker Hannifin Italy s.r.l.
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La gomma etilenevinilacetato per l’energia eolica CM CMY
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elle turbine per lo sfruttamento dell’energia eolica per la produzione di energia elettrica, alloggiate nelle navicelle sistemate subito dietro le pale dei generatori, si va diffondendo l’utilizzo di cavi con rivestimenti a base di gomma etilene-vinilacetato (EVM). Accade in Germania, per esempio, dove i progettisti
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Fax +39 0382 67 82 222
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News
dall’acido cloridrico, che attacca le parti metalliche dell’impianto, acciaio compreso. I Levapren 500 e 700, inoltre, essendo polari, hanno una buona resistenza all’olio: una proprietà importante anch’essa in questa specifica applicazione, in quanto l’olio, se assorbito, indebolisce la funzione del rivestimento del cavo in caso di incendio e aumenta la densità dei fumi generati dalla combustione.
Wacker “Fornitore Preferito” del gruppo Bosch
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osch assegna ogni anno il titolo di “Fornitore Preferito” a quello dei suoi 4.000 fornitori particolarmente distintosi nello svolgimento del suo ruolo nel settore di sua competenza. Recentemente, Wacker è stata insignita del riconoscimento di “Fornitore Preferito” di silicone del gruppo di Stoccarda nell’ambito degli elastomeri e delle plastiche termoindurenti. Nella graduatoria annuale elaborata dalla Bosch l’azienda chimica di Monaco ha
conseguito il punteggio più alto per gli eccellenti risultati conseguiti nelle categorie della qualità, della logistica (affidabilità nelle consegne), dell’innovazione e della collaborazione strategica. Quel-
lo che ha particolarmente colpito il management Bosch è stato l’atteggiamento estremamente costruttivo e lungimirante di Wacker, che vanta oltre 30 anni di collaborazione con la casa di Monaco
Taccuino
nei settori dell’automotive, dell’elettronica e degli elettrodomestici. Attualmente l’azienda chimica fornisce a Bosch oltre 100 tipi diversi di prodotti siliconici, tra cui adesivi, sigillanti, gomme siliconiche e gel siliconici speciali per l’incapsulamento di componenti elettronici.
SO.F.TER. Presenta un nuovo TPE adatto al contatto con acqua potabile
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O.F.TER. presenta un nuovo TPE per estrusione adatto al contatto con acqua potabile, approvato secondo la normativa WRAS (BS 6920). Il nuovo Laprene 830.556, totalmente privo di sostanze plastificanti, presenta un’elevata trasparenza e un’ottima flessibilità. La superficie liscia e scivolosa favorisce lo smaltimento di impurità e residui vari che possono essere presenti nelle tubature, inoltre, grazie alla sua speciale formulazione, fornisce un’eccellente protezione antibatterica che inibisce la crescita di biofilm e batteri. Il Laprene 830.556, che esiste anche in
versione per stampaggio, ha superato gli stringenti test della normativa WRAS (BS 6920) e può essere utilizzato per la produzione di tubi flessibili per lavastoviglie o distributori d’acqua, oppure nel settore della rubinetteria o idraulico. Il Laprene 830.556 è adatto per adesione su polipropilene (PP).
Da Panasonic un tablet utile per gestire il magazzino
Il nuovo Toughpad Panasonic nelle due versioni prodotte
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n occasione di IFA, la fiera dell’elettronica in corso a Berlino, Panasonic ha lanciato un tablet 5’’ ultraresistente, dotato di funzionalità dati e voce. I
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L’INDUSTRIA DELLA GOMMA | ELASTICA ottobre 2014
Open House della Desma a Fridingen
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l 15 e il 16 ottobre ha luogo, a Fridingen, l’ottava Open House della Desma all’insegna dello slogan “Where champions meet”. Nel corso dell’evento saranno presentate conferenze e verrà organizzato un workshop sugli ultimi sviluppi nell’industria della gomma e nella tecnologia delle macchine del settore dello stampaggio a iniezione. Si parlerà di risparmio di energia e di materiale nello stampaggio della gomma attraverso la presentazione dell’innovativo sistema del blocco a canali freddi Flowcontrol e del sistema Zerowaste ITM per l’iniezione della mescola senza scarti, che ha vinto il premio della German Rubber Society nel 2012, mostrati entrambi nelle ultime versioni aggiornate e migliorate. Verrà anche dimostrata, tra le altre funzioni, la facilità di controllo delle macchine e l’ottimizzazione dei processi mediante il sistema Propter. Inoltre, dopo il successo del suo primo manuale “Basics of elastomer injection moulding”, la Desma presenterà, in prima mondiale, una nuova pubblicazione tecnica.
Open house State-Elmet Il silicone: processo, innovazione, business
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rocesso, innovazione, business. Dal 27 al 29 novembre State Technologies propone un approfondimento sulla tecnologia dello stampaggio del silicone liquido e solido nella propria sede di Calvenzano (Bergamo). L’evento è organizzato in partnership con Elmet Gmbh, leader mondiale nella progettazione e costruzione di stampi a canale freddo e pompe di dosaggio, e con Momentive Performance Elastomers, produttore di materia prima. Le giornate prevedono un fitto programma di relazioni tecniche tenute da esperti di varie aziende con cui State Technologies collabora abitualmente: tra questi, per esempio, Michael Kleinbrahm, responsabile ricerca e sviluppo di Boy, che parlerà del processo dall’iniettore allo stampo, e Alexander Suchon, direttore vendite Europa di Elmet, con interventi sui metodi di dosaggio dei bicomponenti; ugello e tecnologia degli stampi/canali freddi; nuovi sviluppi del microstampaggio, vulcanizzazione UV, illuminazione, articoli ottici e lenti. Il responsabile del set-
tore elastomeri di Momentive parlerà invece delle varietà di siliconi e degli impieghi ai limiti delle prestazioni. Durante le tre giornate saranno in funzione 4 presse equipaggiate con stampi sia per silicone liquido che solido. Per informazioni su come partecipare e iscriversi info@state-tech.it
La meccatronica al Kilometro Rosso
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uon successo al Kilometro Rosso di Bergamo, il 24 settembre 2014, per la mostra-convegno sulla Meccatronica ideata e promossa dal Gruppo Meccatronica di ANIE Automazione con l’organizzazione di Messe Frankfurt Italia. La presenza delle principali aziende del settore, l’attualità delle tematiche scelte e la formula con cui sono state affrontate hanno contribuito alla riuscita dell’evento che ha visto la partecipazione di 468 visitatori. Oltre all’alto livello tecnologico delle tematiche trattate il Forum è stato un momento di confronto fattivo tra realizzatori e utilizzatori di soluzioni meccatroniche e fornitori di componenti e sistemi per l’automazione avanzata. I temi principali affrontati nelle due tavole rotonde che hanno animato la giornata sono legati, da un lato, alla progettazione delle macchine in un’ottica meccatronica e, dall’altro, ai processi di produzione che devono garantire una sempre maggiore flessibilità. Temi moderni, ma non avveniristici, che le aziende manifatturiere si trovano ad affrontare quotidianamente. Sabina Cristini, Presidente del Gruppo Meccatronica di ANIE Automazione, dichiara: «La progettazione in un’ottica meccatronica, ovvero con un coordinamento sempre più stretto tra le componenti meccanica, elettronica ed informatica, è un fattore di competitività importante oggi per i costruttori di macchine e per gli utilizzatori finali e lo sarà sempre più in futuro, dove l’introduzione dei moderni concetti di Industrie 4.0 renderanno sempre più importante un approccio multidisciplinare a tutti i livelli della filiera industriale». Donald Wich, amministratore selegato Messe Frankfurt Italia, che ha aperto i lavori della giornata, afferma: «Le numerose adesioni e il numero di visitatori che hanno partecipato a Forum
Taccuino
Meccatronica confermano l’importanza che ha assunto negli anni l’integrazione fra meccanica, elettronica e software per la realizzazione delle macchine automatiche. Un segnale importante sia dal punto di vista tecnologico sia da quello economico perché dimostra l’attenzione delle aziende italiane nei
confronti di soluzioni avanzate ad alto valore aggiunto. Importante inoltre sottolineare il carattere itinerante di questo Forum, che nasce a caratterizzazione territoriale al fine di dare risalto alle problematiche e alle esigenze produttive di ciascuna regione». Confermato ancora una volta l’impor-
tante sodalizio tra ANIE Automazione e Messe Frankfurt Italia, nato con SPS IPC Drives Italia, la fiera dell’automazione che si è svolta quest’anno dal 12 al 14 maggio presso Fiere di Parma, e sviluppatosi in eventi collaterali come Forum Meccatronica e Forum Telecontrollo (Milano, 29-30 settembre 2015). dal punto di vista tecnologico sia da quello economico perché dimostra l’attenzione delle aziende italiane nei confronti di soluzioni avanzate ad alto valore aggiunto. Importante inoltre sottolineare il carattere itinerante di questo Forum, che nasce a caratterizzazione territoriale al fine di dare risalto alle problematiche e alle esigenze produttive di ciascuna regione”. Confermato ancora una volta l’importante sodalizio tra ANIE Automazione e Messe Frankfurt Italia, nato con SPS IPC Drives Italia, la fiera dell’automazione che si svolgerà quest’anno dal 12 al 14 maggio presso Fiere di Parma, e sviluppatosi in eventi collaterali come Forum Meccatronica e Forum Telecontrollo (Milano, 29-30 settembre 2015).
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News
Le novità di Bridgestone al Salone dell’Auto di Parigi
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ridgestone ha presentato una serie di novità al recente salone dell’auto di Parigi, tenutosi lo scorso settembre nella capitale francese. I visitatori del “Mondial de l’Automobile 2014” Motor Show di Parigi hanno potuto vedere nello stand del gruppo giapponese le innovazioni tecnologiche e i pneumatici premium di ultima generazione, oltre al nuovo look del brand e alla nuova direzione intrapresa dall’azienda, presentata attraverso una serie di attrazioni dinamiche e interattive. Il Salone di Parigi si è rivelato l’occasione ideale per svelare tutta la nuova gamma Bridgestone, nonché alcuni progetti allo stato dell’arte, come il rivoluzionario Ecopia EP500, il primo pneumatico sviluppato utilizzando la tecnologia Ologic di Bridgestone e scelto come primo equipaggiamento per la nuova auto elettrica BMW i3. Per offrire ai visitatori un assaggio delle tecnologie del futuro, è stato esposto il nuovo concept di pneumatico AirFree Bridgestone, scelto come equipaggiamento delle vetture 100% elettriche Toyota Coms. Gli altri pneumatici sotto i riflettori al Salone di Parigi 2014 sono stati i modelli Blizzak LM001, Blizzak LM80 EVO, Potenza S001, Turanza T001, Dueler H/P Sport, Adrenalin RE002. Sia per i fan di vecchia data sia per i nuovi, Bridgestone ha offerto uno sguardo 60
L’INDUSTRIA DELLA GOMMA | ELASTICA ottobre 2014
al nuovo look e al rilancio del brand attraverso la nuova campagna pubblicitaria e il nuovissimo video dedicato all’azienda, intitolato “The Moment”. Il nuovo materiale pubblicitario è pensato per riaccendere la passione per il viaggio, la stessa passione che ispira Bridgestone a sviluppare pneumatici che si abbinino al veloce ritmo di innovazione tipico dell’industria automobilistica. L’auto elettrica BMW i3 equipaggiata con i pneumatici Ecopia EP500, rappresenta il futuro della tecnologia automobilistica e dei pneumatici. I visitatori hanno potuto sedersi al fianco della BMW i3 e farsi fotografare con uno sfondo a scelta.
Yokohama Rubber acquisisce da Parker Hannifin un produttore di tubi marini italiano
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okohama Rubber Co., ha annunciato, con effetto dal 18 settembre 2014, di aver acquisito l’azienda italiana Parker MHP S.r.l. dalla sua compagnia proprietaria americana, la Parker Hannifin Corporation. Il nome della compagnia italiana sarà cambiato in Yokohama Industrial Products Italy S.r.l. Ad oggi, Yokohama Rubber produce oleodotti in Giappone per la vendita globale. L’acquisizione le permetterà di avere una base in Europa per la produzione e la vendita di oleodotti, aumentando la capacità produttiva ed estendendo la sua presenza sul mercato. La domanda di oleodotti è in continua
crescita, in concomitanza con l’espansione globale dello sviluppo di giacimenti di petrolio offshore. Per venire incontro a questa domanda, la Yokohama Rubber sta costruendo un impianto di produzione di oleodotti anche in Indonesia. L’acquisizione della compagnia italiana, combinata con la struttura esistente in Giappone e quella in costruzione in Indonesia, garantirà alla Yokohama Rubber una rete di produzione mondiale che permetterà alla compagnia di diventare leader nella manifattura di oleodotti. Yokohama Rubber mira ad espandere il suo Multiple Business Group, che produce e vende prodotti industriali quali tubi idraulici, nastri trasportatori, oleodotti, parabordi pneumatici e altro. Per raggiungere l’obiettivo, la compagnia sta raddoppiando le forze per espandere oltreoceano il suo gruppo MB, con il traguardo finale di incrementare il numero di vendite del 50% per l’anno fiscale 2017. L’acquisizione dell’azienda italiana è un altro passo verso quel traguardo.
Basf apre ad Anversa un nuovo impianto per l’estrazione di butadiene
L
a Basf, il grande gruppo tedesco della chimica, ha avviato un nuovo impianto per l’estrazione del butadiene ad Anversa, in Belgio. Lo stabilimento ha una capacità produttiva annuale di 155.000 t ed è il secondo in Europa di proprietà del gruppo. Basf si avvale già di un altro impianto per l’estrazione del butadiene nel sito di Verbund, a Ludwigshafen, in Germania, con una capacità annuale di 105.000 t (illustrato nella foto pubblicata nella pagina a fianco). Con il nuovo sito di Anversa, quindi, il gruppo aumenta di più del doppio la sua produzione di butadiene in Europa. Secondo Uwe Kirchgässner, direttore della business unit regionale di Basf Basic Petrochemicals Europe: «Questo impianto ci assicura l’approvvigionamento interno di butadiene a costi competitivi e, inoltre, ci consente di approfittare delle opportunità che dovessero concretizzarsi sul mercato esterno, rafforzando la nostra posizione di mercato in Europa». Il butadiene sarà estratto da C4 crudo. «Con il nuovo impianto – dice il Ceo di Basf Antwerpen NV, Wouter de Geest – stiamo integrando ulteriormente la catena del valore del C4 ad Anversa
Taccuino
Un nuovo impianto da 8 milioni di pneumatici l’anno inaugurato in Cina
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e lega ancora più strettamente la divisione di Basf al territorio di Anversa». Il butadiene è una materia prima che può essere impiegata per la produzione di gomma sintetica ma anche per altre applicazioni. L’industria dei pneumatici ne è uno dei consumatori principali.
Uno scorcio dell’impianto Basf di produzione di butadiene nella città di Ludwigshafen, in Germania, con una capacità annua di produzione di 105.000 t. Ora è stato affiancato dalla nuova unità di Anversa.
h a a n x i Ya n c h a n g Pe t r o l e u m Northwest Rubber LLC ha terminato la costruzione di un impianto di pneumatici in Xianyang, Shaanxi, che produrrà 8 milioni di pneumatici radiali all’anno durante la prima fase del progetto. Il nuovo impianto rappresenta un investimento di 165 milioni dollari, ha detto la società, ed è solo la prima parte di un progetto che comprende anche una linea radiale per camion e bus, che è entrata in funzione nel 2010 e che produce 2 milioni di pneumatici all’anno. L’azienda afferma che questo è il primo progetto di produzione di pneumatici radiali con cintura d’acciaio nella provincia di Shaanxi ed il più grande progetto di pneumatici nella Cina nord-occidentale. Yanchang Rubber, una società statale istituita nel 2008, ha affermato che prevede di produrre 600.000 pneumatici con cintura in acciaio entro il primo anno di fun-
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L’INDUSTRIA DELLA GOMMA | ELASTICA ottobre 2014
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News
zionamento, tutti destinati all’esportazione in Nord America, Europa e altri mercati d’oltremare. Non si sa quale marca o nomi userà l’azienda per i mercati d’esportazione, ma l’associazione dei produttori cinesi (Cina Manufacturers Association) ha recentemente identificato l’azienda come il proprietario del marchio “DuraTurn”, per il quale CMA si è assicurata i diritti di commercializzazione in Nord e l’America centrale. «I pneumatici cinesi sono spesso percepiti come di bassa qualità nei mercati d’oltremare, ma la maggior parte di loro hanno grandi prestazioni», ha detto Dong Maohua, vice presidente e ingegnere capo di Yanchang Rubber. «Questa falsa impressione è causata dalla guerra dei prezzi tra i produttori di pneumatici cinesi e la loro mancanza di strategie di branding efficaci» ha aggiunto. La fabbrica appena costruita è parte di un più ampio progetto di 800 milioni dollari, che dovrebbe avere una capacità di 4 milioni di pneumatici all’anno per camion e autobus e 16 milioni di pneumatici radiali per auto. Yanchang Rubber si descrive come una “grande” impresa che produce pneumatici radiali, tubi di gomma, tubi flessibili in tessuto gommato, profili in gomma, guarnizioni e impianti di gomma naturale. L’azienda deriva da Northwest Rubber General Factory, che è stata fondata nel 1959. Altre società affiliate includono Shaanxi
Yanchang Petroleum Group Rubber Co., Ltd., Kaidi Northwest Rubber Co. e Northwest Rubber Hose Sub-Company.
Comerio Ercole amplia il proprio sito produttivo con un investimento da 3 milioni di euro
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omerio Ercole, il produttore di macchinari e sistemi per l’industria della gomma di Busto Arsizio (Varese, ha inaugurato alla fine di settembre una nuova ala dello stabilimento, realizzata con un investimento complessivo circa 3 milioni di euro. Le procedure per la costruzione sono iniziate nel 2012 e, a seguito di un iter burocratico alquanto complesso, hanno portato a iniziare i lavori nella seconda metà del 2013. L’opera va ad incremento del complesso industriale già esistente e consta di un nuovo capannone destinato ad un’area 2 montaggio di circa 2500 m e di un’area 2 uffici tecnici di circa 300 m su due piani comprendente un laboratorio. In particolare al primo piano si apre il nuovo laboratorio R&D dedicato alla memoria di Giorgio Marmonti, responsabile amministrativo e finanziario dell’azienda, scomparso prematuramente nel 2013. Fin dal 1990 Marmonti, ricordano in Comerio Ercole, «ha sempre operato con passione e professionalità coordinando, tra l’altro, i molteplici progetti di ricerca e sviluppo
che hanno promosso nell’ultimo la nascita di questa nuova struttura». La Comerio Ercole ha anche già avviato un fitto ed importante programma di investimenti specifici per oltre 2 milioni di euro in beni strumentali, che si concluderà entro la fine del 2014, tra cui, nello specifico, diversi macchinari e attrezzature del tutto innovative nell’area ricerca e produzione, con l’obiettivo di continuare ad accrescere le competenze ed il proprio know-how tecnico e tecnologico.
Il calo dei prezzi della gomma naturale crea preoccupazione in India
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ello stato indiano del Kerala il governo locale è molto preoccupato per gli effetti del calo dei prezzi della gomma naturale, che non ha sosta da cinque anni, e che sta mettendo in crisi i produttori locali. Per questo motivo l’amministrazione locale si è rivolta al governo centrale sollecitando l’introduzione di dazi sulla gomma naturale di importazione. In un periodo a ridosso delle elezioni politiche in India, questa richiesta, se esaudita, potrebbe innescare un meccanismo di crescita dei prezzi anche a livello internazionale, argomentano alcuni analisti, per cui la situazione indiana andrà seguita con grande attenzione nei prossimi mesi. Gli amministratori del Kerala sollecitano anche un maggior impiego del materiale, per esempio nella costruzione di strade.
Un comune impegno per il nostro e il vostro futuro
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L’INDUSTRIA DELLA GOMMA | ELASTICA ottobre 2014
Calendario News
2014
città
fiera
sito internet
14-16 ottobre
Nashville, Usa
International Rubber Expo
www.rubber.org
15-18 ottobre
Qingdao, Cina
28-30 ottobre
Kiev, Ucraina
China International Rubber Industry Expo Plastex Ucraine
18-21 novembre
Mexico City
Plastimagen 2014
19-22 novembre
Jakarta, Indonesia
19-22 novembre
Dongguan, Cina
2-4 dicembre
Vienna, Austria
Silicone Elastomers World Summit 2014
www.siliconeelastomersevent.com
2015
città
fiera
sito internet
15-17 gennaio
Delhi, India
India Rubber Expo & Tyre Show
www.indiarubberexpo.in
21-24 aprile
Mosca, Russia
Tires & Rubber Expo
www.exporcentr.ru
5-9 maggio
Milano
Plast/Rubber 2015
www.plastonline.org
Plastics & Rubber Indonesia 2014 Dongguan International Plastics Packaging & Rubber Expo
www.chinaexhibition.com www.plastex-events.com www.plastimagine.com.mx www.pamerindo.com www.dmpshow.com
L’INDUSTRIA DELLA GOMMA | ELASTICA ottobre 2014
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gli inserzionisti
TECNOLOGIA FIFO
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MENSILE DEGLI ELASTOMERI E DEGLI ALTRI POLIMERI RESILIENTI
OTTOBRE 2014 - NUMERO 8
STRUMENTI DA LABORATORIO
L’Italia che conta è quella che misura
Sono molti gli ambiti in cui l’Italia deve ingoiare bocconi amari. Però ci sono anche molte aziende italiane che possono andare per il mondo a testa alta portando l’amore per la tecnologia ed i lavori ben fatti. Tra queste ci siamo anche noi. Ci riempiamo di orgoglio quando un inflessibile tedesco, un irremovibile inglese, un ipertecnologico statunitense (per non parlare di turkmeni e azeri) ci chiedono di valutare la loro qualità con la nostra precisione, L’80% dei nostri strumenti sono ambiti da produttori di gomma e plastica di 35 paesi esteri. Una ragione ci sarà.
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DESIGN AND CONSTRUCTION OF MOLDS FOR TECHNICAL RUBBER PARTS AND THERMOPLASTICS
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LA FORMA DEI FILLER
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Gli inserzionisti di questo numero
ASSOGOMMA E RUBBER EXPO
LAGORIO & DUFOUR S.p.A.
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