caso volkswagen nanotubi e nanografite etica della ricostruzione
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MENSILE DEGLI ELASTOMERI E DEGLI ALTRI POLIMERI RESILIENTI
NOVEMBRE 2015 - NUMERO 9
Metti, togli, metti, togli, metti, togli... I tempi moderni sono dettati dai provini I vostri tecnici di laboratorio faticano a concentrarsi? Avete l’impressione che qualcosa li rallenti? Qualcosa interrompe in continuo il loro lavoro? Se quel “qualcosa“ è la smisurata fame di provini della strumentazione da laboratorio... beh, allora vi serve un po’ di automazione.
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Mensile degli elastomeri e degli altri polimeri resilienti con il patrocinio di
SOMMARIO
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L’INDUSTRIA DELLA GOMMA ELASTICA www.industriagomma.it Direttore responsabile Andrea Aiello In redazione Riccardo Oldani - riccardo.oldani@edifis.it Collaborano alla rivista Giuseppe Cantalupo, Emilio De Tuoni, Eugenio Faiella, Gianpaolo Brembati Progetto e Grafica Mariella Salvi - mariella.salvi@edifis.it Pubblicità dircom@edifis.it Traffico Pubblicitario Roberta Motta - roberta.motta@edifis.it Stampa Eurgraf sas - Cesano Boscone (MI) Costo di una copia ai soli fini fiscali € 1,00 Abbonamento Italia € 90, Europa € 130, Estero € 150 abbonamenti@edifis.it Arretrati € 15,00 Amministrazione amministrazione@edifis.it
8 Rassegna della stampa tecnica estera L’INTERVISTA 12 caso volkswagen: che cosa ci insegna? Alberto Cellini, professore aggiunto di Marketing e Strategia
del MIP, la business school internazionale del Politecnico di Milano, ci aiuta a capire, da esperto qual è di dinamiche del mercato, l’impatto che la crisi del gruppo di Wolfsburg può avere sulla nostra economia. E le indicazioni che possono trarne le PMI italiane: agganciarsi a una filiera forte e diversificare il più possibile attività e clienti
16 il successo silenzioso del vietnam Da poco più di un anno ha sopravanzato la Malesia
ed è diventato il terzo produttore mondiale di gomma naturale dopo Tailandia e Indonesia. Grazie alla gomma il paese simbolo dell’inutilità della guerra negli anni Settanta sta costruendo una nuova economia. Vediamo come, a quale prezzo e con quali possibili impatti sul mercato
FOCUS 21 strumenti da laboratorio
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L’Industria della Gomma una rivista edita da: Edifis S.p.A. viale Coni Zugna 71 20144 - Milano - Italy Tel. +39 023451230 Fax +39 023451231 www.edifis.it
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L’INDUSTRIA DELLA GOMMA | ELASTICA novembre 2015
Quattordici produttori diretti o distributori di marchi per l’Italia presentano altrettante novità in fatto di strumentazioni per l’analisi e la caratterizzazione dei materiali, sempre più fondamentali nelle moderne aziende della gomma, compounder o produttori
Tovo Gomma DALLE AZIENDE
36 nanotubi di carbonio
e nanografite nella gomma Aggiunte a integrazione della carica di nerofumo, alcune nanocariche a base di carbonio producono un effetto “moltiplicatore” di alcune proprietà delle mescole. Lo hanno dimostrato con un loro studio i ricercatori del DIMI, Dipartimento di Ingegneria Meccanica e Industriale dell’Università di Brescia
ANNO 58 - novembre - n. 9
42 l’etica della ricostruzione
Pierpaolo Gagliardi, general manager di G3, azienda specializzata nella ricostruzione di macchine per l’industria della gomma, spiega come dovrebbe essere condotta questa delicata attività e quali accorgimenti può prendere l’acquirente per non avere brutte sorprese
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46 sensori e automazione
per una qualità in linea L’esempio di una realizzazione Maplan che ha utilizzato una sua pressa per creare una cella di produzione altamente automatizzata dalle prestazioni interessanti
50 tutto sulla calandratura,
in una open house Rodolfo Comerio ha organizzato un evento nella sua sede di Solbiate Olona (Varese) in cui ha illustrato gli ultimi sviluppi della tecnologia della calandratura della gomma. Noi c’eravamo.
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55 quando un costruttore
cinese bussa alla porta
A dicembre Saspol ha organizzato una open house in cui, tra le altre cose, presenterà il nuovo accordo di collaborazione con Yizumi Rubber Machinery, produttore cinese di presse per lo stampaggio a iniezione della gomma. L’azienda di Vigevano commercializzerà i suoi prodotti in Italia.
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59 taccuino •
Pneumatici in gomma da guayule dalla Bridgestone
•
Un nuovo TPE della So.F.teR. a Fakuma
•
Un nuovo elastomero Trelleborg per guarnizioni
•
La filiale italiana di TER Chemicals Distribution Group
• Il primo centro ippico in gomma riciclata
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63 il nostro ricordo di emilio de tuoni
L’INDUSTRIA DELLA GOMMA | ELASTICA novembre 2015
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L’INDUSTRIA DELLA GOMMA | ELASTICA novembre 2015
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L’INDUSTRIA DELLA GOMMA | ELASTICA novembre 2015
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ELASTICA
Rassegna della stampa tecnica estera
Nuovi materiali Vulkanol P – Un nuovo plastificante di processo per mescole caricate con silice.
M. Wiedemeier-Jarad, H-J. Weidenhaupt, Lanxess Deutschland GmbH, Köln (Germany) - email: hermann-josef.weidenhaupt@lanxess.com - KGK n. 6/2015, pag. 54-55.
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uesta presentazione del nuovo plastificante, sia pure breve e riferita soltanto all’applicazione nel settore dei pneumatici, risulta interessante per tutti coloro che producono mescole a base SBR caricate con silice. Al di là dello specifico ambito del pneumatico, infatti, l’utilizzo di polimero e carica diversi dai tradizionali implica la possibilità di estendere alla produzione di altri articoli finiti i benefici derivanti dall’impiego del Vulkanol P nella tecnologia illustrata. La nascita del pneumatico “verde” per autovettura risale all’inizio degli anni ’90, quando si affrontò la sfida di utilizzare SBR in soluzione (S-SBR) e silice ad alta superficie specifica, con silano a zolfo come agente legante, per ridurre la resistenza al rotolamento e migliorare la tenuta sul bagnato senza diminuire la resistenza all’abrasione. Un brevetto Michelin del 1995 descrive in dettaglio tutti gli ingredienti della nuova mescola per battistrada, che comportò un cambiamen-
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L’INDUSTRIA DELLA GOMMA | ELASTICA novembre 2015
to della filosofia di mescolazione della gomma, con l’abbandono del classico sistema a base SBR in emulsione (E-SBR) caricata con nero di carbonio. Oltre a plastificazione e dispersione, nel nuovo sistema interviene una reazione chimica tra silice e silano nel mescolatore chiuso. Nel descrivere i cambiamenti, sia di macchinari che di ingredienti, attuati nel passaggio alla nuova tecnologia, la presentazione affronta la casistica degli aiuti di processo, arrivando così ad illustrare le prove condotte sul Vulkanol P in paragone ai classici additivi a base zinco. Il Vulkanol P è un estere polifunzionale con struttura polare, può essere usato in articoli a contatto con alimenti, non ha etichettature di pericolosità e non contiene zinco. Le prove sono state effettuate su una mescola contenente 80 phr di silice attiva precipitata, come previsto dal brevetto Michelin. I tre principali risultati delle prove, illustrati da semplici grafici, risultano essere riduzione della viscosità con mantenimento di proprietà meccaniche e dinamiche, aumento della sicurezza di scottatura e riduzione del tempo di vulcanizzazione. Vengono anche descritti i vantaggi del Vulkanol P rispetto agli aiuti di processo a base zinco e si sottolinea come il prodotto, che è privo di zinco, sia molto ecologico, con bassa emissione del metallo pesante zinco
nell’uso dei neumatici (abrasione) e non abbia etichettatura di pericolosità. Si afferma infine che il prodotto costituisce un valido aiuto per la messa a punto di mescole con alti carichi di silice, intesi a migliorare resistenza al rotolamento e tenuta sul bagnato, come necessario sviluppo per soddisfare le nuove regole che, nel 2016, fisseranno nuovi più alti valori di soglia minima per la resistenza al rotolamento.
Nuovi materiali Influenza della carica rinforzante nero di carbonio-silice, ottenuta per mezzo di pirolisi di scarti di pneumatici “verdi”, sulle proprietà di mescole a base EPDM.
O.A. Al-Hartomy, A.A. Al-Ghamdi, S.A. Farha Al Said, King Abdulaziz University, Jeddah (Saudi Arabia), N. Dishovsky, M. Mihaylov, M. Ivanov, L. Ljutzkanov, University of Technical Technology and Metallurgy, Dept. Polymer Engineering, Sofia (Bulgaria) - email: m_c_mihaylov@abv.bg, m_c_ mihaylov@uctm.edu - KGK n. 6/2015, pag. 56-61.
L’
EPDM, che possiede una struttura stabile e quasi completamente satura, che le conferisce buone caratteristiche di stabilità termica, resistenza all’ossidazione termica e all’invecchiamento in ozono, è uno degli elastomeri più idonei a ri-
Abbiamo letto per voi cevere elevati livelli di carica. Grazie alle sue proprietà, l’EPDM è utilizzata per la produzione di sistemi di tenuta nel settore auto, di cavi elettrici energia e di guarnizioni finestra in edilizia. Come conseguenza delle sempre più esigenti richieste del mercato, un grande numero di nuove cariche , tra cui quelle a due fasi del tipo nero di carbonio-silice, è stato sperimentato. In quest’ambito si colloca il prodotto ottenuto dalla pirolisi degli scarti di pneumatici “verdi”. Questo processo è ecologico e rappresenta un’importante attività nei programmi globali di risparmio di energia, riduzione delle emissioni di anidride carbonica e conservazione delle materie prime. Con il metodo di pirolisi con vapore acqueo si è ottenuto un prodotto solido a due fasi meno sensibile all’aggregazione e più attivo rispetto al metodo di pirolisi tradizionale, che consiste in silice con nero di carbonio sulla sua superficie (composizione riscontrata con apparecchiature EDXRF e FTIR, che hanno dimostrato che il prodotto contiene 65% di SiO2, 30% di nero di carbonio, 3% di ZnO e 2% di altri componenti). Sulla scorta delle prove di utilizzo di SiO2D (questa è la sigla del prodotto in questione) in mescole a base SBR in emulsione e in soluzione, che hanno provato che la sua qualità è analoga a quella della silice convenzionale, questo studio va ad investigare gli effetti dell’introduzione della SiO2 D in mescole di EPDM. Dopo la descrizione delle materie prime utilizzate per le mescole delle prove (sette in tutto, con due caricate con nero di carbonio, una con silice, due con nero e silice e due con SiO2D) e delle misurazioni effettuate con reometro, dinamometro, TEM etc., si esaminano in dettaglio i risultati ottenuti, sia per quanto riguarda le proprietà di vulcanizzazione (torque, scottatura, tempo di vulcanizzazione) che le proprietà meccaniche prima e dopo invecchiamento termico accelerato (moduli, carico di rottura, allungamento a rottura, durezza). La descrizione è molto precisa e le osservazioni sono particolarmente interessanti per comprendere le variabili di comportamento delle mesco-
le esaminate, dovute ai diversi ingredienti delle loro formulazioni. Grazie alla spiegazione della reazione chimica tra gli ingredienti, si capisce come il silano utilizzato migliori le proprietà meccaniche e dinamiche delle mescole con silice, così come dai grafici degli spettri FTIR sulle silici utilizzate si vede chiaramente che le particelle di silice pirolizzata conservano la loro attività chimica. Micrografi TEM confermano che le particelle di SiO2D mantengono praticamente la loro dimensione, che in ogni caso risulta inferiore a 50 nm. Dal momento che l’EPDM è usata soprattutto nel settore delle guarnizioni, lo studio prende in considerazione anche il compression set delle mescole in esame, che risulta alto in tutti i casi dopo invecchiamento termico accelerato. Due tabelle evidenziano il comportamento a temperatura delle mescole riguardo a modulo dinamico di stoccaggio (EI) e tan δ. Nel primo caso si vede come la transizione vetrosa si verifichi per tutte intorno a -35 °C, con successive sensibili differenze tra -10 e +80 °C, dovute a presenza o assenza di silano. Nel secondo caso la transizione vetrosa avviene intorno a -20 °C per ogni mescola, con un’intensità di picco nettamente più alta nel caso della mescola con nero di carbonio a 50 phr. I risultati sperimentali dello studio mostrano che, durante il processo di pirolisi con vapor d’acqua di scarti di pneumatici “verdi”, i gruppi silanolici sulla superficie della silice sopravvivono nella SiO2D, prodotto finale del processo, e inoltre non si verifica nessuna variazione nella dimensione delle particelle. In presenza di silano bifunzionale le caratteristiche di vulcanizzazione e le proprietà meccaniche e dinamiche delle mescole, caricate con SiO2D, sono paragonabili a quelle delle mescole con cariche convenzionali. Di conseguenza la silice pirolizzata potrebbe sostituire completamente la silice convenzionale nelle mescole a base EPDM e l’originale processo di pirolisi a vapor d’acqua, applicato agli scarti di battistrada di pneumatici “verdi”, è una via alternativa per ottenere cariche a due fasi.
Nuovi materiali Preparazione e proprietà fisiche di mescole di gomma “verde” ottenute da gomma naturale e scarto di farina di cocco.
Sa-Ad Riyajan, Tuan-Ibrorhem Tohsoh, Songkhla, Department of Materials Science, Prince of Songkla University, Songkhla (Thailand) - email: saadriyajan@hotmail. com – KGK n.6/2015, pag. 62-68.
S
i tratta di uno studio a sfondo e finalità ecologiche, condotto in Tailandia, primo produttore mondiale di gomma naturale, interessante non solo per l’argomento specifico, descritto in modo molto preciso e dettagliato, ma anche per l’introduzione, che accenna ad altre biocariche e alla relativa modalità di utilizzo con opportuni ingredienti nelle formulazioni, evidenziando come i vantaggi finali dei biocompositi ottenuti consistano nella biodegradazione in terreno naturale e nell’odore gradevole. Da sempre la gomma naturale viene addittivata con cariche, di solito nero di carbonio e silice, per migliorare le sue caratteristiche meccaniche. Nel corso degli anni sono state valutate altre cariche, come la nanobarite (NB), la farina di cocco, un sottoprodotto di scarto nella produzione di olio di cocco (in Tailandia ce n’è in grande quantità e viene smaltita), foglie di tè verde e foglie di canna da zucchero. Le cariche citate hanno bisogno dell’aiuto di altri ingredienti quali MMA (metilmetacrilato) e MA (anidride maleica) per conferire discrete caratteristiche alle mescole. Questo studio si focalizza, ed è il primo sull’argomento, sugli effetti di farina di cocco e anidride maleica, introdotti in una mescola a base gomma naturale (grado STR51), per quanto riguarda le proprietà fisiche (carico di rottura, allungamento a rottura, modulo, rigonfiamento) e la bidegradazione in terreno naturale. La preparazione della farina di cocco ha richiesto una procedura base di successivi lavaggi con acqua distillata, inframmezzati da trattamenti con NaOH e perossido d’idrogeno per arrivare ad essere idonea alla macinazione finale. Normale la preparazione della L’INDUSTRIA DELLA GOMMA | ELASTICA novembre 2015
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ELASTICA mescola di gomma naturale, con farina di cocco macinata e non macinata, e la sua caratterizzazione, mentre merita attenzione il metodo di biodegradazione adottato: i campioni, ricavati da un foglio 2x2 cm, sono stati essiccati in un forno sottovuoto a 40°C per 24 ore, sotterrati in terreno naturale a 1 cm di profondità per 30 giorni e alla fine tutti i materiali inerti sono stati rimossi per ottenere una massa omogenea ed essere essiccati in forno a 40°C per 24 ore prima della pesatura. Successivamente lo studio si articola in lunghe spiegazioni della caratterizzazione della carica farina di cocco, delle caratteristiche meccaniche della mescola, della morfologia, del rigonfiamento, dell’analisi termica e della biodegradazione, il tutto esemplificato in grafici e immagini ottenute con tecnica SEM. Alla luce degli scarsi risultati ottenuti, che indicano come la farina di cocco non sia una carica rinforzante in gomma naturale nonostante l’eventuale utilizzo di anidride maleica, appare più interessante, almeno in teoria, l’aspetto della biodegradazione, giusto per cominciare a capirne il funzionamento. In definitiva questo studio dimostra la possibilità di utilizzare farina di cocco in gomma naturale, con l’uso di anidride maleica come agente di reticolazione, ma l’aspettativa pratica di applicazione consiste solo in articoli per la casa grazie al suo odore gradevole.
Nuovi materiali Nanocompositi a base di gomma nitrilica caricati con grafene.
V. Kumar, T. Hanel, Pirelli, Milano (Italia), F. Flek, M. Möwes, T. Dilman, U. Giese, M. Klüppel, Deutsches Institut für Kautschuktechnologie e.V., Hannover (Germany) email: ulrich.giese@dikautschuk.de – KGK n. 6-2015, pag. 69-79.
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uesto studio è molto lungo ed impegnativo, ma l’argomento trattato è di sicura attualità ed interesse, visto il proliferare di lavori di questi tipo, che stimolano la curiosità degli operatori e si basano ormai su applicazioni pratiche sempre più numerose. Negli ultimi dieci anni si sono esaminate molte nanocariche
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L’INDUSTRIA DELLA GOMMA | ELASTICA novembre 2015
come caolino, silice a strati, nanotubi di carbonio (CNTs) e cariche a base grafite come alternativa alle cariche tradizionali per migliorare le proprietà dinamico-meccaniche, termiche ed elettriche. Queste nanocariche devono avere almeno una delle dimensioni al di sotto di 100 nm e si possono disperdere come particelle individuali nella matrice di gomma. Le nanocariche trovano impiego in matrici termoplastiche, termoindurenti ed elastomeriche, fornendo in ogni caso proprietà migliorate. Tuttavia non è così facile come dimostrato teoricamente arrivare ad una chiara ottimizzazione per ottenere specifiche proprietà a causa, probabilmente, del complesso comportamento dei sistemi macromolecolari, in cui molti parametri giocano un ruolo diretto per quanti riguarda le varie proprietà. In questo studio si esaminano nanocompositi di gomma basati sulle nanocariche di carbonio xg C750, xg M5 e UF1 C98 in paragone al nero di carbonio N 339. Vengono così illustrati tutti i metodi di misurazione delle varie proprietà esaminate. Nella sezione sperimentale sono indicati i componenti utilizzati per le mescole a base di NBR 3945, mentre in quella delle metodologie sperimentali e delle preparazioni dei compositi si elencano i metodi e i relativi strumenti di prova per quanto riguarda area superficiale BET, preparazione dei nanocompositi e vulcanizzazione, dispersione delle cariche, diffrazione grandangolare a raggi X (WXRD), misurazioni reologiche, durezza, carico di rottura e multi-isteresi, misurazione delle proprietà dinamico-meccaniche, misurazioni dielettriche, permeabilità ai gas, prove di rigonfiamento per esaminare interazioni carica-polimero. Di seguito vengono analizzati e discussi accuratamente ed esaurientemente i risultati di tutte le prove sopraelencate, con ricchezza di grafici che evidenziano il risultato di ogni prova, condotta sulla mescola di riferimento con nero N 339 e su quelle con i tre tipi di nanocariche, in tutti e quattro i casi con livelli di caricamento 5, 10, 15 e 20 vol%. Lasciando agli addetti ai lavori la let-
tura di tutti i passi dello studio, si può saltare alle conclusioni, di cui quella generale è che le nanocariche possono essere un’affascinante alternativa alle cariche tradizionali per migliorare le proprietà dinamico-meccaniche, elettriche e di barriera ai gas dei nanocompositi. In particolare si mette in evidenza che: • il tempo di vulcanizzazione diminuisce e il torque aumenta all’aumentare della quantità di carica • la durezza dei nanocompositi di gomma aumenta all’aumentare della carica in matrice NBR e il tipo xg M5 conferisce il valore più alto • le proprietà meccano-dinamiche migliorano con livelli di xg C750 e xg M5 più bassi del nero N 339 • la conduttività dielettrica e la permettività indicano che xg M5 fornisce proprietà elettriche più alte delle normali cariche come il nero N 339 • la permeabilità all’aria diminuisce da sistemi non caricati a sistemi caricati e il tipo xg M5 possiede la più alta permettività all’aria.
Nuovi materiali Influenza di raggi gamma residui sulle proprietà a bassa temperatura di materiali di tenuta in gomma.
M. Jaunich, D. Wolff, BAM Federal Institute for Research and Testing Division 3.4 Safety of Storage Containers, Berlin (Germany) email: Matthias.jaunich@bam.de – KGK n. 6/2015, pag. 85-89.
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rgomento molto particolare quello dello studio, che parte dalla considerazione che gli elastomeri sono i principali materiali utilizzati per sigillare contenitori per scorie radioattive di livello basso e intermedio, nonché come componenti addizionali in tenute metalliche per combustibile nucleare esaurito e rifiuti altamente radioattivi. La durata di vita operativa richiesta a questi contenitori e tenute è di parecchi decenni e la temperatura del trasporto può scendere fino a -40 °C. È quindi evidente che il comportamento della sigillatura è molto importante e che l’invecchiamento dovuto a temperatura e radiazioni gamma deve essere preso in seria considerazione.
Abbiamo letto per voi L’invecchiamento dei materiali è un processo indesiderato e inevitabile, che può portare a cambiamenti irreversibili nelle proprietà e nella composizione chimica. Questi cambiamenti possono essere intrinsechi al materiale o causati da fattori ambientali, tra cui le radiazioni gamma, che sono in grado di determinarne di drastici: a livello molecolare si può avere reticolazione o scissione delle catene. È risaputo che le proprietà delle gomme dipendono fortemente dalle temperature e che a bassa temperatura subentra la transizione vetrosa, che segna il passaggio dallo stato elastico a quello rigido, per cui le gomme vengono di solito utilizzate al di sopra della loro temperatura di transizione vetrosa, che varia da polimero a polimero e deve quindi essere determinata in funzione del materiale specifico. In parecchie applicazioni le guarnizioni elastomeriche sono esposte a irradiazione, che ne causa degradazione e/o reticolazione, influenzandone la
temperatura di transizione vetrosa e la prestazione a bassa temperatura. In questo studio vengono esaminati i cambiamenti nelle proprietà dei materiali di campioni irradiati, prendendo in considerazione la durezza a temperatura ambiente, le misurazioni DSC e DMA e il comportamento a temperature diverse. Si è utilizzato un fluoroelastomero messo a punto dall’Istituto BAM di Berlino, basato su copolimero di vinilidenfluoruro (VDF) ed esafluoropropilene (HFP), con un normale fluoropolimero non irradiato come riferimento, dal momento che i fluoropolimeri sono normalmente utilizzati in sistemi di trasporto di sostanze pericolose per la loro stabilità ad alta temperatura e resistenza chimica. I campioni sono stati irradiati con raggi gamma a 50, 100, 200, 400 e 600 kGy (kilogray) da fonte cobalto 60. Dopo l’elencazione dei metodi di prova adottati si discutono i risultati ottenuti, che diventano facilmente com-
prensibili osservando figure e tabelle, che illustrano durezza, temperatura di transizione vetrosa, tan δ e compression set dei campioni esaminati. Posto che l’irradiazione causa cambiamenti sostanziali nelle proprietà delle gomme, le predominanti reazioni di reticolazione spostano la transizione vetrosa a temperature più alte, effetto che viene evidenziato dai metodi termoanalitici. Il recupero in altezza dei campioni è emulato dalla prova di compression set, che è quindi un valore importante per applicazioni di tenuta. A basse temperature l’irradiazione gamma causa valori più alti con dosaggi più alti, mentre il comportamento a temperatura ambiente non ne risente in ugual misura. Nel caso di irradiazione continua nella vita operativa di una guarnizione di tenuta, la reticolazione addizionale stabilizzerebbe la condizione di deformazione e di conseguenza ostacolerebbe il recupero della geometria originaria.
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L’INTERVISTA
Caso Volkswagen: che cosa ci insegna? di Riccardo Oldani
Dopo il caso Volkswagen hanno cominciato ad apparire sui media italiani i commenti degli esperti e dei politici sui possibili impatti che questo scandalo potrebbe avere sull’economia italiana. Le opinioni prevalenti sono due: c’è chi dice che le conseguenze ci saranno, e anche pesanti, e chi ritiene che invece non sarà così. Come va interpretata la situazione? Credo che sulla nostra economia ci saranno pochi impatti in conseguenza del caso Volkswagen. Sicuramente qualche cosa succederà al gruppo, ma è ancora presto per capire quale sarà l’entità dei costi in termini di multe, sanzioni, class action intraprese dagli azionisti. Soprattutto è difficile al momento prevedere se ci sarà un calo nelle vendite e di quale entità potrà essere. Una cosa è certa. Qualcosa di analogo accadde nel 2009 a Toyota, che dovette richiamare ben 9 milioni di veicoli. Allora a essere interessato fu soprattutto il mercato americano. Il problema riguardava un difetto all’acceleratore, che in alcuni casi si bloccava, creando situazioni di effettivo pericolo per i conducenti. Lo scandalo capitò in piena crisi economica e un mercato, quello Usa, che abitualmente non perdona comportamenti discutibili dei gruppi e che determina i trend dell’auto molto più dell’Europa. Toyota chiuse quell’anno con un -20% di fatturato, ma due anni dopo, nel 2011, aveva già recuperato tutte le posizioni perdute. Ebbene, se allora il gruppo giapponese riuscì 12
L’INDUSTRIA DELLA GOMMA | ELASTICA novembre 2015
Alberto Cellini, professore aggiunto in Marketing e Strategia del MIP, la business school internazionale del Politecnico di Milano.
Lo scandalo che ha colpito il gruppo di Wolfsburg non solo rivela un malessere dell’economia mondiale, sempre più all’inseguimento di risultati in tempi rapidi, ma potrebbe avere anche ripercussioni negative, se non sulla totalità della nostra economia, perlomeno su aziende della subfornitura che servono il marchio automobilistico tedesco. Per capire quali potrebbero essere gli impatti, abbiamo intervistato Alberto Cellini, professore aggiunto di Marketing e Strategia al MIP, la School of Management del Politecnico di Milano, dove insegna al Master in Business Administration
Alberto Cellini ad ammortizzare il gruppo, non si vede perché la Volkswagen non riesca a farlo a sua volta. Per tutta una serie di motivi. Innanzi tutto, su 11 milioni di veicoli che, pare, dovrebbero essere richiamati a causa di questo problema sul software di controllo delle emissioni, solo una minima parte, circa 350.000, riguardano il mercato Usa, dove il Diesel è assai poco diffuso e rappresenta poco più del 3% dei veicoli leggeri venduti nel paese. Anche in Gran Bretagna i diesel Volkswagen non sono così diffusi. Gli effetti sulle vendite potrebbero essere più sensibili in Europa continentale, dove però il gruppo Volkswagen contare su una forte L’assunto “piccolo è bello” può fidelizzazione della clientela con cui spesso definiamo verso i propri marchi. Mi riferisco soprattutto a il nostro tessuto Volkswagen e Audi. imprenditoriale non Tenuto conto di tutti questi è affatto vero. aspetti credo che per la nostra O, perlomeno, lo è solo economia, vista nella sua se si è piccoli all’interno globalità, il caso Volkswagen di un sistema di grandi abbia un’importanza relativa. Vedo molto più preoccupante, dimensioni o se si occupa invece, il fatto che la crescita una “supernicchia” per cui della Cina stia rallentando.
non esiste concorrenza al mondo. Le dimensioni delle nostre imprese sono troppo ridotte per competere con i grandi gruppi esteri
Però qualcuno nell’indotto teme drastiche riduzioni degli ordinativi. Quindi potrebbe esserci un impatto. Oppure no? Certamente qualche azienda fornitrice o subfornitrice di Volkswagen, e in particolare di parti per i motori diesel, avrà problemi. Singole aziende potranno attraversare situazioni molto complicate se non hanno saputo diversificare la produzione e la clientela. L’impatto dello scandalo Volkswagen sulle aziende fornitrici, comunque, dipenderà molto da come il gruppo reagirà e dal prezzo che dovrà pagare. Più questo sarà alto, maggiori saranno le economie che verrano messe in atto e le riduzioni degli investimenti. Volkswagen ha già fatto intendere che procederà a una riduzione degli investimenti, a una revisione complessiva delle spese e a un contenimento dei costi, che senza ombra di dubbio si rifletterà anche sulle commesse esterne. Parallelamente ha però annunciato che lo sviluppo dei propulsori elettrici e ibridi verrà incentivato, e che in questa direzione gli investimenti non saranno ridotti. Le imprese italiane che hanno competenze in questi ambiti potranno quindi trovare anche un’opportunità nella crisi. Questo, ovviamente, vale anche per le aziende del comparto della gomma (e in effetti, come L’Industria della Gomma ha segnalato più volte nel corso dell’anno, sta crescendo notevolmente il numero di gomme sintetiche pensate per impieghi in motori di questo tipo, ndr).
Quindi dalla crisi potrebbero nascere anche delle opportunità? Direi di sì per le aziende che lavorano sulla componentistica dei motori elettrici o ibridi. Altri benefici potranno esserci per le aziende che lavorano nel settore informatico applicato all’automotive. Ben 5 milioni delle auto che saranno richiamate da Volkswagen verranno sottoposte a interventi sulla parte software e non sull’hardware. Siccome il problema riguarda la gestione di motori diesel, e noi italiani siamo fortissimi in questo ambito, potrebbe aprirsi qualche opportunità nel breve termine per le nostre aziende attive nel comparto. Quando secondo lei e da quali indicatori potremo capire se le imprese italiane subiranno ripercussioni dallo scandalo Volkswagen? Saranno i dati di vendita delle auto a dirci se lo scandalo avrà ripercussioni sulle vendite delle auto Volkswagen in Europa. Quindi non potremo saperlo prima di dicembre o degli inizi del 2016. Il problema, comunque, non è tanto che Volkswagen mantenga inalterate le sue quote di mercato, quanto piuttosto che regga il mercato dell’auto nel suo complesso, che negli ultimi anni ha ripreso a crescere. Parliamo di un volume complessivo globale di circa 72 milioni di veicoli. Come ha insegnato il caso Toyota se un produttore cala altri tendono a rilevare la sua quota di mercato, almeno temporaneamente. Questo potrebbe succedere, per esempio, nel nostro caso, a quei marchi che hanno in programma di lanciare nuovi modelli tra fine 2015 e inizi 2016. Comunque, se dobbiamo immaginare degli impatti a livello europeo sul marchio Volkswagen, credo che questi saranno più significativi in Gran Bretagna e nei Paesi Scandinavi, dove il livello di attenzione e di sensibilità dei consumatori è decisamente più elevato e c’è poca disponibilità a perdonare i passi falsi compiuti dalle aziende verso i loro clienti. Questi paesi, però, compongono una quota di mercato tutto sommato non così importante per il gruppo tedesco, se si pensa che dei circa 10 milioni di veicoli venduti nel 2014, alcune centinaia di migliaia sono finite in questi paesi, mentre ben 3,5 milioni sono stati venduti in Cina. Nel 2014 Volkswagen ha avuto un fatturato complessivo di 202 miliardi, con un risultato utile operativo di 11,7 miliardi. Quindi ha tutte le risorse per ammortizzare il colpo senza eccessive ripercussioni, a meno che si trovi a pagare 40 miliardi di rimborsi, come sembra che vogliano richiedere gli azionisti con una class-action. Ma è molto probabile che a fronte di una sanzione così pesante ci potrà essere anche un intervento a livello politico per mitigarne gli effetti sul gruppo. Perché si verificano certi scandali? Quello della Volkswagen non è certo il primo. In tempi recenti ricordiamo anche quello dei mutui subprime negli Usa, il crack della Enron. Perché i manager di gruppi così importanti commettono degli errori così grossolani? Stiamo vivendo una fase di eccessiva estremizzazione della competizione e lo dico da sostenitore delle dinamiche L’INDUSTRIA DELLA GOMMA | ELASTICA novembre 2015
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Alberto Cellini
L’INTERVISTA
del libero mercato. I grandi gruppi ormai operano su base trimestrale, non più annuale, i management sono continuamente messi sotto pressione per raggiungere risultati in tempi sempre più ristretti. In altre parole, queste aziende sono sottoposte a stress eccessivi. Anche guru come Gary Hamel e Nicholas Negroponte hanno di recente evidenziato questo aspetto, sottolineando come questo stress sul breve termine incida pesantemente poi sulla definizione delle strategie a lungo termine. I casi di Volkswagen, di Toyota, dei gruppi finanziari come Lehmann Brothers o di Enron non sono gli unici. Qualche anno fa, per esempio, Siemens ha avvicendato tutto il board per problemi di fondi neri nelle operazioni in Russia e non più di tre anni fa il colosso della grande distribuzione statunitense Wal-Mart è stato colpito dalle accuse di corruzione ai top executive della sua sussidiaria messicana. Nel caso Volkswagen, negli ultimi anni, si è assistito anche a una lunga battaglia di potere interno. Credo che alla base di queste situazioni ci sia anche l’orgoglio e l’ambizione personale di certi personaggi, posti alla guida di questi gruppi, che vogliono in tutti i modi dimostrare di sapere ottenere i risultati prefissati. Di fronte alle turbolenze create da questi casi clamorosi, i piccoli imprenditori quali difese possono avere? Le piccole imprese non possono fare molto, si trovano sostanzialmente inermi di fronte a queste situazioni. Anche gli strumenti predittivi a disposizione delle aziende hanno scarsissima efficacia. Praticamente nessuno qualche mese fa era in grado di prevedere che il prezzo del barile di petrolio scendesse da oltre 100 dollari ai 48 attuali. La realtà è che l’assunto “piccolo è bello”, con cui spesso definiamo il nostro tessuto imprenditoriale, non è affatto vero. O, perlomeno, è vero soltanto se si è piccoli all’interno di un sistema di grandi dimensioni o se si occupa una supernicchia per cui non esiste concorrenza nel mondo. Le dimensioni delle nostre aziende sono troppo ridotte per poter competere all’estero con concorrenti che hanno una capacità decisamente superiore di investire, innovare e di ottenere anche credito dalle banche. Del resto che gli italiani abbiano dei problemi a pensare in grande è sotto gli occhi di tutti. A livello di inventiva non ci batte nessuno. Per fare due esempi, il caffè espresso e la pizza sono due invenzioni
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italiane, ma le catene che li hanno trasformati in fenomeni di consumo di massa, come Starbucks per il caffè o Pizza Hut e Domino’s sono nate negli Usa e ora stanno arrivando da noi ad aprire il loro punti vendita. Strategicamente ci è sempre mancata la visione, e non è un caso se di recente alcuni tra i pezzi più pregiati della nostra manifattura siano stati acquistati da gruppi stranieri. I nostri imprenditori preferiscono invece fare piccolo cabotaggio, navigare a vista. Questa è una scelta che esporrà sempre le imprese italiane ai rischi di queste crisi estemporanee e imprevedibili. Cosa può fare un imprenditori per ridurli al minimo? Ha due alternative. O operare all’interno di più filiere, diversificando quindi l’attività, oppure operando all’interno di un unica filiera ma con molti clienti, senza affidarsi a uno solo. Molte industrie italiane del settore della gomma lavorano quasi esclusivamente nel settore automotive. Al di là del caso Volkswagen, quali prospettive future vede per questo settore? Il comparto si è ripreso bene e negli ultimi tempi è tornato a crescere anche in Europa. L’orizzonte si presenta positivo, soprattutto perché, da un lato, Usa e il Vecchio Continente sono mercati ormai maturi ma in fase di ripresa, mentre la Cina ha enormi potenzialità. Attualmente assorbe 20 milioni di automobili l’anno, ma in un bacino di quasi un miliardo e mezzo di abitanti è chiaro che questa cifra potrebbe salire a livelli stratosferici. Tanto per avere un punto di riferimento, in Europa le auto vendute non hanno mai raggiunto la cifra annua di 20 milioni. Il fatto è che in Cina non è ancora maturo il mercato ma neanche l’industria produttrice di autovetture. Se in Europa, Usa e Giappone sono circa una decina i gruppi produttori che monopolizzano le vendite, in Cina i costruttori di automobili sono almeno una ventina. Un po’ la situazione che in Europa si verificava negli Settanta, con tantissimi produttori che poi sono stati via via assorbiti dai gruppi più importanti. Questa situazione si ripeterà anche in Cina, probabilmente nel giro di un decennio. In futuro, quindi, ci saranno sempre meno protagonisti sul mercato dell’automobile, e sempre più grandi. E questo imporrà a chi lavora nell’indotto di fare delle scelte, per restare sempre molto bene all’interno della filiera con i partner giusti e più affidabili.
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Il successo silenzioso del Vietnam di Gianpaolo Brembati
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er quanto il nome dell’albero da cui la gomma naturale viene ricavata, Hevea brasiliensis, faccia pensare altrimenti, la stragrande maggioranza della produzione mondiale arriva dal Sud-Est Asiatico. Originariamente la pianta era presente solo nella foresta amazzonica, nello stato brasiliano di Parà, ma nella seconda metà dell’Ottocento gli inglesi esportarono i semi al di fuori del Brasile, Una volta che furono germinati in Inghilterra li diffusero nelle loro colonie asiatiche finché, nel 1896, l’imprenditore agricolo cinese Tan Chay Yan decise di dare inizio, in parte delle sue terre nella penisola di Malaya (l’attuale Malesia), alla coltivazione di piantagioni di gomma. Nel giro di un decennio la gomma divenne l’attività più importante della Malesia, che nelle sue piantagioni ben ordinate, dove la raccolta del lattice era più facile rispetto all’Amazzonia, diede lavoro a migliaia di lavoratori provenienti dal subcontinente indiano in seguito a una gigantesca migrazione coloniale. Negli anni venti del XX secolo la Malesia soppiantò l’Amazzonia e divenne il più grosso produttore di gomma naturale, facendone la base della sua economia industriale. Dal 1990 tuttavia è la Tailandia a detenere il primato della produzione mondiale, seguita dall’Indonesia e dal Vietnam, che ha relegato recentemente la Malesia al quarto posto.
La crescita vietnamita
L’affermarsi del Vietnam come terzo produttore mondiale di gomma natu16
L’INDUSTRIA DELLA GOMMA | ELASTICA novembre 2015
Da due anni ha questa parte il paese si è issato al terzo posto tra i produttori mondiali di gomma naturale, direttamente alle spalle di Tailandia e Indonesia e sopravanzando Malesia e India. Il tutto per effetto di una politica attenta, ma per certi versi anche aggressiva verso l’ambiente e verso paesi come Cambogia e Laos, in cui il Vietnam sta investendo. Dietro a queste trasformazioni sta la Cina, la cui crescita economica negli anni scorsi ha dato impulso alla produzione e all’economia di tutta l’area. Ma le cui recenti difficoltà rischiano di produrre nuove turbolenze con effetti su domanda e prezzi
Sud-Est Asiatico Una piantagione di alberi della gomma in Vietnam. Nella pagina a fianco, una veduta di Hanoi, la capitale del paese, che conta quasi 3,4 milioni di abitanti.
rale è un fatto recente, avvenuto attraverso una serie di operazioni economiche di outsourcing (esternalizzazione) e offshoring (delocalizzazione), spronate da riforme eco-politiche e collaborazioni dell’area del Sud Est Asiatico. Nonostante fosse sottovalutato, il Vietnam ha così
superato Malesia e India nella classifica dei produttori e rappresenta attualmente un importante centro di investimenti della sua regione, nell’ambito delle economie emergenti dell’Asia. La World Bank, con la quale il Vietnam ha promosso la Country Partnership Startegy 2012-
2016, ha contribuito a realizzare questa metamorfosi da quando, nel 1986, è stato lanciato il progetto Doi Moi, un pacchetto di riforme economiche con lo scopo di creare un’economia socialista di mercato. Da allora il reddito pro capite del paese è cresciuto da meno di 100 dollari/anno a più di 2.000 alla fine del 2014, con una trasformazione dell’economia da rurale a industrializzata. Grazie all’entrata nella World Trade Organization nel 2007 e in diverse organizzazioni economiche regionali e internazionali, le esportazioni sono aumentate nel periodo 2013-2014, con il Pil previsto in crescita del 6,2 % per il 2015.
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MONDOGOMMA
Un piccolo cimitero militare americano nella zona di Cu Chi, teatro di furiosi combattimenti tra Vietcong e soldati Usa, in una zona ora circondata da piantagioni di alberi della gomma.
L’export verso la Cina
La produzione di gomma naturale del Vietnam ha raggiunto 1,04 milioni di tonnellate nel 2013 (contro 1,01 nel 2012), mentre la Malesia soffre di una diminuzione annua dell’11,1 % e l’India si mantiene ben al di sotto del milione di tonnellate. Il Vietnam esporta fra l’85 e il 90 % della sua produzione in 70 paesi in tutto il mondo, importando al contempo gomma naturale da 40 paesi, soprattutto Cambogia (per il 59 % del totale), Tailandia, Myanmar, Laos e Sud Corea. Nei primi cinque mesi del 2015 l’esportazione ha raggiunto le 330.000 tonnellate per un valore di 475 milioni di dollari, con un aumento in volume del 30,1 % rispetto allo stesso periodo del 2014. La Cina, seguita da Malesia e India, è il più grosso importatore della gomma del Vietnam con più del 44 % del volume sopracitato. In effetti la Cina è il più importante partner commerciale del Vietnam, che nel primo semestre 2015 ha registrato entrate per 32 miliardi di dollari a fronte di importazioni per 24 miliardi di prodotti finiti.
I punti di forza
Alla luce della crescita del Vietnam nella 18
L’INDUSTRIA DELLA GOMMA | ELASTICA novembre 2015
produzione di gomma naturale, il gruppo tripartitico di Tailandia, Indonesia e Malesia, che insieme hanno dato vita al Consorzio internazionale della gomma (IRCo = International Rubber Consortium), ha sollecitato l’adesione del Vietnam per raggiungere una stabilizzazione del prezzo. L’IRCo fu ufficialmente registrato nel 2004 dai tre paesi menzionati, che nel 2014 hanno prodotto 8,14 milioni di tonnellate di gomma (67,5 % della produzione mondiale, pari a 12,07 milioni) così distribuiti: Tailandia 4,32, Indonesia 3,15 e Malesia 669.000 tonnellate. La produzione del Vietnam si è assestata, sempre nel 2014, a 953.700 tonnellate ed è ancora in crescita; il progetto del governo è raggiungere 800.000 ettari di piantagioni di gomma e produrre fra 1,1 e 1,2 milioni di tonnellate. La collaborazione con la Tailandia è particolarmente importante al fine di portare il livello di scambio commerciale a 20 miliardi di dollari nei prossimi cinque anni, con accordi su prodotti quali riso e gomma e con l’intento base di stabilizzazione di prezzi, oltre che scambiarsi di informazioni e servizi logistici. Il Vietnam è il quarto più importante partner commerciale del-
la Tailandia nell’ASEAN (Association of South-East Asian Nations) e l’undicesimo al mondo. Un altro importante partner del Vietnam per commerci e investimenti è la Cambogia, in cui il Vietnam ha ben 128 progetti di investimento per un valore di 49,6 milioni di dollari, mentre la Cambogia ha investito in Vietnam in tre progetti per energia e piantagioni di gomma. All’inizio del 2015 il Vietnam ha discusso con Israele commerci bilaterali, per un valore di 2 miliardi di dollari, che riguardano agricoltura, scienza, tecnologia e altri aspetti ancora Il paese fornirebbe a Israele materie prime, tra cui la gomma naturale, in cambio di facilitazioni per l’esportazione, da parte di Israele, di prodotti tecnologici e il trasferimento e la realizzazione di attività produttive in Vietnam. Il Vietnam sta anche cercando di incrementare scambi commerciali con l’America Latina, dove già esporta in 33 mercati non solo gomma, ma anche altri prodotti come calzature e prodotti elettronici, con un fatturato di 9,5 miliardi di dollari nel 2014 raggiunto grazie ad un incremento del 40,7 % rispetto all’anno precedente.
Sud-Est Asiatico L’espansione della gomma
A dispetto di questi nuovi sviluppi e all’aumento delle entrate commerciali, il settore della gomma del Vietnam registrerà una modesta crescita nei prossimi anni, secondo un rapporto del 2013 della Stox Research, piccola società indipendente di ricerca. Il motivo è che le piantagioni si stanno degradando perché troppo vecchie o perché le aree trapiantate non sono pronte per la produzione. Aumentare i prezzi significa far crescere le entrate ma il Vietnam – dice lo Stox Research – non ha impatto o influenza in questo capitolo. Il paese oggi dispone di vaste distese di piantagioni di gomma, che sono cresciute dai 640.000 ettari del 2009 ai 910.500 del 2012, risultato che ha superato l’obiettivo di 800.000 ettari, fissato dalla strategia di sviluppo approvata dal Primo Ministro nel 2009, con la prevista produzione di 1,2 milioni di tonnellate di lattice. In effetti questo numero sta crescendo non solamente all’interno del paese, ma anche nei paesi vicini come Laos e Cambogia per effetto degli investimenti di aziende vietnamite.
Tuttavia la continua espansione delle aree dedicate alle piantagioni di gomma ha avuto un impatto considerevole sulle risorse delle foreste, secondo un rapporto pubblicato da Forest Trends per la tutela della gomma e delle foreste nel Vietnam. Il rapporto cita l’esempio delle Central Highlands, dove il 79 % delle nuove piantagioni di gomma è stato impiantato sul terreno di foresta naturale non necessariamente classificato come foresta povera. Circa 398.000 metri cubi di legname sono stati raccolti durante il processo di conversione per realizzare più di 200 progetti nell’area: in breve, la violazione di foreste direttamente gestite da comunità sta aumentando a fronte dell’espansione delle piantagioni di gomma. Così raccolti industriali come la gomma sono stati identificati come uno dei fattori determinanti della deforestazione e del degrado del paese. Come risposta alla controversia sulla trasformazione delle foreste, il governo vietnamita dichiara di essere impegnato in attività come i programmi REDD+ (Reducing Emission from Deforestation
and Forest Degradation) e FLEGT (Forest Law Enforcement, Governance and Trade). Queste iniziative dovrebbero, secondo Hanoi, dovrebbero essere sufficienti a regolare i fattori determinanti di deforestazione e degrado, e rilanciare ulteriormente il ruolo del paese tra i leader della produzione di gomma in Asia.
I rapporti con i paesi vicini
Già nel 2013 però il Vietnam si è meritato l’attenzione degli osservatori per effetto della sua aggressiva politica di espansione delle colture di gomma naturale, effettuata anche ai danni di paesi vicini come Cambogia e Laos, in cui due grandi aziende vietnamite hanno investito per sottrarre terreno alla coltivazione agricola e destinarlo alla coltura della materia prima. Negli anni immediatamente precedenti a questa manovra, la produzione mondiale di gomma naturale era passata da 7 a 11,5 milioni
MONDOGOMMA
Secondo alcune associazioni ambientaliste la forte espansione delle colture di gomma naturale in Vietnam, in Laos e in Cambogia stanno provocando un’eccessiva deforestazione. di tonnellate, favorita dai rincari del greggio che hanno reso più costosa la produzione delle gomme sintetiche. Un altro driver si è rivelato l’aumento deciso della domanda da parte della Cina, che mentre riduceva la propria produzione di gomma naturale ne aumentava l’importazione, giunta, nel 2011, intorno ai 2 milioni di tonnellate. Le due società in questione, quindi, la privata Hoang Anh Gia Lai e la statale Vietnam Rubber Group, si sono lanciate alla ricerca di nuove aree coltivabili in Cambogia e Laos, paesi confinanti poveri e meno popolati, che offrivano terre vergini da acquisire, occupare e disboscare. Questi due paesi, in cui la popolazione più indigente risiede nelle aree rurali, hanno così visto complessivamente più di 200.000 ettari di loro territorio trasformarsi in piantagioni di albero della gomma, coltivazione che ha soppiantato colture essenziali per la sopravvivenza delle comunità di villaggio.
Una situazione in ebollizione
Situazioni problematiche nell’ambito della produzione di gomma naturale si erano comunque già presentate in passato nell’area del Sud Est asiatico. Sono ormai passati dieci anni da quando in Tailandia, nella regione confinan20
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te con la Malesia, abitata da popolazione in maggioranza musulmana, di ceppo etnico e lingua malese (la Tailandia è buddista e di lingua thai), si sono verificati movimenti di ribellione determinati dalla dura e malpagata vita delle piantagioni, con le stagioni di magra, dovute a calamità naturali come la siccità, che accentuavano povertà e debiti dei lavoratori. Questa situazione di vita difficile aveva in precedenza causato la riduzione della coltivazione della gomma naturale in Malesia, dove le piantagioni industriali si erano in parte convertite alla palma da olio e si erano anche spopolate a causa del fatto che i lavoratori incominciavano a preferire la vita meno dura della fabbrica.
Un mercato instabile
Le problematiche appena citate rientrano nella considerazione generale che l’andamento del mercato della gomma naturale dipende da molti fattori, tra cui i movimenti ciclici dell’economia mondiale, le oscillazioni delle valute, la domanda irregolare, il clima e le politiche ambientali. Per quanto riguarda la tutela dell’ambiente, le nuove regolamentazioni riguardanti le emissioni hanno portato a una riduzione dell’uso della gomma naturale nella produzione di alcuni manufatti. Questa è però solo una piccola componente del problema ambientale, che si rivela invece in tutta la sua importanza quando si constata, come ormai da più studi scientifici viene di-
mostrato, che la deforestazione dell’area del Sud Est asiatico mette a rischio il suolo, le acque dolci, le biodiversità e la sopravvivenza di specie ed ecosistemi unici al mondo. L’allarme lanciato dagli scienziati si concretizza nella richiesta di favorire iniziative di sostenibilità da parte dei produttori di pneumatici. Occorre infatti considerare che il 70 % della gomma naturale coltivata viene utilizzata proprio in questo settore, ed è questo il motivo per cui i maggiori brand stanno con sempre maggiore insistenza cercando strade per utilizzare gomma di origine sostenibile. Considerando invece l’attuale situazione di sofferenza del mercato della gomma naturale, la prima osservazione da fare è che il recente rallentamento della crescita dell’economia cinese e la conseguente riduzione della sua domanda di gomma naturale ne ha fortemente influenzato l’andamento. Molti produttori del Sud Est Asiatico avevano infatti aumentato le piantagioni in previsione della continua crescita sostenuta dalla Cina, che però non si sta verificando. Le due contrastanti tendenze hanno così determinato un eccesso di gomma naturale sul mercato e il conseguente crollo del prezzo: il 2015 è il quinto anno consecutivo in cui si verifica un eccesso di offerta. Tuttavia la parziale ripresa dell’economia mondiale e, in particolare, del settore dell’auto e dei mezzi di trasporto su ruote in generale, fa sì che le previsioni sulla domanda mondiale di gomma naturale indichino ancora una tendenza alla crescita.
Focus
DOSSIER
Materie prime. Ricerca, qualità, prezzo: che cosa muove il mercato
STRUMENTI DA LABORATORIO
L’analisi delle proprietà dei materiali, pre e post-produzione, è uno degli aspetti della filiera della gomma che ha compiuto i maggiori passi avanti negli ultimi anni, vuoi per l’affinamento delle tecnologie vuoi per l’introduzione di norme e specifiche sempre più severe. A conclusione di un anno che ha visto la presentazione di molte novità da parte delle aziende del settore, ecco una rassegna di strumenti che possono potenziare e migliorare le performance dei laboratori di mescolatori e stampatori
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FOCUS
AFFRI SHORE A
Durometro per gomma con tecnologia esclusiva e garanzia di 5 anni AFFRI costruisce durometri di alta tecnologia da oltre 60 anni. Shore A è un durometro portatile per gomma, plastica, articoli medicali, carte, spugne e fibre sintetiche. Scale di durezza Shore A,B, C, D, O, OO, E, M, 000, 000S in conformità alle norme ASTM 2240, ISO R.868, DIN 53505, JIS K7215. Durometro resistente, maneggevole e molto facile da utilizzare, studiato per garantire accuratezza in ogni condizione di prova ed essere duraturo nel tempo. Impiego universale, grazie alla base a stilo allungata esegue rilevamenti anche su piccoli pezzi o pezzi cavi.
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Shore A è disponibile anche in una versione con base di appoggio allargata e sistema di pressione costante incorporato: ciò assicura un’esatta misurazione anche su superfici curve come rulli gommati e pneumatici. Shore A può essere abbinato a diversi accessori e supporti per facilitare la prova di durezza su pezzi piccoli o irregolari; abbinato a uno speciale supporto offre un’ottima soluzione da banco per la misura di durezza su O-ring in laboratorio. Disponibili provini certificati per la taratura Sh ore A e D. AFFRI dispone anche di versioni digitali e motorizzate per linee automatiche, abbinate a una serie di macchine da laboratorio per la misura della resistenza alla trazione ed elasticità fino 50.000N.
Strumenti da laboratorio
ALPHA TECHNOLOGIES PREMIER MDR
Il nuovo reometro per il controllo della gomma rapido e ripetibile
Il produttore di gomma si trova oggi nella necessità di dover soddisfare richieste sempre più esigenti e specifiche sempre più severe imposte da regolamenti governativi e dall’industria, quella dell’auto in particolare. Maggiore ripetibilità delle misure, maggiore confrontabilità dei risultati ottenuti con curometri della stessa serie, riduzione dei cambi delle guarnizioni di gomma e, quindi, delle calibrazioni del torque con conseguente doppio vantaggio della riduzione dei costi di manutenzione e della durata dei test. Sono le principali problematiche che il costruttore di reometri è chiamato ad affrontare, senza trascurare l’ulteriore esigenza del minore ingombro possibile delle apparecchiature. Alpha Technologies ha risolto tutti questi problemi col nuovo reometro Premier MDR, che ha dato subito prova sul campo della sua capacità di soddisfare le nuove impegnative richieste. Lo strumento assicura la ripetibilità del torque nel lungo periodo e la ripro-
ducibilità del test di vulcanizzazione delle mescole di gomma; è dotato di un touchscreen LCD con nuova interfaccia utente che rende più facile all’operatore l’inserimento dei dati per l’effettuazione delle prove; richiede meno manutenzione, perché adotta una nuova guarnizione della camera superiore che non ha bisogno di essere sostituita frequentemente, come capitava, invece, con quella dei modelli precedenti, e elimina la necessità delle conseguenti calibrazioni del torque, il che si traduce in un aumento della produttività del laboratorio di effettuazione dei test; utilizza il nuovo software LIMS (Laboratory Information Management System) basato sulla struttura Enterprise SQL (Structure Query Language), che consente di collegare molti strumenti allo stesso database. Infine, dato che nei laboratori lo spazio disponibile per la sistemazione delle apparecchiature è sempre scarso, il Premier MDR si presenta anche con un ingombro notevolmente ridotto.
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FOCUS
DGTS MACRO E MICRO IRHD SYSTEM
Il durometro modulare di Hildebrand La tedesca Hildebrand, rappresentata in Italia da DGTS srl, produce strumenti per misure di durezza su gomma, plastica ed altro. Tra questi strumenti spicca il Macro IRHD System, conforme agli standard internazionali ISO 48, ASTM D 1415 e DIN ISO 7619, per provini in gomma a partire da 6 mm di spessore. Dispone di inserti per misure IRHD N (penetratore 2,5 mm), H (penetratore 1 mm), L (penetratore 5 mm) e per misure Shore A. Gli inserti possono essere facilmente sostituiti nella testa di misura dello strumento. In ogni inserto è posto un identificatore elettronico che automaticamente consente al software di sapere quale inserto è montato, evitando così errori da parte dell’operatore. La costruzione modulare dello strumento rende possibile il cambiamento della testa di misura IRHD con quella Micro IRHD per prove su provino con spessore da 1 a
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5 mm. Il Micro IRHD System è conforme agli standard internazionali ISO 48, ASTM D 1415. Interessante è il sistema automatico per il centraggio degli O-ring con raggio compreso tra 0,6 mm e 8 mm. Gli O-Ring devono essere posizionati sulla tavola di misura e posti a contatto con il perno di posizionamento che sporge da questa. Il raggio dell’O-ring viene inserito nel software di controllo e la tavola di misura viene, mediante motori elettrici, automaticamente posizionata sotto l’asse di misura, così che la misura venga fatta nel punto più alto dell’ O-ring. Macro e Micro IRHD System sono gestiti mediante un pc e un software dedicato Hildebrand, che lavora in ambiente Windows e fornisce valori di durezza, grafico della penetrazione, statistiche, rapporti di prova, file ASCII in uscita ed altro.
Strumenti da laboratorio
FOR LAB ITALIA DISPOSITIVO AUTOMATICO
Per la determinazione del compression set La metodica di analisi del compression set, secondo le norme ASTM D 395 metodo B, è molto semplice ma comporta una serie di misure dimensionali, di regolazioni meccaniche e di calcolo estremamente importanti ai fini della correttezza della misura. Sovente le discussioni con i clienti vertono su questo dato e frequentemente non si è in grado di dimostrare come è stato eseguito il test. Altresì importante è la preparazione e l’archiviazione di tutti dati, che richiede molto tempo. La For Lab Italia ha pensato di progettare una strumentazione in grado di ridurre sensibilmente i tempi di analisi, di avere una registrazione informatica e di garantire una elevata accuratezza dei dati. La strumentazione è composta essenzialmente da un dispositivo laser per la determinazione dello spessore dell’O-ring con precisone 2 micron, da un dispositivo automatico motorizzato in grado di comprimere il campione e da una attrezzatura metallica progettata specificatamente allo scopo.
Tutta l’analisi è gestita da un software e da un’elettronica a PLC: l’operatore deve eseguire poche essenziali manovre. Tutti i valori di spessore iniziali e finali, il valore di deformazione del 25% (impostabile) il calcolo del compression set vengono registrati in un data-base. È possibile interfacciare stufe per avere una registrazione dei cicli termici e inserirli nei report, al fine di dare tutte le informazioni che garantiscono la bontà di esecuzione dei test. Il dispositivo non è comunque l’unica novità di For Lab, che commercializza anche un nuovo durometro di Bareiss (foto sotto), modificato per resistere a temperature critiche, con una camera termica che permette di impostare cicli da -40°C a +200°C. La camera ha un dispositivo rotante che consente di alloggiare fino a 25 campioni. Allo stabilizzarsi della temperatura desiderata, ogni campione viene misurato e valori vengono trasferiti al pc per l’elaborazione. Un programmatore PLC dà la facoltà di impostare a quale step di temperatura rilevare il valore della durezza.
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FOCUS
GIBITRE INSTRUMENTS LE NOVITÀ DEL 2015
Caricatore automatico per reometro e durometro micro IRHD Le novità introdotte nel 2015 nella gamma di prodotti di Gibitre Instruments sono rivolte all’automazione di attività che vengono effettuate frequentemente nei laboratori di controllo e che richiedono il presidio quasi continuo da parte dell’operatore. Il caricatore automatico per Reometro a Camera Oscillante (MD) permette di posizionare 5 provini sulla guida di caricamento dello strumento e di attivare l’esecuzione sequenziale delle prove. Il software di gestione dello strumento permette di inserire in modo semplice l’identificazione e la procedura di prova relative ad ogni provino. Il caricatore a 5 posizioni permette un’autonomia di funzionamento dello strumento tra i 15 ed i 30 minuti ed una luce colorata segnala la necessità di aggiungere provini alla coda. Il dispositivo può essere applicato anche a strumenti installati a partire dal 2009.
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È stato ulteriormente migliorato il durometro micro-IRHD con centratore laser e dispositivo di movimentazione automatico per prove in serie su o-ring e pezzi di piccole dimensioni. Lo strumento permette di misurare in modo automatico tutti i pezzi che vengono posizionati sulla linea di misura del disco porta-provini. Il software permette di scansionare il profilo di un pezzo che viene misurato per la prima volta di memorizzare il punto in cui effettuare la misura. In questo modo è possibile misurare in modo automatico anche particolari con profili complessi e memorizzare le impostazioni di misura di ogni prodotto. Il software memorizza tutte le misure effettuate, verifica la conformità dei risultati rispetto ai limiti di tolleranza definiti per il prodotto e permette di produrre analisi statistiche dei risultati ottenuti.
Strumenti da laboratorio
MASTERLAB THERMO HAAKE POLYLAB
Disponibile un nuovo sensore per la misura della conducibilità elettrica I miscelatori Torque rheometer Thermo Haake utilizzati da lungo tempo per la verifica del comportamento dei materiali durante la miscelazione e l’influenza dei vari componenti sulla processabilità delle mescole, possono essere ora dotati di un sensore per la misura della conducibilità elettrica, parametro direttamente legato alla qualità della dispersione del carbon black.
Il sensore per la misura della conducibilità è inserito nel centro del miscelatore, come da schema (vedi figura 1), e la parete della camera di miscelazione agisce come secondo elettrodo. La conducibilità misurata è in funzione della dispersione del carbon black nella mescola (Fig. 2). Avere questa misura già durante la fase di miscelazione è di grande importanza per il controllo qualità e riduce i tempi di messa a punto del prodotto.
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FOCUS
METTLER TOLEDO EXCELLENCE E PREMIUM EXCELLENCE
Due nuove linee per analisi di routine e per la ricerca Mettler Toledo ha introdotto le nuove linee Excellence e Premium Excellence. La linea prodotti Excellence è ideata per analisi di routine, facilitando e velocizzando le operazioni di analisi svolte quotidianamente in laboratorio; la linea prodotti Premium Excellence è ideata per tutte le applicazioni di ricerca e sviluppo che richiedono elevate caratteristiche di risoluzione e sensibilità. All’interno di queste due famiglie, Mettler Toledo mette a disposizione due nuovi modelli di Calorimetria a scansione differenziale (DSC): DSC3 e DSC3+. Questi strumenti permettono di misurare l’energia associata alle transizioni e alle reazioni chimiche (energia assorbita e rilasciata dal campione analizzato) e determinare le temperature dei fenomeni chimico-fisici studiati. La DSC risulta quindi
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indispensabile per l’identificazione e la caratterizzazione di numerosi materiali, tra cui materie plastiche, gomme e materiali compositi. Grazie al design modulare, entrambe le linee di Mettler Toledo possono essere configurate a seconda delle esigenze: dalle applicazioni per il controllo qualità agli studi di ricerca e sviluppo. Le DSC Mettler Toledo utilizzano un innovativo sensore multitermocoppia che garantisce una sensibilità e una risoluzione senza precedenti. L’opzione One Click™, assieme alla gestione dei gas integrata all’interno degli strumenti, assicura un’estrema facilità d’uso. L’autocampionatore, dotato di singolo movimento dell’asse e manipolazione flessibile del crogiolo, permette operazioni di routine efficienti ed affidabili 24 ore su 24.
Strumenti da laboratorio
MP STRUMENTI DINAMOMETRI ETM E DMA +300
Per il controllo qualità dei materiali M. Penati Strumenti di Pioltello (MI) opera da oltre dieci anni nel settore della caratterizzazione dei materiali. I dinamometri della serie ETM a una o doppia colonna possiedono una struttura robusta e per il controllo qualità dei materiali con requisiti di carico fino a 10 kN, assicurano precisione di misura in compressione, flessione e trazione, alta velocità e bassissime vibrazioni. Vengono utilizzati per misure di plastiche rinforzate, elastomeri, piccoli componenti, ma anche prodotti in legno, tessili, schiume e biomateriali. Tutti i modelli distribuiti da MP Strumenti rispondono alle norme di sicurezza e agli standard interna-
zionali. I test possono essere eseguiti anche in temperatura da -70 a + 350 °C. Per test dinamici e di fatica e per la determinazione delle proprietà viscoelastiche dei materiali, l’azienda propone una serie di modelli di analizzatori dinamico meccanici, tra cui la DMA +300 con forza massima, da picco a picco, da 300 N, temperatura di lavoro tra -150 e + 500 °C e con le tradizionali geometrie di flessione a 3 punti, single e dual cantilever, planar shear e anular shear. La tecnologia utilizzata permette la stessa accuratezza di misura sia in caso di campioni sottili e fragili, tipo pellicola polimerica, sia per campioni in gomma più grandi e consistenti.
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FOCUS
NETZSCH POLYMA-DSC
Controllo qualità immediato Validare le materie prime in entrata, identificare la mescola migliore per un’applicazione o una gomma incognita, valutare il grado di vulcanizzazione o i difetti dei prodotti finiti sono problematiche quotidiane affrontate dai tecnici di laboratorio e di produzione. Il nuovo Polyma DSC di Netzsch è la soluzione che riduce i tempi di analisi e aiuta gli utenti meno esperti nella valutazione dei dati. SmartMode propone metodi ottimizzati per tipologia di materia plastica: è sufficiente introdurre il campione e avviare l’analisi. In un click AutoEvaluation elabora i risultati, trovando i segnali rilevanti, come la transizione vetrosa o la vulcanizzazione.
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Con un altro click Identify compara il segnale acquisito con un database di curve DSC presente nello strumento, permettendo il riconoscimento immediato del materiale. L’utente può estendere il database salvando le curve delle proprie mescole di riferimento e usare quindi Identify per una rapida procedura Pass/Fail (vedi Figura). Handbook DSC completa la soluzione, con una panoramica di analisi commentate e di suggerimenti operativi. Polyma DSC è uno strumento potente per il controllo qualità delle materie in entrata e dei prodotti finiti, a supporto di un migliore processo produttivo.
Strumenti da laboratorio
OCRAS ZAMBELLI Forno per post-vulcanizzazione
A ventilazione forzata, fino a 280 °C Forno per post-vulcanizzazione a ventilazione forzata d’aria, per temperature regolabili fino a 280 °C, completamente saldato ad argon a perfetta tenuta per evitare infiltrazioni nelle coibenze, completo di programmatore per l’impostazione e la gestione dei profili termici, con possibilità di memorizzare fino a 20 cicli, di visualizzare lo stato del programma di lavoro, di segnalare le eventuali anomalie tramite la segnalazione degli allarmi previsti, e di mandare in stampa il grafico del ciclo effettuato. Il carrello su cui sono alloggiati i due cesti giranti, realizzati in acciaio inox, viene posto in rotazione mediante motoriduttore esterno, con variatore per la regolazione della velocità di rotazione. Un dispositivo di sblocco manuale, consente di ruotare in posizione
orizzontale i cesti per le operazioni di carico / scarico materiale. Completo di impianto di aspirazione per il raffreddamento forzato ed espulsione fumi, con portata regolabile fino a 350 m3/ora, mediante inverter, gestito dal programmatore e completo di canalizzazione di raccordo in acciaio inox tra il foro di espulsione e l’aspiratore medesimo. Capacità: l 2.010 Dimensioni utili interne (mm): 1.260 x 1.450 x 1.100 (LxHxP) Dimensioni di ingombro (mm): 1.900 x 2.450 x 1.600 (LxHxP) Alimentazione: 400 Volt Trifase + N + T Potenza: 20 kW
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FOCUS
PERKIN ELMER LA NUOVA TGA 8000™
Un passo avanti nella tecnologia termogravimetrica La nuova TGA 8000™ rappresenta un grande passo in avanti nell’evoluzione della tecnologia termogravimetrica; è un sistema automatico di semplice uso e manutenzione. La qualità dei dati deriva dal completo controllo dell’atmosfera intorno al campione, sia per quanto concerne la gestione della temperatura sia per la scelta del tipo di gas. Il sistema di controllo della temperatura della fornace lavora in un ampio intervallo effettivo, da sub-ambiente a 1.200 °C. Per rispondere alle esigenze delle più disparate applicazioni, il sistema consente velocità di riscaldamento comprese tra 0,1 °C e 500 °C/minuto. Inoltre, la massa ridotta della fornace e la ventilazione ad aria forzata permettono un rapido raffreddamento, riducendo i tempi di attesa tra un campione e il successivo. Il sistema è inoltre dotato di due “mass flow controllers” integrati per il flussaggio della bilancia e del campione. La funzione di switch dei gas integrata nel software Pyris™ garantisce la modifica automatica del gas di flussaggio, mentre la funzione opzionale di miscelazione dei gas consente di miscelare fino a tre gas di
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reazione, erogandoli direttamente nell’area del campione. L’autocampionatore a 48 posizioni, ideale per il caricamento automatico di singoli campioni o per sequenze di campioni, garantisce elevata produttività ed affidabilità. Questa nuova termobilancia è inoltre ottimizzata per lavorare in accoppiamento con i sistemi FT-IR, MS e GC/MS per una migliore caratterizzazione dei gas sviluppati. PerkinElmer fornisce alle aziende tutto ciò che occorre per implementare una soluzione unica e completa per il laboratorio, che includa strumenti, assistenza tecnica e supporto. Il sistema TGA 8000 è predisposto per lavorare in modalità accoppiata, che include una valvola di deviazione dei gas riscaldati ed una linea di aspirazione riscaldata, per ottimizzare il funzionamento del sistema combinato con FTIR, GC/MS e garantire prestazioni eccellenti. Grazie alla possibilità di gestire in maniera integrata i flussi di gas nelle linee di trasferimento, diventano immediati sia il controllo sia l’identificazione dell’esatta composizione dei gas sviluppati.
Strumenti da laboratorio
URAI XENOTEST 440
L’ultima frontiera nelle prove di invecchiamento Tra i marchi commercializzati da Urai, azienda distributrice di chemicals e di strumenti da laboratorio, Atlas Material Testing Solution è uno dei più noti nel settore delle apparecchiature da test e prove di invecchiamento accelerato. La più recente novità dell’azienda, ora distribuita da Urai in Italia, è lo Xenotest®440, un concentrato di innovazioni e di elevate performance caratterizzato da una notevole economicità d’esercizio e alto potere di irraggiamento (120 W/m2 tra 300-400nm), per rispettare i nuovi dettami normativi e ridurre i tempi di prova. L’irraggiamento è uniforme su tutta la lunghezza dei provini senza coni d’ombra e il rapporto tra ore di funzionamento e costo delle lampade è molto vantaggioso. I filtri ottici della serie Xenochrome offrono elevata aderenza alla curva spettrale unita alla tecnologia non-aging, che libera l’operatore dalla loro sostituzione frequente. Disponibili per simulare le condizioni outdoor e indoor, rispondono ai dettami delle varie normative. Molto preciso anche il controllo simultaneo della temperatura della camera CHT e del pannello nero BST, con elevata rapidità di ripristino delle condizioni operative e minimizzazione delle fluttuazioni, che mettono la camera interna di questi strumenti in condizione di fornire simulazioni e predizioni esatte.
I radiometri e i termometri di controllo sono progettati e costruiti direttamente da Atlas: leggono sia la dose di energia che la temperatura del pannello nero e, via wi-fi trasmettono i valori all’unità di controllo per una efficace regolazione. Ciò favorisce l’interscambio tra i sensori ed annulla ogni problematica di manutenzione sui contatti e sui cablaggi. Altro aspetto importante è il collaudato sistema ad ultrasuoni per il controllo dell’umidità, impiegato sulle macchine serie Alpha+, Beta+ e Suntest XXL+, che garantisce una perfetta micronizzazione delle particelle e un flusso di circolazione ottimale con l’aria tale da minimizzare il consumo d’acqua mantenendo nel contempo un’assoluta naturalità dell’evento. Lo strumento può contenere fino a un massimo di 38 campioni su una superficie espositiva di 2.310 cm2. I portaprovini sono disponibili in varie fogge e dimensioni e uniscono alle generose dimensioni un’estrema duttilità all’impiego. Per facilitare il lavoro di predizione Atlas dispone di una serie di siti di riferimento (Arizona, Florida,etc) presso i quali è possibileeffettuare l’esposizione dei provini alle intemperie per costruirsi una solida casistica di riferimento per la riproducibilità tra le prove accelerate in laboratorio e il risultato nelle varie realtà climatiche.
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FOCUS
VERDER SCIENTIFIC DUE NUOVI MULINI RETSCH
Ad azoto e a sfere ad altissima velocità Verder Scientific rappresenta e distribuisce in Italia diversi marchi, tra cui Retsch, nota per le sue soluzioni di macinatura e setacciatura per la polverizzazione dei campioni. Due le novità proposte recentemente sul mercato. CryoMill consente di processare con successo sostanze termosensbili ed elastiche tramite raffreddamento in azoto liquido, che rende fragile il campione preservandone i componenti volatili. Il flusso di azoto liquido all’interno del sistema viene alimentato in continuo tramite un sistema automatico di dosaggio, garantendo una temperatura di -196 °C. Questo si traduce in riduzione dei consumi e risultati di macinazione riproducibili. Tra i vantaggi dell macchina: macinazione veloce ed efficiente, partendo da 8-10 mm fino a 5 micron circa; è ideale per gomme, plastiche, materiali termosensibili e contenenti composti volatili; frequenza di oscillazione massima 30 Hz; particolarmente sicuro grazie al sistema autofill per l’azoto liquido da 50 l; 9 programmi memorizzabili; elevata riproducibilità dei risultati di macinazione; cicli di macinazione e raffreddamento programmabili; utilizzabile per macinazioni
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e secco e ad umido; giare e sfere di differenti misure e materiali; display digitale per la regolazione dei parametri di macinazione (frequenza, tempi); possibilità di utilizzo anche senza azoto liquido. Il Nanoball Mill e-Max è invece un nuovo mulino a sfere ad elevata energia, che rende ultraefficiente e ultrarapido il processo di formazione di nano-particelle. La polverizzazione del campione ha luogo su 2 stazioni di macinazione (raffreddate a liquido), in grado di raggiungere una velocità di 2.000 giri/minuto, che si traduce in elevata energia cinetica, generando elevatissime forze di impatto e frizione. Le prestazioni tecnologicamente avanzate di questo mulino, lo rendono adatto alla ricerca e sviluppo e al controllo qualità, dove la potenza dei classici mulini planetari non è sufficiente. Tra i vantaggi: macinazione ultraveloce ed ultra-fine fino al “nano-range”; distribuzione granulometrica più “stretta”; sofisticati sistemi di sicurezza; giare in differenti materiali e capacità; gestione del processo di macinazione via software con display digitale touch screen; possibilità di raffreddamento a liquido.
Strumenti da laboratorio
ZWICK MODELLI ALLROUND
Sistemi robotizzati per il controllo qualità intensivo I principali produttori di gomma in Italia, soprattutto per quanto riguarda il settore automotive, mostrano forte e costante attenzione verso ricerca e controllo qualità. Proprio per soddisfare entrambe le esigenze, Zwick ha sviluppato soluzioni in grado sia di assicurare un’ampia versatilità per fini di ricerca e di fornire sistemi automatici per le prove di controllo qualità intensivo, con test non-stop. Espressamente per il settore delle gomme, Zwick ha sviluppato i modelli AllRound dal telaio allungato, che assicurano un’altezza dell’area di prova utile di 1.755 mm. Queste macchine possono inoltre integrare camere climatiche per eseguire test in condizioni di temperatura controllata, da -80 a +250 °C. L’ampia area di prova permette di eseguire test su materiali con alto allungamento sia a temperatura ambiente sia nella camera climatica stessa, all’interno della quale è possibile utilizzare gli stessi estensimetri impiegati a temperatura ambiente, siano essi meccanici o di tipo non-contatto.
Un passo ulteriore verso il controllo qualità si raggiunge con l’integrazione di sistemi di prova automatizzati. Questi sistemi consentono di servire una o più macchine, in modo da garantire la massima automazione di prova, assicurando tempi ottimizzati e annullando completamente l’influenza dell’operatore sui risultati. In particolare, il sistema robotizzato Zwick Robotest L è in grado di gestire il caricamento dei provini verso la macchina di prova. Il sistema automatizzato è completamente integrato nel complesso di prova (macchina di trazione, camera climatica e magazzino porta campioni) e può coordinare il caricamento e il posizionamento dei campioni tra area di prova e area di precondizionamento, in una specifica area dedicata della camera climatica. L’unica operazione manuale resta il riempimento dei magazzini porta campioni, che il sistema robotizzato controlla grazie a una movimentazione a due assi consentendo di gestire fino a 300 campioni in uno spazio limitato.
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Nanotubi di carbonio e nanografite nella gomma I ricercatori del DIMI, il Dipartimento di Ingegneria Meccanica e Industriale dell’Università di Brescia, hanno condotto una serie di analisi sugli effetti di rinforzo in mescole con carica “ibrida”, in cui, cioè, a normali filler come il nerofumo si aggiungono nanocariche, come nanotubi di carbonio o nanografite. Emerge una capacità spiccata di queste ultime di produrre un effetto “moltiplicatore”
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nanomateriali costituiscono una delle frontiere più affascinanti della ricerca scientifica e tecnologica. Chi non ha sentito parlare di grafene e nanotubi di carbonio? Costituiti di solo carbonio, ordinati in strutture di dimensioni confrontabili con quelle di un singolo atomo di carbonio, essi avranno, secondo le previsioni degli esperti, un impatto sulla tecnologia almeno pari a quello che il silicio ha avuto nel secolo scorso. Ma possiamo già utilizzare questi nuovi materiali e sfruttare le loro eccezionali proprietà anche a livello industriale, oltre che scientifico? Presso il Dipartimento di Ingegneria Meccanica e Industriale (DIMI) dell’Università degli Studi di Brescia si sta lavorando per capire i vantaggi che questi nuovi materiali possono portare se utilizzati nella gomma. I ricercatori del Gruppo di Scienza e Tecnologia dei Materiali del DIMI, Stefano Pandini e Silvia Agnelli, insieme a Theonis Riccò, responsabile del gruppo, lavorano ormai da anni su questo argomento di ricerca, in stretta collaborazione con Maurizio Galimberti, docente al Politecnico di Milano, e Lucia Conzatti, ricercatrice del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR-ISMAC) a Genova.
Le nanocariche più diffuse
Nanotubi di carbonio e nanografite, ovvero particelle formate da poche decine di strati di grafene, possono essere utilizzati come cariche rinforzanti in materiali compositi. Queste nanocariche sono già disponibili commercialmente e vengono introdotte nella gomma senza ulteriori modifiche chimiche, con le comuni tecniche di miscelazione utilizzate anche per il nerofumo. Nanotubi di carbonio, nanografite e un nerofumo di larga diffusione quale l’N326, nonostante siano accomunati dalla composizione a base di carbonio, 36
L’INDUSTRIA DELLA GOMMA | ELASTICA novembre 2015
di Silvia Agnelli1, Stefano Pandini1, Theonis Riccò1, Maurizio Galimberti2 e Lucia Conzatti3 1. Dipartimento di Ingegneria Meccanica e Industriale, Università degli Studi di Brescia 2. Dipartimento di Chimica, Materiali e Ingegneria Chimica “Giulio Natta”, Politecnico di Milano 3. Consiglio Nazionale delle Ricerche, Istituto per lo Studio delle Macromolecole, Genova
si differenziano per struttura e dimensioni delle particelle. Possiamo schematizzare tali additivi nel modo seguente: i) i nanotubi come dei filamenti flessibili molto lunghi e stretti, con un diametro trascurabile rispetto alla lunghezza, ii) la nanografite come dei mazzetti di carte molto larghi e sottili, con uno spessore trascurabile rispetto alle altre due dimensioni ed una struttura stratificata, e iii) il nerofumo come dei grappoli di sferette.
Dimensioni diverse
Tuttavia, la principale differenza che contraddistingue le nanocariche dal tradizionale nerofumo è nelle dimensioni, pari a qualche milionesimo di millimetro. Tanto per dare un’idea, i nanotubi di carbonio hanno un diametro 50 mila volte più piccolo di un capello umano. In realtà anche le particelle costituenti il nerofumo hanno queste dimensioni, ma la differenza sta nel fatto che le particelle del nerofumo sono fuse fra loro a formare aggregati più voluminosi, mentre le particelle che costituiscono le nanocariche possono essere disperse nella gomma individualmente. Si usa infatti dire che nanotubi, grafene e nanografite sono nano-cariche mentre il nerofumo (così come la silice) sono cariche nano-strutturate. Le nanocariche, ovverosia particelle con nano-dimensioni, hanno un’area superficiale molto maggiore del tradizionale nerofumo (quale N326), e quindi, a pari quantità introdotta, propongono una maggiore superficie con la quale l’elastomero può interagire. Inoltre le nanocariche a base di carbonio sono dotate di per sé di caratteristiche eccezionali, quali il modulo elastico, la conducibilità elettrica e termica. Pertanto, se usate come additivi nelle mescole, possono, almeno sulla carta, miglio-
Ricerca
Figura 1: immagini ottenute al microscopio a scansione elettronica in trasmissione (TEM) di nanotubi di carbonio (sinistra), nanografite (centro) e nerofumo N326 (destra) in gomma isoprenica (contenuto: 30 phr). [1]
rare enormemente il rinforzo meccanico e proprietà quali conducibilità elettrica o termica, resistenza alla lacerazione, permeabilità ai gas.
Potenzialità e problemi
Tutto bene allora per le nanocariche? Perché il mondo della gomma continua invece ad utilizzare le cariche nanostrutturate, cioè il nero di carbonio e la silice? Ovviamente ancora sussiste un problema economico. Si potrebbe anche essere tentati di dire che il mondo della gomma è, per tradizione, conservativo. In verità, il vero punto di forza delle cariche nano-strutturate nasce proprio da una loro apparente debolezza, cioè dall’incapacità di disperdere in mescola le loro particelle costitutive a livello individuale. Il fondersi delle particelle elementari a formare aggregati conferisce al nero di carbonio (ed alla silice) la cosiddetta struttura. Più una carica è strutturata, più disorganizzata è l’aggregazione delle particelle fondamentali, più vuoti vi sono negli aggregati. La gomma si occlude felicemente nei vuoti degli aggregati, si immobilizza e si trasforma in materiale rigido, dando luogo ad un innalzamento del rinforzo nel materiale composito ad alte deformazioni. Le nano-cariche non hanno struttura. La possibilità di avere rinforzo meccanico ad alte deforma-
zioni risiede solo nella forza dell’interazione fra nanocarica ed elastomero, che non ha modo di essere immobilizzato in maniera sostanziale (se non limitatamente alla superficie di interazione).
Studi sui sistemi ibridi
Buona parte del dibattito scientifico sui materiali elastomerici nanocompositi è concentrata sul tipo di interazione fra nanocarica e catene polimeriche, con la prevalente opinione che tale interazione sia debole. Ecco dunque che l’additivazione di una mescola con solo una nanocarica non è utile nelle più comuni applicazioni della gomma. Ad esempio, l’ottenimento di una mescola di elevata durezza con la sola nanocarica può essere garantito solo da contenuti tali da andare a penalizzare fortemente altre proprietà, quali per esempio l’allungamento a rottura, oltre che incrementare molto il costo della mescola. Si preferisce dunque utilizzare contemporaneamente due cariche diverse, la cui combinazione porta a realizzare una sinergia fra le rispettive proprietà, oltre a procurare un sensibile risparmio economico. È proprio su questi sistemi, che noi chiamiamo “ibridi”, che si concentrano i nostri studi. Utilizziamo principalmente mescole a base di gomma poliisoprenica contenenti del
Figura 2: immagini TEM di sistemi a base di gomma isoprenica contenenti cariche “ibride”: 15 phr di nerofumo N326 + 15 phr di nanotubi di carbonio (sinistra), 15 phr di nerofumo N326 + 15 phr di nanografite (destra). Le immagini mettono in evidenza la buona interazione fra diverse cariche. [1]
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Figura 3: A sinistra: valori di modulo elastico iniziale ottenuti in prova di trazione, su sistemi a base di gomma isoprenica addit ivati con diversi quantitativi di nanocarica, aggiunta da sola o insieme a 60 phr di nerofumo. A destra: valori di modulo per diversi contenuti di nanocarica, divisi per il corrispondente valore di modulo del sistema senza la nanocarica (fattore moltiplicativo) [2,3,4] nerofumo (N326), alle quali è aggiunta anche una seconda nanocarica, che può essere costituita da nanotubi di carbonio o nanografite. La domanda che ci poniamo è: le nanoparticelle interagiscono con il nerofumo già presente, e con quali meccanismi? Riusciamo a trovare delle regole il più possibile generali che ci permettano di prevedere il comportamento finale di queste mescole “ibride”?
Affinità per il nerofumo
Per ora la nostra attenzione è rivolta soprattutto all’effetto di questi sistemi di cariche sulla risposta alle piccole deformazioni, e quindi su proprietà quali durezza e rigidezza, ma anche sulla dissipazione di energia. A piccole deformazioni, è dominante il ruolo dell’area superficiale, mentre è assai minore l’influenza della struttura della carica. Lo studio di sistemi ibridi a piccole deformazioni può 38
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dunque portare a scoprire come si combinino cariche con aree superficiali sostanzialmente diverse. Inoltre, lo studio del comportamento dei materiali compositi a basse deformazioni porta ad ottenere più informazioni sulla struttura del materiale. Abbiamo osservato, sia grazie all’indagine strutturale condotta con la microscopia elettronica sia attraverso le analisi dinamico-meccaniche, che sia i nanotubi di carbonio che la nanografite hanno affinità per il nerofumo. Ciò significa che se si aggiunge un piccolo quantitativo di queste nanoparticelle a tradizionali mescole a base di nerofumo, le due polveri non si respingono, ma vanno a costruire un reticolo (o “network”) di carica che le porta a lavorare in sinergia, migliorando le proprietà della mescola molto più di quanto non si otterrebbe con il solo nerofumo, alle stesse quantità complessive.
Ricerca
Figura 4: Modulo elastico iniziale a taglio di sistemi a base di gomma isoprenica, per diversi contenuti di carica. La carica può essere formata da soli nanotubi di carbonio, da solo nerofumo (N326) o metà nanotubi e metà nerofumo. I dati se diagrammati in funzione dell’area superficiale specifica (destra), invece che del contenuto di carica (sinistra), si sovrappongono [1].
Il fattore moltiplicativo delle nanocariche
La sinergia che si instaura fra le diverse cariche si riflette anche sulla rigidezza meccanica. Infatti (vedi Fig. 3 sinistra) l’aggiunta di nanocarica fa aumentare la rigidezza di una mescola tanto più quanta più nanocarica si introduce. E ciò non costituisce una grossa novità. Tutte le cariche rinforzanti si comportano così. La novità assai rilevante è la seguente. Il tasso di crescita della rigidezza con il quantitativo di nanocarica però e più elevato se è presente anche del nerofumo: questo indica che la presenza della seconda carica aiuta la nanocarica ad esplicare meglio il proprio potenziale di rinforzo. Analizzando i dati più approfonditamente, abbiamo messo in luce che in realtà c’è un andamento comune fra i sistemi con sola nanocarica ed i sistemi con carica “ibrida”: la nanocarica migliora la rigidezza delle mescole di un fattore moltiplicativo. Infatti, la presenza di nanocarica fa moltiplicare la rigidezza della mescola alla quale viene aggiunta di un fattore che è lo stesso sia che la mescola contenga nerofumo, sia che non lo contenga (vedi Fig. 3 destra). Il fattore moltiplicativo può essere facilmente misurato in laboratorio tramite misure di modulo elastico su mescole contenenti solo una nanocarica, e può essere sfruttato come strumento utile per la progettazione di mescole “ibride” di rigidezza desiderata.
Impronta digitale
L’entità dell’effetto moltiplicativo dipende dal tipo di nanocarica, e può essere pensato come un’“impronta digitale” della medesima che ne caratterizza l’effetto sulla rigidezza. L’effetto dei nanotubi di carbonio è risultato essere maggiore di quello della nanografite da noi studiata, ed ovviamente entrambi sono maggiori di quello del nerofumo. Che cosa allora rende differenti le varie nanocariche e le loro “impronte digitali”? Perché alcune sono più efficaci di altre, nonostante il fatto che siano tutte cariche carboniose? La
differenza fondamentale sembra non risiedere nella chimica del sistema, ma nella struttura geometrica delle nanocariche che, come spiegato prima, sono molto diverse fra loro. Per la prima volta in letteratura, abbiamo mostrato una relazione quantitativa che accomuna il rinforzo prodotto da una tradizionale carica (il nerofumo) con quello prodotto da una nanocarica, quale i nanotubi di carbonio, e che permette di spiegare le differenze nella loro efficacia. Invece di confrontare a pari quantità, come avviene solitamente, il livello di rinforzo promosso dalle cariche (quantificato tramite la misura del modulo elastico iniziale), lo abbiamo confrontato a pari area superficiale specifica. L’area superficiale specifica indica l’estensione della superficie di carica contenuta in una unità di volume di gomma, ottenuta tramite semplici misure di BET, e dovrebbe essere quindi la superficie di carica a contatto con l’elastomero.
Tre tipologie di sistemi
Abbiamo studiato tre tipologie di sistemi: quelli con solo nerofumo, quelli con solo nanotubi di carbonio e quelli con carica “ibrida”, mescolando in parti uguali le due cariche. A pari contenuto di carica, le gomme hanno valori di rigidezza chiaramente diversi, e il sistema “ibrido” mostra dei valori di rinforzo intermedi fra gli altri due (vedi Fig. 4 sinistra). Se, invece, si rappresentano i valori di modulo in funzione dell’area superficiale specifica, i risultati dei vari sistemi si sovrappongono (vedi Fig. 4 destra). Quindi, nerofumo, nanotubi di carbonio o una miscela dei due promuovono lo stesso rinforzo in una mescola se aggiunti in quantità tale da garantire la stessa area superficiale specifica. Ma, dato che i nanotubi hanno un’area superficiale molto più elevata del nerofumo, con la nanocarica si possono ottenere gli stessi livelli di rigidezza che si ottengono con il nerofumo, solo per quantitativi molto inferiori. Una relazione di questo tipo può facilitare la fase di formulazione di una mescola L’INDUSTRIA DELLA GOMMA | ELASTICA novembre 2015
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BIBLIOGRAFIA 1. Agnelli S., Cipolletti V., Musto S., Coombs M., Conzatti L., Pandini S., Riccò T., Galimberti S.: “Interactive effects between carbon allotrope fillers on the mechanical reinforcement of polyisoprene based nanocomposites” - eXPRESS Polymer Letters, 8(6), 436-449 (2014) 2. Galimberti M., Cipolletti V., Musto S., Cioppa S., Peli G., Mauro M., Guerra G., Agnelli S., Riccò T., Kumar V.: “Recent advancements in rubber nanocomposites” - Rubber Chemistry and Technology, 87(3), 417-442 (2014) 3. Galimberti M., Kumar V., Coombs M., Cipolletti V., Agnelli S., Pandini S., Conzatti L.: “Filler networking of a nanographite with a high shape anisotropy and synergism with carbon black in poly(1,4-cis-isoprene)based nanocomposites” - Rubber Chemistry and Technology, 87(2), 197218 (2014) 4. Galimberti M., Coombs M., Riccio P., Riccò T., Passera S., Pandini S., Conzatti L., Ravasio A., Tritto I.: “The role of CNTs in promoting hybrid filler networking and synergism with carbon black in the mechanical behavior of filled polyisoprene.” - Macromolecular Materials and Engineering, 298, 241–251 (2012).
con carica “ibrida”, permettendo di stimare i quantitativi di carica necessari all’ottenimento di una dato modulo elastico. Il lavoro è stato ripetuto anche con della nanografite al posto dei nanotubi, ma i dati non replicano il risultato ottenuto con i nanotubi a causa della difficoltà di misurare l’area superficiale effettivamente disponibile al contatto con il polimero per questo tipo di carica, stratificata, che le misure di BET sovrastimano.
I vantaggi nei sistemi “ibridi”
Riassumendo, i risultati di questi studi forniscono strumenti per stimare facilmente l’aumento di modulo elastico promosso da una data quantità di carica, soprattutto in sistemi “ibridi”. Nozioni di questo tipo possono risultare utili per una progettazione delle proprietà del materiale. I nostri risultati hanno inoltre permesso di sottolineare due delle ragioni dell’eccezionale capacità di rinforzo dei nanotubi di carbonio: le proporzioni delle particelle, molto lunghe e sottili, e l’elevata area superficiale completamente accessibile all’elastomero. Infine, da un punto di vista più generale, i risultati raggiunti costituiscono un contributo alla comprensione degli effetti che le nuove nanocariche hanno sul comportamento delle mescole “ibride”, una tecnica che inizia ad essere utilizzata per lo sfruttamento di queste nuove nanotecnologie a livello industriale.
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L’etica della ricostruzione
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l mercato dei macchinari ricostruiti sta conoscendo un momento positivo in tutto il comparto manifatturiero italiano. Sono molti i protagonisti, e non solo nel settore della gomma, che segnalano un aumento della richiesta. Un segnale da interpretare positivamente, perché indica la volontà di molte aziende, anche piccole, di investire in tecnologia. Il ripristino dell’usato ha il vantaggio di costi decisamente inferiori rispetto al nuovo e consente alle imprese, che devono fronteggiare l’atavica difficoltà italiana a finanziare l’innovazione, di restare tecnologicamente al passo con il mercato. Del resto, in un momento in cui si parla di ripresa in modo generalizzato, ma in cui chi opera sul mercato deve ancora cogliere segnali definitivi di una reale ripresa dell’economia, appare una scelta assolutamente naturale quella di rigenerare il proprio macchinario, o di acquistare macchine ricostruite, con prestazioni molto simili rispetto al nuovo e un impegno finanziario decisamente inferiore. C’è però ricostruito e ricostruito. Abbiamo interpellato un esperto del settore, Pierpaolo Gagliardi, General Manager di G3, società specializzata nella ricostruzione di macchine per l’industria della gomma, per approfondire alcuni aspetti di questa attività e fornire criteri per una scelta ottimale degli interlocutori a chi sta valutando l’idea di percorrere questa strada. 42
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Il mercato dei macchinari ricostruiti sta conoscendo un notevole impulso, anche nel settore della gomma. Ma per chi decide di ricondizionare un proprio impianto o di acquistarne uno per potenziare la propria produzione, si pone il problema di trovare gli interlocutori affidabili. Pierpaolo Gagliardi, un esperto del settore, da anni impegnato in una delle principali aziende italiane che si occupano di ricostruzione, indica quali sono, a suo parere, gli elementi chiave per una scelta corretta. Che si basa su un concetto etico di impresa. Da parte di chi acquista, per riutilizzare al meglio e senza sprechi risorse che ha già in casa, ma anche da parte di chi effettua materialmente la ricostruzione, che deve avere un know-how specifico e un approccio serio, allargato anche ai servizi post-vendita e alla manutenzione
Macchinari
Esempi di macchine ricostruite da G3: sullo sfondo le condizioni iniziali, in primo piano il risultato finale. Nella foto a sinistra, Pierpaolo Gagliardi, general manager dell’azienda.
La ricostruzione, spiega Gagliardi, ha un suo valore etico, con molteplici risvolti, non soltanto per quanto riguarda la soddisfazione finale del cliente ma anche, in senso più lato, per una scelta di sostenibilità, di rispetto per l’ambiente e riduzione degli sprechi. Quali sono, allora, i modi di intendere un’etica della ricostruzione? «Ne vedo essenzialmente due. Il primo è legato al fatto che, ricostruendo delle macchine, si agisce in modo etico e, più in particolare, a favore dell’ambiente. Il secondo riguarda invece chi esegue materialmente la ricostruzione, che deve agire secondo un etica tale da offrire al cliente finale un prodotto equivalente a una macchina nuova». Iniziamo allora a considerare gli effetti positivi per l’ambiente. Quali sono e
perché sono importanti per un’azienda che opera nel settore della gomma? «Nel mondo di oggi siamo costantemente bombardati da messaggi che ci invitano a riciclare, riusare e ridurre. Ciononostante il concetto del riutilizzo si va sempre di più perdendo, sia in ambito privato che lavorativo e, assieme ad esso, il valore di aggiustare, recuperare, riparare, rimpiazzato dal più “semplice” sostituire. Il concetto di “riciclo”, definito come “processo per trasformare materiali di scarto in nuovi prodotti per prevenire lo spreco di materiali ancora potenzialmente utili”, viene infatti applicato e promosso su larga scala per diversi materiali, ma è applicato molto raramente ai beni strumentali. Questi ultimi, in molti campi, incluso il settore della gomma, che non fa eccezione, sono generalmente portati a fine
vita, riducendone gradualmente l’efficienza e spesso, purtroppo, anche la sicurezza. Per essere infine abbandonati in magazzini e piazzali, molto simili a cimiteri degli elefanti, e sostituiti da macchinario nuovo». Perché succede questo, secondo lei? «Perché le società, grandi o piccole che siano, e perfino i gruppi di livello mondiale, sottovalutano la possibilità di ricostruire il macchinario delle proprie sale mescole. Che non ha solo un valore economico, come è evidente a tutti, ma anche, per quello che abbiamo appena detto, anche un valore etico». Quali sono i motivi che spingono le aziende a ignorare l’etica della ricostruzione? «Ce ne sono diversi. Ne ho individuati almeno quattro. Innanzi tutto la scarsa conoscenza di che cosa possa siL’INDUSTRIA DELLA GOMMA | ELASTICA novembre 2015
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Dalle Aziende
gnificare ricostruire seriamente (e sottolineo seriamente) una macchina, che si unisce spesso alle cattive esperienze vissute in prima persona, o da altre aziende, nei casi di ricostruzioni che non sono state operate in modo professionale. Poi c’è anche la volontà dei costruttori di macchine nuove di sminuire la ricostruzione, che ovviamente si pone in alternativa all’acquisto di macchinario nuovo di loro produzione. C’è da considerare anche che si è perso quel know-how molto particolare che una ricostruzione seria richiede. Infine, il quarto motivo è l’offerta sempre più aggressiva di macchinario nuovo “(very) low cost” da parte dei paesi più a Est, che risulta più accattivante di un macchinario ricostruito». C’è un modo di superare questi pregiudizi che rendono apparentemente meno appetibile il ricostruito? «Sulla concorrenza dei prodotti nuovi a bassissimo prezzo credo che non vi sia altra soluzione che, come ci insegnano gli antichi cinesi, sedersi sulla riva del fiume e attendere. Al contrario credo che si possa fare molto per far capire che cosa voglia dire ricostruire seriamente una macchina». Come avviene allora una ricostruzione a regola d’arte? «È un processo che coinvolge tutta la parte meccanica di un macchinario e consiste nello smontare dal più grande fino al più piccolo componente, 44
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pulirlo adeguatamente e analizzarlo a fondo per decidere se ciascun pezzo può essere usato com’è, si può ricostruire o deve essere prodotto nuovo. Solo questo modo di operare permette di rimontare poi la macchina e darne la stessa garanzia fornita per una macchina nuova. Tutta la parte elettrica, invece, sia come hardware (dai motori principali all’ultimo fusibile) sia come software, viene fornita completamente nuova perché il ricostruire circuiti di 20 o più anni non avrebbe alcun senso, né in termini economici né in termini di affidabilità. Lo stesso si applica a tutta la parte idraulica e pneumatica». Come fa a capire un acquirente che il ricostruttore a cui si è rivolto opera in questo modo? «Per quanto ci riguarda, come G3, siamo convinti che piuttosto di avere un cliente insoddisfatto sia meglio non averlo. Sul mercato italiano si sente però di “ricostruttori” offrono lo “stesso” lavoro con tempi di consegna inferiori alla metà e prezzi anche del 30-40% inferiori. È naturale, in questi casi, avere il dubbio che si tratti più di una pulitura e riverniciatura che di una ricostruzione seria. Questo sogno di grande risparmio, purtroppo, si trasforma spesso, per l’acquirente, in un incubo quando i tempi di consegna non vengono rispettati o, peggio, quando le performance di qualità e affidabilità non corrispondono a quelle attese. In questi casi gli iniziali risparmi si rivelano facilmente
di gran lunga inferiori alle successive perdite. Come sempre succede, un feedback negativo ha una risonanza ben superiore di uno positivo, contribuendo a diffondere l’errata credenza che una macchina ricostruita equivalga a un prodotto di qualità scadente o, comunque, inferiore al nuovo». Non sarebbe più naturale, in caso di ricostruzione, rivolgersi al produttore del macchinario anziché a un terzo? «Ai costruttori originali viene talvolta richiesto di ricostruire le proprie macchine ma, specie quando si tratta di strumenti che hanno lavorato in sala mescole, per queste società già la pulizia del macchinario usato rappresenta un problema. Se a ciò si aggiunge il fatto che l’analisi di tutti i componenti differisce completamente dal processo di produzione di una macchina nuova, e richiede un know-how molto focalizzato, la conseguenza è che i costruttori originali normalmente o sostituiscono la maggior parte dei componenti meccanici (con un costo finale che differisce di poco dal nuovo) oppure “collaborano” con società esterne in diverse
Macchinari
Sulle due pagine, altri esempi di lavori di ricostruzione effettuati da G3 su diverse tipologie di macchine.
parti del mondo. Per questi motivi, e anche perché il ricostruito è, comunque, un’alternativa al nuovo, i costruttori originali spesso preferiscono ridurre i costi del nuovo, approvvigionando i componenti principali dove conviene e contenendo i margini sul nuovo piuttosto di proporre una ricostruzione, per quanto limitata ai macchinari da loro prodotti originariamente». Ha parlato di know-how molto focalizzato per la ricostruzione di macchinari per l’industria della gomma. Potrebbe approfondire questo concetto? «Anche in questo caso attingo all’esperienza di G3, che nelle propria storia ha ricostruito più di 100 tipi diversi di macchine, ha sviluppato proprie conoscenze specifiche che sono state via via affinate non solo per quanto riguarda lo smontare, analizzare e ricostruire, ma anche nel operare un “reverse engineering” sulle macchine ricostruite. Un’operazione che permette poi di assistere i propri clienti con interventi di manutenzione, sia ordinaria sia straordinaria, e di fornitura di ricambi per le macchine ricostruite, con un ulte-
riore risparmio per gli utilizzatori finali rispetto all’acquisto degli stessi ricambi dagli O.E.M. La capacità, però, di decidere cosa tenere, ricostruire oppure sostituire è proprio quella che permette di garantire ai clienti l’affidabilità necessaria e che consente al ricostruttore di contenere i costi della ricostruzione. A questa capacità va associato il vantaggio che, durante una ricostruzione seria, è possibile fare una serie di upgrading alla macchina originale (da tramoggia pneumatica a idraulica; da motori DC a motori AC; da velocità fissa a variabile; da foratura centrale a periferica e tanti altri). Migliorie che permettono di avere un prodotto finale più performante e aggiornato allo stato dell’arte rispetto all’originale quando nuovo». Ricostruire una macchina pone anche problemi logistici non indifferenti per il cliente. Secondo la vostra esperienza quali sono e come si possono superare? «Le esigenze di ricostruzione sono diverse. Per esempio può esserci la necessità di ricostruire una macchina attualmente in produzione. In que-
sto caso, se il cliente può fermare la linea per il tempo necessario (in media 5-6 mesi), la macchina viene smontata, portata nella nostra sede e poi reinstallata nella propria fondazione. Se, invece, la linea può essere fermata solo per il tempo necessario alla sostituzione di una macchina con l’altra (1-2 settimane), procuriamo e ricostruiamo una macchina con le stesse caratteristiche per poi sostituire nel minor tempo possibile le due macchine con una soluzione definitiva, riducendo al minimo il tempo di mancata produzione. Ma può darsi anche il caso che il cliente richieda una macchina o una linea (di mescolazione e/o calandratura) nuova e allora, sulla base delle specifiche ricevute, procuriamo e ricostruiamo le macchine richieste. Questo è possibile perché oltre alle macchine usate già di proprietà di G3, conservate nel nostro magazzino allo stato originale, vi è una serie di altre macchine disponibili presso nostri clienti, che vengono acquistate quando riceviamo un ordine per quella particolare tipologia e taglia di macchina. In ciascuno di questi casi, però, la nostra preoccupazione è di non aumentare il numero di “elefanti” presenti nel cimitero. Questo per dire che, se si collabora con un partner serio, professionale e affidabile, i famosi concetti sintetizzati come le 3R, cioè “Reuse, Reduce e Recycle”, diventano applicabili in modo etico ed economicamente vantaggioso anche al macchinario per la produzione delle mescole A ulteriore conferma di quanto detto, la G3 è tra le poche società che abbia al proprio interno entrambi le linee di prodotto, macchine nuove (sulla base del know-how del marchio ITALMEC, acquisito da G3 nel 2005) e macchine ricostruite, per le quali la fertilizzazione trasversale genera un elemento sia di differenziazione sia di successo. Infatti, da un lato il know-how di manutenzione e ricostruzione permette di migliorare le macchine nuove; dall’altro la progettazione e costruzione di macchine nuove permette di ricostruire secondo un processo e di fornire tecnologie sempre allo stato dell’arte». L’INDUSTRIA DELLA GOMMA | ELASTICA novembre 2015
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Dalle Aziende
Sensori e automazione per una qualità in linea di Gianpaolo Brembati
A
utomazione e “produzione a difetti zero” sono concetti di attualità, che stanno assumendo sempre più importanza per i produttori di articoli di gomma, soprattutto nel caso in cui si utilizzino risorse in modo più efficace e si migliorino i risparmi sui costi. Alla base di questa strategia sta l’impiego di sistemi di controllo a sensori integrati nel processo, allo scopo di ottenere prestazioni migliori e costi unitari ottimali o tempi di consegna più sicuri con meno rischi di lavorazione e ciò significa, in generale, costi ridotti e maggiore soddisfazione del cliente. Soprattutto nel caso di articoli di gomma di grosso volume, l’automazione offre un’ottima progettazione del processo produttivo e allo stesso tempo un nuovo livello di qualità, mediante l’utilizzo di sensori per migliorare i processi di vulcanizzazione. La vulcanizzazione può così diventare davvero un processo industriale con una resa produttiva di pezzi a difetti zero. L’esempio più recente di questo sviluppo è la fornitura di una nuova pressa per stampaggio a iniezione
Gerald Kemper (a sinistra) e Paul-David Betea, ingegneri addetti alle vendite di Maplan, che hanno seguito lo sviluppo della soluzione descritta nell’articolo. Nella pagina a fianco, la pressa MTF400/250 editionS utilizzata per realizzare la cella di produzione automatizzata. 46
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Un esempio di applicazione di tecnologie sensoristiche e di automazione a una pressa per la stampa a iniezione di prodotti in gomma destinati al mercato automotive. Mostra come l’introduzione di nuove soluzioni possa spostare il controllo di qualità direttamente all’interno della macchina, con vantaggi in termini di risparmio di tempo, riduzione degli scarti ed economia della materia prima
Macchinari
La strategia a difetti zero La produzione a difetti zero è una strategia produttiva che tende a raggiungere il risultato di assenza di difetti: ciò significa produzione senza difetti, con assenza di scarto o rilavorazione, perché non è producendo qualità che si evitano spese bensì rimuovendo i difetti. La strategia per evitare difetti si attua anche nelle fasi di sviluppo e progettazione e si svolge attraverso l’intera catena produttiva. Nell’impiantistica industriale, per produzione a difetti zero si intende una produzione in cui la lavorazione è controllata da sensori e tecnologie di automazione che, se necessario, possono intervenire nella sequenza di controllo o di processo fino a modificare i parametri del processo. In un caso ideale l’articolo definisce il processo e assicura il trasferimento all’esterno dei pezzi difettosi. In linea di massima questo regime di qualità è ciò che avviene durante la produzione come opposto al controllo di garanzia di qualità dopo che i pezzi sono stati prodotti (controllo a posteriori). I risultati di questa strategia a difetti zero consistono di solito in costi più bassi per la garanzia di qualità (compresa la documentazione), consegne affidabili, minore scarto e alta soddisfazione del cliente.
a un’importante azienda, che opera nel settore auto per la produzione di articoli di precisione stampati. Questi articoli devono soddisfare severe richieste in termini di resistenza a temperatura e fluidi e devono anche offrire un convincente recupero elastico per la vita dell’articolo. Nel caso di questo sviluppo speciale sulla base di una macchina Maplan MTF 400/250, versione S, con due trasmissioni idrauliche dotate di tecnologia Cool-Drive (trazione a freddo) con servoattuazione, le caratteristiche richieste dal cliente hanno messo i due progettisti di Maplan Gerald Kemper e Paul-David Betea di fronte a una serie di sfide.
Necessità e soluzioni
La Maplan MTF 400/250, versione S, si colloca al centro della gamma produttiva dell’azienda austriaca. I componenti della macchina consentono un alto livello di lavorazione in termini di progettazione del processo, di efficienza energetica e affidabilità. Per assicurare una produzione completamente automatizzata di pezzi di precisione stampati con inserti metallici, si richiedevano separazione e alimentazione delle
parti metalliche automatizzate. Nel complesso le soluzioni per l’automazione erano costituite da quattro assemblaggi principali: unità di alimentazione degli anelli metallici; unità di separazione e di posizionamento per gli anelli metallici; unità “pick and place” (prendi e posiziona); unità di rimozione delle materozze. Il modulo di ispezione della macchina è costituito da un sensore laser per il rilevamento della materozza e da telecamere, che controllano i pezzi stampati in uno stampo multimpronta. Per ragioni di attrezzatura e di ergonomia è stata specificata un’unità di chiusura più larga a un’altezza di lavoro ottimizzata e in questo modo si è dato ampio spazio a stampi multimpronta. L’altezza di lavoro ottimizzata garantisce all’operatore un migliorato accesso per l’ispezione e la manutenzione, nonché per il cambio di stampi. L’articolo di precisione stampato è in gomma, con uno o più anelli metallici, che sono posizionati nello stampo per mezzo di un ripiano caldo estensibile automaticamente. Paul-David Betea afferma che “poiché l’intero ciclo è completamente automatico, in
pratica non ci sono fonti di errore”. La produttività è massimizzata per mezzo di stampi multimpronta.
Sensoristica e automazione
Un sensore laser è installato, nella parte frontale della macchina, sull’unità di rimozione della materozza, che si sposta nell’unità di chiusura della macchina ad ogni ciclo, per afferrare la materozza e poi rimuoverla secondo il principio “pick and place”. Come quest’unità si sposta fuori dalla macchina, il sensore laser scannerizza il piatto della materozza per controllare, per esempio, se una materozza non è stata rimossa dallo stampo. Gli anelli metallici sono alimentati da una tramoggia a vibrazione, che fornisce gli anelli in successione e separa anche il singolo anello o gli anelli multipli e li colloca in posizione corretta su una sezione di separazione, così che gli anelli sono disposti in una matrice pronta per il ciclo successivo. Il ripiano con i pezzi di precisione stampati finiti viene poi spostato sul retro della macchina. Telecamere ad alta risoluzione sono montate tra il L’INDUSTRIA DELLA GOMMA | ELASTICA novembre 2015
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Dalle Aziende
Macchine con e senza automazione: che cosa cambia Senza automazione e sensori
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Con automazione e sensori
Area di applicazione
Per produzione di piccolo volume o pezzi stampati semplici
Per volumi unitari più grossi, pezzi complessi o con tecnologia multimpronta per articoli con alti costi unitari
Progettazione del processo
Normale progettazione di processo
Progettazione di processo ottimale e intelligente con alti livelli di affidabilità di processo
Livello di qualità
Qualità normale con carico di lavoro a QA a valle del processo di produzione attuale (QA fuori linea)
Maggiore qualità con QA durante la produzione attuale per mezzo di tecnologia a sensori (produzione a difetti zero)
Fonti di errore/variabili di disturbo Livello normale
Riduzione delle variabili di disturbo causate da difetti di funzionamento
Quantità di rendimento
Normale
Significativamente più alta
Rischi di processo
Parti difettose possono essere presenti nel flusso dei pezzi
Flusso di pezzi buono (il flusso è costituito solo da pezzi a difetti zero)
Importo dell’investimento
Tende ad essere un importo di investimento basso
Investimento più alto in termini di automazione e componenti dei sensori, ma anche livello di qualità più alto e buon ammortamento
L’INDUSTRIA DELLA GOMMA | ELASTICA novembre 2015
Macchinari ripiano posteriore e la macchina per le ispezioni di QA (Quality Assurance = garanzia di qualità). Le telecamere controllano il posizionamento di tutti i pezzi sul ripiano nel momento in cui il ripiano si sposta all’interno della macchina. Quando il ripiano si sposta di nuovo nella macchina, le telecamere controllano se i pezzi stampati sono stati estratti correttamente. I pezzi devono essere manipolati con delicatezza poiché, a causa della loro forma, è assolutamente essenziale che vengano estratti obliquamente dall’alto. Successivamente i pezzi cadono sopra un nastro trasportatore sottostante, che li trasporta al contenitore dei pezzi finiti. Questi accorgimenti sono un passo logico verso la produzione a difetti zero.
Effetto innovazione
«La tendenza verso più alti livelli di automazione, insieme alla tecnologia a sensori, sta crescendo costan-
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PRESSE INIEZIONE FLASHLESS ORIZZONTALI E SENZA COLONNE
questo vale normalmente per l’intera vita di una macchina. Con l’automazione si possono evitare difetti di funzionamento o si possono identificare deviazioni di processo a uno stadio iniziale e, muovendosi verso una lavorazione a difetti zero, le variabili di disturbo diventano più gestibili. Mentre nel caso di macchine convenzionali la qualità deve essere controllata dopo il processo produttivo, ossia fuori linea, una macchina completamente automatizzata può eseguire controlli di garanzia di qualità in linea, assicurando la qualità durante lo svolgimento della produzione in corso. Il rischio ridotto di pezzi difettosi nel flusso produttivo vuol dire un alto grado di affidabilità e una possibile riduzione dei costi. Un flusso costante dei pezzi genera un “fattore di benessere” per tutte le parti coinvolte nella catena di fornitura, produttori dei pezzi, fornitori di primo equipaggiamento e utilizzatori.
temente. Le richieste specifiche dei clienti sono aumentate considerevolmente negli ultimi tre anni», commenta Paul-David Betea. A causa dell’alto grado di globalizzazione della lavorazione degli elastomeri, in particolare nell’industria dell’auto, questo effetto si può constatare in ogni area del mondo. Come PaulDavid Betea spiega ulteriormente: «con riferimento ad automazione e componenti a sensore, stimiamo che ci sia un costo extra in media più alto del 50% rispetto all’investimento convenzionale per le macchine. Nel caso, in particolare, di stampi per grossi volumi o con molte cavità, c’è tuttavia un livello significativamente più alto di qualità e un ammortamento considerevolmente più veloce». L’integrazione di automazione e tecnologia a sensori nei nuovi stabilimenti di lavorazione degli elastomeri hanno un effetto molto a lungo termine sulla redditività, ma
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Dalle Aziende
Tutto sulla calandratura, in una open house di Giuseppe Cantalupo
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stata la seconda open house della Rodolfo Comerio nel 2015. È incominciata il 21 settembre ed è durata fino al 2 ottobre: due settimane per presentare e spiegare “Gli ultimi successi nel settore della calandratura della gomma”. Il primo evento, che in verità ha riguardato il PVC, si era tenuto in aprile. Organizzare una open house non è certamente cosa da poco. Non a caso le aziende che promuovono con una certa regolarità manifestazioni di questo tipo nei loro rapporti tecnicocommerciali con la clientela ne propongono, generalmente, una ogni tre anni. Nel caso specifico della società di Solbiate Olona, i due eventi ravvicinati sono indicativi della continuità e dell’impegno dell’azienda a innovare, oltre che della sua attitudine a dialogare con i clienti per presentare loro in tempo reale le ultime novità e ascoltarne le richieste. Siamo stati alla Rodolfo Comerio e abbiamo parlato della Open House con Nicola Fedele, giovane e intraprendente responsabile commerciale e marketing del settore macchine per la gomma, che ci ha anche accompagnati in visita al reparto di produzione, illustrandoci le linee completamente assembla-
Veduta aerea dell’azienda. 50
L’INDUSTRIA DELLA GOMMA | ELASTICA novembre 2015
Gli ultimi sviluppi della tecnologia della calandratura della gomma per la produzione di pneumatici e nastri trasportatori e per applicazioni speciali: sono gli argomenti che hanno tracciato il percorso della open house alla Rodolfo Comerio, svoltasi dalla fine dello scorso mese di settembre ai primi di ottobre presso la sede dell’azienda di Solbiate Olona, Varese. L’Industria della Gomma è andata a seguire l’evento
Macchinari
Rodolfo Comerio: attività e servizi L’elenco completo della produzione della Rodolfo Comerio e del service offerto alla clientela dalla società. • Produzione Calandratura - Mescolatori a 2 cilindri per pvc – gomma – mescole esenti amianto - Linee di calandratura per gomma - Linee di calandratura per pvc e materie plastiche in genere - Calandre per applicazioni speciali Calandre e mescolatori da laboratorio Converting - Linee di accoppiamento per gomma - Linee di accoppiamento per film di pvc - Sistemi di goffratura a registro (brevetto internazionale rc) - Linee di accoppiamento e goffratura per ogni prodotto - Linee di stampa a rotocalco per film di pvc - Ribobinatrici automatiche • Service - Rettifica dei cilindri calandra a freddo e a caldo - Revamping di linee esistenti - Impianti chiavi in mano - Smontaggio e montaggio di linee usate - Revisione e vendita di linee usate
Reparto centri di lavoro.
te e le novità presentate ai visitatori.
Successo oltre le attese
«La manifestazione ha avuto un successo superiore ad ogni aspettativa - ci dichiara con giustificata soddisfazione Nicola Fedele -. Basti pensare che, ad evento ufficialmente chiuso, riceviamo ancora richieste di visite da potenziali clienti o clienti consolidati interessati ai nostri macchinari e ai nostri nuovi sviluppi tecnologici. È stato un successo di immagine, certamente, e anche commerciale. Abbiamo modulato l’arrivo dei visitatori nel tempo, e ciò ha consentito ai clienti - reali e potenziali - di trarre maggiore soddisfazione e, soprattutto, beneficio dall’incontro con i nostri tecnici durante la presentazione delle novità. Più tempo a disposizione per chiedere chiarimenti e maggiori opportunità di approfondimenti tecnologici negli in-
contri con gli esperti della società sono stati certamente fattori premianti». Ogni visitatore - sembra essere la conclusione - ha avuto l’impressione che l’Open House fosse stata organizzata appositamente per lui. Sono intervenuti, tra le due settimane, i maggiori produttori mondiali di pneumatici, di nastri trasportatori e anche produttori di articoli speciali, attratti da linee di calandratura dalle grandi dimensioni per la produzione di materiale gommato per la fabbricazione di particolari materiali ad alto carico di laminazione con spessori molto sottili. Sono provenuti da ogni parte del mondo: Europa, USA, Brasile, Messico, Colombia, Sud Africa, Cina, Taiwan, India, Giappone. Segno, questo, dell’alto livello di notorietà raggiunto dalla Rodolfo Comerio su scala globale e dell’apprezzamento di cui gode l’azienda nel settore delle calandre e delle linee di calandratura per la qualità della sua produzione.
- una macchina a più cilindri rotanti, in numero variabile da due a quattro (e anche oltre, in casi particolari), disposti in configurazione diversa a seconda della lavorazione - ci si riferisce, a una macchina inserita in una sequenza di apparecchiature che lavorano collegate fra loro, ‘comunicano’ fra loro, perché sono coinvolte tutte nello stesso ciclo produttivo. È quella che si chiama ‘linea di calandratura’, di cui la calandra è l’elemento principale. È il cuore del sistema e del processo: riceve il materiale - gomma o plastica - dalle macchine che la precedono, lo trasforma in foglia con i suoi cilindri accoppiandolo con un altro materiale - un tessuto tessile, per esempio - e lo trasferisce alle macchine successive per le fasi conclusive della lavorazione. «Si tratta di linee che possono raggiungere anche il centinaio di metri di lunghezza - ci dice Nicola Fedele -, con uno sviluppo a volte anche su due livelli».
I contenuti dell’open house
Ai visitatori sono state mostrate quattro linee di calandratura per la lavorazione della gomma. La prima linea è per la gommatura di materiale cord tessile con cilindri di 610
Lo scopo è stato quello di illustrare ai visitatori gli ultimi progressi tecnologici e di processo nella calandratura della gomma. Quando si parla di calandra
Quattro linee in mostra
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Dalle Aziende
mm di diametro e 1.750 mm di larghezza per la produzione di pneumatici. La seconda è una doppia linea (dual line) per la gommatura di cord tessile e cord metallico per produrre le carcasse dei pneumatici. Il diametro e la larghezza dei cilindri sono 610 x 1.750 mm. «È una linea di calandratura combinata che fa il lavoro di due linee - ci spiega il responsabile commerciale dell’azienda -. Con una sola linea invece di due si produce materiale tessile o steel cord gommato. È un tipo di linea, questo, nella cui produzione la Rodolfo Comerio vanta un’esperienza trentennale. La nostra azienda - continua Nicola Fedele - è stata, infatti, la prima al mondo a produrre, negli anni ’80, una dual line, nata da una collaborazione con la società Pirelli. Questo ha consentito un notevole risparmio nei portafogli dei produttori di pneumatici». Notevole interesse ha suscitato il terzo impianto: una novità rappresentata da una linea ad alto automatismo per la gommatura di cord tessile Ø 610 x 2.000 mm per la produzione di nastri trasportatori ad alto spessore. La novità risiede nel fatto che il confezionamento del nastro finale, fino al raggiungimento anche di 40 mm di spessore attraverso la creazione di più strati, viene realizzato in maniera completamente automatizzata nella stessa linea di calandratura e non completato in un processo a parte, con il trasferimento della bobina in un’altra macchina. Il sistema studiato dall’azienda accoppia la foglia in uscita dalla calandra, e la avvolge su bobine fino a raggiungere l’impressionante diametro di 4,2 m. Particolare e interessante la quarta linea di calandratura, che utilizza una calandra con configurazione a “I” dei cilindri (Ø 750 x 2.700 mm) per la gommatura di materiali per applicazioni speciali quali, per esempio, battelli di salvataggio; molle di sospensione ad aria (airsprings) usate al posto delle convenzionali molle in acciaio nei veicoli sia leggeri che pesanti; mantici di collegamento di carrozze di treni, tram e autobus; rivestimento in gomma (printing blankets) dei cilindri delle macchine per stampa off-set. Tutte queste linee presentavano calandre dotate degli ultimi aggiornamenti tecnologici nei sistemi di controllo e regolazione automatica dello spesso52
L’INDUSTRIA DELLA GOMMA | ELASTICA novembre 2015
re e del profilo della foglia mediante lo spostamento idraulico dei cilindri, la loro curvatura (roll-bending) e il loro disassamento. Ma l’evoluzione riguardava anche l’elettronica, grazie al notevole improvement dei software di controllo dei processi e di regolazione automatica dei parametri di produzione, da tempo creati e sviluppati in azienda in un ufficio dedicato.
La ricerca alla base di tutto
I macchinari e le linee esposte erano, dunque, tutte espressione di una tecnologia di alto livello che non è sfuggita all’occhio attento del visitatore esperto. D’altra parte, non poteva non essere così. Il perché ce lo spiega ancora Nicola Fedele. «Le macchine della Rodolfo Comerio sono il risultato di un lavoro di ricerca continuo, motivato dalla necessità di soddisfare specifiche richieste della clientela. Nessuna macchina di quelle che produciamo è uguale a quella che l’ha preceduta e nessuna è uguale a quella che verrà costruita dopo. Perché ognuna è quella che il particolare cliente ha voluto. Questa è la nostra politica aziendale: acquisita la richiesta del cliente, parte il nostro lavoro di ricerca, con l’obiettivo principale della qualità. E
Sopra, il reparto rettifica a caldo. Nella pagina a fianco, dall’alto in basso: il reparto alesatrici; montaggio linee e montaggio calandre.
la nostra attività di ricerca copre tutte le fasi della produzione, dalla progettazione alla costruzione, dall’assemblaggio delle parti all’installazione e alla messa in marcia delle apparecchiature presso il cliente». La società, che negli ultimi anni ha quasi triplicato il fatturato, si è posizionata, nel 2013, al 5° posto tra le 50 migliori aziende del territorio per il suo importante indice di redditività (ROE = Return On Equity) pari all’86%. E negli anni successivi il risultato è stato ancora migliore. L’azienda ogni anno investe una considerevole percentuale del suo fatturato in ricerca e sviluppo, a dimostrazione dell’importanza che l’azienda attribuisce a questa attività. Così come il conseguimento della certificazione UNI EN ISO 9001:2000 testimonia l’attenzione che la società ripone nel raggiungimento di alti livelli qualitativi.
Macchinari Tutto questo vuol dire garanzia di capacità innovativa, di specializzazione nella progettazione e costruzione dei macchinari, di qualità della produzione oltre che del servizio alla clientela.
Quasi 140 anni di crescita
L’azienda nasce nel 1878 a Busto Arsizio come “Fonderie ed Officine Meccaniche Rodolfo Comerio” con l’attenzione rivolta principalmente alle macchine per l’industria tessile, che all’epoca era l’industria di maggior rilievo nel varesotto. Gradualmente negli anni la società orienta sempre di più il suo interesse verso le macchine per la lavorazione della gomma e della plastica fino a specializzarsi, in particolare, nella produzione delle calandre. Oggi la gestione dell’azienda, sempre a carattere familiare, è controllata dalla quarta generazione degli eredi di Rodolfo Comerio: i fratelli Enrico, presidente, e Carlo, amministratore delegato. Con loro la società consolida la sua immagine a livello globale di produttore qualificato di linee di calandratura grazie, soprattutto, alla loro capacità di innovazione sul piano della tecnologia e di miglioramento continuo su quello della qualità. Ne consegue un ampliamento della gamma prodotti che, a sua volta, genera un aumento del numero dei clienti. Di qui la necessità del trasferimento in una sede più grande per far fronte alle richieste del mercato che, nel frattempo, sono diventate non solo più numerose, ma anche più impegnative dal punto di vista tecnologico. E i fratelli Comerio costruiscono a Solbiate Olona un nuovo stabilimento, nel quale, nel 1981, trasferiscono uffici e produzione.
La nuova sede
È un complesso moderno, funzionale e in continua espansione, che si estende su una superficie di 35.000 metri quadrati, di cui, oggi, oltre 15.000 coperti, e nel quale trovano impiego 90 dipendenti circa. L’area ospita la produzione e gli uffici, ai quali di recente si è aggiunto l’ufficio commissioning, con la funzione di ponte di collegamento azienda-cliente nell’esaminare la messa in marcia delle linee e l’assistenza post-vendita. L’ufficio prende in carico la linea fin dal suo assemblaggio presso lo stabilimento e la segue poi nelle fasi di installazione, commissioning e garanzia, creando un collegamento tra il cliente, l’azienda e i tecnici sparsi per il mondo. L’INDUSTRIA DELLA GOMMA | ELASTICA novembre 2015
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OPEN HOUSE: DER-GOM è partner di Saspol Dal 14 al 18 Dicembre 2015
Macchinari
Quando un costruttore cinese bussa alla porta di Giuseppe Cantalupo
N
on sempre i manufatti prodotti in Cina riscuotono un buon successo sui mercati europei. Questo, perché spesso presentano problemi dal punto di vista della qualità che ne limitano la diffusione o ne escludono l’acquisto da parte di utenti esigenti. In genere, quando attecchiscono, ciò avviene per il loro più basso costo rispetto agli analoghi prodotti fabbricati in Europa. La Yizumi Rubber Machinery, società del gruppo Guangdong Yizumi Precision Machinery, produttrice di presse per lo stampaggio a iniezione della gomma, ha ben presente questa insidia e per evitarla si è sempre imposta, come obiettivo, una produzione di elevato livello qualitativo. Per parti importanti della componentistica e per il controllo degli automatismi delle sue macchine, infatti, si rivolge a fornitori europei di riconosciuta fama mondiale. Per la parte idraulica, per esempio, utilizza prodotti Rexroth e per quella elettrica/elettronica prodotti Siemens: garanzie più che sufficienti per superare lo scetticismo dei mercati occidentali e vendere prodotti appetibili, dal momento che le sue presse presentano la favorevole combinazione della qualità garantita, della validità della tecnologia che ne è alla base e del più basso prezzo rispetto a quelle dei costruttori europei. Elemento, quest’ultimo, di non secondaria importanza, specie in un’epoca come quella attuale, caratterizzata da una situazione economica che risente ancora della crisi.
La Yizumi Ruber Machinery di Guangdong, produttore tra i primi in Cina di macchine verticali per lo stampaggio a iniezione della gomma e del silicone solido, ha scelto la Saspol Technology di Vigevano come partner per la distribuzione esclusiva delle sue presse in Italia. L’accordo è stato siglato in luglio, e la rappresentanza italiana sta già riscuotendo un lusinghiero successo. Per il prossimo mese di dicembre Saspol ha organizzato una Open House presso la sua sede per ufficializzare l’evento e presentare al pubblico alcune macchine del costruttore cinese
Davide Dondena
L’INDUSTRIA DELLA GOMMA | ELASTICA novembre 2015
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Dalle Aziende
Sopra, La pressa della Saspol TC 1600 D a compressione da 1.600 t con campana del vuoto per stampaggio guarnizione diametro max 2.500 mm. A destra, La pressa della Saspol TF 2000 a compressione da 2.000 t per la produzione di lastre in gomma o EVA. Il costruttore cinese ha bisogno, però, di un trait d’union con l’Europa, di un distributore sul posto - almeno in un paese del vecchio continente - che vi faciliti la diffusione delle sue macchine. E ha scelto un’azienda italiana. Ci ha parlato di questo antefatto Davide Dondena, amministratore delegato della Saspol Technology di Vigevano, che abbiamo incontrato in azienda. «Quando si è messa alla ricerca di un partner italiano come distributore dei suoi prodotti nel nostro paese, - ci rivela Dondena - la Yizumi ha individuato nella Saspol la società che, per esperienza e tradizione, faceva al caso suo». E allora, le due società si sono incontrate, e l’accordo è diventato cosa fatta: dal mese di luglio di quest’anno Saspol Technology è il rappresentante esclusivo in Italia della Yizumi Rubber Machinery, e in questa nuova veste ha già venduto 13 macchine e ha in portafoglio gli ordini di altre 3. Assistenza tecnica e gestione della ricambistica saranno totalmente garantite dall’azienda di Vigevano, che curerà anche l’organizzazione e la gestione dell’esposizione di macchine Yizumi per visitatori e potenziali clienti. 56
L’INDUSTRIA DELLA GOMMA | ELASTICA novembre 2015
La Open House
«Per dare adeguata ufficializzazione all’evento, che è di sicuro importante per il mercato italiano delle presse per lo stampaggio a iniezione della gomma, abbiamo organizzato - ci informa Dondena - una Open House che si svolgerà qui a Vigevano, presso la nostra sede, dal 14 al 18 dicembre prossimo e vedrà la partecipazione anche di nostri partner importanti, che forniranno le attrezzature e i materiali necessari per le dimostrazioni con le macchine esposte». Sono brand di rilievo sullo scenario dello stampaggio della gomma, e precisamente: OR.P. Stampi di Viadanica, Bergamo, progettista e produttore di stampi per la gomma di risonanza internazionale, Der-Gom di Garbagnate Monastero, Lecco, produttore specializzato di mescole in gomma sia sintetica che naturale ad alto contenuto tecnologico, e Marbo Italia di Pogliano Milanese, Milano, leader indiscusso a livello globale nella produzione e commercializzazione di un’ampia gamma di chemical specialties per l’industria, tra le quali agenti distaccanti tecnologicamente avanzati».
Nel corso della manifestazione i partecipanti potranno vedere in funzione due presse verticali a iniezione del costruttore cinese: una da 2.800 kN di forza di chiusura e 2.000 cm3 di volume di iniezione e una da 4.400 kN e 4.000 cm3 di iniezione.
La Saspol Technology
È un’azienda a gestione familiare con una storia di oltre 50 anni di attività: 54, per l’esattezza. È stata fondata, infatti, da Quinto Pollastro nel 1961 come costruttrice di piccole presse per lo stampaggio della gomma e di macchine per calzature. Per l’intraprendenza e la capacità del fondatore di rispondere alle richieste sempre nuove e più esigenti della clientela, la società incontra presto il favore dei mercati. Con il successo arriva la necessità di ampliare la sede operativa per poter produrre macchinari di dimensioni maggiori per assecondare le richieste provenienti dai settori non solo dello stampaggio della gomma, ma anche della plastica. E così, la superficie riservata alla produzione passa, negli anni, dagli 800 metri quadrati iniziali ai 10.000 attuali, di cui 4.500 coperti.
Macchinari
La pressa della Yizumi YL2-V250L-2. Aumentano anche il numero e la portata dei carri ponte di cui si dota il reparto produttivo per costruire presse di tonnellaggio crescente: la dotazione attuale è di 15 carri ponte fino ad una massimo di 60 t di carico di sollevamento. Nel 2001 l’azienda, gestita fino ad allora da Maria Teresa Pollastro, figlia del fondatore, passa sotto il controllo di Davide Dondena, figlio di Maria Teresa, il quale prosegue nel percorso di costruttore attento agli orientamenti dei mercati e di fornitore di tecnologia all’avanguardia tracciato dai suoi predecessori. I suoi macchinari trovano utilizzo in vari settori industriali. I principali: gomma, plastica, nastri trasportatori, poliuretani, laminati, rivestimento auto, legno, freni, frizioni. Nel settore della gomma la Saspol produce macchine per lo stampaggio a compressione e ad iniezione. Queste ultime sono presse speciali realizzate su misura per il cliente. La gamma delle presse a compressione comprende le macchine che rappresentano il punto di forza dell’azienda, ossia le presse multivano ad eleva-
ta potenza per lo stampaggio di ogni tipo di gomma - dalla sintetica alla naturale - per la produzione, in particolare, di lastre, EVA, e, in generale, articoli di grandi dimensioni; comprende, inoltre, le presse a colonne per la produzione di articoli tecnici in gomma con piani di lavoro da 500x500 mm fino a 2500x2500 mm per la produzione di guarnizioni industriali di grandi diametri. Ricordiamo, tra le macchine speciali di questa gamma, la T2G 3200 A, recentemente realizzata per Bridgestone: una pressa oleodinamica con telaio a “doppia C”, costituita da 8+8 vani di lavoro con una lunghezza massima fino a 12 m, capace di sviluppare una forza totale di chiusura di 32.000 kN, con carico e scarico completamente automatico, per la produzione di battistrada nella ricostruzione dei pneumatici.
La Yizumi Rubber Machinery
È una società che fa parte della Guangdong Yizumi Precision Machinery Co., Ltd. Un gruppo dalle dimensioni semplicemente enormi sorto nel 2002 come costruttore di presse ad al-
La pressa della Yizumi YL2-V280L. to contenuto tecnologico per lo stampaggio a iniezione della gomma e della plastica e per la termoformatura di metalli. La produzione è affiancata da una costante attività di ricerca e sviluppo, che ne assicura il passo secondo la più aggiornata tecnologia. Per la società, l’innovazione tecnologica è un fattore di vitale importanza per il suo specifico settore di interesse, e per questo si avvale della collaborazione di ricercatori di alto livello. Non è un caso che in Cina si colloca tra i primi produttori di presse per la gomma. Si estende su un’area di oltre 200.000 metri quadrati e conta più di 2.000 dipendenti. Grazie a una rete commerciale nella quale operano oltre 30 agenti, i suoi macchinari sono diffusi in quasi 50 paesi, ma Yizumi ha programmi di ulteriore installazione di impianti in India, Sud America, Europa e altri importanti mercati ancora. Nel 2009 viene istituita la Yizumi Rubber Machinery Co., Ltd., col ruolo di divisione specifica della gomma con compiti di progettazione, ricerca e sviluppo, produzione, vendita e assistenza nell’ambito delle macchine per lo stampaggio a iniezione di questo materiale. L’INDUSTRIA DELLA GOMMA | ELASTICA novembre 2015
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Dalle Aziende
I principali centri di produzione della società sono situati a Shunde, dove è ubicata anche la sede operativa dell’azienda, a Wushe e a Suzhou, e colpiscono per l’estensione - notevole - della superficie occupata: l’unità di Shunde, nella provincia di Guangdong, si estende su un’area di 80.000 metri quadrati; quella di Wushe, anch’essa a Guangdong, copre una superficie di 81.117 metri quadrati; l’impianto di Suzhou, nella provincia di Jiangsu, occupa un’area di 33.213 metri quadrati, ma ne è già previsto un ampliamento.
di iniezione di 1.000, 2.000, 3.000 e 4.000 cm3, con pressione di iniezione, rispettivamente, di 2.300, 1.950, 1.950 e 1.750 bar. L’accesso all’area stampo è possibile da tre lati: frontale, retro e da sinistra. Inoltre, le macchine di questa serie - e della serie YL2 in generale - posseggono i requisiti adatti a soddisfare specificamente le richieste della clientela europea e americana, e precisamente, per citare i principali: - ampia dimensione delle piastre - alta precisione del sistema di controllo del processo (Siemens), utile nello stampaggio di prodotti sofisticati - quota ergonomica del piano di lavoro - alta efficienza e bassi consumi energetici del sistema idraulico (Rexroth) - touch screen HD a colori Siemens di 9’’ dotato della funzione remote control - facile programmazione della sequenza degli automatismi delle macchine e delle fasi del processo. La serie YL2 comprende anche le
Le macchine Yizumi
Le macchine Yizumi rappresentano una gamma molto vasta, e molti tipi sono già alla seconda generazione. Sono le presse verticali per lo stampaggio a iniezione della gomma della serie YL2 con diversa forza di chiusura, a seconda del materiale da stampare. A questa serie appartengono le YL2V280L: quattro versioni con forza di chiusura di 2.800 kN e volumi
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La qualità è misurata
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presse per lo stampaggio del silicone solido YL2-V360L e le YL2-AB500L e YL2-AB550L. Sono macchine dotate di uno speciale sistema di plastificazione e di iniezione del silicone. La V360L ha una forza di chiusura di 3.600 kN e un volume di iniezione di 4.000 cm3; la AB500L ha forza di chiusura di 5.000 kN e volume di iniezione di 10.000 cm3; la AB550L ha forza di chiusura di 5.500 kN e volume di iniezione di 13.000 cm3. La pressione di iniezione è di 1.260 kgf/cm2 per tutte e tre le macchine. Naturalmente, molti altri ancora sono i tipi di presse costruite dalla Yizumi Rubber Machinery, capaci di soddisfare le esigenze dei produttori di articoli in gomma di qualsiasi tipo e per qualsiasi settore applicativo. Attraverso Saspol Technology, pertanto, lo stampatore interessato ha ampie possibilità di scelta nella ricerca della macchina adatta alle sue esigenze prodotta da un costruttore cinese sicuramente affidabile e di riconosciuta qualità.
DGTS
quelli che i problemi di test
li risolvono loro DGTS Srl, nell’intento di soddisfare sempre al meglio le esigenze dei suoi clienti, è in grado di offrire un supporto tecnico competente e completo tramite i suoi servizi: Vendita e Installazione di apparecchiature e strumenti per il Laboratorio Controllo Qualità e Ricerca e Sviluppo per la determinazione delle caratteristiche fisico meccaniche delle materie prime e dei prodotti finiti Corsi di Formazione ed Aggiornamento del personale sull’utilizzo degli strumenti e dei relativi software ed accessori Presentazione degli strumenti anche presso la sede del cliente, con la possibilità di eseguire prove dimostrative su campioni forniti dal cliente stesso Assistenza Tecnica post-vendita Servizio di Taratura e Calibrazione Servizio di Manutenzione Servizio di Riparazione
DGTS SrL ISO 9001 : 2008 FM 518764
Corso Milano, 14 20837 Veduggio (MB) Italy TEL. +39 0362.910763 FAX +39 0362.911255 E-MAIL : info@dgts.it www.dgts.it
1928...
CAMPANA
1992 Un Lungo cammino insieme
2014...
News
Taccuino
Pneumatici con gomma da guayule dalla Bridgestone
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rodotti i primi pneumatici vettura con la sostituzione totale della gomma naturale da Hevea con quella estratta dal guayule. Li ha fabbricati la Bridgestone Corporation presso il suo Centro Tecnico in Giappone. Il guayule è un arbusto ricco di lattice che cresce in zone dal clima temperato e non richiede cure particolari nella sua crescita, tanto è vero che si può sviluppare anche nelle regioni aride del sud-ovest degli Stati Uniti e del Messico settentrionale, a differenza della gomma ottenuta dall’albero Hevea brasiliensis, che richiede climi tropicali ed è coltivato soprattutto nel sud-est asiatico. Per la produzione dei nuovi pneumatici, Bridgestone ha utilizzato la gomma naturale ricavata dal guayule coltivato nel suo appezzamento agricolo di 114 ettari a Eloy, in Arizona, e studiato nel suo Biorubber Process Research Center (BPRC) a Mesa, in Arizona, dove ha de-
finito condizioni e tecniche per la coltivazione della pianta e per lo sviluppo ottimale della gomma dalla nuova fonte per il suo utilizzo nella produzione dei pneumatici. Bridgestone ha dichiarato che concentrerà la sua ricerca sull’ottimizzazione
del contenuto di lattice di gomma naturale nel guayule e sull ’ampliamento della gamma di pneumatici ai quali estendere l’impiego del-
L’INDUSTRIA DELLA GOMMA | ELASTICA novembre 2015
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News
la nuova gomma. Già all’inizio dell’estate scorsa Bridgestone aveva fabbricato, presso il suo stabilimento di Roma, pneumatici nei quali il battistrada, i fianchi e il tallone di riempimento erano stati prodotti con gomma da guayule in sostituzione della gomma da hevea.
Un nuovo TPE della So.F.teR. a Fakuma
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a So.F.teR. di Forlì ha presentato a Fakuma, la fiera svoltasi a Friedrichshafen, Germania, dal 13 al 17 ottobre scorso, un nuovo compound a base di SEBS (la gomma termoplastica stirene-etilene-butilene-stirene) per la produzione di film elastici. Si tratta di un’applicazione nuova, di nicchia, e il prodotto è il Laprene 83FE00864. Mediante il processo di estrusione in bolla, questo nuovo materiale della casa forlivese porta alla formazione di un film elastico sottilissimo caratterizzato da elevata morbidezza e trasparenza, ottimo ritorno elastico e alta resistenza alla lacerazione. Ha uno spessore di 50 micron e può essere co-estruso con altri materiali, per esempio col polietilene, a formare film multistrato. Non contiene sostanze nocive alla salute e, pertanto, è idoneo al contatto con alimenti. Inoltre, essendo molto morbido, risulta anche confortevole e, quindi, adatto alla produzione di articoli per l’igiene personale, come pannolini per bambini e adulti, e per il settore paramedicale.
Parker Hannifin Ital Tecno Compounds
Parker Hannifin Italy s.r
Rubber Compounds Parker Hannifin Italy s.r.l. Tecno Compounds Un nuovo elastomero due anni, hanno comportato un invea suitable solution for every chall Tecno Compounds stimento di 300 milioni di dollari USA. Trelleborg L’impianto si estende su una superfiper guarnizioni cie di 200 ettari circa, e la Yokohama relleborg ha ampliato for la sua gamha annunciato l’intenzione di costruire a suitable solution every a suitable solution for every challenge ma prodotti per guarnizioni di tealtri impianti sul posto in funzione delnuta in sistemi idraulici statici con l’Ela crescita della domanda negli USA.
Rubber Compounds Rubber Compounds
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Parker Hannifin Italy s.r.l. Tecno Compounds
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okohama Rubber ha inaugurato, lo scorso mese di ottobre, un nuovo stabilimento per la produzione di pneumatici autocarro e autobus a West Point, nel Mississippi. È uno stabilimento all’avanguardia, del cui progetto di costruzione Yokohama aveva dato l’annuncio nell’aprile 2013. A maggio dello stesso anno il costruttore giapponese aveva istituito la Yokohama Tire Manufacturing Mississippi (YTMM) col compito di supervisore della costruzione, per poi assumere la gestione della nuova unità ad opera finita. I lavori, cominciati a settembre 2013 e portati a termine in soli C
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Plant: Parker Hannifin Italy Srl
Plant: Parker Tecno Compounds
Parker Tecno Compounds Parker Hannifin Italy Srl Via Privata Archimede 1 Via Toscana, 6/8 Via Privata Archimede 1 Via Toscana, 6/8 – Italy 27010 Siziano (PV) 20094 Corsico (MI) – Italy20094 Corsico 27010(MI) Siziano (PV) 45+39 19 0382 24 46 Tel +39 0382 67 82 266 Tel. +39 02 45 19 24 46 Tel. +39 02Tel 67 82 266 36+39 26 0382 96 1967 82 222 Fax +39 0382 67 82 222 Fax +39 02 36 26 96 19 Fax +39 02Fax www.parker.com www.parker.com/tecnocompounds www.parker.com www.parker.com/tecnocompounds
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aerospace Sales: climate control electromechanical Plant:filtration fluid & gas handling hydraulics pneumatics process control sealing & shielding
aerospace climate control electromechanical filtration fluid & gas handling hydraulics pneumatics process control sea Parker Tecno Compounds Parker Hannifin Italy Parker Tecno Compounds Parker Hannifin Italy Srl Srl ViaPrivata Privata Archimede 1 Via Toscana, Via Archimede 1 Via 6/8 Toscana, 6/8 20094 Corsico (MI)(MI) – Italy 27010 Siziano (PV) Sales: 20094 Corsico – Italy Plant: 27010 Siziano (PV) Tel. +39 02 45 19 24 Srl 46 Tel +39 0382 Compounds 67 82 266 Parker Tecno Parker Hannifin Italy Tel. +39 02 45 19 24 46 Tel +39 0382 67 82 266 Fax +39 02 36 26 96 119 Fax +39 0382 Via Privata Archimede Via Toscana, 6/867 82 222 Fax +39 02 (MI) 36 26 96 19 Fax(PV) +39 0382 67 82 222 www.parker.com www.parker.com/tecnocompounds 20094 Corsico – Italy 27010 Siziano www.parker.com www.parker.com/tecnocompounds Tel. +39 02 45 19 24 46 Tel +39 0382 67 82 266 Fax +39 02 36 26 96 19
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Taccuino
lastomeric Dualseal, un prodotto che, oltre ad assicurare prestazioni migliorate in applicazioni di medio-alta severità delle condizioni di esercizio, fa anche risparmiare tempo e denaro. È, infatti, monocomponente, in quanto rappresenta un’alternativa agli o-ring e agli anelli di back-up per la tenuta di cilindri e valvole in impianti idraulici: un solo pezzo al posto di due, più semplice e più facile da installare, che soddisfa, inoltre, la norma ISO 3601-1/AS 568 prevista per gli oring nelle stesse applicazioni e assicura, rispetto agli o-ring, reali vantaggi e benefici all’utilizzatore. Alcuni esempi di applicazioni nelle quali Trelleborg ne raccomanda l’impiego: carrelli elevatori, idraulica industriale, idraulica mobile, strumentazione di macchinari, valvole, presse idrauliche, presse per lo stampaggio a iniezione, nelle seguenti
condizioni di esercizio: pressione statica 0-21 MPa, temperatura da -30°C a 100°C, gap di trafilatura 0,15 mm max. radiale, fluidi di contatto a base di petrolio.
La filiale italiana di TER Chemicals Distribution Group
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ER Chemicals Distribution Group ha trasferito, dallo scorso primo settembre, la propria attività italiana di distribuzione di specialità chimiche TER Italia Srl, società appositamente costituita a questo scopo. Il passaggio consente a TER Group di ampliare ulteriormente i servizi di distribuzione nell’Europa meridionale. Oliver Zimmermann, CEO di TER Chemicals Distribution Group, si è così espresso: «Era solo una questione di tempo arrivare a costituire una società in Italia, che rappresenta uno dei principali mercati europei, in modo da soddisfare una domanda di prodotti estremamente allettante. La nostra nuova filiale di Milano favorirà la penetrazione di TER Chemicals nel mercato europeo. Una presenza stabile in Ita-
lia contribuirà altresì a rafforzare i rapporti a lungo termine con i nostri committenti strategici e ad attrarne di nuovi, affidabili e competenti». Ivan Calcaterra, Country Manager di TER Italia S.r.l., ha commentato: «Fin dalla sua costituzione, TER Italia S.r.l. può già contare su una gamma di specialità chimiche di primaria importanza, fornite ad industrie che sono nostri clienti strategici. Svilupperemo ulteriormente il nostro portafoglio concentrandoci soprattutto su materie prime innovative e su prodotti chimici speciali per uno sviluppo sostenibile. Confidiamo anche di riuscire ad estendere alcune delle attuali partnership di TER Group al mercato italiano. La competenza e la formazione tecnica del team di vendita di TER Italia in relazione alle applicazioni dei clienti, unita ad un’eccellente piattaforma logistica, rappresentano un punto di forza ed un importante contributo in vista del conseguimento dei nostri obiettivi: miriamo a diventare il partner perfetto per i nostri clienti, ossia un fornitore affidabile, responsabile, preciso e puntuale. Siamo pronti a raccogliere questa nuova sfida».
News
Il primo centro ippico in gomma riciclata
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campi di applicazione della gomma riciclata si allargano sempre di più. Ora è la volta delle superfici su cui far sgambare i cavalli. Per la prima volta anche in Italia, infatti, i quadrupedi potranno godere dei vantaggi del riciclo di gomma da pneumatico nel primo centro ippico d’Italia riqualificato grazie a una pavimentazione realizzata con la gomma da riciclo dei pfu. A realizzare il progetto nel centro ippico Tashunka di Todi sono stati Uisp-Unione Italiana Sport Per tutti ed Ecopneus, la società senza scopo di lucro responsabile della gestione del 70% dei Pneumatici Fuori Uso in Italia. Per realizzare gli oltre 500 metri quadri di pavimentazioni del centro perugino sono state utilizzate circa 15 tonnellate di gomma riciclata, l’equivalente in peso di oltre 1.600 pneumatici da autovettura. Una quantità di materiale utile per realizzare superfici in grado di garantire sia il benessere dell’animale che una migliore gestione legata ai costi, alla pulizia e alla manutenzione. Uno specifi-
co progetto di ricerca dell’Università di Perugia, in collaborazione con Uisp ed Ecopneus, analizzerà inoltre i benefici delle pavimentazioni in gomma da riciclo per la salute dell’animale, in particolar modo la minore incidenza delle patologie connesse alla silicosi e i miglioramenti nei disturbi alle articolazioni del cavallo. «Il recupero dei materiali è un settore su cui stiamo puntando molto, con un investimento in ricerca e sviluppo che dal 2011 ad oggi ha raggiunto i 14 milioni di euro, per consolidare i mercati esistenti e svilupparne di nuovi - sottolinea Giovanni Corbetta, dg Ecopneus - Nel caso delle pavimentazioni in gomma riciclata per il mondo equestre ci sono realmente concreti vantaggi economici, ambientali e per la salute dell’animale, che ci fanno ben sperare per una loro ampia diffusione in tanti altri centri equestri in tutta Italia». «Siamo per attività sostenibili e a basso impatto ambientale, sia per il cavallo, sia per il cavaliere - dice Vincenzo Manco, presidente nazionale Uisp - I campi di allenamento solitamente sono realizzati in sabbia, materia-
le che rilascia sostanze nocive che vengono respirate dal cavallo. Grazie alla gomma da riciclo questo problema viene superato brillantemente. Inoltre, si tratta di un materiale antitrauma per il cavallo che riduce la possibilità di infiammazioni tendinee». (fonte adnkronos)
the right formula for your compound in fkm fpm Produciamo l’intera gamma di fluoroelatstomeri FKM-FPM (bisfenolici e perossidici) compreso mescole filtrate per applicazioni speciali.
We produce the entire range of fluoroelastomer compounds FKM-FPM (bisphenol and peroxide) including filtered compounds for specialist applications.
Produciamo mescole a base di fluoroelastomeri FKM (FPM) con le formule dei nostri clienti o con formule nostre. Formuliamo mescole che corrispondono alle specifiche di capitolato, alle tue attrezzature, tecnologie e metodi di stampaggio. La nostra capacità di produzione è di 1500 ton/anno.
All our production is based on our formulas and on our customers’ formulas, tailor-made to fit the specific needs of our customers. Our compounds are made to match the necessary specifications, your equipment, technologies and moulding methods. Our production capacity is 1500 tons/year.
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Il nostro ricordo di Emilio De Tuoni Emilio De Tuoni, uno dei nostri più appassionati e amati collaboratori, è scomparso lo scorso 23 ottobre. Si occupava della rubrica dell’Abbiamo Letto Per Voi, che ha curato per tanti anni, sfruttando non soltanto la sua profonda conoscenza delle tecnologie della gomma ma anche la passione per il tedesco, lingua che lo affascinava e che gli consentiva di tradurre con estrema precisione gli articoli pubblicati dalle più importanti riviste tecniche del settore, pubblicate appunto in Germania. Abbiamo voluto affidare alla memoria e alla penna del nostro storico direttore, Eugenio Faiella, che tanto a lungo ha lavorato con De Tuoni, il ricordo di uno dei nostri più cari amici. Nessuna testimonianza meglio della sua può essere più rappresentativa del servizio che De Tuoni ha dato, in termini di conoscenze e condivisione, al settore italiano della gomma, e del sentimento di gratitudine che gli riservano la redazione de L’Industria della Gomma e tutta la nostra casa editrice.
Emilio, che ci ha lasciati, dopo una lunga malattia, il 23 ottobre, non era solo un collaboratore di questa rivista. Era un amico che ha partecipato al nostro lavoro con continua disponibilità per almeno venti anni. Era nato nel 1930, aveva completato gli studi all’Università di Pavia dove si era laureato in chimica nel 1957. Subito dopo era entrato in quel crogiuolo di saperi e di intelligenze che è la Pirelli, dove rimase, lavorando con la qualifica di dirigente nel reparto mescole, fino agli anni Novanta. Poi continuò ad operare nel settore come consulente, in particolare di Assogomma, e come docente; sono tantissimi i giovani tecnici che ancora ricordano le sue lezioni ai corsi e ai seminari del Cerisie. Tutto senza trascurare la sua passione per la montagna, soprattutto l’amata Valle d’Aosta, dove appena possibile provava la sua bravura di esperto scalatore e sciatore. Con L’Industria della Gomma cominciò con articoli, che a volte erano veri e propri saggi, sui più attuali sviluppi nel campo dei materiali e delle attrezzature. Poi vennero le corrispondenze da congressi, fiere ed eventi in Italia e all’estero. Ma soprattutto ha legato il suo nome alla rassegna della stampa tecnica estera. Grazie alla sua acuta intelligenza e alla padronanza delle lingue, in particolare il tedesco, che coltivò con continuità per anni, è difficile che gli sfuggisse qualcosa di quanto negli altri paesi accadeva nel campo degli elastomeri sotto il profilo della ricerca, delle esperienze, delle innovazioni. Ci mancherà il suo sapere, il suo spirito critico, la cortese ironia, l’impegno alla precisione e alla puntualità (anche quando doveva, come diceva, “battagliare” con il computer). Ciao Emilio e grazie. Ma grazie anche a sua moglie, la dottoressa Augusta, che per molti mesi è stata un prezioso tramite tra il marito malato e noi della redazione. Eugenio Faiella
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gli inserzionisti
Gli inserzionisti di questo numero
NOVEMBRE 2015 - NUMERO 9
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INTERSEALS 11
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Metti, togli, metti, togli, metti, togli... I tempi moderni sono dettati dai provini I vostri tecnici di laboratorio faticano a concentrarsi? Avete l’impressione che qualcosa li rallenti? Qualcosa interrompe in continuo il loro lavoro? Se quel “qualcosa“ è la smisurata fame di provini della strumentazione da laboratorio... beh, allora vi serve un po’ di automazione.
Gibitre Instruments ha pronta la soluzione. Il porta-provini rotante per Durometro Micro-IRHD, il caricatore per reometro MD ed i nuovi strumenti automatizzati in arrivo permetteranno ai vostri tecnici di ritrovare la concentrazione e di dare il meglio là dove è maggiormente richiesta la loro competenza.
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Gibitre Instruments s.r.l. Strumenti da laboratorio per il controllo di gomma e plastica Via Dell’Industria, 73 - 24126 Bergamo - Italy Tel.: +39 035 460.146 Fax +39 035 460.687 - www.gibitre.it info@gibitre.it
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Italian company, manufacturer of compression presses for rubber products Azienda italiana produttrice di presse a compressione per prodotti in gomma
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