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MENSILE DEGLI ELASTOMERI E DEGLI ALTRI POLIMERI RESILIENTI
MAGGIO 2016 - NUMERO 4
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SOMMARIO
ANNO 59 - maggio - n. 4
Federazione Gomma Plastica
assogoMMa
L’INDUSTRIA DELLA GOMMA ELASTICA www.industriagomma.it Direttore responsabile Andrea Aiello In redazione Riccardo Oldani - riccardo.oldani@edifis.it Collaborano alla rivista Giuseppe Cantalupo, Eugenio Faiella, Gianpaolo Brembati Progetto e Grafica Mariella Salvi - mariella.salvi@edifis.it Pubblicità dircom@edifis.it Traffico Pubblicitario Roberta Motta - roberta.motta@edifis.it Stampa Aziende Grafiche Printing srl Peschiera Borromeo (MI) Costo di una copia ai soli fini fiscali € 1,00 Abbonamento Italia € 90, Europa € 130, Estero € 150 abbonamenti@edifis.it Arretrati € 15,00 Amministrazione amministrazione@edifis.it
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L’Industria della Gomma una rivista edita da: Edifis S.p.A. viale Coni Zugna 71 20144 - Milano - Italy Tel. +39 023451230 Fax +39 023451231 www.edifis.it
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L’INDUSTRIA DELLA GOMMA | ELASTICA maggio 2016
10 Rassegna della stampa tecnica estera
L’INTERVISTA
14 INDUSTRIA 4.0: COME E PERCHé
RIVOLUZIONERà L’INDUSTRIA ITALIANA
Dal 24 al 26 maggio Fiere di Parma ospita SPS-IPC Drives Italia, la fiera sulle tecnologie dell’automazione industriale, con un focus su la quarta rivoluzione industriale, o Industria 4.0. Donald Wich, amministratore delegato di Messe Frankfurt Italia, che organizza l’evento, ci parla dei contenuti e di come anche le PMI italiane saranno interessate da questa profonda trasformazione
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17 speciale arriva l’era del silicone
Gli elastomeri siliconici sono sempre più usati, non solo nei settori classici, come l’alimentare e l’illuminotecnico, ma sempre di più anche nel medicale e nell’automotive. Ecco una rassegna di prodotti e soluzioni per i produttori di articoli tecnici che hanno decisi di utilizzarli. • Bluestar Silicones • Elmet • Engel • For Lab Italia • Franciacorta Stampi • Gibitre Instruments • Kraiburg • Mesgo • Momentive Performance Materials • O.C.S. • OR.P. Stampi • Rabbi Claudio & C. • Saspol • State Technologies • Wacker
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SOMMARIO
ANNO 59 - MAGGIO - n. 4
DALLE Tovo Gomma AZIENDE
34 virtual molding rende più trasparente lo stampaggio del silicone liquido Un test ha confrontato i sistemi tradizionali di simulazione
di stampa e il software Virtual Molding di Sigmasoft in un’applicazione per la produzione di un oggetto in LSR
40 raffreddamento delle mescole: l’innovazione è in coda Rubber Trade Machinery, azienda di Oggiona Santo Stefano,
17
in provincia di Varese, ha progettato un innovativo forno di raffreddamento per le mescole appena uscite dalla fase di compoundazione. Siamo andati a vedere di che cosa si tratta e a visitare l’azienda
46 articoli tecnici per il medicale: una case history vicino a modena Francesco Franceschetti Elastomeri ha organizzato lo scorso marzo
una open house per presentare una propria nuova linea di prodotti, denominata Marfran.Med, di elastomeri termoplastici pensati espressamente per il settore medicale.
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normative 50 CLASSIFICAZIONE, ETICHETTATURA E IMBALLAGGIO
DELLE SOSTANZE: NUOVE REGOLE IN VIGORE Da fine marzo il regolamento CLP è stato adeguato al GHP, sistema armonizzato globale per etichettatura e classificazione delle sostanze messo a punto dall’Onu. Vediamo che cosa cambia
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55 taccuino
• Bene il consumo di gomma in Europa • Il grafene G+ è un prodotto sicuro per la salute • Il nuovo tubo Tudertechnica con sottostrato in Teflon PTFE • Un tir Desma per spiegare l’Industry 4.0 con un tour europeo • Un premio e una nuova filiale a Taiwan per Arburg • IMCD apre un ufficio in Giappone e una nuova società in Ohio • Una soluzione Siemens per tenere d’occhio i consumi energetici
63 calendario degli eventi 64 gli inserzionisti di questo numero
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L’INDUSTRIA DELLA GOMMA | ELASTICA maggio 2016
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ELASTICA
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L’INDUSTRIA DELLA GOMMA | ELASTICA maggio 2016
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L’INDUSTRIA DELLA GOMMA | ELASTICA maggio 2016
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L’INDUSTRIA DELLA GOMMA | ELASTICA maggio 2016
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ELASTICA
Rassegna della stampa tecnica estera
NUOVI MATERIALI RELAZIONI STRUTTURAPROPRIETÀ DI MESCOLE DI GOMMA PER BATTISTRADA DI PNEUMATICI AUTOVETTURA, BASATE SU OLIO AROMATICO “SICURO”. A.Rathi, W. K. Dierkes, A. Blume, Enschede, M. Hernández, Delft (The Netherlands), C. Bergmann, J. Trimbach, Hamburg (Germany) - email: a.blume@ utwente.nl - KGK n. 1-2/2016, pag. 22-27.
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rgomento d’attualità quello dell’olio di processo, utilizzato in mescole di gomma, alla luce dei riflettori accesi sulla pericolosità di alcuni oli minerali e delle nuove alternative “green” degli oli vegetali, peraltro qui non menzionata. Questo studio si occupa di una mescola battistrada per pneumatici autovettura e si apre con una corposa introduzione, oltremodo interessante sia per gli addetti ai lavori, che possono qui rinfrescarsi la memoria sulla casistica affrontata, sia per chi non conosce in dettaglio l’argomento perché si occupa di altri settori dell’industria della gomma. Per i pneumatici di primo equipag-
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L’INDUSTRIA DELLA GOMMA | ELASTICA maggio 2016
giamento più di 20 proprietà devono essere bilanciate per assicurare prestazioni ed efficienza al battistrada: tra queste proprietà risaltano la resistenza al rotolamento, la tenuta sul bagnato e la resistenza all’abrasione. La sfida per ogni compoundatore consiste nel trovare un compromesso fra queste proprietà, il miglioramento di una delle quali causa il deterioramento delle altre due, avendo a disposizione polimero, tipo e quantità di carica e di aiuti di processo e sistema di vulcanizzazione. Lo studio si occupa di olio di processo, che si comporta come un aiuto di processo, e parla degli oli sicuri dal punto di vista della cancerogenicità connessa agli idrocarburi policiclici aromatici, che il pneumatico può rilasciare nell’ambiente a causa del suo deterioramento. Ci si focalizza così sul TDAE (Treated Distillate Aromatic Extract = estratto aromatico distillato trattato) e sul suo effetto sulle dinamiche della catena polimerica. Come polimeri sono stati scelti il copolimero FsS-SBR (SBR ottenuto in soluzione funzionalizzata) e BR (polibutadiene) ad alto cis. Del TDAE si
considerano la struttura molecolare, il peso molecolare e la reattività chimica, al fine di prevederne il comportamento nelle mescole, e il grado di cambiamento nella Tg della mescola con olio è utilizzato come criterio per confrontare la compatibilità dell’olio col polimero. Si ricorre così alle tecniche di DSC (Differential Scanning Calorimetry = calorimetria differenziale a scansione), DMA (Dynamic Mechanical Analysis = analisi dinamica meccanica) e BDS (Broadband Dielectric Spectroscopy = spettroscopia dielettrica a banda larga), delle quali si discutono in dettaglio l’efficacia delle misurazioni. Dopo l’esposizione dei materiali scelti, della formulazione e lavorazione della mescola, della vulcanizzazione e delle apparecchiature utilizzate, si passa alla dettagliata ed estesa discussione dei risultati, di cui sono interessanti la scelta del parametro di solubilità (δ), come indicatore del grado di interazione tra i materiali, e la considerazione che un miglioramento delle proprietà a bassa temperatura si può constatare solo per polimeri con un valore di Tg superiore
Abbiamo letto per voi a quello dell’olio di processo usato. Conclusione dello studio è che la compatibilità del polibutadiene (BR) con il TDAE è più alta di quella del polimero FsS-SBR, in cui la presenza di gruppi funzionali probabilmente ostacola il rilassamento della catena polimerica. Tuttavia la diminuzione della viscosità Mooney per entrambi i polimeri estesi all’olio TDAE indica chiaramente il miglioramento della processabilità sia per FsS-SBR che per BR.
PRODOTTI E PROCESSI PROCESSABILITÀ E STAMPABILITÀ DELLA GOMMA NITRILICA IDROGENATA: EFFETTI DI COAGENTI, AIUTI DI PROCESSO E AMMORBIDENTI.
Preeyanuch Prasopnatra, Chakrit Sirisinha, Bangkok, Pongdhorn Sae-oui, Pathumthani (Thailand) - email: chakrit. sir@mahidol.ac.th - KGK n. 1-2/2016, pag. 28-32.
L
a nitrilica idrogenata (HNBR) è conosciuta per offrire prestazioni superiori a quelle della nitrilica (NBR), in particolare per quanto riguarda il deterioramento ad alta temperatura, e per questo motivo viene utilizzata in applicazioni gravose nei settori dell’automobile, delle guarnizioni industriali e dei cilindri. Tuttavia l’aggiunta di una carica rinforzante come il nero di carbonio causa un inevitabile aumento della viscosità, con conseguente scarsa processabilità, dovuta alla bassa fluidità e all’alto rischio di scottatura della mescola. Si ricorre così all’utilizzo di aiuti di processo (Struktol WB 222 e Struktol NS 60) che, insieme ai coagenti (Sartomer TRIM - trimetil propano trimetacrilato e Sartomer ZDA - zinco diacrilato) e all’ammorbidente (TOTM - tris-2etiesil trimellitato), sono l’oggetto di questo studio, che determina e confronta le proprietà reologiche di mescole di HNBR, tutte a reticolazione perossidica, in cui questi prodotti sono stati incorporati. La viscosità Mooney risulta eviden-
temente più bassa all’aumento della quantità di tutti gli additivi, che però si differenziano per l’entità della diminuzione, che è più alta per lo Struktol WB 222 e più bassa per il Sartomer ZDA. Anche nella relazione fra viscosità apparente e velocità di taglio apparente, rilevata con reometro capillare, lo Struktol WB 222 dà luogo alla minima viscosità riscontrata. La viscosità complessa mostra la stessa tendenza alla diminuzione, con l’aumento della quantità di additivo utilizzata, con gli stessi risultati ottenuti nella rilevazione della viscosità Mooney. Per quanto riguarda invece il tempo di scottatura, i coagenti Sartomer TRIM e Sartomer ZDA lo riducono, mentre gli altri tre additivi lo aumentano. La differenza nella coppia (torque) si rivela un’indicazione indiretta della densità di reticolazione, che dà i valori più elevati con la presenza di Sartomer TRIM e Sartomer ZDA. I due coagenti, grazie ai loro monomeri, aumentano il modulo di stoccaggio più degli altri additivi. Poiché lo Struktol WB 222 e il Sartomer TRIM si rivelano i più idonei a migliorare la processabilità in modo significativo, è interessante confrontare il comportamento viscoelastico, sotto deformazione ciclica, dei vulcanizzati di HNBR modificati con diverse quantità di questi due additivi. I risultati rivelano che il modulo elastico di tutti i sistemi è più grande del modulo dissipativo, il che suggerisce che il comportamento elastico prevale su quello viscoso. Intuitivo è il risultato della misurazione, tramite reometro capillare, della stampabilità delle mescole di HNBR (la fotografia relativa all’influenza della quantità di Struktol WB 222 lo evidenzia), con una classifica che vede ancora lo Struktol WB 222 al primo posto e il Sartomer ZDA all’ultimo. Interessante la rilevazione dei risultati della Tg dei vulcanizzati di HNBR, condotta a diverse quantità di utilizzo degli additivi, che denota costanza per gli aiuti di processo e variazioni sensibili per gli altri additivi.
La conclusione dello studio è che tutti gli additivi in esame sono in grado di ridurre la viscosità della mescola ma con modalità differenti. Il Sartomer ZDA offre l’effetto di plastificazione e la sicurezza di scottatura più scarsi, ma con un vantaggioso aumento della densità di reticolazione. Tra i due coagenti, il Sartomer TRIM offre un compromesso di processabilità e stampabilità, nonché un aumento della densità di reticolazione. Infine, i due aiuti di processo mostrano una riduzione dell’efficienza di reticolazione, nonostante i vantaggi in processabilità e stampabilità.
PRODOTTI E PROCESSI EFFETTO DEL TIPO DI VULCANIZZAZIONE SULLA LACERAZIONE IN FUNZIONE DEL TEMPO. PARTE I. VULCANIZZATI A BASE SBR CARICATA CON NERO DI CARBONIO.
Meng-Jiao Wang, Qingdao (China), Frank N. Kelley, Akron (USA) - email: wangmj@ everi.com.cn – KGK n.1-2/2016, pag. 3845.
L
o studio della lacerazione dei vulcanizzati in funzione del tempo, che mostra il comportamento viscoelastico, è molto importante sia dal punto di vista teorico che pratico. L’energia di lacerazione misura la forza dei materiali macromolecolari e si può usare per caratterizzare le gomme, oltre ai tradizionali carico di rottura ed allungamento a rottura, ed è necessaria per la progettazione di manufatti in gomma, di cui contribuisce a determinare le prestazioni. Le attuali prove di lacerazione sono spesso insoddisfacenti a causa della mancanza di correlazione con la prestazione del prodotto finale. Questo studio si occupa sia delle energie che delle condizioni di lacerazione, che dipendono entrambi dal movimento segmentale e dal processo di isteresi, che dipendono a loro volta dalla struttura molecolare del polimero e dalle variabili di mescoL’INDUSTRIA DELLA GOMMA | ELASTICA maggio 2016
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ELASTICA lazione, quali tipo e quantità di carica, contenuto di plastificante e densità e tipo di vulcanizzazione. Si è selezionato in particolare l’effetto del tipo di vulcanizzazione nel processo di lacerazione, poiché è una delle più importanti caratteristiche, facilmente modificato dalla mescolazione, dei reticoli della gomma che comprendono legami polisolfurici, disolfurici, monosolfurici e carboniocarbonio. L’interesse è quello di scoprire il modo in cui la natura dei legami chimici in reticoli elastomerici, caricati con nero di carbonio, influisce su energie e condizioni di lacerazione, al fine di comprendere meglio il meccanismo di rottura dei manufatti. Questo studio si limita al copolimero stirene-butadiene (SBR), esempio di gomma non cristallizzante, mentre il comportamento della gomma naturale (NR), gomma cristallizzante su sollecitudine, sarà oggetto di un altro studio. Di solito le proprietà meccaniche dei vulcanizzati dipendono dal tipo di legame coinvolto e diminuiscono nella sequenza polisolfurico, disolfurico, monosolfurico e carbonio-carbonio, ordine che è l’opposto di quello relativo alle energie del legame di reticolazione. La connessione fra energie del legame di reticolazione e carico di rottura viene proposta in due modi, uno relativo alle condizioni della prova e l’altro alle condizioni di vulcanizzazione. Poiché l’energia di lacerazione è una proprietà più fondamentale del carico di rottura, ci si potrebbe aspettare che gli studi sull’energia di lacerazione siano più utili per stabilire quale delle due proposte è maggiormente responsabile per la rottura a lacerazione. Le mescole di prova sono state formulate con nero di carbonio N330 e, per ottenere legami poli-mono-solfurici e carbonio-carbonio, si sono adottati diversi sistemi di reticolazione, ossia convenzionale a zolfo per i polisolfurici (PS), con accelerante CBS e poco zolfo per i monosolfurici (MS), con dicumilperossido (DCP) per quelli carbonio-carbonio, con la condizione 12
L’INDUSTRIA DELLA GOMMA | ELASTICA maggio 2016
che tutti i vulcanizzati presentino la stessa densità di reticolazione. Sono state poi determinate la densità di reticolazione e i legami polisolfurici e disolfurici, mentre le prove di lacerazione sono state effettuate su di un provino a pantalone, sostenuto da tessuto, con intervallo di temperatura -60/+55°C per osservare le condizioni di lacerazione e per calcolare l’energia di lacerazione con la forza richiesta per propagare la lacerazione. Con il supporto di numerosi grafici tridimensionali si illustrano finalmente i risultati dello studio, disquisendo accuratamente su condizioni ed energia di lacerazione in termini non semplici ma comprensibili. Si è appurato che, in funzione delle condizioni sperimentali, esistono due tipi di comportamento alla lacerazione, associati alla gomma SBR, ossia fenomeni di lacerazione stabile e instabile, che sono controllati dalle proprietà viscoelastiche del materiale. Di rilievo la casistica della lacerazione instabile, definita come lacerazione “stick-slip” (adesione-slittamento), e dell’omonimo comportamento dei vulcanizzati ottenuti dalle mescole con diversi sistemi di reticolazione. Conclusione ultima dello studio, oltre alle osservazioni già menzionate, è che tutti gli esperimenti condotti hanno dimostrato che i vulcanizzati polisolfurici offrono una più alta energia di lacerazione.
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Aleksandra Smejda-Krzewicka, Wladyslaw M. Rzymski, Lodz (Poland) - email: aleksandra.smejda-krzewicka@p.lodz.pl – KGK n.1-2/2016, pag. 46-51.
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a tecnologia della vulcanizzazione prevede la formazione di legami fra le macromolecole di gomma con reticoli di diversa struttura ed energia a seconda del tipo di legame. A causa della conseguente eliminazione di movimenti traslazionali, la rigenerazione dei manufatti di gomma è molto difficile e richiede procedure o trattamenti speciali. Gli scarti della gomma e i suoi manufatti consumati sono un grosso problema ambientale e il loro utilizzo costituisce un importante problema, per il quale si sono sviluppati molti metodi per un efficiente riciclaggio e utilizzo: pirolisi e combustione, rigenerazione, macinazione, granulazione “devulcanizzazione” con microonde e ultrasuoni. La gomma riciclata si usa anche per ottenere nuovi prodotti, ad esempio gomme termoplastiche, o per modificare asfalto o cemento. In particolare, la rigenerazione consiste nel trasformare la gomma elastica vulcanizzata in materiale plastico: questo processo richiede un’inevitabile distruzione della struttura di reticolazione, con rottura selettiva dei reticoli e mantenimento dei legami chimici nella principale catena dell’elastomero (“devulcanizzazione” specifica). I metodi di rigenerazione più conosciuti sono quelli a bagno d’olio (processo bacinella), a vapore umido o secco (processo digestore), meccanico e di Elgin (processo riciclatore). In uno studio precedente gli stessi autori (vedi n. 636 della rivista, marzo 2016) avevano descritto l’efficace metodo di rigenerazione di manufatti usati, prodotti con gomma butilica (IIR) vulcanizzata con resina fenoloformaldeide. In questo studio si verifica la possibilità di modificare mescole crude e manufatti vulcanizzati di gomma butilica con l’utilizzo di granuli di gomma, ottenuti da manufatti usati polverizzati di gomma butilica vulcanizzata con resina fenolo-formaldeide. Allo scopo di ottenere vulcanizzati con le migliori caratteristiche meccaniche possibili, ci si focalizza sulla selezione di idonee proporzioni dei componenti della mescola e della corretta quantità di
Abbiamo letto per voi offre comunque valori apprezzabili. Passando a valutare l’utilizzo di granuli sottoposti a lavorazione termo-meccanica, mediante Plasti-Corder (GRCIII/T) a temperature di 160 e 190°C, si ricorre ad una miscela 1:1. Si nota un allungamento dei tempi di vulcanizzazione, una riduzione contenuta del carico di rottura e costanza dei valori di allungamento, con valori migliori nel caso di temperatura a 190°C. In complesso i risultati sono migliori di quelli ottenuti con granuli trattati meccanicamente, in conseguenza della degradazione dei reticoli dovuta al trattamento termico. L’ultima valutazione viene fatta sull’influenza di granuli sottoposti a lavorazione meccano-chimica (GRC-IIR/P), in presenza di 5 mmol DCP/100 g, mediante Plasti-Corder, a tre diverse temperature, 180, 190 e 200 °C. I tempi di vulcanizzazione si allungano, le carat-
gomma butilica granulata da incorporare, oltre a tener conto di temperatura e tempo di vulcanizzazione e a trattare opportunamente i granuli per ottenere una dispersione ottimale nelle mescole. Dopo la descrizione di materiali e di metodi utilizzati, si passa a valutare l’influenza dei granuli trattati meccanicamente (GRC-IIR/M) sulla vulcanizzazione della gomma butilica e sulle proprietà dei vulcanizzati. La miscela viene fatta con la proporzione 2:1 di IIR e GRC-IIR, variando anche il tempo di lavorazione meccanica dei granuli (5, 10 e 20 minuti). Come ipotizzabile, l’incorporazione dei granuli di gomma riciclata influisce sulla cinetica, mentre le caratteristiche meccaniche risultano peggiori di quelle della mescola con gomma butilica vergine, anche se la miscela con granuli lavorati per 20 minuti
teristiche meccaniche offrono valori di carico di rottura discreti e di allungamento a rottura superiori a quelli della mescola vergine. È interessante notare che , a parità di temperatura di trattamento iniziale dei granuli (190°C), le caratteristiche meccaniche di quelli trattati con DCP sono migliori di quelli trattati termo-meccanicamente e meccanicamente, grazie all’azione dei radicali liberi ottenuti dalla decomposizione del perossido. La gomma butilica può quindi essere modificata con polvere rigenerata di manufatti a base IIR vulcanizzata con resina fenolo-formaldeide e le migliori proprietà dei vulcanizzati, ottenuti con l’utilizzo di granuli riciclati in gomma vergine, si ottengono con il trattamento meccano-chimico dei granuli, in presenza di dicumilperossido ad alta temperatura in un micromescolatore Plasti-Corder.
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L’INTERVISTA
Industria 4.0: come e perché rivoluzionerà le PMI italiane di Riccardo Oldani
SPS IPC Drives Italia è partita quasi in sordina sei anni fa a Parma e ora catalizza una crescente attenzione di grandi espositori e di un pubblico di visitatori sempre più interessato. Quali sono, secondo lei, i motivi di questo successo? Effettivamente in soli 6 anni abbiamo guadagnato la fiducia degli operatori del settore dell’automazione industriale e più che raddoppiato i visitatori della manifestazione, superando lo scorso anno le 23.000 presenze. Come sempre il successo è il risultato di un cocktail di elementi che hanno contribuito a rendere SPS Italia un’occasione unica sul territorio, confermando che la fiera, intesa come live experience, è un elemento irrinunciabile nonostante l’alto livello tecnologico e innovativo degli argomenti trattati. Come siete riusciti a catalizzare l’attenzione e la disponibilità di così tanti operatori? Abbiamo dimostrato con i fatti che la nostra volontà di rispondere alle esigenze delle aziende è reale. Abbiamo sempre dato concretezza alle nostre promesse e abbiamo avuto la capacità di trovare dei partner esperti con cui collaborare. È per questo che puntato molto sul tema Industria 4.0? L’argomento è centrale nell’imminente edizione di SPS IPC Drives Italia La nostra attenzione è sempre rivolta ai mega trend che riguardano in particolare il settore manifatturiero 14
L’INDUSTRIA DELLA GOMMA | ELASTICA maggio 2016
Donald Wich, amministratore delegato di Messe Frankfurt Italia, che organizza SPS IPC Drives Italia a Parma.
Dal 24 al 26 maggio si tiene a Fiere di Parma SPS IPC Drives Italia, la fiera sulle tecnologie dell’automazione giunta al sesto anno e organizzata da Messe Frankfurt Italia. Donald Wich, amministratore delegato della società, spiega programma e obiettivi della manifestazione, che riserva un focus particolare alle nuove tecnologie dell’Industria 4.0, la nuova rivoluzione industriale, attualmente in corso. Una trasformazione destinata a innovare il modo di produrre anche per le piccole e medie imprese del tessuto manifatturiero italiano
Donald Wich europeo e italiano: per questo non possiamo ignorare l’impatto che i concetti alla base di Industria 4.0 avranno sul prossimo futuro. La nostra piattaforma espositiva è una vera e propria agorà che permette a tutti gli operatori di incontrarsi e confrontarsi. Studiare applicazioni, proporre soluzioni, comprendere gli investimenti è ciò su cui concentriamo le nostre energie. Quali aspettative avete per l’edizione 2016? Abbiamo ampiamente superato i metri quadri espositivi del 2015 e il numero di espositori è decisamente cresciuto rispetto alla scorsa edizione. Un risultato estremamente interessante. L’evento non è solamente espositivo. Avete anche allestito un intenso programma di tavole rotonde. E non solo durante la fiera, Le aspettative su ma anche nella fase Industria 4.0 e i preparatoria, e con un calendario esteso su cambiamenti che tutto l’arco dell’anno, introdurrà nel settore quasi a prolungare manifatturiero sono alte. su 365 giorni l’evento Uno dei temi è quello fieristico. Vuole spiegarci gli obiettivi di questa della perdita di posti di scelta? lavoro. Ma a mio parere Questo format è una valutazione si può molto efficace e molto fare solo sul numero apprezzato. Lo abbiamo verificato in passato di posti complessivi e abbiamo deciso di che, non ho dubbi, sarà proseguire sulla stessa superiore all’attuale. falsariga anche nel 2016, Se l’automazione toglie, a partire dagli eventi di avvicinamento a SPS. l’automazione dà Come quello di Pescara dove, il 25 febbraio scorso, si è tenuta la tavola rotonda “Know how 4.0: un confronto tra fornitori e utilizzatori di automazione industriale sul territorio imprenditoriale del centro Italia”. Il 12 aprile scorso, a Milano, abbiamo invece organizzato l’incontro “R-Fid, sistemi di visione, sensoristica e software. Le tecnologie che concorrono ai processi 4.0”. Proseguiremo anche con le tavole rotonde in fiera (di cui si può trovare il programma dettagliato sul sito www.spsitalia.it). È un’altra modalità che abbiamo studiato per avvicinare il grande pubblico e gli esperti in una sinergia non dispersiva e puntuale, con illustrazione di case history di successo e focus sullo stato dell’arte. Perché secondo lei è utile visitare la fiera? Il fatto di essere continuamente alla ricerca di nuove
proposte più accattivanti non deve dare l’idea che siamo più attenti alla forma che alla sostanza: l’obiettivo non è stupire, ma mantenere sempre alta l’attenzione sulle tematiche che più stanno a cuore ai nostri espositori e visitatori, e di conseguenza a noi, con un’operazione che non sia meramente commerciale, ma anche formativa e culturale. Secondo lei perché è importante parlare di Industria 4.0? Il tema è caldissimo. Quest’anno, per esempio, se ne è parlato anche in uno dei più importanti eventi dedicati ai temi economici, il WEF, cioè Forum Economico Mondiale che si tiene ogni anno in Svizzera a Davos. Un appuntamento sempre molto seguito sia dal mondo politico sia da quello economico. Quest’anno anche a Davos si è parlato di quarta rivoluzione industriale, a dimostrazione dell’impatto che essa sta avendo, o meglio avrà, sull’economia mondiale. Le aspettative sono molteplici e come tutte le rivoluzioni comporterà cambiamenti, ma anche problemi. Uno dei temi chiave riguarda la stima della perdita di posti di lavoro conseguenti alla presenza pervasiva dell’automazione nelle fabbriche digitali. Qual è il suo punto di vista? Secondo lei queste tecnologie finiranno per eliminare o creare posti di lavoro? A mio parere la valutazione dovrebbe essere effettuata sul risultato globale, ovvero sul numero di posti di lavoro complessivi che, non ho dubbi, sarà superiore all’attuale. Se l’automazione toglie, l’automazione dà. Come anche in altre occasioni ho avuto modo di ricordare, cambiano le professionalità in gioco, cambia la preparazione e aumentano le competenze richieste. Quali sono i temi chiave, secondo lei, dell’Industria 4.0? Mi rifaccio nuovamente a Davos, dove non sono mancati i dibattiti sull’Internet of Things, una delle aree più affascinanti e di maggior interesse in termini di business opportunity. Se però guardiamo all’IoT solo dal punto di vista del numero di sensori da installare, il nostro approccio sarebbe indubbiamente miope. La presenza di un crescente numero di punti di rilevamento comporta automaticamente l’acquisizione, l’analisi, la memorizzazione e la protezione di una quantità enorme di informazioni. Da qui il grande tema dei Big Data, di importanza vitale nella capacità di influenzare i processi decisionali. Quali saranno gli sviluppi futuri? Difficile dirlo, siamo solo all’inizio di questa nuova rivoluzione industriale. Ma ne siamo già profondamente affascinati e l’occasione della fiera SPS Italia di maggio sarà una nuova opportunità per capire come il mercato stia evolvendo e come le fabbriche stiano rispondendo a queste nuove e importanti sollecitazioni. L’INDUSTRIA DELLA GOMMA | ELASTICA maggio 2016
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Recycled plastics and wood/plastic composites have predominantly But new panel technology can only reach its full potential wh hard-to-bond surfaces which in the past made them almost impos- parts manufacturing is efficient, cost- effective and environment sible to use for industrial processes. A new inline plasma system is friendly in equal measure. Up until now, the pretreatment of PP or P considered a breakthrough in the search for a cost-effective solution composite panels has largely relied on wet chemical methods us to the production of composite panels. The rotary nozzle method now makes it possible for the first time to pretreat large and lightFig. 1 Plasma pretreatment weight composite panels with potential-free Inès A. Melamies, specialized journalis of the fine ribs of atmospheric pressure plasma at high speeds the polypropylene in a continuous process. honeycomb ensures longAN ENVIRONMENTALLY Bionics provided the inspiration for the manutime stable FRIENDLY ATMOSPHERIC PLASMA TECHNIQUE MAKES PRETREATMENT OF LARGE, LIGHTWEIGHT adhesive COMPOSITE bonding PANELS POSSIBLE AT HIGH SPEED AND IN CONTINUOUS FLOW facturing of modern plastic panels (Fig. 1) right of the surface layers from their initial development: Nature supplied Recycled plastics and wood/plastic composites have predominantly But new panel technology can only reach its full potential w Il pre-trattamento al in the past made them almost impos- parts manufacturing is efficient, cost- effective and environmen hard-to-bond surfaces which the structure in the form of honeycomb (Fig. plasma sottili, processes. A new inline plasma system is friendly in equal measure. Up until now, the pretreatment of PP or sible todelle use pareti for industrial 2), plastics technology supplied polypropylene delle celle di apolipropilene considered breakthrough in the search for a cost-effective solution composite panels has largely relied on wet chemical methods u l’incollaggio i togarantisce the production of composite panels. The (PP). Honeycomb panels are finding increasing lii e Acidi Grass O rotary method now makes it possible stabilenozzle e a lungo termine ti n a c fi use as the core layer in lightweight composite ri b u L large and lightthe first i to-pretreat Fig. 1 superficiali. cidtime iostrati Bdegli ere - forweight Plasma pretreatment nof ti C composite panels with potential-free a panels since they are waterproof throughout g e L ri ia il s e u h A c of the fine ribs ti e pressure plasma high speeds sinatte e dditivi and rigidity. The most esineatmospheric li tipo - Fibre o ra ri and offer highAresistance tu a the polypropylene a v n i d i rz fo in a continuous process. R in Rlongli -ensures limeridoubt Minerahoneycomb important property, however, P iso without Bionics provided the inspiration itforivthei manutime stable mppanels ie R e e h c adhesive bonding ri a facturing of modern plastic (Fig. 1) right C their light weight. tàlayerschimiche sterbatch peciaof thelisurface
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Le plastiche riciclate e i compositi in legno-plastica sono quasi sempre caratterizzati da superfici difficili da incollare che nel passato li hanno resi quasi impossibili da usare per i processi industriali. Un nuovo sistema in linea al plasma è considerato rivoluzionario per la ricerca di una soluzione vantaggiosa in termini di costi per la produzione di pannelli in materiale composito. Il metodo a ugello rotante rende ora possibile per la prima volta il pre-trattamento di pannelli grandi e a peso ridotto con plasma a pressione atmosferica senza
Inès A. Melamies, giorn
potenziale ad alte velocità e con caratteristica più importante tut- I primer vengono generalme TECNICA ECO-COMPATIBILE AL PLASMA ATMOSFERICO RENDE POSSIBILE IL PRE-TRATTAMENTO DI GRANDI PANNELLI processo continuo.UNA tavia, è senz’altro il peso ridotto. applicati a mano allo strato COMPOSITI A PESO RIDOTTO AD ALTA VELOCITÀ E CON PROCESSO CONTINUO La bionica ha fornito l’ispirazione Tuttavia, la nuova tecnologia dei mario con spruzzatura o lami riciclate e i compopotenziale alte velocità e con caratteristica piùzione. importanteLe tut-irregolarità I primer vengono generalm per la produzioneLe plastiche dei pannelli pannelli è inadgrado di raggiungere sono in siti in legno-plastica sono quasi processo continuo. tavia, è senz’altro il peso ridotto. applicati a mano allo strato moderni di plastica (Fig. 1) già a il suo massimo potenziale se si tabili perché con questo met sempre caratterizzati da superfici La bionica ha fornito l’ispirazione Tuttavia, la nuova tecnologia dei mario con spruzzatura o lam partire dallo sviluppo Lanel passapuò per ottenere una èdimolto difficile difficiliiniziale. da incollare che la produzione dei produzione pannelli pannellidi è in grado raggiungere zione.ottenere Le irregolaritàun’ap sono i to li hanno resiper quasila impossibili plastica tempo (Fig. 1) già aefficiente, il suo massimo cazione potenziale seuniforme. si tabili perché con questo me natura ha fornito l’esempio pezzimoderni allo distesso da usare per i processi industriali. partire dallo sviluppo iniziale. La può ottenere una produzione di è molto difficile ottenere un’a struttura alveolareUnanuovo nido d’ape vantaggiosa inl’esempio termini di costi edstesso tempo Un problema supplementar sistema in linea al planatura ha fornito per la pezzi allo efficiente, cazione uniforme. sma è considerato struttura alveolare a nido d’ape vantaggiosa in termini di costi ed Un problema supplementa (in inglese ‘honeycomb’) (Fig. rivoluzionario 2), eco-compatibile. rappresentato dalla necessit per la ricerca di una soluzione (in inglese ‘honeycomb’) (Fig. 2), eco-compatibile. rappresentato dalla necessi la tecnologia plastica ha fornito Fino ad oggi, il pre-trattamento osservare molto precisament vantaggiosa in termini di costi la tecnologia plastica ha fornito Fino ad oggi, il pre-trattamento osservare molto precisamen il polipropilene (PP). pannelli compositi o compositi temperatura del materiale sos perI la produzione hodi pannellidei in ilpannelli polipropilene (PP). I pannelli ho- indeiPP pannelli in PP o temperatura del materiale usati sempre PVC è stato effettuato prevalenteposto al trattamento durantel’ neycomb vengonomateriale usaticomposito. sempre PVC neycomb è statovengono effettuato prevalenteposto al trattamento durante Il metodo a ugello rotante rende più frequentemente come strato mente con metodi chimici umidi dei primer. più frequentemente comeper strato conneimetodi chimicicon umidi dei contenenti primer. Sostanzialmente sarebbe p ora possibile la prima voltamente il primario pannelli compositi l’aiuto di primer pre-trattamento di pannelli granpeso ridottodiperché sono genesolventi, nocivi sia per gli esseri bile usaresarebbe primer adesivipo dis primario nei pannelli compositi con al’aiuto primer contenenti Sostanzialmente di e a peso ridotto con plasma ralmente impermeabili e offrono umani che per l’ambiente a causa in acqua senza solventi ma ri a peso ridotto perché sono genesolventi, nocivi sia per gli esseri bile usare primer adesivi disp a pressione atmosferica senza elevata resistenza e rigidità. La delle emissioni elevate di COV. dono molta più energia duran ralmente impermeabili e offrono umani che per l’ambiente a causa in acqua senza solventi ma ric n. 3/2014delle emissioni elevate di COV. 28 COMPOSITESOLUTIONS elevata resistenza e rigidità. La dono molta più energia durant
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Focus
INCHIESTA Arriva l’era
del SILICONE
Un tempo erano utilizzate soltanto per alcune applicazioni molto specializzate. Ora le gomme siliconiche stanno prendendo sempre più piede, per una serie di caratteristiche, tra cui la resistenza alle alte temperature. Abbiamo fatto una ricognizione tra produttori di materie prime, macchine e stampi per scoprire le novità dedicate a chi produce articoli tecnici con questo particolare tipo di elastomero.
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FOCUS
Bluestar Silicones Resistenza al calore e all’olio
A
l fine di realizzare prodotti che soddisfano criteri di resistenza termica molto severi, Bluestar Silicones ha sviluppato una gamma resistente alle altissime temperature (THT) in grado di sopportare fino a 300°C senza alcuna modifica sostanziale delle proprietà. Inoltre, Bluestar Silicones offre una gamma completa di additivi che permettono di migliorare la stabilità termica di tutti le mescole madre. In generale l’aggressività degli oli motore rispetto alla gomma aumenta con la temperatura, specialmente quando si superano i 100-120°C. Oltre i 150 °C solo i materiali siliconici possono garantire una tenuta sufficiente per le guarnizioni automobilistiche. Per realizzare prodotti idonei ai severi criteri di resistenza all’olio, Bluestar Silicones offre: • Serie 600, progettata specificamente per applicazioni nel settore automotive.
Applicazioni motore
Il fattore principale nella scelta della gomma siliconica è l’ambiente che si trova sotto il cofano, più precisamente i liquidi del motore sempre più aggressivi (oli di sintesi e liquidi refrigeranti) e l’alta temperatura dovuta principalmente al fatto che sempre più parti vengano installate in spazi sempre più ristretti.
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Bluesil HCR è una soluzione per la produzione di manicotti che: • resistono alla pressione e all’esposizione continua ad alte temperature; • resistono a olii e liquidi refrigeranti aggressivi • riducono la trasmissione del rumore e delle vibrazioni tra le parti meccaniche. È inoltre il materiale ideale per produrre giunti omocinetici che: • mantengono la flessibilità se esposti a un’ampia gamma di temperature; • resistono al grasso e non ne causano lo spostamento; • proteggono i giunti da sali antigelo, acqua e sporco provenienti dall’esterno. È la soluzione per realizzare raccordi per candele e iniezioni che: • garantiscono un isolamento elettrico e una protezione dielettrica eccellenti; • sopportano condizioni ambientali estreme (temperature elevate/basse, umidità, contatto con olii e carburanti); • soddisfano i requisiti relativi a componenti resistenti e di lunga durata.
silicone
Elmet Dosaggio controllato
C
on l’obiettivo di ottimizzare l’efficienza di applicazione dei pigmenti e additivi, Elmet, fornitore di soluzioni di sistema nell’ambito dello stampaggio a iniezione di silicone liquido (LIM, Liquid Injection Molding), punta con i suoi dosatori multicomponente alla massima accuratezza nel controllo dell’aggiunta di questi componenti. L’azienda, i cui prodotti sono distribuiti in Italia da State Technologies, ha sviluppato un misuratore di portata ad alta risoluzione per l’aggiunta controllata di coloranti e additivi che consente di determinare i volumi di dosaggio con una precisione di 640.000 incrementi/litro. Sulla base di questi valori, il sistema è in grado di controllare il dosaggio in conformità con la percentuale impostata sul touch screen e generare allo stesso tempo i corrispondenti valori per la documentazione.
Dosatore multicomponente
Il nuovo misuratore di portata fa parte del sistema di controllo del dosatore multicomponente TOP 3000 S di Elmet, appositamente concepito per mantenere il medesimo rapporto di miscelazione nell’intero contenitore, assicurare un utilizzo di materiale superiore al 99% e di conseguenza stabilire nuovi stan-
dard in relazione sia alla stabilità del processo di iniezione sia all’economicità. A questo fine anche il dosaggio e alimentazione dei componenti A e B del silicone liquido avvengono in un circuito di controllo chiuso, ove sensori volumetrici di precisione rilevano le quantità esatte di materiale alimentato. Inoltre, i dati di processo relativi a ciascuna stampata possono essere comodamente esportati tramite interfaccia USB, LAN o WLAN.
Una gamma per il silicone
Oltre a un pacchetto completo di equipaggiamenti, il dosatore multicomponente ad alta efficienza TOP 3000 S è dotato di azionamenti pneumatici particolarmente robusti ed efficienti dal punto di vista energetico e può essere utilizzato con contenitori da 20 e da 200 litri. La portata massima raggiunge i 2,5 l/min con un contenuto di colorante fino al 10%. Il dosatore fa parte della gamma di prodotti Elmet, la quale comprende anche stampi a iniezione completamente automatizzati ad alta precisione, orifizi a otturatore a controllo elettronico per sistemi a canale freddo, accessori come valvole di non ritorno, ugelli a immersione, adattatori per filtri ecc.
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FOCUS
Engel Soluzioni e macchine per LSR
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ompletamente automatica, senza operazioni di ripresa e senza bave: questi sono i requisiti più importanti nella fabbricazione di articoli in silicone. Nell’ambito delle tecnologie medicali, gli impianti di produzione devono soddisfare i requisiti GMP, GAMP ed eventualmente anche FDA.
Camera bianca
Le soluzioni di sistema, in cui il fornitore offre pressa, robot e altri componenti in un’unica soluzione “chiavi in mano”, comprensiva della documentazione GMP, guadagnano sempre più terreno in questo settore. Come fornitore di sistemi, ENGEL ha allestito una camera bianca nel suo stabilimento principale di Schwertberg, in Austria, con l’obiettivo di perfezionare costantemente il design delle macchine a iniezione e dei sistemi di automazione destinati al settore medicale, e sviluppare e certificare soluzioni personalizzate in collaborazione con i propri clienti.
La gamma di macchine
L’offerta ENGEL comprende macchine idrauliche o ibride victory ed e-victory oppure macchine completamente elettriche della serie e-motion oppure e-mac. Tutte in esecuzione
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medicale. Chi privilegia l’accessibilità e lapossibilità di montare stampi grandi utilizza le macchine senza colonne victory ed e-victory. Chi non desidera avere olio in camera bianca si orienta veeso la e-motion ed e-mac. Le macchine idrauliche victory utilizzate in ambito medicale sono prevalentemente equipaggiate con l’azionamento servoidraulico Ecodrive, che riduce il consumo di energia fino al 70% rispetto alle soluzioni idrauliche convenzionali. Il risparmio di energia risulta particolarmente evidente nella trasformazione dell’LSR con tempi di ciclo lunghi, cioè 20 secondi e oltre. Infine la soluzione ecodrive migliora la precisione di posizionamento e riduce il carico termico sull’ambiente circostante. Le macchine ibride e-victory hanno di serie l’azionamento servo idraulico ecodrive. Anche se i manufatti in silicone sono leggeri e infrangibili, l’estrazione dallo stampo tramite robot rappresenta lo standard nel settore medicale, dal momento che solo in questo modo è possibile garantire la tracciabilità dei pezzi fino alla singola impronta, un fattore importante per l’industria. L’aria compressa non dovrebbe essere utilizzata per l’estrazione in quanto i costi associati ai sistemi di filtraggio dell’aria andrebbero a incidere sull’economicità del processo.
silicone
For Lab Italia Forni speciali per il post-curing
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or Lab Italia nasce nel 1988 come società di commercializzazione di strumentazioni per il controllo qualità, in una area strategica e molto competitiva per la produzioni di articoli tecnici in gomma come il distretto del Sebino. In particolare, per le aziende attive in quest’area, leader mondiali per la produzioni di articoli tecnici di alta qualità in accordo con le severe norme ISO 9001 e ISO TS, l’azienda ha sviluppato speciali forni di post-curing, che permettono di stabilizzare la vulcanizzazione dell’elastomero e di migliorarne gli attributi come la durezza, il compression set, il carico di rottura e altro ancora. Dal momento che i forni disponibili sul mercato risultavano inadatti, perché progettati per un uso “generico”, For Lab Italia ha conivolto una società di engineering per progettare e realizzare un forno dedicato al settore gomma.
• software di gestione remota e tracciabilità dei dati storici; • chiusura porta con serratura elettrica, che garantisce la sicurezza verso gli operatori; • scambiatore di calore, che viene installato sul tubo scarico dei fumi del forno e permette di ottenere fino al 25% di risparmio energetico e un importante abbattimento di polveri e inquinanti volativi contenuti nei fumi emessi dal processo. • O.R.S System, composto da due elettrovalvole di sicurezza installate sul tubo di entrata aria e di uscita fumi. Nella eventualità di un superamento della temperatura di sicurezza chiudono il passaggio d’aria e riducono la presenza di ossigeno interno camera, riducendo la possibilità di incendio.
Aggiornamenti tecnologici
La diffusione sempre maggiore del silicone, sia liquido che in pasta, per settori come il food e il medicale ma, sempre più, anche per altri utilizzi, ha suggerito a For Lab Italia di “aggiornare i propri forni per conformarsi alle specifiche tecniche consigliate dai fornitori di silicone, che sono assai diverse dallo standard “gomma”. In particolare sono state rispettate le indicazioni per il volume d’aria per chilo di materiale, mentre l’uniformità di temperatura è ulteriormente migliorata grazie alla “doppia ventilazione”. Si è deciso anche per l’impiego di acciai nobili e di speciali reti a mesch controllata per la captazione delle emissioni. Le nuove richieste sono anche orientate a monitorare la quantità d’aria in entrata/uscita, abbinando questo dato al tempo/temperatura. Si è allora progettato l’utilizzo di un anemometro che, collegato alla valvola farfalla dell’aria in ingresso, modula esattamente l’apertura per ogni singolo step e regola la giusta quantità d’aria nella rampa di riscaldamento, durante il tempo di stabilità termica e nella rampa di raffreddamento. La gestione è assicurata da un PLC Siemens, progettato dal nostro ufficio tecnico.
Numerosi optional
I forni For Lab Italia per il silicone dispongono poi di numerosi “opzioni” quali: • Filtri EHPA in grado di trattenere le particelle di polvere nella aria di entrata;
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FOCUS
Franciacorta Stampi Small size nozzles “valve gate”
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ranciacorta Stampi, grazie all’attività di ricerca che ormai svolge da parecchi anni, è in grado di fornire stampi studiati espressamente per il silicone e di seguire il cliente per quanto riguarda lo sviluppo di particolari in questo tipo di elostemeri, sia in pasta che in LSR (oltre che ovviamente per gli articoli tecnici in gomma). Un esempio di realizzazione è quello illustrato nell’immagine qui sotto, che rappresenta un ugello di piccola taglia dotato di otturatore, installato su un canale freddo a 8 punti di iniezione con movimentazione pneumatica per silicone liquido. In questo caso viene applicato a uno stampo a 8 cavità per la realizzazione di una membrana per il settore medicale. Il peso totale della stampata è pari a 16,7 g. Gli ugelli dotati di otturatore (CRB Valve gate) offrono una serie di vantaggi e soluzioni che si tramutano in importanti opportunità di mercato per il cliente. Una camera fredda che impiega questa tecnologia permette l’iniezione del materiale molto vicino o, come in questo esempio, direttamente nella figura da riempire. Ciò significa ottenere il massimo risparmio di mescola con tempi, controllo e continuità di ciclo produttivo estremamente ottimizzati, favorendo così una semplice gestione a bordo macchina da parte dell’operatore.
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Gibitre Instruments Ciò che serve in laboratorio
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e interessanti proprietà termiche del silicone che ne permettono l’utilizzo a temperature molto elevate e molto basse richiedono metodi di analisi adeguati. Gibitre Instruments propone una interessante gamma di strumenti che sono stati ottimizzati per misurare il comportamento fisico-meccanico dei provini al variare della temperatura: lo strumento Low Temperature Check che permette di effettuare prove di Temperature Retraction (TR) e di Brittleness Point, il Flessometro per prove di flessione e trazione a temperatura controllata e il nuovo Dinamometro con Camera Climatica.
Il dinamometro con camera climatica
Il Dinamometro permette di effettuare prove di trazione e compressione a temperatura controllata tra -40°C e +250°C. Il raffreddamento della camera climatica viene ottenuto tramite un frigorifero per consentire l’esecuzione di prove di lunga durata. La camera climatica è dotata di estensimetro differenziale meccanico posizionato al suo interno e conforme alla norma ISO 5893.
Il software di controllo dello strumento permette di preparare metodi di prova con cicli automatici di lunga durata che permettono di misurare le proprietà (resistenza a trazione, a compressione, isteresi, moduli elastici, lacerazione, ecc.) al variare della temperatura. I punti delle curve sforzo-deformazione ottenuti possono essere esportati verso altri software per modellazione, analisi elementi finiti, ecc. Per dimostrare le potenzialità applicative dei nuovi strumenti, Gibitre sta effettuando uno studio relativo alla variazione di alcune proprietà meccaniche in funzione della temperatura di utilizzo di siliconici con diversi sistemi di vulcanizzazione.
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FOCUS
Kraiburg Strumenti per caratterizzare i siliconi
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e svariate caratteristiche del silicone consentono un ampio campo d’impiego, per esempio quando è richiesta una resistenza termica elevata (fino a 230°C), una buona flessibilità a freddo, una resistenza all’ozono, alle intemperie e all’invecchiamento, buone proprietà elettriche e l’assenza di qualsiasi rischio per la salute. Lo stampaggio dei siliconi reticolanti a caldo avviene solitamente in due passi: dopo la vulcanizzazione vera e propria, effettuata sotto pressione e temperatura controllate fino al raggiungimento della stabilità della forma, segue la post-vulcanizzazione per eliminare i prodotti di scissione volatili. Questo secondo passo serve per perfezionare le caratteristiche meccaniche del silicone. Esistono comunque anche siliconi che non hanno bisogno di essere post-vulcanizzati.
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Il post-curing
I forni di post vulcanizzazione devono garantire un sufficiente apporto d’aria pulita, pari a 100 l aria/kg di silicone. Altrimenti c’è pericolo di produrre danni e arricchimento con prodotti da scissione del perossido e l’accumularsi di miscele gas-aria esplosive. I parametri ideali di post vulcanizzazione prevedono un’esposizione di almeno 4 ore a 200°C.
SPEEDYCON® Highspeed Vulcanizing Silicone
Il tempo non è mai stato così prezioso come oggi. Pertanto i materiali del futuro devono sopportare cicli di lavorazione brevissimi. L’innovativo silicone SPEEDYCON® fornisce un contributo prezioso al controllo di costi e tempistiche, grazie alla velocità di reticolazione del silicone fluido e alle proprietà di vulcanizzazione dei siliconi HTV. I compound SPEEDYCON® possono essere realizzati da Kraiburg su misura per qualsiasi tipo di prescrizione e condizioni di lavorazione.
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Mesgo Siliconi termocromatici
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l futuro è dei materiali intelligenti. Non più solo caratteristiche meccaniche, fisiche e chimiche ma capacità di rispondere a stimoli come campi elettrici, magnetici, luce o calore. Gli elastomeri siliconici si prestano allo sviluppo di materiali intelligenti grazie alla loro versatilità e alle loro proprietà uniche. Su tutte la facile colorabilità, da sempre elemento distintivo di questa tipologia di materiali.
Colore e temperatura
Recentemente Mesgo ha sviluppato un portfolio completo di mescole in grado cambiare colore in maniera reversibile in risposta ad uno stimolo termico (termocromismo). Queste combinazioni di colori sono a disposizione dei moderni progettisti che possono così codificare diverse situazioni termiche e aumentare la nostra percezione dell’ambiente che ci circonda. Architettura e design, ma anche sicurezza nelle nostre abitazioni per noi e soprattutto per i più piccoli. La farfalla in silicone termocromatico (nella foto) è a tutti gli effetti un sensore che può essere applicato su qualsiasi superficie e indicare se essa è oltre una certa soglia di temperatura, in questo caso 35 °C. Da blu a rosso, semplice e intuitivo.
La farfalla può tuffarsi nell’acqua della nostra vasca e indicarci se possiamo o no immergerci senza pericolo. Termocromismo unito a idoneità al contatto con l’acqua potabile, tipica delle mescole siliconiche. La farfalla può appoggiarsi su una piastra a induzione e dirci quando è possibile toccarne la superficie in sicurezza. Termocromismo unito all’eccellente resistenza termica delle gomme siliconiche. Questi sono solo alcuni semplici esempi di ciò che questi materiali intelligenti rendono possibile.
sbavatura - controllo qualità - packaging - lavorazioni speciali
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FOCUS
Momentive Performance Materials Una nuova generazione di LSR ultra chiaro
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omentive Performance Materials è una multinazionale tra i principali produttori di elastomeri siliconici per l’industria di trasformazione. Agli inizi di aprile ha presentato il nuovissimo Silopren LSR 7180, un silicone liquido LSR che si aggiunge alla serie Ultra Clear Silopren LSR 7000. Il nuovo prodotto si distingue per una resistenza al fuoco migliorata, pur mantenendo l’eccellenze trasparenza ottica e la stabilità del colore a lungo termine anche in condizioni difficili. Il nuovo grado offre vantaggi in applicazioni che richiedono proprietà di resistenza e ritardo alla fiamma, per esempio negli apparecchi di illuminazione in esterni o per usi speciali.
Caratteristiche uniche
Secondo Hee-Seok Hwang, Senior Global Project Manager di Momentive, «il nostro gruppo è pioniere nelle tecnologie LSR e questa nuova soluzione rafforza il nostro robusto portfolio di gomme liquide siliconiche adatte all’impiego nell’industria dell’illuminazione led e ottica. Per applicazioni nell’illuminazione
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led, come ottiche, lenti e guide luminose che richiedono un’elevata efficienza illuminante, trasmissione eccellente della luce e stabilità al calore, i Silopren LSR 7180 si qualifica davvero come un eccellente materiale da tenere in considerazione». Inoltre si caratterizza per le classificazioni UL 94 V1 e 5VA per la classe di reazione al fuoco ed è classificato f1 per l’uso in esterni in base alla norma UL 746C. Questa caratteristica aggiuntiva può offrire un significativo miglioramento delle performance per applicazioni nel campo ottico e dell’illuminotecnica. Il Silopren LSR 7180 è stato presentato con una dimostrazione dal vivo alla recente Lightfair International di San Diego, negli Usa, che Momentive ha organizzato con il proprio partner industriale Sur-Seal. È stata data una dimostrazione di stampaggio a iniezione del materiale per realizzare parti ottiche ad alta precisione da impiegare in corpi illuminanti a Led, utilizzano una pressa Boy e un sistema di dosaggio Elmet.
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O.C.S. Stampi per silicone solido e liquido
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a crescente richiesta di articoli in silicone solido e liquido negli ultimi anni ha dato la possibilità a O.C.S. srl di “entrare” in questo mondo, progettando e costruendo stampi per svariati componenti all’altezza delle esigenze di clienti. Le caratteristiche di affidabilità che questo materiale offre, insieme alla sua maggiore scorrevolezza in fase di stampaggio, ne fanno un elemento spesso indispensabile soprattutto nel settore medicale e alimentare.
Precisione e distacco della stampata
O.C.S., oltre ad applicare le sue preziose conoscenze dei dettagli tecnici e progettuali, che, soprattutto per il silicone liquido, devono essere molto accurati e misurabili in
una tolleranza di 0,005 mm, può risolvere anche il problema della maggiore viscosità, applicando un trattamento superficiale studiato ad hoc che facilita il distacco della stampata. Non solo la cromatura dura a spessore quindi, bensì un secondo processo che va oltre i limiti di questo trattamento, e che O.C.S. ha presentato durante la scorsa edizione di Mec-Spe a Parma, insieme ad altri trattamenti, ognuno rispondente a determinate esigenze Oltre alle competenze tecnico progettuali, ci vogliono anche attrezzature idonee per la costruzione e strumentazione adatta al controllo del più piccolo dettaglio, ma ciò non ha frenato il percorso di O.C.S., la quale ha trovato il suo spazio anche nel mondo del silicone solido e liquido, con grandi soddisfazioni.
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OR.P. Stampi Soluzioni per il silicone liquido
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egli ultimi 5 anni la richiesta dall’Italia e dal mondo di stampi per silicone liquido è incrementata. I clienti sono i nostri principali partner con cui ci rapportiamo e scambiamo idee e suggerimenti quotidianamente. Per ogni progetto proponiamo nuove soluzioni al passo con l’evoluzione dei materiali e dei macchinari.
Attenzione ai dettagli
La tecnologia del silicone liquido non sconvolge il processo produttivo, ma l’attenzione per alcuni dettagli è più che mai fondamentale, soprattutto in fase di progettazione. OR.P. stampi, oltre a progettare e realizzare stampi per LSR offre in parallelo una linea di canali freddi dedicati, grazie alla quale è in grado di offrire alla propria clientela il pezzo finito senza l’ausilio di lavorazioni post-stampaggio. La combinazione di stampo e canale freddo, come spiega il dipartimento R&D dell’azienda, «incrementa e semplifica molti processi di stampaggio del silicone: infatti ogni giorno i tecnici studiano e testano internamente nuove componenti per lo stampo, rendendo lo scalzo del pezzo automatico. L’esperienza di OR.P. all’interno del mondo dei silicodgts_210x140-emozionale_2014.ai 13/12/13 16.01 ni liquidi accresce giorno per1 giorno, progetto dopo progetto».
Un lungo cammino insieme
La qualità è misurata DGTS Srl, nell’intento di soddisfare sempre al meglio le esigenze dei suoi clienti, è in grado di offrire un supporto tecnico competente e completo tramite i suoi servizi: Vendita e Installazione di apparecchiature e strumenti per il Laboratorio Controllo Qualità e Ricerca e Sviluppo per la determinazione delle caratteristiche fisico meccaniche delle materie prime e dei prodotti finiti Corsi di Formazione ed Aggiornamento del personale sull’utilizzo degli strumenti e dei relativi software ed accessori Presentazione degli strumenti anche presso la sede del cliente, con la possibilità di eseguire prove dimostrative su campioni forniti dal cliente stesso Assistenza Tecnica post-vendita Servizio di Taratura e Calibrazione Servizio di Manutenzione Servizio di Riparazione
DGTS SrL ISO 9001 : 2008 FM 518764
Corso Milano, 14 20837 Veduggio (MB) Italy TEL. +39 0362.910763 FAX +39 0362.911255 E-MAIL : info@dgts.it www.dgts.it
1928... CAMPANA
1992 Un Lungo cammino insieme
2014...
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Rabbi Claudio & C. Stampi per elettrodomestici e illuminotecnica
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abbi Claudio & C. realizza stampi per lo stampaggio di particolari medio-grandi in silicone in pasta per il settore elettrodomestico e dell’illuminotecnica. Per l’azienda di Canegrate (Milano) le geometrie complesse sono uno standard.
Un esempio per il “bianco”
Un esempio su tutti, sono gli stampi multicavità realizzati per guarnizioni in silicone bianco per un importante produttore di elettrodomestici. L’attrezzatura di stampaggio, oltre a richiedere attenzione e precisione vista la presenza di car-
relli ad apertura meccanica, si contraddistingue per le ridotte dimensioni e la particolare geometria del manufatto che ha reso necessaria una speciale scomposizione dei punzoni. La progettazione dello stampo eseguita internamente mediante sistemi CAD/CAM, la realizzazione dei componenti con macchinari tecnologicamente all’avanguardia e i trattamenti termici e superficiali ad hoc hanno permesso di ottenere la ripetibilità e la precisione necessarie per garantire l’assistenza e la manutenibilita’ dell’attrezzatura nel tempo e ovunque essa si trovi.
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FOCUS
Saspol La gamma Yizumi per il silicone
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luglio 2015 Saspol Technology e Yizumi Rubber Machinery hanno firmato un accordo in forza del quale il costruttore di presse di Vigevano ha assunto in esclusiva la distribuzione in Italia delle macchine del costruttore cinese. Firmando l’intesa le due aziende hanno anche sottolineato l’importanza per il mercato italiano delle presse per lo stampaggio in silicone, che possono garantire ai produttori notevoli vantaggi non solo sul piano tecnologico, ma anche su quello economico. Il colosso orientale ha adottato fin dall’inizio, all’interno della sua filosofia e politica aziendale, tutti gli standard occidentali, in particolar modo per la qualità della strumentazione, della componentistica, altamente tecnologica e fornita da aziende europee di affermata affidabilità a livello mondiale. Per la parte elettrica ed elettronica, per fare un esempio,Yizumi si avvale della tecnologia Siemens. Per quella idraulica, per fare un altro esempio, di prodotti Bosch-Rexroth. Inoltre una pressa Yizumi, sostengono in Saspol, «presenta il vantaggio di una convenienza economica irraggiungibile per l’utilizzatore occidentale che intendesse acquistare il prodotto di pari caratteristiche interamente europeo».
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Saspol Technology, oltre a distribuire sul mercato italiano le macchine Yizumi, realizza tutto lo start up e la manutenzione. Tra i modelli in catalogo, ecco quelli adatti allostampaggio in silicone YL2-AB500L / YL2-AB550L Caratteristiche: 1. Sistema di plastificazione e iniezione adatto per lo stampaggio di silicone 2. Vite con funzione di trasmissione e degasaggio ottimale 3. Sistema di alimentazione automatico open-gate con serbatoio da 30 l 4. Sistema idraulico ad alta efficienza e a basso consumo YL-AT550L / YL-AT660L / YL-AT880L / YL-AT1100L / YL-AT1800L Caratteristiche: 1. Piastra superiore mobile 2. Controllo ad anello chiuso della temperatura e della pressione del composto 3. tecnica semplice ed affidabile per la localizzazione e posizionamento FRP 4. tecnologia per agevolare il carico del silicone YL2-V200L / YL2-V300L with Silicone Feeding Device Caratteristiche: 1. Iniezione ad alta pressione 2. Applicazione flessibile 3. Dimensioni compatte 4. Ampia gamma di materiali utilizzabili (EPDM, OR, silicone)
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State Technologies Formazione e macchine
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tate Technologies per la lavorazione del silicone ha la capacità di affrontare il mercato dal punto di vista globale e si propone come partner a tutto tondo: dalla pressa al sistema di dosaggio, dagli stampi ai dispositivi di carico, per approntare processi produttivi che assecondino le esigenze qualitative più rigorose. L’azienda dedica particolare attenzione alla formazione dei trasformatori in ogni campo di sua competenza, attività per la quale si è recentemente dotata di appositi spazi al proprio interno, con un’aula e una showroom attrezzata per la prova di stampi e macchinari.
La gamma Boy per il silicone
Boy GmbH ha puntato su pochi modelli di base , ma in una molteplicità di versioni per costituire una gamma altamente specialistica, in grado di soddisfare le esigenze anche più severe di settori industriali diversi. Dalla piccola pressa Boy XS, che si contraddistingue per la compattezza delle dimensioni, che ne fanno una soluzione ideale per il microstampaggio e a singola cavità senza materozza. Il sistema di chiusura a due piani riduce gli spazi al minimo e le colonne in diagonale assicurano un accesso ottimale all’unità di plastificazione all’area stampo e all’estrattore. L’innovativo sistema di controllo Procan Alpha garantisce precisione, affidabilità e facilità di utilizzo.
Subito dopo, una pressa verticale Boy 25 E . Questa macchina si caratterizza per precisione e affidabilità, derivante anche da un deciso aumento della velocità della servo pompa ottimizzata con dinamiche migliorate. Sei unità d’iniezione combinate con sette diametri vite offrono un’ampia gamma di combinazioni ad alta velocità d’iniezione in grado di adattarsi a svariate applicazioni. La Boy 35 E presenta quattro colonne, due piani e gruppo di iniezione con vite punzonante. L’unità di iniezione è di tipo girevole per consentire il cambio del gruppo di plastificazione. La nuova tecnologia di comando con servomotore sulla pompa offre maggiori precisione, velocità, dinamicità, silenziosità e risparmio energetico. Il sistema di chiusura resistente alla torsione e l’unità di iniezione a elevata efficienza rendono questa macchina ideale per la produzione di pezzi di precisione con tolleranze estremamente ristrette. Le Boy 60E , Boy 80E e Boy 100E uniscono valori operativi a uno spiccato orientamento verso la riduzione dei costi. Ne risultano macchine idrauliche caratterizzate da prestazioni, precisione e compattezza che incontrano le più elevate esigenze tecniche. Per esempio, le pompe con servomotori assicurano una operatività “morbida” da cui derivano, appunto, prestazioni elevate con un ridotto consumo energetico. Quest’ultimo è ridotto al minimo grazie a un moltiplicatore di pressione brevettato con valvola funzionale integrata, che garantisce una chiusura affidabile durante l’iniezione e il raffreddamento, senza dover mantenere la pompa in pressione. Una delle caratteristiche che accomuna tutte le macchine Boy e, di conseguenza, i modelli esposti è la configurazione a due piani, sistema molto adatto per la camera bianca in quanto è esente da olio di lubrifica. Inoltre questa soluzione consente di contenere gli ingombri perché permette di eliminare dal sistema di chiusura testa di reazione, ginocchiera e pistoni, la cui funzione viene svolta in pratica dalle colonne. Le presse risultano compatte ma facilmente accessibili in ogni loro parte e garantiscono un parallelismo attivo, proprietà unica che si rivela particolarmente utile proprio nella lavorazione del silicone liquido. Infine, la Boy 10XS è la pressa a iniezione più piccola progettata per cadenze produttive continue. Estremamente precisa, unisce ridottissimi ingombri , consumi paragonabile ad un elettrodomestico e contenuti costi d’investimento.
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FOCUS
Wacker I siliconi Elastosil compiono 60 anni
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siliconi Elastosil sono diventati parte integrante di tante applicazioni a fronte della loro versatilità e delle loro caratteristiche. Che si tratti di airbag, tastiere, cavi di sicurezza e antincendio, costruzione stampi, tecnologia di sigillatura e tecnologia medica: gli elastomeri al silicone offrono vantaggi decisivi sia per il produttore che per il cliente finale. Il marchio è molto noto anche per il suo ruolo assolutamente fondamentale nel campo delle innovazioni tecniche che consentono la creazione di nuovi prodotti e offrono nuove opportunità al settore della trasformazione.
Un nuovo film per oggetti hi-tech
Un esempio? Elastosil Film, l’ultimo nato nella grande famiglia di prodotti del brand. Il film sottilissimo di alta precisione in gomma siliconica consente di realizzare sensori, attuatori e generatori di nuovissima generazione. «La nostra pellicola di silicone di alta precisione, disponibile in rotoli, offre all’industria possibilità d’impiego assolutamente nuove. Ma siamo ancora agli albori – afferma Peter Summo, direttore della business unit Engineering Silicones –. Oggi tanti prodotti vanno e vengono. Elastosil invece rimane ben saldo sul mercato».
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Una gamma versatile
La gamma Elastosil è in grado di offrire prodotti idonei per quasi tutti gli usi industriali e per ogni processo di lavorazione, come l’estrusione, lo stampaggio a iniezione o la dispersione. Con la gomma siliconica si possono realizzare pezzi stampati, profili e tubi flessibili, sigillare giunti, incollare elementi strutturali, rivestire superfici e riprodurre oggetti con alta precisione. I prodotti in silicone Elastosil vengono utilizzati nelle più svariate applicazioni industriali. Grazie al loro potenziale quasi illimitato, essi sono ideali per l’impiego in tantissimi settori dell’industria, come per esempio nella costruzione di veicoli e macchinari, nel campo dell’elettronica e dell’elettrotecnica, nel tessile, nella produzione di articoli per neonati, giocattoli, elettrodomestici ed articoli sportivi, come anche nell’edilizia.
Dalle Aziende
Virtual Molding rende più trasparente lo stampaggio del silicone liquido di Vanessa Schwyttay - Sigma Engineering GmbH foto Sigma Engineering GmbH
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lavorando con il silicone liquido, gli stampatori si trovano ad affrontare una serie di situazioni che generano problemi e difetti, come anomalie nella fase di degasaggio, presenza di bave, un’elevata percentuale di scarti, difetti nella progettazione di un canale freddo ottimizzato. Oltre a ciò, il silicone liquido offre soltanto una piccola finestra nella fase di processo per ottenere risultati ottimali, a causa delle proprietà reologiche del materiale e della cinetica di vulcanizzazione. Per affrontare nel migliore dei modi queste sfide e impostare il processo di produzione al meglio, gli stampatori si affidano spesso alla simulazione. Mentre alcune questioni riguardanti l’ottimizzazione delle parti stampate e del design del canale possono trovare risposta con una simulazione classica, per avere previsioni affidabili sulla qualità che si può raggiungere e sulla stabilità del processo occorrono invece strumenti specifici, come il software Virtual Molding di Sigmasoft. In una simulazione di tipo classico, soltanto il pezzo stampato e, forse, il
“Ursula”, la retina portabottiglie protagonista dei test di stampaggio virtuale con il software Virtual Molding. È stata chiamata così in omaggio a Ursula Andress (foto CVA Silicone). 34
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I prodotti realizzati in silicone liquido stanno acquisendo una crescente popolarità per le loro proprietà fisiche e per la stabilità termica. La richiesta sta crescendo soprattutto nei settori medicale, dei prodotti per l’infanzia e nel design. La manifattura di prodotti in LSR attraverso il processo dello stampaggio a iniezione liquido (LIM, liquid injection molding) può però nascondere sfide non banali.
Tecnologie
canale di iniezione sono presi in considerazione, assumendo che si verifichino all’interno dello stampo condizioni omogenee di temperatura e condizioni limite ideali. Questo fa sì che la simulazione tradizionale si riveli adatta per una prima stima, ma di rado consenta di raggiungere risultati affidabili e più accurati (vedi figura 1, a sinistra). L’approccio di Virtual Molding, invece, non tiene soltanto in conto tutte le geometrie e proprietà dei materiali che entrano in gioco (vedi figura 1, a destra), ma anche tutti i parametri di processo. In questo modo vengono considerate tutte le interazioni tra i componenti dello stampo e il materiale utilizzato. Il software consente così di riprodurre a computer non soltanto diversi cicli di produzione, ma anche la fase di riscaldamento dello stampo. Grazie a questa caratteristica è possibile valutare e ottimizzare il pezzo prodotto, lo stampo e il processo senza ricorrere a costose prove, senza procedere per errori e senza spreco di materiale e di tempo-macchina.
nel dettaglio se si considera l’esempio della produzione di “Ursula”, una retina portabottiglie di design, concepita e prodotta dalla CVA Silicone, stampatore leader in Francia. Le caratteristiche principali della retina sono un volume di 72 cm 3 e la sua geometria altamente complessa e intrecciata, che richiedono una lunghezza massima del flusso di silicone iniettato nello stampo di 619 mm. Oltre a ciò, il materiale deve anche fluire all’interno di un sistema a canale freddo lungo circa 375 mm. Per rendere quindi possibile la produzione,
Figura 1: setup di simulazione secondo l’approccio classico (a sinistra) e con il metodo Virtual Molding (a destra).
Figura 2: Una geometria interlacciata e una lunghezza massima di flusso di 619 mm rendono Ursula complessa da produrre.
Valutazione preventiva
Quando si prendono in considerazione il processo nel suo complesso e lo stampo, diventa molto più facile giungere a un’analisi dettagliata della produzione e individuare potenzialità di ottimizzazione che altrimenti passerebbero inosservate. Le possibilità e il potenziale di questo metodo di valutazione emergono L’INDUSTRIA DELLA GOMMA | ELASTICA maggio 2016
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Dalle Aziende
Figura 3: valutazioni del riempimento dello stampo secondo il metodo classico (in alto) e con Virtual Molding (in basso) per i due materiali presi in considerazione (1 a sinistra e 2 a destra). sono necessari il mantenimento di proprietà reologiche stabili e di una corretta cinetica di vulcanizzazione, oltre a una progettazione sofisticata del riscaldamento dello stampo e del canale freddo. Il primo passo percorso, in questo caso, è stato il processo di scelta del materiale più idoneo per la produzione. La scelta è stata ristretta a due differenti siliconi LSR. Una prima valutazione rapida, effettuata con l’approccio di simulazione tradizionale a una temperatura omogenea del36
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lo stampo di 180°C, ha indicato che entrambi i materiali potevano essere usati indifferentemente per il lavoro (vedi figura 3, in alto). Ma una seconda indagine, condotta questa volta con Virtual Molding, ha messo in evidenza che in realtà le cose non stavano proprio così. Dopo aver preso in considerazione la simulazione di tutta la fase di riscaldamento dello stampo e di 25 cicli di lavorazione, necessari a raggiungere uno stato termico stabile, è emerso che uno dei due materiali non riusci-
va riempire completamente lo stampo a causa di una vulcanizzazione anticipata (vedi figura 3, in basso a sinistra). Al contrario, il secondo materiale ha continuato a mantenere un comportamento ideale nel riempimento dello stampo (vedi figura 3, in basso a destra), garantendo una qualità ottimale del prodotto finito. Per questo motivo è stato scelto questo secondo silicone liquido. La ragione per la diversità di comportamento risiede nella distribuzione della temperatura all’interno
Tecnologie
Temperature_0069 Cyn=25 t=0min 35s 545ms P=78.27% Figura 4: la metà mobile dello stampo mostra differenza di temperatura di oltre 30°C dopo il raggiungimento dello stato termico stabile. dello stampo. Mentre il modello classico di simulazione ne assume una omogenea, in realtà lo stampo reale mette in evidenza variazioni di temperatura anche molto elevate. Dando un’occhiata più da vicino alla metà mobile dello stampo emerge come, anche dopo il raggiungimento della situazione di stabilità termica, nell’impronta si registri un differenziale di temperatura superiore ai 30°C (vedi figura 4). Le aree calde nella parte sommitale dell’impronta fanno sì che il primo materiale uti-
lizzato raggiunga un grado di vulcanizzazione di oltre il 20% sul fronte del flusso. Con un Alpha Gel al 10%, il materiale non può più fluire all’interno dello stampo se si raggiunge questa condizione. Per quanto anche con il secondo materiale, più stabile, si registri un aumento del grado di vulcanizzazione, non si raggiunge comunque il limite che impedisce un corretto riempimento dello stampo. La distribuzione della temperatura all’interno dello stampo non influisce soltanto sul riempimento ma anche
sul processo di vulcanizzazione della nostra retina per bottiglie di vino. Da un’ulteriore valutazione è emerso che la reazione di vulcanizzazione prende il via nell’area sommitale dell’impronta (vedi figura 5, al centro e a destra). Per ottenere una curva di vulcanizzazione più “morbida” e un riempimento più bilanciato dello stampo, lo stampatore può allora provare a cambiare il settaggio della potenza o trovare una disposizione diversa per le cartucce riscaldanti. Entrambe le opzioni possono essere L’INDUSTRIA DELLA GOMMA | ELASTICA maggio 2016
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Dalle Aziende
Figura 5: gradi di vulcanizzazione a 25,5, 29,5 e 35,5 secondi (dall’alto in basso) della fase di curing.
Figura 6 (pagina a fianco): confronto tra gli “short shots” di prova, a sinistra, e le simulazioni con Virtual Molding 3 3 per volumi di 10 cm , 40 cm e 60 cm3 (dall’alto in basso).
CuringDegree_0056=25 t=0min 25s 549ms P=10.29%
CuringDegree_0062 Cyc=25 t=0min 29s 553ms P=43.75%
CuringDegree_0069 Cyc=25 t=0min 35s 545ms P=78.27%
Tecnologie valutate a computer, al riparo da rischi, prima di apportare modifiche allo stampo reale.
Validazione della simulazione
Dopo la simulazione a computer e l’avvio della produzione di “Ursula” è stata verificata la congruenza tra i risultati ottenuti dal calcolo virtuale e le condizioni reali. A questo proposito è utile confrontare i dati ottenuti dalla simulazione con degli short shots, cioè delle iniezioni parziali di silicone, che non riempiono completamente lo stampo, effettuate durante lo start-up del processo. Dal momento che il volume complessivo della retina da trasporto è di 72 cm3, sono stati realizzati short shots con passi di 10 cm3, sia virtuali che reali, poi messi a confronto. La figura 6 mostra il confronto tra test effettuati a 10, 40 e 60 cm3. A causa del riempimento lievemente asimmetrico è possibile effettuare un confronto molto preciso con le prove di stampaggio reali. Le immagini mostrano come la simulazione sia molto fedele alla realtà. Questa validazione dimostra l’affidabilità dell’approccio Virtual Molding e lo individua come uno strumento valido per i produttori di manufatti in silicone liquido LSR, assicurando loro che i processi di produzione che adottano non soltanto portano a pezzi di qualità, ma sono anche caratterizzati da un’elevata stabilità in una finestra ottimale. Sulla base di questa certezza i produttori possono non soltanto aumentare la profittabilità e l’efficienza energetica, ma anche acquisire più fiducia nell’utilizzare la simulazione virtuale per testare nuove idee, dal momento che con questo sistema i risultati si ottengono in tempi più rapidi e la fase di prova li espone a meno rischi.
Dalle Aziende
Raffreddamento delle mescole: l’innovazione è in coda di Giuseppe Cantalupo
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na moderna linea di mescolazione della gomma presenta, nel suo schema essenziale, un mescolatore interno, uno a cilindri per il completamento della compoundazione, un estrusore bivite abbinato a una pompa a ingranaggi per il filtraggio della mescola; chiude questa fila di macchinari il batch-off: una macchina che ha il compito di raffreddare la mescola cedutagli ad una temperatura che può essere anche di 110-120°C, portandola a temperatura ambiente nel più breve tempo possibile, per evitare il rischio di scottature.
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Il raffreddamento delle mescole di gomma, al termine della compoundazione, è una fase da cui da esso dipendono aspetti decisivi non solo sul rendimento dell’intera lavorazione, ma anche sulla qualità del compound destinato alla produzione degli articoli finiti. Rubber Trade Machinery di Oggiona S. Stefano, in provincia di Varese, ha progettato e realizzato un innovativo raffreddatore, affidabile e rapido, che tratta in modo ottimale le mescole prima della loro destinazione alle successive operazioni di stampaggio o estrusione. L’azienda varesina realizza anche sistemi automatici di raccolta e confezionamento
Macchinari
Nella pagina a fianco, fine linea completo per la raccolta di due strisce con cambio cassoni e pesatura automatici. Sopra, Le strisce all’interno del Raffreddatore STC non subiscono alcuna sollecitazione meccanica. Parlando di batch-off, è d’obbligo parlare della Rubber Trade Machinery, l’azienda di Oggiona S. Stefano, Varese, affermata a livello internazionale, che vanta un’esperienza ventennale nel settore della produzione di macchine destinate al fine linea di mescolazione. Oltre ai raffreddatori, infatti, la società varesina costruisce anche macchinari completamente automatizzati per la raccolta e il confezionamento delle strisce di mescola provenienti dal batch-off.
Naturale completamento
L’azienda nasce nel 1997 ad opera di Sergio Bracaletti, l’attuale amministratore, come conseguente sviluppo della pregressa esperienza, più che ventennale, acquisita dal fondatore nel settore della lavorazione della gomma. «Ho cominciato nel settore della produzione di presse per lo stampaggio
a iniezione - ci dice, infatti, Bracaletti, che abbiamo incontrato in azienda con i figli, Andrea e Marco, rispettivamente responsabile gestionale e responsabile tecnico -. Poi mi sono occupato della mescolazione, collaborando con un’azienda costruttrice di mescolatori aperti e chiusi tra le più importanti al mondo. A coronamento di questa mia attività, alla fine degli anni ’90 ho deciso di mettere a frutto l’esperienza acquisita, dedicandomi a quello che oggi è il nostro settore di competenza e specializzazione: il fine linea di mescolazione, che vuol dire, essenzialmente, raffreddamento e confezionamento delle mescole». E a giudicare dal successo che i macchinari di Rubber Trade Machinery riscuotono sul mercato nazionale e su quello estero, si può solo affermare che essi avvalorano la validità della decisione a suo tempo presa.
Determinazione e innovazione alla base di tutto
«I nostri macchinari - ci spiegano Andrea e Marco Bracaletti - sono decisamente innovativi e, per certi aspetti, anche rivoluzionari a confronto delle attrezzature approssimative e di bas-
sa efficienza in uso presso la maggior parte dei trasformatori della gomma». All’inizio l’azienda ha incontrato non poche difficoltà, proprio per superare una certa diffidenza degli operatori della mescolazione, accompagnata spesso da una buona dose di ingiustificato scetticismo. Il carattere e la ferma determinazione del management aziendale, profondamente convinto della necessità di modernizzazione e di maggiore affidabilità da apportare alla fase finale del confezionamento delle mescole, hanno finito per imporre l’avanzamento tecnologico dei progetti realizzati proprio presso le più importanti aziende trasformatrici, riscuotendo un notevole successo per le nuove proposte introdotte: le macchine per il fine linea di mescolazione, che offrono soluzioni definitive sia sul fronte della presenza, eccessiva, dell’operatore che sul fronte della garanzia di assoluta affidabilità del processo.
I mercati apprezzano
«Fin dalle prime realizzazioni appare chiara e indiscutibile la validità della nostra scelta - ci dice con comprensibile soddisfazione Andrea Bracaletti - . I reali benefici derivanti dall’uso delle nostre L’INDUSTRIA DELLA GOMMA | ELASTICA maggio 2016
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esse danno luogo alla formazione delle anse nelle quali, una volta evaporata l’acqua, resta depositata quella certa quantità di prodotto distaccante solido, inizialmente disciolto nella soluzione, che procura problemi alle fasi successive di stampaggio o estrusione. Inoltre, questa particolare modalità di trasporto delle mescole rende inevitabili, a seconda della loro durezza, dei “collassamenti” (formazione di pieghe), capaci di rendere più difficoltose le operazioni successive, quali, ad esempio, tagli longitudinali per la messa in strisce o la raccolta ordinata in contenitori. Alla soluzione di tutti questi problemi provvedono le macchine che la Rubber Trade Machinery ha ideato e realizzato con unanime apprezzamento dei mercati. Il Raffreddatore STC è la conseguente espressione dell’avanzata tecnologia che l’azienda varesina è stata capace di mettere in campo a questo riguardo.
La nuova macchina macchine hanno evidenziato ovunque un più facile utilizzo delle attrezzature, con rilevanti conseguenti vantaggi sul piano della programmazione del lavoro e quindi, o soprattutto, dell’abbattimento dei costi di produzione». La Rubber Trade Machinery si afferma con sicurezza sul mercato internazionale e su quello italiano con le sue macchine, apprezzate da un numero sempre crescente di clienti a livello globale. «Oggi - dichiara Marco Bracaletti - i più importanti produttori, non solo italiani, di articoli tecnici e le primarie aziende produttrici di mescole per conto terzi utilizzano le nostre macchine, e si rivolgono a noi - continua - anche importanti produttori a livello mondiale di altre macchine, destinate alle fasi precedenti della lavorazione, chiedendo la nostra collaborazione come loro partners». D’altra parte, la predisposizione della società di Oggiona a proporsi come partner dei costruttori di impianti per la produzione e il confezionamento di mescole, sottolineata dal suo alto livello di specializzazione, è ben espressa dall’export di tutto rispetto che l’azienda realizza: ben il 70% della produzione, infatti, varca i confini nazionali, proiettato in un ampio raggio geografico 42
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di mercati. Oltre ad una assai soddisfacente introduzione in Europa - dal Portogallo alla Germania, dalla Francia alla Polonia, all’Ungheria ed alla Russia - l’azienda varesina è ora presente anche negli Stati Uniti e nel centro America.
Il raffreddamento delle mescole
Rappresenta la prima fase del trattamento del compound, dopo la mescolazione, l’estrusione ed il filtraggio, alla quale la società di Oggiona ha rivolto la sua attenzione. L’obiettivo era quello di realizzare un macchinario che fosse in grado di soddisfare ogni esigenza produttiva in modo automatico, con alta efficienza, occupando, possibilmente, meno spazio rispetto alle soluzioni comunemente in uso. Bisognava anche risolvere, inoltre, qualche criticità, via via sempre più avvertita, riferita a inevitabili accumuli di distaccante solido che si formavano sulle strisce di mescole, a intervalli regolari, a causa della raccolta ad anse dei nastri di mescola prima dell’asciugatura. Nei sistemi tradizionali, infatti, le strisce di mescole sono esposte alla ventilazione, per l’asciugatura, trasportate su aste parallele. È appunto per questa disposizione che
Questa macchina può trattare mescole di qualsiasi formato: è sufficiente impostare gli opportuni parametri sul display di comando e gestione del processo, perché la mescola venga trasportata, senza alcuna azione meccanica sulla stessa, capace di deformarla o, ancora peggio, romperla. Il percorso che il nastro di mescola compie è contenuto, pur sviluppandosi per svariate decine di metri, in uno spazio proporzionalmente assai ridotto a confronto dei sistemi tradizionali di raffreddamento, e può raffreddare, asciugare e antiadesivizzare fino a 2.500 kg/h di mescola, prodotta in nastri di diversa larghezza - fino a 600 mm - o quantitativi inferiori di strisce continue di larghezze più ridotte, con spessori di 10/12 mm. La macchina è costituita da una vasca di preraffreddamento contenente una soluzione acquosa di antiadesivo a bassa temperatura - generalmente 12-15 °C - , e da un tunnel chiuso di lunghezza variabile, facilmente accessibile, dove la mescola viene sottoposta a una forte ventilazione forzata e diretta per il suo raffreddamento e la completa asciugatura. Il particolare sistema di trasporto all’interno del Raffreddatore STC non sottopone la mescola a nessun tipo di stress da stiramento, torsione o piegatura, e
Macchinari
Nella pagina a fianco, particolare del sistema di raccolta ad alta efficienza volumetrica. Sopra, Festonatore per la raccolta in casse di silicone.
le strisce di gomma arrivano alla fine del tunnel mantenendo il loro formato assolutamente in condizioni identiche a quelle in cui gli sono arrivate. Il nuovo raffreddatore consente, inoltre, di utilizzare distaccanti diversi senza dover interrompere la lavorazione per lavare le vasche di contenimento e prevede anche la possibilità di bypassare la vasca dell’antiadesivo per i compound che non tollerano il contatto con l’acqua.
Diverse soluzioni per la raccolta delle mescole
All’uscita dal tunnel, le strisce raffreddate, completamente asciutte e uniformemente antiadesivizzate, vengono dall’operatore consegnate all’attrezzatura disposta per la raccolta e il confezionamento. Per questa fase del processo, l’azienda di Oggiona ha messo a punto diverse
soluzioni che sono il risultato non solo di un’impegnativa attività di ricerca, ma anche di un’attenzione costantemente rivolta sia al mercato - per coglierne segnali e orientamenti - che alle aziende produttrici di mescole - per recepirne le problematiche e metterle in condizioni di soddisfare al meglio le richieste sempre più esigenti dei loro clienti - . È possibile, per citare solo alcuni esempi, raccogliere le strisce su pedane mobili o in più cassoni, anche di forme diverse, mediante idonee apparecchiature. Queste depositano le strisce con regolarità e precisione, grazie allo spostamento alternato, in due direzioni, dei carrelli erogatori posti al disopra dei contenitori da riempire. Un’altra possibilità è la raccolta delle strisce mediante disposizione incrociata, che consente un maggiore sfruttamento dello spazio disponibile a magazzino. Di assai notevole efficienza è il nuovo Festonatore compattatore di mescole in strisce, capace di depositare all’interno dei contenitori quantitativi di mescola intorno ai 700 kg, disposti in maniera estremamente ordinata, grazie all’azione di compattazione che viene effettuata, automaticamente, da due
pressatori ad ogni inversione di deposizione. Anche in questo caso, la Rubber Trade Machinery è riuscita a realizzare macchine altamente affidabili, molto più contenute negli spazi occupati, in grado di provvedere al confezionamento di casse o bancali in maniera totalmente automatica. Infine, particolarmente interessante è anche la raccolta delle strisce di mescole in bobine di varie dimensioni, con avvolgimento passo-passo con o senza intercalari di polietilene o addirittura di “dischi” di mescola del diametro approssimativo di 500-600 mm. «Tutte queste operazioni - tiene a sottolineare Andrea Bracaletti - vengono svolte, dalle nostre apparecchiature, in totale automatismo: basta un solo operatore a gestire l’intero ciclo di lavoro, e anche ad un livello di affidabilità semplicemente impensabile fino ad ora, specie a fronte di esigenze talvolta molto particolari dei nostri clienti o delle più svariate conformazioni dei contenitori da riempire. È importante ricordare, inoltre, che siamo anche in grado di offrire la possibilità di una gestione computerizzata del processo inserita nelle linee a loro volta computerizzate dei clienti». L’INDUSTRIA DELLA GOMMA | ELASTICA maggio 2016
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Raccolta silicone.
Creatività e competenza, quindi, le fondamentali capacità del management e dello staff tecnico dell’azienda, grazie alle quali la produzione di Rubber Trade Machinery ha acquisito quell’impronta di innovazione e originalità che la distingue e per la quale si è affermata sui mercati a livello globale. Proprio per queste caratteristiche la sua partnership è particolarmente appetita da costruttori di macchine per la lavorazione della gomma, specie stranieri, come, per esempio, la UTH di Fulda, Germania, leader nella tecnologia della filtratura dei compound a maglie sottili e delle pompe a ingranaggi per l’estrusione della gomma, della quale la società di Oggiona è da alcuni anni l’agente esclusivo in Italia.
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Dalle Aziende
Articoli tecnici per il medicale: una case history vicino a Modena di Gianpaolo Brembati
V
icina al traguardo dei 30 anni di vita, la Francesco Franceschetti Elastomeri entra con decisione nel settore medicale, aggiungendo alla sua collaudata gamma di prodotti industriali una famiglia di nuovi materiali, che si inserisce in un mercato particolarmente difficile soprattutto perché, oltre ad essere esigente, è anche molto conservatore per quanto riguarda gli utilizzatori finali dei manufatti. Tuttavia, questo stesso mercato conservatore manifesta nel contempo curiosità nei confronti delle innovazioni e volontà di aggiornamento tecnologico per non rimanere escluso dai progressi del settore. Forte della sua esperienza nell’ambito dei termoplastici industriali tradizionali, la Francesco Franceschetti Elastomeri ha incominciato la produzione di compound per il settore medicale nel 2014 e oggi, dopo avere ottenuto tutte le certificazioni UNI necessarie, è in grado di offrire al mercato i nuovi prodotti Marfran.Med®.
La produzione
Il settore medicale richiede che la catena produttiva dalle materie prime al manufatto finale avvenga con il rispetto di procedure rigorose,
La camera bianca della Francesco Franceschetti Elastomeri. Nella pagina a fianco, l’area di produzione. 46
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Lo scorso 18 marzo la Francesco Franceschetti Elastomeri ha organizzato a Medolla (Modena) un workshop, durante il quale ha presentato la sua nuova linea di prodotti Marfran.Med® e il nuovo impianto di produzione medicale
Prodotti & Processi che permettano di evitare qualsiasi forma di inquinamento. Questo è ciò che avviene sulla linea di produzione dedicata di Francesco Franceschetti Elastomeri, nella quale aria, acqua e superfici di contatto con il granulo sono controllate e monitorate in continuo all’interno di una “clean room”. Il personale addetto, istruito con una formazione specifica, segue processi di trasformazione privi di ogni possibile tipo di contaminazione. La produzione, eseguita in ambiente controllato, permette di favorire la ripetibilità delle caratteristiche di biocompatibilità dei compound realizzati e le camere bianche, all’interno delle quali si svolge l’intero ciclo produttivo, sono certificate secondo le UNI EN ISO 14644/1-2-3 (controllo particellare) e UNI EN ISO 14698/1-2 (controlli microbiologici). In accordo con le normative ISO 9001 e ISO 13845 (produzione di dispositivi medicali), i processi di trasformazione avvengono in un sistema chiuso altamente automatizzato e sottoposto a frequenti procedure di pulizia. Il continuo monitoraggio dei parametri di trasformazione garantisce l’omogeneità del lotto prodotto, successivamente verificato con prove di laboratorio. La produzione avviene rispettando la massima tracciabilità delle materie prime im-
piegate ed è sempre seguita da una validazione del lotto prodotto, grazie ad esaustive prove di laboratorio improntate al rispetto di severi intervalli di tolleranza. La selezione delle materie prime, l’applicazione rigorosa delle procedure imposte e la camera bianca dedicata consentono di ottenere la conformità alle prove previste dalle normative ISO 10993 e USP classe VI (certificazioni eseguite presso Studio Ambiente e Biochem). La certificazione dei compound Marfran.Med® è affidata a un ente esterno preposto e viene eseguita su numerosi campioni, rappresentativi delle diverse formulazioni, costituendone il lasciapassare per il mercato.
I prodotti
Tutti i materiali della gamma Marfran. Med® non contengono PVC né siliconi né lattice, prodotti assenti del resto nell’intera filiera produttiva, e si distinguono per le seguenti caratteristiche: • garanzia di omogeneità reologica del lotto • elevata flessibilità, “soft touch” e altissima trasparenza • superfici a basso coefficiente di attrito • ottima prestazione in processi di coestrusione e sovrastampaggio
La storia dell’azienda Nasce nel 1987 col nome di Valerio Franceschetti Elastomeri. Nei primi anni ’90 rinnova la sua tecnologia di produzione e introduce sul mercato compound a base SEBS. Nell’aprile del 2004 il ramo aziendale delle gomme termoplastiche viene acquisito dal gruppo inglese British Vita. Nel 2010, con un’operazione di “management buy out” dal gruppo inglese, nasce la Francesco Franceschetti Elastomeri. Nel 2014 nasce il marchio Marfran.Med®, un compound termoplastico per il settore medicale e farmaceutico. Nel 2015 l’azienda ottiene le certificazioni UNI EN ISO 14644/1-2-3 (controllo particellare) e UNI EN ISO 13485 (Sistema di Gestione Qualità) per la progettazione e la produzione per il settore medicale.
• tempi di raffreddamento ridotti, ritiri dimensionali post produzione inferiori a polimeri tradizionali, nessun assorbimento di umidità nel tempo, nessun fenomeno di migrazione superficiale per i gradi “oil free”
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Dalle Aziende
Uno scorcio del laboratorio della Francesco Franceschetti Elastomeri, dove si effettua la caratterizzazione e validazione dei compound dal punto di vista reologico e se ne identificano le proprietà fisiche e meccaniche.
Ricerca, sviluppo e laboratorio
• limitata degradazione termica senza formazione di punti neri e ingiallimenti nell’intervallo normale di lavorazione (160-220 °C) • ampio intervallo di temperature di utilizzo (-50/+125°C in funzione della durezza) • scarti riprocessabili
Nuovi gradi
La gamma Marfran.Med® si articola in compound per stampaggio a iniezione, estrusione/microestrusione e stampaggio per soffiaggio. In particolare si mettono in evidenza i gradi: • Marfran.Med® HTR – “oil free” ad alta trasparenza e sterilizzabile a vapore (durezze da 32 a 63 ShD per stampaggio a iniezione) • Marfran.Med® HE e M – rispettivamente ad alta elasticità e con migliorate caratteristiche meccaniche • Marfran.Med® HTRE - “oil free” ad alta trasparenza e sterilizzabile a vapore per estrusione Sono però due i nuovi prodotti, che costituiscono il fiore all’occhiello della produzione 2016 dell’azienda, ossia il Marfran.Med® SM1 e la famiglia Marfran.Med®Au. Il grado SM1 offre un migliorato com48
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pression set e una maggiore resistenza ad alte temperature, che permettono di ottenere eccellenti risultati in estrusione, tant’è vero che il tubo finito è stato sterilizzato in autoclave per 30 minuti e sottoposto a un ciclo di 220 ore. La famiglia Au comprende invece compound termoplastici a base SEBS, nella cui matrice viene inglobato l’acido usnico, un antibiotico di natura vegetale estratto da alcune specie di licheni: grazie all’acido usnico questi compound manifestano un elevato potere antimicrobico che, nel caso dei batteri Gram positivi, arriva a superare il valore di 99,90%, permettendo loro di soddisfare pienamente i test di attività antimicrobica previsti dalla norma ASTM E 2180-07. In pratica tutti i compound Marfran. Med®, trasparenti, traslucidi, morbidi e semirigidi, sono utilizzati nella produzione di articoli dedicati al settore medicale e farmaceutico quali, ad esempio, linee di infusione e trasfusione, sacche per drenaggi, sonde naso-gastriche, emodialisi, urodinamica, cateterismo, tubi per pompe peristaltiche, micropalloni esenti da lattice, sistemi per respirazione e così via.
Il principale punto di forza di Francesco Franceschetti Elastomeri è il settore ricerca e sviluppo, il cui personale è costantemente impegnato a mettere a punto nuovi compound per soddisfare le sempre più esigenti richieste del mercato, intese ad ottenere materiali di elevato profilo tecnico e di prestazioni specifiche. Questo reparto è inoltre a disposizione dei clienti per fornire informazioni e assistenza tecnica per quanto riguarda dettagli sui materiali, ottimizzazione dei processi di trasformazione, tecniche di assemblaggio, nuove formulazioni e prodotti personalizzati a misura del cliente specifico. Naturalmente riveste un’importanza fondamentale il laboratorio, che con le sue apparecchiature è in grado di caratterizzare e validare i compound prodotti dal punto di vista reologico e sottoporli alle opportune valutazioni di calorimetria, spettrofotometria e resistività volumetrica e superficiale, oltre ad effettuare prove meccaniche e di invecchiamento con Xenotest e stufe.
Qualità e certificazioni
Sono già state citate le tante certificazioni ottenute da Francesco Franceschetti Elastomeri, ma merita comunque particolare menzione il fatto che il 21 settembre 2015 l’azienda ha certificato, in accordo alle procedure TÜV Rheinland Italia, il proprio Sistema di Gestione Qualità per la progettazione e la produzione di compound termoplastici ed elastomerici per il settore medicale secondo la norma UNI CEI EN ISO 13485:2012. L’importante risultato ottenuto premia gli investimenti e il lavoro che l’azienda ha portato avanti in que-
Prodotti & Processi
Che cosa produce La capacità produttiva di oltre 10.000 ton/anno comprende, oltre ai prodotti Marfran. Med®, tre linee di materiali: TPE-SBS, ottenuti dal copolimero a blocchi SBS, adatti ad applicazioni tecniche che richiedono un materiale plastico, economico e di facile lavorazione. TPE-SEBS, ottenuti dal copolimero SEBS che, grazie alla sua struttura completamente satura, garantisce un’ottima resistenza all’invecchiamento e agli agenti atmosferici, consentendone l’utilizzo anche in applicazioni per esterni. TPO-SEBS, ottenuti da poliolefine termoplastiche modificate con il copolimero a blocchi SEBS, che sono caratterizzate da un’ottima resistenza all’invecchiamento alle basse temperature.
sti anni e apre un mercato globale ai prodotti medicali a marchio Marfran. Med®. «È importante per i nostri clienti sapere che ogni parte del nostro Marfran.Med® è concepito, progettato e prodotto secondo la ISO 13485», ha detto Domenico Uccheddu, Direttore Commerciale e Marketing della Francesco Franceschetti Elastomeri, «il nostro compound a base TPE Marfran.Med® è un prodotto medicale adatto alla produzione di dispositivi medici». «La scelta di certificare il nostro si-
stema di gestione qualità come specifico per i dispositivi medici è stata fortemente voluta dalla proprietà», spiega Francesco Franceschetti, General Manager dell’azienda, «la nostra azienda si sta aprendo a un vasto mercato e con la ISO 13485 siamo pienamente conformi alle Direttive Comunitarie Europee e alle direttive collegate su Dispositivi Medici Impiantabili Attivi, Dispositivi Medici e Dispositivi Medici Diagnostici in Vitro».
Rete commerciale e fiere
Con una parte della produzione destinata all’export, pari al 50%, la Francesco Franceschetti Elastomeri conta centinaia di clienti in tutto il mondo ed è presente con agenti e distributori in molti paesi, tra cui Germania, Spagna, Polonia, Cina e Giappone. L’azienda partecipa alle più importanti fiere europee del settore medicale tra cui, quest’anno, MedTec a Stoccarda, K e Compamed a Düsseldorf.
NORMATIVE Normative
Classificazione, etichettatura e imballaggio delle sostanze: nuove regole in vigore di Beatrice Garlanda
Da fine marzo un nuovo decreto legislativo adegua il cosiddetto Regolamento CLP al GHS, il sistema armonizzato globale per la classificazione ed etichettature delle sostanze chimiche messo a punto dall’Onu per uniformare le procedure a livello mondiale. Cambiano alcuni aspetti in fatto di valutazione dei rischi, informazione e formazione dei lavoratori, sorveglianza sanitaria, segnaletica e contenitori. 50
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Sostanze
I
l 29 marzo 2016 è entrato in vigore il decreto legislativo 15 febbraio 2016, n.39 con il quale è stata data attuazione alla direttiva 2014/27/UE che modifica le direttive 92/58/CEE, 92/85/CEE, 94/33/CE 98/24/CE e 2004/37/CE, allo scopo di allinearle al regolamento (CE) n.1272/2008, relativo alla classificazione, all’etichettatura e l’imballaggio delle sostanze e delle miscele (il cosiddetto Regolamento CLP). Il provvedimento adegua le direttive sopra citate al regolamento GHS (Globaly Harmonized System of Classification and Labelling of Chemicals) messo a punto dall’ONU per garantire, a livello mondiale, uniformità della classificazione e dell’etichettatura dei prodotti chimici Il decreto legislativo di cui si tratta consta di quattro articoli. I primi tre rispettivamente modificano: − il T.U. In materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro lavoro, in seguito T.U. (decreto legislativo 9 aprile 2008, n.81 come modificato e integrato dal decreto legislativo 3 agosto 2009, n.106). − Il T.U. delle disposizioni in materia di tutela e sostegno della maternità e paternità (d.lgs. 151/01 modificato dal d.lgs. 115/2003) − Legge sulla tutela del lavoro dei fanciulli e degli adolescenti (Legge 17 ottobre 1967, n.977, modificata con decreti legislativi 345/1999 e 262/2000) Il quarto articolo riguarda, invece, la clausola di invarianza finanziaria, in cui si chiarisce che le modifiche previste dal decreto non devono gravare ulteriormente sulla finanza pubblica.
Modifiche in materia di salute e sicurezza sul lavoro
Innanzitutto, si deve rilevare che l’articolo 1 del decreto 39/2006 modifica la terminologia utilizzata dal T.U. In particolare, in più punti del testo, il termine “preparato” è sostituito dal termine “miscela”, tanto che s i tratti di preparati pericolosi, chimici,cancerogeni o mutageni. Il termine “responsabile dell’immissione sul mercato “ è sostituito da “fornitore” ed infine i termini come “molto tossici, tossici, nocivi, sensibilizzanti, corrosivi, irritanti, sensibilizzanti, tossici per il ciclo riproduttivo, cancerogeni o mutageni di categoria 3” sono sostituiti in conformità al regolamento CLP. Di nuova formulazione è la definizione di agenti chimici e di agenti chimici pericolosi (art 222 T.U.) , intendendo per: a) agenti chimici: tutti gli elementi o composti chimici, sia da soli sia nei loro miscugli, allo stato naturale o ottenuti, utilizzati o smaltiti, compreso lo smaltimento come rifiuti, mediante qualsiasi attività lavorativa, siano essi prodotti intenzionalmente o no e siano immessi o no sul mercato b) agenti chimici pericolosi: - agenti chimici che soddisfano i criteri di classificazione come pericolosi in una delle classi di pericolo fisico o di pericolo per la salute di cui al regolamento (CE) n.1272/2008, indipendentemente dal fatto che tali agenti chimici siano
classificati nell’ambito di tale regolamento - agenti chimici che, pur non essendo classificabili come pericolosi ai sensi del precedente trattino, comportano un rischio per la sicurezza e la salute dei lavoratori a causa di loro proprietà chimico-fisiche, chimiche o tossicologiche e del modo in cui sono utilizzati o presenti nel luogo di lavoro, compresi gli agenti chimici cui è stato assegnato un valore limite di esposizione professionale di cui all’allegato XXXVIII.
Valutazione dei rischi
È modificato l’art.223 sulla valutazione dei rischi. Il nuovo provvedimento dispone che, nella valutazione dei rischi, il datore di lavoro deve determinare preliminarmente l’eventuale presenza di agenti chimici pericolosi sul luogo di lavoro e deve valutare anche i rischi per la sicurezza e la salute dei lavori che dipendono dalla presenza di tali agenti, prendendo in considerazione in particolare: a) le loro proprietà pericolose; b) le informazioni sulla salute e sicurezza comunicate dal fornitore tramite la relativa scheda di sicurezza predisposta ai sensi del regolamento (CE) n.1907/2006; c) il livello, il modo e la durata dell’esposizione; d) le circostanze in cui viene svolto il lavoro in presenza di tali agenti tenuto conto della quantità delle sostanze e delle miscele che li contengono o li possono generare; e) i valori limite d’esposizione professionale o i valori limite biologici; f ) gli effetti delle misure preventive e protettive adottate o da adottare; g) se disponibili, le conclusioni tratte da eventuali azioni di sorveglianza sanitaria già intraprese. Inoltre, nella valutazione dei rischi il datore di lavoro indica quali misure sono state adottate ai sensi dell’art.224 (misure e principi generali per la prevenzione dei rischi) e, se applicabile, dell’art.225 (misure specifiche di protezione e di prevenzione). Nella stessa valutazione devono essere incluse le attività per le quali si possa prevedere la possibilità di notevole esposizione o che possono provocare effetti nocivi per la salute e la sicurezza. Si precisa che, per quanto riguarda le attività lavorative che comportano l’esposizione a più agenti chimici pericolosi, i rischi devono essere valutati in base al rischio che comporta la combinazione di tutti gli agenti chimici di cui si tratta. Fatto salvo quanto disposto dai regolamenti (CE) n.1907/2006 e 1272/2008, il fornitore di agenti chimici pericolosi deve fornire al datore di lavoro acquirente le ulteriori informazioni necessarie per la valutazione del rischio Nel caso,poi, di un’attività nuova che comporti la presenza di agenti chimici pericolosi, la valutazione dei rischi che presenta e l’attuazione delle misure di prevenzione devono essere predisposte preventivamente. Il datore di lavoro, infine, deve aggiornare periodicamente la valutazione e, in ogni caso, in occasione di notevoli mutamenti che potrebbero averla resa superata o se i risultati della sorveglianza medica ne determinino la necessità. L’INDUSTRIA DELLA GOMMA | ELASTICA maggio 2016
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Normative
Informazione e formazione dei lavoratori
Il decreto 39/2016 modifica anche l’art 227 del T.U. Fatti salvi gli articoli 36 (informazione dei lavoratori) e 37 (formazione dei lavoratori e dei loro rappresentanti), il datore di lavoro deve garantire che i lavoratori o i loro rappresentanti dispongano di: a) dati ottenuti attraverso la valutazione del rischio e ulteriori informazioni qualora modifiche importanti sul luogo di lavoro determinino un cambiamenti di tali dati b) informazioni sugli agenti chimici pericolosi sul luogo di lavoro, come l’identità degli agenti, i rischi per la sicurezza e la salute, i relativi valori limite di esposizione professionale c) formazione e informazioni su precauzioni ed azioni adeguate da intraprendere per proteggere loro stessi e altri lavoratori sul luogo di lavoro d) accesso ad ogni scheda dei dati di sicurezza messa a disposizione dal fornitore. Il datore di lavoro, inoltre, deve assicurare che le informazioni siano fornite in modo adeguato al risultato della valutazione del rischio e aggiornate per tener conto del cambiamento delle circostanze. Se i contenitori e le condutture per gli agenti chimici pericolosi utilizzati durante il lavoro non sono contrassegnati da segnali di sicurezza in base a quanto prescritto dal titolo V, il datore di lavoro deve fare in modo che la natura del contenuto dei contenitori e delle condutture e gli eventuali rischi connessi siano chiaramente identificabili. Infine, il fornitore deve trasmettere ai datori di lavoro tutte le informazioni concernenti gli agenti chimici pericolosi prodotti o forniti secondo quanto stabilito dal regolamento (CE) n.1907/2006.
Sorveglianza sanitaria
Il decreto 39/2006 modifica l’art.229 (sorveglianza sanitaria) del T.U. Salvo deroghe, sono sottoposti a sorveglianza sanitaria i lavoratori esposti agli agenti chimici pericolosi per la salute che rispondono ai criteri per la classificazione di cui al regolamento (CE) 1272/2008 e successive modifiche come tossici acuti, corrosivi irritanti, sensibilizzanti, tossici per il ciclo riproduttivo o con effetti sull’allattamento, tossici specifici per organo bersaglio, tossici in caso di aspirazione, cancerogeni e mutageni di categoria 2. La sorveglianza sanitaria deve essere effettuata: - prima di adibire il lavoratore alla mansione che comporta l’esposizione - periodicamente, normalmente una volta l’anno o con
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periodicità diversa decisa dal medico competente - all’atto della cessazione del rapporto di lavoro. Per i lavoratori esposti agli agenti per i quali è stato fissato un valore limite biologico, è obbligatorio il monitoraggio biologico. Gli accertamenti sanitari devono essere a basso rischio per il lavoratore. Il datore di lavoro, su parere conforme del medico competente, deve adottare misure preventive e protettive particolari per i singoli lavoratori considerando gli esiti degli esami clinici e biologici effettuati. Nel caso in cui all’atto della sorveglianza sanitaria risulti, in un lavoratore o in un gruppo di lavoratori esposti in maniera analoga ad un stesso agente, che vi siano effetti pregiudizievoli per la salute imputabili a tale esposizione o il superamento di un valore limite biologico, il medico competente informa individualmente i lavoratori interessati ed il datore di lavoro. In tale ipotesi, il datore di lavoro deve: a) sottoporre a revisione la valutazione dei rischi effettuata ai sensi dell’art.223 b) sottoporre a revisione le misure predisposte per eliminare o ridurre i rischi c) tenere conto del parere del medico competente nell’attuazione delle misure necessarie per eliminare o ridurre il rischio d) prendere le misure perché sia effettuata una visita medica straordinaria per tutti gli altri lavoratori che sono stati soggetti ad una simile esposizione.
Protezione da agenti cancerogeni e mutageni
Il nuovo decreto modifica le definizioni di agente cancerogeno e mutageno di cui all’art.234 del T.U. Per agente cancerogeno s’intende: - una sostanza o miscela che corrisponde ai criteri di classificazione come sostanza cancerogena di categoria 1A o 1B di cui all’allegato I del regolamento CLP - una sostanza, miscela, procedimento menzionati nell’allegato XLII (sostanze pericolose-elenco di sostanze, preparati, processi) del T.U., nonché sostanze o miscele liberate nel corso di un processo e menzionate nello stesso allegato - una sostanza, un preparato o un processo di cui all’allegato XLII del T.U., nonché una sostanza o un preparato emessi durante un processo previsto dall’allegato XLII. Per agente mutageno, ai sensi del nuovo provvedimento, s’intende: - una sostanza o miscela corrispondente ai criteri di classificazione come agente mutageno di cellule germinali di categoria 1A o 1B di cui all’allegato I del regolamento CLP - un preparato contenente una o più sostanze di cui al precedente trattino quando la concentrazione di una o più delle singole sostanze risponde ai requisiti relativi ai limiti
Sostanze di concentrazione per la classificazione di un preparato nelle categorie mutagene 1 o 2 in base ai criteri di cui ai d.lgs. 3 febbraio 1997, n.52 e 14 marzo 2003, n.65 e successive modifiche Infine, per valore limite s’intende, se non altrimenti specificato, il limite della concentrazione media, ponderata in base al tempo, di un agente cancerogeno o mutageno nell’aria, rilevabile entro la zona di respirazione di un lavoratore, in relazione ad un periodo di riferimento determinato stabilito nell’allegato XLIII.
Sostituzione o riduzione di un agente cancerogeno o mutageno
Il datore di lavoro deve evitare o ridurre l’utilizzazione di un agente cancerogeno o mutageno sul luogo di lavoro, sostituendolo, qualora possibile, con una sostanza o una miscela o un procedimento che non risulta nocivo o risulta meno nocivo per la salute e la sicurezza dei lavoratori. Qualora la sostituzione non sia possibile, egli deve fare in modo che l’utilizzazione dell’agente cancerogeno o mutageno avvenga, se tecnicamente possibile, in un sistema chiuso. Se non si può operare con un sistema chiuso, il datore deve provvedere affinché il livello di esposizione dei lavoratori sia il più basso possibile. L’esposizione non può comunque, essere superiore al valore limite d dell’agente di cui all’allegato XLIII. Fatto salvo quanto previsto dall’articolo di cui sopra, il datore effettua una valutazione dell’esposizione ad agenti cancerogeni e mutageni (art.236).
Cartelli e segnaletica
Nella sezione 3.2 dell’allegato in oggetto, è soppresso il cartello di avvertimento: “Sostanze nocive o irritanti”. Inoltre al cartello: “Pericolo generico” è aggiunta la nota seguente: “Questo cartello di avvertimento non deve essere utilizzato per mettere in guardia le persone circa le sostanze chimiche o miscele pericolose, fatta eccezione nei casi in cui il cartello di avvertimento è utilizzato conformemente alla presente sezione per indicare i depositi di sostanze o miscele pericolose”. Nuova è anche la formulazione dell’allegato XXVI. L’attuale testo prevede che i recipienti utilizzati nei luoghi di lavoro contenenti sostanze o miscele classificate come pericolose in conformità ai criteri relativi ad una delle classi di pericolo fisico o di pericolo per la salute in conformità a regolamento CLP devono essere etichettati con i pertinenti pittogrammi di pericolo in conformità a tale regolamento. La stessa disposizione si applica ai recipienti utilizzati per il magazzinaggio delle sostanze o miscele sopra citate e alle tubazioni visibili che servono a contenerle o trasportarle. Rimangono esclusi dal campo d’applicazione della norma sopra richiamata i recipienti utilizzati nei luoghi di lavoro
per una breve durata e quelli il cui contenuto cambia frequentemente, purché siano adottati provvedimenti alternativi atti a garantire un livello di protezione identico. Si tratta in particolare di azioni di formazione e informazione. L’etichettatura conforme al regolamento CLP può essere sostituita da cartelli di avvertimento previsti dall’allegato XXV che riportino lo stesso pittogramma o simbolo. Se non esiste alcun cartello di avvertimento equivalente nella sezione 3.2 dell’allegato XXV, deve essere utilizzato il pertinente pittogramma di pericolo di cui all’allegato V del regolamento CLP. Inoltre l’etichettatura può essere completata da ulteriori informazioni, ad esempio dal nome e/o dalla formula della sostanza o miscela pericolosa e dai particolari sui rischi connessi. Può essere completata o sostituita, per quanto riguarda il trasporto di recipienti sul luogo di lavoro, da cartelli che siano applicabili in tutta la UE per il trasporto di sostanze o miscele pericolose. Il decreto 3972016, inoltre, stabilisce che nelle zone, nei locali e negli spazi in cui sono depositati quantitativi notevoli di sostanze o miscele pericolose devono essere presente un cartello appropriato, in conformità dell’allegato XXV o i indicati conformemente all’allegato XXVI, tranne nel caso in cui l’etichettatura dei diversi imballaggi o recipienti stessi sia sufficiente a tale scopo. I cartelli o l’etichettatura di cui sopra vanno applicati ne pressi dell’area di magazzinaggio o sulla porta di accesso al locale magazzinaggio.
Sostegno della maternità e della paternità
Ai sensi dell’art.11 di tale decreto, il datore di lavoro deve valutare i rischi per la salute e la sicurezza delle lavoratrici, in particolare i rischi di esposizione ad agenti fisici, chimici e biologici, processi o condizioni di lavoro elencati nell’allegato C del decreto stesso. Con decreto 39/2016 sono ricompresi nell’allegato di cui sopra gli agenti biologici dei gruppi di rischio 2, 3 e 4 ai sensi dell’art.268, nonché dell’allegato XLVI del d.lgs. 81/08 e successive modifiche, nella misura in cui sia noto che tali agenti o le terapie che essi rendono necessarie causano pericolo per la salute delle gestanti o dei nascituri, sempreché non figurino nell’allegato B dello stesso d.lgs.151/01 (lavori vietati). È anche modificato il punto 3 dell’allegato C, relativo agli agenti chimici. Quelli che rientrano nella nuova versione dell’allegato sono le sostanze o le miscele che soddisfano i criteri di classificazione del regolamento CLP in una o più delle seguenti classi di pericolo e categorie di pericolo con una o più delle seguenti indicazioni di pericolo, sempre che non siano elencati nell’allegato B del d.lgs. 151/01: - mutagenicità sulle cellule germinali, categorie 1A,1B o 2 (H340, H341) - cancerogenicità, categorie 1A, 1B o 2 (H350, H250i, H351) - tossicità per la riproduzione, categorie 1A, 1B o 2 o la categoria aggiuntiva per gli effetti sull’allattamento (H360, L’INDUSTRIA DELLA GOMMA | ELASTICA maggio 2016
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Normative
H360D, H360FD, H360 Fd, H360 Df, H361, H361d, H361 fd, H362) - tossicità specifica per organi bersaglio, dopo esposizione singola, categorie 1 o 2 (H370, H371) Per chiarezza, riportiamo nella tabella il significato delle frasi H di cui sopra. Inoltre, rientrano nell’allegato C gli agenti chimici ed i processi industriali che figurano nell’allegato XLII del T.U. in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro.
Tutela del lavoro dei fanciulli e degli adolescenti
Il decreto 39/2006 introduce ulteriori modifiche all’allegato I della legge in oggetto concernente i divieti d’’esposizione degli adolescenti ad agenti biologici dei gruppi di rischio 3 e 4 e ad agenti chimici. Per quanto riguarda questi ultimi, il divieto modificato riguarda le sostanze e miscele che soddisfano i criteri di classificazione di cui al regolamento CLP in una o più delle seguenti classi di pericolo e categorie di pericolo con una o più delle seguenti indicazioni di pericolo: - tossicità acuta, categorie 1, 2 o 3 (H300, H310, H330, H301, H311, H331) - corrosione della pelle, categorie 1A, 1B o 1C (H314)
- - - -
gas infiammabile, categorie 1 o 2 (H220, H221) aerosol infiammabili, categoria 1 (H2222) liquido infiammabile, categorie 1 o 2 (H224, H225) esplosivi, categoria “esplosivo instabile” o esplosivi delle divisioni 1.1, 1.2, 1.3, 1.4, 1.5 (H200, H201, h201, H202, h203, H204, H205) - sostanze e miscele autoreattive, di tipo A.B,C o D (H240, H241, H242) - perossidi organici, di tipo A o B (H240, H241) - tossicità specifica per organi bersaglio dopo esposizione singola, categorie 1 o 2 (H372, H373) - sensibilizzazione delle vie respiratorie, categoria 1, sottocategorie 1A o 1B (H334) - sensibilizzazione della pelle, categoria 1, sottocategorie 1A o 1B (H317) - cancerogenicità, categorie 1A, 1B o 2 (H350, H350i, H351) - mutagenicità sulle cellule germinali, categorie 1A, 1B o 2 (H340, H341) - tossicità per la riproduzione, categorie 1A o 1B (H360, h360F, H360FD, H360Fd, H360D, H360Df ) È vietata l’esposizione alle sostanze e alle miscele di cui al titolo IX del T.U.in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, compresa l’esposizione a piombo e composti ed amianto. Infine, i processi e i lavori di cui all’allegato XLII del T.U. sopra citato sono vietati agli adolescenti (il divieto è riferito a specifiche fasi del processo produttivo).
Frasi H
Indicazioni relative alle classi o categorie di pericolo degli agenti chimici H340 H341 H350 H350i H351 H360 H360D
Può nuocere al feto
H360FD
Può nuocere alla fertilità,. Può nuocere al feto
H360Fd
Può nuocere alla fertilità. Sospettato di nuocere al feto
H360Df
H361d
Può nuocere al feto. Sospettato di nuocere alla fertilità Sospettato di nuocere alla fertilità o al feto (indicare l'effetto specifico, se noto) (indicare la via d'esposizione se accertato che nessun'altra via d'esposizione comporta il medesimo pericolo) Sospettato di nuocere al feto
H361fd
Sospettato di nuocere alla fertilità. Sospettato di nuocere al feto
H361
H362 H370 H371
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Può provocare alterazioni genetiche(indicare la via d'esposizione se accertato che nessun'altra via d'esposizione comporta il medesimo pericolo) Sospettato di provocare alterazioni genetiche(indicare la via d'esposizione se accertato che nessun'altra via d'esposizione comporta il medesimo pericolo) Può provocare il cancro (indicare la via d'esposizione se accertato che nessun'altra via d'esposizione comporta il medesimo pericolo) Può provocare il cancro per inalazione Sospettato di provocare il cancro (indicare la via d'esposizione se accertato che nessun'altra via d'esposizione comporta il medesimo pericolo) Può nuocere alla fertilità o al feto
Può essere nocivo per i lattanti allattati al seno Provoca danni agli organi (o indicare tutti gli organi interessati, se noti) (indicare la via d'esposizione se accertato che nessun'altra via d'esposizione comporta il medesimo pericolo) Può provocare danni agli organi (o indicare tutti gli organi interessati, se noti) (indicare la via d'esposizione se accertato che nessun'altra via d'esposizione comporta il medesimo pericolo)
L’INDUSTRIA DELLA GOMMA | ELASTICA maggio 2016
News
Taccuino
Bene il consumo di gomma in Europa
L’
IRSG (International Rubber Study Group) ha reso noti i dati di produzione e consumo della gomma naturale e sintetica nel terzo trimestre 2015. A livello mondo, la produzione di gomma naturale ha registrato un sensibile aumento del 6,93% rispetto allo stesso periodo del 2014 (3.348 kt su 3.131). Spicca l’aumento considerevole del 9,35% avutosi nell’area Europa-MedioOriente-Africa (152 kt su 139), seguito dal +7,01% dell’Asia-Pacifico (3.128 kt contro 2.923). Sostanzialmente stabile il dato delle Americhe, 68 kt su 67. Sul fronte dei consumi, segno più in tutte le aree, con un incremento, a livello mondo, del 3,52% su aprile-giugno 2014: 3.209 kt contro 3.100. Per quanto riguarda le aree, anche in questo caso EMEA si distingue per il cospicuo incremento percentuale registrato nel trimestre, perfettamente allineato all’aumento della produzione: +9,67%, con 431 kt a fronte di 393. Decisamente meno pronunciati, al confronto, gli aumenti in Asia-Pacifico (2.352 kt/2.286 kt, +2,89%) e nelle Americhe (426 kt/421 kt, +1,19%). Per quanto concerne la gomma sintetica, la produzione del Q3 2015 non ha presentato variazioni di rilievo rispetto al terzo trimestre 2014. Il dato globale riferisce di una situazione praticamente stabile (+0,97%, 3.546 kt/3.512kt). L’Asia-Pacifico è aumentata dell’1,49%, con 1.844 kt su 1.817, e le Americhe del 2,43% (759 kt/741 kt). EMEA, invece, ha registrato una flessione: -1,15% (943 kt/954 kt). Sul fronte dei consumi, balza agli occhi l’alquanto insolito segno meno dell’AsiaPacifico (-0,21%), ma si tratta, chiaramente, di un dato che ha significato solo per l’aritmetica, che semplicemente registra la differenza tra due numeri diversi tra loro (1.944 kt nel Q3 2015 e 1.948 kt nel Q3 2014), che, in realtà, esprimono una situazione sostanzialmente stabile. In EMEA, analogamente a quanto verificatosi per la gomma naturale, i consumi di SR sono aumentati, anche se di una quota inferiore: +1,62%, con 879 kt a fronte di 865. Incremento anche nelle Americhe: +2,68% (765 kt/745 kt). Insieme ai dati di produzione e consumo del terzo trimestre, l’IRSG ha pubblicato anche le quotazioni del quar-
to trimestre 2015. Eccole, riportate (in $ USA/t) insieme a quelle pregresse. Quotazioni del 2015 Gomma naturale (RSS3) nel 2015: 1.734 nel Q1; 1.791 nel Q2; 1.462 nel Q3; 1.255 nel Q4. Media anno: 1.560. Gomma sintetica (SBR USA) nel 2015: 2.396 nel Q1; 2.041 nel Q2; 2.108 nel Q3; 2.095 nel Q4. Media anno: 2.160. Quotazioni del 2014 Gomma naturale (RSS3): 2.251 nel Q1; 2.118 nel Q2, 1.837 nel Q3; 1.620 nel Q4. Media anno: 1.957. Gomma sintetica (SBR USA): 2.568 nel Q1; 2.735 nel Q2; 2.653 nel Q3; 2.564 nel Q4. Media anno: 2.630.
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News
Il grafene G+ è un prodotto sicuro per la salute
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i susseguono gli studi sul mercato della gDirecta Plus, l’azienda che produce su scala industriale il Grafene Plus, un grafene ad alto grado di purezza, nel suo impianto di Lomazzo, Como - il primo in Italia e il più grande in Europa, inaugurato nel mese di giugno del 2014 - , è anche la prima azienda al mondo produttrice di questo nanomateriale ad aver commissionato a un laboratorio indipendente test specifici per valutarne l’impatto sulla salute deTecno Compounds gli addetti alla produzione e degli utilizzatori finali sia del prodotto tal quale che dei manufatti che lo contengono. ottenere gli stessi articoli. L’industria Per le sue uniche, eccezionali carattePneumatici da bici Vittoria realizzati Tecno Compounds solution for every challenge della gomma un importante camristiche chimico-fisiche, il grafene micon grafene Directa Plus. Sono stati Tecno Compounds a èsuitable po di impiego del grafene. Ne abbiagliora in maniera eccezionale le pretra i primi prodotti commerciali mo parlato a più riprese nella nostra stazioni dei polimeri e dei materiali a utilizzare il grafene G+ come additivo rivista (v. “Il grafene fa il suo ingresso ai quali viene aggiunto. E ne bastaper migliorare le performance. a suitable solution for every suitable solution for every challenge nel mondo della gomma”, 2013, n. 605, challenge no quantità assolutamente ridottearipag. 25; “Inaugurato il primo impianto spetto a quelle degli additivi normalper la produzione di grafene in Italia”, 2014, n. 621, pag. 58; “Il grafene accelemente utilizzati negli stessi settori per ra e rallenta la bicicletta”, 2015, n. 634, Tecno Compounds pag. 50). I prodotti testati sono il Pure G+ e il Basic G+/Grafysorber, e l’azienda che ha Tecno Compounds effettuato i test tossicologici per verifia suitable solution for every challenge carne la non tossicità e la non citotossicità è la Farcoderm, una società del a suitable solution for every challenge pavese specializzata nella valutazione della sicurezza e della tollerabilità di prodotti e sostanze. Le analisi tossicologiche sui prodotti hanno riguardato la valutazione del potenziale di citotossicità (capacità di danneggiare una cellula), del potenziale pro-sensibilizzante (capacità di attivare il sistema immunizzante), del potenziale di tossicità per la riproduzione (capacità di inibire la corretta maturazione degli ovociti), del potenziale di genotossicità (capacità di causare mutazioni del DNA), dell’irritazione e della corrosività cutanea, dell’irritazione oculare. Tutti i test ai quali sono stati sottoposti Sales: Plant: Sales: Plant: i due prodotti hanno dato esito negatiParker Tecno Compounds Parker Hannifin Italy Srl Parker Tecno Compounds Parker Hannifin Italy Srl Via Privata Archimede 1 Via Toscana, 6/8 vo, confermando che i prodotti G+ non Via Privata Archimede 1 Via Toscana, 6/8 – Italy 27010 Siziano (PV) 20094 Corsico (MI) – Italy20094 Corsico 27010(MI) Siziano (PV) comportano rischi per la salute. Que45+39 19 0382 24 46 Tel +39 0382 67 82 266 Tel. +39 02 45 19 24 46 Tel. +39 02Tel 67 82 266 sti test sono stati commissionati alla 36+39 26 0382 96 1967 82 222 Fax +39 0382 67 82 222 Fax +39 02 36 26 96 19 Fax +39 02Fax www.parker.com www.parker.com/tecnocompounds Farcoderm a novembre del 2015, ma www.parker.com www.parker.com/tecnocompounds già prima di allora l’azienda di LomazSales: climate control electromechanical filtration Plant: aerospace fluid & gas handling hydraulics pneumatics process control sealing & shielding zo aveva collaborato al progetto MUSales: Plant: aerospace climate control electromechanical filtration fluid & gas handling hydraulics pneumatics process control sealing & shielding Parker Tecno Compounds Parker Hannifin Italy Parker Tecno Compounds Parker Hannifin Italy Srl Srl LAN (MULtilevel Approach to the stu-
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dy of Nanomaterials health and safety, promosso da quattro università italiane - Università di Milano, di Pavia, di Milano-Bicocca e Insubria - e dalla Fondazione Don Gnocchi Onlus con l’obiettivo di valutare l’impatto delle nanoparticelle sulla salute dei lavoratori, sull’ambiente e sulla sicurezza dei consumatori finali. Il programma è durato dall’ottobre 2013 al febbraio 2016 e ha previsto anche test su campioni biologici del personale di Directa Plus. Anche i risultati di questi studi hanno portato alla conclusione che i prodotti G+ sono non citotossici, nemmeno a concentrazioni molto elevate e con tempi di contatto molto lunghi. Analisi ambientali presso l’impianto di produzione, inoltre, hanno rilevato concentrazioni di nanoparticolato abbondantemente inferiori ai valori soglia consigliati. Ciò dimostra che anche dal punto di vista delle emissioni nell’ambiente il processo produttivo e l’impianto dell’azienda di Lomazzo sono rigorosamente controllati e mantenuti altamente efficienti.
Il nuovo tubo Tudertechnica con sottostrato in Teflon PTFE
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a Tubigomma Deregibus, azienda con sede in Padova e conosciuta come Tudertechnica, ha sviluppato in collaborazione con Fluortubing
BV, leader mondiale nella lavorazione del Teflon, una nuova linea di prodotti pensati per l’industria chimica, farmaceutica, cosmetica, biotecnologica ed alimentare. L’innovazione alla base di questa nuova linea di prodotti è il sottostrato estruso dalla Fluortubing BV esclusivamente con Teflon™ PTFE della società Chemours (ex DuPont).
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Dopo l’introduzione nel mercato del tubo Tudertechnica PTFE Chem Full Conductive, un tubo tecnico ad altissime prestazioni con un sottostrato in Teflon™ PTFE nero, che risolve contemporaneamente il problema della conduttività elettrica e il rispetto della certificazione FDA, l’azienda introduce quindi questa ulteriore innovazione, denominata Tudertechnica Tufluor PTFE Chem / Tufluor PTFE Pharm. Si tratta di tubi tecnici con sottostrato liscio in Teflon™ PTFE trasparentebianco co-estruso, che rende possibile il contatto delle sostanze convogliate con il sottostrato in Teflon™ PTFE non pigmentato. I vantaggi tecnici e funzionali di tale
sottostrato sono: • una superficie di contatto con il prodotto convogliato molto più liscia e con un grado di microporosità inferiore rispetto ad un fluoro-polimero pigmentato; • garanzia di massima purezza delle sostanze convogliate; • maggiore grado di impermeabilità; • minor “leaching” nelle sostanze convogliate; • diminuzione del potenziale rischio di migrazione per le sostanze convogliate; • flessibilità eccellente grazie ad uno spessore parete ideale del Teflon™ PTFE che, nonostante la co-estrusione, non è più spesso rispetto ad un normale inliner pigmentato.
Un tir Desma per spiegare l’Industry 4.0 con un tour europeo
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i parla molto di Industry 4.0, di Internet delle cose, o dell’azienda digitale, che si ritrovano anche inserite tutte simultaneamente nello stesso enorme circuito mediatico. Ma cosa significa tutto questo? Desma, il costruttore tedesco di presse per lo stampaggio a iniezione della gomma, ha pensato di spiegarlo, e per questo ha organizzato il “Desma Inspiration Tour 2016”, un roadshow itinerante attraverso l’Europa. Un tir di 40 tonnellate dalla linea avveniristica, opera del designer tedesco Colani, perfettamente attrezzato con i mezzi della moderna tecnologia di presentazione e con nuovi prodotti 4.0-compatibili, girerà in lungo e in largo per l’Europa da aprile a ottobre, fermandosi presso 150 clienti della Desma in 15 paesi. Il mezzo percorrerà 16.500 km, dalla Svezia alla Turchia e dalla Polonia alla Spagna. È prevista una tappa anche in Italia. Per seguire il percorso basta andare sul sito che Desma ha creato per l’iniziativa: www.desmaroadshow.biz. L’argomento, forse ancora poco familiare ai più, sarà spiegato dall’azienda di
Gli interni del tir con cui Desma compirà il suo tour europeo per diffondere il verbo dell’Industry 4.0 e, nella pagina a fianco, le linee avveneristiche del mezzo.
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L’INDUSTRIA DELLA GOMMA | ELASTICA maggio 2016
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Fridingen, che in questo modo sottolinea la sua posizione di market leader internazionale, attraverso dimostrazioni dal vivo che renderanno anche più chiaro il significato della fabbrica digitale di domani. La ciliegina sulla torta di questa interessante iniziativa sarà l’ultima sosta del roadshow, che avverrà al K 2016 di Düsseldorf in ottobre.
Un premio e una nuova filiale a Taiwan per Arburg
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rburg, costruttore tedesco di rinomanza mondiale di macchine per lo stampaggio a iniezione con forza di chiusura da 125 a 5.000 kN, ha espanso la sua presenza in Asia con l’apertura di una filiale a Taiwan attiva dal 1° aprile. In realtà, con questa operazione Arburg inserisce nella sua organizzazione la C & F International Corp., suo partner commerciale dal 1981, con lo scopo di fornire un più proficuo supporto ai suoi clienti dell’area del Sud-Est asiatico nel loro processo di in-
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News
Il premio Internazionale Leonardo Da Vinci assegnato ad Arburg per il suo FreeFormer.
ternazionalizzazione. La nuova filiale copre un’area di circa 550 metri quadrati e dispone di locali dedicati al training, di un ampio magazzino dei pezzi di ricambio e di una showroom capace di ospitare tre macchine Allrounders. La C & F continuerà ad operare come
tale nel seguire i clienti chiave. Sempre Arburg è stata insignita del Premio Internazionale Leonardo da Vinci 2016 per il Freeformer, la macchina innovativa per lo stampaggio con la tecnologia della manifattura additiva, nella quale estetica e funzionalità tro-
vano equilibrata combinazione in un sistema moderno e dalle linee morbide. Nel Freeformer, che già nel 2014 aveva ricevuto il Red Dot Award per il suo “excellent product design” ed è stato lanciato sul mercato italiano nel 2015, il materiale termoplastico viene introdotto sottoforma di granuli nella camera di iniezione, dove fonde, e quindi viene iniettato goccia a goccia da un ugello a formare l’articolo voluto in 3D. Il processo non necessita di stampi e consente di produrre pezzi in colori diversi o anche sovrapponendo materiali diversi. Il premio è stato consegnato al managing director di Arburg Italia, Adriano Carminati, nel corso di una cerimonia che ha avuto luogo durante il MECSPE 2016, la fiera dell’industria manifatturiera svoltasi a Parma dal 17 al 19 marzo.
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Taccuino
Istituito nel 1981 dall’Associazione Italiana Progettisti Industriali (AIPI), il Premio Internazionale Leonardo da Vinci viene assegnato con cadenza biennale o triennale a progettisti di chiara fama e ad aziende che hanno dato un valido contributo all’innovazione nell’industria scaturita da progettazione italiana. Oltre ai progettisti Arburg che hanno ideato il sistema Freeformer, sono stati premiati Aldo Costa, che ha progettato e sviluppato 32 vetture di Formula 1; la Divisione Elicotteri di Finmeccanica e Vittoria, l’azienda che ha introdotto nel mondo della bicicletta l’applicazione del grafene nella produzione dei pneumatici e dei cerchi.
IMCD apre un ufficio in Giappone e una nuova società in Ohio
I
MCD, market leader olandese nella vendita e distribuzione di specialità chimiche, ha aperto un ufficio a Tokyo, Giappone, attivo dal 1° aprile. L’evento rappresenta un ulteriore passo avanti del grup-
po nel potenziamento della sua presenza nell’area Asia-Pacifico e inserisce il Giappone nella rete commerciale di IMCD in quella regione, dove sono già attivi uffici in Australia, Cina, Filippine, India, Indonesia, Malesia, Nuova Zelanda, Singapore, Tailandia e Vietnam. Sempre con decorrenza 1° aprile, il
gruppo ha cambiato il nome dell’americana M.F. Cachat Company, acquisita nel giugno 2015, in IMCD US, LLC. Con questa operazione il gruppo olandese entra nel mercato nord-americano delle specialità chimiche e compie un importante avanzamento nella sua strategia mirante a diventare leader mondia-
News
le nella distribuzione di questi prodotti. IMCD US focalizzerà la sua attività di distributore nei settori coatings, inchiostri, adesivi e sigillanti, costruzioni, plastica, materiali avanzati e alimentari. Fondata nel 1977, la società ha sede presso Cleveland, Ohio, e distribuisce i suoi prodotti in più di 30 stati delle regioni del midwest, centro, est e sud degli Stati Uniti. Conta circa 90 dipendenti e nel 2015 ha realizzato un fatturato di 300 milioni di dollari.
Una soluzione Siemens per tenere d’occhio i consumi energetici
S
iemens ha sviluppato un sistema di misura multicanale a basso costo per piccole e medie imprese. Il sistema modulare 7KT PAC1200 rileva i consumi energetici fino a un totale di 96 carichi. I dati di consumo vengono poi visualizzati graficamente tramite una applicazione web. I valori misurati possono inoltre essere condivisi tramite sistemi di monitoraggio. Il sistema di misura multicanale 7KT PAC1200 è stato sviluppato per l’utilizzo in luoghi con un elevato numero di singole utenze, come data center, uffici, hotel, processi produttivi. È di semplice installazione all’interno del quadro elettrico ed è altrettanto semplice ottenere un report dei dati di consumo ed effettuare confronti sui consumi di tutte le utenze. La corrente assorbita dai carichi viene misurata tramite un sensore. Il sensore viene
installato all’uscita degli interruttori che vanno a proteggere il carico. In questo modo non è necessario tagliare o sostituire nessun cablaggio presente. Il sistema fornisce valori chiave al fine di evitare picchi di carico. Di conseguenza è possibile adottare specifiche misure volte al risparmio energetico e una conseguente riduzione dei costi. Grazie al suo design modulare e alle diverse grandezze delle sensor bar, configurabili nelle versioni 3, 6, 9, 12 sensori, PAC1200 è adattabile alle diverse esigenze, dalle piccole alle più estese applicazioni. È possibile configura-
re fino ad un massimo di 8 sensor bar con le diverse configurazioni. Ogni carico può essere selezionato e comparato con altri. I valori di misura di corrente, tensione ed energia vengono salvati in un web server e possono essere visualizzati via browser o app (iOS e Android) sia a livello grafico sia numerico. I valori di consumo possono essere calcolati in modo orario, giornaliero, settimanale, mensile e annuale. Il sistema consentedi ottenere rapidamente una panoramica precisa dei costi energetici sostenuti, confrontare i valori, identificare i livelli di consumo.
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L’INDUSTRIA DELLA GOMMA | ELASTICA maggio 2016
Calendario News
2016
città
fiera
sito internet
17-20 maggio
Kielce, Polonia
Plastpol 2016
www.targikielce.pl
24-26 maggio
Parma, Italia
Sps Ipc Drives Italia
www.spsitalia.it
24-27 maggio
Essen, Germania
Reifen/Rubber Tech Europe
rubbertecheurope.com
13-15 luglio
Panama City, Panama
The Latin American & Caribbean Tyre Expo
www.LatinTyreExpo.com
5-7 agosto
Colombo, Sri Lanka
Rubexpo 2016
www.rubexpo.com
28 settembre/1 ottobre
Saigon, Vietnam
Vietnam Int’l Plastics & Rubber Industry Exhibition
www.vietnamplas.com
14-16 settembre
Tashkent, Uzbekistan
Plastex Uzbekistan
www.ite-uzbekistan.uz
10-13 ottobre
Pittsburgh, PA, USA
International Elastomers Conference
www.rubber.org
19-26 ottobre
Düsseldorf, Germania
K2016
www.k-online.de
13-15 novembre
Shanghai, Cina
RubberTech China
www.chrubber.com
16-19 novembre
Giacarta, Indonesia
Plastics & Rubber Indonesia
www.plasticsandrubberindonesia.com
gli inserzionisti
Gli inserzionisti di questo numero CERTECH
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TPE PER IL MEDICALE SPS IPC DRIVES ITALIA
MENSILE DEGLI ELASTOMERI E DEGLI ALTRI POLIMERI RESILIENTI
MAGGIO 2016 - NUMERO 4
FOCUS SILICONE In caso di mancato recapito inviare al CMP di Milano Roserio per la restituzione al mittente previo pagamento resi
AMANI
638
RAFFREDDAMENTO MESCOLE
INDIAN/INT’L RUBBER
Compression presses for rubber
JOURNAL
33
INTERSEALS
44
DER-GOM 55
KRAIBURG
13
DGTS 28
LTE 39
DP GOMMA
25
MAAG
ELASTOMERS UNION
64
O.C.S. 57
REP ITALIANA
63
PARKER HANNIFIN ITALY
RUBBERTECH
7
Italian company, manufacturer of compression presses for rubber products Azienda italiana produttrice di presse a compressione per prodotti in gomma
CREI - RAMSPEC
ENGEL ITALIA FOR LAB ITALIA FRANCIACORTA STAMPI IMG
16
3
CERTECH S.P.A. con socio unico
Via Don Pasquino Borghi 8/10 - 42013 S. Antonino di Casalgrande (RE) Italy - Tel. + 39 0536 824294 Fax +39 0536 824710 www.certech.it - info@certech.it
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IV COP.
III COP.
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All our production is based on our formulas and on our customers’ formulas, tailor-made to fit the specific needs of our customers. Our compounds are made to match the necessary specifications, your equipment, technologies and moulding methods. Our production capacity is 1500 tons/year.
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