GOMMA E INNOVAZIONE POLVERI MICRONIZZATE TRATTAMENTO SUPERFICIALE
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MENSILE DEGLI ELASTOMERI E DEGLI ALTRI POLIMERI RESILIENTI
GENNAIO · FEBBRAIO 2017 - NUMERO 1
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Mensile degli elastomeri e degli altri polimeri resilienti con il patrocinio di
SOMMARIO
ANNO 60 gennaio · febbraio - n. 1
Federazione Gomma Plastica
assogoMMa
L’INDUSTRIA DELLA GOMMA ELASTICA www.industriagomma.it Direttore responsabile Andrea Aiello In redazione Riccardo Oldani - riccardo.oldani@edifis.it Collaborano alla rivista Giuseppe Cantalupo, Eugenio Faiella, Gianpaolo Brembati Progetto e Grafica Mariella Salvi - mariella.salvi@edifis.it
10 Rassegna della stampa tecnica estera
L’INTERVISTA
14 L’importanza del trasferimento tecnologico Silvia Agnelli e Stefano Pandini, ricercatori del Dipartimento di Ingegneria Meccanica e Industriale dell’Università di Brescia, parlano delle opportunità di collaborazione nella ricerca tra atenei e aziende. Una strada molto più facile da praticare di quanto si pensi e che potrebbe portare interessanti benefici, soprattutto nella caratterizzazione dei materiali.
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L’Industria della Gomma una rivista edita da: Edifis S.p.A. viale Coni Zugna 71 20144 - Milano - Italy Tel. +39 023451230 Fax +39 023451231 www.edifis.it
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L’INDUSTRIA DELLA GOMMA | ELASTICA gennaio ∙ febbraio 2017
mondogomma
18 Tecnologia e innovazione in un convegno a Brescia/1 Il 24 novembre all’Università di Brescia un convegno ha raccolto 6 realtà attive nel settore della gomma che hanno raccontato esempi di tecnologie e applicazioni innovative nel settore della gomma. Il nostro resoconto delle prime tre relazioni dell’evento. Le altre tre nel prossimo numero.
26 Automobili: vendite in crescita nel 2016 I dati aggiornati sul mercato auto in Italia per l’anno appena concluso. Uno scenario positivo, che ha comportato lavoro anche per le aziende del settore gomma, produttori di pneumatici e articoli tecnici
DALLE AZIENDE
30 Dalla mescola all’articolo finito passando per lo stampo Come si sta sviluppando l’attività di Centro Guarnizioni Tiger, azienda milanese che sta attraversando una delicata fase di ricambio generazionale
35 Trattamento superficiale: un nuovo protagonista Coating Technology e le sue soluzioni per cambiare faccia alle guarnizioni
SOMMARIO
ANNO 60 - GENNAIO ∙ FEBBRAIO - n. 1
39 RASSEGNA Guarnizioni: nuovi prodotti, nuove soluzioni ASSOTECH srl GECAM srl MP Industria della Gomma srl NOVOTEMA spa OLDRATI Guarnizioni Industriali spa PARKER HANNIFIN Manufacturing srl SEALCORE Network SOLGOMMA spa
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48 Gli esperti della micronizzazionE
Le tecnologie di De Grandi per produrre additivi in polvere dalle dimensioni e dalle caratteristiche controllate
52 Un nuovo protagonista sullo scenario della distribuzione KPI raccoglie l’eredita di Eico Specialties, grazie all’ingresso nella compagine sociale di KChimica, azienda del Triveneto. Ecco come cambia volto un’impresa storica nel mercato italiano delle specialità chimiche
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NORMATIVE
56 Generatori aerosol: nuove regole UE Una nuova direttiva europea per la salute degli addetti
59 taccuino • Andante poco mosso il mercato europeo 2016 dei pneumatici • In crescita i prezzi della gomma naturale • In vendita gli spazi per partecipare al Rubber/Plast 2018 • Il programma formativo di Assogomma per il 2017 • I China Awards a Rodolfo Comerio • Decimo anniversario per Arburg in Indonesia • Le proposte UTH per la filtratura al Tire Technology Expo di Hannover • Aumenti Arlanxeo sulla gomma cloroprenica Baypren • Una app per gestire gli appuntamenti alle fiere
64 gli inserzionisti di questo numero
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L’INDUSTRIA DELLA GOMMA | ELASTICA gennaio ∙ febbraio 2017
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L’INDUSTRIA DELLA GOMMA | ELASTICA gennaio ∙ febbraio 2017
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ELASTICA
Rassegna della stampa tecnica estera
MATERIE PRIME MISCELE NBR/SBR COMPATIBILIZZATE CON MONTMORILLONITI ANFIFILICHE
M. E. Tawfik, S. H. El-Sabbagh, H. A. Essawy. N. A. Fathy, A. A. Attia, National Research Centre, Giza (Egypt) - email: ishamessawy@yahoo.com KGK n. 7-8/2016, pag. 30-35.
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a richiesta di miscele di gomme è in aumento per le loro eccezionali proprietà e alte prestazioni, non ottenibili dai singoli componenti delle miscele. Purtroppo i componenti spesso non sono miscibili e bisogna usare un opportuno compatibilizzante per ottenere la miscela e migliorarne al massimo le proprietà. Una volta ottenuto l’articolo finito, ad esempio il pneumatico, occorre poi affrontare i problemi del suo smaltimento alla fine dell’utilizzo, con una casistica di problemi ambientali, di salute pubblica e sicurezza non indifferenti. Poiché i manufatti di gomma sono basati essenzialmente su carbonio e idrogeno, e sono quindi non biodegradabili, di conseguenza costituiscono ricche fonti di carbonio: come tali sono considerati idonei al recupero del loro contenuto organico mediante l’impiego di tecnologie adatte. L’introduzione dello studio cita in proposito diversi lavori, condotti sulla decomposizione termica degli scarti di gomma, per formulare il suo obiettivo, consistente nella ricerca della possibilità pratica di usare i prodotti di decomposizione degli scarti di specifiche formulazioni di gomma vulcanizzata come ricche fonti di produzione di nanotubi di carbonio in condizioni catalitiche, passando per prodotti
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di pirolisi come precursori (oli, gas non condensabili, idrocarburi alifatici e aromatici). Lo studio si focalizza su formulazioni di gomma complicate, in particolare quelle relative ai pneumatici usati, scartati in grande quantità ogni anno e sfruttabili a costo zero come materia prima in sostituzione di materiali più pregiati (ad esempio poliolefine). I materiali utilizzati nello studio sono la Montmorillonite (Na-MMT) con dimensione 40-60 μm, SBR 1502 e NBR 34 +/1% di acrilonitrile, oltre ad acceleranti e additivi commerciali. La Montmorillonite è preparata in acqua distillata in presenza di tensioattivo CTAB (cetil-trimetil-ammonio-bromuro) per ottenere la anfofilicità da 0 a 100. Le miscele SBR/NBR hanno composizione costante dei due polimeri (50/50), con aggiunta di 20 phr di montmorillonite in tre diverse varianti di anfofilicità: Mont-0, Mont-50 e Mont-100. La parte più interessante e corposa dello studio è quella dei risultati e della relativa discussione, da seguire con attenzione per capire come si arriva alla formazione dei nanotubi di carbonio. Sintetizzando tutto l’accurato lavoro svolto in questo studio, si può affermare che gli scarti di miscele di gomma vulcanizzate, costituite dalle due componenti non miscibili NBR ed SBR, possono essere sottoposte a pirolisi controllata per produrre nanotubi di carbonio. Il grado di organofilicità del compatibilizzante usato (Na/ CTA-Montmorillonite) influenza decisamente la resa e la morfologia dei nanotubi prodotti. La considerazione, espressa in proposito in questo studio, è che la cause consistono in due fattori opposti:
• l’azione del compatibilizzante rafforza l’interazione fra NBR ed SBR, che determina la stabilità termica della miscela ottenuta, il che non è positivo per una più alta resa dei nanotubi; • l’accelerazione del processo di degradazione termica, causata dai siti acidi connessi formatisi durante la pirolisi, che porta a frazioni di idrocarburi più leggere, precursori più favorevoli alla produzione dei nanotubi.
PROVE E MISURAZIONI INVECCHIAMENTO TERMO-OSSIDATIVO DI COMPOSITI MAGNETICI A BASE NBR
R. Sýkora, M. Matvejová, M. Ušáková, Slovak University of Technology, Bratislava (Slovacchia), V. Babayan, University of Zlín (Czech Republic) email: risosykora@gmail.com - KGK n. 7-8/2016, pag. 24-29.
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i tratta di uno studio che vale la pena di leggere, anche solo per le informazioni che fornisce sulle radiazioni elettromagnetiche in relazione alla vita quotidiana e agli strumenti elettronici più diffusi (telefoni cellulari, computer, televisori etc.). Oggigiorno quasi ogni attività della vita dipende dall’elettricità, che è diventata ormai indispensabile. Tuttavia il rovescio della medaglia è la produzione di radiazioni elettromagnetiche indesiderate, ciò che viene definito smog elettromagnetico. I suoi effetti negativi sono molti problemi di salute, soprattutto psicologica (disordini psichiatrici, depressione, deficit di attenzione etc.) ma anche probabili danni alla fertilità maschile, e interferenze sull’operatività di strumenti elettronici, di
Abbiamo letto per voi cui può provocare malfunzionamenti e guasti fino al collasso dei sistemi collegati. Di conseguenza, e sulla scorta di attuali ricerche che hanno messo in evidenza la correlazione tra smog elettromagnetico e diversi problemi di salute, la richiesta di schermatura delle radiazioni elettromagnetiche è in aumento. Ci sono tre principali sistemi di schermatura, riflessione, assorbimento e riflessione multipla, di cui la riflessione è attualmente il più utilizzato ed efficace. La sua efficacia è legata alla conduttività del materiale usato, per cui i materiali di base migliori sono considerati quelli caricati con carbonio (nanotubi, fibre semplici o modificate, grafene) e con particelle metalliche (ferro, alluminio, magnesio o loro leghe), eventualmente combinate in diversi modi. Tuttavia il meccanismo di riflessione lascia le radiazioni nell’ambiente e le schermature con metalli, leghe, fibra di carbonio e grafene sono efficaci nell’intervallo di frequenze da 8 GHz a 15 GHz, mentre le BLUESTAR A5.pdf 1 03/02/15 usate 16:29in casa o apparecchiature elettriche
in ufficio emettono smog elettromagnetico con intervallo di frequenza 0.8-2 GHz. Di conseguenza si pone maggiore attenzione alla preparazione di compositi magnetici in grado di schermare la radiazione elettromagnetica incidente pericolosa mediante assorbimento, che riduce sia le radiazioni pericolose emesse al momento che quelle già esistenti nell’ambiente, poiché trasforma lo smog elettromagnetico in forme di energia meno pericolose come il calore. In questo caso si ricorre a materiali magnetici morbidi come leghe ferro-silicio e ferriti su base nickel, manganese-zinco o litio. Lo studio analizza quindi gli effetti delle ferriti sulla gomma (NBR in questo caso), riguardo al comportamento del polimero negli invecchiamenti ossidativo e termo-ossidativo subiti in esercizio, che vengono illustrati nelle relative reazioni chimiche. Degna di nota la considerazione che l’aumento della densità di reticolazione della gomma porta a un aumento della durezza e a una diminuzione dell’allungamento e della flessibilità, con pos-
sibile compromissione della conformità all’utilizzo. La parte sperimentale dello studio definisce polimero (NBR) e cariche metalliche utilizzate (polvere ferro-silicio e ferrite manganese-zinco H40), con variazione di tipo e contenuto della carica da 0 a 600 phr, e metodologia della caratterizzazione dei campioni analizzati nell’intervallo di frequenza da 1 MHz a 3 GHz. Con l’aiuto di semplici grafici viene evidenziata l’influenza del contenuto delle due diverse cariche prese in esame e dell’invecchiamento termo-ossidativo sulla densità di reticolazione, sulle proprietà fisico-meccaniche e sulle proprietà di schermatura e relativa efficacia dei vulcanizzati. La conclusione dello studio è che entrambe le cariche non si comportano come cariche rinforzanti, mentre l’invecchiamento termico non ha alcun effetto di rilievo sulle proprietà fisicomeccaniche esaminate. Tutti i compositi, a partire da 200 phr delle due cariche, mostrano una sufficiente schermatura
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a gomma naturale epossidata (ENR) si ottiene dalla gomma naturale per epossidazione mediante acido formico e perossido di idrogeno come catalizzatore. Le sue proprietà comprendono buona tenuta sul bagnato, resistenza all’olio e capacità di agire come barriera ai gas.. Tuttavia l’ENR è difficile da degradare in modo naturale, a causa del suo alto peso molecolare e della sua struttura chimica. Per questo motivo la miscelazione è un metodo diffuso per modificare le sue proprietà fisiche ed è un processo facile, di basso costo e veloce: lo scopo finale è quello di rendere l’ENR biodegradabile. Questo studio si pone come obiettivo la preparazione di miscele di gomma naturale maleata ed epossidata (MENR), con incorporazione di una soluzione di lattice e amido di manioca (St). Quanto esposto non è di facile lettura se non si ha una preparazione chimica specifica per l’argomento, anche se alcune considerazioni sono semplici e immediatamente comprensibili. Per esempio che la gomma naturale ha una scarsa resistenza all’olio, determinata dalla natura della sua struttura chimica, ma che la sua modifica, per mezzo di graffaggio e miscelazione con un polimero idrofilo come l’amido, la migliora sostanzialmente. In sostanza lo studio prende in considerazione lattice di gomma naturale epossidata (ENR), di gomma naturale maleata ed epossidata (MENR), di MENR con soluzione di amido di manioca e mette in evidenza, tramite immagini di SEM (microscopio elettronico a scansione) e TEM (microscopio elettronico a trasmis-
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L’INDUSTRIA DELLA GOMMA | ELASTICA gennaio · febbraio 2017
sione) la struttura di queste tre sostanze, evidenziandone in grafico dimensione delle particelle e distribuzione granulometrica, e utilizza anche FTIR (spettroscopia infrarossi a trasformata di Fourier) e XRD (diffrazione dei raggi X) per mostrare spettri e schemi. Dal punto di vista delle proprietà i risultati finali sono che l’aumento della percentuale di amido nella miscela ha come effetto una diminuzione della velocità di rigonfiamento in acqua, mentre l’incorporazione di MENR nelle miscela aumenta notevolmente carico e allungamento. Ma la conclusione pratica davvero interessante è che la miscela, che ha componenti ottenuti da fonti rinnovabili con vantaggi di basso costo, facile reperibilità, buona biocompatibilità e facilità di modifica chimica e meccanica, è più velocemente biodegradabile ed è conveniente per l’utilizzo in biopolimeri di futura generazione.
MATERIE PRIME OLI VEGETALI: RISORSE SOSTENIBILI PER SOSTITUIRE OLI ALTAMENTE AROMATICI IN MESCOLE DI GOMMA
A.Abbasian, S. Ezzoddin, H. Lji, T. K. Zavieh, Islamic Azad University, Tehran (Iran) - email: abbasian.a@srbiau.ac.ir - KGK n. 7-8/2016, pag. 36-42.
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a sostituzione degli oli altamente aromatici nelle mescole di gomma è l’argomento di grande attualità trattato da questo studio, che si pone lo scopo di verificare la prestazione di due oli vegetali (girasole e soia) in paragone a quella dell’olio DAE (Distillate Aromatic Extracts = estratti aromatici distillati). Nell’introduzione si mette in evidenza come gli oli DAE siano stati gli oli di processo più utilizzati in gomma, grazie alla loro capacità di conferire un buon bilanciamento di proprietà e al loro basso costo: tuttavia la loro alta concentrazione di PAH (Polycyclic Aromatic Hydrocarbons = Idrocarburi Policiclici Aromatici = IPA), molti dei quali identificati come sospetti agenti cancerogeni, fa sì che debbano essere sostituiti da oli a basso contenuto di IPA, classificati come non cancerogeni. Le alternative, come oli derivati dal petrolio, esistono e sono rappresentate da TDAE (Treated Distillated Aromatic Extract), MES (Mildly Extracted Solvate) e oli
naftenici. Nonostante la loro buona prestazione, resta però il fatto che tutti gli oli minerali non sono sufficientemente ecosostenibili, per cui le alternative agli oli DAE vengono attualmente cercate tra gli oli vegetali. Vengono elencati diversi studi fatti in proposito e incentrati su olio di semi dell’albero della gomma, tal quale ed epossidato, olio di gusci di anacardo, olio di palma, olio di soia epossidato e olio di girasole epossidato. Questo studio mette a confronto olio di girasole e olio di soia tal quali con olio DAE e si propone di valutarne le proprietà di resistenza in mescole di battistrada pneumatico, prendendo in considerazione la loro compatibilità e valutando le proprietà di lavorazione con strumento RPA (Rubber Process Analyzer = analizzatore di processo gomma) per stimare la processabilità delle relative mescole. La mescola per le prove è a base SBR 1500, con Nero N339 e con normale accelerazione a zolfo, in cui viene messa nelle tre varianti dei tre oli esaminati la stessa quantità (25 phr) di olio DAE, olio di girasole e olio di soia. Le mescole così ottenute vengono sottoposte a parecchie prove: • effetto di plastificazione • viscosità durante la vulcanizzazione • viscosità Mooney • compatibilità olio-gomma • proprietà meccaniche (rottura/allungamento) • invecchiamento termico • durata a fatica • resistenza all’abrasione • tan δ • resilienza • dispersione della carica • analisi RPA. Tutti i risultati delle prove vengono quindi discussi in dettaglio, col supporto di pochi esaurienti grafici e tabelle, tra cui la più chiara e significativa è quella che riporta sinteticamente gli effetti degli oli di girasole e di soia sulle proprietà finali del pneumatico. Riassumendo, i risultati indicano che gli oli vegetali, soprattutto quello di girasole, migliorano la durata a fatica. D’altro canto la resistenza all’invecchiamento è inferiore, così come si riduce la resistenza al rotolamento. Molte altre proprietà, come quelle meccaniche e la resistenza all’abrasione, rimangono presso-
Abbiamo letto per voi ché costanti e la prova di compatibilità olio-gomma mostra che gli oli vegetali sembrano essere più compatibili con la matrice elastomerica. Tra i due oli esaminati, quello di girasole offre la migliore processabilità e il miglior comportamento di flusso.
NUOVI MATERIALI MIGLIORAMENTO DELLA RESISTENZA AD OZONO DI MISCELE NR/EPDM PER MEZZO DELLA REGOLAZIONE DEL RAPPORTO DI VISCOSITÀ
P. Pangamol, Mahidol University, Bangkok (Thailand) - email: p.pangamol@gmail.com KGK n. 7-8/2016, pag. 50-52.
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l modo più opportuno ed economico per migliorare le proprietà della gomma naturale (NR) è quello di miscelarla con gomme sintetiche, che dispongono delle proprietà richieste per il miglioramento. L’EPDM, per esempio, serve per migliorare la resistenza della gomma naturale a calore ed ozono, mentre l’NBR ne migliora la
resistenza all’olio. Tuttavia ci sono molti fattori che determinano le proprietà delle miscele di polimeri, tra queste la viscosità, poiché il componente di maggiore quantità nella miscela tenderà a formare la fase continua ma la viscosità relativa dei due polimeri può influenzare la morfologia di fase. Non c’è stato finora uno studio sull’influenza del rapporto di viscosità delle due gomme miscelate sulla morfologia di fase. Inoltre la quantità di NR miscelabile non supera di solito il 50%, limite il cui superamento è l’altro oggetto di questo studio, che si occupa della morfologia di fase delle miscele NR/EPDM con contenuto di NR più alto possibile ma con l’EPDM come fase continua, con lo scopo finale di sviluppare la resistenza all’ozono dell’NR, in miscela con EPDM, con il massimo contenuto di NR mediante regolazione del rapporto di viscosità. Ai due polimeri di base, NR (STR 5L) ed EPDM (Keltan 2340A), è stata ridotta la viscosità con l’aggiunta di isoprene ed
EPDM liquidi rispettivamente, per poi preparare miscele NR/EPDM a 60/40, 70/30 e 80/20 con sistema di vulcanizzazione a zolfo. Nelle miscele si è mantenuto tal quale uno dei due polimeri, mentre l’altro è stato aggiunto con viscosità modificata, tenendo come riferimento la miscela NR/EPDM tal quale. Sono quindi state scelte cinque miscele con rapporto di viscosità 0,7 – 1,0 – 1,6 – 2,3 e 3,2 e su queste è stata condotta la caratterizzazione. Come previsto, si è constatato che il rapporto di viscosità di NR ed EPDM influenza la morfologia di fase delle miscele; per i dettagli rimandiamo il lettore allo studio completo. Per quanto riguarda la resistenza all’ozono, il risultato più importante è che tutte le miscele 60/40 hanno superato la prova, mentre quelle 70/30 l’hanno fatto con rapporto di viscosità da 1,6 in su: viene quindi confermata la possibilità di preparare miscele NR/PDM resistenti all’ozono con l’utilizzo del 70% di gomma naturale nella miscela.
L’opinione
L’importanza del trasferimento tecnologico
di Riccardo Oldani
Silvia Agnelli, a sinistra, e Stefano Pandini, a destra, sono entrambi ricercatori in Scienza e tecnologia dei materiali presso il DIMI, Dipartimento di Ingegneria Meccanica e Industriale dell’Università di Brescia.
Perché è importante la collaborazione tra il vostro gruppo di ricerca e le imprese? Silvia Agnelli Le aziende, per quanto posso dire dalla mia esperienza, ci aiutano ad avere obiettivi mirati, a orientare le nostre ricerche, che comunque devono sempre restare su un livello diverso rispetto a quanto sanno fare le imprese. Il confronto con il “mondo reale” ha però questo vantaggio, di dare concretezza alla ricerca, cosa sempre più importante di questi tempi e soprattutto per noi, che facciamo parte del Dipartimento di Ingegneria Meccanica e Industriale. Questo ci aiuta anche a smentire lo stereotipo che l’università conduca soprattutto un’attività di tipo teorico. Questo non è vero, perché facciamo anche ricerca applicata. Che cosa contraddistingue l’approccio alla ricerca dell’università rispetto a quanto fanno le imprese? Stefano Pandini L’impostazione multisettoriale. È vero infatti che possediamo competenze specifiche nell’ambito delle gomme, che in realtà è esteso soprattutto ai materiali polimerici, ma abbiamo la possibilità di interfacciarci con altri specialisti presenti in dipartimento, che possono per esempio aiutarci a ragionare su funzionalità 14
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Entrambi in forza al Dipartimento di Ingegneria Meccanica e Industriale dell’Università di Brescia, Silvia Agnelli e Stefano Pandini sono anche attivi ricercatori nel campo dei polimeri e delle gomme, impegnati in progetti europei e nazionali sullo sviluppo e la caratterizzazione dei materiali che vedono anche la partecipazione di imprese. Ed è proprio nella collaborazione tra aziende e università che si fonda la capacità di innovare e di competere. Un meccanismo che in Italia non è mai pienamente decollato, ma che ora sta trovando nuove strade
Silvia Agnelli e Stefano Pandini specifiche del manufatto in determinate situazioni di esercizio, proprio perché conoscono a fondo quel tipo di esercizio e lo sanno gestire. L’idea è dar vita a progetti che abbiano un valore molto più allargato rispetto a quello che risulterebbe dal semplice contatto tra il nostro gruppo di ricerca e l’azienda che sviluppa il materiale, coinvolgendo quante più persone e competenze possibili. Parlando invece di rapporto diretto con le aziende, il nostro obiettivo è quello di fornire loro un’attività sperimentale che a volte manca nelle strutture produttive, la lettura del dato alla luce del design of experiment, cioè della progettazione specifica, della gestione di parametri per comprendere determinati caratteristiche o comportamenti di un manufatto e anche tutta la parte di conoscenza bibliografica, che un’università è in grado di fornire. Quali sono gli strumenti e i momenti in cui può avvenire il contatto con le imprese in maniera costruttiva? S.A. Proprio di recente il nostro dipartimento ha organizzato un simposio (il IV Convegno DIMI) con cui ha presentato alle aziende le varie modalità di collaborazione che possiamo stabilire con loro. Il livello base consiste nello scambio di persone, finanziando per esempio assegni di dottorato di ricerca; poi c’è la possibilità di definire contratti per conto terzi, per cui per esempio un’azienda ci chiede di realizzare una prova su un problema ben specifico. Un’ulteriore forma di collaborazione sono i progetti, che possono essere finanziati direttamente da un’azienda o per i quali si possono richiedere finanziamenti pubblici, per esempio nell’ambito di progetti regionali, nazionali o europei. Insomma, ci sono diverse forme in cui si può concretizzare la collaborazione tra le imprese attive nel settore della gomma e il nostro team di ricerca. Questo in particolare come avviene? Negli Stati Uniti c’è molta attenzione al trasferimento tecnologico, le università americane hanno staff dedicati anche molto consistenti che si occupano di questo aspetto. Qui in Italia sembra invece che questo ambito sia più trascurato. È vero? S.P. Le cose stanno cambiando anche qui. Il convegno di cui parlavamo prima è stato organizzato nella sede della AIB, l’Associazione degli Industriali Bresciani, proprio per cercare di creare sinergie tra mondo dell’industria e dell’università. Al convegno ha partecipato anche CSMT, che è il Centro Servizi Multisettoriale e Tecnologico qui a Brescia, centro che si occupa di trasferimento tecnologico. Quindi l’attenzione al tema c’è , così come la possibilità di sviluppare in modo effettivo il trasferimento tecnologico. Le aziende possono, per esempio, entrare in contatto con le reti di ricercatori che costituiamo tramite esperti
che agiscono specificamente su questo fronte, o anche entrando direttamente in contatto con noi su obiettivi specifici, che si possono attivare con contratti o progetti europei, in base alla taglia e all’impegno a cui ci si vuole vincolare. In definitiva posso dire che il trasferimento tecnologico anche qui da noi funziona in modi abbastanza fluidi e più diretti di quanto l’abitudine che abbiamo alle pastoie burocratiche possa far pensare. S.A. Aggiungerei anche che il nuovo rettore della nostra università, Maurizio Tira, è un ingegnere. Per i sei anni del suo mandato si è impegnato proprio sul fronte del trasferimento tecnologico, anche per migliorare le forme di collaborazione tra università e imprese, che sicuramente potrà incidere in maniera positiva sulla produttività delle nostre aziende. Finanziare un dottorando di ricerca che cosa significa per un’azienda del settore? S.A. Il dottorato di ricerca di un laureato, esteso su tre anni, costa complessivamente 50.000 euro ed è un finanziamento che consente di accedere a sgravi fiscali. Consente al dipartimento di avere a disposizione una persona impegnata su un tema specifico, quello del progetto per cui un’azienda concorre a finanziare il dottorato. Quindi l’investimento ha senz’altro una ricaduta positiva diretta sull’azienda. Generalmente, al termine del dottorato, le persone che vengono così formate trovano posto sul mercato del lavoro, magari nelle stesse aziende che hanno finanziato la loro permanenza in università. Per voi dell’università si ripropone così il problema di trovare altre figure per alimentare il lavoro di ricerca. Come considerate questa situazione? Non è un po’ frustrante per chi voglia dare continuità al lavoro di ricerca? S.P. In realtà si tratta di una situazione in tutto e per tutto funzionale a quello che è l’obiettivo ultimo dell’università, che è quello di formare persone. Ma il lavoro dei dottorandi in università consente anche di sviluppare conoscenze scientifiche, non soltanto tecniche, e questo è uno degli obiettivi del nostro team di ricerca. Per noi la formazione non si limita a laureare lo studente, ma anche a formarlo per il mondo del lavoro e non soltanto per quello accademico. Per esempio conduciamo anche stage in collaborazione con le aziende. Nel campo degli elastomeri quali sono le direzioni di ricerca più promettenti, secondo il vostro parere? S.P. È importante sviluppare bene il passaggio tra le L’INDUSTRIA DELLA GOMMA | ELASTICA gennaio · febbraio 2017
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Silvia Agnelli e Stefano Pandini
L’INTERVISTA
prestazioni di un materiale misurabili in laboratorio e quanto avviene invece in condizioni di esercizio. Questo richiede, da un punto di vista di formulazione del materiale, la necessità di coprire il più possibile i vari profili di proprietà che i materiali devono avere. Dal punto di vista dello scienziato dei materiali, invece, si tratta di capire i meccanismi e le interazioni che un materiale ha con l’ambiente in cui deve “lavorare”, come cambiano le sue proprietà nel tempo. Nell’ambito degli elastomeri ci sono aspetti che non sono del tutto compresi, quindi anche nell’ambito della scienza di base c’è lavoro da sviluppare. C’è poi tutto l’aspetto delle nanocariche, forse un po’ passato di moda rispetto a qualche anno fa, ma che con la comparsa di nuovi materiali come il grafene, per fare un esempio, e da altri studi che stiamo conducendo, sta acquistando una nuova attualità. È importante, in questo ambito, lo sviluppo di conoscenze in grado di consentirci di dominare il processo con cui le nanocariche vengono incorporate nella matrice elastomerica, di controllarlo per essere davvero in grado di ottenere materiali con determinate caratteristiche in modo non casuale, ma esattamente come le vogliamo noi.
Una cosa che ci viene richiesta molto spesso è poi la gestione mediante strumenti di calcolo del processo di trasformazione, che richiede la generazione di grandi database. Un lavoro non semplice, sia dal punto di vista sperimentale sia da quello delle reali possibilità di trovare una corrispondenza tra le proprietà del manufatto e la sua risposta in ambito operativo. Anche la gestione dei software comporta ancora molto lavoro. Quelli di simulazione a cui siamo arrivati oggi sono molto complessi, ma permane uno scarto tra la realtà e la simulazione che dobbiamo colmare. S.A. Un altro argomento importante, su cui stiamo cominciando a lavorare, è quello del riciclo e del riutilizzo della gomma, che per le aziende è un tema ancora “futuristico”, ma su cui la ricerca sta già lavorando da tempo. Mi riferisco in particolare al riciclo di gomme termoindurenti, in cui l’aspetto del riutilizzo è un po’ il tallone d’Achille, perlomeno rispetto alle gomme termoplastiche, che per questa loro caratteristica positiva potrebbero finire per soppiantarle in molti utilizzi.
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MONDOGOMMA
Tecnologia e innovazione in un convegno a Brescia di Riccardo Oldani
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o scorso 24 novembre l’Università di Brescia ha ospitato un interessante convegno, dal titolo “Innovazione tecnologica e ricerca scientifica nel mondo della gomma”, organizzato dal Dimi, il Dipartimento di Ingegneria Meccanica e Industriale dell’ateneo in collaborazione con Torchiani, azienda attiva nella commercializzazione di chemicals e materie prime per vari settori, compreso quello della gomma. All’evento hanno partecipato sei realtà che hanno affrontato temi particolarmente stimolanti per il loro sguardo verso il futuro, e un nuovo concetto di manifattura altamente qualitativa e tecnologica della gomma che ormai si sta facendo sempre più strada e che rappresenta l’unica strada possibile per le aziende italiane del settore per restar competitive di fronte alla concorrenza internazionale.
Personaggi e temi Al tavolo dei relatori si sono succeduti Riccardo Musci, di Zeon, che ha fatto una panoramica sui nuovi gradi di Zetpol introdotti di recente in commercio dalla multinazionale di origine giapponese; Pierluigi Colombo di TMCC e Maurizio Facchinetti di Enginsoft che
Gianpaolo Brembati, prezioso collaboratore de L’Industria della Gomma, ha moderato il convegno bresciano. Nella pagina a fianco, il pubblico e Riccardo Musci, di Zeon Europe, che ha aperto i lavori con la sua relazione sui gradi High Performance di Zetpol. 18
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La città lombarda ha ospitato nel proprio ateneo un affollato convegno, tenutosi lo scorso 24 novembre, organizzato dal DIMI, il Dipartimento di Ingegneria Meccanica e Industriale, in collaborazione con l’azienda Torchiani. Sono intervenute sei realtà per descrivere altrettanti aspetti, legati a nuovi materiali, ricerche, applicazioni e strumenti, fondamentali per rendere sempre più high-tech la produzione di manufatti in gomma. Noi eravamo presenti. Vi raccontiamo ciò di cui si è discusso in due puntate. Ecco i contenuti delle prime tre relazioni.
Eventi una competizione internazionale che si fa sempre più agguerrita. Senza iniziative spontanee di questo tipo, come quella meritoriamente avviata dall’Università di Brescia, sempre più attenta alle esigenze della filiera della gomma nel suo territorio, diventerebbe del resto impossibile tenere il passo di paesi che in ricerca investono in misura infinitamente superiore alla nostra. Basti pensare che soltanto per il 2015 la Cina ha stanziato circa 400 miliardi di dollari in ricerca, nell’ambito di un piano che mira a fare del paese, entro il 2050, il riferimento mondiale in termini di conoscenza e tecnologia applicata. Al confronto l’impegno europeo di finanziamento della ricerca, 70 miliardi di euro in 7 anni del programma Horizon 2020, impallidisce. Ma veniamo ai contenuti, e a quanto si è detto durante il convegno. In questo numero vi proponiamo un breve condensato delle prime tre relazioni, mentre nel numero di marzo 2017 vi renderemo conto delle altre tre.
Novità in casa Zeon hanno parlato di sistemi di simulazione CAE come strumenti per realizzare simulazioni e sviluppare quindi progetti di nuovi manufatti in gomma. Dopo un coffe-break che ha spezzato la mattinata sono poi intervenuti Silvia Agnelli e Stefano Pandini, del DIMI dell’Università di Brescia, che hanno illustrato l’attività di ricerca condotta dal loro dipartimento in materia di elastomeri e mostrato due importanti progetti, sviluppati dal loro team di ricerca, per altrettante applicazioni innovative di manufatti in gomma. Nella sessione pomeridiana del convengno Antonino Di Pasquale e Massimiliano Bianchi hanno parlato di utilizzi del grafene nella formulazione di nuove mescole in gomma, in qualità di rappresentanti di Directa Plus, l’azienda italiana che è stata la prima a sviluppare un metodo industriale per la produzione di grafene. Dopo di loro, Mauro Belloni di Gibitre Instruments ha parlato di strumentazioni per il laboratorio e di nuovi prodotti messi a punto dalla sua azienda per condurre in modo innovativo i test sui materiali necessari per lo sviluppo di prodotti di alta qualità. L’evento si è quindi concluso con la relazione di Aristide Plebani, di Labor-
sil, che si è concentrato soprattutto su mescole siliconiche e fluorosiliconiche per applicazioni speciali.
Condivisione delle conoscenze Era presente anche L’industria della Gomma, in qualità di media partner dell’evento. Eventi come quello bresciano sono, anche dal nostro punto di vista, un indispensabile momento di confronto e di incontro tra la realtà accademica e quella delle imprese. Occasioni per realizzare le basi di quello che abitualmente viene definito trasferimento tecnologico, ma che forse meglio andrebbe indicato come “condivisione di conoscenze”, visto che non parliamo di un trasferimento unilaterale di competenze dalla ricerca all’industria ma di un momento virtuoso in cui le conoscenze vengono messe in comune e tutti i partecipanti ne traggano benefici, in un meccanismo autenticamente win-win. Del resto, soltanto con una profonda cooperazione tra tutti i protagonisti della filiera, dai produttori di materie prime alle industrie manifatturiere, e con il contributo dell’università, è possibile attivare in Italia un meccanismo virtuoso in grado di contrastare
Ha aperto i lavori Riccardo Musci, di Zeon Europe, che dopo una rapida introduzione sull’organizzazione del gruppo e sul suo mix di prodotti, di cui gli elastomeri rappresentano il 59% del fatturato complessivo, si è concentrato nella descrizione della struttura
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Alcune slide proiettate da Riccardo Musci di Zeon Europe durante il suo ricco intervento. In alto le performance della gomma HNBR Zetpol rispetto ad altre tipologie. A sinistra una tipica ricetta per la produzione di mescole a base di Zetpol.
e delle proprietà della famiglia Zetpol di gomme HNBR (Hydrogenated Nitrile Butadiene Rubber). Si tratta di prodotti che si contraddistinguono per una notevole resistenza alle temperature e al contatto con oli, classificati da ASTM come polimeri di tipo DH, dove D individua una temperatura di servizio di 150 °C e H un aumento di volume del 30& in bagno di olio IRM 903. Zeon è stata la prima azienda a sviluppare gomma HNBR e a metterla in commercio, già dal 1984, e la comparsa di vari gradi consente ora di realizzare com20
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pound che possono “lavorare” in un range di temperature tra -40°C e + 160 °C (di picco). Condizioni ideali per un impiego nel settore automotive, dove in effetti la gomma HNBR trova il 75% delle sue applicazioni. Queste si concentrano sia nei motori a combustione, come per esempio per le cinghie di trasmissione, guarnizioni per i clindri, coppa dell’olio, pompa dell’acqua, manicotti, e anche in elementi della trasmissione. Musci ha fornito anche indicazioni sulle ricette tipo con cui possono essere realizzate le mescole a base
di Zetpol e sui metodi di vulcanizzazione utilizzabili: a perossido, adatto per tutti i gradi, o a zolfo, adatto per alcuni gradi. La mescolazione va effettuata preferibilmente in mescolatore chiuso e i metodi di processo possono essere lo stampaggio a compressione, trasferimento, iniezionie, l’estrusione e la calandratura in fogli. Riccardo Musci si è poi dilungato a illustrare i nuovi gradi High Performance di Zetpol, che aprono nuove opportunità nel settore delle guarnizioni. I nuovi gradi, per esempio, sono stati formulati per essere estremamente performanti anche in situazioni in sono richiesti valori estremamente bassi del compression set, per esempio in oring, articoli con sezione molto sottile. Tra le proprietà chiave degli HP Zetpol la possibilità di vulcanizzare in presen-
Eventi A sinistra, i metodi di vulcanizzazione di elastomeri Zetpol a confronto. In basso, le caratteristiche chiave dei gradi High Performance di Zetpol.
za di ossigeno, che consente di accorciare i tempi ciclo negli stampi e un’elevata resistenza all’abrasione. Nella catena polimerica è stato inserito un sito di vulcanizzazione che la rende altamente satura. L’aggiunta di additivi a base di silice può ulteriormente migliorare i valo-
ri del compression set. In particolare questo avviene con additivi come amino-silano, argille amino-modificate e Struktol HTtx0. Gli HP Zetpol, inoltre, dimostrano di possedere caratteristiche di notevole interesse in termini di durezza, resistenza alla trazione, elongazione e modulo, resistenza all’invec-
chiamento a contatto con aria calda o con oli e resistenza agli acidi. In definitiva, ha osservato Musci, gli HP Zetpol hanno dimostrato un compression set migliorato, sia su breve che su lungo termine, a contatto con aria e olio, in tutti i compound addittivati con filler bianchi e Struktol HT7x0, un’eccellente conservazione delle caratteristiche di elongazione a rottura durante l’esercizio ad alte temperature, una struttura, nei compound con Struktol HT7x0, che favorisce la dispersione dei filler e il suo accoppiamento al polimero e una più facile processabilità nello stampaggio a iniezione.
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Pierluigi Colombo di TMCC durante la sua relazione in occasione del convegno. Sotto, uno degli esempi illustrati da Maurizio Facchinetti di EnginSoft sull’utilità dei sistemi di simulazione nella progettazione di manufatti in gomma. In questo caso una guarnizione per una pompa acqua per il settore automotive.
L’alleanza tra TMCC e EnginSoft La seconda relazione ha visto il doppio intervento di Pierluigi Colombo, di TMCC, e di Maurizio Facchinetti di EnginSoft. Le due aziende lavorano in collaborazione. La prima, il cui acronimo sta per The Morphing Coach Company, è un gruppo di professionisti e società con competenze specialistiche che supporta le PMI italiane nella realizzazione di progetti innovativi. Fornisce, in altre parole, una consulenza alle PMI per metterle in condi-
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Eventi zioni di partecipare a progetti insieme ad altre società con obiettivi chiari, nella piena sicurezza di detenere la proprietà dei risultati, individuando i canali di finanziamento e le politiche e le azioni da seguire per formare un team funzionante, registrare brevetti, fare formazione, sviluppare attività di comunicazione e marketing e molto altro.
EnginSoft fa aderisce a questo sodalizio ed è un’azienda italiana che ha sviluppato software venduti in tutto il mondo per la prototipazione virtuale. Si tratta, come ha spiegato Facchinetti, di un insieme di soluzioni che consente di realizzare simulazioni per testare in anticipo la correttezza di un processo o le caratteristiche di un prodotto. In anticipo vuol dire in una fase prelimi-
Altre due slide proiettate da Facchinetti di EnginSoft durante il suo intervento: la prima illustra simulazioni di processo per il costampaggio di materiali diversi, la seconda un esempio di analisi strutturale nella fase di progettazione di una guarnizione per il filtro dell’olio in un’applicazione automotive.
nare del progetto, in cui ancora non si è proceduto, per esempio, a realizzare gli stampi o in cui si ipotizzano le caratteristiche del prodotto finito in base al tipo di mescola utilizzato. EnginSoft ha sviluppato competenze per realizzare vari tipi di simulazioni, integrando tecnologie e strumenti che consentono di condurre studi sulla fluidodinamica, l’analisi di processo, l’integrazione di processi e analisi strutturali. Anche nel mondo degli elastomeri l’applicazione di questi sistemi è sempre più richesta, per esempio per realizzare il disegno del prodotto oppure dello stampo. È anche possibile, sulla base di librerie di dati sperimentali raccolti su varie mescole, prevedere in modo molto realistico come si comporterà il prodotto finito in condizioni di esercizio relativamente a tutta una serie di parametri, come la trazione, la compressione uniassiale, la trazione equibiassiale, la compressione volumetrica, il taglio planare e altri. In particolare, Facchinetti ha presentato alcuni casi applicativi in cui ha dimostrato l’utilità del metodo EnginSoft su alcuni prodotti in gomma. Un primo caso ha riguardato le analisi strutturali in 3D su una guarnizione in gomma per un filtro olio in utilizzo automotive, di cui sono state considerate due versioni, una in condizione di minimo materiale e una in condizione di massimo materiale. Nel primo caso occorre verificare che la guarnizione assicuri comunque la tenuta, nel secondo caso si verifica che il massimo strain a cui è sottoposto il materiale in combinazione con la percentuale di riempimento della cava non comportino un superamento dei limiti posti da cliente in sede di commessa. In sede di simulazione si può anche prevedere il punto di serraggio dei bulloni per verificare che una stretta eccessiva non deformi L’INDUSTRIA DELLA GOMMA | ELASTICA gennaio · febbraio 2017
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la guarnizione. È, in altre, parole, possibile simulare il comportamento della guarnizione in varie situazioni operative. Un altro caso operativo presentato riguardava un supporto ingegneristico fornito da EnginSoft per verificare il
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comportamento meccanico di diverse sezioni di una guarnizione per pompe acqua, sempre per il settore automotive. Anche in questo caso sono state condotte analisi 2D, su sezioni, e in 3D, per verificare il migliore profilo della te-
Silvia Agnelli, a sinistra, e Stefano Pandini, a destra, del DIMI dell’Università di Brescia, hanno illustrato due progetti di ricerca condotti dalla loro équipe su elastomeri.
Eventi
nuta e la configurazione delle bugne per l’incastro in modo da evitare la fuoriuscita della guarnizione dalla sede. Altri esempi di simulazione hanno riguardato, infine, il comportamento durante la vulcanizzazione e lo stampaggio di diversi tipi di mescole.
Due progetti dell’Università di Brescia La sessione mattutina del convegno bresciano si è conclusa con l’intervento dei padroni di casa, Silvia Agnelli e Stefano Pandini (protagonisti anche della nostra intervista del mese, a pag. 14). I due hanno innanzi tutto il lavoro fatto dal loro dipartimento, il DIMI, di Ingegneria Meccanica e Industriale, nel laboratorio di Scienza e tecnologia dei materiali, attrezzato per condurre analisi meccaniche, chimico-fisiche, reologiche, con software CAE e anche con macchinari per la trasformazione. Il gruppo lavora allo sviluppo di materiali polimerici ed elastomerici innovativi, alla caratterizzazione dei materiali, allo sviluppo di tecnologie di trasformazione e progettazione di manufetti o componenti
in plastica o gomma e anche sui temi dello smaltimento e riciclo. Silvia Agnelli si è occupata di presentare un primo caso di studio relativo allo studio degli effetti di rinforzo meccanico determinati dall’impiego di nanocariche ibride nella gomma. In particolare è stato fatto un confronto tra una mescola rinforzata con classico carbon black e una mescola rinforzata con nanoparticelle di grafite o nanotubi di carbonio. Si è notato che queste ultime nanocariche sviluppano un effetto sinergico con il carbon black, enfatizzandone alcune caratteristiche. Per esempio, gomme SBR o EPDM rinforzate con carbon black e nanotubi di carbonio mostrano un miglioramento delle proprietà meccaniche e di conducibilità elettrica rispetto al solo carbon black. Il gruppo di ricerca ha cercato di capire in che modo cariche tradizionali e nanocariche interagiscano tra loro nel determinare le nuove caratteristiche della mescola, giungendo a definire una formula che consente di prevedere quale quantità di nanocarica occorre per avere le stesso modulo ottenuto con il solo impiego di carbon black. Uno strumento utile per chi de-
ve formulare una nuova mescola. Un secondo caso di studio, illustrato da Stefano Pandini, ha descritto il lavoro fatto dal DIMI nell’ambito di una ricerca sul danneggiamento di materiali elastomerici determinato dall’esposizione a radiazioni. Il tutto all’interno di un progetto denominato SPES, Selective Production of Exotic Species, che mira a realizzare un acceleratore di particelle di nuova generazione nel Laboratori Nazionali di Legnaro dell’INFN, in provincia di Pordenone. Si è cercato di trovare la formulazione ideale per un O-ring soggetto a intensi campi di raggi gamma e neutroni. Il risultato è stato la messa a punto di un metodo che consente di caratterizzare gli elastomeri irraggiati. Si parte da una selezione iniziale del materiale, che tiene conto della risposta meccanica a trazione e del compression set e poi si studiano i meccanismi innescati dall’esposizione a radiazione, attraverso misure della densità, del rigonfiamento in solvente, spettroscopia a raggi infrarossi, analisi DSC e altri. Valutata l’evoluzione del materiale si modifica la formulazione fino a trovare quella che fornisce le migliori garanzie di durata nel tempo. L’INDUSTRIA DELLA GOMMA | ELASTICA gennaio · febbraio 2017
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Automobili: vendite in crescita nel 2016
di Giuseppe Cantalupo
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l mercato italiano dell’auto ha chiuso il 2016 rispettando in pieno le previsioni secondo le quali le immatricolazioni avrebbero superato quota 1,8 milioni di unità. Per l’esattezza, i dati pubblicati dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e elaborati dall’Anfia (Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica) dicono che il conteggio si è fermato a 1.824.968 vetture, che significano una crescita del 15,8% rispetto al 2015, quando le auto immatricolate sono state 1.575.737. Anche dicembre, che ha fatto registrare il trentunesimo incremento mensile con-
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L’anno appena concluso ha visto una crescita del mercato auto a due cifre, trend di cui hanno beneficiato anche molte aziende nel settore della trasformazione della gomma. Ecco un dettaglio di come è andato il settore automotive in base a varie rilevazioni statistiche
Mercato
Vendite dei 10 marchi più diffusi (2016 vs 2015)
secutivo, ha messo a segno una crescita a due cifre: +13,1%, con 124.438 unità contro le 110.060 dello stesso mese dell’anno prima. Il mercato, quindi, continua a crescere e anche se è ancora lontano (-26,8%) dalla vetta ante-crisi di 2.493.106 vendite registrate nel 2007, il risultato del 2016 rappresenta un passo avanti notevole dell’Italia - quarto mercato dell’UE dopo Germania, Regno Unito e Francia - verso livelli di immatricolazioni superiori ai 2 milioni/anno, adeguati alle potenzialità del nostro paese. Secondo il Centro Studi Promotor, il livello delle immatricolazioni dovrebbe attestarsi a 2.031.000 unità nel 2017 per poi superare il divario finale nel 2018. La forza trainante della risalita sarebbero le prospettive di ripresa dell’economia, anche se con un tasso di sviluppo modesto, che tuttavia continuerebbero a spingere la domanda
di sostituzione che il crollo delle immatricolazioni provocato dalla crisi rende ancora consistente.
Trend di consumo Un impulso importante alle vendite del 2016 è certamente venuto dall’agevolazione fiscale consentita dal superammortamento del 140% del costo d’acquisto dei beni di impresa, tra i quali l’auto, introdotto dalla Legge di Stabilità 2016 e confermato anche nella Legge di Bilancio 2017. Un dato interessante che emerge dal confronto 2015-2016 è la riduzione dell’incidenza delle immatricolazioni delle vetture piccole e delle utilitarie, mentre è aumentata quella delle vetture della gamma alta (lusso, sportive, SUV grandi e Monovolumi grandi), che hanno registrato un aumento del 29% a dicembre e del 23% nell’anno. Le vendite di SUV di tutte
le dimensioni sono state 14.000 nel mese (+14%), con una quota del 28% sul mercato totale, e 482.000 nell’anno (+25%), con una quota del 26%. Secondo dati Istat, l’indice della fiducia dei consumatori (base 2010 = 100) a dicembre è migliorato, salendo a 111,1 da 108,1 di novembre, e questo cambiamento si è riflesso anche in un leggero miglioramento (da -54 a -53) della valutazione della convenienza attuale all’acquisto di beni durevoli, tra cui l’automobile, mentre sono calate le intenzioni di acquisto futuro (indice da -71 a -76). Anche l’indice generale del clima di fiducia delle imprese è sceso a dicembre: da 101,4 di novembre a 100,3.
Andamento per marche Le marche nazionali hanno registrato un aumento sia nel mese che nell’anno: 37.178 vendite a dicembre L’INDUSTRIA DELLA GOMMA | ELASTICA gennaio · febbraio 2017
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MONDOGOMMA
(+14,6%), con la quota di mercato salita al 29,9% dal 29,5% del dicembre 2015, e 531.210 immatricolazioni nei dodici mesi (+18,5%), con la quota che si è portata dal 28,5% di un anno fa al 29,1%. Stesso andamento nell’ambito dei marchi Fiat Chrysler Automobiles (FCA), escludendo Ferrari, Maserati e Lamborghini: a dicembre le vendite sono aumentate del 14,1% (da 32.335 a 36.894), con la quota passata dal 29,4% al 29,7%; nell’intero 2016 l’incremento delle immatricolazioni è stato del 18,4% (da 446.134 a 528.189) e la quota è salita dal 28,3% al 28,9%. Nel comparto dei veicoli commerciali leggeri (VCL, con peso totale a terra fino a 3,5 t) e dei veicoli industriali (con peso totale a terra superiore alle 3,5 t), i dati elaborati dal Centro Studi e Statistiche dell’Unrae mostrano in entrambi i settori un andamento del mercato che ricalca quello delle autovetture: aumento, cioè, nel mese e nell’anno.
Veicoli commerciali leggeri Per quanto riguarda i VCL, a dicembre le immatricolazioni hanno registrato un incremento eccezionale, il 35° consecutivo, con 27.772 immatricolazioni, corrispondenti a un aumento dell’88,9% sullo stesso mese del 2015, quando sono stati venduti 14.702 veicoli nuovi. Nell’intero anno 2016 sono state raggiunte 199.300 vendite, sfiorando quota 200.000 - un livello toccato l’ultima volta nel 2008 -, che hanno significato una crescita del mercato del 49% rispetto all’anno prima, quando sono state vendute 133.794 unità.
Veicoli industriali Sul fronte dei veicoli industriali con ptt compreso tra 3,5 e 16 t i dati elaborati da Unrae mostrano per il mese di dicembre un impressionante aumento delle vendite a tre cifre sullo stesso mese del 2015: +153,2%, con 2.965 veicoli immatricolati su 1.171,
e una crescita del mercato nell’anno 2016 del 52,2%, con 23.163 immatricolazioni contro 15.222 dell’anno prima. Nella categoria dei veicoli con ptt superiore alle 16 t dicembre ha messo a segno un incremento ancora maggiore rispetto a quello dei mezzi fino a 16 t: +171,0%, con 2.360 unità vendute su 871, e l’intero anno ha registrato una crescita del 51,5%, con 17.990 immatricolazioni su 11.878 del 2015. L’autentico exploit delle vendite dei veicoli industriali nel loro complesso sembra dovuto all’incertezza della conferma del superammortamento anche nel 2017 (arrivata poi nella prima metà del mese con la Legge di Bilancio) che ha stimolato l’anticipazione degli acquisti. Secondo le stime Unrae, grazie alla proroga del superammortamento anche al 2017, per quest’anno ci si dovrebbe aspettare un incremento delle vendite di un modesto 5% a causa, principalmente, proprio degli acquisti anticipati al 2016.
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Dalla mescola all’articolo finito passando per lo stampo di Giuseppe Cantalupo
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a passato il testimone ai figli, ma la passione per le guarnizioni, le gomme, il silicone, le presse, gli stampi e tutto il mondo che ruota intorno alla tecnologia dello stampaggio di articoli tecnici in gomma è sempre viva in Angelo Sala. È ancora la stessa che gli è stata trasmessa dal padre un bel po’ di anni fa quando, poco più che giovanotto, incominciava a metter piede nell’officina paterna, e che lo spinge adesso a essere presente ogni giorno nel suo ambiente, tra la sua gente, le sue macchine, le sue guarnizioni, le sue gomme, per guidare, impostare, suggerire. Lo abbiamo incontrato in Tiger con i figli per una chiacchierata sulla sua azienda, che quest’anno celebra il 56° anniversario della fondazione.
Dal cuoio alla gomma La Tiger è stata fondata dal padre di Angelo Sala, Amedeo, nel 1961 a Milano. Sul podio si trova, adesso, la terza generazione rappresentata dai nipoti del fondatore: Cristian, nel ruolo di responsabile produzione e qualità e pianificazione, e Arianna in quello di responsabile commerciale, estero e marketing. «Sono entrati in scena otto e quattro anni fa e devo dire che promettono be-
Uffici e produzione del Centro Guarnizioni Tiger. 30
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Siamo stati la prima volta in visita al Centro Guarnizioni Tiger nel 2007. Ci siamo ritornati nove anni dopo e, oltre a importanti novità tecniche, vi abbiamo trovato, avviato alcuni anni fa, un passaggio generazionale: Angelo Sala, figlio del fondatore dell’azienda milanese Amedeo, e attuale titolare e amministratore unico della società, ha deciso di cedere il passo ai figli Cristian e Arianna
Guarnizioni
Sopra, articoli tecnici vari in silicone LSR e silicone LSR/metallo esposti alla fiera per impiantistica alimentare CibusTec. A destra, O-ring e particolari a disegno in silicone LSR esposti alla fiera per macchine alimentari Host.
ne. Evidentemente, è una questione di DNA il nostro attaccamento a questo tipo di lavoro» dichiara con un certo compiacimento il titolare dell’azienda parlando dei figli. Amedeo Sala aveva acquisito una certa esperienza nella lavorazione del cuoio per la produzione di guarnizioni mediante tranciatura. Siamo tra la fine degli anni ’50 e l’inizio degli anni ’60. Sono gli anni in cui il panorama delle gomme sintetiche va via via infoltendosi con nuovi tipi e incominciano anche a sorgere un po’ ovunque nel mondo impianti per la produzione industriale di questi materiali. Sala intuisce che si profilano all’orizzonte favorevoli prospettive per il settore che gli è familiare, quello delle guarnizioni, e decide di mettere a frutto, trasferendola nel settore della gomma, l’esperienza che ha acquisito lavorando col cuoio, e allora lascia il cuoio e si mette a produrre guarnizioni in gomma. Nasce così Tiger. Che vuol dire, come ci dirà Arianna Sala, Tecniche Industriali Guarnizioni e Ring.
La crescita Il successo non tarda ad arrivare, confermando che Amedeo Sala aveva visto giusto. In pochi anni l’azienda incamera un crescendo di risultati positivi
che la portano alla piena affermazione sui mercati soprattutto per la superiore qualità dei suoi prodotti rispetto a quelli della concorrenza. Aumentano i clienti, aumentano le richieste, e Sala si trova nella necessità non solo di produrre di più, ma anche di diversificare la tipologia dei suoi prodotti per essere in grado di soddisfare le richieste che arrivano, sempre più numerose, dai più svariati settori applicativi, come, per esempio, il settore meccanico, quello elettrico, l’alimentare, il chimico, e molti altri ancora. Per fare tutto questo, però, ha bisogno di altri macchinari, e dal 1965 al 1970 amplia il suo parco macchine con nuove presse che gli permetteranno di produrre anche guarnizioni in fluoroelastomeri e silicone. È un investimento importante e un passo che si rivelerà decisivo sulla strada della crescita dell’azienda e darà presto i suoi frutti. L’aumentata richiesta di articoli stampati, anche complessi e particolari, favorita dal successo che i prodotti Tiger incontrano sui mercati, spinge infatti Sala a prendere un’altra decisione altrettanto importante e anche molto impegnativa per il futuro suo e della società che ha fondato: fabbri-
care anche gli stampi che gli occorrono per far fronte alle richieste dei clienti. E nel 1973 realizza, all’interno della Tiger, un apposito reparto di produzione. È un’integrazione della linea produttiva studiata e voluta soprattutto per fornire ai clienti un servizio più rapido e con garanzie di più alta qualità degli articoli prodotti. Naturalmente, nel frattempo è stato d’obbligo per la società trasferirsi in una sede più ampia, per una più razionale organizzazione degli spazi e un più efficiente utilizzo delle attrezzature. Ma non è finita ancora. «Mio padre aggiunge infatti il titolare della società milanese - ne pensa ancora un’altra. E cioè, di attrezzarsi anche sul fronte delle mescole per prepararsi lui stesso, in Tiger, i compound che di volta in volta gli servono per soddisfare le richieste dei clienti. Chiari i vantaggi che avrebbe tratto da una siffatta organizzazione dell’azienda: si sarebbe reso indipendente dai fornitori esterni e avrebbe anche ridotto i tempi di produzione e, quindi, aumentata la produttività. Ma soprattutto, grazie alla maggiore flessibilità produttiva che gliene sarebbe derivata, avrebbe anche avuto la possibilità di fornire ai clienti soluzioni personalizzate: mescole appositamente stuL’INDUSTRIA DELLA GOMMA | ELASTICA gennaio · febbraio 2017
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Particolari vari in silicone LSR/metallo realizzati a disegno. Nella pagina a fianco, particolari vari standard e a disegno in FKM tecnico e alimentare, EPDM e gomma.
diate, cioè, per ottenere articoli con caratteristiche speciali, idonee a soddisfare particolari esigenze dell’utilizzatore finale». Detto fatto, è il caso di dire, perché nel 1975 Amedeo Sala fonda, sempre a Milano, nelle immediate vicinanze della Tiger, la Elastec: una società che avrà il compito di produrre mescole per qualunque settore applicativo appositamente per la Tiger. Ma per la qualità dei suoi compound e la sua versatilità nel produrne tipi diversi, Elastec incontrerà presto anche il favore dei mercati, al punto che produrrà - e produce tuttora - compound anche per conto terzi.
Il Centro Guarnizioni Tiger Con la fondazione di Elastec la Tiger ha aggiunto un altro importante anello alla sua catena produttiva col quale completa la sua struttura di azienda dotata di tutte le funzioni e le attrezzature essenziali per la produzione di guarnizioni stampate in gomma per ogni settore merceologico. Ha tutto e fa tutto: prepara le mescole, fabbrica gli stampi e produce gli articoli mediante stampaggio a iniezione e a compressione. Come le mescole, anche gli stampi vengono prodotti pure per terzi. È anche questa organizzazione nel suo insieme, efficiente e moderna, che spiega il successo della società: il cliente deve solo far sapere di quali e quante guarnizioni ha bisogno e con quali caratteristiche. Al resto pensa lei, la Tiger: dalla scelta della gomma più adatta alla particolare applicazione finale a quella della mescola che garantisca le mi32
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gliori prestazioni dell’articolo stampato, alla progettazione dello stampo più idoneo a soddisfare la richiesta. Tutto, naturalmente, in stretta collaborazione col cliente per una più sicura valutazione delle soluzioni tecniche da adottare. Dopo la nascita di Elastec la Tiger conosce anni di pieno fermento, nel corso dei quali aumenta progressivamente il suo parco macchine, tanto che nel 1987 è ancora costretta a cambiare sede per un’altra più ampia e si trasferisce in quella attuale di Via Platone, a Milano. In questa occasione cambia anche la sua ragione sociale in Centro Guarnizioni Tiger: rende, così, più immediatamente palese il suo settore d’attività e, al tempo stesso, trasmette l’immagine di azienda che fa anche lavoro di ricerca. E appunto grazie alla sua attività di ricerca, si impossessa in breve tempo - è una delle poche aziende dell’epoca a farlo - della tecnologia dello stampaggio delle gomme siliconiche liquide (LSR), che andavano sempre più affermandosi come il materiale principe per settori specialistici quali l’alimentare, il medicale, l’elettronico. È un passo importante sulla strada della crescita aziendale, perché la società ha in questo modo l’opportunità di diversificare la sua produzione e di offrire ai clienti una più ampia gamma di prodotti e servizi e anche di incrementare la sua presenza sui mercati internazionali.
Qualità, precisione e servizio Nel 1997 Amedeo Sala viene a mancare, e la barra di comando passa alla
seconda generazione: al figlio Angelo. Ligio alle consegne paterne, Angelo Sala fa tesoro da subito degli insegnamenti ricevuti, rispettando il mandato di privilegiare tre prerogative importanti nel rapporto con i clienti per assicurarne la soddisfazione e ottenerne la fedeltà: la qualità, la precisione e il servizio. Una terna di valori che tracciano il percorso lungo il quale la società sviluppa la sua strategia. «La qualità del pezzo stampato - ci spiega Sala - è il nostro obiettivo primario, perché le guarnizioni sono la nostra passione. Una passione che ci accompagna da sempre nel nostro lavoro e ci porta naturalmente a produrre articoli di qualità. Ma di una qualità che si colloca al top, a un livello decisamente più alto rispetto alla media presente sul mercato, perché una nostra guarnizione deve non solo essere capace di fornire prestazioni superiori, ma deve anche durare più a lungo di quelle della concorrenza. Chi utilizza le nostre guarnizioni - prosegue il titolare del Centro - le monta e deve dimenticarsene». «È appunto per queste caratteristiche gli fa eco la figlia Arianna - che i nostri prodotti sono molto apprezzati dalla clientela. Qualche nostro cliente - aggiunge con comprensibile soddisfazione - è arrivato a dichiarare che il Centro Guarnizioni Tiger potrebbe benissimo essere definito ‘la boutique delle guarnizioni’». E questo è un elemento di notevole importanza sul piano dell’immagine che l’azienda è riuscita a creare di sé sui mercati, perché significa che la sua clientela è una clientela di alto livello. È clientela scelta. Alla qualità della produzione c’è anche da aggiungere, come ulteriore punto di forza dell’azienda, la capacità di produrre articoli personalizzati, anche con profili complicati, indifferentemente a
Guarnizioni
campione o a disegno, per soddisfare particolari esigenze applicative del cliente, grazie alle migliori tecnologie di cui si è progressivamente dotata. E disporre di un proprio reparto di fabbricazione degli stampi rappresenta certamente un vantaggio notevole rispetto alla concorrenza nella produzione di guarnizioni particolari, progettate per risolvere problemi complessi quali possono essere quelli che si incontrano in settori di mercato molto specializzati come, per esempio, quello medicale. «È anche o soprattutto per questo motivo - ci spiega Arianna Sala - che la nostra società non partecipa a fiere di massa, ma predilige quelle specialistiche, settoriali. Queste sono il nostro palcoscenico più appropriato per la presentazione dei nostri prodotti a un pubblico specializzato, che meglio di altri è in grado di comprendere e apprezzare la capacità tecnica e le alte prestazioni delle nostre guarnizioni». A garanzia della qualità dei suoi articoli, la società ha conseguito la certificazione UNI EN ISO 9001:2008 e ha in programma l’aggiornamento alla versione 2015. Ma l’azienda annovera anche le omologazioni in importanti settori, quali quello farmaceutico e quello alimentare e acqua, e la certificazione di conformità alle direttive sull’impiego del silicone in campo farmaceutico e medicale (FDA - Food and Drug Administration, BGA - BundesGesundheitsAmt, e UL - Underwrites Laboratories). I suoi prodotti, inoltre, sono conformi alle direttive RoHS e REACH.
La sede di Via Platone È un complesso moderno e funzionale che si sviluppa su una superficie di circa 3.000 metri quadrati, di cui 2.000 ospitano gli uffici e il reparto di produzione e 1.000 sono adibiti a magazzino. Come gruppo (Centro Guarnizioni Tiger più Elastec) conta 24 dipendenti: 16 in Tiger e 8 in Elastec. L’area produttiva del Centro è suddivisa in tre settori: produzione articoli stampati, finitura e controllo qualità, produzione stampi. Il magazzino ha una notevole capacità di stoccaggio: circa 40 milioni di pezzi assicurano la pronta consegna di un’ampia tipologia di articoli. Funziona completamente con la tecnologia del codice a barre, il che significa che è esclusa ogni possibilità di errori e sono garantite la qualità e la sicurezza delle forniture. Alla produzione è riservato un parco macchine di tutto rispetto. «Abbiamo - spiega Cristian Sala - 19 presse: 15 per lo stampaggio a iniezione (14 orizzontali, di cui 11 dedicate esclusivamente al silicone liquido, e una verticale per la gomma e altri materiali elastomerici) e 4 verticali a compressione, con forza di chiusura, nel complesso, da 100, 190 e 200 t, e piani che vanno da 300 a 900 mm di stampaggio. Due macchine sono nuove e le rimanenti sono state completamente revisionate e aggiornate con le più recenti innovazioni tecnologiche sia nella parte meccanica che in quella elettrica». Angelo Sala tiene a precisare che si è
trattato di un investimento non indifferente, realizzato nel 2008-2009, cioè in piena crisi, perché l’azienda fosse pronta e adeguatamente attrezzata per far fronte alle richieste che sarebbero ricominciate ad arrivare quando il mercato si sarebbe ripreso dopo il superamento della difficile situazione economica. È un’ulteriore riprova del fatto che la gestione della società è nelle mani di un manager accorto e lungimirante: è nei periodi di crisi, quando molti sono fermi o rallentano la produzione, che bisogna pensare al futuro - a quando, cioè, il periodo critico sarà alle spalle - acquistando macchinari e accessori nuovi, se necessari, e revisionando o ricondizionando quelli datati. «Abbiamo inoltre, - riprende Cristian - un reparto finitura con una sezione riservata alla sbavatura criogenica (ad azoto liquido) e alla burattatura dei pezzi stampati per l’eliminazione delle sottili bave di gomma che inevitabilmente trafilano durante la vulcanizzazione delle guarnizioni all’interno degli stampi, e anche, naturalmente, un’area dedicata al controllo qualità della produzione». Abbiamo visitato questa sezione e tutte le altre dell’intera area produttiva in un giro guidato del Centro, e nel reparto produzione stampi abbiamo visto all’opera un nuovo centro di lavoro ad alta tecnologia installato nel 2014, che consente una lavorazione più veloce e anche più precisa. Professionalità ed esperienza degli operatori e organizzazione accurata delle varie fasi delle lavorazioni si colgono evidenti e rendono conto dell’apprezzamento e della stima di cui gode l’azienda presso la clientela.
Guarnizioni di ogni tipo e non solo Il Centro Guarnizioni Tiger vanta un’alta specializzazione nella produzione di guarnizioni, frutto di un’esperienza arricchitasi e affinatasi in 56 anni complessivi di attività con tutti i principali tipi di gomme sintetiche (NBR, EPDM, gomma fluorurata e gomma fluorosiliconica, para, neoprene, silicone liquido, eccetera). Col silicone liquido in particolare la società ha all’attivo 30 anni di esperienza, e la lavorazione di questa gomma prevale nettamente sulle altre: ben il 60% della produzione, infatti, riL’INDUSTRIA DELLA GOMMA | ELASTICA gennaio · febbraio 2017
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guarda articoli in LSR. «Possiamo dire di essere stati tra i pionieri dello stampaggio del silicone liquido in Italia. Quando abbiamo incominciato a lavorare con questa gomma nel 1987 abbiamo consumato 50 kg di elastomero. Abbiamo chiuso il 2015 con 350 quintali. Credo che si contino sulle dita di una mano le società in Italia che stampano quantitativi simili di LSR» commenta con giustificato orgoglio Sala. L’azienda è specializzata nello stampaggio di articoli tecnici, ma produce normalmente anche O-ring. «Ne produciamo circa un milione e mezzo/due milioni al mese» precisa Arianna Sala. Sono stampati - e disponibili in pronta consegna - in NBR, EPDM, gomma fluorurata e silicone liquido e trovano applicazione in numerosi settori industriali, quali, per esempio, l’oleodinamico, l’elettrico, il chimico, l’aeronautico, il navale, il meccanico, l’idraulico, la componentistica. Quelli stampati con elastomeri certificati per l’idoneità al contatto con alimenti sono utilizzati, per esempio, per la componentistica delle
macchine del caffè, del gelato e simili. Con silicone liquido la società produce anche guarnizioni certificate alimentari, farmacopea e grado medicale. Ma l’azienda stampa e ha a magazzino anche guarnizioni per raccordi DIN, clamp e garolle e guarnizioni a labbro tipo DI, DE e UM; antivibranti delle serie 2M, 2F, MF e P; lastrine calibrate formato 300x300 mm con spessore da 1 a 10 mm; trafilati a sezione tonda, quadra, rettangolare, eccetera; co-stampati gomma/metallo e LSR/metallo.
Export in espansione Il mercato principale della società è quello italiano, che assorbe il 90% della produzione. «Il restante 10% - ci dice Arianna Sala - varca i confini nazionali, diretto principalmente verso i paesi europei: Francia, Spagna, Svezia, Danimarca, Slovenia, Olanda. Siamo presenti anche in Turchia, Egitto, America, Cina (da molti anni), e ci stiamo affermando in Romania, Polonia e Pakistan, che si stanno rivelando mercati decisamente interessanti, orientati verso
prodotti di qualità. Stiamo entrando, inoltre, in Inghilterra con articoli molto speciali, avendo sempre, come obiettivo principale, la qualità del prodotto piuttosto che la quantità della vendita», conclude con una punta di giustificata soddisfazione la figlia di Angelo Sala, artefice principale dell’espansione del business della società fuori dell’Italia. La qualità, quindi, impronta caratteristica dell’azienda: quella che distingue la società sul mercato delle guarnizioni da sempre e per la quale il Centro Guarnizioni Tiger è apprezzato e stimato tra i produttori più competenti ed efficienti del settore. «L’abbiamo voluta sempre, la realizziamo con impegno e intendiamo mantenerla» dichiara con convinzione Angelo Sala, tracciando in questo modo le linee principali della strategia e del programma d’azione della sua società. Una società della quale a ragione si può dire, per l’organizzazione moderna e l’attività sempre in fermento, “56 anni, ma non li dimostra”.
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Trattamento superficiale: un nuovo protagonista di Gianpaolo Brembati
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oating Technology è un’azienda giovane come il suo proprietario, Paolo Belometti, dinamico imprenditore bergamasco che ha incominciato questa attività all’inizio del 2016 a Castelli Calepio (Bergamo), un po’ il cuore del distretto del Sebino, considerato ancora oggi la Rubber Valley del mondo. La vitalità della zona, soprattutto nell’ambito dello stampaggio di guarnizioni e articoli tecnici, lo ha spinto, pur mantenendo la consolidata attività di sbavatura e sabbiatura, a cercare qualcosa di nuovo, che gli permettesse di entrare in quel mondo di innovazioni tecnologiche che sta rivoluzionando il mondo della gomma. «È vero - conferma Belometti - per parecchio tempo ho svolto un’intensa ricerca di mercato, in stretto contatto con gli stampatori, che mi ha fatto comprendere come la richiesta di trattamenti superficiali si stia intensificando e costituisca uno sviluppo davvero interessante, con spazi di crescita a medio e lungo termine. Ho quindi cercato in tutta Europa i macchinari più idonei a questa tipologia di lavorazione, così che Coating Technology potesse iniziare la
Si chiama Coating Technology ed è una nuova realtà nel settore del coating delle guarnizioni, con sede a Castelli Calepio, in provincia di Bergamo. Siamo andati a vedere come l’attività sta crescendo.
Guarnizioni e O-ring di diversi colori con i trattamenti superficiali di Coating Technology, reallizzati in una vasta palette . L’INDUSTRIA DELLA GOMMA | ELASTICA gennaio · febbraio 2017
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Strumentazione di laboratorio dedicata al controllo qualità dei prodotti trattati. Sotto, guarnizioni che hanno appena subito il trattamento superficiale.
sua attività con attrezzature nuove di ultima generazione, che assicurassero qualità e continuità produttiva».
Lavorazioni Coating Technology è un’azienda specializzata nei trattamenti per superficie di articoli in gomma, in grado di eseguire per i suoi clienti lavorazioni con diverse tecnologie: • rivestimento superficiale in PTFE semipermanente; • rivestimento superficiale in PTFE permanente; • rivestimento superficiale con gas (Lipocer); • lavaggio microparticelle (pulizia tecnica). 36
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Il rivestimento in PTFE, o teflonatura, è un trattamento molto efficace per le prestazioni richieste all’articolo su cui viene realizzato, tra cui le principali sono la riduzione del tempo necessario per l’installazione nell’ambito delle catene di montaggio e il miglioramento della funzionalità in applicazioni che richiedono articoli con basso coefficiente di attrito. La gamma di colori disponibili è molto vasta e comprende anche il trasparente. La dicitura semipermanente significa semplicemente che all’articolo viene applicato un rivestimento leggero, che gli permette di esplicare la sua funzionalità limitatamente al primo montaggio.
Il rivestimento Lipocer, idrofobo e antiadesivo, ha le stesse caratteristiche di quello in PTFE, in più è inodore e incolore e, poiché è un trattamento allo stato gassoso, assicura una totale omogeneità anche all’interno di fori o sottosquadra di articoli tecnici, con la possibilità di trattare una zona in particolare. Questo trattamento è un po’ come la siliconatura, ma è asciutto e consente di realizzare uno spessore di rivestimento nell’ordine dei micron, che assicura un’ottima prestazione di antiaderenza e conferisce maggiore o minore elasticità all’articolo a seconda del materiale utilizzato per il rivestimento. L’utilizzo di una macchina Plasma Electronic garantisce un alto livello qualitativo della lavorazione e dei risultati ottenuti, in termini di omogeneità del rivestimento e di lunga durata del pezzo trattato, conferendo alla guarnizione idrofobicità e caratteristiche antiossidanti. La pulizia tecnica è una tecnologia di lavaggio dei manufatti sempre più richiesta, soprattutto nel settore automotive, e viene effettuata in un apposito reparto sterile, dove i pezzi forniti dal cliente vengono lavati, asciugati e confezionati. Coating Technology utilizza solo lubrificanti di qualità (Klüber e Fuchs, compresi i prodotti gleitmo), dispone degli opportuni strumenti di misurazione e controllo, che assicurano la qualità delle lavorazioni, ed è in grado di assistere i clienti nella scelta del trattamento determinata dal tipo di prestazioni richieste.
I vantaggi dei trattamenti I tradizionali trattamenti con polveri, ad esempio talco, rischiano di sporcare le linee di montaggio oltre a costituire un potenziale pericolo per l’ambiente. Oggigiorno il mercato, in par-
Guarnizioni
Sopra, una sezione di guarnizione trattata. A sinistra: in alto, la sede dell’azienda, in basso fase di lavaggio delle guarnizioni, per l’asportazione di microparticelle.
Da tenere in considerazione anche l’efficacia della colorazione per rimediare ad eventuali lievi difetti visivi superficiali, che non influiscono sulla prestazione del pezzo ma che sono rilevabili ad un accurato controllo visivo, mentre col trattamento superficiale colorato diventano inesistenti. ticolare quello dell’automotive, chiede trattamenti superficiali che offrano prestazioni in linea con le condizioni di esercizio sempre più esigenti in cui le guarnizioni devono operare. I trattamenti superficiali in PTFE e Lipocer influiscono sulle prestazioni delle guarnizioni: • riducendo il coefficiente di attrito; • aumentando la resistenza all’abrasione e alla temperatura; • conferendo idrofobicità e resistenza ad agenti chimici; • prolungando la durata del pezzo con riduzione dell’usura in esercizio. Non bisogna poi dimenticare il miglioramento dell’aspetto estetico, grazie ai colori a cui si ricorre per svariati motivi, dalla necessità di distinguere le proprie guarnizioni da quelle dei concorrenti all’adeguamento ai dettami di omologazione del cliente.
A volte la colorazione è resa necessaria dal sistema di controllo visivo della completezza del processo di montaggio in meccanismi e sistemi (si vede tutto, tutto è a posto). Una caratteristica molto positiva della colorazione di articoli trattati in superficie è la possibilità di produrne sia grandi che piccole serie: le piccole serie si rivelano molto utili, perché la versatilità del rivestimento fa sì che la prova di produzione sia limitata, giusto nella quantità necessaria per testare il mercato e aspettarne la risposta, dato che un cambio eventuale di colore ha un costo limitato. Al contrario una produzione dell’articolo già colorato come mescola presenta alcuni problemi, dal momento che la gomma non si colora facilmente e il processo implica comunque un aggiustamento della formulazione.
Sviluppo e crescita Coating Technology opera attualmente sul mercato nazionale e lavora già in collaborazione con grandi aziende e società multinazionali, ma è sua intenzione estendere a breve la sua attività anche sui mercati esteri. La sua capacità di lavorare a stretto contatto con i clienti le consente di affrontare tutte le problematiche e di riuscire a trovare la soluzione idonea per ogni specifica applicazione. Oggi il 90% della produzione riguarda il settore automotive e il 10% quello alimentare, ma solo una piccola parte delle applicazioni impiantistiche ricorre ai trattamenti in superficie, per cui c’è un buon margine di sviluppo. Senza contare che sono ancora molti i settori applicativi potenziali, tra i quali l’elettrodomestico, l’arredamento, il cosmetico e la moda. L’INDUSTRIA DELLA GOMMA | ELASTICA gennaio · febbraio 2017
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DALLE aziende
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Ricerca, qualità, prezzo: nuovi prodotti, che cosa muove il mercato nuove soluzioni
Una galleria di immagini che illustra prodotti e soluzioni di alcuni protagonisti di primi piano nel campo della produzione di articoli tecnici. Si tratta di pezzi ottenuti con varie tecnologie, dalla coestrusione allo stampaggio a iniezione, che rivelano le capacità tecnologiche delle aziende italiane del settore
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ASSOTECH srl
via Nazionale, 55/4 - Rastignano (BO)
Profilo coestruso in gomma con inserto metallico e floccatura. Sotto, profilo coestruso in gomma con biadesivo e finalino costampato. Al centro, profili termoplastici con inserto metallico. In basso, profili coestrusi in gomma con inserto metallico e butile.
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Guarnizioni
GECAM srl
via Ronchi Vecchia, 15 - Minerbio (BO)
Gomma espansa e compatta, anche in accoppiamento, per i più svariati utilizzi: in questo caso, un parapolvere industriale. Sotto: a sinistra, lame in speciale para Linatex per macchine industriali lavasciuga: bordi di taglio puliti ottenuti con plotter di taglio a lama; a destra, interno di scatola realizzato in materiale spugnoso con funzioni estetiche e antiurto: particolare fresato. In basso, particolare di piastra antiscivolo per slider-video, realizzato in sughero gommato mediante taglio ad acqua.
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DALLE AZIENDE
MP Industria della Gomma srl via San Cristoforo, 36 - Ozzano dell’Emilia (BO)
La MP, fondata nel 1946, produce articoli in gomma,a partire dalla lavorazione della materia prima, fino a giungere alla realizzazione del prodotto finito. In queste foto alcuni esempi di prodotti realizzati.
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Guarnizioni
NOVOTEMA spa
via San Giovanni delle Formiche, 2 - Villongo (BG)
Vari tipi di prodotti realizzati da Novotema. A sinistra, guarnizioni a cornice tipiche per automotive o impianti gas. Sotto: a sinistra diaframmi e, a destra, otturatori. In basso: a sinistra, guarnizioni a labbro; a destra, parti su misura. Sono tutte realizzate con una vasta gamma di mescole e di elastomeri.
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DALLE AZIENDE
OLDRATI Guarnizioni Industriali spa via Quarenghi, 2 - Villongo (BG)
A sinistra: articoli altamente tecnologici per impianti di riscaldamento. Sotto, componente in silicone liquido di grado ottico per impianti di illuminazione. In basso: a sinistra; pallina speciale da golfcross; a destra, componente per lavastoviglie.
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Guarnizioni
PARKER HANNIFIN Manufacturing srl via privata Archimede, 1 - Corsico (MI)
Alcune immagini relative agli impieghi del nuovo materiale Nobrox. A sinistra, compatibile con la maggior parte dei fluidi per un ampia gamma di applicazioni. Qui sotto, robusto e versatile per tutte le soluzioni termoplastiche. In basso: a sinistra, alta resistenza all’usura ed elevata resilienza; a destra, robustezza contro le particelle abrasive e le superfici grezze.
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DALLE AZIENDE
SEALCORE Network
via Marconi, 142/144 - Castelli Calepio (BG)
Un saggio di prodotti realizzati dalle aziende di Sealcore, un network di imprese attive in numerosi settori: eolico, minerario, movimento terra, siderurgico, navale, aerospaziale, alimentare, automotive, dell’automazione e molti altri. Le aziende che lo compongono sono OringOne, Duci, Duepi, Fluorten, Fratelli Paris, ATS e Slib Italy.
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Guarnizioni
SOLGOMMA spa
via Carraia, 29 - Empoli (FI)
Componente di pompa ad alta pressione con tenuta SHA 95. Sotto, guarnizioni e componenti per l’industria alimentare di fronte a pressa verticale. In basso: a sinistra, componenti tendinei e guarnizioni in silicone di mano robotica; a destra, guarnizione a labbo in silicone, diametro 1.500 mm.
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Dalle Aziende
Gli esperti della micronizzazione di Gianpaolo Brembati
A
nche nel mondo della gomma è ormai di grande attualità l’argomento delle nanopolveri, ossia delle polveri definite come particolato ultrafine di dimensioni medie nel campo dei nanometri (milionesimi di millimetro), specificatamente per quanto riguarda il loro utilizzo come cariche in polimeri per migliorarne le prestazioni funzionali. È proprio in quest’ambito che De Grandi, azienda del Pavese, compie un ulteriore passo di crescita, dopo avere sviluppato dai primi anni Novanta l’attività di micronizzazione delle polveri. L’azienda ha introdotto infatti un nuovo processo “top-down” per ottenere polveri con una granulometria nell’ordine del nanometro, cioè del miliardesimo di metro, entrando di fatto nella sfera delle cosiddette nanotecnologie. Per capire di che cosa si tratti, bisogna però, prima, ripercorrere un po’ di storia.
La tecnologia La tecnologia di trattamento fisico delle polveri era conosciuta da parecchi anni, ma non era mai stata applicata in modo metodico all’industria
Uno scorcio del laboratorio analisi nella sede di De Grandi a Vigevano (PV). Nella pagina a fianco l’analisi con le caratteristiche dell’ossido di zinco AT900 micronizzato con il processo messo a punto dall’azienda. 48
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Forte di un’esperienza di oltre 20 anni nel settore della micronizzazione, la De Grandi presenta al mercato della gomma le sue innovative nanopolveri ecologiche
Materiali
La storia dell’azienda La De Grandi nasce a Vigevano nel 1936 come società commerciale e negli anni si trasforma in un’azienda produttrice di predispersioni e predosature di prodotti chimici. Anni Novanta La De Grandi acquista lo stabilimento di Tromello (Pavia), sua sede attuale, e si dedica alla micronizzazione e alla produzione di polveri micronizzate. Come sviluppo produttivo, la società inizia un processo di sintesi chimica di ritardanti di fiamma “halogen-free” (non alogenati) e intumescenti per il settore delle materie plastiche, in particolare poliolefine. Dal 2000 in poi Dai primi anni 2000 inizia lo studio per la realizzazione e lo sviluppo delle nanopolveri. Alle attività esistenti si affianca la società Aqua Polymers, che produce dispersioni poliuretaniche acquose. La connessione con la De Grandi è costituita dal trattamento della fase finale di produzione, che prevede una dispersione colloidale del polimero in acqua: Aqua Polymers possiede infatti la tecnologia di micronizzazione a umido, che le consente di ottenere dispersioni colloidali stabili.
hanno bisogno di un’elevata e omogenea dispersione delle polveri nella fase polimerica, poiché prodotti non micronizzati potrebbero creare problemi di dispersione e/o non raggiungere i livelli di prestazioni richieste. Le nanopolveri sono un ulteriore sostanziale progresso nella realizzazione e sviluppo di materiali compositi (nel caso dei prodotti De Grandi nell’ambito delle cariche in matrici polimeriche).
Figura 1 della gomma e delle materie plastiche. La De Grandi cominciò a studiare e analizzare tutte le potenziali situazioni in cui il processo di micronizzazione poteva avere una valenza tecnologica e applicativa: fu così messo a punto un piano di ricerca e sviluppo per individuare tutte quelle sostanze (organiche e inorganiche) sotto forma di polveri, alle quali si poteva applicare con successo la micronizzazione. Lo scopo fondamentale della micronizzazione è quello di aumentare la
superficie specifica delle polveri in sistemi eterofasici, quali sono in effetti quelli costituiti da polimeri e polveri in essi non solubili. L’interazione fra polimero e cariche minerali è tanto più favorita quanto più elevata è l’area superficiale della carica, per cui i risultati finali sono una mescola omogenea con caratteristiche reologiche costanti e un vulcanizzato con prestazioni nettamente migliori. Le considerazioni esposte portano a consigliare polveri micronizzate a tutti i produttori di mescole, che
I prodotti Il processo produttivo dei materiali micronizzati viene realizzato in impianti jet-mill (mulini ad aria), che consentono la riduzione granulometrica delle polveri e quindi un significativo aumento della superficie specifica. Il prodotto di punta della De Grandi nell’ambito della micronizzazione è l’ossido di zinco AT820 micro GV, che contiene il 60% di ossido di zinco ed è utilizzato da più di vent’anni L’INDUSTRIA DELLA GOMMA | ELASTICA gennaio · febbraio 2017
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Dalle Aziende
Un altro scorcio del laboratorio e, nella pagina a fianco, due immagini del granulometro laser, lo strumento utilizzato per misurare la granulometria delle polveri micronizzate.
dai suoi clienti in tutte le loro mescole, nella stessa quantità rispetto a un normale ossido di zinco sigillo verde: si mantengono gli stessi risultati sulla mescola finale, mentre si riscontrano migliore resistenza all’invecchiamento e miglior compression set. Queste caratteristiche dipendono dalla migliore dispersione del prodotto micronizzato. Negli ultimi anni la De Grandi ha sviluppato un rivestimento completamente idrofobo per alcuni prodotti micronizzati (ossido di zinco e solfato di bario), che garantiscono quindi un’assoluta resistenza all’umidità. Nel settore delle materie plastiche, in particolare delle poliolefine (EVA, polietilene, polipropilene) è stato prodotto il ritardante di fiamma “halogen-free” e intumescente DG/HF 2000, basato su molecole di fosforo e azoto, nato nei laboratori di ricerca di Montell (ora LyondellBasell) con sviluppo e definitiva messa a punto presso la De Grandi.
Attività dell’azienda Grazie all’esperienza acquisita in oltre 20 anni nel settore della micronizzazione e alla struttura di 6 linee pro50
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duttive, la De Grandi è in grado di micronizzare per conto terzi additivi in polvere dei più svariati settori e può inoltre effettuare, secondo le esigenze del cliente, ulteriori lavorazioni di: • miscelazione • predosatura • riconfezionamento • predispersione in polimero • masterizzazione/compoundazione in polimero • dispersioni acquose/micronizzazione a umido. Oggi, ed ecco la novità, allo scopo di un ulteriore miglioramento delle caratteristiche nella direzione delle nanopolveri, la De Grandi ha sviluppato un processo di lavorazione “topdown” per ottenere polveri con finezze nell’ordine dei nanometri.
L’ossido di zinco così ottenuto, dal nome commerciale AT900, ha una granulometria, rilevata per mezzo di granulometro laser, inferiore ai 3 micron (vedi le curve di figura 1), ma una volta disperso nel polimero presenta particelle di grandezza nanometrica: tuttavia queste stesse particelle si ricompattano in particelle micrometriche dopo la distruzione della matrice polimerica. Questa caratteristica elimina il pericolo di particelle in sospensione così fini da danneggiare in modo irreversibile polmoni e apparato respiratorio in genere. In conclusione l’ossido di zinco AT900, nonostante l’estrema finezza ottenuta dopo la dispersione nel polimero (vedi le fotografie A e B, che mettono a confronto la dispersione di un normale ossido di zinco e dell’AT900) ha una massa volumetrica superiore a tutti gli altri tipi di ossido di zinco, il che spiega tutte le caratteristiche sopra evidenziate. Inoltre l’altra caratteristica fondamentale dell’AT900 è il suo rivestimento, che rende il prodotto perfettamente idrofobo e questo fatto, oltre a garantire grandi vantaggi nella resistenza all’umidità, è un fattore determinante in tutte le lavorazioni, in cui si richiede una riduzione dell’estrazione dell’ossido di zinco dal vulcanizzato.
Ossido di zinco
Solfato di bario
Questo processo è stato applicato in prima battuta all’ossido di zinco, allo scopo di offrire al mercato un prodotto che esalti i vantaggi delle nanopolveri, ma allo stesso tempo elimini la loro estrema volatilità, causa di gravissimi problemi ambientali prima e dopo l’inserimento nella matrice polimerica.
Lo stesso processo produttivo dell’AT900 è stato adottato efficacemente anche per il solfato di bario. In questo caso il processo è stato applicato principalmente per rendere idrofobo il prodotto, dal momento che il prodotto di partenza è già caratterizzato da un’elevata finezza. Attualmente il prodotto idrofobo è in
Materiali
fase di prova, in sostituzione del prodotto standard, in mescole di fluoroelastomero al fine di eliminare l’assorbimento di umidità nella mescola e migliorare la dispersione nel polimero.
Ricerca, controllo e qualità La De Grandi dispone di un laboratorio, in cui personale qualificato si dedica alla ricerca di nuovi materiali e processi con il supporto di strumenti analitici all’avanguardia (assorbimento atomico, spettrometro FTIR,
analisi termogravimetriche TGA, granulometro a sistema laser etc.). Un’altra parte importante del lavoro, svolto all’interno del sistema qualità UNI EN ISO 9001:2008, consiste nell’attivare tutte le procedure di controllo delle specifiche del-
le materie prime in entrata e il controllo qualitativo della produzione e dei prodotti finiti, nonché la caratterizzazione dei materiali polimerici per mezzo di specifiche apparecchiature quali dinamometro, durometro e altre.
in tUtta sicUreZZa
Leader in precisione e affidabiLitË.
Dalle Aziende
Un nuovo protagonista sullo scenario della distribuzione di Riccardo Oldani
C
i sono momenti, nella storia di un’azienda, in cui è importante imprimere una svolta, rinnovarsi pur restando fedeli alla tradizione. Sono momenti chiave, in cui è importante conservare tutto il patrimonio costruito, nel corso degli anni, in termini di relazioni, contatti, buon nome e affidabilità, ma in cui, al tempo stesso, si intende dare al mercato un segnale di cambiamento e di forte innovazione. Il cambiamento deve sempre avere un senso e avvenire in modo tempestivo. Nel settore della gomma sembra che il momento della svolta si stia verificando proprio ora. Molte nostre imprese, sia in campo manifatturiero che commerciale, giungono ora a un momento di ricambio generazionale, cui si aggiunge anche il fatto che in questi anni si sta verificando una rivoluzione tecnologica senza precedenti, dettata dalla digitalizzazione, dall’automazione, da un insieme di nuove tecnologie, dall’analisi di dati all’internet delle cose, che stanno trasformando profondamente sia il modo di produrre che quello di fornire servizi alle imprese.
Nicola Christian Pedone, direttore commerciale, consigliere delegato e membro del board di KPI. Nella pagina a fianco, la sede milanese dell’azienda. 52
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Dallo scorso ottobre KPI ha raccolto il testimone di Eico Specialties, nome storico nel campo della commercializzazione di materie prime per vari settori industriali, tra cui anche la gomma. La trasformazione della compagine sociale, legata all’ingresso di Kchimica, azienda veneta specializzata nel settore dei pigmenti e additivi e nello scouting di nuovi prodotti provenienti da nuovi mercati, determina quindi l’inizio di un nuovo percorso per la società milanese, all’insegna del cambiamento ma senza dimenticare la tradizione Una nuova realtà Tra le imprese che hanno colto questo momento storico per svoltare figura KPI, acronimo di Kemical Product Italia, che dal 18 ottobre scorso raccoglie il testimone di Eico Specialties, uno dei nomi storici nel settore della distribuzione di specialità chimiche per molti settori industriali, compreso quello della gomma. Siamo andati a trovare Nicola Christian Pedone, direttore commerciale, consigliere delegato e membro del board della società, per farci raccontare che cosa significa questa novità. «Non è soltanto un cambio di nome – ci dice – ma anche il riflesso di un nuovo assetto societario, che ha visto l’ingresso di Kchimica, storico distributore per il Triveneto di pigmenti e additivi, che si sono specializzati nello scouting di prodotti proveneinti da Cina, India, Russia, Corea e altri paesi dell’Estremo Oriente e sono forti importatori di biossido di titanio,
Specialità chimiche
con 30 anni di esperienza e un fatturato annuo intorno ai 15 milioni di euro. La K dell’acronimo KPI deriva proprio da Kchimica». Da cosa nasce questo connubio? «Abbiamo visto – dice Pedone – l’opportunità di unire competenze che si integrano perfettamente tra loro. Noi portiamo in dote una maggiore specializzazione sul fronte della distribuzione di determinate specialità chimiche e di additivi in alcuni settori, tra cui anche quello della chimica, e con un portafoglio di produttori e di marchi storici. Le due società restano però distinte e indipendenti, pur mettendo in comune alcuni servizi in un’ottica di razionalizzazione e di ottimizzazione. Amministrazione e sede legale di KPI, per esempio, sono a Mirano, in provincia di Venezia, dove si trova anche la sede di Kchimica». Ma la società continua a operare dagli eleganti uffici milanesi dove prima operava la Eico Specialties, in via Tamburini. Così come prosegue il connubio con le case mandanti, tra cui Honeywell, Cabot, Brüggemann Chemical, e altre, a cui, sottolinea Pedone, «abbiamo sottoposto il nostro progetto di sviluppo, che è stato da loro valutato e approvato con entusiasmo. Tutti i vecchi clienti
sono rimasti legati a noi e ci hanno dato fiducia».
Il progetto Ma perché si è deciso di cambiare? «La globalizzazione ha cambiato tutto lo scenario – commenta il direttore commerciale di KPI – anche sul fronte delle materie prime. I clienti hanno cambiato atteggiamento e percezione rispetto a prodotti, come quello cinese, che un tempo erano guardati con un certo sospetto e cercati soltanto per questioni di prezzo. Oggi invece notiamo che le aziende italiane sono molto più aperte a sperimentare questi prodotti, testarli, perché la realtà produttiva della Cina è cambiata moltissimo ed è in grado di proporre materie prime sostanzialmente equivalenti a quelle di produzione occidentale. Abbiamo cercato quindi potenziali partner che avessero stabilito solidi rapporti in Cina. E a fronte di un interesse manifestato anche da aziende estere abbiamo però preferito un compagno di viaggio italiano, Kchimica appunto, proprio per la loro esperienza». L’azienda veneta, infatti, già da tempo ha creato una struttura ad hoc per operare con fornitori cinesi, che si avvale di collaboratori sul posto. «Que-
sta condizione è indispensabile – dice Pedone – per avere un controllo assoluto sul prodotto, che è certificato alla partenza e controllato da nostri addetti prima dell’imbarco. Per questo siamo sicuri della qualità al 100%. Ampliare il catalogo di prodotti ci impone anche di far crescere la nostra realtà inserendo nuove persone, tra cui una nuova figura al customer service, importante anche per essere più propositivi con i clienti. I quali, a volte, ci chiedono suggerimenti sul miglior prodotto da utilizzare in una determinata situazione, eventualmente in sostituzione di un altro. Molto del nostro lavoro sta quindi in uno scambio tra fornitore e cliente».
Una rete commerciale Altri investimenti sono previsti sulla struttura esterna della società. «Se prima non eravamo in grado, per varie ragioni, di mettere insieme un pacchetto di prodotti da affidare ad agenti sul territorio, ora stiamo lavorando anche in questa direzione – aggiunge Pedone –. Possiamo ora aggiungere alla nostra proposta storica anche prodotti classici di Kchimica, come UV absorber, additivi per il coating o per la gomma, pigmenti, silici pirogeniche, che ora hanno giL’INDUSTRIA DELLA GOMMA | ELASTICA gennaio · febbraio 2017
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Dalle Aziende
rato anche a noi per rendere il pacchetto prodotti anche più appetibile per chi vende. Quindi stiamo lavorando per coprire tutta Italia con una rete di agenti, per coprire al meglio tutto il territorio ed essere quindi più concorrenziali. Stiamo quindi valutando persone per il Piemonte e il Centro-Sud Italia, mentre per il Triveneto ci basiamo sulla struttura di Kchimica, che si avvale di tre persone».
Partnership con il cliente Un progetto, quindi, che è ancora un cantiere aperto, ma su cui il nuovo management crede molto e ha investito, sostenuto anche dal parere favorevole delle aziende mandanti. La complessità nella comunicazione sta nel fatto di sottolineare, da un lato, la continuità con Eico Specialties, di cui resta il know-how e, in sostanza, l’80% dello staff, e, d’altro canto, una discontinuità in termini di maggior servizio e maggior supporto ai clienti. «I nostri clienti – osserva Pedone – sono principalmente attivi nel settore del compounding e hanno sempre più bisogno di un partner, di una società che dia massimo supporto logistico ma anche tecnico. In particolare, per quanto riguarda questo secondo aspetto, ci siamo resi conto che il mercato sta cambiando, richiede materie prime differenti, innovative. Non è più l’epoca in cui si faceva un ordine, per esempio di carbon black, e si richiedeva semplicemente la fornitura in tempi rapidi nelle quantità desiderate. Ora c’è anche la necessità di capire quale potrebbe essere il futuro». Futuro che è disegnato anche dall’imponente sforzo in ricerca e sviluppo in cui sempre di più si impegnano i produttori. Gli investimenti che queste aziende fanno in prodotti sempre più ecocompatibili, per esempio a basso contenuto di policiclici o di metalli pesanti, impone anche, da parte del distributore, e quindi nel nostro caso di KPI, uno sforzo nel comunicare queste novità e nell’evidenziare i loro aspetti utili per la produzione in relazione agli effettivi interessi del cliente. Anche il continuo aggiornamento delle normative richiede che l’utilizzatore sia informato, per essere in grado di realizzare prodotti finali rispondenti a nuove specifiche. «Il cliente – osserva Pedona – ha quindi sempre di più bisogno di qualcuno, informato e competente, in grado di proporre nuove soluzioni, oltre che di gestire l’ordinaria amministrazione». 54
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Gestione del magazzino Sul fronte dei servizi KPI ha un magazzino che fa fronte alle richieste del justin-time supportato anche da un nuovo software che consente di realizzare statistiche, basate sullo storico dei consumi medi dei clienti, per anticipare le loro necessità. È una sorta di applicazione dei concetti della data analysis, tanto attuali oggi in tempi di Industry 4.0, che si trasforma anche in un servizio offerto da KPI alla propria clientela. «È anche uno strumento che ci consente di prevedere le esigenze e di gestire il nostro magazzino in maniera sostenibile, sviluppato da noi grazie all’esperienza accumulata negli anni, e che è entrato a regime nell’ultimo anno», commenta ancora il direttore commerciale di KPI. Una grossa mano arriva anche dalle case mandanti, perché alcuni prodotti sono confezionati e spediti direttamente dalle loro sedi. «Il tutto in un periodo in cui anche i clienti ottimizzano sempre di più le formulazioni e le richieste di acquisto sulla base di previsioni sempre più precise – dice Pedone –. Un tempo il pallet non veniva mai “spezzato”, oggi sono frequenti ordini che lo frazionano, per esempio 800 kg invece di una tonnellata, non sulla base di un fabbisogno mensile, ma per ogni singola commessa. Il cliente chiede con sempre maggior frequenza ormai il quantitativo di cui ha bisogno sul momento, e se poi ha bisogno di una quantità aggiuntiva inoltra un nuovo ordine. Questo ovviamente comporta maggiori difficoltà logistiche e organizzative per i fornitori, come noi,
che devono quindi organizzarsi di conseguenza». Lo scenario si complica ancora di più quando il mercato, e quindi la clientela, è composto da aziende di dimensioni molto diverse, dalle grandi multinazionali alle piccole realtà. «Si osserva sempre di più – conferma ancora Pedone – la comparsa sul mercato di nuove realtà, più piccole, che fanno piccoli consumi». Un nuovo trend, insomma, che sembra il sintomo di una nuova verve imprenditoriale, auspicabilmente un segno di ripartenza dell’economia dopo il duro periodo di crisi che, al contrario, ha prodotto una forte semplificazione del mercato, con fusioni, accorpamenti e chiusure di molte aziende. Di fronte a questa realtà, senz’altro più percepibile in settori come quello delle vernici o degli adesivi, contigui a quello della gomma in fatto di materie prime richieste, il fornitore o distributore deve sempre di più organizzarsi. KPI sente ancora di più questa situazione perché è presente in molti settori: gomma , pitture e vernici, industria della plastica, farmaceutico, raffinerie, adesivi.
Qualità costante Un’altra necessità sempre più sentita dalle aziende del settore è la costanza della qualità e del prodotto consegnato, richiesta dal fatto che i prodotti finali devono rispondere in modo sempre più stringente a standard di qualità molto stretti definiti dai committenti. Le mescole devono essere sempre più costanti e replicabili ovunque nel mondo e altrettanto devono esserlo quin-
Specialità chimiche Il magazzino di KPI, alle porte di Milano. Nella pagina a fianco, la sede di KChimica, l’azienda del Triveneto entrata nella compagine societaria di KPI.
di le materie prime di partenza. KPI in che modo è in grado di assicurare questa costanza nella qualità della fornitura alla propria clientela? «Innanzi tutto – risponde Pedone – con il fatto che noi siamo distributori di società multinazionali, che al loro interno affron-
tano quotidianamente il discorso della tracciabilità dei prodotti. Noi abbiamo un sistema di tracciabilità per cui ogni lotto ha il suo certificato di analisi, il numero di produzione, la data. Siamo sempre in grado di risalire al lotto che abbiamo consegnato al cliente e quin-
di di avere risposte precise dalle case mandanti. Sui prodotti importati, per esempio dalla Cina, possiamo contare sul rapporto trentennale di Kchimica con le aziende di questo paese. Le quali sono ormai diventate paragonabili a vere e proprie multinazionali, che hanno implementato normative e procedure normalmente richieste in Occidente. Anche queste aziende sono cresciute moltissimo e hanno implementato sistemi di tracciabilità del lotto. Noi andiamo a cercare partner che garantiscono questi standard. Il nostro obiettivo non è fare “spot-business”, vogliamo creare partnership con i nostri clienti, sulla base di un rapporto duraturo e di fiducia reciproca e non mordi e fuggi».
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Normative NORMATIVE
Generatori aerosol: nuove regole UE
di Beatrice Garlanda
Una nuova direttiva europea, che entrerà in vigore entro il febbraio 2016 previa la ratifica dei paesi membri dell’Unione, prescrive nuove norme per l’etichettatura di tutti i prodotti generatori di aerosol, in sostanza bombolette spray o estintori non ricaricabili, a tutela della salute delle persone e dei lavoratori in particolare. Ecco di che cosa si tratta
L
a Gazzetta UE del 22 novembre 2016 pubblica la direttiva 2016/2037/UE che modifica la direttiva 75/324/CEE del Consiglio per quanto riguarda la pressione massima ammissibile dei generatori aerosol e adegua le sue disposizioni concernenti l'etichettatura al regolamento (CE) n.1272/2008 relativo alla classificazione, all'etichettatura e all'imballaggio delle sostanze e delle miscele (cosiddetto Regolamento CLP). Il provvedimento è entrato in vigore il 12 dicembre 2016 e il suo recepimento deve avvenire entro il 12 dicembre 2017. Gli Stati membri, inoltre, dovranno applicare le disposizioni in esso contenute entro il 12 febbraio 2018. Prima di entrare nel merito del nuovo provvedimento, ricordiamo che la direttiva del '75 sugli aerosol, recepita in Italia con D.P.R. 21 luglio 1982, n.741, è già stata modificata dalla direttiva 2008/47/CE dell'8 aprile 2008 e dalla direttiva 2013/10/ UE, rispettivamente attuate con D.M. 25 febbraio 2011 e D.M. 24 giugno 2014.
Che cos'è un generatore aerosol? La definizione di generatore aerosol, presente già nella direttiva del '75, è ripresa nell'allegato I del regolamento CLP e successive modifiche. Gli aerosol, vale a dire i generatori di aerosol, sono “recipienti non ricaricabili in metallo, vetro o materia plastica, contenenti un gas compresso, liquefatto o disciolto sotto pressione, con o senza liquido, pasta o polvere e muniti di un dispositivo di dispersione che permette di espellere il contenuto sotto for56
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ma di particelle solide o liquide in sospensione in un gas, sotto forma di schiuma, di pasta o di polvere, o allo stato liquido o gassoso”. Per fare un esempio, sono generatori aerosol alcuni estintori così come le bombole spray di qualsiasi tipo di sostanza, compresi lubrificanti utilizzati per le macchine o prodotti per la pulizia.
Pressione in aumento La direttiva del '75 ha stabilito le norme per l'immissione sul mercato dei generatori di cui si tratta, prestando particolare attenzione alle disposizioni di sicurezza degli stessi (es. quelle relative alle capacità nominali, al riempimento e ad altri rischi di pressione) e alle disposizioni sull'etichettatura. Con l'avvento di propellenti innovativi e non infiammabili (es. azoto, aria compressa, anidride carbonica), la pressione massima consentita dalla direttiva base, tuttavia, si è rivelata un limite per lo sviluppo degli aerosol. Il calo della pressione del generatore durante l'uso, infatti, ha ridotto l'efficacia di espulsione del contenuto. Con la direttiva 2008/47/CE la pressione massima ammissibi-
Salute le dei generatori aerosol con propellenti non infiammabili è stata aumentata da 12 a 13,2 bar, cioè il limite massimo che all'epoca garantiva sicurezza. Grazie all'ulteriore innovazione e progresso tecnico, è possibile oggi aumentare ulteriormente la pressione massima consentita, senza compromettere la sicurezza. Va tenuto presente che l'aumento della pressione ammissibile dei generatori aerosol con propellenti non infiammabili permette ai fabbricanti di avere una scelta più ampia e, per quanto possibile, consente la sostituzione dei propellenti infiammabili con quelli non infiammabili. La direttiva (UE) 2016/2037 ha,risposto all'esigenza di cui sopra, prevedendo i valori limite che riportiamo nella tabella 1.
Tabella 1 Valori limite per la pressione dei generatori aerosol Tenore del gas
Pressione a 50°C
Gas liquefatto o miscela i gas con un campo di infiammabilità con l'aria a 20°C e a una pressione normale di 1,013 bar
12 bar
Gas liquefatto o miscela di gas non aventi un campo di infiammabilità con l'aria a 20°C e a una pressione normale di 1,013 bar
13, 2 bar
Gas compressi o gas disciolti sotto pressione non aventi un campo di infiammabilità con l'aria a 20°C e a una pressione normale di 1,013 bar
15 bar
Criteri di classificazione Dobbiamo ora evidenziare che la direttiva (UE) 2016/2037 rimanda ai criteri di classificazione di cui al punto 1.9 dell'allegato alla direttiva 75/324/CEE, introdotto dalla direttiva 2008/47/CE. Si noti che tali criteri si ritrovano nell'allegato del regolamento (UE) 487/2013 di modifica del regolamento CLP Ai sensi del punto 1.9 citato, l'aerosol è considerato “non infiammabile”, “infiammabile” o “estremamente infiammabile” in funzione del suo calore chimico di combustione e del contenuto in massa dei componenti infiammabili, nel seguente modo: a) l'aerosol è considerato come “estremamente infiammabile” se contiene una quantità di componenti infiammabili superiore al'85% e il calore chimico di combustione è pari o superiore a 30 kJ/g; b) l'aerosol è classificato come “non infiammabile” se contiene una quantità di componenti infiammabili inferiore all'1% e il calore chimico di combustione è inferiore o pari a 20kJ/g Per inciso si noti che, nel regolamento (UE) 487/2013, le
percentuali di cui ai punti a) e b) sono rispettivamente diventate maggiore o uguale all'85% e minore o uguale all'1%; c) tutti gli altri aerosol sono sottoposti alle seguenti procedure di classificazione: Nel caso di aerosol nebulizzatori, la classificazione si effettua tenendo conto del calore chimico di combustione, in funzione dei risultati della prova della distanza di accensione nel modo seguente: 1) se il valore del calore chimico di combustione è inferiore a 20kJ/g: i) l'aerosol è classificato come “infiammabile”, se l'accensione avviene ad una distanza compresa tra 15 cm e i 75 cm ii) l'aerosol è considerato come “estremamente infiammabile” se l'accensione avviene ad una distanza pari o superiore a 75 cm iii)se nella prova della distanza di accensione questa non ha luogo, si effettua la prova di accensione in spazio chiuso e, in tal caso, l'aerosol è classificato come “infiammabile” se il tempo equivalente è pari o inferiore a 300 s/m3 o la densità di deflagrazione è pari o superiore a 300 g/m3, altrimenti l'aerosol è classificato come “non infiammabile” 2) se il calore chimico di combustione è pari o superiore a 20kJ/g, l'aerosol è classificato come “estremamente infiammabile” se l'accensione si produce da una distanza pari o superiore a 75 cm; altrimenti l'aerosol è classificato infiammabile Per gli aerosol di schiuma infiammabili, la classificazione si effettua sulla base dei risultati delle prove di infiammabilità dei prodotti di schiuma. L'aerosol è classificato come “estremamente infiammabile” se: i) l'altezza della fiamma è pari o superiore a 20 cm e la durata della fiamma è pari o superiore a 2 s; oppure ii) l'altezza della fiamma è pari o superiore a 4 cm e la durata della fiamma è pari o superiore a 7 s. È considerato “infiammabile” se , non rientrando nei casi di cui sopra, l'altezza della fiamma è pari o superiore a 4 cm e la durata della fiamma è pari o superiore a 2 s Al di sotto di questi valori, l'aerosol non è da considerarsi infiammabile
L’etichettatura secondo il regolamento CLP La direttiva (UE) 2016/2037 contiene un rinvio al regolamento CLP in merito all’etichettatura degli aerosol. E’ opportuno, perciò, ricordare che quest’ultimo detta disposizioni in materia all’art. 17 e seguenti. In particolare il provvedimento dispone che una sostanza, o una miscela, classificata come pericolosa contenuta in un imballaggio deve essere provvista di un’etichetta in cui figurano gli elementi seguenti: • nome, indirizzo, numero di telefono del fornitore o dei fornitori; • la quantità nominale di una sostanza o di una miscela contenuta nel collo messo a disposizione del pubblico, se tale quantità non è indicata altrove nel collo; • gli identificatori del prodotto; L’INDUSTRIA DELLA GOMMA | ELASTICA gennaio · febbraio 2017
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Salute
Normative
• se del caso, i pittogrammi di pericolo; • se del caso, le avvertenze; • se del caso, le indicazioni di pericolo; • se del caso, gli opportuni consigli di prudenza; • se del caso, una sezione per informazioni supplementari. L’etichetta è scritta nella lingua ufficiale o nelle lingue ufficiali dello stato membro o degli stati membri in cui la sostanza o miscela è immessa sul mercato, salvo altrimenti previsto. I fornitori possono utilizzare più lingue di quelle prescritte dagli stati membri, purché in tutte le lingue siano riportate le stesse informazioni. Le dimensioni dell’etichetta sono definite dall’allegato I.
L’etichettatura secondo la direttiva (UE) 2016/2037 Le disposizioni sull'etichettatura di cui alla direttiva 75/324/ CEE sono già state allineate a quanto previsto dal regolamento CLP . È, però, ora necessario un ulteriore adeguamento per allinearle alle modifiche introdotte a quest'ultimo dal regolamento (UE) 487/2013. La direttiva (UE) 2016/2037, a tale scopo, modifica l’allegato della direttiva aerosol (punto 2.2). In particolare dispone che, fatto salvo il regolamento CLP, su ogni generatore aerosol si devono apporre in modo visibi-
le, leggibile e indelebile, le indicazioni che riportiamo nella tabella 2. Inoltre, se l’aerosol è un prodotto di consumo va apposto il consiglio di prudenza P102 (tenere fuori dalla portata dei bambini). L’etichetta deve, infine, contenere le altre precauzioni di impiego per informare i consumatori dei pericoli specifici del prodotto. Se il generatore aerosol è accompagnato da istruzioni d’uso separate, esse devono indicare tali precauzioni d’uso supplementari. Ricordiamo, infine, che l’art. 8 della direttiva 75/325/CEE, come modificato dalla direttiva 2013/10/UE, contiene disposizioni sull’etichettatura. Esso prevede che su ogni generatore aerosol (o su un’etichetta ad esso applicata, nel caso non sia possibile apporre diciture particolari sull’aerosol a causa delle sue piccole dimensioni, ovvero capacità massima uguale o inferiore a 150 ml) si appongano le seguenti indicazioni: • nome, indirizzo e marchio depositato del responsabile dell’immissione sul mercato del generatore aerosol; • il simbolo di conformità alla direttiva 75/324/CEE, ossia una epsilon rovesciata; • le indicazioni che identificano la partita di riempimento; • le diciture di cui al punto 2.2. dell’allegato alla direttiva 75/324 (come oggi modificato dalla direttiva 206/2037); • il contenuto netto in peso o volume.
Tabella 2 Elementi dell'etichetta per aerosol infiammabili e non infiammabili Classificazione
Categoria 1
Categoria 2
Nessun pittogramma
Pittogrammi GHS
Avvertenza
Indicazione di pericolo
Pericolo
Attenzione
Attenzione
H222: Aerosol estremamente infiammabile
H223:Aerosol infiammabile
H229: Contenitore pressurizzato: può scoppiare se riscaldato
H229:Contenitore pressurizzato: può scoppiare se riscaldato
H229: Contenitore pressurizzato:può scoppiare se riscaldato
Consiglio di prudenza Prevenzione
P210 P211 P251
P210 P211 P251
P210 P251
Consiglio di prudenza: Conservazione
P410+P412
P410+P412
P410+P412
Legenda delle frasi P: P210 Tenere lontano da fonti di calore/scintille/fiamme libere/superfici riscaldate. Non fumare P211 Non vaporizzare su una fiamma libera o altra fonte di accensione P251 Recipiente sotto pressione: non perforare né bruciare neppure durante l’uso P410+P412 Proteggere dai raggi solari. Non esporre a temperature superiori a 50°C/122°F
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Categoria 3
L’INDUSTRIA DELLA GOMMA | ELASTICA gennaio · febbraio 2017
News
Taccuino
Andante poco mosso il mercato europeo 2016 dei pneumatici
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ubblicati da Etrma, l’Associazione europea dei produttori di pneumatici e articoli in gomma, i dati relativi alle vendite in Europa dei pneumatici di sostituzione e di primo equipaggiamento da parte dei suoi associati nel quarto trimestre 2016 e nell’intero anno. Per quanto riguarda il replacement, lo scorso anno ha chiuso con un trimestre ottobre-dicembre in crescita nel comparto auto e veicoli commerciali leggeri e in quello dei veicoli industriali e in calo in quelli dei pneumatici agricoltura e moto e scooter. Nei dodici mesi, crescita in tutti i settori, anche se moderata, tranne che nell’agricolo. I dettagli. Nel segmento vettura, le vendite hanno registrato un aumento complessivo del 4% nell’ultimo trimestre (46,763 milioni di pezzi su 44,881) e del 2% nell’intero anno (206,672 milioni di unità su 202,763). Più sostenuto, invece, l’incremento messo a segno dal settore veicoli industriali: +7% nel trimestre (2,533 milioni di unità contro 2,360) e +3% nell’anno (9,765 milioni di pezzi venduti a fronte di 9,506 milioni del 2015). Nel comparto agricolo, il segno meno è presente sia nel Q4 che nei dodici mesi: -6% nel periodo ottobre-dicembre (267 mila pezzi su 283 mila) e -6% nell’anno (1,409 milioni di vendite contro 1,502 milioni). Nel settore delle moto e degli scooter si è avuta una diminuzione nel trimestre e una crescita nell’anno. Nel quarto trimestre i volumi sono calati dell’1% (1,054 milioni di pezzi venduti a fronte di 1,063 milioni), mentre nei dodici mesi sono aumentati del 4%, passando dagli 8,589 milioni di unità del 2015 agli 8,968 milioni del 2016. Sul fronte del primo equipaggiamento, anche in questo caso il mercato è cresciuto in tutti i settori tranne che nell’agricoltura. Nella scia del positivo risultato delle immatricolazioni di vetture nuove in Europa (+6,8% rispetto al 2015 - fonte Acea), le vendite dei pneumatici vettura nel 2016 sono aumentate del 3% (86,125 milioni su 83,609). Stesso andamento nel comparto dei veicoli industriali, dove il mercato è cresciuto dell’1%, con 5,662 milioni di pezzi venduti contro 5,601 milioni, in linea, anche qui, con l’incremento delle vendite dei veicoli commerciali (+11,7% in Europa nei primi 11 mesi - fonte Acea). Anche il mercato dei pneumatici per moto e scooter ha chiuso il 2016 in crescita (+4%), nonostante un andamento negativo nel secondo semestre. Continuano a calare, invece, le vendite dei pneumatici agricoli (-6%). Secondo Mrs Facilet Cinaralp, Segretario Generale dell’associazione, i risultati del 2016 nel loro complesso sono in linea con le aspettative, e anche normali se si considera il fatto che quello europeo è un mercato maturo. Il che rende anche difficile sperare, per il 2017, in un ulteriore aumento delle vendite, soprattutto perché continua ad aumentare l’import di pneumatici. In base ai dati Eurostat relativi ai primi 11 mesi dell’anno scorso, Etrma stima un incremento delle importazioni del 16% nel segmento au-
tovetture e del 13% in quello dei veicoli industriali, provenienti prevalentemente dalla Cina.
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L’INDUSTRIA DELLA GOMMA | ELASTICA gennaio ∙ febbraio 2017
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News
In crescita i prezzi della gomma naturale
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eriodicamente durante il 2016 vi abbiamo informato dei tentativi dei maggiori produttori mondiali di gomma naturale di tenere sotto controllo una produzione eccessiva per modulare l’offerta e concorrere a una crescita del prezzo, sceso a livelli minimi dal 2009 in avanti. Quello che non sono riuscite ad ottenere le politiche calmieranti hanno potuto, però, le bizze del clima, come evidenzia anche un interessante articolo pubblicato lo scorso 21 gennaio da Il Sole 24 Ore (leggi qui).
I future sulla gomma naturale alla borsa di Tokyo, in particolare quelli di giugno, sono stati scambiati a 308,6 yen (2,50 euro) al chilogrammo, con un aumento del 9% rispetto all’inizio del 2017 e praticamente un raddoppio del valore rispetto a un anno fa. Il motivo è la disastrosa alluvione che ha colpito la Thailandia meridionale, proprio nella stagione che dovrebbe essere secca, quella in cui si effettua il raccolto del lattico. Questo ha determinato un crollo della produzione, che le autorità thailandesi quantificano in -7,6% quest’anno rispetto al 2016. Secondo gli analisti questa corsa al rialzo dovrebbe però fermarsi presto, perché altri produttori, come Malaysia e India, hanno il potenziale per far crescere velocemente la propria offerta, stimolata anche dallo stesso aumento dei prezzi.
In vendita gli spazi per partecipare al Rubber/Plast 2018
S
viluppo Servizi Gomma srl, società di servizi di Assogomma, ha stretto un accordo con Promaplast srl, la sua omologa di Assocomaplast, per la realizzazione della prossima edizione di Rubber 2018, che avrà luogo a Milano dal 29 maggio al primo giugno 2018 nell’ambito della fiera Plast 2018. Sviluppo Servizi Gomma cure60
L’INDUSTRIA DELLA GOMMA | ELASTICA gennaio ∙ febbraio 2017
rà l’organizzazione della manifestazione, dalla raccolta delle adesioni all’assegnazione degli spazi fieristici, ivi comprese le iniziative collaterali da tenersi in concomitanza con la fiera. «Ci auguriamo – scrive il direttore di Assogomma Fabio Bertolotti – che Rubber 2018 non solo confermi le dimensioni dell’edizione passata, che aveva fatto registrare importanti incrementi sia in termini di numero di espositori che di metri quadri totali occupati, ma le possa ulteriormente migliorare fungendo sempre più da riferimento per tutto il settore». Le iscrizioni alla prossima edizione sono già aperte. Gli interessati possono rivolgersi a Giovanni Panico (tel. 02.43928231/-33, g.panico@federazionegommaplastica.it), a disposizione non solo per fornire chiarimenti sulla partecipazione alla manifestazione, ma anche per collaborare all’organizzazione di eventi che possano essere di interesse per il settore della gomma.
Il programma formativo di Assogomma per il 2017
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ssogomma ha reso noto il programma di iniziative per la formazione e l’informazione che ha allestito per il 2017. Si tratta di otto eventi, distribuiti tra marzo e novembre, secondo un piano che tocca vari aspetti: tecnologici, della sicurezza, sul trasferimento tecnologico e il rapporto con le università, le gomme termoplastiche, la sostenibilità e i macchinari, in particolare mescolatori e calandre. Ci sarà anche un evento sul “fare sistema”, che bissa quello organizzato nel 2016 sulla competitività delle aziende italiane della gomma e la loro capacità di essere “compliant” con le esigenze sem-
pre più stringenti poste dai committenti e dal progresso tecnologico. Il piano degli eventi formativi potenzia ulteriormente quello del 2016, che già aveva registrato un notevole successo per Assogomma. «Nell’anno 2016 – spiega Fabio Bertolotti, direttore dell’associazione – sono state realizzate 7 iniziative formative che hanno visto la partecipazione di oltre 100 imprese e quasi 250 partecipanti. Un trend in decisa crescita che si ritiene possa essere interpretato come una dimostrazione di apprezzamento da parte del settore, grazie all’introduzione di nuove tematiche e nuovi approcci di comunicazione». Al programma, definito dal Comitato tecnico-scientifico di Assogomma, si aggiunge anche, sottolinea Bertolotti, «l’impegno rivolto alla formazione degli studenti, con la realizzazione di un nuovo corso post-diploma specifico per il settore gomma, partito lo scorso 30 novembre a Milano, che si affianca a quello esistente da qualche anno a Bergamo».
I China Awards a Rodolfo Comerio
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i è tenuta il primo dicembre al Museo della Scienza e della Tecnica di Milano la cerimonia di premiazione dei China Awards 2016, che vengono conferiti ad aziende “creatrici di valori nelle Repubblica Cinese”. Tra le aziende premiate c’è anche Rodolfo Comerio, l’impresa del Varesotto produttrice di macchinari per l’industria della gomma-plastica, scelta per aver “progettato, costruito e consegnato le due linee di calandratura più grandi mai realizzate al mondo e destinate proprio al mercato cinese”. Tra gli altri premiati (nella foto l’ad Carlo Comerio e il direttore commerciale Nicola Fedele), oltre a Rodolfo Comerio, spiccano Alibaba, H3G, Brembo, Fincantieri, Huawei e Ima. La giuria, presieduta da Cesare Romiti, presidente della Fondazione Italia-Cina, e da Paolo Panerai di Class Editori, comprendeva Margherita Barberis, Gabriele Capolino, Sergio Bertasi, Pierluigi Magnaschi, Marco Mutinelli e Pierluigi Streparava. Lunghe e articolate le motivazioni che hanno accompagnato la consegna del premio. In particolare, la giuria si è soffermata sui 138 anni di attività di Rodolfo Comerio e sulle “numerose innovazioni introdotte nel campo della calandratura
Taccuino
gio multicomponente del silicone liquido. Il costruttore tedesco è presente e attivo in Indonesia sin dal 1993: all’inizio attraverso un ufficio di rappresentanza, e dal 2006 con la filiale sua propria di cui ha festeggiato il decennale. Nel 2006 la Arburg è stata il primo costruttore europeo di macchine per lo stampaggio a iniezione ad aprire una filiale nella regione.
per le resine termoplastiche e la gomma”, introdotte in ossequio a una “filosofia di sviluppo e miglioria del prodotto offerto”. Il progetto delle calandre destinate al mercato cinese, continuano le motivazioni della giuria, “è stato motivo di grande orgoglio non solo per l’azienda, ma anche per tutti i collaboratori e per tutta l’imprenditoria meccanica italiana, che ancora una volta si è potuta distinguere grazie ad aziende di eccellenza superiore, proprio come Rodolfo Comerio”.
Decimo anniversario per Arburg in Indonesia
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o scorso mese di novembre la Arburg ha festeggiato il decimo anniversario della sua filiale di Giacarta, Indonesia, con una cerimonia alla quale hanno partecipato, tra ospiti, dipendenti, membri dello staff direttivo e rappresentanti della casa tedesca, oltre 50 invitati. Nel corso delle celebrazioni, David Chan, responsabile delle filiali Arburg nell’intera regione dell’ASEAN, è stato premiato con la scultura celebrativa dell’evento “10 Years of Arburg Indonesia” e a sua volta, insieme ad Haryadi Mulyono, responsabile della filiale indonesiana, ha premiato i primi sette clienti della regione che hanno acquistato una pressa Arburg per lo stampag-
sua disponibilità a sviluppare anche soluzioni individuali adatte a risolvere particolari esigenze della clientela. UTH illustrerà ai visitatori le possibili applicazioni della sua tecnologia roll-ex e i vantaggi che ne derivano agli utilizzatori presso il suo stand n. 5078 della fiera di Hannover.
Le proposte UTH per la filtratura al Tire Technology Expo di Hannover
L
a UTH di Fulda, Germania, leader nei sistemi per la filtratura a maglie sottili e nella tecnologia delle pompe a ingranaggi per estrusori di compound a base gomma, partecipa al Tire Technology Expo 2017 di Hannover (14-16 febbraio), dove presenta le sue nuove soluzioni per il settore caratterizzate da alta produttività e alta convenienza del rapporto costo/efficienza. La lavorazione della gomma è un processo molto critico che presenta sfide enormi in tutti i settori, in particolare in quello della produzione dei pneumatici e degli articoli in gomma e in silicone. Le richieste dell’industria manifatturiera sono sempre orientate, principalmente, verso prodotti di alto livello qualitativo e un’alta produttività dei processi di trasformazione non disgiunta da un alto rapporto efficienza/ costo. Molto dipende dalla qualità della mescola e dalla sua filtratura. E la qualità della mescola finale è tanto più alta quanto più fine è il filtro. UTH ha lavorato in questa direzione e ha realizzato nuove soluzioni che soddisfano esaurientemente queste richieste. Sono gli estrusori pompa roll-ex, che rappresentano il benchmark a livello mondo nella filtratura dei compound a base gomma con filtri a maglie sottili e possono raggiungere anche produttività di 10.000 kg/h, rivelandosi così la scelta particolarmente adatta per le linee di compoundazione dell’industria dei pneumatici. Sono, fondamentalmente, di due tipi: il tipo compatto a due cilindri (TRF: Two-Roll Feeder) e quello bivite conico (DSE: DoppelSchneckenExtruder). La loro struttura modulare ne consente l’inserimento senza alcun problema in qualunque specifica linea di mescolazione, anche di grandi dimensioni, già esistente e operativa. Se necessario, la casa tedesca assicura la
Aumenti Arlanxeo sulla gomma cloroprenica Baypren
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rlanxeo ha annunciato una serie di aumenti dei prezzi per i suoi prodotti a marchio Baypren, gomma cloroprenica e gradi adesivi di cloroprene (CR), secondo questo schema: • in Asia, effettivo da gennaio 2017, un aumento tra 300 e 400 US$ a tonnellata, a cui si aggiunge un ulteriore aumento di 200 US$ a tonnellata a partire dal primo febbraio 2017.
• In Europa, Medio Oriente e America Latina l’aumento, effettivo dal primo febbraio 2017, è di 550 US$ a tonnellata. • In Nord America, l’aumento di 550 US$ a tonnellata sarà invece in vigore a partire dal 15 febbraio 2017. La misura riflette le condizioni generali L’INDUSTRIA DELLA GOMMA | ELASTICA gennaio ∙ febbraio 2017
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Taccuino News
del mercato e gli sviluppi dei prezzi delle materie prime dei mesi scorsi. Arlanxeo distribuisce CR con il marchio Baypren per prodotti utilizzati in applicazioni come il rivestimento di cavi, collettori, cinture, prese d’aria e adesivi.
Una app per gestire gli appuntamenti alle fiere
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l 2017 non sarà un anno particolarmente intenso sotto l’aspetto delle fiere specializzate sul settore della gomma, almeno per quanto riguarda l’Europa. Ma crescono invece le iniziative soprattutto in Oriente, per cui non è da escludere che alcune nostre aziende si trovino a programmare trasferte o visite a eventi esteri e abbiano la necessità di programmare appuntamenti e incontri. Potrebbe allora rivelarsi utile una novità sviluppata da Honegger, una realtà con oltre 45 anni nell’ambito del marketing fieristico. Si tratta di una app, per Android o iOs, chiamata AnyPlan, che ha richiesto un anno di sviluppo e consente alle aziende di gestire l’organizzazione degli appuntamenti in qualsiasi fiera.
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L’INDUSTRIA DELLA GOMMA | ELASTICA gennaio ∙ febbraio 2017
Con questa app è così possibile razionalizzare il proprio tempo mentre si pianificano gli incontri, siano essi individuali o di gruppo, tramite una condivisione di disponibilità in agenda. L’utente può condividere in un solo click la sua disponibilità in agenda con tutti gli altri utenti già registrati in app alla fiera di interesse, ma anche con i propri clienti, selezionandoli direttamente tramite app dalla rubrica dei propri contatti email già registrati sul telefono. Così facendo, i destinatari interessati possono confermare, ciascuno in base alla propria disponibilità, un giorno e un orario, che viene visualizzato direttamente in app nell’agenda del mittente.
La funzione “crea un appuntamento personalizzato” consente inoltre agli utenti di estendere inviti per un giorno e una fascia oraria specifica, così da riempire anche gli slot rimasti liberi in agenda, dopo aver accettato le conferme di appuntamento degli invitati con cui era stata precedentemente condivisa la propria disponibilità. AnyPlan (di cui è possibile vedere una demo sul sito www.getanyplan.com) comprende oggi un database di oltre 4.000 fiere nel mondo suddivise per settori merceologici. Attualmente disponibile in sei lingue (italiano, inglese, francese, tedesco, spagnolo, portoghese), presto sarà scaricabile anche nelle versioni in arabo, cinese e russo.
Calendario
FIERE DI TUTTO IL MONDO - 2017 14 - 16 febbraio
Hannover, Germania
Tire Technology Expo 2017
www.tiretechnology-expo.com
22 - 24 febbraio
Ho Chi Minh City, Vietnam
Rubexpo
www.rubexpo.com
7 - 11 marzo
Seoul, Corea del Sud
Koplas
www.koplas.com
8 - 9 marzo
Düsseldorf, Germania
Third World Elastomer Summit
www.wplgroup.com
14 - 16 marzo
Bangkok, Tailandia
GRTE 2018
www.grte-expo.com
20 - 24 marzo
São Paulo, Brasile
Plástico Brasil
plasticobrasil.com.br
21 - 23 marzo
Musqat, Oman
Oman Plast
www.omanconvention.com
21 - 23 marzo
Singapore
Tyrexpo Asia 2017
www.tyrexposeries.com
22 - 24 marzo
Bruxelles, Belgio
European Tyre Recycling Conference
www.etra-eu.org
28 - 30 marzo
Kielce, Polonia
Pneumaticon
www.targikielce.pl
29 marzo - 1 aprile
Giacarta, Indonesia
Tyre & Rubber Indonesia 2017
www.tyre-indonesia.net
8 - 10 aprile
Qingdao, Cina
RTF/CTF - China International Rubber Technnology Expo
www.rubbere.com
19 - 21 aprile
New Orleans, USA
North American Tire & Retread Expo
www.usatireexpo.com
24 - 27 aprile
Mosca, Russia
Tires & Rubber Expo
www.rubber-expo.ru
24 - 27 aprile
Taipei, Taiwan
Annual General Meeting Iisrp
www.iisrp.com
25 - 27 aprile
Beachwoo, OH, USA
191st Technical Meeting Rubber Division
www.iisrp.com
15 - 17 maggio
Guangrao, Cina
China International Rubber Tire & Auto Accessory
www.chinagrtae.com
16 - 19 maggio
Shanghai, Cina
Chinaplas 2017
www.chinaplasonline.com
23 - 26 maggio
Kielce, Polonia
Plastpol 2017
www.targikielce.pl
23 - 25 maggio
Parma, Italia
Sps Ipc Drives Italia
www.spsitalia.it
13 - 15 giugno
Ho Chi Minh City, Vietnam
Rubber & Tyre Vietnam 2017
veas.com.vn
11 - 13 luglio
Chennai, India
Tyrexpo India
www.tyrexposeries.com
14 - 16 luglio
Panama City, Panama
The Latin American & Caribbean Tyre Expo
www.LatinTyreExpo.com
13 - 16 settembre
Ho Chi Minh City, Vietnam
VietnamPlas
www.vietnamplas.com
20 - 22 settembre
Shanghai, Cina
RubberTech China 2017
www.chrubber.com
15 - 18 novembre
Jakarta, Indonesia
Plastics & Rubber Indonesia 2017
www.plasticsandrubberindonesia.com
L’INDUSTRIA DELLA GOMMA | ELASTICA gennaio ∙ febbraio 2017
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gli inserzionisti
Gli inserzionisti di questo numero
GOMMA E INNOVAZIONE POLVERI MICRONIZZATE TRATTAMENTO SUPERFICIALE
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MENSILE DEGLI ELASTOMERI E DEGLI ALTRI POLIMERI RESILIENTI
GENNAIO · FEBBRAIO 2017 - NUMERO 1
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