CONVEGNO DIFETTOSITÀ COMPOUNDING GLOBALE STAMPAGGIO INNOVATIVO
L’INDUSTRIA DELLA GOMMA
MENSILE DEGLI ELASTOMERI E DEGLI ALTRI POLIMERI RESILIENTI • gennaio-febbraio 2019 - numero 1 copertina c3 definitivo.pdf 7 18/12/2018 15:25:43
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In caso di mancato recapito inviare al CMP di Milano Roserio per la restituzione al mittente previo pagamento resi
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PRINCIPAL I VAN T AGGI DI C³ 01 Incremento significativo della produttività 02 Cambio di mescola molto facile 03 Distribuzione omogenea del calore 04 Facilità di manutenzione e pulizia 05 Design modulare compatto 06 Tempi di consegna rapidi
Macchinari innovativi costruiti per durare nel tempo Via Socrate n. 2/D 20864 Agrate Brianza (MB) Tel 039/6091120-142 - Fax 039/6091142 E-mail: info@pezzatopresse.it Internet: www.pezzatopresse.it Linea CVR AUTO
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Linea CBV VACUUM RUBBER Presse verticali per stampaggio sottovuoto di articoli tecnici in gomma di alta qualitĂ con vacuum box integrale da 80 a 1000 tonnellate
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SOMMARIO
MENSILE DEGLI ELASTOMERI E DEGLI ALTRI POLIMERI RESILIENTI
ANNO 62 GENNAIO • FEBBRAIO N. 1
L’INDUSTRIA DELLA GOMMA www.industriagomma.it Direttore responsabile Andrea Aiello In redazione Riccardo Oldani - riccardo.oldani@edifis.it Collaborano alla rivista Giuseppe Cantalupo, Eugenio Faiella, Gianpaolo Brembati Progetto e Grafica Mariella Salvi - mariella.salvi@edifis.it Pubblicità dircom@edifis.it
ABBIAMO LETTO
10 RASSEGNA DELLA STAMPA TECNICA ESTERA PROTAGONISTI
16 FARE MESCOLE?
Traffico Pubblicitario Francesca Gerbino - francesca.gerbino@edifis.it Stampa Centro Stampa Digitalprint S.r.l. Rimini (RN) Costo di una copia ai soli fini fiscali € 1,00 Abbonamento Italia € 90, Europa € 130, Estero € 150 abbonamenti@edifis.it Arretrati € 15,00 Amministrazione amministrazione@edifis.it
SPECIALE GESTIONE
20 CONVEGNO DI BRESCIA - 18 OTTOBRE 2018 DIFETTOSITÀ E PRODUCT RECALL Ecco quanto è emerso dal convegno organizzato a Brescia lo scorso ottobre dalla nostra rivista in collaborazione con l’ateneo cittadino e con Biesse Broker. Le slide degli interventi sono scaricabili dal sito www.industriagomma.it Scambio tecnologico - Università di Brescia Difettosità nei materiali - Elastomers Union Gestione del laboratorio - Gibitre Instruments Industry 4.0 per la qualità - IMG Visione e intelligenza artificiale - UTP Vision Risk management e standard - Argomm Richiami e aziende della gomma - Università di Bergamo Responsabilità internazionale - LexJus Sinacta Il ruolo del perito assicurativo - Alfacincotti Il ruolo del broker assicurativo - Biesse Broker Il punto di vista dell'assicuratore - HDI
Registrazione Tribunale di Milano n. 4275 del 1.4.1957 Iscrizione Registro Operatori della Comunicazione n. 06090 Tutti i diritti di riproduzione degli articoli e/o foto sono riservati. Manoscritti, disegni, fotografie, supporti audio e video anche se non pubblicati non saranno restituiti. Per le fotografie e le immagini per cui, nonostante le ricerche eseguite, non sia stato possibile rintracciare gli aventi diritto, l’Editore si dichiara disponibile ad adempire ai propri doveri. Ai sensi del Reg.EU 679/2016 l'Editore garantisce la massima riservatezza nell'utilizzo della propria banca dati con finalità redazionali e/o di invio del presente periodico. Ai sensi dell'art. 15 il ricevente ha facoltà di esercitare i suoi diritti fra cui la cancellazione mediante comunicazione scritta a EDIFIS Spa - Viale Coni Zugna 71 - 20144 Milano (o ai riferimenti sotto trascritti), luogo della custodia della banca dati medesima.
L’Industria della Gomma una rivista edita da:
Edifis S.p.A. viale Coni Zugna 71 20144 - Milano - Italy Tel. +39 023451230 Fax +39 023451231 www.edifis.it
ASSOCIAZIONE NAZIONALE EDITORIA DI SETTORE
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ORMAI È UN’INDUSTRIA GLOBALE
Intervista a Francesco Caldara di MESGO, all'indomani dell'accordo che ha definito l'ingresso di Hexpol nella compagine societaria con l'80% delle quote. Ormai anche la compoundazione è diventata un'attività globale. Dice Caldara: «Oggi i principali committenti di mescole sono gruppi globali, presenti in tutto il mondo, e noi che li serviamo dobbiamo essere lì dove loro operano.
DALLE AZIENDE
30 UN IMPIANTO SPECIALE
PER STAMPI SPECIALI
La O.C.S. ha riorganizzato la produzione in tre strutture. Una di queste, completamente nuova, è dedicata alla costruzione di stampi speciali, mentre l’impianto storico produce gli stampi standard per o-ring. Una terza unità è rappresentata dall’impianto di cromatura, ora in fase di ampliamento
SOMMARIO
ANNO 62 GENNAIO • FEBBRAIO N. 1
34 SENTIRSI SEMPRE GIOVANI ANCHE A 140 ANNI
Nel 2018 ha compiuto 140 anni. Eppure la Rodolfo Comerio di Solbiate Olona, importante produttore di macchinari speciali per la filiera della gomma e della plastica, continua a pensare al futuro. Carlo Comerio, l'amministratore delegato, ci ha spiegato i programmi di sviluppo dell'azienda
38 CHE COSA SUCCEDE NEL NIDO DEL CONDOR
Condor’s Rubber deve i suoi quasi 40 anni di attività e successi al suo fondatore, Fulvio Orsolini, ideatore, nello stampaggio di articoli in gomma, di progetti non comuni e assai impegantivi anche sul piano tecnologico
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42 COME RILEVARE DIFETTI SUPERFICIALI
IN ESTRUSI IN GOMMA SENZA CONTATTO
Zumbach Electronics, uno dei principali produttori di sistemi di misurazione, monitoraggio e controllo in linea di articoli in vari materiali, ha realizzato dispositivi speciali per la rilevazione di difetti di produzione senza contatto
NORMATIVE
44 REGOLAMENTO CLP
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UN NUOVO ADEGUAMENTO
A luglio 2018 è stata prodotta la versione aggiornata del Testo Unico sulla salute e sicurezza sul lavoro, composto da ben 306 articoli e 51 allegati e corredato da un un complesso apparato sanzionatorio a carico di datori di lavoro, dirigenti, incaricati preposti, lavoratori e altri attori della filiera
56 REACH: OCCHIO A NANOMATERIALI E FTALATI
Un'ulteriore modifica al regolamento REACH si concentra sui nanomateriali e, in particolare, sulle cosiddette nanoforme di materiali esistenti anche in forma “normale”. Novità anche per gli ftalati.Il nuovo testo entrerà in vigore dal primo gennaio 2020
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48 IL TACCUINO • Export macchine: un buon 2018, ma in calo rispetto al 2017 • Rallentano le auto nel 2018 • Bene i consumi di gomma in Europa • Il programma formativo di Assogomma per il 2019 • Un protocollo per mettere ordine ai subappalti • Raffaele Abbruzzetti nuovo direttore della filiale italiana di Arburg
67 CALENDARIO DELLE FIERE DI TUTTO IL MONDO 68 GLI INSERZIONISTI DI QUESTO NUMERO 4
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Eliminazione degli sprechi e degli errori umani Lavora in ambiente salutare e protetto Elevata accuratezza nel dosaggio B T.
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Etichetta identificativa con indicazione dei contenuti
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srl Via Anassagora, 20 20128 Milano (MI) Italia Tel. 02.2551284 - Fax 02.2551316 www.elastec.it Produzione mescole tecniche in NBR - EPDM - CR - Ebanite - Fluorurate Attacco Metallo speciali
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RUBBER CLUB
Rassegna della stampa tecnica estera www.tiretechnologyinternational.com | APRIL 2012
INTERVIEWS
Jean-Pierre Jeusette general director, Luxembourg Innovation Center, Goodyear Dunlop Roger Sanders technical manager, Continental UK
EXPO REVIE
Letter of the law
Product W de from Tir buts Technologe Expo 2012y
Revolution or rush job? Important questions remain unanswered ahead of tire labeling’s introduction in European markets
MATERIE PRIME E APPLICAZIONI COMBINAZIONE DI RESINE, S-SBR E BIOPLASTIFICANTI PER MESCOLE BATTISTRADA MIGLIORATE
B. Pellizzari, F. Bacchelli, R&D Centre Elastomer Processing, Ferrara (Italia) email: barbara.pellizzari@versalis.eni.com KGK n. 9/2018, pag. 44-53.
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olte aziende stanno seguendo una strategia ecologica, con la ricerca di nuove fonti di materiali forniti dall’agricoltura o da materia prima sostenibile. L’utilizzo di questi biomateriali può offrire parecchi benefici, tra cui una minore dipendenza da petrolio importato, prezzi competitivi, migliorata impronta ambientale e migliori prestazioni. Anche Versalis si pone all’avanguardia della chimica da fonti rinnovabili, nella direzione della sostenibilità ambientale dell’intero ciclo produttivo sulla base di monomeri e additivi biologici per la mescolazione della gomma. Nell’ambito dei plastificanti, i ricercatori hanno studiato vari oli naturali, ottenuti da soia, girasole, mais, colza, ricino etc., esaminandone compatibilità e presta10
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PICTURE-PERFECT
THE NEXT TOP MODEL
UNIVERSITY FOCUS
Bridgestone’s latest take on colored sidewalls is lightweight, and simple enough to be applied by dealers
We explore the role of tire data in vehicle performance simulations. Will engineers ever know enough?
Isoprene from cellulose: how the paper industry could enter the tire supply chain
zioni in mescole di gomma e tenendo presente che tutti questi oli differiscono per polarità, peso molecolare, temperatura di transizione e aree di insaturazione. Dopo una breve digressione su ricerche generiche effettuate in merito, l’introduzione dello studio si focalizza sull’industria del pneumatico, mettendo in evidenza la messa al bando degli idrocarburi policiclici aromatici (IPA oppure PAH in inglese) da parte dell’ Unione Europea. Vengono così citate, in particolare, le ricerche condotte da Michelin e Sumitomo con l’utilizzo di resine terpeniche: interessanti i risultati ottenuti con sistemi plastificanti di queste resine e oli vegetali, in termini di miglioramento di usura, di tenuta su asciutto e bagnato, di durata etc., il tutto riportato in dettaglio in questa parte dello studio con riferimenti precisi ai vari brevetti citati. I materiali utilizzati nello studio sono: • olio di processo Clematis TD, prodotto da ENI e classificato come TDAE (Treated Distillate Aromatic Extract = estratto aromatico distillato trattato), usato come olio di riferimento;
• Agripure AP80, prodotto da Cargill, olio di girasole ad alto contenuto oleico, usato come riferimento vegetale; • Matrilox PF801, plastificante di nuova generazione, ottenuto da materia prima vegetale e prodotto da Matrìca, azienda nata da una joint venture tra Versalis e Novamont; • Dercolyte M105, fornito da DRT France, resina politerpenica oligomerica; • Europrene SOL R, un grado di SBR alto vinile, con 21% di stirene; • Neocis BR450, polibutadiene ad alto CIS. Per quanto riguarda il Matrilox, lo studio mette in evidenza come sia stato messo a punto specificatamente per la gomma, soprattutto per il pneumatico, con lo scopo di sostituire parzialmente o totalmente gli oli di processo di origine fossile. Partendo da una tabella riassuntiva delle sette mescole realizzate con identica formulazione di polimero, carica, sistema accelerante etc., di cui una di riferimento con Clematis TD, due con Matrilox e Agripure in sua sosti-
ABBIAMO LETTO PER VOI
tuzione, tre con l’ulteriore aggiunta di Dercolyte M105 e una con Matrilox e Dercolyte ma con 10 phr di silano TESPT, lo studio si articola in una lunga e dettagliata descrizione delle prove effettuate e dei risultati ottenuti, a partire dal comportamento delle mescole durante mescolazione e vulcanizzazione. Vengono messe in rilievo, in particolare, le differenze di comportamento fra Matrilox e olio di girasole, dovute alla struttura chimica, al livello di insaturazione, che deve essere opportunamente modificato, e all’interferenza con gli ingredienti del sistema di vulcanizzazione, nonché l’importanza del silano e della sua quantità utilizzata. Ai fini pratici della prestazione del pneumatico, ottenuta con le mescole esaminate, risultano chiari ed autoesplicativi i numerosi grafici, che illustrano lo svolgimento dello studio e fanno intuire la conclusione a cui si arriva. Il Matrilox si dimostra un buon sostituto immediato dell’olio TDAE: il suo livello di insaturazione e la sua modifica chimica, progettata specificatamente in fase di raffinazione, forniscono una prestazione complessivamente positiva in termini di proprietà meccaniche, indicatori di trazione e resistenza all’invecchiamento, richiedendo nel contempo minori modifiche del sistema di vulcanizzazione.
MATERIE PRIME E APPLICAZIONI RIESAME - L’IMPORTANZA DELL’OSSIDO DI ZINCO (ZNO) NELLA TECNOLOGIA DELLA GOMMA
K.A. Krishnamoorthy, S. Varghese, Department of Basic Sciences Amal Jyothi College of Engineering Kanjirappally, Kerala (India) - email: anand.rrii@gmail.com - KGK n. 9/2018, pag. 33-39.
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rgomento oltremodo interessante quello trattato dallo studio: tutti coloro che si occupano di gomma conoscono bene l’importanza dell’ossido di zinco come ingrediente essenziale della mescola nel processo di vulcanizzazione, dal momento che è il più importante e il più utilizzato attivatore inorganico per l’efficace azione degli acceleranti.
Inoltre, sotto forma di dispersione, l’ossido di zinco protegge il lattice di gomma naturale dalla degradazione ed agisce, in qualità di ottimo assorbitore UV, come efficace stabilizzante per mescole di gomma bianche e colorate sotto prolungata esposizione ai raggi solari. Il processo produttivo più diffuso dell’ossido di zinco per la gomma è quello da zinco metallo (metodo francese), che permette di ottenere particelle quasi sferiche e con granulometria molto fine. A fronte di una produzione annua di 100.000 tonnellate di ossido di zinco, l’industria della gomma è quella che ne usa la maggior parte, ben più del 50%, mentre gli altri settori applicativi sono ceramica, industria chimica, vernici, agricoltura, elettronica e farmaceutica. Le azioni svolte dall’ossido di zinco nella gomma sono le seguenti: • attivazione: la sua reattività accelera la velocità di vulcanizzazione e la sua parte non reattiva funziona come riserva basica per neutralizzare i prodotti di decomposizione acida della vulcanizzazione; • accelerazione: azione svolta con alcuni tipi di elastomeri; • stabilizzazione al calore: accetta l’energia di frizione senza grande aumento della temperatura interna, ritardando la devulcanizzazione di manufatti sottoposti ad alte temperature; • gelificazione del lattice per ottenere articoli in schiuma; • pigmentazione: fornisce un alto grado di bianchezza e di potere colorante ad articoli come fianchi di pneumatici, lastre e guanti chirurgici; • rinforzo: azione esercitata in gomma naturale e in alcuni elastomeri sintetici, come gomme polisolfuriche e policloropreniche; • attacco gomma-metallo: reagisce con l’ossido di rame e sulla superficie dell’ottone, formando un sale zinco-rame molto adesivante; • mantenimento dell’adesione: funzionalità esplicata in mescole crude per nastri adesivi.
• Dopo avere spiegato, illustrandoli con opportuni schemi, i meccanismi di reazione dell’ossido di zinco nel processo di vulcanizzazione, lo studio si occupa di tre situazioni molto attuali e dibattute. • La prima riguarda i problemi inerenti al suo utilizzo nei confronti di: • ambiente: fin dal 2004 l’Unione Europea ha classificato l’ossido di zinco come prodotto chimico pericoloso, il cui rilascio eccessivo nell’ambiente, soprattutto da parte dei pneumatici, è tossico in particolare per le specie acquatiche; • lattice: l’ossido di zinco può comprometterne la trasparenza se usato in percentuale superiore all’1%. • La seconda situazione è quella dei potenziali sostituti dell’ossido di zinco, per la quale però lo studio si limita ad indicare altre ricerche in proposito. La terza situazione è la più interessante, nonché la più lunga come esposizione, e parla del nanozinco, che permette di ridurre drasticamente la quantità di utilizzo, offrendo vantaggi a livello di sicurezza di scottatura, proprietà meccaniche e trasparenza. La casistica affrontata riguarda gomma naturale, solida e in lattice, miscele NR/BR - NR/SBR - SBR/BR, XNBR, NBR, EPDM: per tutte queste applicazioni lo studio fornisce informazioni sintetiche, rimandando alle ricerche originali chi fosse interessato ad approfondire l’argomento, ed è soprattutto in questo che consiste la sua validità e il suo interesse.
MATERIE PRIME E APPLICAZIONI DI CARICA SULLA RESISTENZA ALL’ABRASIONE IN MESCOLE DI GOMMA NATURALE
E.R. Terril, B. Palmer, J. Martens, B. Zickefoose, Akron Rubber development Laboratory, S. Futamura ex Goodyear Tire & Rubber - RUBBER&TIRE - ottobre/novembre 2018 - pag. 19-25.
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o scopo di questo studio è quello di comprendere meglio l’effetto del tipo di carica sulla resistenza all’abrasione di mescole in gomma naturale. Posto che mescolare gomma naturale e silice è sempre una sfida difL’INDUSTRIA DELLA GOMMA gennaio · febbraio 2019
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RUBBER CLUB
ficile, tuttavia la criticità della mescolazione di silice con gomma naturale è stata superata dal recente sviluppo del prodotto Agilon di PPG, silice silanizzata che fa evitare all’utilizzatore le alte temperature richieste dallo stadio di silanizzazione nel processo produttivo della mescola. Si incomincia così il lavoro per comprendere il meccanismo di abrasione/usura con l’utilizzo di un microscopio nSpec 3D topography e un abrasimetro angolare con procedura simile, nel metodo, alla norma ISO 23233. Vengono preparate quattro serie di mescole con quattro tipi di polimero (E-SBR/S-SBR/EPDM/NR) e tre tipi di carica (carbon black, Agilon e silice con silano). Per quanto riguarda la gomma naturale, un precedente studio sull’abrasione aveva comparato Agilon con carbon black N326, ottenendo il risultato che con una bassa angolazione le mescole con Agilon risultavano migliori, mentre con un’alta angolazione risultavano peggiori. In questo studio viene utilizzato carbon black N339 per la sua migliore prestazione di abrasione nel battistrada rispetto al grado N326: ora la mescola con carbon black mostra una migliore resistenza all’abrasione con una bassa angolazione, con l’osservazione che al di sopra dell’angolazione a 6° le particelle abrase sono secche, il che sembra denunciare un meccanismo di degradazione. Con l’utilizzo di analisi regressiva vengono esaminate ben diciotto mescole per comprendere i fattori, che determinano la resistenza all’abrasione ad ogni angolo di inclinazione: il meccanismo di degradazione si riferisce al modo in cui il polimero gestisce i radicali liberi generati dall’abrasione. Nel caso specifico delle sei mescole in gomma naturale, viene usato l’opposto della tan δ al posto della resilienza e i risultati suggeriscono che sia un alto modulo che un’alta tan δ sono importanti per una buona resistenza all’abrasione. Con il microscopio nSpec 3D topography viene iniziato uno studio meccanico di abrasione, in cui la ruvidezza superficiale della mescola con carbon black risulta molto diversa da quella 12
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ABBIAMO LETTO PER VOI
delle mescole con silice e Agilon. Tornando alle mescole in gomma naturale, considerando le proprietà tensili e dinamo-meccaniche per una migliore comprensione della prestazione all’abrasione si vede come quelle delle mescole con Agilon e carbon black N339 siano molto simili per le tensili, mentre per le dinamo-meccaniche la mescola con Agilon sembra più promettente per la resistenza al rotolamento, alla trazione invernale e sull’asciutto, sacrificando tuttavia la trazione sul bagnato e la resistenza all’abrasione. La conclusione dello studio è che la mescola battistrada, caricata con carbon black N339, possiede una migliore resistenza all’abrasione rispetto a quella caricata con Agilon sia con un alto che con un basso angolo d’inclinazione, con l’osservazione che nel primo caso il modulo rappresenta un importante fattore di controllo della resistenza all’abrasione.
MATERIE PRIME E APPLICAZIONI COMPARAZIONE DI MESCOLE CON MASTER SILICE/GOMMA NATURALE E SILICE/SILANO IN SITU
S. Hersanto, W. Kaewsakul, W.K. Dierkes, A. Blume, University of twente(The Netherlands), J. Bertrand, Behn Meyer Europe GmbH - RUBBERWORLD - novembre 2018 - pag. 20-24.
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a gomma naturale è un materiale rinnovabile che si dimostra migliore delle gomme sintetiche per elasticità e prestazione meccanica: per questo motivo viene utilizzata per supporti anti-vibrazione, nastri trasportatori, pneumatici per veicoli pesanti etc. Rispetto a quelle caricate con carbon black, le mescole in gomma naturale caricate con silice-silano possiedono miglior carico di rottura e migliore resistenza alla lacerazione, più alta resistenza all’abrasione, minore resistenza al rotolamento e più bassa isteresi, nonché migliore trazione sul bagnato per pneumatici invernali. Nei sistemi produttivi convenzionali, in cui gomma, silice e silano sono aggiunti separatamente, è necessario un secondo stadio di mescolazione per l’i-
drofobazione della silice e per controllare il carico termico della mescola, il che comporta un dispendio di tempo ed energia, oltre alla formazione di etanolo durante la silanizzazione. Migliori alternative sono la silice pre-silanizzata e il master di silice pre-silanizzata, che fanno evitare gli inconvenienti citati ed eventualmente richiedono solo l’aggiunta di un aiuto di processo che faciliti la lavorazione di una mescola più dura. Lo studio mette a confronto le mescole ottenute con i tre metodi, mescolazione a secco, con silice pre-silanizzata e con master gomma naturale/silice. Di tutte le mescole si valuta successivamente la prestazione in termini di efficienza di mescolazione e proprietà del vulcanizzato, con l’adozione di tre cicli di mescolazione, denominati lungo (L), corto (S) e molto corto (VS), opportunamente descritti in dettagliate tabelle. La sezione risultati e discussione si articola nelle parti seguenti: • mescolazione; • interazione carica-carica e caricagomma; • macro-dispersione; • proprietà meccaniche. • Per ogni argomento trattato vengono commentati i risultati ottenuti, tutti esemplificati in grafici relativi. Lo studio si conclude con l’affermazione che il ciclo lungo è il migliore per la mescolazione a secco (con silanizzazione), mentre il ciclo molto corto lo è per silice silanizzata e master. In definitiva le proprietà della mescola con master e ciclo molto corto sono altrettanto buone di quelle della mescola ottenuta a secco con ciclo lungo ma, considerando i vantaggi della lavorazione più veloce e della migliore manipolazione, il master gomma naturale/silice risulta essere la soluzione più efficace.
MATERIE PRIME E APPLICAZIONI CARATTERIZZAZIONE DI COMPOSITI CONTENENTI CARICHE RINNOVABILI PER APPLICAZIONI ANTIVIBRAZIONE
C. Barrera, J. Tardiff, Ford Motor RubberWorld - novembre 2018, pag. 26-30.
ABBIAMO LETTO PER VOI
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veicoli in funzione sperimentano costantemente vibrazioni generate da diverse fonti. I componenti del veicolo denominati NVH (Noise, Vibration, Harshness = rumorosità, vibrazione, ruvidità dell’andatura dovuta ad esempio a buche sulla strada) controllano queste vibrazioni, proteggendo l’integrità del veicolo e garantendo la comodità del guidatore. Alla luce della vasta gamma di frequenze ed ampiezze, che queste sollecitazioni cicliche esercitano sui materiali dei componenti, ci si aspettano da questi materiali prestazioni diverse e persino contradditorie, a seconda delle condizioni di esercizio, e spesso si richiedono compromessi alle prestazioni stesse. L’introduzione di materiali leggeri nel corpo del veicolo e il passaggio a veicoli elettrici rappresentano un’ulteriore sfida alle prestazioni dei componenti NVH, ma questo costituisce un’opportunità al fine di sviluppare nuovi materiali sostenibili per soddisfare i requisiti prestazionali e ridurre la dipendenza dei manufatti in gomma da derivati del petrolio. La gomma naturale è il polimero più efficiente e utilizzato per componenti anti-vibrazione di veicoli, viste le sue caratteristiche viscoelastiche, di robustezza, di basso compression set ed elevato carico di rottura. La carica attualmente più usata per renderla idonea alle varie applicazioni di questo tipo è il carbon black, ma diversi residui agro-industriali, gusci d’uovo ad esempio, sono potenziali cariche rinforzanti alternative. Comprenderne le proprietà dinamiche è essenziale per confermarne il potenziale e lo scopo di questo studio è quello di valutare le proprietà meccaniche e dinamiche di compositi di gomma naturale con gusci d’uovo per applicazioni anti-vibrazione, mettendo in luce importanti parametri di prova da tenere in considerazione per questa finalità. I materiali utilizzati nello studio sono gomma naturale grado CV-60, particelle di gusci d’uovo, carbon black N330 e silice Zeosil 1165MP, oltre ai soliti ossido di zinco, stearina, zolfo, acceleranti e antiossidanti. La mescola di
riferimento contiene 50 phr di carbon black, mentre nelle altre sei mescole in esame gusci d’uovo e silice vengono aggiunti come parziale o completa sostituzione del carbon black in peso, mantenendo lo stesso contenuto totale di carica in tutte le formulazioni. Posto che durezza, proprietà tensili e resistenza alla lacerazione vengono effettuate sia sui provini tal quali che dopo invecchiamento in forno a 70°C con ventilazione forzata per sette giorni, in realtà le proprietà più rilevanti per prevedere la prestazione dei componenti anti-vibrazione sono l’angolo di fase e la rigidità dinamica e statica. A questo argomento lo studio dedica un intero paragrafo, in cui evidenzia i parametri primari che influiscono sulle proprietà dinamiche dell’elastomero, ossia frequenza, spostamento e precarico, evidenziando al tempo stesso l’importanza della geometria del campione, che deve essere la stessa per tutti i materiali esaminati. Il comportamento di vulcanizzazione dei vari componenti, con carbon black e con gusci d’uovo, risulta differente, con quello della seconda carica che presenta un più basso MH (torque massimo), insieme ad una velocità di vulcanizzazione più lenta: questo può essere attribuito alle diverse dimensioni di particelle e strutture fra le due cariche. Tralasciando altre considerazioni sui risultati delle prove, relativi alle proprietà di processo e fisiche, che indicano la necessità di un’ulteriore ottimizzazione della formulazione, il dato più interessante è che i gusci d’uovo, fino a 20 phr di utilizzo con carbon black, mantengono i valori di carico di rottura e aumentano quelli di allungamento a rottura, dimostrando di poter funzionare come carica rinforzante. Per quanto riguarda le proprietà in compressione, essenziali per applicazioni anti-vibrazione, risulta che fino alla sostituzione del carbon black con 30 phr di gusci d’uovo e silice, il carico supportato è lo stesso. D’altro canto le prove dinamiche mostrano un’accentuata diminuzione della rigidità al diminuire della quantità di carbon black, ma l’aggiunta di gusci d’uovo porta ad una più bassa frequenza, il che indica
un potenziale vantaggio nell’utilizzo di gusci d’uovo in applicazioni che richiedono maggior isolamento e meno smorzamento. In conclusione, anche se saranno necessarie in futuro ulteriori caratterizzazioni di materiali e ottimizzazioni di formulazioni, la potenziale applicazione di cariche rinnovabili appare promettente per la sostituzione del carbon black, la cui disponibilità sarà sempre più limitata a causa della sua produzione non sostenibile.
MATERIE PRIME E APPLICAZIONI MATERIALI SPECIALI DA LATTICE PER APPLICAZIONI DI PRODOTTO SOSTENIBILE
M.R. Fatimah Rubaizah, M.Y. Amir Ashim, Y. Nurul Hayati, A. Mohamad Asri, R. Roslim, A.B. Rohani, Malaysian Rubber Board RubberWorld - novembre 2018, pag. 32-36.
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ell’ambito dei vari gradi di gomma naturale, classificati dalla Standard Malaysian Rubber (SMR), la Malaysian Rubber Board (MRB) ha sviluppato due famiglie di gomme naturali speciali modificate, a marchi registrati Ekoprena e Pureprena, conosciute in precedenza rispettivamente come gomma naturale epossidata (ENR) e gomma naturale deproteinizzata (DPNR). Questi grado speciali di gomma naturale sono prodotti da piantagioni di migliore qualità e manifestano la presenza di meno impurità rispetto ai gradi “field coagula”. Tale caratteristica allarga il campo di applicazione della gomma naturale, dal momento che le permette di esibire proprietà paragonabili a quelle delle gomme sintetiche, come già dimostrato da manufatti ottenuti nei settori pneumatico, calzatura e automobile. Lo studio si focalizza solamente sull’utilizzo del lattice Ekoprena per varie applicazioni. Il lattice Ekoprena viene modificato ulteriormente per produrre gomma naturale liquida epossidata (LENR), una forma viscosa e appiccicosa di gomma Ekoprena ottenuta con degradazione del lattice per via chimica. La gomma LENR offre caratteristiche simili a quelle dell’Ekoprena, come buone proprie-
RUBBER CLUB
tà di ammortizzamento, bassa permeabilità ai gas e resistenza ai solventi e può essere utilizzata per adesivi, vernici, guarnizioni di tenuta, aiuti di processo, agenti di rinforzo e assorbimento acustico. Proprio l’utilizzo di LERN in manufatti per l’assorbimento acustico è un’applicazione di successo: questi articoli sono chiamati GRSI (Green Rubber Sound Insulators = isolanti acustici di gomma verde), offrono buona resistenza alla fiamma, sono leggeri (densità inferiore del 20% rispetto a isolanti di gomma commerciali), hanno un odore migliore e sono di facile utilizzo. Dopo avere illustrato la produzione del lattice Ekoprena, lo studio parla delle sue applicazioni come gomma LERN, tra le quali, tralasciando quelle relative agli adesivi a base acqua (ad esempio per carte da parati), risultano particolarmente interessanti quel-
ABBIAMO LETTO PER VOI
le relative alle sue proprietà nell’ambito dello smorzamento di vibrazioni nella forma fisica di schiuma, ottenuta da lattice concentrato al 60% di contenuto di solido (dry rubber) col metodo delle membrane ultrafiltranti. Esistono già manufatti come guanti anti-vibrazione, intersuole e isolanti antivibranti, i cui vantaggi e la potenziale alta domanda di mercato sono dovuti al loro contributo per il benessere ambientale: • i guanti sono usati nell’industria meccanica e nell’edilizia, per attenuare la sindrome da vibrazioni mano-braccio associate agli utensili a vibrazione; • le intersuole espanse ad assorbimento d’urto offrono benefici per alleviare le potenziali lesioni ai piedi, dovute ad attività sportive pesanti;
• gli isolanti acustici e antivibranti risolvono i problemi di inquinamento ambientale acustico e di vibrazioni, che potrebbero danneggiare l’udito umano. Oltre ad offrire manufatti da lattice di buona qualità in termini di densità di schiuma personalizzata, di resistenza, di durata (due anni di vita per la gomma LERN) e di sicurezza (bassa emissione di VOC, composti organici volatili), il lattice Ekoprena rappresenta una fonte rinnovabile più verde, grazie alla sua origine naturale dagli alberi della gomma. Questa caratteristica ha spinto molte società, domestiche e internazionali, a collaborare e a realizzare progetti congiunti con il Malaysian Rubber Board, al fine di commercializzare interessanti manufatti per le future richieste del mercato.
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PROTAGONISTI
Fare mescole? Ormai è un’industria globale di Riccardo Oldani
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azienda di cui è fondatore e amministratore delegato è stata da poco acquisita all’80% da un gruppo internazionale, segnando una significativa svolta nel panorama dell’industria della gomma italiana. Stiamo parlando di Francesco Caldara e di MESGO, una realtà che negli ultimi anni è cresciuta moltissimo, passando da una dimensione locale a un orizzonte internazionale, con l’apertura di sedi produttive in Polonia e in Turchia. Verso la fine del 2018 è stata poi resa pubblica la notizia dell’accordo con la svedese Hexpol per la cessione della quota di maggioranza, pur mantenendo la continuità della gestione. Operazioni di questo genere si sono già verificate in passato anche nel settore gomma, ma questa ci è parsa particolarmente significativa per almeno due motivi: perché riguarda un’attività della filiera, la mescolazione, che in Italia ha storicamente avuto, almeno fino a qualche anno fa, un respiro soprattutto locale, e perché avviene in un momento in cui le spinte protezionistiche sembrano scoraggiare, più che incentivare, una visione globale e internazionale dei commerci e dei mercati. Abbiamo allora incontrato Francesco Caldara per farci raccontare i contorni di questa svolta e qual è la sua visione del settore della mescolazione oggi. D. Che cosa vi ha spinto a cercare e concludere l’operazione con Hexpol? R. Ho sempre voluto far crescere l’azienda attraverso fusioni o acquisizioni. Purtroppo non siamo mai riusciti a farlo in passato per una serie di motivi, o per un’incapacità mia o perché tra imprenditori di questo settore c’è in effetti poca fiducia. Già nel 2008 avevamo realizzato una fusione con una società importante per seguire un ambizioso piano di sviluppo. Dopo sette mesi ci siamo ritrovati a smontare tutta l’operazione, sostenendo anche costi importanti. Qui, nel nostro distretto della gomma, 16
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Francesco Caldara, amministratore delegato di MESGO.
È finito il tempo in cui un compoundatore poteva pensare di operare in un ambito territoriale e ristretto. «Oggi i principali committenti di mescole sono gruppi globali, presenti in tutto il mondo, e noi che li serviamo dobbiamo essere lì dove loro operano», dice Francesco Caldara, fondatore e amministratore delegato di MESGO. Lo abbiamo incontrato nella moderna sede dell’azienda, a Carobbio degli Angeli, che è stata di recente acquisita dal gruppo svedese Hexpol. Proprio per farci spiegare la sua visione di quest’industria, che richiede scelte sempre più internazionali e investimenti sempre più importanti
Francesco Caldara siamo tutte aziende fortemente dinamiche, piene di idee e di energia, ma fondamentalmente piccole. La crescita può passare soltanto attraverso accordi in cui due realtà decidano di unire le forze. Almeno questa è la mia opinione. Lo scorso anno abbiamo deciso di puntare sulla Hexpol, che da tempo ci teneva sotto osservazione, e siamo giunti a questo accordo. Resto comunque azionista del 20% dell’azienda e abbiamo conservato la nostra autonomia. Hexpol ci lascia lavorare, ha un approccio molto dinamico e non ci ha posto particolari obblighi nella gestione e nella conduzione delle nostre attività, a parte quelli finanziari, visto che è un gruppo internazionale quotato in borsa.
Ho il timore che in Italia si stia perdendo quella sana capacità manuale di fare le cose che poi è anche alla base della capacità di trovare le soluzioni più intelligenti e meno costose a un quesito tecnico. Questo mi preoccupa, perché è proprio la nostra abilità nel risolvere le cose presto a bene che ci ha sempre permesso di distinguerci nel mondo
D. In che senso eravate sotto osservazione da Hexpol? R. È una pratica normale che gruppi di respiro internazionale tengano d’occhio realtà più piccole ed efficienti. E sicuramente non c’eravamo soltanto noi sotto osservazione, perché nel nostro distretto ci sono realtà concorrenti altrettanto capaci e performanti. Data la mia propensione a questo genere di operazioni mi sono adoperato per un contatto e la proposta poi si è rivelata molto interessante non soltanto per l’aspetto economico ma anche per quello che mi interessava di più, le prospettive di sviluppo industriale. D. La vostra è un’azienda con una vocazione a non restare soltanto territoriale, ma ad aprire attività anche altrove. Ha pesato anche questo nella scelta? R. Certamente. Aprire un’azienda all’estero richiede come minimo cinque anni, dall’avvio delle attività all’ottenimento dei primi risultati, e presuppone quindi forti investimenti e perdite iniziali. Con un gruppo come Hexpol il processo è molto più veloce, perché parliamo di un gruppo con presenze ramificate in tutto il mondo e dotato di un’organizzazione molto efficiente anche per sostenere questo tipo di operazioni. D. Insomma, senza un sostegno dal punto di vista dei finanziamenti, è praticamente impossibile investire per far crescere un’azienda. Come avete fatto in passato? R. Ci siamo anche serviti di diversi fondi per le imprese.
Esistono molti strumenti di questo tipo, ma in molti dei casi hanno un approccio meramente speculativo. Nel 2012 siamo stati contattati, e devo dire con una certa insistenza, dal Fondo Italiano d’Investimento, che invece, a mio parere, era ben concepito, perché spingeva a far crescere l’attività senza imporre particolari vincoli finanziari. Per come la penso io le aziende non possono fare a meno di strumenti di questo tipo. Il problema è che in Italia spesso non c’è continuità in queste politiche di sostegno. Il Fondo Italiano d’Investimento, per esempio, è stato creato nel 2010 quando il ministro dell’Economia era Giulio Tremonti e ha funzionato egregiamente. A fine 2017 però, senza alcun preavviso, le quote sono state cedute un fondo estero con un approccio molto più speculativo. D. Ma perché avete cercato la strada dell’internazionalizzazione, aprendo siti produttivi in Polonia e in Turchia? Non potevate scegliere di restare attivi, e con successo, nella nostra Rubber Valley? R. Vede, chi lavora nel settore della compoundazione ormai non può più limitarsi a ragionamenti di questo tipo. È un’industria globale. I nostri committenti, soprattutto i produttori di auto o di elettrodomestici, sono gruppi internazionali, con sedi produttive in tutto il mondo, dalla Cina al Messico, dal Brasile alla Turchia. Noi dobbiamo seguirli, perché se oggi un’azienda che fa mescole non si appoggia a partner di queste dimensioni non può più operare con successo e crescere. Devo dire, comunque, che non tutti hanno chiara questa situazione. Ci sono ancora aziende in Italia che non capiscono la necessità e l’utilità di uscire dai nostri confini e darsi un respiro internazionale. D. I rischi però non mancano, soprattutto in un periodo complicato e turbolento come quello attuale. Voi avete incontrato difficoltà? R. Non nascondo che la recente crisi della lira turca ci ha creato qualche difficoltà e preoccupazione. Anche qualche perdita. Siamo reduci da tre anni di tensioni non da poco. Ma in definitiva il bilancio è positivo, perché il fatturato di MESGO in Asia nel 2018 è cresciuto del 50% rispetto all’anno precedente. Da lì stiamo anche spingendo il nostro mercato verso i paesi arabi, con grande soddisfazione. D. Ritenete quindi di poter essere un esempio anche per altre imprese italiane della compoundazione? R. Qui non si tratta di essere o meno un esempio. Quello che vedo, guardando alle altre aziende del settore nell’area del Sebino, è che non c’è una propensione a collaborare o ad allearsi. In definitiva, il nostro rapporto con i grandi gruppi con cui lavoriamo noi compoundatori e i nostri clienti è paragonabile a quello del terzista, per quanto molto spesso sia proprio chi produce o stampa guarnizioni a indicare la strada per superare un problema tecnico. Detto questo, da piccoli fornitori quali siamo facciamo fatica a imporre il nostro punto di vista o la nostra politica commerciale. Ma se invece decidessimo di allearci, per dar vita a qualcosa di più grande, allora potremmo davvero acquisire un maggiore controllo e avere un maggior peso. Ma non è possibile. Siamo italiani. Vogliamo sentirci i più bravi in quello che facciamo e non siamo disposti a scendere a patti con altri. Questo non vale solo per chi fa mescole, ma anche per gli stampatori, che vengono così messi in competizione l’uno con l’altro. L’INDUSTRIA DELLA GOMMA gennaio · febbraio 2019
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Francesco Caldara
PROTAGONISTI
D. Insomma, siete stati anche un po’ costretti a trovare alleanze all’estero. R. Sì, e non soltanto per la difficoltà a trovare alleati vicino a casa. C’è anche un problema della burocrazia. Noi qui abbiamo due capannoni uno vicino all’altro, separati da un parcheggio che era di proprietà pubblica. Volevamo acquisirlo per chiudere in un unico comprensorio la nostra attività. Ci abbiamo messo cinque anni per risolvere la cosa pagando alla fine un prezzo esorbitante. In Polonia, invece, quando abbiamo deciso di aprire l’impianto, abbiamo avuto tutte le autorizzazioni a tempo di record. E poi comunque abbiamo investito all’estero anche perché per noi è importante garantire il massimo livello di servizio ai clienti, e questo si può fare soltanto avvicinandosi ai mercati di impiego delle mescole. D. Quindi voi siete stati tra coloro che, all’indomani della crisi, avete deciso di investire. È così? R. Sì, abbiamo iniziato a investire in Italia nel momento peggiore, il 2009. Era fondamentale dare una spinta industriale all’azienda, ma non le nascondo che le paure e le preoccupazioni non sono mancate. È stato anche per questo che poi ho deciso di accettare il sostegno del Fondo Italiano d’Investimento nel 2012. Comunque, bisogna essere un po’ incoscienti per fare gli imprenditori.
D. C’è però quello strano approccio in Italia verso il lavoro e l’impresa per cui l’imprenditore deve essere sempre pronto a rischiare tutto per creare lavoro ma il lavoratore deve avere il posto garantito e a tempo indeterminato. Non la trova una contraddizione? Che cosa ne pensa? R. Il posto garantito per tutti non può esistere. “Garantito” è una parola troppo grande. In realtà tutti devono essere in grado o disposti a rischiare qualcosa. Io ho sempre detto ai miei collaboratori e dipendenti che l’unica cosa che posso garantire loro è di impegnarmi personalmente nell’azienda con tutte le mie capacità. La garanzia che ci sia il lavoro la costruiamo tutti insieme, andando nella stessa direzione. Le persone in un’azienda sono il patrimonio più importante. Se ci sono persone oneste, coerenti e responsabili in un’azienda c’è tutto: andare a trovare i finanziamenti poi non è più un problema. Al tempo stesso penso anche che in Italia si sta perdendo quella sana capacità manuale di fare le cose che poi è anche alla base della capacità di trovare le soluzioni più intelligenti e meno costose a un quesito tecnico. Oggi, invece, vedo che i giovani che entrano nelle aziende ragionano soprattutto per astratto, in teoria. Questo mi preoccupa molto, perché è proprio la nostra abilità nel risolvere le cose presto e bene, nel guardare concretamente dentro un problema e dargli una soluzione, che ci ha sempre permesso di distinguerci nel mondo.
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FOCUS
Difettosità e product recall. Il nostro convegno di Brescia di Giuseppe Cantalupo e Riccardo Oldani
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iviamo in un’epoca nella quale la reputazione è tutto. Chi si occupa di comunicazione e di giornalismo si sente ripetere questa frase come un mantra da più di un decennio. Da quando, cioè, internet è diventata uno strumento fondamentale del nostro vivere quotidiano, la fonte da cui traiamo la maggior parte delle informazioni ma anche quella che usiamo più di ogni altra per farci conoscere al mondo. La reputazione è un valore intangibile, ma è anche l’unità di misura che certifica al pubblico del web, praticamente tutto il mondo, se quanto dichiariamo su noi stessi è in linea con quello che poi abitualmente facciamo. Il tema è di importanza chiave non soltanto per i singoli, ma anche e soprattutto per le aziende. Se, ipotizziamo, un produttore di articoli tecnici in gomma sbandiera ai quattro venti l’elevatissimo livello tecnologico dei suoi macchinari, la qualità totale della sua produzione, il livello di investimenti della propria ricerca e poi, da una ricerca sul web, un possibile cliente trova foto di macchinari arrugginiti, lamentazioni di clienti insoddisfatti o notizie preoccupanti riguardo la salute dell’azienda, emerge subito la contraddizione e il buon nome dell’azienda viene messo subito in discussione. Per un’impresa a
La Sala Consiliare dell'Università di Brescia gremita in occasione del convegno sulla difettosità del 18 ottobre scorso. 20
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Ecco che cosa è emerso dal convegno organizzato a Brescia lo scorso ottobre dalla nostra rivista in collaborazione con l’ateneo cittadino e con la società di brokeraggio assicurativo Biesse Broker. Il tema riguardava l’impatto che possono avere per le imprese del settore gomma le difettosità e i conseguenti possibili richiami di prodotto, a cui i grandi marchi fanno sempre più ricorso per tutelare i consumatori. Un tema che si è rivelato di grande interesse per il pubblico presente in sala. Ecco le sintesi dei vari interventi, di cui potete trovare le slide anche sul nostro sito www.industriagomma.it
Gestione GLI SPONSOR volte basta anche un unico inconveniente per essere marchiata a fuoco nel mondo di internet.
Reputazione e difetti Una delle peggiori eventualità che possano accadere, oggi che tutto finisce sul web e può essere scoperto da chiunque, è vedersi chiamati in causa da un fornitore in un reclamo sulla difettosità di un prodotto o, peggio ancora, in una product recall. È su questo tema che, di concerto con la società di brokeraggio assicurativo Biesse Broker, abbiamo deciso lo scorso anno di organizzare un convegno, trovando una favorevole sponda nell’Università di Brescia, che
ha messo a disposizione la sede, e in una serie di sponsor (vedi box) che ci hanno aiutato nella realizzazione. Si è trattato di una giornata che molti presenti, a evento concluso, hanno definito utile e interessante e che ha visto la partecipazione di aziende tecnologiche, specializzate nel dare ai trasformatori della gomma gli strumenti migliori per garantire la qualità più elevata, ma anche di addetti ai lavori del settore assicurativo e del brokeraggio. Di seguito vi riportiamo una sintesi degli interventi accompagnati da alcune slide per le relazioni di cui abbiamo ottenuto l’autorizzazione alla divulgazione.
Organizzare un convegno come quello del 18 ottobre e renderne la fruizione totalmente gratuita per il pubblico interessato richiede, ovviamente, investimenti in termini organizzativi e, soprattutto economici. Eventi di questo tipo non sarebbero possibili, quindi, senza la sensibilità e generosità di aziende che condividono il nostro impegno nell’informazione e divulgazione dei temi importanti per l’industria della gomma. In questa particolare occasione dobbiamo quindi ringraziare le seguenti aziende: Elastomers Union, Gibitre Instruments, IMG, UTP Vision, VRS Alfacincotti, Biesse Broker e HDI Global SE. Un ringraziamento particolare va poi all’Università di Brescia che ha messo a disposizione la sua Sala Consiliare per ospitare l’evento.
Attività di collaborazione e scambio tecnologico tra università e imprese Giorgio Ramorino - Università di Brescia
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iorgio Ramorino lavora nel Gruppo di Scienza e Tecnologia dei Materiali del Dipartimento di Ingegneria Meccanica e Industriale dell’Università di Brescia. Si occupa, in particolare, dello studio dei compound di gomma dal punto di vista della individuazione della mescola più idonea a garantire il comportamento richiesto dalle particolari condizioni nelle quali verrà utilizzato il manufatto che da essa si ricaverà. Per la definizione delle caratteristiche necessarie al raggiungimento di tale scopo, i laboratori del gruppo effettuano vari tipi di controlli sui materiali. Fondamentalmente, sono analisi di tipo meccanico, chimico-fisico e morfologico, reologico e con software CAE (Computer Aided Engineering). Analisi che rientrano nel contesto generale dell’attività che il gruppo svolge nell’ambito della collaborazione con l’industria. La casistica dei difetti di un manufatto stampato è molto ricca di episodi. Come ha spiegato il relatore, le cause della difettosità sono molteplici, ma riconducibili, sostanzialmente, a un difetto di progettazione dello stampo, oppure alla scelta di una pressa non idonea, oppure a errori nella impostazione dei parametri di processo dello stampaggio, o anche alla formulazione non appropriata del compound o alla gomma utilizzata. Questa, però, non sembra essere la responsabile principale degli inconvenienti. In base alla sua esperienza, infatti, il relatore ha precisato che ben il 70% dei casi di difettosità non è dovuto al componente gomma. E ha riferito, a questo riguardo, alcuni casi di difettosità esaminati nei laboratori del suo dipartimento. Uno è la rottura di un o-ring montato su un pezzo di nylon rinforzato con fibra di vetro assemblato in maniera non corretta. Il secondo caso è quello di una cornice in gomma dalla forma particolare rottasi in corso di esercizio durante il quale era sottoposta a trazione molto elevata. La causa della rottura è stata individuata in un difetto di progettazione del manufatto esaltato, nelle sue conseguenze negative, dall’alta percentuale di compressione nominale della cornice. Il terzo caso è quello di un conteni-
tore in plastica per il trasporto di organi progettato per lavorare sotto vuoto, ma che non teneva il vuoto. La guarnizione di gomma, idonea all’utilizzo, era sistemata correttamente nella sua sede sotto il coperchio, in modo da assicurare la tenuta da parte del bordo del contenitore per effetto della compressione che su di esso avrebbe esercitato il coperchio dopo l’avvitamento. Lo stampaggio mal riuscito del contenitore, però, aveva provocato una non planarità del bordo del recipiente, responsabile della perdita di tenuta.
La difettosità nei materiali a comportamento Monica Battisti - Elastomers Union
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nteressante l’esordio di questa relazione. Ricorrendo al termine giapponese “muda”, che significa “spreco” e venne usato negli anni Cinquanta da Toyota, che elencò sette sprechi nel suo modello gestionale indicandoli come cause di altretL’INDUSTRIA DELLA GOMMA gennaio · febbraio 2019
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FOCUS
scano negativamente sul comportamento del prodotto alla lavorabilità), il produttore del compound (deve fronteggiare i problemi connessi con la mescolazione e l’aggiunta di additivi) e il produttore dell’articolo finito (deve badare ai parametri di trasformazione e allo stampo: geometria, stato della superficie, eccetera). Il manufatto arriva quindi all’utilizzatore, che, attraverso i suoi controlli, evidenzia gli eventuali difetti presenti nel pezzo che gli è stato fornito. Esistono due tipi di difettosità: quella inerente e quella emergente. La difettosità inerente è intrinseca al materiale che viene trattato ed è causata da un uso improprio della tecnologia adottata. Coinvolge, pertanto, il produttore del polimero e il produttore del compound. La difettosità emergente è dovuta al comportamento del materiale nel processo di trasformazione. Si genera, quindi, presso il trasformatore del compound quando non c’è un perfetto allineamento tra le caratteristiche intrinseche della mescola e la macchina che viene utilizzata. Si può verificare, cioè, che un compound non dia problemi in determinate condizioni di stampaggio e ne presenti, invece, in altre. È quello che capita, per esempio, se il cliente cambia pressa o cambia stampo. Situazioni di questo tipo spiegano molto bene il fatto che la mescola è un materiale a comportamento. Ciò significa che è molto importante, nella produzione di un articolo, che il trasformatore ponga attenzione alla compatibilità tra il compound da stampare e i parametri da impostare per il processo - tipo di stampo, temperatura dello stampo, pressione di iniezione – . Ma ancora prima è necessaria una stretta collaborazione tra produttore di polimero, compoundatore e trasformatore ai fini di uno scambio di informazioni sui materiali e sui processi di competenza di ciascun attore del processo produttivo, per non correre il rischio di produrre pezzi difettosi o, perlomeno, per ridurre al minimo la probabilità che questo evento accada.
Gestione integrata dei test di laboratorio Mauro Belloni – Gibitre Instruments tante situazioni negative da evitare nell’attività produttiva, Monica Battisti di Elastomers Union di Castel Guelfo, Bologna, produttore di fama internazionale di mescole a base di fluoroelastomeri, cita la difettosità come uno dei sette muda presenti nella lista giapponese: un manufatto difettoso rappresenta, nell’ambito di un processo produttivo, uno spreco, un consumo inutile di materiale e di energia e una perdita di risorse economiche. Il cliente, infatti, lo rifiuta. Il pezzo prodotto, in altre parole, non ha valore, e anche cercare la causa del difetto o dei difetti per eventualmente porvi rimedio rappresenta un onere finanziario, perché costa tempo e denaro. Per non parlare dei riflessi negativi che la difettosità e tutto ciò che ne deriva producono sull’immagine del produttore sui mercati. Di qui la necessità e l’importanza di mettere in atto adeguati sistemi di controllo che consentano di intercettare il difetto e bloccare il prodotto prima che venga consegnato al cliente. Nell’insorgenza di una difettosità sono coinvolti tutti i protagonisti della catena produttiva: il produttore del polimero (deve fornire un prodotto con caratteristiche che non influi22
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l modo migliore per non avere contestazioni relative alle forniture è di non inviare al cliente pezzi difettosi». È la slide con la quale Mauro Belloni di Gibitre Instruments, Bergamo, ha esordito nel suo intervento. Una dichiarazione di timbro lapalissiano, si potrebbe dire, ma che sottolinea tutta l’importanza del controllo della produzione di un articolo in tutte le fasi del ciclo produttivo, dal polimero alla mescola, dal trasporto allo stoccaggio del compound e alla sua trasformazione nel prodotto finale: tutti passaggi da ognuno dei quali può scaturire una difettosità, perché anche se, a monte, tutte le operazioni sono state progettate in modo da prevedere e eliminare ogni possibile causa di difetti, il rischio dell’imprevisto è sempre in agguato. Di qui la necessità di un efficiente controllo finale del prodotto. Di un controllo, cioè, che garantisca la tracciabilità dei controlli fatti, inquadrandoli in una visione globale e coerente dell’articolo che consenta di verificarne i limiti di accettabilità e anche di mantenere registrazione dell’autorizzazione al suo rilascio. È quella che Gibitre Instruments, che dal 1979 produce strumenti per la misura delle proprietà fisico-meccaniche dei polimeri, chiama gestione integrata dei dati di laboratorio.
Gestione Per questa gestione la società bergamasca ha sviluppato un programma appositamente studiato per la gomma che si appoggia a una struttura dati di tipo Microsoft SQL – Express (SQL: Structure Query Language). È un archivio dati centralizzato che, oltre a garantire solidità e sicurezza di archiviazione, opera anche come sistema di backup automatico che consente di recuperare anche dati di difettosità dovuti a un’operazione non prevista. Un aspetto al quale ha lavorato la società nell’ambito della gestione dei dati forniti dai controlli di laboratorio è la creazione di una struttura modulare del contenitore dei risultati che consente di inserire nel sistema anche quelli forniti da un nuovo strumento e di relazionarli ai dati già esistenti nel data base. Altra caratteristica importante del programma sviluppato da Gibitre Instruments è la sua semplicità di utilizzo, che consente di effettuare controlli con strumenti diversi della società operando con le stesse modalità d’uso. Anche la gestione dei dati è stata semplificata e ottimizzata. Per la loro ricerca e selezione il programma permette, per esempio, di filtrare risultati per ordine, per prodotto, per cliente, per numero di commessa, per batch di fornitura. Un’altra possibilità offerta dal programma è l’interconnessione o allineamento dei dati tra il database della società e il software gestionale dell’azienda. In altre parole, gli elenchi dei clienti, dei prodotti, degli ordini, delle specifiche di prova per prodotto o per ordine vengono sincronizzati col database di Gibitre in un sistema che, oltre a soddisfare totalmente i requisiti per la conformità degli strumenti del costruttore bergamasco posti da Industria 4.0, offre numerosi vantaggi: permette di utilizzare dispositivi per l’identificazione rapida del prodotto, come i lettori di codici a barre, eliminando, in tal modo, ogni possibilità di errori di identificazione; consente di identificare in modo completo una prova condotta con uno strumento selezionando semplicemente il relativo numero d’ordine, perché tutte le altre informazioni (cliente, prodotto, numero di lotto, batch, eccetera) vengono automaticamente recuperate dal database; permette di avere una gestione unificata dei limiti di tolleranza e, una volta che tutti i controlli sono stati eseguiti, di gestire anche l’approvazione della commessa e l’autorizzazione al rilascio di un determinato lotto. Altra importante funzione del software di Gibitre è la possibilità di utilizzare i dati per elaborare statistiche, analizzare i risultati tramite una tabella pivot, sviluppare un’elaborazione automatica dei limiti di tolleranza, preparare report sulle prove e sui controlli effettuati da trasmettere ai clienti. Il pacchetto di servizi integrati col laboratorio offerto dalla società di Bergamo è supportato da un servizio di assistenza remota con interventi in una molteplicità di situazioni, quali, per citare le principali, l’upgrade del database, la taratura di uno strumento, la soluzione di problemi sia di software che di hardware, la manutenzione degli strumenti. Tutto questo, perché – conclude il relatore con l’ultima slide – “un sistema di controllo strutturato non migliora la qualità del prodotto, ma è un valido aiuto per identificare le cause dei difetti”. L’INDUSTRIA DELLA GOMMA gennaio · febbraio 2019
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L’Industry 4.0 come strategia per migliorare la qualità e ridurre le difettosità Barbara Ulcelli e Fabrizio Piovanelli - IMG
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n un’epoca come quella attuale, nella quale, molto più che in passato, gli articoli difettosi pongono gravi problemi di esborsi economici anche ingenti a carico dei produttori per l’eliminazione dei difetti o per il risarcimento dei danni provocati, le aziende dedicano molta attenzione al controllo della qualità della produzione per ridurre la difettosità. Barbara Ulcelli e Fabrizio Piovanelli di IMG, l’azienda di Capriano del Colle, Brescia, fondata nel 2006 che occupa una posizione di rilievo nel settore delle macchine per lo stampaggio a iniezione della gomma, hanno spiegato, con particolare riferimento alla loro società, cosa può fare un produttore di presse per aiutare lo stampatore a ridurre i problemi connessi con lo stampaggio dai quali possono scaturire difetti. L’azienda bresciana profonde un notevole impegno nella re-
alizzazione di macchine e tecnologie inquadrate nell’ambito dei requisiti posti da Industria 4.0, perché questi possono essere di grande aiuto nell’attività produttiva tesa a ridurre le difettosità. E in questo senso, è molto importante che le macchine siano sempre più autonome e intelligenti e capaci di dialogare sempre più e meglio tra loro. È questo il futuro, secondo Ulcelli, CEO della società, al quale devono guardare le aziende. Un futuro di macchine dotate di un superiore livello di intelligenza che deve necessariamente riguardare servomotori, valvole proporzionali, drive, sensori: tutti dispositivi che con l’integrazione di robot, cernitrici, macchine da ispezione ottica, eccetera, concorrono ad elevare il livello qualitativo della produzione e a ridurre, conseguentemente, il rischio della difettosità. Le macchine, in altre parole, devono entrare nella logica 4.0, e le presse di IMG vi sono arrivate – come ha spiegato Piovanelli - grazie, appunto, a Industria 4.0 e all’adozione dei dispositivi richiesti dall’automazione della produzione e dalla interconnessione delle macchine, che sono passate, in questo modo, da una struttura ‘verticale’ a una configurazione ‘orizzontale’ che permette loro di ‘parlarsi’. In un’ottica futura, questo dialogo consentirà alla pressa anche di riparametrarsi automaticamente in funzione di input relativi a differenze tra mescole che uno strumento di misura di laboratorio le avrà trasferito. La pressa, cioè, diventa uno strumento di analisi in grado di ricevere segnali che richiedono una istantanea modifica dei parametri di processo. Ma con l’interconnessione di tutti i componenti della filiera produttiva, dal fornitore della materia prima al produttore della mescola, dal produttore delle macchine allo stampatore, la pressa diventa anche uno strumento di diagnosi, perché consente al costruttore di accedere a dati sulle prestazioni delle sue macchine sul campo e di cogliere sul nascere problemi di difettosità che potrà eliminare dotando le sue presse di una logica di manutenzione preventiva. Ed è quello che IMG sta già facendo da tempo nel contesto di un miglioramento costante e ad ampio raggio delle sue macchine, comprensivo della tracciabilità non solo del prodotto, ma anche di tutti gli elementi che lo compongono, in modo da individuare, in caso di anomalie di funzionamento, il componente o i componenti che le hanno provocate. Nell’ambito di questi interventi, il costruttore bresciano dedica sempre molta attenzione al soddisfacimento delle esigenze del cliente al meglio possibile, ed è l’osservanza puntuale di questa regola che porta il relatore a concludere che il plus di IMG è la customizzazione delle macchine dell’azienda realizzata sempre ad un livello che va oltre quelle che sono le esigenze reali del cliente.
Intelligenza Artificiale nei sistemi di controllo qualità Mario Regazzoni - UTPVision
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e tecniche del controllo qualità ricorrono sempre di più all’intelligenza artificiale di macchinari cosiddetti intelligenti perché il loro comportamento simula quello dell’uomo. Anzi, lo supera addirittura per la rapidità e la precisione, impressionanti, dei movimenti automatici con i quali eseguono le operazioni.
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Gestione Mario Regazzoni di UTPVision di Albano Sant’Alessandro, Bergamo, leader internazionale nella progettazione e realizzazione di macchine per l’ispezione ottica attraverso la visione artificiale, ha parlato dell’importanza crescente di questa tecnologia nel controllo qualità della produzione, illustrando i sistemi basati sull’intelligenza artificiale attualmente allo studio e in via di sviluppo nella sua società. Obiettivo dell’azienda è quello di portare l’intelligenza artificiale nel mondo industriale mediante una tecnica nuova, diversa da quella tradizionale. Precisamente, quella del ‘machine learning’. L’intelligenza artificiale permette a una macchina opportunamente istruita di compiere operazioni e movimenti come un essere umano. Il machine learning, invece, rappresenta un sistema avanzato nel quale la macchina impara da sola a riconoscere gli oggetti. In questo processo l’apparecchiatura si comporta come l’occhio umano: opera, cioè, una segmentazione di un’immagine complessa nei singoli oggetti che la compongono e li identifica, imparando così a riconoscerli senza bisogno di essere programmata e a percepire le situazioni nelle quali oggetti uguali nella forma sono però diversi fra loro per la presenza, in alcuni, di difetti anche nascosti. Chiara, allora, l’importanza che questi sistemi assumono nel controllo qualità mediante l’ispezione ottica e nella ricerca delle soluzioni alle problematiche della difettosità: la macchina individua i pezzi difettosi perché li sa riconoscere e li scarta automaticamente. L’azienda bergamasca ha sviluppato Retina, un prototipo di sistema di percezione visiva che interagisce col sistema tradizionale nella individuazione degli articoli difettosi all’interno di un insieme di pezzi.
nia, Tailandia, Spagna e, da alcuni mesi, India – nelle quali trovano occupazione 1.850 dipendenti. Produce guarnizioni in gomma destinate principalmente al settore automotive, che assorbe, da solo, l’85% della produzione, che raggiunge la ragguardevole cifra di 1,5 miliardi di pezzi all’anno. Il relatore esordisce riportando tre casi di gravi difetti di produzione che hanno provocato danni economici impressionanti alle aziende coinvolte. Due casi hanno riguardato la multinazionale giapponese Takata. Il primo fu causato da difetti nelle cinture di sicurezza prodotte dall’azienda, che sul finire degli anni ’90 fu costretta a richiamare 8,3 milioni di veicoli sui quali sostituire le cinture difettose con un costo complessivo di 1 miliardo di dollari. Il secondo, molto più grave, si è verificato più recentemente a causa di airbag difettosi, anche questi prodotti dalla società giapponese, che nel giro di pochi anni, a partire dal 2014, provocarono negli USA 11 morti e il richiamo di 50 milioni di autovetture nel mondo e portarono l’azienda – 46 mila dipendenti in totale – al fallimento per insolvenza di fronte a
La gestione del risk management e la definizione degli standard Massimo Archetti - Argomm
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uella che una volta era filosofia, adesso è un’esigenza molto sentita dai clienti e quasi un obbligo per i fornitori. È la fornitura ‘zero difetti’ che la nuova norma IATF 16949:2016 (IATF – International Automotive Task Force), che sostituisce la ISO/TS 16949, prevede addirittura come requisito dell’industria automobilistica finalizzato alla immissione sul mercato di prodotti di più alta qualità. Cosa possono fare le aziende per ridurre il rischio della difettosità della produzione? A questo interrogativo ha risposto Massimo Archetti di Argomm di Villongo, Bergamo, società capostipite del gruppo multinazionale ArGroup, composto da sette aziende – tre in Italia e quattro all’estero, in RomaL’INDUSTRIA DELLA GOMMA gennaio · febbraio 2019
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un debito di 8 miliardi di euro. Il terzo caso è quello del guasto al pedale dell’acceleratore di vetture Toyota che provocò 52 vittime e il richiamo, negli anni 2009 e 2010, di 9 milioni di vetture nel mondo per la riparazione del guasto che costò alla società 5 miliardi di dollari. Ovvia la conclusione: la difettosità della produzione è un rischio che vale la pena non correre, perché può costare molto caro. Cosa fare, allora? Il relatore ha parlato, al riguardo, dell’importanza della gestione del rischio (risk-based thinking) prevista anche come requisito dalla nuova norma, che non consiste semplicemente nel prevenire i rischi, ma nell’analizzare il processo produttivo in tutto il suo contesto per identificare, in fase progettuale, i possibili rischi e programmare le azioni preventive da mettere in atto per eliminare o, perlomeno, ridurre la probabilità che si verifichino futuri problemi durante il processo produttivo. La prevenzione, quindi, come prima area nella quale agire. Una seconda area è il controllo del processo, che si realizza su vari fronti e in vari momenti: importante non attivare una fase del ciclo di lavoro prima che si sia chiusa quella precedente col relativo controllo della qualità positivo; importante la manutenzione – soprattutto preventiva – delle macchine e delle attrezzature che ne assicura la costanza di rendimento; importanti l’impostazione, il controllo e la registrazione dei parametri, ai quali dovrebbe badare (e in Argomm vi bada) un software dedicato. Poi ci sono i controlli sul prodotto, che partono da quello sulla materia prima. Argomm, che non la produce ma se ne rifornisce, esige dal fornitore il certificato di qualità per ogni lotto e, a sua volta, effettua controlli interni a cadenze regolari. Seguono lo stampaggio della mescola e il post-stampaggio, fasi molto delicate, che vengono avviate da un controllo iniziale e chiuse da un controllo finale per la delibera. Quindi è la volta dei controlli visivi, dimensionali e fisico-meccanici, che effettuano una prima selezione dell’articolo stampato. Segue, infine, la cernita, ossia il controllo che separa il prodotto conforme da quello difettoso. Può essere automatica, effettuata cioè dalla macchina, o visiva, effettuata dall’operatore. Si ricorre all’intervento dell’operatore nei casi in cui difficoltà tecnico-pratiche renderebbero inefficace il controllo da parte della macchina: tali sono, per esempio, i casi di pezzi dalla geometria complessa. All’operazione della cernita segue un controllo fine lotto su un campione di prodotto scelto a caso per la delibera da parte della funzione Controllo Qualità. Una terza, e ultima, area nella quale agire è quella che si presenta quando il rischio si concretizza in un reclamo per difettosità. Perché, come ha sottolineato il relatore, per quanta cura si metta nella conduzione del processo produttivo e per quanti controlli si facciano in tutte le fasi della produzione, il rischio della difettosità è sempre in agguato e può generare un reclamo. Scatta, quindi, la gestione di questa situazione: una fase che richiede molta oculatezza e grande attenzione, perché per evadere un reclamo occorrono verifiche e accertamenti sia da parte del produttore che da parte del cliente. Il cliente dovrà fornire informazioni corrette che consentano di identificare in maniera chiara e completa il difetto lamentato, di conoscere la quantità di prodotto in gioco e la tracciabilità del lotto o dei lotti coinvolti nel problema. Il fornito26
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re, dal canto suo, rintraccerà i lotti sospetti con i relativi dati e controlli effettuati durante la produzione. Tutto questo, ai fini della effettuazione di una corretta analisi del rischio (risk analysis) che consentirà di ‘perimetrare’ il problema: di definirne, cioè, le dimensioni in termini di lotti e quantità di prodotto da considerare per poter valutare il danno. Nel frattempo, sarà importante attuare il più presto possibile azioni di contenimento (provvisorie) per prevenire il ripetersi dell’errore che ha provocato il danno. Non solo, ma è anche molto importante che il produttore faccia un’attenta analisi di quanto accaduto andando alle radici del problema (root cause analysis), per individuare le cause dell’evento e decidere le azioni correttive da mettere in atto perché l’errore non si ripeta nuovamente. È bene, però, che i provvedimenti adottati, le decisioni prese non vadano perse, ma siano gestite in maniera che quanto accaduto fornisca insegnamenti (lesson learned) per non ripetere gli stessi errori in futuro. Registrare, gestire le lezioni apprese è un sistema considerato – anch’esso – un requisito dalla nuova norma IATF 16949, perché trarre insegnamenti da episodi negativi del passato significa fare prevenzione. E la prevenzione – ripete il relatore concludendo - è la prima cosa in assoluto a cui badare per non correre il rischio della difettosità con conseguenti reclami.
Incidenza e impatto del problema dei richiami di prodotto sulle aziende del territorio Francesca Magno - Università di Bergamo
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approccio delle aziende, anche quelle di grandi dimensioni, al problema della difettosità è cambiato molto nel tempo. Si è passati da una situazione, fino alla fine degli anni Settanta, in cui le istanze del consumatore non erano in nessun modo tenute in considerazione, a uno scenario attuale in cui, invece, è assolutamente dirimente. Per evidenziare questo cambiamento di approccio Francesca Magno, docente di Scienze aziendali, economiche e quantitative all’Università di Bergamo, ha introdotto il suo intervento al convegno raccontando la storia della Ford Pinto, commer-
Gestione lazioni tra l’impresa e il suo mercato, si osserva una frequente impreparazione gestionale da parte delle aziende coinvolte». Un’osservazione in parte confermata dai primi risultati di un’indagine, presentata in anteprima da Francesca Magno al convegno bresciano, orientata proprio a capire la sensibilità delle aziende del settore gomma su questo tema. L’iniziativa è stata realizzata in collaborazione con la nostra rivista e costituisce il primo tentativo di valutare la percezione del problema da parte del comparto. In definitiva le aziende del settore gomma si dimostrano consapevoli del fatto che la qualità e l’affidabilità dei prodotti siano le caratteristiche più importanti. Poche però, soltanto il 19,35% degli intervistati, hanno dichiarato di avere avuto esperienza di richiami di prodotto. Circa il 39% delle aziende mostra inoltre di essere preparata soltanto in parte a fronteggiare una simile evenienza e, per quanto la maggior parte mostri un atteggiamento decisamente responsabile, sostenendo che in presenza di un difetto richiamerebbe senz’altro un proprio prodotto, esiste ancora una percentuale minoritaria che preferirebbe invece tacere e far finta di nulla di fronte a una difettosità di rilevanza minore. In conclusione, secondo Magno, «le imprese della gomma si dimostrano inclini a richiamare prodotti difettosi finché la difettosità resta teorica, ma quando questa invece diventa un evento possibile si rivela qualche incertezza. Per il campione che ha risposto, quindi, il richiamo di prodotto è percepito come un evento lontano, poco probabile». Il messaggio che scaturisce è che, probabilmente, le aziende del settore devono essere più preparate all’eventualità di essere coinvolte in un richiamo di prodotto e attivare quegli strumenti, gestionali e assicurativi, volti a minimizzare eventuali, possibili danni.
Responsabilità da prodotto difettoso in ambito internazionale e coperture assicurative Claudio Perrella - LexJus Sinacta
cializzata negli Stati Uniti tra il 1971 e il 1980 e viziata in origine da un difetto di progettazione del paraurti posteriore e del serbatoio che causava, nel caso di tamponamento, non solo l’incendio del mezzo ma anche il blocco delle portiere. Nonostante i vertici di Ford fossero al corrente del difetto preferirono non modificarlo, per non sostenere i costi di riprogettazione, esponendo quindi la clientela a grossi rischi e preferendo sostenere eventuali cause. Oggi le cose sono completamente diverse, ha osservato Magno, per effetto di una serie di fattori, tra cui le normative più stringenti, i controlli più attenti, la maggiore complessità dei mercati e dei prodotti. Negli ultimi anni si è vista una crescita esponenziale dei richiami di prodotto, che riguardano una vasta tipologia di articoli, dai giocattoli (29%) alle automobili (20%), dall’abbigliamento (12%) alle apparecchiature elettriche (6%) agli articoli per l’infanzia (5%). Le aziende, quindi, in qualsiasi ambito operino, «non possono più considerarsi immuni dai rischi di un richiamo di prodotto», ha osservato la ricercatrice. «Eppure, nonostante l’evidente criticità che tali eventi determinano sulla continuità delle re-
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laudio Perrella è un avvocato specializzato in commercio internazionale. Il suo intervento ha evidenziato le differenze normative che regolano il tema dei difetti di prodotto in vari paesi del mondo. Soprattutto in Cina e negli Stati Uniti, ha spiegato l’esperto, vale il principio del “danno punitivo”, con il quale al danneggiato viene riconosciuto un risarcimento ulteriore rispetto a quello necessario a compensare in senso stretto il danno. Vengono cioè considerati anche vari aspetti che si aggiungono al danno materiale e che possono tradursi, per esempio, in una perdita di possibilità di guadagno o di lavoro da parte di chi subisce il danno. Un caso tipico è una sentenza emessa dalla Corte distrettuale della Contea di Jefferson, in AlabaL’INDUSTRIA DELLA GOMMA gennaio · febbraio 2019
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ma, con la quale un produttore è stato chiamato a pagare 1 milione di dollari a titolo di risarcimento danni per un decesso causato dalla perdita del casco per un difetto di progettazione della fibbia di chiusura. Il produttore era italiano, e in quella situazione, dal momento che la normativa italiana non prevede la fattispecie di “danno punitivo”, la Corte d’Appello di Venezia respinse la richiesta di risarcimento. In un caso successivo simile, però, nel 2017, si è verificata una sentenza opposta che indica come la giustizia italiana stia cambiando posizione rispetto ai “danni punitivi”. In particolare, la Cassazione ha posto alcune condizioni perché queste richieste di risarcimento vengano riconosciute in Italia e, in particolare, che la sentenza straniera deve fondarsi su un elemento normativo che permetta di rilevare la tipicità delle ipotesi di condanna e la prevedibilità dell’importo da liquidare. Questo fatto espone le imprese italiane anche in Italia a sentenze basate sul principio del “danno punitivo”. Una situazione da tenere in particolare conto, ipotizzando eventualmente di tutelarsi con una polizza RC Prodotti, che copre dai danni provocati da un prodotto difettoso.
Il ruolo del perito assicurativo nella gestione del sinistro RCP e recall Francesco Cincotti - Alfacincotti Spa
Il ruolo del broker assicurativo nell’assistere le imprese del settore gomma Massimo e Maurizio Modina - Biesse Broker
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lfacincotti è uno studio peritale con una competenza specifica sui temi delle contestazioni su prodotti e sui richiami e in grado di agire a livello nazionale e internazionale. Francesco Cincotti ha spiegato, in particolare, come l’azione dei periti sia fondamentale per determinare esattamente che cosa abbia causato un particolare difetto e, quindi, nel fornire un parere importante nell’individuazione delle responsabilità. L’attività del perito si pone a metà strada tra il contraente della polizza e la sua assicura28
zione da un lato e la controparte che afferma di avere subito il danno dall’altra. Ha in particolare la necessità di stabilire un rapporto fiduciario con il contraente, che quindi non lo deve vedere come un avversario, ma come un alleato nel definire uno scenario certo di come si siano verificate le cose. Il perito, in particolare, ha il compito di analizzare nel dettaglio la polizza sottoscritta dal contraente, per capire il livello di copertura e gli eventuali rischi in gioco, e poi deve capire come si siano svolti i fatti per definire una strategia di difesa ottimale. Ha poi il compito di contattare la controparte per verificare gli estremi del reclamo, capire in che modo il danno si può modificare, condividere vari scenari di soluzione della controversia per arrivare poi a proporre una proposta di soluzione condivisa ad assicurazione, contraente è danneggiato. Insomma, il perito ha una funzione centrale nelle controversie sul prodotto e deve auspicabilmente trovare la massima collaborazione da parte delle aziende. Cincotti ha anche citato un caso specifico, riguardante un sistema a ingranaggi prodotto da un’azienda italiana e destinato a equipaggiare una pompa per dialisi commercializzata in tutto il mondo. A seguito di una modifica del prodotto alcune macchine hanno avuto dei problemi e, da qui, è partita una richiesta di danni al produttore dell’intero sistema che si è poi riverberata sull’azienda italiana. In questo caso l’azione “diplomatica” del perito è riuscita a contenere gli effetti negativi per l’azienda italiana, anche attraverso una consulenza su tutte le comunicazioni diramate per il ritiro e sostituzione delle componenti con il difetto. In particolare, è sempre importante fissare un’orizzonte temporale per la campagna di richiamo prodotti, per esempio sei mesi, e darne comunicazione a tutte le possibili aziende interessanti, indicando che, oltre la scadenza della campagna decadono le responsabilità dirette del produttore in caso di inconvenienti. L’esperienza dimostra, tra l’altro, che trovare un punto d’incontro tra le parti, definendo spazi di collaborazione senza arrivare a contrapposizioni frontali, spesso consente di ridurre l’impatto negativo di una contestazione per difettosità.
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due relatori sono esperti nel settore del risk management del brokeraggio assicurativo e hanno illustrato alla platea non solo il tipo di attività del broker ma anche alcune soluzioni assicurative disponibili. Il broker è un intermediario. Ha quindi il compito di studiare il mercato assicurativo e di verificare quali prodotti sul mercato, in termini di polizze e protezioni, possono fare al caso di un cliente che cerca un determinato tipo di copertura. Il suo fine è anche capire quali sono le aree di rischio di un’azienda per prospettare un percorso e una copertura soddisfacenti. Per ogni azienda si può quindi definire un progetto assicurativo che non necessariamente deve, fin dal primo anno, estendersi a tutte le possibili coperture, ma che può essere modulato, sulle disponibilità di spesa e sulle necessità delle aziende. Per quanto riguarda le gestioni di sinistri e di richieste dan-
Gestione componente è contenuta in un prodotto venduto negli Usa i rischi esistono, e sono molto reali. Spesso le aziende hanno adottato polizze assicurative che le coprono per rischi limitati, ritenendole una soluzione sufficiente. Compito del broker è verificare la situazione e proporre polizze integrative che tutelino anche il valore dell’impresa, magari alzando i massimali o includendo tutele anche sull’export in Usa e Canada. In generale si tratta di interventi che richiedono certamente un aumento di spesa da parte dell’azienda ma che hanno davvero la capacità di minimizzare i rischi, che nel caso di un richiamo prodotti possono diventare anche fatali per un’impresa medio piccola, perché comportano l’assunzione di costi elevatissimi per sostituire o riparare i pezzi difettosi, pagare gli oneri di ritiro dal mercato e le spedizioni, sostenere i danni che, in sede di contratto di fornitura, il produttore ha deciso di assumersi.
Il punto di vista dell’assicuratore Alessandro D’Andreamatteo - HDI
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ni, e in particolare la gestione dei product recall, l’approccio da intraprendere in azienda deve riguardare innanzi tutto il processo, per cercare di coprire quanto più possibile in produzione, attraverso tecnologie e organizzazione, le esigenze del controllo di qualità, in modo da minimizzare i rischi. Compiuta questa analisi il rischio residuale che è impossibile coprire con la prassi va senz’altro assicurato. Un aspetto molto importante, per esempio, è definire un sistema di tracciabilità di processo e di prodotto accurato, al fine di avere sempre la possibilità di produrre una documentazione in grado di attestare che cosa sia accaduto nella produzione di ogni lotto e, anche, di ogni singolo pezzo uscito dallo stabilimento. Solo in questo modo, infatti, è poi possibile produrre una documentazione esaustiva in caso di reclamo. Massimo Cincotti è poi passato a illustrare le varie tipologie di polizza di responsabilità vivile Prodotti (RC Prodotti), di cui esistono varianti, a costi diversi, a seconda che i prodotti siano o no esportati direttamente negli Usa e in Canada che, come abbiamo visto in precedenza, hanno leggi sulla tutela dei consumatori e sui risarcimenti molto più stringenti delle nostre. Un errore è considerare di essere al sicuro da cause provenienti dal Nord America perché l’azienda non esporta direttamente in quell’area. Il fatto è che se una
lessandro D’Andreamatteo è un professionista specializzato nel settore assicurativo per le imprese e ha iniziato il suo intervento citando una case history riguardante un produttore italiano di manicotti in gomma utilizzati in motori di produttori di auto di livello globale. In particolare, uno specifico lotto di manicotti si è rivelato difettoso, causando gravi problemi di lubrificazione del motore con conseguenti grippaggi. Il problema era causato dalla mancata adesione tra due strati componenti il manicotto, che producevano quindi bolle e restringimenti della sezione, riducendo il flusso di lubrificante. Probabile causa, un difetto nel processo di vulcanizzazione. Nel caso in cui si verifichino situazioni di questo tipo è di fondamentale importanza per le aziende definire un processo di controllo della qualità a partire dall’acquisizione e stoccaggio delle materie prime fino all’uscita del prodotto finito. Ma poi serve l’assicuratore che, soprattutto per le imprese che si affidano in larga parte all’export, come la maggioranza di quelle attive nel settore gomma, deve poter appoggiarsi su una rete internazionale. Questo è proprio il caso di HDI, che assicura tutela legale e tecnica praticamente i tutto il mondo, attraverso sue sedi dirette oppure appoggiandosi a fiduciari. La copertura assicurata da HDI copre oltre 150 paesi nel mondo. Anche nel suo intervento D’Andreamatteo ha spiegato che cosa siano le polizze RC Prodotti e che cosa coprano e, cioè, i danni a terzi provocati dal prodotto difettoso, i danni cosiddetti immateriali, le spese di difesa per tecnici e legali. Al di là di queste caratteristiche, condivise più o meno da tutte le polizze di questo tipo, l’esperto di HDI ha però voluto sottolineare il fatto che le polizze possono essere modulate e adattate, come abiti su misura, alle specifiche esigenze di ogni azienda. L’INDUSTRIA DELLA GOMMA gennaio · febbraio 2019
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DALLE AZIENDE
Un impianto speciale per stampi speciali di Giuseppe Cantalupo
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ome: Officina Costruzione Stampi. Luogo e anno di nascita: Adrara San Martino, Bergamo, 1974. Attività: progettazione e costruzione di stampi per l’industria della gomma. Segni particolari: azienda dalla struttura stabile e solida e dall’immagine ben consolidata sui mercati. Caratteristiche principali: chiarezza di idee sugli obiettivi da raggiungere e spiccata tendenza del management all’espansione e all’innovazione tecnologica. È questa la carta di identità dell’azienda fondata quarantacinque anni fa da Guido Savoldi e specializzata nella fabbricazione di ogni tipo di stampo per la produzione di ogni tipo di articolo con ogni tipo di gomma.
Dagli O-ring in poi L’azienda nasce come produttore di stampi per O-ring, la passione del fondatore, e in questo settore prosegue la sua attività ininterrottamente negli anni - un’affermazione dopo l’altra - fino ad assumere la connotazione di azienda di successo, pienamente affidabile, nello scenario nazionale e internazionale degli stampisti. Il segreto: rapporto di fattiva collaborazione col cliente e, soprattutto, la qualità della produzione come obiettivo primario, sempre. Per-
Plant OCS : vista in 3D dei tre plants. 30
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La O.C.S. ha dato una nuova organizzazione alla produzione distribuendola fra tre strutture. Una di queste, completamente nuova, è dedicata esclusivamente alla costruzione di stampi speciali, mentre l’impianto storico continuerà a produrre gli stampi standard per O-ring. Una terza unità è rappresentata dall’impianto di cromatura, ora in fase di ampliamento
Stampi ché è la qualità quella che consolida la presenza sui mercati e facilita il percorso verso il futuro. E le tappe di questo percorso segnano le tracce di un’evoluzione continua della società bergamasca dalla nascita. Nel 2000 l’azienda allarga i suoi orizzonti di interesse avviando, nella struttura di Adrara San Martino, un impianto per la cromatura degli stampi. È un evento importante, perché il trattamento superficiale di questi prodotti rappresenta, in un certo senso, il completamento del processo di produzione. Ma, soprattutto, rivela un aspetto fondamentale della mentalità del management: l’attitudine al cambiamento e all’innovazione. Un’attitudine che negli anni suc-
più evoluti. Dopo approfondite riflessioni e attente valutazioni di studi di mercato e progetti realizzativi, Stefano Savoldi decide di dare un volto nuovo alla sua azienda, e ne organizza l’attività in una struttura più funzionale, raggruppando i diversi settori produttivi in tre divisioni separate, ciascuna con un suo profilo ben preciso e con obiettivi ben definiti. Questa nuova configurazione della società gli consentirà di conseguire due risultati importanti: diversificare la produzione per soddisfare in maniera più efficiente le richieste dei clienti, sempre crescenti e, soprattutto, orientate anche verso tipologie diverse di prodotti, e aumentare, al tempo stesso, la produttività degli impianti.
condotti da esperti fresatori, che abbiamo industrializzato la produzione degli stampi per O-ring, per cui oggi possiamo dire che abbiamo un processo con fasi e tempi di lavorazione ben definiti e standardizzati che ci permettono di programmare con buona precisione la produzione e di garantire ai nostri clienti il rispetto dei tempi di consegna stabiliti. Non solo, perché essere riusciti a standardizzare i cicli di lavorazione ha significato anche aver aumentato la produttività dell’impianto». E a questo riguardo Savoldi sottolinea, con comprensibile soddisfazione, che il 2018 è stato un anno record per il Plant 1, che ha registrato un incremento del 15% rispetto all’anno precedente in termini di quanti-
Plant OCS O-ring
tà di stampi prodotti, e la previsione è di un continuo aumento con l’arrivo della nuova fresa CNC a fine 2018.
Sopra, Cinzia Savoldi, Finance and Administration Manager O.C.S. A destra, Stefano Savoldi, General Manager O.C.S.
cessivi si concretizzerà in frequenti realizzazioni strategiche sul piano tecnologico e commerciale con i figli di Guido Savoldi – Cinzia e Stefano – , che metteranno a frutto, col cambio generazionale, l’esperienza acquisita in oltre venti anni di affiancamento al genitore in azienda. Nel 2015 Stefano prenderà le consegne dal padre nella gestione dell’azienda come general manager.
L’organizzazione per divisioni Con la nuova generazione sulla tolda di comando trovano più largo utilizzo le nuove tecnologie e i nuovi sistemi di lavoro, articolati su basi informatiche e sull’impiego di macchinari “smart”, cioè intelligenti, mossi da software sempre
La prima divisione è la “OCS O-Ring”, coincidente con la struttura attuale, quella “storica”, che ospita il “Plant 1”, ossia l’impianto che si occupa esclusivamente della produzione degli stampi per O-ring. Questa produzione è il cavallo di battaglia dell’azienda bergamasca, che ha sempre costruito, sin dalla nascita, questo tipo di stampi, dei quali si è affermata ovunque, in Italia e all’estero, come produttore affidabile e qualificato. «Abbiamo raccolto il frutto – commenta Stefano Savoldi – degli importanti investimenti che abbiamo realizzato gradualmente negli anni in macchinari che ci hanno consentito di essere sempre al passo con l’innovazione tecnologica del settore. Ed è grazie a questi macchinari,
Plant OCS Extra Oltre agli stampi per O-ring, OCS ha prodotto per anni, nella stessa struttura, anche gli stampi ‘speciali’, cosiddetti perché destinati allo stampaggio di articoli tecnici a disegno, completamente diversi per forme e dimensioni da quelli per gli O-ring standard. «Negli ultimi tempi, però – spiega Savoldi – riuscivamo con sempre maggiore difficoltà a soddisfare le richieste dei due tipi di prodotti, perché la domanda degli ‘speciali’ diventava sempre più alta e anche, o soprattutto, perché la fabbricazione di uno stampo speciale richiede attrezzature diverse e L’INDUSTRIA DELLA GOMMA gennaio · febbraio 2019
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Stampi
DALLE AZIENDE
A sinistra, stampo speciale - Stampo ad iniezione per valvole prodotto nel Plant Extra. Sotto, Vista esterna del Plant Extra terminato nel maggio 2018.
personale con adeguata preparazione specifica per gestirle: due condizioni che non trovavano soddisfacente realizzazione nella realtà operativa della nostra società “storicamente” rivolta alla produzione di stampi per O-ring». Di qui la decisione convinta del direttore della società bergamasca di costruire un impianto specificamente dedicato alla produzione degli stampi speciali in un apposito capannone ubicato nella stessa area di Adrara San Martino, ma fisicamente separato dal Plant 1 e gestito da personale specializzato. Detto, fatto. A maggio 2017 incominciano i lavori di costruzione, e a maggio 2018 finiscono. In un anno sorge e diventa operativo il “Plant Extra” per soli stampi ‘speciali’, gestito da una divisione appositamente organizzata: la “OCS Extra”, la grande e importante novità dell’anno dell’azienda bergamasca. Il nuovo edificio si estende su una superficie totale di 500 metri quadrati circa e si sviluppa su due piani. Al piano superiore troverà più agevole sistemazione, in un prossimo futuro, l’ufficio tecnico. «I macchinari installati – tiene a precisare Savoldi – sono tutti di ultima generazione. Attualmente sono operative due macchine a CNC ad alta velocità e due workstation CAM anche queste ad alte prestazioni, ed è previsto, a breve, l’arrivo di una terza fresa a cinque assi in continuo, anch’essa a controllo numerico, che consentirà di ridurre ulteriormente i tempi delle lavorazioni del Plant Extra». L’azienda ha inserito nell’organico della nuova divisione tre operatori con adeguata, specifica preparazione professionale, portando così a 32 il numero totale dei dipendenti (erano 27 a fine 2017), 32
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e altri due collaboratori di elevato livello professionale saranno assunti nel corso di quest’anno. Tutto questo anche in previsione di una crescita della domanda di stampi speciali negli anni avvenire, soprattutto dall’estero, che, secondo il direttore della società, supererebbe quella degli stampi standard per O-ring: una prospettiva che a maggior ragione impone la qualità come obiettivo primario. Ma questo è un impegno naturale per Savoldi, che infatti dichiara: «Noi puntiamo non tanto alla quantità, quanto alla qualità dei nostri prodotti». E la quota dell’export - di tutto rispetto - lo conferma. Il 60% della produzione, infatti, varca i confini nazionali, e ben l’80% del prodotto destinato all’estero è costituito dagli stampi speciali. «Li spediamo – sottolinea il responsabile dell’azienda – in Europa, principalmente, e anche in USA, Russia e India».
Plant OCS Service È l’impianto gestito dalla terza divisione, la “OCS Service”. In realtà, si tratta dell’ampliamento tuttora in corso di un impianto già esistente nell’area del Plant 1 e dedicato al trattamento superficiale – la cromatura dura a spessore – degli stampi. I lavori sono incominciati a settembre del 2018 e termineranno nell’estate di quest’anno. «Noi siamo stati i primi stampisti, nella rubber valley, ad allestire al proprio interno un reparto dedicato alla cromatura, così come siamo stati i pionieri, grazie all’intraprendenza di mio padre nel 1974, nella costruzione di stampi per gli stampato-
ri di quest’area geografica» precisa con orgoglio Savoldi. «E adesso – continua – stiamo ampliando questo reparto con delle modifiche che ci permetteranno di adottare un nuovo sistema di cromatura da noi studiato per migliorare il processo. Verranno realizzate, tra gli altri interventi, anche nuove vasche di maggiore capacità per la cromatura di stampi di grandi dimensioni: anche di 1 m x 1 m e alti 200/250 mm». Oltre a occuparsi dei trattamenti superficiali degli stampi, la divisione svolge anche la funzione di assistenza alla clientela, da cui il nome di “OCS Service” col quale si presenta. Campionature, produzioni di pre-serie, pulizia stampi, manutenzioni, riparazioni, ricambistica e assistenza diretta nei reparti di produzione dei clienti sono alcuni dei servizi che la divisione fornisce per assistere lo stampatore nella ricerca della migliore soluzione per i suoi problemi. Un lungo elenco di servizi, quindi, oltre all’ampliamento della gamma prodotti, alla scelta della qualità come obiettivo irrinunciabile della produzione e, ancora, il rispetto dei tempi di fabbricazione e di consegna come impegno imprescindibile nel rapporto col cliente: questi gli elementi distintivi con i quali O.C.S. si presenta sui mercati nazionale e internazionali come costruttore di primo piano di stampi per articoli in gomma.
DALLE AZIENDE
Sentirsi sempre giovani anche a 140 anni di Riccardo Oldani
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on sono poche le aziende attive nel settore della gomma che vantano una lunga storia. Ma Rodolfo Comerio, il produttore di macchinari, impianti e calandre di Solbiate Olona, in provincia di Varese, probabilmente batte tutti in quanto a longevità. Nel 2018 appena concluso ha completato i 140 anni di attività. Abbiamo parlato di questo traguardo con Carlo Comerio, amministratore delegato, esponente della quarta generazione che si è succeduta alla guida dell’azienda dai tempi del fondatore, Rodolfo.
D. Quale fase sta vivendo oggi la Rodolfo Comerio?
R. Ci troviamo proprio nel bel mezzo di un passaggio generazionale, un momento di solito molto delicato per un’impresa, in cui si nasconde sempre un’incognita o il timore di compiere qualche scelta sbagliata o qualche passo falso. Questo momento di transizione, in cui gli esponenti della quinta generazione della famiglia sono pronti a raccogliere il testimone mio e di mio fratello Enrico, l’attuale presidente, mi fa tornare indietro con la memoria al momento in cui fummo noi a ereditare la responsabilità della gestione dell’azienda.
Carlo Comerio, amministratore delegato della Rodolfo Comerio e, a sinistra, il fratello Enrico, presidente della società. 34
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Ha compiuto 140 anni nel 2018 la Rodolfo Comerio di Solbiate Olona, importante produttore di macchinari speciali per la filiera della gomma e della plastica, tra cui calandre di dimensioni enormi, le più grandi del mondo. Carlo Comerio, amministratore delegato, esponente della quarta generazione di manager della famiglia, ci ha raccontato i programmi futuri, ricordando le radici su cui l’azienda ha basato la sua lunga storia e tratto la spinta per una continua innovazione
Macchinari
Le nuove strutture di Rodolfo Comerio a Solbiate Olona e, in basso, gli ambienti rinnovati, con pavimenti in laminato realizzati grazie ai macchinari ideati e prodotti dall'azienda.
D. Come andò allora? R. Io personalmente non ebbi tempo di fare alcun tipo di training. Era il 1964 e stavo iniziando gli studi al Politecnico quando, improvvisamente, morirono entrambi i proprietari dell’azienda, mio padre e mio zio. Io e mio fratello ci trovammo catapultati in una nuova realtà da un momento all’altro, come accendere e spegnere un interruttore. Poteva andare bene o concludersi in un disastro. Avevo 19 anni, mio fratello ne aveva 26. Ho comunque continuato l’università fino alla fine degli anni Sessanta, proprio nel cuore di un periodo di trasformazione, turbolento e difficile per molte realtà aziendali come la nostra. Mio fratello mi aspettò e appena laureato l’ho affiancato a tempo pieno nella gestione. Era un periodo di forte crescita, con tanto lavoro, molte commesse, la sensazione di vivere una fase di progresso senza limiti. Ora la situazione è diversa. La nuova
di tre volte il fatturato e abbiamo dovuto riorganizzare l’azienda. Se triplico un fatturato per cui mi bastavano, mettiamo, 100 addetti, è chiaro che non ho la necessità di triplicare anche il personale, ma al tempo stesso devo pensare a un incremento dell’organico. Inserire nuove persone in un’azienda è però un processo che richiede molta attenzione. Non è possibile duplicare le figure e decidere, per esempio, di avere due capi officina, due capi dell’ufficio tecnico o due responsabili marketing. S’impone invece una diversa suddivisione dei compiti, che porta con sé anche un cambio di tutti i ruoli. Le funzioni, le competenze, le mansioni vanno ristudiate e ricondivise, creando anche ruoli nuovi. È un passo organizzativo molto complesso, che apparentemente può sembrare semplice, ma che richiede anche un’ottima pianificazione e una forte condivisione da parte del personale. Non basta, infatti, fidelizzare aziende esterne o ampliare il parco fornitori per far fronte all’umento delle commesse, perché non tutte le funzioni aziendali possono essere esternalizzate. generazione ha la possibilità di essere formata e preparata e ha opportunità migliori, rispetto a quelle che avemmo noi, per inserirsi subito in modo produttivo nell’azienda.
D. Però lo scenario oggi è molto diverso. La complessità del lavoro è maggiore. È difficile sapersi orientare e anche aggiornare le proprie competenze. Che cosa ne pensa?
R. Noi siamo reduci da un periodo di forte crescita del fatturato che ha comportato anche un aumento del personale. Congiunture simili sono la manna per ogni azienda, ma pongono anche problemi che bisogna essere in grado di affrontare nel modo corretto. Nel momento in cui aumentano gli ordini dei clienti, nessun imprenditore al mondo li rifiuta. Ma poi bisogna trovare la soluzione per onorare gli impegni. In pochi anni noi abbiamo aumentato
D. Che cosa ha comportato questa crescita?
R. Per un’azienda come la nostra è fondamentale anche modernizzarsi continuamente, rinnovare strutture e tecnologie. Per esempio noi, dall’inizio del 2018, abbiamo introdotto un nuovo gestionale che è in grado di realizzare la pianificazione delle attività, ovviamente sulla base dei dati con cui viene impostato. Anche la ristrutturazione degli uffici e degli spazi produttivi diventa fondamentale, per far fronte alla crescita del personale. Nel 2018 abbiamo provveduto a una ristrutturazione completa degli ambienti di lavoro, tra l’altro utilizzando prodotti realizzati dai nostri clienti con le nostre macchine, come per esempio pavimenti vinilici in finto legno di nuova concezione o soffitti in teli di pvc tensionati. Abbiamo anche rifatto la pavimentazione dell’ofL’INDUSTRIA DELLA GOMMA gennaio · febbraio 2019
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Stampi
DALLE AZIENDE
tare un capannone vicino in cui dare vita al nostro progetto nei tempi che avevamo stabilito. Si immagini lei quali costi comporta una situazione di questo genere per un’azienda come la nostra. Abbiamo anche dovuto sostenere degli oneri di rimboschimento, perché il terreno che abbiamo acquisito, destinato a uso industriale, in realtà era coperto da un bosco che dovevamo quindi abbattere. Parliamo di un costo di 500 mila euro soltanto per questa operazione. Per non parlare delle difficoltà poste sul progetto, con continue revisioni, problemi nella scelta dei colori, delle piante da posizionare in giardino. Un insieme di ostacoli e di difficoltà inimmaginabili. Noi tra l’altro non avevamo alternative perché i nuovi spazi ci servivano anche per gestire una commessa il cui valore avrebbe significato metà del fatturato di un anno.
D. Era così anche quando avete iniziato?
R. No, una volta c’era un altro modo di
ficina. Nella zona dedicata alla produzione abbiamo recuperato spazi ottimizzando la gestione logistica del materiale, in entrata e in uscita, che è fondamentale in un’azienda come la nostra nella quale, più che costruire macchine vengono realizzati impianti completi. Noi acquisiamo materie prime e componenti, ma poi in azienda li lavoriamo e li traformiamo, oltre a realizzare l’assemblaggio e il collaudo. Dopo i test, gli impianti vanno smontati e imballati per procedere alla spedizione. Il tutto va gestito con molta attenzione per non creare una confusione totale tra materiali in entrata, in lavorazione o in uscita. Per questo abbiamo deciso un ampliamento della superficie, dedicando un nuovo spazio alla ricezione delle merci in arrivo, al loro controllo, verniciatura e stoccaggio, per avere poi a disposizio36
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ne tutti i materiali necessari ai montaggi, che sono organizzati in isole di produzione. A fine ciclo un’altra area è destinata agli imballi per la spedizione. In questo modo gli spazi destinati al montaggio restano sempre puliti e funzionali.
D. Un notevole progetto di ampliamento, quindi. È andato tutto secondo i piani?
R. In realtà no. Abbiamo acquisito il terreno per realizzare il nuovo capannone in cui collocare le nuove aree dell’azienda, ma le autorizzazioni per la costruzione hanno richiesto più di due anni e ancora adesso non m è chiaro quale ente fosse deputato a gestire la questione. È stato tutto un rimbalzo di competenze. Per ovviare al problema abbiamo dovuto affit-
vedere l’industria, molto più positivo e propositivo. Quando Rodolfo Comerio iniziò aveva annessa anche la fonderia. All’epoca tutta la zona di Busto prosperava grazie all’industria tessile ed era nota come la Manchester d’Italia. Servivano quindi grandi calandre tessili, che erano il nostro prodotto in quei tempi. Con il periodo delle guerre e la crescente richiesta di armamenti Rodolfo Comerio iniziò a produrre anche macchine utensili. Sempre in quell’epoca entrammo in contatto con partner tedeschi specializzati nella produzione e utilizzo di plastica e gomma. Tra la Prima e la Seconda Guerra Mondiale iniziammo così a costruire macchine per l’industria della gomma, in particolare pneumatici, per la Pirelli. In seguito, prima ancora della fine della Seconda Guerra, apprendemmo anche le tecnologie per la lavorazione del pvc, realizzando la prima calandra in Italia per questo tipo di produzione. Rispetto a quelle attuali aveva la dimensione di una macchina da laboratorio, ma allora era già utilizzata per la produzione di lastre in pvc trasparenti. Più di recente abbiamo realizzato l’impianto di produzione attuale, negli anni Ottanta, nella periferia di Busto Arsizio.
Macchinari
Tutto lo staff di Rodolfo Comerio di fronte a una delle enormi calandre consegnate dall'azienda lo scorso anno. Nella pagina a fianco, foto storiche della fonderia.
D. Una crescita che non è stata quindi soltanto di spazi e di persone, ma anche di tecnologie. Quali tappe importanti ricorda?
R. Abbiamo registrato tanti brevetti per le nostre macchine, introdotto tanta innovazione. Tra gli ultimi sviluppi abbiamo messo a punto un processo, attraverso una nostra calandra, per realizzare in modo automatico grandi lastre di laminato per pavimenti. Sono stato di recente in Cina, a visitare fabbri-
che dove realizzano prodotti simili, ma con un processo manuale, che al di là del fatto di richiedere una grande quantità di personale è anche estremamente faticoso e usurante. Mi sembrava di stare in un girone dantesco. Gli operai introducevano a mano il materiale nelle presse a caldo e lo estraevano sempre a mano, in mezzo al calore e ai fumi. Con il nostro sistema i materiali che compongono il laminato sono assemblati e calandrati in modo automatico. Un grande produttore belga lo ha visto e
ha deciso di adottarlo. Dopo aver installato il primo impianto in continuo ne ha ordinati altri per stabilimenti negli Stati Uniti. Di recente è stato acquisito da un grosso gruppo americano che ha in mano il mercato di questi pavimenti, che negli Usa vengono cambiati a un ritmo impensabile per noi, in media ogni due anni. Quindi c’è una grande domanda e una grande produzione. Adesso anche i cinesi stanno arrivando a chiederci queste calandre, per cui ci stiamo riaffacciando anche sul mercato in Cina, dove la richiesta di nostre macchine per la gomma, e in particolare per i pneumatici, è un po’ calata. Insomma: i mercati si rinnovano continuamente. Quello che resta, e che consente di progredire, è la capacità tecnologica di innovare senza mai fermarsi.
DALLE AZIENDE
Che cosa succede nel nido del Condor di Giuseppe Cantalupo
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asce il primo di agosto del 1980 a Fagnano Olona, Varese, e, alle soglie dei primi quarant’anni di attività, la Condor’s Rubber mostra ancora lo stesso dinamismo e le stesse capacità realizzative che spinsero Fulvio Orsolini a fondarla. Sempre stato molto attivo Orsolini a elaborare progetti, idee e a metterle in pratica. Basti pensare che da ricercatore chimico nel campo dei polimeri elastomerici, fa dapprima buon uso dell’esperienza e delle sue conoscenze tecniche come dirigente di stabilimento di un’azienda del settore della lavorazione della gomma. Successivamente realizza la sua grande aspirazione: mettersi in proprio, e fonda la Condor’s Rubber. In ventun anni, a partire dal 1980, trasferisce ben tre volte la sua azienda in sedi via via più ampie, arrivando ai 12.000 metri quadrati totali dell’insediamento attuale (6.200 quelli coperti) dai 700 della prima sede (100 i coperti), passando per i 4.000 metri quadrati complessivi, di cui 1.600 coperti, della seconda. È la prova inconfutabile del successo senza sosta che l’azienda ha sempre incontrato sui mercati per il contenu-
Vista ingresso principale della Condor’s Rubber. 38
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Ha quasi quarant’anni la Condor’s Rubber, ma non li dimostra. Merito soprattutto di quella fucina di idee che è il suo fondatore, Fulvio Orsolini. Nello stampaggio di articoli in gomma è sempre riuscito a portare a termine con rigore e scrupolo professionale non comuni i progetti anche più impegnativi sul piano tecnico e tecnologico e a conferire alla sua società la fisionomia del complesso industriale moderno e innovativo
Stampaggio
A sinistra, una fase della lavorazione. In basso, il magazzino prodotti finiti.
to tecnologico e il livello qualitativo, entrambi elevati, dei suoi prodotti, per cui la necessità di locali sempre più spaziosi per potervi installare più macchinari anche tecnologicamente più avanzati diventava, negli anni, un’esigenza imprescindibile.
Un successo che non conosce sosta L’azienda varesina occupa una posizione di primo piano a livello internazionale tra i produttori di articoli in gomma mediante stampaggio a iniezione. Il parco macchine annovera presse oriz-
zontali e verticali aggiornate all’ultima tecnologia, con forza di chiusura fino a 8.000 kN e piani 1.000 x 1.000 mm, e equipaggiate con unità di iniezione fino a 4.000 cm3 di volume. La gamma prodotti comprende principalmente particolari prodotti su disegno del cliente ed è ‘semplicemente’ vasta. Copre, infatti, numerosi settori industriali quali, per citarne solo alcuni tra i principali, auto e moto, elettrodomestico, elettrico, casalingo, nautico, medicale, cosmetico. Si tratta di giunti, passacavi, soffietti di ogni forma, genere e dimensione, guarnizioni di tenuta, O-ring, tubi e manicotti, raccordi, e molti altri articoli ancora, sempre a disegno del cliente, prodotti anche nelle versioni colorate. Una produzione che include, fondamentalmente, pezzi sovra-stampati in gomma-plastica, gomma-metallo e gomma-metallo-plastica e che Orsolini segue sempre con la stessa passione che nell’agosto di trentanove anni fa lo spinse a fondare la Condor’s Rubber e che egli stesso è riuscito a trasmettere ai suoi collaboratori. È appunto questo il commento del ragioniere Fabio Fantinato, procuratore speciale della società che abbiamo incontrato in azienda insieme a Orsolini e alla figlia di questi, Paola, amministratore delegato, quando afferma: «La passione del presidente per lo stampaggio della gomma ci è stata trasmessa e la recepiamo quasi come fattore di importanza strategica nel lavoro, perché rende più facile e anche più immediato e costruttivo il rapporto di collaborazione con il cliente». E questo è l’aspetto della politica aziendale al quale Orsolini tiene molto, perché solo lavorando a contatto col cliente si arriva prima e nella maniera più soddisfacente al risultato voluto. Ampia è anche la tipologia delle gomme utilizzate, e cioè: NR, SBR, BR, NBR, L’INDUSTRIA DELLA GOMMA gennaio · febbraio 2019
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Stampi
DALLE AZIENDE
A sinistra il reparto stampaggio. Sotto, Selezione automatica.
Il fiore all’occhiello
HNBR, ACM, EAM, EPM, EPDM, CO, ECO, VMQ, VMFQ e FKM. In pratica, tutte quelle che il mercato mette oggi a disposizione degli stampatori. «A questo riguardo, è importante un’osservazione – precisa Orsolini a proposito delle gomme che utilizza nel settore automo40
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bilistico - , e cioè che l’industria dell’auto sta sempre più spostando la sua preferenza verso manufatti stampati con gomme a più alta resistenza termica e chimica, quali, per esempio, la gomma etilene-acrilato, l’epicloridrina, la siliconica, la fluorurata».
L’80% della produzione dell’azienda va all’industria dell’auto. Un settore, questo, nel quale la società di Fagnano Olona vanta l’utilizzo dei suoi articoli da parte delle maggiori case automobilistiche, non solo europee. Nomi del calibro di Volkswagen, BMW, Mercedes, Gruppo PSA, Gruppo FCA, Lotus, Ford, Toyota, General Motors, rendono bene l’idea del livello qualitativo raggiunto dalla produzione Condor’s Rubber per l’auto. Una produzione che da diversi anni offre ai mercati un pezzo dall’elevato contenuto tecnologico che ha conquistato e detiene nel settore una collocazione di prestigio ben salda e in continua espansione e che proprio per questo si può ben dire, a ragione, che è il fiore all’occhiello dell’azienda. Parliamo della versione moderna, completamente rinnovata del capocorda: una boccola d’acciaio co-stampata con gomma e plastica che consente una connessione tra il motore e il cambio nelle vetture più facile da realizzare e, al tempo stesso, più stabile e anche più resistente all’usura e, quindi, anche più duratura. È il risultato di una decisione, vincente anche questa, di Fulvio Orsolini. «La sola più alta qualità della produzione – è stato, a suo tempo, il ragionamento del titolare della società – non basta per staccare la concorrenza, acquisire nuovi clienti, convincere quelli difficili e entrare in nuovi mercati. È necessario proporre qualcosa di nuovo o, comunque, di completamente diverso dalla routine, specie sul piano tecnologico, e capace, proprio per questo, di prestazioni superiori». Pensato e fatto, secondo lo stile di lavoro di Orsolini, che non lascia a lungo nell’incubatrice le sue idee. I soliti capicorda reperibili sul mercato erano difficili da montare e da smon-
Stampaggio tare e avevano una vita breve. E allora lui progetta, brevetta e realizza un nuovo pezzo facile da montare e da rimuovere.
Un successo senza confini Sin dalla sua prima uscita sui mercati, il pezzo ha incontrato ovunque, sia in Italia che all’estero, un successo superiore a ogni aspettativa. Un successo che non conosce sosta, anche o soprattutto grazie ai miglioramenti che la Condor’s Rubber apporta progressivamente all’articolo per aumentarne l’efficienza o per soddisfare particolari esigenze di specifiche delle case automobilistiche che, in numero sempre crescente, ne fanno richiesta. Specie dall’estero. «Questo mercato – ci dice, infatti, Orsolini – si è notevolmente espanso e, per quanto riguarda il nostro lavoro, molti nostri clienti non sono italiani. Rispetto a una quindicina di anni fa, quando il rapporto Italia/estero delle nostre vendite era 80/20, oggi questo rapporto si è quasi invertito: il 30% della nostra produzione resta in Italia e il 70% varca il confine, diretto principalmente in Europa». L’azienda di Fagnano Olona vanta una presenza importante con i suoi prodotti in Germania, Norvegia, Romania, Polonia, Turchia, Spagna, Brasile, Francia. I prodotti del settore automobilistico vengono venduti prevalentemente ai fornitori dei costruttori di autoveicoli, ma l’azienda è anche fornitrice diretta di alcune rinomate case automobilistiche multinazionali come, per esempio, BMW, Ford, Lotus.
stria dell’auto. Alcune case automobilistiche prediligono anche l’acquisizione, da parte dei loro fornitori, della certificazione UNI EN ISO 14001, specifica per il sistema di gestione ambientale, che stabilisce i requisiti che un’azienda deve possedere perché la sua attività sia rispettosa dell’ambiente e ne certifica il possesso da parte dell’azienda stessa. Ormai – aggiunge l’amministratore delegato – le certificazioni tendono sempre meno a essere di prodotto e di processo e sempre più a prendere in considerazione la qualità del lavoro aziendale nella sua globalità. La qualità aziendale per noi riguarda tutto: ogni lavoro o azione è eseguita rispettando l’etica. E la nostra etica non si ferma alla moralità e all’attenzione nei confronti dei nostri collaboratori o fornitori, alla sicurezza e all’ambiente lavorativo, ma va oltre, con attenzione e cura anche all’esterno della nostra azienda». L’applicazione della 14001 non è obbligatoria, ma è adottata per scelta volontaria. E questo aspetto della regolamentazione rende certamente pre-
miante, per un’azienda che tenga alla sua immagine, acquisire la certificazione. «Anche perché – commenta Fantinato – le case automobilistiche, specie quelle multinazionali, stanno diventando sempre più sensibili alle problematiche ecologiche sollevate dall’uso dell’auto, specie per quel che riguarda la quantità e, soprattutto, la qualità delle emissioni nell’ambiente». La Condor’s Rubber ha deciso di conseguire la certificazione ISO 14001 e sta lavorando per ottenerla «a brevissimo» - precisa con compiacimento Orsolini - . È la dimostrazione più concreta, da un lato, della sensibilità del management aziendale al tema della salvaguardia della natura; dall’altro, della sua capacità di essere in grado di controllare i suoi processi in modo da evitarne gli impatti negativi sull’ambiente. Una decisione perfettamente in chiave con lo stile di lavoro di Fulvio Orsolini, pragmatico, risoluto e lungimirante nel fronteggiare situazioni importanti per il successo dei suoi prodotti e per l’immagine della sua azienda.
L'importanza della certificazione Oltre alla qualità del prodotto, che è sempre più apprezzata e richiesta dalle case automobilistiche, ha svolto certamente un ruolo importante nell’espansione del mercato del capocorda la certificazione della qualità della produzione aziendale, articolata nei vari attestati di cui è in possesso la Condor’s Rubber. «A garanzia del rispetto degli standard di qualità della nostra produzione – ci dice Paola Orsolini – noi abbiamo conseguito fin dagli anni ’90 le certificazioni qualitative, partendo dalla UNI EN ISO 9002:1994 per il sistema della gestione della qualità e arrivando ora alla ISO 9001:2015 e alla IATF 16949, specifica per la produzione di parti per l’indu-
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DALLE AZIENDE
Come rilevare difetti superficiali in estrusi in gomma senza contatto L
a Zumbach Electronics è una società svizzera fondata nel 1957 da Bruno Zumbach ed è leader mondiale nella fabbricazione di una linea completa di strumenti di misurazione e monitoraggio estremamente precisi e affidabili per le industrie produttrici di fili e cavi, fibre ottiche/vetro, acciaio e metallo, articoli in gomma e materie plastiche: strumenti di alto livello qualitativo e tecnologicamente all’avanguardia grazie alla rigorosa osservanza, da parte del costruttore, degli standard qualitativi dettati dalla ISO 9001:2015. Con una storia vissuta di oltre sessant’anni di successi, l’azienda, che è ancora a gestione familiare, ha oggi la configurazione di un gruppo internazionale formato da 11 società in Europa, Stati Uniti, Sud America e Asia e opera attraverso oltre 40 agenzie distribuite in numerose aree industriali. Le unità produttive sono ubicate in Svizzera e negli Stati Uniti, e in queste aree sono anche attivi Centri R&D.
I sensori KW 13TRIO e KW 33TRIO di Zumbach, per il rilevamento di difetti superficiali di articoli estrusi in gomma, tra cui grumi, deformazioni e fori. Sono in grado di lavorare fino a una velocità di scorrimento di 3.000 metri al minuto. 42
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Zumbach Electronics, uno dei principali produttori di sistemi di misurazione, monitoraggio e controllo in linea di articoli in vari materiali, ha realizzato dispositivi speciali per la rilevazione di difetti di produzione senza contatto. Si tratta dei sensori delle serie KW13TRIO e KW33TRIO, in grado di verificare in tempo reale la qualità di tubi ed estrusi in gomma fino alla velocità di 3.000 metri al minuto
Controllo qualità Due sensori KW 33TRIO, a tre assi non ortogonali, possono essere accoppiati in un sistema a due in grado di controllare su sei assi prodotti che richiedono un controllo particolarmente preciso per manufatti molto complessi o per la verifica di tolleranze particolarmente restrittive.
Le soluzioni per tubi, guarnizioni ed estrusi in gomma
Dal settore metallurgico alla gomma Grazie al sistema di misura laser ODAC senza contatto, l’azienda trova in origine facilmente mercato presso le aziende metallurgiche che operano nel settore dell’orologeria, e da questo settore le pervengono richieste di sistemi di controllo per una produzione più sicura e prodotti di più alta qualità. Zumbach realizza, a tale scopo, dispositivi che in breve tempo si rivelano adatte anche a molti altri settori industriali, tra i quali quello della gomma. Sono macchine capaci di misurare e monitorare in continuo con estrema precisione durante il processo produttivo diametri, ovalità, spessori di pareti, concentricità e forme di profilati e tubi di metallo, plastica e gomma.
In particolare, sono di interesse per il settore gomma i sensori KW13TRIO e KW33TRIO, che non rilevano le dimensioni dei prodotti, ma sono in grado di controllare la quantità di luce che li attraversa. Sfruttando questa proprietà, con l’ausilio anche di lenti speciali, la casa svizzera ha progettato e realizzato dispositivi ad elevata sensibilità in grado di rilevare difetti superficiali come grumi, deformazioni improvvise e fori rilevabili a velocità di scorrimento dell’estruso che arrivano anche a 3.000 metri al minuto. Esistono diverse versioni del KW. Inizialmente era a un asse solo; poi è stato sviluppato il tipo a due assi perfettamente ortogonali. Questa soluzione, però, non consentiva un’ispezione integrale dell’articolo, perché lasciava zone d’ombra che sfuggivano al controllo. Il costruttore ha sviluppato, allora, il dispositivo a tre assi non ortogonali, che nel caso dei tubi, per esempio, garantisce una copertura completa del diametro. Per manufatti più complessi o
I display abbinati ai dispositivi Zumbach utilizzano sistemi di comunicazione TCP/IP o anche OPC UA, ormai diventato lo standard in Industry 4.0
tolleranze più restrittive viene accoppiato con un altro identico, in modo da realizzare un sistema a sei assi. I dispositivi KW di ultima generazione utilizzano una nuova tecnologia elettronica che li rende completamente insensibili alla luce ambiente, migliorando così ulteriormente l’efficienza del sistema. Per il controllo di articoli di grandi dimensioni la casa svizzera ha ampliato la gamma dei sistemi a scansione laser ODAC nella versione TRIO a tre assi con l’inserimento dei modelli Superfast (FF) che, rispetto ai dispositivi standard, lavorano con la nuova frequenza di scansione a 3.000 Hz. Per il rilevamento dei difetti di produzione, la gamma prodotti Zumbach offre anche altri sistemi che adottano tecnologie differenti come, per esempio, le telecamere. Si tratta, però, di sistemi che, per il rapporto qualità/prezzo, vengono utilizzati in altri settori e per il controllo di produzioni di lunga durata che non richiedono una presenza continua dell’operatore. Il dispositivo KW, che specie nel caso dei tubi e delle guarnizioni in gomma, consente un controllo qualità in linea molto efficiente con la pronta intercettazione dei difetti, è certamente quello che agevola un più rapido ritorno dell’investimento.
Il controllo qualità e l’Industria 4.0 Nell’ottica dell’Industria 4.0, Zumbach offre diverse possibilità di comunicazione. L’apparecchio utilizzato come sensore nel PLC può essere integrato tramite qualsiasi interfaccia nota come, per esempio, Profibus (Process Field Bus), Profinet (Process Field Net), Ethernet e altre. I display dei processori Zumbach hanno già la possibilità di comunicare con il classico TCP/IP (Transmission Control Protocol/Internet Protocol). Non solo, ma sono anche in grado di comunicare con il linguaggio OPC UA, che è lo standard comunicativo dell’Industria 4.0. Il costruttore svizzero, inoltre, da metà 2018 ha attivato un web server che consente di visualizzare in remoto, controllare e tarare i dispositivi KW in maniera più semplice. Una soluzione che permetterà anche la futura implementazione di un servizio di assistenza remota. L’INDUSTRIA DELLA GOMMA gennaio · febbraio 2019
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NORMATIVE
Regolamento CLP: un nuovo adeguamento di Beatrice Garlanda
A LUGLIO 2018 È STATA PRODOTTA LA VERSIONE AGGIORNATA DEL TESTO UNICO SULLA SALUTE E SICUREZZA SUL LAVORO, COMPOSTO DA BEN 306 ARTICOLI E 51 ALLEGATI. IN QUESTO ARTICOLO ESAMINIAMO IL COMPLESSO APPARATO SANZIONATORIO A CARICO DI DATORI DI LAVORO, DIRIGENTI, INCARICATI PREPOSTI, LAVORATORI E ANCHE PROGETTISTI, FABBRICANTI, FORNITORI E INSTALLATORI DI MACCHINARI INDUSTRIALI CHE NON RISPETTINO LE NORME
L
a Gazzetta Ufficiale UE del 5 ottobre 2018 pubblica il regolamento (UE) n. 2018/1480 recante modifica del regolamento (CE) n. 1272/2008 (regolamento CLP) relativo alla classificazione, all’etichettatura e all’imballaggio delle sostanze e delle miscele e che corregge il regolamento (UE) 2017/776 della Commissione. Il nuovo provvedimento adegua per la tredicesima volta al progresso tecnico (ATP) il testo del 2008 e, in particolare, ne modifica l’allegato VI. Va precisato che la tabella 3.1 (divenuta poi tabella 3) dell’allegato VI del regolamento CLP contiene l’elenco della classificazione e dell’etichettatura armonizzate di sostanze pericolose in base ai criteri di cui all’allegato I, parti da 2 a 5, del regolamento stesso. Ai sensi dell’articolo 37 del regolamento CLP, sono state successivamente trasmesse all’ECHA proposte per modificare la tabella di cui sopra. Sulla base dei pareri forniti su queste proposte dal comitato per la valutazione dei rischi dell’Agenzia e dei commenti ricevuti dalla parti interessate, sono state introdotte, aggiornate o abrogate la classificazione e l’etichettatura di determinate sostanze. L’allegato VI del regolamento CLP è modificato conformemente all’allegato del regolamento (UE) n. 2018/1480. Vediamo come.
Denominazione chimica Va innanzitutto precisato che, nell’allegato VI, i titoli del punto 1.1.1.4. della parte I e della seconda colonna della tabella 3.1 sono modificati i “dati di identificazione internazionale” sono stati modificati in “denominazione chimica”. La ratio di tale cambiamento si ritrova nell’allegato del regolamento (UE) 2018/669, ai sensi del quale i nomi delle sostanze chimiche di cui alla tabella 3 corrispondenti ai “dati di identificazione internazionale” devono comparire nella medesima lingua della versione linguistica del regolamento pubblicato (non più solo in inglese). Va da sé che l’applicazione del regolamento che prevede la traduzione, nelle diverse lingue comunitarie, delle sostanze figuranti nella tabella fa perdere il carattere internazionale ai dati di identificazione.
Stima di tossicità acuta Nella tabella 3.1 il titolo della penultima colonna diviene “Limiti di concentrazione specifici, fattori M e STA(*) . L’asterisco specifica che le STA per le vie di esposizioni orali e cutanee sono espresse in mg/kg di peso corporeo. A tale proposito si precisa che il regolamento (UE) 2017/776 ha aggiunto i valori stima di tossicità acuta (STA) tra le informazioni da indicare per la classificazione e l ’etichettatura di determinate sostanze ai fini della classificazione delle miscele.
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L’INDUSTRIA DELLA GOMMA gennaio · febbraio 2019
Sostanze Tabella 3 Nella tabella 3.1 dell’allegato VI (più propriamente ora tabella 3) sono sostituite le voci corrispondenti a 18 sostanze (cfr. tabella A) e sono introdotte 16 nuove voci (cfr. Tabella B) Spendiamo ora due parole per chiarire che cosa la tabella 3 indica per ogni voce Ad ogni voce sono attribuiti un numero indice, un numero CE e un numero CAS. Il numero indice è assegnato in funzione del numero atomico dell’elemento più caratteristico delle proprietà della sostanza; il numero CE è il numero ufficiale della sostanza nella UE e il numero CAS (Chemical Abstract Sevice) serve a facilitare l’identificazione della voce, distinguendo tra le forme anidre e le forme idrate di una sostanza. Per quanto riguarda la denominazione chimica, se possibile, le sostanze pericolose sono identificate con le denominazioni IUPAC (International Union of Pure and Applied Chemistry). Le sostanze incluse negli elenchi EINECS, ELINCS o degli ex polimeri sono designate con le denominazioni che figurano in tali elenchi. In alcuni casi sono inserite altre denominazioni, per esempio quelle usuali. Per quanto riguarda la classificazione dobbiamo ricordare che essa si basa sui criteri di cui all’allegato I del regolamento CLP, in conformità all’art. 13 dl regolamento stesso. Per ogni voce sono indicati i codici che rispondono alle classi di pericolo e le categorie/divisioni/tipi di pericolo all’interno di ogni classe. Sono anche indicati i codici di indicazioni di pericolo (frasi H), in conformità all’allegato III del regolamento CLP. Alcune frasi H sono accompagnate da lettere. Le frasi H presenti nelle voci aggiornate o inserite dal regolamento (UE) 2018/1480 nella tabella 3 dell’allegato VI sono riportate nella tabella C. Le colonne della tabella 3 relative all’etichettatura riportano i codici GHS (Globally Harmonised System) dei pittogrammi di pericolo, secondo quanto disposto dall’allegato V del regolamento CLP ed i codici di avvertenza “Wng” (warning = attenzione) per i pericoli meno gravi o “Dgr”(danger = pericolo) per quelli più gravi. Riportano, inoltre, i codici di indicazione di pericolo di cui all’allegato III del regolamento CLP Sempre nelle colonne dedicate all’etichettatura, troviamo i codici delle informazioni supplementari. A tale proposito, segnaliamo che il regolamento (UE) 2018/1480 riporta una voce con il codice supplementare EUH031 “A contatto con acidi libera gas tossici” e tre voci con il codice EUH071 “Corrosivo per le vie respiratorie” (vedi tabelle A e B). Si tenga presente che i codici supplementari sono stati inseriti dalla UE là dove non c’è corrispondenza nel sistema GHS. L’etichettatura prevede poi l’indicazione dei limiti di concentrazione specifica, fattori M e stime di tossicità acuta (STA). Su questo punto dobbiamo fare riferimento a quanto previsto dal regolamento (UE) 2017/776 e segnalare che le STA per le vie di esposizioni orali o cutanee sono espresse in mg/kg di peso corporeo. Infine va chiarito il significato delle note B e D che troviamo nelle tabelle di aggiornamento della Tabella 3 dell’allegato VI La nota B stabilisce che talune sostanze (acidi, basi) sono immesse sul mercato in soluzioni acquose a diverse concentrazioni e richiedono pertanto una classificazione e un’eti-
chettatura diverse dal momento che i pericoli variano in funzione della concentrazione. Per le sostanze accompagnate dalla nota B la tabella 3 dell’allegato VI riporta una denominazione generale del tipo “acido nitrico..%”. In questo caso il fornitore deve indicare in etichetta la concentrazione della soluzione in percentuale La nota D, invece, riporta che certe sostanze suscettibili di polimerizzazione o decomposizione spontanee sono generalmente immesse sul mercato in una forma stabilizzata. E’ in tale forma che sono indicate nell’allegato VI, parte 3 del regolamento CLP. Tuttavia tali sostanze sono talvolta immesse sul mercato in una forma non stabilizzata. In tal caso, il fornitore che le immette sul mercato deve indicare sull’etichetta il nome della sostanza seguito dai termini non stabilizzato/a
Rettifica del regolamento (UE) 2017/776 Va ricordato che le direttive 67/548/CEE e 1999/45/CE sono state abrogate dal primo giugno 2015. Per conformarsi a tale abrogazione il regolamento (UE) 2016/1179 ha eliminato la tabella 3.2 dell’allegato VI del regolamento CLP. Tale modica è entrata in vigore il 1° giugno 2017. L’allegato VI è stato ulteriormente modificato dal regolamento (UE) 2017/776 della Commissione per sopprimere i riferimenti alla tabella 3.2, convertire i riferimenti alla tabella 3.1 in riferimenti alla tabella 3 e sopprimere i riferimenti alle direttive abrogate. A causa, però, di un errore nell’articolo 2 di questa ultima direttiva non sono state elencate due modifiche che si sarebbero dovute applicare a decorrere dal primo giugno 2017, riguardanti la spiegazione delle note e la modifica del titolo da “tabella 3.1” a “Tabella 3” Questa svista è sanata ai sensi del regolamento (UE) 2018/1480 . Si conferma, perciò, che il regolamento (UE) 2017/776 si applica a decorrere dal primo dicembre 2018, ad eccezione dei punti 1), 2) e 3) lettere a), b) e c) del suo allegato che si applicano a decorrere dal primo giugno 2017. Si tratta quindi di una modifica retroattiva che, però, essendo puramente formale non pregiudica i diritti e gli obblighi dei fabbricanti, degli importatori e degli utilizzatori a valle.
Entrata in vigore e applicazione Il regolamento (UE) 2018/1480 è entrato in vigore il 25 ottobre 2018. Non è però necessario confromarsi subito alle classificazioni armonizzate nuove o modificate, in modo da dare tempo ai fornitori di adeguare l’etichettatura e l’imballaggio delle sostanze e delle miscele alle classificazioni nuove o aggiornate e di smaltire le scorte esistenti. Tali classificazioni si applicheranno, infatti, a decorrere dal 1° maggio 2020. In deroga è però consentito classificare, etichettare ed imballare le sostanze e le miscele secondo il nuovo provvedimento, anche prima di tale data. Le modifiche legate al campo di intestazione della seconda colonna della tabella 3 (denominazione chimica) si applicano, invece, a decorrere dal primo dicembre 2019. L’INDUSTRIA DELLA GOMMA gennaio · febbraio 2019
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NORMATIVE Tabella A - Voci aggiornate ai sensi del regolamento (UE) 2018/1480 Numero della sostanza
Denominazione chimica
Numero CE
Numero CAS
006-044-00-7
Isoproturon (ISO); 3-(4-soproopilfenil) -1,1-dimetilurea
251-835-4
3412359-6
211-987-4
732-11-6
-
7927727-3
Fosmet (ISO);
015-101-00-5
S-[(1,3-diosso-1,3 diidro-2Hisoindol-2-il)metile] O,O- dimetil fosforoditioato; O,O-dimetil-S-ftalimmidometil fosforoditioato Tifensulforon -metile (ISO);
016-096-00-2
3-(4-metossi-6-metil-1,3,5triazin-2-ilcarbamoil-sulfamoil) tiofene-2-carbossilato di metile
017-011-00-1
Ipocliorito di sodio, soluzione...% Cl attivo
231-668-3
7681-52-9
025-002-00-9
Permanganato di potassio
231-760-3
7722-64-7
603-180-00-4
Colecalciferolo; vitamina D3
200-673-2
67-97-0
604-014-00-3
Clorocresolo; 4-cloro-m-cresolo; 4-cloro-3-metilfenolo
200-431-6
59-50-7
604-016-00-4
1,2-diidrossibenzene; pirocatecolo
204-427-5
120-80-9
604-090-00-8
46
4-tert-butilfenolo
L’INDUSTRIA DELLA GOMMA gennaio ¡ febbraio 2019
202-679-0
98-54-4
Classificazione Codici d classe e categoria Codici di indicazioni di pericolo di pericolo Carc.2 H351 STO RE 2 H373 Aquatic (sangue) Acute 1 H400 Aquatic Chronic 1 H410 Repr.2 H361f Acute Tox.4 H332 Acute Tox.3 H301 STOT SE 1 H370 Aquatic (sistema nervoso) Acute 1 H400 Aquatic H410 Chronic 1 Aquatic Acute 1 Aquatic Chronic 1 Skin Corr 1B Eye Dam 1 Aquatic Acute 1 Aquatic Chronic 1 Ox. Sol. Repr 2 Acute Tox4* Aquatic Acute 1 Aquatic Chronic 1
H400 H410 H314 H318 H400 H410 H272 H361d H302 H400 H410
Acute Tox.2 Acute Tox2 Acute Tox2 STOT RE 1
H330 H310 H300 H372
Acute Tox 4 Skin Corr 1C Eye Dam.1 STOT SE 3 Skin Sens.1B Aquatic Acute 1 aquatic Chronic 3 Carc.1B Muta.2 Acute Tox 3 Acute Tox3 Skin Irrit.2 Eye Irrit.2
H302 H314 H318 H335 H317 H400 H412 H350 H341 H311 H301 H315 H319
Repr.2 Skin Irrit.2 Eye Dam.1
H361f H315 H318 H410
Sostanze
Pittogrammi codici di avvertenza
Etichettatura Codici di indica-zioni di pericolo
Codici di indicazioni di pericolo supplementari
Limiti di concentrazione specifici, fattori M e STA
GHS08 GHS09 Wng
H351 H373 (sangue) H410
M=10 M=10
GHS08 GHS06 GHS09 Dgr
H361f H332 H301 H370 (sistema nervoso) H410
M=100 M=100
GHS09 Wng
H410
M=100 M=100
GHS05 GHS09 Dgr
H314 H410
GHS03 GHS08 GHS07 GHS09 Dgr
H272 H361d H302 H410
GHS06 GHS08 Dgr
H330 H310 H300 H372
GHS07 GHS05 GHS09 Dgr
H302 H314 H335 H317 H410
GHS08 GHS06 Dgr
H350 H341 H311 H301 H315 H319
GHS08 GHS05 GHS09 Dgr
EUH031
M=10 M=1 EUH031: C≥5%
Note
B
Inalazione: STA=0,05 mg/L (polveri o nebbie) via cutanea: STA= 50 mg/kg di p.c. Via orale: STA=35 mg/kg di p.c. STOT RE1; H372:C≥3% STOT RE2; H373:0,3%≤C<3%
M=1
H361f H315 H318 H410
L’INDUSTRIA DELLA GOMMA gennaio · febbraio 2019
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NORMATIVE
Numero della sostanza
Denominazione chimica
Numero CE
Numero CAS
605-003-00-6
Acetaldeide; etanale
200-836-8
75-07-0
606-047-00-9
2-benzil-2-dimetilammino-4’morfolinobutirofenone
404-360-3
11931312-1
607-096-00-9
Anidride maleica
203-571-6
Acute Tox.4 Skin Corr.1 Eye Dam 1 Resp.Sens.1 Skin Sens 1 Flam Liq3 STOT SE3 Skin Irrit.2 Skin Sens1B Carc.2 Repr.2 Acute Tox.4 STOT RE2 Aquatic Acute 1 Aquatic Chronic1
H302 H372 (vie re- spiratorie) (inalazione) H314 H318 H334 H317 H302 H314 H318 H334 H317 H226 H335 H315 H317 H351 H361fd H302 H373 H400 H410
5596584-9
Acute Tox2 Acute tox2 Acute Tox3 Skin Corr.1C Eye Dam.1 Skin Sens.1A Aquatic Acute 1 Aquatic Chronic 1
H330 H310 H301 H314 H318 H317 H400 H410
6020790-1
Repr.1B Acute Tox.4 Skin Sens.1 Aquatic Acute 1 Aquatic Chronic 1
H360D H302 H317 H400 H410
54-11-5
Acute Tox2 Acute Tox2 Acute Tox.2 Aquauic Chronic2
H330 H310 H300 H411
108-31-6
607-103-00-5
Anidride succinica
203-570-0
108-30-5
607-113-00-X
Metacrilato di isobutile
203-613-0
97-86-9
414-200-4
20050941-7
Quizalofop-P-tefurile (ISO); 607-373-00-4
(+/-)Tetraidrofurfuril (R)-2-[4(6-clorochinossalin-2-ilossi) fenilossi] propionato
613-167-00-5
Massa di reazione di 5-cloro2-metil-2H-isotiazol-3-one e 2-metil-2H-isotiazol-3-one (3:1)
613-205-00-0
Propiconazolo (ISO); (2RS, 4RS;2RS,4SR)-1-{[2(2,4-diclorofenil)-4-propil-1,3diossolan-2-il]metil}-1H-1,2,4triazolo
614-001-00-4
Nicotina (ISO); 3-[(2S)-1-metilpirrolidin-2-il] piridina
48
L’INDUSTRIA DELLA GOMMA gennaio · febbraio 2019
-
262-104-4
200-193-3
Classificazione Codici d classe e categoria Codici di indicazioni di pericolo di pericolo Flam Liq1 H224 Carc.1B H350 Muta.2 H341 STOT SE 3 H335 Eye Irrit.2 H319 Repr.1B H360D Aquatic Acute 1 H400 Aquatic Chronic1 H410 Acute Tox.4 STOT RE1 Skin Corr.1B Eye Dam.1 Resp.Sens.1 Skin Sens.1A
Sostanze
Pittogrammi codici di avvertenza GHS02 GHS08 GHS07 Dgr
Etichettatura Codici di indica-zioni di pericolo H224 H350 H341 H335 H319
Codici di indicazioni di pericolo supplementari
Limiti di concentrazione specifici, fattori M e STA
GHS08 GHS09 Dgr
H360D H410
GHS07 GHS08 GHS05 Dgr
H302 H372( vie respira-torie)(inalazione) H314 H334 H317
EUH071
GHS07 GHS05 GHS08 Dgr
H302 H314 H334 H317
EUH071
GHS02 GHS07 Wng
H226 H335 H315 H317
GHS08 GHS07 GHS09 Wng
H351 H361fd H302 H373 H410
M=1 M=1
GHS06 GHS05 GHS09 Dgr
H330 H310 H301 H314 H317 H410
Skin Corr.1C; H314:C≥0,6% Skin irrit.2 H315:0,06%≤C<0,6% Eye Dam1; H318:C≥0,6% Eye Irrit.2 H319:0,06%≤C<0,6% Skin sens!A; H317:C≥0,0015% M=100 M=100
GHS08 GHS07 GHS09 Dgr
H360D H302 H317 H410
M=1 M=1
H330 H310 H300 H411
Inalazione STA=0,19 mg/L (polveri o nebbie) via cutanea: STA=70 mg/kg di p.c. via orale STA=5 mg/kg di p.c.
GHS06 GHS09 Dgr
Note
Skin Sens1A; H317:C≥0,01%
D
EUH071
L’INDUSTRIA DELLA GOMMA gennaio · febbraio 2019
B
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NORMATIVE Tabella B - Voci inserite ai sensi del regolamento (UE) 2018/1480 Numero della sostanza
50
Denominazione chimica
Numero CE
Numero CAS
604-094-00-X
Isoeugenolo; [1] (E)-2-metossi-4-(prop-1-enil)fenolo; [2] (Z)-2-metossi-4-(prop-1-enil)fenolo [3]
202-590-7 [1] 227-678-2 [2] 227-633-7[3]
97-54-1 [1] 5932-68-3 [2] 5912-86-7 [3]
607-724-00-1
2,3,5,6-tetrafluoro-4-(metossimetil)benzil (1R,3R)-2,2dimetil-3-[(1Z)-prop-1-en-1-il)ciclopropanocar bossilato;ε-metoffluthrin
-
240494-71-7
607-725-00-7
Isopropil (2E,4E,7S)-11-metossi-3,7,11-trimetildodeca2,4-dienoato; S-metoprene
-
65733-16-6
607-726-00-2
pinoxaden (ISO); 8-(2,6-dietil-4-metilfenil)-7-osso-1,2,4,5-tetraidro-7Hpirazolo [1,2-d] [1,4,5]ossadiazapin-9-iol 2,2-dimetilpropannato
-
243973-20-8
607-727-00-8
Tetrametrina (ISO); 2,2-dimetil-3-(2-metilprop-1-en-1-il) ciclopropancarbossilato di 81,3-diosso-1,3,4,5,6,7esaidro-2H-isoindol-2-il)metile
231-711-6
7696-12-0
607-728-00-3
(1R-trans)-2,2—dimetil-3-(2-metilprop-1-enil) ciclopropancarbossilato di (1,3,4,5,6,7-esaidro-1,3diosso-2H-isoindol-2-il)metile
214-619-0
1166-46-7
607-729-00-9
Metsuldfuron-metile (ISO); metil 2-[(4,6-dimetossipirimidin-2-ilcarmamoil) sulfammoil]-α-(metanesulfonammido)-p-toluato
-
208465-21-8
607-730-00-4
Spirodiclofen (ISO); 3-(2,4-diclorofenil)-2-osso-1-ossapiro [4,5]dec-3-en-4-il 2,2-dimetilbutirato
-
148477-71-8
607-731-00-X
Metil[4-ammuinofenil)sulfonil] carbamato di sodio; metil (EZ)-sulfanilcarbonimidato di sodio; asulam-sodio
218-953-8
2302-17-2
607-732-00-5
Acido salicilico
200-712-3
69-72-7
L’INDUSTRIA DELLA GOMMA gennaio · febbraio 2019
Sostanze
Classificazione Codici Codici di classe di indicazioni e categoria di pericolo di pericolo
Etichettatura
Limiti di conc. specifici, Codici di indicazioni di pericolo supple-metnari fattori M e STA
Pittogrammi codici di avvertenza
Codici di indica-zioni di pericolo
GHS07 Wng
H317
Skin Sens.1A; H317:C≥0,01%
M=100 M=100
Skin Sens.1A
H317
Acute Tox..4 Acute Tox..3 STOT SE1 STOT RE2 Aquatic Acute 1 Aquatic Chronic1
H332 H301 H370 8sistema nervoso) H373 H400 H410
GHS06 GHS08 GHS09 Dgr
H332 H301 H370 (sistema nervo so) H373 H410
H400 H410
GHS09 Wng
H410
M=1 M=1
GHS08 GHS07 GHS09 Wng
H361d H332 H302 H319 H335 H317 H412
Inalazione: STA=4,63 mg/L (polveri o nebbie) STA=500 mg/ kg di p.c. M=1
Aquatic Acute 1 Aquatic Chronic1 Repr.2 Acute Tox..4 Acute Tox..4 Eye Irrit.2 STOT SE3 Skin Sens.1A Aquatic Acute 1 Aquatic Chronic 3
H361d H332 H302 H319 H335 H317 H400 H412
H351 H302 H371 (sistema nervo so) (inala zione) H410 H351 H302 H371 (sistema nervo so) (inala zione) H410
Carc.2 Acute Tox.4 STOT SE2 Aquatic Acute 1 Aquatic Chronic 1
H351 H302 H371 (sistema nervoso) (inalazione) H400 H410
GHS08 GHS07 GHS09 Wng
Carc.2 Acute Tox.4 STOT SE2 Aquatic Acute 1 Aquatic Chronic 1
H351 H302 H371 (sistema nervoso) (inalazione) H400 H410
GHS08 GHS07 GHS09 Wng
H400 H410
GHS09 Wng
H410
M=100 M=100
GHS08 GHS07 GHS05 Dgr
H350 H361f H373 H317 H410
M=10
H317 H410
M=1 M=1
Aquatic Acute 1 Aquatic Chronic 1 Carc.1B Repr.2 STOT RE2 Skin Sens.. 1B Aquatic Chronic 1 Skin Sens.1 Aquatic Acute 1 Aquatic Chronic 1
H350 H361f H373 H317 H410 H317 H400 H410
Repr.2 Acute Tox.4 Eye Dam.1
H361d H302 H318
GHS07 GHS09 Wng GHS08 GHS07 GHS05 Dgr
M=100 M=100
M=100 M=100
H361d H302 H318
L’INDUSTRIA DELLA GOMMA gennaio · febbraio 2019
51
NORMATIVE
Numero della sostanza
Denominazione chimica
Numero CE
Numero CAS
608-068-00-9
Flutianil (ISO); (2Z)-{[2-fluoro-5-(trifluorometil)fe nil)tio)[3-(2-metossifenil)-1,3-triazolidin-2-ilidene] acetonitrile
-
958647-10-4
612-293-00-8
Massa di reazione di 1-[2-(2-aminobutossi)etossi]but-2ilamina e 1-({[2-(2-aminobutossi)etossi]metil}propossi) but-2-ilamina
447-920-2
-
613-326-00-9
2-metilsotiazol-3(2H)-one
220-239-6
2682-20-4
-
4222556-08-9
613-327-00-4
Pyroxsulam (ISO); N-(5,7-dimetossi[1,2,4]triazolo[1,5-a]pirimidin-2-il)-2metossi-4-(trifluorometil)pi ridina-3-sulfonammide
613-328-00-X
1-vinilmidazolo
214-012-0
1072-63-5
616-224-00-2
Amisulbrom (ISO); 3-(3-bromo-6-fluoro-2-metilindol-1-ilsulfonil)-N,Ndimetil-1H-1,2,4-triazolo-1.-sulfonammide
-
348635-87-0
P.S. Per le voci aggiunte non sono previste note
OGNI GIORNO NEWS E AGGIORNAMENTI NOTIZIE SU: AZIENDE, MATERIALI, PRODOTTI, TECNOLOGIE E MERCATI
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L’INDUSTRIA DELLA GOMMA www.industriagomma.it
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Sostanze Classificazione Codici Codici di classe di indicazioni e categoria di pericolo di pericolo Aquatic Chronic 1
H410
Repr.2 Acute Tox.4 Skin Corr. 1B Eye Dam.1 Acute Tox.2 Acute Tox.3 Acute Tox.3 Skin Corr.1B Eye Dam.1 Skin Sens.1A Aquatic Acute 1 Aquatic Chronic 1
H361f H302 H314 H318 H330 H311 H301 H314 H318 H317 H400 H410
Skin Sens.1 Aquatic Acute 1 Aquatic Chronic 1
Etichettatura Pittogrammi codici di avvertenza
Codici di indica-zioni di pericolo
GHS09 Wng
H410
GHS08 GHS07 GHS05 Dgr
H361f H302 H314
Limiti di conc. specifici, Codici di indicazioni di pericolo supple-metnari fattori M e STA
M=100
EUH071
GHS05 GHS06 GHS09 Dgr
H330 H311 H301 H314 H318 H317 H410
H317 H400 H410
GHS07 GHS09 Wng
H317 H410
M=100 M=100
Repr..1B
H360D
GHS08 Dgr
H360D
Repr.1B; H360D: C≥0,03%
Carc.2 Eye irrit.2 Aquatic Acute 1 Aquatic Chronic 1
H351 H319 H400 H410
GHS08 GHS07 GHS09 Wng
H351 H319 H410
M=10 M=10
EUH071
Skin Sens.1A; H317: C≥0,0015% M=10 M=1
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ANNUARIO 2019 L’INDUSTRIA ITALIANA DELLA GOMMA
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EDIFIS
Sostanze
NORMATIVE Tabella C - Descrizione Frasi H Frasi H H224 H226 H272 H300 H301 H302 H310 H311 H314 H315 H317 H318 H319 H330 H332 H334 H335 H341 H350 H351 H360D H361d H361f H361fd H370 (sistema nervoso) H371 (sistema nervoso,inalazione) H372 H373 H400 H410 H411 H412
Descrizione Liquido e vapori altamente infiammabili Liquido e vapori infiammabili Può aggravare un incendio; comburente Letale se ingerito Tossico se ingerito Nocivo se ingerito Letale per contatto con la pelle Tossico per ontatto con la pelle Provoca gravi ustioni cutanee e gravi lesioni oculari Provoca irritazione cutanea Può provocare una reazione allergica cutanea Provoca gravi lesioni oculari Provoca grave irritazione oculare Letale se inalato Nocivo se inalato Può provocare sintomi allergici o asmatici o difficoltà respiratorie se inalato Può irritare le vie respiratorie Sospettato di provocare alterazioni genetiche Può provocare il cancro Sospettato di provocare il cancro Può nuocere al feto Sospettato di nuocere al feto Sospettato di nuocere alla fertilità Sospettato di nuocere alla fertilità. Sospettato di nuocere al feto Provoca danni agli organi Può provocare danni agli organi Provoca danni agli organi in caso di esposizione prolungata o ripetuta Può provocare danni agli organi in caso di esposizione prolungata o ripetuta Molto tossico per gli organismi acquatici Molto tossico per gli organismi acquatici con effetti di lunga durata Tossico per gli organismi acquatici con effetti di lunga durata Nocivo per gli organismi acquatici con effetti di lunga durata
L’INDUSTRIA DELLA GOMMA
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NORMATIVE
Reach: occhio a nanomateriali e ftalati di Beatrice Garlanda
UN’ULTERIORE MODIFICA AL REGOLAMENTO REACH SI CONCENTRA SUI NANOMATERIALI E, IN PARTICOLARE, SULLE COSIDDETTE NANOFORME DI MATERIALI ESISTENTI ANCHE IN FORMA “NORMALE”. ALTRE NOVITÀ RIGUARDANO GLI FTALATI, SUL CUI USO SONO STATE INTRODOTTE NUOVE RESTRIZIONI. IL NUOVO TESTO ENTRERÀ IN VIGORE DAL PRIMO GENNAIO 2020
C
on il regolamento (UE) 2018/1881, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale UE del 4 dicembre 2018, viene dato spazio, all’interno del regolamento REACH (CE 1907/2006), anche alle nanoforme delle sostanze. A tal fine l’allegato del nuovo provvedimento modifica gli allegati I, III e da VI a XII del regolamento del 2006. Va precisato che i nanomateriali sono oggetto del REACH fin dalla sua approvazione, in quanto esso si applica a tutte le sostanze in qualsiasi dimensione, forma o stato fisico. Essi possono rientrare nel regolamento sia come sostanza in sé, e quindi essere registrati in modo indipendente, sia come nanofoma di una sostanza ed essere inclusi nel dossier di registrazione della corrispondente forma non nano.
Le nanoforme Che cosa s’intende, allora, per nanoforma? Per comprendere questo termine dobbiamo basarci sulla raccomandazione della Commissione del 18 ottobre 2011sulla definizione di nanomateriale, ai sensi della quale una nanoforma è «una forma di una sostanza naturale o fabbricata contenente particelle allo stato libero, aggregato o agglomerato, e in cui, per almeno il 50% delle particelle nella distribuzione dimensionale numerica, una o più dimensioni esterne siano comprese tra 1nm (nanometri) e 100 nm, inclusi in deroga i fullereni, i fiocchi di grafene e i nanotubi di carbonio a parete singola con una o più dimensini esterne inferiori a 1 nm». Fino all’emanazione del regolamento (UE) 2018/1881 non vi era nel REACH alcun rifermento esplicito ai nanomateriali. Il provvedimento risponde, quindi, alla necessità di adottare prescrizioni più specifiche all’interno del quadro della gestione dei rischi fornito dal regolamento (CE) 1907/2006. 56
L’INDUSTRIA DELLA GOMMA gennaio · febbraio 2019
Il nuovo testo è entrato in vigore il 24 dicembre 2018 e si applicherà dal primo gennaio 2020. In deroga, i fabbricanti e gli importatori che registrano sostanze con nanoforme a norma del regolamento REACH,nonché gli utilizzatori a valle che elaborano relazioni sulla sicurezza chimica possono conformarsi al regolamento 2018/1881 prima del 1° gennaio 2020. Nel merito va segnalato che, in assenza delle informazioni minime standard nel fascicolo tecnico e nella relazione sulla sicurezza chimica riguardanti specificatamente le nanoforme, non è possibile verificare se i potenziali rischi siano stati adeguatamente valutati. Gli allegati I, II e da VI a XII, come modificati, chiariscono le prescrizioni per la registrazione di sostanze con nanoforme e gli obblighi per gli utilizzatori a valle. Scopo dell’allegato del nuovo regolamento è definire le modalità con cui i fabbricanti e gli importatori devono valutare e, se del caso, generare le informazioni necessarie e documentare nella relazione sulla sicurezza chimica che i rischi legati agli usi identificati della sostanza con nanoforme che fabbricano o importano sono adeguatamente controllati. Per maggiore chiarezza, la relazione sulla sicurezza chimica deve descrivere se e quali nanoforme siano oggetto della valutazione e le modalità di raccolta delle informazioni nella relazione stessa. Per le nanoforme, nell’ambito dell’identificazione della sostanza, tra le informazioni sulla composizione devono essere fornite specifiche informazioni minime sulla caratterizzazione. È chiaro che le dimensioni delle particelle, la forma e le proprietà di una superficie di una nanaoforma possono condizionarne il profilo tossicologico e ecotossicologico, l’esposizione e il comportamento nell’ambiente. Per ragioni di praticità, le nanoforme con caratteristiche simili possono essere raggruppate in serie di nanoforme simili.
Materiali Tutte le diverse nanoforme e serie di nanoforme devono essere prese in considerazione dal registrante nella dimostrazione della sicurezza.
Nanomateriali sui luoghi di lavoro Inoltre, per consentire una valutazione efficiente della potenziale esposizione alle nanoforme inalabili, con particolare riferimento ai luoghi di lavoro, devono essere fornite informazioni sulla polverosità delle diverse nanoforme. Lo studio sulla polverosità non occorre qualora sia possibile escludere l’esposizione alla forma granulare della sostanza durante il suo ciclo di vita. Va anche segnalato che, ai sensi dell’allegato VII come modificato, nelle prove di tossicità acuta delle nanoforme per il tonnellaggio pari o superiore a 1 tonnellata e fino a 10 tonnellate, lo studio per via orale è sostituito da uno studio per via inalatoria, a meno che l’esposizione umana a quest’ultima sia improbabile. Oltre a quelle utilizzate per identificare le diverse nanofome, sono prese in considerazione dal dichiarante, o richieste dall’Agenzia, sperimentazioni supplementari sulle proprietà fisicochimiche delle nanoforme oggetto di registrazione, qualora vi sia un’indicazione che proprietà supplementari specifiche delle particelle incidano significativamente sul pericolo presentato dalle nanoforme o sull’esposizione ad esse. Questa prescrizione si applica solo nel caso disostanze (comprese le nanoforme) immesse sul mercato in quantitativi superiori a 10 t/anno.
L’EVOLUZIONE DELLA BAREISS
Stretta sugli ftalati Nella Gazzetta UE del 18 dicembre è pubblicato il regolamento(UE) 2018/2005 che modifica l’allegato XVII del regolamento REACH, limitando l’uso degli ftalati seguenti: - Bis(2-etilesil)ftalato (DEHP) - Dibutilftalato (DBP) - Benzilbutilftalato (BBP) - Diisobutilftalato (DIBP) Gli ftalati di cui sopra non possono, nei giocattoli e negli articoli di puericultura, né essere utilizzati, singolarmente o in combinazione tra loro, in una concentrazione pari o superiore allo 0,1% in peso del materiale plastificato, né essere immessi sul mercato, singolarmente o in combinazione dei primi tre ftalati elencati, in una concentrazione pari o superiore allo 0,1% del materiale plastificato. Il DIBP non potrà essere immesso sul mercato, dopo il 7 luglio 2020, singolarmente o in combinazione con gli altri ftalati di cui sopra, in una concentrazione peri o superiore allo 0,1% in peso del materiale plastificato. Dalla stessa data gli ftalati di cui sopra non potranno, singolarmente o in combinazione tra loro, essere immessi sul mercato in articoli, in una concentrazione pari o superiore allo 0,1% in peso del materiale plastificato contenuto nell’articolo. Il nuovo regolamento elenca le cause di esclusione dalle restrizioni in oggetto.
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NEWS Export macchine: il 2018 si è chiuso bene, ma in calo rispetto al 2017
C
resce l’import di macchine per la gomma plastica dell’11,4%, anno in linea con il 2017, a livello di produzione e di commersi riduce l’export dello 0,6%. И questo il consuntivo del pecio estero. Un risultato comunque positivo, tenuto conto che lo riodo gennaio-settembre 2018, rispetto allo stesso periodo del scorso anno и stato il migliore del quinquennio. 2017, reso pubblico dal Centro Studi di Amaplast sulla base di Per il 2019 le attese sono prudenti, per due ordini di motivi. dati di commercio estero pubblicati da Istat. Da un lato l’incertezza del clima economico generale, sia a livelGli acquisti dall’estero, pur mostrando ancora un incremento a lo italiano sia europeo (con la prospettiva delle elezioni di pridue cifre, registrano un deciso rallentamento rispetto al +26% mavera), a cui si aggiunge l’incertezza dello scenario mondiadi marzo e al +23% di giugno. L’export resta debole: negli ultile, dovuto alle tensioni commerciali tra i principali player e alle mi mesi и piщ volte passato dal segno piщ a quello meno, con barriere – tariffarie e non – imposte da questi. Al di lа delle quequalche decimale di scarto. Il saldo della bilancia commerciale, stioni politiche, l’industria italiana delle macchine per plastica e sempre ampiamente positivo a 1,62 miliardi di euro, subisce una gomma ha registrato una parabola di crescita dal 2010 al 2017, contrazione di cinque punti percentuali. Quanto alle tipologie di con l’eccezione del 2013. Il trend economico globale ci ha ormai macchinari, ancora piщ che buono il trend per macchine a inieabituato a una certa volatilitа e il rallentamento della domanda zione, linee di estrusione e soffiatrici mentre in generale и peggiа in atto non coglie nessuno di sorpresa. giorato quello di ausiliari e stampi. Altro tema sempre piщ di attualitа и quello della pressione verL’analisi delle macro-aree di destinazione evidenzia gli scostaso un sistema di produzione e consumi più virtuoso, in ottica di menti piщ sensibili per l’Asia: in positivo per quanto concerne circular economy. Le aziende italiane del settore possono coil Far East (+9,7%, bene soprattutto India e Corea del Sud), in munque dirsi pronte ad affrontare la sfida, essendo in grado negativo per il Medio Oriente (-37,1%, effetto di minori vendite di offrire impianti adatti a processare non solo polimeri vergini nei principali mercati come Arabia Saudita, Iran, Emirati Arabi ma anche materiali riciclati in percentuali sempre piщ elevate, Uniti, Israele). Per quanto riguarda il continente americano, procon consumi energetici ridotti, per prodotti finiti performanti. gressione per l’area NAFTA (+6,5%, grazie soprattutto alla buona Pertanto, la svolta in chiave circular economy, che in prima batperformance delle vendite al Messico) mentre arretra la regiotuta potrebbe presentarsi come una minaccia per la plastica, и ne centro-meridionale (-12,9%), dove tiene il Brasile ma perde in realtа un’opportunitа di crescita per i costruttori di macchine, quota l’Argentina. attrezzature e stampi. Balzo in avanti per il Nordafrica (+13,0%), contrapposto a vendite deboli verso i mercati subsahariani (+0,8%). Poco brillante il trend delle forniture in Europa, il cui risultato complessivo riflette esattamente quello verso i paesi dell’Unione (-1,2%); l’ulteriore dettaglio dell’area CSI mostra un -12%, essenzialmente determinato dal rallentamento della Russia, che interrompe il recupero che sembrava essersi instaurato (e di cui abbiamo dato notizia soltanto ieri basandoci su dati forniti da VDMA per il 2017). Per gli “altri” Paesi europei si registra invece una crescita dell’export del 14%. «L’andamento piatto delle forniture all’estero di settore non sorprende piщ di tanto e si inserisce in un contesto economico che ha perso slancio, sia a livello nazionale sia in ambito europeo», dichiara il presidente Amaplast Alessandro Grassi. «Non a caso, anche i concorrenti tedeschi stanno facendo i conti con una brusca frenata delle esportazioni che erano ancora a doppia cifra a marzo e giugno scorsi, per poi ridimensionarsi a un +4,5% a settembre». L’ultima indagine congiunturale svolta tra i soci Amaplast evidenzia che poco meno di metа del campione si attende un fatturato stabile a consuntivo del semestre in corso, a fronte di un terzo che si aspetta ancora una crescita; per quanto riguarda la raccolta ordini, la quota degli ottimisti si riduce a un quinto Europa America Asia del totale. Africa Oceania Europa America Asia Alla luce di questo scenario, si ipotizza per l’industria italiana coAfrica Oceania struttrice di macchine per plastica e gomma un bilancio di fine 58
L’INDUSTRIA DELLA GOMMA gennaio · febbraio 2019
Taccuino Rallenta il mercato auto nel 2018
I
dati relativi alle immatricolazioni del 2018 pubblicati dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e elaborati dall’Anfia (Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica) mostrano il mercato nazionale dell’auto in aumento, anche se lieve, a dicembre (+2,0%), con 124.078 immatricolazioni contro le 121.689 dello stesso mese del 2017, ma in calo del 3,1% nell’intero anno, con 1.910.025 vendite a fronte di 1.971.345 vetture nuove vendute l’anno prima. Secondo Paolo Scudieri, presidente di Anfia, le cause della contrazione del mercato l’anno scorso sono molteplici, ma riconducibili essenzialmente a due: l’entrata in vigore, dal 1° settembre del 2018, dei nuovi standard relativi alle emissioni e, quindi, dell’obbligo di immatricolare esclusivamente vetture dotate di un propulsore Euro 6C e Euro 6D-Temp, e il rallentamento dell’economia italiana col conseguente peggioramento del clima di fiducia dei consumatori e delle imprese. Dall’indagine condotta a dicembre dal Centro Studi Promotor (CSP) risulta che soltanto l’11% degli operatori del settore auto interpellati si aspetta una crescita della domanda, mentre il 52% ritiene che il mercato rimarrà stabile e il 37% che ci sarà, invece, un rallentamento delle immatricolazioni. Secondo i dati Istat di dicembre, l’indice del clima di fiducia dei consumatori (base 2010 = 100) è calato da 114,7 a 113,1 e quello del clima di fiducia delle imprese (Iesi, Istat economic sentiment indicator) pure è diminuito, scendendo da 101,0 a 99,8. Naturale riflesso di questi dati negativi è la diminuzione della propensione all’acquisto dei beni durevoli, tra i quali l’automobile, con l’indice in diminuzione da -42,3 a -50,3. Difficili, quindi, le previsioni per il 2019, anche perché preoccupano le ripercussioni negative del bonus-malus introdotto dalla Legge di Bilancio recentemente approvata: il provvedimento incentiva l’acquisto di vetture ecologiche e penalizza quello delle vetture – prevalentemente quelle di lusso e di grossa cilindrata – con emissioni di CO2 superiori ai 160 g per km. Il CSP ha calcolato che il bilancio dei maggiori acquisti di vetture ecologiche e dei minori acquisti di altre vetture si chiuderebbe con un saldo negativo delle im-
matricolazioni di 100.000 unità. Ritornando alle immatricolazioni, i dati relativi alle marche nazionali riportati dall’Anfia mostrano, nel loro complesso, andamenti dello stesso segno a dicembre e nell’anno 2018. A dicembre si è avuta una leggera contrazione del mercato: -0,6%, con 31.989 immatricolazioni a fronte di 32.195 dello stesso mese dell’anno prima e con la quota di mercato scesa dal 26,5% al 25,8%. L’intero anno ha registrato un calo più consistente (-10,2%), totalizzando 504.473 vendite contro 561.439, abbassando conseguentemente la quota dal 28,5% al 26,4%. Uno sguardo ai marchi rivela che i brand di FCA (Fiat Chrysler Automobiles) - Fiat, Alfa Romeo, Lancia/Chrisler, Jeep – hanno chiuso col segno meno, come gruppo, sia il mese di dicembre (-1,1%, con 31.648 unità vendute su 32.001 e la quota passata dal 26,3% al 25,5%) che l’anno (-10,4%, con 499.546 immatricolazioni su 557.607 e la quota diminuita dal 28,3% al 26,2%). Fanno eccezione, a dicembre, i marchi Lancia/Chrisler (+38,7%, con 4.355 vendite su 3.141 e quota salita dal 2,6 al 3,5%) e Jeep (+60,3%, 6.664 su 4.157 le unità vendute e quota aumentata dal 3,4% al 5,4%). Nell’ambito delle altre marche nazionali, segno più, nel mese, per Ferrari (+112,5%, 17 su 8 le immatricolazioni e quota stabile: 0,01%) e Lamborghini (+20,0%, 12/10 il rapporto vendite e quota stabile: 0,01%), mentre Maserati ha fatto registrare un calo: -6,6% (141/151 il rapporto vendite e quota scesa da 0,12% a 0,11%). Nell’anno, il gruppo FCA è calato del
10,4%, con 499.546 vendite a fronte di 557.607 nel 2017 e con la quota passata dal 28,3% al 26,2%. Il solo brand Jeep ha messo a segno un incremento delle vendite: +70,8% (84.535 vetture nuove vendute su 49.508 dell’anno prima e quota salita dal 2,5% al 4,4%). Per quanto riguarda gli altri marchi, la situazione è identica a quella di dicembre: Ferrari e Lamborghini hanno incrementato le immatricolazioni (+16,0% la prima, con 399 su 344, e +59,4% la seconda, con 213 su 133), mentre Maserati ha accusato un calo del 5,4%, con 2.762 su 2.918 le minori vendite. Per quanto riguarda le immatricolazioni dei veicoli commerciali leggeri (VCL, con peso totale a terra fino a 3,5 t), i dati elaborati dal Centro Studi e Statistiche di Unrae (Unione Nazionale Rappresentanti Autoveicoli Esteri) mostrano una flessione del mercato sia a dicembre che nell’intero 2018. Nel mese sono stati venduti 20.723 veicoli, ossia l’11,6% in meno rispetto al dicembre 2017, quando sono state immatricolate 23.446 unità. Nel periodo gennaio-dicembre la contrazione è stata del 6,3%, con 182.100 immatricolazioni contro 194.269 dell’anno prima. Sul fronte dei veicoli industriali, dai dati Anfia si rileva che a dicembre dell’anno scorso sono stati rilasciati 2.263 libretti di circolazione di autocarri nuovi con ptt superiore a 3,5 t contro 2.764 del dicembre 2017 (-18,1%) così ripartiti: 507 per i veicoli con ptt tra 3,5 e 16 t contro 490 dello stesso mese dell’anno prima (+3,5%) e 1.756 per i veicoli con ptt superiore alle 16 t contro 2.274 di dicembre 2017 (-22,8%). L’INDUSTRIA DELLA GOMMA gennaio novembre · febbraio 2018 2019
59
NEWS
Anche il comparto dei rimorchi e semirimorchi pesanti (ptt > 3,5 t) ha accusato nel mese una flessione, ma più lieve: -2,9%, con 1.288 libretti di circolazione rilasciati contro 1.327. Nel periodo gennaio-dicembre i due comparti (autocarri e rimorchi/semirimorchi) hanno avuto andamenti opposti. Gli autocarri hanno registrato un aumento: 25.582 i veicoli con ptt>3,5 t venduti a fronte di 24.347 dello stesso periodo del 2017 (+5,1%) così suddivisi: 4.988 quelli con ptt tra 3,5 e 16 t contro 4.733 del periodo gennaio-dicembre 2017 (+5,4%) e 20.594 quelli con peso superiore a 16 t (+5,0% rispetto ai 19.614 dell’anno prima). I rimorchi e semirimorchi, invece, sono diminuiti: 15.803 i mezzi venduti nell’anno contro i 16.106 del 2017 (-1,9%). Per quanto riguarda gli autobus con ptt superiore a 3,5 t, nel mese di dicembre il comparto ha registrato, complessivamente, un incremento delle vendite del 5,0%, con 293 nuove immatricolazioni su 279: gli autobus adibiti al trasporto pubblico locale (TPL) sono cresciuti del 7,5%,
con un rapporto vendite di 158 a 147, e gli autobus e midibus turistici del 64,9% (61/37 il rapporto vendite). Hanno avuto una flessione, invece, i minibus (-28,6%, 40/56) e gli scuolabus (-12,8%, 34/39). Nell’anno, le vendite complessive degli autobus con ptt superiore a 3,5 t sono cresciute del 36,7%, con 4.584 nuove unità su 3.353. Tutti i comparti hanno registrato un incremento tranne i minibus: gli autobus adibiti al TPL sono aumentati dell’85,3%, con 2.538 veicoli venduti nel 2018 e 1.370 venduti nel 2017, gli autobus e midibus turistici del 4,3% (903/866), gli scuolabus del 9,4% (534/488). I minibus, invece, hanno avuto una flessione del 3,2% (609/629).
Bene i consumi di gomma in Europa
L’
elaborazione dei dati di produzione e consumo di gomma naturale e sintetica nel mondo nel secondo trimestre 2018 pubblicati dall’IRSG (International Rubber Study Group) mostra il se-
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L’INDUSTRIA DELLA GOMMA gennaio · febbraio 2019
gno meno solo nelle Americhe e solo per la gomma sintetica. Colpisce, nel quadro generale, l’eccezionale incremento della produzione di gomma naturale nell’area EMEA rispetto allo stesso trimestre del 2017: +33,3%, con 224 kt su 168. Ma, senza arrivare a queste vette, la produzione di NR ha registrato aumenti anche nelle altre aree: +8,6% nell’Asia-Pacifico (2.973 kt a confronto con 2.738) e +3,9% nelle Americhe (106 kt su 102), arrivando alla quota complessiva mondiale di 3.303 kt nel trimestre (+9,8% sulle 3.008 kt dello stesso periodo dell’anno prima). Bene anche il consumo di gomma naturale, che ha realizzato incrementi percentuali simili in tutte le aree: +5,0% nell’Asia-Pacifico (2.583 kt contro 2.460), +5,7% in EMEA (463 kt a fronte di 438) e + 5,7% nelle Americhe (con 485 kt su 459), portando il consumo a livello mondo a 3.531 kt (+5,2% sul Q2 2017, quando il consumo è stato di 3.357 kt). Per quanto riguarda la gomma sintetica, la produzione è diminuita nelle Americhe dello 0,7% rispetto al secondo trimestre 2017, con 696 kt su 701, mentre è aumentata del 4,2% nell’Asia-Pacifico (2.003 kt su 1.923) e del 3,3% nell’EMEA, con 1.035 kt a fronte di 1.002. A livello mondo sono state prodotte 3.734 kt, che hanno significato un incremento del 3,0% rispetto alle 3.626 kt dello stesso trimestre del 2017. Passando ai consumi, le Americhe hanno accusato una flessione dell’1,6% (724 kt su 736), mentre l’Asia-Pacifico ha fatto registrare un incremento dello 0,4% (2.074 kt contro 2.066) e l’EMEA ha messo a segno un aumento del 3,2%, con 996 kt su 965. Il consumo globale di SR è cresciuto dello 0,7% (3.794 kt contro 3.767 nel secondo trimestre 2017). Il dettaglio nella tabella nella pagina successiva. L’IRSG ha reso note anche le quotazioni di NR e SR nel terzo trimestre 2018. Le riportiamo (in $ USA/t) insieme a quelle del primo e del secondo trimestre e a confronto con quelle degli stessi trimestri del 2017. Nel 2018: gomma naturale (RSS3): 1.723 nel Q1; 1.638 nel Q2; 1.465 nel Q3 gomma sintetica (SBR USA): 2.242 nel Q1; 2.588 nel Q2; 2,748 nel Q3. Nel 2017: gomma naturale (RSS3): 2.543 nel Q1; 2.062 nel Q2; 1.805 nel Q3 gomma sintetica (SBR USA): 2.223 nel Q1; 2.765 nel Q2; 2.352 nel Q3.
NEWS
RIEPILOGO STATISTICO DELLA GOMMA NEL MONDO (kt) 2016 Asia-Pacifico EMEA Americhe Mondo CONSUMO NR Asia-Pacifico EMEA Americhe Mondo PRODUZIONE SR Asia-Pacifico EMEA Americhe Mondo CONSUMO SR Asia-Pacifico EMEA Americhe Mondo
2017
2018
Anno
Q1
Q2
Q3
Q4
Anno
Q1
Q2
Δ%(Q2/Q2) ('18/'17)
11563 721 320 12604
2863 177 95 3135
2738 168 102 3008
3369 259 71 3699
3375 263 80 3718
12345 867 348 13560
2887 210 96 3193
2973 224 106 3303
8,6 33,3 3,9 9,8
9333 1645 1693 12671
2290 424 424 3138
2460 438 459 3357
2535 438 421 3394
2478 428 423 3329
9763 1728 1727 13218
2474 446 452 3372
2583 463 485 3531
5,0 5,7 5,7 5,2
7672 4137 3033 14842
1965 1096 785 3846
1923 1002 701 Tecno 3626
Parker Hannifin Italy s.r.l. Rubber Parker Hannifin ItalyCompounds s.r.l.
2003 1035 696 3734
4,2 3,3 -0,7 3,0
8105 3693 3033 14831
2042 998 755 3795
2066 2099 2149 8356 2100 965 913 929 3805 1013 736 754 759 3004 758 a suitable solution for every challenge a suitable solution for every challenge 3767 3766 3837 15165 3871
2074 996 724 3794
0,4 3,2 -1,6 0,7
Parker Hannifin Italy s.r.l. Tecno Compounds
2054 2059 8001 2020 945 1004 4047 1084 720 785 2991 752 Compounds 3719 15039 3856 a suitable3848 solution for every challenge
Tecno Compounds
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Parker Hannifin Italy s.r.l. Tecno Compounds Rubber Compounds
Il programma formativo di Assogomma per il 2019
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resce di anno in anno l’impegno di Assogomma nell’allestire un programma di formazione e informazioa suitable solution for every challenge ne a vantaggio delle imprese del settore gomma su temi attuali legati alla gestione e alle tecnologie. Nel 2018 le 8 iniziative realizzate hanno coinvolto 100 aziende e un totale di 300 rappresentanti. Per il 2019 sono 14 gli eventi già programmati, con l’inserimento di corsi e workshop anche di taglio manageriale rivolti agli imprenditori e ai decisori aziendali. Prosegue inoltre anche quest’anno l’impegno dell’associazione nella formazione post-diploma ITS per il corso di tecnologo della gomma. A fine 2018 si sono diplomanti gli studenti del primo corso organizzato a Milano presso l’istituto Ettore Molinari. A ottoSales: Plant: bre 2019 partirà il nuovo biennio 2019Sales: Plant: Parker Tecno Compounds Parker Hannifin Italy Srl 2021. A Bergamo nel frattempo sono già Parker Tecno Compounds Parker Hannifin Italy Srl Via Privata Archimede 1 Via Toscana, 6/8 Via Privata Archimede 1 Via Toscana, 6/8 attivi due percorsi che si concluderanno – Italy 27010 Siziano (PV) 27010(MI) Siziano (PV) 20094 Corsico (MI) – Italy20094 Corsico nel 2019 e nel 2020. 45+39 19 0382 24 46 Tel +39 0382 67 82 266 Tel. +39 02 45 19 24 46 Tel. +39 02Tel 67 82 266 36+39 26 0382 96 1967 82 222 Fax +39 0382 67 82 222 Ecco, mese per mese, il dettaglio degli Fax +39 02 36 26 96 19 Fax +39 02Fax www.parker.com www.parker.com/tecnocompounds www.parker.com www.parker.com/tecnocompounds eventi formativi previsti da Assogomma. FEBBRAIO Sales: climate control electromechanical filtration Plant: & gas handling hydraulics pneumatics process control sealing & shielding aerospace Sales: Plant: controlfluid Corsosealing bordo macchina: “Stampaggio aerospace climate electromechanical filtration fluid & gas handling hydraulics pneumatics process control & shielding Parker Tecno Compounds Parker Hannifin Italy Parker Tecno Compounds Parker Hannifin Italy Srl Srl ad iniezione elastomeri termoset ViaPrivata Privata Archimede 1 Via Toscana, Via Archimede 1 Via 6/8 Toscana, 6/8 20094 Corsico (MI)(MI) – Italy 27010 Siziano (PV) Sales: e termoplastici” (livello base) 20094 Corsico – Italy Plant: 27010 Siziano (PV) Tel. +39 02 45 19 24 Srl 46 Tel +39 0382 Compounds 67 82 266 Parker Tecno Parker Hannifin Italy Tel. +39 02 45 19 24 46 Tel +39 0382 67 82 266 Primo appuntamento della nuova collaFax +39 02 36 26 96 119 Fax +39 0382 Via Privata Archimede Via Toscana, 6/867 82 222
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Fax +39 02 (MI) 36 26 96 19 Fax(PV) +39 0382 67 82 222 www.parker.com www.parker.com/tecnocompounds 20094 Corsico – Italy 27010 Siziano www.parker.com www.parker.com/tecnocompounds Tel. +39 02 45 19 24 46 Tel +39 0382 67 82 266 Fax +39 02 36 26 96 19 Fax +39 0382 67 82 222 L’INDUSTRIA GOMMA aerospace climate controlDELLA electromechanical filtration fluid & gas handling hydraulics pneumatics process control sealing & shielding www.parker.com www.parker.com/tecnocompounds gennaio · febbraio 2019
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IL 2019 APRE CON IL PIU’ GRANDE EVENTO DEDICATO AL MARKETING B2B
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IL FUTURO E L’INNOVAZIONE DEL MARKETING B2B SAVE THE DATE 13 FEBBRAIO 2019 AUDITORIUM GIO’ PONTI, ASSOLOMBARDA - MILANO
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borazione Assogomma – Cesap finalizzata alla formazione pratica sullo stampaggio della gomma, con particolare riferimento alla tecnologia dell’iniezione. Il corso base, della durata di una giornata, è rivolto a soggetti che operano sulle presse ad iniezione per la produzione di articoli in gomma. Corso: “Conoscere le ispezioni ASL in tema di salute e sicurezza sul lavoro presso le Aziende del settore gomma” Il corso intende fornire alle Aziende utili elementi per presentarsi preparate alle ispezioni in materia di Sicurezza sul Lavoro, illustrando le modalità con le quali l’attività di vigilanza viene pianificata e condotta da parte degli Enti deputati. Verranno descritti i criteri di pianificazione delle ispezioni, in coerenza con i Piani Regionali di Prevenzione, il ruolo delle ASL, fino al modo di operare degli Ufficiali di Polizia Giudiziaria (UPG), con una descrizione degli strumenti di indagine principalmente utilizzati. Corso: “Cultura d’impresa: come rivitalizzare i Business nelle PMI” È un’iniziativa formativa su due giornate rivolta ai decisori delle PMI interessati a rinnovare e rinforzare la cultura della propria Impresa rendendola più capace di affrontare scenari complessi e competitivi attraverso metodi e tecniche di analisi dei business, come il Design thinking, il Canvas, il Value proposition design, ecc. MARZO Corso: “Lo stampaggio gomma: materiali, tecnologie e proprietà” Una giornata formativa con lo scopo di illustrare le diverse tecnologie di stampaggio fornendo utili indicazioni in funzione dei diversi tipi di prodotti che si intendono realizzare partendo dalla valutazione dei materiali, la loro mescolazione e la definizione dei parametri di processo. Corso: “Norme di buona fabbricazione (Good Manufacturing Practices)” Dopo una introduzione ai principi generali delle buone pratiche di fabbricazione, il corso intende fornire indicazioni pratiche per la loro traduzione in prassi operative da adottare nella gestione quotidiana dei processi produttivi all’interno del settore della gomma ed in particolare quello degli alimenti e acqua potabile. APRILE Cerisie: Corso base di tecnologia della gomma Un percorso di approfondimento di una 64
L’INDUSTRIA DELLA GOMMA gennaio · 2018 dicembre febbraio 2019
settimana relativo alla gomma, dalle materie prime ai prodotti finiti, passando per lo sviluppo e la produzione. Da sempre è il corso di formazione di riferimento per i nuovi addetti che intraprendano il proprio percorso professionale all’interno di un’Azienda della gomma, sia in ruoli tecnici e produttivi che commerciali. È anche un importante riferimento per tecnici di Aziende utilizzatrici di articoli finiti in gomma che necessitano di conoscere il materiale gomma per un suo corretto uso all’interno dei sistemi in cui sarà applicato. Corso: “Le macchine dell’industria della gomma e la loro sicurezza” Mescolatori e Calandre Primo appuntamento della rinnovata collaborazione Assogomma – Amaplast – ICEPI sulla sicurezza delle macchine per la lavorazione della gomma. Sarà focalizzato su mescolatori (sia interni che a cilindri) e calandre. Partendo dall’inquadramento generale della Direttiva macchine si approfondiranno le norme specifiche di prodotto. MAGGIO Workshop – “Linee Guida gomma a contatto con alimenti” Il workshop costituirà l’evento conclusivo del progetto che ha portato alla stesura delle linee guida per l’applicazione delle buone pratiche di fabbricazione (GMP) alla produzione di articoli in gomma a contatto con gli alimenti (MOCA). L’illustrazione dei principi adottati per la stesura delle linee guida verrà preceduta da una panoramica sul quadro normativo di riferimento. Nell’ottica della futura adozione ufficiale delle linee guida da parte dell’Autorità competente, è previsto un intervento di quest’ultima: sarà una preziosa occasione di confronto su un tema molto sentito e caratterizzato dalle note criticità. Corso: “La classificazione delle miscele secondo il regolamento CLP” La classificazione delle mescole in gomma sotto il profilo della pericolosità è una operazione necessaria e critica, dal cui esito dipendono molti aspetti della successiva gestione della mescola (ad es. trasporto) e la redazione della SDS. Il corso si propone di guidare il partecipante nella complessa procedura di classificazione prevista dal Regolamento CLP, tenendo conto delle interconnessioni con il Regolamento REACH. Con un approccio operativo, la teoria sarà illustrata con esempi tratti da casi reali del settore gomma.
Corso bordo macchina: “Stampaggio ad iniezione elastomeri termoset e termoplastici” (livello avanzato) Secondo appuntamento di approfondimento dedicato alla tecnologia dello stampaggio ad iniezione della gomma frutto della collaborazione Assogomma – Cesap. Il corso avanzato, realizzato su tre giornate, è rivolto a capi reparto, capi-turno, tecnici della prova stampo e dell’ufficio industrializzazione, ma può essere utile anche per progettisti stampo, tecnici della qualità, di laboratorio e manutentori. GIUGNO Evento “Fare Sistema 2019” – Circolarità e sostenibilità: una guida al cambiamento La quarta edizione della serata evento “Fare Sistema” ritornerà su alcuni principali driver che inevitabilmente stanno influenzando e sempre di più condizioneranno i business delle Aziende che fanno parte della filiera gomma, dalle materie prime ai macchinari, fino agli utilizzatori di prodotti in gomma. Con un approccio sistemico si analizzeranno aspetti che influiscono sul cambiamento fino a determinare situazione di crisi a livello aziendale o settoriale. OTTOBRE Tecnologia: “Difettologia degli articoli in gomma” Una giornata dedicata ad affrontare i difetti di produzione che possono essere causati dai più diversi fattori: materia prima, mescola, processi produttivi. I diversi difetti verranno suddivisi in funzione delle principali cause ed affrontati in una chiave operativa volta ad individuare i possibili rimedi.
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L’Industria della Gomma con Amani per garantire casa, scuola e salute ai bambini e alle bambine di strada di Nairobi, Kenya e Lusaka, Zambia. I proventi saranno destinati all’installazione di pannelli fotovoltaici sui tetti del Kivuli Centre, casa di accoglienza per bambini di strada di Nairobi
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NOVEMBRE Cerisie: Corso base di tecnologia della gomma Un percorso di approfondimento di una settimana relativo alla gomma, dalle materie prime ai prodotti finiti, passando per lo sviluppo e la produzione. Da sempre è il corso di formazione di riferimento per i nuovi addetti che intraprendano il proprio percorso professionale all’interno di un’Azienda della gomma, sia in ruoli tecnici e produttivi che commerciali. È anche un importante riferimento per tecnici di Aziende utilizzatrici di articoli finiti in gomma che necessitano di conoscere il materiale gomma per un suo corretto uso all’interno dei sistemi in cui sarà applicato. Corso: “Le macchine dell’industria della gomma e la loro sicurezza” Macchine commercializzate o in uso prima del settembre 1996 Secondo appuntamento della collaborazione Assogomma – Amaplast – Icepi sulla sicurezza delle macchine per la lavorazione della gomma. La giornata sarà dedicata completamente alle macchine commercializzate o in uso prima del settembre 1996. Verranno illustrate le possibili principali modifiche costruttive e gli interventi più efficaci per aumentarne la sicurezza, ivi compresi gli adeguamenti elettrici. Tutto ciò allo scopo di poter soddisfare i requisiti minimi di sicurezza.
Un protocollo per mettere ordine ai subappalti
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onfindustria Bergamo, su mandato dell’ Associazione Produttori di Guarnizioni del Sebino, e i sindacati Cgil, Cisl e Uil Bergamo hanno firmato lo scorso 19 dicembre il “Protocollo Territoriale Distret-
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L’INDUSTRIA DELLA GOMMA gennaio · febbraio 2019
to delle Guarnizioni”, che ha il triplice obiettivo di sostenere la competitività di un distretto fra i più performanti a livello italiano, tutelare la manodopera lungo tutta la filiera produttiva e promuovere una migliore sostenibilità ambientale del comparto. Lo scopo è anche quello di porre fine a eventuali casi di lavoro in nero o di sfruttamento, emersi in qualche occasione negli scorsi mesi anche in programmi televisivi, che avevano indicato come ancora nel settore si faccia talvolta ricorso al lavoro domestico per la sbavatura o la rimozione dei pezzi dalle materozze. Un fenomeno che pare trarre origine dal ricorso ai subappalti con cui le aziende trasformatrici affidano queste fasi delle produzione a cooperative. L’accordo prevede una fase sperimentale volontaria che coinvolge in vario grado le imprese appartenenti all’ Associazione Produttori di Guarnizioni del Sebino e che si concluderà a fine febbraio 2019. Conclusa tale fase, i nominativi delle imprese aderenti che ne daranno l’autorizzazione saranno pubblicati sul sito internet di Confindustria Bergamo e l’attuazione del protocollo sarà monitorata da un Comitato paritetico. «L’accordo – ha sottolineato Agostino Piccinali, vicepresidente di Confindustria Bergamo – potrà contribuire in maniera significativa al consolidamento del distretto, intervenendo affinché in tutta la filiera vengano garantiti gli stessi elementi di qualità e di corretta condotta. Tutto questo a beneficio sia delle imprese che dei lavoratori, in particolare delle fasce più deboli». «È un’intesa importante – ha rilevato Gianni Peracchi, segretario generale Cgil – che segna un salto di qualità nelle relazioni sindacali e definisce un modello d’insieme e di governo di una intera filiera della produzione. Ovviamente il protocollo andrà monitorato attentamente anche nella sua fase di applicazione«. «Abbiamo affrontato una problematica che poteva avere ripercussioni negative sui lavoratori e sull’ambiente – ha sottolineato Francesco Corna, della Cisl – e abbiamo costruito una risposta condivisa che porterà reali benefici per tutti. Nel futuro dovremo monitorare l’applicazione del protocollo, che potrebbe essere il modello per altri accordi generali finalizzati a sostenere maggiormente la formazione e la partecipazione dei lavoratori all’interno delle aziende». «Questo protocollo – ha aggiunto Angelo Nozza, della Uil – restituisce la giusta credibilità ad un settore che, a causa di situazioni imprevedibili, è stato trascinato in polemi-
che che, da oggi, vengono cancellate. Bergamo, come sempre, ha risposto facendo squadra, questa è la grande forza del nostro territorio. Il risultato acquisito è, senza ombra di dubbio, molto positivo soprattutto in prospettiva futura».
Raffaele Abbruzzetti nuovo direttore della filiale italiana di Arburg
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al 1° gennaio 2019 la filiale italiana di Peschiera Borromeo della Arburg ha un nuovo direttore: è Raffaele Abbruzzetti, che subentra a Björn Norén, andato in pensione alla fine del 2018. A novembre dello scorso anno Abbruzzetti aveva affiancato Norén per preparare la successione e entrare nel ruolo. Norén, però, rimarrà ancora nella filiale per un certo periodo di tempo all’inizio del 2019 come consulente del suo successore per un graduale passaggio delle consegne e un graduale adattamento dei clienti alla nuova situazione, e continuerà comunque il suo rapporto con la Arburg teso ad espandere il mercato della Sverital, partner italiano da molti anni della casa tedesca nel settore dell’automazione. Abbruzzetti è laureato in ingegneria elettrica e ha molti anni di esperienza come responsabile vendite sia nell’area commerciale che in quella tecnica, favorito dalla piena padronanza della lingua tedesca e dell’inglese, oltre che dell’italiano. Prende in carico una filiale che si avvale della collaborazione di 37 impiegati e 14 responsabili vendite di 9 regioni e che Björn Norén ha diretto per 25 anni facendo diventare l’Italia il più grande mercato europeo della Arburg. Per quanto riguarda la Sverital, con la quale la casa tedesca lavora dal 1957, la gestione di questa società è giunta alla terza generazione della famiglia Norén, e la partnership tra Arburg Srl e Patrik Norén e il padre Björn mira, per il futuro, a non limitarsi alla sola automazione, ma ad espandere il suo interesse anche al mercato della digitalizzazione e a sviluppare questo settore in Italia sfruttando le potenzialità espresse da Industria 4.0.
Calendario
FIERE DI TUTTO IL MONDO 2019 5-7 marzo
Hannover, Germania
12-16 marzo
Seul, Corea del Sud
20-22 marzo
Giacarta, Indonesia
27-28 marzo
Lione, Francia
2-5 aprile
Kiev, Ucraina
9-11 aprile
Qingdao, Cina
23-26 aprile
Mosca, Russia
Tires & Rubber Expo
www.rubber-expo.ru
15-19 aprile
Musqat, Oman
Omanplast
www.omanplast.net
13-16 maggio
Seattle, USA
IISRP - 60th Annual General Meeting
www.iisrp.com
15-17 maggio
Guangrao, Cina
ChinaGRTAE - Rubber, Tire and Auto Accessories exhibition
www.grtirexpo.com
21-24 maggio
Guangzhou, Cina
Chinaplas 2019
chinaplasonline.com
28-30 maggio
Parma, Italia
SPS IPC Drives Italia 2019
spsitalia.it
Tire Technology Expo 2019
www.tiretechnologyexpo.com
Koplas
www.koplas.com
Tyre & Rubber Indonesia 2019
tyre-indonesia.net
Sixth World Elastomer Summit
www.wplgroup.com
Plast Expo UA
www.iec-expo.com.ua
CTF - China International Tyre and www.chinaexhibition. Wheel com
L’INDUSTRIA DELLA GOMMA gennaio · febbraio 2019
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gli inserzionisti
Gli inserzionisti di questo numero
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