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retail&food ANNO 6 NUMERO 5 MAGGIO 2011 • e 3,00

Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 n°46) art. 1. comma 1, DCB Milano

LUOGHI DI VIAGGIO • SPAZI COMMERCIALI

Star Trek Retail Cisalfa

Royal Caribbean

Reportage di bordo

SPECIALE

Stazioni & Porti



News primae noctis

Autovie Venete: cui prodest? a società Autovie Venete Spa ha pubblicato in questi L giorni i bandi per l’affidamento della distribuzione di carburanti e dei servizi food nelle sue 19 aree di servizio,

quasi tutte poste sull’autostrada Venezia Trieste. Purtroppo la Società pare non abbia ben compreso quanto è accaduto in questi ultimi anni nel mercato, anche in relazione alle procedure competitive. È successo così che Autovie Venete ha utilizzato uno schema di gara vecchio e del tutto anacronistico nella parte che impone di fatto, per la partecipazione, una innaturale associazione fra petrolieri e ristoratori. Questo metodo di gara umilia l’imprenditorialità degli uni e degli altri e non giova a nessuno: infatti ogni azienda, per poter vincere, non potrà fare affidamento solo sulle proprie capacità, ma dovrà tener conto delle virtù o dei difetti dell’”associato”, e in definitiva potrà vincere o perdere non per colpa o meriti suoi, ma per quelli appunto dell’associato. In più, questo metodo di gara potrà aprire contenziosi a non finire su vari temi, come per esempio la ripartizione degli investimenti, la tempestività e la qualità dei medesimi, la ripartizione delle merceologie di vendita, la fissazione futura dei prezzi di vendita e così via: queste ed altre considerazioni, non a caso, avevano indotto Aspi, il maggiore concessionario autostradale italiano, ad abbandonare già da alcuni anni il metodo delle gare abbinate, con grande beneficio di tutti. Ma tant’è, sembra che ciascuno voglia fare da sé, non utilizzando, come pure sarebbe facile, le esperienze altrui. Ottimo modo di fare sistema. Forse però questa maniera irrazionale di procedere giova a qualcuno: per esempio a certa burocrazia amministrativa che deve magari giustificare la propria esistenza con ogni mezzo possibile, non escluso il ricorso a procedure che, volendo essere a tutti i costi “autoctone”, rischiano di produrre più malanni che benefici.

­­­ EDITORIALE

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L’OPINIONE Stazioni, il gioco del business di Monica Cigognini* Come catena Imaginarium riconosce le potenzialità delle piattaforme di transito, delineando a livello internazionale una strategia di aperture di punti vendita sia all’interno delle gallerie commerciali delle stazioni che degli aeroporti. I punti di forza di queste location sono gli alti numeri di utenti che si trasformano in potenziali acquirenti, dunque benefit in termini di traffico e di fatturato. Prima ancora dell’esperienza italiana, Imaginarium ha aperto diversi punti vendita nelle stazioni spagnole, Atocha a Madrid, Santa Juste a Siviglia etc... La strategia di fondo è quella, prima di tutto, della scelta della stazione e della location all’interno della stessa. La prima esperienza italiana con Grandi Stazioni risale al 2005, con l’apertura di un negozio presso la galleria commerciale della Stazione Termini. Attualmente, a distanza di sei anni, siamo pienamente soddisfatti del punto vendita non solo in termini di visibilità ma anche di incassi, contando su un flusso di circa 200.000 visite all’anno. Diversa l’esperienza nelle stazioni di Torino Porta Nuova e Milano Centrale, dove gli shop sono stati aperti in fase di start-up delle gallerie commerciali. Dopo una fase iniziale più difficoltosa, i numeri si sono fatti più interessati, contando oggi su una proiezione di oltre 110.000 visite per la piazza milanese e alte aspettative di crescita per Torino. Non possiamo parlare di contro, quanto piuttosto di sfide. Importante è infatti riuscire a fidelizzare il consumatore anche all’interno di questi punti vendita, riuscendo a fornire un servizio qualitativo in tempi ristretti, visto anche l’incremento di passeggeri dell’Alta Velocità. Questo è possibile solo con supporti informatici idonei e personale formato ed altamente specializzato. *Responsabile Italia & Svizzera di Imaginarium

retail&food - maggio 2011 1


retail&food ANNO 6 NUMERO 5 MAGGIO 2011 • � 3,00

LUOGHI DI VIAGGIO • SPAZI COMMERCIALI

Anno 6 numero 5 maggio 2011 Direttore responsabile Andrea Aiello In redazione Fabrizio Patti, Andrea Penazzi

Star Trek Retail Cisalfa

Royal Caribean

Reportage di bordo

SPECIALE

Stazioni & Porti

Hanno collaborato Tiziana Bardi, Alessandro Barzaghi, Giuseppe Bonomi, Italo Bussoli, Carmen Chieregato, Giulia Comparini, Gianfilippo Cuneo, Luigi De Montis, Luca Esposito, Simone Filippetti, Fulvio Fassone, Vito Gamberale, Stefano Gardini, Paolo Prota Giurleo, Massimo Guacci, Antonio Intiglietta, David Jarach, Paolo Lombardi, Filippo Maffioli, Pietro Malaspina, Adolfo Marino, Dante Marro, David Montorsi, Giorgio Moroni, Pierpaolo Palmieri, Alberto Pasquini, Enrico Pazzali, POLI. design, Alessio Quaranta, Mario Resca, Leopoldo Resta, Vito Riggio, Kevin Rozario, Paolo Simioni, Vittorio Valenza  Foto Archivio Gesto Editore, Flickr, Fotolia, Imagoeconomica, iStockphoto

è ora di leggere

Segreteria Antonella Ferraraccio Pubblicità dircom@edifis.it

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Progetto grafico e impaginazione Quality A&M Stampa A.G.F. – Peschiera Borromeo (Mi) Redazione Viale Coni Zugna, 71 - 20144 - Milano - Italy

L’unico mensile b2b interamente dedicato al retail, alla ristorazione e ai servizi presenti nelle strutture del commercio moderno e nelle infrastrutture di viaggio. 10.000 copie ad altissima specializzazione distribuite in edicola e per abbonamento ad un qualificiato target di operatori economici dotati di potere decisionale. 10 numeri all’anno confezionati da un’équipe di veri esperti: analisi dei bilanci, inchieste e reportage, rilevazioni e confronto prezzi, interviste ai protagonisti, indiscrezioni e anticipazioni sui maggiori avvenimenti dei differenti mercati.

Prezzo di una copia _ 3,00 – Arretrati _ 5,00 Abbonamento Italia: _ 30,00 Europa: _ 40,00 Resto del mondo: _ 50,00 Registrazione Tribunale di Milano N° 550 del 06/09/2006 Iscrizione al Registro degli operatori della comunicazione n° 15972 Tutti i diritti di riproduzione degli articoli e/o foto sono riservati. Manoscritti, disegni, fotografie, supporti audio e video anche se non pubblicati non saranno restituiti. Per le fotografie e le immagini per cui, nonostante le ricerche eseguite, non sia stato possibile rintracciare gli aventi diritto, l’Editore si dichiara disponibile ad adempire ai propri doveri.

A retail&food hanno collaborato tra gli altri: Giuseppe Bonomi Gianfilippo Cuneo Luigi de Montis Fulvio Fassone Vito Gamberale Antonio Intiglietta Paolo Lombardi Pietro Malaspina Pierre Marin Enrico Pazzali Mario Resca Vito Riggio

Presidente Sea Aeroporti di Milano Presidente del Comitato Investimenti per Il Fondo Sinergia Presidente Assocatering Presidente Associazione Travel Retail Italia Presidente F2i Presidente Expo Italia Real Estate Presidente Fiera di Genova Presidente Consiglio Nazionale Centri Commerciali Amministratore Delegato John Lang LaSalle Italia Amministratore Delgato Fieramilano Presidente Confimprese Presidente Enac

Ai sensi dell’articolo 2 comma 2 del codice di deontologia relativo al trattamento dei dati personali nell’esercizio dell’attività giornalistica, si rende nota l’esistenza di una banca-dati personali di uso redazionale presso la sede di Milano – viale Coni Zugna, 71. Gli interessati potranno rivolgersi al responsabile del trattamento dei dati personali Antonella Ferraraccio, presso la sede di Milano, per esercitare i diritti previsti dalla legge n. 675/967.

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è una rivista edita da Edifis spa Viale Coni Zugna, 71 - 20144 - Milano - Italy Tel. 02 3451230 - Fax 02 3451231 info@retailfood.it www.retailfood.it

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Lettori di Retail&Food

Diffusione regionale (aree Nielsen)

5% Enti e Ministeri 15% Servizi

20% Gestori aree

AREA 3

AREA 4 Abruzzo Molise Campania Puglia Basilicata Calabria Sicilia Sardegna

Toscana Marche Umbria Lazio

32% Retail

LOCALITà __________________________ PROVINCIA __________ TEL. UFFICIO ____________ TEL. CELLULARE __________________ FAX __________________ E-MAIL ___________________________ NOTE O RICHIESTE _________________________________________

48%

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25%

28% Ristorazione

2 2 retail&food - settembre ottobre 2010 2010

Trentino Friuli Ven. Giulia Veneto Emilia Romagna

AREA 2

SOCIETà _________________ FUNZIONE _____________________ INDIRIZZO ______________________________ CAP ____________

8% 19%

NOME ___________________ COGNOME _____________________

Piemonte Liguria Valle d’Aosta Lombardia

AREA 1

Da inviare per posta ordinaria, fax, allegato e-mail a: retail&food - Viale Coni Zugna, 71 - 20144 - Milano - Italy T +39 02 3451230 F +39 02 3451231 - info@retailfood.it - www.retailfood.it Legge Privacy Informativa resa ai sensi dell’art. 675/96 Richiesta dati anagrafici. I dati saranno utilizzati con mezzi automatizzati e non a fine di informazione, ricerca e statistica e di promozione commerciale e non saranno per nessun motivo divulgati all’esterno. Titolare del trattamento dei dati è Edifis Spa - Viale Coni Zugna 71 - 20144 Milano. Chi comunica i propri dati personali gode dei diritti di cui all’art. 13 della legge 6/5/96 tra cui il diritto di ottenere la modifica o cancellazione dei dati forniti. Il conferimento di tali dati è facoltativo e l’accesso a tale servizio è subordinato alla prestazione del consenso.


n° 5 maggio 2011

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SOMMARIO 56

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54 news primae noctis Autovie Venete: cui prodest?

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l'opinione di Monica Cigognini Stazioni, il gioco del business

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R&f news

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cosa occorre sapere per... La Corte Europea di Giustizia boccia i vincoli delle amministrazioni locali all’apertura di grandi strutture di vendita

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indice retail

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osservatorio prezzi MiTo: parola d’ordine “standardizzazione” Sia a Milano Centrale che a Torino Porta Nuova i format di ristorazione sono tanti, ma i listini appaiono schiacciati sulla proposta di Autogrill. Chi si aspetta qualità e tipicità regionali rimane pressoché deluso. Il non food vede molti marchi, speculari nelle due stazioni, con Milano più fashion

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star trek Retail Destinazione Cisalfa

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prima pietra Shopping al Settimo Cielo Diviso in tre step, il progetto prevede entro due anni la costruzione di un retail park e di un centro commerciale da 90mila mq di gla complessivi. La location, pochi chilometri a nord di Torino, guarda a un pubblico regionale e strizza l’occhio ai residenti della vicina Valle d’Aosta

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Taglio nastro Eurosia, un topolino nella food valley Nei prossimi anni Parma vedrà crescere centri commerciali

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quadro ai mall e le insegne che operano in questo canale stanno molto meglio di quelle in città. Ma a dividersi il mercato sono soprattutto i grandi gruppi, con insegne diverse.

sul quadrante nord e nel frattempo il centro storico si è rinforzato con l’ingresso di catene importanti. In prospettiva il nuovo mall, situato a sud-est, si candida a servire un bacino di quartiere

Dossier aree di servizio Ristop

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Il racconto di una giornata a bordo della gigante Mariner of the Seas Royal Caribbean fa rotta sull'Italia

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international

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stazionario

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Mistery in shop Milano Centrale: Panzera vs Motta, prodotto vs ambiente

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Vetrina

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LA pulce nell'orecchio

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Parola di Paolo Simioni Centostazioni: «Mettiamo le ali»

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LA foto

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LAst but not least

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Dossier aeroporti Schiphol, modello non a caso Come il calcio totale dell’Olanda del 1974, l’aeroporto di Amsterdam può insegnare al mondo concretezza e fantasia. Girando al suo interno si scoprono a ogni passo soluzioni all’avanguardia, dal museo alla biblioteca al wi-fi gratuito. Con un’idea chiara: meglio essere unici che normali.

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Novità nella ristorazione al leonardo da vinci Food: la ricetta di Aeroporti di Roma

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Italia vende, Francia compra Bulgari: un altro "gioiello di famiglia" che ne va...

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analisi mercato Mall e gioielli, cose da grandi Tra centri commerciali e gioiellerie c’è un feeling particolare. I preziosi garantiscono la più alta redditività al metro

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Speciale stazioni & porti

Rubriche Stock option Orient express In format Aviation outlook Obiettivo personale Retail station Mercati in fiera

4 6 9 10 12 66 72

retail&food - aprile 2011

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r&f news Adr, più utile nel 2010…

L

’assemblea degli azionisti di Aeroporti di Roma (Adr) il 13 aprile scorso ha approvato il bilancio 2010, chiuso con un utile netto in crescita a 22,3 milioni di euro (contro 5,2 milioni del 2009) e un utile ante imposte a 58,8 milioni contro i 33,1 del 2009. In crescita anche i ricavi di 599,7 milioni (+ 6,7%) rispetto al 2009 sia nel settore aviation (+5,4%) che nel settore commerciale (+8,2%). Il traffico del sistema aeroportuale romano nel 2010 è stato di 40,9 milioni di passeggeri (+5,9%). Fiumicino con 36,3 milioni di passeggeri è cresciuto del +7,5 per cento. In marcata crescita i voli internazionali (+11,4%), in ripresa i nazionali (0,9 %). Adr nel 2010 ha investito 106,7 milioni di euro (+69,8 milioni di euro) principalmente nelle aree di imbarco e nel sistema per i bagagli. •

Trapani, 10 milioni per i voli militari

L’aeroporto di Trapani Birgi riceverà 10 milioni di euro dallo Stato a titolo di risarcimento per la riduzione dei voli civili a seguito dell’intervento in Libia. Lo scalo, nato come aeroporto militare, è utilizzato dai jet della Nato impegnati nell’operazione Odissey Dawn. Ciò aveva provocato inizialmente la chiusura totale ai voli civili e dal primo aprile una riapertura parziale, pari a 18 voli al giorno, poi portati a 20. Si tratta del 75% dei voli dell’orario invernale e del 50% di quello estivo, in vigore dal 28 marzo. I dubbi sulla formula del sostegno economico, spiegano dal Birgi, sono però molti: non si sa se arriveranno in forma diretta

4 retail&food - maggio 2011

S

embra arrivare a una soluzione la ormai annosa questione delle tariffe aeroportuali. Per Aeroporti di Roma una schiarita importante è arrivata lo scorso 14 aprile, quando i suoi vertici hanno partecipato a un incontro a Palazzo Chigi. Il governo ha espresso la volontà di chiudere entro 15 giorni l’accordo sul contratto di programma con Adr per lo sviluppo di Fiumicino. L’esecutivo ha proposto, attraverso l’Enac, un aumento delle tariffe di 7-8 euro per passeggero, per remunerare gli investimenti pregressi e per sbloccare i nuovi (12,5 miliardi previsti tra il 2012 e il 2044). Il giorno prima un punto fermo era arrivato per la Sea-Aeroporti di Milano. Dopo quasi 10 anni di incertezza è stato infatti definito il contratto di programma con l’Enac. Passato un primo vaglio dell’ente, dovrebbe essere approvato il 4 maggio. Il ricavo medio per passeggero (considerando nella media sia Linate che Malpensa) salirà da 22,66 a 26,12 euro nel primo anno, per arrivare a 28,33 al quinto. Grazie anche all’incremento atteso del traffico, è previsto un aumento dei ricavi del 40% nel 2015, dai 663 milioni del 2010 a oltre 850. Scontento dei passeggeri (e delle compagnie aree) a parte, un buon viatico per l’ingresso in Borsa. •

Stock option BUY

Sea Il consiglio comunale di Milano ha approvato a larga maggioranza la delibera che consentirà a Sea Aeroporti Milano la collocazione in Borsa. Con gli aeroporti l'accordo tra centrodestra e centrosinistra vola... Autogrill Siglato a Seattle un maxi accordo tra Starbucks e Autogrill. Rinnovato fino al 2020 l'affidamento della gestione dei locali presenti in aeroporti e autostrade USA, opportunità di sviluppo nei paesi in cui opera Autogrill. Welcome to Italy?

all’aeroporto o se attraverso interventi di promozione del territorio o di sostegno al credito a livello locale. La misura sarà contenuta nel decreto legge che finanzia la missione in Libia.

…e in arrivo un aumento di 7-8 euro delle tariffe

Vinitaly La 45a edizione di Vinitaly ha fatto segnare un nuovo record di presenze: quasi 156.000 visitatori, dei quali oltre 48.000 esteri. Nelle giornate dedicate al trade l'incremento dei visitatori ha fatto segnare un tondo + 10%.

NEUTRAL

Lapo's retail Lapo Elkann è pronto ad avviare una catena di negozi, a marchio Italia Indipendet, dopo il pilota di Saint Tropez. Un progetto intrecciato con le altre attività di LA Holding, come nel settore degli interni, per il centro commerciale dell'area ex Bugatti di Campogalliano (MO). Fratelli La Bufala Sandro Abeille, vicepresidente di Emme Sei, la holding che gestisce la catena di pizzerie napoletane, annuncia l'apertura di 1.000 locali nei prossimi cinque anni. Anche all'estero, anche attraverso i Chiquita Fruit Bar. Verità o bufala? Colosseo Cosa succede attorno al simbolo di Roma e d'Italia? Poco, niente, di tutto... Diego Della Valle con abile mossa, dribblando il preposto Mario Resca, si offre di sponsorizzare i restauri in cambio dell'esclusiva commerciale e d'immagine. Ai posteri...

SELL

H&M Tira, tira... e poi si spezza. La corsa di H&M, simbolo planetario del fast fashion, si è arrestata. Le vendite sono al palo, nonostante i prezzi al pubblico non siano aumentati (ma quelli delle materie prime sì). Ora si spera nel marketing... Ferrovie dello Stato La concezione del libero mercato ispirata da Mauro Moretti e FS non trova adepti tra i binari, anzi. I vettori concorrenti, passeggeri come merci (Arenaways, NTV, Arriva...), si sono riuniti nel Forum Trasporto Ferroviario per contrastare l'ex monopolista. Gianmario Tondato da Ruos Intervistona su L'Espresso per l'ad di Autogrill. Tra interessanti analisi e aneddoti ecco la notizia: «...nel nostro business il paese più aperto del mondo è l'Italia». Chissà se Tondato pensava anche alle “nostre autostrade”.


Coccinelle sempre più a Est

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opo le recenti quattro inaugurazioni a Minsk, Bratislava, Ekaterinburg e Firenze, Coccinelle (borse, scarpe e accessori) continua la sua espansione in Oriente. Due boutique sono state aperte a marzo. La prima a Odessa (Ucraina), nel department store “Sady Pobedy”, 45 mq nella zona dove sono concentrati i marchi internazionali del lusso. Il secondo a Lods, in Polonia, con 56 mq in centro città. A maggio apre i battenti anche uno shop in shop a Manila, nel Rustan Department Store, il più grande e lussuoso mall della capitale filippina. Previsto per giugno, infine, l’opening del terzo negozio del marchio a Varsavia, sempre in Polonia. Con queste aperture salgono a 77 i monomarca del marchio di Sala Baganza, Parma. •

Anche a Malpensa e Linate il car sharing e-vai

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Gli aeroporti di Milano Linate e Malpensa saranno, assieme alla nuova sede della Regione Lombardia, i prossimi punti di approdo del car sharing ecologico e-vai. Si tratta di un servizio pubblico che si basa sul noleggio di veicoli elettrici, affittati a prezzi ragionevoli (5 euro all’ora per chi ha l’abbonamento Gold). Se si prende un’auto in città e si restituisce in aeroporto, o viceversa, è prevista una maggiorazione di 15 euro. Finora il servizio era abbinato solo al trasporto ferroviario, nei terminal del Gruppo Ferrovie Nord Milano, essendo partito nella stazione di Milano Cadorna, seguita da quella di Varese Nord e poi da quella di Como Lago. Il servizio è gestito da Trenitalia - LeNord e da Sems (società controllata dal Gruppo FNM) e ha il sostegno della Regione Lombardia. •

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r&f news MyChef, parte il corso per allievi direttori

Il 17 maggio sarà inaugurato il 1° Corso per Allievi Direttori di MyChef. In occasione dell’inaugurazione è stato organizzato un seminario/ lezione rivolto non solo ai 15 giovani selezionati per partecipare al corso ma anche a tutta la struttura di direzione dei punti vendita dell’azienda. Si terrà presso l’Hotel Hub di Milano, dalle 14 alle 16.30. Il docente sarà d’eccezione: il maratoneta Stefano Baldini.

Orient Express

Cremonini, Inalca cerca un nuovo socio

U

n nuovo socio di minoranza, possibilmente un fondo di investimento: lo sta cercando l’Inalca, la società di produzione della carne del Gruppo Cremonini. Dopo l’uscita definitiva dell’ex partner brasiliano Jbs, Inalca, tornata al 100% del gruppo di Modena, ha infatti un bilancio con luci e ombre. Da molti punti di vista la vicenda è stata un affare, perché il 50% di Jbs è stato acquistato allo stesso prezzo a cui era stato ceduto nel 2008: 218,8 milioni di euro; nel frattempo sono stati effettuati investimenti per 150 milioni e l’Ebitda è raddoppiato, dai 51 milioni del 2007 ai 101,6 del 2010 (con previsione di arrivare a 115 nel 2011). Rimane però il problema del debito, schizzato dai 216 milioni del 2010 ai 395 previsti nel 2011 per effetto del maxi prestito da 318 milioni chiesto alle banche (220 per il riacquisto delle quote e 98 per ristrutturare il debito esistente). Per questo un socio dotato di liquidità farebbe comodo, anche se ovviamente di alleanze al 50% dalle parti di Modena non vogliono più sentire parlare. Proprio la corsa dell’Ebitda è stata all’inizio dei problemi tra Cremonini e Jbs, perché il contratto tra le due società prevedeva un aggiustamento di prezzo ("earn out") di 65 milioni a favore di Cremonini al raggiungimento nel bilancio 2010 di un Ebitda di Inalca Jbs superiore ai 90 milioni. Un secondo problema era un’opzione put che avrebbe costretto Jbs a comprare la metà rima-

nente di Inalca a un valore pari a dieci volte l’Ebitda, se questo fosse salito sopra i 60 milioni. Da qui una serie di contestazioni della società brasiliana e una dura battaglia societaria e legale che si è da poco chiusa con l’accordo. •

a cura di Stra_branding - www.strabranding.com

Le conseguenze sul business del terremoto in Giappone “Quali sono le prospettive per il business della moda oggi in Giappone?” si interroga WWD Japan nella sua edizione del 21 Marzo. Il triplo disastro ha colpito il Giappone giusto tre giorni prima dell’inizio della Japan Fashion Week. Quasi tutte le sfilate sono state cancellate e, soprattutto a causa delle limitazioni imposte ai trasporti pubblici per contingentare il consumo di energia elettrica, il numero di visitatori, buyer ed addetti ai lavori è stato molto ridotto. Il terremoto non ha comportato devastazioni ad edifici o strade nella città di Tokyo ma l’incidente alla centrale nucleare di Fukushima ha causato una forte carenza nell’erogazione di energia elettrica che ha imposto forti riduzioni nella frequenza dei trasporti pubblici. Anche i negozi hanno anticipato l’orario di chiusura, alle 6 pm anziché le 8 pm. Questi fattori hanno fortemente influenzato negativamente l’andamento delle vendite retail. La risposta alla domanda iniziale posta da WWD Japan può essere letta attraverso le reazioni di molti retailers: mantenere e motivare il personale con un atteggiamento positivo, essere propositivi, solidali e lavorare duramente per riportare la vita ad un ritmo normale. Solo due giorni dopo il disastro, infatti, i retailers di Harajuko hanno iniziato a vendere per beneficienza braccialetti da polso disegnati appositamente per la causa, ZOZO il più grande retailer online per la vendita di abbigliamento, ha iniziato una campagna di beneficienza donando interamente l’incasso derivante dalla vendita di una T-shirt speciale, Uniqlo ha donato 300.000 capi confezionati in tessuto termico oltre ad abbigliamento in genere e salviette. I department stores stanno progressivamente estendendo l’orario di apertura per portarlo alla normalità. La Tepco, la società che fornisce elettricità a tutta l’area di Tokyo, ha previsto che il contingentamento proseguirà fino a metà dell’estate. Di conseguenza, ci si aspetta che il traffico dei clienti non riprenda così facilmente nel breve periodo. Mentre è convinzione diffusa che nel lungo periodo l’andamento del business non verrà influenzato da questo enorme disastro. I dati pubblicati dal Jdsa, Japan Department Store Association, mostrano chiaramente che il volume di business dei marchi fashion e lusso nelle aree duramente colpite dal terremoto è poco significativo. Solo una città, Sendai, è sufficientemente ampia da essere analizzata separatamente ma essa rappresenta solo l'1,3% del totale delle vendite considerato da JDSA. Mitzukoshi, l’unica catena di department store presente a Sendai, ha chiuso pochi giorni dopo il terremoto ed ora apre al pubblico per 6 ore al giorno. Guardando a cosa accade nelle altre aree del Giappone, il quadro è abbastanza differente

6 retail&food - maggio 2011

regione per regione: l’area metropolitana di Tokyo sta registrando una riduzione delle vendite di circa il 30% rispetto all’anno precedente mentre nella parte occidentale del Giappone gli effetti negativi sono meno rilevanti. La catena di department stores appartenenti alla Mitzukoshi Isetan Holding, che registra la maggior parte delle proprie vendite nell’area di Tokyo, è quella che soffre maggiormente questa situazione. I primi consuntivi sulle vendite di marzo di Mitzukoshi ed Isetan mostrano riduzioni rispettivamente pari al 28,8% e 28,4 per cento. Tali dati migliorano se si considera la catena di department stores Takashimaya, con negozi più ampiamente distribuiti sul territorio nazionale, che ha registrato una riduzione a marzo del 17,3% (la riduzione del 26,1% sofferta a Tokyo viene compensata da quella del 2,6% nella parte occidentale del Giappone). Infine, J.Front Retailing, a cui appartengono i department stores Daimaru e Matsuzakaya basati per lo più ad occidente, ha annunciato una riduzione di solo il 9.5 per cento. Sempre la pubblicazione del JDSA riporta che, prima del terremoto, le vendite a turisti stranieri erano superiori del 4,2% rispetto all’anno precedente. Questo trend positivo ora non viene ovviamente più registrato. Comunque, il department store Ginza Mitzukoshi di Tokyo, che aveva ampliato l’area di vendita di una volta e mezza la precedente per beneficiare delle aspettative positive sui clienti stranieri, ha apprezzato incrementi di più del 50% rispetto all’anno precedente fino a febbraio e del più 11% a marzo dopo il terremoto. A distanza di tre settimane dal disastro, nel momento in cui scriviamo questo articolo, vediamo che il traffico aumenta, le vendite di tutti i retailer migliorano, gli orari di apertura stanno tornando progressivamente alla normalità e la copertura dei mezzi di comunicazione nei confronti di quanto accaduto si riduce. Tutto questo ha un effetto positivo sul morale della popolazione e sulla sua propensione all’acquisto. Durante il primo weekend di aprile molti brands hanno registrato incrementi in doppia cifra. Questo significa che gli effetti del disastro sono terminati? Probabilmente no. Il trend negativo delle vendite all’interno dei department stores giapponesi è ormai fenomeno consolidato e risaputo da anni e, probabilmente, il disastro del terremoto si aggiungerà alle cause sostenute per giustificare tale trend. Nel mercato oggi la forma di distribuzione vincente è il multi-brand speciality store e non ci sono segnali che facciano pensare diversamente. Quali le ragioni del successo e come intrattenere buone relazioni di business con questo canale distributivo? Lo scriveremo nel nostro prossimo articolo. Vaner Alper


Della Frera lancia 20 Burger King al Nord Il gruppo Gdf Group spa dà un’accelerata al suo ruolo di franchisee di Burger King. Nei prossimi 5 anni, attraverso la società BK Food srl, aprirà 20 nuovi ristoranti nel nord Italia, soprattutto in Lombardia. Gli investimenti saranno pari a 12-13 milioni di euro, al netto del costi per immobili e persona- Guido Della Frera le. Ogni ristorante darà lavoro a 35-40 persone. I ristoranti, spiega a r&f il presidente Guido Della Frera (da cui il nome Gdf Group) saranno soprattutto casette, di almeno 400 metri quadrati più 2.000 mq di parcheggi. Saranno situati sulle vie ad alta percorrenza viabilistica, come statali e provinciali, possibilmente vicine a centri commerciali e cinema multisala. Un’idea originale consisterà nell’affiancare, in alcune location, i ristoranti “Sapori d’Italia”, che propongono prodotti tipici, «perché agli italiani – spiega – piace alternare il fast food con il ristorante tradizionale. In questi casi costruiremo due corpi di fabbrica autonomi, con layout e gestione del personale diversi».

La Feltrinelli a Napoli raddoppia nel travel

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opo l’esperienza rosea nella stazione ferroviaria di Napoli, La Feltrinelli Express ha aperto i battenti anche nell’aeroporto di Capodichino. È l’11esima bandierina di questo formato. Ridotte, come negli altri aeroporti, le dimensioni: 120 metri quadrati, per 4mila volumi presenti e un’apertura di 365 giorni all’anno dalle 7 alle 21.30. Il negozio è nella nuova area dell’airside e si affaccia direttamente sulla pista. Al suo interno libri, cd, dvd, lettori e-book e iPod e, come sempre in queste location, una vasta scelta di cartoleria. •

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r&f news Sud e occupazione, Confimprese dà una mano

Per il vending fiera in crociera

La fiera del vending, ossia della distribuzione automatica, quest’anno si fa in crociera. Per quattro giorni, dal 7 al 10 maggio, la nave Costa Deliziosa ospiterà Vending Cruise, rassegna organizzata dall’associazione di catego-

I

dati sull’occupazione nel Mezzogiorno sono tra i più preoccupanti di sempre, soprattutto per giovani (29,8%) e donne (42%). Ma una buona notizia arriva dal secondo rapporto di Confimprese sull’occupazione nel retail al Sud. Le imprese associate, ha spiegato il presidente dell’associazione, Mario Resca, prevedono di dare lavoro nel 2011 a 1.030 persone, grazie anche all’apertura di 215 nuovi esercizi commerciali. Farà la parte del leone la Campania, con 400 posti di lavoro, a fronte di 68 aperture di negozi. La seguiranno, nelle previsioni, la Sicilia (227 posti) e la Puglia (149), mentre molto bassi saranno gli apporti di Abruzzo, Basilicata e Molise. Contratti a termine e a tempo indeterminato in calo: nel 2010 i primi erano stati 500, mentre nel 2011 saranno un centinaio; i posti a tempo indeterminato passano da 314 a 200. Meno utilizzate la collaborazione coordinata e continuativa, quella occasionale e il contratto a progetto. È riconfermato l’uso del part time e dell’apprendistato. Le richieste più frequenti sono per le figure di assistente di vendita (Compar Bata ne inserirà 398, Unieuro 430), ma anche per l’assistant restaurant manager (32 da Burger King), l’area manager e il responsabile del punto vendita (73 da Compar Bata e 30 da Mondadori Franchising).

A Bari altri 1.200 mq per negozi

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maggio iniziano i lavori di ampliamento dell’aeroporto di Bari Palese. Sarà realizzata una nuova area, allungando la struttura su un lato (il sinistro, guardando l’ingresso principale). Gli spazi commerciali si amplieranno di 1.200 metri quadrati. Intanto nel mese di maggio sono previste nuove inaugurazioni: Camomilla Italia e Cammarota Gioielli, un franchising locale di bijoux, apriranno in area partenze, zona imbarchi. Nella zona dei check-in sarà aperto un punto vendita de I dolci di nonna Vincenza e si amplierà di 30/40 mq la Bottega dei Sapori di Airest. A Brindisi, invece, un internet point e un punto istituzionale della Camera di Commercio saranno inaugurati nella zona partenze landside. Il 3 maggio a Bari si terrà anche il 7° Workshop – estate 2011, “Tour operator e vettori incontrano il trade”. In crescita le presenze: sono oltre 70 le aziende e gli enti partecipanti. •

in format “Mezzo di Pasta” si lancia in autostrada Creata in Francia nel 2002 da Emmanuel Guth e Denis Sutter, «Mezzo di Pasta» rappresenta una formula originale ed innovativa di ristorazione rapida a base di pasta fresca. Con 125 negozi (per la maggior parte localizzati nell’Hexagone ed in franchise) quest’insegna di origine alsaziana si sviluppa attorno a un design accattivante, caratterizzato da un format standard di 50 mq in centro città e 100 mq nei centri commerciali. Gli ultimi negozi creati beneficiano di una particolare attenzione al look, con una nuova impronta architettonica (pavimenti, luci, banconi) e di un nuovo logo, che verranno applicati a tutte le aperture. Il concept è semplice ma allo stesso tempo di grande impatto, basato sull’idea della cucina “spettacolo”: la pasta viene preparata al momento, accompagnata dal condimento scelto, il tutto servito in un packaging colorato e funzionale, con un ottimo rapporto qualità prezzo. Ha fatto molto parlare di sé all’ultimo salone del franchise a Parigi. Hanno fatto notizia la sua prossima apertura a fine giugno 2011, in partenariato con Total, sull’area di servizio di Hardivillers (autostrada A16) e l’apertura di settembre nell’area di servizio di

ria Confida e da Venditalia Servizi. La nave partirà da Savona per toccare prima Barcellona e poi Ajaccio, con ritorno alla base il 10 mattina. Oltre agli stand degli espositori ci saranno diversi incontri, tra cui i principali sono “Comunichiamo il nostro valore”, l’8 mattina, e “Il futuro del Vending”, il 9 mattina. Non può mancare l’intrattenimento, alla sera, così come gli spazi per guardare le città, durante i pomeriggi dell’8 e del 9.

A cura di Ing. Tiziana Bardi studiobardi@cad38.com

Vemars, autostrada A1. Grande interesse dell’insegna anche sullo sviluppo travel, in partenariato con SSP, che prevede l’apertura di nuovi punti vendita in aeroporti e stazioni. Mezzo di Pasta è presente anche all’estero, in master-franchise, in Svizzera, Belgio, Lussemburgo, Medio-Oriente ed ha appena siglato tre contratti di master franchising per la Spagna, la Germania ed il Messico. In quest’ultimo paese aprirà il suo primo punto vendita questa primavera.

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r&f news Gli M&A awards di kpmg

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Borsa in vista per Sea

È stata la futura matricola più discussa all’ultima Star Conference a Piazza Affari. Ora per Sea sembrano cadute le prudenze degli scorsi mesi e il processo di quotazione ha subito un’accelerazione. Dopo l’approvazione del Bilancio di previsione 2011 da parte del Consiglio Comunale di Milano, principale azionista, la Sea ha avviato l’iter per il progetto di quotazione della Società. Il tutto si dovrebbe concludere a ottobre. Prima, ad aprile, l’assemblea degli azionisti dovrà modificare lo statuto. In seguito il prospetto informativo andrà depositato in Consob e in Borsa Italiana, prevedibilmente entro il prossimo luglio. In Borsa sarà portato tra il 25% e il 35% della Sea, quota che consentirà al Comune di mantenere il controllo con il 51%, dall'attuale 84%. Come ha detto il presidente Giuseppe Bonomi nel corso di un'audizione alla commissione Bilancio, la quotazione porterà più stabilità finanziaria e consentirà di supportare al meglio il proprio piano di investimenti, finora approvato per 1,4 miliardi di euro. L'offerta pubblica di sottoscrizione prevede una tranche da riservare ai dipendenti, agli amministratori della società, ai residenti della Lombardia e in generale ai piccoli azionisti. Il nodo del dividendo straordinario che in un primo momento sembrava dovesse essere distribuito ai soci prima della quotazione, secondo Bonomi «è condizionato alla positiva conclusione del processo di quotazione», quindi non prima dell'autunno. Sull'ammontare del dividendo straordinario, ha scritto il Sole 24 Ore, il Comune si attende di incassare dall'operazione 160 milioni di euro. Per una quota saranno provenienti dalla parte ordinaria (50 milioni), il resto proverrà dalla distribuzione delle riserve che, tenendo conto degli utili portati a nuovo, ammontavano al 31 dicembre 2009 a 175,5 milioni di euro.

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Milano sono stati proclamati i vincitori dei premi assegnati da Kpmg e Fineurop Soditic, col patrocinio di AIFI e Università L. Bocconi, alle operazioni di fusione e acquisizione tra imprese che danno un contributo positivo alla competitività del Paese. Gli awards, giunti quest’anno alla settima edizione, hanno selezionato l’iniziativa più significativa in ognuna delle tre tradizionali categorie in cui viene distinto il mercato del M&A. Per la categoria Italia su Italia è stata premiata Marie Tecnimont per l’acquisizione di Sofipart e Technip KTI, che le consente di rafforzare competenze tecnologiche strategiche nella raffinazione e nel trattamento del gas. Nella categoria Italia su Estero il riconoscimento è andato ad Amplifon per l’acquisizione di NHC Group. Amplifon è leader mondiale nella distribuzione di soluzioni per l’udito e con l’operazione crea un’importante base operativa per la penetrazione nei promettenti mercati asiatici. Nella categoria Estero su Italia è risultata vincitrice la multinazionale Medtronic, leader nel settore delle tecnologie biomedicali, per l’ingresso nella bresciana Invatec, azienda all’avanguardia nello sviluppo e commercializzazione di tecnologie cardiovascolari.

Quest’anno si sono aggiunti due premi speciali. Il primo, dedicato a “Aziende familiari e Finanza”, è stato assegnato a Caffè Lavazza per l’accordo/acquisizione della statunitense Green Mountain Coffee Roasters; il premio è stato assegnato a Lavazza per aver messo a segno nel corso del 2010 altre tre operazioni di presa di controllo dell’italiana Ercom, della bulgara Onda e dell’argentina Soffice. Il secondo premio è stato riconosciuto alla società del marchio Tod’s per l’operazione sviluppata nel confronto dei grandi magazzini statunitensi Sacks. •

Aviation outlook

Ad Air One manca il coraggio di Alitalia Ha compiuto ormai un anno l’esperimento del gruppo Alitalia di dar vita ad un riposizionamento del suo brand Air One verso l’originale modello di “smart carrier”: vale a dire, un ibrido tra le economicità di costo e di sistema d’offerta propria dei vettori LCC ed il servizio da e per scali aeroportuali primari, più vicino al business model delle aerolinee tradizionali. L’offerta, finora polarizzata su Milano Malpensa e diretta essenzialmente verso destinazioni leisure, si arricchirà ora di una seconda base su Pisa. In assenza di dati di economics sulle performance di Air One, appare stimolante interrogarsi sulle scelte strategiche passate, presenti e sullo scenario futuro che il carrier potrà sperimentare. Naturalmente tale analisi non tocca eventuali caveat politici di cui non siamo a conoscenza. Con un occhio al passato, non c’è dubbio che la scelta di posizionare un’offerta “price sensitive” quale quella di Air One su Malpensa avesse molto significato all’interno del disegno di condotta del gruppo Alitalia. La capogruppo, infatti, aveva dato luogo a un massiccio spostamento di capacità (il cosiddetto dehubbing) da Malpensa verso Fiumicino anche in virtù di una forte competizione su molte rotte da parte di Easyjet. La risposta, dunque, doveva essere di natura imitativa rispetto al format del vettore anglosassone in termini di servizio e pricing. Ulteriori margini di manovra nascevano dalla sottrazione di traffico ai vettori charter attraverso un’offerta schedulata stagionale. Probabilmente l’approccio di Air One avrebbe dovuto risultare meno timido in chiave di capacità di offerta, cercando di conquistare eventualmente spazio anche ai danni di Lufthansa Italia su alcune rotte verso il Nord Europa: situazione comunque ascrivibile alla natura di progetto pilota della stessa iniziativa Air One nel suo complesso. Per ciò che concerne la condotta attuale di Air One, la scelta di aprire una base a Pisa appare, invece, meno logica. Mentre, infatti, su Milano la dimensione del bacino d’utenza risultava tale da potere assorbire ulteriore capacità, nel caso della città

toscana una fetta importante del mercato appare di natura incoming. Questo appare oggi già ampiamente presidiato, nei canali d’offerta e di distribuzione oltre che da una superiore awareness sui mercati internazionali, da Ryanair. Sembra qui più evidente il tentativo della gestione aeroportuale pisana di smarcarsi in qualche modo dal potere negoziale di Ryanair piuttosto che il reale senso strategico di una tale condotta da Air One. Per lo scopo d’azione futuro, vi sono spazi ulteriori di manovra, anche se limitati, per Air One e la sua politica multibase lungo almeno altre due direzioni d’azione. Da un lato, vi sono ancora un numero di mercati, anche nello stesso Nord Italia, che ancora non sono coperti da una vera e propria base operativa LCC e dove dunque Air One potrebbe insinuarsi, pur dovendo comunque lottare con le posizioni già acquisite da altri vettori. Al Sud gli spazi sono meno evidenti, anche se chiaramente la piazza di Napoli non è ancora coperta da una base low-cost, così come Palermo. In sintesi: pur a fronte di qualche incertezza nello scenario d’azione fin qui intrapreso, Air One è sicuramente un vettore interessante per le implicazioni operative che può sprigionare nel mercato, sia in chiave sostitutiva rispetto all’offerta della capogruppo Alitalia (come accade per Iberia e Vueling per esempio), sia per ciò che concerne innovativi spazi di condotta. Serve, forse, solo maggiore coraggio e delega di capacità e visibilità commerciale da parte della capogruppo. Salute a tutti! Prof. David Jarach www.diciottofebbraio.it


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r&f news Promos commercializza l’outlet di Melilli L’outlet a insegna Fashion District di Melilli (Siracusa) vede l’ingresso di Promos srl nella commercializzazione e nella gestione. Affiancherà in queste funzioni l’immobiliare Tecnall srl, proprietaria della struttura e licenziataria in esclusiva per la Sicilia dell’insegna Fashion District. È l’unica struttura che Fashion District ha preferito non gestire direttamente, per dissapori con la stessa Tecnall. L’outlet aprirà entro l’estate del 2011 e avrà 100 punti vendita per 24mila mq di gla. Intanto sono molto positivi i conti per il Palmanova Outlet Village, un’altra struttura dove Promos e la società sorella Promanagement curano rispettivamente la promozione e la gestione. Il fatturato nel 2010 è cresciuto del 10% e i visitatori del 9%, arrivando a sfiorare quota 3 milioni, di cui il 40% provenienti da Austria, Slovenia, Croazia e Serbia.

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Obiettivo Personale

A cura di Excursus. Spazio di formazione partecipata – www.studioexcursus.com

Il bilancio delle competenze...

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ei nostri contesti lavorativi connotati da fluidità delle professioni e da flessibilità delle situazioni, i processi di consulenza al ruolo, che utilizzano strumenti di bilancio di competenze, permettono a manager e a dirigenti di fare il punto sulle proprie competenze, di conoscerle meglio e di ridefinire un proprio progetto professionale; il bilancio di competenze (e più in generale l’accompagnamento al ruolo) diviene un’occasione per il professionista (e anche per la realtà per la quale lavora) di ossigenarsi, di apportare nuovi stimoli – generativi e creativi – alla propria quotidianità. L’intento di chi matura il desiderio di fare un bilancio di competenze può essere quello di ricollocarsi al meglio all’interno della propria organizzazione (ridefinendo il proprio ruolo, le proprie funzioni e ripattuendo la propria posizione contrattuale) oppure quello di reimmettersi nel mondo del lavoro per trovare collocazione in una nuova realtà.

Il bilancio di competenze è un processo auto valutativo, accompagnato e facilitato da un consulente, che fornisce, nelle sue diverse fasi, spazi e strumenti specifici; è un processo che considera la persona attraverso un approccio olistico e che la inserisce in un contesto più ampio rispetto a quello puramente professionale. La finalità di un bilancio di competenze non si focalizza sulla revisione e sulla riscrittura del proprio curriculum vitae ma, attraverso strumenti che permettono di valutare le competenze professionali maturate negli anni, è quella di fornire risposte concrete e puntuali al desiderio di cambiamento che naturalmente molte persone nutrono, soprattutto all’interno di ambiti lavorativi complessi, a volte connotati da un significativo livello di conflittualità e da una scarsa propensione al riconoscimento e alla valorizzazione delle competenze.

Eugenia Montagnini eugeniamontagnini@studioexcursus.com


Commercio, ancora un ostacolo per i SUAP

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l settore del commercio era in grande subbuglio nell’attesa dell’applicazione di quanto pubblicato sul Burl serie ordinaria n° 12, dove con d.d.g. 21 marzo 2011, n. 2520, veniva introdotta la nuova modulistica unificata Scia (in sostituzione della precedente Diap) oltre alla Circolare regionale 21 marzo 2011 - n. 3 "Art. 19 legge n. 241/1990: segnalazione certificata di inizio attività – Prime indicazioni applicative". Tale normativa avrebbe dovuto, tra le principali innovazioni, dare il via a partire dal 29 marzo 2011 alla “Operazione SUAP”, ovvero l’obbligo di trasmettere tutte le pratiche soggette a Scia commerciale esclusivamente in forma telematica tramite posta certificata ed esclusivamente ai Suap dei comuni accreditati (o delegati dalla Camera di Commercio). In realtà, la Presidenza del Consiglio dei Ministri, d’intesa coi Ministeri della Semplificazione e dello Sviluppo Economico, ha diramato proprio sul filo di lana la circolare Msn 571 P-4.34.11, dove si prevede che ”…anche dopo il 29 marzo, nei comuni che non sono ancora in grado di operare in modalità esclusivamente telematica, sino alla completa attivazione degli strumenti previsti dal capo III del d.p.r. numero 160 del 2010, ivi compreso il sistema informatico dei pagamenti, nullaosta alla presentazione della documentazione secondo le tradizionali modalità cartacee”.

ristorazione: l’innovazione è in franchising

Malgrado l’effettiva difficoltà che alcuni comuni avrebbero incontrato ad attivare entro la data prevista il sistema d’invio telematico, spicca da questa circolare la mancanza di un termine di riferimento entro il quale provvedere all’adeguamento necessario. In sostanza, tutto rinviato a data da destinarsi, con buona pace dei Suap e dell’informatizzazione tanto annunciata. •

Mettere in luce le sinergie innovative che si attivano tra il mondo del retail e quello della ristorazione: è l’obiettivo di un incontro promosso da Assofranchising, dedicato al settore della ristorazione in affiliazione. Si terrà all’Hotel Mirage di viale Certosa a Milano, giovedì 12 maggio dalle ore 8.30 alle 15. Nella prima parte della mattinata si presenteranno le tendenze in atto e i target di riferimento. Seguirà la tavola rotonda “Ibridazioni di gusto: le case history più innovative nel mondo retail”. In seguito si affronterà il tema del Geomarketing: “Aprire tanto e aprire bene: il ristorante giusto al posto giusto”.

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r&f news cosa occorre sapere per...

Per Swiss ancora più Roma

È operativo dal 27 marzo il nuovo volo diretto Roma Fiumicino-Basilea della compagnia aerea elvetica Swiss. Con l’orario estivo Swiss offre un collegamento quotidiano con aerei Avro RJ 100 da 97 posti, che va ad aggiungersi ai 4 voli già attivati tra Roma e Zurigo. «L’aumento della capacità della compagnia dall’Italia

A cura dello Studio Legale Cocuzza & Associati di Milano

La Corte Europea di Giustizia boccia i vincoli delle amministrazioni locali all’apertura di grandi strutture di vendita

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Luca Graf (sx) con Sergio Berlenghi verso la Svizzera permetterà a tutti i romani, e non solo, di scoprire una meta affascinante come Basilea, che è stata definita la capitale culturale d’Europa, dove su soli 37 chilometri quadrati si trovano ben 40 musei», ha dichiarato Luca Graf (foto), country manager Swiss per l’Italia. Basilea, che sorge nella Regione più ricca della Svizzera, è un importante polo fieristico e congressuale, oltre a costituire il fulcro del distretto industriale farmaceutico e chimico. «In generale la direttrice Roma-Svizzera da sempre riveste un ruolo di rilievo per lo sviluppo di nuovi flussi passeggeri, certamente legati al segmento business, ma anche a quella storica presenza italiana in territorio svizzero», ha dichiarato Sergio Berlenghi, responsabile commerciale aviation di Aeroporti di Roma, «l’avvio del volo Roma-Basilea targato Swiss amplierà l’offerta in un mercato già oggi molto rilevante e produrrà sicuri benefici per i passeggeri».

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l 24 marzo 2011 la Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha emesso una sentenza contro la Spagna che è certamente destinata a far parlare di sé nei prossimi mesi ed a condizionare le scelte delle amministrazioni locali nella loro potestà legislativa in materia di commercio. In particolare la Corte con la citata sentenza ha condannato la Spagna ritenendola colpevole di aver adottato e/o mantenuto in vigore delle disposizioni, relative all’insediamento di grandi esercizi commerciali in Catalogna (una regione autonoma della Spagna), contrarie all’art. 43 del Trattato CE che sancisce la libertà di stabilimento delle imprese all’interno del territorio dell’UE. Il procedimento innanzi alla Corte definito con la citata sentenza, era stato instaurato nel 2008 dalla Commissione Europea a seguito di contestazioni mosse da alcune catene della grande distribuzione le quali sostenevano che l’amministrazione della Catalogna aveva emanato delle disposizioni, a protezione dei piccoli retailers, che creavano ingiustificate restrizioni allo stabilimento di grandi esercizi commerciali nei centri urbani. In particolare le disposizioni di legge contestate subordinano lo stabilimento di grandi strutture commerciali ad una serie di autorizzazioni preventive delle amministrazioni locali che, da un lato, impediscono di fatto l’insediamento di tali strutture all’interno del tessuto urbano e, dall’altro lato, subordinano il rilascio di tali autorizzazioni a valutazioni di carattere prettamente economico circa l’impatto di tali strutture sul commercio al dettaglio presente nella zona. A quest’ultimo riguardo la Corte ha ribadito nella sentenza in oggetto quanto già espresso in altre precedenti pronunce e cioè che le restrizioni alla libertà di stabilimento possono essere giustificate da motivi imperativi di interesse generale. Tali motivi tuttavia possono riguardare esclusivamente la protezione

dell’ambiente, la razionale gestione del territorio e la tutela dei consumatori. Al contrario, non possono costituire motivo imperativo di interesse generale le finalità di natura puramente economica. La Corte ha quindi precisato che gli Stati membri non possono subordinare il rilascio delle autorizzazioni necessarie per l’apertura di grandi strutture di vendita, di centri commerciali, a valutazioni di carattere meramente economico quali, l’impatto di tali strutture sull’assetto commerciale nel territorio interessato o la struttura del mercato di riferimento. Sotto tale aspetto, a parere della Corte, la normativa spagnola viola la libertà di impresa e di concorrenza, in quanto tutela l’attività commerciale esistente in Catalogna e scoraggia gli operatori commerciali di altri Stati Membri dall’intraprendere un’attività commerciale in tale territorio. La sentenza della Corte Europea di Giustizia rappresenta senza dubbio un precedente importante per tutti gli Stati dell’Unione. Sarà dunque interessante osservare nei prossimi mesi l’impatto che essa avrà sulle decisioni di pianificazione commerciale delle amministrazioni locali. La Corte Europea di Giustizia si esprime infatti in maniera chiara e precisa su un argomento molto dibattuto anche nel nostro Paese, dove ancora non poche regioni ed amministrazioni locali mantengono forti limitazioni all’apertura di grandi strutture di vendita e giustificano tali limitazioni assai spesso con motivazioni di carattere squisitamente economico, quali, appunto, la tutela dei piccoli esercenti, la struttura del mercato nella zona interessata etc… Avv. Giulia Comparini Per informazioni e quesiti gli Avvocati Giulia Comparini gcomparini@cocuzzaeassociati.it e Alessandro Barzaghi abarzaghi@cocuzzaeassociati.it saranno lieti di rispondervi.

Il distributore di elettronica parte dal travel Mancavano e ora ci sono: sono arrivati anche in Italia i distributori di prodotti di elettronica di consumo negli aeroporti. Arrivano sotto l’insegna di Media World, che si avvarrà delle macchine e della gestione dell’azienda americana Zoom System. Tra le prime quattro destinazioni ci sono tre luoghi di viaggio: l’aeroporto di Orio al Serio (ora chiamato Caravaggio), quello di Milano Malpensa e la Stazione Centrale di Milano. L’altra destinazione è stato l’ospedale San Raffaele di Milano. Ogni dispenser contiene 60 prodotti, come macchine fotografiche, cellulari, cuffie, mp3, caricabatterie universali. All’estero, e in particolare in Germania, erano già presenti distributori di elettronica in diversi aeroporti e stazioni, a Monaco, Dusseldorf e Amburgo, sviluppate sempre da Media Markt. Ancora prima, nel 2008, aveva aperto in vari scali statunitensi il Best Buy Express, sviluppato da Zoom System. Lo scalo di Orio si era già segnalato in passato, sul versante vending, per aver installato una macchinetta per la preparazione della pizza (Let’s Pizza) e un distributore di oro.


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r&f news Forlì, Puntadiferro al debutto

È stato inaugurato lo scorso 7 aprile il centro commerciale “puntadiferro” di Forlì. Imponente la struttura: la superficie totale conta 33.700 metri quadrati di gla, 96 unità commerciali, tra cui l’ancora alimentare a insegna E.Leclerc–Conad. Di buon livello anche le sette medie superfici: H&M, Marco Polo Expert, Toys, Conbipel, Benetton, Deichmann e Motivi. C’è anche una food court con sette attività di somministrazione, tra cui operano McDonald’s, Camst, American Graffiti. A curare la commercializzazione, la gestione e il lancio del centro è stata Cbre-Espansione Commerciale. Lo studio della struttura, dal punto di vista architettonico, è stato affidato alla società londinese Design International, con il contributo dello Studio Bacchi. Il centro sfrutta la luce naturale attraverso estese vetrate e un’ampia cupola che vuole ricordare le coperture dei giardini d’inverno.

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Travel retail, save the date

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ppuntamento da non perdere per gli operatori del travel retail: il 20 maggio si terrà l'annuale forum dell'Associazione Travel Retail Italia (Atri). L'edizione 2011, la sesta, sarà ospitata da Aeroporti di Roma (Adr). Quest’anno il tema individuato è “Peculiarità e specificità del business aeroportuale: pareri a confronto”. Ad aprire i lavori saranno proprio gli ospiti, Giulio Maleci e Marco Treggiari, rispettivamente ad e direttore commerciale di Adr. La giornata sarà contraddistinta dalle abituali e preziose relazioni di Fulvio Fassone, presidente Atri e del prof. David Jarach, presidente di diciottofebbraio nonché curatore della rubrica Aviation Outlook su r&f (p.10). A seguire si svolgeranno 3 tavole rotonde che vedranno la partecipazione di numerosi key people dei vari settori commerciali che operano nel Travel Retail. In particolare sarà dato spazio ai nuovi e importanti operatori internazionali che si affacciano nel nostro mercato, Heinemann e Aldeasa, e agli operatori che a vario titolo condividono le esperienze commerciali svolte sia nel mercato domestico che nel mercato

Travel Retail. Sono numerose le tematiche che saranno affrontate: dalle problematiche legate alla security e al trasporto del bagaglio a mano, a quelle legate alla commercializzazione di alcune categorie di prodotti tradizionalmente duty free, fino alla proposta in ambito Ue di una nuova e prospettica visione del Travel Retail come mercato unico e diversificato rispetto al mercato retail tradizionale. La partecipazione al Forum sarà possibile per tutte le aziende che si iscriveranno inviando richiesta di partecipazione alla Segreteria ATRI : atritalia@tiscali.it , per informazioni 010-515718. •


Altri cinque progetti per Policentro

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inque progetti e un concetto di fondo: nei centri commerciali mettere i negozi al piano terra e i (tanti) servizi di intrattenimento al primo piano, tra cui anche una pista di go-kart. È questo il succo della presentazione che il Gruppo Policentro ha effettuato alla fine di marzo nella Villa Castelbarco di Vaprio d’Adda. Il primo dei cinque progetti svelati si chiamerà Policentro Castelli Calepio, in provincia di Bergamo. Al piano terrà avrà 70 negozi, 5 medie superfici e un Bennet. Al primo livello ci saranno sale giochi, bowling, fitness/welness e una food court. Il secondo progetto è il P.R. Parma Retail. Lo caratterizzano le due forme geometriche di grande forza architettonica di cui si compone. Al piano terra ci sono i negozi mentre a un secondo livello si trovano la zona fitness, una pista per go-kart, un bingo e un’ampia e moderna food-court. L’architettura del centro suggerisce un percorso dinamico, con l’alternanza di tratti chiusi e aperti e con passaggi da un livello all’altro e da una piazza all’altra. Un’impostazione simile ai primi due contraddistingue anche La Fucina Retail Park di Modena (90 negozi, 8 medie superfici, sala giochi/bowling, palestra e cinema multisala) e Policentro Afragola

(Napoli), che conta 110 negozi, 5 grandi superfici, un grande ipermercato e, al primo piano, tre grandi aree per centro benessere, tempo libero e ristorazione. Il Partinico Shopping Village (Palermo) è infine un enorme complesso: si compone di un centro commerciale da 45.000 mq, un factory outlet di 20.600 mq, un parco commerciale da 10.000 mq, ed è predisposto per ospitare anche un centro sportivo e un hotel con centro congressi. Il centro commerciale avrà 80 negozi tradizionali, 8 grandi superfici specializzate e dieci punti di ristorazione. •

Decima candelina per Euroflora

Dopo oltre 10 giorni di esposizione, il 1° maggio si è conclusa nei padiglioni di Genova la più importante fiera al coperto del Mediterraneo dedicata al settore florovivaistico. La decima edizione della rassegna, che si ripete ogni cinque anni, ha registrato più di 800 aziende florovivaistiche presenti, nelle collettive o singolarmente, e cinquecento concorsi estetici e tecnici, con 420mila euro di montepremi. L’evento ha visto focus su orti, giardini e riqualificazione del verde urbano, con soluzioni provenienti da 19 regioni e 16 paesi esteri. Per l’occasione si è fatto il punto sull’andamento del settore in Italia, che nel 2010 è cresciuto del 9% grazie alla leva dell’export. Meno positivo, invece, si è dimostrato il mercato interno a causa dell’inasprimento dei costi di produzione.

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r&f news A Verona la scommessa del terminal low cost

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nche l’Italia ha il suo “Billi”. Come la struttura appositamente realizzata a Bordeaux per i vettori low cost, anche a Verona il nuovo spazio chiamato “Terminal 2” è pensato esclusivamente per le compagnie a basso costo. Chiamarlo “terminal” è per la verità un po’ eccessivo, perché si tratta di uno spazio di 900 metri quadrati adiacente agli arrivi, da cui è separato da una sottile parete. Al suo interno c’è un solo bar, Culto Caffè, di Airest, e presto saranno piazzate diverse macchinette automatiche che venderanno souvenir, gadget (pensati per gli stranieri che tornano a casa) e prodotti di parafarmacia e igiene, come schiume da barba e dentifrici, pensati per gli italiani in partenza. Sarà seguito nei prossimi anni da un secondo terminal dedicato al low cost. Attualmente in progettazione, sarà più grande, in grado di ospitare 2 milioni di persone, e sarà posto nell’area a sud dello scalo, in prossimità del futuro svincolo autostradale. Per l’attuale T2 l’investimento è stato minuscolo, poche decine di migliaia di euro, ma sono grandi le aspettative di crescita del traffico. Occhi puntati su Ryanair, che sposterà qui tutti i suoi 400mila passeggeri (si arriverà a 800mila con altre tre compagnie economiche) e ha dichiarato di voler espandersi ulteriormente. Il motivo? La diversificazione dei flussi di traffico, attraverso infrastrutture e servizi specifici per le diverse utenze, porterà a differenziare i piani tariffari. Se l’Enac darà l’ok ci sarà la costituzione di due contratti di programma distinti per compagnie tradizionali e low cost, il primo caso di questo tipo in Italia. In quel caso le riduzioni per le tariffe del secondo terminal, spiega il direttore generale del Catullo, Massimo Soppani, saranno a due cifre. Una mossa che si può

spiegare anche nel contesto di una competizione accesa, sul versante low cost, con i vicini scali di Orio al Serio e Treviso. «L’auspicio è naturalmente che aumentino i passeggeri – spiega –. Se io mescolo i vettori tradizionali con i vettori low cost, prima o poi l’autorità obietterà che io consento a due tipologie di vettori differenti dal punto di vista commerciale di poter usare gli stessi servizi. È come se un hotel a 5 stelle offrisse le stesse camere a due persone e facesse pagare a una il 30% in meno». La posizione dell’Enac sul tema, peraltro, sarà discussa nelle prossime settimane, quando sarà presentato un apposito studio commissionato a Kpmg sulla presenza delle low cost negli aeroporti dove ci sono anche linee tradizionali. «Questo terminal è assolutamente essenziale – continua Soppani –. Non ci sono fronzoli, né orpelli, gli spazi saranno riempiti da aree commerciali, per cui c’è il beneficio del minor costo possibile e quello del massimo ricavo non aviation possibile. Questo comporta la possibilità che all’incremento di traffico si abbiano tariffe più basse. In Italia invece i contratti di programma di tutti gli aeroporti sono in crescita, in termini tariffari, ed è il motivo per cui non vanno avanti». Massimizzare i ricavi non aviation è la scommessa più difficile: oltre al bar ci saranno infatti solo i distributori automatici, con una scelta del tutto innovativa (si veda però la notizia a pagina 14) ma rischiosa. La ragione della scelta,

spiega Soppani, è che questi spazi non sono frequentati durante l’intera giornata e quindi la presenza di vending machine permette evita ai retailer una gestione costosa perché a singhiozzo. Tuttavia una domanda rimane: il milione di passeggeri che non passerà più dalla rinnovata hall partenze, piena di negozi appena ristrutturati, non comporterà una perdita dei ricavi non aviation per l’aeroporto? «Le nostre statistiche parlano chiaro – risponde Stefano Bertoncelli, responsabile commerciale non aviation -, la crescita dell’aeroporto è armonica, riguarda certamente il low cost, ma anche i charter e i voli di linea. Ci sarà quindi un aumento anche in quella zona». I risultati parleranno. Come ha sottolineato il presidente del Catullo, Fabio Bortolazzi, «tre anni fa quando mi presentarono il piano industriale, ambiziosissimo, avevo moltissimi dubbi anch’io. E ora, lo scorso gennaio, abbiamo registrato una crescita del 30% dei passeggeri e del 44% delle entrate da parcheggi». •

Darty nei mall a Lodi e Venezia

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oppia inaugurazione in centri commerciali per Darty. La catena dell’elettronica l’8 aprile ha aperto un punto vendita di 1.600 metri quadrati presso il Centro Pieve a Pieve Fissiraga (Lodi). Pochi giorni dopo, il 12 aprile, è stata la volta del Centro commerciale Le Barche, che domina l’area pedonale della zona su terraferma di Venezia, in piazza XXVII Ottobre. Il terzo negozio in Veneto della catena si estende per 1.300 metri quadrati e si trova al quinto piano del centro commerciale.

Bologna, assegnati i lavori per l'aeroporto

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l cda dell’aeroporto Marconi di Bologna ha approvato l’affidamento dei lavori di riqualifica del terminal passeggeri: è andato al raggruppamento temporaneo d’impresa formato dalla capogruppo Mbf Edilizia spa di Arezzo e dalle società Ciet Impianti spa di Roma, Tecno Group srl di Ravenna e Consorzio Alta Tecnologia soc. coop. cons. di Ravenna. Il raggruppamento ha proposto l’offerta migliore (12 milioni e 400mila euro) tra le 32 presentate e le 28 ammesse. I lavori, che dovrebbero iniziare a maggio, porteranno a un ampliamento di 5mila metri quadrati, con nuovi servizi e una diversa organizzazione degli spazi (l’airside sarà allargato).

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indice retail 2011 Un mese fiacco anche se poco significativo I l mese di aprile non porta niente di buono nel retail: tutti gli indici relativi al nostro comparto tendono verso il basso, anche se per la verità in maniera non certo drammatica. Tuttavia i titoli italiani perdono 5 punti, pur rimanendo ampiamente positivi se comparati con le quotazioni di inizio anno (quasi un 7% in più). I titoli esteri arretrano in maniera più contenuta, perdendo un solo punto e collocandosi quindi appena sotto la parità. Il fatto è che l'indice delle borse mondiali è al +4,53%, mentre l'indice globale del retail è, sia pur leggermente, negativo, attestandosi al 97,25% rispetto ai primi di gennaio; è abbastanza per parlare di crisi? Pensiamo di no, e tuttavia l'anno appena trascorso, con le sue laute plusvalenze, ci aveva abituato ben diversamente. Perciò, non smettiamo di sperare, ed attendiamo un secondo semestre pieno di fuochi d'artificio. Per intanto ci limitiamo a segnalare i migliori (sempre Aeffe e Bulgari) ed i peggiori (ancora Dufry e Puma).

PRINCIPALI SOCIETA’ MARCHI POSSEDUTI

HOLDING

QUOTAZIONI AL

MERCATO 03/01/11

09-03-11

18-04-11

0,50 8,17 0,86 3,43 22,65 13,59 0,50

0,95 12,12 1,04 4,45 23,27 12,83 0,52

0,80 12,26 0,97 4,34 21,87 12,44 0,49

indice

Aeffe Bulgari Damiani Geox Luxottica Safilo Group Stefanel

Alberta Ferretti • Moschino • Pollini

Italia Italia Italia Italia Italia Italia Italia

INDICE ITALIA

Adidas C.F.Richemont Dufry Fossil Hugo Boss Inditex LVHM Nike Polo Ralph Laureen PPR Puma Swatch Group Tiffany & Co Tod's

Reebok Vacheron Constantin • Cartier • Dunhill Zara • Pull and Bear • Massimo Dutti Louis Vuitton • Moet Chandon • Hennessy • Fendi • Dior • Zenith • Guerlain Puma • Fnac • Gucci • Redcats • Conforama Omega • Longines • Tissot Valentina • Elsa Ferretti • Paloma Picasso Hogan • Fay

Xetra Xetra Svizzera Nasdaq Xetra Xetra Francia

47,51 44,32 125,80 72,69 50,00 56,17 118,66

47,28 42,22 102,70 83,21 49,10 52,38 114,85

46,75 39,32 107,10 91,12 55,36 57,95 109,75

99,52% 95,26% 81,64% 114,47% 98,20% 93,25% 96,79%

Nyse Francia Xetra Xetra Nyse Italia

85,59 111,65 118,83 237,76 313,96 62,11 73,80

89,19 126,60 110,60 218,70 309,20 63,70 77,30

77,95 126,33 113,30 197,30 306,50 63,57 80,01

104,21% 113,39% 93,07% 91,98% 98,48% 102,56% 104,74%

97,90

96,90

96,90%

INDICE RESTO DEL MONDO INDICE

RETAIL ALL COUNTRY

FTSEMIB MSCI ALL COUNTRY

L’indice Generale Retail è ponderato nella misura di 3 (retail) per tener conto della differente ampiezza dei rispettivi mercati. Tutte le quotazioni sono nella valuta della piazza relativa.

190,00% 148,35% 120,93% 129,74% 102,74% 94,41% 104,00%

100,00 111,30 106,90 106,90%

100,00

100,00

98,32

97,25 97,25%

20.436 313.611

22.506 328.549

21.184 327.812

103,66% 104,53%

© Edifis Intelligence

retail&food - maggio 2011 19


osservatorio prezzi

MiTo:

colossi del fast food quali McDonald’s e Burger King che devono ancora aprire. Per il secondo il time to opening appare indefinito. Nello scalo piemontese i punti food operativi al momento della nostra visita erano 7, che diventano 9 se si

parola d’ordine “standardizzazione”

S

e non fosse per le caratteristiche architettoniche delle due stazioni, evidentemente diverse, saremmo di fronte allo stesso centro commerciale riproposto due volte. Milano Centrale e Torino Porta Nuova assomigliano sempre di più a shopping center di medio-piccole dimensioni, con insegne di grido soprattutto nel terminal meneghino. Grazie alle location urbane e ai collegamenti con le metropolitane, la capacità attrattiva dei due "mall" riesce a raggiungere non solo i pendolari ma in parte anche la popolazione residente, come ci hanno confermato alcuni addetti alle vendite. Proprio sui due asset in forza a Grandi Stazioni nel Nord-Ovest del Paese la redazione di r&f ha focalizzato l’analisi di Osservatorio prezzi. La rilevazione, effettuata tra l’8 e l’11 aprile scorso, ha preso in considerazione un paniere di prodotti food e una referenza per sette categorie merceologiche non food.

Il feudo Autogrill

Rispetto ai centri commerciali tradizionali, quelli inseriti nei luoghi di viaggio vedono una forte presenza di offerta alimentare. Solo nel terminal milanese si contano ben 15 bar-ristoranti attivi, con

20 retail&food - maggio 2011

contano McDonald’s nello stesso locale di Chef Express, e Panino Giusto insieme con Mokà. Ma la quantità non genera altrettanta concorrenza e varietà di proposta. All’interno di Milano Centrale il colosso Autogrill gestisce ben 7 locali (2 Acafé, Bar Motta, Spizzico, Time Café, Sky Lounge e Bar Segafredo) dove propone le stesse referenze e i medesimi listini, con un minimo di variazione per

la bottiglia di birra tabella prezzi food da 33 cl. Per questo item il listino più Acafé Snack bar economico indicava ovunque 3,60 euro, Caffè espresso 1 ma nei vari esercizi Cappuccino 1,40 gli addetti alle vendiCroissant 1,10 Spremuta d'arancia 2,60 te hanno dichiarato Acqua (pet. 50 cl) 1,20 prezzi inferiori anche Coca Cola (Pet 50 Cl) 2,50 di 30 centesimi per la Panino più economico 3,30 Pizza trancio base n.d. bionda analcolica e di Birra (bottiglietta 33 cl) 3,40 20 centesimi per una analcolica marca tradizionale. ***birra in promozione ad aprile Tra i vari format ci si aspetterebbe di più da Bar Motta e Sky Lounge, dove a un ambiente raffinato non corrisponde una crescita di qualità delle referenze. All’interno di Torino Porta Nuova la multinazionale con sede


rilevazione prezzi non food Outlet

Prezzo medio

Milano Centrale

49,97

Sysley 29,90

Benetton 19,99

Motivi 29,95

Torino Porta Nuova

36,59

Sysley 29,90

Benetton 39,99

Motivi 39,90

Milano Centrale

58,3

Sysley 39,90

Boggi 89

Torino Porta Nuova

56,29

Sysley 39,90

Calzedonia Benetton /Intimissimi 29,99 13,80 Benetton 39,99

Milano Centrale

11

Torino Porta Nuova

11,90

Sephora 11,90

Milano Centrale

34,50

Calzedonia 30

Sloggi 40

Triumph Yamamay 50 18

Torino Porta Nuova

28,17

Calzedonia 40

Sloggi 26,45

Triumph 33,45

Milano Centrale

58,3

Carpisa 39,90

Benetton 69,90

Boggi Guess 149 216

Torino Porta Nuova

56,29

Segue 29,90

Benetton 65

Boggi 149

Milano Centrale

16,93

Z 17,95

Benetton 19,90

Zara 12,95

Torino Porta Nuova

21,47

Z 12,95

Benetton 29,99

Milano Centrale

104,50

Boggi Geox 89 * 120

Torino Porta Nuova

89

Jeanseria/Jeans donna Jeanseria/Jeans uomo Make up/Ombretto Intimo/Reggiseno + Slip Pelletteria/ Trolley bagaglio a mano Abbigliamento bimbo/ Golfino per bambino 10 anni Calzature/ Scarpa uomo elegante

BenEssere n.d.

Armani Jeans 126

Zara 29,95

Armani Jeans 96

Bershka Desegual Geox 19,99 109 69

Tally Weijl 15,95

Zara Geox 25,95 69

Boggi 89

Dufry Perfumery 11

Tezenis 12,80

© Edifis Intelligence

Categoria merceologica/prodotto

Boggi 89 *

* Mocassino

Centrale sono Panino Giusto, il più caro per il panino economico e non solo, Vyta, che propone anche panini mignon a 2 euro particolarmente sfiziosi, Panzera, con un trancio di pizza a partire da 5,50 euro. A Torino Porta Nuova la varietà arriva con Sosushi (una delle proposte più innovative e sfidanti per le stazioni italiane) che nei giorni successivi alla nostra visita ha attivato una campagna pubblicitaria per attrarre clienti, e McDonald’s, vero e proprio catalizzatore di flussi.

a Milano Fiori gestisce 4 locali, con i marchi Segafredo, Time Café e Acafé. L'influenza della società dalla grande “A” si rende palese osservando i listini di tutti i locali presenti nelle due stazioni. Appare evidente, infatti, la capacità di “fare il prezzo”: dalla caffetteria, con la bevanda nera bloccata a 1 euro, il cappuccino a 1,40 e il croissant a 1, all’acqua (1,20), sino alle bibite in bottiglia da 50 cl, che costano generalmente 2,50 euro. Non mancano ovviamente le eccezioni. Per esempio nel segmento caffè si annovera la promozione a 60 centesimi di Mokà a Milano Centrale (l’iniziativa era valida sino a fine di aprile), il listino di Fresh&Good (il più economico in assoluto) a

Non food, la galleria si fa doppia

Se i responsabili dei negozi, o più semplicemente

maggiore gla, che valorizza soprattutto con marchi di posizionamento più alto ubicati sul fronte binari. Tra questi si segnalano Armani Jeans, Guess, Desigual e Geox, protagonisti nella tabella per i listini superiori rispetto ai competitor, orientati invece su soluzioni economiche. La presenza di queste insegne rende mediamente più caro il prezzo a Milano Centrale di jeans donna, jeans uomo e trolley bagaglio a mano. Al contrario, l’apertura di Zara in Centrale ha invertito i pesi nel comparto abbigliamento per bambino, dove Porta Nuova risulta più cara. Particolarmente povera, al momento, è l’offerta nei segmenti make up, calzature e ottica (non

MILANO CENTRALE Bar Centrale

Bar Motta

1 1,60 1,10 2,80 1,50 2,50 3 n.d. n.d.

1 1,40 1,10 2,60 1,20 2,50 3,30 n.d. 3,20

Bar Panzera 2010

Bar Sarf

1 1,40 1,10 3,50 1,20 n.d. 4 5,50 4,50

1 1,60 1,10 2,80 1,50 2,50 3 2,50 n.d.

Juice Bar

1 1,50 1 2,90 1 n.d. 3 2,90 n.d.

Spizzico

1 1,40 1,10 2,60 1,20 2,50 3,30 3,30 3,90

Time Café

Panino Giusto

1 1,40 1,10 2,60 1,20 2,50 3,30 n.d. 3,30*

1 1,70 1,20 3,50 1,20 n.d. 4,50 n.d. 3,80

Vyta

1 1,20 1 2,90 1,50 2,50 4,50 2,90 3,50

Sky Lounge Bar

Segafredo

Mokà

1 1,40 1,10 2,60 1,20 2,50 3,30 n.d. 3,40

1 1,40 1,10 2,60 1,20 2,50 3,30 n.d. 3,40

0,60** 1,40 1,10 2,50 1,20 2,40 3,20 2,60 3,80 © Edifis Intelligence

67 centesimi e quello di Sosushi a 50 centesimi a Torino Porta Nuova. Va segnalato che il prezzo proposto dalla catena con cucina giapponese è relativo al caffè in cialda.

La concorrenza food punta su qualità e location

TORINO PORTA NUOVA Acafé

Snack bar

Caffè espresso Cappuccino Croissant Spremuta d'arancia Acqua (pet. 50 cl) Coca Cola (Pet 50 Cl) Panino più economico Pizza trancio base Birra (bottiglietta 33 cl)

A Milano Centrale la location principale è in forza a Sarf, a Torino Porta in cialda Nuova a Chef Express, abbinato a *** **** in bottiglia da 20 cl McDonald’s. Non è un caso che questi locali fossero i più affollati al momento della nostra visita, mentre altri apparivano vuoti o semi-vuoti. E non è solo una questione di orari. Come si evince dalla tabella, i restanti locali (escludendo i già citati Autogrill) puntano su prodotti di qualità specialmente nel segmento del salato. In questo caso i prezzi sono mediamente alti. Esempi a Milano

1 1,40 1,10 2,60 1,20 2,50 3,30 n.d. 4,10

Time Café

Chef Express

1 1,40 1,10 2,60 1,20 2,50 3,30 n.d. 4,10

1 1,30 1 2,50 1,20 2,40 3,30 2,60 3,80

Mokà/ Mr Panino

1 1,30 1 n.d. 1,20 2,40 2,60 2,60 n.d.

Segafredo

1 1,40 1,10 2,60 1,20 2,50 3,30 n.d. 3,40

Sosushi

Fresh&Good

0,50 *** n.d. n.d. 3**** 1,50 3 n.d. n.d. 3,50

0,67 1,20 1 2 1 n.d. 3,50 2 n.d. © Edifis Intelligence

gli addetti alle vendite, non avessero dichiarato prezzi differenti nei punti vendita delle stesse catene, ora ci ritroveremmo a pubblicare gli stessi listini a Milano Centrale e Torino Porta Nuova. Ciò che emerge, infatti, è la presenza dei medesimi operatori in entrambe le location, con alcuni distinguo. In particolare il terminal meneghino vanta una

presente in tabella), dove gli specialisti sono uno o al massimo due per stazione. Questo rende impossibile effettuare medie e comparazioni interessanti, possiamo quindi limitarci a segnalare la prossima apertura di Sephora a Milano Centrale. A. P.

retail&food - maggio 2011 21


Star Trek retail

Destinazione L a crisi dei consumi nel biennio nero 2009/2010 si è fatta sentire: un segnale su tutti è che il settore abbigliamento ha perso tra il 7 e il 10 per cento. Un dato da cui imprese produttive e società commerciali non possono prescindere, di qualsiasi dimensione esse siano, se vogliono rimanere nel mercato. Cisalfa, leader italiano nella distribuzione dei prodotti sportivi (un settore che comunque vale circa 4,5 miliardi) con 474 milioni di fatturato l'anno scorso, nonostante abbia passato quasi indenne il biennio nero (in leggera flessione rispetto ai 487 del 2009), non è rimasta con le mani in mano. Infatti ha varato un progetto di remodeling strutturale della sua catena distributiva (più di 160 punti vendita, spesso di grandi dimensioni e in centri commerciali). La parola d'ordine è reinventarsi per superare la crisi, partendo dalle esigenze di shopping e soprattutto dalla psicologia del cliente: ecco il Category management, che in parole povere significa dividere lo spazio espositivo non per tipologie di prodotto (scarpe, magliette, giacche), ma per

22 retail&food - maggio 2011

CISAlfa tipologia di sport. In questo modo l'appassionato di una certa attività sportiva (football, trekking, ciclismo, sci) trova esposti in un'unica zona tutti i prodotti, dall'abbigliamento, alle calzature agli accessori, relativi al suo sport preferito, facilitando le sue scelte di acquisto e stimolandone di nuove su prodotti che vede in quell'area per caso a fianco di ciò che è venuto a comprare. Così, ad esempio, se sono venuto a comprare un paio di scarpe da calcio, perchè non aggiungerci un paio di calze e di pantaloncini? Tra l'altro, se è vero che la presenza di una buona gamma di prodotti porti spesso i clienti a scegliere quelli di fascia medio-alta, per rispondere a un bisogno di gratificazione, anche se il prezzo è magari superiore, ecco premiata la strategia più generale di Cisalfa di proporre brand specifici,

già conosciuti al mercato, per le varie discipline sportive, al contrario del maggior competitor, Decathlon, che crea nuovi marchi ad hoc. Una scelta che rispecchia anche la storia del gruppo di origine romana, i cui headquarters sono a Osio, nella bergamasca, caratterizzata da una espansione territoriale attraverso acquisizioni di altre catene multibranding, che in buona parte mantengono le loro insegne.

Nati a Roma, adottati da Bergamo: diffusi in tutta Italia

I nastri di partenza sono a Tivoli nel 1977 con il primo negozio aperto da Vincenzo Mancini (la famiglia controlla ancora una quota di minoranza del gruppo): nel giro di 10 anni ecco altre 8 aperture nell'area di Roma fino all'acquisizione del

marchio nel 1988, per poi dedicarsi alla conquista del Nord Italia con l'acquisizione nel 1994 di Goggi sport (20 punti vendita specializzati localizzati tra Lombardia, Veneto e Sardegna) e il relativo trasferimento degli uffici a Osio. Gli anni a cavallo del nuovo millennio sono decisivi per la crescita del gruppo: Cisalfa prima compra l'emiliana Union sport che porta in dote la licenza del marchio Intersport per l'Italia, poi le insegne Germani, Este, Milanesio, Delta, Rigoni per finire con rilevare anche Longoni, che con l'apertura di nuovi negozi portano il gruppo a superare la soglia di 150 punti vendita nel 2005 e a diventare il numero uno in Italia nella vendita di prodotti sportivi. Nell'anno successivo Investitori Associati, private equity milanese, rileva il 67,5% del pacchetto azionario della società dalla famiglia


centri commerciali e i parchi comGruppo CISALFA in pillole merciali la fanno Data di nascita 1977 primo negozio a Roma aperto da Vincenzo Mancini da padrone (50% Proprietà Investitori Associati 67,5%, famiglia Mancini 29%, 3,5% i primi, 34% i Management Cisalfa secondi), lascianSede Headquarter a Osio sopra (BG), sede legale a Roma do al centro città Management Marco Giunta, amministratore delegato Business Grande distribuzione retail di articoli sportivi solo il 16% delle Punti vendita Circa 160 in tutta Italia superfici commerInsegne Cisalfa, Longoni sport, Germani sport, Este sport, Cammarata ciali. Va sottolineQuote mercato in Italia 10%. Con il network Intersport Italia (controllato quasi total ato, poi, che tutti mente da Cisalfa) 20% Giro d'affari 474 milioni per il 2010 i punti vendita Fonte aziendale sono in affitto per garantire la flessibilità e ridurre al minimo i rischi gestionali. E' chiaro gurazione dello store di Grugliasco (per essere precisi ne controllano che con concentrazioni dimensionali con i suoi 4mila mq, il più grande il 98,6%), una rete a cui aderidi questo tipo, la 'rivoluzione' del del marchio in Italia, sorto nello scono altri 350 negozi indipendencategory management può avere spazio ex Ikea, che nei progetti del ti e che è collegata a Intersport un notevole impatto sui volumi di manager dovrebbe da solo fruttare International, che oggi conta più vendita. una decina di milioni di ricavi l'anno. di 5mila negozi di articoli sportivi in Così sempre più il focus del gruppo 32 paesi del mondo. E se sommiamo è la presenza nei più grandi shopla quota di mercato della società Il futuro ping malls del Belpaese o appena di origine capitolina nel mercato Centri commerciali più house brand: fuori da questi con negozi di grandi italiano, stabile al 10%, con quella ecco il futuro. È il progetto su cui dimensioni, per una adeguata visibidegli indipendenti che fanno parte Marco Giunta, amministratore lità e affluenza di pubblico. di Intersport Italia, ecco che la quota delegato del gruppo, sta concenNon si può dimenticare che i punti raddoppia. Un vantaggio importantrando le energie del management vendita Cisalfa da anni partecipate in un settore molto attento alla anche in questi mesi. A novembre no al network Intersport Italia competizione sui prezzi, in cui risuldell'anno scorso c'è stata l'inau-

›Category management intervista

e anima “G-local” per battere la crisi

Intervista a Davide Rossetti – direttore marketing e comunicazione gruppo Cisalfa Sport Mancini, che rimane in minoranza con il 29%, mentre il restante 3,5% oggi è in mano al management. Dal 2005 a oggi la crescita di giro d'affari del 9%, passando da 436 milioni ai 474 attuali, (nel 2008 toccava il +12%), va parallela a quella dei punti vendita: hanno superato quota 160 (250mila mq complessivi), sommando le diverse insegne del gruppo (Cisalfa la fa da padrone con la quasi totalità dei punti vendita, segue distante Longoni con una ventina di negozi). Un network diffuso sul territorio nazionale (in tutto più di 2.400 addetti tra sede centrale e pv), con una concentrazione al Nord e in particolare in Lombardia, che rappresenta più di 1/4 del giro d'affari di tutto il gruppo, seguita a distanza dal Lazio con un 1/7, per finire poi con un pacchetto di regioni tra cui Veneto, Piemonte, Emilia Romagna, Sardegna, Trentino, Campania e Toscana più o meno assestate intorno a 1/16 (dati riferiti all'esercizio 2009/2010 chiuso a febbraio 2010). Anche la diffusione per tipologia di location rivela la mission commerciale della società romana: i

Quali sono le strategie che Cisalfa ha messo in campo contro la crisi dei globale dei consumi? Anche nel nostro settore si sente la tensione sui consumi. Tuttavia, già a partire dal 2009 abbiamo intrapreso un ampio progetto di riorganizzazione aziendale, passando dalla precedente organizzazione per merceologie a una nuova e più moderna per categorie (calcio, running, fitness, ecc), sia a livello interno all’azienda nella funzione acquisti che a livello di layout merceologico dei nostri punti vendita. Infatti, vogliamo offrire una migliore esperienza di acquisto al nostro cliente e, al contempo, di dare maggiore visibilità ai brand, grazie a spazi dedicati: un asset che distingue il nostro posizionamento fatto di qualità e competenza, diversamente da chi punta esclusivamente su prodotti unbranded e primi prezzi. Allo stesso tempo nell’area marketing ci siamo focalizzati su quello che viene definito “precision retailing”, ovvero sulla capacità di segmentare al massimo il nostro mercato per raggiungere ogni potenziale cliente con prodotti, servizi, promozioni e offerte quanto più personalizzate e orientate ai suoi bisogni. Sono quindi CRM (fidelity card, campaign management, ecc) e New Media (web, ecommerce, digital signage, etc) i progetti che stanno crescendo maggiormente nell’area marketing A circa un anno dal varo del remodeling dei punti vendita, come sta andando l'organizzazione degli spazi secondo il Category management? Pur considerando il periodo da fine 2009 a metà 2010 come un anno di transizione in cui tutti i negozi sono stati toccati progressivamente dall’attività di remodeling, la nuova organizzazione ha dato i suoi risultati fin

da subito. In particolare ne hanno beneficiato le aree Active Sport e Seasonal Sport. Il progetto infatti ha previsto il loro spostamento nella prima parte del punto vendita e una maggiore visibilità grazie alle vetrine e spazi di comunicazione. Con la collaborazione dei principali brand del settore, abbiamo intensificato le attività di supporto con attività di animazione, brand ambassador, o clinc in-store. Tanto che per il 2011 prevediamo dei veri propri momenti dedicati al supporto dei principali mondi di queste categorie sviluppati insieme ai brand leader: lo slogan in un momento come questo potrebbe essere “cooperare per competere” Cisalfa è molto più presente con le sue insegne nel Nord Italia rispetto al Sud: è in agenda un'espansione in quel mercato? La distribuzione multicategory e multibrand in Italia è un fattore che riguarda solo Cisalfa, azienda che è cresciuta soprattutto con acquisizioni, visto che la storia della distribuzione sportiva in Italia è sempre stata un fattore prevalentemente regionale. Infatti ancora oggi, le catene operanti nel nostro Paese sono poche e presenti in un ambito territoriale o regionale. Cisalfa al contrario è ampiamente presente al Nord e al Sud e in molte regioni meridionali l’unica catena presente siamo noi. È da qui che nasce la nostra anima “glocal”: una grande visione a livello di mercato nazionale (globale) con la capacità di adattarsi e di intercettare le esigenze dei clienti di ogni zona d’Italia (locale). Come rete di negozi stiamo cercando di coprire piazze ad elevato potenziale dove ancora siamo poco presenti o non ancora presenti e di razionalizzare la rete in termini di formati.

retail&food - maggio 2011 23


Star Trek retail Proprietà del gruppo

Fonte aziendale

Rete retail

Fonte aziendale

tano fondamentali le collaborazioni e le sinergie al livello internazionale con i grandi brand di settore (Nike, Adidas, Puma, Reebook) del 'gruppo d'acquisto' Intersport, un colosso in grado di spuntare grossi sconti proprio ai maggiori marchi abituati a fare i prezzi con i rivenditori. La società guidata da Giunta, infatti, lavora con grossi nomi dello sport: sugli scaffali dei punti vendita possiamo trovare dalla Wilson,

24 retail&food - maggio 2011

Arena, Mizuno, Nike per l'Active sport, o Atomic, Salewa, Sundek per i Seasonal, alla Nike, Adidas e Reebook per gli Sportwear alla Malboro classics o Fred Perry per il Citywear: in tutto un centinaio circa di brand. Insomma, Cisalfa non ha scelto la strada del suo principale concorrente, Decathlon, che vende per lo più prodotti della sua private label a un target di prezzo basso, ma

utilizzando quelli già presenti sul mercato italiano, preferisce puntare a un rapporto qualità prezzo più alto puntando sull'appeal che i brand noti producono sul cliente. In più l'azienda con sede nella bergamasca da una decina d'anni ha iniziato un passaggio progressivo dal sistema delle private label (modello di marche usate in moso diffuso nei supermercati) alla creazione di un portafoglio di marchi privati o in licenza. È il caso di Best Company, assai noto negli anni Ottanta, recuperato e rilanciato e ora acquistabile solo nei punti vendita del gruppo e di 8848, brand molto conosciuto nel settore dell'outdoor, o di Ellesse di cui Cisalfa ha la licenza esclusiva per l'Italia (Fila e Champions solo per le calzature). Un progetto che sembra dare i suoi frutti visto che, a detta dell'ad del gruppo, ormai copre una fetta di fatturato di circa un quarto del complessivo giro d'affari. In agenda, poi, per la prossima collezione autunno inverno, il lancio di Haka Paki, marchio che coprirà il segmento junior (6-14 anni). Una strategia precisa anche di fronte al target della catena con sede a Osio: il cliente tipo è di una fascia di età tra i 30 e i 45 anni, per il 55% donna e con una istruzione, livello di reddito, capacità di spesa medioalta e con mediamente una buona conoscenza degli aspetti tecnici dei prodotti relativi al suo sport preferito. Per capirci, chi entra e compra nei negozi Cisalfa (circa 30 milioni di persone all'anno con 7,5 milioni di scontrini, per un media di scontrino superiore ai 56 euro) è abbastanza giovane, benestante e di sport se ne intende e per questo apprezza maggiormente la qualità dei prodotti garantita da marchi specialistici. E la nuova organizzazione degli spazi dei punti vendita risulta bilanciata: 20% active sport, 24% seasonal, 35% sportswear e il restante il 21% citywear. Cisalfa poi, anche perchè il comparto dell'abbigliamento sportivo sembra avere un buon potenziale di crescita nel nostro Paese, è attiva nel commercio elettronico da qualche anno attraverso il suo negozio

online, gestito in collaborazione con Terashop, azienda molto conosciuta in Europa nella gestione dell'ecommerce in outsourcing.

Prudenza e ristrutturazioni per battere la crisi

Si è in attesa dei dati ufficiali del 2010, che nelle anticipazioni del management ci raccontano un giro d'affari in leggera flessione rispetto agli ultimi anni: dai 436 milioni nel 2005 si è passati all'assestamento intorno ai 480 nel biennio 2008/2009 quando si è chiuso a quota 487, per giungere ai 474 dello scorso bilancio (a febbraio di quest'anno). Il trend prima del biennio nero, dove l'azienda sembra avere parato il colpo con qualche ovvio problema di assestamento, ci racconta una società che è sempre cresciuta nei ricavi (era a poco più di 300 milioni nel 2002) con una marginalità positiva, per poi rallentare fortemente e invertire il trend su qualche indice dal 2008. Infatti in discesa lieve è anche l'EBITDA che dai 28,8 milioni di tre esercizi fa, scende ai 24 dell'esercizio appena chiuso. Salgono, ma in maniera contenuta, i debiti con la posizione finanziaria netta che a fine febbraio dell'anno scorso era di 118 milioni con un +3 milioni sull'anno prima, mentre per l'ultimo anno bisognerà vedere il bilancio definitivo. In leggera contrazione, in attesa dei dati ufficiali dell'anno chiuso a febbraio 2011, il risultato netto che segna un rosso di 2,2 milioni, arretrato di 2 milioni rispetto all'esercizio precedente. Sale invece la redditività (ROE netto) nell'ottica di efficentamento messa in atto dal management che, pur rimanendo con il segno meno, recupera il 3% e si assesta a -0,37%, come il ROI che da un positivo 9% sale a quasi il 13 per cento. In questa ottica diventa fondamentale il business plan varato proprio per il prossimo triennio in cui il Category management sul riposizionamento del proprio gruppo con la revisione della propria strategia di vendita è centrale nello sviluppo aziendale, anche perchè prudentemente, in una situazione di contesto macroeconomico di sofferenza, non sono previste nuove acquisizioni e sviluppi orizzontali, mentre si lascia sostanzialmente inalterato il numero di insegne del network (le aperture e le chiusure dei punti vendita sostanzialmente si dovranno compensare). «Dati i tempi che corrono – ha dichiarato l'ad Marco Giunta alla stampa a inizio anno – non c'è da lamentarsi». David Montorsi


retail&food - maggio 2011 25


prima pietra

Shopping al

Settimo Cielo L

a Mole Antonelliana dista pochi chilometri, circa una decina in direzione sud-sud/ ovest. Nel comune di Settimo Torinese, all’incrocio tra le autostrade Milano-Torino e Torino-Aosta, oggi è visibile un grande cantiere. Entro 18-20 mesi saremo al cospetto di un enorme complesso retail, ma già a fine 2011 sarà completato il primo blocco. Si tratta del maxi progetto da circa 185 milioni di euro, denominato Settimo Cielo, che comprende un retail park e un centro commerciale. Complessivamente vi troveranno spazio 80 piccole unità, 12 medie e 8 grandi superfici. L’iniziativa sarà

26 retail&food - maggio 2011

ambiziosa anche sotto il profilo dell’impatto ambientale grazie a un investimento in tecnologie “green” di tre milioni di euro. Tra le varie soluzioni sono previsti solare termico, geotermico, fotovoltaico e teleriscaldamento. Il planning fissa il taglio nastro della prima fase per la fine di quest’anno, l’apertura della seconda parte per l’estate del 2012 e l’opening dello shopping center entro la fine del prossimo anno. Le società impegnate sono Promocentro Italia e Mall System, rispettivamente nel ruolo di promotore e commercializzatore, appartenenti entrambe a Gruppo Policentro. La progettazione è affi-

data invece a Building Engineering.

Una passeggiata in galleria...

La visita virtuale all’interno di Settimo Cielo ci proietta a fine 2012. Dalle due arterie a pedaggio e da quelle gratuite provengono le automobili che trovano posto nel parcheggio da ben 4.400 posti a raso, di cui 1.000 coperti. A favorire l’afflusso di visitatori contribuisce il servizio di trasporto pubblico locale e di navetta. Lasciata la macchina possiamo accedere a cinque strutture: quattro costituiscono il retail park, con marchi di forte impatto tra cui Decathlon, Pittarello, Maison Du Monde e

Self Brico. La lista dei brand principali non è ancora completamente svelata, ma l’offerta prevede la media superficie di bricolage, alcune insegne legate all’arredamento, altre focalizzate sull’abbigliamento e sulle calzature. Esteticamente le linee guida seguono le specifiche legate all’immagine delle singole grandi superfici, le quali per esprimersi al meglio hanno bisogno di una forte personalizzazione, a partire dalla struttura. Il quinto asset è adibito a centro commerciale. Nonostante una superficie complessiva tra le più grandi nella Regione, il promotore assicura che il centro mantiene una struttura inter-


Il progetto in pillole Apertura prima fase Apertura seconda fase Apertura centro commerciale Investimento complessivo Promotore Commercializzazione progettazione Località Localizzazione Tipologia Gla Parcheggi Livelli commerciali Medie superfici Unità ristorazione Totale unità Àncora alimentare

fine 2011 estate 2012 fine 2012 185 milioni di euro Promocentro Italia Mall System Building Engineering Settimo Torinese Extraurbana Retail Park e Shopping center 90.000 mq 4.400 2 12 10 Parco+centro commerciale 100 complessive (80 piccole, 12 medie, 8 grandi superfici) 6.500 mq GLA (in definizione)

Indice di innovazione Architetto, Gerardo Sannella associate director di Chapman Taylor Architetti Urbanista, Tiziana Bardi titolare StudioBardi/Cad38 Sociologo, Gianmarco Navarini, professore di Sociologia della Cultura, Università di Milano Bicocca Redazione r&f (Andrea Penazzi)

7

6,5 7 7 7,5

Valutazione da 1 a 10

na gradevole e semplice da girare per la clientela. Una volta entrati troviamo un’ancora food da 6.500 mq e una galleria con circa 80 punti vendita di piccole dimensioni. I livelli commerciali sono due, con una decina di punti di ristorazione con-

centrati al primo piano in una food court. Questa soddisfa una consumazione di tipologia sia veloce che lenta. Altri punti food, con attività di somministrazione veloce, sono dislocati al piano inferiore. Una volta terminato l’orario di apertura della

galleria, il secondo livello commerciale di Settimo Cielo rimane attivo grazie agli 8.000 mq lordi di attività ludico-ricreative che richiamano grandi e piccini durante e dopo la cena. All’interno di quest’area, a cui è possibile accedere anche da un ingresso dedicato, possiamo giocare a bowling e a videogames nella sala giochi/bowling o allenarci dentro il centro fitness.

…Prima nel parco, poi nel centro…

Da qui ai prossimi mesi l’attività di leasing porterà a termine l’assegnazione degli spazi, prima per il retail park, già quasi a regime, poi per lo shopping center. Il primo vede in fase di definizione il comparto “D”: una galleria specialistica dove si stanno inserendo attività focalizzate sugli articoli per la casa. Tutti gli altri settori merceologici, fanno sapere da Mall System, sono ampiamente coperti. Per il centro commerciale si sta lavorando all’insegna dell’ancora alimentare. Una volta contrattualizzata sarà avviata l’attività di leasing per la galleria. In termini di costi/spazio, l’azienda di commercializzazione ha reso noto che: «in linea con i canoni corrisposti oggi in strutture delle medesime superfici in aree analoghe, il minimo garantito per le grandi superfici varia da 150 a 200 euro al mq mentre per le piccole si passa da 400 ai 600 euro al metro quadrato. Il dato di locazione variabile rispetto al fatturato va dal 7% sull’abbigliamento e le calzature al 2,5% per l’elettronica». Nessun riferimento preciso è stato fornito, invece, per quanto riguarda i costi generali.

…con lo sguardo sui monti

Un aspetto che potrebbe determinare il successo di Settimo Cielo è dato dalla posizione, alle porte di Torino, comoda sia per chi arriva dalla città sia per chi giunge dall’area orientale della Regione. Questo elemento è fondamentale anche per l’accessibilità dalla vicina Valle d’Aosta, che rappresenta un territorio carente di strutture commerciali. Il bacino nei 20 minuti di automobile, secondo quanto dichiarato da Mall System, ammonta a circa 400.000 persone, «ma poiché si parla di un retail park tra i più grandi d’Italia, il vero bacino di riferimento è di carattere interregionale e va ben questo lasso di tempo. Pertanto nei 30 minuti si andrà ad interessare oltre un milione di abitanti». I numeri elevati fanno ipotizzare alla società di commercializzazione che tutte le tipologie di consumatore saranno

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prima pietra Players per le fasce isocrone della localizzazione: Settimo Cielo - Settimo Torinese Accesibilità: 20 minuti, con autostrade, traffico medio Fasce Isocrone

00' - 05'

Format

Insegna

Provincia

Comune

Centro Commerciale AUCHAN TO TORINO

Indirizzo

Superficie (mq)

Distanza (minuti)

Corso Romania 460

17.500

5,0

05' - 10' Centro Commerciale PANORAMA TO

SAN MAURO TORINESE

Strada di Settimo 371

13.817

5,8

PANORAMA RETAIL PARK TO

SAN MAURO TORINESE

Strada di Settimo 373

10.000

5,8

SETTIMO TORINESE

Via Fantina 20

7.500

6,4

Centro Commerciale ELEFANT TO LEINI'

Via Caselle 76

9.000

11,5

Centro Commerciale VOLPIANO PALACE TO VOLPIANO

Via Trento 135

3.600

11,5

Centro Commerciale I PORTICI TO VENARIA REALE

Via Leonardo da Vinci 50

11.000

13,3

Centro Commerciale AUCHAN TO VENARIA REALE

Corso Giuseppe Garibaldi 235

23.100

13,5

Centro Commerciale

Corso Mortara 4

13.146

14,3

Parco Commerciale GIARDINI VITALI TO TORINO

Via Orvieto ang. Via Verolengo

10.500

14,4

Parco Commerciale DORA TO TORINO

Via Livorno ang. Via Treviso

33.033

14,6

Centro Commerciale CASELLE CENTER TO CASELLE TORINESE

Strada Torino

12.188

15,4

17.500

16,5

10.000

16,6 18,4

Parco Commerciale

Centro Commerciale CENTRO COOP SETTIMO TO

10' - 15'

SNOS GALLERY CENTER TO TORINO

15' - 20'

Centro Commerciale LAGRANDE 15 TO TORINO

ang. Via Cesare Battisti Via Giuseppe

Luigi Lagrande 15/17 Parco Commerciale RETAL PARK TO COLLEGNO

Via Torino Pianezza

ang. Via Venaria

Centro Commerciale LA CERTOSA TO COLLEGNO

Via Spagna 10

19.984

Centro Commerciale GARDENIA BLU TO RIVOLI

Corso Francia 175

11.000

19,7

Centro Commerciale CHIVASSO EST TO CHIVASSO

Corso Galileo Ferraris 191

7.200

19,8

ben rappresentate, intercettando sia una clientela con alta disponibilità economica che una clientela più popolare.

Tanti, ma piccoli, i competitor

Inquadramento territoriale: Settimo Cielo - Settimo Torinese

28 retail&food - maggio 2011

In linea con lo standard del Prima Pietra, l’analisi di Sincron Inova considera un bacino di attrazione dato dai 20 minuti di percorrenza in automobile, con autostrade e traffico medio. In realtà il complesso di Settimo Cielo, come già ipotizzato da Mall System, una volta a regime potrà attrarre oltre questo limite di tempo. La valenza sarà probabilmente di carattere provinciale e regionale. Valutando i dati dell’inquadramento territoriale, le variabili sociodemografiche si presentano in linea

con i valori della media italiana. Gli unici piccoli scostamenti consistono in un numero inferiore di componenti del nucleo famigliare, nella percentuale inferiore di giovani con meno di 25 anni e in quella maggiore di over 64. Tra i vari elementi si segnala anche che l’età media degli abitanti del bacino è di quasi 2 anni più alta di quella italiana e che la percentuale degli stranieri presenti nel territorio è superiore di un punto e mezzo rispetto al 7% nazionale. Scrutando i dati economici, rappresentati dai Numeri Indice del Reddito e del Consumo, notiamo come l’area presenti dei risultati maggiori di oltre il 10%, quindi una buona capacità potenziale di spesa. Passando all’analisi dei competitor, va evidenziato come il territorio sia già densamente presidiato da ben 13 centri commerciali e 4 retail park. In particolare una di queste realtà, Panorama di San Mauro Torinese, comprende entrambe le tipologie di struttura, per una gla totale che rimane inferiore ai 24.000 metri quadrati. Per quasi il 90% dei casi l’ambiente competitivo è composto da centri di piccole dimensioni. Solo due sono di media estensione: Auchan di Venaria Reale con 23.100 mq e Dora di Torino con 35.033 mq, tutti e due decisamente più piccoli rispetto a Settimo Cielo. A. P.


retail&food - maggio 2011 29


taglio nastro

Eurosia,

un topolino nella food valley Nei prossimi anni Parma vedrà crescere centri commerciali sul quadrante nord e nel frattempo il centro storico si è rinforzato con l’ingresso di catene importanti. In prospettiva il nuovo mall, situato a sud-est, si candida a servire un bacino di quartiere

L

’attesa era tanta, a Parma, per l’inaugurazione del nuovo centro commerciale nel costruendo quartiere urbano in zona sud-est. L’unico shopping center a servizio di un’ampia area sguarnita di strutture di distribuzione organizzata. Aziende del calibro di Coopsette e Impresa Pizzarotti &C sono protagoniste di questo progetto che comprende centinaia di alloggi, 700 per la precisione. Anche il Comune ducale ha partecipato allo sviluppo della zona, intervenendo con edilizia convenzionata per un lotto di condomini poco distanti. L’area edificata, un fondo coltivato sino a un paio di anni fa, estende i confini del comune sino all’anello della tangenziale sud. Proprio nei pressi dello svincolo è stato aperto al pubblico lo scorso 24 marzo lo shopping center Eurosia. Il mall è stato commercializzato al 100% ed è gestito da Cbre-Espansione Commerciale.

Una manciata di nomi

Il centro è di piccole dimensioni, potendo contare su una gla di 16.550 mq dislocati su un unico livello commerciale. All’interno primeggia l’Ipercoop da circa 10.000 mq di gla e oltre 20 casse, ai lati del quale sono situate tre medie superfici: l’insegna di

30 retail&food - maggio 2011

allargato alla zona sud-est della città o a tutto il comune di Parma. Ma probabilmente non era questo l’obiettivo del promotore. Nel dettaglio la lista dei brand è compresa in una manciata di nomi. Il settore abbigliamento, intimo e calzature è presidiato da Via Condotti, Mixerì, Zuiki, Over Jeans, Camaieu, Lo’ by Lovable, Fiorella Rubino, Mötivi, Original Marines, Idexé e le già citate Conbipel e Punto Scarpe. Il segmento beni per la casa e per la persona vede la presenza di Bluespirit, Borsissime, L’Isola Verde e Rossi Profumi. L’elettronica di consumo ha come interpreti il punto Vodafone One, Game Stop e Marco Polo Expert. L’offerta si con-

elettronica di consumo Expert Marco Polo con 1.500 mq di vendita, il marchio di abbigliamento Conpibel con quasi mille mq di vendita e il brand di calzature Punto Scarpe con 400 mq di vendita. La galleria è composta da una trentina di unità di vicinato, tra le quali si annoverano numerosi servizi come la parafarmacia Pharma3, il parrucchiere Duca’ Italian Hair Salons, il bancomat Cariparma (non ancora operativo al Il progetto in pillole momento della nostra 24 marzo 2011 Data di apertura visita in data 28 marzo), Investimento n.d. il centro estetico Nail Art Promotore Coopsette, Impresa Pizzarotti & C (unico locale con ingresso Commercializzazione Cbre - Espansione Commerciale Design International esterno al centro commer- PROGETTAZIONE Cbre Espansione Commerciale Gestore ciale che gli permette di Parma Località effettuare orari di apertura Periferica Localizzazione indipendenti), la lavande- Tipologia Centro commerciale/piccole dimensioni ria lava&cuce e il tacco- Gla 16.510 chiavi Presto Service. Tolti Parcheggi 1.330 1 questi operatori, utili per Livelli commerciali 3 Medie superfici soddisfare i bisogni primari 6 Unità ristorazione di quartiere, l’offerta retail Totale unità (piccole, medie e grandi superfici) 34 appare sottodimensiona- Àncora alimentare Ipercoop/10.000 mq ta per attrarre un bacino


CoMMENTO

VALUTAZIONE

Struttura e design

Bene le tecnologie green. Apprezzabile la parte centrale della galleria. Meno valorizzate le parti laterali e la facciata esterna

Accesso e parcheggio

Ampi parcheggi e ben collegati alla galleria. Critica la viabilità, nonostante sia nuova...

 

Per fare la spesa alimentare ed effettuare qualche acquisto Offerta commerciale va bene. Debole l'offerta food



Spazi comuni La food court è sacrificata su un lato. Si annovera  e attrattive una piazzetta per le promozioni e gli eventi. indice valutazione a cura di r&f:

 = migliorabile  = sufficiente = apprezzabile  = molto buono  = ottimo Ottimi e abbondanti sono i parcheggi, oltre 1.300 Numero dei punti vendita a parte, l’iper-dipentra quelli esterni (420) e quelli ubicati sotto la strutdenza di Eurosia è evidente nella scelta dei tenant, tura (910). L’area parking è collegata alla galleria orientata sui servizi e con insegne di medio livello con due coppie di ascensori e tapis roulant. arricchite con qualche nome di grido. La ristoraUna riflessione a parte merita l’infrastruttura che zione appare migliorabile. In una fase dove i nuovi serve Eurosia. Modificata con l’aggiunta di una centri commerciali inseriscono format innovativi e nuova rotonda e di una pista ciclabile, ma senza accattivanti, a causa anche delle dimensioni ridotl’allargamento a due corsie per carreggiata, via te, Eurosia presenta una proposta di basso profilo. Sugli operatori della ristorazione può influire il fattore orari: la chiusura alle 21 impedisce di poter sfruttare al massimo il Architetto, Gerardo Sannella pasto serale. A questo si 5 associate director di Chapman Taylor Architetti aggiunge la mancanza di soluzioni per l’intratteniUrbanista, Tiziana Bardi 6 mento, che rendono il titolare StudioBardi/Cad38 complesso in oggetto un luogo di solo shopping. Sociologo, Gianmarco Navarini,

clude con il formato ridotto di Mondadori, Edicolè, e con lo shop di ottica, Optissimo. Le metrature per singola unità commerciale si attestano in media sui 100 metri quadrati. La ristorazione, tema di eccellenza per il territorio, vanta soltanto sei esercizi con una forte presenza di operatori locali: Yogurtlandia, il fast food Spedonny, il ristorante Ramon Café, i bar Pascucci Casa Bio e Pascucci, la pizzeria Rossosapore. La food court conta una sessantina di posti a sedere in comune.

Iper-dipendenza della galleria

Piccole dimensioni, soprattutto se il bacino è importante, possono prestarsi a soluzioni di alta qualità. Nel caso di Eurosia chi si aspettava un polo commerciale di eccellenza è rimasto soddisfatto solo in parte. A livello sia architettonico che di offerta commerciale il progetto rispecchia un modello a nostro avviso sorpassato. La piccola galleria, nonostante alcuni nomi di rilievo, non ricopre il ruolo di catalizzatore e rimane quindi a supporto dell’ipermercato, unica vera ancora di Eurosia. Marco Polo Expert e Conbipel, in parte, possono contribuire ad allagare la platea dei consumatori rispetto alla clientela dell’Ipercoop. Tra le possibili criticità, anche se al momento i parcheggi hanno registrato una copiosa affluenza, va sottolineata la concorrenza che potrebbe fare sul fronte food il vicino punto Esselunga, attivo da qualche anno e collocato poche centinaia di metri più vicino al centro urbano lungo la stessa direttrice.

Architettura, eleganza a spazi ridotti

Indice di innovazione

6

professore di Sociologia della Cultura, Università di Milano Bicocca

7

Redazione r&f (Andrea Penazzi)

6

Eurosia si presenta con una galleria fronte cassa caratterizzata dal contrasto tra colori chiari, prevalenti, e il nero. Ai lati si trovano le due piccole piazze, servite rispettivamente da due medie superfici e un bar e dalla food court e una media superficie. La pavimentazione del mall è stata realizzata in gres porcellanato mentre il soffitto si mostra, nella parte centrale davanti all’Ipercoop, con vetrate sospese a oltre 10 metri di altezza. Queste consentono un forte irraggiamento di luce naturale e danno respiro alla galleria. Gli spazi alti favoriscono la visibilità delle vetrine e dei marchi, con le cornici eleganti ad impreziosire l’appeal. Tuttavia è l’ampiezza della passeggiata a destare perplessità. Larga circa 8-10 metri, negli orari di punta potrebbe non essere sufficientemente spaziosa per permettere il corretto deflusso della gente con i carrelli dall’ipermercato e un comodo passaggio davanti ai negozi. Sempre nell’area centrale sono collocate alcune sedute e piante, con soluzioni di design di colore bianco. Sui lati la struttura diventa più stretta, la luce naturale lascia spazio a quella prevalentemente artificiale e il tetto si fa basso, con vetrate ridotte. Se pensiamo alle nuove foodcourt ricche di luce naturale, ariose e spaziose, quella di Eurosia sembra progettata anni prima. All’esterno lo shopping center appare nei colori grigio e blu, dipinti seguendo un gioco di onde. Visto in una giornata di pioggia, il grigio non ha valorizzato la facciata.

Valutazione da 1 a 10

Traversetolo rischia di diventare un collo di bottiglia. Su questa direttrice confluiscono, oltre ai clienti di Eurosia, anche i residenti dei quartieri sudest di Parma e i pendolari che provengono dall’Appennino. L’intervento, ai fini di agevolare significativamente il traffico, avrebbe dovuto riguardare lo svincolo della tangenziale, da potenziare, e via Traversetolo, da raddoppiare. I primi problemi in questo senso si sono verificati in occasione del primo sabato di apertura, quando il grande flusso di visitatori al nuovo shopping center ha fatto congestionare il traffico. In quel caso è stato necessario chiudere lo svincolo della tangenziale.

Conclusioni

Nonostante l’offerta commerciale appaia sottodimensionata rispetto alle esigenze, Eurosia si inserisce in un bacino sguarnito per cui, con tutta probabilità, dovrebbe mantenere buoni livelli di performance, soprattutto per quanto riguarda l’ipermercato e lo shop di elettronica di consumo. La previsione trova conferma nelle buone performance registrate dalla società di gestione durante le prime settimane di attività. Qualora l’offerta retail in città diventi più strutturata (sono in arrivo nel quadrante nord il Pr Parma Retail e il Parma Urban District), la galleria potrebbe risentirne. A. P.

retail&food - maggio 2011 31


Speciale STAZIONI&PORTI

Ai retailer le chiavi di stazioni e porti Terminal ferroviari e marittimi costituiscono nuove opportunità per il settore del travel retail. Dal canale ferroviario, in particolare, arrivano le maggiori disponibilità di superfici ma non mancano i primi esempi a pochi passi dalla spiaggia

I

l mondo del travel retail vede due nuovi canali di sviluppo, complementari a quello tradizionale degli aeroporti. Stazioni ferroviarie, in primis, e terminal marittimi, con un po’ di ritardo, rappresentano la frontiera per nuove espansioni. L’ultimo anno ha visto una brusca accelerata soprattutto sul fronte ferroviario, con l’inaugurazione della galleria commerciale a Milano Centrale e altre iniziative sia nel circuito di Grandi Stazioni che in quello di Centostazioni. Ma i primi risultati non mancano anche nel più farraginoso settore degli scali marittimi. Questi, con i limiti delle finanze pubbliche a scartamento ridotto, stanno attraversando una fase di sviluppo. Tra le novità sulla carta va citata la recente approvazione del progetto di Ponte Parodi, a

32 retail&food - maggio 2011

Genova, e vanno ricordati i progetti sui terminal di Cagliari, Palermo e La Spezia. È per questo motivo che lo speciale 2011 di r&f dedicato alle stazioni si arricchisce con una sezione sui porti. Per realizzarlo la redazione ha contattato i gestori/commercializzatori in forza a Ferrovie dello Stato, società private specializzate nel leansing e l’associazione che rappresenta i 40 maggiori porti del Bel Paese. Non mancano case history particolari in entrambe le sezioni, con il reportage realizzato tra i negozi di Milano Centrale, la descrizione della rinnovata stazione di Praga Centrale ad opera di Grandi Stazioni e l’approfondimento sulla Galleria del Mare, inaugurata a fine marzo nella centralissima Stazione Marittima di Napoli. Nei suoi 5.000

metri quadrati ospita oltre 50 punti vendita.

Le stazioni cambiano volto

Due società controllate da Gruppo Fs, Grandi Stazioni e Centostazioni, sono impegnate nel valorizzare le grandi e le medie stazioni italiane. Presto sarà deciso, probabilmente attraverso un bando di gara, l’operatore che dovrà gestire i costruendi terminal ferroviari dell’alta velocità. All’interno di questo circuito operano anche aziende terze specializzate nel commercializzare gli spazi, come Retail Group. Questo canale vive dunque una fase di forte rinnovamento, con investimenti complessivi che superano i due miliardi di euro: circa 900 milioni per le GS, 200 per le CS e 900 per i terminal Av. Dopo il primo esempio virtuoso di Roma Termini, divenuto il benchmark a livello nazionale, Grandi Stazioni sta portando avanti nel proprio network un’opera di ammodernamento degli spazi, che prevede l’installazione di servizi alla

clientela e la collocazione di negozi e bar/ristoranti. Lo scopo è quello di creare dei veri e propri poli multifunzionali con all’interno dei centri commerciali. In questo modo hanno già cambiato volto Milano Centrale e Torino Porta Nuova, mentre proseguono a ritmo spedito le aperture a Napoli Centrale. Nel complesso sono 13 gli scali gestiti dalla società guidata da Fabio Battaggia, con una gla (superficie lorda affittabile) che passerà da 38.800 mq ante riqualifica a 106.130 mq post lavori (il dato non comprende Roma Termini che, per quanto concerne l’area commerciale, è già stata completata nel 2000 in occasione del Giubileo). Purtroppo non è possibile indicare con precisione le date di fine cantiere per i vari lotti, in quanto la società di gestione non si è resa disponibile a fornire informazioni. Per Centostazioni lo scalo di riferimento è Milano Porta Garibaldi, che è arrivato a contare 35 punti vendita. Al momento, sul totale delle 103 stazioni di competenza, 73 sono state riqualificate e com-


Superficie commerciali nelle grandi stazioni Ante riqualifica mq Bari Centrale Bologna Centrale Firenze S. M. Novella Genova Brignole Genova Principe Milano Centrale Napoli Centrale Palermo Centrale Torino Porta Nuova Venezia Mestre Venezia S. Lucia Verona Porta Nuova Network

1.200 2.220 4.750 800 1.400 14.000 5.000 1.100 5.000 660 1.650 1.100 38.880

Fig.1

Post riqualifica mq 4.550 7.500 14.000 3.650 5.750 26.000 14.000 4.830 15.000 1.750 4.400 4.700 106.130

Grandi Stazioni e Autogrill conquistano Praga Esportare il know how all’estero, questo è l’obiettivo perseguito da commercializzatori e gestori da una parte e dai retailer dall’altra. Il caso di Praga Centrale è sicuramente un esempio importante, con protagonisti Grandi Stazioni Ceska Republika, (controllata al 51% da Grandi Stazioni) e Autogrill. L’inaugurazione del terminal rinnovato è avvenuta lo scorso 14 aprile e ha visto la presenza del presidente delle Repubblica, Giorgio Napolitano, e dell’equivalente ceco, Vaclav Kalus. Il taglio del nastro è avvenuto dopo 4 anni di lavori e un investimento di 47 milioni di euro, servito in parte per ammodernare il terminal di Marianske Lazne in Boemia. All’interno di Praga Centrale sono stati riqualificati 30.000 mq di superficie, con la costruzione di 18 nuovi collegamenti verticali automatizzati e di 10.000 mq di servizi commerciali. La galleria include oltre 60 punti vendita di marchi internazionali e cechi. L’offerta food vede la forte presenza della multinazionale di Milanofiori, in linea con quanto accaduto nelle grandi stazioni italiane. Nel dettaglio Autogrill gestisce 7 locali che si estendono su oltre 1.200 metri quadrati. I marchi coinvolti sono Acafé, Foodissimo (una food court multi offerta per una clientela internazionale), e Pic-nic (insegna di grab&go studiata per pasti leggeri e veloci). A questi si aggiungono Burger King, Brioche Doreé café e il concept locale di birreria Potrefená. L’offerta premia dunque una formula di consumo veloce, dato che il 60% dei 35 milioni di passeggeri che frequentano ogni anno Praga Centrale è formato da pendolari.

Fonte: Grandi Stazioni

pletate sia nella parte strutturale che in quella commerciale e 17 vedono i lavori in corso. Per le restanti 13 è in essere una fase di progettazione o condivisione con gli enti locali. Dall’inizio delle attività al 2010,

Network di RETAIL GROUP CITTA' bari centrale bologna centrale FIRENZE S.M.N. GEVONA BRIGNOLE

MILANO CENTRALE

NAPOLI CENTRALE PALERMO CENTRALE

ROMA TERMINI

TORINO P.N. VENEZIA MESTRE VENEZIA S.L. VERONA P.N. Fonte: Retail Group

Fig.2

TIPO

CATEGORIA

FORNITORE (MARZO 2011)

Box Temporary Prossima apertura Box Temporary ISI, H2O, Nici, Regalandia Store Fisso Mauro Giuli Box Temporary H2O Box Temporary Campo Marzio Box Temporary Perugina Box Temporary Mango Box Temporary Mango touch Store Temporary Pink Lady Store Temporary H2O Store Fisso Yamamay Store Temporary Nina Morena Store Temporary Sia Store Fisso VyTA Store Temporary Carpisa Store (3 pdv) Fisso Prossima apertura Store Temporary Prossima apertura Store (4 pdv) Temporary Prossima apertura Store Fisso Prossima apertura (VyTA) Store (2 pdv) Fisso Prossima apertura Box (3 pdv) Temporary Prossima apertura Box Temporary Perugina Store Temporary Cartai Box Temporary Camiceria Italiana Box Temporary Nina Morena Store Fisso Fergi Store Temporary Silvian Heach Kids Store Fisso Segue Box Temporary Guru Box Temporary Life is good/X-Ray Store Temporary Silvian Heach Store Fisso Sia Store Fisso Mauro Giuli Store Fisso Levi's Store Fisso VyTA Store Fisso Prossima apertura Store Fisso Nike Box Temporary H2O Box Temporary Isi Store Fisso Prossima apertura Store Fisso Prossima apertura (VyTA) Box Temporary Prossima apertura Box Temporary Prossima apertura Box Temporary H2O Store (2 pdv) Fisso Prossima apertura Box Temporary Campo Marzio Box Temporary Prossima apertura

fanno sapere dalla società guidata dall’amministratore delegato Paolo Simioni, il numero di contratti è incrementato di circa il 25%, le superfici commerciali ponderate sono cresciute del 38% e i ricavi del 154 per cento.

Retail Group, a tutto leasing

Specializzata nella commercializzazione e nella gestione di spazi commerciali, all’interno delle grandi stazioni è operativa anche Retail Group. La società romana, di proprietà di Nicolò Marzotto, è presente con 56 punti vendita, estesi su 6.300 mq circa di spazio commerciale. Le performance degli shop sono ragguardevoli se si tengono presente gli 1,3 milioni di scontrini emessi all’anno. Anche in questo caso la presenza dell’operatore si registra soprattutto a Roma Termini e a Milano Centrale. Nello scalo capitolino gestisce 7 negozi fissi e 8 temporary. Il calendario prevede un’ulteriore apertura entro il 2011/2012. Nella stazione lombarda gli shop fissi in gestione sono solo 2, mentre quelli temporanei sono 9. In pipeline sul medio-breve termine si contano 4 iniziative, di cui 3 con formula fissa. Ad alimentare il fitto calendario di aperture che interessa Napoli Centrale, Retail Group ha previsto l’inaugurazione entro il 2012 di 4 temporary e 3 shop fissi, di cui uno di ristorazione a marchio Vyta.

Opportunità ad alta velocità

Il 2010 ha visto l’inaugurazione in pompa magna del nuovo atrio della stazione Roma Tiburtina. In sé è stato un evento soprattutto mediatico, che tuttavia apre la strada a un nuovo canale di sviluppo con oltre 45mila mq di aree commerciali, disponibili a un pubblico dal potere d’acquisto medio-alto. In totale sono cinque i principali

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34 retail&food - maggio 2011


Speciale STAZIONI&PORTI I PRINCIPALI MARCHI NEL NETWORK DI CENTOSTAZIONI NON FOOD

NUMERO UNITA'

Mondadori Me4me Gliuli Calzature B.You Calzedonia Gamestop Accessorize Feltrinelli VistaSì Foot Locker Fergi Tezenis

7 3 3 2 2 2 2 1 1 1 1 1

Altre attività/ servizi

NUMERO UNITA'

Hdi (assicurazioni) Maggiore Rent Despar Coop

28 9 7 1

Fig.3

NUMERO UNITA'

FOOD Chef Express Airest Cibiamo Lindt My Chef

28 13 5 2 1

Circuito Temporary

NUMERO UNITA'

Bottega Verde Zippo Fashion Fila Brook's Fragole Life is good

3 3 2 1 1 1

Fonte: Centostazioni

terminal Av (vedi tabella 6), che nella parte strutturale dovrebbero essere completati tra la metà del 2011 e la fine

Piano nazionale di ristrutturazione stazioni Timing consegne stazioni riqualificate

Fig.4

Fonte: Centostazioni

I terminal centostazioni con maggiore offerta Stazione Milano PG Padova Vicenza Roma Ostiense Brescia Savona

n. pdv

di cui Tradizionali

35 15 12 9 11 7

34 14 11 7 11 6

del 2012. Per Firenze il calendario sarà più lungo: sul sito internet di Gruppo Ferrovie dello Stato la data indicata è il 2014. Oltre a questi si annoverano i terminal di Reggio Emilia, per il quale lo scorso aprile è stata ultimata la posa dei 321 pali di cemento armato su cui poggerà l’edificio, e l’Interscambio Vesuvio Est, in provincia di Salerno. Entrambi interesseranno una superficie di 8.000 metri quadrati. Come nel caso di Roma Termini, la prima a essere completata tra le grandi stazioni, Tiburtina è destinata a diventare il nuovo benchmark tra le stazioni Av. La conclusione dei lavori è prevista per giugno 2011 e successivamente inizieranno gli interventi interni per realizzare la galleria commerciale. Nonostante non siano ancora disponibili i dati sulle unità retail, i numeri parlano chiaro: dei 50.000 mq della nuova stazione, ben 10.000 saranno destinati ad aree commerciali. Andrea Penazzi

Fig.5

di cui Temporary 1 1 1 2 0 1 Fonte: Centostazioni

NETWORK STAZIONI ALTA VELOCITÀ - GRUPPO FERROVIE DELLO STATO Torino Porta Susa

Bologna AV

Firenze

Roma Tiburtina

Fig.6

Napoli Afragola

Investimento in mln di € 55 380 300 160 80 Concorso bandito maggio 2001 n.d. marzo 2002 marzo 2001 gennaio 2003 Inizio lavori marzo 2006 marzo 2004 n.d. ottobre 2008 luglio 2005 Fine lavori entro 2012 giugno 2012* maggio 2014 giugno 2011** giugno 2012 Aree commerciali in mq 7.500 12.000 6.700 10.000 9.000 Progettista Arep Italferr Norman Foster, Paolo Desideri, Zaha Hadid Ove Arup Abdr Architetti Fonte: Gruppo Ferrovie dello Stato

*Lavori sottoattraversamento, il resto a seguire ** Lavori di struttura, galleria commerciale a seguire

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Speciale STAZIONI&PORTI Qui Milano Centrale, la parola ai retailer

Ecco il centro commerciale Dodici mesi dopo il reportage 2010 nella galleria commerciale della stazione meneghina, la redazione di R&F è tornata a parlare con i responsabili dei punti vendita. I risultati danno ragione al progetto di Grandi Stazioni, con l’indice di soddisfazione che cresce di quasi mezzo punto

C

on i responsabili dei negozi, o talvolta con gli addetti alle vendite, eravamo rimasti alla primavera del 2010. Nello stesso giorno della presentazione dei lavori di Verona Porta Nuova avevamo verificato il livello di soddisfazione dei retailer a Milano Centrale, facendo compilare un questionario a risposta chiusa. Il giudizio in quella circostanza fu modesto, tra i numeri si celava il timore nell’affrontare una situazione nuova, dove i punti interrogativi erano più numerosi delle certezze. Il giudizio risentiva ancora dei forti ritardi che avevano contraddistinto i lavori di restyling della stazione e il calendario delle aperture, ancora in fase arretrata. Nella specifica occasione i negozi non food attivi erano solo 15 (togliendo le edicole e le tabaccherie),

13 dei quali avevano risposto alle nostre domande. Da allora molte cose sono cambiare: in primis va segnalato il grande piano di opening avvenuto nella seconda parte dell’anno scorso, culminato con l’inaugurazione della galleria commerciale all’interno di Milano Centrale lo scorso autunno. In occasione dello speciale 2011 di r&f, dedicato al canale dei terminal ferroviari e marittimi, abbiamo deciso di riproporre il questionario per verificare gli eventuali progressi. Tale iniziativa, che non ha valore

Indice di soddisfazione dei retailer a Milano Centrale Flussi 2011 (2010)

Visibilità

Permanenza nel pdv

2011 (2010) 2011 (2010)

Location

Ricavi

2011 (2010) 2011 (2010)

Soddisfazione Mese/anno complessiva di apertura 2011 (2010) 2011 (2010)

Armani Jeans 4 5 3 2 4 4 Benetton n.d. (2) n.d. (2) n.d. (3) n.d (4) n.d (1) n.d. (3) Bershka n.d. n.d. n.d. n.d. n.d. n.d. Blue Spirit n.d. n.d. n.d. n.d. n.d. n.d. Boggi 3 (3) 5 (4) 2 (3) 4 (3) 3 (4) 3 (3) Calzedonia n.d. (3) n.d. (4) n.d. (2) n.d. (5) n.d. (3) n.d. (3) Carpisa 2 (2) 1 (2) 3 (3) 5 (4) 3 (2) 3 (3) Desigual 5 5 4 4 5 5 Dufry Perfumery 4 (4) 3 (2) 4 (2) 4 (5) 3 (2) 4 (2) Feltrinelli n.d. n.d. n.d. n.d. n.d. n.d. Geox 5 5 3 4 4 4 Guess Accessories 3 4 2 3 3 3 H.Due.O 2 4 2 4 2 3 Imaginarium 4 4 4 5 4 4 Motivi 5 (n.d) 4 (n.d.) 3 (n.d.) 4 (n.d.) 3 (n.d.) 5 (n.d.) Niña Morena 2 3 1 4 3 3 Pink Lady 3 5 5 4 4 3 Salmoiraghi & Viganò n.d. n.d. n.d. n.d. n.d. n.d. Sia 3 (2) 3 (1) 2 (4) 3 (2) 3 (3) 3 (3) Sisley 4 (5) 5 (2) 3 (3) 4 (4) 3 (3) 4 (4) Sloggi 5 4 2 2 3 3 Swarovski n.d. (1) n.d. (2) n.d. (3) n.d.(5) n.d. (2) n.d. (3) Tally Weijl 4 2 3 3 3 3 Triumph 5 4 2 2 3 3 Yamamay n.d. (4) n.d. (5) n.d. (3) n.d. (2) n.d. (4) n.d. (4) Z 4 2 3 3 5 4 Zara n.d. n.d. n.d. n.d. n.d. n.d. Media 3,7 (3,1) 3,8 (2,8) 3 (3) 3,6 (3,4) 3,4 (2,6) 3,6 (3,2)

1 = migliorabile; 2 = sufficiente; 3 = apprezzabile; 4 = molto buono; 5 = ottimo * Cambiata insegna da metà aprile 2010

36 retail&food - maggio 2011

dic-10 set-09 ago-10 n.d. nov-09 dic-09 nov-09 mar-11 dic-09 nov-11 nov-10 mar-11 dic-10 lug-10 dic-09 nov-10 * n.d. dic-09 mar-09 nov-10 ago-09 mar-11 set-10 ott-09 nov-10 ott-10

scientifico, ha coinvolto la quasi totalità degli shop non food aperti, raccogliendo il punto di vista di 18 esercenti su 27 negozi visitati. Come si evince dalla tabella, nel giro di un anno alcuni marchi sono cambiati, per cui è stato possibile effettuare un confronto tra prima e adesso con quelli presenti in entrambe le rilevazioni. Per i brand “nuovi” il dato è riferito unicamente al 2011. Già a una prima occhiata il miglioramento degli indicatori appare evidente. La soddisfazione complessiva è cresciuta di 4 decimali, portando il giudizio da 3,2 a 3,6 su un massimo di 5. A trainare la crescita percepita sono soprattutto le variabili dei flussi e della visibilità dei negozi, salite rispettivamente di 6 decimali e di un punto intero. In questo senso pesano positivamente l’installazione di una nuova cartellonistica in stazione, finalmente chiara e diffusa, l’applicazione di sedute nelle diverse aree dell’edificio affiancate da esercizi di ristoro, l’apertura di numerosi punti vendita nella aree prima sguarnite, per esempio nel piano intermedio, e l’inaugurazione di importanti ancore commerciali sui lati dello stabile. Tra queste si segnalano Feltrinelli e Zara, con metrature che superano abbondantemente i mille mq di gla. Le migliorie citate e la nascita ufficiale del centro commerciale, valorizzata con un fitto calendario di eventi, hanno contributo all’aumento dei ricavi. Questa voce è cresciuta di ben 8 decimali. Stabili rimangono i giudizi sulla permanenza nel punto vendita, ferma su un voto intermedio di 3 su 5, e sulla location, che rosicchia una paio di decimali arrivando alla rispettabile quota di 3,6. Nel paniere sono aumentati i negozi di fascia alta, su tutti si segnalano Armani Jeans e Guess Accessories. Il primo si è dimostrato critico sulla location (2) definita “rumorosa” per la vicinanza ai binari e per la porta sempre obbligatoriamente aperta, ma soddisfatto su flussi (4), visibilità (5), ricavi (4) e valutazione complessiva (4). Il secondo si è mantenuto più cauto, con voti schiacciati sul 3. Specialmente per quest’ultimo l’apertura è stata recente (marzo 2011), per cui i prossimi mesi saranno chiarificatori sulle potenzialità del negozio. Non hanno risposto, per policy aziendale, marchi del calibro di Zara, Benetton (disponibile a parlare nel 2010) e Feltrinelli.


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Speciale STAZIONI&PORTI Napoli, la Galleria del Mare è realtà

I

l 30 marzo hanno aperto i battenti i negozi della Galleria del Mare, un ampio spazio commerciale all’interno della Stazione Marittima di Napoli. Ospita nei suoi 5.000 metri quadrati 54 punti vendita, tra cui una discoteca e un ristorante con musica dal vivo che apriranno dopo l’estate. Suggestiva la cornice: il terminal, il più grande d’Italia, fu costruito nel 1936 dall’architetto Cesare Bazzani. Altro pregio del complesso è la vicinanza alla città, perché il Molo Beverello, su cui sorge, è a pochi passi dal Maschio Angioino. La commercializzazione non è stata semplice. Sebbene il progetto di riqualificazione (da 25 milioni di euro) sia stato lanciato nel 2005, «per tre anni la precedente società di commercializzazione non è riuscita ad affittare gli spazi, mentre ora abbiamo l’overbooking» spiega Gennaro Nardiello, proprietario dell’agenzia & Retailing, che ha curato la fase successiva su incarico del Terminal Napoli. «Il motivo – continua – è che non avevano individuato il target di retailer giusto. La formula attuale non è un copia e incolla di un centro commerciale, ma punta sul Made in Napoli, soprattutto per souvenir, abbigliamento e calzature». La galleria si configura come una sorta di outlet: «Ho inserito soprattutto stockisti – spiega Nardiello –. Li abbiamo convinti a venire alla Stazione Marittima con degli allestimenti di qualità. Vendono rimanenze di marca a prezzi scontati, è il vero outlet». Tra i nomi ci sono Camomilla Italia, Napolimania, Iko Casa e soprattutto la Fonderia Chiurazzi: fondata nel 1870, è specializzata nella vendita di copie di statue rinascimentali. La Galleria del Mare è solo uno dei

L'associazione

piani di sviluppo commerciale che stanno interessando i porti italiani. Tra gli altri va citata la recente approvazione del progetto di Ponte Parodi, a Genova, e vanno ricordati i progetti che riguardano diversi terminal, come quelli di Cagliari,

«Un layout tutto nuovo per il nostro outlet» Mario Pierro, direttore commerciale di Camomilla Italia Tra i negozi presenti nel nuovo Terminal Napoli spicca quello di Camomilla Italia, uno dei pochi marchi noti a livello nazionale. Che per l’occasione ha anche messo a punto un layout ad hoc. Come mai la scelta di essere presenti nella galleria della Stazione Marittima? Il nostro ingresso non è casuale, ma è parte di un

Alessandro Nerli, presidente di Assoporti

38 retail&food - maggio 2011

F. P.

Il Retailer

«Gli spazi ci sono, ma i soldi sono pochi» Rivendica di aver dato impulso in passato, come presidente dell’Autorità Portuale di Napoli, all’avvio della galleria commerciale del Terminal. Ora, al vertice di Assoporti, Alessandro Nerli continua a dichiarare di importanza primaria la presenza di aree commerciali nei porti. Purché sia valorizzato il territorio. Gli aeroporti hanno entrate da retail & ristorazione ormai molto consistenti. Pensa che i porti italiani possano intraprendere questa strada? Sì, penso di sì. D’altra parte abbiamo molti esempi nei porti italiani, che sono i primi in tutta Europa per movimento di passeggeri. Ci sono spazi consistenti per questo tipo di attività. Tanto è vero che da un po’ di tempo i waterfront sono in via di rifacimento con progetti o realizzazioni che vanno anche nella direzione del retail. Ci può fare degli esempi? I cambiamenti sono avvenuti sia grazie a supporti speciali, come le Colombiadi di Genova, sia per iniziative delle autorità portuali, come a Napoli, Trieste, Venezia, Palermo e Cagliari. Tutto è in movimento, perché i vecchi terminal non sono più in grado di ospitare le movimentazioni dei container e le navi di 350 metri. Le parti interne più

Palermo, Civitavecchia e La Spezia. In Campania sono anche previsti interventi nei porti di Salerno e a Napoli al Molo S. Vincenzo, attiguo al Molo Beverello, a partire dall'autunno.

storiche dei porti si stanno trasformando quindi in quelli che chiamiamo i waterfront, che si intrecciano con la città e consentono di portare avanti iniziative commerciali. Che caratteristiche deve avere un centro commerciale in un porto? La qualità deve essere superiore a quella degli altri centri commerciali. Il crocierista infatti sulla nave ha già tutto a disposizione. Quando scende deve trovare delle produzioni caratteristiche, sia agroalimentari sia di tessile, antiquariato e ceramica. Le risorse a disposizione per gli investimenti sono sufficienti? Nei porti le operazioni commerciali le fanno i privati, su concessione del pubblico, dal 1994. Senza il pubblico, tuttavia, il privato non farebbe alcuni interventi dispendiosi. Bisogna quindi trovare una sinergia tra le due componenti. Siamo però in una fase molto delicata, perché da alcuni anni le autorità portuali non sono messe nelle condizioni di investire bene. È in corso un dibattito in Parlamento sull’annosa questione dell’autonomia finanziaria delle autorità portuali. Speriamo che si giunga presto a una conclusione o si rischia di penalizzare porti che hanno molte potenzialità da esprimere.

percorso di espansione nel canale del travel, iniziato nel lontano 2005 con l’apertura di uno store nell’aeroporto di Napoli, recentemente ristrutturato e ampliato. Da allora abbiamo aperto punti vendita negli scali di Torino, nel 2006, e di Palermo e Catania nel 2010. Siamo in procinto di aprire a Bergamo, in zona airside, e a Bari in zona landside. Quest’anno vorremmo aprire i battenti anche a Verona, siamo in trattativa. Il Terminal Napoli è quindi complementare rispetto a quest’ottica espansionistica. Essendo una società partenopea ci è sembrato interessante cogliere l’occasione di avere un punto vendita che si rivolge sia a un pubblico crocieristico, in grande aumento, sia alla popolazione cittadina, vista la vicinanza con il centro. Cos’ha di particolare il negozio? È un outlet, a insegna Camomilla fineserie di 100 mq, ossia due moduli. Solitamente abbiamo negozi più grandi, ma abbiamo saputo allestire negli aeroporti spazi anche minori, sui 50-60 metri quadrati. Rispetto agli attuali spacci che possediamo il nuovo punto vendita ha un layout tutto nuovo: è accattivante, fresco, al passo con le tendenze attuali in termini di arredamento e illuminazione. D’altra parte tutto il Terminal è nato con queste caratteristiche, ci sono tanti negozi plurimarca con prezzi da outlet. Qual è il target di clienti a cui vi rivolgete? Abbiamo la forza di proporci a un pubblico eterogeneo, non mi sento di ghettizzare i consumatori, noi siamo alla portata di tutti i portafogli. Da aprile a ottobre ci sarà il picco, per la presenza dei crocieristi, negli altri mesi ci rivolgeremo soprattutto ai napoletani. Siete interessati ad altri progetti commerciali nei porti? Non abbiamo progetti concreti, ma c’è fermento in questo canale, nei porti turistici, per esempio a Salerno, a Genova e a Castellammare di Stabia. Si sente da parte dei consumatori la voglia di combinare la vacanza, e quindi la spensieratezza e il tanto tempo libero, con le occasioni di acquisto.


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Il racconto di una giornata a bordo della gigante Mariner of the Seas

Royal Caribbean fa rotta sull'Italia

O

gni nave porta con sé una simbologia duplice e contrastante: quella della libertà assoluta e quella del confinamento in uno spazio chiuso. Basti pensare ai velieri dei pirati, sinonimo di abolizione e violazione di ogni regola, oppure alle antiche galere, nelle quali non vi era la possibilità neanche teorica di evasione. Questa tensione concettuale rivive oggi, tutta in chiave positiva, nelle moderne navi da crociera. Per dimensioni e per offerta dei servizi a bordo sono al servizio del desiderio di evasione di ogni passeggero al di là dell’immaginabile, ma al tempo stesso sono capaci di canalizzare in spazi circoscritti le attività ricreative di grandi masse, senza possibilità di sfuggire alle numerosissime tentazioni presentate. Non fa eccezione la Mariner of the Seas, quinta gemella della classe Voyager di Royal Caribbean, giunta a Civitavecchia lo scorso 27 marzo, per la sua prima volta in Mediterraneo. Tenuta a battesimo

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da una madrina d’eccezione, Fiona May, nell’evento inaugurale atleti di alto livello come lo schermidore Aldo Montano, il ginnasta Jury Chechi, il nuotatore Leonardo Tumiotto, hanno guidato per un’intera giornata i passeggeri appena saliti a bordo alla scoperta delle numerose possibilità di svago offerte dalla nave. Inaugurazione in pompa magna che mostra come il porto di Civitavecchia punti decisamente sulle crociere, che ormai fanno da traino al settore portuale italiano, sempre più in crisi nel comparto passeggeri e merci. Proprio nel “porto di Roma” si è sbloccata (come anticipato nel numero di marzo di r&f) l’autorizzazione per la costruzione entro l’anno di un nuovo terminal crociere di 20mila metri quadrati, capace di ricevere 3 milioni di passeggeri l’anno e di creare un indotto occupazionale di 10.000 persone, con servizi di ristorazione, punti di informazione e di accoglienza. Le navi della classe Voyager di Royal

Caribbean sono l’esempio più eclatante della crescita prepotente del settore delle crociere su scala mondiale. A partire dalla metà degli anni ’90 hanno rivoluzionato l’industria crocieristica con dimensioni per l’epoca ragguardevoli (138.000 tonnellate) e puntando tutto sull’innovazione. Così da ospitare a bordo una serie di attrazioni quali la falesia artificiale da arrampicata, una vera e propria pista da jogging, un campo da basket regolamentare, uno stadio del ghiaccio in piena regola con pista di pattinaggio e spalti per il pubblico. Proprio la continua ricerca di innovazione è il tratto distintivo delle cinque navi gemelle di questa categoria. Una nave da crociera come la Mariner of the Seas si situa alla confluenza di un parco attrazioni viaggiante, un villaggio vacanze e uno shopping center. I numeri parlano da sé. La nave è lunga 311 metri e larga 49: si presenta come un palazzo di 15 piani con 1.557 cabine capaci di ospitare quasi quattromila passeggeri, oltre a un buon migliaio

di componenti dell’equipaggio. Si evince che siamo lontani dall’idea tradizionale e un po’ romantica di crociera intesa come vacanza esclusiva, fatta di una traversata fra giochi eccentrici sul ponte della nave, cene eleganti a lume di candela e la silenziosa attesa di atmosfere esotiche. La formula base della Mariner of the Seas prevede, per un prezzo tutto incluso attorno agli 800 euro, tre diverse crociere nel Mediterraneo con partenza da Civitavecchia e da Genova. Una formula studiata per non lasciare il passeggero da solo neanche un minuto e condurlo attraverso offerte commerciali fra le quali si muove senza batter ciglio perché le conosce a menadito: le ha già viste in montagna, al mare, nei centri congressi e perfino in aeroporto. Gli ospiti della Mariner possono passare dai trattamenti rigeneranti della Day Spa (molti sono extra a pagamento), alle tante vasche idromassaggio riscaldate di bordo, dalla


Royal Caribbean in Italia 2010 vs. 2011 Navi in partenza Navi con scalo Porti di scalo Scali complessivi

2010

2011

5 13 17 497

8 17 19 689

Bar e ristoranti a bordo di Mariner of the Seas Ristoranti Posti

palestra al pattinaggio in linea, dal jogging al calcetto, oppure giocare una partita di golf su di un green a nove buche, o ancora dedicarsi all’aerobica o ai più statici pilates. L’intrattenimento continua tutta la notte con musical in stile broadway, il casinò, gli spettacoli al palazzo del ghiaccio, il cinema, il teatro. Al passeggero tocca districarsi nel capire quali servizi a bordo sono compresi nel prezzo e quali sono extra, come ad esempio le escursioni durante la navigazione, molti trattamenti di bellezza, alcuni dei quali al limite con la chirurgia estetica. C’è da dire che gli extra più richiesti (e non disponibili per tutti i quattromila passeggeri nello tempo ristretto di una settimana) sono già prenotabili via internet prima della partenza, il passeggero quindi è mezzo avvisato. Tratto comune alla classe Voyager di Royal Caribbean è la galleria centrale che attraversa tutta la lunghezza della nave, circondata di locali, negozi, bar e ristoranti, nelle intenzioni dei progettisti riproduzione di una via cittadina dello shopping, in realtà molto più simile alla mall di un centro commerciale. Il target della Mariner of the Seas è decisamente medio: cabine spaziose e confortevoli ma che non indulgono al lusso, sale da pranzo curate ma di certo non leziose, cocktail bar accoglienti dove, oltre al piano bar, non manca il karaoke. L’offerta della ristorazione è vasta, con 15 fra bar e lounges, e 7 ristoranti, fra i quali alcuni come il più elegante – il ristorante italiano Portofino – e il caratteristico Johnny Rockets richiedono il pagamento di un extra. C’è da chiedersi se nel campo della ristorazione le navi della Royal Caribbean non possano funzionare da testa d’ariete per alcuni degli operatori internazionali, noti al pubblico statunitense ma poco o per niente presenti sul mercato italiano,

che esse ospitano a bordo e ai quali fanno da vetrina. E inversamente servire da pungolo per gli operatori italiani, di fronte ad una domanda in fortissima crescita e marcatamente cosmopolita. Sulla Mariner of the Seas è presente ad esempio una gelateria Ben & Jerry’s, gli storici rivali di Haagen Dazs. E’ il franchising americano del gelato artigianale acquistato nel 2000 da Unilever, diffuso in tutto il mondo ma che in Italia attualmente dispone di soli 6 punti vendita (all’interno di cinema multisala). E’ vero che il gelato per noi italiani è come il ghiaccio per gli esquimesi ed è difficile pensare che una multinazionale riesca a venderlo a noi che lo abbiamo inventato, se non fosse per il fatto che ciò già accade, perché la Unilever è proprietaria del marchio Algida. Oppure il già citato ristorante Johnny Rockets, il classico ristobar americano in stile Happy Days, con l’hamburger e i milk shakes, il mobilio cromato e contorno di juke box d’epoca, diffuso in nord e sud-america in centri commerciali e aeroporti (in Europa c’è un solo punto a Ramstad in Germania). O ancora la caffetteria Seattle’s Best Coffe, una controllata di Starbucks, che è la versione working class della più blasonata casa madre, tradizionalmente rivolta ai giovani professionisti urbani. Il consumatore italiano può avere incrociato il marchio Seattle’s Best Coffee, oltre che sulle crociere Royal Caribbean, nei Burger King o sui voli Delta Airlines e Skyteam di cui è fornitore. La Mariner of the Seas non è l’unica nave della Royal Caribbean che opera in Italia. Il gruppo punta sul nostro Paese, che è diventato sempre più strategico con un aggressivo programma di espansione per l’anno in corso. Nel 2011 è prevista una crescita della movimentazione del 60% e un numero di passeggeri

Ristorante principale Windjammer Café Portofino Restaurant Chops Grille Steakhouse Johnny Rockets Wig and Gravel Pub Jade

1.889 348 80 80 72 86 236

Incluso nel prezzo (sì/no) sì si no no no no sì

Bar Posti Schooner Piano Bar Boleros Champagne Bar Café Promenade Viking Crown Lounge Cloud Nine Vintages Wine Bar Plaza Bar Britto’s Pool Bar Seattle’s Best Coffee Ben & Jerry’s

stimati oltre i 2.200.000, con le conseguenti ricadute positive attese sull’indotto. Aumenta il numero delle navi dedicate, aumenta il numero dei porti italiani inseriti nella programmazione e aumenta il numero degli scali per porto. Le navi in partenza dall’Italia nel 2011 sono 8 contro le 5 del 2010. Quelle che effettueranno scalo sono 17 a fronte di 13 nel 2010. I porti di scalo sono 19, due in più rispetto al 2010 per un totale di 689 scali (497 nel 2010). Primo porto è Civitavecchia (195 scali) seguito da Venezia (113), Livorno (93) e Napoli (82). Bari diventa porto strategico di grande rilevanza per Voyager of the Seas, capostipite delle gemelle della classe Voyager. Raddoppiano rispetto al 2010 gli scali in Sicilia e in Campania, mentre Genova diventa porto di imbarco per la prima volta nella storia della compagnia. Sono 6 i marchi crocieristici che compongono il gruppo: Royal Carribean, Celebrity Cruises, Pullmantur (la principale compagnia spagnola rilevata nel 2006), Azamara Club Cruises (dal 2007 il nuovo marchio deluxe con navi da 694 ospiti), CDF Croisières de France e TUI Cruises (joint venture al 50% con il gruppo

130 89 58 105 252 21 66 40 10 - -

Incluso nel prezzo (sì/no) no no no sì no no no no no no no

tedesco TUI A.G.). La Royal Caribbean Ltd è presente in 60 Paesi del mondo e impiega 55.000 persone (il 90% a bordo e il 10% negli uffici) di 125 nazionalità diverse. Il fatturato nel 2010 è stato di 6,8 miliardi di dollari, con una crescita del 15% rispetto al 2009 e circa 4.600.000 ospiti all’anno. Con 40 navi operative, 2 in costruzione 1 ordinata e 1 opzionata, il gruppo è il principale operatore crocieristico mondiale. Della flotta fanno parte le navi più grandi e innovative al mondo, quelle della classe Oasis, da 225.282 tonnellate di stazza, che vantano anche un giardino con alberi veri a bordo. E’ dell’ 11 Febbraio 2011 l’annuncio che il gruppo darà il via alla costruzione di una nuova classe di navi, denominata “Progetto Sunshine”, per il marchio Royal Caribbean International: commissionate al cantiere tedesco Meyer Werft, la prima nave è prevista per l’autunno 2014 e una seconda è in opzione per la primavera 2015. Stazza da 158.000 tonnelate per un’occupazione in cabina doppia di 4.100 ospiti e un costo di circa 700 milioni di euro per nave (170.000 euro per posto letto).

Adolfo Marino

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42 retail&food - maggio 2011


r&f Mystery in Shop

Milano Centrale:

Panzera vs Motta, prodotto vs ambiente

Motta > Servizio Saluto, benvenuto Coda Velocità Cortesia Professionalità

    

> Layout

«

W

ait, slow down!». «A quelli come questo al suo paese gli tagliano la lingua!». «Perché non torni da dove sei venuto?». Ad apostrofare in questo modo un malcapitato turista straniero, anglosassone, magari un po’ impaziente perché il treno sarebbe partito di lì a poco, non era un parcheggiatore abusivo o un buttafuori. Era un operatore di uno dei bar più esclusivi della Stazione Centrale di Milano, il Panzera. Alla scena abbiamo assistito durante il giro della nuova rubrica “Mystery in Shop”, che ha messo a confronto due bar concorrenti e dirimpettai, entrambi caratterizzati per l’alto livello di qualità, immagine e servizio (almeno atteso): Panzera, replica in stazione di un bar di successo poco distante, e Motta, marchio storico milanese rilanciato da Autogrill, che lo ha installato anche all’aeroporto di Linate. In breve, il responso è questo: Motta vince sui fronti del servizio e del layout, Panzera su quello della qualità del prodotto.

Servizio

Cominciamo dal servizio. Entrambe le visite sono state fatte all’ora di pranzo di un martedì. Da Motta alla cassa riceviamo un saluto garbato: “I signori desiderano?”. D’altri tempi, ma in un locale storico non fa una grinza, se avessimo un cilindro lo sfileremmo. Non c’è coda e tutto viene sbrigato molto velocemente. La cortesia non manca, né alla cassa né al bancone del bar per il caffè. Il livello scende un po’ al banco dei panini: si passa dal lei al tu e i modi diventano più spicci, ma non volgari. La professionalità viene messa alla prova mentre aspettiamo il panino. Un ragazzo straniero chiede di cambiare un panino, sostenendo che alla cassa hanno capito male. L’addetto è perplesso, ma dopo essersi consultato con la responsabile cambia senza problemi. Esame superato. Unico neo della professionalità: il panino caprese viene scaldato senza chiedere se lo si vuole caldo. Servizio da Panzera: altra musica. Riceviamo il saluto alla cassa, dove non c’è coda. Al banco

Panzera > Servizio Saluto, benvenuto Coda Velocità Cortesia Professionalità

> Prodotto Aspetto Freschezza Assortimento Correttezza preparazione

> Layout

    

Aspetto esterno Originalità design Omogeneità e armonia Qualità materiali e arredi Ordine e pulizia Comfort

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> Valutazioni generali Qualità/prezzo Ambiente Adeguatezza alla location

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Legenda:  = migliorabile  = sufficiente = apprezzabile  = molto buono  = ottimo

© Edifis Intelligence

Aspetto esterno Originalità design Omogeneità e armonia Qualità materiali e arredi Ordine e pulizia Comfort

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> Prodotto Aspetto Freschezza Assortimento Correttezza preparazione

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> Valutazioni generali Qualità/prezzo Ambiente Adeguatezza alla location

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Legenda:  = migliorabile  = sufficiente = apprezzabile  = molto buono  = ottimo

© Edifis Intelligence

panini, però, assistiamo al già citato spiacevole siparietto. Pur non essendoci altri in attesa, aspettiamo 3-4 minuti prima di poter ordinare il panino. Il resto del personale, alla cassa e al banco bar, è invece urbano.

Layout

Da fuori entrambi i punti vendita si presentano molto bene. L’effetto è di trovarsi di fronte a due locali della Milano bene, nulla di paragonabile alla vista che lo stesso luogo riservava fino alla scorsa estate. Sul layout e l’arredo interno le considerazioni vanno distinte per i due esercizi. Il Motta merita giudizi lusinghieri su tutti i fronti: l’originalità del design, nello specifico il modo in cui uno stile classico è stato reinterpretato in chiave moderna, vale una lode. Non ci sono note stonate nell’arredamento. I tavoli e le sedie sono solidi e con un elegante tocco classico, il bancone è austero e signorile. Può non impressionare il lampadario di plastica in stile antico, ma è molto apprezzabile il marmo grigio scuro che richiama l’estetica della stazione e comunica sobrietà. C’è un po’ di senso di vuoto e spoglio, ma probabilmente è voluto. Il comfort non manca: i tavoli sono ampi e quelli riservati al servizio al tavolo pochi rispetto al totale. Panino e spremuta sono accompagnati da un piattino. Solo una nota sulla pulizia: nel contesto di un ambiente ordinato, il tavolino aveva tracce

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r&f Mystery in Shop riproduzioni ingigantite di stampe sul tema della montagna; al piano di sopra si trovano quadri in stile moderno; molti rivestimenti sono di piastrelle bianche che poco sembrano armonizzarsi con il resto. I tavolini sono di qualità medio-alta all’interno (sebbene un po’ stretti) e abbastanza bassa all’esterno, sul lato che dà sulla strada. Nota positiva: il bancone dei dolci valorizza il contenuto, molto invitante. Niente da dire sull’ordine e la pulizia. Tuttavia sul comfort qualche parola si può spendere: i tavoli all’interno per chi si serve al banco sono solo un paio, cosicché le persone si concentrano nelle due zone esterne (una sulla strada, dove il sole picchiava e gli ombrelloni non erano molti, una verso l’interno della stazione). Al piano di sopra ci sono diversi tavoli riservati al servizio al tavolo, ma lo spazio al momento della visita era praticamente deserto. di briciole precedenti. Panzera rimane a un livello superiore rispetto agli altri bar della stazione, ma non riesce a competere con Motta. Pesa il carattere artigianale del layout, battuto nettamente da quello, curato da uno studio affermato, del marchio gestito da Autogrill. La diminuzione della qualità si vede da alcuni dettagli. Sebbene l’effetto complessivo sia abbastanza pregevole, la pecca principale è la mancanza di coerenza: l’aspetto esterno è degno di un bar di Corso Vittorio Emanuele; al banco dei panini i prodotti sono esposti tra più caserecci ortaggi (cipolle, peperoni, etc); ci sono

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Prodotto

Il giudizio sui due locali si ribalta esaminando il prodotto. Motta, sintetizzando, promette più di quel che dà. I panini venduti, infatti, sono simili a quelli che si possono trovare negli ACafé o nei Puro Gusto, altri marchi di Autogrill. Si vede una selezione e una valorizzazione dei materiali di maggiore qualità ma non ci sono prodotti particolarmente sfiziosi. Sono vendute insalatone accattivanti ma non c’è traccia dei piatti tipici regionali (risotto alla milanese, ossobuco, pizzoccheri, tagliata di manzo ai funghi porcini ecc.) che erano stati annunciati in fase di lancio del locale.

Mancano in generale i piatti caldi. Stesso discorso vale per la maggior parte dei dolci: i muffin e i croissant sono gli stessi degli ACafé. Ci sono poi delle specialità che innalzano il livello, come le fette di sachertorte. Ma non panettone o altri dolci lombardi. C’è però un banco con i gelati artigianali Jeli&là, non provati. Giudizio positivo sulla freschezza degli alimenti e sulla correttezza della preparazione. I punti di debolezza di Motta sono i punti di forza di Panzera. Al banco panini si trova una grande varietà di sandwich, tramezzini, piadine aperte, pizze. Chi cerca uno “sfizio” è accontentato. Ancora meglio il banco dolci, che presenta una vasta scelta di pasticceria di pregio dalle diverse parti d’Italia. Comparando uno stesso tipo di panino, il caprese, si nota una maggiore qualità della mozzarella e dei pomodori. Meno saporito il pane, ma è questione di gusti. Come da Motta, anche da Panzera è stato scaldato al punto giusto, lasciando fresca la mozzarella. Mancava il piattino, sia per il cibo che per la spremuta.

Conclusioni

Al viaggiatore potremmo consigliare: se serve un panino da portare via, meglio fare un salto da Panzera (attese a parte), perché il rapporto qualità del prodotto/prezzo pende a favore di questo esercizio. Se l’obiettivo è un pranzo tranquillo in un ambiente di classe, la scelta giusta è andare da Motta. Fabrizio Patti (ha collaborato Claudio Merlo)


retail&food - maggio 2011 45


Parola di Paolo Simioni

Paolo Simioni, Nato a Valdobbiadene (Tv) il 19 dicembre 1960, si è laureato in Ingegneria Civile nel 1984, presso l’Università di Padova. Dopo significative esperienze nazionali e internazionali nella realizzazione di grandi opere con Intercantieri - Vittadello S.p.A. e Tegola Canadese S.p.A., nel 1990 è nominato direttore generale del Gruppo Basso S.p.A. (impresa di costruzioni e di Real Estate). Nel 2000 assume l’incarico di amministratore delegato di Save Engineering S.p.A., Aeroporto “Marco Polo” di Venezia. Dal 2002 è amministratore delegato di Centostazioni S.p.A. (società a capitale misto Ferrovie dello Stato - Archimede 1). La sua ascesa in Save prosegue nel 2007, quando assume il ruolo di amministratore delegato di Save S.p.A. e di Aer Tre (società di gestione dell’Aeroporto “Antonio Canova” di Treviso). Dal 2009 diviene, inoltre, membro del Comitato di Direzione e del CDA dell’Aeroporto Charleroi di Bruxelles.

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Centostazioni: «Mettiamo le ali»

S

in dal Rinascimento, la conformazione urbanistica del nostro Paese è costituita da Comuni di medie dimensioni, distribuiti in modo capillare sull’intero territorio nazionale. Al pari delle metropoli, questi sono stati coinvolti nel progetto di riqualificazione delle stazioni ferroviarie portato avanti da Gruppo FS tramite le società controllate Grandi Stazioni e Centostazioni. Quest’ultima vanta un network che copre il 75% delle province e il 100% delle regioni. Nello specifico la società guidata da Paolo Simioni opera in 103 stazioni, con 500mila mq di gestione, frequentate ogni anno da 500 milioni di passeggeri. Proprio a Paolo Simioni, amministratore delegato di Centostazioni e co-amministratore delegato di Save (società di gestione del Sistema Aeroportuale di Venezia e Treviso, proprietaria al 60% di Archimede1, a sua volta partner di FS con una quota del 40% in Centostazioni), abbiamo chiesto di delineare il futuro sviluppo del network. All’orizzonte ci sono soprattutto i terminal per l’Alta Velocità e possibili iniziative all’estero. La riqualificazione delle 103 medie stazioni italiane è arrivata all’80% circa. Allo stato dell’arte può stilare un bilancio? Centostazioni ha registrato, sin dall’inizio dell’attività nel 2002, un trend di crescita decisamente positivo grazie alla trasformazione delle stazioni da “non luoghi” a luoghi di incontro. I terminal sono diventati poli multifunzionali attrezzati che rappresentano importanti occasioni di business per i partner commerciali e offrono nuovi servizi in linea con le esigenze dei passeggeri. Ad oggi abbiamo incrementato le superfici commerciali di circa il 60% e registrato un continuo miglioramento del livello di soddisfazione dei clienti. I risultati di qualità percepita circa l’offerta di servizi e attività commerciali nelle stazioni nel 2010 hanno raggiunto quota 95,6 per cento. E i dati economici che segno mostrano? I risultati economici del 2010 confermano il netto trend di crescita in tutte le aree di business aziendale: la valorizzazione commerciale e pubblicitaria dell’asset, la gestione integrata dei servizi di manutenzione e pulizie e le attività di engineering. Nel dettaglio i ricavi operativi si attestano a 76,5 milioni di euro (+6%), il Mol/Ebitda a 19,4 milioni (+25%), il risultato operativo Ebit a 15,6 milioni (+26%) e l’utile netto a 9,7 milioni (+ 28%). Soddisfacenti anche gli indicatori di ritorno sugli investimenti: il Roi è pari al 29,57% (+6,4%) e il Roe (ritorno sul capitale) al 37,36% (+17,7%). I risultati sono ancor più rilevanti se si considera il contesto economico non esaltante. Accenna alla crisi, quanto ha influito? Qualche problema lo ha creato. Alcuni tenant hanno chiesto rinegoziazioni però mai, o in pochissimi casi, hanno rinunciato alla propria attività. Da parte nostra c’è stata disponibilità, poi tra la richiesta e la risposta c’è sempre un giusto compromesso. Inoltre abbiamo dimostrato flessibilità nel modello di business e di contratto di rapporto con la creazione del circuito Temporary. Tra i vari asset ammodernati, può citare gli esempi più significativi? Milano Porta Garibaldi, Padova e Vicenza sono le stazioni che più riflettono il concept e il modello

di business sviluppato nell’ambito del network. I risultati sono particolarmente interessanti soprattutto con riferimento ai poli multiservizi creati al loro interno: 35 negozi a Milano, 15 a Padova, 12 a Vicenza, mirati a un target prevalentemente giovane, agiato e di istruzione medio-alta. Sotto l’aspetto commerciale, dall’inizio dell’attività abbiamo registrato un incremento del numero di negozi pari al 325% a Milano Porta Garibaldi, al 167% a Padova e all’83% a Vicenza. Le superfici commerciali sono aumentate rispettivamente del 162%, del 119% e dell’86 per cento. I ricavi hanno visto un balzo del 1235% nel terminal meneghino, del 153% a Padova e del 212% a Vicenza. Anche le rese unitarie sono cresciute, rispettivamente del 410%, del 16% e del 67 per cento. Su Milano Porta Garibaldi siete a regime o ci sono ancora delle unità da commercializzare? Per fortuna sono commercializzate tutte. Ma stiamo valutando la possibilità, non solo a Porta Garibaldi, di realizzare uno sviluppo che possa farci ricavare ulteriori superfici commerciali. Il tutto nei limiti imposti dalle normative comunali. Per il completamento del restyling del network quanto manca? A fronte di un investimento complessivo di 200 milioni di euro, ad oggi abbiamo impegnato l’83%, cioè 165 milioni. Il piano industriale procede secondo programma: 73 stazioni riqualificate, 17 interessate da lavori, 13 in fase di progettazione o condivisione con gli enti preposti. Tra gli interventi di prossima ultimazione si annoverano Castelfranco Veneto, Foligno, Rovigo, Cremona, Perugia, Pesaro, Arezzo e Foggia. E che tipologia di retailer mirate a inserire? La selezione dell’offerta commerciale viene definita, per ciascuna stazione, in base a ricerche di geomarketing in grado di evidenziare i servizi più richiesti. Segue l’attenta valutazione delle proposte e la conseguente individuazione dei partner. Tra le attività più apprezzate vi sono bar-ristorazione, tabaccaio, edicola, telefonia, noleggio auto, agenzie di viaggi, servizi bancari, assicurativi e postali, con un particolare gradimento anche per le attività di impulso, quali profumerie, intimo, oggettistica e accessori. Negli ultimi due anni state spingendo sulla formula del temporary store… Sin dall’inizio della crisi abbiamo puntato alla formula del Temporary Store per andare incontro alle esigenze di maggiore visibilità e flessibilità dei retailer. Nel 2009 abbiamo avviato un canale dedicato, il “Circuito T”, che ha registrato un avvio fortunato con l’attivazione, al 2011, di circa 30 punti vendita a brand Fila, Zippo Fashion, Becky’s, Doppelgangher, Bottega Verde, Life is Good, Brook’s, Fragole e altri. I risultati ottenuti dai partner sono stati ragguardevoli, al punto da stimolare in alcuni casi l’apertura di esercizi tradizionali. Forti di questa esperienza, prevediamo anche per il futuro il potenziamento di attività e servizi temporanei che puntano a un’offerta più flessibile, low cost o automatizzata. Pensando ai servizi per i businessmen, è prevista una copertura wi-fi? In alcune stazioni abbiamo già attivo questo servizio. Inoltre abbiamo in corso con i principali operatori del settore un progetto per diffonderlo nel maggior numero possibile di scali. Ovviamente sarà

gratuito per il viaggiatore. La stazione sta diventando il biglietto da visita delle città di provincia, al pari degli aeroporti per le grandi città. Cosa attingete dal know how aeroportuale, maturato con Save? I progetti di riqualificazione architettonica e funzionale elaborati prendono spunto dai layout moderni e talora avveniristici degli aeroporti. Ad esempio la creazione di piazze e gallerie commerciali in cui predomina l’uso di materiali come il vetro e l’acciaio e spesso gli impianti stessi che divengono fulcro del nuovo spazio architettonico. Ambienti valorizzati da sistemi di illuminazione naturale (lucernai) o artificiale appositamente studiati per rendere i percorsi di transito per i clienti il più possibile confortevoli. A questo si aggiungono un’ampia gamma di attività e servizi sulla falsariga di importanti stazioni a livello internazionale. Nei sedimi aerportuali si diffonde anche il modello del travel hotel. Lo state valutando? Stiamo cercando di portare un albergo dentro al fabbricato viaggiatori della stazione di Salerno, valutando la formula B&B oppure low cost. Questa iniziativa riguarda anche Caserta e Perugia. Tale tipologia di progetto ha l’obiettivo di valorizzare gli spazi residuali, come i piani alti delle stazioni, che possono risultare di interesse turistico. Capitolo societario. Sulla stampa si ipotizza una possibile vendita a privati, da parte di Gruppo Fs, di una parte del pacchetto azionario di Grandi Stazioni. La stessa sorte è futuribile per Centostazioni? Il modello di Centostazioni e Grandi Stazioni è esattamente identico. Ferrovie dello Stato, arrivata a questo punto, può procedere alla diminuzione della propria quota all’interno delle due società. La modalità attraverso cui questo può avvenire è una scelta di Ferrovie. Può verificarsi una vendita o anche una quotazione della società. Venendo quindi alla sua domanda: sì è possibile. Capitolo Av. I cantieri per le nuove stazioni proseguono, vi candidate alla gestione di questi asset? Tiburtina è ormai una realtà e dietro l’angolo c’è Torino Porta Susa. Certamente ci sarà da parte di Ferrovie la necessità di individuare il gestore, immagino attraverso una gara. Noi concorreremo. C’è la possibilità di una competizione interna con Grandi Stazioni quindi… Penso che la competizione faccia bene. I nostri risultati parlano da soli, non dico che siano migliori o peggiori degli altri. Noi abbiamo dato corso subito alle attività, siamo stato concreti e affidabili. Inoltre il nostro network ha complessità importanti: è più semplice gestire un punto grosso che tanti piccoli. Non è escluso, in ogni caso, che partecipino anche competitor esterni. E siete interessati anche alla gestione di strutture all’estero? Certamente sì. È importante a questo punto che Ferrovie ci sostenga e che in una logica di gruppo sappia proporre anche la nostra realtà. Cosa che in parte è avvenuta ma non come avremmo voluto. Pensiamo che sia arrivato il momento di dare anche a noi l’opportunità di affacciarci all’estero. Andrea Penazzi retail&food - maggio 2011 47


dossier aeroporti

Schiphol,

modello non a caso

Come il calcio totale dell’Olanda del 1974, l’aeroporto di Amsterdam può insegnare al mondo concretezza e fantasia. Girando al suo interno si scoprono a ogni passo soluzioni all’avanguardia, dal museo alla biblioteca al wi-fi gratuito. Con un’idea chiara: meglio essere unici che normali.

L

’aeroporto di Amsterdam Schiphol è davvero all’altezza della sua fama? Ci siamo imbarcati alla volta della capitale olandese, alla fine di marzo, con questa domanda. Le aspettative erano alte: “Da non luoghi a superluoghi: il caso Schiphol” era il titolo di una presentazione firmata Ambrosetti-Sea Aeroporti di Milano, di circa un anno fa. Dello scalo si elogiavano il peso dei business consumer e real estate, in confronto a quello “aviation”; l’alto numero di servizi originali; l’eccellenza sia sul versante delle infrastrutture e dei processi (Don’t worry…) sia su quello dell’entertainment e facilities e dell’esperienza (…Be happy). Dopo un lungo e piacevole tour in compagnia dell’ufficio stampa dello scalo, del responsabile hospitality & services Franc Vink e del suo omologo per il retail Dieme Ketel, la risposta è questa: è assolutamente all’altezza dal punto di vista del “software”, ossia del tipo di servizi che offre, così come della qualità della ristorazione e, in parte, del retail. Qualità che peraltro si traduce in risultati economici di tutto rispetto. Dal punto di vista della struttura, invece, il giudizio va sospeso: in gran parte l’edificio mostra i suoi

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circa vent’anni di anzianità. Ma una complessa opera di restyling è iniziata e terminerà nel 2015. I primi risultati sono positivi.

Servizi, il punto forte

Quante cittadine possono vantare al proprio interno una biblioteca, un museo con bookshop, una nursery, un parco coperto, un casinò e cinque centri benessere? Ben poche, e quasi nessuna può vantare 85 punti di ristorazione e la varietà di negozi che sono ospitati sotto il terminal unico di Amsterdam Schiphol. Il confronto con una cittadina non è poi così azzardato. Il termine AirportCity, ora così diffuso per gli scali mediorientali, ricorre continuamente nei comunicati della società di gestione (pubblica), che lo descrive così: «è un efficiente e dinamico hub multimodale per l’aria, la ferrovia e il trasporto su gomma. È un hub dinamico che integra persone e business, logistica e negozi, informazione e intrattenimento, offrendo ai suoi visitatori e alle aziende internazionali basate localmente i servizi che richiedono su una base di 24 ore per 7 giorni». Attorno allo scalo ci sono diversi edifici affittati da aziende per uffici.

Il punto forte dell’offerta non aviation è sicuramente nei servizi. E non a caso: dei 45 milioni di passeggeri che passano dallo scalo (il 5° in Europa per dimensioni), ben il 41% è in transito. Chi atterra e deve prendere un secondo aereo può aspettare anche molte ore, se non un’intera giornata, e solitamente si annoia. È quindi nella parte delle partenze internazionali (Lounge 2, Lounge 3 e soprattutto il centrale Holland Boulevard) che si vedono le attrattive più fantasiose. La prima degna di menzione è sicuramente il piccolo ma spettacolare distaccamento del Rijskmuseum, il più importante museo dei Paesi Bassi. I quadri si trovano a un livello superiore e sono una ventina, di cui una metà in sede fissa e i rimanenti soggetti a rotazione ogni quattro mesi. Al piano inferiore c’è invece un fornitissimo book e gift shop, in cui oltre alle riproduzioni dei capolavori più celebri viene dedicato molto spazio alle opere degli artisti olandesi contemporanei. Adiacente al “museo” c’è la biblioteca. Anch’essa piccola, è tuttavia molto comoda e assolutamente gratuita. I libri sono soprattutto


sulla cultura olandese. Ci sono anche terminali elettronici da cui poter scaricare testi e musica. Forse per associazione di idee, un cartello avverte che al piano superiore c’è anche un’area dove dormire. Poco distante ci sono due spazi dedicati ai bambini: la Kids’ Forest, ossia un piccolo locale destinato ai giochi, dove ci sono scivoli e casette dove arrampicarsi, e un’ampia nursery (Baby Care Lounge). Se pensate a quelle nostrane osservabili solo al microscopio siete fuori strada: in un ambiente silenzioso e in penombra sono posizionati vari letti rotondi sormontati da baldacchini, dove i genitori si possono riposare con i figli e trovare forni microonde e altre comodità. «Abbiamo il sospetto che ci sia gente che simuli il pianto dei bambini con l’iPhone per stare sui letti», scherzano i nostri accompagnatori dell’aeroporto. Lungo il corridoio di quest’area, ristrutturata nel 2010, invece di anonime poltroncine sono stati ricreati diversi ambienti di una casa tipica olandese, richiamati dalla presenza di ceramiche tradizionali alle pareti, per quanto rielaborati in chiave moderna. Nel cosiddetto “Living” si tro-

vano quindi un salotto con tv, un altro con uno stereo stilizzato, un terzo con finto caminetto, una stanza dei bambini eccetera. In uno degli ambienti è anche presente un pianoforte. Tutti lo possono suonare. Non è richiesto un diploma ma, suggerisce un cartello, basta evitare di rompere i timpani agli sventurati vicini. Poco dopo ci si imbatte nel casinò. Rispetto ad aree simili in altri aeroporti si distingue per la presenza di più giochi al tavolo, meno malinconici delle sole slot machine, frequentati soprattutto dai viaggiatori asiatici e americani. In un’altra area (Lounge 1, voli Schengen) dell’aeroporto sta invece per aprire un parco coperto, al piano rialzato, con del verde naturale che ha lo scopo di rendere rilassante l’attesa. Ci sarà una parte esterna, dove prendere una boccata d’aria (kerosene permettendo), mentre fumare non sarà permesso per motivi di sicurezza, essendo gli aerei vicini. Nello spirito libertario proprio di queste latitudini, però, una cura particolare viene riservata alla piacevolezza delle nove sale fumatori (per esempio quella nel ristorante Het Paleis), che non devono essere, ci spiegano, dei brutti box di plexiglass, vagamente punitivi. Tra gli altri servizi davvero fantasiosi c’è una sala per i matrimoni (se ne celebrano una ventina all’anno, chissà poi perché) e una stanza del silenzio per le preghiere multireligiosa. Al suo

caffè a 4 euro”. Per tutti, poi, è a disposizione un’ora di wi-fi gratuito. L’aeroporto, il primo grande in Europa a riuscirci, «dopo una decisa contrattazione con l’operatore telefonico Kpn», lo ha fatto semplicemente perché «le persone se lo aspettavano». Chi si perde tra i servizi può consultare un’app per iPhone, anche in questo caso fornita tra i primi nel mondo dai manager di Schiphol. Sono poi tanti gli hotel nel sedime, tra cui lo Sheraton, l’Hilton, il CitizenM Amsterdam Airport – tutti nel raggio di 500 metri dallo scalo – e soprattutto il Mercure (nella Lounge 3 delle partenze) e l’innovativo Yotel, un mini-hotel nell’area transiti. Ma se si parla di servizi, il piatto forte è rappresentato dai centri benessere. In tutto il terminal sono ben cinque. Nell’area extra-Schengen la più curiosa: un’area lungo il corridoio, chiamata “Back to life”, in cui ci si rilassa con un lavaggio ai piedi e con un “idromassaggio asciutto”. Si entra vestiti in un macchinario dove l’acqua viene spruzzata su uno strato di plastica a contatto con il corpo. «I centri wellness hanno un ruolo fondamentale – commenta Franc Vink –. Siamo convinti che quando una persona non ha necessità di mangiare né di fare acquisti, abbia nel centro benessere un’alternativa appetibile, soprattutto se ha affrontato un viaggio lungo».

interno stanno fianco a fianco ebrei ortodossi e musulmani in abiti tradizionali, spiegano non senza orgoglio i gestori dell’aeroporto. Specificamente rivolti ai passeggeri in transito sono poi delle escursioni, della durata di circa 4 ore, che dall’aeroporto permettono di visitare la città in un tour guidato. È anche possibile un’escursione a un parco tematico sull’aviazione nel vicino Aviodrome di Lelystad. Per i “meeters&greeters” è stata invece studiata la formula “1 ora di parcheggio più una tazza di

La ristorazione: mai banale

Con l’aiuto del signor Vink abbiamo potuto esplorare anche tutta l’estesa offerta ristorativa, composta da 85 punti vendita di cui 27 nel landside e 58 nell’airside. Spicca tra tutti il nome di Starbucks, introdotto proprio nell’aeroporto per la prima volta in Olanda e giunto ad avere 5 locali, di cui due nel landside e tre nell’airside. Tra i nomi noti c’è Burger King, che nello scalo ha il suo punto vendita più performante al mondo, il primo a sfoggiare il nuovo stile indu-

retail&food - maggio 2011 49


dossier aeroporti Fig. 1

I numeri di Schiphol

e 45,3

milioni di passeggieri

41%

i passeggeri in transito

1,18

miliardi i ricavi complessivi

299

milioni i ricavi "consumers"

5,5

euro spesa a persona

86

10

bar e ristoranti

operatori ristorazione

I risultati dell'area di business "consumers"

Fig. 2

EUR milion

2010

2009

+/-

Total revenue Operating expenses EBITDA Operating result Average fixed assets RONA before tax RONA after tax Investments in fixed assets

299 166 155 133 239 55,7% 41,5% 26

284 180 134 104 241 43,0% 31,9% 16

5,1% -8,3% 15,3% 28,5% -0,9%

Il peso delle diverse aree di business

66,8%

Fig. 3

fonte: Schiphol Group

striale chiamato “20/20”. Come diversi altri locali, è aperto 24 ore, 7 giorni su 7. A mettere in mostra un formato molto innovativo, tra qualche settimana, sarà anche MdDonald’s, atteso nella Lounge 3, in fase di ristrutturazione. Ci saranno anche il concept di stampo italiano “Pizza Pasta Panini di Mama” e l’asiatico “East Bar & Bites”. Nella stessa area ha appena aperto il “Grand Café Amsterdam”, dove è avvenuta parte dell’intervista, molto curato e ispirato ai bar tradizionali olandesi, con tanto di tavolo dedicato alle letture. Cercare di valutare la qualità dell’offerta dall’altisonanza dei nomi presenti ci porterebbe però fuori strada. «La nostra strategia prevede di avere marchi conosciuti a livello mondiale per la ristorazione veloce, perché devono essere riconosciuti al volo da persone che vanno di fretta – spiega Franc Vink –. Quando invece si tratta di una ristorazione più elaborata, ci teniamo che ci siano locali unici, che abbiano la qualità di marchi globali ma che si possano trovare solo qua. Questo perché è importante evitare che l’aeroporto sia uguale a tutti gli altri». Oltre ai casi già citati, i fiori all’occhiello per originalità sono diversi. Nel landside, e in particolare nello spazio chiamato Schiphol Plaza, al piano terra e nella zona che conduce alla stazione ferroviaria, si trova ad esempio il ristorante indonesiano Toko To Go, molto apprezzato sia dal pubblico sia dagli equipaggi e dallo staff dell’aeroporto (gli olandesi apprezzano particolarmente il cibo

50 retail&food - maggio 2011

dell’ex colonia). C'è inoltre La Place, una catena di prodotti freschi, dai panini alle insalate, che nei Paesi Bassi si è sviluppata prima in città e poi lungo le autostrade. Il Café Rembrandt, come il Grand Café Amsterdam, ha le vestigia di un bar tradizionale. Stesso discorso vale per il pregevole Grand Café Het Paleis, nella Lounge 1. Ma il responsabile del food & beverage ci tiene a citare due punti vendita sopra tutti: il Bubbles Seafood & Wine Bar e il Café Chocolat, bar che vende raffinati a base di cioccolato, con market annesso, apprezzato soprattutto dal pubblico femminile. Tra gli altri si segnalano poi diversi bar a insegna Segafredo e i piccoli

GrabAndFly, dove prendere dei panini e tramezzini (piuttosto cari) al volo. Nella zona delle partenze internazionali c’è poi il curioso ristorante Dutch Kitchen, facile da riconoscere per i fiori e le forchette giganti messi sui tavoli. La trovata ha fatto vincere a HmsHost il premio per l’innovazione assegnato ogni anno, assieme ad altri riconoscimenti, dagli aeroporti. Non lontano c’è un punto vendita Dutch Bar, insegna che serve birre olandesi, il gin olandese Bols e cocktail. Lo fa anche in questo caso con fantasia: premendo un vaporizzatore sopra alcune boccette si riesce a sentire l’odore dei cocktail e a scegliere di conseguenza. Affianco a tali profumi c’è anche


un terminal dove si possono vedere aspetto e composizione degli intrugli. Se si prenota il cocktail a un terminale posizionato in un’altra area dell’aeroporto si ha diritto a uno sconto del 50% sulla consumazione. Questi locali sono gestiti da diversi operatori, con una logica molto diversa tra landside e airside. Se in totale i soggetti coinvolti sono dieci, oltre i controlli di sicurezza la partita si gioca a due, tra HmsHost (gruppo Autogrill) e il suo rivale globale Ssp. HmsHost, per la verità, ha l’80% degli spazi, contro il 5% di Ssp e il 15% rimanente gestito dagli altri 8 operatori. In genere si prediligono contratti di lunga durata, che garantiscono migliore affidabilità e un maggiore di livello di investimento su strutture e formazione del personale. La scelta dei marchi avviene con selezione informale. Quando si tratta di rimodernare le aree gestite da HmsHost o Ssp, solitamente si richiede a queste compagnie di sviluppare un concetto, a volte anche coinvolgendo un terzo operatore (come Heineken, i cui designer sono molto apprezzati dai gestori). Esempio recentissimo è il bar “Fair Taste Café”, che serve un’area con postazioni internet e che offre solo prodotti equi e solidali.

Shop, arrivano i brand

Il tema dell’esclusività e dell’originalità è ben presente nei discorsi dei manager anche quando si tratta di retail. Oggi, per la verità, l’aeroporto è fin troppo unico. Tutte le aree, quanto meno quelle dell’airside, sono sotto l’insegna dell’operatore di duty free/travel retail dell’aeroporto, See Buy Fly. A differenziare i punti vendita, multimarca, ci sono solo le scritte che identificano le diverse categorie merceologiche. Ora, però, è partita una radicale svolta. Attualmente i negozi sono catalogabili in quattro categorie: convenience (giornali e libri, drugstore), shopping (profumi e cosmetici, liquori e tabacchi, cioccolato, prodotti di elettronica), impulse (moda, delicatessen, gioielleria e orologi, pelletteria e borse, giocattoli e negozi a marchio) e profile (concetti unici come il Museum Shop, Dutch Souvernirs o Flowers). Si possono rappre-

sentare come in una piramide dove alla base ci sono convenience e shopping, sopra gli acquisti di impulso e quelli profile. «Ora tutto è sotto il cappello di See Buy Fly – spiega Dieme Ketel –, ma da qui in avanti rimarranno così solo le categorie convenience e shopping. Gli altri saranno sviluppati assieme ai business partner o saranno presentati con marchi riconosciuti. È poi importante sviluppare punti vendita “profile”, cioè unici, perché rafforzano l’immagine e il senso di innovazione. Per noi è infatti importante tenere un sano bilanciamento tra tre fattori: le entrate, la qualità per i passeggeri e il fatto di essere continuamente innovativi». Tra gli shop in arrivo c’è il primo Victoria’s Secret (intimo) in un aeroporto europeo. Ci sarà presto anche un negozio specializzato nella vendita di cioccolato di qualità. Il nuovo negozio See Buy Fly per liquori, tabacchi e cioccolato vanterà delle nuvole in movimento, illuminate da 20mila biccole luci led che creano un effetto spettacolare, ricreando un paesaggio olandese. Tra gli altri esercizi nel landside, Schiphol ha sviluppato uno shop unico dedicato al commercio di modellini di areoplani. In questo caso colpisce la cornice: la Klm ha infatti messo a disposizione delle veri parti di un aereo: la fusoliera, un carrello, un motore e soprattutto una cabina di pilotaggio a cui si può accedere.

Il terminal in ristrutturazione

L’aspetto dell’aeroporto non è, come anticipato, entusiasmante. Tuttavia ci sono delle considerazioni da fare: in primo luogo la struttura ha il vantaggio di essere a terminal unico – tutto sotto un tetto –, il che permette di sfruttare bene tutti gli spazi. In secondo luogo segue una logica spaziale fatta di tante piazze e non di angusti corridoi. Per quanto il progetto risalga al 1967, questa impostazione si rivela attuale. In terzo luogo, gran parte delle strutture anni 90, che mostrano i loro anni (e ricordano vagamente quelle di Milano Linate, soprattutto per la cartellonistica gialla) saranno completamente sostituite da parti moderne entro il 2015. Già oggi alcune parti sono state sistemate: pannelli bianchi con quadratini neri vanno quindi a sostituire quelli

grigi e cupi odierni. Il piano degli interventi è questo: alle partenze l’Holland Boulevard è stato ristrutturato nel 2010; la Lounge 3 è in corso di sistemazione e sarà terminata nel 2011; per la Lounge 2 il termine previsto è il 2013; la Lounge 1, partenze Schengen, finirà il giro nel 2015. La Lounge 4, infine, altra area Schengen, ha un problema: è staccata dalle altre zone dell’airside. La conseguenza (verificata personalmente) è che chi vuole mangiare qui trova solo due corner che vendono snack. Comunque, anche quest’area sarà completamente rinnovata entro la fine di quest’anno. Non è stato fatto cenno a interventi nell’area dei check-in, che viene volutamente tenuta spoglia e piuttosto vuota. Anche la Schiphol Plaza, nel landside, non sembra subirà interventi. Si tratta di un vero centro commerciale che conduce verso i binari della stazione. Uno degli inconvenienti, spiega il signor Ketel, è che c’è il rischio di dimenticarsi che si è in un aeroporto. Per questo sono stati posti molti elementi legati all’aviazione, come il vistoso negozio dei modellini di aerei. Un grande pregio dell’aeroporto è il collegamento ferroviario. Arrivano treni ogni pochi minuti sia verso Amsterdam che verso altre località olandesi. Divertente e civile è poi la pista ciclabile con la quale si può raggiungere lo scalo.

I numeri premiano il non avio

Alla fine, il giudizio più affidabile è quello dei numeri. E per Schiphol sono sia interessanti che positivi. Il 2010, nonostante la “nube islandese”, è stato l’anno della svolta, dopo un 2009 andato particolarmente male. Rispetto al 2008 aveva sofferto proprio l’area di business “consumers”, con i ricavi scesi del 12,7%, l’Ebitda del 17% e le spese in conto capitale (investimenti) di ben il 27 per cento. Ora la musica è cambiata: se i ricavi complessivi sono cresciuti del 2,3% (a quota 1,180 miliardi di euro), per il segmento “consumers” l’aumento è stato del 5,1 per cento. Gli altri sono stati i seguenti: +1,4% l’aviation e +0,8% il real estate. Sono state ridotte le spese, soprattutto quelle per le ristrutturazioni (da 31 a 9 milioni di euro), cosa che può aver provocato qualche ritardo nell’allestimento delle aree. Gli effetti sui conti in compenso sono stati molto buoni: +58% è stato l’incremento del risultato operativo complessivo (297 milioni) e +18% quello del risultato netto (152 milioni). Nell’area consumer il risultato operativo è salito del 28,5%, a quota 133 milioni. La cosa che colpisce è che il business “consumers” pesa solo per il 23% sui ricavi totali e per l’11% sugli investimenti ma ben per il 45% del risultato operativo complessivo della società. Per il 2011, nonostante le incertezze internazionali, è prevista una crescita di passeggeri tra il 4 e il 7 per cento. La spesa pro capite, già salita nel 2010, dovrebbe ancora crescere, anche se ci sono dei dubbi dovuti ai disagi per le ristrutturazioni. Di sicuro aumenteranno gli investimenti, da 248 a 400 milioni. Il 57% di questi andrà nell’aviation, mentre sul fronte non avio i soldi saranno destinati alla sistemazione della Lounge 3 e ai lavori per il nuovo Hilton Hotel nell’aeroporto, l’ennesimo nel sedime. Si prevede quindi un risultato netto ancora positivo, in linea con il 2010. Un obiettivo che di certo non sarà raggiunto per caso. Fabrizio Patti

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Novità nella ristorazione al Leonardo da Vinci

Food: la ricetta di Aeroporti di Roma

S

ei mesi dopo la nostra ultima visita all’aeroporto di Fiumicino e una chiacchierata con il direttore commerciale di Aeroporti di Roma (ADR) Marco Treggiari (r&f dicembre 2010), siamo tornati al Leonardo da Vinci per fare il punto sulle importanti novità annunciate in quell’occasione nel campo della ristorazione. Ci ha accompagnato nel nostro giro il nuovo responsabile food & beverage di ADR, Francesco Malservisi, il “braccio secolare” della rivoluzione del food di Treggiari. «Quello che ho condiviso con il direttore commerciale è una rinnovata visione della ristorazione. L’Italia dispone di una vasta cultura alimentare, con materie prime di qualità apprezzate in tutto il mondo. Dobbiamo fornire a chi viene in aeroporto un diverso mix di offerta, che rappresenti al meglio il patrimonio enogastronomico italiano», esordisce Malservisi. “Tipicità” è la parola chiave dell’orizzonte del food disegnato da ADR, che di fronte a una ristorazione di viaggio che spesso per il passeggero è spersonalizzata e poco appealing, punta alla riscoperta dei sapori della tradizione, affidata al potenziale di ingredienti semplici e di qualità. Il fascino discreto della semplicità è per ADR la linea guida delle principali novità di questa sorta di semestre bianco del food, segnato da una programmazione – promessa e attuata – importante. Tra le iniziative principali segnaliamo l’apertura a gennaio scorso di Antica Focacceria San Francesco, ad aprile

di Obikà e il 20 maggio l’inaugurazione di un vero e proprio Caffè, per fare rivivere la tradizione delle grandi caffetterie romane all’interno dell’aeroporto. Di quest’ultimo possiamo svelare finalmente il nome, Vacanze Romane, per un locale che sarà

Antica Focacceria San Francesco – Aeroporto Fiumicino posti a sedere: mq chiosco: previsione ricavi annui: scontrino medio:

18 18 1-1,5 mil euro 9,5 €

media giornaliera articoli: - 150 arancine - 100 cannoli - 100 caponate 40% del beverage è rappresentato da vino alla mescita produttori etici: Libera e Libera Terra servizio: da asporto, servito prodotti: per ogni occasione di consumo, spuntini, pranzo e cena

aperto 24 ore al giorno, con circa 80 posti dedicati al servizio al tavolo. Situato agli arrivi internazionali del T3, Vacanze Romane sarà il biglietto da visita per chi sbarca in Italia, accolto dagli aromi del miglior caffè e dalla fragranza della pasticceria calda prodotta nel laboratorio in loco. Una formula fortemente innovativa dove tecnologia e stile moderno si fondono nella classicità delle soluzioni architettoniche adottate: sul parquet è previsto un imponente bancone di quindici metri, in acciaio e corian. Materiali e servizio previsti per essere all’altezza di una proposta enogastronomica pensata per far vivere al cliente un’esperienza memorabile, già dal primo impat-

to con il nostro Paese. Materie prime fresche e ingredienti selezionati caratterizzeranno la ristorazione: panini, insalate, e una vasta gamma di pasticceria e dessert. L'obiettivo è quello di "tentare" il cliente in ogni momento della giornata: dalla colazione al light lunch, dall’aperitivo allo snack in tarda serata. Gioca tutto sul minimalismo il nuovo Obikà Mozzarella Bar aperto al Terminal 3 presso l’area imbarchi D, il concept da 15 milioni di fatturato per il 2010 (12 milioni il consolidato 2009). Il format (a Fiumicino gestito da Autogrill) gioca sulle suggestioni nipponiche dell’espressione napoletana “obikà” (“ecco qua”) e sulla preparazione

›«Non mancheranno le sorprese...» intervista

Francesco Malservisi, milanese, 47 anni, è il nuovo Responsabile retail food and beverage di ADR. Chef per passione e sommelier, è un manager con una lunga esperienza del settore, proveniente da Select Service Partner (SSP), la più grande realtà di ristorazione aeroportuale al mondo). Per Autogrill si è occupato di eventi come Pavarotti & Friends, la Mille miglia e il Gran Premio di Monza e sempre per Autogrill durante le Olimpiadi di Atlanta ’96 è stato direttore di Casa Italia. Il suo è un ruolo inedito in aeroporto. La proposta di lungo respiro cosa ci riserva? Posso solo anticiparvi che abbiamo iniziato una precisa analisi delle esigenze e delle opportunità che il polo aeroportuale romano presenta. Siamo molto sensibili alle mutazioni della domanda. Le sorprese non man-

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cheranno. Quali i progetti a medio termine di ADR? Stiamo lavorando ad un piano che nel prossimo triennio deve portarci a raddoppiare la spesa media per passeggero: un obiettivo ambizioso, ma abbiamo dalla nostra il patrimonio enogastronomico italiano e la professionalità dei nostri partner. E nell’immediato, cosa bolle in pentola? Oltre ai cantieri già aperti è in progettazione un nuovo snack bar per l’area dei noleggi con conducente: un locale di circa 100 mq con 60 posti a sedere e una veranda esterna. Entro fine 2011 partirà la ristrutturazione della Food Court-FoodLand di Autogrill al satellite. Sarà una “piccola rivoluzione” di 1000 mq a tema: un giusto equilibrio fra tradizione italiana e apertura alla cucina etnica.

a vista dei piatti, ispirata ai sushi bar. Stile contemporaneo e caldo, un’essenzialità che strizza l’occhio all’ecologia, per un menu dove la mozzarella la fa ovviamente da padrona. I passeggeri in transito potranno gustare mozzarelle prodotte esclusivamente con latte di bufala, proveniente principalmente dalla Campania o dall’Agro Pontino, oltre ad altri prodotti biologici e tipici selezionati tra le migliori produzioni regionali italiane. L’Antica Focacceria San Francesco è stata aperta a gennaio scorso nell'area di imbarco D dell'aeroporto: meno di venti metri quadrati di ''isola'' dedicata ai passeggeri, più altri 60 tra cucina e magazzino, con i sapori e i profumi del famoso cibo di strada palermitano, tra cui l’impegnativo pane con la meusa (la milza) o i ben più noti arancini, fra i migliori d’Italia. Due le tipologie di servizio, al banco e take away. Tra le specialità offerte focacce ripiene, sformatini di pasta fresca, carpacci di pesce e carne. Per i più golosi cannoli freschi, cassatine, mousse di pistacchi e granite. La casa madre a Palermo è il secondo locale più antico d’Italia, un’avventura iniziata nel 1834. L’Antica Focacceria è approdata a Fiumicino dopo una gara con nove partecipanti, bandita da ADR con l’obiettivo di portare all'interno dell'aerostazione tipicità e qualità dei prodotti. Uno scontrino medio di 9,50 euro e una previsione di ricavi di oltre un milione di euro ne fanno il principale punto vendita tra gli attuali cinque del gruppo. La spinta all’innovazione fortemente propugnata dal nuovo management ADR guarda non solo all’offerta ma anche alle location. In quest’ottica si inserisce il nuovo chiosco Time Caffè che Autogrill apre a maggio nella nuova sede per gli autonoleggi di Fiumicino, che ha un bacino di utenza di un milione di visitatori l’anno per circa 330.000 auto consegnate. Adolfo Marino


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Italia vende, Francia compra

Bulgari: un altro

“gioiello di famiglia” che se ne va…

N

el 2007 ha raggiunto l’apice dei risultati, sia in termini di ricavi (1,091 miliardi di euro) sia in termini di utile netto (164 milioni di euro); ma sono bastati tre anni di “recessione” per cambiare completamente scenario, e trasformare l’antica “Casa Bulgari” da “splendido predatore” in “splendido oggetto del desiderio” per le cupidigie transalpine: è così che Bernard Arnault, classe 1949, da sempre gran patron di Lvmh, cioè Louis Vuitton Moët Hennessy, la nave ammiraglia francese dell’industria del “lusso”, ha messo a segno un altro colpo, acquisendo il controllo di Bulgari e fecendone il nuovo gioiello della corona Lvmh. Come tutti i gioielli, anche questo è costato caro, anzi carissimo: quattro miliardi e 300 mila euro, più del quadruplo del suo fatturato. Ma vediamo chi sono i protagonisti di questa impresa.

Un po’ di storia

La casa «BVLGARI» fu fondata a Roma dall'argentiere greco Sotìris Voùlgaris, originario di Kalarites, un villaggio nei monti dell'Epiro, nel 1884. Il nome Bulgari è, quindi, una sorta di adattamento del cognome del fondatore. Arrivato a Roma nel 1881, Sotirios aprì il suo primo negozio in via Sistina. Divenuto, in breve, famoso per i suoi argenti, all’inizio del Novecento, con l'aiuto dei suoi due figli Costantino e Giorgio, incominciò ad allargare il loro campo d’azione nel disegno di gioielli, nella lavorazione delle pietre preziose e nell’orologeria. Nel 1905, fu inaugurato quello che ancora oggi è il famoso negozio di via Condotti. Dopo la seconda Guerra mondiale, arrivò a maturazione lo «stile Bulgari»: una presa di distanza dalla scuola francese, allora egemone, per prendere ispirazione dall'antica Grecia, dalla Roma imperiale,

dal Rinascimento e dalla scuola orafa romana del Diciannovesimo secolo. Gli anni ’70 del Novecento furono contraddistinti dall’espansione commerciale: a New York, Parigi, Monte Carlo e Ginevra. Oggi, i negozi Bulgari nel mondo sono 360. Nel 1975, nacque Bulgari Time Neuchatel, ramo dell'azienda per la produzione di orologi e la Casa donò un orologio in oro ai suoi più affezionati clienti: un gioiello dallo stile semplice e unico, con un doppio logo sulla lunetta. Nacque così il «BVLGARI BVLGARI», conosciuto anche come «BB». A partire dal 1993, Bulgari imposta la sua strategia di differenziazione, sempre però mirata al lusso: profumeria, cosmesi, accessori in cuoio, occhiali e, dal 2001, anche una catena alberghiera: Bulgari Hotels & Resorts. Lo sviluppo si accompagna alla quotazione in borsa, che avviene nel 1995. Fino ai giorni scorsi, l’assetto proprietario di Bulgari vedeva Paolo e Nicola Bulgari, proprietari rispettivamente del 23,8% e del 23,79% delle azioni, il loro nipote Francesco Trapani, amministratore delegato della società, con il 4,45%; il resto è flottante. Dall’altro lato, la francese Louis Vuitton Moët Hennessy S.A., abitualmente accorciata in Lvmh, è, con i suoi oltre 20 miliardi di euro di fatturato e quasi 80 mila addetti, la maggiore multinazionale

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La madre di tutte le acquisizioni nel settore del lusso

Per convincere la famiglia Bulgari a cedere l'impresa, concupita anche da Richemont e da Ppr, Bernard Arnault ha dovuto sborsare 12,25 euro per azione: il 61 per cento in più rispetto all'ultimo corso del titolo alle grida di Milano. Inoltre, i Bulgari rimarranno ai loro posti di comando almeno per i prossimi sei anni, avranno il 3,5 per cento della maison francese e due seggi nel suo Consiglio d’amministrazione. I commenti sono stati unanimi, come riporta Il Sole 24 Ore: «banchieri e dealer dicono che l'accordo è senza precedenti sia in termini di prezzo che di incentivi». Non a caso, Francesco Trapani, nipote dei fratelli Bulgari e amministratore delegato dell’azienda, ha potuto perfino parlare di partnership: «Abbiamo fatto uno scambio d'azioni e ci siamo anche rafforzati nel capitale di Lvmh». Insomma, gli esperti sostengono che si tratta della più onerosa acquisizione nella storia di Lvmh e questo, come osserva il Financial Times, «attenua il colpo per gli italiani che piangono la perdita di un altro dei loro marchi più famosi che, come Gucci e Fendi, è stato acquisito dai francesi». Ma il gioco, evidentemente, valeva la candela. Bernard Arnault ottiene, infatti, tre risultati. Primo: ancora una volta, si dimostra più abile di Ppr, la connazionale rivale di sempre, che nel 2001 aveva messo a segno un colpaccio: l’acquisizione dell’italiana Bottega Veneta. Secondo: cresce nel mercato gioielli e tutti i più attenti osservatori tendono a mettere in evidenza che l'accordo permette a Lvmh di andare all'attacco del suo più grande rivale nel comparto cosiddetto «hard luxury», la svizzera Richemont, proprietaria, tra gli altri marchi, di Cartier: «Gli analisti prevedono anche che l'accordo scatenerà una valanga di takeover nel settore del lusso mondiale.» specializzata in beni di lusso, grande concorrente della Ppr. Ha sede a Parigi ed è quotata al Cac 40. Dalla holding dipendono una sessantina di società, ognuna delle quali gestisce alcuni marchi di prestigio. Il gruppo è stato creato nel 1987 con la fusione di due firme: Louis Vuitton, specializzata negli accessori di moda, fondata nel 1834; e Moët

Hennessy specializzata nei vini e alcolici creata nel 1971.I prodotti Lvmh sono venduti solo nei negozi Lvmh, che sono circa 2.400 nel mondo, e in una rete di qualificati e prestigiosi concessionari. Il controllo, attraverso una struttura finanziaria sofisticata, è nelle mani di Bernard Arnault, sostenuto dalla Banca Lazard.

2000-2009: Percentuale media dei flussi di investimenti diretti netti dell'estero in Italia in milioni di euro correnti 30,0% 25,0% 20,0% 15,0% 10,0% 5,0%

Elaborazione su fonte Istat-Ice

CINA

IRLANDA

LUSSEMBURGO

PAESI BASSI

GIAPPONE

USA

SPAGNA

UK

GERMANIA

FRANCIA

0,0%

La Germania esporta merci, la Francia capitali

Infine, con la conquista di Bulgari, Bernard Arnault dà il suo contributo alla conquista francese dell’economia italiana. Infatti, se, come si dice, oltre il 40 per cento della struttura economica nazionale è caduta, dopo le disgraziate «privatizzazioni» promosse a partire dalla seconda metà del 1992, nelle mani del capitale straniero, privato o pubblico, di sicuro la parte del leone l’ha fatta e la sta facendo quello francese, privato e pubblico. La mossa di Lvmh è un piccolo, ma significativo contributo alla strategia che ha già dato risultati nella grande distribuzione, nella ristorazione, nel cosiddetto «facility management», nel sistema fieristico, nel credito e nelle assicurazioni, nell’energia e nelle utility, negli aerei ora anche nei treni... Insomma, come riporta l’autorevole Financial Times: «È il trionfo del sistema economico francese su quello italiano. E quel che vediamo corrisponde ai dati macroeconomici. Infatti, la Francia, a differenza della Germania che esporta merci, è, nel mondo, il paese che presenta il maggior disavanzo nel saldo degli investimenti diretti esteri: esporta più capitale d’investimento di quanto ne riceva.In questo contesto di politica economica e non solo, il capitale francese è secondo solo a quello olandese nel flusso d’investimenti in Italia. Vittorio Valenza

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analisi mercato

L

a ripresa dei consumi? Ne sentirete parlare da molti negozianti, ma di certo non dai gioiellieri. Almeno da quelli indipendenti, per i quali l’uscita dal tunnel è ancora lontana. Lo sconforto emerge da un’indagine di Federdettaglianti Orafi-Confcommercio sui consumi dello scorso Natale: «il 50% degli intervistati – si legge – ha subito un calo tra l’11% e il 30% rispetto al medesimo periodo del 2009. Peraltro, non va trascurato

moltiplicando la propria presenza in una stessa struttura. Tra i gruppi che adottano questa strategia c’è Stroili Oro S.p.A., con le insegne Stroili Oro, Exx, Franco Gioielli e 17 corner Ado all’interno di ipermercati (prevalentemente Auchan); Samarcanda S.p.A., che raggruppa Gold Gallery, Gallery Trend e altre insegne di orologeria; D.I.P. S.p.A. con le insegne Bluespirit e Joyè, e Claps s.r.l. con le insegne Athmosfera e Claps. Anche

dezza hanno rispettivamente quote pari al 10% (108 punti vendita) e al 4% (44 punti vendita). In città, invece, sottolinea Reno, prevalgono ancora gli indipendenti. Questa predominanza, tuttavia, è oggi vicina ad un cambiamento. Insegne come Stroili Oro e Bluespirit, avendo ormai “colonizzato” la mag-

Mall e gioielli, cose da grandi quel 19% di operatori che non hanno subito variazioni e quel 18% che ha riscontrato un aumento delle vendite (in quantità, ndr) tra il 5 e il 20 per cento». Questa indagine coinvolge però soprattutto piccoli operatori indipendenti, i più numerosi nel mercato ma anche i maggiormente penalizzati dalla congiuntura. La chiave del successo è in mano a chi si organizza in catene e a chi mette entrambi i piedi nei centri commerciali.

Patto d’oro

Il legame tra catene e mall ha qualcosa di simbiotico. Lo dice con chiarezza un’analisi della società di consulenza Reno realizzata per r&f. Intanto, i negozi di gioielleria sono tantissimi: la società di consulenza ne ha contati 1.057 in 501 shopping center. L’offerta è caratterizzata da pochi player di grandi dimensioni e quasi esclusiva dei multimarca rispetto ai monomarca. La percentuale del merchandising mix nelle gallerie commerciali detenuta dal settore preziosi si attesta attorno al 5-6%, con picchi che variano dall’1 al 10%, ad esclusione di strutture di medie-piccole dimensioni in cui la percentuale sale oltre il 10 per cento. «La gioielleria, infatti – si sottolinea nell’analisi – è la categoria con la più alta redditività al metro quadro, fattore che induce le proprietà dei centri commerciali, che legano i canoni alla percentuale del fatturato dei punti vendita, a replicare le insegne di preziosi all’interno delle proprie strutture». La possibilità di poter inserire più gioiellerie in una stessa galleria ha portato i grandi gruppi a sviluppare più di un’insegna per penetrare più massicciamente il mercato,

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“Anche nella nuova galleria dell’ospedale Niguarda di Milano ha trovato spazio un negozio di preziosi, della catena Gioielli di Valenza”

il gruppo Sarni possiede le insegne Follie d’Oro (a livello nazionale) e Sarni (a livello regionale).

Grandi e piccoli

Il settore, all’interno dei centri commerciali, vede una distinzione fra grandi catene nazionali, insegne indipendenti, catene regionali e di medio-piccola grandezza. Le prime, che contano più di 25 punti vendita e sono sviluppate in almeno 8 regioni, conquistano più della metà del mercato (56%, pari a 588 punti vendita). Le insegne indipendenti seguono con il 30% e 317 punti vendita. Infine le catene regionali e di medio-piccola gran-

Chi è Reno Reno, società di consulenza retail, offre ai propri clienti un pool di professionisti in grado di analizzare questo mercato dall’interno e fornire come output le soluzioni più adatte al business dei propri clienti, dalle grandi realtà ai progetti che lo diventeranno. In più di 20 anni, Reno ha sviluppato un'approfondita conoscenza del mercato immobiliare commerciale, sia riguardo alle strutture commerciali che ai centri città, di quello distributivo e produttivo e di quello finanziario, contribuendo al successo di molte catene nazionali e internazionali, in diverse merceologie (dalla ristorazione, alla profumeria, alla calzatura...). Le divisioni Sviluppo, Strategia & Management e Corporate & Finance Solution collaborano per offrire ai clienti una consulenza ampia, mirata all'aumento delle performance del loro retail business: dallo sviluppo diretto o in franchising, alle analisi su assortimento, visual, geomarketing, piani di distribuzione monomarca e multimarca, fino ad arrivare ai servizi di retail business due diligence e assistenza operativa nei processi di m&a, oggi tra i servizi più richiesti.


›“I dettagli fanno intervista

gior parte delle strutture commerciali, vogliono ora aumentare la propria visibilità espandendosi anche nelle più importanti vie delle città italiane. Fra i multibrand nazionali il leader, oggi, è Stroili Oro S.p.A., con una distribuzione capillare su tutto il territorio attraverso un network composto da 336 punti vendita di cui 218 con l’insegna principale, 62 con il format Exx e 56 con Franco Gioielli. Medaglia d’argento a Bluespirit, player che segue Stroili Oro con un totale di 120 punti vendita in centro commerciale in 18 regioni. A queste due realtà fanno seguito altre insegne con una diffusione abbastanza ampia come Follie d’oro (49 punti vendita), Orofino (48 punti vendita), Athmosfera (35 punti vendita) e Il punto d’oro (25 punti vendita), le quali detengono il 25% del mercato delle catene nazionali. Sempre a livello nazionale alcune catene sono da tenere monitorate: E’ oro, con 15 punti vendita in 8 regioni prevalentemente nel nord; L’orefice, con 12 shop rispettivamente in 7 e 4 regioni; Sarni Oro con 6 punti vendita in 3 regioni. Recentemente il fondo inglese Bridgepoint ha acquistato, in Francia, la maggioranza di Histoire

la differenza”

Intervista a Matteo Borsetto, ad di Orofino Come definirebbe il mercato dell’oreficeria in questo momento? Il mercato è stabile: a parità di punti vendita fai lo stesso fatturato. Tra i diversi canali chi sta meglio o peggio? Sicuramente in questo momento stare nei centri commerciali paga molto di più, a livello di ritorno economico, che avere negozi di città. È poco ma sicuro. Se il negozio tradizionale diventa di fascia medio alta e si rinnova, può sopravvivere. Altrimenti, nella fascia media o mediobassa, sono i centri commerciali a farla da padrone. Parliamo del vostro caso. Nel 2009 siete stati praticamente gli unici a chiudere in positivo. Com’andato il 2010? Il fatturato è aumentato da 24,6 a 29,7 milioni di euro (+20%, ndr). L’Ebitda è intorno al 25% del fatturato e l’utile è più che raddoppiato rispetto all’anno scorso, intorno ai 6 milioni. La posizione finanziaria è positiva, perché la cassa compensa i debiti. Dei miei concorrenti ho solo anticipazioni, ma mi sembra sia un bel pianto greco. L’aumento di fatturato è a fronte di quante aperture? Sono state 3-4, con una sola chiusura a dicembre.

d’Or e di Marc Orian, che stanno effettuando una fusione. In Italia Histoire d’Or è già presente con 11 punti vendita in 5 regioni. Con questo nuovo afflusso di capitali si prevede ora un consistente percorso di sviluppo, con acquisizioni e sviluppo diretto, sulla falsa riga di ciò che nel 2004 fu realizzato dal marchio Stroili Oro. A livello regionale la Lombardia ha

›Prezzo e immagine giusti,

Siete partiti dal Veneto. Dov’è avvenuta l’espansione? Siamo andati in Sicilia, con ottimi risultati, nei centri nuovi, come l’Auchan di Palermo. In generale siamo cresciuti nel Sud, da Bari a Brindisi, da Vibo Valentia a Reggio Calabria ad Avola. Come spiega il fatto che voi andate bene e gli altri male? Perché noi siamo più bravi! Troppo semplice. In che senso? Noi siamo più accattivanti, come posizionamento, come fascia prezzo, come rapporto qualità/prezzo. Non facciamo mai svendite o promozioni e non buttiamo giù l’immagine, come spesso fanno i nostri concorrenti. Siamo molto attenti ai costi, alla struttura, alla gestione di ogni punto vendita, alle vetrine, agli orari dei dipendenti, agli arredi. Sono tutti fattori che fanno sì che l’azienda renda. Quali sono i progetti per il 2011? Abbiamo un po’ di aperture per il 2011 e altre per il 2012, sempre 3-4 all’anno. Noi cresciamo molto lentamente, senza sforzi ed esagerazioni.

il maggior numero di catene locali: il gruppo Oro 95 s.r.l., con l’insegna Kaidor (17), Il Vendoro (11), Gioielli di Valenza (9) e La Boutique del Regalo (8). La Campania segue la Lombardia con due catene: I Maestri (8 punti vendita), Madi Gioielli (7 di cui 5 in Campania) e Fianchetti (4). Nelle altre regioni troviamo invece: Fabiani con le insegne Fabiani

intervista

così siamo cresciuti Intervista a Roberto Ciotti, direttore generale di Antica Murrina

Alla fine dello scorso anno avevate previsto una crescita rispetto al 2009. Si sono confermate le aspettative? Confermo: nel 2010 abbiamo avuto un incremento di circa il 10% rispetto al 2009, abbiamo sia acquisito clientela nuova, sia avuto una crescita della clientela abituale. Abbiamo soprattutto posto le basi per affrontare il 2011, agendo sulle leve del prezzo, posizionamento e immagine. Ci stiamo in particolare concentrando sulla fascia di prezzo di 60-70 euro, nella quale siamo vincenti, anche a fronte degli investimenti rilevanti sul design che stiamo effettuando. Come si sta presentando, invece, il 2011? Dovremo lottare molto di più di quanto già fatto nel 2010, perché c’è una situazione globale di riduzione dei consumi, soprattutto nel nostro settore. I grossisti, inoltre, riducono gli acquisti perché hanno i magazzini pieni. Anche per questo stiamo prendendo nuovi clienti wholesale. Da metà marzo le vendite si sono però riprese velocemente. Dei canali che seguite, quale sta andando meglio?

Le performance del canale duty free e navi, che pesa per circa il 20% del totale, stanno andando meglio rispetto ai canali tradizionali. Sulle navi da crociera, in particolare, stiamo lavorando per fare formazione ai buyer e agli store manager. Stiamo inoltre sviluppando collezioni ad hoc per le crociere e anche per le singole tratte. Con la guerra in Libia e le altre rivolte nel Mediterraneo non è a rischio questo business? C’è un impatto, che però può ribaltarsi sul cambiamento di rotte. Ci possono essere opportunità nuove, sulla Grecia e su altre zone prima meno battute. Quali sono le novità sui fronti dell’inflight e dei duty free? L’inflight ci ha dato soddisfazioni, siamo entranti sugli aerei di Lufthansa, Klm e Alitalia. Ci garantisce una riconoscibilità internazionale, è più un’operazione di comunicazione che commerciale. Nei duty free stiamo invece sviluppando soprattutto il Centro e Sud America, dove riscontriamo molto interesse.

Gioiellerie e Fabiani Argenti, in Toscana (17), il gruppo Samarcanda S.p.A., con le insegne Gold Gallery e Gallery Trend, in Emilia Romagna (19), Joy Gioielli in Piemonte (6), Orora in Veneto (6).

Cercasi innovazione

Ma qual è lo stato di salute delle principali insegne sul mercato e come si stanno muovendo? Il settore «appare ancora caratterizzato da una gestione estremamente tradizionale» dice una nota della società di consulenza MicroSectors, stilata per r&f. «La scarsa innovazione commerciale contraddistingue anche le catene. Ad esempio nessuna società in esame effettua vendite online». Le catene, continua l’analisi di MicroSectors, «a livello di fatturato sembrano resistere meglio alla crisi dei consumi». Considerando i bilanci 2009 di sei gruppi (si veda la figura 1), infatti, a eccezione di Follie e Profumi, i ricavi sono cresciuti, seppur in maniera differenziata. Fra le aziende esaminate, i ricavi medi per punto vendita sono pari a 400-500 mila euro, realizzati con l’impiego di 4-5 dipendenti. La caratteristica stessa del business determina un forte immobilizzo di capitale e questo ovviamente influenza ampiamente la redditività settoriale, che pare attestarsi su livelli piuttosto contenuti. A stare meglio sono le aziende con meno di 50 punti vendita, che hanno attuato strategie molto diverse tra loro: Orofino ha avuto i migliori risultati negli ultimi anni. Tra i “segreti”

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analisi mercato

della società c’è il fatto che il 25% dei ricavi deriva dalla vendita di oro grezzo. Colpisce poi il rapporto inconsueto tra i ricavi e il magazzino: mentre per gli altri operatori il valore è intorno al 2, per Orofino arriva nel 2009 a 50. Follie e Profumi, Gruppo Sarni, ha scelto di puntare

e vende direttamente i propri gioielli, a un target di clientela medio-alto. I conti, almeno nel 2009, apparivano in ordine. I due operatori leader del mercato, invece, hanno subito più duramente la diminuzione dei consumi. Il gruppo Stroili Oro nel 2009 ha saputo far crescere il proprio fatturato, pur con una maggioranza di chiusure (15) rispetto alle aperture (9). Tuttavia,

sulla fascia di mercato medio-bassa. A distinguere Claps-Athmosfera è invece la commercializzazione di marchi propri, accanto a quelli più noti, cosa che determina un margine commerciale molto più alto, in rapporto ai ricavi, della media del settore. Anche Gioielli di Valenza produce

I bilanci delle principali catene

Fig. 1

Stroili Oro spa (cons.)

Dip Diffusione (Blue Spirit)

2008

2008

2009

2009

Follie e Profumi srl (Follie d'Oro) 2008

Vicom spa (Orofino)

2009

2008

2009

Claps (athmosfera) 2008

Gioielli di Valenza

2009

2008

Ricavi 146.987 154.075 44.278 45.116 8.926 7.742 24.303 24.577 9.544 11.175 7.022 Variazione % fatturato 4,8 1,9 -13,3 1,1 17,1 Variazione % reddito operativo -17,5 -50,3 165,6 29,8 -2589,5 Risultato netto -7.530 -8.375 -16.216 -10.935 93 102 1.412 1.844 -598 16 60 Margine commerciale 75.196 71.327 11.972 24.477 3.941 2.862 10.900 12.872 5.223 7.175 2.847 % ricavi 51,2 46,3 27,0 54,3 44,2 37,0 44,9 52,4 54,7 64,2 40,5 Personale 40489 41.166 10.336 10.904 572 511 2.866 3.052 2.135 2.311 1.272 % margine commerciale 53,8 57,7 86 44,5 14,5 17,9 26,3 23,7 40,9 32,2 44,7 Affitto e canoni 14.916 14.724 7.100 7.216 454 509 2.804 3.151 1.847 2.086 608 % margine commerciale 19,8 20,6 59,3 29,5 11,5 17,8 25,7 24,5 35,4 29,1 21,4 MOL 11,7 11,4 -0,1 -2,6 3,0 5,3 9,9 12,6 1,9 6,6 3,8 Ricavi/magazzino 2,2 2,5 2,0 2,5 2,2 2,5 30,8 51,2 1,6 1,8 1,6 Debiti bancari/mezzi propri 2,0 2,3 2,0 5,0 1,1 0,9 0,0 0,1 23,5 6,6 0,0 Debiti bancari/MOL 6,5 6,2 -774,5 -28,1 1,2 0,9 0,0 0,3 40,9 9,5 0,1 Disponibilitè/debiti bancari a breve 0,8 2,2 0,3 0,2 0,6 0,6 25,0 - 0,1 0,2 80,2

2009 8.885 26,5 56,1 98 4.052 45,6 1.574 38,8 825 20,4 4,3 1,7 0,0 0,1 67,4

Fonte: MicroSectors

Le tipologie di orafi e gioiellieri nei centri commerciali

Fonte: Reno

Fig. 2

la quota di mercato dei principali operatori nei centri commerciali Athmosfera; 5%

Follower; 4%

Fonte: Reno

Fig. 3

Il Punto d'Oro; 4%

Follie d'Oro; 8% Regionali; 10%

Orofino; 8%

Indipendenti; 30%

Grandi catene; 56% Bluespirit; 22%

Fonte: Reno

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Fonte: Reno

Stroili Oro; 53%

se da un lato il gruppo il cui 65% è detenuto dai fondi Investindustrial e 21 Investimenti, ha avuto un risultato netto negativo (-8,3 milioni di euro), si nota una gestione finanziaria che ha privilegiato concentrarsi sull’aumento dell’Ebitda. Bluespirit-Dip (controllata da Morellato&Sectors spa) nel 2009 non ha avuto risultati positivi (-16 milioni nel 2008, -10 nel 2009) ma ha attuato un piano di riorganizzazione molto deciso. Ha previsto la chiusura di locali poco redditizi e la focalizzazione nelle aree a maggior passaggio, la concentrazione sui franchisee più fedeli e l’accentramento di attività strategiche. Vi è stata una gestione più oculata degli stock. Dal 2008 al 2010 sono stati inoltre chiusi tutti i punti vendita in Germania e Portogallo.

Aeroporti, domanda in ripresa, offerta ferma

Se i centri commerciali vanno meglio delle città, quello degli aeroporti è addirittura un caso. Secondo i dati, a livello europeo, dell’European Travel Retail Council (Etrc), la categoria dei gioielli e degli orologi è stata di gran lunga quella che è andata meglio nel 2010. Da gennaio a ottobre dell’anno scorso, a fronte di un aumento dei passeggeri in media del 3,7 % e del travel retail del 9,4%, il settore watches & jewellery ha visto un incremento del 25,8% rispetto all’analogo periodo del 2009. Se la domanda ha dato chiari segnali di ripresa, non sembra altrettanto dinamica l’offerta. Da un confronto con la rilevazione effettuata un anno fa da r&f, i marchi sono apparsi più o meno gli stessi. A Napoli, nell’airside rinnovato, ha fatto capolino un punto vendita di Roberto Giannotti. A Fiumicino i punti vendita di Zoccai sono passati da uno a due, mentre quelli di Bulgari si sono ridotti da tre a due. A Bari è prossima l’apertura di Cammarota Gioielli, un franchising locale. Tra le insegne più presenti ci sono Swatch (6 shop tra Malpensa, Linate, Fiumicino e Venezia), la gioielleria Zoccai (2 a Fiumicino e uno a Venezia) e l’orologeria Watch Studio (uno a Verona, uno a Bologna e uno a Torino). Ci sono poi diversi operatori locali: Golden Jewellery (uno a Linate, uno a Malpensa), Mossa (uno a Bari e uno a Firenze ciascuno in realtà appartenente a un diverso ramo della famiglia). E ancora Oro Nostrum a Pescara, Alanfe a Brindisi, Amg Gioielleria a Lamezia Terme, Rapisarda a Catania, Chilly & Co a Napoli, Bankoro a Cagliari (2 punti vendita), L'Ocabianca a Pisa ed Eleganceland a Firenze. F. P.


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dossierareediservizio2011

A cura di Fabrizio Patti

Ristop L

a quarta puntata della rubrica focalizzata sui formati della ristorazione e dei market in autostrada è dedicata a Ristop, Gruppo Airest. Ogni mese una società di ristorazione in concessione risponde alle domande di r&f circa le caratteristiche salienti delle formule Bar, Pizzeria al trancio, Ristorante self service/ free flow e Market. Ristop è presente in 23 punti autostradali, che hanno tutti sia il formato bar che quello market. La pizzeria al trancio e il ristorante sono invece presenti rispettivamente in 7 e 8 aree di sosta. A differenza di altre catene la società veneziana prevede anche la gestione in franchising, attualmente applicata in due aree su 23. Tutti i formati, indipendentemente dalla loro data di creazione, sono stati soggetti a restyling nel 2009. Un ulteriore rinnovamento è previsto per il 2011. Non è segnalata l’affluenza complessiva ai vari formati, ma solo che ogni punto vendita può contare su un milione di clienti all’anno. Il market sia prodotti freschi per pendolari sia prodotti tipici. Nel ristorante l’elemento più innovativo è l’accoppiata tagliataAmarone, all’insegna della qualità.

I formati della ristorazione e del market in autostrada Formato Bar nome mq min-max data creazione data ultimo restyling numero punti autostradali in cui è presente scontrino medio (solo autostrada) sedute min-max clienti serviti/anno (solo autostrada) presenza scontistica per pendolari elemento più innovativo del formato Pizzeria al trancio nome formato mq min-max data creazione data ultimo restyling numero punti autostradali in cui è presente scontrino medio (solo autostrada) sedute min-max clienti serviti/anno (solo autostrada) presenza scontistica per pendolari elemento più innovativo del formato Ristorante self service/free flow nome formato mq min-max data creazione data ultimo restyling numero punti autostradali in cui è presente scontrino medio (solo autostrada) sedute min-max clienti serviti/anno (solo autostrada) presenza scontistica per pendolari elemento più innovativo del formato Market

nome formato mq min-max data creazione data ultimo restyling numero punti autostradali in cui è presente scontrino medio (solo autostrada) clienti serviti/anno (solo autostrada) presenza di prodotti locali/regionali (della regione in cui è presente il punto vendita) presenza area con prodotti freschi per pendolari presenza scontistica per pendolari elemento più innovativo del formato

Ristop 40-80 mq complessivi 1987 nascita del brand Ristop 2009, nuovo restyling programmato per il 2011 23, di cui 2 pdv in franchising n.d. 0-10 media complessiva per punto vendita: 1 milione / anno menu colazione, menu supercolazione, menu energy, menu vip, abbonamenti colazione, sconto per autisti pullman panino vip, dolci e croissant prodotti nella factory Vif di Pomezia Ristop / R pizza 50-150 mq complessivi 1994 2009, nuovo restyling programmato per il 2011 7 n.d. n.d. media complessiva per punto vendita: 1 milione / anno menu energy, sconto per autisti pullman Ristop / L'Orto 180-400 mq area commerciale (back escluso) 120-300 mq area cliente (back, banco e retrobanco esclusi) 1987 nascita del brand Ristop 2009, nuovo restyling programmato per il 2011 8 n.d. 70-180 media complessiva per punto vendita: 1 milione / anno solo per autisti pullman e camionisti tagliata e amarone Ristop 50-180 mq complessivi 1987 nascita del brand Ristop 2009, nuovo restyling programmato per il 2011 23, di cui 2 pdv in franchising n.d. media complessiva per punto vendita: 1 milione / anno sì sì solo per autisti pullman © Edifis Intelligence

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international In Spagna al bando la one bag rule

«Siamo grati alle autorità spagnole per il riconoscimento del diritto dei passeggeri di portare la spesa effettuata in aeroporto a bordo del volo, oltre al loro bagaglio a mano. Questa legge sancisce una pratica accettata in tutto il mondo da 60 anni. L’associazione degli aeroporti Aci Europe sollecita altri governi europei a prendere atto e seguire questo esempio». Così Olivier Jankovec, direttore generale di Aci Europe, ha commentato una recente legge spagnola che vieta alle compagnie aeree di applicare la regola della “one bag rule”, ossia l’obbligo imposto ai passeggeri di pagare un extra per portare a bordo separatamente dal singolo bagaglio a mano gli oggetti acquistati in aeroporto. Intanto aumentano i dubbi sulla rimozione parziale del divieto sui liquidi, aerosol e gel (LAGs) in Europa dal 29 aprile 2011. Notando la mancanza di un’attuazione uniforme della nuova norma negli Stati membri dell’Ue (più Svizzera e Norvegia) – l’European Travel Retail Council (Etrc) ha invitato i dettaglianti degli aeroporti a mantenere le restrizioni di vendita esistenti.

Heinemann spezza il monopolio a S. Pietroburgo

Il travel retailer tedesco Gebr Heinemann è pronto a fare il suo debutto a San Pietroburgo, nell’aeroporto Pulkovo. Gestirà tre negozi per un totale di circa 500 metri quadrati di spazi commerciali. L’ingresso è una notizia: dal 1989 quando il business del travel retail è cominciato nello scalo (e c’era ancora l’Urss), il duty free era gestito dalla società Lenrianta. Di recente la svolta: la gestione dello scalo è passata al consorzio Northern Capital Gateway – che tra i proprietari include anche l’aeroporto di Francoforte – il quale ha voluto introdurre più competizione. La gara, vinta da Heinemann, ha visto partecipare quattro concorrenti. La concessione, come scrive Moodie Report, durerà fino alla fine del 2013, quando sarà inaugurato un nuovo terminal e ci saranno altre gare. Il retailer tedesco è già presente all’aeroporto Domodedovo di Mosca e ha di recente aperto un walk-through di 1.400 mq nell’aeroporto di Budapest, con il nuovo logo “Heinemann” che va a sostituire gradualmente le precedenti insegne “Travel Value & Duty Free”.

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duty free world

By Kevin Rozario - London

A lesson in regional pride Una lezione di orgoglio regionale Alicante airport is a gateway to the beaches of Spain’s popular costas. As such it has seen a rise in traffic over the years, and its old terminals, which served 9.4 million passengers last year, were congested. At the end of March those building were closed as a vast new terminal with a capacity of 20 million passengers was inaugurated. At 333,500 sqm it is six times larger than what it has replaced and cost – along with association new infrastructure – €630 million. The grand scale of the project underlines the airport operator, AENA Alicante’s ambitions to create not just a new terminal but, in effect, a new airport with an architectural presence as prominent as any at far larger hubs like Heathrow or Schiphol. The shopping offer, too, is of a very high standard with 20 units spread over 8,000 sqm. The main 1,650 sqm walk-through duty free store called The Shop is operated by Aldeasa (owned by Autogrill) and 100% of passengers have to go through it in order to get to their gates. It is well laid out with perfumes/cosmetics and fashion/accessories leading the passengers in, and features stages for promotions and a Bacardi bar with free cocktails on the menu. A strong regional section called Thinking Alicante promotes local fare and Aldeasa is collaborating in projects to continuously showcase regional suppliers and their products. Outside the main shop, AENA has added, for the first time, a mix of fashion with a ‘Your Fashion Store’, operated by French travel retail Aelia, selling brands including Hugo Boss, Pepe Jeans, Polo Jeans and Armani. A giant 800 sqm space is devoted to the Spanish fashion brand Desigual, while El Corte Inglés, the Spanish department store chain, has opened in an airport for the very first time selling fashion and footwear in one shop, and health and beauty in another. Considering that around 80% of traffic comes from low cost carriers, it is a surprise to see such a high-end terminal at Alicante. AENA commercial services and properties director Mariano Sanz responds: “The carriers may be low cost, but not our passengers. This airport represents the first and last impression for the region – it is a showcase.” Regular passengers will no doubt respond with delight to the new facilities. However, one of the airport’s key tenants, Ryanair, has threatened to cut its flights from 600 to less than 200 from October because it says AENA Alicante is forcing it pay over €2 million annually to use air-bridges instead of the airline’s preferred walk on/off system. If Ryanair carries out its threat, AENA Alicante stands to lose €30 million per year in aeronautical and commercial revenues according to Ryanair’s chief executive Michael O’Leary. The battle lines are drawn.

L'aeroporto di Alicante è un gateway per le spiagge delle popolari coste della Spagna. Come tale, ha visto un aumento del traffico nel corso degli anni e il suo vecchi terminal, che lo scorso anno ha servito 9,4 milioni di passeggeri, era del tutto congestionato. Alla fine di marzo questi edifici sono stati chiusi, quando un terminal nuovo e ampio, con una capacità di 20 milioni di passeggeri, è stato inaugurato. Con 333.500 mq, è sei volte più grande di quello che ha sostituito e il costo - insieme con le infrastrutture collegate – è stato di €630 milioni. La grande scala del progetto sottolinea le ambizioni del gestore dell'aeroporto, AENA Alicante, di creare non solo un nuovo terminal, ma, in effetti, un nuovo aeroporto con una presenza architettonica importante quanto uno qualsiasi dei più grandi hub, come Heathrow o Schiphol. Anche l'offerta commerciale è di standard molto elevato, con 20 unità sviluppate su 8.000 mq. Il principale negozio duty free walk-through, 1.650 mq chiamato The Shop, è gestito da Aldeasa (di proprietà di Autogrill) e il 100% dei passeggeri deve attraversarlo per raggiungere il proprio gate. E' ben organizzato, con profumi/cosmetici e moda/accessori a guidare i passeggeri, aree per le promozioni e un Bacardi bar con cocktail omaggio disponibili in menu. Una forte sezione regionale denominata Thinking Alicante promuove la cucina locale e Aldeasa sta collaborando in progetti per presentare con continuità fornitori regionali e i loro prodotti. Al di fuori del negozio principale, AENA ha aggiunto, per la prima volta, un mix di moda con un 'Your Fashion Store', gestito dal travel retailer francese Aelia, con marchi quali Hugo Boss, Pepe Jeans, Jeans Polo e Armani. Uno spazio gigante da 800 mq è dedicato al fashion brand spagnolo Desigual mentre El Corte Inglés, la catena di grandi magazzini spagnola, ha aperto per la prima volta punti vendita in aeroporto con un negozio di moda e calzature, e un altro per salute e bellezza. Considerando che circa l'80% del traffico proviene da vettori low cost, è sorprendente scoprire un tale terminal di fascia alta ad Alicante. Il direttore di AENA commercial services e properties Mariano Sanz risponde: "I vettori possono essere a basso costo, ma non i nostri passeggeri. Questo aeroporto rappresenta la prima e l'ultima immagine per la regione - è una vetrina ". I passeggeri regolari rispondono senza dubbio con gioia alle nuove strutture. Tuttavia, uno degli inquilini chiave dell'aeroporto, Ryanair, ha minacciato di tagliare i suoi voli da 600 a meno di 200 dal mese di ottobre perché dice che AENA Alicante sta forzandolo a pagare oltre 2.000.000 ogni anno per l'uso finger e airbridges invece del sistema preferito dalla compagnia aerea, il walking on/off. Se Ryanair metterà in pratica la sua minaccia, AENA Alicante rischia di perdere 30 milioni all'anno in ricavi aeronautici e revenues commerciali secondo l'amministratore delegato di Ryanair Michael O'Leary. Ora le linee di battaglia sono chiare.


Inditex tira la volata del fast fashion T

empo di bilanci e di mirabolanti annunci di nuove inaugurazioni per i giganti del fast fashion. A festeggiare è soprattutto Inditex. Il gruppo di Zara, Massimo Dutti, Bershka e Pull&Bear ha chiuso il 2010 con un fatturato di 12,5 miliardi di euro, in crescita del 13 per cento. L’anno scorso sono stati aperti la bellezza di 437 negozi in 45 paesi e tra i 460 e i 500 nuovi shop sono attesi per il 2011. Cina e India guidano l’espansione. Meno felici sono dalle parti di Stoccolma: H&M ha terminato il primo trimestre 2011 con un calo dell’1,4% delle vendite (2,7 miliardi di euro), soprattutto a causa del rafforzamento della corona svedese. Sono 250 le aperture previste nell’esercizio in corso, 2010/2011, con focus su Cina, Uk e Usa. Per un altro retailer spagnolo, il catalano Mango, l’anno fiscale 2010 ha segnato una crescita dell’11%, a quota 1,27 miliardi di euro e un progetto di espansione da 550 spazi nel 2011: anche in questo caso la Repubblica Popolare fa la parte del leone (50 shop), seguita dalla Russia (40). Fuori dall’Europa, la giapponese Fast Retailing è in sofferenza (-2,9% di ricavi), soprattutto per le cattive performance di Uniqlo Japan (-6,8% di turnover). L’americana Abercrombie & Fitch preconizza invece un raddoppio del fatturato, da 3,5 a 7,5 miliardi di dollari, da qui al 2015. Ma intanto uno dei suoi marchi sbarcati in Italia, Hollister, annuncia che ridurrà i punti vendita da tre a due.

La e-biblioteca debutta in aeroporto

L’aeroporto internazionale di Taiwan ha aperto la prima e-biblioteca al mondo in un luogo di transito. Ai viaggiatori in sala d’attesa offre 400 titoli di e-book e mostra le funzionalità high-tech dell’isola. La biblioteca, ospitata nella sala d’attesa del più grande dei due terminal del Taiwan Taoyuan International Airport, consente ai passeggeri di consultare i libri in cinese e inglese. Ci sono anche 2.000 testi cartacei. Gli e-book sono memorizzati su circa 30 dispositivi, un mix di iPad ed e-reader con schermo e-ink, e sono sono salvati nel formato ePub e Zinio. I passeggeri non li possono scaricare sul proprio lettore. Lo spazio è gestito dal travel retailer EverRich. Il costo, pari all’equivalente di 102mila dollari, è stato affrontato con il contributo dell’Institute for Information Industry del governo di Taiwan.

A Mosca via libera all’outlet di Fashion House

Festeggiato con una cerimonia sfarzosa, è stato assegnato dalle autorità russe il permesso di costruire il Fashion House Outlet Centre Moscow. Si tratta del primo complesso commerciale nella repubblica eurasiatica di Fashion House, società esperta di paesi emergenti. L’outlet sarà situato a 12 chilometri da Mosca, vicino all’aeroporto internazionale di Sheremetyevo e lungo la Leningradskoe Shosse, in un punto trafficato in cui è pianificata la costruzione dell’autostrada verso San Pietroburgo. Estremamente popolata la zona: la catchment area nel raggio di 90 minuti di auto è di 13,4 milioni di persone. I negozi attesi sono 192, la Gla dei negozi sarà di 28.641 mq e la superficie totale di 38.000 metri quadrati. L’investimento complessivo è stato di 97 milioni di euro. Il 65% degli spazi è stato già commercializzato.

Chi sfama Londra 2012

Saranno 14 milioni i pasti che si consumeranno durante le Olimpiadi di Londra 2012 per sfamare l’esercito di 15mila atleti, 100mila membri del personale tecnico, 20mila giornalisti e 70mila volontari. Le aziende che si occuperanno della ristorazione, secondo una ricostruzione del mensile Ristorando, saranno sia colossi internazionali che operatori nazionali. Tra i primi figurano Aramark (che tra le altre cose ha fatto suo il villaggio olimpico), Sodexo, Compass Group, Do&Co e Global Infusion. Tra i secondi si contano Amadeus, BaxterStorey, Arena Leisure e il Manchester United, che gestirà le partite che si disputeranno all’Old Trafford. McDonald’s, come da 40 anni a questa parte, sarà sponsor e ristoratore ufficiale delle Olimpiadi e selezionerà i volontari nei suoi 1.500 locali britannici.

Il supermarket? Dev’essere strapieno

Un supermercato troppo vuoto o razionale spaventa i consumatori, che lo associano a prezzi alti. Meglio riempire all’inverosimile gli scaffali: i clienti penseranno che la merce esposta, soprattutto se ammucchiata in modo disordinato in mezzo al corridoio, sia in saldo. Sono alcuni dei consigli che ha dato la società Envirosell in un articolo sul New York Times. Partendo da una premessa: passata (in parte) la crisi, i consumatori se la vogliono dimenticare in fretta, assieme al concetto di consumo frugale. Ecco, quindi, che sono dispensati sei consigli: guerra al vuoto tra gli scaffali; espositori sempre più alti; tanti oggetti vicino alle casse, dove il consumatore è vulnerabile; disordine in luogo dell’austerità; niente pareti spoglie, perché vanno riempite di prodotti; infine, il più suggestivo: cercare di ricreare nello spazio reale l’impressione degli acquisti sul web, sempre più popolare.

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international McDonald’s: 50mila assunzioni in un giorno…

Lo scorso 19 aprile il colosso del fast food McDonald’s ha assunto in un giorno solo 50mila persone, tra dipendenti a tempo pieno e a tempo parziale. L’evento ha avuto luogo in contemporanea in 14.000 ristoranti della catena. Americanata, certo. Ma un segnale chiaro all’opinione pubblica sulla capacità di creare occupazione in un momento non facile per l’economia. McDonald’s impiega 1,7 milioni di persone in 117 paesi. Ai dipendenti è stato ricordato che l’avanzamento di carriera è una prospettiva reale: oltre la metà dei proprietari di ristoranti in franchising e tre quarti dei team leader della catena hanno cominciato con un’assunzione per lavori di base.La società intanto ha rispolverato la mascotte Ronald McDonald: dopo averla eclissata per concentrarsi sulla comunicazione a un pubblico più adulto, ha riproposto il clown giallo e rosso in alcuni spot. Varie associazioni salutistiche avevano chiesto un ritiro permanente, criticando in particolare il fatto che il personaggio si rivolge direttamente ai bambini.

Un’app per spingere i consumi negli scali

Girare per gli aeroporti e ricevere informazioni e promozioni quando si passa dai negozi. È la formula su cui si basa una nuova applicazione per smartphone e tablet pc, appena rilasciata dalla società Airport U. Lo scopo è permettere ai viaggiatori di pianificare meglio il loro tempo in aeroporto attraverso un sistema di navigazione e di ricezione di informazioni utili (come orari dei voli) e comunicazioni promozionali. Il viaggiatore viene guidato dal parcheggio al gate, attraverso il passaggio dalle concessioni (negozi, ristorazioni) preferite. Offerte speciali direttamente generate dai punti vendita vengono inviate allo smartphone sulla base del profilo personale del passeggero. L’applicazione si basa su una tecnologia già usata in 800 centri commerciali negli Usa.

…e un Ipo da un miliardo per il Sud America

Il più grande franchisee al mondo di McDonald’s, l’argentino Arcos Dorados Holdings Inc., si prepara allo sbarco in borsa a Wall Street. Se il valore per azione sarà su un dato mediano tra gli attesi 13 e 15 dollari, il valore dell’Ipo sarà di 874 milioni di dollari. Di questi, 700 dovrebbero arrivare da gruppi d’investimento, mentre la società metterebbe 174 milioni. I soldi saranno usati per aprire nuovi ristoranti e ristrutturare quelli esistenti. A oggi la società gestisce 1.755 McDonald’s in 19 nazioni dell’America Latina e dei Caraibi. Nel 2009 ha fatto registrare una crescita del 16% dei ricavi. Con la nuova liquidità in tasca di certo non ha intenzione di fermarsi.

Sbarro, la pizza è farcita di debiti

E tre: dopo Round Table Pizza Inc a febbraio e Uno Chicago Grill nell’estate 2010, anche la catena di pizza Sbarro, la quinta del settore negli Usa, ha presentato istanza di fallimento. Sbarro è un marchio che fa parte del paesaggio dell’America e di New York in particolare. L’origine si fa infatti risalire alla Salumeria di Gennaro e Carmela Sbarro, aperta a Brooklyn negli anni Cinquanta. Sono diverse le cause che hanno determinato la crisi attuale: la recessione, che ha portato i consumatori a dirottarsi verso le alternative più economiche nei supermercati (dove ci sono sia pizze surgelate che fresche); l’aumento dei costi delle materie prime; la difficoltà di centri commerciali e aeroporti, dove Sbarro è molto presente, anche fuori dagli States. Secondo la rivista di settore Pizza Today, comunque, la pizza non è un alimento in declino e i problemi di Sbarro nascono da una cattiva gestione su diversi aspetti del business. Le tre catene più importanti statunitensi, Domino’s Pizza, Papa John’s e Pizza Hut, stanno intanto reagendo alle tendenze del mercato con una guerra di offerte tramite coupon.

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stazionario Arena(ta)ways Tra Fs e Ntv la guerra è Wi-fi

Il Gruppo Ferrovie dello Stato irrobustisce i servizi a bordo del treno Frecciarossa in vista dell’entrata in campo del competitor Ntv. In particolare sono stati potenziati il servizio telefonico da cellulare, la disponibilità di connessioni dati in mobilità tramite chiavetta e il Wi-Fi, che permetterà di accedere anche a un palinsesto di contenuti multimediali. A rendere più efficiente questo progetto hanno lavorato in modo congiunto Gruppo Fs e Telecom Italia. La reazione della compagnia guidata da Luca Cordero di Montezemolo non è tardata. A fine marzo Ntv ha firmato un contratto con il gruppo britannico British Telecom per la gestione dell’Ict. L’accordo di full outsourcing prevede la progettazione e la realizzazione dell’infrastruttura di comunicazione e la gestione dei servizi. Bt erogherà tutti i servizi di fonia, fissi e mobili, avvalendosi di soluzioni Voice over Ip.

Giuseppe Arena

N

ata pochi mesi fa, Arenawas giace impantana nelle risaie piemontesi. L’operatore privato, subito mutilato dal divieto di effettuare le fermate intermedie tra Milano e Torino, ha rimodellato l’offerta a fronte di frequenze pomeridiane che si contano sulle dita di due mani. Con una media di otto passeggeri a viaggio, le tratte pomeridiane rappresentavano un buco nero nei conti dell’operatore, che tuttavia si ritrova a dover combattere contro un sistema quantomeno ostile verso nuove iniziative imprenditoriali. La ritirata ordinata da Giuseppe Arena mira a limitare le perdite e a guadagnare tempo sul fronte legale, con la speranza di ottenere il riconoscimento del diritto

ad effettuare le fermate intermedie. Intanto una piccola vittoria c’è stata: a partire da sabato 2 aprile il vettore ha la possibilità di anticipare il primo viaggio del mattino. «Siamo ancora molto lontani dall’essere soddisfatti – ha dichiarato Giuseppe Arena, amministratore delegato di Arenaways – ma poter arrivare a Milano prima delle 9:00 è un segnale positivo perché ci consente di offrire un servizio finalmente sensato, almeno per i pendolari che lavorano nei pressi di Porta Garibaldi». Nel frattempo la società ha reso noto il consuntivo dei primi quattro mesi, che dal lunedì al venerdì ha evidenziato una media passeggeri di circa 130 al giorno. •

­­­Retail Station

Sosushi La ristorazione nelle stazioni italiane parla anche giapponese. Lo scorso 15 marzo ha aperto il primo punto Sosushi Train nel circuito di Grandi Stazioni, a Torino Porta Nuova. A rendere ancor più interessante l’iniziativa è il piano di opening, specifico per questo canale, che la catena bolognese ha messo in cantiere. Di questo, e non solo, abbiamo parlato con la co-fondatrice del marchio Sosushi, Sara Roversi. Partiamo dalle caratteristiche del format. Come si caratterizza il Sosushi Train? Garantisce un servizio che ha nella flessibilità e nello spostamento le peculiarità principali. Il “baite” (un ristorante fast food che serve sushi sfruttando un sistema con nastro trasportatore) è forse il formato più affascinante della catena. Come gli altri prevede take out, con un'offerta dedicata ai viaggiatori, delivery e naturalmente la possibilità di consumare in loco secondo le regole del “baite”, dove ogni piatto ha un colore e ad ogni colore corrisponde un prezzo. Per quale motivo avete scelto le maggiori stazioni italiane come canale di sviluppo? Le stazioni si stanno trasformando in centri commerciali con elevato standard qualitativo dell'offerta food e non food. Stanno diventando il biglietto da visita delle città per cui noi non potevamo mancare. Questo perché il sushi rappresenta sempre di più l'emblema del nuovo global food, ma sano e leggero, e perché è legato al “movimento”. È stato infatti uno dei primi esempi di street food, cioè di cibo che veniva confezionato per essere comodo da mangiare anche in viaggio. Come si struttura il programma di opening nel circuito di Grandi Stazioni? Non c’è un piano prefissato di aperture in tutti i terminal del network. Tuttavia d’ora in avanti saremo regolarmente invitati da Grandi Stazioni

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a partecipare ai bandi che saranno indetti per allocare ristoranti Sosushi negli spazi disponibili. La formula sarà sempre caratterizzata dall’alto design del punto vendita, dalle materie prime di qualità e dalla multiofferta che prevede cucina tradizionale giapponese e sushi creativo, ovvero commistioni gustose con le eccellenze culinarie della regione “ospite”. Perché siete partiti proprio da Torino Porta Nuova? Grandi Stazioni voleva dare pregio a questa storica stazione ma anche ammodernarla con offerte food innovative. Già da un primo sopralluogo abbiamo capito che gli spazi messi a disposizione erano adatti alla realizzazione di un Sosushi Train. Inoltre, su Torino-Pinerolo abbiamo affiliati, oggi partner, molto professionali e performanti che garantiscono controllo e standard qualitativi in linea con le aspettative della catena. A quanto ammonta questo primo investimento e qual è l’obiettivo di fatturato per il 2011? La firma del contratto è avvenuta nel novembre 2010, quando avevamo fissato l’apertura a Torino Porta Nuova entro marzo 2011. L’obiettivo è stato raggiunto con un primo investimento di 175.000 euro. Per quest’anno abbiamo stimato un giro d’affari di 400.000 euro. A. P.


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r&f vetrina Perrier più Biotherm: tra benessere e bellezza

Biotherm si sposa a Perrier, leader mondiale delle acque minerali, in un’edizione limitata dedicata a Dita Von Teese. Esuberante, provocante e sensuale, la lattina 33cl di Perrier limited edition Von Teese sarà offerta come gift esclusivo all’acquisto di un trattamento Aquasource.

Il tè verde si fa sorbetto

Nestlè Professional offre agli operatori del settore Horeca il nuovo Nestlé Sorbetto al Tè Verde, un dessert ricco di proprietà antiossidanti, fresco, dissetante e digestivo. Rappresenta un’assoluta novità grazie alla ricetta preparata con estratti selezionati nelle migliori piantagioni di tè del sud dell’India.

Il peperone degli anelli

La sfiziosa gamma dei Vegetable Pickers’ si arricchisce di un nuovo prodotto. Gli Anelli di Peperone McCain sono a base di peperone e disponibili in tre colorazioni: verde, giallo e rosso. Finemente pastellati, prefritti e surgelati, sono una soluzione di alta qualità, pratica e veloce da preparare e servire.

Subito pronto con Mario Food Solutions Pagare facile con Ingenico

Leader mondiale nei sistemi di pagamento elettronico, Ingenico lancia i terminali di pagamento iWL200. Realmente portatili, grazie alla leggerezza e alle piccole dimensioni, e tecnologicamente avanzati, i nuovi modelli iWL200 sono i terminali di pagamento attualmente più completi sul mercato.

Absolutamente esclusiva

È rigorosamente per pochi, e commercializzata solo in Italia, la bottiglia Absolut Limited Edition. Nata dal sodalizio tra il brand di liquori e l’artista del pop surrealismo americano, Ron English, l’opera è caratterizzata da un visual inedito e intrigante che adorna l’iconica bottiglia.

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Arrivano in Italia i primi piatti pronti di Mario Food Solutions per il canale Horeca e Ristorazione. Otto referenze di pasta di semola e all’uovo, con altrettante salse per il condimento, precotte, surgelate e confezionate in flow pack per conservare al meglio le caratteristiche organolettiche del prodotto


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La pulce nell’orecchio

di Simone Filippetti

Sarni,

meglio rafforzare che crescere

A

nni fa, quando impazzava la guerra per le piazzole di sosta in autostrada, sembrava una faida tra i Benetton e i Cremonini. Autogrill, che già allora era un big, doveva cedere alcuni ristoranti gestiti lungo la rete, per motivi Antitrust (posizione dominante e un pizzico di conflitto di interesse con Autostrade, per via dell’azionista comune). Allora Chef Express, la società dei Cremonini alleatisi per l’occasione con il colosso straniero Compass, poi uscita dall’Italia) dava filo da torcere e si candidava come anti-Autogrill. Nel frattempo il gruppo dei Benetton è diventato il più grande colosso mondiale, dove la ristorazione autostrade in Italia è ancora una grossa fetta di business, ma comunque una delle tante gambe di attività. E al posto di Chef Express, in ossequio alla logica del chi entra Papa esce cardinale, sono emersi altri player tra cui My Chef (Gruppo Elior) e i Sarni. Classico outsider, il gruppo Sarni, partito con la gestione di alcune aree di sosta in giro per l’Italia, ha fatto il gran salto comprando gli ex Fini Grill da Vittorio Fini, ex presidente di Confindustria Modena: ora punta in alto, dalle autostrade alle stazioni ferroviarie. Il gruppo Sarni oggi gestisce 54 punti di ristorazione lungo la rete autostradale, oltre a 32 all'interno di centri commerciali, per un fatturato superiore ai 400 milioni, con 1.600 addetti: forte di un accordo con

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Grandi Stazioni e Centostazioni (le società miste Ferrovie-privati per gestire gli spazi commerciali all’interno degli scali) prevede 14 bar ristoranti pizzerie tra i binari, per un investimento di circa 14 milioni. Nei faraonici piani di Sarni c’è il debutto all'aeroporto di Napoli Capodichino, con la speranza di allargarsi progressivamente ad altri scali aeroportuali. La pedina più ghiotta di tutto l’impero per ora è il FiniFast dell’area di servizio Secchia Est, svincolo di Modena: probabilmente la piazzola di sosta più trafficata dell’intera rete autostradale italiana (è sulla MilanoNapoli all’immissione con l’AutoBrennero, nel punto più nevralgico del traffico su gomma di tutto il Paese). Il mega shopping mall aperto di recente proprio nell’area (in coabitazione con Autogrill) è il segnale più tangibile dei sogni di gloria dei Sarni. Eppure non è tutto oro quel che luccica alla corte di questi rampanti imprenditori foggiani. Basta farsi un giretto nel web per vedere un altro lato della medaglia: infuria la polemica. E fioccano le accuse. Digitando Sarni nella maschera di

Google, le prime cose che appaiono sono delle chat dove il gruppo non ne esce proprio come uno specchiato esempio di imprenditoria: a giudicare quello che sostengono sedicenti impiegati, i dipendenti sono trattati male, sottopagati, con contratti di lavoro quasi tutti a tempo determinato e una gestione padronale delle risorse umane. Vero o no, è il segnale di un malcontento tra la forza lavoro (tanto che lo stesso ad della Finifast a un certo punto è intervenuto nel blog per cercare di sedare gli animi). Ma quello che di vero c’è è che bilanci alla mano, numeri oggettivi e incontrovertibili, il Gruppo Sarni è economicamente sbilanciato. Partiti dal settore edile e dalle gioiellerie, i Sarni si sono poi buttati nella ristorazione e nelle concessioni. Ora

però la diversificazione è quantitativamente la gamba più grossa dell’impero, ma anche quella più traballante. A fronte di 65 milioni di ricavi nel 2009, ci sono 6 milioni di perdite. Tutte le altre attività sono in profitto, ma complessivamente i magri utili del core business dei Sarni non coprono il buco generato dalla smania di grandezza sulle autostrade. Ora, è notizia recente, i Sarni vorrebbero comprarsi l’intera proprietà di FiniFast. Viene da chiedersi con quali soldi, visto che il loro impero è già tutto in pegno alle banche. Finifast fa infatti capo per il 50% alla Mesagne, la holding di Potito Sarni. Ma tutta la quota risulta cointestata a Unicredit a titolo di pegno. Più che ingrandirsi ancora, i Sarni dovrebbero rafforzare quello che già hanno. •


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La foto

New York Grand Central Terminal: Station e Market, riferimento del retail on the move.

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r&f last but not least

L’Expo

Arnaboldi coniugata Moratti, a luglio aveva vinto: i terreni sarebbero rimasti in parte ai privati (i Cabassi, che detenevano un quarto del milione di mq dell’area scelta per l’Expo), che li avrebbero dati in comodato d’uso. Come contropartita avrebbero ottenuto un cambio di destinazione d’uso, da agricolo a commerciale, e avrebbero quindi in futuro potuto costruire attività commerciali a loro grande vantaggio. Avrebbero dovuto pagare 160 milioni come anticipo degli

mette una toppa. Ma è la svolta?

C

hi si accontenta gode. Non si spiegherebbe altrimenti l’entusiasmo con cui, alla vigilia del 19 aprile, cioè dell’incontro decisivo con il Bie (Bureau International des expositions), tutte le istituzioni hanno commentato l’accordo sui terreni dell’Expo 2015 di Milano. A tre anni e briciole dall’assegnazione della kermesse al capoluogo milanese, la notizia è che è stato trovato un accordo sulla proprietà dei terreni. Una questione che aveva annoiato mortalmente tutti i lettori e i telespettatori di tg regionali, e che aveva lasciato sconcertati gli osservatori, soprattutto per l’impossibilità di trovare un accordo tra il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, e il sindaco di Milano, Letizia Moratti. Vi siete persi qualche pezzo? Ecco un breve riassunto. Dopo mesi di battaglia, la signora Brichetto

oneri di urbanizzazione e contributo straordinario. L’Agenzia del Territorio aveva però stimato che il prezzo giusto era molto più alto, almeno 60-100 milioni in più. Da qui l’impossibilità dell’accordo, l’avvicinarsi angosciante del 19 aprile, quando si sarebbe rischiato di fare una figuraccia globale senza un’intesa, e infine un cambio rapidissimo del vento. Passa l’idea di acquistare i terreni, in sostanza passa l’idea di Formigoni, sconfitto a luglio. Cambia anche casacca la Provincia di Milano, con il presidente Guido Podestà che in estate aveva appoggiato l’ex ministro dell’Istruzione per poi affiancare Formigoni. Ai Cabassi vanno quindi 40 milioni di euro più altri sette milioni per la Cascina Triulza. Per non far perdere la faccia alla Moratti, il Comune ha ottenuto di detenere la maggioranza della società. O meglio, della newco appositamen-

Mercati in fiera

te creata, chiamata Arexpo. Il Comune sarà socio di maggioranza col 51% e metterà sul piatto circa 37 milioni. La Regione avrà una quota tra il 9 e il 12% e verserà intorno ai 10 milioni. La Provincia, in difficoltà economiche, non deterrebbe più dell’1,5% (e potrebbe togliersi in futuro), la stessa quota del Comune di Rho. Fondazione Fiera, come il Comune di Rho, metterà a capitale i suoi terreni (stimati in 50,8 milioni) ed avrà il 35% della società. Intanto, sono arrivati dei soldi per una ricapitalizzazione, che danno una boccata d’ossigeno, perché Expo 2015 spa si era trovata con il capitale sociale già eroso di un terzo. Il Governo ha versato 13 milioni di euro, il Comune 700mila, mentre avevano già provveduto il Pirellone con 700mila euro e la Camera di Commercio di Milano, con 360mila. La Provincia ha erogato un contributo di 360mila euro, ma ha annunciato che in futuro ridurrà le quote, magari a favore di altre province lombarde. Tutto bene, quindi? Sì, secondo Formigoni: «Ritardi non ce ne sono – ha detto –, le scadenze del Bie sono a data fissa. (…) Anche se avessimo raggiunto un accordo sei mesi fa comunque avremmo dovuto presentarlo il 19. Abbiamo preferito lavorare per essere tutti convinti che quella fosse la soluzione migliore». Sarebbe bello crederci, ma la realtà è che i ritardi ci sono eccome. L’amministratore delegato di Expo, Giuseppe Sala, nominato in corsa per sostituire l’inefficiente Lucio Stanca, ha dovuto rivedere la tabella di marcia. I lavori preliminari sui terreni, che dovevano partire a giugno-luglio, slitteranno ad autunno inoltrato. Le gare più importanti, da 700 milioni, saranno rinviate al prossimo anno. I soldi, poi, ora sono arrivati, ma che succederà nei prossimi anni, quando l’entità dei finanziamenti è destinata a decollare? Che cosa sarà l‘Expo, infine, non è per niente chiaro, visto che la questione è passata completamente in secondo piano. Sala ha fatto sapere che non ci si dovrà accontentare di un Expo che mostri solo serre e che c’è bisogno, per attrarre chi dovrà investire, di dare più spazio a suggestioni tecnologiche innovative. Per ora ha ipotizzato di creare un supermarket per il cibo del futuro. A occhio, al momento sembra più fumo che arrosto. «Ora — ha invitato la Moratti alla vigilia dell’incontro con il Bie — dobbiamo concentrarci su tre nuove direttrici: i contenuti dell’evento, la promozione dell’evento e il coinvolgimento dei cittadini». Pronti per l’ennesima rincorsa all’italiana? F. P.

Calendario maggio 2011 - luglio 2011

NOME

COSA

DOVE

QUANDO

WEB

Euroflora 2011 Tuttofood Digital Signage Expo 2011 Eire Pitti Immagine Uomo BREAD & BUTTER

Fiori e piante Food Segnal. dig. Real Estate Moda uomo streetwear

Genova Milano Essen Milano Firenze Berlino

21/04-01/05 08-11/05 24-26/05 07-09/06 14-17/06 6-8/07

www.euroflora2011.it www.tuttofood.it www.digitalsignageexpo.eu www.italiarealestate.it www.pittimmagine.com www.breadandbutter.com

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