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retail&food ANNO 6 NUMERO 3 MARZO 2011 • e 3,00

Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 n°46) art. 1. comma 1, DCB Milano

LUOGHI DI VIAGGIO • SPAZI COMMERCIALI

È PRIMAVERA...

svegliamoci bambini! Anche su questo numero tante idee, storie, opportunità. Ma il paese è in panne. Vogliamo crescere? Serve una svolta, seria.

Parola di... Analisi mercato Dossier Aeroporti McArthurGlen • Casalinghi & co. • Barcellona



­­­ EDITORIALE

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News primae noctis

Finifast, Sarni & C.: il mercato delle concessioni si muove! orre sempre più insistente la voce che Finifast, antico e C glorioso marchio della ristorazione in autostrada, stia per passare di mano. Tra gli interessati, escluso Autogrill per

motivi di antitrust, Airest, Mychef e Sarni sembrano essere i più attivi, ma il grande favorito è proprio il gruppo Sarni, del resto già proprietario del 51% di Finifast. L’operazione è opportuna sotto vari aspetti. La chiarezza sulla compagine proprietaria è uno di questi, ma il valore essenziale è probabilmente lo sfoltimento della concorrenza; che, in un mercato apparentemente ampio, ma di fatto piuttosto ristretto nella sua parte contendibile, era divenuta eccessiva e aveva cominciato a produrre effetti distorsivi. È però un primo passo, che non basta certamente. I conti dei gestori volgono sempre più pericolosamente verso il basso, stretti come sono tra pesanti investimenti, royalties troppo elevate e periodi di concessione troppo brevi. È necessario che i landlord siano più lungimiranti, e che i gestori siano meno avidi di fatturato e più attenti ai margini. Dopo una recente gara in Sicilia, alla quale parteciparono solo due concorrenti, quando finalmente vedremo andare deserta qualche gara troppo esosa?

L’OPINIONE L’innovazione motore del retail di Stefano Stroppiana* La rivoluzione distributiva sembra aver esaurito la spinta innovatrice e le forme di commercio moderno lanciate sulla via del gigantismo di superfici, di assortimenti e di concentrazioni pare non sappiano innovare il loro modello. Il nostro sistema distributivo di tipo ipercentrico manca di identità, ha pochi riferimenti con il territorio e si sta avviando a diventare testimonianza di archeologia commerciale. Al contrario lo shopper sta elaborando un nuovo sistema di valori dove prevale un recupero selettivo del passato, delle radici e del territorio. Il consumo è il nuovo termometro con il quale la gente misura la propria condizione esistenziale e lo stile di acquisto si sovrappone allo stile di vita. Le persone, divise tra ciò che desiderano e ciò che possono permettersi, investono il consumo di una funzione terapeutica, di autogratificazione, spinte sempre più dal desiderio di esperienza. In questo senso, se da una parte i format distributivi commerciali convenzionali devono reinventare i loro contenuti, i loro servizi, la loro localizzazione, dall’altra gli outlet center rappresentano il luogo ideale. Non solo perché garantiscono speciali benefici sul prezzo, ma anche perché permettono al cliente finale di soddisfare la propria richiesta emotiva ed esperienziale e di recepire come più vicina alla propria realtà l’offerta griffata. L’outlet center rappresenta la più diretta ed esplicita raffigurazione di un nuovo atteggiamento di consumo, il suo successo è la chiara dimostrazione della necessità di implementare modalità di acquisto che siano un costante specchio delle metamorfosi culturali ed economiche della società. Quindi il futuro è solo innovazione! *Partner di Premium Retail, ex a.d.

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Anno 6 numero 3 marzo 2011 Direttore responsabile Andrea Aiello In redazione Fabrizio Patti, Andrea Penazzi Hanno collaborato Tiziana Bardi, Alessandro Barzaghi, Giuseppe Bonomi, Italo Bussoli, Carmen Chieregato, Giulia Comparini, Gianfilippo Cuneo, Luigi De Montis, Luca Esposito, Simone Filippetti, Fulvio Fassone, Vito Gamberale, Stefano Gardini, Paolo Prota Giurleo, Massimo Guacci, Antonio Intiglietta, David Jarach, Paolo Lombardi, Filippo Maffioli, Pietro Malaspina, Adolfo Marino, Dante Marro, David Montorsi, Giorgio Moroni, Pierpaolo Palmieri, Alberto Pasquini, Enrico Pazzali, POLI. design, Alessio Quaranta, Mario Resca, Leopoldo Resta, Vito Riggio, Kevin Rozario, Paolo Simioni, Vittorio Valenza  Foto Archivio Gesto Editore, Flickr, Fotolia, Imagoeconomica, iStockphoto

è ora di leggere

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A retail&food hanno collaborato tra gli altri: Giuseppe Bonomi Gianfilippo Cuneo Luigi de Montis Fulvio Fassone Vito Gamberale Antonio Intiglietta Paolo Lombardi Pietro Malaspina Pierre Marin Enrico Pazzali Mario Resca Vito Riggio

Presidente Sea Aeroporti di Milano Presidente del Comitato Investimenti per Il Fondo Sinergia Presidente Assocatering Presidente Associazione Travel Retail Italia Presidente F2i Presidente Expo Italia Real Estate Presidente Fiera di Genova Presidente Consiglio Nazionale Centri Commerciali Amministratore Delegato John Lang LaSalle Italia Amministratore Delgato Fieramilano Presidente Confimprese Presidente Enac

Ai sensi dell’articolo 2 comma 2 del codice di deontologia relativo al trattamento dei dati personali nell’esercizio dell’attività giornalistica, si rende nota l’esistenza di una banca-dati personali di uso redazionale presso la sede di Milano – viale Coni Zugna, 71. Gli interessati potranno rivolgersi al responsabile del trattamento dei dati personali Antonella Ferraraccio, presso la sede di Milano, per esercitare i diritti previsti dalla legge n. 675/967.

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è una rivista edita da Edifis spa Viale Coni Zugna, 71 - 20144 - Milano - Italy Tel. 02 3451230 - Fax 02 3451231 info@retailfood.it www.retailfood.it

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Diffusione regionale (aree Nielsen)

5% Enti e Ministeri 15% Servizi

20% Gestori aree

AREA 3

AREA 4 Abruzzo Molise Campania Puglia Basilicata Calabria Sicilia Sardegna

Toscana Marche Umbria Lazio

32% Retail

LOCALITà __________________________ PROVINCIA __________ TEL. UFFICIO ____________ TEL. CELLULARE __________________ FAX __________________ E-MAIL ___________________________ NOTE O RICHIESTE _________________________________________

48%

__________________________________________________________

25%

28% Ristorazione

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Trentino Friuli Ven. Giulia Veneto Emilia Romagna

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SOCIETà _________________ FUNZIONE _____________________ INDIRIZZO ______________________________ CAP ____________

8% 19%

NOME ___________________ COGNOME _____________________

Piemonte Liguria Valle d’Aosta Lombardia

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SOMMARIO n° 3 2011

News primae noctis - Finifast, Sarni & C.: il mercato delle concessioni si muove

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L’Opinione - di Stefano Stroppiana

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r&f News

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Cosa occore sapere per - di Giulia Comparini

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Indice retail

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Osservatorio Prezzi - La battaglia a distanza degli outlet

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Star Trek retail - Destinazione Yoox

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Prima pietra - Kalt Center, dritto al cuore dell'isola

24

Taglio nastro - Le Piazze sono life style

28

Le nuove norme per l'avvio di attività commerciali - Tra SCIA e DIA si rischia la follia!

30

L'analisi di KPMG - M&A e congiuntura nel 2010: i risultati per retail e food

33

Nel 2010 un magro bilancio per i padiglioni nostrani - Fiere sull'orlo di una crisi d'identità

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Dossier aeroporti - Barcellona, benvenuto futuro

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Storie d'impresa - Mezzatesta: in Servair Air Chef si fanno fatti, non parole

40

Mistery on board - Il Frecciarossa fila. Ma con Trenitalia il wi-fi deraglia

43

Parola di... - Roberto Meneghesso

44

Analisi Mercato - Casalinghi, tutt'altro che disperati

46

Dossier aree di servizio - MyChef

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International

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Vetrina

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Stazionario

58

Ferry Porti

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La pulce nell’orecchio - di Simone Filippetti

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La foto

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Last but not least - L'Italia naviga con le vele rotte

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Mercati in fiera - Calendario marzo 2011/maggio 2011

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r&f news Compleanno d’oro per La Reggia

Se il buongiorno si vede dal mattino… Dopo il taglio del nastro avvenuto un anno fa in mezzo a una marea di visitatori, La Reggia Designer Outlet può festeggiare il suo primo compleanno all’insegna di risultati migliori rispetto alle aspettative.

McArthurGlen ha comunicato infatti che il fatturato del foc ha superato i 90 milioni di euro, contro i 70 previsti per il 2010. L’outlet inaugurato il 18 febbraio 2010 ha visto poi un’affluenza di circa 3 milioni di visitatori. I numeri sono destinati a salire in virtù del progetto di ampliamento in programma nel breve termine. Al momento il villaggio dello shopping presenta 100 negozi distribuiti su 21.800 mq di superficie retail.

Sbarca il retail a stelle e strisce

Poco tempo fa è stata la volta del brand Banana Republic, ora è arrivato in Italia anche Time Out. In un mercato talvolta statico come il nostro, gli operatori di centri commerciali sono alla costante ricerca di nuovi marchi con cui differenziare l’offerta food e non food. Prima a Eire 2010 e pochi mesi dopo al Mapic si sono visti importanti segnali in questa direzione provenienti da Oltreoceano. Un’ulteriore conferma è l’apertura del primo punto vendita del marchio Time Out presso il centro commerciale Fiordaliso, a Rozzano (MI). Lo shop si articola su 130 mq e si presenta come una jeanseria tipicamente californiana, con gli espositori in legno e un allestimento reso familiare da oggetti e complementi di arredo. Il programma di sviluppo del catena a stelle e strisce prevede l’inaugurazione di 100 negozi in Italia nei prossimi tre anni.

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Melilli, l’outlet che non c’è

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l mistero si infittisce. C’era una volta il Melilli Outlet a marchio Fashion District, con circa 100 negozi previsti e l’apertura fissata per il novembre 2010. Nei mesi precedenti, erano stati resi noti alcuni tenant ed era stata avviata la macchina organizzativa per assumere il personale. Ma all’improvviso, quando tutto sembrava pronto

favore della società Tecnall S.R.L. (società proprietaria dell’iniziativa, ndr), confermando peraltro che Fashion District Group S.p.A. e Fashion District Service S.r.l. non hanno altri ruoli di carattere industriale nell’iniziativa suddetta». Interpellata telefonicamente, la società di leasing ha puntualizzato che l’outlet, nel caso aprisse in futu-

per lo champagne, è calato il sipario. Da fine ottobre si sono perse le tracce del foc. Che le date di apertura “slittino” non è una novità nel settore dei centri commerciali, ma quando un progetto diventa “fantasma” qualche dubbio sorge. Prima l’apertura posticipata a data da destinarsi. Poi l’iniziativa che scompare dal sito internet della società di commercializzazione, non una società a caso ma Fashion District, che ha in portafoglio gli outlet di Valmontone, Mantova e Molfetta. Infine, proprio a fine autunno, la delibera del comune di Melilli con la quale si approva un altro outlet nella stessa circoscrizione, ancora più grande. Il nuovo progetto verrà realizzato a pochi km di distanza e conta circa 180 negozi più hotel e servizi. Tutto tace sino a metà gennaio, quando Fashion District ha emanato un comunicato stampa nel quale si legge: «Fashion District Group S.p.A. informa, in relazione all’iniziativa “Melilli Outlet”, di aver sottoscritto un contratto quinquennale di licenza d’uso per il marchio “Fashion District” in

ro, potrebbe disporre del marchio Fashion District per cinque anni e che non è esclusa una successiva proroga del contratto. Tuttavia ha confermato di essere uscita dal progetto per cui la commercializzazione dovrebbe rincominciare da capo. Il tempo a disposizione perché l’outlet possa aprire, prima che scadano le licenze, sarebbe stato allungato di un anno. Fonti vicine alla società riferiscono, inoltre, altri dettagli. Alla base dell’uscita dall’iniziativa da 75 milioni di euro ci sarebbero state alcune garanzie che la proprietà avrebbe promesso senza poi mettere a disposizione. Questo avrebbe indotto la società bresciana a defilarsi. Svelata in parte la retromarcia di Fashion District, rimangono forti dubbi sull’apertura del complesso retail e sul perché un comune che conta poche migliaia di residenti abbia dato la licenza per far costruire un secondo outlet nel proprio territorio. La logica appare, al momento, più immobilare che commerciale. •

Piazza Castello replica a Caselle Chiamatelo “glocal” o in altro modo, ma il nuovo corso di Autogrill è questo: creare, oltre ai formati standard, concept unici, nella forma e in parte nei prodotti, alleandosi con operatori specifici e originali. Un mese fa è arrivato il lounge bar allestito con Skitsch nell’outlet McArthurGlen di Castel Romano. Ora è il turno dell’aeroporto di Torino Caselle. Con Baratti & Milano il gruppo di Milanofiori ha ideato Piazza Castello, ibrido di wine-bar e caffetteria che si estende su 280 metri quadrati in airside, con vista sulle piste. Baratti & Milano è una storica caffetteria torinese che dal 1858 è il “salotto buono” del centro cittadino, nota per i dolci e le cioccolate. A Caselle gli arredi sono in noce nazionale alternati a riproduzioni di vedute evocative della città, tra cui una gigantografia della stessa Piazza Castello. L’offerta: vino, salumi e formaggi e un’ampia scelta di cioccolateria e pralineria.


Obiettivo Personale

A cura di Excursus Spazio di formazione partecipata – www.studioexcursus.com

Lavoro in gruppo o gruppo di lavoro? Primi passi di team building

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partire un medesimo spazio e una quotidianità lavorativa non vuol dire necessariamente condividere un metodo di lavoro, degli strumenti, operare coordinandosi per il raggiungimento di una stessa meta. Il gruppo di lavoro è un metodo di lavoro, non affidato a una ovvia condivisione di spazi e tempi lavorativi ma predefinito come modalità migliore per sviluppare un determinato processo (di ricerca e/o di implementazione dell’organizzazione e delle sue risorse). Il gruppo di lavoro è un valore aggiunto per l’organizzazione e non il risolutore di criticità e conflittualità organizzative. È importante, per ciascun ente, valutare l’opportunità della sua creazione, porre le condizioni perché possa costituirsi, consolidarsi e lavorare efficacemente per l’intera organizzazione (team building), e riconoscerne e valorizzarne l’operatività. Il gruppo di lavoro parte da due rigidi presupposti: la definizione - esplicita e condivisa dall’organiz-

zazione e dal gruppo stesso – sia della finalità e degli obiettivi specifici che devono essere raggiunti sia dell’organigramma del gruppo: quali i ruoli definiti, quali le funzioni svolte da chi ricopre tali ruoli e, infine, quali le risorse umane coinvolte nel gruppo e destinate – attraverso tempi protetti – dall’organizzazione al gruppo. Nell’affiancare la creazione di un gruppo di lavoro (o semplicemente nel definirne i suoi presupposti), è opportuno accompagnare l’organizzazione nell’individuazione di un modello di leadership che sia efficace e che sia riconoscibile come una leadership di servizio. La leadership di servizio è una modalità di guida per la quale il leader lavora con il gruppo (e/o con le differenti parti dell’organizzazione). Il gruppo di lavoro è un investimento ma è anche, laddove opportuno, una grande risorsa per l’organizzazione. Eugenia Montagnini eugeniamontagnini@studioexcursus.com

Manager, occhio alla citazione

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niche avvertenze: non abusare, non ripetersi, non citare a sproposito, non stravolgere le parole (magari confondendo vincitori e vinti a Waterloo) e non far sfoggio arrogante di cultura. Con questi presupposti, siete pronti per pescare pillole di saggezza dal nuovo libro “Aforismi per il manager” scritto dagli studiosi e consulenti Hermann Simon e Danilo Zatta. L’utilizzo consigliato è per rompere il ghiaccio, sedurre un cliente, brillare in una presentazione, far sorridere il pubblico (senza scadere nelle barzellette), ottenere il consenso in una trattativa o con i colleghi. Le oltre mille citazioni, antiche e moderne, sono raccolte in 12 capitoletti, ciascuno con diverse sottosezioni, per orientare la scelta del giusto condensato di saggezza. Perché “chi non apprezza aforismi – diceva Gregor Brand – dovrebbe leggere dottorati di ricerca”. •

Il Made in Italy sbarca a Macao

Sarà Larry Smith a commercializzare con marchi italiani il Macao Fisherman’s Wharf. Il maxi centro commerciale asiatico presenta oltre 100mila mq di estensione e comprende una marina, più di 150 negozi, ristoranti, hotel, business center e un anfiteatro per concerti e spettacoli. Molte delle location, di varia metratura, sono già disponibili. La società di leasing è stata incaricata da ItBrand, che gestisce in via esclusiva più di due terzi del complesso retail. Per favorire lo sviluppo del Made in Italy nello shopping center in oggetto sono stati predisposti pacchetti di sostegno rivolti ai marchi che aderiranno al progetto. Tra questi si annoverano uno staff in loco, assistenza legale e fiscale e soluzioni per la logistica, la comunicazione e la promozione. Numeri alla mano, Macao rappresenta una valida prospettiva di business grazie ai suoi 20 milioni di visitatori annui che ne fanno una tra le prime 20 mete turistiche del mondo. Tornando nei confini nazionali, lo scorso 10 febbraio Larry Smith è stata incaricata da Schroders, tra i principali gruppi finanziari internazionali indipendenti, di curare la gestione, la ricommercializzazione e il pilotage del centro commerciale Il Giulia di Trieste. Il complesso retail vanta una gla di oltre 15.000 mq e 46 negozi.

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r&f news Sea, piano da 1,2 miliardi

Sea-Aeroporti di Milano è pronta a lanciare un piano quinquennale di investimenti per 1,2 miliardi di euro. Tra le voci: 300 milioni per la terza pista di Malpensa e la

ristrutturazione del (malconcio) Terminal 2, oggi base easyJet. Il piano è stato confermato nonostante il mancato aumento delle tariffe. Il tutto rientra nel progetto di quotazione della Sea, che dovrebbe arrivare entro un anno. La Sea, controllata all’84,56% dal Comune di Milano, punta a vendere almeno il 33% e potrebbe anche scendere sotto il 50%, purché mantenga la nomina di presidente e ad. Anche la Provincia di Milano può collocare molto, tra l’8 e il 10 per cento. Sembra più sgradita ai vertici di Sea, secondo quanto riporta il Corriere Economia, la via della vendita al fondo F2i, scelta politicamente meno neutra.

La Madonnina veste Prada

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na provocazione? Neanche per sogno, il progetto è al vaglio degli “esperti”. Grazie ai tagli del governo agli enti locali i comuni sono senza un soldo per cui cercano disperatamente capitali privati con cui realizzare le opere. La soluzione pensata dal Comune di Milano, con la quale mira ad agevolare il raggiungimento delle stazioni del metro e a collegare tra loro i due palazzi dell’Arengario quando anche il secondo sarà restaurato, è quella di costruire sotto il sagrato del Duomo un passaggio ricco di vetrine. Il fiore all’occhiello dell’iniziativa sarebbe la valorizzazione del sito archeologico che si cela sotto la Madonnina. Scartata in partenza, invece, è la soluzione sopraelevata. Ma tra i negozi

del centro storico che già annaspano, i probabili disagi alla cittadinanza e la delicatezza dell’intervento, se si vuole dare spazio alla cultura ampliando il Museo del Novecento non servono opere ad effetto ma fondi pubblici e progetti sostenibili. •

Stock option BUY

NEUTRAL

SELL

Lo shopping va sui pattini

Non c’è limite alle soluzioni e alla fantasia per stuzzicare la voglia di acquisti all’interno degli shopping center. Dopo la maxi giostra indoor montata all’interno del Globo, Cogest Italia ha fatto installare tra le sedute della food court del centro commerciale Le Due Torri una pista di pattinaggio sul ghiaccio. L’iniziativa, chiamata “Le Due Torri on ice”, vedrà la presenza sino al 6 marzo di una pista di circa 90 metri quadrati al secondo piano della struttura nell’area della ristorazione. L’impianto è aperto nei giorni feriali dalle 15 alle 20 mentre nei weekend dalle 10 alle 22. Per favorire la partecipazione sono organizzate lezioni di pattinaggio gratuite da un’ora ciascuna, così come gratuitamente sono forniti i pattini per i clienti che esibiscono almeno uno scontrino del centro.

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Euronics Crescere a due cifre si può, anche in Italia. Succede a Euronics, 286 punti vendita in Italia di cui 22 aperti nell'ultimo anno. Il fatturato consolidato 2010 è arrivato a 1.930 milioni di euro. E le previsione per il 2011 non sono affatto male... Cathay Pacific Il mercato c'è, eccome se c'è. E per questo Cathay Pacific ha annunciato in pompa magna che dal prossimo 1° luglio, il volo tra Malpensa e Hong Kong sarà giornaliero. A far bene le cose... ci guadagnano tutti. Piquadro Continua a crescere a gran velocità il fatturato 2010 della casa emiliana di pelletteria, quotata alla borsa di Milano. I primi nove mesi dell'esercizio 20102011 fanno segnare +19,1% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

Meridiana La compagnia aerea fondata dall'Aga Khan, basata in Sardegna, è ufficialmente in crisi dopo l'annuncio della mobilità per quasi metà dei dipendenti. All'orizzonete si intravvedono le livree di Alitalia o quelle di Lufthansa Italia, interessata agli slot su Linate. Zucchi Forse Gigi Buffon, portierone della nazionale campione del mondo, ha parato anche la crisi del noto brand di biancheria per la casa. Dopo essere salito a quasi il 15% totale azionario, si profila una ricapitalizzazione, senza la quale si rischia un autogol. Aeroporto Genova Tra pubblico e privato sono giorni di passione per il Cristoforo Colombo di Genova, in attesa di un nuovo futuro. L'operazione di vendita si attesterebbe attorno ai 50 milioni, tra i nomi in lizza si parla di Adr, F2i e MSC. Pronti al decollo?

Rinascente Passa anche dal tribunale la battaglia per il controllo di Rinascente, il marchio più prestigioso di department store italiani. Il presidente Borletti osteggia l'operazione degli azionisti di riferimento che hanno scelto i tailandesi di Crc per il futuro della società. Rfi «I treni che vengono dal Nord hanno i moscerini spiaccicati sui vetri. Quelli del Sud no. Sono più veloci i moscerini dei treni», parola del ministro dell'Economia Giulio Tremonti, febbario 2011. Liberalizzazioni Prima ne parlavano tutti e non se ne faceva una. Poi si è cominciato a farne e si son levati gli scudi. Ora guai a chi parla ne parla. Le liberalizzazioni non son più di moda, i mercati chiusi e privi di concorrenza sono ancora realtà. Uffa!


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r&f news A Malpensa in partenza il Fly via Milano…

A Malpensa nei prossimi mesi sarà operativo il sistema “Fly via Milano”, precedentemente conosciuto come “hub virtuale”. «Un cittadino di Catania – ha spiegato il presidente di Sea, Giuseppe Bonomi -, potrà andare sul sito www. flymilano.it e conoscere le combinazioni che dalla Sicilia possono portarlo, per esempio, a Singapore via Malpensa. Dopodiché dovrà fare un solo check-in e il suo bagaglio sarà gestito qui». Nello scalo varesino da poche settimane è stato inaugurato l’imponente hotel e centro congressi della Sheraton e sono stati aperti recentemente i locali Briciole Bar e Time Café.

McDonald’s, il Natale guasta le feste

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arebbe stato tutto fantastico se non ci fosse stato il Natale. Quel -7/8% rispetto allo stesso periodo dell’anno prima (con punte di -14% delle campagne con giocattoli) sporca i dati trionfali di McDonald’s Italia per il 2010. Che sono stati: crescita delle vendite dell’8,4% (a quota 904 milioni di euro), con un lusinghiero +3,5% a parità di ristoranti; clienti in aumento dell’8,5% (+4,4%

tanti in vista, ci sono le 3-4 aperture in autostrada previste entro il 2012, con MyChef e Chef Express (Cremonini). Già firmato l’accordo presso l’area La Pioppa Ovest (all’inizio dell’A14, presso Bologna), con MyChef, fino al 2015, con proroga al 2019. Le altre si dovrebbero sviluppare nel tratto tra Modena e Firenze. Meno interesse, in questa fase, è invece stato espresso per le altre location in concessione

a parità), 26 aperture effettuate e 38 “reimaging”. Gli utili, ha spiegato in conferenza stampa il dg di McDonald’s Italia, Roberto Masi, sono il 9% dei ricavi. Le vendite negli ultimi quattro anni sono salite di 237 milioni di euro, con una crescita media che sfiora il 10% all’anno. A trainare l’aumento, il target dei ragazzi tra i 13 e i 24 anni (+14% e 28% di quota). Confermata la strategia di sviluppo: sempre più formule drive (quest’anno 23 su 26 aperture) e McCafè (13 su 26). Tra le novità più impor-

(aeroporti e stazioni) e per i centri commerciali. Il ristorante di Lainate (Mi), poco distante dall’autostrada che porta a Varese e Como, è inoltre particolarmente degno di nota per il suo carattere ambientalista, uno dei nuovi pallini di McDonald’s. Nell’area ci saranno pannelli fotovoltaici, mini pale eoliche, un sistema di riciclo degli oli vegetali e colonnine per ricaricare le auto elettriche. L’investimento è stato di 5 milioni di euro, contro i 3 normalmente impiegati. •

…e a Linate il più grande parcheggio meneghino

Tremila posti auto coperti su sei livelli escluso il piano terra, per un investimento di 26 milioni di euro, fanno del nuovo parcheggio inaugurato all’aeroporto di Linate il più grande della città di Milano. La nuova struttura, chiamata P2 Executive, è funzionalmente connessa attraverso due ponti direttamente all’aera check-in dell’aerostazione. Sempre a Linate è recente l’inaugurazione dei negozi Thun e Camicissima.

Orient Express

a cura di Stra_branding - www.strabranding.com

Corea del Sud, è qui la festa Oltre alle numerose analisi fatte sul mercato Cina, riteniamo interessante soffermarci sulla Corea del Sud, mercato asiatico limitrofo a quello Cinese. In effetti, l’economia della Corea del Sud è in forte espansione e ha resistito molto bene alla crisi economica globale. E’ stato uno dei primi paesi ad uscire dalla recessione, le ultime previsioni confermano una crescita del PIL pari al 5,8% nel 2010. In tale contesto, la Corea del Sud rappresenta il 2,5% (circa 3,4 miliardi, Bernstein Research, Luglio 2010) delle vendite globali del settore dei beni di lusso. Per i marchi internazionali della moda di fascia alta il trend della crescita in questo mercato è tale che ha superato le aspettative, specie se confrontato con quanto accade in Europa, Stati Uniti o in Giappone. In Corea del Sud i principali canali distributivi per i marchi internazionali sono i department store ed il canale duty-free. Lo conferma una recente ricerca di McKinsey, secondo la quale circa il 50% della frequentazione dei consumatori è avvenuta all’interno di questi due canali. L’attuale sviluppo dell’economia sud coreana si conferma anche nel trend delle vendite retail dei department store che sono cresciute nel 2009 del 17% rispetto all’anno precedente. Tale incremento è secondo solo a quanto registrato sul mercato cinese. Soffermiamoci sulle più importanti catene di department store coreani. La prima è Lotte Department Store. E’ stata fondata nel 1979 ed è leader nelle vendite retail con una quota di mercato tra i department store coreani del 42 per cento. Presenta la maggior parte dei brand internazionali; per questa ragione ha un posizionamento più commerciale rispetto ai suoi competitor ed è molto popolare sia tra la clientela locale che tra quella quella internazio-

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nale. Sono 30 ad oggi i Lotte department store. Recentemente il management di Lotte ha deciso di investire nel settore del lusso con l’apertura del flagship store di AvenueL nel centro storico di Seul. Gli altri tre players sono Shinsegae, Hyundai e Galleria. Shinsegae è il primo store aperto nel 1930. Gli attuali 8 department stores hanno un posizionamento più alto, fashion forward rispetto al concorrente Lotte. Il flagship store aperto nel 2009 a Centum City a Busan è il più grande department store del mondo, avendo superato per dimensioni quello di Macy’s a New York. Hyundai, catena fondata nel 1971, con posizionamento più conservativo e orientato al lusso, conta oggi 12 department stores. La principale location è Hyundai Apgujung a Seoul, importante per l’immagine e per i designer brand rappresentati. Mentre quella di Hyundai Coex si rivolge a un pubblico più giovane e fashion-oriented e propone più contemporary brand. Infine, Galleria è una catena più recente che comprende 8 department stores ed è molto piu’ piccola rispetto agli altri player. Il suo store Concept si rivolge prettamente all’high-end market. Le Luxury Hall West e East nell’area Apgujeong di Seul sono famose per la vendita di prodotti di lusso e la continua presentazione di nuovi marchi sul mercato coreano. Per quanto riguarda invece il canale duty-free, nel 2009 le sue vendite retail hanno superato i 2 mld US$ ed è diventato il principale mercato duty-free a livello mondiale. Incheon International Airport ha registrato la prima posizione, con vendite intorno di circa 1 mld US$, superando Dubai International Airport e Heathrow Airport. Luca Esposito


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r&f news … e masterplan pronto in 18 mesi

Gambero Rosso al Macro

È andato all’Ati Nicolai Ricevimenti srl e Gambero Rosso Holding spa l’appalto per l’affidamento in concessione della gestione dei servizi di caffetteria, ristorazione e catering del museo Macro di Roma. Il valore dell’appalto è di 382mila euro, offerta che ha battuto quella delle altre tre arrivate. Nell’esposizione di arte contemporanea i due vincitori dovranno realizzare anche lavori di completamento e allestimento. Per Gambero Rosso si tratta della prima volta in un museo. Molti chilometri più a nord, intanto, la caffetteria del Museo del Novecento di Milano finisce sotto accusa sulle colonne locali del Corriere della Sera. Il motivo? Per un crodino e tre spritz occorrono 55 euro. Tanto da far inorridire il gruppo di veronesi arrivati per il museo. Ma non solo loro.

Giunti a Caselle, Mondadori ai Gigli

Continuano le aperture di librerie in aeroporti, stazioni e centri commerciali, alla faccia della pessima aria che tira sulle catene in America

e Regno Unito (Borders e Barnes & Nobles le più colpite). Nell’aeroporto di Torino Caselle ha aperto i battenti la settima libreria di Giunti al Punto, già presente a Firenze, Bari (con due punti vendita), Brindisi, Trapani e Fiumicino. Nel grande centro commerciale I Gigli di Campi Bisenzio (Fi), il più grande in Italia a pari merito con Euroma2 (13 milioni di passaggi all’anno), ha cambiato posizione la grande libreria Mondadori. Estesa su 500 mq, lascia la Corte Tonda per approdare nella Corte Lunga. Le sue referenze sono 30mila, il servizio di prenotazione gratuito dà accesso a 300mila titoli.

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Adr, accordo alle spalle di Tremonti…

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e tariffe non si sbloccano e per Aeroporti di Roma e Gemina la soluzione ideale sarebbe una: fare l’accordo in barba a Tremonti. Secondo MF, infatti, si starebbe pensando di modificare l’iter legislativo per approvare il nuovo contratto di programma escludendo la necessità dell’approvazione da parte del ministero dell’Economia e Finanze. Proprio Tremonti, infatti, avrebbe i dubbi maggiori, perché convinto che gli incrementi richiesti per gli ingenti investimenti (3 miliardi fino al 2020) siano eccessivi e avrebbero effetti deprimenti sul traffico. Un primo tentativo, racconta MF, è andato a vuoto la scorsa estate: un emendamento del decreto anticrisi (78/2010) aveva previsto una via simile, ma era stato respinto dall’Aula. Ci sarebbe comunque un precedente: nel 2008, per dare il via libera alla nuova convenzione tra Anas e Autostrade (in mano a Benetton, che ha anche la maggioranza di Gemina) si ottenne l’inserimento nel decreto salva infrazioni di un emendamento in cui si eliminava la necessità dell’ok del Cipe, che aveva bloccato l’iter di approvazione. •

M

entre gli investimenti rimangono bloccati, AdR ha firmato il contratto con la società di progettazione aeroportuale Scott Wilson Ltd per il masterplan al 2044 di Fiumicino. Gli inglesi, al top nel mondo per fatturato, avranno 18 mesi per elaborarlo. Saranno seguiti da un team di Adr, con la collaborazione dell’Enac e degli esperti di Changi Airport International, gestori dell’aeroporto di Singapore e azionisti al 5,18% (ma puntano al 10%, secondo la Reuters) di Gemina. Sul fronte degli appalti aggiudicati è arrivato anche l’affidamento del servizio di monitoraggio della qualità erogata e percepita degli aeroporti di Fiumicino e Ciampino. Vincitore è uscita l’Ati Pragma srl (capogruppo) – Istituto Piepoli spa. Rispetto a una base d’asta di 1,5 milioni di euro, l’Ati ha offerto un importo di 1,039 milioni più 45mila euro per gli oneri per la sicurezza. •

Aviation outlook

Non si vive di solo cost cutting Non vi è dubbio che l’ondata di ipercompetizione nel settore delle aerolinee in seguito alla sua deregolamentazione e, in via ulteriormente propulsiva, con l’esplosione del fenomeno low-cost, abbia spinto molti vettori tradizionali ad implementare forme di cost cutting per salvare i margini di profitto. Tale condotta presenta, tuttavia, caratteristiche di minore accettabilità presso la domanda, soprattutto quella business, soprattutto se, a fronte di un detrimento del servizio offerto, non si contrappone una riduzione del prezzo ma anzi, come spesso avviene, un suo incremento. E laddove, accanto a vettori tremendamente alla ricerca di ogni forma di risparmio, si contrappongono aerolinee a forte impronta di differenziazione ed estensione della qualità d’offerta, come nel caso dei vettori operanti nella penisola arabica, per esempio. Nello specifico, le aerolinee alla ricerca di efficientamento tendono ad intervenire in prima istanza sui servizi a terra, esternalizzandoli ad imprese terze nella convinzione che gli stessi producano una bassa incidenza sui livelli di soddisfazione del passeggero. Tesi tanto più curiosa quanto errata: mi è capitato recentemente di vivere una situazione di pesante ritardo nel decollo del velivolo, a causa di un suo guasto tecnico, laddove per oltre un’ora e mezza il personale al gate – appartenente a società di servizi terza ed in assenza di alcun supervisore del vettore – non ha rilasciato alcuna informazione ai passeggeri. Ancora: pensate al momento della riconsegna dei bagagli, a cui solo pochi vettori, tra cui Emirates e Qantas, allocano proprio personale per l’assistenza diretta al passeggero nel caso di disservizio e mancata riconsegna. O, ancora, il timing di apertura dei check-in: per alcuni vettori esiste un orario esteso di apertura dei banchi, in modo da servire al meglio anche i passeggeri che si recano con largo anticipo allo scalo; per altre aerolinee l’orario è rigidamente

ancorato ad una minimizzazione del costo di produzione di questo servizio. Se è vero che la domanda d’affari, come registra la IATA nei suoi periodici report, è oggi ritornata a livello globale a livelli pre-crisi, con un positivo impatto sui conti economici delle aerolinee, il vero sforzo dei vettori che vogliono pensare di sopravvivere in un ambiente competitivo ostile non può che essere la ricerca dell’eccellenza nei servizi verso questo target. L’ancorare ogni futura strategia alla sola riduzione del costo appare una soluzione, ancorché con differenti ambiti di praticabilità nei vari contesti, solo cosmetica. Diminuirà infatti lo scopo d’azione del vettore, sempre più attraente per quella clientela leisure ed etnica poco o per nulla remunerativa per un vettore tradizionale. Aumenteranno le chance di cannibalizzazione del proprio traffico da parte dei vettori LCC, verso cui sfumerà ogni differenza. E, infine, si incrementeranno le occasioni di acquisizione, anche ostile, da parte dei grandi gruppi che ormai sempre più polarizzano il settore delle aerolinee. Si tratta, a ben vedere, di riflessioni forse in qualche modo utili per la condotta futura della neonata Alitalia, che compete nello scenario settoriale oggi forse più complesso, quale quello che caratterizza il continente europeo. Salute a tutti! Prof. David Jarach www.diciottofebbraio.it


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r&f news La cultura fa sosta al Vulcano Buono

I grandi spazi dei centri commerciali si prestano, sempre di più, a iniziative che esulano dal solo motivo retail. È il caso dello shopping center Vulcano Buono di Nola, dove tra il 5 e il 13 febbraio scorsi ha avuto luogo il 1° Salone Mediterraneo del Libro. L’evento, tenutosi presso la piazza centrale del mall, ha visto un fitto programma di

Pisa base Air One, Firenze allunga la pista

U

n Airbus 320 dal primo luglio sarà posizionato all’aeroporto di Pisa. Così AirOne ha fatto del Galilei la sua seconda base, diventando il secondo vettore basato a Pisa (dopo Ryanair). Grazie a questo investimento saranno otto i nuovi collegamenti, cinque dei quali non erano prima raggiunti da alcuna compagnia dallo scalo toscano: Olbia, Palma de Maiorca, Minorca, Atene (operative dal primo luglio) e Praga (dal 13 settembre). Per lo scalo pisano, intanto, vanno avanti il progetto di integrazione con Firenze Peretola. Aeroporto per il quale il 14 febbraio, dopo interminabili dibattiti, la giunta regionale della Toscana ha adottato la variante al Piano di indirizzo territoriale (Pit), prevedendo lo sviluppo dello scalo (con due ipotesi per la nuova pista) ma anche, come compensazione, la realizzazione del parco della Piana. «Prevediamo la qualificazione e lo sviluppo dello scalo attraverso l'ipotesi di allungamento dell’attuale pista o la costruzione di una nuova pista parallela all’autostrada, arrivando, in entrambi i casi, a una pista di circa 2 chilometri rispetto agli attuali 1,4 km», ha commentato il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi. •

A Forlì bruciati 10 milioni presentazioni e incontri con gli autori. Oltre ai volumi ha trovato spazio anche l’arte grazie alla mostra “12 Artisti al 1° Salone Mediterraneo del Libro”. L’obiettivo del progetto è stato quello di trasformare per breve tempo il centro commerciale concepito da Renzo Piano nel cuore pulsante della cultura campana.

Sopravvivere in attesa della privatizzazione e dell’integrazione con l’aeroporto di Rimini. Nel frattempo, bloccati i contratti con le nuove compagnie, tra cui Eagles Airways. È la desolante situazione dell’aeroporto “Ridolfi” di Forlì, che ha chiuso il 2010 con un rosso di 10 milioni di euro, superiore alle previsioni di 7,3 milioni. Tra le cause, l’abbandono di Wind Jet che ha preferito traslocare a Rimini. Ora rimangono WizzAir e Belle Air, dirette verso l’Europa dell’Est. Per la privatizzazione il responso è prossimo, visto che il 4 marzo è il termine per le manifestazioni d’interesse. Pare siano arrivate delle proposte da privati, anche se il sogno (o l’illusione?) è il fondo F2i di Vito Gamberale. Nel frattempo, secondo il sindaco di Forlì, Roberto Balzani, l’imperativo è garantire benzina per arrivare alla privatizzazione, attraverso una ricapitalizzazione da 3,098 milioni di euro. Un richiamo alla Camera di Commercio Forlì-Cesena e alla Regione Emilia-Romagna, che devono ancora sborsare rispettivamente 300mila e 800mila euro.

in format Innovazione ed eccellenza al 19mo Prix Procos Il prix Procos riunisce ogni anno tutti gli attori del commercio francese: insegne, promotori, investitori, collettività locali, amministratori pubblici… La 19ma edizione, dal titolo “Et demain, le commerce?” si è svolta il 20 gennaio 2011 al Pavillon Gabriel di Parigi e ha visto le 240 insegne aderenti al club Procos e il Comitato Organizzativo premiare i “lauréats” delle cinque categorie in concorso. Per la prima categoria, “Creazione centro commerciale”, è stato premiato il progetto Caserne de Bonne di Grenoble, promotore SODERIP, interessante risultato del processo di riqualificazione di un’area urbana svolto con particolare attenzione all’integrazione con il tessuto circostante e rispetto dell’ambiente. Il secondo award consegnato, il “premio del commercio indipendente”, è stato pensato per evidenziare la particolare attenzione che merita questo settore all’interno delle città moderne. Due i premi ex aequo attribuiti: il primo, alla “Patisserie Meert” di Lille, monumento storico e istituzione locale; il secondo, al negozio “Ma Petite Robe Noire” di Lione, originale ed audace concetto sviluppato attorno all’idea di proporre un unico prodotto monocromo. Questo concept ha suscitato grande interesse e sta lanciandosi nel web per raggiungere canali internazionali. Il “premio speciale” del Comitato Organizzativo è stato attribuito quest’anno al creatore di Sephora, Dominique Mandonnaud. Le sue scelte nel corso degli anni hanno portato quest’insegna a diventare un modello di riferimento per il settore della bellezza,

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A cura di Ing. Tiziana Bardi studiobardi@cad38.com

acquisendo anche uno spazio di eccezione nella rete travel (esempio ne sono i negozi nelle stazioni francesi, come Gare de Lyon a Parigi, o italiane, come Roma Termini o la prossima apertura in Stazione Centrale a Milano). La Communauté d’Agglomération Rennes Métropole ha invece meritato il “premio per la gestione degli equilibri urbani”, per la sua attenzione nello sviluppo commerciale sia per il centro città che per le zone periferiche. Ultimo premio consegnato è stato il “Prix Procos d’Honneur”, destinato a un personaggio chiave del commercio francese, quest’anno designato a Philippe Houzé, presidente del Directoire del Groupe Galeries Lafayette, gruppo storico, che riunisce, oltre ai grandi magazzini omonimi, alcuni dei colossi del retail francese, come Monoprix e BHV.


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r&f news Eataly soppianta lo Smeraldo

L’annuncio è arrivato a sorpresa, lo scorso 10 febbraio, in una presentazione del Salone del Mobile al Piccolo Teatro. Ornella Vanoni, microfono in mano, guarda il suo vicino di sedia, Oscar Farinetti, e gli dice: «Tanto possiamo dirlo che allo Smeraldo ci entri tu». Così il patron di Eataly ha dovuto confermare: ci sono trattative per installare la seconda location di Eataly a Milano negli spazi del glorioso teatro di piazza XXV Aprile, danneggiato dai lavori infiniti per realizzare un parcheggio nell’area antistante. L’apertura è prevista per il 2012, «magari il 25 aprile». «Ogni Eataly che apriamo – ha aggiunto Farinetti – è legato a un valore: a Milano sarà ancorato allo spettacolo. Non possiamo uccidere un luogo come lo Smeraldo, dove hanno cantato Bob Dylan e Ray Charles. Per questo resterà il palco per ospitare show e concerti». Nei 2.500 metri quadrati del progetto saranno anche allestiti quattro o cinque attività di ristorazione, laboratori per la didattica e banconi per la vendita dei prodotti.

Lufthansa, addio Heike, arriva Kraus

Determinata e artefice dello sbarco di Lufthansa Italia a Malpensa nel 2008, la manager Heike Birlenbach ha lasciato il suo incarico al vertice della filiale italiana della compagnie di bandiera tedesca. Al suo posto arriva Michael Kraus, direttore generale della controllata Air Dolomiti, che mantiene anche questa qualifica. Michael Kraus Ignoti i motivi del trasferimento della Birlenbach all’aeroporto di Monaco, dove sarà il capo degli equipaggi di cabina, hostess e steward. Lufthansa Italia aveva da poco ottenuto l’agognato certificato di operatore aereo italiano, diventando il vero concorrente italiano di Alitalia. Con la quale la Birlenbach aveva polemizzato duramente sulla questione degli slot bloccati a Linate.

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cosa occorre sapere per... A cura dello Studio Legale Cocuzza & Associati di Milano

I Temporary Stores: attenzione alle locazioni temporanee!

L

e modalità con le quali oggi i retailer fanno fronte alle esigenze del mercato al fine di soddisfare i sempre mutevoli bisogni dei consumatori sono assai varie e articolate. Una di queste è rappresentata dal fenomeno dei temporary store. Questa forma di retail nata qualche anno fa nel mondo anglosassone è divenuta ormai un fenomeno importante anche in Italia dove si sta espandendo a vista d’occhio nelle maggiori piazze commerciali, sia nelle città che in periferia, all’interno dei Centri Commerciali. Le ragioni dello sviluppo di questi negozi temporanei sono molteplici e rispondono a esigenze diverse: vendita di stock, vendita di prodotti stagionali, lancio di nuovi prodotti, ma non solo. Inoltre, i temporary store hanno rappresentato un utile strumento nel corso della recente crisi economica permettendo, da un lato, ai proprietari, di far fruttare, anche se per un breve periodo, i propri locali e, dall’altro, ai retailer, di soddisfare le loro esigenze temporanee di business. Tali nuove tipologie di retail store, seppure uniformi a livello internazionale, debbono poi necessariamente confrontarsi con la legislazione vigente nel paese ove vengono realizzate al fine di verificarne la compatibilità con l’ordinamento interno sotto il profilo contrattuale, del tipo di contratto utilizzabile. Le forme contrattuali utilizzate nel nostro ordinamento sono le più varie e vanno dal classico affitto di ramo di azienda, la cui durata può essere liberamente determinata fra le parti, ove l’operatore subentra - pro tempore - nell’autorizzazione commerciale del concedente per gestire direttamente l’attività, all’appalto di servizi ove il temporary retailer “contribuisce” soltanto con il proprio marchio e la propria merce alla realizzazione del negozio. I temporary store sono più facilmente realizzabili ogni qual volta il retailer possa “usufruire”, per l’esercizio della propria attività, dell’autorizzazione amministrativa del titolare degli spazi o subentrandovi o comunque utilizzandola a diverso titolo, in quanto tale circostanza favorisce il ricorso a tipologie contrattuali più flessibili sotto il profilo della durata.

La situazione va attentamente valutata, invece, ove il retailer necessiti di una autorizzazione ad hoc per la propria attività (non quindi della generica autorizzazione per “generi alimentari” o “non alimentari” ex Legge Bersani) e/o l’unico o strumento contrattuale utilizzabile per l’utilizzo temporaneo degli spazi commerciali sia il contratto di locazione. La legge sulle locazioni commerciali ammette una deroga alla durata legale delle locazioni (che di regola non possono essere inferiori a sei anni) solo “qualora l’attività esercitata o da esercitare nell’immobile abbia, per sua natura, carattere transitorio”. E’ evidente che l’attività commerciale di per sé non ha natura transitoria. Come può allora giustificarsi in tali ipotesi una locazione temporanea? A tal riguardo la nostra giurisprudenza ha avuto modo di precisare che la transitorietà va individuata non tanto in relazione al tipo di attività in sé, quanto tenendo conto del particolare modo in cui l’attività stessa si atteggia in concreto, come desumibile dalla volontà delle parti espressa nel contratto. Un esempio può chiarire meglio. E’ stata giudicata legittima una locazione temporanea avente ad oggetto un immobile da adibire a deposito e vendita di stock occasionali di mobili ed arredamenti. Pertanto ogni qual volta si debba utilizzare lo strumento contrattuale della locazione temporanea per realizzare un temporary store il retailer dovrà stare molto attento a precisare chiaramente nel contratto la natura transitoria dell’attività che si intende svolgere nei locali, anche in relazione alle particolari caratteristiche del prodotto posto in vendita.

Avv. Giulia Comparini Per informazioni e quesiti gli Avvocati Giulia Comparini gcomparini@cocuzzaeassociati.it e Alessandro Barzaghi abarzaghi@cocuzzaeassociati.it saranno lieti di rispondervi.

Crescita a due cifre dove arriva Ryanair È stato un anno buono. Il consuntivo di Assaeroporti ha confermato che nel 2010 i passeggeri transitati dagli scali italiani sono stati 140 milioni, nove in più dell’anno prima, con un incremento del 7 per cento. Superata finalmente anche la quota del 2007, segno che la crisi, nonostante il vulcano islandese, è stata lasciata alle spalle. Gli incrementi record sono stati tutti legati alla trasformazione in basi Ryanair e sono avvenuti soprattutto al Sud: +57,4 per cento in più a Trapani (1.682.991 passeggeri), +47,2 per cento a Brindisi (1.606.322), +20,3 per cento a Bari (3.398.110). Ma anche Bologna, decisamente più grande dei precedenti, ha fatto l’exploit, con un +15,3% che l’ha portata a entrare nel club dei “5 milioni” (5,5 per l’esattezza). Lista questa che vede in prima posizione Fiumicino (36,3 mln), seguito da Malpensa (18,9 mln), Linate (8,3 mln), Orio al Serio (7,7 mln), Venezia (6,9 mln), Catania (6,3 mln) e Napoli (5,6 mln). In ripresa anche l’aeromerci, +18 per cento sul 2009, anche se su livelli ancora inferiori al 2007.


“Sì” del Tar al Palmanova

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entre crescono affluenza e fatturati, rispettivamente del 9% e del 18% (dato 2010 su 2009), il Palmanova Outlet Village registra un’altra vittoria, in sede giudiziaria. Il Tar ha accolto il ricorso presentato dai negozi del foc friulano contro il provvedimento dell’Unione Comuni di Aiello-San Vito. Come riporta la stampa locale, in base alla modifica

Le catene indossano la “M”

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entre il retail tradizionale soffre, i centri commerciali sostanzialmente tengono. All’interno degli shopping center continua a rossicchiare quote la galleria (+3% sulle vendite 2009), mentre scendono gli ipermercati (-3%). Di particolare rilevanza risultano le performance degli anchor store di circa 1.500 mq, che possono fatturare anche 4 milioni di euro a fronte di affitti che superano i 300mila euro. Questa categoria di negozi è quella che nel 2010 ha ottenuto i risultati migliori (fonte Cncc), registrando un incremento del 6,8 per cento. La taglia “M” funziona anche per i punti vendita più piccoli, quelli che arrivano a 600 mq, con fatturati di oltre 1,5 milioni di euro e una crescita del 4,4 per cento. In questo caso gli affitti si attestano sui 200 mila euro. Performano progressivamente meno, ma sempre con segno “+”, le superfici ridotte. I negozi di massimo 250 mq hanno un giro d’affari sino a 1,3 milioni di euro (+3,2% nel 2010), mentre la voce “affitto” può pesare sino a 140mila euro. Un discorso diverso merita la ristorazione: nei centri commerciali i costi di locazione vanno da 279 a 341 euro al mq, con fatturati che oscillano intorno ai 3mila euro al metro quadro. In questo settore la crescita nel secondo semestre del 2010 ha toccato il 5,6 per cento. •

della legge regionale proposta dalla Lega Nord la scorsa estate, i Comuni sono tenuti a ricevere dagli esercenti la lista delle loro 29 aperture festive e domenicali, previste dalla legge Ciriani del 2008. Non avendo mai accettato il ”tetto” delle aperture, forte di una prima sentenza del Tar che considerava l’outlet come un agglomerato di negozi indipendenti sotto i 400 metri quadri, per i quali non ci sono vincoli di apertura, il complesso retail promosso da Promos e gestito Promanagement si è opposto alla richiesta. Il risultato è che la legge Ciriani viene ora considerata a rischio di illegittimità costituzionale. Di questo dovrà pronunciarsi la Corte Costituzionale, con possibile effetto domino sull’intera economia regionale. •

Reno: i dati riferiti al Natale Con riferimento all’articolo Last But Not Least del numero di gennaio-febbraio 2011, si precisa che i dati positivi sull’andamento dei centri commerciali, forniti da Reno, erano riferiti al periodo natalizio e non, come si poteva supporre dalla lettura, a quello dei saldi. Ce ne scusiamo con gli interessati e i lettori.

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indice retail 2011 L'anno apre in sordina M

entre il 2010 aveva registrato un progresso davvero notevole, l'avvio del 2011 non è brillante per i titoli del retail e del lusso accessibile. Per la verità dobbiamo dire che l'andamento è molto contrastato, anzi spaccato in due: metà dei titoli, infatti, segna un progresso in linea con quello degli indici generali (l'italiano FTSEMIB e il mondiale Morgan Stanley), mentre l'altra metà è in arretramento, e "rovina" la media. Registriamo anche che i titoli italiani si comportano leggermente meglio di quelli esteri, ma questa è una caratteristica generale, in quanto la borsa milanese ha iniziato l'anno in grande spolvero. Staremo a vedere come andranno i prossimi mesi, ricordandoci bene che anche l'anno scorso l'inizio era stato debole, per finire poi con un progresso attorno al 50 per cento.

PRINCIPALI SOCIETA’ MARCHI POSSEDUTI

HOLDING AEFFE BULGARI DAMIANI GEOX LUXOTTICA SAFILO GROUP STEFANEL

INDICE ITALIA TOD'S ADIDAS C. F. RICHEMONT DUFRY FOSSIL HUGO BOSS INDITEX LVHM NIKE POLO RALPH LAUREN PPR PUMA SWATCH GROUP TIFFANY & CO

INDICE MONDO

MERCATO

QUOTAZIONI AL 03/01/11

Alberta Ferretti • Moschino • Pollini

Italia Italia Italia Italia Italia Italia Italia

Hogan • Fay Reebok Vacheron Constantin • Cartier • Dunhill Valentino • Permira Zara • Pull and Bear • Massimo Dutti Louis Vuitton • Moet Chandon • Hennessy • Fendi • Dior • Zenith • Guerlain Puma • Fnac • Gucci • Redcats • Conforama Omega • Longines • Tissot Valentina • Elsa Ferretti • Paloma Picasso

0,50 8,17 0,86 3,43 22,65 13,59 0,50

100,00

Francia

118,66

116,40

98,10%

Nyse Francia Xetra Xetra Nyse

85,59 111,65 118,83 237,76 313,96 62,11

86,66 114,39 114,85 228,40 303,00 62,81

101,25% 102,45% 96,65% 96,06% 96,51% 101,13%

100,00

100,00 20.436 313.611

98,10% 104,15% 100,02% 94,18% 90,46% 105,37% 99,00% 97,49%

76,86 47,52 41,74 113,80 76,59 49,50 54,76

FTSEMIB MSCI ALL COUNTRY

142,00% 93,88% 100,00% 109,91% 97,44% 96,47% 114,00%

73,80 47,51 44,32 125,80 72,69 50,00 56,17

INDICE RETAIL GLOBALE

L’indice Generale Retail è ponderato nella misura di 3 (retail) per tener conto della differente ampiezza dei rispettivi mercati. Tutte le quotazioni sono nella valuta della piazza relativa.

0,71 7,67 0,86 3,77 22,07 13,11 0,57

indice

Italia Xetra Xetra Svizzera Nasdaq Xetra Xetra

07/02/11

22703 326.248

97,91%

97,93% 111,09% 104,03%

© Edifis Intelligence

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osservatorio prezzi

listini retail, sconti e ancora promozioni e saldi. In una giungla di negozi, prodotti e clienti, siamo andati a confrontare i prezzi outlet dell’offerta food e di sei categorie merceologiche non food all’interno dei foc di Serravalle Scrivia e di Fidenza. Il risultato: un sostanziale pareggio

La battaglia a distanza degli

Outlet I

n Piemonte lo storico outlet di McArthurGlen, posizionato a Serravalle Scrivia (Al) e facilmente raggiungibile in poco più di un’ora d’autostrada da Milano, Genova e Torino. In Emilia la cittadella dello shopping di Value Retail, collocata alle porte di Fidenza (Pr) e distante anch’essa poco più di un’ora da Milano e Bologna. In mezzo un bacino di utenza tra i più popolosi e ricchi d’Italia. Ma i veri protagonisti di questi villaggi sono i marchi, circa 180 nel primo foc e un centinaio nel secondo. Grazie a precise strategie di commercializzazione e marketing, i due villaggi hanno inserito un portafoglio di brand paragonabile, per cui è stato possibile mettere a confronto i listini dell’offerta food e non food. La rilevazione ha avuto luogo nei giorni 3 e 4 febbraio e si è soffermata sul primo prezzo outlet di alcuni prodotti di largo consumo. Non mancano alcune indicazioni sui saldi e sulle promozioni. Tutti gli shop analizzati

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sono specializzati nei rispettivi settori, mentre non sono stati presi in considerazione quelli con un assortimento più generalista e comunque, come sempre, la nostra rilevazione non ha carattere scientifico. Per dovere di cronaca, in entrambe le visite si è registrato un buon flusso di clienti nonostante i giorni in questione fossero feriali e gli orari compresi tra la mattina e metà pomeriggio.

Shopping a pancia piena

Se i negozi sono almeno cento, i punti food non sono più di 5 per ogni outlet in oggetto. I pochi esercizi di ristorazione rappresentano quindi il biglietto da visita per un consumatore che ha viaggiato anche 60-90 minuti e prima di fare shopping vuole gustarsi un buon caffè o mangiare un boccone. Partendo proprio dalla bevanda nera riscontriamo che il foc piemontese propone

un prezzo stabile sui 90 centesimi, in linea con un’idea di acquisto alla portata di tutti i portafogli. L’outlet di Fidenza dà subito l’impressione di una location di “prestigio”, per cui il prezzo sale a 95 centesimi presso Ca’Puccino e a 1 euro negli altri esercizi. Solo Caffè Aida chiede 90 centesimi. Cappuccino e croissant variano in modo omogeneo rispettivamente tra 1,10 e 1,40 euro e tra 90 centesimi, ancora di Caffè Aida, e 1,50 euro di Parma Menu (chiosco temporaneo allestito per le festività natalizie e aperto per tutto il periodo dei saldi). Quest’ultimo, tuttavia, offre un prodotto più ricercato del classico “cornetto vuoto”, proponendo a quella cifra sfogliatine e fette di torta. Se la colazione è più cara nella provincia ducale, bevande e snack risultano meno economici a Serravalle. Particolarmente oneroso è il listino di Caffè-Ristorante Gazebo, che presenta 5 prezzi in rosso (vedi tabella in pagina) sui 9 prodotti in paniere. Al contrario il già citato Caffè Aida è il meno costoso con 5 numeri in blu. Tra i prezzi esclusi dal paniere, perché non strettamente confrontabili tra loro, per quanto riguarda il foc di McArthurGlen segnaliamo la forbice compresa tra i 6,50 euro del menu pizza di Autogrill, presente con i marchi Spizzico e Burger King, e i 20 euro per un pasto a buffet al Caffè-Ristorante Gazebo. Spostandoci a Fidenza i prezzi per chi volesse pranzare variano dai 10 euro di Obikà ai 12 euro richiesti dalla Barlumeria per un primo più secondo con la formula self service. Lo scontrino sale sino a 24 euro se, presso il medesimo locale, si sceglie la formula ristorante. Tuttavia il prezzo appare commisurato alla qualità dell’offerta, che presenta tipicità locali. Si segnala la prossima apertura di un punto Ca’Puccino anche a Serravalle Scrivia al posto di Bottega del Gusto, già chiuso al momento della nostra visita.


rilevazione prezzi food Serravalle Designer Outlet Snack bar

Bar Panperfocaccia

caffè espresso cappuccino Croissant Spremuta d'arancia Acqua (pet. 50 cl) Coca Cola (Pet 50 Cl) Panino più economico Pizza trancio base Birra (bottiglietta 33 cl)

0,90 1,10 1 3 1,10 2,30 3,50 2 2,50

Caffe Rist. Gazebo

Autogrill

0,90 1,30 1 3,20 1,20 2,50 3,80 3 4

0,90 1,40 n.d. n.d. 1,30 2,50 1,70* 2,40 3,60

Fidenza Village Buonappetito

Gelateria Blu Bar

n.d. n.d. n.d. n.d. 1,50 2,50 n.d. n.d. 3

Ca' Puccino

0,90 1,10 1 3 1,10 2,30 2,30 3 2,50

0,95 1,20 1 2,50 1,10 2,20 3,70 n.d. 3

Caffè Aida

90 1,10 90 2,50 1 2,30 3 n.d. 2,50

Obikà

Barlumeria

1 1,3 1 3 1 n.d. 3,50 n.d. 4

1 1,40 1 3 1 3 3 3 3

* Hamburger, Burger King ** Prodotti non vuoti (es: sfogliatine, torte ecc.)

Parma Menu

1 1,40 1,50** n.d. 1 n.d. n.d. n.d. n.d. © Edifis Intelligence

rilevazione prezzi non food Outlet

Prezzo medio

Serravalle Designer Outlet 5,35 Fidenza Village 4,90 Serravalle Designer Outlet 16,81 Fidenza Village 28,85 Serravalle Designer Outlet 52,35 Fidenza Village 56,26 Serravalle Designer Outlet 55,68 Fidenza Village 52,93 Serravalle Designer Outlet 36,04 Fidenza Village 33 Serravalle Designer Outlet 30,82 Fidenza Village 45,96

Make up/Ombretto

Intimo/Reggiseno + Slip

Kiko Make Up 2

Modus 9,50

Bottega Verde 6,99

Pupa 2,90

Modus 5,90 Calzedonia Triumph CK Underwear /Intimissimi Golden Lady Parah La Perla International 15 10,98 20 24 13,80 17,10 Triumph Ck Underwear Albistore D&G Goldenpoint La Perla Wolford International 25 27 24 7,98 70 38 9,98

Jeanseria/Jeans donna Jeanseria/Jeans uomo

Madina 3,90

Levi's 59,50 Levi's 59

Lee/Wrangler Meltin'Pot Gas Diesel 32,20 48 69,50 60 Officina Sixty di ricerca 69,90 39,90

Levi's 46

Sixty 65,90

Levi's 49

Sixty 44,90

Lee/Wrangler Meltin'Pot Gas 45 59 62,50 Officina Sixty di ricerca 69,90 39,90

Articoli sportivi/ Scarpa uomo da running

Nike 34

Puma 35

Nike 31

Puma 35

Abbigliamento bimbo/ Golfino per bambino 10 anni

Benetton 25 Quore 34,90

Adidas 35

Brums Diesel Kids 35 30

Asics 25

Ck Kids 37,50

Lotto 29,30

Clayeux 34,90

Reebok 35

Il Gufo 22

Sports Store 59

K.I.D.S. 41

Petit Bateau Store House 4-14 25 27

Simonetta Diesel Kids 49 54

© Edifis Intelligence

Categoria merceologica/prodotto

più strutturato presso il foc emiliano. La maggiore varietà permette l’inserimento di marchi più economici senza che sia intaccato il livello medio/ alto che ognuna delle due strutture ambisce con successo a proporre.

Scenari in evoluzione con saldi e promozioni

Non food: 3 a 3 nei tempi regolamentari…

Guardando all’offerta non alimentare dell’outlet di Serravalle Scrivia e di quella di Fidenza, in vari settori i marchi coincidono per buona parte, ad esempio in quello jeanseria o intimo, in altri l’offerta è quasi completamente differente, ad esempio per l’abbigliamento bambino. Tuttavia se confrontiamo il listino medio per ogni categoria merceologica è evidente come tra le due cittadelle dello shopping ci sia un sostanziale equilibrio. Il complesso gestito da McArthurGlen si dimostra mediamente più economico nel comparto intimo (reggiseno + slip), jeanseria donna (prodotto base) e abbigliamento kids (golfino per bambino 10 anni). Al contrario il complesso gestito da Value Retail espone prezzi mediamente più accessibili

per il make up, nel quale abbiamo preso a riferimento il primo prezzo outlet dell’ombretto, per la jeanseria uomo (prodotto base) e per gli articoli sportivi (scarpa running da uomo).

…ma ai rigori vince McArthur

Per capire, dunque, quale dei due outlet applichi i listini più competitivi abbiamo sommato i dati medi di ogni segmento merceologico. La somma dei 6 prodotti entry level del paniere segna 197,05 euro presso il Serravalle Scrivia contro i 221,90 di Fidenza. Va sottolineato che il portafoglio marchi di Serravalle Scrivia è quantitativamente più ricco rispetto al competitor, soprattutto nei settori articoli sportivi e abbigliamento bambino. In controtendenza è invece il segmento intimo, appena

Il mese di febbraio si contraddistingue per i prodotti in saldo ancora invenduti e per l’arrivo della “nuova”collezione. I primi sono soggetti a sconti ulteriori e/o promozioni, i secondi sono venduti a prezzo outlet. Tra gli affari più interessanti si annoverano le soluzioni applicate nel comparto make up, ad esempio nel foc di McArthur i 6,99 euro di listino outlet per un ombretto base proposti da Bottega Verde si riducono a un solo euro, lo sconto è dell’85% grazie a una promozione. Un solo euro, contro i 2,90, costa anche l’ombretto di Pupa, questo in saldo del 60 per cento. Lo stesso capita al punto vendita Madina del Fidenza Village, dove l’ombretto entry level scende del 15% da 3,90 a 3,32 euro, mentre l’articolo da 4 euro è venduto al cliente finale a soli 2 euro grazie allo sconto del 50 per cento. Altri casi degni di nota, con sconti del 70%, li abbiamo riscontrati a Serravalle presso il negozio Lee/Wrangler, dove l’ultimo capo rimasto di jeans base da donna costa soli 9,66 euro contro i 32,20 del prezzo outlet, e presso il negozio di La Perla a Fidenza. In questo caso il completo intimo di La Perla scende da 219 euro a poco più di 65 euro mentre quello a marchio Malizia passa da 70 euro a 21. A. P.

retail&food - marzo 2011

19


Star Trek retail

I

nternet è accessibilità per tutti, mentre la moda è sinonimo di esclusività: sembra un paradosso farli parlare”. Così spiegava alla stampa Federico Marchetti, il fondatore nonché l'attuale boss di yoox. com, la boutique online che sta spopolando nel web di mezzo mondo con milioni di contatti al mese. In fondo non deve stupire che una delle più dinamiche piattaforme del commercio online della moda sia nata proprio nel Belpaese, di norma abbastanza tradizionalista e poco aperto alle moderne tecnologie. Infatti la moda e l'Italia sono un connubio che ha una storia importante proprio da noi, soprattutto grazie alla democratizzazione delle griffe e alla loro diffusione anche verso settori di mercato più 'popolari' rispetto ai target classici. Così a fianco di brand di alta gamma, come Armani o Valentino, per esempio, sono cresciuti negli anni, in particolar modo dopo il boom industriale, marchi di fascia media: fantasia, design di alto livello e filati di buona qualità, in questo modo brand tricolori, come Stefanel o Benetton, hanno conquistato i mercati internazionali, partendo, molto spesso, da piccole attività familiari, che negli anni sono diventati dei veri colossi. La chiave? Il lusso accessibile a tutti. Una trovata tutta italiana che ha funzionato cinquant'anni fa e che sembra funzionare oggi con l'aiuto del web, la più potente macchina di democratizzazione delle informazioni e dei consumi, che l'uomo fino ad ora abbia conosciuto. Il tutto proprio nel Belpaese, dove l'e-commerce non si è ancora sviluppato anche a causa di un accesso alla rete (broadband in particolare) ancora indietro rispetto ai più evoluti States o ai cugini europei. Tanto di questo spirito c'è anche in Federico Marchetti, emiliano, appena quarantenne, figlio di impiegati. Uno che con una laurea in economia in Bocconi, un MBA alla Columbia University, analista in Lehman Brothers (con un ruolo anche di esperto in beni di lusso) e consulente di Bain & co, si descrive così prima dell'idea di fondare il portale di vendite online di moda: «Mi sentivo una via di mezzo tra Paperino e Archimede, cercavo un'idea». Poi, la folgorazione appena trentenne e nel 2000 ecco yoox.com, l'outlet online: un mix di retail, moda e internet, l'esclusività che sposa l'accessibilità della rete (e del portafogli), in pieno boom della new economy.

Dall'Emilia a Shanghai, miracoli dell'e-commerce

Il nome, ci tiene sempre a precisare

20 retail&food - marzo 2011

il suo giovane fondatore, è stato scelto così sia perchè è corto e visivamente bello, quindi facile da ricordare, sia perchè Y e X sono i cromosomi dell'uomo e della donna e OO è l'unità del codice binario di internet: insomma uomo e donna online. Ovviamente in nome dello shopping. La società nasce nella tarda primavera del 2000 come rivenditore online (inizialmente attivo solo in Italia e in Europa) di capi scontati di collezioni precedenti rimasti invenduti. Nel primo anno fattura due miliardi di vecchie lire con seimila ordini in portafoglio e undicimila pezzi venduti. Insomma, chi ben comincia è a metà dell'opera, ma il futuro prossimo è ancora migliore. Due anni dopo è il momento dello sbarco negli States

con la creazione di Yoox Corporation e nel 2004 si tiene a battesino Yoox Japan per presidiare il mercato nipponico. Dopo una decina d'anni nel web, oggi questa vetrina virtuale è l'unica azienda di retail online sia multimarca (yoox.com, lo shop online di moda & design) che monomarca. Yoox Service è la società di Yoox Group nata cinque anni fa per progettare e gestire i flagship store (sempre online) dei principali brand (il primo è stato Marni), che vogliono offrire nella rete la stessa collezione disponibile nei negozi. Nel 2006, infatti, anno d'inizio della gestione dei monobrand store online, yoox.com è operativo in 25 paesi con uno sviluppo internazionale del business di tutto rispetto.

Ma non basta: nel 2009 il grande salto, con la quotazione della società in Piazza Affari nel segmento STAR. Un'operazione sorprendente per il settore, fatta anche per reperire risorse per crescere ancora, visto che gli affari vanno a gonfie vele con una copertura globale che in tre anni è cresciuta a 67 paesi nel mondo. Marchetti rimane nel capitale sociale con quasi il 5%, mentre l'11% circa fa capo a Balderton Capital e altre quote tra il 2% e il 6% ad altri fondi come, tra gli altri, JP Morgan o Red Circle, riconducibile a Renzo Rosso, patron della Diesel. Già perchè oggi yoox.com non è più solo uno store virtuale con un'ampia scelta di abbigliamento e accessori (dal 2008 c'è anche thecorner.com, sito multibrand con ministore dedi-

Destinazione

Yoox


tura agile e efficiente, diventando loro patner. Armani, Diesel (2007), Stone Island, Valentino (2008), passando per Dolce&Gabbana e Moschino (2009) per finire con i più recenti Napapijri, Zegna e Adidas Y 3, l'opening soon di quest'anno: uno per uno, i principali player della moda si fanno gestire le vendite online dal gruppo italiano che gli mette a disposizione una soluzione completa che parte dal web per arrivare

alla logistica. Tutto chiavi in mano. Insomma, attenzione non solo al marketing e all'assortimento online, ma anche e soprattutto alla fase di pagamento e consegna del prodotto (il 99% delle consegne risulta in time), spesso più complicate, con una efficiente assistenza telefonica e e-mail. Un business ghiotto, perché l'ecommerce è in crescita, anche in periodi di recessione economica: nel 2009, l'anno della crisi dei consuGruppo Yoox in pillole mi, si è stimato che sul mercato Data di nascita 2000, fondata da Federico Marchetti online sono state Proprietà Quotata alla Borsa di Milano. Balderton Capital I L.P. 11,341%, Red Circle S.r.l 6,140%, Federated Equity Management realizzate vendite Company Of Pennsylvania 4,976%, Essegi S.r.l. 4,785%, J.P. per 68 miliardi di Morgan Asset Management (UK) Limited 4,767%, Federico euro in Europa Marchetti 4,659%, altri <3% Occidentale e circa Sede Zola Predosa (BO) Management Federico Marchetti amministratore delegato 155 miliardi di Business Vendita appareal online, gestione e-commerce USD negli States per brand della moda con un aumenSiti web yoox.com e thecorner.com. Gestione di siti per più di 20 mar to di poco più chi internazionali di moda del 10% rispetto Fonte aziendale all'anno precedente. Il settore dell'appareal (vestiti e accessori) è un buon quinto del business online. Insomma gli spazi per una crescita all'interno di un trend positivo ci sembrano esserci tutti, anche al livello territoriale, visto che dal settembre 2010 è attiva la versione localizzata di yoox.com in Russia, un mercato dalla forti potenzialità di sviluppo. Per non parlare dell'ex Celeste Impero (solo il 19% della popolazione per ora ha accesso al web, ma sviluppa già circa un 1/5 del business americano con prospettive di crescita per il 2014 del +30%), in cui Yoox è sbarcata alla fine dello scorso anno con un online store e una filiale a Shanghai con tanto di centro logistico, per operare con una struttura localizzata. Si partirà, data la specificità del target che ha accesso al web, con una linea di business monomarca associata a una strategia full prize posizionata in fascia alta attraverso partnership con brand del segmento luxury, per poi introdurre il multibrand nel 2011 con thecorner.com e l'anno dopo con yoox.com.

cati per le collezioni del momento), ma è un vero e proprio gruppo, fatto di società integrate che garantiscono oltre un milione di ordini all'anno in quasi settanta paesi, una consegna rapida e sicura degli acquisti con tanto di customer care. Così Marchetti ha cavalcato bene l'onda e dopo aver svuotato i magazzini dei principali marchi, rivendendo tutto sul web, forte del know-how acquisito, mette loro a disposizione una strut-

Giovani, rampanti e attenti alle quote rosa

L'azienda, così, non solo si è ingrandita, ma adesso Yoox spa, la capogruppo con sede a Zola Predosa, in provincia di Bologna, controlla anche le due società a stelle e strisce Yoox Corporation e Y Services e la Yoox Japan e la filiale cinese. Il management, capitanato dal fondatore, ora amministratore delegato della company, poi, nonostante l'età media molto bassa, è composto da

vere e proprie teste d'uovo con curriculum vitae di tutto rispetto: si va dalla new entry dell'anno scorso di Francesco Guidotti (con esperienze nei settori luxury & fashion in LVMH e Bulgari) nel ruolo di Chief Financial Officer, a Massimiliano Benedetti, direttore del marketing, in Yoox fin dall'inizio dell'avventura, o una delle ultime arrivate, Silvia Scagnelli, l'attuale giovanissima investitor relator. Anche dal punto di vista professionale (il 56% dei quasi 300 dipendenti contati nel 2009 sono donne e l'età media è 32 anni), uno specchio fedele del target di riferimento generazionale dell'azienda emiliana (25-35enni, soprattutto donne, con un tasso culturale decisamente sopra la media), che recentemente ha definito una partnership con il Politecnico per un master che ha l'obiettivo di formare figure professionali necessarie per la particolarità del business online, integrato con la logistica. Infatti l'azienda emiliana con gli headquarters nei pressi delle due torri, conta 6 sedi in Italia, Usa, Giappone, Francia, Spagna e Cina, con 4 centri logistici (Italia, Cina, Usa, Giappone) e 7 centri di Costumer care. Un struttura flessibile, ma necessariamente molto integrata proprio per garantire la copertura e i servizi nei maggiori mercati di riferimento. I numeri parlano chiaro: nei primi nove mesi del 2010 sono finiti sui siti yoox più di 8 milioni di visitatori unici al mese (5,9 nel 2009, +37,7%), in tutto più di un milione di ordini (837mila l'anno prima, +33%), con una media di un ordine ogni 21 secondi e, in tutto, 576mila clienti attivi a fronte dei 439 di dodici mesi prima. E' chiaro che per reggere un tale business nel web con tanto di spedizioni degli acquisti, ci vuole uno sforzo di backoffice organizzativo di tutto rispetto.

In tre anni, triplicato il giro d'affari

La macchina sembra comunque ben oliata e funzionante: i clienti aumentano e apprezzano. Infatti, i dati economici parlano chiaro: i ricavi netti consolidati nei primi nove mesi dell'anno scorso si attestano intorno ai 150 milioni, con un secco +41,2% sullo stesso periodo del 2009, che comunque aveva fatto segnare una crescita complessiva sull'anno precedente. Il bilancio del primo anno in Piazza Affari si era fermato a 152,2 milioni di euro, dopo un bel +50% sul 2008 e un giro d'affari triplicato rispetto a 2006 che si era chiuso di poco sotto i 50 milioni. La parte del leone nella fetta del fatturato con 116 milioni (+30,7%) sui

retail&food - marzo 2011 21


Star Trek retail Bilanci riclassificati gruppo yoox

Trend dei ricavi

Fonte aziendale

Network del Gruppo

150, pari al 77% del complessivo, la fa il business multi-marca, con le attività del sito yoox.com e thecorner. com, ma sta crescendo esponenzialmente quello monobrand (+93,2% sullo stesso periodo dell'anno prima con una crescita notevole anche nel numero degli online store), anche se rimane a poco meno di ¼ del giro d'affari totale. L'Europa resta quasi la metà del fatturato della company emiliana, mentre sale la quota statunitense, medaglia d'argento complessivamente dietro al mercato domestico, ma in crescita comparativamente (passa dal 15,7% del totale al 19,4%) e insidia l'Italia che si ferma al 23,3%, tre punti in meno dello stesso periodo del 2009. Quarto il Giappone che sale a quasi il 10% della torta, mentre gli altri paesi si prendono le briciole. Impressionante, senza comparare i dati, la crescita degli USA, che segnano un +75% sui primi nove mesi dell'anno prima, mentre la maglia nera va all'Italia, che comunque fa un +25%: poca roba, verrebbe da dire, rispetto al +38,3% dei cugini europei e del quasi +50% dei Giapponesi. La benzina è abbondante, e il moto-

22 retail&food - marzo 2011

Fonte. bilanci Yoox

Performance del web

re non sembra per niente a rischio ingolfamento: l'EBITDA a settembre 2010 con i suoi 9,2 milioni va a +35,7% sullo stesso periodo dell'anno prima, ma rimane più o meno stabile l'incidenza sui ricavi, e se guardiamo l'EBITDA pre corporate costs ci accorgiamo che la crescita è bilanciata (ambedue intorno al +15%) tra i due settori del business, multi e monomarca, anche se i primi complessivamente pesano di più. Il risultato netto segna 4 milioni di euro (+41,8%), mentre si impenna il capitale circolante netto che sale dai circa 10 milioni ai 26,6 proprio per l'incremento fisiologico del magazzino (anche per gli store monomarca la società gestisce in esclusiva l'intero processo relativo dalle vendite online alla consegna, con relativo stockag-

gio), mentre scende la posizione finanziaria netta, di poco inferiore ai 20 milioni nell'autunno dell'anno scorso (14,1 milioni in meno dello stesso periodo del 2009).

Competitivi sì, ma soprattutto complementari

Il tutto, va ricordato, in periodi di vacche magre, quando i principali retailer della moda varano piani di riposizionamento per il mantenimento delle quote o per non soccombere. Il futuro invece sembra in galoppante crescita per Marchetti e per i suoi soci: la Cina e il business monomarca sono verdi praterie, dove i limiti della frontiera ancora non si vedono. Anche per questo stanno aumentando le sinergie tra

web e player del retail tradizionale, che proprio attraverso il canale monobrand gestito da Yoox sembrano strutturarsi su un percorso più complementare che competitivo con l'e-commerce, rispetto i loro canali di vendita tradizionale, anche in funzione del target di mercato di riferimento e delle sinergie che i principali marchi del luxury stanno mettendo in campo con la società emiliana. Insomma, i retailer tradizionali della moda possono vedere nelle vendite online un buon margine per i propri fatturati, in decisa crescita, e non più solo una preziosa vetrina per i propri prodotti, ma il volume d'affari per ora non è tale da essere competitivo o sostitutivo nel breve periodo. Anzi, il web è sempre di più un'opportunità per un business con pochi costi e molto flessibile, soprattutto in periodi di stagnazione. Per capirci, yoox, brand leader dell'e-commerce, pur essendo in dinamica ascesa, nei primi 9 mesi del 2010 ha fatturato 150 milioni di euro. Benetton, il maggior retailer di casa nostra, ha pareggiato i conti con i primi 9 mesi del 2009: ma nella casella dei ricavi erano segnati 1,5 miliardi. That's all! David Montorsi


retail&food - marzo 2011 23


prima pietra

Kalt Center, dritto al cuore dell’isola La Sicilia si conferma frontiera del comparto retail real estate. Non solo la costa e le città principali, ma anche i comuni situati nell’entroterra costituiscono una risorsa preziosa dove sviluppare nuovi progetti. Proprio in quest’ambito si colloca l’iniziativa di Sviluppo Palermo e Cbre-Espansione Commerciale

P

rima è stata la volta della costa orientale, con un massiccio e repentino sviluppo di unità immobiliari finalizzate al retail full price nella provincia di Catania. Questa fase, non ancora terminata, vede la realizzazione di un ulteriore complesso presso il comune di Misterbianco (Ct), denominato Centro Sicilia e commercializzato da Cushman & Wakefield. Poi è stata la volta del primo grande centro commerciale nel capo-

24 retail&food - marzo 2011

luogo di regione, Forum Palermo, portato dalla multinazionale Multidevelopment. Sul fronte dei prezzi scontati, a fine 2010 è arrivato sull’isola il primo outlet, Sicilia Fashion Village, con protagonisti Percassi e Premium Retail, quest’ultimo nel ruolo di commercializzatore. Ora nuovi insediamenti sia di shopping center che di foc stanno prendendo piede in tutta la regione, come il centro commerciale La Torre, inaugurato a Enna negli ultimi mesi

del 2010 e di proprietà di Igd, e ancora il Fashion Garden Outlet, sviluppato da Cmc Ravenna, destinato a presidiare entro un paio d’anni l’area limitrofa a Taormina.

Il progetto: tra storia e territorio

Il logo rappresenta il biglietto da visita e la prima leva di marketing per legare un progetto al territorio e fidelizzare il consumatore. Ecco perché la scelta di “Kalt Center” ha

una spiegazione ben precisa. Come sostengono i promotori del progetto, il nome «celebra l’antica denominazione di Caltanissetta, chiamata dagli Arabi “Kalt el Nissa”, che significa “Castello delle donne”. Kalt è dunque un omaggio alle origini della città e alle sue donne, fulcro delle famiglie siciliane. La corona impreziosisce il marchio ed è un richiamo alla corona araldica antica presente nello stemma della città, mentre le tonalità calde, rosso e marrone, rie-


Il progetto in pillole Apertura prevista Promotore Commercializzazione Progettazione LOCALITA' Localizzazione Tipologia GLA Parcheggi livelli commerciali Medie superfici Unità ristorazione Totale unità (piccole, medie e grandi superfici)

Primavera/estate 2012 Sviluppo Palermo srl Cbre- Espansione commerciale Teknos Progetti srl, Design International Caltanissetta Periferica Centro commerciale 23.010 mq 1.800 1 8 5 88

vocano i colori del territorio». L’iniziativa, promossa da Sviluppo Palermo in collaborazione con la controllata Kalt Project, è in fase di costruzione dallo scorso autunno. Presso il sito lavorano, su assegnazione del Consorzio delle Cooperative di Costruzioni, società del calibro di CMC di Ravenna, Iter, Ceif, Celi e Sgg. Teknos Progetti di Palermo ha curato il progetto architettonico definitivo. A Design International è stato affidato l’incarico di consulenza per la progettazione architettonica degli interni ed esterni del centro commerciale. Sul fronte della commercializzazione, invece, è operativa Cbre-Espansione Commerciale. Il complesso dovrebbe sorgere tra la primavera e l’estate del 2012. Osservando le specifiche tecniche, che tuttavia potrebbero subire alcune leggere modifiche nei prossimi mesi, l’area di intervento prevista ha uno sviluppo territoriale pari a circa 100.000 metri quadrati. Il complesso dovrebbe occupare una superficie commerciale di 23.000 mq di gla, distribuita su un unico livello, con un’estensione di 17.000 mq di area di vendita. Lo schema include due “piazze” principali che comprendono gli spazi dedicati alla ristorazione. Il loro design è stato concepito per ricreare la suggestione dell’ambiente naturale circostante, ad esempio i colori e le forme sono legate ai temi della vegetazione locale come gli alberi di ulivo. La struttura sarà

Indice di innovazione Architetto, Gerardo Sannella associate director di Chapman Taylor Architetti Urbanista, Tiziana Bardi titolare StudioBardi/Cad38 Sociologo, Gianmarco Navarini, professore di Sociologia della Cultura, Università di Milano Bicocca Redazione r&f (Andrea Penazzi)

6,4

6,5 7 5 7

Valutazione da 1 a 10

dotata di un parcheggio semisotterraneo ed esterno con circa 1.800 posti auto. In particolare l’area parking sarà organizzata su due livelli: per entrambi i piani la parte dei parcheggi pubblici è prevista a raso, la parte dei parcheggi pertinenziali è in pilotis.

Al via la commercializzazione

Dopo qualche mese dall’inizio dei lavori, queste settimane sono decisive per l’avvio dell’attività di leasing che al momento riguarda un totale di 88 unità retail, di cui 8 medie superfici; l’ancora food dovrebbe essere un superstore. Complessivamente la ristorazione può contare su 5 unità, che costituiranno tutte o in parte una food court. Essendo la commercializzazione prossima all’avvio, Cbre-Espansione Commerciale ha mantenuto lo stretto riserbo sul nome dei possibili tenant. Anche i dati dei canoni di affitto restano al momento top secret.

Sarà una sfida a due

Per capire in quale direzione potrebbe andare la commercializzazione è necessario partire dall’analisi dell’ambiente competitivo. Gli specialisti del leasing di CbreEspansione Commerciale dovranno tenere in considerazione la relativa vicinanza a un competitor di nuova realizzazione e di dimensioni paragonabili, anche se inferiori. Questo è il caso del centro commerciale Il Casale, inaugurato a inizio 2010 nel comune di San Cataldo e distante 9,5 minuti. Lo shopping center già operativo presenta una gla di circa 20mila mq, all’interno della quale sono presenti un ipermercato Sidis (prima Carrefour), una media superficie di HiFi-Elettrodomestici a insegna Expert di 1.450 mq, un anchor store da 2.619 mq di Decathlon, un fai-da-te Brico Casa da 2.000 mq, uno shop di calzature da 840 mq a marchio Nati e una superficie di abbigliamento da circa 600 mq di Piazza Italia. Complessivamente la galleria de Il Casale annovera 69 punti vendita. I parcheggi, invece, sono circa 1.500. Tra i punti di forza si segnala la piattaforma di Decathlon, in grado da sola di attrarre un ampio numero di visitatori. A fronte di ciò, per il Kalt Center potrebbero esserci margini significativi soprattutto nei settori dell’elettronica di consumo e del food. In particolare il superstore potrebbe avvantaggiarsi della location sensibilmente più vicina al centro di Caltanissetta, favorendo la più ricca galleria di negozi. Non può considerarsi un “competi-

tor”, invece, il centro commerciale Due Fontane, distante 3,5 minuti da Kalt Center ma con una gla di soli 5mila metri quadrati.

Largo alla “bellezza”

«L’architettura dei centri commerciali è un tema da molti sottovalutato e ignorato. In special modo in Italia viene spesso considerato un sottoprodotto della cultura del progetto – ha premesso Gerardo Sannella, associate director di Chapman Taylor Architetti e opinionista nell’indice di innovazione (vedi tabella in pagina, ndr) –. Si dice che gli impianti bloccati e mastodontici delle strutture commerciali non lascino spazio alla fantasia. Osservando il panorama internazionale si possono confutare tutte queste prese di posizione». L’architettura, attraverso uno degli studi più autorevoli a livello internazionale, reclama dunque un ruolo di maggiore importanza nel mondo del retail real estate. Calandoci sul progetto in analisi «il Kalt Center, in fase di realizzazione, mostra un layout vincente nel suo mix commerciale, con un buon equilibrio tra Msv (medie superfici di vendita) e le altre strutture di vendita, con due piazze destinate alla ristorazione e una galleria commerciale dal disegno molto lineare e quindi di sicura efficacia. Tuttavia sarebbe auspicabile che gli interni esprimessero un carattere meno “globalizzato” e impersonale».

Spingere su intrattenimento e msv

Maggiore attenzione alle esigenze del bacino: questo è il suggerimento indicato da Gianmarco Navarini, professore di Sociologia della Cultura presso l’Università di Milano Bicocca e opinionista nell’indice di innovazione (vedi tabella in pagina, ndr). «Soprattutto i metri quadri destinati all’intrattenimento sono in misura decisamente ridotta, assenti i servizi di leisure, il che sembra limitare il progetto sul piano della socialità». Un maggiore sforzo, per colmare la scarsa offerta commerciale di Caltanissetta, è richiesto anche in termini di grandi superfici. «In relazione al progetto e alle sue finalità, le otto unità retail di media/grande superficie previste sembrano di numero modesto».

Attenzione all’ambiente…

Oltre a essere un simbolo del territorio, il sole sarà fonte anche di energia. Il progetto prevede, infatti, la produzione di acqua calda sanitaria tramite pannelli solari. L’altro

retail&food - marzo 2011 25


Fonte: Sincron Inova, www.sincron-inova.it

prima pietra Competitor nelle fasce isocrone dei 20 minuti, con autostrada, traffico medio Fasce Isocrone

00' - 05'

Format

Insegna

Provincia

Comune

Indirizzo

Centro Commerciale DUE FONTANE

Caltanissetta

CALTANISSETTA Via Due Fontane

Centro Commerciale IL CASALE

Caltanissetta

SAN CATALDO

Superficie (mq)

Distanza (minuti)

5.000

3,5

19.987

9,6

05' - 10'

elemento importante, ma assai scarso nella regione, è proprio l’acqua. Per preservare questa risorsa è stato pianificato un sistema di riutilizzo delle acque meteoriche destinata all’irrigazione delle aree verdi. Inoltre nella fase esecutiva sono inclusi interventi volti al risparmio energetico attraverso misure di contenimento dello scambio termico e dunque di benessere ambientale. L’investimento nelle soluzioni green ammonta a circa 750mila euro.

Agrigento, la stessa Caltanissetta e l’asse autostradale Catania-Palermo. Per questo motivo Cbre-Espansione Commerciale ha dichiarato che la capacità attrattiva dello shopping center potrà avere carattere regionale. Guardando al comune di riferimento, il complesso sarà ubicato in una posizione strategica dal punto di vista della visibilità e della viabilità. L’accessibilità sarà garantita sia da via Concetto Marchese che da via Filippo Turati.

…e alla location

Bacino sopra la media

Il Kalt Center si colloca a solo 2 km dal centro di Caltanissetta in prossimità della SS 640, via primaria di collegamento tra le città di

Il comune di Caltanisetta conta quasi 61.000 residenti, mentre l’intera provincia arriva a oltre 272.000,

Fonte: Sincron Inova, www.sincron-inova.it

Inquadramento territoriale della localizzazione

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Contrada Bigini - Loc. Bigini

una “fetta” molto importante sul totale di 380.000 persone che vivono nell’area della Sicilia Centrale. Dal punto di vista della composizione della popolazione spicca il dato sulla presenza di stranieri, più che dimezzato rispetto alla media nazionale, e non vi sono altri significativi scostamenti rispetto alla media italiana, se si esclude un numero medio di componenti della famiglia leggermente maggiore. Valutando ora gli indici economici, se la regione Sicilia e la provincia di Caltanissetta hanno una capacità di reddito e di consumo inferiore di circa il 30% rispetto alla media nazionale, il comune di Caltanissetta

rappresenta un’isola felice, con dei valori rispettivamente di 87 per l’indice di reddito e di 78 per l’indice di consumo. All’interno di questo contesto territoriale va ad inserirsi il bacino di Kalt Center, che può essere ipotizzato, date le dimensioni del centro, come l’isocrona dei 30’ di percorrenza in automobile. In quest’area risiedono circa 103.000 abitanti (dato fornito da Cbre – Espansione Commerciale, ndr), che rappresentano i potenziali clienti del centro. Per maggiore precisione riportiamo che gli indici di reddito e di consumo specifici del bacino sono rispettivamente: 76 e 73, (dato fornito da Sincron Inova, ndr). Dal punto di vista dei competitor abbiamo già detto, ed è evidenziato nella tabella e nella mappa, come all’interno del bacino potenziale del Kalt siano presenti solo due centri di dimensioni inferiori: Due Fontane e Il Casale. Un ulteriore plus: per trovare competitor di gla uguale o superiore bisogna spostarsi oltre i 40 minuti di percorrenza, a Castrofilippo (Ag) dove si trova il Centro Commerciale Le Vigne, o ad Agira (En) dove da pochi mesi è stato inaugurato il Sicilia Outlet Village. Sempre che un foc possa essere considerato come un competitor. A. P.


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taglio nastro

Le Piazze sono life style

Inaugurato lo scorso novembre, il complesso commerciale Le Piazze promosso da Unieco si caratterizza per il format innovativo, che dice addio alla galleria coperta. La passeggiata en plen air è stata realizzata come naturale proseguimento del paesaggio urbano di Castel Maggiore (Bo)

S

e talvolta il verbo “innovare” risulta inflazionato, preso in prestito più per scopi di marketing che per ragioni concrete, il centro commerciale Le Piazze The Style Centre di Castel Maggiore (Bologna) può vantare a pieno titolo questa peculiarità. A cambiare rispetto al format tradizionale è stata soprattutto la “scatola” dove sono inseriti i negozi. Spogliato della galleria coperta, ricorda gli outlet per le passeggiate all’aperto ma se ne differenzia per l’architettura, oltre ovviamente per la scelte dei marchi e l’offerta full price. Se i foc nella maggior parte dei casi riprendono artificiosamente i modelli storico-architettonici dei territori in cui si inseriscono, il costruttore di Le Piazze ha edificato una serie di strutture con linee semplici, colori intensi e soprattutto dallo stile moderno, avvalorato dal massiccio utilizzo di vetrate. Il centro si presenta inoltre come un luogo accogliente e confortevole, le passeggiate sono sufficientemente larghe e non mancano le sedute e i punti verdi. A completamento del complesso sono stati inseriti uno stabile a vocazione direzionale alto tre livelli, che porta traffico business e concrete opportunità

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per la ristorazione, oltre che per lo shopping, e due portali alti oltre 15 metri. Uno di questi è posizionato in direzione del centro di Castel Maggiore mentre l’altro è collocato nel cuore del progetto. L’obiettivo del promotore è stato quello di creare un contesto cittadino, aperto 24 ore su 24 e 7 giorni su 7, anche se al momento della stesura dell’articolo i permessi accordati prevedevano solo 6 giorni di attività settimanale e 12 aperture domenicali annue (8 da gennaio a novembre e 4 nel mese dicembre). Tuttavia Unieco ha dichiarato di lavorare per ottenere le autorizzazioni anche nelle restanti domeniche. Protagonisti di questa iniziativa, oltre allo sviluppatore reggiano, sono lo studio Tecnicoop di Bologna, che ha curato la progettazione, e i due operatori che hanno portato avanti la commercializzazione: Sviluppi Urbani, presente alla conferenza stampa che ha avuto luogo il giorno prima del taglio nastro, e Cushman & Wakefield. Complessivamente l’investimento ha toccato quota 50 milioni di euro, il lotto interessato è esteso 70mila mq e la superficie coperta si attesta su 21mila mq, dei quali 4.700 mq sono

destinati a uffici e 16.300 alle attività retail. Il bacino di riferimento primario è costituito dal paese di Castel Maggiore, che conta 17mila abitanti, ma l’isocrona dei 20 minuti lambisce la cintura nord di Bologna. Da sottolineare la velocità con cui sono stati realizzati i lavori, iniziati nella primavera del 2009 e durati 17 mesi.

Dal contenitore al contenuto

Più tradizionale, anche se con una forte componente leisure, si presenta l’offerta food e non food. Sul primo fronte rimane saldo il ruolo dell’ancora alimentare, presidiata da Coop Adriatica con un supermercato Coop&Coop da 2.500 mq di superficie di vendita. Una curiosità: nei mesi precedenti all’inaugurazione (vedi articolo di prima pietra r&f di maggio 2010) era invece indicata la presenza di un ipermercato. Le medie superfici sono 2, contro le 5 indicate in un primo momento. Queste portano insegna Euronics, che si articola su 1.400 mq di superficie commerciale, e Prime, attiva con circa 3.000 mq distribuiti su due livelli con proposte di fitness e beauty. La galleria all’aperto si articola su due passeggiate e tre piazzette,


Il progetto in pillole 14 novembre 2010 Data di apertura Investimento circa 50 milioni di euro Le Piazze srl Newco. 100% Unieco soc.coop. Promotore Sviluppi Urbani Cushman & Wakefield Commercializzazione Sviluppi Urbani Gestione Tecnicoop Bologna PROGETTAZIONE Castel Maggiore (Bo) LOCALITA' ingresso città – Via Galliera 4 Localizzazione Tipologia Life Style Centre Gla totale 21.000 mq Gla retail 16.300 mq circa 1.000 Parcheggi 1 (area fitness su due livelli) Livelli commerciali 2 + supermercato Medie superfici 7 Unità ristorazione Totale unità (piccole, medie e grandi superfici) 60 circa Àncora alimentare Coop&Coop

CoMMENTO Struttura e design

Accesso e parcheggio

sono sette, prevalentemente gestiti da operatori locali tranne nel caso di Rossosapore, marchio del Gruppo Vesevo. Tutti i ristoranti/bar, tranne uno, si affacciano sulla piazza principale. Da sottolineare che al momento della stesura dell’articolo era in via di definizione l’allestimento di una food court esterna con tavolini nella piazza a gestione collettiva. In un secondo momento ha aperto invece il ristorante e pizzeria Berberè: 60 coperti, arredamento all’insegna dell’arte e del design contemporanei, una filosofia che coniuga stagionalità, rispetto delle materie prime, approccio slow al cibo e alla pizza. Sempre nel cuore di Le Piazze si affacciano Coop&Coop, O’Dett, Benetton, Max&Co, Carpisa e Yamamay. Questa location appare premiante perché garantisce maggiore visibilità durante i numerosi eventi di intrattenimento pomeridiani e serali che la società di gestione, Sviluppi Urbani, e il promotore, Unieco, hanno programmato di VALUTAZIONE organizzarvi. Presso il nuovo polo retail di Castel  Maggiore non mancano poi i servizi basilari, tra cui si annoverano uno sportello bancomat, una farmacia, un  parrucchiere e un lavasecco.

nente 10% circa delle unità, con l’obiettivo di arrivare a regime entro la prima metà del 2011. L’offerta merceologica copre tutti i settori: nello specifico troviamo marchi come Alcott, Benetton, Max&Co, Motivi, Playlife e Yamamay nel comparto abbigliamento e intimo, Carpisa, Deichmann, Geox, Gianfranco Pini e Ovye in quello calzature e accessori, Kiko, Ottica Inn, Stroili Oro e Unix

Nulla è lasciato al caso: modernità e comfort vanno a braccetto. Premiato Bene la viabilità e la pista ciclabile. Meglio ancora i parcheggi coperti da pannelli fotovoltaici

Qualche negozio ancora da commercializzare. Il numero e il Offerta commerciale posizionamento dei marchi appaiono proporzionati al bacino



A tutto “green”

Gli eventi faranno la differenza e lo spazio per realizzarli c'è. Spazi comuni  Bene la parte leisure, da vedere la food court completata e attrattive indice valutazione a cura di r&f:

 = migliorabile  = sufficiente = apprezzabile  = molto buono  = ottimo

In linea con il concetto di “life style”, grande attenzione da parte di Unieco è stata conferita all’aspetto ambientale. Sotto questo fronte nulla sembra essere lasciato al caso. Se l’utilizzo delle risorse idriche è stato ottimizzato con

Indice di innovazione Architetto, Gerardo Sannella associate director di Chapman Taylor Architetti Urbanista, Tiziana Bardi titolare StudioBardi/Cad38 Sociologo, Gianmarco Navarini, professore di Sociologia della Cultura, Università di Milano Bicocca Redazione r&f (Andrea Penazzi)

7,5

7 7 8 8

Valutazione da 1 a 10

attorno alle quali si presentano circa 55 unità retail di piccola dimensione, comprese tra i 50 e i 300 mq, dislocate su un unico livello. Di queste circa 45 hanno aperto contestualmente al taglio del nastro o nei giorni/settimane immediatamente successivi. La commercializzazione è attiva quindi sul rima-

Profumerie in quello beni per la persona e Casa, Dondi Salotti, Profumo di Casa e Thun nei casalinghi. La ristorazione, insieme alla zona fitness, ricopre un ruolo strategico perché è funzionale a prolungare la vita del centro negli orari serali, ben oltre la chiusura dei negozi. Gli esercizi food

l’installazione di un impianto per il recupero delle acque meteoriche, è il sistema per la produzione di elettricità a fare la differenza. I 2.700 moduli fotovoltaici installati sulla copertura dei due parcheggi a disposizione di Le Piazze produrranno all’anno circa 700mila kWh grazie a una potenza complessiva di 607,5 Kw. Il 13% del fabbisogno energetico sarà quindi fornito da energie rinnovabili. Il condizionamento dei locali è assicurato da un impianto di teleriscaldamento e favorito dalla presenza di tetti verdi, che riducono l’effetto “isola di calore”. Anche il flusso dei visitatori dal paese emiliano è stato regolato con una logica green, realizzando una pista ciclabile che conduce sino all’ingresso di Le Piazze. Entro un anno, dichiara il promotore, saranno visibili rampicanti e verde che limiteranno l’impatto visivo della struttura. Andrea Penazzi

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Le nuove norme per l'avvio di attività commerciali

Tra SCIA e DIA si rischia la follia!

Un po’ di chiarezza nella difficile interpretazione di una normativa tesa a liberalizzare le procedure ma che, come già successo in passato, contrappone due settori normati da leggi differenti come quello dell’edilizia e quello commerciale

L

a Segnalazione Certificata di Inizio Attività (S.C.I.A.), è stata introdotta con l’art.49 del D.L. 31/05/2010 n.78 “Misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica” e convertita in legge il 30 luglio scorso attraverso la legge 122/2010. Concretamente consiste in un'autocertificazione che permette di iniziare subito l’attività comportando la valutazione ex post dei documenti allegati a quest’ultima e può essere sempre utilizzata (dove previsto dalla legge) tranne nei casi in cui “…sussistano vincoli ambientali, paesaggistici o culturali o nell'ambito di quei procedimenti in cui siano necessari atti rilasciati dalle amministrazioni preposte alla difesa nazionale, alla pubblica sicurezza, all'immigrazione, all'asilo, alla cittadinanza, all'amministrazione della giustizia, all'amministrazione delle finanze…”. La Scia rappresenta uno strumento nelle mani dei cittadini e dell’impresa atto a semplificare il dialogo con la pubblica ammnistrazione: tale strumento però è declinato in maniera differente a seconda del settore nel quale viene applicato e, dato il recepimento a livello regionale, dell’area geografica nel quale si opera. È importante comprendere quanto succede nei due settori che interessano quanti operano nel mondo del retail, ovvero il commercio e l’edilizia, poiché la procedura Scia è applicata in maniera differente. Aprire un’attività commerciale vuol dire da una parte trovare ed adattare i locali alle proprie necessità (sempre normativa permettendo) dall’altra segnalare al Suap (Sportello Unico Attività

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Produttive) ed al Registro per le Imprese le caratteristiche dell’attività e di chi la esercita: due procedure entrambe fondamentali e necessarie che però trovano applicazione molto diversa all’interno delle regioni italiane, alcune volte assumendo lo stesso acronimo. Da qui nascono molte delle incomprensioni legate all’introduzione della nuova normativa, basti pensare che in alcune regioni (e addirittura comuni) la Scia Edilizia non è stata recepita e in altre ha un nome differente (vedi Comune di Milano dove esiste la pratica Cial, comunicazione di inizio attività libera), così come per la Scia commerciale, che in alcuni comuni è utilizzata solo per le attività che necessitano requisiti (vedi comuni di Varese e Milano), mentre, ad esempio, in altri (come nel Comune di Udine), è utilizzata per tutte le attività previste dalla legge 114/98 e successive modifiche. Vediamo ora in dettaglio l’applicazione nei due ambiti. Capitolo edilizia Progettisti e imprese si sono interrogati a lungo per comprendere se la norma sulla Scia riguardasse anche l'edilizia oppure no, dato che il testo non lo diceva esplicitamente, e dopo alcuni mesi di incertezza si è giunti alla conclusione che la nuova Scia si applica anche all'edilizia, ad eccezione delle nuove costruzioni soggette a permesso di costruire e degli interventi minori per i quali vige l'attività libera. Cos’è: corrisponde pienamente alla vecchia Dia, da presentare però limitatamente a quelle opere previste dall’art.6 del D.P.R. n.380/2001 modificato dalla legge 22 maggio 2010 n.73.

Cosa: le pratiche burocratiche legate alla ristrutturazione “leggera” dei punti vendita (ovvero quella che non tocca parti strutturali degli edifici) eliminando i 30 giorni di attesa della Dia (che continua ad esistere comunque). Diventa quindi possibile l’inizio dei lavori nel giorno stesso della segnalazione all’amministrazione preposta, senza attendere i 30 giorni previsti dalla precedente disciplina, ferma restando la possibilità di effettuare verifiche in corso d’opera. Nel caso in cui venga accertata una carenza dei requisiti, l’amministrazione può adottare provvedimenti di divieto entro 60 giorni dal ricevimento della segnalazione. Decorso questo termine vale la regola del silenzio-assenso, a meno che non si incorra nel rischio di danni gravi e irreparabili per il patrimonio artistico e culturale, l’ambiente, la salute e la sicurezza pubblica. Sostituisce: la Dia denuncia di inizio attività (edilizia) Come: l’interessato allo svolgimento dei lavori (previsti dal testo di legge) deve presentare una segnalazione all’ufficio tecnico comunale, corredata da asseverazione di tecnici abilitati, elaborati tecnici e autocertificazioni. Tempistiche per l’inizio dei lavori: immediatamente dopo il deposito della Scia È bene sapere: - l’impresa che esegue i lavori deve avere il Durc in regola alla data di inizio dei lavori e non è valido un Durc scaduto anche di qualche giorno - il tecnico che assevera la pratica si assume maggiori responsabilità progettuali della precedente Dia, in quanto non ha più il controllo dell’Ufficio Tecnico del comune (i famosi 30 giorni di silenzio assenso) - è sempre richiesta la presentazione delle tavole firmate dal tecnico abilitato ed il rispetto della normativa vigente (nonché della verifica dei vincoli) - nel caso di attività di somministrazione e/o vendita di alimenti è richiesta sempre la conformità igienico-sanitaria con le normative vigenti - alcuni comuni si sono rifiutati di applicare la Scia, altri hanno creato delle procedure parallele quindi bisogna verificare localmente la normativa vigente - essendo un recepimento regionale, ed ancor più comunale, si hanno delle differenze nella modulistica: alcuni moduli Scia non prevedono più la figura del direttore dei lavori identificata chiaramente. Spetterà al committente identificarne una parallelamente (con regolare ingaggio). Altrimenti


la responsabilità del direttore lavori si divide fra impresa e committente. - si applica anche per le modifiche interne alle grandi strutture di vendita (tutto ciò che era precedentemente normato dalla Dia) Capitolo Commercio Cos’è: è una certificazione dell’inizio attività che deve contenere le autocertificazioni per attestare il possesso dei requisiti morali, personali e professionali secondo quanto detta la normativa. Cosa interessa: - per le Regioni che non erano ancora normate dalla Diap (dichiarazione di inizio attività produt-

tiva): l'apertura di un nuovo esercizio, il trasferimento della sede, il subingresso, l'ampliamento fino al limite dimensionale consentito dalla legge, la riduzione della superficie di vendita e per la variazione del settore merceologico - per le Regioni dove la Diap era già stata introdotta: tutte le attività che richiedono dei requisiti (come agenzie per rappresentanza, impianti, facchinaggio, etc.) Sostituisce: il Modcom (varie versioni) dove non esisteva ancora la Diap, la Cia (certificazione di inizio attività) negli altri casi. Come: deve essere presentata il giorno dell'inizio dell'attività economica (la data di inizio dell'attività denunciata, deve quindi corrispondere a quella di presentazione della Scia.) - essere allegata ad un modello di Comunicazione Unica e di iscrizione/variazione al Registro Imprese - contenere le autocertificazioni necessarie per documentare il possesso dei requisiti, professionali, morali e personali previsti dalle normative. Tempistiche per l’apertura dell’attività: dopo aver presentato la Scia si potrà iniziare la propria attività. Entro 60 giorni le autorità competenti potranno verificare ed effettuare i controlli di routine per attestare la veridicità di quanto certificato ed eventualmente prendere provvedimenti immediatamente dopo il deposito della Scia. È bene sapere: La normativa è regionale con recepimento comunale quindi varia da regione a regione e può cambiare in ambiti comunali differenti.

Tiziana Bardi La pratica Scia commerciale deve essere presentata sempre prima dell’apertura dell’attività (o in concomitanza) per non incorrere in pesanti sanzioni. Lo stato dei locali dove si esercita l’attività deve essere idoneo all’apertura, pertanto la Scia commerciale deve essere preceduta, in caso di lavori, dalla Scia edilizia. La Scia commerciale non sostituisce mai una Scia edilizia: pertanto si dovrà provvedere alla redazione di entrambi i modelli. Ing. Tiziana Bardi studiobardi@cad38.com

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L'analisi di KPMG

M&A e congiuntura nel 2010: i risultati per retail e food

S

imone Bassanini, senior manager Corporate Finance KPMG, aveva annunciato su retail&food di ottobre scorso che l’attività di M&A nel nostro Paese aveva registrato nel primo semestre il minimo preoccupante di 101 operazioni per un controvalore di appena 8,5 miliardi di euro. Siamo tornati a intervistarlo nei giorni scorsi, non appena concluso il survey dell’intero anno 2010, per capire il livello del significativo barometro congiunturale rappresentato dal particolare mercato di fusioni e acquisizioni in Italia e del nostro Paese con il resto del mondo. «Il 2010 per l’Italia ha fatto registrare in controvalore il peggior dato degli ultimi vent’anni: solo 19,8 miliardi di euro contro i 34,1 del 2009, che già avevamo archiviato come annus horribilis, e rispetto ai favolosi 148 dell’ormai lontanissimo 2007. A marginale consolazione, in termini di operazioni concluse registriamo un dato in crescita: 279 accordi contro i 197 del 2009, a sua volta record negativo in una serie storica che aveva all’attivo 495 contratti nel 2008 e 459 nel 2007 – dichiara Bassanini –. La forbice tra i due risultati del 2010 comporta il vistoso calo del valore medio delle operazioni concluse, passato da 170 mln di euro nel 2009 a circa 70 mln nel 2010: è la conferma che il peggioramento delle condizioni economiche ha indotto a finalizzare diverse acquisizioni di piccolo e piccolissimo cabotaggio e che il mercato 2010 è stato caratterizzato da varie operazioni di ristrutturazione con valori pressoché nulli». Come valutare allora la posizione relativa dell’Italia anche nella prospettiva dei prossimi esercizi? Il dato italiano risulta in controtendenza rispetto ai segnali di ripresa avvertiti a livello internazionale, specie in Asia e negli USA, ed appare destinato a protrarsi, con inevitabili effetti negativi per il sistema economico nazionale, che avrebbe proprio bisogno di maggiori volumi di M&A sopratutto per recuperare competitività rispetto all’estero. Veniamo ai due comparti di interesse specifico di retail&food; quali tendenze si sono registrate durante il 2010 nell’ambito della distribuzione al consumo e del

comparto alimentazione e ristorazione? Cominciamo dal retail. Nell’anno maggiormente gravato dall’incertezza l’M&A si è mosso bene, contribuendo al risultato complessivo con il 6% delle operazioni perfezionate nel corso dei dodici mesi (in termini assoluti 17 su 279) ed il 7% in valore (1,5 mld di euro su 19,8); si consideri che nel triennio 2007-9 erano state in tutto 15 per la somma di 2 miliardi. A spingere sono stati i soliti noti descritti ampiamente nel nostro studio pubblicato lo scorso giugno “20 anni di M&A” : Amplifon con l’acquisizione del gruppo australiano Nhc per 330 mln di euro, con la fondata prospettiva di presidiare dagli uffici di Sidney l’intero mercato del Pacifico; Diego Della Valle è diventato il primo azionista dei grandi magazzini del lusso Saks Fifth Avenue; Luxottica ha realizzato due acquisizioni in Australia (Optifashion Group) e Turchia (Gozluk) e contemporaneamente ha registrato il miglior risultato di bilancio di sempre; infine Autogrill, in logica di focalizzazione sul core business, ha ceduto la britannica Alpha Flight Group Ltd, operatore nel catering aereo. Rilevante anche l’operazione tra soggetti “non ricorrenti”: in maggio la joint venture paritetica tra l’olandese Corio N.V. e la tedesca Allianz R.E. ha acquisito per 440 mln di euro da Gallerie Commerciali Italia spa, Parsitalia srl e Lamaro spa la società per azioni Galleria Commerciale Porta di Roma; Corio gestiva già nel nostro Paese sette centri commerciali mentre la società di real estate del gruppo assicurativo bavarese investe da tempo nel settore immobiliare su scala internazionale. Infine il Gruppo Coin ha assunto il controllo di UPIM e, a sua volta, è diventato target per i fondi di private equity. Come valuta l’anno in termini di M&A nell’articolato sistema del Food? Food, Beverages and Tabacco, in linea con gli ultimi esercizi, ha mostrato un buon dinamismo grazie alle caratteristiche che ne fanno uno dei fiori all’occhiello del made in Italy più apprezzati all’estero. A numero di operazioni il comparto ha pesato per il 9% sul totale (24 accordi sui 279 complessivi dell’anno) mentre si è fermato al 6% in controvalore (ha sommato 1,3 mld di euro su 19,8):

in termini assoluti si tratta comunque di oltre il doppio rispetto ai 600 mln realizzati nel 2009 attraverso soltanto 7 contratti. Le operazioni del 2010 più citate nelle pagine finanziarie sono state il passaggio di Findus Italia da Unilever a Birds Eye Iglo (controllata da Permira) per 800 milioni e la cessione della controllata tedesca Kamps (settore panificazione) da Barilla ai fondi E.C.M. (Equity Capital Management). Particolarmente attiva è stata anche Lavazza: negli USA ha acquisito per 170 mln di euro (finora la sua operazione crossborder più consistente), in ottica di accordo commerciale, il 7% di Green Mountain Coffee Roasters (miscele e macchine per il caffè), in Argentina ha preso il controllo di Soffice, in Bulgaria di Onda Coffee Break e in Italia di Ercom spa, titolare

dei marchi di bevande calde Eraclea, Dulcinea e Whittington. Infine è continuata la cavalcata di Campari che ha messo in portafoglio i marchi Carolans, Frangelico e Irish Mist, acquistati per 182 mln di euro dalle distillerie scozzesi William Grant Sons. Un giudizio di prospettiva per concludere? Anche nei segmenti R&F la crescita dimensionale sta diventando un fattore “vitale” a cui è legata la stessa possibilità di conferma di molte nostre imprese. In una situazione in cui il paese deve affrontare una stagione di profonda ristrutturazione, le imprese con ambizione di leadership settoriale dovranno approfittare senza indugi delle occasioni di sviluppo offerte dal mercato M&A. G.E.

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Nel 2010 un magro bilancio per i padiglioni nostrani

Fiere sull'orlo di una crisi d'identità I

n attesa dei risultati d’esercizio 2010 – annunciati in prevalenza non brillanti – del sistema fieristico italiano (almeno 64 quartieri operanti in prevalenza nel Nord molto differenziati per dimensioni risultati e strategie di mercato) è interessante esaminare la classifica mondiale delle 24 fiere (quartieri e organizzatori indipendenti) che nel 2009 si sono attestate con il fatturato al di sopra dei 100 milioni di €, pubblicata annualmente da Auma l’associazione delle fiere di Germania. Nel 2009 il fatturato totale è sceso del 10,5% rispetto al 2008, passando da 6.160,9 a 5.513,9 milioni di euro. L’elenco comprende 7 società con sede in Germania (1.635,9 mio € in totale nel 2009), 6 nel Regno Unito (1733,2 mio €), 3 in Francia (1061,7); 2 rispettivamente in Italia (Milano e Bologna per 402 mio €), in Olanda (260,2 mio €) e in Spagna (232,6 mio); 1 in Svizzera (190,9 mio €) e in Usa (125,6). Il business fieristico appare da questi numeri concentrato in Europa; in realtà sono europei gli headquarters delle maggiori organizzazioni, che si internazionalizzano e gestiscono fiere in giro per il mondo. Al riguardo l’ulteriore elenco Auma relativo ai quartieri che hanno aree espositive superiori a 100.000 mq conta 48 strutture, di cui 12 non sono in Europa: 5 negli Usa, 5 in Cina, 1 in Thailandia e 1 a Singapore. Per inciso la pattuglia italiana è composta di sette unità (Milano, Bologna, Verona, Bari, Roma, Rimini, Genova e Parma con 1,2 milioni in monte, rispetto ai complessivi 8 milioni di mq in elenco). La delocalizzazione dell’attività fieristiche dall’Europa verso Oriente è la caratteristica predominante degli ultimi due lustri ed è proseguita nonostante la recessione dell’ultimo triennio che ha ridotto pesantemente l’attività commerciale nei paesi asiatici diventati “le fabbriche del mondo”, Cina in testa. Nel 2009 l’Italia ha pesato sul totale dei grandi per il 7,2% in valore (era il 7,0% nel 2007) e per il 15% in aree espositive. La fase positiva asiatica si conferma anche nell’avvio della ripresa nel corso del 2010, dopo la vistosa flessione del 2009. L’indagine (svolta da UFI The Global Association of the Exhibition Industry nel dicembre scorso tra 173 organizzazioni fieristiche – 84 europee, 45 di Asia e Pacifico, 29 Americane e 15 medio-orientali/africane - e con sede in 54 paesi) fornisce segnali di ripresa dell’attività nel secondo semestre 2010: infatti il 60% degli intervistati, mentre lamenta un ulteriore calo di fatturato nel primo semestre, registra un aumento nella seconda parte dell’anno; in termini di profitto il 40% delle risposte indica nel 2010, rispetto al 2009, un aumento superiore al 10%, mentre un altro 40% prevede un risultato nell’intervallo -10/+10 per cento. Il risultato globale presenta al proprio interno significative differenze. L’area Asia/Pacifico, che

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Fatturato di organizzazioni fieristiche (oltre 100 milioni di euro) (in milioni di euro)

Reed Exhibitions UBM dmg world media NEC ITE Group Informa Gran Bretagna Messe Frankfurt Messe Duesseldorf Koeln Messe Deutsche Messe Messe Muenchen Messe Berlin Nuemberg Messe Germania

2009

2008

2007

2006

720,1 324,5 192,4 139,0 128,3 100,8 1.605,1

891,0 324,6 226,2 n.d. 123,3 90,0 1.655,1

842,0 245,9 229,6 201,0 138,9 90,0* 1.747,4

767 252 241 188,5 122,8 90,0 1.661,3

423,8 255,3 229,0 222,0 215,2 157,7 132,7 1.635,7

440,2 496,0 191,7 241,8 243,3 199,6 153,2 1.965,8

423,6 354,2 200,6 286,0 299,4 144,4 125,0 1.833,2

406,1 304 216 235 212,4 168,2 125,7 1.667,4

era stata colpita più duramente dall’esplosione della crisi nel 2008 ha interrotto la GL Events 581,4 605,7 633,5 495,7 caduta alla fine VIPARIS 285,3 300,4 n.d n.d. del 2009 e già nel Comexposium 195,0 226,0 n.d. n.d. Francia 1.061,7 1.132,1 633,5 495,7 primo semestre del 2010 il 74% degli Fiera Milano 297,1 306,5 302,5 375 BolognaFiere 105,0 134,0 128,5 119 operatori intervi Italia 402,1 440,5 431,0 494,0 stati ha dichiarato un aumento del Jaarbeurs Utrecht 152,0 145,7 108,5 103,1 RAI Amsterdam 108,2 119,9 133,3 115,7 fatturato rispetto Olanda 60,2 265,6 241,8 218,8 allo stesso periodo Ifema Madrid 116,5 186,6 170,6 170,9 del 2009; per il Fira Barcelona 116,1 121,2 129,6 103 secondo semestre Spagna 232,6 307,8 300,2 273,9 la risposta è condi MCH Group 190,6 222,2 216,5 135,5 visa dall’84% degli Svizzera 190,9 222,2 216,5 135,5 intervistati; in termi Nielsen Business media 125,6 171,8 170,0 n.d. ni di profitti attesi USA 125,6 171,8 170,0 n.d. per il 2010 il 52% TOTALE 5.513,6 6.160,9 5.573,6 4.946,6 indica un aumento sopra il 10% ed fonte: Auma review 2010 il 61% ritiene la asciugati, mentre l’elenco delle mostre annunciate crisi superata. I dati delle fiere nelle Americhe (20 ma presto rinviate o cancellate si allunga. Milano al nord e 9 al centrosud) sono allineati con quelli e Bologna hanno avviato una non semplice riorsopraindicati. Diversa la situazione in Europa. Qui ganizzazione del personale, che si basa su consila crisi era stata più dura nel 2009 e i tempi di stenti tagli di occupazione e sul ritiro del contratto recupero risultano nettamente più lunghi. Soltanto integrativo aziendale, e saranno presto seguite da il 45% delle fiere europee ha sperimentato un altre fiere. Tutti i quartieri si misurano, chi più chi aumento di fatturato nel primo semestre 2010 meno, con strutture espositive eccedenti l’effettivo e nel secondo trimestre la percentuale si attesta fabbisogno e gli indici di rotazione sono deludenti soltanto a quota 49 per cento. Il 50% degli intervirispetto sia a un non lontano passato sia agli impestati indica un risultato operativo stabile rispetto al gni finanziari addossati alle società. L’insieme dei 2009 mentre il 77% prevede che la crisi non sarà quartieri si sta segmentando in tre principali tiposuperata prima della fine del secondo trimestre logie dove la variabile critica è il tasso d’internazio2012. In Italia i primi dati provvisori e le notizie nalità. Milano, Bologna e Verona si caratterizzano, operative confermano che il settore, appesantito oltre che per maggiori dimensioni delle strutture e da tre esercizi difficili consecutivi, sta affrontando del numero di fiere a calendario realmente internail 2011 come un anno in cui puntare primariazionali, per una attività consolidata e significativa mente a razionalizzare organizzazione aziendale, di manifestazioni in paesi esteri in sviluppo. strutture, calendario e strategie di recupero nel Parma e Genova si caratterizzano per alcune fiere medio periodo. In Europa la ripresa non è vicina e di indiscusso valore internazionale e di altre che in Italia, tradizionalmente seconda nel mondo alla sono di riferimento a livello nazionale. sola Germania, ancora non si annuncia all’orizzonIl resto, con Rimini e Roma che si distinguono posite. tivamente per dimensioni e posizionamento terriLe prime notizie sui preconsuntivi 2010 indicano toriale ma senza marchi da primato internazionale, i principali quartieri divisi in tre gruppi: Verona e allinea quartieri di ampiezza mediopiccola o picParma annunciano fatturato in aumento e risultato cola che, fatte salve specifiche iniziative di nicchia d’esercizio positivo (sarà comunque utile leggere di alta qualità e richiamo di espositori e visitatori i bilanci definitivi); stabilità di fatturato e recupero esteri (es. Vicenza per l’oro e Firenze per la moda nel risultato d’esercizio sono previsti a Bologna e maschile), sviluppano soprattutto fiere rivolte a un Rimini; per le altre quattro maggiori, in misure e bacino d’utenza al massimo sovraregionale e dediprospettive differenziate, la chiusura d’esercizio cate a temi e merceologie rivolte prioritariamente non si annuncia positiva. al pubblico dei consumatori locali, nonostante si Al di là dei dati bisogna tenere presente il contesto registri spesso l’ottenimento, in via soltanto nomidei fatti operativi. Il numero delle fiere realizzate nale, della qualifica di internazionale. nel 2010 è sceso rispetto al 2009 almeno del Gennaro Esposito 15% e i calendari 2011 appaiono ulteriormente


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dossier aeroporti I passeggeri sono 29 milioni, ma il nuovo T1 di El Prat ne potrà accogliere fino a 50. Finita nel 2009, la spettacolare creazione di Ricardo Bofill è un centro commerciale di primo livello, con food court e vetrine pensate per le diverse esigenze. Menzione di merito ai servizi per i businessmen, che dopo il lavoro possono godersi palestra, sauna, stanze d’albergo e un golf virtuale.

Barcellona,

benvenuto futuro BARCELLONA - Quando scendi dal finger che porta dall’aereo al nuovo Terminal 1 dell’aeroporto di Barcellona El Prat, in pochi secondi hai capito tutto di quello che ti aspetta. Un posto sobrio e spettacolare, freddo e allegro, ricco e democratico al tempo stesso. Insomma, nelle intenzioni degli architetti dello studio di Ricardo Bofill, la rappresentazione di quello che negli ultimi anni sono state – e vogliono continuare a essere nonostante la crisi – la Catalogna e Barcellona. Quando dagli arrivi, nel nostro giro, ci siamo spostati verso gli altri spazi del landside e successivamente in quelli dell’airside, abbiamo riscontrato che gli elementi di base non cambiavano: la luce naturale, che passa da ampie aperture o, più spesso, si diffonde attraverso spettacolari strisce lunghe e strette. I

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pannelli bianchi dei controsoffitti, i vetri di colore turchese pallido, i pavimenti chiari e lucidi su cui la luce si riflette e si esalta. Le superfici in parte squadrate e in parte arrotondate, che movimentano molto gli ambienti. Questa struttura architettonica felice ha contribuito alla vittoria da parte dello scalo, costato 5,5 miliardi di euro, del premio come miglior aeroporto per oltre 25 milioni di passeggeri in Europa nell’Aci Europe Awards 2010. Gli altri elementi che sono stati considerati d’eccellenza sono la qualità dei servizi, la sicurezza, la sensibilità ambientale (simbolo del terminal è un falco verde ad ali spiegate) e le forniture commerciali. E per approfondire quest'ultimo aspetto ci siamo fatti accompagnare nel giro esplorativo dalla direttrice

commerciale dell’aeroporto, Marìa Isabel Pardo, e da Paola Rives Marzal, dello staff del folto ufficio stampa.

Un’offerta per tutte le occasioni

Dai modi decisi ma affabili, la signora Pardo (nella foto) arriva subito al punto focale della sua strategia commerciale, seguita per tutte le gare a partire dall’apertura del nuovo terminal, nel 2009: differenziare l’offerta molto più di prima, in modo da raggiungere pubblici molteplici e soprattutto consumatori che visitano l'aeroporto in occasioni differenti, dal lavoro alla vacanza con famiglia. Quando fa riferimento a “prima”, la direttrice commerciale intende il periodo che va dal 1992 al


Composizione dei ricavi non aviation di Aena Entrate totali 2009: 572 milioni di euro di cui: parcheggi 18,46% negozi duty free 17,18% autonoleggi 16,89% sfruttamento commerciale 16,50% ristorazione 11,87% affitti 7,72% pubblicità 4,28% combustibili 4,26% consumi 2,77% sale 0,05% altro 0,01%

La composizione in mq della zona commerciale del T1 2009. L’anno delle Olimpiadi estive che modificarono il volto di Barcellona fu infatti contrassegnato da un profondo cambiamento dell’aeroporto catalano. Il terminal allora esistente venne chiamato B e fu affiancato da due strutture, denominate A e C, completamente nuove. L’offerta commerciale in quell’occasione fu notevolmente alzata, ma rimaneva «troppo generalista». Ora tutte e tre le stazioni hanno preso il nome di Terminal 2, un insieme di spazi molto grandi che attualmente è raggiunto solo dal 20 per cento dei passeggeri ogni anno. Visitato nel nostro viaggio di ritorno, attorno alle otto di sera, appariva come un insieme di spazi enormi e deserti, pregevole esteticamente (progettato dallo stesso architetto Bofill) ma nel complesso molto bisognoso di un rilancio che, ci racconteranno, è stato avviato, soprattutto grazie all’arrivo in forze di Ryanair. Il Terminal 1, invece, ha cominciato a operare nel 2009. Per allora si sono preparati i bandi di gara che, essendo l’aeroporto al 100% pubblico, sono l’unico modo per selezionare i marchi. Si tratta, però, di gare molto specifiche, difficili da realizzare, in cui si richiede di volta in volta di valorizzare il carattere internazionale o locale, lussuoso o popolare, di un marchio di abbigliamento e di un bar o ristorante. Il risultato è un mosaico che ha sfumature diverse nei vari ambienti che attraversiamo.

food in questa zona. Salendo di un piano si entra in uno degli spazi più suggestivi del terminal, quello dedicato ai checkin. Sul tetto, molto alto e inclinato, ci sono delle lunghe strisce perpendicolari da cui arriva la luce. Non c’è, ci fanno notare, neanche una lampadina o neon che illumina la sala direttamente. Nel centro ci sono i banchi per la “faturaciòn”, molto distanziati tra loro. A parte due fast food e un duty free The Shop, tutte le attività commerciali qui sono concentrate nella seconda delle gallerie

Ristorazione Negozi Negozi Duty Free Sale Vip Business Center Totale

8.427 6.459 1.992 6.605 2.583 26.066

I passeggeri di Barcellona El Prat Anno

2005 2006 2007 2008 2009 2010

Traffico comm. (X 1000) 26.963 29.836 32.086 30.238 27.404 29.200

Var. anno precedente 10,7% 10,7% 10,0% -7,8% -9,4% 6,5%

fonte: Aena

La Plaza e il Mirador

Il primo spiazzo commerciale in cui facciamo sosta è agli arrivi, in un punto di transito per chi esce dall’aeroporto, per i meeters and greeters (ossia parenti e amici), per chi lascia l’auto nel posteggio vicinissimo al corridoio (e da questo punto è obbligato a passare per fare il check-in) e per i numerosi dipendenti dello scalo. Per questo motivo la zona, chiamata La Plaza, racconta Pardo, ha sia servizi di utilità – in particolare un mini-market di buon livello – sia marchi locali noti a livello internazionale. Tra questi si segnala Maria Isabel una delle due FCBotiga (l’altra è nell’airside), ossia lo store ufficiale del Barça, presidiato da ragazzi che si alternano a fare fotografie ed emblema della capacità della squadra catalana di fare montagne di soldi dal merchandising. Molto curato è anche il punto vendita di Custo Barcelona, marchio originario proprio di El Prat e specializzato in moda giovanile e sgargiante, i cui interni sono contraddistinti da abbondanti neon fucsia e pareti nere. Il Caffè di Fiore, più grande e al centro, la cerveceria con tapas Lizarran e il bar Jamaica rappresentano il

visitate, chiamata El Mirador (cioè belvedere, o veranda), sulla parte destra rispetto Pardo all’ingresso. Il cuore di questa zona è il ristorante di lusso Porta Gaig. Nome noto nella città, è un portabandiera della cucina catalana. Viene utilizzato, ci spiegano, come meeting point dai manager. La posizione in landside permette che si incontrino chi è in partenza o è appena arrivato in aeroporto con chi li raggiunge dalla città. Gli altri punti vendita del Mirador sono sia locali che nazionali, tra cui il fast food Pans&Company, gestito da una compagnia di Eat Out, e il negozio di pelletteria italiano Piquadro.

Lo Sky Center

Ma è passati i controlli che si arriva al vero centro commerciale, osannato nei convegni sul travel retail di casa nostra. Scese le scale, infatti, si approda allo Sky Center. I negozi e i ristoranti, come si vede nella cartina, sono disposti secondo due principi. Il primo: il food è concentrato nelle ali laterali. Il secondo: la parte destra, scendendo dalle scale, è dedicata a marchi di alto livello della moda e della ristorazione, mentre la parte sinistra a un pubblico di famiglie e giovani. Sulla parte destra, quindi, si trovano proposte culinarie molto interessanti, che rappresentano solitamente spin off di locali di Barcellona: l’Apetece, cucina internazionale, il Moncho’s, cucina catalana, il

retail&food - marzo 2011 37


dossier aeroporti permettere ai consumatori di cambiare un abito o un oggetto acquistato in un negozio nel terminal in un qualsiasi punto vendita della stessa catena a Barcellona. Il secondo è stato di allineare i prezzi

SemonAir, pesce, e il Mussol, carne arrostita, tutti e quattro con allestimenti molto caratterizzati. Degno di nota è poi il bar all’aperto, sempre sullo stesso lato, gestito dalla casa produttrice di gelati Häagen-Dazs, con tanto di tavolini che fanno dimenticare di essere in un aeroporto. Della parte sinistra si annoverano i fast food McDonald’s, Pans&Company, Pastafiore e Lizarran. Simile, anche se un po’ meno marcata, è la distinzione nei negozi: a destra i vari Adolfo Dominguez, Gonzalo Comella, Massimo Dutti, La Perla, Ferrari Shop, a sinistra Thinking Barcelona, Gifts di Aldeasa (gruppo Autogrill, che qui gestisce numerosi duty free The Shop e altri punti) Etam, Desigual e soprattutto un grande negozio Zara. Tra le varie categorie merceologiche si segnala la forte presenza di punti vendita di fine food e dolciumi in particolare e di alcuni negozi di abbigliamento e giochi per bambini, da Imaginarium a Tuc Tuc.

Il patto con i retailer

Con tutti questi shop che si ritrovano anche nelle principali vie di Barcellona la direzione commerciale dell’aeroporto ha avviato un percorso di collaborazione, il cui fine è togliere le resistenze da parte dei passeggeri rispetto all’acquisto in aeroporto. Il primo risultato ottenuto è stato di

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dei negozi in città con quelli praticati in aeroporto. Il percorso, non certo facile e ostacolato dall’incidenza delle royalties aeroportuali, è però stato portato avanti, con sforzi da entrambe le parti, puntando sul fatto che quasi tutti i negozi sono gestiti direttamente dai marchi e non in franchising.

Business a 360 gradi

Il giro, superato lo Sky Center, è proseguito verso il lungo corridoio per gli imbarchi, chiamato il “pasillo” o in maniera più immaginifica “l’espada”, cioè la spada, per la sua forma che in effetti la ricorda molto. Qui l’offerta commerciale si compone soprattutto di duty free (The Express Shop di Aldeasa in particolare) e di un ristorante panoramico rialzato di un piano da cui si vede il mare, la pista e il Terminal 2. In due corridoi laterali, molto più indietro (ai lati della zona landside) ci sono invece degli imbarchi specifici: uno per i voli da Barcellona a Madrid e uno per i voli regionali. Qui negozi e bar sono ridotti all’essenziale. In queste due zone, così come nelle due ali dedicate al food dello Sky Center, si trovano invece le proposte più interessanti rivolte alla clientela business. Intanto tre sale vip, dedicate ciascuna a un pilota famoso, tra cui la più importante a Pepa Colomer, prima donna pilota dell’aviazione civile. Oltre ad avere un arredamento contemporaneo derivante dalla loro recente realizzazione, hanno servizi premium come un centro massaggi, una

sauna, e un’area dove si gioca un golf virtuale. Più innovativo è però il business center. Poco dopo l’ingresso si trova infatti un’ampia palestra, che rivaleggerebbe con un discreto fitness center cittadino. Proseguendo ci sono diverse sale riunioni modulari, le cui pareti si possono togliere per ottenere spazi maggiori. Tra quelle visitate, una era stata appena utilizzata per il lancio di una campagna di comunicazione di un’auto. Proseguendo si tro-

vano delle mini-stanze per riunioni che ospitano al massimo cinque persone, con divani e tavolini, e, a seguire, dieci stanze d’albergo. Si tratta di nove camere normali, con letto matrimoniale e bagno in camera, e di una suite, con bagno separato. «C’è stata una forte domanda – ci spiega Marìa Isabel Pardo –, sia da parte di coloro che arrivano la sera e devono cambiare volo il mattino successivo, sia da chi, provenendo dai dintorni di Barcellona, deve prendere l’aereo prestissimo la mattina». Il prezzo è di circa 120 euro a camera, che sale a oltre 200 in occasione delle fiere più importanti.

Il T2 si rimodella

I progetti a medio-lungo termine riguardano un travel hotel, il collegamento con l'alta velocità (aspetti su cui la nostra Malpensa è stata in anticipo, per una volta) e, forse, la privatizzazione. Quelli a breve, per il 2011 e il 2012, riguarderanno invece soprattutto il vecchio, si fa per dire, Terminal 2. Oggi, in effetti, l’offerta commerciale non è troppo attraente, nonostante lì sia stato installato il primo walk through spagnolo, sempre di Aldeasa. Ci sarà il riammodernamento di numerosi ristoranti la cui concessione è stata da poco assegnata e ci saranno molte gare per i negozi. Lo scopo è di renderli più aderenti al tipo di voli presenti, che sono per lo più low cost. Si cercherà di mettere in vendita prodotti dal volume ridotto, per evitare l’ostacolo della “one bag rule” delle compagnie a basso costo, e si agirà molto sull’acquisto d’impulso. Sono in corso gli studi sulle attività, a breve arriveranno le gare. F. P.


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Storie d'Impresa

Mezzatesta: in Servair Air Chef si fanno fatti, non parole

A

lla periferia nord di Milano, al primo piano di una torre-uffici uguale a tante altre disseminate lungo le tangenziali milanesi, ha sede Servair Air Chef, vivace azienda di ristorazione e servizi nata nel 1995 dal gruppo Chef Italia, lo stesso che ha partorito MyChef, oggi controllata dalla francese Elior. Abbiamo incontrato per i lettori di r&f Michele Mezzatesta, l'amministratore delegato della società, che nel giro di un quindicennio ha fatto volare il giro d'affari, riuscendo a coinvolgere soci di primo piano (Servair-Gruppo Air France, Alpha-Gruppo Emirates) e allargando il

I grandi Gruppi della ristorazione moderna (euro .000) Rank

Gruppo

1 Autogrill 2 Accor 3 Camst 4 Sodexo 5 Cremonini* 6 Compass Group 7 Elior 8 Pellegrini 9 Cir 10 Qui! Group 11 Gemeaz 12 Dussmann Service 13 Serenissima Ristorazione 14 La Cascina 15 Ligabue 16 Airest 17 Copra ** Totale * Solo divisione ristorazione

Ricavi '08

Ricavi '09

5.898.875 1.004.317 739.151 694.074 474.496 418.759 409.236 381.734 364.267 329.206 293.737 233.049 184.099 186.667 175.477 147.710 124.568 12.059.422

5.817.450 1.158.911 801.290 683.829 557.923 470.479 421.857 387.468 382.233 356.139 306.786 248.591 193.345 188.648 173.995 155.656 136.440 12.441.040

proprio business dall'attività originaria, l'inflight catering, alla ristorazione aeroportuale, ai servizi di pulizia e lavanderia, alle vendite di bordo, fino alla gestione di store duty-paid. Quindi tante idee e, caso raro, tutte chiare.

Michele Mezzatesta 40 retail&food - marzo 2011

Margine Netto

%

51.417 -9.361 7.463 6.928 13.452 -3.908 -4.807 3.700 6.351 1.187 -7.890 6.089 3.542 184 -1.920 -3.887 -573 67.967

0,9% -0,8% 0,9% 1,0% 2,4% -0,8% -1,1% 1,0% 1,7% 0,3% -2,6% 2,4% 1,8% 0,1% -1,1% -2,5% -0,4% 0,5%

** Bilancio 2008

Fonte: Edifis Intelligence

Fig. 4 bis

Gruppo

Servair Airchef

Ricavi '08

Ricavi '09

89.850,38

89.313,76

fig. 1

fig. 2

% 98,6% 115,4% 108,4% 98,5% 117,6% 112,4% 103,1% 101,5% 104,9% 108,2% 104,4% 106,7% 105,0% 101,1% 99,2% 105,4% 109,5% 103,2%

Fig. 4

La nostra discussione entra subito nel vivo e Mezzatesta ci tiene a sottolineare che la presenza di punti di ristoro Servair Air Chef (bar, pizzerie o ristoranti) raggiunga oggi dieci aeroporti italiani, ai quali vanno aggiunte le due bandierine di Sea Service (la società fondata con Sea Aeroporto di Milano), che fa salire a dodici il numero di scali italiani presidiati. Questo in aggiunta alla più nota capillarità di rete sul fronte dell'inflight catering, che porta Servair Air Chef addirittura in ventitré aeroporti nazionali, «un un record europeo assoluto». Ma numeri a parte, è interessante la visione dell'ad di Servair Air Chef sulla ristorazione aeroportuale: «Oggi si continua a discutere, per esempio, sul fig. 3 tema della pizza – afferma – ma se permette io e il dottor Enzo Andreis inaugurammo la prima pizzeria in aeroporto, a Malpensa, nel 1993. E poi ci fu il primo Burghy – il "genitore italiano" di McDonald's – aperto nel giugno 1995 (fig. 1 - © Luigi Iametti). Tanti fanno grandi chiacchere sulle steak house ma poi non le apre nessuno. Il nostro "Mastro Bistecca" presso l'aeroporto di Pisa è un ristorante gradevole e con un'identità forte: vende prodotto toscano, carni toscane con un menù toscano. Non il solito, anonimo, ristorante insomma».

% 99,40%

Margine Netto

%

2.253,96

2,52%

La ricetta Mezzatesta è semplice: i bar e più in generale i locali aeroportuali dovrebbero avere più personalità, essere più legati al territorio e rappresentare maggiormente la città cui si riferiscono. «Lungo il bancone del nostro bar di Pisa – prosegue – si trova, perché modesto non lo sono mai stato, la riproduzione di quanto sta scritto sul Duomo di Pisa (fig. 5). Il nostro bar napoletano, che si chiama "Oro di Napoli", è caraterizzato da una grande foto di scena (quella del bar) tratta dall'omonimo film con Totò e Peppino. Io sono fissato sul punto della caratterizzazione perché è già talmente difficile gestire bar e locali negli aeroporti, che la differenza possono farla davvero l'ambientazione, la qualità dei prodotti e il servizio». Analizzando invece la posizione dei landlords chi sta lavorando meglio? «Battuello (Luigi, direttore commerciale non aviation di Sea,

ndr) è uno dei pochi che sta facendo cose intelligenti, puntando sui brand e sulle novità, così come molto bene sul tema dell'innovazione fa il team di Sat presso l'aeroporto di Pisa. Gli altri mettono grandi bar identici e con prodotti uguali, non penso sia quella la strada giusta. Ma il vero problema della ristorazione commerciale in aeroporto, secondo me, è rappresentato dalle royalty, decisamente troppo alte...». Sul fronte delle novità di casa propria Mezzatesta si scatena elencando tutte le attività


introdotte di recente, «da un paio di mesi a Pisa gestiamo il duty paid ex Linea Sole in airside e contiamo di ottenere ottimi risultati». Ma la "scoperta" recente più interessante è rappresentata dal buy on board, «I primi anni siamo partiti con 2-300mila euro di fatturato annuo per le vendite a bordo, nel 2010 abbiamo toccato i 3,5 milioni di euro. Ma anche qui bisogna avere i prodotti giusti... un'altra mia fissazione: il vero panino italiano, ad esempio, con vero Parmigiano Reggiano, vero prosciutto di Parma e rucola, proposto però ad un prezzo serio: i risultati sono stati stratosferici. Ma ci sono anche piccole grandi innovazioni come il carrello trasparente introdotto su Air Italy e Wind Jet. (fig. 2)». Poi c'è l'attività di cleaning lanciata a Malpensa e Linate che ora viene effettuata anche a Roma e a Venezia: «certo - dice - perché eravamo presenti in ventitré aeroporti ma non volendo addormentarci su noi stessi, abbiamo pensato di fare le pulizie di bordo, e siamo arrivati a lavorare 110 apparecchi al giorno». E poi ci sono le nicchie, che nel cleaning significano ad esempio le pulizie esterne degli aerei «da un paio di mesi a questa parte puliamo gli aerei della Lufthansa basati a Malpensa (fig. 3). E nello stesso hangar di Lufthansa laviamo anche Neos e Meridiana Fly. Ma siamo certificati anche per fare le pulizie nel cockpit del pilota...». Attività di nicchia che consentono a Servair di dare alle compagnie aeree un servizio completo senza doversi sobbarcare il carico di gestire deci-

fig. 5 ne di fornitori diversi. Abbiamo toccato alcuni esempi che illustrano la composizione dei risultati raggiunti da Servair Air Chef (fig. 4). E che per percentuale di utile netto posizionano la società ai vertici della classifica tra gli operatori italiani, sopra al colosso Cremonini che raggiunge quota 2,4% di utile (classifica pubblicata da Ristorando 12/2010). E in chiusura Mezzatesta – che quanto a franchezza non gioca mai al risparmio – si lascia

andare a una considerazione a cuore aperto: «Mi sento orgoglioso di guidare una signora società. Certo per alcuni dei nostri business bisognerebbe essere più specializzati, e non siamo perfetti su tutti i fronti... dovremmo avere una persona dedicata soltanto alla ristorazione commerciale, ma di Castelli (Sergio, amministratore delegato MyChef, ndr) e Papa (Aldo, direttore generale Autogrill, ndr) non ce ne sono molti in giro». A. A.

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r&f mistery on board

Il Frecciarossa fila.

Ma con Trenitalia il wi-fi deraglia

H

o viaggiato sicuro e veloce. La prima classe del Frecciarossa mi ha consentito di raggiungere Firenze da Milano, in una giornata di nebbia fittissima, in poco più di 100 minuti. Lungo il tragitto ho potuto lavorare e sono arrivato a destinazione fresco e riposato, con

zato da Trenitalia. A seguire passa il carrello con i quotidiani, in omaggio, con una scelta di testate sufficientemente ampia. Il viaggio scorre tranquillo a 300 km/h, intervallato dall'offerta di un cioccolatino, e dal ripetersi del servizio di benvenuto per i passeggeri saliti alla

Frecciarossa > Accoglienza a bordo Saluto, benvenuto Spazio bagaglio Ordine/pulizia poltrona Magazine > Viaggio Annunci Qualità segnale wifi Climatizzazione Ordine e pulizia toilette Cordialità e professionalità controllo biglietti Wellcome: assortimento Wellcome: qualità prodotti Wellcome: servizio Quotidiani Bar: assortimento Bar: qualità prodotti Bar: qualità servizio > Arrivo Puntualità Annunci di sbarco

meno di cinque minuti di ritardo. Un buon servizio che non fa rimpiangere l'automobile e che, vista la distanza ridotta, non teme la concorrenza dell'aereo. Tutto bene quindi? Quasi. Esaminiamo con l'occhio critico ed esperto del mistery client, o del ghost passenger, il servizio erogato da Trenitalia sul suo prodotto di punta, il treno ad Alta Velocità. Finché il convoglio è fermo in stazione, anche viaggiando in prima classe, non è stata effettuata alcuna formula di accoglienza a bordo. Non c'è personale in carrozza, né vengono trasmessi avvisi particolari se non per annunciare la partenza, pochi minuti prima dell'orario previsto. Il mio posto è pulito, così come il tavolino e nella tasca della poltrona trovo una copia del magazine di bordo, in buono stato di conservazione. Il confort della carrozza è discreto benché, senza considerare la tappezzeria e l'impianto di illuminazione, la sensazione è quella di essere a bordo dei "vecchi" treni Eurostar. Forse sono proprio loro? Partiamo in orario e una ventina di minuti dopo viene espletato il servizio di benvenuto con un'offerta di bevande calde o fredde e snack dolci e salati. Il caffè si rivela di qualità superiore alle aspettative. Non si tratta dell'espresso del bar, ma nemmeno dell'orrido beverone proposto da alcune compagnie aeree. In aggiunta provo lo snack dolce, una confezione di krumiri di un noto brand associato a questo prodotto. A completare il servizio il corredo per il caffè, una bustina in plastica con cucchiaino, tovagliolo, zucchero e una salvietta umidificata: tutto elegantente brandiz-

stazione intermedia di Bologna. Il personale viaggiante Trenitalia, così come quello di T&B – brand di Treno Servizi Integrati, società di ristorazione a bordo treno controllata dalla francese Accor – si è dimostrato cordiale e professionale durante tutto il viaggio. Anche in carrozza ristorante, dove mi sono recato per testare una consumazione al banco: un espresso soddisfacente in uno spazio bar disadorno e dall'assortimento limitato. Una nota negativa sul personale riguarda invece la nutrita pattuglia della Polizia di Stato che ha viaggiato nei posti alle mie spalle, non so se per servizio sul treno o per trasferimento ad altra località. In entrambi i casi è stata una presenza poco piacevole, caratterizzata da continui movimenti e passaggi, da un fastidioso (e smodato) approfittarsi del servizio di benvenuto nonché da chiacchiere e risate a voce alta, su argomenti non certo encomiabili per tutori dell'ordine in divisa, come i migliori metodi per il download (illegale) di film dal web. Mi chiedo: è indispensabile fare viaggiare tutti questi agenti così "comodamente" in 1a

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Legenda:  = migliorabile  = sufficiente = apprezzabile  = molto buono  = ottimo

Franco Bernabè e Mauro Moretti

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© Edifis Intelligence

classe? Probabilmente no. Già che abbiamo cominciato con le note negative vi racconto l'esperimento con il wi-fi di bordo, largamente pubblicizzato su ogni mezzo da Trenitalia e Telecom Italia nelle settimane precedenti al mio viaggio, con l'idea che "Far crescere l'Italia è un gioco da grandi". Ebbene il tentativo è cominciato bene, ci siamo regolarmente registrati e arrivati al dunque... zac! Il servizi è inattivo per manutenzione: evidentemente fare crescere l'Italia non è un gioco (vedi foto). Ultimo appunto sulla toilette alla quale mi sono diretto serenamente visto che, come annunciato più volte dagli altoparlanti, a bordo treno è presente un addetto alle pulizie. La toilette era sì pulita ma il pavimento completamente bagnato dall'acqua caduta dalla mensola del lavabo, visto che il rubinetto scarica incredibilmente su questa e non nel catino collegato allo scarico. Un lavoretto di quell'idraulico che non capiva un tubo... Mettiamola così: a non voler fare i sofisticati, per la discreta somma di 70 euro, si può viaggiare in meno di due ore tra Milano e Firenze. Andrea Aiello

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Parola di Roberto Meneghesso

Roberto Meneghesso, è nato a Busto Arsizio (Va) 51 anni fa. Ha realizzato progetti all’interno delle più importanti multinazionali del settore retail come Metro, Rewe, Dixons Retail in Italia e all’estero, arricchendo la propria esperienza in paesi come Germania, Francia e Spagna. Nel 2008 ha contribuito allo startup del principale retailer di high-tech a Tbilisi, in Georgia. Meneghesso porta in McArthurGlen la sua esperienza internazionale e la sua visione legata a un grande orientamento al cliente.

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McArthurGlen:

la svolta è customer oriented C

on cinque outlet in portafoglio nella Penisola e una lunga schiera nel Vecchio Continente, McArthurGlen detiene la leadership nel mercato nazionale ed europeo dei foc. Sulla piazza italiana, oltre che dai futuri ampliamenti, la crescita dei fatturati dipenderà dalle decisioni di Roberto Meneghesso, recentemente nominato country manager dopo che Luigi Battuello, ex amministratore delegato, è atterato in Sea - Aeroporti di Milano come direttore commerciale non aviation. Intervistato da retail&food presso la nuova sede milanese di McArthur, in zona Brera, Meneghesso ha tracciato le linee guida del suo “mandato”. La prima: ci sarà una forte politica di marketing indirizzata al consumatore finale. La seconda: l’elemento umano e le relazioni tra gestore, tenant e visitatori diventeranno un must. Non mancano, inoltre, possibili iniziative nel canale aeroportuale con il progetto Collezioni by McArthurGlen. Le indicazioni ci sono, ma nulla è deciso. Quali sono le tre priorità del suo incarico? Favorire l’organizzazione degli eventi, lavorare con il turismo e promuovere il digital. Come intende sviluppare questi tre punti? Partiamo dagli eventi… I nostri outlet stanno diventando sempre di più dei poli di aggregazione. Non posso dire che la leva del prezzo non sia molto importante ma lo è altrettanto quella degli eventi. A questi elementi si aggiunge ovviamente il mix di prodotto che si trova all’interno del foc. Gli eventi, sui quali investiamo tantissimo, fanno si che gli outlet siano vissuti in modo differente. L’obiettivo è creare dei luoghi dove la gente possa non solo fare shopping ma anche passare una giornata diversa dalle altre. Sotto questo aspetto il mio contributo è sicuramente organizzativo. …proseguiamo con il turismo. Riteniamo che lavorare con i tour operator, offrendo la possibilità di ospitare i lori clienti all’interno dei nostri outlet per una giornata di shopping, sia la chiave di volta per un rapporto con il turismo che oggi è molto più spontaneo di quanto sembri. La nostra intenzione è creare un welcome pack contenente dei benefit. Tra questi ci sarebbero servizi come la colazione omaggio presso i bar convenzionati e la shopping bag con il nostro marchio. Ai turisti stranieri sarebbe bello dare una brochure scritta nella loro lingua dove ci sia spiegato come ottenere il tax free. L’obiettivo è l’acquisto one-shot? I turisti stranieri rappresentano circa il 10% dei visitatori e generano uno scontrino medio più alto. Ad esempio quello di un russo si attesta intorno ai 400 euro, circa cinque volte superiore a quello di un italiano. La logica che sottende è appunto quella della one-shot, giustificata dal fatto che il singolo turista viene magari una volta nella vita, è in vacanza nel paese che guida l’industria internazionale della moda e acquista prodotti considerati spesso status symbol. Ma per sfruttare al meglio questa leva occorre un alto tasso di formazione degli addetti alle vendite…

La formazione è un elemento importantissimo. Per esempio a Napoli abbiamo recentemente realizzato un corso di inglese base a cui hanno partecipato 350 persone. Ma non ci fermiamo qui: sarebbe interessante organizzare lezioni di russo o di cinese, o comunque di lingue orientali. I cinesi sono tantissimi e non tutti parlano inglese. Oltre a ciò portiamo avanti dei corsi chiamati in gergo “meet and greet”, nei quali si insegna a riconoscere il cliente e a salutarlo. Infine il capitolo digital. Il digital non è soltanto un sito internet con qualche informazione ma è un fenomeno sociale. Ormai ogni persona con uno smartphone può scaricare l’applicazione che gli serve. Mi è rimasto impresso un convegno nel quale Robert Polet, ceo di Gucci, ha detto: «Non so a cosa serve però abbiamo sviluppato un’applicazione Gucci gratuita per iPhone. In questo modo chi non può permettersi una borsa di Gucci può comunque avere sul suo telefonino l’applicazione con le schede e le immagini dei prodotti». Questo è un esempio di come sia possibile fidelizzare e conquistare i clienti anche con piccole iniziative. Sino a poco tempo fa la ristorazione ha ricoperto un ruolo marginale nel canale outlet, ora si intravedono segnali di cambiamento. Il futuro del food è più slow? Recentemente sono stato a Castel Romano all’inaugurazione del primo Design Bistrot di Autogrill realizzato in collaborazione con Skitsch. L’iniziativa ha portato gusto e stile. Questo ci insegna come il mondo del food si stia evolvendo all’interno degli outlet, adattandosi. Nei centri più vecchi si vede come inizialmente ci sia stata l’attitudine a una ristorazione veloce. Oggi la formula è quasi tutta di tipo slow. Il fast si aggiunge di sabato e di domenica. In generale proviamo a dosare il numero dei posti seduti con quello dei posti in piedi, inoltre cerchiamo di seguire il territorio con insegne locali. Farinella e Rossopomodoro, quest’ultimo già affermato come marchio nazionale, sono due esempi. Arrivando alla cronaca, risalta come i fatturati dei foc continuino a mostrare dati positivi. Calano invece i centri urbani e faticano alcuni centri commerciali… Anno dopo anno gli outlet crescono di quota, nel 2010 noi abbiamo fatturato 649 milioni di euro con cinque centri a disposizione. E non possiamo dire che i foc crescono soltanto perché rappresentano un fenomeno sociale, ma lo fanno perché sono stato realizzati investimenti, profuse idee e lavorato con una popolazione di negozi. Quali sono le vostre previsioni per il 2011? Sui cinque centri in portafoglio tre seguono un’annualità e due un’altra, questo perché alcuni fanno riferimento alle regole ciclistiche inglesi e altri a quelle italiane. A fronte di ciò ora siamo in fase di budget per tre foc, che sono Serravalle Scrivia, Barberino del Mugello e Castel Romano. Per ognuno di questi abbiamo previsto una crescita di fatturato intorno al 2 per cento.

Sono stati annunciati vari ampliamenti. Cosa prevede la pipe line? Per ognuno dei nostri outlet esiste un progetto di sviluppo, qualcuno già pronto nel 2011 come per quello di Marcianise, dove a marzo prevediamo di aprire ulteriori 70 negozi. A Castel Romano inizieremo in primavera una fase di ampliamento importante. A Venezia siamo in fase di realizzazione, mentre per Barberino del Mugello abbiamo ottenuto le licenze per un ulteriore ampliamento. Relativamente a Serravalle Scrivia abbiamo qualche idea che però va in relazione alla viabilità, divenuta ormai un collo di bottiglia. Se la provincia non metterà mano alle infrastrutture sarà difficile stanziare ulteriori investimenti. Ma i nuovi negozi non servono a nulla se l’outlet rimane chiuso di domenica. Ci sono stati sviluppi dopo la polemica politica tra Comune, Provincia e Regione avvenuta all’inaugurazione della seconda fase del Veneto Designer Outlet? Purtroppo no. Prima o poi bisognerà uscire dall’impasse promulgando una legge sul commercio che non tuteli soltanto gli interessi degli esercenti ma che assecondi anche le esigenze dei cittadini. È necessario andare verso una liberalizzazione e non verso una chiusura. Altro capitolo: i saldi. Anche quest’anno non si è riusciti a trovare una data unica. La deregulation non permette di utilizzare una sola campagna promozionale e di conseguenza di semplificare la comunicazione. Conferma le indiscrezioni su un possibile nuovo foc a sud di Napoli? Siamo attenti a tutte le opportunità, ma al momento non c’è niente di definitivo. In quell’area abbiamo già attivo un grande investimento che è quello di Marcianise, il quale deve ancora esprimersi a pieno. Con l’iniziativa “Collezioni by McArthurGlen” siete operativi anche nel canale aeroportuale. Attualmente in Italia gestite spazi retail all’aeroporto di Venezia. Quali sono le performance al Marco Polo e nei casi esteri? Siamo molto soddisfatti dell’andamento su Venezia e tra le altre location operative menziono quella di Dublino. Per quest’ultima il successo è stato talmente elevato che stiamo per aprire al Terminal 2 dello stesso aeroporto. In questo canale un grosso impulso è determinato dai voli low cost, che permettono un elevatissimo spostamento di persone. Inoltre il nostro know how e i nostri rapporti con il mondo dell’industria fanno si che il mix che presentiamo sia adeguato a quel tipo di consumatore. Sono previste ulteriori iniziative lungo la Penisola? Al momento non c’è nulla di definitivo ma ci sono contatti avviati con molte aziende. All’aeroporto di Napoli sono riuscito a vedere con il direttore generale (Marco Consalvo, ndr) il grande lavoro svolto per la creazione di un’area con offerta retail e food. Ho notato buon senso, idee e una prospettiva molto chiara. Andrea Penazzi

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analisi mercato

Casalinghi,

tutt’altro che disperati I dati dicono che i consumi per cristalleria e tessuti nel 2011 e 2012 finalmente decolleranno, dopo il ristagno dell’ultimo biennio. In prima fila per prendere le nuove ondate di clienti ci sono i negozi negli shopping center (1.343 a oggi) e negli outlet. E anche negli aeroporti, finora poco attrattivi, cominciano ad aprire punti vendita le grandi catene dell’oggettistica.

S

i potrebbe dire che il meglio deve ancora venire. I casalinghi escono da un periodo difficile. Ma dopo un 2010 in cui la parola d’ordine è stata “resistere”, il 2011 si preannuncia di ripresa. I dati della Fiac, Associazione fabbricanti italiani di articoli casalinghi, dicono che la produzione nell’anno passato ha avuto un giro d’affari di 770 milioni di euro, esattamente quanto nel 2009. Nel 2011, invece, è previsto un aumento del 2,6 per cento, trainato dal +7,8% atteso per l’export. Se lo sguardo si sposta dalla produzione alle vendite (e quindi ai negozi) è il caso di mostrare più ottimismo. Secondo il rapporto annuale di Confcommercio sui consumi degli italiani, su 56 funzioni di consumo la quarta per sviluppo previsto dal 2010 al 2012 è proprio quella della cristalleria, vasellame e utensili per la casa. Guardando anno per anno ci si rende conto di cosa è accaduto e di cosa ci attende: per la cristalleria e gli utensili per la casa il 2009 aveva segnato una discesa del 12% rispetto ai valori del 2007. Nel 2010 l’incremento dei consumi è stato del 2,3%, mentre nel 2011 si attende un +6% e nel 2012 un +6,7 per cento. Meno brillante è invece il settore dei tessuti per la casa. Anche se non ha avuto un calo come la cristalleria, avrà anche una crescita meno sostenuta: +4% nel 2011 e +4,6% nel 2012. Numeri comunque consolanti per un mercato che è sicuramente molto maturo. L’Italia è infatti il quinto paese europeo dopo Germania, Francia, Spagna e Regno Unito per il consumo di articoli casalinghi e di decorazione della tavola, le cui percentuali maggiori ineriscono al “plasticwear” e al “metalwear”, rispettivamente al 51% e 24 per cento. Il mercato italiano, inoltre, vede un posizionamento prezzo medio (3540%) e medio-alto (20-25%), con

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una spiccata preferenza per uno stile classico.

Nei mall 1.343 bandierine

Oltre ad amare i casalinghi, gli italiani amano cercarli nei mall e negli outlet. La società di consulenza Reno ha conteggiato, in un’analisi ad hoc per r&f, 1.343 punti vendita nei centri commerciali, contando le categorie merceologiche di tessile casa, complemento d’arredo, arredamento e casalingo vero e proprio. La distribuzione per aree geografiche vede il 33% dei negozi nei centri del Nord Ovest, il 10% nel Nord Est, il 26% al Centro, il 22% al Sud e il 10% in Sicilia e Sardegna. Fra i dieci centri commerciali che sviluppano un numero di passaggi superiore agli 8 milioni (classificati come AAA secondo il rating Reno, vedi figura 2), il Campania di Marcianise (Ce) è quello che dedica una maggiore percentuale di spazi a questa merceologia, con il 9% delle insegne, ossia 15 su 160 punti vendita. Seguono il Fiumara, a Genova, l’Oriocenter (Orio al Serio, Bergamo), e il Roma Est, tutti con percentuali superiori al 7 per cento. Sei su dieci super-mall italiani hanno più di 10 punti vendita di casalinghi e dintorni. Un’eccezione evidente è rappresentata dal centro Casamassima di Bari, che ospita un solo punto vendita dedicato, il Kisene’. Tra i maggiori player a carattere nazionale, quelli con la più spiccata presenza di punti vendita negli shopping center sono Kasanova (126), Thun (96), Re Sole (65), Swarovski (61), Kisene’ (49), Co.Import (32) e Zara Home (15), come si vede nella figura 3. L’analisi di Reno permette di scendere in profondità nell’osservazione di quanto accade nelle diverse categorie merceologiche. Nel casalingo vero e

proprio Kasanova (si veda l’intervista in pagina) è sicuramente l’insegna predominante. Ha una distribuzione capillare su tutto il territorio nazionale e un posizionamento fortemente trasversale, con punti vendita dai centri di categoria più bassa a quelli più importanti. Segue Bialetti con 24 punti vendita, situati in centri commerciali con un posizionamento alto. «Nel corso del 2010 – spiega Paola Gioria, retail manager Bialetti Industrie Spa – abbiamo dato seguito ad un incre-

giore afflusso. Tale strategia riguarda principalmente i centri commerciali: al loro interno abbiamo già programmato diverse nuove aperture, mentre relativamente agli outlet vantiamo già una buona copertura. Particolare attenzione verrà rivolta al Sud, per il quale abbiamo già investito in modo prioritario nel 2010 grazie alle aperture nelle aree limitrofe a Roma, Salerno, Caserta e Catania». Altri player di primo piano sono Lagostina e Bormioli con 11 punti vendita ciascuno. Interessanti sono,

mento molto importante delle vendite rispetto al 2009 grazie anche all’apertura di otto nuovi negozi all’interno di selezionati centri commerciali e di due nuovi punti vendita outlet». Il piano di sviluppo, continua, «prevede una copertura capillare del territorio e passa attraverso l’individuazione dei centri di mag-

inoltre, alcune realtà locali del CentroSud, quali Gruppo Satur nel Lazio, con 7 punti vendita, Mertoli in Sicilia, con 8 punti vendita, e Oscar Cerami, con 10 punti vendita in Campania e uno nel Lazio. L’insegna bolzanina Thun è invece protagonista assoluta nel settore dei complementi d’arredo e dell’og-


gettistica. In costante espansione, il brand conta 96 negozi nei centri commerciali a fine 2010, con una diffusione capillare su tutto il territorio nazionale. Seguono Swarovski e Co.Import, entrambi dislocati in tutte le regioni del nostro Paese con un posizionamento in centri di rating medio-alto e con zona calda nelle tre regioni top (Lombardia, Piemonte e Lazio) per il primo, mentre il secondo, al momento, è diffuso prevalentemente in Lombardia. Attenzione particolare nel settore del complemento d’arredo va certamente dedicata a Zara Home, insegna che conta oggi 15 punti vendita in centro commerciale, con un posizionamento quasi esclusivamente rivolto agli shopping center di rating elevato. Leader della categoria tessile casa è infine senza dubbio Re Sole, che ha 66 punti vendita in centri com-

merciali prevalentemente di rating medio, le cui zone calde sono Lazio e Campania. Kisene’ e C’è Bassetti seguono con 40 shop, la maggior parte dei quali è situata rispettivamente in Sicilia e in Lombardia anch’essi con multi target. Se si estendesse l’analisi anche alla cartoleria, non si potrebbe infine non

citare C’Art, che conta 94 negozi, di cui 74 negli shopping center.

Outlet, casalingo batte tessile

Se i centri commerciali abbondano di negozi per la casa, gli outlet di certo non sfigurano. Su 21 foc analizzati da r&f, sette hanno almeno dieci negozi tra le diverse categorie di casalinghi. Le percentuali più alte di incidenza di casalinghi rispetto al numero di punti vendita, pari al 10%, si ritrovano nelle cittadelle commerciali Castel Guelfo Outlet City, Fashion District Mantova e Vicolungo Outlets, seguite a breve distanza dal Franciacorta Outlet Village. Attorno al 3% è invece nel San Marino Factory Outlet, nel McArthurGlen di Marcianise (città dove ci sono 15 punti vendita nel vicino centro commerciale Campania) e nel Fox Town di Mendrisio.

Per capire lo stato di salute del canale, abbiamo sentito Matteo Gallieni, responsabile retail di Fashion District Service, la struttura che si occupa del management dei tre centri gestiti dalla società. «Il comparto va bene, perfettamente in linea con la resa complessiva dell’outlet – sottolinea –. Con una precisazione: il casalingo

Parte la rete Do.It, l’outlet che parla italiano Sarà una leggera scossa o un terremoto? Ora è arrivato il momento di scoprirlo, perché entro la fine di marzo aprirà a Val Vibrata, Teramo, il primo degli outlet del circuito Do.It (Designer Outlet Italiano). Presentato come un anti-Ikea, probabilmente farà venire mal di pancia maggiori ai factory outlet esistenti, che di negozi di casalinghi abbondano. Si tratta infatti di un progetto che prevede lo sviluppo in tre anni di otto outlet riservati ad aziende italiane e dedicati al mondo dell’arredo, del design e della casa. Entro l’estate sarà la volta di un secondo centro nei pressi di Santhià (Vercelli), e a seguire a Brescia, Venezia e Valmontone, ossia a due passi da un foc di Fashion District. Tutti e otto apriranno entro il 2014 e gli ultimi due saranno al Sud. A ideare tutto è stato Mario Esposito, presidente di Do.It, con 20 anni di esperienza nel retail alle spalle (Sephora e Fiorucci) che a r&f spiega l’origine del progetto: «Mi sono reso conto che una delle tre eccellenze italiane non era valorizzata come le altre. Mentre la moda e l’alimentare avevano avuto casi di successo, come Eataly nel food, l’arredamento ha una filiera distributiva datata, che da cento anni si basa sui mobilieri». Nel frattempo c’è stato l’avvento dei colossi low cost, che hanno sfruttato le inefficienze dei mobilieri e hanno portato via quote di mercato fornendo informazione, assortimento, condizioni logistiche perfette. «Il nostro modello consente di avere tutto quello che offrono le catene – continua Esposito –, i clienti finalmente potranno scegliere». Ma riuscirà a raggiungere l’efficienza di Ikea? «Mi permetto di dire che sarà molto più organizzato. Per esempio, abbiamo una società che si occupa centralmente delle consegne per tutti i negozi. Noi comunque siamo su un target diverso, medio-alto, e sono di livello superiore anche le nostre strutture (disegnate dall’architetto Tobia Scarpa)». I numeri danno un’idea dell’ambizione di Do.It: ogni centro avrà una superficie lorda di pavimentazione dai 18mila mq di Val Vibrata ai 24mila di Valmontone. Nel centro abruzzese ci saranno 60 negozi, con una superficie di 250-600 mq per i mobili e di 150-250 per le altre categorie. I marchi saranno circa cento: oltre ai 60 nei monomarca, infatti, 50 troveranno posto in un spazio multimarca centrale di 2.000 metri quadrati. Si tratterà delle società minori, non in grado di gestire un proprio negozio. A parte questo spazio, il resto di ogni centro sarà diviso per area tematica. Numeri ancora maggiori si ritrovano in tre dei successivi progetti: 1.000 posti auto e il 30% di sconto sul prezzo del listino per centro. Brescia e Venezia avranno 120 unità commerciali, Valmontone 140. Ingente l’investimento: per ogni outlet la spesa «non è lontana» dai 50 milioni di euro. Ma chi paga? «Ho proposto il progetto a una serie di investitori – risponde Esposito –. In Abruzzo c’è la Maks, a Santhià la Svim, mentre per Brescia, Venezia e Valmontone c’è la Draco di Brescia». Un ultimo aspetto riguarda la parte food. «Ci siamo staccati completamente dalle catene o dai progetti di fast food, poco legati al mondo dello star bene – dice Esposito –. A Val Vibrata abbiamo siglato un accordo con OroRosso – Orgoglio Aquilano. Daremo spazio ai produttori di eccellenza abruzzesi di carne, prodotti da forno e altri beni. Ci sarà un grande punto vendita di 700 mq, con posti a sedere. All’interno ci sarà anche Agriservice, un’associazione di un centinaio di allevatori e coltivatori che fanno il vero chilometro zero. È quasi tutto biologico, ho impiegato un anno per costruire il sistema. La qualità è eccellente, i prezzi quasi da grande distribuzione. Infine ci sarà anche un punto di vendita e somministrazione dei prodotti di San Patrignano».

puro rende molto più del tessile casa. Questo perché il primo è soggetto ad acquisto più frequente, per esempio in casi di regalo. Il tessile, invece, ha visto un grande sviluppo negli ultimi anni e ormai è saturo». Quando viene operata una sostituzione di un negozio di tessile con quello di casalinghi, come a Molfetta, la performance è elevata (+7% nel complesso). Rimane poco più che costante (+2,5%) se i marchi non variano e sale decisamente in caso di un nuovo innesto di casalinghi, come a Mantova (+13%). A livello geografico la grande differenza sta

nel minor appeal del tessile nel Sud, dove rimangono forti le tradizioni del corredo fatto in casa e della vendita porta a porta di prodotti di fascia alta. Il punto di vista di un retailer in questo settore è invece espresso da Mauro Costanzo, marketing manager presso Rcr Cristalleria Italiana, che conta poco meno di una decina di stores, da 130 mq l’uno, nei foc. «Gli outlet – racconta – sono un investimento di immagine. Si comunica in particolare la convenienza legata a un’immagine di marca». Per quanto il peso sul totale del fatturato

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analisi mercato

Fig. 1

Casalinghi: consumi passati e attesi

I casalinghi nei mall con più di 8 milioni di passaggi

Fig. 2

PDV BPC

PDV totali

%

1 15 7 11 7 7 13 10 14 10

56 160 104 206 95 109 175 202 196 150

1,80% 9,40% 6,70% 5,30% 7,40% 6,40% 7,40% 5,00% 7,10% 6,70%

Auchan Casamassima (Ba) Campania - Marcianise (Ce) Carosello - Carugate (Mi) Euroma 2 - Roma Fiumara - Genova I Gigli - Campi Bisenzio (Fi) Oriocenter - Orio al Serio (Bg) Porta di Roma - Roma Roma Est - Roma Shopville Le Gru - Grugliasco (To) fonte: Reno

1992

2007

2009

2010

Cristalleria e utensili per la casa

fonte: Confcommercio

2011

2012

Tessuti per la casa

I player più presenti nei centri commerciali Insegna KASANOVA THUN RE SOLE SWAROSVKI KISENE’ CO.IMPORT ZARA HOME

Merceologia

Totale PV

casalingo puro oggettistica tessile casa oggettistica tessile casa compl. arredo compl. arredo

126 96 65 61 49 32 15

Fig. 3

Rating AAA 9 7 4 9 4 6 5

AA

A

BBB

12 11 4 11 6 5 2

20 20 11 14 8 10 5

40 31 29 25 26 13 20 6 16 14 9 2 3

BB

B/C 14 4 7 1 1 fonte: Reno

I marchi negli outlet

Fig. 4

Outlet

Marchi casalinghi

CASTEL GUELFO OUTLET CITY DESIGNER OUTLET BRENNERO

Bialetti, C'è Bassetti, Caleffi, Frette, Home&Cook, Italian Factory by Foppapedretti, 10 La Casa Italiana, Livin' De Longhi, Rcr Cristalleria Italiana, Richard Ginori 1735 2 Bialetti, Home&Cook Bialetti Industrie, Borgo Tessile, Bormioli Rocco, C`è Bassetti, Frette, Gabel Outlet, 10 Italian Factory, La Casa Italiana, Liv'in De Longhi Store, Richard Ginori 1735 Bialetti Industrie, Borgo Tessile Home Collection, C'e' Bassetti, Ethnic Chic, 7 Gabel, Italian Factory, Liv'in De Longhi Store Bialetti Industrie, Borgo Tessile, Bormioli Rocco, Frette, Idea Bassetti, 10 Italian Factory, La Casa Italiana, Liv'in De'longhi Store, Thun, Villeroy & Boch 7 Bassetti, Caleffi, Davide Garden, Frette, Gspot, Home & Cook, Swarovski Argenteria Galbiati, Bassetti, Gabel, La Casa Italiana, Villeroy & Boch 5 Bialetti Industrie, Borgo Tessile, Bormioli Rocco, C'è Bassetti, Frette, Gabel, Home&Cook, Italian Factory, La Casa Italiana, Liv'in De'Longhi Store, Lowe, 15 Novità Home Stores, RCR, Richard Ginori 1735, Sia Home Fashion

FASHION DISTRICT MANTOVA

FASHION DISTRICT MOLFETTA FASHION DISTRICT VALMONTONE FIDENZA VILLAGE FOX TOWN FRANCIACORTA OUTLET VILLAGE MCARTHUR GLEN DESIGNER OUTLETS NOVENTA DI PIAVE MCARTHUR GLEN DESIGNER OUTLETS BARBERINO DI MUGELLO MCARTHUR GLEN DESIGNER OUTLETS CASTEL ROMANO MCARTHUR GLEN DESIGNER OUTLETS MARCIANISE MCARTHUR GLEN DESIGNER OUTLETS SERRAVALLE MONDOVICINO OUTLET VILLAGE PALMANOVA OUTLET VILLAGE SAN MARINO FACTORY OUTLET SARDINIA OUTLET VILLAGE SICILIA OUTLET VILLAGE SORATTE OUTLET SHOPPING VALDICHIANA OUTLET VILLAGE VICOLUNGO OUTLETS

N° marchi

% su pdv tot. 10,0% 5,6% 10,0% 5,0% 5,9% 7,0% 3,1% 9,4%

Bialetti Industrie, Frette, Mirabello, Villeroy & Boch

4

3,6%

Bialetti Industrie, Bormioli Rocco, Casa Lagostina, Frette, La Casa Italiana, RCR - Royal Crystal Rock, Sia

7

7,1%

C'è Bassetti, Frette, Home&Cook-Lagostina, La Casa Italiana, RCR - Royal Cristal Rock

5

4,3%

Bialetti Industrie, Frette, Home&Cook, Mirabello, Rcr Cristalleria Italiana

5

2,9%

12

6,8%

3

3,7%

8

8,9%

1 5 5 4

2,5% 7,4% 4,3% 5,8%

14

10,0%

10

6,8%

Bassetti (C'è Bassetti), Bialetti Industrie, Caleffi, Frette, Home & Cook (Krups/Lagostina/Moulinex/Rowenta/Tefal), La Casa Italiana, La Casa Nomade, Mirabello, RCR - Royal Crystal Rock, Saldarini - Como, Swarovski, Villeroy & Boch Frette, Gabel, Home&Cook Bialetti Industrie, Borgo Tessile, Bormioli, Caleffi, Home & Cook, Italian Factory by Foppapedretti, Livin' De Longhi, Rcr Cristalleria Italiana Altromercato Bialetti Industrie, Bormioli Rocco, Gabel, Home & Cook, Italian Factory, Alessi, Bialetti, La Casa Italiana, Legami, Moneta Bialetti, Borgo Tessile, Italian Factory - Foppapedretti, Liv In - De Longhi Artista Spacciatore, Bialetti Industrie, Bormioli Rocco, C'è Bassetti, Caleffi, Frette, Gabel, Home&Cook, Italian Factory, IVV, Liv'in De' Longhi, Lowe Tappeti, Novità Home Stores, Richard Ginori 1735 Artista Spacciatore, Bialetti Industrie, Bormioli Rocco, Caleffi, Frette, Gabel, Italian Factory by Foppapedretti, Livin' De Longhi, Richard Ginori 1735, Zucchi

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sia limitato al 2-3%, queste location sono importanti, spiega Costanzo, perché vendendo collezioni con 6-12 mesi di ritardo, «non solo c’è uno smaltimento dello stock più efficace che in passato, ma si crea anche liquidità e soprattutto si instaura un rapporto diretto con cliente». Il 2010, continua, è stato un anno positivo all’inizio e meno nel finale. Nessuno sbilanciamento sul 2011, anche se sarà il primo senza aperture. Tra i vari soggetti che sono entrati nei foc di recente, si segnala Altromercato, specializzato in articoli da regalo equosolidali, che ha debuttato presso il San Marino Factory Outlet. Tra i casalinghi in senso stretto, invece, il produttore di pentole Moneta (gruppo Alluflon), noto per i rivestimenti in ceramica, ha invece scelto il nuovo Sicilia Fashion Village di Agira (Enna) per il suo ingresso nei foc.

Denti, amministratore delegato della società –. Entrare nel canale travel retail vuol dire raggiungere un target nuovo, più maschile che femminile, senza dubbio diverso dalla nostra clientela abituale». È stato poi valutato l’effetto vetrina per i visitatori stranieri: lo shop, secondo il manager, «sarà prezioso per il progetto

Aeroporti, la novità è Thun

Il canale aeroportuale continua a non essere particolarmente attrattivo per le catene di casalinghi e oggettistica. Una novità di rilievo, in questo contesto, è però stato l’ingresso a Milano Linate di uno shop di Thun, il primo del marchio nel canale del travel retail. «Per noi si tratta di un’avventura completamente nuova – commenta in una nota Paolo

di internazionalizzazione che stiamo portando avanti da qualche anno». Il negozio di Linate, 70 mq, sarà affiancato da altri fratelli travel nel 2011? «È presto per dirlo – ragiona Denti –. Senza dubbio questo canale distributivo ci offre l’opportunità di nuove aperture molto interessanti, non solo nel settore aeroportuale, penso ad

›Fondamentali gli inserimenti

esempio al mondo delle crociere e al progetto Stazioni. Qualora i risultati fossero positivi stimiamo nel prossimo biennio un numero importante di inaugurazioni nel travel retail». Tra gli altri negozi di articoli per la casa, vale la pena citare i tre punti vendita negli scali romani, due a Fiumicino e uno a Ciampino, di Just

intervista

da altri settori Maurizio Ghidelli (Kasanova)

La lista nozze è morta, e con lei le pentole da 100 euro. Ai negozi di casalinghi non resta che una carta: inserire prodotti di altre merceologie o molto innovativi. È la diagnosi di Maurizio Ghidelli, ad di Kasanova, che può farsi forte di un biennio concluso in controtendenza rispetto al mercato. Come si è chiuso il 2010 per Kasanova? Per noi è stato un anno positivo. Nel 2009 si era registrata una crescita del fatturato del 25%, dovuta al cambiamento della politica commerciale. Nel 2010 c’è stato un ulteriore incremento del 14% omogeneo (a parità di negozi, ndr). A livello generale è stato un anno difficile e le cifre sulla disoccupazione ci fanno presumere che anche il 2011 lo sarà. È stato un anno di cambiamenti? Nel 2010 il settore è cambiato tantissimo. La principale innovazione è stata relativa agli articoli per l’acqua: depuratori e gasatori sono stati inseriti nei negozi di casalinghi e hanno contribuito a generare buona parte della nostra crescita. Anche i piccoli elettrodomestici per la salute (come i cuscini massaggianti, ndr) stanno andando bene. Noi non li abbiamo ancora inseriti perché sono molto voluminosi. La conclusione è che il settore da solo non basta a produrre buone performance. Ci vogliono inserimenti oculati. Quali altri cambiamenti rilevanti sono avvenuti?

Oltre a inserire nuovi prodotti, è stato necessario rivedere i vecchi. Le pentole da 100 euro per esempio sono in crisi perché sono scomparse le liste nozze. Si vendono le pentole con un rapporto qualità/prezzo compresso e che garantiscono “good value for money”, diventato fondamentale. Inoltre, quando c’è innovazione tecnologica il ciclo di vita si accorcia e ci sono opportunità di business. Un esempio è stata l’introduzione della ceramica nelle padelle. Ci sono differenze nelle vendite nei negozi cittadini e nei centri commerciali? Le vendite sono omogenee, la differenza è nell’assortimento. Nelle città si vende il casalingo classico. Nei centri commerciali, invece, per la concorrenza della grande superficie si privilegiano i gadget da pochi euro, agendo sulla vendita d’impulso. Come cambiano, invece, i consumatori? La novità è che gli extracomunitari hanno cominciato a rappresentare un business. Il consumatore arabo, per esempio, se è occidentalizzato acquista come un italiano, solo su una fascia di prezzo bassa. Le signore dell’Est europeo, invece, prediligono posate e pentole anche di qualità, per poi mandarle al loro paese d’origine.

Design, dedicato a casa e regali. Sempre a Fiumicino sono presenti due shop di Fabriano Boutique, specializzata in cartoleria di fascia alta e articoli da regalo. L’attenzione di questo marchio agli aeroporti è sottolineata dal fatto che dei sei negozi, tre sono in aerostazioni (il terzo nello scalo di Monaco di Baviera) e che le due prossime aperture previste, a Berlino nel 2012 e a Francoforte nel 2013 (contratto non ancora firmato) avverranno negli scali delle due città. Nel mondo della cartoleria si registrano anche i due punti vendita di C’Art a Fiumicino e quello di Legami a Orio al Serio. Quanto agli articoli da regalo, negli scali aeroportuali abbondano i negozi di souvenir locali, di vario livello, che invece hanno in queste location la loro collocazione ideale. Tra le operazioni più originali e interessanti c’è il Museum Shop ospitato alle partenze di Napoli Capodichino. Si tratta di un progetto nato nel 2007 da una società che finora aveva solo prodotto merchandising per i bookshop museali. Per sfruttare al meglio le produzioni create per i centri espositivi, racconta il titolare, Francesco Di Bennardo, «è venuta l’idea di creare il primo bookshop museale fuori da un museo. Siamo convinti che gli stranieri che affluiscono nelle città d’arte non trovino risposte alle loro domande di prodotti di qualità. L’idea è allora quella di essere presenti negli imbuti: aeroporti, stazioni, porti turistici, per intercettarli». A fine febbraio c’è stata l’apertura del secondo punto vendita, presso la stazione marittima di Napoli (sorta di centro commerciale da 70 negozi che si rivolge ai crocieristi). Prossimi obiettivi sono le stazioni ferroviarie, come Napoli, Verona, Pisa. Trattando di articoli da regalo negli aeroporti, è poi impossibile non citare i Ferrari Store. A oggi sono una quarantina nel mondo, di cui 11 negli aeroporti. In Italia si trovano a Fiumicino (2), Malpensa (2), Bologna e Venezia, mentre all’estero si trovano a Pechino, Dusseldorf, Amburgo, Johannesburg e Barcellona T1. Nelle stazioni, invece, al di là dei punti vendita di Sia a Roma Termini e Milano Centrale, le opportunità non sembrano ancora essere state prese. F. P.

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dossierareediservizio2011

A cura di Fabrizio Patti

MyChef C

ontinua con MyChef la rubrica dedicata ai formati della ristorazione e dei market in autostrada. Ogni mese una società di ristorazione in concessione risponde alle domande di r&f circa le caratteristiche salienti delle formule Bar, Pizzeria al trancio, Ristorante self service/free flow e Market. MyChef ha puntato molto sul canale e conta 19 aree di sosta autostradali. Il suo formato più frequentato (5 milioni di clienti annui) è il bar Gran Cafè, attivo dal 1994 e soggetto a restyling nel 2009. La pizzeria al trancio Pizza Chef e il ristorante free flow Antica Locanda hanno rispettivamente 300mila e 1 milione di clienti. Del MyMarket si segnalano, in particolare, la presenza di prodotti freschi e la comunicazione innovativa dei settori merceologici.

I formati della ristorazione e del market in autostrada Formato Bar nome mq min-max data creazione data ultimo restyling numero punti autostradali in cui è presente scontrino medio (solo autostrada) sedute min-max clienti serviti/anno (solo autostrada) presenza scontistica per pendolari elemento più innovativo del formato Pizzeria al trancio nome formato mq min-max data creazione data ultimo restyling numero punti autostradali in cui è presente scontrino medio (solo autostrada) sedute min-max clienti serviti/anno (solo autostrada) presenza scontistica per pendolari elemento più innovativo del formato Ristorante self service/free flow nome formato mq min-max data creazione data ultimo restyling numero punti autostradali in cui è presente scontrino medio (solo autostrada) sedute min-max clienti serviti/anno (solo autostrada) presenza scontistica per pendolari elemento più innovativo del formato Market nome formato mq min-max data creazione data ultimo restyling numero punti autostradali in cui è presente scontrino medio (solo autostrada) clienti serviti/anno (solo autostrada) presenza di prodotti locali/regionali (della regione in cui è presente il punto vendita) presenza area con prodotti freschi per pendolari presenza scontistica per pendolari elemento più innovativo del formato * Nello scontrino si mischiano prodotti complementari e market ** Nello scontrino si mischiano prodotti complementari e bar

Gran Cafè 60-180 1994 2009 19 ND* 0-50 5 milioni menu colazione, menu snack, sconto Telepass Premium, carnet 10 caffè e 10 colazioni brioche farcita al momento, focacce di Recco, crema frozen di caffè, super sconto per dessert se a fine pasto PizzaChef 30-250 1993 2008 6 7€ 0-100 300 mila nessuna prodotti add-on: mini-spiedo di pollo alla mediterranea, anelli di cipolla, mozza- rella con croccante panatura Antica Locanda 160-500 2004 2004 6 10 € 50-250 1 milione sconto 20% trucker card, menu convenienza, menu Telepass Premium il format stesso, replica della trattoria locale italiana: nel prodotto (ricette/ ingredienti tipici del territorio circostante nel raggio di 20km), nell'ambienta- zione rustica ("cuoco" porta-menu in ingresso, portale in simil-pietra, travature in legno, dettagli in ferro battuto, arredi tipo tradizionali, ecc.) MyMarket 20-300 2004 2004 19 ND** 3 milioni corner "Sapori dell'Antica Locanda" SI Corner "Occasioni" (sotto-prezzo rispetto a comparables in GDO cittadina: es. decoder digitale a 19,90€ vs minor prezzo GDO a pari prodotto di 24,90€) e promozioni taglio prezzo periodiche comunicazione dei settori merceologici ("LeggiMy" per i libri, "CuraMy" per la toilettry, … 18 categorie), corner Etnico (prodotti etnici), corner "Occasioni" (vedi sopra) © Edifis Intelligence

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international Desigual corre fino a Shanghai

È stato colorato come i vestiti che lo distinguono il 2010 di Desigual. Il fatturato del marchio di fast fashion spagnolo ha raggiunto i 435 milioni di euro, con una

crescita del 44% rispetto al 2009. Quest’anno le attese parlano di un incremento ulteriore del 20 per cento. I risultati, dicono i manager della società, derivano dalla varietà della strategia distributiva: il marchio è presente in settemila multimarca, 200 monomarca e 500 corner nei department store. Il 2011 sarà poi l’anno della Cina, perché sono previsti investimenti per circa 100 milioni di euro e l’apertura di una filiale a Shanghai. Nel gigante asiatico saranno inaugurati 70-80 negozi a insegna Desigual.

Francia, il centro è in crisi

Hanno fatto scuola in tutta Europa, ma ora i centri commerciali francesi sono in una impasse. Secondo il Cncc (Conseil National des centres commerciaux) francese, nel 2010 la loro frequentazione è scesa dell’1,3 per cento. Meglio il fatturato, +1,8%, che pure non ha compensato il calo del 2,7% del 2009. Hanno sofferto soprattutto le piccole metrature nelle gallerie nei centri commerciali. Ci sono però differenze nell’andamento delle insegne: meglio si sono comportate Leclerc e Auchan, peggio Géant Casino e Cora.

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duty free world

By Kevin Rozario - London

Bumper year for prestige players Anno eccezionale per I giocatori di prestigio Year-end results from luxury groups such as LVMH Moët Hennessy Louis Vuitton, Richemont and Bulgari Group have shown a sharp rise in sales and put these groups, and others, back on a growth path, after post-financial crisis declines. In duty free, high-end purchasing is also back in fashion, with retailers, particularly in Asia, reporting strong demand for prestige beauty brands like SK-II and La Mer. Meanwhile Louis Vuitton, which has shunned duty free up to now, has finally agreed to enter the channel at South Korea’s Incheon airport in Seoul with travel retailer Hotel Shilla – although the deal has led to a bitter battle between Shilla and rival retailer Lotte. Nevertheless, all the above are good news for duty free in 2011, especially for the fashion and luxury segments. They look like they will be the winners this year as more Chinese mainland travellers are mobilised and seek out the European brands they cherish. It should come as no surprise then, that in February, Singapore Changi airport opened a vast 764 sqm multibrand fashion emporium called The Fashion Gallery housing 17 internationally-renowned luxury designer brands. They include Bally, Boss, Bottega Veneta, Bulgari, Cartier, Chloe, Dunhill, Folli Follie, Pandora, Salvatore Ferragamo, Swarovski, Tod’s, Tumi and Yves Saint Laurent as well as debutants to Changi: agnes b, Loewe and Longchamp. Such a slew of European luxury brands – Tumi from the US being the only exception – indicates Asia’s clear preferences. This is also emphasised by a new report from research group Verdict which predicts that luxury goods sales of US$320.5bn last year will rise to US$500bn by 2015, a 55.8% global increase. Verdict says the growth will be “driven by rising expenditure on luxury goods in Asia Pacific and growing investment in e-commerce”. Late last year, the Milan office of consultancy Bain & Co released its annual global luxury study in cooperation with Altagamma the trade association for the Italian luxury goods industry, which also points to a strong bounce-back in the market. Bain forecasts growth of 3% to 5% in 2011 as the market settles down to a steadier growth rate. Claudia D’Arpizio, a Bain partner in Milan and lead author of the study says: “We’ve seen a number of new behaviours and trends emerge now that the crisis is reversing. The luxury shopper of this decade is more likely to be Chinese, more likely to be male, and more likely to be young. Brands that meet the needs of these new segments will be in the best position to keep growing in a new decade.” Duty free retailers will be particularly anxious to meet these needs too.

I risultati di fine anno da parte di gruppi del lusso come LVMH Moët Hennessy Louis Vuitton, Richemont e Bulgari Group, hanno mostrato un forte aumento delle vendite e hanno messo questi gruppi, e altri, di nuovo su un sentiero di crescita, dopo il calo post-crisi finanziaria. Nel duty free, l'acquisto di fascia alta è anche tornato di moda, con i rivenditori, in particolare in Asia, che registrano una forte domanda di marchi di prestigio del settore beauty come SK-II e La Mer. Intanto Louis Vuitton, che ha evitato il duty free fino ad ora, ha finalmente accettato di entrare nel canale presso l'aeroporto di Incheon a Seul, in Corea del Sud, con il travel retailer Hotel Shilla - anche se l'accordo ha portato a un'aspra battaglia tra Shilla e rivale Lotte. Tuttavia, tutte queste sono buone notizie per il duty free nel 2011, soprattutto per i segmenti della moda e del lusso. Sembra che quest’anno saranno loro i vincitori, dal momento che sempre più viaggiatori della Cina continentale si sono messi in movimento e cercano i marchi europei che adorano. Non dovrebbe quindi sorprendere che nel mese di febbraio l’aeroporto di Singapore Changi abbia aperto un ampio emporio multimarca di moda da 764 mq chiamato “The Fashion Gallery”, che ospita 17 marchi di fama internazionale di design di lusso. Tra questi sono compresi Bally, Boss, Bottega Veneta, Bulgari, Cartier, Chloe, Dunhill, Folli Follie, Pandora, Salvatore Ferragamo, Swarovski, Tod's, Tumi e Yves Saint Laurent e i debuttanti di Changi: agnes b, Loewe e Longchamp. Una tale sfilza di marchi di lusso europei – essendo la statunitense Tumi l'unica eccezione - indica le chiare preferenze dell’Asia. Ciò è sottolineato anche da un nuovo studio dal gruppo di ricerca Verdict, che prevede che le vendite dei beni di lusso di 320,5 miliardi di dollari dello scorso anno saliranno a 500 miliardi entro il 2015, con un incremento del 55,8% a livello mondiale. Verdict dice che la crescita sarà «guidata da un aumento della spesa per beni di lusso in Asia-Pacifico e dagli investimenti crescenti nell’e-commerce». Alla fine dell'anno scorso, la sede di Milano della società di consulenza Bain & Co ha pubblicato il suo studio annuale sul lusso a livello mondiale in collaborazione con Altagamma, l’associazione di categoria per l'industria italiana dei beni di lusso, che evidenzia anche un forte rimbalzo del mercato. Bain prevede una crescita del 3-5% nel 2011, dal momento che il mercato si assesta su un tasso di crescita più stabile. Claudia D'Arpizio, partner di Bain a Milano e autrice principale dello studio, afferma: «Abbiamo visto una serie di nuovi comportamenti e tendenze emergere ora che la crisi si sta ribaltando. Lo shopper di lusso di questo decennio è più probabile che sia cinese, e più probabilmente maschio, e ancora più probabilmente giovane. Marchi che soddisfano le esigenze di questi nuovi segmenti saranno nella posizione migliore per continuare a crescere nel nuovo decennio». Anche i duty free retailer saranno particolarmente ansiosi di rispondere a queste esigenze.


La ripresa (relativa) dell’immobiliare U

n raddoppio degli investimenti negli immobili commerciali nel continente americano e un incremento del 50% a livello globale è il bilancio del settore nel 2010. Incrementi che fanno parlare senza dubbio di ripresa, anche se i valori assoluti (si veda la tabella) lo scorso anno erano ancora inferiori a quelli del 2003 e minori del 60% rispetto al picco del 2007. È quanto emerge da uno studio della società Jones Lang Lasalle. Nel 2011, secondo Arthur de Haast, a capo dell’International capital group della società, «escludendo ulteriori crisi del debito sovrano o shock finanziari, ci aspettiamo che il picco del (quarto trimestre, ndr) 2010 possa continuare nei prossimi 12 mesi e che i volumi complessivi per il 2011 aumentino del 20-25 per cento». Nelle Americhe il raddoppio è stato trainato dalle aree di New York, Washington DC, San Francisco e Rio de Janiero. In Asia hanno tirato la volata Singapore (+219%), Australia (+77%), Cina (+41%) e Hong Kong (+28%). L’Europa vede molto dinamici i Paesi Nordici e la Germania. Note dolenti, invece, arrivano per lo Stivale. Il managing director per l’Italia, Patrick Parkinson, ha detto che «il 2010 ha confermato il trend degli ultimi 24 mesi, ovvero un allontanamento dal Paese di capitali esteri».

Manchester, ologrammi in servizio

Si chiamano John e Julie e sono messi all’inizio delle code per i varchi della sicurezza dell’aeroporto di Manchester. Segni particolari: sono ologrammi, registrazioni video dei veri addetti alla sicurezza John Walsh e Julie Capper. La loro funzione è quella di spiegare ai passeggeri le regole sul trasporto di liquidi e prodotti pericolosi a bordo. Il servizio è stato realizzato dalla società specializzata nella proiezione di ologrammi Musion. Il suo fondatore, James Rock, ha detto che l’azienda ha lavorato per anni al progetto e che gli aeroporti sono un ambito ideale per la diffusione di questa tecnologia.

Anno

Americhe

EMEA

Asia-Pacifico

Totale

2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011*

176 185 216 283 304 126 45 97 135

150 162 212 322 333 167 98 136 150

27 46 67 95 121 85 66 83 95

354 393 495 700 759 378 209 316 380

*Proiezioni; fonte: Jones Lang Lasalle

Sull’A380 Korean mette bar e duty free

La Korean Air installerà un duty free shop e un bar a bordo degli aerei A380, il nuovo Airbus a doppio ponte da 853 posti che esordirà tra i cieli alla fine dell’anno. Il negozio, ha spiegato a MoodieReport una dirigente di Korean Airlines, promuoverà prodotti nuovi, esistenti ed esclusivi. Offrirà inoltre l’intera gamma di prodotti inflight, rappresentando quindi una continuazione del regolare servizio con il carrello. Il prototipo del bar e dello store saranno presentati alla fiera Tfwa di Singapore di maggio. Korean ha generato nel 2010 ricavi per 200 milioni di dollari dalle vendite duty free a bordo, il 18% in più del 2009.

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international Wendy’s/Arby’s, la seconda è in uscita

La coppia scoppia. Arby’s due anni fa ha comprato Wendy’s, creando Wendy’s/ Arby’s, il terzo polo degli hamburger restaurants negli Stati Uniti. Ma dato che i risultati del 2010 sono stati

tutt’altro che esaltanti, la proprietà è tentata di vendere Arby’s. I suoi 3.700 ristoranti (6.600 sono invece quelli di Wendy’s) sono valutati tra i 250 e i 400 milioni di dollari, tra le cinque e le otto volte i ricavi del 2010. La liquidità servirebbe per supportare lo sviluppo domestico e soprattutto internazionale di Wendy’s, che nel 2011 ha intenzione di aprire 340 locali tra mercato domestico e internazionale. In questo contesto è stato appena siglato un accordo di master franchising per l’Argentina.

Oman, 8 miliardi di progetti in arrivo…

Il sultanato dell’Oman spenderà circa 8 miliardi di dollari in diversi progetti di sviluppo nel paese, che includeranno hotel, centri commerciali e il più grande centro conferenze della nazione. Il Convention and Exhibition Centre accanto all’aeroporto di Muscat, in particolare, sarà completato nel 2014, secondo Omran, la branca del ministero del turismo dedicata agli investimenti. Il progetto prevede un auditorium per seimila persone, un centro commerciale, un business park, quattro hotel e appartamenti. Il valore del conglomerato sarà di 1,8 miliardi di dollari. Obiettivo del progetto è di far salire il peso del turismo sul Pil: oggi è al 2,9%, entro il 2019 nelle intenzioni delle autorità dovrebbe salire al 10.

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Luis Vuitton a Incheon fa ingelosire Lotte

Bernard Arnault

G

aleotto fu l’accordo e chi lo scrisse. Perché l’intesa tra Shilla Duty Free e l’aeroporto di Incheon per far aprire a Louis Vuitton il suo primo store aeroportuale nello scalo di Seul ha fatto infuriare la terza incomoda, Lotte Duty Free. «Amaramente delusa», quest’ultima ha depositato un’ingiunzione con cui ha richiesto al tribunale locale di proibire all’Incheon International Airport Corporation, gestore dello scalo, di firmare il contratto con Shilla. Il motivo: la stessa Lotte dopo grande impegno aveva strappato un accordo con Louis Vuitton per lo sviluppo nell’aeroporto. Contestati, inoltre, due punti dell’intesa: le royalties molto inferiori alla media (il 7-8% del fatturato) e la durata di dieci anni del contratto,

In Francia BigMac al tavolo

rispetto ai sette anni riservati agli altri operatori. Shilla si è detta tranquilla, affermando di aver controllato bene le questioni legali prima lanciarsi nel progetto. Lvmh (Louis Vuitton Moët Hennessy) non aveva mai accettato di entrare nel canale, finché il suo presidente, Bernard Arnault, non ha effettuato una passeggiata nella “Airstair Avenue”, una via commerciale nello scalo, convincendosi della potenzialità del canale. Il punto vendita, secondo indiscrezioni della stampa coreana, sarà ospitato al centro del terminal passeggeri, tra i gate 27 e 28, e sarà di 595 metri quadrati. Occuperà l’attuale duty free di Shilla, da 105 mq, l’adiacente area con 200 sedie per i passeggeri in attesa, una libreria e un caffè.

La Francia si conferma un luogo di sperimentazioni per McDonald’s. Dopo l’avvio negli scorsi mesi di un locale-test che non prevede la vendita di hamburger, ora in 50 ristoranti sta sperimentando il servizio al tavolo. La formula, che sarà testata anche in Italia, ha lo scopo di venire incontro alle abitudini del consumatore europeo. Mentre gli americani, infatti, prediligono il consumo take-away e solitario, nel Vecchio Continente i clienti si recano per lo più in compagnia e consumano nel locale. Il 70% di loro si concentra in 3-4 ore. Il servizio al tavolo è rivolto soprattutto alle famiglie con bambini ed è riservato a chi prenota il pranzo attraverso i terminali elettronici che sono presenti all’interno dei locali. Una decisione se estendere questa opzione a tutti i 1.200 locali d’Oltralpe sarà presa alla fine del 2011.

A Tianjin il centro degli eccessi

Senza limiti lo sviluppo retail in Cina. L’ultimo annuncio riguarda il Tianjing City Culture Center Development, a Tianjin, città di dieci milioni di abitanti (e un’area metropolitana di 22 milioni) a 50 chilometri da Pechino. Il progetto lascia senza parole: 836mila metri quadrati (9 milioni di piedi quadrati) di superficie, che ospiteranno un enorme centro commerciale e diverse altre realizzazioni, tra cui un teatro, un teatro d’opera, una biblioteca e tre musei. Il centro commerciale si estenderà su 371mila metri quadrati, su sette piani, e sarà grande come il maggiore centro commerciale americano, il Mall of America di Minneapolis. Non a caso a progettarlo è stata chiamata una società americana, la Development Design Group Inc. di Baltimora. Alla base di una realizzazione tanto fuori scala c’è la fame di marchi occidentali da parte dei consumatori cinesi, secondo un’analista dell’International council of shopping centres (Icsc) interpellata da The Baltimore Sun.


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r&f vetrina

Tippete dà il benvenuto alla primavera

Un “Set di Benvenuto” con protagonista il coniglio Tippete di Bambi è la novità di punta della nuova collezione Disney Store Baby per la primavera estate 2011. Lo compongono una tutina da notte, body, cuffietta, due bavaglini e un peluche profumato. Sono sette le linee di abbigliamento proposte, a cui si aggiungono i regali, molti dei quali personalizzabili sul sito disneystore.co.uk .

Kickers, aria fresca con sneakers e ballerine

Originalità, libertà, indipendenza, anticonformismo. Sono le parole d’ordine da 40 anni di Kickers. La collezione per adulti primavera/ estate dà ancora più importanza alla leggerezza e allo stile informale. Tra le linee maschili c’è lo sneaker Walker, in pelle scamosciata delavée o nappa. Tra le femminili prevalgono le ballerine, tra cui la comodo pantofola Deaf della linea Day, ideata in tessuto stampato e suede.

Brema ghiaccia anche i supermercati

Puntano decisamente alla grande distribuzione l’Ice Flakes, ghiaccio granulare, e il Cold Flakes, ghiaccio in scaglie piatte sottoraffreddate, prodotti dalle macchine della serie G e della serie Muster dell’italiana Brema Ice Makers. Possono essere usati per la presentazione di pesce, carne e prodotti freschi. Tra i prossimi obiettivi della società: vendere il ghiaccio direttamente ai consumatori, come negli Usa.

Lo SpritzOne tra le Dive Biscaldi

Da dicembre 2010 SpritzOne, spritz pronto da versare, è distribuito dal Gruppo Biscaldi in esclusiva su tutto il territorio italiano ed è entrato a far parte delle ‘Dive Biscaldi’. Si tratta di un prodotto italiano, una formula di consumo che trae origine dalla tradizione veneta di cui la Moletto Società Agricola ha anticipato il successo aprendo la strada a molti altri produttori. È disponibile nei due nuovi formati da 187 ml e da 1 litro.

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Una colomba con stile

Il gusto e l’estetica sono entrambi curati nella Colomba Delice di Hausbrandt. Il primo è garantito dalle di note di arancio e vaniglia dell’impasto, accompagnato dalla glassa di nocciole e mandorle tostate in superficie. L’aspetto è raffinato: si presenta con un’elegante confezione da pasticceria, in azzurro, giallo e bianco, colori che vogliono richiamare il cielo sereno a primavera.


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stazionario Retail su misura per Centostazioni

La riqualifica a base di retail e servizi delle medie stazioni italiane passa attraverso interventi mirati. Con a disposizione spazi circoscritti ma un ampio numero di progetti, Centostazioni sta operando prevalentemente nei terminal del Nord Italia inserendo punti vendita sia tradizionali che temporanei. Partendo dall’area milanese, dopo la positiva esperienza

con il temporary store alla stazione di Gallarate, il brand di accessori e moda Fragole conferma la propria presenza nella stazione lombarda e raddoppia con un nuovo punto vendita a Milano Rogoredo. In entrambi i casi il partner ha optato per contratti tradizionali, con la formula 6 anni + 6. A Verbania ha aperto il servizio bar-buffet della stazione, rinnovato anche nella gestione, sperimentato con successo negli scali di Domodossola, Varese e Gallarate. Il punto di ristoro della società Buffet di Giuseppe Musci, dove è possibile gustare un caffè, un aperitivo o concedersi un momento di pausa, intende venire incontro alle esigenze di viaggiatori e cittadini con comodi orari di apertura: dal lunedì al sabato, dalle 5 alle 21. L’offerta commerciale prevede, oltre al barcaffetteria e snack, un’area dedicata al minimarket e, a breve, a giornali e tabacchi. A partire dai mesi estivi i clienti potranno usufruire anche di un dehors esterno. Presso la stazione di Rimini, oggetto di numerose iniziative dopo il recente opening, verranno attivati entro marzo un ufficio e un servizio biglietteria di trasporto pubblico locale dalla Tram Servizi Spa di Rimini. Sempre entro marzo, ma nella stazione di Ferrara, verrà inaugurato il Panificio delle Piane, con rivendita di pane, focacce e biscotti.

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Grandi Stazioni,

si riparte dopo i saldi

I

l grosso del lavoro è stato realizzato, comprensibilmente, negli ultimi mesi dell’anno, quando sono stati avviati negozi del calibro di Zara e Feltrinelli a Milano Centrale. Ma altri punti vendita sono stati aperti a Torino Porta Nuova, Napoli Centrale e Roma Termini. Il piano di opening portato avanti da Grandi Stazioni è culminato il 30 novembre con l’inaugurazione della galleria commerciale all’interno del terminal meneghino. Il tutto nell’ottica di promuovere il nuovo centro commerciale urbano nel periodo di shopping prenatalizio. I risultati sono stati evidenti e apprezzabili, sebbene si debbano ancora scontare alcuni ritardi che non hanno permesso la messa a regime del “mall” nel 2010, come auspicato a fine 2009/inizio 2010 dalla stessa società di gestione. Di contro il periodo dei saldi rappresenta un momento meno opportuno per dare vita a nuove attività, in attesa che arrivi la stagione primaverile. Ecco perché, con tutta probabilità, il piano di opening nei primi due mesi del 2011 è stato meno ricco che nel periodo precedente. Analizzando le iniziative nelle singole stazioni, a Roma Termini è stato aperto lo scorso dicembre nell’atrio della biglietteria un punto vendita di make-up e cosmetica a insegna L’Occitane En Provence, mentre a gennaio al Forum della Stazione è stato inaugurato uno shop di telefonia a insegna Wind. Tra le prossime iniziative si segnala la trasformazione dello shop Upim in Coin. A Milano il 24 novembre ha inaugurato la Libreria Feltrinelli Express, estesa su quattro livelli, mentre per il giorno dell’inaugurazione hanno aperto al pubblico un negozio Geox, un punto vendita Swarovski, un negozio di ogget-

tistica e preziosi ad insegna Le Pietre delle Meraviglie, una gioielleria Blue Spirit, uno shop di abbigliamento bambino a marchio Z, due cambiavalute Forexchange (uno al piano binari e l’altro al livello ammezzato) e un’edicola con il format Hudson News ancora al piano ammezzato. Contestualmente l’offerta di ristorazione si è arricchita con il Bar Centrale della società Sarf al piano ferro e con il Mokà di Cremonini collocato al mezzanino con affaccio sui binari. A dicembre è stata la volta del monobrand Armani Jeans situato al piano binari. Tra le prossime aperture si segnalano la profumeria Sephora e la cioccolateria/ gelateria ad insegna Venchi al piano binari, il negozio di abbigliamento donna Tally Weijl al livello ammezzato, un punto di ristorazione Panino Giusto e un presidio di Poste Italiane al piano terra. Spostandoci sulla direttrice ovest, a Torino Porta Nuova si segnalano le aperture del negozio di gadget ad insegna Pylones, avvenuta a novembre 2010, e del punto vendita di telefonia Tim, a dicembre. In pipeline si annoverano il sushi bar ad insegna SoSushi e la cioccolateria/gelateria a marchio Venchi. Da evidenziare, inoltre, l’avvio dei lavori entro qualche mese per costruire, i parcheggi esterni. A Napoli Centrale, tra le nuove stazioni quella più indietro sia come cantiere che come aperture, nel mese di novembre sono stati inaugurati un negozio di abbigliamento e articoli sportivi ad insegna Foot Locker e uno shop di elettronica Medi Max. A dicembre hanno aperto il punto vendita di make-up di L’Occitane, un negozio di pelletteria/ valigeria a marchio Segue… e un servizio di ristorazione ad insegna Cibiamo. •

­­­Retail Station

Retail Group Le maggiori stazioni italiane sono oggetto di un’importante opera di ammodernamento e di sviluppo di aree retail. In questo business Retail Group è presente con tre linee: ristorazione con il format Vyta Boulangerie Italiana, la divisione promo-vendita/temporary stores in cui opera in regime di esclusiva all’interno del network Grandi Stazioni e la gestione di monomarca. Tra questi si annoverano brand di caratura internazionale quali Nike, Mango, Levi’s e Sia. Tuttavia il percorso che porterà a trasformare le principali stazioni in veri e propri centri commerciali urbani è ancora lungo. A illustrarci le prime tappe è stato Nicolò Marzotto, proprietario di Retail Group. Quanti punti di vendita gestite, sia fissi che temporanei, nel canale delle stazioni? All’interno del network di Grandi Stazioni abbiamo 50 punti vendita. Quali sono state le ultime aperture e cosa prevede la pipe line? Per quanto riguarda i temporary store abbiamo aperture continue a rotazione di brand, tra i quali Mango, Lavazza, Nestlè e Guru. Per i negozi fissi segnaliamo la nuova apertura di Mango su Roma, Milano e Napoli e un profondo restyling del Levi’s store di Roma. Inoltre per il nostro format Vyta Boulangerie Italiana abbiamo in cantiere l’opening di Napoli Centrale e di Torino Porta Nuova entro l’estate. Quali performance di fatturato avete registrato nel 2010 e dove riscontrate i risultati migliori? I risultati 2010 sono in netto incremento, dovuto anche all’aumento del perimetro del network. Abbiamo registrato i risultati migliori a Roma Termini, in virtù della fruibilità degli spazi e degli ingenti flussi che caratterizzano tale hub, e nelle promo-vendite in genere. Siamo particolarmente soddisfatti dai risultati di Vyta Boulangerie Italiana sia a Roma che a Milano. Quali sono i vostri obiettivi per il 2011? Il nostro obiettivo principale è di innalzare la qualità del nostro portfolio clienti. Nel caso di Milano Centrale, secondo quanto dichiarato a r&f nei mesi scorsi da Grandi Stazioni, ci sono delle location già assegnate e disponibili ma che rimangono vuote perché i brand aspetterebbero ad aprire. Per quanto concer-

ne i punti vendita di vostra competenza, quali sono i tempi di apertura e quali sono i motivi per i quali non sono ancora stati aperti? Mi riferisco, ad esempio, al Nike Store. L’apertura di un punto vendita deve essere supportata da flussi e infrastrutture adeguate per rendere remunerativo l’investimento, tali esigenze diventano più accentuate con riferimento ai costi di gestione operativi, peculiari ai contesti del nostro network. Nello specifico del Nike Store di Milano Centrale, ci sono stati ritardi causati dalla non corretta esecuzione degli interventi a cura di Grandi Stazioni, che ha provocato ingenti allagamenti di cui non abbiamo ancora avuto notizie di risoluzione. Inoltre dobbiamo purtroppo riscontrare, ad oltre due anni dall’inaugurazione del complesso di stazione, il mancato completamento degli interventi di connessione alla metropolitana, così come lo stralcio di essenziali investimenti quale il previsto parcheggio interrato. Come si articola quindi il vostro rapporto con Grandi Stazioni? È influenzato dalle problematiche connesse alla riqualificazione delle stazioni. Oltre ai terminal ferroviari, avete intenzione di sviluppare la vostra attività in altri canali? Uno dei nostri obiettivi è l’espansione nel main street e negli outlet in Italia e all’estero, per completare l’offerta del nostro portfolio. Abbiamo in apertura in questi giorni il primo “Mariella Burani Factory Store” nell’outlet di Città Sant’Angelo a Pescara. Siamo altresì impegnati all’espansione del modello Inbox (promovendita/Temporary Stores) in Francia, Germania ed Austria. A. P.


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ai ferry porti Civitavecchia, il porto arriva in porto

Che il comparto delle crociere sia un traino importante per il settore marittimo e portuale italiano è una realtà di fatto, e non è un caso che i nuovi terminal vadano a colpire proprio questo target. Al contrario latitano investimenti sui porti passeggeri e merci. Tra i recenti casi virtuosi, tra cui quello di Savona con Costa Crociere, si annovera l’iniziativa di Civitavecchia. Presso lo scalo laziale si è sbloccato l’iter autorizzativo per la costruzione, presumibilmente entro l’anno, di un nuovo terminal crociere. Il progetto, che sarà realizzato da Roma Cruise Terminal (Rct), prevede quasi 20mila mq coperti, una capacità ricettiva di oltre 3 milioni di viaggiatori all’anno e un indotto occupazionale di secondo livello che potrebbe toccare le 10mila persone. All’interno sono previsti bar, ristoranti e negozi, inoltre saranno erogati servizi quali stand informativi e turistici finalizzati a promuovere il territorio.

Costa, com'è bello approdare da Trieste in giù...

Quattro anni dopo le navi di Costa Crociere torneranno a Trieste. A partire dal 2012, come dichiarato dall’assessore comunale al Turismo, Paolo Rovis, il terminal giuliano sarà home port di Costa, cioè scalo di sbarco e imbarco. La strategia della compagnia di navigazione è da considerarsi nell’ambito dell’acquisizione del 60% della Trieste Terminal Passeggeri che la stessa Costa Crociere ha portato a termine lo scorso novembre. Nell’operazione sono rientrati anche il gruppo bancario assicurativo Generali e due imprese di servizi. «Le nuove crociere – ha commentato Rovis – sono sicuramente uno dei primi risultati della privatizzazione, che auspicavo da anni. Oltre alle navi di Costa Crociere torneranno nel porto giuliano anche quelle di Emerald, così si fa concreta la prospettiva di raggiungere i 100 mila passeggeri stagionali». A tutto beneficio dell’indotto turistico e commerciale.

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Tirrenia:

in 13 alla “fase 2”

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ome una grossa zattera lentamente attraversa la palude, così Tirrenia naviga verso la privatizzazione. Di tempi e previsioni se ne sono annunciati tanti, senza successo, ma ora ci dovrebbe essere un colpo di remo. Se non ci saranno ulteriori slittamenti, entro il 15 di marzo le 13 società rimaste in gara per l’acquisizione della flotta pubblica dovranno presentare le offerte. La data è stata scelta per consentire il rispetto dei tempi della procedura illustrati alle istituzioni dell’Unione Europea. Sono 5, invece, le compagnie autorizzate a proseguire per Siremar. La conferma dell’iter è stata data dal commissario straordinario Giancarlo D’Andrea attraverso un comunicato stampa, nel quale annuncia di aver inviato alle società coinvolte le lettere di invito a presentare offerta «facendo seguito al decreto del Ministro dello Sviluppo Economico

con il quale è stato approvato il programma di cessione dei compendi aziendali di Tirrenia di Navigazione e di Sicilia Regionale Marittima-Siremar». In particolare, per quanto riguarda Tirrenia le missive sono state inviate ad Atlantica, Costantino Tomasos Trasporti Marittimi, Forship, Frittelli Maritime Group, Grandi Navi Veloci, Gruppo Xtl, Laviosa Minerals, Mediterranea holding di Navigazione, Moby, Shipping Investments, Stradeblu, Strategic Value e Zao Soyuzneftegas Invest. Per la compagnia regionale, invece, i pretendenti sono Caronte & Tourist, Mediterranea Holding di Navigazione, Riccardo Sanges&C., Traghetti delle Isole e Ustica Lines. Il calendario dovrebbe portare a una rapida soluzione, come ha dichiarato a fine gennaio il ministro Altero Matteoli: «entro la fine di aprile è prevista la cessione dei rami aziendali». •

L’ombra di Tremonti sulla riforma dei porti

S

ono settimane decisive quelle in cui versa la riforma dei porti, sulla quale maggioranza e opposizione hanno trovato posizioni condivise. Ma l’ultima parola spetta al ministro dell’Economia e delle Finanze, Giulio Tremonti. A sollecitare il placet del dicastero è stato il relatore e presidente della commissione Trasporti del Senato, Luigi Grillo (Pdl), che ha annunciato di non volere ritirare l’emendamento che introduce l’autonomia finanziaria, nonostante l’opposizione proprio di Tremonti. «Sono anni che parliamo di questi problemi, abbiamo trovato l'intesa con le Infrastrutture sulle norme, è una delle poche leggi che trova d'accordo maggioranza e opposizione. E poi stiamo parlando di 90 milioni di euro non di 90 miliardi. Speriamo che il ministro dell’Economia dimostri saggezza». L’obiettivo del testo è quello di conferire più autonomia ai presidenti delle autorità portuali, trasformandoli in «presidenti manager», e di dare maggiore spazio agli investimenti privati. «Stiamo

predisponendo norme per agevolare l'iniziativa dei privati nei porti con la realizzazione e la gestione di piastre logistiche e con norme che agevolino le concessioni per i terminalisti – ha aggiunto il relatore –. Per quanto riguarda la durata, l'idea è quella di puntare su concessioni lunghe». •


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La pulce nell’orecchio

Gamberale, ogni affare vale

L

a vendetta, recita un vecchio proverbio spagnolo, è un piatto da servire freddo. Chissà se, negli ultimi tempi, Vito Gamberale ha in mente proprio questa frase e medita di prendersi una rivincita contro i Benetton, i suoi ex datori di lavoro. Di certo “Don Vito”, da quattro anni a capo del fondo F2i, sta entrando in collisione diretta con la conglomerata di Ponzano Veneto. Il terreno è quello degli aeroporti, dove è partita una nuova ondata di risiko. Appena tre mesi fa F2i, il private equity nato per investire nelle infrastrutture, ha messo le mani sull’ae-

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roporto di Napoli; ora ha posato gli occhi sugli scali di Firenze e Pisa. Mosse che suonano se non come una dichiarazione di guerra, quantomeno come un’invasione di campo. Non può essere un caso: per Agatha Christie tre coincidenze fanno una prova. Dopo Napoli e la Toscana, a Gamberale manca ancora la terza ma è innegabile che F2i abbia messo nel mirino gli aeroporti italiani. Anche perché il fondo non ha fatto mistero di voler mettere in piedi una vera e propria rete di scali regionali, riuniti sotto un unico cappello. Lo stesso disegno che da anni stanno perseguendo i Benetton. A

Villa Minelli per primi hanno intuito il potenziale economico e strategico del controllo degli aeroporti, che nell’Italia dei mille campanili e delle mille lottizzazioni sono ancora dei feudi in mano alle amministrazioni locali. E sono arrivati a conquistare Gemina, la società un tempo appartenuta a Cesare Romiti e proprietaria di AdR-Aeroporti di Roma (il più grande scalo italiano) e a gestire numerosi scali regionali. Ora arriva Gamberale, l’ex super manager di casa Benetton, a fare lo stesso. A Napoli F2i è subentrato al colosso inglese Baa (British Airport Authority), la società che gestisce l’aeroporto di Heathrow, uno dei più grandi scali al mondo. Dopo vari anni a Napoli, i britannici (nel frattempo passati sotto le insegne degli spagnoli di Ferrovial) hanno deciso di passare la mano. Non hanno fatto in tempo a siglare l’acquisizione di Capodichino che quelli di F2i hanno già dichiarato il prossimo obiettivo: la Toscana. Ossia la Sat, aeroporto di Pisa, e Adf, Aeroporto di Firenze, entrambe società quotate peraltro: un interesse che va a scontrarsi direttamente coi Benetton perché la loro Aeroporti Holding (Ah) è il socio privato di riferimento di Adf (che tra l’altro è anche azionista di Sat). E Ah è controllata dalla Sagat, che gestisce lo scalo di Torino, che fa capo a Sintonia, la cassaforte della famiglia veneta. Sarà dunque braccio di ferro tra Gamberale e i Benetton per il dominio sugli aeroporti del Paese. Non fu un divorzio indolore quello tra la potente famiglia veneta e il duro manager abruzzese. Dopo l’uscita da Tim, che di fatto aveva contribuito a creare inventandosi di sana pianta le carte prepagate per i cellulari, primo al mondo a farlo, Gamberale era approdato in Autostrade, la gallina dalle uova d’oro del gruppo Benetton. Sembrava un matrimo-

di Simone Filippetti

nio felice, ma all’epoca della fallita fusione con Abertis, nel 2006, si consumò il divorzio. Gamberale già aveva poco gradito l’irritualità dell’operazione: un blitz in pieno cambio di governo (Silvio Berlusconi aveva perso le elezioni; Romano Prodi doveva ancora insediarsi e poi, irritato, bocciò l’operazione). In realtà la fusione con Abertis a molti appariva come una finta vendita e Gamberale non nascose il suo dissapore. Se ne andò, sbattendo la porta. Forse, però, più che il desiderio di rivalsa verso i Benetton, c’è un altro motivo dietro il super attivismo di F2i: la verità è che Gamberale ha bisogno di far vedere che non se ne sta con le mani in mano. Lanciato nel 2007 (con una dotazione di 1,8 miliardi di euro, una cifra-monstre per un fondo in Italia), F2i ha finora combinato poco: la rete gas dell’Enel e quella di E.On (peraltro in tandem con Axa Private Equity). Acquisizioni spot, tutto sommato marginali: manca la grande operazione, la maxi acquisizione che tutti si attendono da un fondo di quelle dimensioni. E anche se dietro c’è un parterre di finanziatori pubblici (la Cassa Depositi e Prestiti di proprietà del Ministero dell’Economia), a carattere pubblicistico (le fondazioni bancarie) e privati (Intesa Sanpaolo e Unicredit) che non hanno fame di ritorni immediati, il manager deve comunque remunerare il capitale che i suoi soci gli hanno generosamente elargito (non foss’altro per giustificare le management fees che a fine anno il fondo reclama). Insomma ha bisogno di far vedere che non solo F2i i soldi li usa per comprare società e non li tiene sotto il materasso (o sul conto Arancio), ma soprattutto che ha un’alta visione strategica di investimento e obiettivi ambiziosi. •


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La foto

Aprile 2008, inizia la XVI legislatura. Febbraio 2011, siamo alla frutta.

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r&f last but not least

L'Italia naviga con le vele rotte

I

l sogno: un paese dove si studiano i problemi, si trova una soluzione per risolverli, si prende una decisione in sede politica e se ne dà attuazione. La realtà: un paese in cui i problemi si studiano, si trovano magari delle soluzioni che però rimangono in un cassetto in attesa che qualcuno si prenda la responsabilità di scegliere. L’esempio più facile è il Cipe, che deve decidere sull’aumento delle tariffe aeroportuali: non c’è un rifiuto, solo un continuo rinvio. La soluzione prospettata è di affrontare il nodo politicamente, con una battaglia aperta? No, si pensa, come riporta MF, di aggirare il ministero dell’Economia e il Cipe e fare una legge (anzi, magari un emendamento nascosto in qualche legge che parla d’altro) che coinvolga solo ministero delle Infrastrutture e Presidenza del Consiglio. Il precedente c’è, e ha riguardato in passato la convenzione tra Anas e Autostrade (in mano ai Benetton, come Gemina). Intanto, Fiumicino blocca gli investimenti e non rie-

sce a crescere, nonostante sull’altare di questo sviluppo si sia immolato negli scorsi anni Malpensa. Punto due, più complicato: il Piano nazionale degli aeroporti. Alla fine dell’estate i soggetti che hanno scritto il documento a esso propedeutico hanno terminato il loro lavoro. Analisi del problema effettuata (troppa dispersione del traffico e scali piccoli in perdita cronica), ricerca di soluzione individuata (divisione degli aeroporti per classi, ciascuna con un sistema di finanziamento adeguato), poi l'attuazione diviene un miraggio lontanissimo. Eppure di dibattito ce n’è stato parecchio: lo studio viene commissionato con gara nel 2007 dall’Enac, su input dell’ex ministro dei Trasporti Bianchi. La prima parte, di analisi, viene discussa davanti alla Commissione Trasporti, che sta svolgendo una lunga indagine conoscitiva, fatta di discussioni, consultazioni, viaggi studio. Sulla base delle analisi l’indagine redige delle conclusioni che a loro volta influenzano l’ultima parte dello studio, che indica le

Mercati in fiera

soluzioni. Tutto però sta nel cassetto del ministero per mesi, presumibilmente per non fare insorgere gli enti locali che stanno dietro gli aeroporti per cui si prospetta un taglio dei fondi (a quel punto con due strade: rilancio possibilmente tramite privatizzazione o chiusura). Questo fino a ieri, quando il ministro Altero Matteoli si è ricordato del documento. Invece di procedere con il Piano, però, ha deciso di ridiscuterlo e ha fissato, tramite l’Enac, un ennesimo giro di incontri con gestori aeroportuali, ministeri ed rappresentanti locali di Nord, Centro e Sud. Le consultazioni dovrebbero terminare a fine marzo, ma il salto dal confronto alle decisioni appare ormai un sogno, nonostante le rassicurazioni di Matteoli che parla di «tempi certi per la definizione di un atto programmatico essenziale». Né, d’altra parte, il quadro di indecisione muta cambiando contesto. Non va sottovalutato l’allarme lanciato da Jones Lang Lasalle nel suo ultimo report sul mercato degli immobili commerciali. «Il 2010 – vi si legge - ha confermato il trend degli ultimi 24 mesi, ovvero un allontanamento dal paese dei capitali esteri» anche grazie all’incertezza di «una legislazione sui fondi immobiliari che non offre tranquillità a chi cerca coerenza nei principi che ne governano la fiscalità». E gli esempi potrebbero continuare, dall’impasse sul federalismo fino ad arrivare alle indecisioni sulla festa per i 150 dell’Unità d’Italia. Al momento di andare in stampa non si sa neanche se gli uffici (e i negozi) saranno aperti o chiusi. Come si esce da questa ragnatela che ci condanna all’immobilismo? Con la “frustata” promessa dal premier? C’è da dubitarne, dato che le innovazioni proposte sono sul tavolo da anni senza risorse per attuarle (il piano casa, la banda larga, la semplificazione delle procedure amministrative, perfino la Salerno-Reggio Calabria) e ci sono forti dubbi che una maggioranza risicata come l’attuale abbia la forza di portarle a fondo. Con un governo tecnico trasversale? Ma davvero c’è da essere scettici sulla capacità che partiti espressioni di interessi tanto diversi siano in grado di prendere decisioni importanti come accaduto in Germania negli anni della Grande Coalizione. Con le elezioni anticipate allora? Il rischio, ad esempio nel caso del Piano Aeroporti, è che il cassetto torni a richiudersi per molti anni. Ma c’è anche da sperare che con un governo nuovo, di destra o di sinistra, in sella in primavera, potremmo ricominciare a pensare al futuro. Senza questa sgradevole sensazione di navigare non a vista, ma nella nebbia e con le vele rotte. Fabrizio Patti

Calendario MARZO 2011 - MAGGIO 2011

NOME

COSA

DOVE

QUANDO

WEB

Micam Mipel Passenger Terminal Expo Aci Europe Vinitaly Tuttofood Digital Signage Expo 2011

Calzature Pelletteria Airport Airport Vino e distillati Food Segn. digitale

Milano Milano Bruxelles Dublino Verona Milano Essen

06-09/03 06-09/03 29-31/03 04-06/04 07-11/04 08-11/05 24-26/05

www.micamonline.com www.mipel.com www.passengerterminal-expo.com www.aci-europe.org www.vinitaly.com www.tuttofood.it www.digitalsignageexpo.eu

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