retail&food 01-02 2017

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retail&food

TRAVEL RETAIL SHOPPING MALL

Anno 12 • Numero 1/2 • GENNAIO/FEBBRAIO 2017 • € 5,00 In caso di mancato recapito inviare al CMP di Milano Roserio per la restituzione al mittente previo pagamento resi

Cover story autostrade Food innovation

È l’ora dei cambi di insegna e dei nuovi progetti Parola di Sergio Castelli (MyChef-Areas)

Star Trek Piquadro

Dossier aeroporti Malpensa T1

Resoconto Mapic




retail&food

TRAVEL RETAIL SHOPPING MALL

Anno 12 numero 1/2 gennaio·febbraio 2017

Anno 12 • Numero 1/2 • GENNAIO/FEBBRAIO 2017 • € 5,00 In caso di mancato recapito inviare al CMP di Milano Roserio per la restituzione al mittente previo pagamento resi

Cover story autostrade Food innovation

È l’ora dei cambi di insegna e dei nuovi progetti

Direttore responsabile Andrea Aiello In redazione Andrea Penazzi - andrea.penazzi@retailfood.it Stefano Masin - stefano.masin@retailfood.it

Parola di Sergio Castelli (MyChef-Areas)

Star Trek Piquadro

Dossier aeroporti Malpensa T1

Resoconto Mapic

Contatti info@retailfood.it - www.retailfood.it Hanno collaborato Massimo Luigi Andreis, Alessandro Barzaghi, Fabio Bernardini, Giulia Comparini, Luca Esposito, Simone Filippetti, David Montorsi, Roberta Motta, Marco Passoni, James Ross Impaginazione Mariella Salvi Foto Archivio Edifis, Flickr, Fotolia, iStockphoto Pubblicità dircom@edifis.it Traffico pubblicitario Roberta Motta - roberta.motta@edifis.it Stampa Aziende Grafiche Printing S.r.l. - Via Milano 3/5 - 20068 Peschiera Borromeo (MI)

INFORMARSI È UN BENE, NON FARLO MALE: LEGGI RETAIL&FOOD retail&food è l’unica rivista italiana specializzata nel travel retail, un settore in forte crescita e con buone prospettive di sviluppo anche per i prossimi anni. Inoltre r&f è uno dei mezzi più apprezzati e consultati da retailers e operatori attivi in outlet e centri commerciali. Con oltre 10.000 lettori a numero, una presenza qualificata presso tutte le fiere di settore. 10 numeri all’anno, più di 9.000 iscritti alla newsletter, 1 pagina facebook, 181.000 pagine viste grazie allo sfoglio on line della rivista, retail&food è oggi uno dei mezzi più letti, consultati e apprezzati dalle business communites di riferimento.

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n°1/2 gennaio · febbraio 2017

SOMMARIO 30

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32 R&F NEWS

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RESOCONTO FIERA

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COVER STORY

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SCIENZE & RETAIL

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Prodotti biologici, emozioni e neuromarketing

PAROLA DI… SERGIO CASTELLI

MyChef (Areas): «aeroporti in crescita, autostrade in difesa e stazioni… in futuro»

DOSSIER AEROPORTI

I progetti 24

Chef Express: da Roma a Novara con vista ponte OSSERVATORIO PREZZI

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La colazione si fa salata STAR TREK PELLETTERIA BRAND ANALYSIS

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Il digitale sfida il Travel Retail... che continua a crescere

NAU! Il fast fashion dell’occhialeria Ristorazione commerciale

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L’Expo traina le performance

Dai bilanci di 12 tra i principali Gruppi (oltre 200 società, franchisee compresi) emerge nel 2015 una ripresina dei consumi, che si spera non occasionale. L’Expo ha sicuramente aiutato

DOSSIER shopping mall long life

Auchan spalanca le Porte dell’Adige

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Nato nel lontano 1975 con l’insegna Rinascente, il complesso commerciale di Bussolengo (VR) inizia una nuova vita in virtù della ristrutturazione e dell’ampliamento che hanno portato a 92 le unità e a 18mila mq la Gla della galleria, cui si sommano gli 8.800 mq di vendita dell’iper. L’investimento: circa 40 milioni di euro

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AIRPORT ANALYSIS

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Il settore si comporta bene. Televisori, smartphone, personal computer, persino gli elettrodomestici. Fascia nera solo per la fotografia cannibalizzata dalle fotocamere sempre più avanzate dei prodotti mobile

50 DESIGN E PROGETTAZIONE

Il Terminal 1 dello scalo prosegue a gran velocità nelle operazioni di restyling. Dal food allo shopping, la passenger experience è assicurata sotto ogni punto di vista. Ultimo - ma non ultimo - importante tassello: i 700 mq di Zara

report forum atri 2016

ANALISI DI MERCATO

Technical Consumer Goods: nove mesi con segno +

Milano Malpensa, strategia al servizio del passeggero

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Destinazione Piquadro

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Mapic, from stand to stand

R&F NEWS OPENING

Autostrade: la food innovation

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Aeroporto Marco Polo di Venezia WORLD TRAVEL RETAIL

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TAGLIO NASTRO AEROPORTI

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Il vissuto guida la mano degli architetti Mystery in highway

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Bistrot Arda: tutto l’expertise di Autogrill in autostrada TECH&ARREDO

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INTERNATIONAL

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LA FOTO

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LA PULCE neLL’ORECCHIO

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Adr porta il Leonardo Da Vinci tra le stelle

Inaugurata l’area E al terminal 3 di Fiumicino, uno dei primi aeroporti in Europa per numero di passeggeri. Finalmente anche a Roma il lusso, il food e il travel retail viaggiano in first class

RUBRICHE

STOCK OPTION NEW MARKETS OUTLOOK LA RUBRICA LEGALE

retail&food - gennaio · febbraio 2017

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r&f News Mauro Sansonetti in L’Oreal Italia L’Oréal prosegue il suo piano di potenziamento nel nostro Paese e nomina Mauro Sansonetti direttore retail di L’Oréal Italia. In questo ruolo opererà a supporto dell’azienda nello sviluppo di una sua forte expertise retail e metterà la propria competenza al servizio delle marche L’Oréal Italia che hanno progetti nel canale, in particolare Nyx Cosmetics e Kiehl’s. Sansonetti 42 anni, laureato in Economia e commercio, ha seguito un master biennale di preparazione alla professione di dottore commercialista e revisore contabile. Vanta una consolidata expertise nel retail, avendo rivestito ruoli di crescente responsabilità in aziende come Salmoiraghi e Viganò, Levi’s, Ottica Avanzi, Gruppo Coin e Piazza Italia. Sansonetti riporta a Cristina Scocchia, presidente e amministratore delegato di L’Oréal Italia.

Nuovo atrio partenze a Torino Caselle

L

o scalo sabaudo ha inaugurato la nuova piazza dell’atrio partenze, superati i controlli di sicurezza: 1.400 metri quadri completamente rinnovati che ospitano sia nuovi brand che fanno per la prima volta ingresso in aeroporto - nello specifico Camicissima e Jaked per l’abbigliamento - sia attesi ritorni, come Carpisa per le borse e gli accessori e Yamamay per l’underwear. Riaprono inoltre con una nuova configurazione i già presenti Oscalito e StG. Novità anche sul fronte del food con Agris Piemonte che punta alla valorizzazione dei prodotti enogastronomici del territorio e presto fornirà anche ristorazione leggera. Con le ultime aperture si è completato il restyling della sala imbarchi che in dodici mesi ha visto l’ingresso di undici nuovi marchi e un importante rinnovamento che ha coinvolto il 70% delle superfici. Tanti dunque i nuovi operatori che stanno contribuendo allo sviluppo dell’aeroporto, ma non si ferma qui: alle nuove rotte già annunciate per il 2017 si aggiungerà il completo ridisegno dell’area partenze antistante i filtri di sicurezza offrendo spazi di pregio a negozi, ristoranti e intrattenimento.

Stock option

BUY

Il Malpensa Express prosegue fino al T2 Terminate finalmente le procedure di autorizzazione, il Malpensa Express prosegue fino al nuovo Terminal 2. Aperta anche la nuova biglietteria Trenord, operativa tutti i giorni, festivi inclusi, dalle 8:30 alle 00.25. Lo spazio è totalmente accessibile e ha un layout innovativo aperto e accogliente, pensato per un dialogo diretto con il cliente e senza alcuna barriera. Qui è possibile acquistare tutti i titoli di viaggio Trenord e ricevere informazioni e consigli per muoversi in Lombardia. Centoquarantasei corse Malpensa Express al giorno 7 giorni su 7, dall’alba a dopo la mezzanotte, percorreranno la nuova linea T1 - T2 in 6 minuti, compreso un minuto di sosta al T1 per salita e discesa passeggeri. Da Milano Cadorna si potrà raggiungere il T2 in 43 minuti, da Milano Porta Garibaldi in 47 e da Milano Centrale in 57. Complessivamente, Malpensa Express assicura 8 corse all’ora tra l’aeroporto e Milano, 4 per direzione. Invariato il prezzo del biglietto - si legge in una nota di Trenord Corsa singola a 13 euro, andata e ritorno in giornata a 20 euro. Due euro il costo del ticket della corsa singola T1-T2, ad eccezione dei viaggiatori aerei in transito tra i due terminal, che potranno viaggiare gratuitamente. Il budget complessivo (linea ferroviaria e stazione) è stato di 115 milioni di euro, coperto per 31 milioni da Regione Lombardia, 45 milioni dal Ministero delle Infrastrutture, 16 milioni da Sea e con il cofinanziamento da parte dell’Unione Europea fino a un massimo di 23 milioni di euro.

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Luxury in Russia

Prima e importante inversione di tendenza sui luxury goods in Russia. Secondo un rapporto congiunto Exane Bnp Paribas e Contactlab, nel 2016 il mercato dei beni di lusso russo è cresciuto tra il 5 e il 10%, raggiungendo un valore stimato di 3,5 miliardi di euro.

NEUTRAL

Trump – Alibaba

Il neo presidente degli Stati Uniti e il fondatore del colosso cinese, Jack Ma, si sono incontrati a New York per discutere del piano di espansione della società cinese in America. Il risultato: il fanta-annuncio che Alibaba creerà fino a un milione di posti di lavoro negli USA. Zalando

SELL

Fiera Milano

Il 13 gennaio il Cda è decaduto in virtù delle dimissioni della maggioranza dei componenti, con l’obiettivo di creare discontinuità gestionale ed evitare il commissariamento. La misura era stata richiesta dalla Procura a seguito delle inchieste sulle infiltrazioni mafiose nel settore allestimenti.

Secondo una ricerca di CBRE, nel quarto trimestre del 2016 c’è stato il record di investimenti immobiliari per logistica, hotel e high street degli ultimi 10 anni: 3,8 miliardi di euro che hanno spinto il 2016 a quota 9,1 miliardi (+12% rispetto al 2015).

Ricavi sopra il miliardo nel Q4 dell’esercizio fiscale, in crescita del 25-26% tra 1,08 e 1,09 miliardi di euro e in accelerazione rispetto al +17% del trimestre precedente, ma sotto le attese del consensus Thomson Reuters fissate a 1,12 miliardi. Per cui il crollo in Borsa.

The Limited

Nike

Marks & Spencer

Rincari autostradali

Investimenti immobiliari

Jc Penney ha annunciato un accordo con Nike che porterà il colosso dello sportswear in 600 grandi magazzini americani. In ogni deparment store uno spazio di 50 mq in cui venderà abbigliamento ‘performance’, athleisure e accessori a prezzi scontati.

retail&food - gennaio · febbraio 2017

Dopo due anni la divisione moda e casa di Marks & Spencer torna a crescere. Il retailer inglese ha archiviato il terzo trimestre al 31 dicembre con vendite in progressione del 5,9%, registrando un balzo del 3,1% nel segmento clothing & home e del 5,6% in quello food.

Non è bastato annunciare la chiusura di 250 negozi, l’insegna di abbigliamento femminile americana ha richiesto infatti la protezione dai creditori tramite il Chapter11, chiedendo l’attivazione della procedura al tribunale fallimentare del Delaware. Solito copione di inizio anno e a farne le spese saranno soprattutto i viaggiatori in Lombardia e Piemonte: le tariffe della BreBeMi salgono del 7,88%, della TEEM dell’1,90%, della Brescia-Padova S.p.A. dell’1,62%... mentre per Autostrade per l’Italia un più contenuto 0,64%.



r&f News

Forum Retail: bene il 2016, Sonae Sierra a quota 45 novità per il 2017 nuovi contratti nel 2016

L

a sedicesima edizione di Forum Retail, evento ideato e sviluppato da IIR - che, a partire da gennaio 2017 è diventata IKN Italy, Institute of Knowledge & Networking - ha chiuso con numeri importanti: 1.000 partecipanti di cui oltre 500 retailer, 42 sponsor, 54 exhibitor, 44 media partner e il patrocinio di 8 associazioni. L’appuntamento, che ha avuto come tema trainante l’innovazione instore e mobile experience per l’engagement del cliente, è stato una occasione per i professionisti del mondo retail per confrontarsi, condividere idee e vivere l’esperienza del “negozio del futuro”. L’agenda, creata grazie al contributo di 5 advisory board composti da 40 membri di importanti aziende del settore, ha visto il susseguirsi di 2 sessioni plenarie, 16 sessioni parallele e 2 board room. Il Forum ha visto la partecipazione di 120 speaker, tra cui 26 amministratori delegati e general manager del mondo retail. Ancora più ricca sarà l’edizione 2017 (21 - 22 novembre), i cui contenuti saranno focalizzati sull’analisi del futuro del retail 4.0: oltre l’omnicanalità. Inoltre l’appuntamento di quest’anno propone una novità interessante: i “Retail Awards” che prevedono la premiazione dei 10 progetti più innovativi nelle seguenti categorie: best retail concept, best in store technology, best customer experience initiative, best o2o strategy, best innovation in payments, best collaborative logistics project, best innovation in warehouse, best fashion e-commerce storyteller, best social & millenials commerce campaign, best chief digital officer in Retail. La premiazione si svolgerà a Milano nella sera del 21 novembre. Per informazioni sulle iscrizioni: www.forumretail.com.

S

iglati 45 nuovi contratti di cui 31 nuovi brand, il tasso di occupancy globale per il portafoglio italiano ha raggiunto quota 98% e i contratti riguardano la commercializzazione di 11.183 mq Gla, nei quali sono stati inseriti brand italiani e internazionali di primo livello. Questi i dati di chiusura del 2016 diramati dalla stessa Sonae Sierra, società immobiliare internazionale che punta a soddisfare le esigenze degli investitori nel settore immobiliare retail. In particolare i nuovi contratti stipulati includono operatori appartenenti a diversi settori, dalla moda al food: tra i principali si annoverano KFC, Scorpion Bay, JD, Clayton, Old Wild West, Primadonna Collection, Facis e Cinema Anteo. «Anche nel 2016 la strategia adottata da Sonae Sierra ci ha consentito di rafforzare la costante fiducia che brand di primo livello continuano a riporre nei nostri asset, portandoci a siglare un elevato numero di contratti dichiara José Maria Robles, general manager per il Property Management di Sonae Sierra in Italia - Questo risultato conferma la validità del nostro approccio strategico e del nostro metodo di gestione, confermati anche dal tasso di occupancy globale per il portafoglio italiano, che ha raggiunto quota 98%».

NEW MARKETS OUTLOOK a cura di STRA_BRANDING

WELCOME BACK RUSSIA Dagli anni ‘90, i consumatori russi hanno giocato un ruolo dominante nella crescita del mercato moda fashion a livello mondiale, arrivando in particolare ad avere un peso superiore al 7% sulla spesa globale nel settore lusso nel 2013. Negli ultimi anni però l’indebolimento dei prezzi del petrolio, il crollo del rublo e le più recenti sanzioni economiche dopo l’invasione della Crimea hanno messo in ginocchio lo sviluppo economico del Paese, più che dimezzando di fatto il peso relativo degli acquisti di tali consumatori a

livello internazionale nei settori sopra citati. Ora, finalmente, si iniziano a intravedere segnali di ripresa che fanno ben sperare in un rilancio a partire dal 2017. Innanzitutto alcuni indicatori macroeconomici come la fiducia dei consumatori che è in ripresa (dopo la risalita nel 2012-2013 e la discesa fino al 2015, ora quest’ultima mostra forti segnali di miglioramento, fig.1), il tasso di disoccupazione che punta al 5% (dopo aver superato il 9% nel 2009-2010) e, infine, Fig.2: Price index by Region (global average 100%). Fonte: Benchmarque by Deloitte la vendita di auto che torna a far registrare b) lo spread di posizionamento prezzi retail che rende un segno positivo che manappetibile e conveniente il processo di acquisto dei cava dal secondo semestre clienti asiatici in Russia (differenziale del 10-20%), fig.2; del 2013. c) l’introduzione, a partire dal 1 Gennaio 2017, del VAT Inoltre, come evidenziato Refund per gli acquirenti stranieri in Russia (10% per food dall’ultimo rapporto di e articoli per l’infanzia, 18% per il resto). Quest’ultimo, ContactLab, possiamo aninizialmente consentito solo in alcuni retailer di Mosca, che fare affidamento su altri S. Pietroburgo e Sochi, verrà esteso all’intero territorio segnali di ripresa, come: nazionale nel 2018; a) gli acquisti dei cittadini d) da ultimo, le previsioni positive sull’aumento della russi all’estero nel settore penetrazione delle vendite e-commerce nel Paese (sul lusso che sono cresciuti totale delle vendite al dettaglio), ad oggi molto inferiore del 3% nel 2016 rispetto al rispetto agli altri mercati internazionali (nel 2015, nel 2015 (dopo aver registrato mondo pari al 7% mentre in Russia solo del 2,5%). un -42% nel 2015 rispetto Luca Esposito al 2014);

Fig.1: Russian consumers confidence index. Fonte: Datastream.

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retail&food - gennaio · febbraio 2017

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RETAIL IN ITALY: * LET’S DO BUSINESS.

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L’appuntamento dei professionisti del Retail & Real Estate dedicato alle opportunità di business offerte dal mercato italiano. Novità 2017: Prima edizione del Food & Beverage Retail Summit. mapic-italy.it

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r&f News GalleriE Commerciali Italia rilancia in Sardegna Grazie a un accordo con lo storico partner Immobiliare Europea, Gallerie Commerciali Italia (filiale italiana di Immochan, società immobiliare di Auchan Holding) è ora comproprietaria dei quattro centri commerciali in Sardegna, rispettivamente a Olbia, Sassari Predda Niedda, Cagliari Marconi e Cagliari Santa Gilla, prima gestiti in affitto con una scadenza entro i tre anni. La nuova partnership prevede il refurbishment e l’ammodernamento dei mall a Olbia, Sassari e Santa Gilla, ma soprattutto la ristrutturazione del centro di Cagliari Marconi dove il layout sarà completamente rivisto e la galleria diverrà più funzionale al commercio e alla spesa presso l’ipermercato Auchan. Aumenterà inoltre il numero e la qualità delle medie superfici e sarà completamente riformulata l’area ristorazione in chiave moderna. Nel dettaglio, la superficie aumenterà di 8mila mq e il numero dei negozi raddoppierà: da 50 a 100. Gli investimenti per la Sardegna si aggiungono al piano di 200 milioni previsto da GCI entro il 2018 per ampliamenti e restyling nell’intera Penisola.

Tally Weijl Italia: 10 candeline e giro di boa dei 200 store

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a multinazionale svizzera del fast fashion Tally Weijl ha raggiunto e superato il traguardo dei 200 negozi in Italia. Fondato nel 1984 il gruppo, che conta più di 3.000 dipendenti e oltre 800 negozi nel mondo, nel 2016 ha festeggiato i 10 anni di presenza del marchio sul mercato italiano e ha consolidato un fatturato di più di 400 milioni di euro. Nel 2016, l’Italia si è confermata come il primo mercato, registrando un’ulteriore crescita. La strategia di sviluppo nel nostro Paese ha visto l’apertura di negozi monomarca sempre più capillare sul territorio. Il gruppo ha inaugurato 28 nuovi punti vendita, diretti e in franchising, in location come Il Centro ad Arese, il centro commerciale GrandApulia in Puglia e i centri storici di Taranto e Lucca. “Il 2016 è stato un altro anno positivo per Tally Weijl Italia. Abbiamo raggiunto l’ambizioso traguardo dei 200 punti vendita sul territorio nazionale, celebrato con l’apertura del negozio di Mestre il 3 novembre scorso, ma non ci siamo fermati, e ora siamo già a quota 206” afferma Marco Dellapiana, country manager Italia. Il piano di sviluppo 2017 prevede l’apertura di almeno 20 negozi diretti e in franchising e il restyling dei punti vendita esistenti con il nuovo concept, che racchiude le caratteristiche del marchio rielaborate in chiave moderna.

Luxottica si sposa con Essilor

L’

industria delle montature e quella delle lenti si uniscono, per ora sulla carta, in un colosso degli occhiali, con ricavi aggregati stimati 2015 per oltre 15 miliardi di euro, 140mila dipendenti e vendite in oltre 150 Paesi. La sigla dell’accordo è stata annunciata lunedì 16 gennaio prima dell’apertura dei mercati. Dall’intesa esce un gruppo con una capitalizzazione da circa 50 miliardi di euro, del quale Leonardo Del Vecchio attraverso la sua Delfin sarà il maggiore azionista con il 31-38%. Del Vecchio sarà anche il presidente esecutivo della società, mentre l’amministratore delegato di Essilor, Hubert Sagniéres, sarà il vicepresidente esecutivo e vice amministratore delegato, «con i medesimi poteri» dice il comunicato diffuso. La nuova società che si chiamerà EssilorLuxottica sarà quotata a Parigi. «Con questa operazione si concretizza il mio sogno di dare vita a un campione nel settore dell’ottica totalmente integrato ed eccellente in ogni sua parte - ha detto Del Vecchio - Sapevamo da tempo che questa era la soluzione giusta ma solo ora sono maturate le condizioni che l’hanno resa possibile. Il matrimonio tra due aziende leader nei rispettivi settori porterà grandi vantaggi per il mercato, per i dipendenti e principalmente per tutti i nostri consumatori. Finalmente, dopo cinquanta anni di attesa, due parti naturalmente complementari, montature e lenti, verranno progettate, realizzate e distribuite sotto lo stesso tetto».

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Fidenza Village diventa (ancora) più grande

L

e gru lasciano il posto a nuove piazze e vetrine. Si è concluso il cantiere che ha portato all’espansione e al rinnovamento del Fidenza Village, che aggiunge 3.500 mq ai 21.000 già esistenti per un totale di 20 nuovi spazi tra cui boutique, il nuovo ristorante Villano, e la nuova area “The Concierge”, interamente dedicata all’accoglienza dei visitatori. Con questo progetto Value Retail rafforza ulteriormente lo sviluppo del turismo dello shopping, che gli è valso il riconoscimento, primo nel settore retail, di membro affiliato della United Nations World Tourism Organization. «L’ospite è al centro di tutto - spiega Giuseppe Servidori, business director Value Retail Fidenza Village - I nostri villaggi vogliono essere un luogo in cui i visitatori possono vivere l’emozione e il lusso di sentirsi sempre al centro dell’attenzione». Lato commerciale, l’ampliamento ha permesso di potenziare ulteriormente il mix di brand presenti all’interno del villaggio e di alternare ad alcuni dei più famosi marchi italiani e internazionali, firme di nicchia ed esclusive e i nomi più amati dello sportswear e del lifestyle. Tra gli altri, DSquared2, New Balance, Moleskine (già presenti da ottobre), Jil Sander, Nike Factory Store, P.A.R.O.S.H., Liu Jo Uomo, Mandarina Duck, K-Way, Luisa Spagnoli, Pretty Ballerinas e Le Silla.


Il tempo dà forma alla qualità Doppio Malto, Rossa, Puro Malto. Ogni Peroni Gran Riserva ha un gusto unico e un denominatore comune: l’altissima qualità. La qualità del Malto 100% Italiano, la qualità delle materie prime accuratamente selezionate, la qualità del processo produttivo di extra decozione. È così che nasce una birra speciale, fatta in Italia e premiata nel mondo.


r&f News GrandApulia: è la volta buona Inaugurato a dicembre il GrandApulia. Cento negozi per una galleria da oltre 40mila mq commercializzati dalla società Svicom e l’ipermercato Coop di circa 4.500 mq di area di vendita. I marchi principali sono tutti quelli del Gruppo Inditex (la cui apertura sarà il 10 febbraio) MediaWorld, H&M e OVS, oltre al cinema con 7 sale. Sembrerebbero superati anche i problemi riguardo lo stop imposto al progetto dalla magistratura, che aveva sequestrato l’area a ridosso dell’apertura fissata originariamente per il 30 di novembre. Il veto, infatti, è stato sbloccato dal gruppo Sarni (che attraverso la Finsud srl è proprietario del centro commerciale che sorge sull’area dell’ex zuccherificio Sfir) in virtù del pagamento di una cauzione di 400mila euro, da utilizzare per la bonifica del suolo da eventuali rifiuti pericolosi se ne saranno individuati durante i prossimi carotaggi.

Taglio nastro a Le Cotoniere

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onad a presidiare l’offerta alimentare su una superficie di 3.750 mq; Expert, Maisons du Monde, H&M, Cisalfa Sport, OVS e United Colors of Benetton i principali marchi del non food con unità superiori ai mille mq; mentre la ristorazione annovera tra i vari operatori Cioccolatitaliani, McDonald’s e Old Wild West. Queste le principali insegne del nuovo centro commerciale Le Cotoniere che ha aperto al pubblico a dicembre scorso: progetto nato su iniziativa dell’imprenditore Gianni Lettieri, nell’ambito del piano di riqualificazione dell’area “ex Mcm” a Salerno, e che vede protagonista CBRE sul fronte della commercializzazione e lo studio Elt per quanto concerne la progettazione. I numeri del nuovo mall certificano invece una Gla di 27.750 mq, a cui vanno aggiunti quelli dell’ipermercato ubicato al piano terreno, 94 unità totali distribuite su 3 livelli, 11 medie superfici e altrettanti ristoranti/bar di cui 9 presenti all’interno di una food court. I posti auto sono 2.750, in parte posizionati sotto il mall e in parte in un silos multipiano. L’investimento complessivo è di circa 140 milioni di euro, mentre l’affluenza annuale è stimata in circa 5 milioni di visitatori, come ci ha confermato il direttore di Le Cotoniere, Rossano Contessa.

Olbia: un polo commerciale a due passi dall’aeroporto

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rocedono i lavori del nuovo centro direzionale che sorgerà a pochi metri dall’aeroporto della Costa Smeralda. Per il taglio del nastro ci vorranno ancora un paio d’anni, ma il risultato finale promette bene. Si tratta di un’area di otto ettari nella quale sorgeranno almeno 8 strutture separate, di dimensioni comprese tra i 2mila e i 2.500 mq, che ospiteranno i locali commerciali di noti brand a livello nazionale e internazionale. Si parla di Decathlon, colosso specializzato nella vendita di materiale e abbigliamento sportivo, che sbarca a Olbia dopo una storica presenza a Sassari; ci sarà certamente una struttura che ospiterà un big della vendita di prodotti tecnologici (rumors parlano di franchising Euronics o MediaWorld); un’altra insegna potrebbe essere PittaRosso, negozio di scarpe e accessori per donna, uomo e bambino; per l’abbigliamento potrebbe essere la volta, invece, di Piazza Italia. Nulla si sa, invece, su insegne della Gdo. La proprietà dell’area è la società Acquaviva di Milano, mentre i lavori sono stati affidati alla impresa (esecutrice) Sapaba spa di Sasso Marconi (Bologna), insieme alla Pellegrini spa di Cagliari come subappaltatrice.

ZzzleepandGo a Milano Malpensa

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opo l’aeroporto di Bergamo Orio al Serio sono arrivate anche a Malpensa le mini stanze di hotel di ZzzleepandGo, la start up che permettere ai viaggiatori che devono trascorrere molte ore in aeroporto di potersi riposare o dormire all’interno di una stanza d’albergo, sebbene in miniatura, senza pagare i costi di un “vero” hotel. In ognuna delle quattro stanze disponibili al Terminal 1 di Malpensa (a Orio sono invece tre), si trovano un letto singolo delle dimensioni di 70 per 200 centimetri, una seduta imbottita affianco al letto, un tavolino di lavoro a scomparsa, una luce di lettura, la connessione wifi veloce e illimitata, le luci a led per la cromoterapia, la sveglia integrata e un pannello di gestione touch screen da 19 pollici. Le stanze, simili a “capsule” sono grandi circa tre metri quadri e si trovano prima dei controlli di sicurezza, in una zona accessibile a tutti e aperta 24 ore su 24. L’igiene è garantita da un sistema automatico che sanifica l’aria all’interno delle cabine e sostituisce le lenzuola a ogni accesso. Il prezzo è sicuramente allettante: a Malpensa il costo è di 9 euro per ogni ora: la prima ora viene addebitata al momento del check-in. Le ore successive sono tariffate al minuto.

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r&f News La Rubrica legale

A cura dello Studio Legale Cocuzza & Associati di Milano

La responsabilità del conduttore che cede l’azienda per i debiti del nuovo conduttore subentrante

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ome noto, in base all’articolo 36 della legge Equo Canone, il conduttore può cedere il contratto di locazione, anche senza il consenso del locatore, purché venga insieme ceduta l’azienda, fermo l’obbligo di comunicare al locatore la cessione a mezzo raccomandata a.r.

Il legislatore ha inteso, in tal modo, favorire il trasferimento dei complessi aziendali, derogando alla normativa generale del codice civile che richiede la necessità del consenso alla cessione da parte del contraente ceduto. Tuttavia, l’articolo 36 sopra indicato prevede, a tutela del locatore, sia la possibilità di opporsi alla cessione, entro 30 giorni dalla comunicazione del conduttore, nel caso in cui sussistano “gravi motivi” sia la facoltà di agire - salvo patto contrario - nei confronti del conduttore cedente qualora il conduttore subentrante non adempia le obbligazioni nascenti dal contratto di locazione.

 A quest’ultimo proposito una recente decisione della Corte di Cassazione (ordinanza n. 23111/2015) ha statuito che il conduttore cedente è responsabile nei confronti del locatore in caso di mancato pagamento del canone da parte del conduttore cessionario/subentrante, anche nel caso in cui la morosità di quest’ultimo sia relativa alle successive rinnovazioni del contratto di locazione.

 In particolare, la Suprema Corte ha confermato la condanna di una società che aveva ceduto un ramo aziendale unitamente al relativo contratto di locazione ben 15 anni prima della data dell’inadempimento del nuovo conduttore, sul presupposto che la rinnovazione del contratto di locazione non comporta la nascita di un nuovo contratto, bensì la prosecuzione del precedente, che rimane identico nel suo contenuto.

 Alla luce di quanto sopra, quando si negoziano contratti di cessione di aziende o di rami aziendali, che implicano il contestuale passaggio del contratto di locazione dei locali ove

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insiste l’azienda o un suo ramo, si suggerisce di prestare la dovuta attenzione alla responsabilità solidale del conduttore uscente rispetto alle obbligazioni del subentrante, soprattutto al fine di evitare inattesi e sgraditi esborsi, talvolta anche a distanza di molti anni (rectius: lustri), suscettibili di incidere in misura significativa sui piani di sviluppo dell’operatore.

 Il rischio del conduttore cedente di essere chiamato a rispondere per le obbligazioni del subentrante può essere tuttavia mitigato e gestito in fase negoziale in vari modi.

 La migliore soluzione è quella di riuscire a ottenere una liberatoria da parte del locatore nei confronti del conduttore uscente secondo quanto previsto dallo stesso articolo 36: ovviamente, tale soluzione implica un atteggiamento collaborativo da parte del locatore che, in sostanza, dovrà prestare il proprio consenso alla cessione.

 In alternativa, il cedente può chiedere al conduttore subentrante il rilascio di una garanzia da parte di un istituto bancario o di una società del gruppo di appartenenza dell’acquirente (ad esempio la holding company), da escutersi nel caso di inadempimento del conduttore subentrante.

 Resta il fatto che la cessione del contratto di locazione, unitamente all’azienda o a un suo ramo, rappresenta un’operazione i cui rischi sono spesso sottovalutati dagli operatori in sede di negoziazione e redazione di tali accordi, in cui l’attenzione delle parti è di solito polarizzata sulla quantificazione e sulle modalità di pagamento del c.d. key money ovvero del corrispettivo pagato dal cessionario per ottenere la disponibilità dei locali. Avv. Patrizio Cataldo


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Doppio incarico a Larry Smith Orio al Serio festeggia 11 milioni I

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entre scalda i motori per tre nuove aperture retail a inizio 2017, l’Aeroporto di Bergamo Orio al Serio, in quella che in gergo calcistico sarebbe definita “zona Cesarini” ha raggiunto martedì 27 dicembre, a una manciata di giorni dalla fine del 2016, la quota di 11 milioni di passeggeri transitati in un anno. Con questo risultato, l’aerostazione consolida la terza posizione nella classifica degli scali italiani dopo Roma Fiumicino e Milano Malpensa. Nel 2015 l’aeroporto aveva registrato 10,4 milioni di passeggeri. Il nuovo record è stato festeggiato nell’area checkin dell’aerostazione, con la premiazione di un passeggero, il 29enne milanese Alessandro Galletti, in partenza per Mosca con il volo operato da Pobeda Airlines. Nel 2017 sono programmate 114 destinazioni, mentre il budget di esercizio prevede un incremento di fatturato nell’ordine del 9% rispetto al 2016, per un totale di oltre 135 milioni, e un margine operativo lordo di oltre 30 milioni. Previsti, inoltre, investimenti per circa 25 milioni, dei quali 5 dedicati alle infrastrutture di volo e 6,4 al completamento del parcheggio P3, la cui capienza passerà da 3mila a 5mila posti auto. Ma tornando al retail, entro metà febbraio inaugureranno: Parfois, brand di borse e accessori moda, MC2 Saint Barth, noto marchio di costumi da bagno e accessori da mare, infine un negozio di elettronica di consumo a insegna Unieuro.

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l nuovo anno inizia con un doppio mandato per Larry Smith Italia, che è stata incaricata da Giambelli Spa della gestione e ri-commercializzazione esclusiva del centro commerciale Le Torri Bianche di Vimercate (MB) e dalla Società Centro Commerciale di Chiusi della gestione dell’Etrusco di Chiusi (SI). Lo shopping centre Le Torri Bianche, inaugurato nel 2002, dispone di una galleria di circa 11.200 mq con un’insegna alimentare a marchio Il Gigante, un cinema The Space con 16 sale, un Mondadori Multicenter e circa 35 negozi tra esercizi commerciali, ristorazioni e servizi. Mentre l’Etrusco, inaugurato nel 1991, si estende su quasi 10.000 mq ed è caratterizzato da circa 30 negozi tra i quali un supermercato Pam Superstore, Bata e OVS, oltre ad attività food e servizi. «Nel nostro portfolio sono presenti realtà che per tipologia e dimensione sono molto diverse tra di loro - dichiara Christian Recalcati, managing director di Larry Smith Italia - La nostra proposta per il mercato è quella di offrire, anche in presenza di modalità necessariamente differenti, un elevato standard gestionale che si caratterizzi per lo stile e la meticolosità che ci contraddistingue da sempre tra i vari player nazionali indipendenti presenti sul mercato italiano». Per entrambi i mall, l’obiettivo immediato di Larry Smith Italia è quello di definire e attuare piani di sviluppo dedicati, con la finalità di migliorare le performance dei centri nei rispettivi bacini di riferimento grazie all’utilizzo di leve strategiche gestionali, commerciali e di marketing.


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r&f News opening Dal 1945 Gustavo Italiano debutta in Friuli Il nuovo format della ristorazione commerciale firmato Camst arriva a 5 punti vendita e debutta in Friuli Venezia Giulia. Aperto il 15 dicembre presso il centro commerciale Gran Shopping di Monfalcone, “Dal 1945 Gustavo Italiano” soddisfa le esigenze di chi mangia fuori casa grazie a una proposta ricca e differenziata che comprende: “Dal 1945 Il buon caffè” l’eccellenza del bar caffetteria all’italiana; “Dal 1945 Il mio panino” il meglio dei panini e dello snack; “Dal 1945 La pizza di casa mia” per gli amanti della pizza al taglio ed in tagliere e “Dal 1945 Sano e Delizioso”, la proposta bar

Il Supermercato del Futuro è già presente al Bicocca Village

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n punto vendita pilota nel quale la tecnologia supporta la customer experience, non solo dando più informazioni ma anche ascoltando i desiderata dei clienti. Il nuovo Supermercato del Futuro, aperto nell’avancorpo del Bicocca Village (MI) sulla scorta di quanto realizzato con successo a Expo 2015, si candida quindi a diventare un laboratorio nel quale Coop implementerà costantemente nuove soluzioni e studierà i cambiamenti nelle modalità di acquisto. Il tutto porterà dei benefici anche alla rete esistente e ai punti vendita di futura realizzazione, senza tuttavia stravolgerli: «Questa rappresenta un’evoluzione dell’esperienza maturata a Expo 2015, in primis dettata dal fatto che il nuovo Supermercato del Futuro è stato realizzato per vivere tutti i giorni – ha sottolineato Marco Pedroni, presidente di Coop Italia – Ma i concetti base sono rimasti gli stessi: da una parte la progettazione di spazi aperti che rendano questo punto vendita un luogo di incontro; dall’altra la volontà di dare maggiore informazioni ai clienti attraverso l’impiego della tecnologia». Il 56° store di Coop Lombardia è quindi una sorta di ibrido tra il format tradizionale e un concetto spinto sull’innovazione, in una logica di work in progress. Inoltre, superata la barriera casse, si trova FiorFood Cibo&Incontri: un’area di ristoro con 120 posti a sedere in stile “Tech Garden”.

Yamamay in formato XXL

C “salutare” con piatti preparati con frutta, verdura e cereali provenienti da una filiera 100% made in Italy. «Il filo conduttore del nostro nuovo concept è la qualità, a partire dai fornitori che vengono accuratamente selezionati per poter garantire ingredienti certificati, di origine italiana DOP e IGP e lavorati nel rispetto delle stagionalità - afferma il direttore della ristorazione commerciale di Camst, Angelo Scafuto Insieme all’amore per la tradizione e all’italianità che è parte della storia di Camst, il nuovo format punta sulla creatività innovativa dei servizi offerti coerentemente con i bisogni dei nostri consumatori». L’investimento per aprire il locale, per il quale sono state effettuate 8 assunzioni, è stato superiore ai 500mila euro.

on i suoi 500 mq, sviluppati su due piani, il nuovo flagship store in corso Buenos Aires è il negozio Yamamay più grande d’Europa. Ma le novità riguardano anche l’assortimento, che si arricchisce di tre linee tra cui YHOME, dedicata alla casa. Quest’ultima, in vendita in esclusiva nel megastore meneghino, si compone di completi da letto e da bagno, con motivi e fantasie in sintonia con le collezioni di intimo, oltre a una gamma di profumatori e un vasto assortimento di cuscini. Completano la shopping experience un “flower corner”, dove le clienti possono chiedere la realizzazione di composizioni floreali in real time, e un “books corner”, una parete dedicata a libri che parlano dell’universo femminile. Guardando al concept, il punto vendita aperto lo scorso 25 novembre in occasione del Black Friday presenta un arredo firmato Piuarch, che punta ad amplificare gli elementi identificativi dell’insegna, scommettendo su leggerez-

za, luminosità, simmetria e geometria. E non manca un tocco hightech: un maxi screen e un iPad consultabili per navigare nel mondo Yamamay, spaziando tra le collezioni e le novità del marchio. Il nuovo opening è coerente con l’attuale strategia portata avanti da Pianoforte Holding per il brand Yamamay, che punta a riposizionare il marchio di intimo su location e metrature di prestigio attraverso investimenti e gestioni diretti.

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r&f News opening Tata Italia a quota 88

Terranova approda a Barcellona

T Tata Italia festeggia tre aperture in una settimana, arrivando a quota 88 negozi nel Belpaese di cui 49 diretti e 39 in affiliazione. La formula rimane invariata: un concept total white incorniciato da imponenti vetrine all’interno delle quali l’immagine gioca un ruolo fondamentale. Trapani, nella centralissima via Fardella, e Foggia, all’interno del nuovo centro commerciale GrandApulia: queste le location dei nuovi shop Tata Italia avviati a fine 2016, mentre il 15 di dicembre è stata la volta di quello ad Atena Lucana (SA) nel centro commerciale Diano. Nel merito dei singoli punti vendita, a Trapani il locale si estende su 250 mq mentre nel nuovo mall di Foggia - Borgo Incoronata presenta una superficie di 350 mq, così come nello shopping centre campano. In tutti gli store,Tata Italia propone calzature e accessori uomo donna e bambino.

erranova, ammiraglia del Gruppo Teddy, ha inaugurato nel cuore di Barcellona il nuovo flagship store; ubicato all’angolo tra calle Boters e calle del Pi, si sviluppa in 1.500 mq su 3 piani, con 4 ingressi e 6 vetrine. Il punto vendita ha anche una forte componente scenografica, trattandosi di una residenza storica appartenuta a una famiglia nobile del capoluogo catalano. Si tratta del primo passo verso un nuovo sviluppo per i marchi del Gruppo in Spagna, che sta valutando altre aperture in franchising in alcune delle più importanti città. Un progetto ambizioso che si inserisce nella strategia dell’azienda di arrivare nel 2019 a 900 milioni di euro di fatturato. Allo sviluppo di questo progetto hanno contribuito anche le inaugurazioni, nel periodo settembre - ottobre 2016, di 33 negozi a marchio Terranova, Rinascimento e Calliope in 11 nazioni. Grazie alle aperture dello scorso anno i 3 marchi sono arrivati a contare a dicembre circa 570 punti vendita in 43 nazioni.

Arriva a Milano il Carrefour Express Urban Life

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opo Carrefour Market, ha inaugurato a Milano il primo concept Carrefour Express Urban Life, non più solo un supermercato di prossimità ma anche un’area ristoro per la colazione, una pausa pranzo da consumare subito o portare a casa o in ufficio, un lounge bar per gustarsi l’aperitivo anche a base di una delle oltre 200 etichette di birre artigianali italiane e internazionali, uno spazio di coworking dove poter lavorare in tutta comodità o anche solo intrattenersi in momenti di relax. Il nuovo concept, situato in corso Garibaldi 49 ai margini di zona Brera, si estende in oltre 120 mq su due piani. Nel merito del concept, Carrefour Express ha ripensato il supermercato e trasformato gli scaffali in nuove aree come la caffetteria con un’ampia selezioni di dolci da accompagnare a merenda o colazione, o il reparto gastronomia, l’area Tokio Street dove il sushi viene preparato fresco ogni giorno, o il banco dedicato al gelato artigianale. Per chi è attento alla linea, non manca il salad bar e il juice corner dove vengono preparate pietanze con i prodotti di stagione, macedonie, yogurt, insalate, zuppe, spremute e centrifughe.

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r&f News opening

CIR food debutta a Parma

con Chiccotosto

C

on l’apertura di Chiccotosto nella stazione di Parma, CIR food debutta nel canale del travel retail con il suo format di punta nel segmento caffetterie e snack. Il locale, firmato Costa Group, propone un’offerta gastronomica improntata sull’italianità, a base di prodotti DOP e IGP. Tra i servizi, oltre ai 15 posti a sedere si annoverano il free wi-fi e le prese di ricarica per cellulari e tablet. «Questa nuova apertura segna l’avvio di un percorso di sviluppo nel settore del travel retail da parte di CIR food – ha dichiarato Emilio Fiorani, direttore della Divisione Ristorazione Commerciale di CIR food – Un segmento di mercato che rappresenta una delle aree di business su cui l’impresa investirà sempre di più in futuro». Per Chiccotosto, quello nello scalo ferroviario di Parma è il quarto locale e potenzialmente il primo di una serie di aperture all’interno del network di Centostazioni e dei luoghi di viaggio in generale. L’investimento nello specifico ammonta a circa 170mila euro mentre il contratto di locazione con la società del Gruppo FS è di sei anni + sei.

Pastificio Di Martino I al Marconi di Bologna

l Pastificio Di Martino apre a Bologna il suo secondo flagship store Di Martino Air dopo Napoli Capodichino. A circa un anno dall’opening del primo pasta store all’Aeroporto Internazionale di Napoli, lo storico pastificio di Gragnano, tra i principali player del settore e partner Slow Food, inaugura un nuovo negozio monomarca all’Aeroporto Guglielmo Marconi di Bologna. Uno spazio di oltre 50 mq in zona landside che condensa un’offerta complessiva di oltre 100 formati di pasta e porta nel capoluogo emiliano la cultura della pasta di Gragnano Igp. Il progetto, firmato anche in questo caso dall’architetto Marcello Panza, riprende il format del primo store con la pasta e il suo packaging che fanno da grandi protagonisti degli spazi. Colori e rimandi mediterranei fanno da contorno a scaffali e ripiani che ospitano gli oltre 100 formati di pasta avvolti a mano nella tipica carta blu. Uno spazio è dedicato alla linea biologica e a quella integrale. Scatole di latta dal sapore rétro per le confezioni regalo, una linea di piatti in ceramica realizzata artigianalmente su disegno esclusivo e ancora i grembiuli, le t-shirt e altri gadget aziendali.

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r&f Cover story

Autostrade:

A3 Salerno - Reggio Calabria Completati i lavori dopo una storia lunga 55 anni. E si aprono opportunitĂ anche per i servizi food 20

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la food innovation L

ungo le autostrade italiane, le cosiddette aree di servizio di grandi dimensioni vantano un giro d’affari superiore ai 7-8 milioni di euro l’anno e sono, per ovvi motivi, quelle più ambite dagli operatori sia oil sia non oil. Poi ci sono le medie e infine quelle piccole che, in virtù delle normative introdotte dal Governo nel 2015, vedono una gestione unitaria oil driven o food driven. E se la razionalizzazione della rete è un tema ormai superato, perché una quindicina di aree chiuse sulle oltre 400 presenti lungo le highway italiane rappresentano una percentuale residuale, le ultime tornate di gare food hanno visto forti rilanci per le location più importanti da parte di alcuni player. Questo trend, confermato lo scorso anno a r&f dallo stesso responsabile sviluppo e gestione aree di servizio di ASPI, Giorgio Moroni (intervistato sul numero di luglio/agosto quando ancora i risultati dei bandi erano ufficiosi) che aveva parlato di rilanci sino al 60-70%, ha focalizzato l’attenzione sugli investimenti e l’innovazione che vedono nuovamente protagonista il comparto della ristorazione. Parallelamente, va sottolineato che mentre taluni operatori sono cresciuti in termini di numero di aree gestite, come Chef Express (Gruppo Cremonini) che si è aggiudicata 17 nuove location su cui investirà circa 30 milioni di euro (vedi intervista all’amministratore delegato, Cristian Biasoni, alle pagg. 24-25), altri player portano innovazione nelle aree già in portfolio o semplicemente si limitano a difendere le posizioni con ridotti investimenti per le ristrutturazioni. Questo perché le autostrade italiane, anche a fronte di una forte concorrenza, rimangono estremamente onerose per gli operatori del food: non solo per le royalty (la cui riduzione in sede di

base d’asta è stata parzialmente vanificata dai già citati rilanci) ma anche per gli interventi di demolizione e rifacimento dei building completamente a carico dei gestori, per il servizio al consumatore garantito h24 e 7 giorni su 7, nonché per la sicurezza dei lavoratori e degli avventori, a cui si sommano l’IVA, il costo del personale e delle materie prime. Il tutto appesantito da un elevato numero di aree di sosta rispetto ad altri paesi europei: una ogni circa 20 km contro i 42-43 km all’estero. Come ci ha spiegato l’amministratore delegato di MyChef (AreasGruppo Elior), Sergio Castelli (vedi intervista alle pagg. 26-27): «prendendo a riferimento il classico euro del singolo caffè, dopo le tasse e i vari costi spesso è difficile arrivare addirittura in pareggio, perché capita di essere in perdita quando non si realizza il necessario volume di vendite». E se i viaggiatori sono tornati a varcare i caselli delle autostrade, tuttavia il costo del pedaggio incide: «Le autostrade italiane sono tra le più care d’Europa», ha proseguito Castelli. Tema, quello delle tariffe al casello, che ha visto ulteriori inasprimenti a partire dal 1° gennaio 2017, quando sono scattati gli aumenti di inizio anno: come pubblicato sull’apposito decreto dei Trasporti e dell’Economia, la media generale dei rincari è stata dello 0,77 per cento. Nella speciale classifica degli incrementi più sensibili, spicca il 7,88% della BreBeMi, seguito dal 4,6% della Torino-Milano gestita dalla Satap e dal 2,46% della Torino-Savona; mentre sulla rete gestita da Autostrade per l’Italia il balzello è stato contenuto allo 0,64 per cento. Addentrandoci infine all’interno delle aree di servizio, oltre la porta a vetri e il tornello che conducono al ristorante-bar, notiamo che nel 2016 sono stati portati a termi-

Autogrill Cantagallo ne progetti di grande respiro caratterizzati anche dall’ingresso, in partnership, di player non presenti nel canale on the go: a circa un mese dall’apertura del primo Bistrot in autostrada, a Fiorenzuola d’Arda nell’area a ponte gestita dal colosso di Milanofiori (vedi mystery in highway, pagg 70-71), a maggio è stato inaugurato ufficialmente Eataly x Autogrill a Secchia Ovest. Un progetto innovativo, su due livelli commerciali da 1.700 mq ognuno, tenuto a battesimo da Oscar Farinetti, patron di Eataly, e da Gianmario Tondato Da Ruos, AD di Autogrill (vedi articolo di Case History su r&f di luglio/agosto). E per il 2017 Autogrill si appresta a raddoppiare Bistrot nel canale autostradale, replicandolo nell’area a ponte di Cantagallo vicino a Bologna. Il valzer delle gare concluso nel 2016 ha portato anche a cambi di insegna in aree di grande rilevanza, non solo per motivi di flusso e di fattura-

to ma anche per importanza storica, come nel caso dell’area a ponte nei pressi di Novara: ex Pavesi, ora nuovo presidio di Cremonini, fu la prima area sulle autostrade italiane. E come già realizzato di recente nei ponti di Feronia e Frascati, vicine a Roma, l’azienda di Castelvetro di Modena si appresta a trasformare la location in un vero e proprio flagship store in cui inserire i propri marchi, con l’introduzione probabile di Juicebar (il concept di healthy food che Chef Express sviluppa nei mercati in concessione) e soprattutto della nota insegna di steakhouse del Gruppo Cremonini, Roadhouse Restaurant, al debutto in autostrada. In generale il modello di sviluppo della società guidata da Cristian Biasoni prevede per ogni area la scalabilità dei formati e un’offerta declinata in base alle dimensioni della struttura e/o alle esigenze specifiche segnalate sui bandi. A.P.

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r&f Parola di Sergio Castelli

Nato a Milano nel 1968, Sergio Castelli, si è diplomato presso la scuola alberghiera Carlo Porta di Milano. La sua esperienza professionale si articola in tre frasi: come chef, prima nel capoluogo lombardo e poi all’estero; in IKEA dal 1989 al 2000, inizialmente come r&f manager del primo negozio e successivamente come responsabile di tutti i ristoranti in Italia e per IKEA International sul progetto Commercial Review; infine in MyChef (Gruppo Elior), nei panni di direttore generale e quindi di amministratore delegato, carica che ricopre tutt’oggi.

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Cover story

MyChef (Areas): «aeroporti in crescita,

autostrade in difesa e stazioni… in futuro»

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ruppo Elior, quotato alla borsa di Parigi, vanta al suo interno tre marchi: Elior che si occupa di ristorazione collettiva; Elior Services specializzata nel facility management; Areas che da circa un anno include tutta l’attività nei mercati in concessione del Gruppo. In particolare Areas è il terzo operatore al mondo nella ristorazione da viaggio: 2mila punti vendita, 330 milioni di clienti serviti ogni anno, è presente in 12 paesi con 259 aree di servizio autostradali, 85 aeroporti e 78 stazioni ferroviarie, oltre a 142 punti vendita nel tempo libero ed eventi (ristoranti di città, musei, villaggi vacanze, ecc). Areas vanta inoltre un portfolio di circa 150 tra marchi in franchising, propri e in partnership con brand e fornitori. Di conseguenza anche il marchio Mychef (Gruppo Elior) è entrato in Areas, anche se rimangono inalterati la ragione sociale dell’azienda e il “cappello” MyChef lungo le highway italiane, come ci ha spiegato lo stesso AD, Sergio Castelli, che abbiamo incontrato nelle sede milanese per parlare dei futuri progetti di sviluppo. Innanzitutto, quali i vostri numeri in Italia? In Italia fatturiamo 175 milioni di euro, serviamo circa 70 milioni di clienti ogni anno, contiamo 158 punti vendita, siamo in 14 aeroporti e gestiamo 24 aree di servizio autostradali. Circa il 75% dei nostri brand sono di proprietà; il 10% in partnership con fornitori, ad esempio Peroni Bar e Ferrari Spazio Bollicine; e il 20% sono in franchising come, all’interno degli aeroporti, McDonald’s, Panino Giusto, Il Gelato di San Crispino, Rossopomodoro e Rossosapore. Guardando alle autostrade, come valuta lo stato di salute di questo canale? Dal 2005 siamo presenti sulle autostrade italiane: sicuramente è un mercato che con la crisi del 20082009 ha perso molto valore e quindi è stato difficile far tornare il conto economico a fronte anche dei forti investimenti profusi. A differenza dell’estero, dove la società autostradale contribuisce, in Italia i gestori food sostengono interamente gli oneri della demolizione e della ricostruzione dei punti vendita. Oltre al fatto che il network nazionale conta di media un’area di servizio ogni 20 km, contro i 42-43 km all’estero, e un’attività h24 per 365 giorni l’anno su tutte le aree. E il consumatore è tornato oppure no? Qualcosina si è mosso, ma sempre parlando di autostrade siamo tra i Paesi europei più cari per il pedaggio. E questo influisce. Ma il problema principale è dato dalla bandiera Oil: si annoverano delle petrolifere che abbandonano il mercato perché i gestori

non riescono a tenere in piedi il conto economico. E il cambio di bandiera in un’area comporta delle riduzioni nelle vendite anche del 20-30%. Arrivando all’ultima grande tornata di gare, si sono verificati forti rilanci da parte di alcuni gestori food che hanno vanificato in parte le pretese meno onerose dei concessionari. È d’accordo con questa tesi? La considerazione è corretta. Ma guardando ancora fuori dai patri confini, i grandi player a livello mondiale sono tre, Autogrill, Elior e SSP, mentre a livello italiano ne contiamo minimo sei. Alle troppe aree si aggiungono quindi troppi operatori e basta che uno alzi l’offerta che gli altri lo seguono. È per tali motivi che non vi siete aggiudicati nuove aree? Non abbiamo vinto gare nell’ultimo anno perché, nonostante le basi d’asta fossero più basse, a essere premiata era l’offerta tecnica, che significa investimenti. Ma soprattutto abbiamo preferito investire in punti vendita aeroportuali, aggiudicandoci quattro gare del nuovo avancorpo e satellite di Roma Fiumicino. Spostiamoci quindi negli aeroporti, che vi hanno visto protagonisti già in occasione di Expo 2015 a Malpensa. Nel mercato aeroportuale, nonostante siamo ancora tra i più alti d’Europa per il livello di royalty, abbiamo saputo sviluppare un’innovazione e dei brand che hanno risposto alle varie esigenze dei clienti. E questo ci ha permesso negli ultimi due anni di diventare i leader: oggi siamo attorno al 31% di market share sul totale fatturato delle ristorazione in questo canale. Partendo da Milano Malpensa in vista di Expo, al Mezzanino del T1 abbiamo inserito Rossopomodoro, McDonald’s e il Gran Cafè; mentre al “Terzo Terzo” abbiamo iniziato con Oldani Cafè nella piazza del lusso, per poi passare alla piazza del gusto con Ferrari Spazio Bollicine, Caffè Milano e Briciole, e arrivare nell’ultima piazza, quella prima del controllo doganale, con una food court di quasi 2.500 mq chiamata MyChef Malpensa Milano. Questa accoglie il cliente con una grande insegna “Welcome to the Italian kitchen”, ed è divisa in tre parti: Chef Kitchen, Chef Bar e Chef Market. Qui abbiamo puntato sullo street food e sui migliori brand nazionali come Mutti per il pomodoro, Barilla per la pasta e Galbani per i formaggi. A fronte di quali investimenti e con quali riscontri? Il traffico di Malpensa nel 2014-2015 e ancora nel 2016 non ha visto un aumento esponenziale, men-

tre il nostro fatturato è cresciuto del 35% rispetto al 2014, a fronte di un investimento nel 2015 di circa 7 milioni di euro. Sottolineo che ad Expo abbiamo gestito Casa Ferrarini, con il record di vendite per singolo ristorante, la Piazzatta del Caffè della Lavazza nel Padiglione Italia e il Chiosco Davide Oldani, che ha venduto 70mila risotti in 6 mesi. Nel 2016 a Linate, poi a Bari e anche in location urbane… A Linate abbiamo ristrutturato il winebar in airside e creato un ulteriore Ferrari Spazio Bollicine di grande appeal. Da maggio abbiamo continuato nella ricerca dell’eccellenza prendendo in gestione il ristorante LARTE in via Manzoni 5 a Milano. Nell’estate abbiamo aperto nell’aeroporto di Bari “ndèrre a la lanze”: un punto vendita dove la mozzarella viene fatta davanti al cliente. Per ottenere questo risultato tre persone dell’aeroporto sono state mandate a lavorare per quattro mesi all’interno di un caseificio. Il tutto a dimostrazione che ogni format che proponiamo ha un prodotto differente e che portiamo una continua innovazione; inoltre penso che siamo l’unica azienda in Italia che oltre ad avere collaborazioni con chef stellati, come Davide Oldani, annovera al suo interno uno chef che viene dalla scuola di Gualtiero Marchesi, Michelangelo Citino. Sbarchiamo quindi a Fiumicino con i nuovi opening di fine 2016 e inizio 2017. Il 21 dicembre è stato inaugurato il nuovo avancorpo dell’aeroporto di Roma, dove noi siamo presenti con due punti vendita. Uno è il Michelangelo Bistrot Roma, cioè la formula Bistrot più veloce del Michelangelo Restaurant di Linate, il quale a sua volta è un format aziendale menzionato sulla Guida Michelin; il secondo è la rivisitazione della food court di Malpensa. Nel 2017, a febbraio/marzo apriremo altri due punti vendita: un Espressamente Illy e un Caffè Vergnano dotato di area grab&go. In totale su Roma Fiumicino abbiamo investito circa 4,8 milioni di euro, per un fatturato stimato in 10 milioni di euro l’anno. Data la crescita del canale nel Belpaese e la vostra esperienza all’estero, siete interessati a entrare nelle stazioni italiane? Con Grandi Stazioni abbiamo partecipato a numerose gare, senza vincerle. Ora che la proprietà è cambiata saremo molto aggressivi e spero ci siano reali possibilità. Per noi questo è un mercato prioritario, in cui sottolineo siamo leader in Francia e Spagna, e sarà la nostra sfida dei prossimi anni. Andrea Penazzi

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r&f I progetti

Chef Express: da Roma a Novara con vista ponte C

omprese le nuove acquisizioni e alcune location la cui concessione non sarà rinnovata, le aree di servizio autostradali gestite da Chef Express (Gruppo Cremonini) saranno 51; con un fatturato complessivo a regime sostanzialmente doppio rispetto a quello generato nel 2015. Due anni Chef Express ha registrato un giro d’affari di 511 milioni di euro, di cui circa l’80% realizzato nel mercato in concessione (autostrade, stazioni ferroviarie, aeroporti e on-board sui treni internazionali). Nello specifico, poco più di 110 milioni di euro erano ascrivibili alle highway italiane. Protagonista di una robusta strategia espansiva, guardando ai bandi di gara vinti e agli investimenti già profusi, con le ristrutturazioni delle aree a ponte di Feronia e Frascati, Cristian Biasoni, amministratore delegato di Chef Express, ha raccontato a r&f i nuovi progetti del Gruppo Cremonini nel risiko delle autostrade. Con una menzione particolare alla ristrutturazione, tuttora in essere, dell’area a ponte di Novara. Nell’ultima tornata di gare Gruppo Cremonini ha puntato molto sullo sviluppo nel canale autostradale. Quali i presupposti che vi hanno indotto ad adottare questa strategia? Nel mondo della ristorazione in concessione Chef Express realizza attualmente oltre l’80% del fatturato e il canale autostradale è il più recente, in ordine di tempo, nel quale opera. Ricordo infatti che entrammo nel 2003 ai tempi della prima liberalizzazione del settore in joint venture col gruppo Compass, prendendo in gestione una ventina di aree di servizio col marchio Moto. Successivamente, nel 2007, abbiamo rile24

A sinistra, Cristian Biasoni con Tessa Gelisio e Roberto Valbuzzi all’inaugurazione dell’area a ponte di Frascati.

vato la quota degli inglesi e abbiamo esteso anche sulle autostrade il nostro brand Chef Express, già molto noto negli altri canali, soprattutto nelle stazioni dove siamo da anni leader. Pertanto abbiamo creduto fortemente nelle opportunità di questo nuovo canale e negli anni siamo arrivati a diventare i secondi operatori del mercato con più di 40 aree gestite. A complicare i piani di sviluppo è stata la crisi che tra il 2010 e il 2013 ha portato a un significativo calo del traffico autostradale, soprattutto commerciale. Crisi che ha peraltro evidenziato tutti i limiti del settore: livelli di royalty e investimenti richiesti assolutamente insostenibili.

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Quali, quindi, i trend più recenti? Negli ultimi bandi di gara 2016, lo scenario di riferimento è cambiato: si è visto un grande sforzo da parte di tutti i player del settore e delle autorità pubbliche per elaborare nuovi criteri di sostenibilità economica. In aggiunta a questo, il livello del traffico dal 2014 è in continuo aumento: tutto ciò ha riportato le condizioni per investire nel settore autostradale. Chef Express ha quindi raccolto la sfida partecipando alla quasi totalità dei bandi di gara relativi alle aree di ristoro, unitarie e di sosta, sviluppando progetti innovativi ed estremamente competitivi, ottenendo un tasso di ac-

quisizione superiore al 25% delle gare a cui abbiamo partecipato. Con l’arrivo del nuovo anno, come implementerete la vostra presenza? Nel 2017 arriveremo a gestire oltre cinquanta aree di servizio e quasi a raddoppiare il fatturato del canale, grazie soprattutto ad alcune aree particolarmente importanti a cui abbiamo puntato, come quella storica di Novara, l’ex Pavesi che è stata la prima area autostradale italiana. Di recente abbiamo documentato i vostri restyling attorno a Roma e prossimamente vedremo i nuovi interventi tra cui spicca appunto quello vicino a Novara. Complessi-


Cover story

vamente quali saranno i vostri progetti nelle aree di sosta autostradali? Quali gli investimenti? Considerato che su l’intera rete autostradale le grandi aree a ponte sono una decina, l’acquisizione della gestione delle due aree a ponte di Roma, a Frascati e Feronia, ha rivestito per noi un significato importante e un motivo di orgoglio. Ora si aggiunge anche Novara, che diventerà una vero e proprio flagship della nostra rete. In totale, con le recenti gare abbiamo rilevato la gestione di 17 nuove aree di servizio - Novara rientra tra queste - e nei prossimi mesi ne avvieremo la ristrutturazione, con un investimento complessivo sulla rete superiore ai 30 milioni di euro. L’insegna che dominerà su tutte sarà “Chef Expess”, ma in ogni area declineremo l’offerta a seconda delle di-

mensioni della struttura o delle esigenze specifiche segnalate dai bandi, seguendo il nostro modello di scalabilità dei format, tra cui: Mokà Cafè per l’offerta di bar snack, Gusto per l’offerta di ristorante, Gourmè per i prodotti regionali, Pomodoro & Mozzarella per la pizza al taglio e infine declineremo il modello sviluppato in collaborazione con Fai-Coldiretti per portare in autostrada i produttori locali a Km zero. -Quali saranno i punti cardine di tali progetti? (layout, offerta, market, tecnologie a supporto della customer experience, ecc). Partiamo dalle innovazioni high tech… Tutte le nostre aree di servizio, a seguito di ristrutturazione, si contraddistingueranno per innovazioni tanto tecnologiche, quanto di offerta: per quanto

riguarda il primo ambito abbiamo previsto all’interno (e non solo) dei nostri punti vendita una vera e propria “digital experience” per il cliente con importanti migliorie al servizio. Tra queste, Kiosk per il pagamento self service “elimina code”, tavoli provvisti di tablet con connessione ai principali social network, a Skype e con rassegna stampa digitale, totem Concierge touchscreen, con informazioni sui servizi presenti nell’area, info traffico e promozione del territorio (aziende agricole, ricettari, eventi, ecc). Tali servizi saranno affiancati da una nuova App che dialoga con il cliente prima, durante e dopo la sua sosta nelle nostre aree e che permetterà, tra le tante funzioni, una più immediata gestione del programma fidelity, l’ordine e pagamento dei prodotti da remoto, oltre alla possibilità di invio da parte del cliente di segnalazioni/suggerimenti al Net Operating Center Chef Express che darà feedback in tempo reale. Infine le nuove aree saranno tutte ecosostenibili, con tecnologie avanzate per l’efficienza energetica e per l’autoproduzione di energia (pannelli solari), con l’utilizzo su tutta la

rete di energia da fonte rinnovabile grazie a un accordo quadro che abbiamo siglato con un produttore della Val d’Aosta. … per arrivare ovviamente all’offerta. Chef Express sarà la prima insegna del mercato a proporre in autostrada diverse nuove offerte ristorative tra cui: un format di healthy bar, Juice Bar, per un’alternativa salutare al consumo abituale degli automobilisti; un concept di pizza al trancio customizzabile dal cliente, Pomodoro & Mozzarella; un ristorante a prezzo fisso completamente a buffet e a libero servizio, Ingredienti; un market con layout multipercorso, Chef Store. In tutti i punti vendita saranno inoltre presenti i corner Firmato Agricoltori Italiani, in collaborazione con Coldiretti, con prodotti del territorio forniti, e talvolta promossi, direttamente da aziende agricole locali. Infine nell’area di Novara sarà per la prima volta inserito Roadhouse Restaurant portando la full experience della celebre steakhouse del Gruppo Cremonini anche nel contesto autostradale. A.P.

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r&f Osservatorio prezzi

La colazione si fa salata Rispetto ad altre occasioni, nelle quali abbiamo deciso di variare i locali oggetto della raccolta prezzi per coprire diverse tratte autostradali, in questa circostanza abbiamo esaminato le stesse aree di un anno fa. Il risultato: non solo la sfida tra le insegne ma anche i rincari. E il cappuccino…

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I

concessionari autostradali, definendo le basi d’asta sulle specifiche aree di servizio, e la concorrenza, con gli eventuali rilanci, determinano gli investimenti, le royalty, i costi e in ultima istanza la redditività del business, che si basa ovviamente sui consumi e sui listini imposti al pubblico. Ma tornando lo scorso 12 gennaio, a circa un anno di distanza, nelle medesime location prese in esame sul numero di gennaio/ febbraio 2016, che nel frattempo non hanno cambiato gestore food, è stato

possibile constatare lo scarto di prezzo per ogni singolo item, centesimo su centesimo. Oltre a un’analisi orizzontale tra le varie insegne (vedi tabella, prezzi in blu i meno cari e quelli in rosso i più cari), su questo Osservatorio prezzi condotto lungo le autostrade A26 e A7 abbiamo quindi realizzato anche un’analisi verticale sui balzelli applicati dai singoli player. E rispetto ai 16 prodotti che compongono il paniere è emerso innanzitutto che il cappuccino è quello che ha subito i maggiori rincari: 3 ope-


Cover story

Caffè Espresso Cappuccino Caffè d'orzo (tazza piccola) Caffè decaffeinato Croissant Panino (primo prezzo) Panino (top di gamma) Toast Acqua naturale (Pet da 50 cl) Coca Cola (Pet da 50 cl) Red Bull (lattina da 250 cl) Spremuta d'arancia Astuccio chewing-gum (astuccio primo prezzo) Pringles (astuccio 100 gr) Mikado (astuccio da 75 gr) Cioccolato (tavoletta 100 gr/primo prezzo)

Chef Express Monferrato Ovest (A26) 2017 2015

MyChef Bormida Ovest (A26) 2017 2015

Autogrill Bettole Novi Ligure Est (A7) 2017 2015

Sarni Valle Scrivia Ovest (A7) 2017 2015

1,15 1,50 1 1,20 1,10 4,20 5,40 3,80 1,30 2,65 2,90 3 2,30 2,30* 2,80 2,80

1 1,40 1,20 1,15 1,10 4,40 5,90 3 1,10 2,60 2,90 3 2,10 3,30 3,65 2,20

1,10 1,50 1,20 1,20 1,20 4 5,10 3,40 1,30 2,60 2,90 3 2,10 2 2,90 2,35

1 1,40 1,30 1,30 1,10 4,95 4,95 3,20 1 2,70 2,99 2,90 1,99 2,50** n.d. 1,20

1,10 1,40 1 1,20 1,10 4,20 5,90 3,80 1,30 2,65 2,90 3 1,70 3,30 2,80 2,80

1 1,40 1,20 1,15 1,10 3,60 5,90 3 1,20 2,60 2,90 3 2,10 3,10 3,50 2

1,10 1,40 1,20 1,20 1,20 3,80 5,20 3,40 1,30 2,60 2,80 3 2,10 2 2 1,95

1 1,35 1,30 1,30 1,05 4,95 4,95 3,10 1 2,70 2,99 2,90 1,99 2,99 n.d. n.d.

La rilevazione 2017 è stata effettuata in data 12 gennaio; la rilevazione 2015 in data 23 dicembre. Tutti i prezzi sono espressi in € * confezione 100 gr di Fonzies; ** confezione 100 gr di Crunchips

ratori su 4 ne hanno incrementato il costo, di 10 centesimi Chef Express a Monferrato Ovest e Autogrill a Bettole Novi Ligure Est e di 5 Sarni a Valle Scrivia Ovest, portandolo a 1,50 euro nei primi due casi e a 1,40 nell’ultimo, che si allinea al prezzo applicato da MyChef a Bormida Ovest. Sarni e MyChef rimangono appaiati anche sul caffè, che mantengono a quota 1 euro, contro i 10 centesimi in più chiesti dalla multinazionale di Milanofiori e i 15 di quella con sede a Castelvetro di Modena. Per consumare la classica colazione con cappuccino e cornetto servono quindi sino a 2,70 euro nell’area di servizio di Bettole Novi Ligure Est, senza considerare i menu. Sul fronte dei panini, è sintomatico della situazione di mercato constatare una riduzione della forbice tra le soluzioni entry level e quelle top di gamma: se le prime sono aumentate di prezzo in due casi, da MyChef e Autogrill (che tuttavia si conferma il meno caro con 4 euro), le soluzioni più pregiate sono rimaste in-

variate o addirittura sono scese di prezzo, come da Chef Express a Monferrato Ovest e ancora da Autogrill a Bettole Novi Ligure Est. Sarni, che lascia inalterato a 4,95 euro l’importo di tutti i panini con l’aggiunta (fuori tabella) di un panino più piccolo da 3,50 euro, ha incrementato il toast di 10 centesimi, portandolo a quota 3,20 euro. Una considerazione particolare merita la pet di acqua da 50 CL – assieme alla tazzina di espresso uno dei best seller del nostro paniere – che vede ben 30 centesimi di differenza tra il listino di Sarni (1 euro) e quello di Chef Express e Autogrill (1,30), mentre da MyChef costa 1,10 euro a fronte di una riduzione di 10 centesimi (costava 1,20 lo scorso anno). Le altre bevande prese in considerazione, dalla pet di Coca Cola da 50 CL alla lattina di Red Bull da 250 ML fino alla spremuta d’arancia presentano un prezzo piuttosto allineato tra i vai competitor, con scarti non superiori ai 10 centesimi. Il divario torna invece a crescere per l’a-

stuccio primo prezzo di chewing-gum, da 1,99 di Sarni a 2,30 di Chef Express, e soprattutto addentrandoci nei market per le patatine confezionate da 100 gr, i Mikado (astuccio da 75 gr) e la tavoletta di cioccolato da 100 gr (primo prezzo). In particolare constatiamo come l’importo si abbassi sensibilmente nei due casi che non vedono più sullo scaffale le classiche Pringles: il marchio del Gruppo Cremonini è sceso da 3,30 euro nel dicembre 2015 quando commercializzava le Pringles a 2,30 in data 12 gennaio 2017 proponendo le Fonzies, mentre la società con sede in provincia di Foggia è scesa da 2,99 a 2,50 con il marchio Crunchips. Ma è Autogrill che mantiene il prezzo più concorrenziale, proponendo a soli 2 euro il tubetto di Pringles, che invece costa 3,30 euro da MyChef. Infine la tavolette di cioccolato: nella versione primo prezzo a Valle Scrivia Ovest costa solo 1,20 euro (ma segnaliamo una promozione da 5,99 euro per 5 item), mentre per la stessa quantità

costa 2,80 da Chef Express, che negli ultimi 13 mesi non ha ritoccato l’importo, 2,20 da MyChef (2 euro nel dicembre 2015) e 2,35 da Autogrill, che è salita di ben 40 centesimi rispetto alla precedente rilevazione.

Conclusioni:

Chef Express si conferma il più caro tra i quattro operatori, con una somma dei prezzi di 36,60 euro (non calcolando i Mikado), mentre con 34,48 Sarni dimostra di essere il più economico. Nel mezzo MyChef (36,35 euro) e Autogrill (34,95 euro). Tuttavia su alcuni dei prodotti più venduti, a partire da caffè, cappuccino e acqua, la società del Gruppo Elior si mantiene estremamente competitiva. È da segnalare infine che tutti i player hanno incrementato i prezzi di 3-5 item, restando allineati ai listini di 13 mesi prima nella maggior parte dei casi, e hanno anche ritoccato al ribasso 1 o 2 soluzioni. A.P.

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r&f

STAR TREK pelletteria

Destinazione

Piquadro È

fresca della fine di quest’autunno la notizia dell’acquisto dell’80% (con l’opzione sul restante 20% tra 5/7 anni) dei fiorentini Ponte Pelletteria (22,2 milioni di fatturato nel 2015 con però 2,6 milioni di perdite, un

indebitamento di 8,5 milioni) a cui fa capo il marchio di pelletteria di lusso The Bridge (distribuito in 600 punti vendita in Italia e 700 worldwide) da parte di Piquadro, la company emiliana, famosa per le borse dal design innovativo. Il marchio toscano di valige, nei progetti di Marco Palmieri, fondatore, presidente e da quest’anno anche AD di Piquadro, vuole essere la prima di una serie di acquisizioni sempre nel settore delle borse e accessori per unire brand del segmento premium in un’ottica di crescita della società con sede a Silla di Gaggio Montano, sull’Appennino tosco-emiliano. E Palmieri è uno che di crescita se ne intende: l’ultimo bilancio dell’azienda che ha fondato si è chiuso con un giro d’affari di quasi 70 milioni di euro, quando dieci anni prima si stava intorno ai 25 milioni (nel 1998 al lancio del brand viaggiava sui 5), raddoppiando rispetto al 2007, l’anno della quotazione a Piazza Affari. Ma dietro ai numeri c’è una storia di imprenditoria da raccontare. Intanto il marchio emiliano fa ricerca e design in Italia, compra la ma-

Londra

Londra teria prima sempre nel Belpaese, ma produce borse e valige in Cina (in uno stabilimento controllato direttamente), per poi reimportare il prodotto finito in tutto il mondo.

Una storia di ‘self made man’ che è approdata in Borsa Tutto nasce nei ruggenti anni ’80 quando la famiglia (commercianti) del fondatore (classe ‘65) si trasferisce da Milano a Granaglione, paese nei dintorni di Porretta Terme (BO), dove la madre apre un negozio di profumi e accessori in pelle. Marco inizia comprando prodotti di pelletteria nei laboratori di Rimini e Riccione per poi venderli ai negozianti tosco-emiliani. Poi passa alla produzione, gestendo un laboratorio e nasce così la Piquadro nel 1987 (P come Pelletteria e/o Palmieri, il tutto

PIQUADRO in pillole Data di nascita

Nel 1987 come azienda. Come marchio 1998

Proprietà

Quotata in Borsa a Milano con il 68% alla Piquadro Holding, finanziaria della famiglia Palmieri

Sede

Gaggio Montano (BO)

Management

Marco Palmieri, fondatore, presidente e AD; Pierpaolo Palmieri, vicepresidente

Business

Produzione & distribuzione valige e borse segmento premium

Struttura Gruppo Retail

12 controllate (soprattutto filiali commerciali worlwide + stabilimento produttivo in Cina) e circa 750 addetti complessivi 100 negozi monobrand (55 DOS, il resto franchising) di cui il 60% in Italia, il resto worldwide

Fonte aziendale

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Venezia

al quadrato), come azienda produttrice di pelletteria (inizialmente cinture e portafogli) per conto terzi fino a quando Palmieri, che intanto si era anche dedicato in parallelo al business informatico, decide di creare un marchio autonomo. Si affida a una agenzia milanese per la campagna e apre nel 2000 un negozio in via della Spiga a Milano (con un investimento più o meno pari al fatturato di allora della sua società), lanciando una linea di prodotti basati sulla ricerca dei materiali e sul design e delocalizzando la produzione in Cina (qualche anno dopo comprerà la fabbrica), anche se il materiale e il design sono tricolori. Quattro anni dopo la prima boutique inizia un processo di internazionalizzazione del retail con le aperture di Mosca e Barcellona


Torino

a cui fanno seguito negozi in Europa e Hong Kong. Passa un biennio ed ecco che viene inaugurata la nuova modernissima sede a Gaggio Montano (tra Bologna e Pistoia con una logistica super high tech) e nel 2017 Piquadro è quotata a Piazza Affari a Milano.

Quasi 70 milioni di fatturato e 100 negozi in tutto il mondo Oggi la company emiliana significa 69,3 milioni di turnover per l’anno 2015/16 (chiusura bilancio a marzo) con un +3% sull’esercizio precedente (5 milioni nel 1998 e 36 all’entrata in Borsa), quasi 4 milioni di profitti e un centinaio di negozi (erano una sessantina 7 anni fa). Il 60% della rete è in Italia e il resto all’estero: 54 punti vendita sono a gestione diretta, di cui 35

nel Belpaese e una dozzina in Europa (il resto in franchising, che genera con il wholesale il 63% del fatturato), con una crescita della rete DOS sull’anno precedente di quasi il 7 per cento. Dei 46 negozi affiliati, 25 sono in Italia (una decina tra outlet e shopping center, gli altri nei centri urbani), mentre all’estero sono prevalentemente nell’Est Europeo (Ucraina, Russia, Repubblica Ceca e Serbia), Filippine, Indonesia, Malesia e Cina (con un’insegna all’aeroporto di Pechino), tutti con franchisee locali, come la boutique aperta in Iran. L’azienda è quotata in Borsa a Milano, ma il 68% è gestito dai Palmieri (il fratello Pierpaolo è nel CdA, oltre che vicepresidente) attraverso la finanziaria di famiglia Piquadro Holding e controlla una dozzina di società worldwi-

de, per lo più filiali commerciali per i mercati esteri, ma anche l’azienda produttrice con la fabbrica in Cina. Il trend segna una conferma (+1,5% nello scorso bilancio, -3,5% nel primo semestre 2016/2017) delle vendite wholesale, mentre cresce del 37,5% lo scorso esercizio e del 16,5% tra marzo e fine settembre del 2016 il retail anche per l’apertura dalla primavera 2016 di 8 nuovi negozi (5 in Russia, 2 in Italia e uno in Spagna) a fronte della chiusura di 5 (2 in Taiwan, uno in Italia, uno a Hong Kong e uno in Francia) e per le ottime performance dell’e-commerce (+86,5% del 2016 sul 2015, percentuale di crescita triplicata rispetto alla precedente). E che l’azienda punti molto sulla propria rete di boutique a gestione diretta e sulle vendite online non è un mistero, visto che ha più che raddoppiato la quota di business che si rifà al canale negli ultimi sette anni (nel 2009 era al 16%). Infatti, ad oggi la location preferita dei negozi DOS è quella dei centri commerciali, ma il canale travel con il presidio negli aeroporti di Linate, Fiumicino, Malpensa e Bologna è considerato strategico. Così come è importante quello dei centri urbani come dimostra il mantenimento del flagship store a Milano in zona Montenapoleone o a Bologna in Piazza Maggiore, e di norma nei principali capoluoghi italiani e internazionali come Roma, Venezia, Torino fino a Londra, Barcellona e NYC (chiuso invece il negozio di Parigi). Da non sottovalutare è la dozzina di outlet tutti in Italia (a parte quello di Mendrisio in Svizzera). Ed è il mercato domestico a farla da padrone con il 75,2% della torta del giro d’affari nel primo semestre dell’anno 2016/2017 (in discesa però), mentre sale la quota dell’estero, grazie soprattutto all’Europa (+24,5%, con i buoni risultati della Russia e all’apertura di 6 punti vendita DOS), mentre il “resto del mondo” è sostanzialmente stabile.

Design italiano che guarda all’estero, anche in Iran I numeri raccontano bene l’ascesa di un marchio decisamente particolare nel panorama italiano della pellet-

teria fondato sui tre pilastri ‘Design, comfort e tecnologia’ che applica attentamente ai suoi articoli di pelletteria professionale e per il viaggio. Prodotti con un alto contenuto di ricerca e sviluppo (una delle prime borse era caratterizzata da una fibra ottica esterna che si accende di notte), fiore all’occhiello di Palmieri, e attenti sempre di più a un target di persone (60% uomini della classe medium-upper, spesso in viaggio) che lavorano sempre di più in treno e in aereo, cercando di coniugare la leggerezza, la funzionalità con lo stile. Una scommessa che Piquadro (745 addetti di cui quasi la metà nello stabilimento cinese e il 38% impegnato nell’area retail) sembra vincere anche quest’anno con un primo semestre che conferma il trend positivo dello scorso esercizio con un +3,1% di ricavi sullo stesso periodo dell’anno precedente e 34,2 milioni di giro d’affari, 5,5 milioni di Ebitda (quasi +20%), un utile netto consolidato di 2,66 milioni (+18%), una posizione finanziaria netta consolidata negativa al 30 settembre del 2016 di 5,3 milioni in miglioramento di 8,6 (anche grazie alla cessione del negozio di Parigi) e un Free Cash Flow di 3 milioni. Dati che in questi tempi incerti sono molto buoni, anche guardando alla seconda metà dell’esercizio con i progetti di internazionalizzazione che, oltre alla crescita prevista del canale DOS e al consolidamento anche internazionale del wholesale, ci raccontano di The Bridge e del polo della pelletteria di lusso, della penetrazione nel mercato USA e Messico, ma anche del progetto iraniano con l’apertura (con un partner locale) di una boutique a Teheran nell’estate 2015. Un mercato, quello iraniano, che ha grandissime potenzialità e che con la revoca delle sanzioni premierà i più veloci a cercare un posizionamento. Il tutto mentre si stabilizzano i mercati europei (Russia, Germania e Spagna su tutti) e quelli di Giappone e Corea, cercando di non perdere nessuna occasione di crescita anche nel canale travel, puntando sempre di più all’internazionalizzazione. David Montorsi

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r&f Brand analysis

NAU! Il fast fashion dell’occhialeria O

riginali, colorati, con collezioni che si rinnovano ogni 15 giorni. Nato un po’ per gioco e un po’ per riempire una nicchia del settore occhialeria ancora aperta, NAU! è diventato un brand conosciuto e apprezzato, per qualità dei prodotti e i prezzi accessibili. Fabrizio Brogi, presidente e fondatore del marchio, ci ha parlato della strategie e del percorso fatto dall’azienda, nata nel 2004, e che oggi conta più di cento negozi in Italia e inizia a muovere i primi passi all’estero. Producete occhiali e accessori, ma qual è lo spirito di NAU!? Noi facciamo alcune cose diverse rispetto al mondo dell’occhialeria e dell’ottica. Abbiamo due macro differenze. Una è che facciamo occhiali ricchi di colore, design e rispetto per l’ambiente. L’altro è che lo facciamo lanciando nuove collezioni ogni due settimane in versione limitata vendendo in esclusiva nei nostri negozi. E potremmo aggiungere a un prezzo accessibile. Sì, certamente. La conseguenza dell’efficienza di questa strategia aziendale è la possibilità per noi di vendere a un prezzo giusto. Ma questo non è stato il nostro primo pensiero. Il nostro obiettivo era di divertirci e far divertire i clienti con un prodotto

sempre nuovo e originale. Alla moda, quindi. Esatto. Noi concepiamo i nostri occhiali proprio come un accessorio alla moda e accessibile. Potremmo definirlo una sorta di fast fashion dell’occhialeria? Sì. Di fatto noi abbiamo preso un modello di business che funzionava altrove e lo abbiamo replicato in questo settore. Non abbiamo inventato nulla, ma abbiamo realizzato che così come ci sono brand dell’abbigliamento, dell’intimo, dell’orologeria, del calzaturiero, dell’accessoristica come le borse, che hanno adottato questa formula in maniera vincente, altrettanto potevamo fare noi con i nostri occhiali. Quindi non un prodotto ‘ingessato’ ma divertente e dinamico. Così come la mattina si sce-

A questo punto la domanda sorge spontanea: quanto costano gli occhiali NAU!? L’entry level è 19,95 euro, il massimo che si può spendere sono 99 euro. Diciamo che la media è circa 40 euro Quali canali commerciali penetrate? Centri storici normalmente vicino a brand con il posizionamento simile al nostro; centri commerciali medio grandi e aeroporti. Quali sono le caratteristiche più importanti dei vostri format di punto vendita? La nostra superficie media sono circa 100 mq su due vetrine con un’esposizione che va da 1500 a 2mila occhiali. E queste caratteristiche cambiano a seconda del canale?

Il brand in pillole Anno di nascita del brand Presidente e fondatore Core business Headquarter Giro d’affari Paesi di sviluppo Canali di sviluppo Numero di punti vendita in Italia e complessivo Numero di punti vendita diretti in Italia e complessivo Numero di punti vendita in franchising in Italia e complessivo Numero di aperture nel 2016 Numero di aperture previste per il 2017 Fonte aziendale

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glie il proprio abbigliamento dall’armadio, quali scarpe mettere, quale cravatta o cintura, alla stessa maniera volevamo offrire al cliente la possibilità di avere anche un cassetto con all’interno gli occhiali e decidere quali mettere. Fare abbinamenti quindi? Sì, ma non solo. Poter scegliere vuol dire anche assecondare il proprio umore, i propri impegni. Se devo sembrare serio scelgo una montatura classica, con un colore scuro. Se esco a divertirmi opto per un occhiale originale e colorato. Posso abbinare i colori con il mio abbigliamento. Sono molteplici le possibilità, ma ovviamente serve un prodotto che si presti a questo tipo di ‘gioco’. Che sia bello da vedere, comodo da indossare e a un costo ragionevole in modo da poterne avere più di uno.

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2004 Fabrizio Brogi Primo brand italiano di occhiali con negozi su tutto il territorio nazionale Castiglione Olona (VA) Fatturato 2015 pari a 24 milioni di euro Spagna, India e Usa Centri commerciali, outlet, aeroporti, stazioni ferroviarie, high street 109 pdv - (5 all’estero) 71 pdv 38 pdv 23 pdv estero compreso (1 India) 20 pdv


È più piccolo certamente il format negli aeroporti per una questione di costi e di prodotto. Qui vengono venduti solo occhiali da sole e da lettura. Non abbiamo l’ottico e le lenti da vista. A Malpensa Terminal 1 abbiamo lo store più piccolo, di 16 metri quadri. Se ci spostiamo nelle città, invece, arriviamo fino ai 150 mq di corso Buenos Aires a Milano su quattro vetrine. Negli altri negozi quindi vi occupate anche di esami della vista? Sì, forniamo il servizio completo, con i nostri optometristi che si occupano di misurazione e poi facciamo fare le lenti da un nostro fornitore che segue tutta la catena. Utilizzate anche la formula del franchising? Se sì,

cambia rispetto alla gestione diretta? Sì, utilizziamo il franchising, ma assolutamente il format è identico. Il cliente non deve percepire alcuna differenza tra le due opzioni. È una questione squisitamente societaria, che non deve modificare la qualità del prodotto e del servizio. Noi utilizziamo lo stesso sistema di formazione e assistenza al negozio per affiliati e diretti. Ogni anno investiamo il 5% del fatturato in formazione tecnica e commerciale. L’ingresso nel circuito del franchising come avviene? In maniera classica: fee d’ingresso, royalty, affiancamento in tutto e per tutto, dalla scelta della location alla ricerca e formazione del personale, fino alla progettazione del layout del negozio e all’allestimento. Preferite la formula del franchising o diretta? Per noi è indifferente, l’importante è la qualità del servizio. Abbiamo pochi affiliati ma con un tasso di ripetizione dell’80 per cento. Abbiamo franchisee che vanno da uno fino a dodici store. La cosa importante è che il 50% di loro ha più di un negozio, e un altro 30% è in lista di attesa per aprire il secondo e il terzo. Layout e format comunque sono tutti uguali, con il vostro codice colore verde. Sì, anche se circa due anni e mezzo fa abbiamo modificato il format e ora stiamo adeguando tutta la catena. Di fatto abbiamo alzato l’asticella del posizionamento, aumentando, a parità di prezzo, la qualità e la percezione del prodotto.

Fabrizio Brogi

Dove producete? A Varese, in Cadore e in Cina, dove di fatto acquistiamo slot di produzione. Ora stiamo iniziando a costruire una fabbrica nostra a Castiglione Olona, che si andrà ad aggiungere. Come funziona la produzione? Inviate disegni dei modelli per far creare gli stampi? No. Non stampiamo. Noi produciamo soprattutto su acetato di cellulosa che è un materiale di derivazione organica. Facciamo i disegni, le geometrie, scegliamo le viti, i fornitori e facciamo tagliare le forme. Per tutti i negozi? Sì. Noi siamo presenti in Italia e all’estero, per ora, in Spagna e Nuova Delhi in India. Perchè non avete ancora pensato alla Cina dove il made in Italy tira molto? Ci abbiamo pensato, ma c’è una questione che frena: il cosiddetto ‘asian fitting’, ossia la forma del viso. Orecchie, naso, zigomi e occhi degli orientali sono diversi e dovremmo fare li-

nee apposite, il che introdurrebbe delle problematiche che ora non ci sentiamo di affrontare. Utilizzate tecnologie particolari all’interno dei vostri negozi? Diciamo che l’ottica tradizionale ha in negozio un piccolo laboratorio dove vengono limate le lenti da vista. Di solito sono circa 15 mq che si aggiungono all’affitto. Poi servono due mole che costano da 25 a 100mila euro. Infine serve un soggetto che sappia anche fare questo mestiere, il che vuol dire altra formazione. Noi siamo integrati con il fornitore di lenti. Il processo è così semplice che i nostri affiliati non hanno bisogno di conoscenze tecniche per gestirlo, e la qualità delle lenti è alta. La vostra strategia di sviluppo è cambiata nel tempo? Tendenzialmente siamo rimasti fedeli al progetto iniziale. L’unico aspetto che è cambiato è che abbiamo iniziato seguendo la direttrice A4 da Torino a Trieste, ora siamo passati all’A1 e stiamo scendendo al sud e poi andiamo all’estero. Parlando di e-commerce? Abbiamo uno shop online ed è sicuramente una grande opportunità che svilupperemo al più presto. Al momento siamo più proiettati sulla crescita nel canale fisico. Prodotto originale e nome originale. Come nasce e perchè NAU!? Per quanto riguarda il come, lavoravo nel settore per un importante marchio italiano. Nel tempo mi sono reso conto che c’era uno spazio vuoto che l’occhialeria e l’ottica tradizionale non andavano a penetrare. C’erano una serie di inefficienze che venivano scaricate a valle sulle spalle del cliente. Lì è nata l’idea di lanciarmi in questa avventura. Parlando del nome NAU!, invece, ci sono diverse possibilità. Due le più gettonate: NAU! Perchè si pronuncia come ‘adesso’ in inglese. Noi lo vediamo come messaggio:’basta parlare ma fare adesso, subito’. Oppure leggendolo al contrario per l’assonanza con ‘uno’ sempre in inglese. E anche qui volevamo essere i primi in Italia nel commercializzare occhiali con questa formula. S.M.

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r&f Ristorazione commerciale

L’Expo traina le performance

Dai bilanci di 12 tra i principali Gruppi (oltre 200 società, franchisee compresi) emerge nel 2015 una ripresina dei consumi, che si spera non occasionale. L’Expo ha sicuramente aiutato

L’

andamento economico della ristorazione commerciale moderna, in questi ultimi anni, è stato tutt’altro che lineare: trimestre dopo trimestre nelle cifre si alternano di continuo alti e bassi, fasi di ristagno e fasi di ripresa, momenti di entusiasmo e momenti di depressione. Il settore insomma stenta a trovare un equilibrio, ed è per così dire costretto a vivere alla giornata. In questo quadro il 2015 può essere definito una parentesi abbastanza lunga contrassegnata da novità positive. In primo luogo, sul versante appunto dei ricavi: le nostre “12 sorelle” registrano un incremento che, anche se modesto è del 3,62%. I Gruppi che hanno visto una diminuzione dei ricavi sono stati solo 2. Ma novità più importante è un’altra, e cioè il fatto che, dopo la performance negativa dell’anno precedente, nel 2015 le imprese sono tornate a chiudere i bilanci in utile (1,47%): anche qui, non si 32

tratta di un utile entusiasmante, ma significativo perché premia gli sforzi che il comparto ha fatto e sta facendo per ristrutturarsi e per uscire, se possibile, dalle secche. Queste due novità, assieme alla comparsa sul mercato, dopo anni di attesa, di un certo numero di piccole catene (ne parliamo nell’ultima parte di questo servizio) sono dovute certamente anche all’”effetto Expo” e al suo indotto, che ha segnato per alcuni versi una significativa innovazione nel panorama del nostro mercato.

I quattro colossi Cominciamo ad analizzare l’andamento delle singole società, partendo dalle più grandi (Tab.2). Come sempre, al primo posto troviamo Autogrill la quale, pur denunciando una lieve flessione dei ricavi, risulta ancora essere l’azienda leader del “fuoricasa”. La flessione (ricordiamo

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che stiamo parlando delle sole attività italiane) deriva in gran parte dalla diminuzione dei punti vendita; infatti nel segmento autostradale (87% dei ricavi) Autogrill ha abbandonato 13

aree, vuoi per passaggio ad altre gestioni, vuoi in conseguenza delle chiusure determinatesi in seguito alla formulazione del piano ministeriale della rete di distribuzione dei carburanti; nel


I Top della ristorazione commerciale in Italia (in €.000) Tab. 1 SOCIETÀ CONSOLIDATE, MARCHI, mercati

2015

RICAVI

UTILE

%

RICAVI

UTILE

%

AUTOGRILL

SOLO ITALIA

1.097.591

19.039

1,70%

1.054.473

59.347

5,60%

BURGER KING*

SOLO ITALIA

90.000

ND

ND

150.000

ND

ND

CIGIERRE*

LANCELOT, MORGAN, MERLINO, ARTUR

226.680

5.949

2,60%

263.000

8.745

3,30%

CREMONINI

CONSOLIDA CHEF EXPRESS, ROADHOUSE GRILL

336.486

5.279

1,60%

354.420

11.422

3,20%

171.242

77

0,00%

211.841

713

0,30%

EATALY DISTRIBUZIONE LAGARDERE FOOD SERVICE**

SOLO ITALIA

115.543

-28.797

-24,90%

56.646

-2.756

-4,90%

MCDONALD’S*

SOLO ITALIA

1.040.000

ND

ND

1.040.000

ND

ND

123.421

3.890

3,20%

160.068

7.799

4,90%

MAGLIONE, GUSTOFAST, BK PROJECT

90.924

4.106

4,80%

112.590

4.076

3,60%

36 SOCIETÀ CONTROLLATE + franchisee

128.145

-8.173

-22,70%

134.169

-5.346

-4,00%

35.937

118

0,30%

42.170

109

0,30%

MYCHEF SARNI RISTORAZIONE SEBETO* SIRIO VERA

*(compresi i ricavi dei franchisee (stima o dichiarazione aziendale); ** Bilancio di 8 mesi.

TOTALE segmento aeroportuale (8% dei ricavi) è pesata la chiusura degli esercizi nell’aeroporto di Napoli e la fermata di Fiumicino a causa di un grave incendio; nelle città, che originano ancora il 9% dei ricavi, è proseguita la “pulizia” di impianti e siti poco redditizi. L’uti-

Le più grandi per ricavi (E.000) Tab. 2 RICAVI 1.054.473 1.040.000 354.420 263.000

© Edifis Intelligence

SOCIETÀ AUTOGRILL MCDONALD’S* CREMONINI CIGIERRE* *con franchisee

I migliori incrementi di ricavi % Tab. 3 BURGER KING* MYCHEF SARNI RISTORAZIONE CIGIERRE*

% 66,70% 29,70% 23,80% 263.000

© Edifis Intelligence

SOCIETÀ

*con franchisee

I migliori risultati in % sui ricavi Tab. 4 SARF 14,40% AUTOGRILL 5,60% MYCHEF 4,90% CIGIERRE*

% 66,70% 29,70% 23,80% 263.000

© Edifis Intelligence

SOCIETÀ %

le di bilancio è aumentato in maniera significativa e consente al Gruppo di classificarsi al 2° posto della relativa classifica (tab 4), anche se bisogna osservare che l’utile operativo delle attività italiane è tuttora fortemente negativo (-28,368 milioni), segno che il resto del mondo va meglio dell’Italia. Al secondo posto troviamo McDonald’s, cresciuta, sia pur di poco, grazie all’apertura di numerosi nuovi punti vendita in diverse città, tra le quali Belluno, Bolzano, Pisa, Trieste, Alessandria, Perugia, Nuoro: in tutta Italia insomma. Alle aperture McDonald’s, che ha sostituito a ottobre l’amministratore delegato per l’Italia Roberto Masi con Mario Federico, ha affiancato anche una fittissima attività di marketing e di fidelizzazione: ricordiamo l’Happy Studio, giochi digitali per famiglie, i numerosi concorsi per le scuole e per l’Expo e la virata verso l’utilizzo delle carni italiane (piemontesi e persino chianine!), anche per contrastare il crescente sviluppo delle hamburgherie che tendono a coprire la fascia alta del mercato. Sono oramai quasi 20.000 i dipendenti in Italia, ed oltre 500 i ristoranti sul territorio. Al terzo posto troviamo il gruppo Cremonini, che possiede Chef Express, operante

52.372

772

1,50%

56.036

1.338

2,40%

3.508.341

2.260

-31,90%

3.635.413

85.447

1,47%

nei siti dedicati ai viaggiatori, e Roadhouse Grill, una formula importata dall’America ma oramai ben italianizzata anche grazie all’eccellenza delle carni italiane utilizzate, e fornite alla catena dalla casa madre Inalca; la catena, grazie a 15 nuove aperture, è oramai arrivata a contarne 71 sul territorio nazionale. Cremonini opera in tre comparti, on board, concessioni e centri urbani, sia in Italia sia all’estero, dove nel 2015 è stata particolarmente attiva aprendo due filiali, una in Turchia e una (Roadhouse Grill) in Bulgaria: dalle consociate estere il Gruppo ha ricevuto nell’anno 2,8 milioni di dividendi. Ma anche in Italia lo sviluppo è stato notevole; per esempio sulle aree autostradali, nelle quali il Gruppo modenese ha infranto il “monopolio” degli esercizi a ponte, conquistando e ristrutturando quello di Frascati. Il successo che comporta un vero e proprio salto di qualità nell’immagine percepita dal pubblico, è in parte dovuto anche allo studio e allo sviluppo di nuovi format: Juice Bar è arrivato a contare 12 siti, è stato lanciato il concept del nuovo Chef Store e così via. Infine arriviamo a Cigierre, per registrare in primo luogo l’arrivo del fondo BC Partners che ha acquisito per

270 milioni il 100% del capitale azionario. Alla precedente compagine si è aggiunta nel 2016 una ottava società controllata, e anche un nuovo format di cucina giapponese, Shi’s. Il Gruppo, forte dei suoi marchi ben caratterizzati, come Old Wild West, leader nei centri commerciali e nei luoghi del foodtainement, ha conseguito nell’anno ricavi per oltre 263 milioni e ha aperto il suo primo locale a Zagabria.

Chi si è ingrandito di più Nella tabella numero tre possiamo analizzare i più rilevanti aumenti di fatturato delle aziende. Al primo posto troviamo Burger King, protagonista di una eccellente galoppata dovuta a una saggia politica di franchising, attenta alla qualità, all’immagine e alla professionalità dei franchisee. Al secondo posto troviamo MyChef, fortemente beneficiata dall’”effetto Expo”, manifestazione nella quale è stata presente con tre importanti siti in partnership con Ferrarini, Lavazza e Oldani. La Società ha inoltre rafforzato notevolmente la propria leadership nella gestione di siti aeroportuali, mediante l’acquisizione di varie gestioni, tra cui quelle di Alghero, Genova, Lamezia, Pisa e Torino, mentre ha viceversa proceduto nel suo disimpegno dai

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© Edifis Intelligence

2014 SOCIETÀ O GRUPPI


r&f Ristorazione commerciale novembre 2015

novembre 2016

variaz. %

8,66 1058 17,16 2,55 114,3 296,6 62,35 9,61 69,2

7,53 1472 20,24 0,73 100,1 339,4 53,59 10,72 85,36

-13,00% 39,10% 17,90% -73,40% -12,40% 14,40% -14,00% 11,60% 23,40%

AUTOGRILL COMPASS GROUP ELIOR GROUPE FLO MCDONALD’S SSP STARBUCKS WENDY’S YUM!BRANDS centri commerciali. Particolarmente brillante poi l’utile di esercizio: MyChef si classifica infatti anche nella graduatoria della percentuale di utile sui ricavi (tab 4), al terzo posto. Al terzo posto nella classifica dei migliori incrementi di ricavi troviamo il Gruppo Sarni Ristorazione, che opera principalmente con due Società, Maglione e Gustofast, ma ne possiede anche diverse altre, unite da un contratto di rete. Gustofast, che gestisce anche alcuni Burger King in franchising, ha registrato una lieve contrazione del giro d’affari, ampiamente compensata però dal grande incremento di Maglione, che ha fuso per incorporazione varie società minori della galassia Sarni, come Autostop srl, S.Trifone srl, Maglione Aglio e Maglione Andria.

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Andamento del foodservice nelle borse mondiali Tab. 5

è presente in 53 punti vendita: 17 in autostrada, 15 in stazioni, 16 in centri urbani e 5 in aeroporti. Altro Gruppo di rilievo è Sebeto, il cui bilancio consolida ben 37 società, di cui alcune estere in Brasile, Usa, Germania, Danimarca, Gran Bretagna, mentre il giro d’affari riportato riguarda l’intero sales system. Nell’anno sono stati aperti 10 nuovi esercizi, il cui totale è pertanto arrivato a 134, di cui 42 in gestione diretta.

...E Le altre? Qualche parola su alcune altre Società che non compaiono nelle nostre classifiche parziali: in primo luogo parliamo di Eataly, che ha aperto nell’anno un nuovo centro enogastronomico a Forlì ed è stata particolarmente attiva all’estero, dove ha costituito una filiale in Germania e ha concluso importanti accordi di franchising in Giappone e Corea; da segnalare anche la grande avventura dell’Expo, dove Eataly ha gestito uno spazio nel quale si sono succeduti, nei sei mesi della manifestazione, ben 100 ristoratori dell’eccellenza italiana. Lagardère, dal canto sua, ha concluso il suo primo esercizio (le cifre si riferiscono a soli otto mesi) con la proprietà totalmente in mano alla casa ma-

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dre francese, dopo il distacco dalla cogestione con Save. Alla società fanno capo diverse filiali estere, ed

Il foodservice nelle borse del mondo Passiamo ora a dare un’occhiata a quanto sta succedendo alle imprese della ristorazione organizzata nel mondo, e lo possiamo fare mediante la tabella numero 5 che riporta l’andamento delle quotazioni di borsa di 9 colossi internazionali. Come potete vedere, anche nel mondo si alternano vistosi alti e bassi: tra questi ultimi è sicuramente da segnalare il forte calo di Groupe Flo, dovuto anche al pessimo momento attraversato dalla Francia, e soprattutto dal mercato parigino, a causa dei noti attentati terroristici. Autogrill, McDonald’s e Starbucks, che nel 2015 erano in testa agli incrementi, nel 2016 completano i Gruppi in calo. I restanti 5 Gruppi registrano invece un andamento positivo; il leader in questo caso, con un aumento del valore di borsa di quasi il 40%, è Compass Group, che viceversa nel 2015 era in leggero


Siamo piccoli ma cresceremo (in €.000) Tab. 6 BRAND POSSEDUTI RISTORANTI CASUAL DINER CAFFE’ PASCUCCI CALIFORNIA BAKERY CIBIAMO GROUP BREK IL GIGANTE, A MODO MIO SENZA FRANCHISEE EXKI CIOCCOLATITALIANI PANINO GIUSTO SENZA FRANCHISEE GIANGUSTO GRUPPO NEGOZI, LA PIADA ALICE PIZZA OBIKÀ CA’PUCCINO PANINI DURINI UNIVERSO VEGANO VYTA SPONTINI - BIRRAI DISPENSA EMILIA VIVA

RICAVI 2.056 15.437 3.190 5.513 25.402 15.941 929 3.461 17.311 2.588 4.285 890 819 10.336 565 18.797 10.767 3.275 670 3.863 11.825 765 5.712 993 165.390

UTILE 692 222 -1.866 959 -4.504 -1.346 17 -516 -259 -12 -289 39 -4 1.006 101 -993 -949 193 6 263 1.570 177 241 -147 -5.399

2015 % 33,70% 1,40% -58,50% 17,40% -17,70% -8,40% 1,80% -14,90% -1,50% -0,50% -6,70% 4,40% -0,50% 9,70% 17,90% -5,30% -8,80% 5,90% 0,90% 6,80% 13,30% 23,10% 4,20% -14,80% -3,3%

RICAVI 5.246 16.560 8.303 5.871 22.246 14.476 764 3.604 17.581 3.354 4.203 1.996 932 13.013 1.308 21.148 11.038 5.159 2.008 6.544 11.684 1.012 8.821 1.850 188.721

UTILE 1.153 433 8 894 -1.566 -1.480 4 -488 -182 118 308 95 81 794 434 -320 -1.685 241 22 29 1686 169 387 68 1.203

% 22,00% 2,60% 0,10% 15,20% -7,00% -10,20% 0,50% -13,50% -1,00% 3,50% 7,30% 4,80% 8,70% 6,10% 33,20% -1,50% -15,30% 4,70% 1,10% 0,40% 14,40% 16,70% 4,40% 3,70% 0,6%

decremento. In conclusione però, fatti i debiti calcoli, chi avesse investito il suo denaro nel 2015 per acquistare 10 azioni di ciascuna delle nove Imprese, oggi si troverebbe con un guadagno di circa il 27%: possiamo quindi dire che il foodservice è ancora, e nonostante tutto, un eccellente affare!

Siamo piccoli, ma cresceremo! Per finire, dobbiamo parlare del fenomeno delle catene, che si sta sviluppando finalmente (il ritardo sugli altri Paesi europei è vistoso) anche in Italia. Abbiamo quindi raccolto, nella tabella numero 6, i dati di bilancio relativi a 24 “piccole” catene che dovremo attentamente monitorare nei prossimi anni: alcune probabilmente potranno uscire di scena, ma altre sicuramente diventeranno “grandi” e daranno filo da torcere alle consorelle più anziane. Per oggi possiamo dire che le “dodici sorelline minori” raggiungono i 165 milioni di

ricavi, ma non hanno ancora trovato un equilibrio economico, registrando una perdita complessiva di 5,4 milioni. Ma alcune altre, per esempio America Graffiti e Spontini presenta-

no già buone percentuali di utile, ed altre indubbiamente seguiranno, man mano che raggiungeranno e supereranno la massa critica, ciascuna per il proprio format. Quello che possiamo

affermare con certezza è però che anche in Italia stiamo ormai arrivando alla fase della maturità del mercato “non artigianale” del fuoricasa. la redazione

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2014 SOCIETÀ O GRUPPI AMERICA GRAFFITI FRANCHISING SRL CAFFE’PASCUCCI TORREFAZIONE SPA CALIFORNIA BAKERY SRL CIBIAMO SRL CIBIS COMMERCIALUNIONE PRIMA È ARRIVATO PAOLINO ITALIA SRL EGGCOM SRL FLUNCH GESA SRL GRUPPO SAPORI SRL KFC ITALIA SRL L’ALTRA PIADINERIA SRL LA PIADINERIA ME&ALICE MERCATO SRL MIGECA SPA PANCIOC SPA QUALITASTE SRL RETAILFOOD SRL SARF SPONTINI HOLDING VAIMO SRL VIVAFRUIT SRL TOTALE


r&f Dossier shopping mall long life

Auchan spalanca le Porte dell’Adige P

rosegue il progetto di valorizzazione e ammodernamento portato avanti da Gallerie Commerciali Italia sul proprio portfolio. E i vari step, non solo a livello quantitativo se contiamo gli asset già rinnovati ma soprattutto qualitativo se ne apprezziamo le novità commerciali, tecnologiche e di layout, appaiono evidenti. Nel 2016 abbiamo approfondito il restyling realizzato con successo all’Auchan di Cesano Boscone (MI), che lo stesso Edoardo Favro, amministratore delegato di GCI, in occasione dell’ultimo Mapic ha definito “un passaggio intermedio perché limitato al rinnovamento di un singolo piano del building esistente” (vedi articolo Resoconto Mapic alle pagg. 42-46). Lo scorso 10 gennaio, a circa 3 mesi dal taglio 36

del nastro, ci siamo recati in provincia di Verona per visitare la nuova galleria di Porte dell’Adige a Bussolengo (VR). Accompagnati nella nostra passeggiata tra le circa 80 vetrine del mall da Carlo Crivelli, responsabile property Area Nord di GCI presso Gallerie Commerciali Italia S.p.A, abbiamo constatato nel dettaglio – data proprio l’importanza conferita ai minimi particolati da GCI – tutte le soluzioni adottate per rilanciare uno shopping centre ormai vetusto soprattutto se paragonato alla forte concorrenza (in primis La Grande Mela), con i flussi che erano scesi al di sotto dei 3 milioni di visitatori l’anno. E nell’headquarter di Rozzano (MI), il rilancio lo avevano già pianificato nel 2013/2014 con la stesura di un piano che desse vita a un con-

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cept unitario e la definizione di un budget da 40 milioni di euro da impiegare complessivamente in due tranche: la ristrutturazione della galleria esistente e dell’ipermercato; l’ampliamento vero e proprio, che ha comportato inoltre il potenziamento della viabilità interna finalizzato a distribuire i flussi anche sul lato dove sarebbe stato posizionato un nuovo ingresso. Proprio la viabilità, ci ha spiegato Crivelli, è destinata a essere ulteriormente implementata con due obiettivi nello specifico: creare lungo la statale un ingresso e un’uscita diretti per il distributore di carburante del centro commerciale; completare l’anello di strada attorno al mall per favorire il flusso dei veicoli provenienti dalle varie direzioni (Verona, l’autostrada A4, il comune di Bussolengo e il La-

Nato nel lontano 1975 con l’insegna Rinascente, il complesso commerciale di Bussolengo (VR) inizia una nuova vita in virtù della ristrutturazione e dell’ampliamento che hanno portato a 92 le unità e a 18mila mq la Gla della galleria, cui si sommano gli 8.800 mq di vendita dell’iper. L’investimento: circa 40 milioni di euro


Fonte aziendale

Il progetto in pillole Proprietà

Gallerie Commerciali Italia; Antirion SGR; Auchan Retail Italia

Località

Bussolengo (VR)

Localizzazione

Extraurbana

Apertura del centro

1975

Inizio e fine lavori

Restyling giugno-dicembre 2015 Ampliamento giugno 2015 – ottobre 2016

Investimento totale

Circa 40 milioni di euro

Società di progettazione

Lombardini22

Gla galleria pre-ampliamento

8mila mq

Gla galleria attuale

18mila mq

Numero unità commerciali

37 nel 2015 / 92 nel 2016

Ancora alimentare

Ipermercato Auchan (8.800 mq di vendita)

Numero di medie superfici

6

Numero di unità di ristorazione

11

Numero di visitatori pre-ampliamento Quasi 3 milioni/anno. Obiettivo sopra i 6 milioni/anno Posti auto

1.800 (200 di nuova realizzazione)

Classe energetica

A

go di Garda). E ancora, oltre ad aver creato aree preferenziali per i pullman, nel futuro prossimo verrà attrezzato per i camper uno specifico parcheggio. Il progetto architettonico è stato firmato da L22, brand del gruppo Lombardini22 dedicato alla progettazione architettonica e specializzato nel settore retail (vedi articolo Design e progettazione, pagg. 66-69). Guardando invece ai numeri di Porte dell’Adige, la galleria è stata implementata di 10mila mq di Gla, per cui è passata da 8mila a 18mila mq di Gla, e l’ipermercato è cresciuto di 500 mq di vendita, arrivando a quota 8.800 metri quadrati. I negozi sono quindi aumentati di circa 55 unità, tra cui 6 nuove medie superfici. Ma è la ristorazione, con un’ampia food court dedicata, che

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r&f Dossier shopping mall long life

conquista la scena: circa 700 mq, in una cornice che ricorda la classica piazza attorno al lago, su cui si affacciano 7 attività. Il tutto, dalla commercializzazione dei punti vendita food e non food alla scelta del design, sia interno delle gallerie sia esterno dei portali, ha come filo conduttore la rappresentazione del territorio e come obiettivo la soddisfazione del cliente finale, inteso sia nel residente della provincia di Verona sia nel turista straniero che ogni anno da aprile a settembre affolla le sponde del Lago di Garda. Nel primo caso la catchment area stimata da GCI nei 25 minuti di percorrenza in automobile annovera 500mila abitanti; mentre nel secondo la realizzazione di un infopoint multilingue italiano - inglese che promuove le attività del Consorzio Lago di Garda e del Parco Natura Viva, oltre che del Comune di Bussolengo e della provincia di Verona, è esemplificativo di un alta percentuale di villeggianti stranieri. La territorialità viene resa, invece, attraverso numerosi accorgimenti che spaziano dall’utilizzo dei materiali presenti in galleria, dove sono stati utilizzati mol38

to legno e ferro battuto, ai colori e alle forme, con l’identificazione dei portali di ingresso, della segnaletica sia interna sia nei parcheggi e nei dettagli dell’arredo urbano in prodotti agricoli tipici della zona, quali l’uva, il limone, la pesca e l’oliva, che vengono letteralmente raccontati attraverso pannelli grafici presenti in ogni bussola. Innovare nella tradizione è dunque una delle mission di GCI, e un esempio in tal senso è ancora la zona relax, dotata di panchine, lampioni che ricordano il lungolago, di un tablet incastonato in un telaio in ferro battuto e ancora di una sezione di botte rovesciata che funge da tavolino. Le botti, all’interno del centro, servono anche come postazione per ricaricare i device elettronici, che possono navigare gratuitamente su Internet con il WiFi della galleria. Infine annoveriamo la nuova anima green di Porte dell’Adige, suggellata in primis dalla certificazione dell’edificio in classe energetica A in virtù dell’impiego di varie tecnologie tra cui il sistema di recupero di acqua piovana, l’utilizzo di pompe di calore ad alta efficienza per la climatizzazione e il riscaldamento, l’isolamento delle superfici vetrate di nuova generazione, l’illuminazione a Led e l’impianto fotovoltaico pari a 255 kWp installato sul tetto. Ma non solo, nel parcheggio esterno sono stati piantumati 300 alberi autoctoni e nella città di Bussolengo sarà realizzato un parco cittadino con circa 300 piantumazioni. Altre 600 piante arboree saranno installate all’interno di aree definite dal Comune all’inizio di quest’anno, per arrivare a un totale di 1.200 piantumazioni. Una nota di merito va spesa per le toilette, specialmente

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quelle di nuova realizzazione che, oltre ad offrire numerosi servizi per le mamme, vedono una spiccata cura nell’arredo (dagli specchi deformanti per scattare simpatici selfie quando si entra nel corridoio che conduce ai bagni, alla rappresentazione del lago riprodotta sulle pareti da pavimento a soffitto) e soluzioni innovative, come l’area make up per le donne che fornisce gratuitamente trucchi in partnership con KIKO Milano e dispone di uno specchio dedicato. Il tutto ha già evidenziato importanti riscontri nei primi mesi dopo l’apertura, con incrementi del fatturato del 60% per la galleria a parità di negozi e di oltre il 30% per l’ipermercato. Mentre in termini di flussi, l’obiettivo di GCI è di raddoppiare il numero di visitatori entro la fine del 2018, superando quota 6-6,5 milioni di persone l’anno.

La galleria raddoppia e l’iper cresce Il centro commerciale Auchan Porte dell’Adige è stato interamente commercializzato, con un mix di insegne internazionali, nazionali e locali di po-

sizionamento intermedio che coprono tutti gli ambiti merceologici. Per quanto concerne l’abbigliamento si annoverano Alcott, Camicissima, Conte of Florence, Gutteridge, Kiabi, NonSoloSport, OVS, Tezenis e Yamamay; per le calzature Primadonna Collection, Scarpe&Scarpe, Tata Italia; per l’high tech Beper, GameStop, MediaWorld, Rosso Garibaldi; per il benessere NaturHouse, L’Erbolario, L’Isola Verde; per la bellezza Beauty&co, Douglas, LillaPois, Lively, Kiko Milano, Wycon Cosmetics; per il regalo Bluespirit, Goldart, Orofino, Stroili Oro; per il segmento ottica GrandVision, Ottica Lama, Ottica NAU!; e infine tra i servizi si annoverano la parafarmacia, il parrucchiere Jean Louis David, Lava & Cuce, l’Edicola e la clinica DentalPro. Tra tutte le insegne le principali per Gla sono quattro, MediaWorld con circa 3mila mq, Kiabi con oltre 2mila, OVS e Alcott sotto i 2mila mq, che insieme costituiscono un polo di attrazione superiore ai 6mila mq


pensato per bilanciare i flussi nel mall, attratti sul lato opposto dall’ipermercato. Quest’ultimo, contestualmente all’ampliamento, si è ingrandito di 500 mq di vendita, laddove in parte sorgeva la media superficie di Bricocenter che è stata eliminata: il rinnovo e l’espansione dell’àncora alimentare, che ha introdotto un innovativo reparto dei freschi visibile anche dalla food court attraverso un’ampia vetrata, dimostra come l’Auchan di Bussolengo abbia mantenuto nel tempo una forte presa sul territorio e, come ci è stato specificato da Crivelli, sia la destinazione privilegiata per un ampio numero di turisti internazionali. Le altre due nuove medie superfici, presenti nella parte “storica”, sono Tank e CO.Import. Nella fase di commercializzazione e ricommercializzazione, tuttora in essere in una logica di continuo

perfezionamento del mix, si è lavorato su più livelli: in primis sulla differenziazione dalla concorrenza attraverso la selezione di imprenditori locali, tra cui Dress & Story (abbigliamento) e l’inserimento di marchi non diffusi negli shopping mall come Cotonella; mentre sul fronte del layout, chiedendo agli operatori già presenti di rinnovarsi sia internamente sia nel portale di ingresso, che è già stato alzato nella maggior parte dei punti vendita. Il portale dei nuovi negozi, invece, risulta ancora più alto – sino a un massimo di circa 5 metri – in virtù della maggiore cubatura a disposizione nell’area dell’ampliamento.

Il food approda a “Riva dei Golosi” Ma è nella food court, a partire dal nome “Riva dei Golosi”, che trova massima espressione la territorialità: in primis in virtù di una panoramica del lago scattata in altissima definizione al centro dello stesso e riproposta attorno a (quasi) tutta la piazza, affinché ci si possa sedere e ammirare quel paesaggio in una cornice caratterizzata da ringhiere e lampioni in

ferro battuto, pavimentazione con sampietrini tipici dei paesi limitrofi, nonché da tavoli in finto marmo e seggiole in legno e paglia che ricordano le trattorie della zona. La food court, nel suo layout, conta 250 posti a sedere comuni, annovera due grandi schermi da 3 metri x 4 che trasmettono eventi sportivi, notizie e comunicazioni del centro, “un’area musica” con un pianoforte a libero servizio e si presta, in occasione di eventi, a ospitare un palco. Baricentrica rispetto alle quattro gallerie del mall che compongono una sorta di 8, e di forma ellittica, Riva dei Golosi rappresenta una destinazione non solo nella pausa pranzo ma anche di sera, forte di un accesso indipendente per l’apertura prolungata fino alle ore 23 rispetto alle 21 dell’iper e degli altri store. In tutto il centro commerciale sono numerose le proposte per la colazione, il pranzo, l’aperitivo e la cena, con diverse specialità gastronomiche: locali, con i piatti caldi di Le bontà di Laura e gli hamburger a km/0 di Walle’s Burger; nazionali, con il gusto romagnolo di La Piadineria, i tradizionali di La Pizza di

Anna e Pollo Grill; e internazionali, con le proposte di Old Wild West e i piatti orientali di Sushiko. Per il dessert ci sono le golosità di Vaniglia Gelateria e YoYogurt. Gli spazi sono facilmente fruibili anche dalle famiglie con bambini grazie alla presenza della Pappatoia, dell’area con seggioloni e scaldabiberon, e a Youngo: area bimbi attrezzata per ospitare anche i figli dei dipendenti del mall durante l’orario di lavoro e voluta per valorizzare il ruolo sociale del centro commerciale in partnership con il Comune di Bussolengo. Più nel dettaglio della commercializzazione, l’obiettivo è stato di coinvolgere imprenditori del territorio per differenziare la proposta del centro, al pari di quanto accennato per la componente non food, e di far ritrovare al consumatore anche straniero l’esperienza dei gusti e delle tradizioni italiane e venete, come nel caso della trattoria Le bontà di Laura e della Bottega del Caffè, che presenta un angolo dedicato ai vini molto apprezzato soprattutto durante l’orario degli aperitivi. A.P.

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r&f Resoconto fiera

Mapic, from stand to stand Oltre ai numeri e ai progetti dibattuti durante i convegni, tra cui il lancio dell’edizione 2017 del Foodservice Award nella cornice di Mapic Italy che abbiamo pubblicato online a poche ore dalla chiusura della kermesse di Cannes e sul numero di dicembre di r&f - quali iniziative sono state portate all’attenzione del mercato durante la tre giorni di Mapic? Di seguito le parole dei protagonisti italiani raccolte nei vari stand, oltre a una selezione di case history internazionali. Jerry Boschi, amministratore delegato di ECE Projektmanagement Italia L’apertura del progetto di Verona è prevista ad aprile, prima di Pasqua. Con la commercializzazione siamo quasi al

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90% e stiamo lavorando sulle unità più piccole: abbiamo richieste oltre le aspettative, per cui stiamo effettuando una selezione, e anche gli affitti sono superiori a quanto ci aspettassimo. A pochi mesi dal grand opening

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l’attenzione si sposta dunque sull’ingresso dei tenant e i sui relativi lavori: Interspar è già entrata ad agosto, Inditex lo sarà a dicembre e tutti gli altri partono da gennaio. In particolare Inditex vanterà superfici complessive per circa 6mila mq in cui inserirà gli ultimi format; H&M, che ha aggiunto il reparto casa, troverà spazio su 3mila mq; le àncore tradizionali italiane saranno Piazza Italia, PittaRosso e poi ci sarà quella di elettronica. C’è inoltre una trattativa avanzata con un primario operatore per una grandissima unità che fa parte di un ampliamento e che dà sulla galleria anche se la parte principale è sviluppata al livello sovrastante con un collegamento interno. Quasi 3mila mq sono dedicati alla ristorazione, sia tradizionale sia fast: abbiamo creato una food court e poi agli ingressi sia al piano terra sia a quello primo abbiamo collocato locali con sedute pertinenziali. La risto-

razione è proprio la parte più importante che stiamo completando: porteremo un’estensione di quanto esistente attualmente sul mercato.

Maurizio Borletti, presidente di Grandi Stazioni Retail La digitalizzazione del commercio creerà dei profondi cambiamenti, che a mio avviso polarizzeranno il commercio fisico il quale continuerà a esistere. Tale polarizzazione avverrà o in zone come le stazioni ferroviarie, gli aeroporti e gli scali marittimi, in cui il traffico è più o meno canalizzato, oppure nelle “destination” come i centri città, dove la gente ha voglia di andare per varie ragioni che non sono necessariamente lo shopping, e nelle zone turistiche, in cui lo shopping può essere


uno degli elementi trainanti. Inoltre le stazioni hanno un ruolo particolare perché non solo annoverano un traffico legato all’attività di trasporto ma sono anche il posto più accessibile di tutta una regione: sono centrali all’interno di un concetto di mobilità che si evolve con l’interconnessione tra i vari mezzi di trasporto. Già oggi transitano 750 milioni di passeggeri nelle 14 stazioni che gestiamo e abbiamo circa 100mila mq con previsioni di espansione, tuttavia è evidente che il rapporto tra mq e passeggeri rimane minimo. Come intendiamo esprimere quindi il nostro potenziale? Modificano l’immagine della stazione per far capire che è un luogo in cui non bisogna minimizzare la presenza ma anzi in cui si

Maurizio Borletti

può trovare un’offerta accattivante. In quest’ottica quello che succede a Roma è molto interessante, ma è una prima tappa. E mi riferisco soprattutto al food che si sta sviluppando, con Mercato Centrale e Terrazza Termini che stanno già cambiando e cambieranno completamente la percezione della stazione.

Roberto Zoia, direttore sviluppo e gestione di Gruppo IGD Abbiamo aperto con successo il centro commerciale a Grosseto, che si è subito distinto per essere un punto di riferimento per tutto il bacino d’utenza. Anche il primo riscontro sulle vendite degli operatori è molto positivo.

C’è qualche soluzione architettonica innovativa soprattutto sulle facciate e sulle altezze, la viabilità è stata curata in modo particolare realizzando una nuova arteria che va dall’Aurelia direttamente al centro commerciale. Maremà è un esempio dove l’ipermercato è nato e pensato con una dimensione più attuale: 4.500 metri quadrati. Mentre i principali marchi presenti sono tutti quelli di Inditex e Piazza Italia, ai quali si aggiunge molta ristorazione. Esternamente ci sono vari stand alone tra cui OVS, Euronics e Scarpamondo. Come prossima apertura ci sarà una palestra, che andrà a fianco di Decathlon: formato più piccolo dei classici 6mila mq, con zona esterna dotata di percorsi di prova, sport, ecc. Poi stiamo andan-

do avanti alacremente sull’ampliamento di ESP – Ravenna: contiamo di arrivare all’apertura nel primo semestre 2017, quindi durante il Mapic lavoriamo alla chiusura dei contratti principali. Procede anche il cantiere delle Officine Storiche di Porta a Mare a Livorno, che interessa il secondo lotto: proprio quello più commerciale. Si tratta del mall di città che avevamo già presentato nei passati Mapic e che vedrà la luce nel 2018.

Francesco Della Cioppa, responsabile asset services Italia di Cushman&Wakefield Come progetti ex novo, dopo aver ultimato Elnòs Shopping di Ikea Centres, stiamo portando avanti MondoJuve a Vinovo, su cui Cushman&Wakefield è entrata a luglio dell’anno scorso. Da allora abbiamo effettuato sostanziali modifiche al layout, in particolare creando una piazza di medie superfici totalmente legate al mall, rispetto alle quali abbiamo vinto anche la gara con i principali competitor per la gestione. In questo momento stiamo quindi dialogando con Gallerie Commerciali Bennet che ha l’incarico per la parte del mall, già commercializzato al 90%, con l’obiettivo di dare alle otto medie superfici un posizionamento totalmente coerente. Prima queste erano separate dal centro commerciale, con una situazione che spezzava i flussi, mentre noi abbiamo creato una grandissima piazza intorno a una parte di shopping che diventa un vero e proprio lifestyle centre perché è un corpo a se stante ma totalmente integrato. Tali modifiche sono state ben recepite dal mercato: questo è un prodotto che vedrà il mall aprire entro la metà del 2017, successivamente in 10-12 mesi sarà la volta delle medie superfici integrate e ancora nel 2019 verrà inaugurata una parte di destination & entertainment. Siamo molto fiduciosi sul successo del progetto, anche in virtù di una viabilità davvero importante che si dirama dalla tangenziale: 4 corsie che portano direttamente al centro commerciale.

Edoardo Favro, amministratore delegato di Gallerie Commerciali Italia Non lavoriamo più per realizzare centri commerciali ma per creare spazi di vita per i cittadini. Il rinnovamento di Auchan Cesano Boscone si colloca a un livello intermedio di questo processo: è la riqualificazione di un mall esistente e in particolare del primo piano. Quello dello shopping centre di Bussolengo invece è un progetto maggiormente complesso: non era più capito dalla clientela ma aveva ottime basi per cui l’abbiamo stravolto. Sicuramente la ristorazione ha sempre maggiore importanza: a Bussolengo c’è una bellissima food court ma è una delle ultime che faremo così. In quelle future il cliente vi troverà un ambiente di effetto e non vedrà più l’insegna delle catene. Al contrario troverà varie offerte merceologiche specializzate, quindi o solo carne o pesce o pasta preparati dagli operatori del bacino d’utenza più qualificati. In quest’ultime società parteciperemo al 51%, quindi ci metteremo a fare anche i ristoratori, e i prodotti saranno di livello medio alto. Da qui al 2018 avremo sviluppi per quasi 200 milioni e ho la missione di raddoppiare le dimensioni dell’azienda al 2022. I prossimi progetti sono quelli di Fano, ristrutturazione e raddoppio, il cantiere è già partito e l’apertura sarà a Natale

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r&f Resoconto fiera Sviluppi internazionali

Iran Mall 2017; Taranto, ristrutturazione e raddoppio con apertura nel Q1 del 2018; Piacenza, speriamo di avviare il cantiere a gennaio 2018 e di aprire a Natale 2018; infine Rescaldina, con la ristrutturazione nel 2017, l’ampliamento nel 2018 e l’apertura nel Q1 del 2019.

Corrado Di Paolo, direttore commerciale di Svicom Al momento diamo visibilità all’apertura di GrandApulia a Foggia (slittata al 20 dicembre, ndr): più di 45mila mq di Gla, con un ipermercato Coop da 6mila mq, per la prima volta arrivano nel bacino tutte le insegne del Gruppo Inditex, e ancora MediaWorld, H&M, Cisalfa e OVS. Supera i 100 negozi con un cinema di 7 sale. Avrà un grande impatto sia a livello occupazionale sia di alternativa allo shopping. Tra febbraio e

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marzo ci sarà l’opening del retail park di Brindisi: 19mila mq, di fronte al centro commerciale Le Colonne, lungo la strada statale 7 Appia che collega la città a Taranto: ci saranno un discount Eurospin, 3.200 mq di MediaWorld, 4mila mq di Globo, Cisalfa e operatori locali molto forti oltre a un McDrive. Appena prima apriremo la fase uno del parco commerciale di Udine, di proprietà di Zamparini: oltre 13mila mq dove è già operativo l’alimentate Eurospar ed entro la metà di dicembre sarà la volta di marchi come Arcaplanet, McDonald’s e negozi specializzati sia nell’arredo casa sia nella detergenza; entro aprile del prossimo anno sarà inaugurata la seconda fase. Come Svicom abbiamo oltre 150mila mq di Gla in commercializzazione, di cui oltre la metà li

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apriremo già nei prossimi 2-3 mesi e i restanti durante il 2017.

Corrado Vismara, amministratore delegato di Larry Smith Italia Stiamo lavorando a dossier che finalmente riprendono a muoversi: sono prevalentemente progetti di media dimensione che possono andare nella direzione sia del parco sia del centro commerciale. Questo in risposta a un’effettiva carenza di prodotto nel mercato, come dimostrano in questi giorni le catene che sono tornate a interessarsi non solo di ricommercializzazione, attività che ha caratterizzato gli ultimi 5-6 anni. E mentre il problema comune delle nuove iniziative sta nel fatto che la tempistica per arrivare sul mercato è mediamente lunga, come Larry Smith stiamo seguendo alcuni progetti che sono avanzati negli scorsi anni a livello amministrativo e quindi oggi sono pronti per essere lanciati. La difficoltà che stiamo incontrando è trovare il developer perché si è creato un vuoto nella fascia media di 20-30mila metri quadrati. E si sperimentano nuove strade, ritornando a parlare di parchi commerciali, ma evoluti: hanno l’approccio tipico del retail park, con fruizione veloce e semplice, ma si sono molto arricchiti di spazialità. Un secondo aspetto

Mapic è senza dubbio una vetrina internazionale privilegiata per i nuovi progetti di retail real estate, per cui siamo andati alla ricerca di sviluppi con una forte capacità di attrazione per i brand di tutto il mondo. E quando si parla di progetti con la “P” maiuscola la prima tappa non può essere che il Medio Oriente: Tat Group del magnate iraniano Ali Ansari ha presentato, attraverso la IMCC (Iran Mall Commercial Co.), il mega progetto Iran Mall, che insiste su una location a metà strada tra Teheran e Karaj con circa 15 milioni di residenti nei 30 minuti di percorrenza in automobile. Questo complesso multifunzionale ospiterà 500mila mq di Gla, 40mila di F&B, 850 negozi, un cinema con 12 sale e un Fec di 3.400 metri quadrati. Il tutto su un’area totale di quasi 2 milioni di metri quadrati. Spostandoci nella terra degli zar, IKEA Centres Russia ha annunciato di aver concluso l’anno fiscale 2016 con 265 milioni di visitatori nei propri mega mall, dove hanno fatto il loro ingresso anche 58 nuovi brand, mentre il vacancy rate è rimasto inchiodato all’1,9 per cento. IKEA Centres Russia ha inoltre reso noto che attraverso il proprio programma di investimento complessivo sul Paese, pari a due miliardi di euro, sta anche potenziando e innovando l’offerta di ristorazione e di intrattenimento degli shopping centre in portfolio. Arrivando quindi in Estremo Oriente, lo sviluppatore e investitore cinese Shopping Center Professional Group (SCPG) ha annunciato al Palais des Festivals i nuovi progetti al 2019: tra questi Wuhan Incity, con una Gross Floor Area (GFA) di 389.700 mq, Nantong Incity, di quasi 287mila mq di GFA, e la fase 2 di Hangzhou XIXI Incity, pari a 60mila mq di GFA, tutti in apertura nel 2017; Hangzhou Jinsha Incity, da 172mila mq di GFA, e Shanghai Incity, dotato di 330mila mq di GFA, l’opening dei quali è previsto nel 2019.


interessante è avere dei progetti che nascono in sinergia con altre infrastrutture del territorio o mixed-use. È il caso degli stadi che stiamo vedendo crescere velocemente: dopo l’avvio di quello di Udine, con spazi commerciali che non sono ancora a regime e che sono stati inseriti man mano che il progetto avanzava, annotiamo quello di Cagliari, in cui la parte commerciale è stata pianificata fin dall’origine. Sono 15mila mq di retail che si affacciano sul sistema pedonale a corona del complesso.

Stefano De Robertis, responsabile marketing di Eurocommercial Properties Al Mapic presentiamo l’intero portfolio italiano, e non solo. Abbiamo in cantiere opere a Campi Bisenzio (FI) all’interno di I Gigli, in cui stiamo realizzando, grazie alla riduzione dell’ipermercato, una nuova galleria che ospiterà numerosi tenant: inseriremo Primark, il suo primo megastore nell’Italia centrale, sposteremo Zara

su una superficie più grande e realizzeremo il restyling di molti store, di una parte di centro commerciale e della ristorazione. Quindi in occasione dei 20 anni di vita di I Gigli porteremo grandi novità, tra cui anche una serie di servizi. Sottolineo che nell’ultimo mese abbiamo realizzato, grazie alla riduzione del Carrefour, in questo caso al Carosello, una nuova piazza dove abbiamo introdotto vari negozi tra cui Coin, Scarpe&Scarpe, Tiger, uno studio dentistico e numerose attività che si sono aggiunte a una galleria già qualificata. Sempre rispetto al mall di Carugate (MI) abbiamo presentato il progetto di espansione alle amministrazioni locali. Un’ulteriore iniziativa che stiamo sottoponendo al mercato è l’ampliamento del centro a Curno (BG), soprattutto della food court. Complessivamente riteniamo che la ristorazione sia un elemento importante per arricchire l’esperienza fisica, dato che non può essere re-

plicata online. Dieci anni fa abbiamo iniziato a fare branding e stiamo aumentando significativamente la Gla delle food court proponendo un’offerta il più possibile personalizzata, introducendo realtà locali.

Pier Luigi Paolettoni, head of development projects di CBRE A Cannes presentiamo il progetto di Parma, che continua lo sviluppo. Stiamo portando a termine le trattive per completare le medie superfici, in modo da comincia-

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r&f Resoconto fiera ne dei piccoli punti di vendita. L’inaugurazione sarà o in primavera o nell’autunno del 2018. Il cantiere sta partendo proprio in questo periodo.

Marco Pellizzari, managing director per lo sviluppo di Sonae Sierra in italia

re con l’inizio del 2017 la commercializzazione delle piccole attività. E constatiamo che c’è l’interesse delle insegne, anche di quelle relative ai piccoli punti vendita. Il cantiere non è ancora stato avviato, si parla di gennaio/febbraio 2017 e di 24/30 mesi di lavori per cui l’apertura dovrebbe avvenire nell’autunno del 2019. Un altro progetto che stiamo presentando, di cui ci occupiamo da qualche mese e che ha già raggiunto una certa maturità, è La Birreria a Napoli. Consiste nella riqualificazione dello stabilimento Peroni nel quartiere di Miano: la struttura verrà in parte dismessa e in parte mantenuta. È un progetto ambizioso condotto da Gruppo Cualbu, che affianca alla realizzazione di commerciale anche residenziale, ricettivo e il miglioramento della viabilità. I numeri sono: 78 negozi su una Gla (della sola galleria) di 21.300 mq più l’àncora alimentare che sarà un superstore; 300 alloggi; un hotel e un parco urbano. Il quartiere sta riprendendo valore e in 10 minuti si contano ben 250mila residenti. Al momento le trattative sono in fase avanzata per le medie superfici, mentre apriremo con i primi di gennaio alla commercializzazio-

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Il progetto CityLife è in avanzatissima fase di costruzione e di fatto tutta la parte commerciale aprirà verso l’autunno del 2017. Ci sono numerose trattative in corso e stiamo lavorando per trasformare i contratti da preliminari a definitivi: il tema vero è che prima di chiudere le trattative più importanti vogliamo aspettare per scegliere gli operatori migliori. Abbiamo a disposizione 100 negozi e questi devono essere giusti: il posizionamento è premium. Complessivamente il progetto si compone di tre aree, pur essendo uno shopping centre unico: una completamente chiusa e le altre due aperte. Quindi il mall, la piazza e la retail street che chiamiamo The Street. Sia a livello locale, sia nazionale sia internazionale ci sono marchi pronti a soddisfare le nostre aspettative sia per la parte retail, sia per quella servizi, sia per la ristorazione, sia per il leisure. Sottolineo che nelle tre torri ci saranno aree destinate a ristorazione interna, non sufficienti tuttavia a provvedere ai pasti dei circa 9mila dipendenti che lavoreranno nel complesso; quindi sono stati pianificati circa 20 ristoranti, alcuni più fast e altri più tradizionali, e poi ci sarà un livello interamente dedicato nel mall Hadid, per il quale stiamo sviluppando un con-

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cetto di food court evoluto che prevede aree relax, studio e lavoro. Ci saranno inoltre un alimentari da circa 1.700 mq, rispetto a cui stiamo scegliendo l’operatore, un multisala e uno sport hub da 2mila metri quadrati.

Luca Maganuco, managing director di Multi Italy La tendenza attuale sul nostro portfolio è di ampliare le food court: abbiamo dei progetti interessanti da quel punto di vista e in particolare su Forum Palermo stiamo proponendo al mercato mille mq di attività di ristorazione da inserire in una vera e propria estensione del building. E devo dire che in questo Mapic abbiamo avuto riscontri entusiasti rispetto a tale opportunità. In particolare sono previsti gli inserimenti di tre operatori su metrature superiori ai 200 mq e di alcune attività più piccole. L’idea è quella di completare l’offerta del centro, che oggi è molto fast, portando anche player con una qualità più elevata e uno scontrino medio più alto. Il pre-letting dovrebbe essere concluso entro febbraio del prossimo anno e in quel momento partiremo con la costruzione. Sempre in termini di ristorazione, che è uno dei cavalli di battaglia dei nostri piani leasing, presentiamo l’ampliamento di aree in diversi centri commerciali che abbiamo in gestione, oltre ad altri progetti di miglioramento della tenancy dei nostri centri. Recentemente a Valecenter abbiamo aperto 2.700 mq di Zara, con un negozio di ultima generazione che sta dando risultati entusiasmanti. Complessivamente cerchiamo di adattare il prodotto all’evoluzione del mercato e di aumentare

il peso delle attività che non sono fruibili online. Infatti stiamo aprendo cliniche dentistiche, studi medici e ampliando appunto le ristorazioni. Infine cerchiamo di portare anche quei retailer che lavorano su internet per realizzare dei pick-up point all’interno dei centri.

Franca Bacchini, senior leasing manager di DEA La posa ufficiale della prima pietra di The Market è avvenuta due settimane fa, mentre i lavori veri e propri inizieranno a breve. La commercializzazione invece è avviata per cui abbiamo già ricevuto delle adesioni: la nostra ambizione è di portarvi i marchi del lusso. E ovviamente anche la ristorazione sarà molto importante. La prima fase di “The Market San Marino Outlet Experience”, la cui location si trova poco dopo la dogana, aprirà nella primavera del 2018 e la seconda subito dopo: rispettivamente sono 17mila e 7-8mila metri quadrati, per un totale di 140/150 negozi. E puntiamo molto sul turismo, sia quello della Riviera Romagnola che dista 15-20 minuti, sia quello della Repubblica di San Marino. Inoltre abbiamo stimato una catchment area molto estesa che in direzione Sud oltrepassa la città di Pesaro. Fattore importante: non abbiamo una concorrenza vera e propria perché il FOC più vicino è a Castel Guelfo di Bologna, distante quindi 110 km, e oltretutto si rivolge a un target differente: medio basso. Le richieste da parte dei marchi ci sono, attratti anche anche dai vantaggi fiscali che sono evidenti: il lavoro costa sicuramente meno. Andrea Penazzi



r&f Scienze & retail

Prodotti biologici, emozioni e neuromarketing

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osa attrae i consumatori oggi? Esistono parole o attributi in grado di stimolare la vendita? Contrariamente a quanto abbiamo sempre ipotizzato i consumatori sono “macchine emotive che pensano e non macchine pensanti che si emozionano”. Ciò significa che alcuni attributi possono spingere i consumatori a scegliere un prodotto con più facilità, soprattutto se riescono ad attivarlo emotivamente. Nella società della post-crescita come l’aveva definita G. Fabris nel 2010, è possibile rilevare alcuni ele-

luppo del mercato di ciò che è artigianale o sembra esserlo. Seguono immediatamente dopo la possibilità di avere indicazioni sull’autenticità del prodotto, la sua salubrità e la sua semplicità. Non a caso sono sempre più numerosi gli studi neuroscientifici sull’efficacia del packaging o dell’etichetta. Tra questi uno dei più interessanti è stato condotto sul valore delle parole utilizzate per descrivere un prodotto. Il gruppo di neuroscienziati guidato da Lacey (2012) ha dimostrato, per esempio, come la scelta di una parola o di una frase possa avere un effetto Yogurt con marchio biologico modifica la percezione del gusto e provoca più engagement (EEG + Eye Tracking) nei soggetti consumatori critici

In rosso e in giallo le aree di attivazione somatosensoriale con parole che richiamano la sensorialità menti fortemente attrattivi per i consumatori, che oggi scelgono cercando sempre più di rispettare il principio del “meno a più valore”. Ovvero scelgono meno, ma quando lo fanno devono scegliere bene. Purtroppo non sempre hanno le competenze specifiche e ciò vale soprattutto in ambito nutrizionale. Ecco perché per la maggior parte dei consumatori inesperti le semplificazioni giocano un ruolo determinante e alcuni stimoli in particolare hanno una forte capacità attrattiva, grazie alla loro carica emozionale e alla capacità di stimolare il cervello più di qualsiasi elemento razionale. Dopo il prezzo e la zona di provenienza, vi sono alcuni elementi che guidano i comportamenti di acquisto e che hanno una forte capacità di creare engagement. Tra questi, per esempio, il valore della sostenibilità, l’indicazione della produzione biologica, la bassa presenza di grassi, le modalità di produzione secondo vecchie e antiche tradizioni. Si pensi per esempio allo svi48

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sull’engagement del consumatore. Con la Risonanza Magnetica (fRMI) gli autori hanno provato che anche le semplici frasi possono avere la capacità di attivare “sensorialmente ed emotivamente” i consumatori e che questo può essere usato per creare engagement. Per esempio hanno dimostrato che la frase “Il cantante aveva una voce di velluto” produce un effetto cerebrale diverso dalla frase “Il cantante aveva una voce gradevole”. Nel primo caso, infatti, si attiva non solo la parte del cervello deputata all’analisi linguistica, ma anche l’area del cervello deputata alla sensorialità tattile, risultando più coinvolgente. Altre ricerche avevano già dimostrato come le parole “caffè” o “profumo” attivassero sia le aree del cervello del linguaggio ma anche quelle legate ai profumi! Il neuroscienziato Paul J. Zak (2012) ha anche dimostrato come un buon storytelling riesca addirittura a stimolare la produzione di ossitocina, l’ormone che qualcuno chiama della “fiducia”. L’ossitocina viene, infatti, prodotta nel cervello delle mamme che hanno appena partorito o in tutte quelle situazioni sociali definibili “gradevoli”. Zak ha poi provato che la produzione di ossitocina spinge-

rebbe le persone a donare di più, se poste nella condizione di doverlo fare. Da queste indicazioni è chiaro che il compito di chi progetta etichette o packaging è quello di “pesare” attentamente l’effetto che possono avere sui consumatori le parole utilizzate, sapendo anche che la maggior parte di essi si aspetta di avere le tre informazioni di base: i profumi e gli aromi che sentiranno, la storia del produttore e gli abbinamenti con il cibo. Ricordiamoci che i consumatori non sono esperti e cercano informazioni che un esperto potrebbe non considerare importanti. Per la progettazione di etichette o di packaging è sempre più necessario servirsi di queste informazioni e di strumenti neuroscientifici in grado di predire la capacità di engagement delle stimolazioni prodotte. Ecco quindi che con un elettroencefalogramma (EEG) è possibile capire la valenza emotiva provocata (positiva o negativa) e con un Eye Tracker analizzare il valore che hanno alcuni attributi visivi quali la lucentezza, il colore o la forma dell’etichetta o del packaging, nell’influenzare il processo visivo, nel riuscire a rendere evidente il prodotto nello scaffale e nella capacità di incrementare la durata delle fissazioni del consumatore. A un gruppo di soggetti è stato chiesto di valutare tre coppie di prodotti: 2 yogurt, 2 biscotti e 2 porzioni di patatine fritte. In ognuna delle coppie un prodotto era marchiato come biologico mentre l’altro non lo era. In realtà erano gli stessi. La presenza della parola “biologico” ha avuto un effetto determinante: i consumatori, convinti di assaggiare prodotti realmente biologici, hanno indicato che i biscotti e lo yogurt avevano meno calorie quando etichettati come “biologici”, mostrando anche una propensione a pagare fino al 23,4% in più. I biscotti e gli yogurt organici sono stati definiti “meno grassi”. Le patatine fritte con marchio “biologico” vengono giudicate “più nutrienti”. Infine il prodotto segnato come biologico è stato anche giudicato più appetibile, soprattutto per lo yogurt che viene addirittura definito come più saporito. Vincenzo Russo professore di Psicologia dei Consumi e Neuromarketing presso lo IULM di Milano vincenzo.russo@iulm.it



r&f Dossier aeroporti

Milano Malpensa, strategia al servizio del passeggero

Il Terminal 1 dello scalo prosegue a gran velocità nelle operazioni di restyling. Dal food allo shopping, la passenger experience è assicurata sotto ogni punto di vista. Ultimo - ma non ultimo - importante tassello: i 700 mq di Zara.

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n ossequio al principio in virtù del quale gli aeroporti sono infrastrutture che non smettono mai di crescere e di svilupparsi, sia internamente sia esternamente, l’Aeroporto di Milano Malpensa, secondo scalo nazionale per numero di passeggeri, prosegue nella propria trasformazione all’insegna di una passenger experience di livello e soprattutto diversificata. Due anni e mezzo fa (vedi Dossier aeroporti r&f numero doppio di luglio/agosto 2014) abbiamo visitato il Terminal 1 per fornire il quadro riguardo lo stato di avanzamento dei lavori del master plan che prevedeva modifiche in termini di accesso all’area airside e nella stessa area sterile. Il cosiddetto “terzo terzo”, un progetto di ampio respi-

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ro in cui era incluso un importante ampliamento (35mila mq). L’estate 2014 fu il momento dell’inaugurazione della Piazza del lusso e della Piazza del food, due tasselli portanti del “terzo terzo”, ma la riorganizzazione dei flussi al piano check-in e molte altre novità in area airside erano ancora in fase di work in progress. Oggi, la situazione è molto cambiata. Le aree check-in e i controlli di sicurezza hanno raggiunto la loro connotazione finale, così come tutta l’area airside sta completando la propria trasformazione. Abbiamo deciso, quindi, di realizzare il Dossier aeroporti sul Terminal 1 di Milano Malpensa per raccontare tutto questo.

Check-in e controllo

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passaporti a prova d’ansia Innanzitutto, come ci hanno spiegato i manager di Sea, tutti i lavori sono stati realizzati con la finalità di “alleggerire” il passeggero da quella sensazione di apprensione che spesso accompagna chi deve prendere un aereo. Ad esempio, in tutti i banchi check-in sono state rifatte le coperture: seguono sempre un design che richiama delle ali di gabbiano, ma sono formate da lunghi tubi paralleli che permettono da qualunque posizione di vedere tutto il salone nella sua interezza che unita alla gran quantità di luce che

entra dalle ampie vetrate che affacciano sul piazzale degli aeromobili dà una forte sensazione di apertura. I controlli di sicurezza, che un tempo erano al piano inferiore, ora sono stati portati a livello dei check-in, sotto alla food court di MyChef dove trovano spazio un McDonald’s e un Rossopomodoro. Anche in questo caso è stato fatto un lavoro importante in termini di gestione dei flussi, con uno snake molto corto, di appena due file che si estendono in larghezza in modo da non dare sensazione di oppres-

sione alle persone in coda. A separare le due corsie tutta una serie di contenitori colorati con annesse spiegazioni per informare i passeggeri sugli oggetti e i liquidi che possono essere trasportati sull’aereo. Anche questo elemento, nella sua semplicità, permette al passeggero mentre avanza di liberarsi di ciò che non può portare in viaggio, velocizzando le operazioni di controllo vere e proprie. Questa nuova disposizione, inoltre, grazie alle ampie vetrate che costeggiano l’ingresso nell’area sterile, permette a chi accompagna qualcuno, di vederlo e salutarlo fino a quando imbocca la scalinata per scendere nella galleria commerciale dove ci sono le aree imbarchi. Infine, c’è un percorso dedicato alle famiglie con apposita segnaletica “Family lane”. È stata realizzata, quindi, una separazione netta tra controlli e galleria commerciale. Una volta entrati in area sterile, una scalinata in corrispondenza di un ampio lucernario conduce al piano inferiore. Quindi sì, si scende, ma si è accompagnati ancora da molta luce in una sorta di piazza, concetto questo che viene ripreso diventando elemento distintivo di tutta la galleria commerciale in airside. Scesa la scalinata sulla sinistra c’è un piccolo negozio Versace e poi il passeggero si immette nel duty free gestito da

Dufry, progettato come walk through. A precederlo, un altro elemento informativo per il viaggiatore: un grande videowall che manda in loop informazioni riguardo a negozi e insegne presenti in quest’area, nonché i minuti necessari per raggiungerli. Tutto questo è supportato da un chinese desk e da una segnaletica verticale che indica il posizionamento delle tre piazze principali della galleria commerciale con l’indicazione dei brand presenti. Poco più avanti, una planimetria orizzontale mostra tutta l’area airside con i gate, tutti i negozi numerati e suddivisi per colore in base alla tipologia. Ci sono viaggiatori a cui piace “perdersi” nello scalo e fermarsi in un negozio piuttosto che in un ristorante in base al mood del momento, ma per quei viaggiatori che sanno dove vogliono andare o desiderano avere un quadro completo per poter scegliere e andare diretti, questa segnaletica è certamente utile.

A destra il pop Una volta entrati nel duty free, le cui dimensioni dopo i lavori sono aumentate di mille mq arrivando a 2.200, la particolarità è che ci si trova esattamente nel mezzo dell’area retail. Quindi andando a sinistra, dove in fondo c’è il molo da cui partono i voli extra Schengen, soprattutto in direzione Medio ed Estremo Oriente, si incontrano la piazza del lusso e la

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r&f Dossier aeroporti eroporto di Milano Malpensa, iniziata nel 2013, e che nel corso del 2017 vedrà l’apertura di altri importanti punti vendita, come Benetton, Bottega Verde, Bluespirit e Morellato, oltre ad alcune delle più prestigiose insegne della ristorazione italiana e internazionale». Di fronte a Zara, in questo percorso “obbligato” c’è un Hudson News che, oltre a vendere libri e giornali, ha rafforzato molto la parte di oggettistica e souvenir. Seguendo la strada (bisogna immaginare questo percorso come il letto di un fiume che compie un paio di deviazioni) superato Zara, sul lato opposto sono in corso i lavori per una piccola food court e da qui, mano a mano i cantieri avanzeranno per rinnovare tutta l’area e inserire nuovi brand, come Bluespirit di Morellato, Venchi, Bottega Verde, Benetton e altri ancora in trattativa, come ha spiegato Battuello. Sono presenti, invece, Yamamay, gli orologi Swatch, Gallo, Mandarina Duck, Stroili Oro, Hour Passion e Moleskine. Svoltando ancora c’è un’altra pic-

piazza del gusto. Va da sé che in ragione della tipologia di passeggero piuttosto altospendente presente in quest’ala dell’aeroporto, sono stati inseriti brand con un posizionamento alto, fino al luxury, così come il food ha un’offerta qualitativa di livello, sia nella somministrazione, con il Davide Oldani Cafè ad esempio, sia nella vendita, con Emozioni. Quest’area è già stata descritta nel Dossier aeroporti del 2014, e l’unica importante novità rispetto ad allora è rappresentata da una zona food di MyChef molto interessante, su cui torneremo dopo. Riprendiamo, invece, dal duty free perchè da qui, andando a destra, si va verso la piazza del pop. Terminato il duty free inizia un corridoio “presidiato” da Percassi e Inditex. Sono infatti presenti qui uno Zara Home, di fronte Massimo Dutti seguito, in una posizione angolare, da due insegne di Percassi: il più noto Kiko Milano, brand di make up femminile, e accanto un negozio Womo Bullfrog, un barbiere che vende anche prodotti maschili per la cura del corpo. Meno noto come locale, ma che sta iniziando 52

ad avere un discreto successo e conta attualmente una decina di negozi nei centri cittadini. Ma la grande novità di questa piazza del pop è la recente inaugurazione di Zara. Un progetto realizzato in forte sinergia tra Sea e Zara Italia, da cui è nato un negozio di 700 mq (tra i più grandi in un aeroporto) con un design e un layout molto vicini alle logiche dei centri commerciali. Vetrate molto alte, molto luminose, e altamente riconoscibile. All’interno, il design è pulito e ricco di luci. Ovunque ci sono gondole su cui sono ordinati abiti e appendini da sfilata con appesi vestiti (nel tipico stile Zara). A fare da spartiacque tra il reparto uomo e donna, c’è un grande schermo che riproduce immagini di sfilate e video del brand. «Dopo le inaugurazioni della piazza del lusso e della piazza del gusto, l’offerta commerciale del Terminal 1 di Malpensa si è arricchita con la realizzazione della Piazza del Pop, uno spazio che ospita alcuni dei brand più importanti per uno shopping “fast fashion”, e di cui Zara rappresenta ormai da qualche anno la massima espressio-

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ne - ha dichiarato Luigi Battuello, direttore commerciale non aviation di SEA - La Piazza del Pop è un ulteriore tassello della strategia di investimenti e di valorizzazione commerciale dell’a-

cola food court ad angolo con i brand di Chef Express: Mokà e Sapore. Coccinelle, Boggi e Camicissima accompagnano a un grande salone dove c’è un bar Obicà circolare,


e un grande duty free che, terminati i lavori di restyling, diventerà un’intera area dedicata al food con concept - come ci hanno raccontato, senza svelare i nomi - molto interessanti.

A sinistra il lusso e... Ora torniamo dalla parte opposta. Come dicevamo, la piazza del lusso ha come protagonista centrale il Davide Oldani Cafè, circondato da luxury brand come Mont Blanc, Hermes, Gucci, Burberry, Moncler, Tod’s, Salvatore Ferragamo, Bulgari, Etro, Bottega Veneta, Ermenegildo Zegna, e altri premium come Hugo Boss, Boggi, Furla e Cruciani. Ma la particolarità è che i negozi sono più grandi della media, rispetto agli aeroporti, per renderli più confortevoli e più simili ai negozi cittadini.

... il gusto Continuando nel percorso, si arriva appunto alla piazza del gusto. Anche qui è rimasto tutto pressoché invariato. Al

centro il Ferrari Spazio Bollicine, che continua a riscuotere molto successo, Briciole bar, un Caffè Milano, e altri negozi. Da qui, procedendo verso la fine del blocco, si attraversa un corridoio con la farmacia, Hudson, Gallo, Falconeri, Fedon, Vilebrequin, una smoking area e si arriva alla foodcourt di MyChef. In realtà anche questa non è una novità recente, risale alla primavera 2015, e all’epoca ne fu data notizia da r&f ma è un format che merita attenzione. Si tratta di una lunga cucina a vista centrale, con il lato sinistro dedicato a ristorante alla carta. Sul lato della cucina sono attaccati dei banconi con sgabelli dove i clienti ricevono le pietanze direttamente dalla brigata in cucina. Sul lato della parete invece ci sono dei tavoli con servizio. Ovunque ci sono prese di corrente per ricaricare i device. L’altro lato della cucina, invece, è dedicato allo street food. Ci sono una serie di piccoli chioschi (che fanno sempre parte della cucina) de-

dicati alla pizza, ai salumi, alla pasta, ai formaggi, alla frutta. Si ordina, i cibi vengono preparati, si ritira e si può mangiare in loco, su grandi tavoli sociali, o portare via. Da qui si accede all’area extra Schengen dove ci sono ancora un duty free, alcuni negozi e un grande punto di ristoro Motta.

Il Terminal 1 è più che piacevole da vivere. La passenger experience è assicurata per due motivi: è tutto a

descritto, è facile comprendere l’ulteriore particolarità dei flussi di Malpensa. Per passare da un blocco di negozi all’altro, dalla piazza del gusto a quella del pop, fare un salto da Zara e poi a bere un caffè da Oldani, si passa sempre attraverso i 2.200 mq del duty free. Quindi non solo la galleria commerciale può contare anche sui passeggeri extra Schengen, ma il duty free può ipoteticamente essere soggetto a più passaggi da parte delle medesime persone. L’aeroporto nella sua interezza è com-

disposizione dei passeggeri, qualunque sia la loro destinazione, Schengen o extra Schengen, e soprattutto è semplice. Si va da destra a sinistra e viceversa. Tutte le volte che si vuole, senza rischio di perdersi, e tutto ciò che c’è è indicato bene e chiaramente. La segnaletica di primo livello è assolutamente esaustiva, e quella di secondo livello, che fa riferimento alle attività commerciali, lo è altrettanto. E facendo mentalmente il percorso

pleto. I due terminal convivono alla perfezione offrendo ai viaggiatori un servizio di livello, sia in termini aviation sia commerciali, con un brand mix capace di soddisfare le esigenze di ogni tipologia di viaggiatore. Inoltre il T2 oggi, grazie alla nuova stazione, è raggiungibile con il Malpensa Express senza necessità di prendere la navetta dal T1, e questo darà certamente ulteriore slancio al terminal EasyJet. Stefano Masin

Conclusioni

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r&f Report Forum ATRI 2016

Il digitale sfida il Travel Retail... che continua a crescere ROMA - Si è svolta a inizio dicembre, ospitata nel suggestivo contesto della Casa dei Cavalieri di Rodi (Ordine di Malta), l’edizione 2016 del Forum ATRI (Associazione Travel Retail Italia). Due le tavole rotonde svolte durante i lavori del Forum. Quella moderata da Stefano Gardini, vicepresidente Atri, ha raccolto gli spunti di Pietro Troianello che ha informato i partecipanti sulle ultime novità relative a Espace Voyageur, la nuova formula giuridica del travel retail. Tra i punti toccati, la disciplina dell’overbooking aereo e dei pacchetti di viaggio “tutto compreso”. L’idea che può dare forza all’Espace Voyageur è quella di offrire uno spazio protetto e controllato dove, ad esempio, consentire acquisti cashless, con connessione wifi libera, evitando ulteriori controlli (carta d’imbraco in cassa) e trasferire il controllo dei passaporti dalle forze dell’ordine alla sicurezza privata degli aeroporti. Ma ancora, potrebbero essere introdotte nuove figure di facilitator, con competenze specifiche per target di passeggeri: famiglie con bambini piccoli, anziani, ecc. Per quanto riguarda gli aspetti normativi, l’appiglio viene offerto dal codice della navigazione che consentirebbe ai gestori aeroportuali di operare con un regime di soft law, ha spiegato Troianello. Un quadro stimolante che però – evidenzia Gardini – si scontra con processi che sono ancora in parti significativi affidati a soggetti esterni alle società di gestione aeroportuale. A seguire è stato affrontato il tema di loyalty e servizi avanzati per i passeggeri, grazie agli interventi di 54

Agnieszka Cywa, business solution manager travel di Comarch, e Marc Ellis di Thanks Again. Interventi che hanno rimarcato l’importanza degli aspetti legati all’engagement. A seguire lo speech di Demetria Wideman, marketing manager dell’Atlanta Hartsfield Jackson International Airport, che ha ricordato alla platea che gli aeroporti per loro natura gestiscono moltissime informazioni relativamente ai propri passeggeri. Informazioni e dati che possono essere utilizzati da programmi di engagement e loyalty molto funzionali ed efficaci anche per incrementare i risultati del travel retail. Occorre imparare a gestire e sfruttare questi dati. Anche per orientare il retail mix e l’offerta dei retailer. Anche il discorso di Lorenza Ramazzo di Seqr ha puntato il focus su nuovi servizi tecnologici per i viaggiatori, grazie alle soluzioni volte a realizzare spazi di acquisto cashless. A seguire è intervenuto Daniele Gregorio, direttore commerciale di Dufry, big player mondiale in ambito duty free. A lui il compito di tracciare un suggestivo affresco del canale travel retail italiano, evidenziando l’andamento e le prospettive del settore, tutte con segno “+”. Interessanti le considerazioni di Gregorio sul fatto che il settore è ancora straordinariamente guidato dall’impulso e dalla convenienza. Sono pochi i passeggeri interessati a servizi digitali pre-sales. A chiudere gli interventi del primo ta-

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volo Raffaele Tiscar, vice segretario generale della Presidenza del Consiglio dei Ministri, che ha testimoniato l’attenzione del Governo per il settore. La conclusione di Gardini è stata chiara: la tecnologia e i servizi collegati possono rappresentare un plus per i passeggeri, ma il vero valore aggiunto sarebbe rappresentato da un network tra aeroporti.

como Robustelli, fondatore di EUnews.it. Tra pareri tecnici e valutazioni da passeggero, considerazioni puntuali e critiche poco attinente, il tavolo ha testimoniato quanto sia ancora poco conosciuto il settore, le esperienze e la varietà che questo rappresenta. Uno stimolo all’Associazione e ai soci, a comunicare ancor più e meglio… tutto il bello del Travel Retail.

“Quale opinione hanno del nostro lavoro?”

Conclusioni

Questo l’originale titolo del secondo tavolo, moderato da Luigi Troiani, direttore di Travel Retail Italia. Troiani ha composto un panel di giornalisti: Andrea Aiello, direttore di retail&food, Jörg Bremer, corrispondente di Frankfurter Allgemeine Zeitung, Aldo Forbice, Lilli Garrone del Corriere della Sera, Flavia Giacobbe, di Airpress e Formiche, e infine Gia-

Le conclusioni affidate a Fulvio Fassone, presidente Atri, hanno riportato coi piedi per terra - ma non in senso negativo - i partecipanti al Forum. I dati del settore sono positivi, l’esperienza sull’engagement digitale è sostanzialmente ancora da scrivere, da sviluppare e questo rappresenta grandi opportunità di business per le società di gestione e per i retailer ma anche per la customer satisfaction. A.A.


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r&f Airport analysis

Aeroporto Marco Polo di Venezia

L’

aeroporto Marco Polo di Venezia (codice IATA: VCE), con 8.735.876 passeggeri totali nel 2015, è il quinto in Italia per numero di viaggiatori.

Fabio Bernardini Fabio.bernardini@due-puntozero.com www.due-puntozero.com

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L’

aerostazione attuale è stata inaugurata nel 2002, su progetto dell’architetto Gian Paolo Mar, ed è oggi oggetto di lavori di ammodernamento ed espansione. Nel 2011, in occasione dei lavori presso l’aeroporto di Treviso (gestito sempre da SAVE), sono stati aggiunti al livello arrivi (piano terra) 8 nuovi banchi checkin. Nel 2013, per far fronte al continuo aumento di traffico, sono stati costruiti ulteriori 8 banchi check-in sul lato nord all’estremità dell’aerostazione. Questa scelta ha costretto a rivedere i flussi di gestione dei passeggeri, che fino a quel momento erano fisicamente separati (con gli arrivi al livello terreno e le partenze al primo piano), ma si è resa necessaria in attesa di lavori più consistenti di ampliamento del terminal. L’area partenze si trova al primo piano e conta 64 banchi check-in, mentre al secondo livello si trova il business center di Travelex. Airside: lusso e premium All’area sterile (airside) si accede tramite 4 varchi, di cui 2 a disposizione dei passeggeri: il varco nord, al primo piano sul lato sinistro entrando nell’aerostazione, è dedicato ai voli per destinazioni sensibili e prevede 4 postazioni di controllo. L’area airside è disposta su 3 livelli, con il primo piano caratterizzato da uno spiccato orientamento al retail con un’area dedicata al lusso che vede la presenza di brand importanti quali Valentino, Burberry e Ferragamo. Al secondo piano si possono trovare altri negozi e ristoranti, oltre alle due lounge dedicate ai passeggeri premium: la “Tintoretto Lounge”, riservata ai clienti SkyTeam, e la sala Marco Polo, gestita direttamente da SAVE, riservata ai clienti di tutte le altre compagnie.


r&f World Travel Retail Istanbul inaugura la prima sezione del nuovo scalo

Lo Stockholm Arlanda

TURCHIA - La prima sezione del terzo aeroporto di Istanbul, che sulla base del progetto sarà il più grande d’Europa, dovrebbe essere inaugurata a fine febbraio in occasione del 64esimo compleanno del presidente Erdogan. Costata 2,4 miliardi di euro su sei a budget avrà una capacità annua di 90 milioni di passeggeri che diventeranno 150 milioni a regime, una volta terminato l’intero scalo.

SVEZIA - Lo scalo svedese ha annunciato di aver raggiunto due importanti traguardi: 24,7 milioni di passeggeri nel 2016 (+7%), e l’utilizzo di un biocarburante per un volo della Scandinavian Airlines diretto a Copenhagen. Per la prima volta il biofuel è stato gestito dalla medesima logistica del carburante classico.

A-Café nelle aree di sosta RUSSIA - La Major Rosneft ha annunciato una nuova rete di caffetterie A-Café aperte accanto alle sue aree di rifornimento nella regione intorno alla capitale russa Mosca. Per ora si parla di 5 punti vendita, frutto di una collaborazione con HMSHost International, controllata di Autogrill. Ma potrebbero aumentare, dal momento che il mercato cresce insieme con il desiderio degli acquirenti.

UK - Il Birmingham Airport è stato eletto lo scalo più puntuale al mondo del 2016 dall’agenzia di travel intelligence OAG con il 91,28% di partenze e arrivi in orario. Su oltre 100mila voli esaminati, la rotta più puntuale in assoluto è risultata essere quella per Dublino. Birmingham in questo particolare contest ha battuto contendenti del Brasile, del Giappone, dell’America, della Germania e dell’Australia.

Bed and Boarding

Il JFK verso il restyling

ITALIA - A metà gennaio all’Aeroporto Internazionale di Napoli Capodichino è partito il progetto Bed and Boarding. Si tratta un nuovo di format di ospitalità “fast & cheap” composto da moduli abitativi di circa 4 mq che sono vere e proprie stanze autonome, dotate di tutti i comfort. I viaggiatori potranno dormire e rilassarsi in queste speciali cabine all’interno dell’aeroporto che saranno aperte 7 giorni su 7 e 24 ore su 24.

USA - L’aeroporto di New York, quinto del Paese per numero di passeggeri, comincia a dare segni di vecchiaia. Il governatore Andrew Cuomo ha annunciato un piano di ristrutturazione da 10 miliardi di dollari per ridare lustro allo scalo della grande Mela. Ma per far ciò, ha spiegato Cuomo, sarà necessario uno sforzo da parte dei settori pubblico e privato.

a Capodichino

Airport festeggia due volte

Birmingham

re della puntualità

L’aeroporto di Atene diventa virtuoso GRECIA - Lo scalo ellenico ha raggiunto il livello neutrale di emissioni di carbonio (Level 3+) secondo l’Airport Carbon Accreditation Program di ACI. Con questo risultato, Atene porta a 25 gli scali europei virtuosi dal punto di vista delle emissioni, su un totale di 28 nel mondo.

Incheon supera due miliardi SOUTH KOREA - L’Incheon International Airport ha raggiunto i due miliardi di dollari nelle vendite duty free nel 2016, risultato di una crescita a doppia cifra del 14,7% anno su anno. Con questo dato lo scalo coreano reclama il titolo di duty free più profittevole al mondo, meglio ancora di quello di Dubai. Questo risultato era stato raggiunto già nel 2014, ma il 2015 aveva registrato un calo a causa di un periodo di restyling e dell’allarme per la MERS (sindrome respiratoria).

L’aeroporto di Copenhagen si rifà il look

Hong Kong fa + 70

DANIMARCA - Il nuovo molo E e il raddoppio dell’area di transito del Terminal 2 sono i due progetti in pipe line che fanno parte del master plan del Copenhagen Airport che prevede l’aumento della capacità a 40 milioni di passeggeri. Per questa trasformazione dello scalo sono stati stanziati 20 miliardi di corone danesi (2,6 miliardi di euro).

CINA - L’Hong Kong International Airport, grazie a un’ulteriore crescita del 2,9% nel 2016 sul 2015, ha superato il nuovo record di 70,5 milioni di viaggiatori. Il dato interessante è che appena due anni fa aveva raggiunto il traguardo dei 60 milioni di passeggeri, registrando quindi una crescita media di cinque milioni all’anno.

A Kansai il primo

Tiffany & Co a Parigi

JAPAN - L’aeroporto di Kansai ha inaugurato il nuovo Terminal 2 dedicato ai voli internazionali. L’area ospita un duty free wolk-through di 1.090 mq - alcuni sostengono il primo vero walk-through in Giappone - che si inserisce in una più ampia galleria di 1.640 mq con numerosi spazi retail e food & beverage.

FRANCIA - Al Charles de Gaulle Airport Terminal 2E, all’inizio del secondo trimestre dell’anno SDA - la joint venture tra Lagardère Travel Retail e Groupe ADP aprirà due boutique di Tiffany & Co. SDA e il brand di gioielleria stanno lavorando per l’apertura simultanea di entrambi i negozi prima che arrivi il picco della stagione estiva.

walk-through

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r&f Taglio nastro aeroporti

Adr porta il Leonardo Da Vinci tra le stelle Inaugurata l’area E al terminal 3 di Fiumicino, uno dei primi aeroporti in Europa per numero di passeggeri. Finalmente anche a Roma il lusso, il food e il travel retail viaggiano in first class ROMA - Inaugurazione in pompa magna, alla presenza del premier Paolo Gentiloni, del ministro Graziano Delrio, dei vertici politici laziali (assente il sindaco Virginia Raggi), con i vertici di Aerporti di Roma (Adr) e di Atlantia in prima fila ad accogliere i tanti ospiti invitati. Si tratta, in effetti, dell’apertura dell’area aeroportuale più grande degli ultimi decenni e finalmente anche l’hub di Fiumicino adegua layout, servizi e offerta ai livelli già affermati in numerose 58

altre aerostazioni mondiali. Un edificio con un’area complessiva di 10mila mq, caratterizzata dalla denominata Piazza del Made in Italy (Airport Mall). La zona E, è stata ricavata a partire dal terminal 3, quello dedicato ai passeggeri dei voli a lungo raggio, il cosiddetto “extra Schengen”. E prevede ancora una serie di lavori, di qui a giugno, per arrivare a ottenere tutti gli spazi previsti anche nella parte del “molo”, l’area lungo la quale si trovano i gate con i relativi finger.

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Due livelli, lusso e food Il percorso che i passeggeri si trovano oggi ad affrontare prevede, superati i controlli di sicurezza, il passaggio ‘obbligato’ con la formula walk through del duty free a gestione Aelia, brand del Gruppo Lagardère, un’area ampia, molto affollata di referenze, con una chiara distinzione per le classiche aree merceologiche: profumeria, cosmetica, spirits, tabacco, dolciumi, fine food, wine, ecc.

Superato il duty free, forse la zona meno innovativa del terminal, si accede alla galleria commerciale dedicata ai brand del lusso, davvero notevole per quantità e qualità degli store. Quaranta nuovi negozi con i principali nomi del lusso nazionale come Gucci, Prada, Bottega Veneta, Fendi, Bulgari, Max Mara, Versace, Tod’s, Ermenegildo Zegna, Salvatore Ferragamo, Valentino, Dolce&Gabbana (bellissimo layout), Emporio Armani, Damiani, Ferrari, Moncler. Ma natu-


ralmente non mancano le griffe internazionali quali Hermès, Burberry, Omega, Michael Kors, Pandora, Rolex, Swatch oltre ad alcuni specialist retailer come Furla, Piquadro, Pinko, Diesel, United Colors of Benetton, Unieuro, Venchi e Yamamay. A questi si aggiungono i classici shop aeroportuali quali edicola, souvenir, libreria, la parafarmacia Angelini o lo store di specialità alimentari Buongustare Market. Al piano superiore, 10 attività di risto-

razione decisamente innovative. Ci sono tutti i big player del foodservice (Areas-MyChef, Autogrill, Chef Express, Lagardère) ma con nuovi ‘abiti’: format nuovi, o rinnovati, in cui prevale il tema dell’unicità e non della standardizzazione. Il format è un nome ma i locali sono stati disegnati per essere unici e irripetibili. Davvero uno sforzo notevole per ottenere un risultato che pone questo spazio sicuramente ai vertici della scena internazionale.

Conclusioni Un opening così significativo verrà raccontato presto sulle pagine di r&f con maggiori dettagli (numero di marzo). Quello che ci preme sottolineare in conclusione è che finalmente ha visto la luce un progetto da tanto sognato, raccontato e auspicato. Un progetto che ha visto coinvolto un team di professionisti tra cui l’indimenticabile Ing. Lo Presti, ricordato più volte durante la cerimonia di apertura. No-

tevole lo sforzo dei vertici Adr, di tutto il management e in particolar modo, per quanto riguarda il fronte del travel retail, il team della direzione commerciale guidato da Fulvio Fassone. Le aziende di gestione aeroportuali italiane sono in grado di competere con quelle europee e non solo. E lo stanno dimostrando in ogni segmento compreso, finalmente, anche quello dei grandi. A.A.

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r&f Analisi di mercato

Technical Consumer Goods: nove mesi con segno + Il settore si comporta bene. Televisori, smartphone, personal computer, persino gli elettrodomestici. Fascia nera solo per la fotografia cannibalizzata dalle fotocamere sempre più avanzate dei prodotti mobile

U

n tempo si chiamava elettronica di consumo (CE) e comprendeva audio, video, fotografia, il comparto del bianco e dei grandi e piccoli elettrodomestici. Oggi il panorama di prodotti è talmente ampio da arrivare ad assorbire la CE sotto l’egida dei Technical Consumer Goods (TCG) smontandola e affiancandola ad altri comparti. Di fatto i TCG comprendono oggi l’elettronica di consumo (audio e video), la fotografia, il grande elettrodomestico, il piccolo elettrodomestico,

l’informatica, le telecomunicazioni e infine la fornitura d’ufficio & consumabili. Ma a prescindere dall’appellativo utilizzato, la cosa importante è che il comparto è in ripresa. I primi tre trimestri del 2016, infatti, hanno dato soddisfazioni alle insegne, anche se non in tutti i settori. Sulla base di una ricerca di Gfk Temax, infatti, il mercato dei Technical Consumer Goods ha un peso economico notevole nel retail in Italia, superando nel primo semestre gli 8,6 miliardi

di euro. Secondo la società di ricerca, il Q2 è stato quello con i risultati migliori con una crescita anno su anno del 4,6% (il primo trimestre aveva registrato un +2,1%). A contribuire al dato positivo ci hanno pensato quasi tutti i segmenti a eccezione di quello fotografico e delle forniture d’ufficio & consumabili. Ottimo risultato per l’elettronica di consumo che ha fatto +5,9% a quota 560 milioni di euro, grazie soprattutto alla vendita dei televisori (+10,4% anno su anno) e al contributo dei siste-

mi audio bluetooth, soundbar e multiroom. Sempre nel secondo trimestre, anche i grandi elettrodomestici hanno fatto bene, con una crescita del 3,9% e un fatturato di 852 milioni di euro. Per quanto riguarda il terzo trimestre del 2016, invece, il mercato italiano dei Technical Consumer Goods ha segnato una crescita del 2% rispetto al terzo trimestre del 2015. Con un fatturato pari a 575 milioni di euro, l’elettronica di consumo ha registrato una prestazione negativa (-2,4%) rispetto al medesimo

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r&f Analisi di mercato SHOPPING MALL

PROVINCIA

VISITATORI MILIONI / 2015

INSEGNA

MQ

I GIGLI

Firenze

18

MediaWorld

3.889

PORTA DI ROMA

Roma

18

MediaWorld

6.300

CAMPANIA

Caserta

10

MediaWorld

5.800

SHOPVILLE LE GRU

Torino

10

MediaWorld

4.000

IL CENTRO (stima previsionale)

Milano

10

MediaWorld

2.000

EUROMA 2

Roma

10

Trony

3.186

ROMAEST

Roma

10

MediaWorld

5.125

AUCHAN AI LAGHI

Milano

9

MediaWorld

853

ORIOCENTER

Bergamo

9

MediaWorld

3.000

GLOBO

Monza e Brianza

9

MediaWorld

4.300

FIUMARA

Genova

9

MediaWorld

3.800

FORUM PALERMO

Palermo

8

MediaWorld

4.200

FIORDALISO

Milano

8

MediaWorld

2.465

LE BEFANE

Rimini

8

Unieuro

3.500

CAROSELLO

Milano

8

MediaWorld

3.872

LA GRANDE MELA

Verona

8

Comet

2.200

ETNAPOLIS

Catania

8

MediaWorld

4.200

LA CARTIERA

Napoli

7

MediaWorld

3.600

AUCHAN

Napoli

7

Euronics

3.515

PORTE DI CATANIA

Catania

7

MediaWorld

4.715

FRECCIA ROSSA

Brescia

7

Supermedia

1.000

MEGALO'

Chieti

7

MediaWorld

4.800

AUCHAN

Bari

7

MediaWorld

3.475

CITTÁ FIERA

Udine

7

Unieuro

2.400

ELNÒS SHOPPING CENTER

Brescia

7

Euronics

2.400

VULCANO BUONO

Napoli

7

Euronics

1.841

PARCO LEONARDO

Roma

7

Saturn

4.700

CURNO

Bergamo

7

MediaWorld

3.406

periodo del 2015. Tuttavia i panel TV flat hanno confermato il loro trend positivo in termini di fatturato (+1,5%). Il settore fotografico, invece, con un fatturato di 97 milioni di euro, segna una contrazione dell’11,3% anno su anno, guadagnandosi la fascia nera del settore TCG. Tale decrescita è guidata soprattutto dalle fotocamere digitali – principale prodotto del settore – che segnano una flessione del 18,8 per cento. Il fatto che gli italiani siano appassionati di smartphone lo dimostrano i 62

dati sempre del terzo trimestre, dove la crescita si attesta intorno al 5,3%, e sono trainati dalla vendita dei modelli alto di gamma e dal lancio di nuove versioni. I core wearables (smart watch e prodotti da polso) si confermano il prodotto con il maggior aumento di fatturato all’interno del settore delle Telecomunicazioni (+76,9%). Sempre nel terzo trimestre 2016, il settore informatica rimane pressoché stabile registrando una prestazione dello 0,8%. I PC portatili segnano una crescita del 10,3% so-

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prattutto grazie alle buone performance dei tablet PC e dei PC convertibili. Si registrano crescite anche per le periferiche e gli accessori. Aumenta il giro d’affari di monitor, mouse, tastiere e dei prodotti destinati al gaming.

Centri commerciali: formazione e informazione In questo servizio, abbiamo deciso di fornire ai lettori una mappatura delle insegne presenti nei primi 28 centri commerciali in Italia per nu-

mero di visitatori, nonché nei principali aeroporti e stazioni, e relative metrature. Il dato che emerge è che MediaWorld presidia la maggior parte degli shopping mall. In tutti si registrano medie superfici con un passaggio di visitatori (per i centri e non per le insegne) che va dai 7 ai 18 milioni di persone. E di centri commerciali abbiamo parlato con Stefano De Robertis, direttore marketing Eurocommercial Properties.

Rielaborazione © Edifis Intelligence su dati Urbistat

HI-TECH CENTRI COMMERCIALI


PASSEGGERI MILIONI/2015

INSEGNA

MQ

Roma

40,4

Unieuro

150

LEONARDO DA VINCI airside molo B

Roma

40,4

Unieuro

85

LEONARDO DA VINCI airside snodo C/D

Roma

40,4

Unieuro

30

LEONARDO DA VINCI airside avancorpo

Roma

40,4

Unieuro

145 duty free

LEONARDO DA VINCI airside satellite

Roma

40,4

Unieuro

95 duty free

MALPENSA Terminal 1

Milano

18,5

Unieuro

101

MALPENSA Terminal 2

Milano

18,5

Unieuro

98

ORIO AL SERIO

Bergamo

10,4

Unieuro - apertura metà febbraio

50

LINATE

Milano

9,6

Unieuro

100

PASSEGGERI MILIONI/ANNO

INSEGNA

MQ

AEROPORTI

PROVINCIA

LEONARDO DA VINCI Terminal 3 landside

STAZIONI

PROVINCIA

TERMINI

Roma

150

Euronics

365

TERMINI

Roma

150

Tech2go

32

CENTRALE

Milano

145

MediaWorld

3.800

PORTA NUOVA

Torino

70

Unieuro

1.800

CENTRALE

Napoli

50

Dixe

700

Secondo un’indagine di Urbistat, nei primi 28 centri commerciali in Italia per numero di visitatori ce ne sono 4 di Eurocommercial: I Gigli, Il Fiordaliso, Carosello e Curno. Quali insegne di elettronica (o Technical Consumer Goods) sono presenti al loro interno? In questi quattro shopping mall è presente l’insegna MediaWorld, con dimensioni che variano da 2.500 mq del Fiordaliso ai 3.900 circa di I Gigli. Quali sono il valore e il ruolo di questi negozi all’interno dei centri commerciali? Nei centri commerciali le medie superfici destinate all’elettronica di consumo hanno avuto il ruolo di áncore. Assieme all’ipermercato erano i veri locomotori del centro commerciale. Nel tempo, però, abbiamo assistito a due fenomeni fondamentali: uno è l’avvento dell’e-commerce che ha sostanzialmente modificato l’appeal di

queste strutture, entrando nel mercato come competitor molto forte. Il secondo elemento di novità è stato l’apertura degli Apple Store che hanno dato forte impulso non solo a un nuovo prodotto, ma anche a un nuovo tipo di servizio al cliente.

mer service. Le grandi insegne sono diventate più customercentriche che focalizzate sulle marche. Un tempo a livello di comunicazione era tutto basato sui brand, molto visibili all’interno dei negozi. Oggi si punta sul

© Edifis Intelligence

HI-TECH TRAVEL RETAIL

prodotto e sulle sue caratteristiche. L’online ha un maggiore assortimento, spesso costi inferiori, quindi lo store fisico per essere competitivo deve dare un valore aggiunto che deriva inevitabilmente dalla competenza e

Due fenomeni penalizzanti quindi. Questi due scossoni hanno portato inevitabilmente a un calo dei fatturati. Diciamo che il settore è stato messo sotto analisi sia per l’offerta sia per le referenze e infine per il tipo di servizio. E come si è difeso il comparto? Punto focale: il servizio al cliente. Ho notato, non solo per le insegne che riguardano i nostri centri commerciali, che in generale tutte hanno dato maggiore importanza al powernet del personale proprio per far fronte all’avanzata dell’e-commerce e garantire l’unica cosa che la rete non può fornire, quantomeno fisicamente, il custo-

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r&f Analisi di mercato prodotti come quelli dell’elettronica di consumo. Oltretutto i centri commerciali godono di ampi spazi grazie ai parcheggi. Si tratterebbe solo di organizzare una logistica e un magazzino dedicati.

Aeroporti: funzionali al viaggio Misure decisamente inferiori (dai 30 ai 150 mq) sono presenti in quattro aeroporti per un numero di passeggeri che va dai circa 11 milioni di Orio Al Serio ai 40 milioni di Fiumicino. È importante sottolineare tuttavia che le referenze negli aeroporti (dominio

dal servizio. C’è stato molto lavoro da questo punto di vista. Il cliente è sempre più informato e conosce il prodotto. Dall’altra parte è necessario quindi avere personale molto qualificato. Non a caso MediaWorld punta molto sui corsi di formazione. Si può ancora considerare un’àncora? Il ruolo di locomotore è un po’ venuto meno nel tempo, lasciando spazio alle insegne della moda delle medie e grandi superfici come Zara, H&M, ecc. L’elettronica di consumo nei centri commerciali ha perso appeal nel tempo. Sta iniziando ora a riconquistare un ruolo più centrale, ma si è lavorato molto per questo. E sono cambiate le referenze? Più che cambiate sono aumentate. Per attirare clientela con prodotti diversi dalla semplice telefonia ci sono ad esempio gondole con prodotti civetta come i droni, gli hoover, realtà virtuale, insomma tecnologia diver64

tente. Poi ci sono molte postazioni per i test dei videogiochi. In sostanza ci sono ancora tutta una serie di punti di forza che non vengono meno se l’offerta si adegua alle necessità del cliente. La sfida futura per noi è quella di realizzare aree pick up. Oggi si può già fare nel negozio, ma con l’andar del tempo e la crescita dell’online con ritiro in store, sarà fondamentale organizzare una logistica nelle aree drive, ossia arrivare al centro commerciale, non scendere nemmeno dall’automobile e avere un commesso che carica, ad esempio, il televisore acquistato in precedenza online. È una dinamica che esiste già per alcune insegne della Gdo, ed è una formula che si presterebbe bene anche a

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Unieuro) più che sui main product dell’elettronica puntano sugli accessori da viaggio, tranne in alcuni casi, come ci ha raccontato Fulvio Fassone, direttore commerciale Aeroporti di Roma. Quale insegna è presente a Fiumicino? Attualmente ci sono cinque negozi a insegna Unieuro, che vanno dai 25 ai 150 metri quadri. L’elettronica in aeroporto che caratteristiche ha? Dipende dalle dimensioni però sostanzialmente è un comparto che rimane funzionale al viaggio quindi molto è concentrato sugli accessori, più che sui main product come fo-

tocamere, laptop, smartphone, ecc. Poi dipende sempre dal tipo di passeggero. La differenza consiste nel fatto che a Fiumicino nell’area domestica Schengen l’accessorio copre la maggior parte delle vendite, mentre nella parte extra schengen dove ci sono passeggeri ad esempio come i brasiliani che hanno dazi doganali particolari e vantaggiosi e prezzi più alti nel loro Paese, allora vediamo che anche la vendita del prodotto più importante trova spazio. E ho citato i brasiliani non a caso perchè sono i top spender dell’elettronica. Oltretutto i negozi in area extra Schengen sono anche duty free, quindi si paga meno 22 per cento. Ma se escludiamo questo cluster di viaggiatori, rimane una categoria merceologica funzionale al viaggio, quindi con una forte componente accessoristica, diversamente quindi dalla moda, ad esempio, che rimane di più un acquisto d’impulso. Basti pensare che uno dei prodotti più venduti in questi negozi è il cuscino da viaggio che ha ben poco a che fare con l’elettronica. Ha mai registrato flessioni nelle vendite il settore? Ci sono state variazioni nel tempo dovute a dei cambi di insegna, ma dal punto di vista di mercato la spesa del passeggero per questi prodotti è rimasta costante nel tempo.

Stazioni: un treno di potenziali clienti Infine le stazioni. Le catene TCG sono presenti in quattro del circuito Grandi Stazioni. Nessuna insegna predomina sull’altra, e le dimensioni vanno dai 32 mq di Tech2go di Roma Termini (dove sono presenti anche 365 mq di Euronics), ai 3.800 mq del MediaWorld della Stazione Centrale di Milano. Il dato interessante, però, non è il grande divario nelle metrature, quanto il fatto che i viaggiatori che passano da queste stazioni ogni anno vanno dai 50 milioni di Napoli Centrale ai 150 milioni di Roma Termini. S.M.


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r&f Design e progettazione

Il vissuto guida la mano degli architetti Restyling Center Sarca

S

hopping mall, factory outlet center, aeroporti, stazioni ferroviarie e metropolitane. Luoghi differenti per utilizzo e destinazione, ma accomunati da importanti aspetti legati al design e alla progettazione. Parola d’ordine: customer experience. I fruitori di questi luoghi devono riconoscersi in essi e vivere un senso di appartenenza che li fidelizzi in qualche modo. E per ottenere questo risultato, i grandi studi di progettazione si concentrano su spazi comuni e appeal. Gli shopping mall cercano di creare un’esperienza il più possibile vicina al vissuto quotidiano e gli aeroporti, per quanto possibile, provano ad avvicinarsi a questo modello anche se a fronte di una destinazione d’uso completamente diversa. Abbiamo parlato di questi e altri aspetti legati al mondo del retail con quattro studi di progettazione che hanno contribuito alla realizzazione di importanti progetti in Italia e all’estero: Design International, Lombardini22, One Works e Chapman Taylor.

Davide Padoa, Ceo Design International

Su quale tipologia di progetti lavora Design International? Noi li chiamiamo verticali. Ossia la parte verticale del retail e intrat66

tenimento. Vuol dire avere a che fare con i retailer, agenti, sviluppatori, analisti, tutti coloro che si occupano delle grandi dimensioni, quindi shopping mall, outlet, centri cittadini, progetti a uso misto che includono anche il retail. Infine, un altro settore in crescita per noi è il travel retail, ad esempio stazioni, aeroporti e stazioni marittime. Ovunque vi sia grande passaggio di persone. In particolare negli aeroporti cosa curate? Negli aeroporti ci occupiamo spesso della distribuzione dei flussi dell’area retail. Ora stiamo lavorando seguendo un progetto interessante a Fiumicino. Si tratta delle vecchie strutture che venivano utilizzate durante la costruzione dell’aeroporto. Si parla di volumetrie importanti, oltre 100mila mq costruibili. Stiamo progettando un vero e proprio business park con piani terra comuni, negozi e uffici. Un altro esempio verticale sono le attività attinenti a quella parte di retail che fa da collante al terziario, in particolare all’hotellerie. Il retail si sta spostando molto dal comparto real estate all’hospitality. In questi casi, uno dei fattori principali per scatenare l’engagement, l’attrattiva verso un luogo, è offrire un servizio unico, realizzato su misura per l’ospite.

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Non distante dall’attrattività a cui puntano i centri commerciali… Certamente. In questo senso, tutti i grandi mall che attirano grandi numeri di persone, hanno la bravura di creare qualcosa di specifico che, più che trattare tutti come una quantità di massa che si riversa, pongono l’attenzione sulla qualità del tempo speso all’interno. Da questo punto di vista l’espansione del food è l’ancora, che addirittura può diventare una multi ancora, ognuna con un proprio taglio preciso, dal tradizionale all’etnico ad esempio. Negli anni come si è evoluto il centro commerciale?

L’evoluzione è avvenuta attraverso pochi passaggi. L’inizio è stato con centri commerciali legati alla funzione, ancorati da grandi supermercati, in cui ci si recava in funzione di qualcosa che serve, di una necessità. Il passaggio successivo è stato inserire qualche negozio di moda che ha aggiunto l’elemento del divertimento nel fare un po’ di shopping. Quindi per prolungare la permanenza all’interno del centro è stata aggiunta qualche insegna del food. L’ulteriore step è ciò che si vede oggi, in cui il divertimento è legato all’intrattenimento vero e proprio, alla possibilità di incontrare persone e quindi non solo shopping, ma tutto ciò che ruota attorno al piacere del vivere il


luogo. Certo lo shopping è il perno su cui ruota l’esistenza di un centro, ma il cliente non deve più sentirsi obbligato a fare l’acquisto. Prima gli viene raccontata una “storia” sul luogo, sui negozi, su come nasce un prodotto o su come viene preparato un piatto. Poi il passaggio finale può essere l’acquisto. Un luogo che può essere l’estensione di casa, dell’università, del luogo di lavoro; dove avere ad esempio un appuntamento, un luogo dove divertirsi con la famiglia, con i colleghi. L’unione di queste possibilità rendono il centro commerciale un luogo autentico. La tendenza è ingrandirsi o no? Secondo me sì. Un esempio può essere Il Centro di Arese, per cui abbiamo curato la progettazione. La tendenza è avere centri sempre più grandi, dove si può trovare praticamente tutto, replicato in più brand, quindi una gamma più vasta. E l’altra tendenza è farlo sempre più vicino ai centri cittadini. La terza tendenza è realizzare collegamenti che vadano oltre la mobilità su strada. Che sia una metropolitana, un tram, un pullman o una pista ciclabile, l’importante è che sia un’alternativa all’automobile. Il mercato è in crescita? Più che un mercato in crescita io vedo un mercato in trasformazione. C’è tanto obsoleto che va rivisitato. Poi ci sono strutture che invece hanno potenzialità per aumentare nelle dimensioni allora in quel caso sì alla trasformazione ma anche alla crescita.

Adolfo Suarez, partner architetto Lombardini22

Qual è il core business di Lombardini22? Lombardini22 è un gruppo all’interno del quale operano diversi marchi: DEGW, brand dedicato alla progettazione di spazi di lavoro; FUD, brand dedicato al communication design; CAP DC dedicato ai Data Center ed Eclettico per i progetti di ospitalità. L22 è il brand del gruppo dedicato alla progettazione architettonica e ingegneristica nel mercato retail: in questo senso siamo molto focalizzati su centri

commerciali, factory outlet e grandi superfici. Tutte le declinazioni previste nel mondo del commercio e tutto ciò che è legato al mondo del centro commerciale. La collaborazione tra L22 e FUD è particolarmente intensa, dal momento che FUD è specializzata nella comunicazione in ambito real estate e nel design dello spazio brandizzato, ovvero il processo con cui si introduce nello spazio commerciale il valore del marchio. Come sono cambiati i centri commerciali? L’argomento è molto complesso, perché in Italia riscontriamo molto pregiudizio. In tutto il Paese sono circa un migliaio, ma se si pensa ai centri commerciali di grandi dimensioni, quelli che gli addetti ai lavori chiamano regionali, non ce ne sono molti. Sono pochi i mall che hanno innovato e hanno seguito le tendenze dei mercati stranieri, più ricettivi sulle innovazioni. Ma questo è dovuto anche ai tempi della burocrazia italiana che da quando le viene presentato un progetto a quando lo approva può far passare talmente tanto tempo da renderlo già vecchio? Le licenze sono un problema riconosciuto, in Italia. Ma quello che è interessante del retail, secondo me, è che è molto dinamico. Sono anni che Westfield sta cercando di realizzare il centro commerciale di Segrate; esiste già un progetto, che a oggi potrebbe sembrare vecchio, ma se e quando verrà realizzato non nascerà vecchio. Si rinnoverà in corso d’opera. Anche uno dei primi lavori che avevo realizzato, è cambiato totalmente in costruzione, al punto che 2.000 mq già costruiti sono stati demoliti e ricostruiti. Secondo me difficilmente nascono progetti vecchi. Come evolvono le dinamiche di progettazione?

Dal punto di vista architettonico è cambiato molto a favore di una grande attenzione agli spazi, quindi materiali, forma, mood che ispira i clienti. Tutti gli aspetti sono curati. Sta cambiando molto la parte di superficie dedicata agli spazi comuni. Una volta era molto più semplice, si pensava a un corridoio ai lati del quale si costruivano i negozi. Oggi servono aree diverse, dove le cose possono ‘succedere’. Di fatto sta cambiando il rapporto tra Gla e spazi comuni. Altro driver che secondo me sta cambiando è la food court, sempre più grande e sempre più variegata, vero polo di attrazione per i visitatori del centro commerciale. Un’altra sfida è la capacità di rispondere alla clusterizzazione del mercato. La popolazione è sempre più frammentata sia nei target sia nei desiderata di servizi e consumi. Saper assecondare questo trend sarà premiante. Pensando stilisticamente: materiali, colori e linee stanno cambiando? Se penso agli ultimi progetti nel raggio di Milano, andando verso Verona, si trovano due centri che non hanno nulla in comune: Elnòs a Roncadelle e Auchan a Bussolengo (di cui abbiamo curato la ristrutturazione). Secondo me non c’è uno stile che predomina nella realizzazione di un centro. Esiste sicuramente una tendenza al green, al rispetto dell’ambiente e l’avvicinamento ai colori e allo spirito del territorio. Parlando di progetti? Tra i più rappresentativi e recenti di L22 cito il Centro Sarca, con cui sia-

mo arrivati finalisti al Mapic 2016 a Cannes. È il restyling di una struttura importante che dal punto di vista commerciale aveva subito la crescita della concorrenza: c’erano problemi di unità commerciali in scadenza di contratto e contratti da rinegoziare. Il proprietario, IGD, ha voluto lanciare un messaggio chiaro di rinnovamento. Abbiamo realizzato quindi una ristrutturazione in tre fasi iniziata con il rifacimento di tutti i parcheggi. La seconda fase - avvenuta durante gli orari notturni perché il centro non poteva chiudere - ha riguardato gli interni che sono stati realizzati con uno stile naturale. Ogni sezione è differente dall’altra, è riconoscibile e distinguibile. Abbiamo ampliato le aree dedicate alla seduta per rendere maggiormente fruibili gli spazi comuni. La terza fase ha visto il rifacimento di tutte le facciate esterne: alcune lamelle, in lamiera stirata, hanno una luce incorporata e diventano lanterne luminose, ridisegnando così l’immagine del Centro nelle ore notturne. Un altro progetto interessante è l’outlet di Valmontone per il quale abbiamo sviluppato la nuova foodcourt a cui è stata addirittura annessa una nuova entrata di forte impatto. Un altro lavoro rappresentativo è Unicoop Firenze. In questo caso, con un budget limitato, abbiamo sviluppato un progetto globale che sta funzionando molto bene. Relooking, infatti, è il grande progetto di rinnovamento di molti centri commerciali di Unicoop Firenze: un percorso corale e coordinato che genera attenzione e valore, che ha restituito alla comunità spazi

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r&f Design e progettazione più belli, funzionali, accoglienti, e con tanto valore aggiunto per il territorio e per i soci. Sono cambiati gli investimenti? Certamente gli investimenti non sono più quelli di una volta. Questi tempi di crisi ci hanno insegnato a costruire con poche risorse cose importanti. Secondo me il messaggio che deve passare è che un budget limitato non è per forza limitante a livello progettuale. In quanto tempo diventa vecchio un centro commerciale? Ormai la necessità di rinnovarsi è sempre più forte. Una volta una giacca si cambiava ogni dieci anni. Oggi dopo due anni è vecchia. Certo il discorso per un edificio è diverso, ma anche un centro commerciale, dopo cinque anni, inizia a invecchiare. A livello di progetto oggi sono importanti la flessibilità dello spazio e l’immagine, elementi che permettono di rinnovare senza stravolgere la struttura.

Giulio De Carli e Leonardo Cavalli, managing partner One Works

Su quali settori si focalizza il lavoro di One Works? Il nostro core business è costituito dalla progettazione architettonica delle infrastrutture del trasporto (aeroporti, stazioni ferroviarie o metropolitane, porti), del real estate e retail (come i grandi centri commerciali) e dal masterplanning, ossia la progettazione urbana, un’area trasversale e fortemente collegata alle prime due. Oggi, grazie allo sviluppo del Medio Oriente, siamo molto forti nella progettazione di terminal di trasporto (aeroporti, metropolitane, stazioni). In Qatar, in particolare, siamo impegnati su nove stazioni della nuova metropolitana, dove è inserita anche molta attività retail. Siamo orgogliosi di poter dire che copriamo questo segmento di nicchia dell’architettura con successo anche all’estero, dove svolgiamo il 70% della nostro lavoro. 68

Cosa intendete per architettura del terminal di trasporto? Ci occupiamo del punto di contatto tra infrastruttura, città, flussi di persone e di cose. Un punto dove succede molto e in costante evoluzione. La progettazione è implementata da nuove tecnologie che migliorano ulteriormente la fruizione degli spazi. Contestualmente ci occupiamo del mondo di servizi e opportunità commerciali che approfittano dei flussi, dando vita proprio a quel punto di contatto. Come cambia progettare le aree retail in un aeroporto e in un centro commerciale? Il centro commerciale è la destinazione. Il motivo per cui ci si va è lo shopping. Possono esserci anche altri driver, ma di base acquistare qualcosa è la prima ragione che spinge una persona a frequentare uno shopping mall. In un aeroporto o stazione la ragione è chiaramente il passaggio. L’attività commerciale diventa ancillare a quello che è lo scopo principale. Sempre di più nel mondo ferroviario, anche metropolitano, e in alcuni aeroporti, ad esempio Zurigo, si assiste a una sorta di contaminazione concettuale della destinazione, ma lo scopo è sempre una porta verso un altro luogo. Gli aeroporti sono stati apripista, ma le stazioni seguono a ruota in questo forte sviluppo del lato retail che è quello su cui si reggono queste grandi infrastrutture. In che termini il retail sostiene le infrastrutture? Il settore pubblico non ha grandi capacità di investimento, e il denaro giustamente lo destina allo sviluppo del trasporto. Il retail diventa quindi un’entrata fondamentale ma viene demandata a terzi in quanto ‘impegnativa’ nella gestione e nella valorizzazione delle posizioni. Questo avviene sia nei mercati vecchi sia in quelli nuovi. Addirittura nei Paesi

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emergenti l’infrastruttura è studiata e progettata insieme alla valorizzazione delle aree. Il progetto urbano viene trattato come unico, connesso all’infrastruttura. In Medio Oriente, ad esempio, è sempre più importante la spinta a sviluppare parti di città in relazione ai luoghi ad alta accessibilità come stazioni metropolitane e ferroviarie. E qual è la chiave di questo sistema? Sicuramente l’esperienza che si è in grado di far vivere ai visitatori è fondamentale. Richiesta da un lato ed esigenza dall’altro per chi frequenta questi luoghi, perché genera un senso di appartenenza, ed è importante quanto la funzionalità del luogo. Il nostro compito è quello di creare un’atmosfera in cui le persone si riconoscano. Progetti? Per quanto riguarda i centri commerciali in Italia ci siamo occupati, ad esempio, del progetto di ampliamento e riqualifica del Carosello a Carugate e dei Portali di Modena e stiamo ora sviluppando un nuovo progetto a San Marino. Per quanto riguarda gli aeroporti ci sta impegnando molto l’espansione del Marco Polo di Venezia, in parte in costruzione e in parte ancora in progettazione. Il primo lotto riguarda la nuova galleria di accesso. È un lavoro complesso da più punti di vista. Prima cosa, si tratta della crescita di un aeroporto con volumi di traffico già importanti, (circa otto milioni e 800mila passeggeri nel 2015, ndr) con una forte componente di traffico internazionale, nonché do-

mestico. Espandere lo scalo con tutte queste categorie di traffico che operano contemporaneamente è un’impresa impegnativa. Seconda sfida è farlo in tempi serrati perché i trend di crescita sono sostenuti. Terza sfida è mantenere la medesima qualità architettonica che caratterizza lo scalo da quando è stato costruito nel 2002. Immaginando di dover realizzare da zero un’infrastruttura, sia essa un aeroporto, una stazione o un centro commerciale, quali sono le caratteristiche imprescindibili che deve avere? Prima cosa deve funzionare, e con questo intendiamo che deve girare al 100% delle sue capacità ed essere funzionale in tutto e per tutto. Tirare una riga sulla carta e realizzare un progetto è cosa piuttosto veloce; fare in modo che quel progetto una volta realizzato assecondi tutte le necessità in campo, comprese quelle di lungo periodo, è ben altra questione. Seconda cosa, contenimento dei costi, sostenibilità e impatto ambientale, e contenimento dei consumi energetici. Oggi c’è molta responsabilità in capo al progettista in questo senso. Terzo elemento è la qualità, cioè la capacità di generare un’esperienza, di produrre atmosfere. Il fruitore è sempre più sofisticato, si deve emozionare, deve essere servito bene e con rispetto. In quanto tempo la struttura diventa vecchia? Bisogna distinguere tra una componente hardware e una software. La prima ha allungato il proprio ciclo vitale, quindi in questo c’è la responsabilità del proget-


tista di mettere le cose giuste nel posto giusto, perché una volta fatta è lì. Il software, ossia il rinnovamento, ha tempistiche sui cinque anni. Passato questo periodo si deve rinfrescare, cambiare il tono di voce dell’offerta. In Italia oggi paghiamo un po’la mancanza di cura nella realizzazione delle infrastrutture. Inoltre l’Italia è sostanzialmente un Paese fatto. Si va ormai a lavorare sul costruito e in Italia è faticoso far passare il messaggio che si può fare bene anche lavorando su ciò che già esiste.

Gianfranco Lizzul, managing director Chapman Taylor Architetti srl

Qual è il vostro core business? Il nostro core business è la progettazione architettonica indirizzata alla grande distribuzione in generale. Siamo conosciuti nel mondo per la realizzazione di centri commerciali, spazi retail aeroportuali e stazioni ferroviarie. In Inghilterra seguiamo anche la riqualificazione di centri storici, a differenza dell’Italia, dove in tal senso è molto più difficile intervenire. Cosa intende con “lavorare coi centri storici”? In Inghilterra quando l’amministrazione intuisce che le attività e l’appeal di una zona non soddisfano le aspettative da un punto di vista funzionale e commerciale, il privato propone al comune di fare un PPP (Private Public Partnership) per facilitare la rivitalizzazione dell’area in questione. Progetti in corso in Italia? Un progetto fra i diversi in corso è la riqualificazione dell’area dei Mercati Generali Ostiense a Roma, gli storici mercati cittadini degli inizi del 1900 che sono dismessi e in stato di abbandono da diversi anni. Tempo fa c’è stata una gara per aggiudicarsi l’area che ora è in mano a un nostro cliente, per il quale stiamo progettando uno spazio multifunzionale con una forte componente retail. Il progetto di riqualificazione integra spazi chiusi e aperti, un’ampia area dedicata ad attività commerciali, una food court, strutture per lo sport, cultura e tempo li-

bero, cinema, una parte dedicata agli studenti e degli uffici. Purtroppo il progetto al momento è fermo a causa di tempi tecnici dovuti alla situazione sviluppatasi nel comune di Roma. I centri commerciali stanno cambiando? Il concetto del centro commerciale per quanto riguarda il layout è sempre uguale dalla sua nascita. Se si analizza la distribuzione in pianta, da quando è arrivato dagli Stati Uniti, il modello non è mai sostanzialmente cambiato. Il concept è quello del department store su più livelli come ancora principale. Diverso è il modello francese, che ha l’ancora dell’ipermercato, e tende a mantenere il centro su un unico piano, perché avendo il food al piano terra è difficile invogliare i clienti a spostarsi. Sulla parte del design degli interni e in particolare del risparmio energetico c’è un po’ d’innovazione. In passato l’ambientazione degli spazi comuni era caratterizzata da uno stile classicheggiante o facilmente riconoscibile dalla clientela. Euroma2 è un esempio calzante, uno stile sfarzoso, grandi lampadari, colori caldi e presenza di decorazioni dorate. Perché il centro commerciale, di fatto, nasce per un pubblico prettamente femminile. Oggi il design degli spazi comuni può essere più sobrio, accentuando molto l’utilizzo di illuminazione naturale e artificiale per le ore serali. In passato si progettavano spazi comuni ridotti, ora le gallerie tendono a essere più spaziose per invogliare il flusso e la permanenza dei visitatori. A livello di progettazione avete un vostro stile oggi? Il nostro approccio si basa sempre sul taylormade in base al brief. Lavoriamo in sinergia con il cliente e i suoi consulenti per offrire soluzioni su misura, rispettando il contesto urbano e ambientale. Con la SCC, uno dei nostri clienti storici, abbiamo lavorato in Italia su diversi centri commerciali, San Martino2, Aprilia2, Euroma2 e Adriatico2, gli interni sono simili con uno stile fortemente voluto dal cliente per esprime il brand del loro marchio. Anche Roma

Est nel suo genere è molto appariscente per volontà del cliente. Quando lavoravamo con il mondo Coop, avevamo più libertà di espressione e i loro centri erano completamente differenti dal punto di vista dello stile delle ambientazioni interne, cioè più contemporanei. Parlando di materiali, ci sono tendenze particolari? In Italia abbiamo una scelta di materiali di ottima qualità e il risultato finale dipende sempre dal budget a disposizione. Attualmente si punta sempre di più a migliorare il servizio e l’esperienza offerta al cliente. In questo campo giocano un ruolo fondamentale l’acustica, l’illuminazione e la percezione dello spazio comune. Le dimensioni contano? Sì assolutamente. Più sono grandi e più nell’economia di scala vengono a costare meno. Inoltre avendo una massa critica più grossa, le società che commercializzano gli spazi hanno la possibilità di diversificare sugli affitti. Come vede il futuro del centro commerciale? Quelli di grandi dimensioni andranno avanti e avranno futuro. Gli altri secondo me spariranno lentamente. Il centro commerciale è destinato a diventare show room, riducendo lo spazio di vendita. I clienti andranno a vedere un prodotto, toccarlo e provarlo, per poi comprarlo online. I factory outlet continueranno invece a funzionare almeno per altri 10 anni. Quindi basta centri commerciali e outlet? No certo, però bisogna distinguere la città dalla provincia. Milano ha intorno molti centri costruiti e altri in costruzione, ma è una metropoli per cui non hanno un impatto negativo sul centro storico, anzi sono complementari. Al contrario, se prendiamo una città come Treviso, ad esempio, dove c’è un discreto benessere, la parte dei negozi chic del centro si sta riducendo perchè il factory outlet di Noventa di Piave, a 20 km, vende gli stessi brand a prezzi inferiori con affitti degli spazi di vendita inferiori a quelli del centro storico. Quindi può diventare un braccio di ferro tra i comuni che non vogliono vedersi svuo-

tare le città e gli sviluppatori dei centri. Vero è che fino al 2009 aprivamo dai 4 ai 5 centri commerciali all’anno. Da allora al 2016 ne abbiamo aperti due, tutti gli altri sono ristrutturazioni e restyling, segno che anche le società di investimento e gli sviluppatori stanno riflettendo sul futuro del settore. Secondo lei ogni quanto tempo un centro commerciale diventa vecchio? Ogni dieci anni circa, poi dipende molto da come è stato concepito il progetto originale. Per questo motivo è importante progettarli bene; devono essere strutturati in modo da poter fare interventi light col passare degli anni, senza impattare sulla funzionalità del centro. E parlando di aeroporti? Abbiamo progettato diverse aree retail, ad esempio nel nuovo T5 di Heathrow, a Gatwick, Londra Stansted e Manchester, ma sono progetti diversi rispetto ai centri commerciali. In aeroporto non ci sono ancore food, sono più negozi e boutique, tutto è studiato con la logica dei flussi con cui si muovono i passeggeri. Nei centri commerciali, invece, si spinge il flusso dei clienti verso le ancore per farli passare davanti ai negozi. Poi, va da sé, uno shopping mall è un luogo di destinazione, mentre l’aeroporto per quanto dotato di un brand mix ricco e vario, è pur sempre un luogo di passaggio. S.M.

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r&f Mystery in highway

Bistrot Arda: tutto l’expertise di Autogrill in autostrada I

naugurato il 5 aprile 2016 nell’area di servizio a ponte di Fiorenzuola d’Arda (PC) sulla A1, il primo Bistrot posizionato lungo le autostrade italiane rappresenta una sintesi del know how maturato da Autogrill non solo nello specifico canale, ma anche negli altri canali su cui opera in Italia e all’estero sia con il concept nato a Milano Centrale nel 2013 sia con la propria ampia e diversificata rete di vendita. Un vero e proprio flagship store che sarà riproposto nel 2017 - come è stato annunciato dalla stessa multinazionale di Milanofiori che tuttavia non si sbilancia sulle caratteristiche del locale - nell’area di Cantagallo,

AUTOGRILL - BISTROT ARDA

SERVIZIO

Velocità Cortesia Professionalità

LAYOUT

Dotazione tecnologica Originalità design Omogeneità e armonia Qualità materiali e arredi Ordine e pulizia Comfort

PRODOTTO

Assortimento Presentazione

VALUTAZIONI GENERALI

Qualità/prezzo Ambiente Adeguatezza alla location Innovatività

              

Legenda: = migliorabile; = sufficiente; = apprezzabile; = molto buono; = ottimo

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alle porte di Bologna. E la redazione di r&f è andata a testare Bistrot Fiorenzuola D’Arda lo scorso venerdì 6 gennaio: in pieno periodo natalizio, durante l’ora di pranzo. Al di là dei numeri e della mera descrizione dei format, ampiamente documentati in seguito al taglio del nastro lo scorso anno, e della crescente curiosità di conoscere le performance (flussi, fatturato e scontrino medio), sulle quali Autogrill non si è ancora pronunciata, la nostra descrizione mira a fotografare l’esperienza di acquisto e di permanenza all’interno della struttura calandoci nei panni di un consumatore “attento”. E non possiamo che partire dal cuore del progetto: l’area di ristorante self service posta al primo piano, dalla quale si dominano le due carreggiate della principale autostrada italiana. Come ben evidenziato già nel vano scale (che salendo conduce al ristorante e scendendo porta ai bagni, su cui torneremo nelle conclusioni) ci sono oltre 250 posti a

sedere. Giunti all’ingresso del self service (sia per il viaggiatore diretto verso Bologna sia per quello diretto verso Milano) ci si imbatte in una prima novità high tech: il totem touch screen che permette di ordinare dal singolo piatto al menu combo e di completare la transazione attraverso pagamento elettronico. Un paio di considerazioni al riguardo: più che un reale strumento per accorciare le file alle casse durante i picchi di flusso, questa postazione è un primo tentativo di introdurre tecnologie più smart all’interno dei punti vendita autostradali e di intercettare le nuove modalità di acquisto già diffuse nel settore del foodservice. Secondo, ci è sembrato che il totem non presentasse tutto l’assortimento disponibile: per esempio l’unica bibita proposta era la Coca Cola in un solo formato, mentre, giunti davanti alla commessa presso il corner “Il Pastaio”, ci è stato chiesto se volevamo altre bevande o la stessa in un formato differente. Serviti con rapidità e gentilezza, ci siamo seduti presso un


tavolino da due persone. A nostro agio davanti a un piatto di discreta qualità, abbiamo apprezzato l’arredo (ottimizzato per la location ma speculare, per ovvi motivi, a quello degli altri locali Bistrot) e la varietà di postazioni/sedute comuni a disposizione: dal bancone con sgabelli a tavoli di grandi dimensioni adatti per gruppi o famiglie fino a soluzioni più minimal come la nostra. Mentre abbiamo “litigato” un attimo con il Wi-Fi: oltre a quello di Autostrade per l’Italia lo smartphone ne segnalava due di Autogrill. Il primo, una volta connessi, non ci

ma opzione) e il secondo consentiva una navigazione senza login, gratuita ma attiva solo per 10 minuti. Camminando senza “incappare in un’eccessiva ressa” tra un tavolo e l’altro del ristorante (ma si erano fatte le 14.30 circa), abbiamo ulteriormente apprezzato in ordine crescente la presenza di: numerosi monitor Tv che trasmettevano soprattutto notizie; un “Kids corner” attrezzato (senza bambini e un po’ troppo compresso); il laboratorio per la produzione a vista (elemento già pubblicizzato illo tempore); numerosi addetti alle vendite e so-

sto di qualità, ci appaiono perfettamente congrui. Scendendo le scale (ma segnaliamo la presenza dell’ascensore) notiamo un ampio bancone caffetteria sulla sinistra (sempre in stile Bistrot) cui segue il reparto dedicato ai panini. Prezzari, etichette e assortimento erano posizionati perfettamente, dimostrando ancora una cura certosina in ogni singolo dettaglio. Stessa considerazione per il market walk-trough, che tra tutte le caratteristiche di Bistrot Fiorenzuola d’Arda appare senza dubbio il comparto più sacrificato per dimensioni.

Conclusioni

permetteva di navigare. Il secondo, perfettamente funzionante, ci ha dato la possibilità di effettuare il login tramite un nuovo account o la propria pagina Facebook per una navigazione illimitata e gratuita (abbiamo optato con soddisfazione per quest’ulti-

prattutto la cura e la pulizia di tutto il locale, oltre all’assenza di eccessivi odori di cibo. Sottolineiamo infine il prezzo: 13 euro per un piatto di lasagne, una macedonia media, una Pet di Coca Cola da 50 Cl e un caffè, comodamente seduti e in un conte-

Premesso il grande sforzo, evidente, di portare il proprio top di gamma in autostrada e di mantenerlo ai massimi livelli nel tempo, la sfida di Autogrill in quest’area di servizio è quella di incrementare ulteriormente il flusso di viaggiatori al piano superiore: come spesso capita nelle aree a ponte la parte del bar, posta al livello terreno, è molto più affollata di quella del ristorante e in questo modo si limita l’acquisto di impulso per pietanze diverse dalla “Rustichella”. Segnaliamo infatti alle ore 15 circa il grande numero di persone nel bar che serve i viaggiatori diretti in direzione nord. La pulizia, anche nei bagni (all’esterno dei quali è possibile lasciare un proprio feedback), è un plus evidente. Purtroppo in questo articolo non ci è stato possibile segnalare eventuali migliorie apportate da Autogrill dal grand opening al momento della nostra visita. Ma può darsi che le vedremo già applicate nella rinnovanda area di Cantagallo. A.P.

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r&f NewsTech&arredo

Il Turbo HD di Hikvision si integra con il VMS Milestone XProtect Device Pack 8.9

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l 2017 di Hikvision inizia con l’annuncio che la sua famiglia di prodotti analogici Turbo HD si potrà integrare con il software VMS di Milestone XProtect Device Pack versione 8.9. E grazie a tale integrazione, l’encoder analogico della serie DS-6700HQHISATA di Hikvision potrà essere pienamente integrato nel VMS XProtect per la gestione di sistemi video di rete. E poiché l’encoder Hikvision supporta il segnale HDTVI, l’intera gamma Turbo HD di telecamere potrà essere integrata in un sistema Hikvision gestito dalla piattaforma software di Milestone. «L’encoder Turbo HD di Hikvision si annovera ora tra gli encoder analogici completamente integrabili nella piattaforma VMS di Milestone – dichiara

Jens Berthelsen, Partner Alliance Manager presso Hikvision – I clienti di Milestone potranno quindi accedere alla qualità, alle funzionalità e alle performance delle soluzioni Turbo HD di Hikvision, per godere delle loro soluzioni di sicurezza al massimo delle prestazioni possibili». Ma oltre all’integrazione con la piattaforma XProtect Device Pack 8.9 di Milestone, a gennaio Hikvision allarga la propria famiglia di prodotti Turbo HD, introducendo una vasta gamma di telecamere analogiche che supportano una risoluzione a 5 Mega Pixel, maggiori distanze di trasmissione, migliori capacità di segnale e prodotti più specifici e versatili per soddisfare le peculiari esigenze dei principali mercati verticali.

TIARE Shopping: interni e food court rinnovati

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uovo look per TIARE Shopping: la Unit Branding Spaces di Canali&C. ha terminato il restyling degli spazi interni della galleria e della food court dello shopping centre di proprietà di IKEA Centres Italia. Il progetto si è basato sul concept “sharing is better”, al fine di potenziare TIARE Shopping nel suo ruolo di punto di incontro. In particolare la nuova food court “Piazza Maravee” è stata pensata per essere integrata alla galleria, composta da un insieme di zone di intrattenimento con tante occasioni di socialità. Il nome si ispira al territorio e comunica sentimenti positivi, di sorpresa e aspettativa. Oltre all’area ristorazione, la nuova food court offre spazi gioco liberi e gratuiti per i più piccoli, una zona interattiva dotata di una Digital Drawing Bar, un’area per eventi, concerti e presentazioni, un set di maxischermi per seguire le grandi manifestazioni sportive. Inoltre lungo le gallerie sono stati realizzati numerosi salotti per aree tematizzate, facendo uso di arredi di varie dimensioni: dall’area dedicata alla lettura allo spazio bimbi con minipoltrone e schermi per guardare cartoni animati, dall’area per i turisti con informazioni sul territorio consultabili attraverso monitor dedicati, fino all’area musica, con poltrone dotate di altoparlanti per ascoltare musica dal proprio device.

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Pick to Light: le applicazioni di K.F.I. per la logistica dell’e-commerce

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a richiesta di soluzioni per efficientare le attività logistiche in ambito e-commerce è in costante aumento. Sono sempre di più le aziende, o i clienti finali che hanno al loro interno la logistica distributiva, che decidono di attivare un canale e-commerce, e che necessitano di conseguenza di creare una struttura per la preparazione degli ordini da inviare al cliente (picking/packing) e per la gestione dei resi (reverse logistic). «Per aiutare le aziende che operano nell’e-commerce a gestire al meglio la supply chain, K.F.I. ha sviluppato Pick to Light, una soluzione applicativa wireless basata su tecnologia light-directed in

grado di soddisfare i bisogni specifici di questo settore – dichiara Guido Madella, business development manager di K.F.I. – La soluzione che offriamo oggi è il risultato di una lunga esplorazione di tecnologie differenti che ci ha portato ad adottare la più innovativa, efficiente e accurata attualmente disponibile sul mercato». Pick to Light è una soluzione molto efficace per le attività di picking massivo, di ventilazione e di ripristino, basata sull’impiego della luce per guidare l’operatore nel prelievo della merce nelle numerose corsie dei magazzini con un allestimento mobile in modalità wireless.

Da Mobotix: il MxActivitySensor 2.0

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obotix presenta MxActivitySensor 2.0: l’analisi video a bordo camera che differenzia gli oggetti in movimento in base alle dimensioni e alla posizione nell’immagine. Il rilevamento del movimento 3D intelligente ignora non solo disturbi come pioggia, neve e alberi o pali di installazione che oscillano, ma riduce anche i falsi allarmi che verrebbero generati tramite motion detection convenzionali, causati da animali in movimento. In questo modo la telecamera tiene d’occhio ciò che conta e notifica solamente gli eventi rilevanti. Tutte le telecamere Mobotix non emisferiche prodotte dal 2017 in poi hanno già di serie MxActivitySensor 2.0. Inoltre MxMultiSense rileva rumore, movimento (PIR), temperatura e luminosità permettendo di ampliare le installazioni di telecamere in modo conveniente e monitorare le aree che non possono essere coperte dalle telecamere. Infine con MxSwitch, Mobotix offre per la prima volta uno switch a 4 porte PoE+ con funzionalità aggiuntive. Le dimensioni ridotte del modulo per barra DIN assicurano una semplice e rapida installazione in ogni quadro elettrico.

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r&f International Alibaba sale al 74% di Intime

duty free world

by Kevin Rozario - London

Sharing risks and rewards in Germany In Germania si condividono rischi e guadagni

Non c’è da stupirsi, ormai, se i colossi dell’online investono sul classico brick and mortar, così come da tempo le catene di negozi fisici puntano sui canali digitali per non perdere una crescente quota di mercato. Ciò che impressiona, in questo caso, è la mole di capitale investito: parliamo dell’operazione da 2,6 miliardi di dollari americani condotta dal big cinese Alibaba per arrivare al 74% di Intime. Ad annunciarlo lo stesso fondatore di Alibaba, Jack Ma, che ha specificato come l’ingresso nell’offline “non potrà che far bene al business di Alibaba, creando nuove interazioni e favorendo l’acquisto via telefonino di prodotti in vendita nei negozi Intime”. Tale iniziativa dà seguito all’alleanza siglata tra i due player due anni fa, quando Alibaba acquistò il 28% dell’operatore che conta 29 department store e 17 centri commerciali con un’offerta che spazia dalla marca cinese all’alta moda, per un investimento di 692 milioni.

Lagardère: cambio ai vertici e diamanti A PARIGI La divisione GTR di Lagardère Group avrà presto un nuovo Ceo nella persona di Vincent Romet, il quale prenderà il posto di Michel Perol. Il Ceo entrante, inoltre, assumerà il ruolo di chief operating officer per le aree degli Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita. Il Ceo di Lagardère Travel Retail, Dag Rasmussen, ha annunciato di aver creato un board il cui scopo sarà lavorare su questioni strategiche, innovazione e trasformazione. Il team, composto dalle alte sfere di LTR, compreso Lagardère Travel Retail Italy, si incontrerà dalle sei alle otto volte all’anno per portare il proprio contributo in tema di sviluppo. Nel frattempo, il gruppo francese in collaborazione con Groupe AdP (Aéroports de Paris) sta organizzando una doppia apertura (si parla di aprile) di due negozi Tiffany & Co all’Aeroporto di Parigi-Charles de Gaulle.

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The mid-December announcement that Fraport has gone down the joint venture route with respect to travel retail partner, Gebr Heinemann, at its Frankfurt hub (FRA) is a sensible, and some might say, overdue move in the European sphere. The initiative, launching on 1 January, should ensure that the airport owner has more input - and takes a bigger share of the commercial risk - in its retail operations instead of simply creaming off fees/rents without too much attention paid to the offer. Today, with passenger satisfaction levels a core measure of success - not to mention the fact that retail remains a key profit driver - airports can’t afford not to be more involved in a ‘hands-on’ capacity the retail businesses on their premises. Airport landlords operating in JV is not a new phenomenon in Europe. Paris Aéroport, formerly Aéroports de Paris, has a long-standing set-up with its core duty free and travel retail partner, Lagardère Travel Retail, and it has extended its JVs to media and F&B partners, JCDecaux and SSP respectively. The model clearly works for one of the world’s foremost airport operators. The Fraport 50:50 JV is called Frankfurt Airport Retail and takes over 27 Heinemann DF&TR stores as well as concept stores at FRA. From Fraport’s side, Senior Executive VP Retail & Real Estate, Karl-Heinz Dietrich says that the deal “opens up an opportunity for more profound value creation” and that it will strengthen the retail business at FRA. There should therefore be financial benefits for Fraport’s shareholders down the line. At Heinemann - which has been at FRA since 1972 and counts the location as its most important in Germany - Executive Director Retail and HR, Raoul Spanger, says the move will allow for speedier reaction to the international DF&TR market, including e-commerce. This is important as the travel market has become increasingly volatile, while online sales are eating into the DF&TR channel, like any other retail segment.

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L’annuncio di metà dicembre che Fraport ha dato il via alla joint venture con l’operatore del travel retail Gebr Heinemann nell’hub di Francoforte (FRA) è stata una sensata, e alcuni potrebbero dire ritardata, mossa nella sfera europea. L’iniziativa, partita il 1° gennaio, dovrebbe assicurare maggiori entrate al proprietario dell’aeroporto - e anche maggiori rischi - nelle operazioni di vendita, invece di limitarsi a tasse e canoni senza preoccuparsi dell’offerta. Oggi, con il livello di soddisfazione dei passeggeri come principale misuratore di successo - senza considerare il fatto che il retail rimane il driver principale dei profitti - gli aeroporti non possono più permettersi di non essere coinvolti attivamente nelle attività di vendita delle aziende che occupano i loro spazi. I landlord aeroportuali che operano in joint venture non sono una novità in Europa. Paris Aéroprt, un tempo Aéroport de Paris, ha un rapporto di lunga durata con il suo partner duty free e travel retail Lagardère Travel Retail, e ha esteso la joint venture anche ai media e food & beverage partner, rispettivamente JC Decaux e SSP. Il modello chiaramente funziona con uno dei più importanti operatori aeroportuali al mondo. La Fraport 50:50 joint venture è stata chiamata Frankfurt Airport Retail e comprende oltre 27 negozi Heinemann DF & TR e concept store, tutti all’aeroporto di Francoforte. Dal punto di vista di Fraport, il Senior Executive VP retail & real estate, Karl-Heinz Dietrich ha dichiarato che con l’operazione “si apre l’opportunità di creare maggior valore” e che rafforzerà il retail dello scalo. Dovrebbero pertanto giungere benefici finanziari per gli azionisti di Fraport su tutta la linea. Lato Heinemann - che è a Francoforte dal 1972 con la sua presenza più importante in Germania - il direttore esecutivo retail e HR, Raoul Spanger, ha dichiarato che la mossa velocizzerà i tempi di reazione del mercato internazionale del DF & TR, tra cui l’e-commerce. Questo è importante in quanto il mercato dei viaggi è diventato sempre più volatile, mentre le vendite on-line stanno cannibalizzando il canale DF & TR, come qualsiasi altro segmento retail.


Shopping mall: cresce lo sviluppo in Europa

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ccelera lo sviluppo di nuovi centri commerciali in Europa e raggiunge quota 160 milioni di mq complessivi. A certificare la crescita del comparto retail real estate nel Vecchio Continente una ricerca condotta da Cushman & Wakefield, operatore di primario livello nella gestione immobiliare che nel corso del 2016 ha perfezionato in Italia l’acquisizione di Cogest Retail, società specializzata nella gestione di shopping mall. Tra gli altri dati emersi, circa 8,1 milioni di mq di nuovi centri commerciali apriranno in Europa durante il secondo semestre del 2016 e tutto il 2017, con una particolare attenzione all’intrattenimento attraverso il quale gli operatori si propongono di migliorare la “customer experience”. Il report mostra inoltre come la disponibilità di nuovi mall registri un’accelerazione dopo un primo semestre 2016 piuttosto debole, durante il quale sono stati completati solo 1,3 milioni di mq di nuovi spazi, con un calo del 7% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Tra tutti i centri ultimati, il 40% si trova in Russia e in Turchia. Guardando al nostro Paese, da segnalare le aperture de Il Centro ad Arese nel mese di aprile e, nella seconda parte dell’anno, di Elnòs Shopping a Roncadelle, il secondo centro commerciale di IKEA Centres nella Penisola. Sul fronte degli investimenti, in tutta Europa il capitale immesso in questo comparto ha raggiunto nella prima metà del 2016 quota 8,5 miliardi di euro, con una diminuzione del 50% rispetto allo stesso periodo del 2015.

Erik Juul-Mortensen confermato presidente TFWA

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rik Juul-Mortensen è stato eletto per un altro anno presidente del TFWA (Tax Free World Association). La decisione, presa durante il meeting del comitato di gestione del TFWA del 9 dicembre a Lisbona, è stata unanime. Juul-Mortensen ha dichiarato: «Questo è un momento emozionante per l'industria e per il TFWA. Il 2017 sarà l'anno in cui continueremo a sviluppare e rivedere la nostra strategia per assicurarci di assecondare le necessità dei nostri membri e più in generale del settore duty free e travel retail - sempre Juul-Mortensen Sono onorato che mi sia stato chiesto di continuare a ricoprire al carica di presidente per un altro anno. Non vedo l'ora di lavorare a fianco del consiglio del TFWA, del comitato di gestione e del team esecutivo». Juul-Mortensen, ricopre il ruolo di presidente della Tax Free World Association dal 1999 e fa parte del comitato di gestione fin dalla nascita dell'associazione, nel 1984.

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r&f International

TH Real Estate: nuovo fondo per retail e uffici in Austria

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opo il successo dei due fondi precedenti, TH Real Estate ha lanciato il suo terzo prodotto di investimento immobiliare focalizzato sul mercato austriaco. L’open-end special property fund, veicolo della tipologia investment club, offre un’opportunità per gli investitori tedeschi alla ricerca di possibilità di investimenti immobiliari nei segmenti retail e uffici in Austria. Il veicolo core punta a una raccolta di equity massima di 250 milioni di euro. «La decisione di lanciare questo prodotto nasce dal successo ottenuto nella costruzione del nostro portafoglio immobiliare in Austria, che comprende asset

acquisiti dai due Austria Funds lanciati in precedenza - ha commentato David Moese, head of investment in Austria per TH Real Estate - Di preferenza puntiamo su asset retail e uffici per la loro capacità di registrare rendimenti positivi nel lungo periodo». Con AUM (Asset under management) pari a 641 milioni, il team austriaco gestisce già un solido portafoglio di asset retail e uffici nella regione. Roman Löbsch, senior portfolio manager, sarà asset manager dell’Austria Investment Club e collaborerà con il team locale per trovare nuove opportunità di investimento.

UK: il retail ancora in crisi

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econdo uno studio della britannica Centre for Retail Research nel 2016 i fallimenti delle catene di vendita al dettaglio di medio-grandi dimensioni in Gran Bretagna sono aumentati del 20% rispetto all’anno precedente arrivando a quota 30 dalle 25 istanze del 2015. Sono stati 1.504 i negozi costretti a chiudere i battenti nell’esercizio appena concluso rispetto ai 728 nel 2015, con un’impennata dei tagli: nel 2016 sono stati ben 26mila i lavoratori che hanno perso il posto contro i quasi 7mila del 2015. I dati si riferiscono al segmento retail in generale ma, precisa lo studio, è proprio la moda a essere tristemente protagonista dell’analisi con un numero significativo di chiusure, tra cui quelle di alcuni big com Bhs (che contava oltre 11mila dipendenti), Banana Republic, American Apparel accanto alle catene The Ness Chain, Store Twenty One, Austin Reed, Debenhams Retail, Ben Sherman, Brantano, Atterley, Blue Inc e ai department store McEwans of Perth, Austins of Derry e Beales. Nonostante l’annata nera per il retail britannico, i risultati del 2016 sono tuttavia migliori di quelli delle annate postcrisi subprime. Secondo lo studio, l’anno più critico è stato il 2008, durante il quale sono stati ben 54 i fallimenti.

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Plastico di Creek Harbour, il complesso dove sorgerà la nuova torre più alta del mondo, disegnata dall’architetto Santiago Calatrava Valls.

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r&f La pulce nell’orecchio

di Simone Filippetti

Feltrinelli, sempre più food che book In principio fu Parma; oggi sono 4 ristoranti e domani saranno addirittura più di 20

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a rivoluzione, in casa (nel senso di editrice) Feltrinelli, è compiuta. A sancirla, un’alleanza con CIR Food, il colosso italiano della ristorazione. Il quinto gruppo librario italiano (350 milioni di euro di ricavi), proprio mentre inaugura a Milano il magnifico palazzo della Fondazione (ultima creatura architettonica della Nuova Milano di Expo), è ormai una sorta di centauro: editoria e ristorazione. Tutto insieme: le librerie si stanno trasformando in locali dove si pranza tra gli scaffali. Il cambio di pelle per la casa editrice fondata da GianGiacomo Feltrinelli, forse l’ultimo intellettuale engagè italiano, affascinante figura ibrida di imprenditore-attivista politico (dalla parte opposta del capitalismo, però), è iniziato in sordina, qualche anno fa. Esattamente al civico 17 della Strada Carlo Farini di Parma (il salotto buono della città), dove il gruppo inaugurò il primo RED, prima libreria-ristorante d’Italia. Siccome il mestiere del libraio è distante anni luce dal cibo, e la ristorazione non si inventa da zero, Feltrinelli 80

aveva preparato il terreno in precedenza, comprando l’Antica Focacceria San Francesco, storico locale siciliano. Un marchio regionale, ma di nicchia e di qualità che sembrò una mossa stranissima all’epoca. La scelta di Parma invece non era casuale: è la capitale della gastronomia. E pure una città con una forte componente intellettuale; che affonda le radici nel Gran Ducato, centro di cultura e di progresso sociale nell’Italia del ‘700. Impossibile trovare un posto migliore per tentare l’esperimento libri-cibo. E adesso addirittura l’alleanza con il colosso delle cooperative, il consorzio della ristorazione che conta 8.000 dipendenti e marchi retail come Chiccotosto, La Polpetteria, RITA e Piazza del Sole. Alleanza firmata tra l’altro in un posto particolare: la RED di Scalo Milano, un centro commerciale in provincia, nell’hinterland tra Milano e Pavia. Finora le RED erano tutte state aperte in centro città e in luoghi anche iconici (come quello in piazza Gae Aulenti, sotto al nuovo grattacielo Unicredit). Questa è la prima Feltrinel-

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li RED in un centro commerciale, rivota a una clientela meno sofisticata e più di massa. CIR Food investirà in una newco (nuova società) paritaria che gestirà RED e le Focaccerie e in più aumenterà le dimensioni: è previsto un piano di 20 nuove aperture nei prossimi anni. Nel paese schizofrenico dove si stampano più libri che in Europa, ma dove le gente legge in media meno di un libro all’anno, il mestiere del librario è difficilissimo. E oggi ancora di più: con la crisi, si comprano ancora meno libri. Il modello di business dietro al concept delle risto-librerie, o librerie-cafè, si basa su un semplice assunto: pure se piccolo, il mercato del libro in Italia è sostanzialmente un consumo di impulso. Difficilmente si entra in una libreria, dicono le statistiche, con l’idea di comprare un libro specifico, ma chi compra lo fa sulla spinta del momento, perché incuriosito dalla copertina di un volume o dalla posizione sullo scaffale, dall’immagine, da una foto accattivante in copertina. L’idea quindi è far entrare il cliente dentro la libre-

ria, magari con la scusa del mangiare (che in Italia ha un appeal fortissimo). E sperare poi che gironzolando tra gli scaffali, il suddetto cliente compri anche un libro. Anche in Mondadori, il più grande editore di libri in Italia, stanno tentando un esperimento analogo: fresca del “Colpo Grosso” sulla rivale Rcs Libri (comprata per 130 milioni, assieme ai marchi Rizzoli, Adelphi e Bompiani, ma questi ultimi due ceduti successivamente), la casa editrice della famiglia Berlusconi ha aperto un bistrot dentro la nuova libreria aperta a Milano (in centro, dietro Corso Vittorio Emanuele), in collaborazione con Cibiamo Group. Il futuro delle librerie è diventare ristoranti. Paradossalmente il problema per Feltrinelli è che i libri, cuore del gruppo, finiscano per essere un business secondario, quasi marginale: tre anni fa la ristorazione pesava per il 15% del fatturato del gruppo. Ma col piano di aperture, i ricavi della gamba “food” potrebbero di gran lunga superare quelli della gamba “libri”: che ne sarà allora della Feltrinelli?


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