retail&food 6 2017

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retail&food

TRAVEL RETAIL SHOPPING MALL

Anno 12 • Numero 6 • giugno 2017 • € 5,00

In caso di mancato recapito inviare al CMP di Milano Roserio per la restituzione al mittente previo pagamento resi

COVER STORY

Aeroporti: i passeggeri aumentano ora tocca al Travel Retail

Parola di Dag Rasmussen, Lagardère

Resoconto fiere Mapic Italy

Case history

Aeronautica Militare

FA 2017 I vincitori


Le Specialità Italiane o in r g e ll e p n a S e it ib b e ll e d

UNA PAUSA DI PIACERE ALL’INSEGNA DI UN GUSTO TUTTO ITALIANO! Un mix unico di alta qualità che unisce, da Nord a Sud, i frutti della terra siciliana con le eccellenze provenienti dalle altre regioni. Sono le nuove “Specialità Italiane” delle Bibite Sanpellegrino, da sempre ambasciatrici dell’Italianità, storia, qualità ma anche Innovazione.


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TRAVEL RETAIL SHOPPING MALL

Direttore responsabile Andrea Aiello Coordinamento editoriale Andrea Penazzi - andrea.penazzi@retailfood.it In redazione Stefano Masin - stefano.masin@retailfood.it Contatti info@retailfood.it - www.retailfood.it

Anno 12 • Numero 6 • giugno 2017 • € 5,00

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Aeroporti: i passeggeri aumentano ora tocca al Travel Retail

Parola di Dag Rasmussen, Lagardère

Resoconto fiere

Case history

Mapic Italy

Aeronautica Militare

FA 2017 I vincitori

Foto di Stefano Masin

Anno 12 · numero 6 · giugno 2017

Hanno collaborato Massimo Luigi Andreis, Alessandro Barzaghi, Fabio Bernardini, Giulia Comparini, Luca Esposito, Simone Filippetti, David Montorsi, Roberta Motta, Marco Passoni, James Ross Impaginazione Mariella Salvi Foto Archivio Edifis, Flickr, Fotolia, iStockphoto Pubblicità dircom@edifis.it Traffico pubblicitario Roberta Motta - roberta.motta@edifis.it

INFORMARSI È UN BENE, NON FARLO MALE: LEGGI RETAIL&FOOD retail&food è l’unica rivista italiana specializzata nel travel retail, un settore in forte crescita e con buone prospettive di sviluppo anche per i prossimi anni. Inoltre r&f è uno dei mezzi più apprezzati e consultati da retailers e operatori attivi in outlet e centri commerciali. Con oltre 10.000 lettori a numero, una presenza qualificata presso tutte le fiere di settore. 10 numeri all’anno, più di 9.000 iscritti alla newsletter, 1 pagina facebook, 181.000 pagine viste grazie allo sfoglio on line della rivista, retail&food è oggi uno dei mezzi più letti, consultati e apprezzati dalle business communites di riferimento.

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Registrazione Tribunale di Milano N° 550 del 06/09/2006 Iscrizione al Registro degli operatori della comunicazione n° 06090 Tutti i diritti di riproduzione degli articoli e/o foto sono riservati. Manoscritti, disegni, fotografie, supporti audio e video anche se non pubblicati non saranno restituiti. Per le fotografie e le immagini per cui, nonostante le ricerche eseguite, non sia stato possibile rintracciare gli aventi diritto, l’Editore si dichiara disponibile ad adempire ai propri doveri. Ai sensi della legge 196/2003 l’Editore garantisce la massima riservatezza nell’utilizzo della propria banca dati con finalità redazionali e/o di invio del presente periodico. Ai sensi degli artt. 7 e 10 i destinatari hanno facoltà di esercitare il diritto di cancellazione o rettifica dei dati, mediante comunicazione scritta al responsabile del trattamento presso EDIFIS S.p.A. - Viale Coni Zugna, 71 - 20144 Milano, luogo della custodia della banca dati medesima. retail&food è media partner ufficiale di:

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retail&food una rivista edita da: Edifis spa Viale Coni Zugna, 71 20144 - Milano - Italy Tel. +39 02 3451230 - Fax +39 02 3451231 www.edifis.it


SOMMARIO

n° 6 · giugno 2017

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50 R&F NEWS R&F NEWS OPENING

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FA Italy 2017 20

Protagonisti del foodservice RESOCONTO FIERA 26

Mapic Italy 2017: il food volano per il retail real estate Confermati i numeri della vigilia, oltre 1.500 partecipanti e 550 retailer, la fiera milanese specializzata nel retail real estate registra una crescita sull’edizione 2016. In particolare, la scelta di Reed MIDEM di puntare sul f&b e di ospitare il Foodservice Award 2017 ha ottenuto l’auspicata risonanza internazionale COVER STORY

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Traffico passeggeri: un 2016 da 164 milioni Parola di... Dag Rasmussen

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Tassello importante del sistema aeroportuale del Nordest, l’aeroporto scaligero ha dato nuova linfa alla passenger experience grazie a spazi rinnovati e un duty free raddoppiato nelle dimensioni. Ma il nuovo master plan vola ancora più in alto Airport analysis

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Aeroporto di Budapest 47

STAR TREK MODA

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Coffe shop in ebollizione

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ANALISI DI MERCATO FOOD 56

Per chi va o per chi torna dall’aeroporto scegliendo di utilizzare un servizio di trasporto pubblico le alternative sono treno se possibile, altrimenti pullman. I più serviti naturalmente sono Fiumicino e Malpensa, con Orio al Serio che segue a ruota

SPECIALE FORNITORI

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Andando oltre il concetto di efficientamento, nel retail la luce viene vista sempre più come opportunità grazie alla quale attirare e ispirare il cliente, offrirgli una brand experience, incrementare il tempo di permanenza e aumentare i volumi di vendita MYSTERY ON BOARD 70

Flo’reiza: il fast fashion in boutique Inconsapevolezza, pubblicità e acquisti in store: quale relazione?

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Brescia: Primark sposta i flussi È smart il futuro del lighting

World Travel Retail

BRAND ANALYSIS

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Inaugurato il 24 marzo, il progetto realizzato da Arcus Real Estate conta 90 negozi su una Gla di 20mila mq. Ma ai piedi dell’obelisco alto 85 metri, simbolo dell’outlet disegnato dall’architetto Claudio Silvestrin, si apprestano a partire i lavori per la Fase 2: ulteriori 11mila mq con 60 negozi LE MAPPE DEL RETAIL

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Andata e ritorno tra gomma e rotaia

Dossier LUXUry outlet village

Torino Outlet Village: location urbana, trazione turistica

SCIENZE & RETAIL 54

Aeronautica Militare: il retail decolla OSSERVATORIO PREZZI

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Il Valerio Catullo di Verona punta in alto

Destinazione Conte of Florence

Lagardère Travel Retail: «L’Italia è unica e i viaggiatori si meritano un’offerta adeguata» CASE HISTORY

Dossier AEROPORTI

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Si espande il business che ruota attorno al caffè in Europa, grazie anche alla diversificazione e all’evoluzione delle modalità di somministrazione e consumo che annullano gli effetti della crisi. E l’Italia ha numeri da primato nella produzione e nell’equipment ma cresce lentamente nel foodservice

A380 Emirates: il comfort non decolla NEWS TECH & ARREDO INTERNATIONAL VETRINA la foto la PULCE NELL’ORECCHIO

72 74 76 79 80

RUBRICHE STOCK OPTION NEW MARKETS OUTLOOK

6 8

LA RUBRICA LEGALE

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DUTY FREE WORLD

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r&f News Moretti confermato al timone del Consiglio Nazionale dei Centri Commerciali

Con un consenso espresso quasi all’unanimità, Massimo Moretti è stato confermato alla presidenza del Consiglio Nazionale dei Centri Commerciali (CNCC). In occasione dell’assemblea annuale dei soci impegnata sia nell’approvazione del rendiconto economico sia nel compito di eleggere il Consiglio Direttivo per il prossimo triennio 2017-2020, il manager di Beni Stabili SIIQ ha ottenuto ben 93 preferenze sulle 95 complessive. E a seguire sono stati rieletti il vice presidente, Renato Cavalli, e il tesoriere, Marco De Vincenzi. «Essere un punto di riferimento forte ed autorevole nel settore immobiliare e in quello retail. Per rafforzarsi ulteriormente l’Associazione dovrà essere ancor più inclusiva delle idee ed energie dei Soci che vorranno e potranno impegnarsi nei vari ruoli», ha specificato Moretti dopo aver ringraziato i soci e i consiglieri. Tali dichiarazioni sono coerenti con una filosofia di pensiero già manifestata più volte dal presidente del CNCC, che mira a creare una gestione meno verticistica, più aperta e partecipativa, nella quale sia importante la componente della delega.

Limoni e La Gardenia, le nuove essenze di Douglas

In virtù dell’acquisizione di profumerie Limoni e La Gardenia, che operano insieme come Leading Luxury Group (Llg), rilevandole da un gruppo di investitori con a capo il fondo private equity Orlando Italy Management (Orlando Italy), Profumerie Douglas diventerà leader della cosmesi in Italia. Con circa 500 negozi distribuiti sull’intero territorio nazionale e un fatturato 2016 di 314 milioni di euro, Llg rappresenta la rete più estesa di profumerie e prodotti per la bellezza in Italia, mentre Douglas è presente con 126 negozi nel Belpaese. Al termine dell’operazione, Douglas (che nell’anno finanziario 2015-16 ha realizzato vendite per circa a 2,7 miliardi di euro) gestirà quasi 630 profumerie nella Penisola e più di 2mila in tutta Europa, collegate a una rete di punti vendita online in 19 paesi europei.

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Brick Burger verso la Russia

B

rick Burger, la catena di Fast-Food il cui punto di forza si basa sulla creazione e l’utilizzo di un panino da hamburger tradizionale che riprende i colori e la forma dei famosi mattoncini Lego, ha annunciato la sottoscrizione di un nuovo contratto di franchising multi-unità per lo sviluppo del brand nella Federazione Russa. «Brick Burger è onorata di entrare a far parte di questo accordo che promuove lo sviluppo dei suoi ristoranti permettendo al brand di incrementare la sua presenza nel mercato globale del food - ha commentato Gian Paolucci, presidente di Brick Burger - Il nostro fast-food è rivolto a offrire alla clientela un’esperienza che unisce l’amore per il cibo italiano, la tradizione del fast-food, la passione per le costruzioni Lego, l’efficienza e la ricerca continua di qualità, il tutto ambientato interamente in una location stile Lego. I nostri partner condividono la stessa filosofia di business. È uno dei nostri obiettivi rendere Brick Burger un marchio conosciuto all’interno della Federazione Russa». Il piano di sviluppo contenuto nell’accordo vedrà l’apertura di 100 ristoranti nell’arco dei prossimi cinque anni localizzati nell’area della Federazione Russa.

Stock option

BUY

NEUTRAL

Gruppo Percassi

Uniqlo

Adidas

Gruppo Coin

Torino Outlet Village a marzo e l’ampliamento di Oriocenter a maggio, che fa di quest’ultimo il centro commerciale più grande del Paese. Il gruppo bergamasco festeggia due tagli del nastro eccellenti. E che dire del primo wagamama in Italia, a Bergamo? Utili nei primi tre mesi del 2017 a quota 455 milioni di euro (+30%), a fronte di ricavi in progressione del 16% a 5,7 miliardi. A trainare la performance i risultati registrati in Nord America (+31%), Greater China (+30%), Giappone (+21%) e nell’area Emea (+15%). Samsonite

Primo trimestre archiviato con un giro d’affari di 733,5 milioni di dollari, +29,3% a cambi costanti rispetto allo stesso periodo del 2016. Il business beneficia dell’acquisizione di Tumi, avvenuta nell’agosto 2016, che nel Nord America ha spinto le vendite a +46,4%.

Finalmente ci siamo. Per Uniqlo sembra arrivato il momento di sbarcare a Milano. Lo store sarà a Piazza Cordusio, nel palazzo in ristrutturazione in capo al gruppo Hines. La firma del contratto di affitto era prevista tra la fine di maggio e l’inizio di giugno.

SELL

H&M

Ad agosto H&M chiuderà lo storico negozio di piazza San Babila, che nel 2003 segnò il debutto sul mercato italiano del colosso svedese di fast fashion. Prevista anche la cessazione dell’attività di un altro punto vendita a Milano, in corso Buenos Aires, di uno a Cremona e uno a Venezia.

Gruppo Coin ha annunciato il collocamento accelerato, presso investitori istituzionali, di 25 milioni di azioni ordinarie Ovs, pari all’11% circa del capitale, a un prezzo di 6,11 euro per azione. La quota del Gruppo è scesa a circa il 31,12%, contro il 42,12% detenuto in precedenza.

Ralph Lauren

Lvmh

Fossil

Semyrhamis, società del Gruppo Arnault, ha depositato presso l’Amf il progetto di offerta pubblica semplificata per l’acquisto delle azioni Christian Dior non ancora in mano al gruppo. Il deposito segue la sigla di un prestito sindacato finalizzato all’offerta.

Rosso per 99 mln di dollari. Il gruppo statunitense ha archiviato gli ultimi dodici mesi, chiusi lo scorso 1° aprile, con un calo del fatturato del 10% a 6,7 miliardi di dollari, trascinato sia dalla performance negativa del wholesale (-15%) sia del retail (-6%). Il gruppo americano ha chiuso i primi tre mesi dell’anno con vendite in calo del 12% per 581,8 milioni di dollari e una perdita di 48,2 milioni, che si confronta con l’utile di 5,8 milioni dello stesso periodo del 2016. Per l’intero 2017, la stima è di un calo delle vendite tra l’1,5% e il 6%.



r&f News

CityLife Shopping District: grand opening il 30 novembre

I

nizia il conto alla rovescia che dovrebbe portare all’inaugurazione del CityLife Shopping District il prossimo 30 novembre. Il maxi progetto da 2 miliardi di euro caratterizzato dalle tre torri firmate dalle archistar Zaha Hadid, Arata Isozaki e Daniel Libeskind (quest’ultima pronta per il 2019), con protagonista Gruppo Generali, vedrà proprio nell’offerta retail & food (pari a 32mila mq di GLA complessivi suddivisi nelle aree The Mall, The Street, The Square) una delle componenti principali, assieme a quelle business e residenziale. E a delinearne le linee guida, le scorse settimane, lo staff di Sonae Sierra (advisor per il progetto CityLife Shopping District) che ha accompagnato la stampa in un tour guidato tra i cantieri. Armando Borghi, Ceo di CityLife, Marco Pellizzari, managing director per lo sviluppo di Sonae Sierra Italia, e Josè Maria Robles, general manager property management di Sonae Sierra Italy, hanno sottolineato che delle 100 unità commerciali previste, di cui 20 dedicate al food, la commercializzazione ha raggiunto quota 80 per cento. Per ora i brand resi noti sono solo una parte di quelli che comporranno l’offerta di ristorazione: Vivo (format di pesce), Bomaki (cucina giapponese rivisitata), Cioccolatitaliani, PIE Pizza Italiana Espressa, The Meatball Family e ancora, nella piazza situata all’esterno del Mall, California Bakery, Panini Durini e That’s Vapore. Le sedute comuni della food lounge saranno 800, a cui si sommeranno quelle pertinenziali dei singoli ristoranti, mentre l’intera area food si estenderà su 3.500 metri quadrati. Le altre due àncore comunicate sono Cinema

Anteo, che disporrà di 7 sale e 1.200 posti a sedere, e il Centro Diagnostico Italiano. Massimo riserbo, invece, sui marchi del fashion e su quello dell’alimentare, che potrà contare su un’unità (già contrattualizzata) di circa 1.700 metri quadrati. Complessivamente il brand mix avrà un posizionamento premium, con marchi nazionali e internazionali, a cui si affiancheranno alcune realtà locali. Sonae Sierra sta inoltre lavorando per portare a CityLife Shopping District qualche insegna internazionale non ancora presente nel nostro Paese.

NEW MARKETS OUTLOOK a cura di STRA_BRANDING

LA CRESCITA DEGLI OUTBOUND TRAVEL IN ASIA PACIFIC

www.strabranding.com

Mentre, nel resto degli stati emergenti, tale rapporto esprime ancora valori relativamente bassi (Indonesia 11%, Vietnam 23%, ecc) rispetto a quelli più sviluppati ma anche in confronto ad altri emergenti, come la Cina in particolare. Ad esempio, l’India che, nonostante come abbiamo visto in precedenza sia tra i paesi con i maggiori tassi di crescita, ha un rapporto tra viaggi Outbound e numero di famiglie di solo il 5,2% nel 2016. Ma questo ne esprime anche l’enorme potenziale: se, infatti, l’India avesse già lo stesso rapporto della Cina (15,6%), gli Outbound Travel indiani sarebbero stati nel 2016 ben 43,5 milioni contro i 14,5 effettivamente registrati.

Luca Esposito

C

La regione Asia Pacific si conferma il driver per la crescita del turismo mondiale anche per il prossimo quinquennio. Questo è quanto conferma il rapporto “The Future of Outbound Travel in Asia Pacific (2016-2021)”, redatto recentemente da Mastercard. Complessivamente, gli Outbound Travel in Asia Pacific cresceranno a un tasso annuo del 6% nel periodo analizzato (7,6% per gli Emerging markets e 3,3% per i Developed markets della Regione) con la Cina che si conferma al primo posto con 103,4 milioni di viaggi previsti nel 2021 (esclusi i viaggi a Hong Kong e Macao), quasi quattro volte in più rispetto al secondo e al terzo mercato, rispettivamente Corea del Sud (25,6 milioni) e India (21,5 milioni). La Cina da sola rappresenta quasi il 40% del mercato (Fig.1). Il Giappone, che per molti anni ha ricoperto la piazza d’onore, ha ceduto quindi la seconda posizione alla Corea del Sud nel 2015 (ironia della sorte a causa proprio dei 3 milioni di turisti coreani che si sono riversati in Giappone a causa della svalutazione monetaria) e, entro il 2021, lascerà anche

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retail&food - giugno 2017

RKG 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17

COUNTRY STATUS China EAS South Korea DAS India EAS Japan DAS Taiwan DAS Malaysia EAS Australia DAS Singapore DAS Indonesia EAS Thailandia EAS Vietnam EAS Hong Kong DAS Philippines EAS New Zealand DAS Bangladesh EAS Sri Lanka EAS Myanmar EAS Total DAS = Developed Asia Pacific EAS = Emerging Asia Pacific

2016 68,7 21,3 14,5 16,8 14,1 11,9 10,0 9,8 7,0 7,2 4,8 5,8 3,4 2,6 2,3 1,5 1,0 202,7 80,4 122,3

2021 103,4 25,6 21,5 19,4 16,3 14,2 11,8 11,7 10,6 9,1 7,5 6,8 4,3 3,1 2,6 2,0 1,7 271,6 94,7 176,9

CAGR 8,5% 3,8% 8,2% 2,9% 2,9% 3,5% 3,5% 3,5% 8,6% 4,8% 9,5% 3,0% 4,4% 3,4% 2,9% 6,1% 10,6% 6,0% 3,3% 7,6%

la terza posizione all’India. I mercati emergenti della Regione esprimono un volume di viaggiatori pari a 1,5 volte quello dei paesi più sviluppati e, nel prossimo quinquennio, esso crescerà più del doppio rispetto a questi ultimi. Tralasciando la Cina e il Myanmar per ragioni diametralmente opposte, tra i paesi emergenti, il Vietnam, l’Indonesia e l’India sono quelli in cui gli Outbound Travel crescono di più. Ancor più interessante è l’analisi del rapporto tra i viaggi Outbound e il numero delle famiglie che rappresenta un indice di confronto del potenziale tra i paesi, specie con quelli più sviluppati. Un valore del 100% significa che mediamente una persona per famiglia va all’estero ogni anno. Generalmente, tale rapporto nei paesi sviluppati supera il 100% (come ad esempio: Corea del Sud 111%, Hong Kong 222%, Australia 103%, ecc) mentre, in quelli emergenti, la sola Malesia si distingue con un rapporto di ben oltre il 150%, a testimonianza della forte pro- Fig.1: International Outbound Trip Asia Pacific Markets 2016-2021 pensione al viaggio di questo Paese.


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r&f News Debutto a Piacenza di MyAuchan

Il primo MyAuchan in Italia ha aperto le porte nel cuore di Piacenza. Questo supermercato di ultra prossimità è il primo passo della convergenza di tutti i formati di Auchan Retail Italia verso un’unica insegna, come attualmente è in corso in tutti i Paesi del Gruppo. MyAuchan, punto vendita cittadino di 633 mq, punta a proporre ai propri clienti un nuovo modo di fare la spesa più moderno. Rispetto al precedente PuntoSimply, infatti, il nuovo format ha caratteristiche che mirano a evidenziare l’ampia offerta di circa 9.000 referenze e l’alto livello di servizio per la spesa rapida. Tutto questo in un ambiente rinnovato, arricchito da soluzioni digitali per l’informazione e l’accoglienza dei clienti. Il concetto è quello del punto di vendita multiservizio: oltre a mettere a disposizione prodotti alimentari e non alimentari per la spesa di tutti i giorni, rivoluziona anche le modalità con cui si può vivere l’esperienza dell’acquisto. In MyAuchan è possibile, ad esempio, stampare fotografie da cellulare e tablet, acquistare biglietti su TicketOne, prenotare la torta di compleanno.

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retail&food - giugno 2017

Juicebar al 100% di Chef Express

D

opo una prima fase in cui Chef Express (Gruppo Cremonini) si era aggiudicata lo sviluppo in affiliazione nel canale travel del brand Juicebar, ora la società guidata da Cristian Biasoni ha portato a termine l’acquisizione del marchio di healthy food. L’operazione, accennata dallo stesso ceo Biasoni sul palco milanese di Mapic Italy (16-17 maggio), prevede che l’intera proprietà di Juicebar faccia capo a Castelvetro di Modena, mentre la precedente proprietà potrà continuare a gestire i cinque locali storici con lo stesso brand per un periodo massimo di 5 anni. L’acquisizione conferma le aspettative che Chef Express ha riposto in Juicebar, che dopo averlo sviluppato nelle stazioni e nel canale aeroportuale, si appresta a portarlo in autostrada nella storica area a ponte di Novara. L’opening nella rinnovata area di servizio che Gruppo di Cremonini si è aggiudicata con l’ultima tornata di gara segue, tuttavia, un test effettato con successo nella più piccola location di Santerno Ovest sull’A14.



r&f News La Rubrica legale

A cura di Cocuzza & Associati Studio Legale, Milano

Doppia indennità di avviamento al conduttore uscente: la Cassazione torna alle tabelle merceologiche!

C

ome noto l’art. 34 della Legge Equo Canone stabilisce che, in caso di cessazione del rapporto di locazione relativo a immobili adibiti ad attività commerciali che comportano contatti diretti con il pubblico, il locatore deve pagare al conduttore uscente una indennità, per la perdita dell’avviamento creato in ragione dell’attività esercitata nell’immobile, pari a 18 mensilità dell’ultimo canone corrisposto. Lo stesso articolo,

al secondo comma, prevede inoltre che in determinate ipotesi il conduttore ha il diritto di vedersi corrisposta un’ulteriore indennità, pari anch’essa a 18 mensilità, se ricorrono le seguenti due condizioni: (i) che la nuova attività sia iniziata nel medesimo immobile entro un anno dalla cessazione di quella precedente e (ii) che la nuova attività sia identica a quella precedente oppure sia inclusa nella medesima tabella merceologica e sia affine all’attività svolta dal precedente conduttore. Mentre la prima indennità mira a ristorare il conduttore della perdita dell’avviamento sofferta a causa della cessazione del rapporto di locazione, la seconda indennità è volta a evitare un ingiustificato arricchimento di chi cominci negli stessi locali una nuova attività giovandosi della clientela del precedente conduttore. Proprio in merito alla seconda indennità si è recentemente pronunciata la Corte di Cassazione con la sentenza n. 5039/2017 che ha chiarito l’interpretazione da dare al secondo comma dell’articolo 34, anche in relazione al riferimento ivi contenuto alle tabelle merceologiche, previste dalla precedente normativa sul commercio e che il decreto Bersani (il D.lgs. 114/98) ha da tempo abolito, semplificando la suddivisione delle attività commerciali in alimentari e non alimentari.

Il fatto Il caso oggetto della sentenza della Cassazione è piuttosto semplice: il locatore e il conduttore risolvono consensualmente un contratto di locazione di un immobile destinato alla vendita al dettaglio di abbigliamento femminile. Il mese successivo, il locatore concede nuovamente in locazione il negozio a una nota azienda di abbigliamento femminile per lo svolgimento della medesima attività. Il primo conduttore cita allora in giudizio il locatore chiedendo il pagamento dell’indennità ulteriore, sostenendo che l’immobile sia stato adibito alla medesima attività da lui svolta entro un anno dalla cessazione del loro rapporto di locazione. Sia il giudice di primo grado che la Corte d’appello hanno rigettato la domanda del primo conduttore ritenendo che l’abrogazione delle tabelle merceologiche sopravvenuta nel 1998 ha comportato il venire meno del primo dei due requisiti alternativi, cioè l’appartenenza delle attività alla stessa tabella merceologica, e che quindi l’indennizzo è dovuto solo in caso di attività reputate “affini”. Tale affinità non è stata riscontrata dai giudici di merito i quali hanno considerato che la “la foggia e lo stile” dell’abbigliamento venduto dal primo conduttore fossero palesemente diversi dall’abbigliamento prodotto e venduto dalla nota azienda subentrata nei locali e che quindi il secondo conduttore non si sarebbe in alcun modo giovato della clientela del primo conduttore.

La questione giuridica oggetto di decisione La Corte di Cassazione è stata quindi chiamata a decidere su due principali questioni giuridiche: (i) se il requisito dell’”identità di tabella merceologica” sia venuto meno in seguito all’abrogazione di tali tabelle con il decreto Bersani; 12

retail&food - giugno 2017

(ii) se la valutazione del requisito dell’affinità dell’attività svolta dal nuovo conduttore possa basarsi su elementi oggettivi dei prodotti venduti - come la loro forma, o il loro stile e il gusto – consentendo quindi di ritenere non affine l’attività di vendita di prodotti pur appartenenti alla stessa categoria merceologica, in questo caso l’abbigliamento.

La decisione

Mentre i giudici di primo grado e d’appello avevano assunto un’interpretazione della legge in netto favore della posizione del locatore, i giudici della Suprema Corte hanno invece offerto una lettura delle norme più favorevole al conduttore. La Suprema Corte ha infatti ritenuto in primis che, nonostante l’abrogazione delle tabelle merceologiche in seguito all’entrata in vigore del decreto Bersani, tale circostanza non ha avuto alcun riflesso sulla normativa delle locazioni commerciali che, conseguentemente, non è venuto meno il riferimento alle tabelle merceologiche ivi contenuto e, quindi, l’appartenenza delle attività alla medesima tabella rappresenta ancora oggi un valido presupposto ai fini dell’attribuzione della doppia indennità. Ma soprattutto la Corte ha chiarito i criteri in base ai quali valutare l’affinità delle attività svolte. I giudici di merito hanno infatti ritenuto non affini le attività svolte dai due conduttori basandosi esclusivamente sulle differenze oggettive dei capi di abbigliamento offerti al pubblico. Secondo i giudici di legittimità invece il giudizio di affinità deve basarsi sulla “astratta idoneità dell’attività entrante ad intercettare anche solo in parte la clientela dell’attività uscente”. Le attività quindi sono da ritenersi affini non solo se la clientela del primo negozio risulti totalmente sovrapponibile alla clientela del secondo, e quindi se i due esercizi vendono prodotti assolutamente identici, ma anche se la nuova attività è idonea a sottrarre, anche solo in parte, clientela alla vecchia “se possa ritenersi che questa preferirà frequentare il nuovo esercizio, piuttosto che inseguire il vecchio nella sua nuova collocazione”. Come affermato dai giudici, “ad esempio, una orologeria non vende gioielli, ma può intercettare una porzione della clientela di una preesistente gioielleria esercitata nel medesimo locale; e parimenti una pizzeria non vende hamburger, ma può intercettare una porzione della clientela di un preesistente “pub””. In sostanza quindi la Corte di Cassazione ritiene che le tabelle merceologiche, nonostante ad oggi abrogate, rappresentano ancora un valido criterio per delineare il perimetro entro cui valutare l’affinità delle attività svolte e quindi riconoscere o meno la doppia indennità al conduttore uscente ove l’attività del conduttore entrante sia iniziata entro l’anno. Tale affinità si basa sull’astratta profittabilità per il conduttore entrante della clientela del conduttore uscente e non sul contenuto oggettivo dei servizi o prodotti: un approccio, questo dei giudici di legittimità, che è stato di recente condiviso anche dai giudici di merito in un ulteriore recentissimo giudizio della Corte d’appello di Milano (sentenza n. 1105 del 4/04/2017).

Giulia Comparini


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r&f News Al Marconi di Bologna il World Airport Vip Forum

L’Aeroporto Guglielmo Marconi di Bologna ha ospitato nel mese di maggio il 26° World Airport Vip Forum, occasione di incontro e scambio tra gli specialisti dei Servizi Vip e delle Business Lounge aeroportuali. L’evento, organizzato dalla Direzione Business Non Aviation, si è svolto all’interno della Marconi Business Lounge. Oltre a un intenso programma di conferenze gli ospiti hanno avuto la possibilità di provare il servizio Vip dell’Aeroporto di Bologna (Youfirst) e di visitare le infrastrutture landside e airside dello scalo, settimo in Italia per numero di passeggeri con oltre 7,5 milioni di viaggiatori e una crescita record anno su anno dell’11,5 per cento. Il ricco programma di eventi serali ha poi consentito agli ospiti di visitare la città “gustandone” la storia e le eccellenze enogastronomiche.

Pierluigi Bernasconi al timone di Mondadori Retail

Gruppo Mondadori ha reso noto che Pierluigi Bernasconi, Cavaliere del Lavoro dal 2010, verrà proposto al prossimo Cda di Mondadori Retail S.p.A. (oltre 600 punti vendita, tra megastore, bookstore, point e club), per la carica di amministratore delegato, con decorrenza 5 giugno 2017. Nato a Milano nel 1954, Pierluigi Bernasconi, dopo un’esperienza decennale in Hitachi con responsabilità crescenti fino a diventare direttore della divisione audio video, fonda nel 1989 Mediamarket S.p.A e, diventato amministratore delegato della società, nel 1991 inaugura il primo punto vendita Media World a Curno. Dal 2013 al 2015 è ad del Gruppo Mercatone Uno e nel 2016 assume la carica di presidente e amministratore della società di consulenza strategica nel settore distribuzione B-Retail. Successivamente viene nominato vice presidente di Iper Montebello S.p.A., la società che gestisce la catena IPER La grande I. Dal 2016 è membro del Consiglio di amministrazione di ePRICE.

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Oriocenter: terza fase di lusso

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on il nuovo ampliamento da 35mila mq, realizzato a fronte di un investimento da oltre 100 milioni di euro, Oriocenter scala la classifica dei centri commerciali italiani sia per offerta sia per Gla, arrivando a quota 280 negozi di cui oltre 50 ristoranti distribuiti in due food court da 1.500 posti a sedere e 14 sale cinematografiche, su una Gla di 105mila metri quadrati. Ma la vera novità, che strizza l’occhio alla realizzazione che lo stesso Gruppo Percassi sta portando avanti qualche km a ovest, a Segrate (MI), in partnership con Westfield, è l’inserimento di marchi premium che per la prima volta fanno il loro ingresso in un centro commerciale. «Alcuni marchi premium hanno visto in Oriocenter il giusto scenario in cui aprire per la prima volta un punto vendita in uno shopping mall; per citarne alcuni: Emporio Armani, Coach, Hugo Boss, Baldinini, Liviana Conti, Twin Set, Elisabetta Franchi, Woolrich, T-Trussardi. A questi si aggiungono anche marchi internazionali che addirittura aprono per la prima volta in Italia, quali Under Armour, Thule e per la ristorazione wagamama – ha dichiarato Victor Busser Casas, general manager di Arcus Real Estate (la società di

Gruppo Percassi che si è occupata della commercializzazione, con il supporto di CBRE) – Oriocenter diventa “Big and Unique” non solo per l’offerta commerciale ma anche per la nuova food court, che si caratterizza per un’architettura unica e distintiva studiata dallo studio internazionale Softroom, dove sono state inserite le migliori insegne della ristorazione, nazionali e internazionali, alcune delle quali per la prima volta in Italia, come wagamama, e altre per la prima volta in un centro commerciale come Beaudevin, Antica Focacceria San Francesco, Welldone. Ulteriori marchi di forte richiamo, quali KFC, Venchi, Dispensa Emilia, Cioccolatitaliani, Roadhouse, Farinella, solo per citarne alcuni, completano l’offerta». Citiamo ancora, tra i brand di posizionamento elevato, Michael Kors, Furla, Weekend di Max Mara, Lacoste, & Other Stories e Sandro. La terza fase di Oriocenter ha visto anche l’ingresso di UCI Cinemas, che ha predisposto la sala Imax con doppio proiettore laser e lo schermo più largo d’Europa da oltre 450 mq, e tra i servizi alla persona la Smart Clinic del Gruppo ospedaliero San Donato, che garantirà prestazioni sanitarie a prezzi smart. Dell’area fa inoltre parte un NH Hotel (4 stelle), sviluppato su 4 piani per un totale di 118 camere. L’ampliamento ha previsto anche una serie di interventi infrastrutturali nelle aree circostanti (rotatorie e vie di acceso) che hanno portato a un complessivo miglioramento di viabilità ed accessibilità, inclusa la ristrutturazione del sottopassaggio di collegamento allo scalo aeroportuale.

Maxi Zoo: obiettivo 250 store al 2020

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opo aver registrato un fatturato record di 90,5 milioni di euro nel 2016, Maxi Zoo concentra la propria strategia su espansione, Store 2.0, marchi esclusivi, e-Commerce e programma CRM. Questi, in sintesi, gli obiettivi che il brand di pet food e petcare del gruppo tedesco Fressnapf ha enunciato lo scorso 23 maggio. Nel dettaglio i challange sul mercato Italiano sono raggiungere i 250 negozi nel 2020 (2017: 95; 2018: 145 pdv; 2019: 195 pdv) e introdurre entro la fine dell’estate i Future Store 2.0: il nuovo concept di punto vendita in grado di semplificare gli acquisti e agevolare i flussi dei clienti, con l’obiettivo di aumentare l’interesse durante la visita negli store, dare maggior risalto ai nuovi trend di consumo, come i prodotti no-food e gli snack, e preparare lo store alla cross-canalità. E ancora, punto focale nel prossimo triennio sono anche i marchi esclusivi e l’obiettivo per l’Italia è di raggiungere quota 55% del fatturato (+ 10% rispetto al 2016). Invece e-Commerce e strategia CRM fanno parte degli obiettivi di Maxi Zoo Italia più a breve termine.



r&f News Atlantia: 16,3 mld per le autostrade di Albertis

A fronte dell’offerta pubblica da 16,3 miliardi di euro lanciata da Atlantia per aggiudicarsi il 100% della spagnola Albertis, i numeri dell’operazione si sprecano: insieme sarebbero presenti in ben 19 Paesi, con oltre 14mila chilometri di autostrade da gestire e 60 milioni di passeggeri tra Fiumicino, Ciampino e gli aeroporti della Costa Azzurra. L’offerta, ufficializzata a metà maggio, porterebbe alla nascita di un leader mondiale nelle infrastrutture di trasporto, con interessi che vanno dalle autostrade del Cile a quelle dell’India, passando tra le altre cose per l’aeroporto di Fiumicino, il sistema di pagamenti del Telepass e arrivando alle torri di trasmissione Cellnex. Dal punto di vista tecnico, la proposta avanzata dalla società controllata dalla famiglia Benetton prevede un corrispettivo interamente in denaro pari a 16,50 euro per ciascuna azione Abertis portata in adesione. Resta la possibilità per gli azionisti Abertis di optare, in tutto o in parte, per una “parziale alternativa in azioni”.

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Th Real Estate vende Serravalle Retail Park

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BRE Italia ha assistito TH Real Estate nella vendita della società proprietaria del Serravalle Retail Park, parte del Fondo Herald. La società, ora di proprietà di Aedes SIIQ,

assistita a sua volta da Jll è stata ceduta per un valore di circa 39 milioni di euro. Il Serravalle Retail Park, con una Gla di 27.665 mq, vanta un’offerta di brand consolidati nei segmenti casa, abbigliamento ed elettronica, tra i quali Mondo Convenienza, OVS, Maison du Monde e Unieuro. L’intera area è composta, oltre che dal Retail Park, anche da un Factory Outlet e da uno Shopping Centre con un tenant mix molto vario; attinge a un bacino d’utenza di oltre 200mila abitanti nell’isocrona di circa 30 minuti d’auto; beneficia di una posizione equidistante tra Torino (100 km) e Milano (92 km), mentre Genova è lontana soltanto 50 km. Con questa operazione continua per TH Real Estate la dismissione del Fondo Herald, di cui CBRE sta seguendo l’intera valorizzazione, composto da 10 immobili retail ubicati in Belgio, Spagna, Francia, Germania e Italia per una superficie lorda complessiva di 234.550 metri quadrati.



r&f News opening NAU! raddoppia

a Madrid

Per questa nuova apertura NAU! ha scelto lo shopping mall Plenilunio che, ospitando su tre piani i più importanti brand internazionali, si pone come punto di riferimento dello shopping e del lifestyle madrileno. La location del nuovo store NAU! sottolinea la vocazione glam del brand, che vede l’occhiale come accessorio fashion, da abbinare al proprio look quotidiano giocando con forme e colori sempre diversi. Lo spirito NAU! fatto di design, colore e dettagli di tendenza, senza mai perdere di vista il rispetto dell’ambiente, emerge dall’importante vetrina dello store, che occupa una superficie di oltre 140 mq, attrazione per chi è in cerca di un complemento moda unico, esclusivo e ricercato. All’interno del negozio occhiali da sole e da vista per uomo, donna e bambino fanno bella mostra di sé sui display, pronti da provare in tutta libertà.

CRAI entra

al Cagliari Elmas

Il supermercato CRAI all’interno dell’area arrivi dell’aeroporto di Cagliari, inaugurato dal presidente SOGAER Carlo Ibba e da Stefano Ibba, direttore generale della F.lli Ibba – CRAI Sardegna, è la risposta alle esigenze di chi viaggia e di chi passa dal terminal per una commissione o viene a prendere parenti, amici o business partner in arrivo. I 190 mq del punto vendita hanno un design contemporaneo e prestano grande attenzione alla sostenibilità. L’assortimento dei prodotti presenta tutti gli elementi che distinguono la tradizionale offerta CRAI: grande attenzione ai freschi e freschissimi e un occhio di riguardo alle eccellenze sarde. Disponibile anche una vasta gamma di soluzioni per il pasto capaci di soddisfare le necessità di passeggeri e operatori aeroportuali che troveranno nel nuovo supermercato una selezione di prodotti di qualità a un prezzo conveniente: «È la prima volta che nel nostro scalo viene aperto un punto vendita di questa tipologia merceologica ha sottolineato Carlo Ibba, presidente di SOGAER, società di gestione dell’Aeroporto di Cagliari – Il nostro obiettivo è quello di riuscire ad arricchire ulteriormente l’offerta non aviation e farlo con progetti innovativi e rivolti sempre più alle esigenze di tutti i nostri utenti».

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BallereTTe, i primi passi a Firenze

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opo poche settimana dall’apertura milanese, il marchio BallereTTe di ballerine semiartigianali approda a Firenze a due passi dal Duomo, in via de’ Martelli 34R. Il brand, nato nel 2015, conta più di 300 varianti di Ballerette tra colori, materiali e dettagli differenti, che vengono inoltre confezionate in cofanetti trasparenti per essere sempre riconoscibili nell’armadio. «Il 2017 si conferma come l’anno delle novità e delle nuove aperture, ma il nostro piano di espansione prevede la conquista di altre città italiane ed europee. Ci faremo conoscere a livello internazionale anche grazie al supporto del canale online nel quale crediamo molto. - dichiara il direttore creativo di BallereTTe, Carlotta Fabrini - Lanciato nel giugno 2016, l’e-commerce www.ballerette.com, ha venduto in più di 30 nazioni fra Stati Uniti, Australia ed Eu-

ropa e offre free shipping in Italia e nel Vecchio Continente. Per diffondere il brand a livello internazionale stiamo continuando a investire in modo significativo in un team digitale di qualità che abbia le competenze adeguate al nostro settore di riferimento».

Il taccuino Moleskine a Franciacorta Outlet Village

L’

ultima novità in senso temporale al Franciacorta Outlet Village, asset in portfolio a Multi Outlet Management, è l’arrivo del brand Moleskine, che ha aperto il proprio store monomarca proprio sotto l’arcata dell’ingresso principale. Dal taccuino in pelle nera, la gamma dei prodotti a marchio Moleskine identifica oggi una famiglia di oggetti nomadi e colorati: agende, quaderni, borse, strumenti per scrivere, oggetti per leggere, dedicati alla nostra personalità mobile

in stretta connessione con il mondo digitale. E il punto vendita aperto al Village mira a essere la vetrina ideale per scoprire tutta la gamma dei prodotti Moleskine. Restando tra le vetrine del Franciacorta Outlet, con l’arrivo delle belle giornate hanno riaperto anche il chiosco Stecco Natura, che propone golosità siciliane (dai cannoli agli arancini, dalle granite ai gustosi sorbetti alla frutta) e l’Apecar con la proposta di variopinte ciabattine Ipanema.


r&f News opening

Giovanni Rana al debutto in Germania

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opo Londra, Lussemburgo e oltreoceano New York, Giovanni Rana ha scelto Berlino per avviare un nuovo ristorante. Si tratta del quarto locale aperto dal Gruppo Rana nel mondo, che si affianca anche ai 22 presenti in Italia. E La location prescelta è di primissimo livello, il Mall of Berlin: il grande centro commerciale della città situato nella Leipziger Platz, a pochi passi dalla Porta di Brandeburgo e dal Palazzo del Reichstag. «Il nostro obiettivo è quello di far conoscere e amare l’Italia a quante più persone, attraverso una proposta gastronomica sempre in equilibrio tra tradizione e innovazione - ha dichiarato Gian Luca Rana, amministratore delegato del Gruppo Rana - La nostra pasta fresca ripiena si presta ad essere un ottimo testimonial dell’italianità. Da un lato esprime infatti la più nobile tradizione domenicale, quella di nonne, zie e mamme che trasmettono amore attraverso i loro piatti, dall’altro l’innovazione di formati, sfoglie, ripieni e abbinamenti capaci di rappresentare nel mondo l’eccellenza e l’unicità dei migliori ingredienti italiani».

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Roadhouse fa 100...ristoranti

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tto milioni di clienti l’anno, 2.600 dipendenti, 1 milione di soci del Club Fedeltà: sono solo alcuni dei numeri di Roadhouse Restaurant, la catena di ristoranti di carni alla griglia sviluppata da Gruppo Cremonini, che ha aperto a Fidenza (PR) il 100° ristorante. Il nuovo locale è situato di fronte al Fidenza Village Outlet, ha 200 posti a sedere, più altri 50 nel dehors, ed è dotato di un ampio parcheggio con 100 posti auto. «Sono particolarmente orgoglioso dell’apertura del nostro 100° ristorante proprio nelle “Terre Verdiane”, uno dei luoghi più caratteristici della food valley italiana - ha detto Vincenzo Cremonini, presidente di Roadhouse e amministratore delegato del Gruppo Cremonini - A Parma ci siamo già da tempo, e in Emilia Romagna presidiamo idealmente tutta la Via Emilia, da Milano a Bologna; in più siamo presenti in altre 10 regioni e le nostre carni sono apprezzate da milioni di italiani». Anche nel nuovo ristorante di Fidenza sono presenti le facilities tecnologiche comuni a tutti i Roadhouse: WI-FI gratuito e la possibilità, tramite l’APP Roadhouse, di utilizzare la fidelity per ottenere sconti e promozioni esclusive e di pagare tramite smartphone evitando la fila in cassa.

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r&f Resoconto fiera

Mapic Italy 2017: il food volano per il retail real estate S

e con la seconda edizione Mapic Italy si consolida nel ruolo di acceleratore di business per il comparto italiano del retail real estate, il food & beverage, protagonista della due giorni milanese (Superstudio Più, 16-17 maggio), è stato il plus che ha convinto importanti player stranieri ad affacciarsi sul mercato italiano. Guardando innanzitutto ai numeri della fiera organizzata da Reed MIDEM, i partecipanti hanno superato quota 1.500, contro i 1.400 circa del 2016, mentre i retailer sia italiani sia internazionali sono stati 550, contro i 450 di dodici mesi prima, e gli stand 53, sold out con largo anticipo, rispetto alla trentina di un anno fa. In aggiunta, novità 2017, Mapic Italy ha ospitato il primo Food&Beverage 26

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Confermati i numeri della vigilia, oltre 1.500 partecipanti e 550 retailer, la fiera milanese specializzata nel retail real estate registra una crescita sull’edizione 2016. In particolare, la scelta di Reed MIDEM di puntare sul f&b e di ospitare il Foodservice Award 2017 ha ottenuto l’auspicata risonanza internazionale Retail Summit con un’intera area espositiva e un programma di conferenze dedicato al settore F&B e alla presentazione di 33 concept italiani, alcuni dei quali come Spontini, Doppio Malto (Food Brand), Mignon, Löwengrube, Cioccolatitaliani, We Love Puro, Caffè Pascucci e Let’s Toast (CIR Food), sono

stati protagonisti nella “tasting area” compresa nel medesimo padiglione. Le altre realtà del food in primo piano a Mapic Italy sono state Autogrill, Chef Express, illycaffè, Cigierre e ancora Fattorie Garofalo, Ca’puccino, That’s Vapore, America Graffiti e Crois’. Sessioni differenti, la prima delle quali

moderata da retail&food (media partner di Mapic Italy) e intitolata “Italian food forever: autenticità, alta qualità, tradizione, lifestyle… the italian way of life!”, hanno permesso ai vari food brand e a esperti del settore di raccontarsi e di raccontare lo sviluppo di questo comparto, sempre più strategico non solo per il canale dei centri


commerciali. Tra i relatori, nomi e realtà illustri come Piercarlo Grimaldi, rettore dell’Università degli studi delle scienze gastronomiche, che ha parlato dell’importanza dell’agroalimentare italiano per la propria «cultura, tradizione, coscienza del cibo e soprattutto per la biodiversità», sottolineando che se oggi tutti parlano di narrazione «questa capacità ci arriva proprio dal mondo contadino». Grimaldi, specificando che questo settore vale il 15% del PIL, ha indicato nell’export e nel turismo due leve vincenti per l’intero sistema Paese. A stretto contatto con la più comunemente chiamata Università di Pollenzo, Autogrill, nella persona di Elisabetta Salvadori, marketing manager urban city & mall, ha sviluppato il concept Bistrot: «Con Bistrot abbiamo iniziato ad andare oltre le solite considerazioni socio demografiche ma a guardare i very needs del consumatore on the go. Nato nel 2013 a Milano Centrale, questo è un concetto ponte, una bilancia tra la nostra azienda multinazionale che opera in più di 30 paesi nel mondo e il territorio. Per realizzarlo abbiamo messo a punto, con la consulenza dell’Università di Pollenzo, la teoria dei cerchi concentrici: quando si apre la location si fa scouting delle tradizioni e degli ingredienti più caratteristici, poi si cerca il produttore più vicino in grado di soddisfare questa ricetta e di ottemperare anche al processo di trasformazione rispettando alcune condizioni a par-

mamente sarà la prima volta all’interno di un mall, presso la rinnovata galleria di I Gigli a Campi Bisenzio). «Con Mercato Centrale abbiamo messo al centro la figura dell’artigiano; abbiamo dato valore alla tradizione. E a Firenze siamo riusciti ad attrarre 3 milioni di persone a un anno dall’apertura». Ancora un brand del food made in Italy, attivo in questo caso sia nei patri confini che in 40 Paesi worldwide

45% del fatturato, equamente ripartito tra dolce e salato». E, novità assoluta nel settore con la prima realizzazione del ristorante Attimi a Fiumicino in partnership con Chef Express (Gruppo Cremonini), lo chef 3 stelle Michelin Heinz Beck si è presentato alla community di Mapic Italy testimoniando come «la percezione nel mondo della ristorazione italiana sia altissima e che la

con 250 punti vendita di cui il 15% di proprietà, illycaffe, rappresentato da Fabrizio Dosi, global head business to consumer: «Abbiamo inventato negli anni ’80 la pressurizzazione per preservare l’aroma e abbiamo Heinz Beck 25 università in giro per il mondo finalizzate a garantire che la qualità della tazzina sia perfetta. Fondamentali poi sono i controlli, effettuati anche attraverso i mystery in shop: i franchisee sono valutati anche sulla qualità. Il food – precisa Dosi – pesa circa il 40-

qualità dei nostri prodotti debba trovare spazio in luoghi, come quelli del travel, in cui la gente trascorre sempre più tempo». L’apice dell’attenzione per il settore della ristorazione commerciale è arrivato invece con il gala dinner del Foodservice Award 2017, organizzato dalle riviste retail&food e Ristorando: l’evento, che si è svolto nel padiglione contiguo a quello della fiera, ha visto sfidarsi su 8 categorie oltre 70 concept, mentre il catering è stato impreziosito dalla presenza di Heinz Beck, che ha deliziato il palato dei circa 300 ospiti (vedi articolo alle pagg. 20-23). Tra gli espositori di Mapic Italy, oltre alle aziende presenti alla prima edizione, anche società di spessore in-

tire dalla safety. Se non troviamo un produttore con queste prerogative il cerchio si allarga. Nei nostri Bistrot – ha sottolineato ancora Salvadori – si consuma ma anche si impara». E con lo stesso concept, nonostante la lontananza dal Belpaese, Autogrill è riuscita ad arrivare anche in Canada aprendo all’aeroporto di Montreal. Da un’eccellenza all’altra,

Umberto Montano, presidente di Mercato Centrale, ha raccontato l’esperienza di successo del punto vendita di Firenze (cui è seguita quella di Roma Termini nella suggestiva location della Cappa Mazzoniana e prossi-

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r&f Resoconto fiera ternazionale già attive nel nostro Paese, come Klépierre, e altre che stanno penetrando il mercato italiano con progetti in differenti fasi di sviluppo, come Westfield, impegnata a Segrate con la maxi operazione di Westfield Milano, e Falcon Malls (società del Gruppo Fawaz Alhokair), che presenta una pipeline di 224.000 mq di Gla per un investimento complessivo di oltre 1,3 miliardi di euro in Italia, in virtù dei progetti di riqualificazione a Sesto San Giovanni (MI) e nell’area di Cascina Merlata (MI) nonché dello sviluppo immobiliare commerciale del Palazzo del Lavoro a Torino. Inoltre un colosso come Unibail Rodamco si è affacciato per la prima volta sul mercato italiano, partecipan-

nel pomeriggio della prima giornata. Tra gli altri nomi di spicco sul fronte espositori, Carrefour, CBRE, Cushman & Wakefield, ECE, Eurocommercial Properties, GCI, Generali, IGD, JLL, Larry Smith, McArthurGlen, Svicom, Sonae Sierra, Multi e Promos, mentre tra i partecipanti anche importanti brand internazionali come Bestseller, Desigual, Dolce&Gabbana, Five Guys, Focus Brand, GameStop, Kik, MediaWorld, Mondo, Pandora, Sephora e Tigotà. Ospiti dello stand CBRE, partner per quanto concerne il leasing, abbiamo parlato di The Mall of Switzerland con Bernd Hofer e Nikolas Löhr,

Nathalie Depetro e Massimo Moretti disponibili. Il complesso commerciale, che aprirà i battenti il prossimo 8 novembre, si posiziona a Lucerna e sarà il secondo più grande del Paese: per quanto riguarda l’offerta, articolata su 65mila mq di Gla, vedrà una forte componente leisure con un multisala dotato del più grande schermo IMAX della Svizzera e ancora fitness centre & spa e Indoor surfing wave collocati in un building adiacente a The Mall, che, suddiviso su più livelli, ospiterà 150 negozi e una larga offerta f&b.

Seconda giornata: focus sul retail real estate Developer, società di analisi e gestione del patrimonio immobiliare e re-

sco di riconferma a presidente del Consiglio Nazionale dei Centri Commerciali, che hanno tracciato le linee guida della prossima edizione di Mapic (15-17 novembre 2017). In continuità con la kermesse di Milano, per creare un ponte ideale tra i due eventi e favorire lo sviluppo dei retailer italiani, a Cannes si parlarà ancora di food, mentre nei convegni organizzati dal CNCC saranno affrontati tre temi: l’occupazione nei centri commerciali, che conta 365mila posti di lavoro, i parcheggi e il marketing, oltre alle consuete presentazioni dei nuovi progetti immobiliari commerciali. Di particolare rilevanza, tornando al presente, le dinami-

Vincenzo Ferrieri, Ceo Cioccolatitaliani

Cristian Biasoni, Ceo Chef Express

do con Morgane Scoarnec, group head of leasing new projects, alla sessione “Food&beverage: il nuovo campo d’azione per i players internazionali del settore retail property”, che si è svolta 28

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Gabriele Scarpato, co-founder We love Puro

rispettivamente ceo di Freo Wsitzerland Ag e director of retail marketing at Freo Group, arrivati a Milano per incontrare brand italiani con cui trattare per allocare le posizioni

tailer non food sono stati protagonisti nel palinsesto eventi della seconda giornata, con l’introduzione di Nathalie Depetro, Mapic Director, e Massimo Moretti, fre-

Emilio Fiorani, direttore ristorazione commerciale CIR Food

che economico-finanziarie enunciate nella sessione dedicata allo stato dell’arte del retail real estate da Joachim Sandberg, executive partner & head of Italy &


to all’incremento del turismo. Pierre Marin ha esposto invece una ricerca condotta su 140 key retail cities nel mondo finalizzata a far emergere cosa le accomuna: tra queste Milano e Roma appartengono alle 18 definite “global retail cities”, caratterizzate per un alto livello socio economico e di spesa, dove «si vedono i flagship store più belli e nelle quali i driver per entrarvi sono la visibilità e il marketing, spesSouthern Europe region di Cushman & Wakefield, Alessandro Mazzanti, ceo di CBRE, e Pierre Marin, ceo di Jones Lang LaSalle Italy. I tre manager hanno affrontato ambiti differenti e complementari. Joachim Sandberg ha parlato di investimenti, inserendo l’Italia nel contesto internazionale: mentre l’Europa attrae 46 miliardi di euro (prima della brexit sfiorava i 60) di cui circa 20 provenienti dall’Asia Pacifico,

se del 10% rispetto a 10 anni fa, per poi proseguire per delineare il trend dei centri commerciali prendendo a riferimento i circa 50 mall in portfolio a CBRE: in particolare ha posto l’accento sulla resilienza del comparto e sull’arrivo negli ultimi anni di numerosi brand internazionali, che hanno fatto innalzare la percentuale degli stessi al 34,6% contro il 26,1%, a svantaggio soprattutto dei brand locali, e ha sottolineato la diffusione delle catene del

Fabio La Corte, Ceo America Graffiti

l’Italia riesce ad attrarne solo 9,5 e mostra ancora una forte discrepanza tra Nord e Sud. Alessandro Mazzanti è partito dal nodo delle vendite, ad oggi pari a 300 miliardi di euro, più bas-

che ha visto impegnati lo stesso Massimo Moretti, Edoardo Favro, amministratore delegato di Gallerie Commerciali Italia; Lino Guatteo, sole managing-director di Promocentro Italia; Pierluigi Marinelli, sales director, chief development manager di Teddy Group; e José Maria Robles, general director property management Italy di Sonae Sierra. Capacità di ascoltare il cliente sia in occasione dei nuovi progetti sia dei refurbishment, riqualificazione delle periferie urbane, “emancipazione” del format retail park, oltre alla maggiore velocità con cui devono essere approntati gli sviluppi, sono i nodi principali. Ma a destare maggiore attenzione è stato lo speech di Marinelli, che ha parlato

food che puntano sull’esperienzialità, a discapito dei format classici. Infine ha parlato della crescita del footfall nei centri città, tra tutte Milano ha registrato un +7,1%, grazie soprattut-

Giovanni Porcu, Ceo Food Brand (al microfono)

so scollegati da obiettivi di redditività. Per questo motivo è difficile stabilire quali siano i canoni sostenibili». Altrettanto interessanti i contenuti emersi nella sessione successiva,

di retailer e di centri commerciali talvolta come di separati in casa, mentre sarebbe necessaria una strategia comune di lungo termine. Andrea Penazzi

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r&f Cover story

Traffico passeggeri: un 2016 da 164 milioni

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a crescita dell’economia globale e il contestuale calo dei prezzi del petrolio hanno favorito, anche nel 2016, un’importante crescita del traffico aereo. Gli aeroporti, a livello mondiale, hanno registrato una movimentazione di oltre 6,2 miliardi di passeggeri. Complessivamente, si registra un andamento positivo per tutte le aree geografiche (soprattutto Asia Sud Pacifico, +9,0%), con l’unica eccezione rappresentata dall’Africa (-1,9%). In Europa, il 2016 è stato un anno di importante sviluppo del traffico passeggeri (+5% rispetto al 2015), cui hanno contribuito, in misura sostanzialmente bilanciata, entrambi i segmenti di mercato (internazionale +5,2% e domestico +5,3%).

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E se l’Italia è chiamata anche Belpaese un motivo ci sarà. Nulla più del numero di stranieri che ogni anno visita la nostra penisola può fare da indicatore di questa tendenza; certamente non si può avere la percezione del totale, ma il fatto che i viaggiatori internazionali continuino a crescere anno su anno la dice lunga. Secondo i dadi Assaeroporti, il sistema aeroportuale italiano, infatti, ha chiuso il 2016 in positivo con oltre 164 milioni di passeggeri, trainando fortemente la crescita del turismo e l’esportazione dei prodotti italiani nel resto nel mondo. Rispetto al 2015 il flusso è cresciuto del 4,6 per cento. Sul risultato complessivo ha inciso positivamente la forte crescita internazionale pari al 6,2% e, in particolar modo, del traffi-

co UE che ha registrato un incremento del 7,6% rispetto al 2015. Positivo anche l’andamento del nazionale, con un aumento del 2,2% sul 2015. Nello specifico, i viaggiatori transitati nei 36 scali italiani monitorati sono stati complessivamente 164.691.059 milioni (tenendo conto anche dell’aviazione), corrispondenti a quasi 7,5 milioni di passeggeri in più rispetto al 2015. In questo contesto, si attestano come primi 10 scali gli aeroporti di: Roma Fiumicino, Milano Malpensa, Bergamo, Milano Linate, Venezia, Catania, Bologna, Napoli, Roma Ciampino e Palermo. Tra questi, se si escludono Fiumicino cresciuto “appena” del 3,3%, Linate con crescita a zero e Roma Ciampino che perde il 7,5%, tutti gli altri scali hanno avuto crescite su-

periori alla media nazionale, con casi come Venezia, Catania, Bologna e Napoli addirittura a doppia cifra, così come i più piccoli Treviso e Olbia. Sempre in termini di passeggeri trasportati, anche i sistemi aeroportuali iniziano a dare risultati. A parte quelli consolidati di Roma e Milano, il Venezia-Treviso ha fatto quasi 12,3 milioni, quello della Sicilia orientale (Catania e Comiso) quasi 8,4 milioni, dal sistema toscano (Pisa e Firenze) sono passati oltre 7,5 milioni di viaggiatori e dalla rete aeroportuale pugliese (Bari, Brindisi, Foggia e Taranto) oltre 6,6 milioni.

I conti tornano... alla grande Il piano quinquennale dei tre sistemi aeroportuali (Roma, Milano e Vene-


TRAFFICO PASSEGGERI GENNAIO - DICEMBRE 2016 (SU BASE 2015) Nazionali

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Internazionali

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Roma Fiumicino Milano Malpensa Bergamo Milano Linate Venezia Catania Bologna Napoli Roma Ciampino Palermo Pisa Bari Torino Cagliari Verona Treviso Olbia Lamezia Terme Firenze Brindisi Trapani Alghero Genova Trieste Pescara Reggio Calabria Ancona Comiso Lampedusa Perugia Parma Cuneo Brescia Bolzano Grosseto Foggia

12.472.878 2.693.131 3.128.734 4.898.406 1.311.487 5.431.185 1.912.771 2.352.234 243.203 4.139.624 1.385.962 2.774.268 1.998.979 3.048.600 893.285 789.035 1.346.478 2.068.807 383.831 1.829.912 1.151.515 998.450 687.312 447.545 260.324 483.793 167.421 294.508 223.989 42.571 131.044 95.142 2.977 4.632 272 0

4,4 6,2 -1,5 -2,4 5,3 9,4 12,3 -2,7 -70,9 6,3 -4,2 6,5 7,3 2,5 13,4 1,7 8,1 8,3 -1,0 1,7 -3,7 -11,6 -10,8 -2,6 -7,1 -1,4 -16,0 29,2 21,5 -50,7 -1,5 73,9 n/a -82,8 0,7 -100,0

29.096.160 16.618.434 8.025.936 4.737.815 8.292.770 2.470.596 5.749.238 4.401.448 5.123.634 1.170.095 3.591.112 1.533.840 1.939.503 638.146 1.882.161 1.840.719 1.172.460 444.545 2.119.480 490.415 339.785 344.551 574.713 276.821 308.991 0 309.627 164.961 1.991 175.793 59.257 36.071 10.188 1.709 1.900 0

2,9 4,5 11,2 2,6 10,8 16,1 11,5 18,5 3,1 17,1 7,3 13,7 8,3 -13,5 5,6 14,8 21,3 5,3 4,9 9,6 -12,9 -37,0 -1,4 -0,7 -6,2 n/a -1,9 14,0 n/a -4,1 13,6 -48,4 248,5 n/a -7,7 -100,0

TOTALI

60.094.305

2,2

103.944.865

6,2

zia) con contratto di programma in deroga prevede investimenti totali per quasi 3 miliardi di euro. Un dato importante e positivo che si va ad aggiungere ai conti delle relative società di gestione, come si evince dai bilanci pubblicati. Per quanto riguarda ADR, società di gestione degli scali capitolini (47,1 milioni di passeggeri), i ricavi 2016 si sono attestati a 836,3 milioni di euro, con una crescita del 10,3% rispetto all’esercizio precedente, per effetto dello sviluppo delle attività aviation (+12,5%). In crescita del 4,1% è risultata la performance del comparto non aviation, principalmente a fronte dei maggiori spazi disponibili rispetto al 2015, pesantemente impattato dall’incendio al T3, sia per le subconcessioni commerciali, cresciute del 5

per cento. Il Margine operativo lordo (EBITDA) è a 507,6 milioni di euro, con un incremento di 84,8 milioni di euro rispetto al 2015 (+20,1%). L’utile netto nel 2016 è stato di 215,7 milioni di euro (+81,2 milioni di euro rispetto all’esercizio precedente). Con 29 milioni di passeggeri, invece, il traffico degli scali milanesi gestiti da SEA ha registrato nel 2016 una crescita del 3,1% rispetto al 2015. I ricavi della gestione sono stati 653,5 milioni di euro, in crescita dell’1,7%, con un EBITDA di 234,4 milioni di euro, in aumento del 5,1 per cento. L’utile netto del Gruppo, con una crescita a doppia cifra pari all’11,7%, è salito a 93,6 milioni di euro. Per quanto riguarda SAVE invece (12,3 milioni di passeggeri nel 2016 con Venezia e Treviso cui si aggiun-

di cui UE (inclusa Svizzera)

%

18.782.355 10.224.973 7.472.856 4.737.513 6.661.133 2.312.380 4.765.194 4.061.732 5.004.702 1.112.839 3.284.015 1.404.831 1.797.412 625.720 1.333.322 1.749.722 1.156.830 427.824 2.093.087 311.792 339.745 334.119 493.909 262.104 0 0 255.580 164.937 1.991 148.531 46.330 2.758 1.833 1.709 1.508 0

2,1 9,2 14,8 2,6 12,7 17,2 10,3 19,5 3,4 17,7 8,4 14,7 8,8 -13,8 8,4 16,4 21,7 5,2 4,3 7,3 -12,9 -37,7 3,6 -4,1 n/a n/a -0,5 15,2 n/a -12,5 -10,6 -90,0 929,8 n/a -14,3 n/a

81.375.286

7,6

gono le strategie consolidate con gli aeroporti del Garda) i ricavi sono stati di 188,2 milioni di euro in crescita del 13,1% sul 2015. L’EBITDA pari a 87,7 milioni di euro in crescita del 19% ha portato a un utile netto che ha superato i 42 milioni di euro registrando una crescita record del 43,9% sul 2015.

Tutti a Parigi In questo contesto, è importante che il travel retail si attrezzi per seguire questa onda di segno positivo e sfruttarla al meglio, perchè il comparto ha avuto un andamento complessivamente negativo sia a livello nazionale sia internazionale. In particolare, a livello europeo, il settore ha registrato un calo della spesa per passeggero del 4,6%, nonostan-

Totale Commerciale

%

41.738.524 19.411.709 11.157.340 9.638.496 9.611.170 7.909.688 7.673.547 6.762.906 5.366.837 5.320.667 4.980.729 4.318.409 3.943.295 3.689.699 2.801.649 2.630.312 2.523.470 2.521.007 2.503.346 2.326.538 1.492.433 1.345.652 1.263.302 724.882 570.070 483.857 478.137 459.469 225.980 218.364 190.504 133.584 13.165 6.341 2.172 0

3,3 4,5 7,3 0,0 10,0 11,4 11,5 10,0 -7,5 8,5 3,8 8,8 7,8 -0,7 8,4 10,6 13,7 7,6 4,0 3,2 -5,9 -19,8 -6,9 -1,9 -6,5 -1,4 -7,3 23,3 22,6 -19,1 2,9 5,4 349,8 -76,5 -6,7 -100,0

164.437.250

4,7

te, appunto, la crescita del traffico. In tal senso è importante sottolineare quanto sia strategico in Italia il ruolo dei gestori aeroportuali attualmente impegnati nella realizzazione di circa 4 miliardi di investimenti al fine di adeguare gli scali nazionali ai migliori standard europei e internazionali in termini di sicurezza, affidabilità e qualità del servizio offerto. E proprio parlando di qualità, è doveroso un “in bocca al lupo” agli scali di Olbia e Napoli che sono nella short list in gara per l’ACI Europe Best Airport Awards nelle categorie rispettivamente sotto i 5 milioni e tra 5 e 10 milioni di passeggeri. Appuntamento quindi a Parigi dal 12 al 14 giugno per scoprire i vincitori. S.M.

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Fonte dati: Assaeroporti

Aeroporto


r&f Parola di Dag Rasmussen

Di origini norvegesi e laureato alla French ESSEC Business School, Dag Rasmussen ha fatto il proprio ingresso in Lagardère Travel Retail nel 1988 come international business and financial controller. Nel 1991 è stato promosso al ruolo di finance and organization director del Press Shop, Brussels, per passare poi ad AMP, la compagnia belga del Gruppo che si occupa della distribuzione della stampa, e diventarne general manager nel 1996. Nel 1999, è stato nominato chief operating officer di Lagardère Travel Retail. In questo ruolo ha supervisionato le società del Gruppo presenti nell’Europa settentrionale e centrale e, più recentemente, nel resto d’Europa e in Nord America. Dal 2011, è diventato presidente e Ceo di Lagardère Travel Retail.

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Lagardère Travel Retail: «L’Italia è unica e i viaggiatori si meritano un’offerta adeguata»

P

resenti in circa 250 aeroporti nel mondo e con un’offerta travel retail a 360°, Lagardère Travel Retail è uno dei principali player del settore a livello mondiale, con oltre tre miliardi di fatturato nel 2016, in crescita del 7,1 per cnto. Offerta al passeggero e continua innovazione sono le chiavi del successo del Gruppo francese. A parlarcene, il presidente e Ceo Dag Rasmussen. Operate in circa 250 aeroporti nel mondo: adeguate le vostre strategie sulla base delle Regioni? Quali sono le aree più redditizie? Si, effettivamente adattiamo le nostre strategie ai Paesi, alle Regioni e alle città in cui operiamo. Se riproducessimo fedelmente gli stessi punti vendita in tutte le località, i passeggeri si annoierebbero rapidamente. Per questo motivo ci sforziamo di creare negozi in grado di offrire un’impressione forte del luogo in termini di architettura, offerta di prodotti e servizi. Il modello di attività legato al travel retail dipende da un numero elevato di parametri che comprendono, tra gli altri, i costi degli affitti e i limiti operativi locali. Di conseguenza, in un simile contesto, l’idea di “area” maggiormente redditizia risulta poco significativa. Tuttavia, alcune nazionalità di passeggeri tendono a spendere più di altre, e non necessariamente nei propri paesi di origine. Per questo motivo, il concetto di “mix di nazionalità locali” rappresenta, per noi, una chiave più importante rispetto all’idea di “area”. In generale, quanto conta l’innovazione nel settore del travel retail? In quanto società B2C4B (Business to Customer for Business), per noi l’innovazione è fondamentale e rappresenta un elemento di distinzione chiave in questa realtà competitiva. L’innovazione ci permette di convincere i locatori a sceglierci e, cosa ancora più importante nel lungo termine, ci consente di attirare clienti e di aiutarli nella loro esperienza di shopping migliorando, al contempo, la loro soddisfazione e aumentando il loro paniere medio. Il duty free è cambiato negli ultimi anni rispetto al livello di offerta? Come? Quali sono i vostri duty free più estesi? Quanto conta la dimensione? Il Duty Free è cambiato notevolmente. Questo mercato sta diventando sempre più globale e

sofisticato. Le tendenze puntano verso maggior lusso, rapporto qualità-prezzo e sull’idea del “qui e da nessun’altra parte”. Il nostro punto vendita duty free più ampio, Buy Paris Duty Free che si trova presso l’aeroporto Paris Charles de Gaulle, si sviluppa su 2.200 metri quadri. La dimensione dei negozi è determinata da limiti locali, dato che lo spazio disponibile all’interno degli aeroporti è spesso raro, dal traffico previsto e dalla concentrazione dei terminal, oltre che dalla strategia retail legata agli aeroporti stessi. Spostandoci sul settore alimentare, con quanti format siete sul mercato? Quali sono i più innovativi? Lagardère Travel Retail opera in oltre 800 Food outlet in 17 paesi attraverso marchi partner internazionali (Starbucks, Costa Coffee, Prêt à Manger, Eric Kayser, Paul, Burger King ), locali (Sumo Salad, Coffee Fellows...) e nazionali (De Canto, So!Coffee...). Abbiamo sviluppato un ampio portfolio di marchi in grado di soddisfare le necessità di passeggeri e locatori. I nostri punti vendita di prodotti alimentari di grande successo aperti di recente presso l’aeroporto di Roma Fiumicino riflettono questa strategia: “Beercode”, un pub e un ristorante per pranzi informali, è stato creato su misura da Lagardère Travel Retail per l’aeroporto. Siamo stati noi a introdurre per la prima volta in Europa Ajisen Ramen, un marchio leader cinese, mentre Lagardère Travel Retail ha permesso il debutto di Farinella, un nome leader della cucina del sud Italia, all’interno di un aeroporto. Nell’attività legata al Foodservice la nostra innovazione si evidenzia in due modi: per prima cosa portiamo nuovi marchi all’interno degli aeroporti per poi introdurre nei nostri ristoranti alcune novità che riguardano il cibo servito (come i prodotti biologici) e il modo in cui interagiamo con i clienti (per esempio attraverso l’utilizzo di dispositivi digitali). Sulla base della vostra esperienza a livello mondiale, in che modo sta cambiando il profilo del passeggero? Cosa cerca/si aspetta il passeggero? Seguite le tendenze o cercate di crearne e anticiparne di nuove? I passeggeri, in particolare i famosi “Millennials”, ma non solo, stanno diventando sempre più con-

nessi, dei veri utenti digitali, esigenti e impegnativi. Nei nostri punti vendita si aspettano di trovare non solo prodotti, ma un’esperienza di shopping globale. Ci manteniamo al passo con le tendenze e anticipiamo i futuri punti vendita unendo il trend più incline a favorire l’esperienza piuttosto che i prodotti, grazie alla magia di un’esperienza di shopping unica. Ci sforziamo di instillare nel viaggiatore il desiderio di arrivare prima in aeroporto per trascorrere del tempo di qualità nei nostri negozi e ristoranti. Cosa significa lavorare in sinergia con l’aeroporto? Riteniamo di essere più efficienti lavorando insieme invece che separatamente. Unire le nostre conoscenze e competenze ci consente di ottimizzare il nostro approccio commerciale globale a beneficio di un nostro cliente comune: il viaggiatore. State ottenendo un certo successo con il marchio Relay. Quali sono i suoi punti di forza? Relay è il marchio più diffuso nel settore del Travel Retail con oltre 1500 punti vendita in 20 paesi. Vanta la più alta percentuale di visite in un aeroporto. Il concept Relay viene regolarmente adattato e si è evoluto passando da punto vendita product oriented, progettato attorno alle categorie novità e regali, a negozio centrato sul cliente, teso a soddisfare le necessità in evoluzione dei consumatori superandone le aspettative. In Italia siete presenti in 11 aeroporti: con quale lavorate di più? La nostra presenza in Italia è concentrata a Roma e Venezia, due tra i primi tre complessi aeroportuali del Paese. Tuttavia, investiamo in modo considerevole anche in aeroporti emergenti quali Palermo, Bari, Bologna che, al momento, sfruttano con successo la crescita di compagnie aeree low cost e favoriscono lo sviluppo turistico delle proprie regioni. Quali sono le criticità del settore in Italia? Non esistono questioni critiche, ma piuttosto specificità. Per prima cosa, l’Italia è unica e i viaggiatori si aspettano e meritano un’offerta altrettanto unica. Inoltre, dobbiamo avere a che fare con un sistema turistico che si sta sviluppando maggiormente grazie alle compagnie aeree low cost e ai

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r&f Parola di Dag Rasmussen treni veloci piuttosto che attraverso un singolo vettore principale. Infine, siamo chiamati ad affrontare un programma di ristrutturazione delle infrastrutture complesso e imponente nella maggior parte degli aeroporti e ciò richiede grandi sforzi e notevole impegno. Parliamo di Fiumicino: può illustrarmi in breve il progetto e la vostra presenza nel nuovo Avancorpo E? Da molto tempo collaboriamo con l’aeroporto di Fiumicino sul nuovo Avancorpo E. Siamo entrambi orgogliosi dei risultati eccezionali: i nostri punti vendita sono pieni di vita, presentano animazioni uniche e ospitano costantemente presentazioni o eventi. Il servizio è eccellente grazie al nostro programma certificato ISO e al notevole impiego di strumenti digitali di facile utilizzo per il personale e per i clienti. Lavorerete anche sul molo adiacente all’Avancorpo? Sì. Al momento stiamo esaminando la possibilità di creare unità di tipo “One Stop Shopping” che soddisferebbero le necessità last minute dei passeggeri. I viaggiatori potrebbero trovare le categorie Travel Essentials, Duty Free e Coffee all’interno dello stesso punto vendita.

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Siete tra i pochi operatori, forse l’unico, a coprire il settore travel retail a 360°, dal segmento duty free al food service, fino al travel essential e alla moda. Nell’area moda dell‘aeroporto di Fiumicino siete in grado di offrire prodotti Mont Blanc, Pandora, Michael Kors ed Ermenegildo Zegna. Qual è il supporto che fornite ai brand? Gestiamo l’affitto, il personale, le scorte, il cash flow...portiamo avanti tutte le attività che ci si aspetta vengano seguite da un operatore del settore Travel Retail. Vantiamo strettissimi rapporti/ partnership con un gran numero di marchi e il nostro scopo è di esaltarli e ottimizzarli! Sono previsti nuovi progetti in Italia? Abbiamo in serbo molti progetti esaltanti. Fra poche settimane completeremo la ristrutturazione della zona landside presso l’aeroporto di Venezia con l’inaugurazione di quattro nuove unità di ristorazione e due Relay. Sarà quindi la volta di un nuovo walk through a Palermo che integrerà un Relay e un Duty Free Store con forte accento anche sulle specialità gastronomiche locali. Il prossimo anno rimodelleremo la nostra presenza all’interno della zona airside sempre all’aeroporto di Venezia grazie a nuovi punti vendita nel settore

alimentare, duty free e moda. Negli anni a venire avremo ancora molto da fare a Roma, al di là del progetto Avancorpo. E nel mondo? Recentemente ci siamo aggiudicati importanti gare nel settore duty free che interessano gli aeroporti internazionali di Ginevra e Hong Kong. Questi nuovi progetti sono motivo di grande esaltazione per i nostri team. Come vede il futuro del settore del travel retail? Il settore del Travel Retail ha davanti a sé un futuro promettente potendo contare su una serie completa di elementi fondamentali positivi: il volume dei passeggeri sta aumentando e le infrastrutture legate al turismo tendono a essere sempre più attraenti. Insieme ai nostri locatori, ai marchi e alle compagnie aeree, miriamo a rendere il tempo trascorso in aeroporto un momento di grande importanza nell’economia del viaggio, che si dimostri rilassante per il viaggiatore in partenza e che sia in grado di offrire un contatto finale con il paese per chi è sulla via del ritorno. Sintetizziamo questa ambizione in un punto fermo: sperimentare nuovi orizzonti, ogni giorno! Stefano Masin



2.0 & PARTNERS

il pilota perfetto per volare nel travel retail

E

x campione del mondo di vela uno, ex azzurro di atletica l’altro, insieme sono 2.0 & PARTNERS, una società di consulenza con uffici a Roma e a Londra il cui core business è supportare quei brand che intendono espandere il proprio business al canale del travel retail aeroportuale. Marco Passoni e Fabio Bernardini dal mondo dell’agonismo hanno ereditato la grinta e l’attitudine a non mollare mai. Due caratteristiche fondamentali per lavorare nel comparto del travel retail, dove la concorrenza è tanta e le opportunità bisogna saperle cogliere al volo. Dopo una lunga esperienza nel settore maturata in diverse società, aver seguito la creazione e lo sviluppo di brand innovativi e aver introdotto nel mercato italiano brand stranieri di successo, nel 2014 è nato il sodalizio tra i due manager che hanno dato vita a 2.0 & PARTNERS.

Come nasce 2.0 & PARTNERS? Nasce da un ragionamento: l’offerta negli aeroporti è molto flat e statica, ma in realtà ci sono molti brand

che hanno le potenzialità per essere nel travel retail e fare bene. Noi abbiamo un bagaglio consistente di esperienza e soprattutto poliedrico, oltre a un network di conoscenze degli aeroporti globale. Sulla base di questo ragionamento abbiamo deciso di metterci a fare attività di consulenza a quei brand che vogliono arrivare al travel retail.

Marco Passoni

Qual è il core business di 2.0 & PARTNERS? Noi lo definiamo scouting & screening. 2.0 & PARTNERS nasce come business unit con l’obiettivo di monitorare il travel retail; cercare nuove opportunità; analizzare se le opportunità combaciano con i requirement dei brand; studiare quello che può essere il fatturato potenziale di quel brand in quello specifico spazio; presentare tutto il pacchetto al cliente e quando riceviamo il via libera lo affianchiamo o lo

Fabio Bernardini

aiutiamo nella negoziazione, e lo accompagniamo fino al closing del contratto. Attraverso nostri partner possiamo supportare il brand anche nella fase di progettazione e realizzazione dello spazio.

Perchè a un brand serve un facilitatore? Perchè un aeroporto non è un esperto nel mercato retail e tende a chiamare quei marchi che circolano abitualmente nel canale. Gli aeroporti non fanno


molta attività di scouting ed è un paradosso, perchè hanno bisogno di rinnovare la propria offerta commerciale. Al mondo, invece, ci sono tantissimi brand. Noi diventiamo partner, quindi, di un soggetto che è intenzionato a entrare nel canale travel e per il quale non è detto che ci sia un interesse diretto da parte di un aeroporto. Questo non perchè non abbia le caratteristiche e le potenzialità per fare bene, ma per il semplice fatto che chi si occupa della gestione degli spazi commerciali aeroportuali probabilmente non conosce quel marchio. Il nostro lavoro ci permette di conoscere meglio le offerte e le richieste del mercato. Qualora stessimo negoziando con un aeroporto delle condizioni che non sono in linea con lo specifico momento o con il mercato che si sta sviluppando in quella determinata location noi, in ragione della nostra expertise, ce ne accorgeremmo prima rispetto a un brand che, al contrario, rischierebbe invece di scoprirlo a giochi fatti. Da un certo punto di vista andiamo a tutelare per quanto possibile non tanto l’investimento quan-

che funzioni bene su strada o in un mall non è detto che replicato in aeroporto dia i medesimi risultati. Questo perchè in aeroporto ci sono parametri differenti come il tempo, la propensione alla spesa, il variare delle nazionalità dei passeggeri. Successivamente, una volta stabilito il perimetro di azione in cui il brand si deve sviluppare, quindi dove nel mondo, e una volta stabilite le regole d’ingaggio, ossia tutte quelle condizioni imprescindibili dettate dal brand, come le adiacenze, le metrature, area sterile o landside - ma ce ne sono molte altre - noi cominciamo a produrre opportunità. Presentiamo lo scalo attraverso un report estremamente dettagliato in cui riportiamo i dati di traffico, il profilo del passeggero, le destinazioni, andando sempre più nello specifico fino ad arrivare alla posizione della location. Se le condizioni soddisfano il cliente e ci dà l’ok, si inizia la negoziazione con lo scalo e se va a buon fine supportiamo il brand in tutte quelle dinamiche sia burocratiche sia logistiche e organizzative imposte per lavorare in un aeroporto snellendo quindi anche il lavoro dello scalo.

OUr Mission .

Quindi siete utili anche agli aeroporti?

bringing brand owners, travel retail operators and airports together in successful partnerships.

Noi naturalmente facciamo gli interessi del brand nostro cliente, però di fatto forniamo un servizio anche all’aeroporto a cui proponiamo talvolta delle novità che proprio in funzione dell’attività di scouting e screening riusciamo a individuare in tempi più veloci rispetto a quelli che può impiegare il team aeroportuale. Siamo un occhio più attento sul mercato del retail.

Training Coaching e Mystery Retail BXM è una business unit di 2.0 & PARTNERS curata da Mauro Corigliano che si rivolge sia al retailer sia all’aeroporto. Si occupa di formazione del personale e prevede due fasi: fare una “fotografia” del negozio analizzando tutte gli elementi che possono essere causa di problemi e successivamente studiare una formazione apposita per il personale che deve imparare a gestire i tempi, il cliente, la multiculturalità e molti altri aspetti di un ambiente particolare come quello dell’aeroporto. Soprattutto per un brand che approccia al travel retail per la prima volta è importante entrare a regime il più velocemente possibile e il personale è un elemento fondamentale della catena. BXM nasce proprio per dare la massima formazione possibile a chi si occuperà della vendita ma non solo, aiuta il brand a confezionare la miglior customer experience possibile. Infine per gli aeroporti, ma anche per i brand e per gli operatori offriamo attività di mystery retail per valutare il livello di formazione del personale.

A un brand premium dell’abbigliamento dove suggerireste di andare oggi?

Come si può riassumere il lavoro di 2.0 & PARTNERS?  Ricerca di opportunità  Valutazione dell’opportunità  Presentazione dell’opportunità  Negoziazione della opportunità  Raggiungimento dell’obiettivo A monte di tutto questo, però, c’è anche un importante lavoro di analisi del brand che a volte ci porta a intervenire sul brand stesso in quanto un format

Partiamo da un presupposto: il mondo del travel retail si può dividere in 3 macro cluster: quello asiatico, il più evoluto, a seguire quello europeo, infine quello americano che nonostante sia quello con il maggior traffico a disposizione, è quello ancora un po’ più indietro. Fatta questa premessa, con 2.0 & PARTNERS più che suggerire o proporre un aeroporto, andiamo a supporto del piano di sviluppo del brand. Ciò significa che prima di proporre o suggerire alcunché, ci informiamo su quali siano i mercati in cui quel marchio ha un progetto di sviluppo su strada o è già presente. Ad esempio, se un imprenditore ha dei negozi in Spagna, e vuole crescere in quel mercato non gli proporremo uno spazio al Charles de Gaulle di Parigi, e verosimilmente se fosse l’imprenditore stesso a voler andare al CDG, proveremmo a farlo desistere e in questo caso sì, arriverebbe il consiglio di aspettare una gara in uno scalo spagnolo. Il travel retail tendenzialmente segue lo sviluppo del mercato domestico. Un altro aspetto importante è la percezione che un aeroporto ha di un brand. Un marchio che inten-

de entrare nel canale travel retail deve seguire comunque un percorso, soprattutto se ambisce a entrare negli scali più importanti al mondo dove tutti, naturalmente, vorrebbero essere. In questi casi, bisogna arrivare al tavolo delle trattative già con una certa visibilità.

Con chi lavorate oggi? Tra i più noti, oggi lavoriamo con Moncler, NAU! Monnalisa, Camomilla Italia e Fedon.

Perchè il travel retail? Perchè per un brand non c’è oggi opportunità migliore del travel retail per avere una vetrina sul mondo. È un continuo flusso di milioni di persone e di possibili clienti e 2.0 & PARTNERS sa come raggiungerli!

Comunicazione pubblicitaria

to l’intenzione di investire in un preciso settore. Un brand che dovesse vivere una brutta esperienza con un aeroporto potrebbe decidere di interrompere gli investimenti in quel canale perchè non lo ritiene adatto, quando invece può essere stata solo una questione di scelte sbagliate. E qui si entra in un campo dalle mille variabili: aeroporto sbagliato, area dell’aeroporto inadatta, vicinanza a brand competitor, piano sbagliato, per citarne alcune. Sono molti gli elementi che possono decretare il successo o la disfatta di un brand in aeroporto.


r&f Case history

Aeronautica Militare: il retail decolla C

ristiano di Thiene S.p.A. prende vita dal laboratorio artigianale di Cristiano Sperotto, che iniziò giovanissimo nel 1942 come sarto di abiti per uomo a Mossano (VI). Nel 1960 il fondatore si trasferì a Thiene ed iniziò a confezionare i primi cappotti in pelle, proseguendo negli anni successivi a specializzarsi nella produzione di abbigliamento in montone shearling di alta gamma. Nel 1979, con l’entrata in azienda dei figli Paolo e Armando Pio, il laboratorio artigianale iniziò la fase industriale della produzione, con la denominazione di Cristiano di Thiene S.p.A. La vicinanza dell’azienda con il piccolo ma storico e glorioso aeroporto “Arturo Ferrarin” di Thiene fu l’inizio di un sempre maggiore affiatamento fra i proprietari e i piloti. Così, da più di 30 anni, l’Azienda produce giubbotti in pelle per i piloti dell’Aeronautica Militare e della Pattuglia Acrobatica Nazionale Frecce Tricolori. Da lì, l’idea di creare un brand: Aeronautica Militare, come ci ha raccontato proprio Armando Pio Sperotto presidente e amministratore delegato insieme al fratello Paolo, che ovviamente punta molto sul travel retail. 38

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Quanti negozi avete in Italia? E nel mondo? Il marchio Aeronautica Militare viene distribuito dal licenziatario esclusivo Cristiano di Thiene S.p.A. nel mondo attraverso 7 flaghip store gestiti dall’azienda all’interno di aeroporti internazionali in Italia, una rete vendita di altri 26 monomarca indipendenti e circa mille multimarca in più di 40 paesi nel mondo. Quando e come è iniziata la vostra avventura nel travel retail? Con una esperienza trentennale come fornitore della Forza Armata, l’azienda ha ideato un concetto fashion di abbigliamento ispirato al mondo del pilota militare, e nel 2004 ha ottenuto la concessione da parte dello Stato Maggiore dell’Aeronautica MiVenezia

litare Italiana della licenza esclusiva per la vendita di abbigliamento, accessori, scarpe e caschi da Armando Pio Sperotto Paolo Sperotto moto con il marchio registrato Aeronautica Militare. Visto I flagship stores gestiti dall’azienda che il brand è stato accolto favoresi trovano in area airside presso gli volmente dall’inizio con successo, aeroporti di Venezia, Verona, Orio al Cristiano di Thiene ha intrapreso la Serio (BG), Bologna, Catania, Napoli, via del travel retail, quale legame fimentre quello presso l’aeroporto di siologico fra i consumatori e il monPisa si trova in area landside. do del volo. Il primo punto vendita E nel mondo? è stato quello presso l’aeroporto di Al momento non siamo presenti in Verona Villafranca nel 2007, seguito altri scali aeroportuali fuori dall’Itadi anno in anno dall’apertura di altri lia, stiamo comunque valutando la 6 flagship store all’interno dei principossibilità di aperture al di fuori dei pali aeroporti Italiani. confini nazionali. In quali scali italiani siete Quanto pesa il travel retail presenti? E in quali aree in azienda in termini (landside/airside)? di fatturato? Il canale travel retail rappresenta il 9% del volume complessivo annuale delle vendite. Quali prodotti commercializzate? La collezione Aeronautica Militare è un concetto di total-look per uomo, donna, bambino, coordinata con accessori, borse, scarpe e caschi da moto fashion. Le proposte spazia-


Cover story

Venezia no dalle felpe alle T-shirt, maglieria, pantaloni e giacche, sia in tessuto sia in pelle, e ogni altro articolo di abbigliamento. Qual è la metratura media dei negozi in aeroporto? I nostri negozi misurano in media 100 mq.

permettere al cliente di acquistare non solo un capo di abbigliamento, ma un’emozione. Quante linee proponete all’anno? Durante l’anno vengono proposte due collezioni, Primavera/Estate e Autunno/Inverno.

uomo benestante, dai 35 anni in su. La fidelizzazione è possibile soltanto presso l’aeroporto di Pisa, poiché il negozio si trova in landside e può essere raggiunto anche da chi non è in possesso della carta di imbarco. Per quanto riguarda invece i punti vendita in airside, non è possibile una fidelizzazione vera e propria, anche se chi viaggi per affari frequenta i nostri punti vendita con regolarità.

L’abbigliamento commercializzato nei negozi fisici è il medesimo di quelli nel travel retail? Nel travel retail viene commercializzata una vasta proposta di total look delle collezioni in modo da far percepire ai consumatori il valore del brand. Che tipologia di cliente intercettate? Riuscite a fidelizzarlo, per quanto gli aeroporti siano luoghi di passaggio? In che modo? Il nostro cliente di riferimento è un

Qual è il negozio con i fatturati più elevati? Può parlarmene in termini di case history? Il nostro negozio di Orio al Serio lavora bene producendo un fatturato importante. La cosa può apparire strana, in quanto ad Orio viaggiano in maggioranza voli Low Cost, in particolare Ryanair e si potrebbe pensare che il passeggero non sia altospendente. In realtà l’offerta dei voli e delle destinazioni, oltre che dei servizi, è talmente vasta e ben strutturata da essere accattivante

Bologna

Quali sono le caratteristiche dei vostri negozi parlando di layout, tecnologia, arredamenti? Il concept dei nostri negozi ripropone il mondo aeronautico: il metallo, le rivettature, le immagini retroilluminate rappresentanti il mondo reale dell’Aeronautica Militare fanno sì che il nostro cliente immagini l’emozione del volo semplicemente entrando nel nostro negozio. Il nostro staff viene formato per raccontare la storia di ciascun capo e dello Stormo che rappresenta, in modo da

per qualunque tipologia di passeggero, anche di alto range. Il travel retail è un canale in cui volete continuare a crescere? Avete in programma nuove aperture? Il travel retail per noi è un canale molto importante, soprattutto per la divulgazione del prodotto e del marchio. Il negozio in aeroporto è una vetrina internazionale che supporta l’immagine e fa conoscere e apprezzare il brand dal pubblico di tutto il mondo. Siamo orientati a proseguire sulla strada intrapresa e valutiamo ogni proposta che ci arrivi dal mondo del retail aeroportuale, in particolar modo orientato all’extra-Schengen, avendo una rete di vendita diffusa nel mondo con negozi multimarca, per cui i consumatori che volano su rotte extra europee riconoscano in patria lo stile unico delle collezioni Aeronautica Militare. Come nasce l’idea di creare un brand di abbigliamento da un corpo dell’esercito? Il fascino del pilota con il suo inseparabile giubbotto in pelle si lega alla storia di Cristiano di Thiene S.p.A. in una fusione di sentimenti ed emozioni. Questa congiunzione è nata grazie alla vicinanza dell’azienda all’aeroporto Arturo Ferrarin di Thiene che rappresenta uno storico legame con l’Aeronautica Militare. Grazie alla passione del fondatore, Cristiano Sperotto, per il mondo del volo si è instaurata una collaborazione basata inizialmente sulla creazione di giubbotti in pelle per il volo della PAN, diventata poi una collaborazione solida e duratura che si evolve in linee di abbigliamento total look. Progetti per il futuro? L’azienda intende incrementare l’espansione commerciale, già in atto, nei mercati del Medio Oriente, Sud Est Asiatico, Russia e Paesi CSI, attraverso i canali di vendita multimarca e monomarca con nuove aperture in programma già nel 2017. S.M.

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r&f Osservatorio prezzi

Andata e ritorno tra gomma e rotaia Per chi va o per chi torna dall’aeroporto scegliendo di utilizzare un servizio di trasporto pubblico le alternative sono treno se possibile, altrimenti pullman. I più serviti naturalmente sono Fiumicino e Malpensa, con Orio al Serio che segue a ruota

L

a maggior parte degli aeroporti nazionali si trovano ad alcuni chilometri di distanza dalla città di riferimento. Per chi deve percorrere il tragitto verso il centro urbano o viceversa, ci sono molteplici possibilità. Dalle più costose, offerte dai taxi, dal noleggio auto, o dal taxi sharing, ad esempio, fino alle più economiche, rappresentate dai treni (dove presenti) e dai pullman. In questo osservatorio prezzi abbiamo analizzato il costo in euro dei trasporti da e verso i principali aeroporti utilizzando come mezzi di trasporto i treni che arrivano fino allo scalo e i pullman appartenenti alle compagnie private ufficiali indicate nei siti web degli aeroporti stessi. Unica eccezione, Bergamo Orio al Serio per il quale abbiamo considerato la tratta verso la Stazione Centrale di Milano. L’indagine, pura40

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mente indicativa e priva di valore statistico, è stata fatta usando come parametro il giorno venerdì 26 maggio 2017 partendo dall’aerostazione con direzione centro città dove normalmente i bus fermano in prossimità dei terminal ferroviari principali. Abbiamo esaminato sia il viaggio di sola andata, sia il viaggio di andata e ritorno. Gli aeroporti presi in esame sono circa una decina e vanno naturalmente da Roma Fiumicino con oltre 40 milioni di passeggeri l’anno ai circa 4 milioni di Torino Caselle. All’interno di questo ventaglio, cinque scali mettono a disposizione dei viaggiatori anche il trasporto su rotaia. Roma e Milano hanno rispettivamente il Leonardo Express diretto a Roma Termini e il Malpensa Express che oltre alla stazione di Cadorna va in Stazione Centrale e in Stazione Garibaldi.

AEROPORTO

Roma Fiumicino - Roma Termini 31,1 km

Milano Malpensa - Stazione Centrale 54 km

Bergamo Orio al Serio - Stazione Centrale di Milano 48,9 km Venezia Marco Polo - Piazzale Roma 13,1 km /Mestre 16,7 km Bologna Guglielmo Marconi - Bologna Centrale 9,7 km Napoli Capodichino - Stazione Centrale 7 km Roma Ciampino - Roma Termini 16,5 km Palermo Punta Raisi - centro città 34,7 km Pisa Galileo Galilei - Pisa Centrale 1 km Bari Palese - Bari Centrale 11,4 km Torino Caselle - Porta Nuova 18,4 km Fonte Edifis intelligence


Cover story

Il treno capitolino ha un costo della tratta unica di 14 euro senza sconti sull’andata e ritorno che raddoppia semplicemente. Il Malpensa Express, invece, vende la sola andata a 13 euro, mentre se si torna in giornata il costo scende a 20 euro. Inoltre da qualche mese è attiva la tratta che

porta fino al Terminal 2 di Malpensa. Scendendo verso il centro Italia Pisa ha inaugurato a fine 2016 il Pisa Mover, un sistema di trasporto pubblico urbano a breve raggio a guida automatica che collega la stazione centrale all’aeroporto che dista appena un chilometro al costo di 2,70 euro. Cin-

que euro, invece, il costo per andare dall’aeroporto di Bari Palese alla stazione Bari Centrale. Infine dall’aeroporto di Torino Caselle si può arrivare in treno alla Stazione Dora, uno scalo minore del capoluogo sabaudo. In questa lista di collegamenti ferroviari manca in realtà l’aeroporto di Punta Raisi a Palermo il quale è dotato di stazione ma attualmente è in fase di ristrutturazione e la tratta verso il centro città tornerà a essere operativa a dicembre. Questo il quadro legato al trasporto su rotaia, indubbiamente più comodo e

TRENO

BUS

andata

andata/ritorno

14

28

Leonardo Express

13

20 in giornata

Malpensa Express

People Mover

GTT - Stazione Dora

2,70

nd

5

nd

3

nd

andata andata/ritorno Cotral

5

10

Sit Bus Shuttle

6

11

T.A.M. Terravision Atral - Schiaffini

5 5 5,90

8 9 8,90

Terravision

8

14

Autostradale

8

14

Malpensa Shuttle

10

16

Terravision

5

9

Autostradale

5

9

Orio Shuttle

4-5

9

Atvo (piazzale Roma)

8

15

Aerobus

6

12

Alibus

4

8

Terravision

5

9

Prestia e Comandè

6,30

11

Autostradale

5

nd

Terravision

4

8

Sadem

6,50

nd

veloce. Per quanto riguarda quello su gomma, escludendo Fiumicino, Malpensa e Bergamo Orio al Serio, dove le compagnie che percorrono la tratta in questione sono da tre a cinque, negli altri casi il numero si riduce a uno massimo due aziende. Per coprire i circa 30 chilometri che separano Fiumicino dalla stazione Roma Termini il costo di sola andata oscilla tra i cinque e i sei euro di Sit Bus Shuttle, mentre la tratta andata e ritorno dagli 8,90 euro a undici. Quasi tutte le compagnie in questo caso, tranne Cotral che non fa sconti, tendono a far pagare un euro in meno rispetto al doppio della singola tratta. Cinquantaquattro, invece, sono i chilometri che separano Milano Malpensa dalla Stazione Centrale. In questo caso quindi il costo della sola andata si posiziona tra otto e dieci euro, però aumenta lo sconto in caso di andata e ritorno, che va da due fino a quattro euro di Malpensa Shuttle che fa pagare dieci euro fino in stazione o 16 per tornare in aeroporto. Molto più economico, nonostante la distanza sia quasi uguale, il viaggio dall’aeroporto di Bergamo Orio al Serio alla principale stazione meneghina. Cinque euro per la sola andata che salgono a nove in caso di ritorno. Unico caso particolare è quello della compagnia Orio Shuttle che fa pagare quattro euro dall’aeroporto a Milano mentre il percorso inverso ne costa cinque; nove in totale per andare e tornare. Venezia, Bologna, Napoli, Roma Ciampino, Palermo e Torino sono presidiati rispettivamente da una sola compagnia con prezzi che vanno dai quattro euro di Capodichino per percorrere sette chilometri, agli otto euro necessari per andare dal Marco Polo di Venezia vino a Piazzale Roma nei pressi della stazione Santa Lucia. Per quanto riguarda le compagnie, Terravision è quella che presidia la maggior parte degli scali esaminati in merito alla tratta selezionata con sei presenze, seguita da Autostradale con tre aeroporti. S.M.

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r&f Dossier aeroporti

Il Valerio Catullo di Verona punta in alto Q

uando a ottobre 2015 abbiamo visitato l’aeroporto Valerio Catullo di Verona Villafranca abbiamo visto uno scalo che stava riprendendo quota dopo un periodo difficile grazie alla partnership con Save. Ma prendere quota non era sufficiente; l’obiettivo era, ed è ancora, volare sempre più in alto. E le idee erano piuttosto chiare già all’epoca su come farlo. L’aerostazione descritta, infatti, rappresentava un momento di passaggio importante, la cui seconda fase si sarebbe completata con ciò che andremo a descrivere oggi anche se, come noto, gli aeroporti non smettono mai di crescere e quindi avremo modo di accennare anche a ciò che vedremo con il nuovo master plan. 42

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Tassello importante del sistema aeroportuale del Nordest, l’aeroporto scaligero ha dato nuova linfa alla passenger experience grazie a spazi rinnovati e un duty free raddoppiato nelle dimensioni. Ma il nuovo master plan vola ancora più in alto Le novità rispetto a due anni fa non sono poche, e soprattutto riguardano le tre aree dello scalo: arrivi, partenze landside e area sterile. Entrando nel salone partenze, a destra lungo la parete sono dislocati i banchi check in al di sopra dei quali c’è un primo piano considerato “nobile” da parte dei manager dello scalo, che attualmente è presidiato da un bar Culto (Lagardère) e un’area di sedute. Ma c’è an-

che un’ampia parete vuota (ancora per poco) che presto sarà occupata da un fine food & beverage e wine bar che porterà il nome Valerio e farà onore alle eccellenze vitivinicole venete e trentine. Sempre in questo primo livello c’è la sala Vip al cui ingresso ruotano dei piccoli temporary dedicati a eccellenze di vario genere e al momento della nostra visita era occupato, per rimanere in tema, dalla Tenuta Fontana

Michele Cazzanti


Cover story Airside: da rendering a realtà Superati i controlli di sicurezza si apre un’area sterile rinnovata non solo nell’offerta ma anche negli spazi. Da 902 mq dedicati ad attività commerciali si è passati a 1.196 mq, con un incremento circa del 30 per

con i propri vini. L’unico in posizione centrale rispetto al saloappunto che ci sentiane. Sul lato sinistro, invece, una stecca mo di fare è la distanza ospita un ufficio della Banca Popotra questa sala Vip e l’alare di Verona, una parafarmacia e rea airside con i relativi un negozio di pelletteria Massimiliagate. Criticità che tuttano Incas che commercializza borse via nel tempo sarà elie accessori da viaggio con un particominata. Tornando al prelare accento sulla linea maschile. Qui sente, e al piano terra, la stecca si interrompe per riprendere lasciandosi alle spalle i poco dopo con un negozio di souvecheck in si estende il sanir e gadget in legno, Wood Village lone partenze landside che conduce Store by Mazzoleni; una piccola ai controlli di sicurezza. Lungo questo pasticceria Matilde Vicenzi e un necento. La grande novità è rapprepercorso, incontriamo subito un temgozio Blooker che fa moda maschile sentata dal duty free walk through porary Mia di prodotti make up al cencasual a prezzi accessibili. Di fronte a a marchio Dufry, le cui dimensioni tro, mentre lungo la parete destra un questa doppia serie di negozi, sempre sono raddoppiate, passando da 216 altro Culto, che ha recentemente radcentralmente Lagardère ha aperto un a 429 metri quadri. All’interno la pridoppiato le proprie dimensioni, dedigrande Relay (circa 120 mq) a cui è atma cosa che si nota è la quantità di cando anche un’ampia area alle sedutaccato un negozio Camomilla Itareferenze distribuite lungo la parete. Per gli amanti delle auto, è possibilia. Poco prima dei controlli, al piano te destra e sulleSPA numerose gondoAEROPORTO VALERIO CATULLO DI VERONA VILLAFRANCA 15.05.2017 le rifarsi gli occhi con l’esposizione del superiore c’è un ristorante self service le presenti. La parete sinistra, inveTerminal Partenze Piano Terra non doganale primo modello di Suv Jaguar sempre Bricco cafè molto spazioso. ce, è aperta e permette di entrare e

Truestar

Relay Mia Make Up

Camomilla

Vicenzi

Blooker

Andrea Geretto

Wood village

Wind

Benati auto

Parafar Massimilia macia no Incas

Culto Cafè Banca BPM

Truestar Culto Cafè

Area partenze lanside

retail&food - giugno 2017

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r&f Dossier aeroporti uscire liberamente, agevolando l’accesso a tutte le attività disposte sul lato sinistro del salone; nello specifico, si parla di Homeburger (una hamburgeria) che ha raddoppiato le dimensioni. Accanto, il wine bar deCanto in procinto anch’esso di aumentare la metratura. A seguire due marchi molto noti nel travel retail: Fedon con la sua pelletteria e accessori da viaggio e Aeronautica Militare. Chiude la stecca di attività sul lato sinistro un Bricco cafè. Collegato al blocco del duty free c’è un altro marchio molto apprezzato nel travel retail e all’estero: Camicissima. Qui una piccola piazza con alcune sedute separa da un secondo blocco interessante: un negozio Marina Militare (brand anche questo con buon riscontro a li-

vello di travel retail), mentre ad angolo, un’altra insegna Lagardère: Bottega dei Sapori, dove è possibile comprare eccellenze enogastronomiche del territorio oltre a panini e sandwich. Proseguendo nel corridoio sulla sinistra del salone ci sono tre piccoli temporary (in realtà presenti ormai da molto tempo): Conti Dagostino Wine (rivendita di vini), Souvenir e Ricami Veronica dove un dipendente con grande mestiere ricama messaggi e nomi su tessili e biancheria per la casa. A chiudere le attività commerciali c’è un negozio di bigiotteria Barbieri you, B’jou, in prossimità del quale ci sono i controlli di sicurezza per accedere all’area extra Schengen. All’interno, date le dimensioni contenute dell’area, la scelta

AEROPORTO VALERIO CATULLO DI VERONA VILLAFRANCA SPA Terminal Partenze Piano Terra area doganale

15.05.2017

è stata di non inserire un bar ma semplicemente di destinare due aree differenti a vending machine, complete di prodotti food & beverage e con una serie anche di prodotti kosher per i viaggiatori di religione ebraica che spesso utilizzano lo scalo veronese per poi raggiungere luoghi da visitare come il Museo dell’ebraismo e della shoa di Ferrara. La cosa interessante dell’area extra Schengen è che è modulare (viene chiamata infatti swing gates), nel senso che può essere ampliata o rimpicciolita a seconda dei voli in partenza e di conseguenza del numero di passeggeri presenti.

Arrivi gustosi Anche la zona arrivi presenta alcune novità rispetto al 2015. Tutte le attività sono dedicate alla ristorazione. Un Mokà cafè occupa lo spazio al fondo della sala con di fronte un dehor con sedute in legno molto curato. Sul lato perpendicolare Rosso Sapore presidia il comparto pizza mentre più avanti Sapori Italia propone panini, piadine e stuzzichini di vario genere. Yogurtlandia chiude la serie di negozi.

Time Vending

Bottega dei Sapori

Conti Dagostino

Ricami Veronica Barbieri You B’Jou

Marina Militare Dufrital

Camicissima

Scaligera gift

Aeronautica Militare Bricco cafè

Area partenze airside 44

retail&food - giugno 2017

Fedon Homeburger Decanto

Homeburger

Oh Romeo Romeo... Tutto quanto descritto finora, nell’arco di pochi anni sarà nuovamente cambiato. Lo stato attuale, infatti, non è che una fase di passaggio propedeutica a


Cover story mantenere il miglior funzionamento possibile dell’aeroporto mentre saranno attuati i lavori del progetto Romeo. Di questa iniziativa se ne parlò anche nel Dossier aeroporti del 2015 sul Valerio Catullo, ma come spiegò il presidente dell’aeroporto Paolo Arena, era ancora al vaglio dell’Enac. Ora il progetto è stato approvato e i lavori presto partiranno. Questa nuova fase vedrà un intervento sulle cubature. Le aree partenze e arrivi, infatti, saranno unite (mentre oggi sono ancora due blocchi distinti) e i controlli di sicurezza saranno spostati al piano che sovrasta i banchi check in, dove è in apertura il wine bar Valerio e dove c’è la sala Vip che sarà quindi inserita all’interno dell’area sterile ovviando al problema della distanza che accennavamo nei paragrafi precedenti. Da questo primo piano partirà una galleria commerciale con il duty free che sarà spostato e al termine una scala mobile porterà al piano inferiore con i gate. Di fatto ciò che accadrà è che parte dei passeggeri in arrivo (come accade già in altri aeroporti) per uscire passerà dall’area airside, aumentando quindi i contatti con le attività commerciali. «Il progetto Romeo è fondamentale per lo sviluppo dell’aeroporto di Verona in previsione dell’ingente crescita del numero di passeggeri nei prossimi anni - ha affermato Michele Cazzanti, amministratore delegato Valerio Catullo Spa - I lavori inizieranno a fine 2018 e interesseranno principalmente il Terminal Partenze con il collegamento al Terminal Arrivi e il sistema di gestione smistamento bagagli. Le strategie coordinate con SAVE, primario partner industriale, stanno conducendo a ottimi risultati confermati dall’andamento di crescita superiore alla media nazionale registrato dallo scalo nel 2016».

scaligero, con un aumento del 8,4% rispetto all’anno precedente. Quest’anno le stime parlano di una ripresa netta, mentre le previsioni al 2019 sono di 4 milioni di passeggeri. In quest’ottica lo scalo punta giustamente a crescere a colmare quelle lacune dettate dagli anni in cui è stato costruito. In fin dei conti è un aeroporto strategico per la Regione; come ci ha spiegato Andrea Geretto, direttore e marke-+4 Paginacommerciale VLM vert. B 156x178

ting non aviation del Gruppo Save: «Da un paio di anni stiamo costruendo questo Hub del nord est (di cui fanno parte gli scali di Brescia, Verona, Venezia e Treviso, ndr) e Verona in questo contesto è un esempio positivo e di successo. C’è un lavoro sinergico che ci permette di ottimizzare e massimizzare la gestione con i vari subconcessionari e di condividere le best practice. Di fatto sommando1 tutti gli scali, stiamo 20-10-15.pdf 20/10/15 15:54 di-

ventando un Hub da più di 15 milioni di passeggeri. L’offerta commerciale - conclude Geretto - deve essere coerente con la tipologia di passeggero e noi cerchiamo di rispondere a questo, ma al tempo stesso dobbiamo avere la flessibilità necessaria per rispondere ai cambiamenti che, in questo settore, non mancano di certo». Stefano Masin

C

M

Y

CM

MY

CY

CMY

K

Conclusioni Dopo un 2015 in calo rispetto agli anni precedenti per ragioni dovute alle problematiche geo-politiche che hanno colpito i paesi turistici del Nord Africa verso cui partivano molti voli charter, nel 2016 due milioni e 800mila passeggeri sono passati dall’aeroporto

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r&f Airport analysis

Luchthaven Amsterdam Schiphol L’

aeroporto di Amsterdam Schiphol (IATA: AMS) con oltre 63 milioni di passeggeri nel 2016 (+5,4% vs 2015), è il quinto più trafficato in Europa. Il pattern di distribuzione del traffico durante l’anno segue quello standard degli aeroporti europei, con picchi durante i mesi estivi e a ridosso delle principali feste nazionali:

Per quanto riguarda la gestione delle attività retail, in particolare il fashion, va segnalato che l’operatore locale è stato recentemente acquistato da Lagardere Travel Retail, pur mantenendo una discreta autonomia nella definizione del brand mix e delle condizioni commerciali con i diversi brand owner.

Profilo passeggeri

La composizione del traffico rimane pressoché costante, con una maggioranza dei passeggeri che viaggia per piacere.

Oltre due terzi dei passeggeri viaggia verso destinazioni europee (sia Schengen sia extra Schengen).

Tra le caratteristiche che contraddistinguono l’aeroporto, è il marcato orientamento allo sviluppo delle attività retail. La zona landside è infatti ricca di negozi frequentata regolarmente oltre che dai “meeters & greeters” e dalla comunità aeroportuale, anche da visitatori provenienti da Amsterdam che non necessariamente devono imbarcarsi su un volo. L’immagine di seguito riporta, a titolo esemplificativo, l’offerta food&retail dell’area partenze:

Di questi, oltre l’80% rimane all’interno dell’Unione Europea.

Tra i passeggeri intercontinentali, gli americani in generale costituiscono la metà delle nazionalità presenti in aeroporto:

Sebbene sia il quinto scalo a livello europeo, tra i più importanti a livello globale e vanti uno sviluppo delle attività non-aviation decisamente significativo, l’attenzione che l’Aeroporto pone al rafforzamento della travel experience, unitamente al relativamente alto turnover dei diversi brand, rende Schiphol uno degli aeroporti più interessanti anche per quei brand in cerca di affermazione sul mercato del travel retail. Fabio Bernardini Fabio.bernardini@due-puntozero.com www.due-puntozero.com

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retail&food - giugno 2017


World Travel Retail Gara aperta al Guangzhou

Baiyun

CINA - La Guangzhou Baiyun International Airport Company in Cina ha lanciato una gara per la concessione del duty free al nuovo Terminal 2 dello scalo. Secondo quanto riportato dal sito dell’aeroporto, la gara riguarda due sub concessioni che coprono 25 negozi su una superficie di oltre 3.500 metri quadri. La durata del contratto è di sei anni che iniziaranno a decorrere dall’apertuta del T2 prevista per il prossimo anno.

San Diego cerca partner

per il duty free

STATI UNITI - L’Autorità Regionale dell’Aeronautica di San Diego sta cercando potenziali partner per la concessione del duty free all’aeroporto internazionale di San Diego, Terminal 2 West. Una conferenza pre-presentazione si è tenuta presso l’aeroporto il 16 maggio e le proposte giungeranno entro il 7 giugno. L’Autorità Regionale dell’Aeroporto ha dichiarato che il duty free offrirà una passenger experience più completa e varia ai viaggiatori.

che dopo il lancio di gennaio 2017, inizierà ad attuare il nuovo modello operativo in cinque negozi a cui stanno lavorando: Heathrow, Zurigo, Melbourne, Cancun e Madrid.

Inaugurato l’Avinor di Oslo NORVEGIA - A fine aprile ha inaugurato il nuovo Avinor Oslo Airport, lo scalo norvegese da una capacità annua di 32 milioni di passeggeri. Nel corso dell’anno saranno ultimati alcuni lavori ma lo scalo è ormai operativo. Grande attenzione anche al travel retail: il nuovo aeroporto, infatti, offre ai propri viaggiatori la possibilità di scegliere tra 37 ristoranti, 10 chioschi e 21 negozi.

di esternalizzazione

DUBAI - La compagnia aerea Emirates sta valutando l’esternalizzazione del suo programma di vendita on board dopo aver curato l’attività in azienda per molti anni. Il vettore con sede a Dubai sta inviando una richiesta di informazioni a terzi, che valuterà in base al mercato. Se dovesse prendere forma il progetto, sarebbe un business molto appetibile per numerosi operatori.

di Changi

SVIZZERA - Il direttore del gruppo Dufry, Julían Díaz, ha detto agli analisti finanziari che l’azienda si è impegnato a lanciare sul mercato il nuovo modello operativo di business (BOM) di 17 nuove generazioni di duty free da qui al 2018. La società ha dichiarato

FINLANDIA - La linea Silja Line, di proprietà di Tallink, ha imposto restrizioni sulle vendite di alcolici del duty-free su una delle sue navi dopo i reclami dei passeggeri per il rumore e la confusione. Le restrizioni coinvolgono i passeggeri a bordo della Baltic Princess durante la navigazione notturna da Turku, Finlandia a Stoccolma, in Svezia.

Emirates on board: ipotesi

Svelati i retailer del T4

Dufry fa Bom

Niente alcol sulla Baltic Princess

CINA - Il Changi Airport Group (CAG) ha pubblicato la lista finale degli oltre 80 negozi retail e food & beverage che saranno sicuramente presenti negli oltre 16.000 mq del nuovo terminal Terminal 4 del Changi Airport, in fase di apertura nella seconda metà dell’anno. I retailer saranno sia nazionali sia internazionali e il 25% di questi farà il proprio debutto in aeroporto.

Lagardère rinnova e inaugura NUOVA ZELANDA - Lagardère Travel Retail (LTR) ha reso noto che ha rinnovato il contratto quinquennale relativo a tre negozi RELAY presso l’aeroporto internazionale Christchurch (CIAL) in Nuova Zelanda, oltre a due negozi specializzati tra cui Sunglass Hut e tech2go. La società ha spiegato che con nuovi brand migliorerà ulteriormente l’offerta al crescente numero di passeggeri che frequenta lo scalo.

Tender all’Eilat Ilan ISRAELE - L’Autorità aeroportuale di Israele (IAA) ha lanciato una gara per la concessione del duty free presso il nuovo aeroporto Eilat Ilan e Assaf Ramon vicino a Eilat, in apertura a fine anno. Il contratto prevede le vendite duty free e duty paid in airside voli nazionali e internazionali. La nuova struttura sostituirà gli aeroporti di Eilat e Ovda.

Sheremetyevo investe 860 mln RUSSIA - L’aeroporto internazionale Sheremetyevo di Mosca investe 860 milioni di euro per il suo più grande progetto di espansione. Il miglioramento delle strutture e l’accrescimento degli spazi commerciali alla base dell’imponente business plan. L’obiettivo, ha spiegato il vice direttore Ahapen Hnkyanh, è quello di diventare uno dei principali aeroporti al mondo.

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r&f

STAR TREK moda

Destinazione

Conte of Florence

50

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con una nuova proprietà, la D&K Distribution di Massimo Tassinari (attuale CEO della casa toscana), che battendo la concorrenza anche straniera ha rilevato il marchio in liquidazione volontaria creando la newco Conte of Florence Distribution con sede ad Altopascio (LC). Questa società gestisce la realtà produttiva, il wholesale e il network retail. Prima con l’affitto del ramo d’azienda, poi con l’acquisto definitivo avvenuto a giugno del 2014.

Nuova proprietà: per il rilancio, un ritorno alle origini La nuova proprietà, per rilanciare il brand offuscato dalla crisi degli ultimi anni, è partita dalla storia del marchio e dalla sua identità, molto legata a Firenze e al mondo dello sport, in particolar modo al golf. Il marchio, infatti, è stato per alcuni anni il Title sponsor dell’Open d’Italia e partecipa come Fashion partner a vari circuiti internazionali. La tradizione ci porta ai giorni nostri con diverse partnership sportive con impor-

tanti golf club internazionali (in Dubai, ad esempio), o le collaborazioni con molti circuiti amatoriali, fino ad arrivare tre anni fa alla sponsorizzazione alla finale mondiale World Corporate Golf Challenge. Le direttrici del rilancio sono un progetto di riposizionamento del brand, il total look su abbigliamento casual basic (abbigliamento e accessori), con capsule mirate per gli sport che fanno parte della tradizione Conte of Florence, e l’accento sull’eleganza, la praticità e le qualità tricolori (i capi so-

Conte of Florence in pillole Data di nascita Anni '50 a Firenze fondata da Romano Boretti Società

Conte of Florence Distribution spa, newco che ha rilevato marchio e attività dalla liquidazione nel 2012

Proprietà

Controllata dalla fiduciaria Fidinterev

Sede

Altopascio (LU)

Management

Massimo Tassinari, CEO

Business

Produzione e distribuzione abbigliamento/accessori uomo donna total look e sportswear (legato soprattutto al mondo del golf)

Retail

48 insegne (Italia e Europa) + 9 outlet di cui complessivamente 60% franchising

Wholesale

400 punti vendita worldwide (di cui 3/4 in Italia)

Fonte aziendale

H

o un legame quasi affettivo con la C col giglio. Conte of Florence è stato il mio primo articolo Star Trek per questa rivista, ormai più di otto anni fa. Ne è passata di acqua sotto i ponti per il marchio toscano nato nel 1952 nel cuore di Firenze, a due passi da Ponte Vecchio, da quell’insegna ‘Con.TE-Confezione tessuti esclusivi’: un piccolo negozio di abbigliamento che l’allora giovane imprenditore Romano Boretti ha trasformato nel brand che oggi tutti conosciamo. Negli anni a seguire Conte of Florence è diventata un’icona del mondo dello sport, soprattutto grazie ai suoi cappelli invernali (famoso quello di piumino indossato sulla Marmolada da Papa Giovanni Paolo II), anche grazie alle sponsorizzazioni nel golf, nello sci (testimonial di Tomba, Zurbriggen e Thoeni), nella vela e nel canottaggio. Dallo sportswear, negli anni, la maison fiorentina è passata a proporre un total look classico uomo/donna che affonda le sue radici nella tradizione non trazione anglo fiorentina capace di sommare italian style e vocazione sportiva; arrivando nel decennio scorso a una distribuzione composta da un centinaio di monomarca e da una presenza wholesale in più di 2.500 negozi. Non va dimenticato che dal 1997 Conte of Florence è l’organizzatore del Ponte Vecchio Golf Challenge, torneo che si svolge nel campo da golf più bello del mondo con i green ancorati in Arno tra gli Uffizi e Piazzale Michelangelo. Poi le difficoltà fino alla crisi, l’uscita di scena della famiglia del fondatore. Di cinque anni fa il progetto di rilancio


Il rilancio della C col giglio partito dalla sua storia, procede e guarda a Est Massimo Tassinari,

CEO Conte of Florence Distribution spa Come è andato il 2016 per Conte of Florence? Conte of Florence Distribution spa chiude il proprio esercizio con il 31 marzo di ogni anno. L’Esercizio 2016–17 si è chiuso positivamente nonostante l’andamento altalenante del mercato italiano, soggetto all’incertezze economiche e politiche che hanno caratterizzato prevalentemente il secondo semestre dell’anno solare. I Ricavi hanno superato i 30 milioni confermando le attese. La rete retail

no prodotti per il 50% in Italia e il centro stile è interno all’azienda). Rispetto alla distribuzione, la rete retail (70% del business complessivo della maison) è stata riorganizzata attraverso un importante restyling dei negozi con un nuovo format (il nuovo store concept è stato varato nel 2104), la loro ottimizzazione e la conferma del canale wholesale. Oggi la C col giglio conta 48 insegne a cui vanno aggiunti 9 outlet in Italia e uno all’estero; mentre il suo network (60% in franchising con una formula di affiliazione in conto vendita senza fee d’ingresso, royalty o canoni periodici) copre il mercato domestico a eccezione delle regioni Puglia, Basilicata, Calabria e Campania. Guardando alle location, un quarto delle insegne è nelle principali via cittadine, mentre la netta maggioranza è nei department store. Da segnalare che possiamo trovare la C col giglio anche nel canale travel, presidiato con i punti vendita negli aeroporti toscani di Firenze e Pisa, a Torino Caselle e a Orio al Serio. Per quanto riguarda la rete di

ha segnato un risultato positivo, dovuto principalmente al deciso rinnovamento dell’offerta prodotto e al restyling di un crescente numero di punti vendita monomarca ora allestiti con il nuovo format. Ottime anche le performance della rete outlet che si conferma canale specifico con consumatori fidelizzati. Positiva sorpresa per le performance del settore wholesale, ove gli investimenti fatti hanno portato una raccolta ordini in crescita del 12%. Come procede dopo l’acquisizione di qualche anno fa il rilancio e il riposizionamento del marchio? Il brand Conte of Florence che nasce nel 1952 nel cuore di Firenze, oggi ha storicità e caratteristiche assolutamente uniche nel loro genere. Consapevoli di questo, nella fase iniziale di acquisizione, ci siamo prefissati di conoscere e comprenderne il lungo percorso e solo in seguito agire. In ogni caso, le principali linee guida relative alla strategia di rilancio e riposizionamento sono state definite sin dall’inizio e oggi procedono secondo le tempistiche programmate. Nel breve periodo trascorso dall’acquisizione, abbiamo rivisitato la gamma prodotti proposta, riportato il brand nel centro storico di Firenze con

insegne dell’azienda di Tassinari (circa 170 addetti a marzo dell’anno scorso) la ricca Lombardia è la regione con più presenza (quasi 1/3 del network complessivo sul territorio nazionale), seguita ovviamente dalla Toscana, dove Tassinari (confermato l’anno scorso alla guida della società fino al 2019) non solo gioca in casa ma ha voluto rilanciare il marchio proprio partendo dalle sue radici con il flagship store nel centro del capoluogo gigliato. Sul gradino più basso del podio la Sicilia, quasi a voler riequilibrare la scarsa copertura nel Sud Italia, rafforzata dalla recente apertura nel centro di Palermo. L’opening si aggiunge nella pipeline 2016/2017 a quelle delle boutique di Chieti, Bussolengo (VR) e Tavagnacco (UD), posizionate in centri commerciali. All’estero la catena retail guarda con interesse all’Est Europa e in particolar modo ai Balcani (Serbia seguita da Croazia e Slovenia), con un occhio di riguardo anche all’Ex Impero sovietico, mentre per il 2017 sono in agenda due nuove aperture internazionali. Ma

l’apertura del flagship in prossimità di Piazza della Signoria, rinnovato la rete retail e dato forte impulso ai mercati esteri. È stata inoltre confermata e rafforzata la presenza del brand nel mondo GOLF, con partnership e testimonial di rilevanza internazionale. Oggi, guardando a ritroso il percorso fatto, orgogliosamente vediamo una “linea retta”. Conte of Florence è presente con le sue insegne nei Balcani: quali attrattive rappresenta quel mercato? Conte of Florence è presente nei Balcani da anni con ottime performance. Questi mercati, oggi politicamente ed economicamente stabili, risultano di interesse per il brand anche grazie alla loro crescente attrattività turistica, Croazia e Slovenia ne sono un esempio concreto. Discorso a parte meritano gli altri mercati esteri, dove grande attenzione è rivolta al centro Europa e alla Russia, aree nelle quali sono in atto strategie di azione specifiche. In ultimo, web e e-commerce sono vera fonte di soddisfazioni, oggi il “negozio virtuale” Conte of Florence è frequentato da consumatori provenienti da ogni parte, una vera vetrina sul mondo!

anche il canale wholesale è una gamba importante per il business della società toscana, con il 30% del giro d’affari della società grazie a circa 300 punti vendita nel Bel Paese e un centinaio all’estero (con una buona presenza nei pro-shop dei circoli di golf più importanti).

Lavori in corso, ma tornano gli utili In attesa dell’ufficialità dei numeri che Tassinari nell’intervista ci anticipa sull’andamento dell’esercizio appena chiuso, in linea con il recente trend, Conte of Florence Distribution (controllata per il 58% da Fidinterev, fiduciaria che ha un’importante partecipazione nella D&K, salvatrice del marchio toscano, ora in liquidazione) ha chiuso il 2015/16 (chiusura a marzo) con 30,4 milioni di ricavi, in leggera contrazione sull’anno prima (all’epoca del rilevamento il marchio fatturava 20 milioni). Il primo bilancio completo dopo l’acquisizione segna anche un MOL positivo al 3,54% sul valore di produzione

per arrivare a un risultato finale non eccezionale, ma comunque in attivo. Gli indicatori economici rilevano la fase di assestamento e di riorganizzazione del marchio, con ad esempio il ROI che segna un moderatamente positivo 0,02, come i dati patrimoniali con l’Indice di struttura primaria allo 0,77 e l’Indice di struttura secondario all’1,35, con un Rapporto di indebitamento allo 0,86. Intanto le buone nuove arrivano dal giro d’affari del retail, cresciuto del 9% con franchisee che hanno segnato un +6% (scende la quota wholesale e outlet per la contrazione del perimetro). La società sembra lavorare all’ottimizzazione della supply chain e a una maggiore focalizzazione dell’area sales sulla marginalità, anche con un importante rinnovamento del management dell’azienda. Se son rose fioriranno, anche perché le buche di un campo da golf sono 18 e siamo solo all’inizio di un percorso che ha già portato risultati incoraggianti. David Montorsi

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r&f Brand analysis

Flo’reiza: il fast fashion in boutique

Quali le caratteristiche di Flo’reiza che ne stanno determinando il successo nel giro di pochi anni? La caratteristica principale, dal punto di vista retail, è di aver sviluppato un 52

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concept negozio con una cultura degli spazi da boutique, attirando quindi investimenti da boutique e non da punto vendita di mass market o di grandissima superficie, ma con un approccio fast fashion. Questo si traduce in un approvvigionamento costante di merce e nel giusto rapporto qualità prezzo, con collezioni esclusive studiate nel nostro headquarter in Toscana e realizzate in Italia pressoché al 100 per cento. Il connubio con cui siamo riusciti a creare “una boutique a prezzi accessibili” ci permette di crescere rapidamente anche in virtù di una dimensione del punto vendi-

Anno di nascita del brand Proprietà Core business Headquarter Giro d’affari Paesi di sviluppo

ta di circa 100-120 mq, più veloce da sviluppare rispetto alle metrature superiori su cui si concentrano i competitor. Nel febbraio 2014 la prima apertura, ma quando e come nasce questo progetto? Nasce un anno prima durante quello che considero il mio anno sabbatico. Dopo 15 anni di retail trascorsi in marchi italiani ho deciso di girare un po’ tutta l’Europa, dai mercatini classici degli ambulanti in Toscana a numerose realtà internazionali sviluppate soprattutto sulla costa mediterranea.

Tommaso Baroncelli E da qui è nato il marchio Flo’reiza, che è l’acronimo di un viaggio condotto da Firenze a Ibiza. Abbiamo impiegato circa un anno per capire quale prodotto volessimo realizzare, anche se in realtà il progetto era nella mia mente sin dal 1996, quando ho lavorato da Topshop a Londra. L’aver aperto il primo negozio a Firenze nel contesto della stazione è stato poi un biglietto da visita importante, perché ci ha permesso di testare la realtà lo-

Il brand in pillole

Canali di sviluppo Numero di punti vendita in Italia e complessivo Numero di aperture nel 2016 Numero di aperture nel 2017

2014 100% Tommaso Baroncelli (SRL unipersonale) Abbigliamento fast fashion Headquarter Firenze ufficio stile Prato logistica 2016: 12.529.000 euro - Previsione 2017: 25 milioni di euro Italia, Germania, Grecia, Spagna, Portogallo Centri commerciali - centri storici - factory outlet village e-commerce Circa 70 24 30 con obiettivo 80 negozi complessivi

Rielaborazione © Edifis Intelligence

A

poco più di tre anni dalla prima apertura a Firenze Santa Maria Novella, il brand di abbigliamento Flo’reiza ha conquistato anche la piazza di Milano, con l’opening di un flagship store in via Torino, mentre l’obiettivo per il 2017 è di arrivare a quota 80 punti vendita in Italia. Oltre ai numeri, a dare l’idea di uno sviluppo di ampio respiro la strategia di penetrare parallelamente diversi canali, dall’high street ai centri commerciali sino ai factory outlet village, di avviare un progetto franchising e di varcare anche i confini nazionali. Siamo quindi andati alla scoperta del brand di fast fashion “styled in Florence”, nato dallo spirito imprenditoriale di Tommaso Baroncelli che ha maturato il proprio know how in ambito retail attraverso un’esperienza quindicinale in Patrizia Pepe e Zuiki.


cale toscana (la seconda apertura è stata a Pisa in Corso Italia) e allo stesso tempo di rivolgerci a una clientela internazionale. Per questo siamo anche pronti per uno sviluppo all’estero: abbiamo aperto un primo punto vendita a Francoforte un anno fa in franchising e da circa un mese abbiamo avviato cinque corner in Grecia ad Atene, che sono partiti bene, mentre per il 2018 la maggior parte dello sviluppo la dedicheremo alla penisola iberica, Spagna e Portogallo, partendo molto probabilmente da Madrid. In generale quali sono i numeri di Flo’reiza e come si presenta il concept store? Indicativamente abbiamo sempre presenti in ogni magazzino dai 3mila ai 5mila capi, con approvvigionamenti 52 settimane l’anno. Non chiudiamo mai né i negozi, né le catene produttive e neanche la parte amministrativa, escludendo le feste canoniche. Sviluppiamo mediamente circa 600mila euro annui, pensando a un negozio standard di 100 mq, mentre l’allestimento in arredi costa circa 250 euro al metro quadrato. Quest’ultimo è completamente flottante, quindi smontabile dal pavimento agli arredi: lo abbiamo scelto con questa caratterista perché offre una possibilità maggiore qualora capitasse di aprire in una posizione sbagliata, in quanto ci permetterebbe di scegliere una posizione più consona senza reinvestire il 100% dell’esborso ma solo la parte relativa alle opere murarie e agli impianti meccanici ed elettrici. Lo scontrino medio infine si aggira sui 65 euro nella stagione autunno inverno e sui 53-54 nella stagione primavera estate, saldi esclusi. Il nuovo store di Milano tuttavia si presenta molto più grande dei 100 mq che ha menzionato come standard… In via Torino abbiamo aperto, tra l’altro con un’ottima affluenza di pubblico, un negozio multipiano, di 300 mq, che definisco oversize. Non è del-

noi stessi prima ancora di saperci vendere agli altri, motivo per cui il primo anno siamo partiti con una decina di negozi diretti. Testate le zone, dopo l’incontro con vari interlocutori abbiamo lanciato il progetto franchising. Tuttavia il nostro modello di business prevede che prima, tendenzialmente, si avvii un flagship diretto e poi si proceda a sviluppare l’area in affiliazione. Esempio lampante è la recente apertura in Puglia: abbiamo aperto a Bari in via Sparano, investendo direttamente, e poi siamo andati nel resto della Regione, a Taranto, Brindisi e Foggia cui si sommeranno nuove aperture.

la nostra dimensione abituale e infatti abbiamo inserito sui tre piani tutte le nostre collezioni, anche quella “MAMA Y NIÑA” che è la linea, ultima nata, rivolta alla mamma e alla bambina, speculare nei modelli: sono gli stessi capi che possono essere acquistati sia dalla mamma, quindi con le taglie normali dalla 40 alla 46, sia al segmento bambina, non neonata e non teenager. Mentre il piano di ingresso è fondamentalmente “una mostra” perché sviluppiamo la vendita con servizio camerini al piano superiore a in quello interrato. Qualche giorno dopo Milano abbiamo aperto a Bolzano: anch’esso uno store multipiano su tre livelli, di circa 200 metri quadrati. Sottolineo che questi nego-

ci avvaliamo tuttora di una società di consulenza e sviluppo che si chiama ISG. Questa strategia multicanale è dovuta alla mia volontà di essere trasversali sin dall’inizio. Ci sono molte aziende che si definiscono low price e che quindi sviluppano solamente nei centri commerciali low price o nelle città con tantissimo flusso, mentre ci sono dei marchi che al contrario definiamo high price e che non sviluppano nei centri commerciali o negli outlet, noi cerchiamo di essere una boutique a prezzi accessibili e quindi di intercettare, attraverso una logica di trasversalità, sia una nicchia di clientela che può essere presente nei grandi flussi di un outlet o di un centro storico sia di offrire in città meno

zi sono oversize solo perché insistono su piazze particolari: Bolzano è una meta altamente turistica, una finestra sull’Europa continentale, mentre Milano è una finestra sul mondo.

frequentate una gamma di prodotto estesa per cui, anche se c’è meno flusso, riusciamo a rivolgerci a un ventaglio più ampio di persone.

Generalmente, il vantaggio di un’insegna nata da pochi anni è quello di aver contemplato da subito il fattore dell’e-commerce e di poter quindi sviluppare un modello di business che integri più facilmente online e offline. Quali progetti digitali avete avviato o vi apprestate ad avviare? È chiaro che le nostre vendite e-commerce sono concentrate nelle zone su cui siamo presenti con i negozi fisici. Tuttora stiamo investendo in fotografia, restyling e immagine del prodotto, e parallelamente stiamo sviluppando una APP. Ma quello che vorrei portare come peculiarità del marchio Flo’reiza è il servizio di boutique, ovvero un personal shopper, sull’online.

Oltre la metà dei vostri negozi è a gestione diretta, ma nel prossimo futuro lo sviluppo in franchising dovrebbe essere il vostro principale modello di crescita. Quali motivazioni sottendono questo cambio di rotta e quali condizioni applicate ai franchisee? È chiaro che l’investimento diretto ci consente un controllo maggiore e quindi di testare il prodotto. All’inizio avevamo bisogno di conoscere

In questa dinamica di e-commerce, come gestite il rapporto con il franchisee affinché non diventi, di fatto, l’anello debole? Gestiamo l’e-commerce a livello territoriale: se una vendita è generata in un territorio vicino a un negozio in franchising, sia la fatturazione sia la spedizione vengono se possibile realizzate presso quello store. Per cui anche il franchisee trattiene una fetta delle vendite online. A.P.

Al momento avete presidiato diversi canali distributivi, dai centri città ai centri commerciali anche di primissima fascia sino agli outlet. A cosa è dovuta questa scelta e come avete attuato questa strategia? In aggiunta alla mia esperienza quindicinale, per i centri stortici ci siamo avvalsi di una rete di mediatori e di consulenti immobiliari, mentre per i centri commerciali ci siamo avvalsi e

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r&f Scienze & retail

Inconsapevolezza, pubblicità e acquisti in store: quale relazione? D

a quando mi occupo di studiare le motivazioni al consumo e mi trovo a chiedere ai consumatori quali siano le variabili che secondo loro maggiormente condizionano le scelte, le risposte più frequenti ribadiscono la convinzione che la pubblicità o “i suggerimenti della regia” hanno un effetto ridotto, se non limitato nel condizionare i loro comportamenti di acquisto. Se approfondisco le motivazioni per le quali mi rispondono in questo modo, le loro posizioni si radicalizzano sostenendo che “la pubblicità non li influenza affatto”. In realtà, benché si possa ammettere che qualcuno possa essere così attento da non lasciarsi influenzare dai messaggi pubblicitari, asserire che la pubblicità non abbia alcun effetto è fuorviante. Come si spiegherebbe, altrimenti, il fatto che nella maggior parte delle volte in cui il prodotto viene pubblicizzato le vendite tendono a crescere in maniera significativa? Per i consumatori ammettere di essere stati influenzati dalla pubblicità significa accettare forme di condizionamento che possono risultare fastidiose e inaccettabili, soprattutto se si vuole mantenere alta la propria autostima di decisore consapevole e soprattutto autonomo. Gli studi sull’economia comportamentale e le neuroscienze hanno, in realtà, dimostrato che buona parte dell’attivazione del nostro cervello, stimolato da prodotti, brand o pubblicità, avviene fuori dal perimetro della consapevolezza. Gli stimoli, infatti, possono provocare una risposta emotiva che viene poi razionalizzata a posteriori. Ciò significa ammettere sia l’esistenza di un processo di apprendimento inconsapevole sia la possibilità di memorizzare senza controllo e senza una specifica azione riflessiva. Un’ammissione disturbante tanto quanto quella che fece James Vicary quando nel 1957 volle dimostrare l’efficacia della pubblicità subliminale. In quel caso i risultati a favore dei processi subliminali furono “forzati” dalla sperimentazione ma animarono un profondo dibattito non solo in seno al-

Visione del Gruppo di controllo

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Visione del Gruppo sperimentale

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Effetto della pubblicità sulla capacità attentiva e sulle scelte di acquisto 100 80 60 40 20 0

No ADV

ADV 15 sec

ADV 30 sec

la comunità di esperti ma anche nel grande pubblico. Da allora lo spauracchio della pubblicità subliminale è rimasto vivo nell’immaginario collettivo. Oggi però le neuroscienze hanno dimostrato che buona parte delle stimolazioni arrivano la cervello attivandolo senza consapevolezza e che è possibile apprendere inconsapevolmente. Da qui la domanda sorge spontanea: la pubblicità deve fare riflettere o può essere sufficiente che attiri l’attenzione sul prodotto senza piena consapevolezza? E ancora, che effetto ha la visione della pubblicità con basso coinvolgimento attentivo sui comportamenti di consumo in store? Come ho avuto modo di scrivere nel testo dedicato al neuromarketing (Russo, 2015), diversi studi hanno dimostrato la forza della memorizzazione senza consapevolezza e la possibilità che la pubblicità possa funzionare anche con un basso coinvolgimento del consumatore come ha anche comprovato una storica ricerca svolta nel lontano 1965 da Krugman (1971), forte assertore della possibilità di influenzamento pubblicitario senza consapevolezza. Secondo Krugman (1971) è possibile ammettere l’esistenza di un’attenzione a bassa intensità, molto efficace nella memorizzazione degli spot pubblicitari. Krugman, che possiamo considerare uno dei pionieri del neuromarketing, ha dimostrato l’esistenza di un diverso livello di relazione tra la pubblicità televisiva e quella stampata, usando un primordiale laboratorio di neuromarketing, il Neuropsychological Laboratory del Medical College di New York. Nella sua sperimentazione si servì, sia dell’analisi elettroencefalografica sia della misurazione del movimento oculare per studiare la diversa reazione dei consumatori alla pubblicità te-

levisiva rispetto a quella su carta stampata. Secondo Krugman il processo di memorizzazione della comunicazione televisiva, sebbene sia risultato più semplice, meno impegnativo e soprattutto a basso livello di coinvolgimento, ha avuto effetti paragonabili a quelli della carta stampata. A conferma della forza dell’apprendimento inconsapevole riportiamo un lavoro svolto qualche anno fa da uno dei più noti esperti europei di neuromarketing, Thomas Ramsoy (2014), in cui si è dimostrato come la comunicazione possa modificare la visione dei prodotti, guidando l’attenzione visiva su di essi in store e in maniera inconsapevole. L’esperimento ha coinvolto tre gruppi che, prima di entrare in store, furono sottoposti alla visione di una serie di pubblicità. Un gruppo vide diverse pubblicità ma non quella relativa a un particolare prodotto target (colore per le pareti). Un secondo gruppo vide diverse pubblicità tra cui quella relativa al prodotto target che fu pubblicizzato con uno spot da 15 secondi. Il terzo gruppo vide la stessa serie di pubblicità compresa quella relativa al target ma della durata di 30 secondi. Dopo questa prima fase i gruppi furono inviati ad accedere in store e a scegliere uno dei prodotti riguardanti la categoria target, ovvero un colore per pareti. Come si può vedere dal grafico, il gruppo che fu sottoposto alla pubblicità del prodotto target ha scelto con una più elevata percentuale il prodotto promosso dalla pubblicità da 30 secondi, inoltre la quantità di visione inconsapevole, rilevata con l’eye tracker, è risultata nettamente superiore nei due gruppi sperimentali (15 e 30 sec.) rispetto al gruppo di controllo. Eppure nessuno dei soggetti dei due gruppi sperimentali ha dichiarato di essere stato guidato dalla visione pubblicitaria. Anzi alcuni di essi dichiararono di non avere mai visto la pubblicità del prodotto target benché gli output forniti dall’eye tracker dimostra una netta influenza sul loro comportamenti di esplorazione in store. Un’ulteriore dimostrazione che l’effetto delle mera esposizione funziona e che agendo spesso in maniera inconsapevole non si può studiare questi processi se non integrando le tradizionali metodologie di ricerca di mercato con quelle in grado di misurare l’inconsapevolezza, come può fare il neuromarketing. Vincenzo Russo professore di Psicologia dei Consumi e Neuromarketing presso l’Università IULM di Milano vincenzo.russo@iulm.it



r&f Analisi di mercato - caffetterie

Coffe shop in ebollizione Si espande il business che ruota attorno al caffè in Europa, grazie anche alla diversificazione e all’evoluzione delle modalità di somministrazione e consumo che annullano gli effetti della crisi. E l’Italia ha numeri da primato nella produzione e nell’equipment ma cresce lentamente nel foodservice

N

egli ultimi anni il consumo di caffè nel mondo è cresciuto del 2%: è il secondo prodotto più commerciato dopo il petrolio. L’Europa si conferma il primo consumatore a livello globale e l’Italia si classifica al 2° posto, dopo la Germania, per l’importazione di caffè, e al 9° per il consumo pro capite, con un valore annuo di 5,6 kg. 56

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Sono oltre 14mila le caffetterie che appartengono alle 80 principali catene di coffee shop del Vecchio Continente. Nel 2016 il loro numero è aumentato del 5,5% rispetto all’anno prima, a conferma dell’ottimo stato di salute del settore, che, secondo quanto riportato da Foodservice Europe nella classifica che stila annualmente, era già cresciuto del 9% proprio nel 2015.

I tre colossi Anche stavolta l’inglese Costa Coffee e le statunitensi Starbucks e McCafè occupano le prime tre posizioni nella graduatoria continentale. In particolare, la creatura di Howard Schultz (che sta per sbarcare a Milano accompagnata dalle polemiche sulle palme in piazza del Duomo sponsorizzate proprio dalla multinazionale di Seattle), grazie a una

progressione del 9,9% del numero dei pdv (200 in più: il record in termini assoluti tra tutti i format presi in esame), l’anno scorso ha scalzato dal secondo gradino il corner a “tutto caffè” del gigante del panino espresso di Oak Brook (+2,1%): 2.216 location (in 24 stati) contro 2.058 (in 26). Continua a primeggiare la società fondata nel 1971 dai fratelli italiani Sergio e Bruno Costa, ora


È un dato su cui riflettere (circa la capacità di esportazione dei nostri brand all’estero: una, diciamo così, “timidezza”, che peraltro scontiamo anche in relazione ad altri piatti “nazionali”che sono operatori stranieri a sviluppare mondialmente con crescente successo, pizza e pasta in testa) se si pensa che ben tre aziende tra le prime 10 hanno origine greca. Sullo sfondo, le caffetterie “pure” fanno fronte alla crescente concorrenza di soggetti che puntano sempre più sull’offerta di caffè – come concept di sandwich, stazioni di servizio e bakery store – a loro volta ampliando la gam-

Caffè: un po’ di numeri Crescita consumo di caffè nel mondo

+2%

Consumo pro capite di caffè in Italia (anno)

5,6 kg

Numero caffetterie in Europa

14.000

Numero coffe shop in Europa nel 2016

+5,5%

Numero torrefazioni in Italia

800

Numero bar in Italia

149.000

Numero medio tazzine espresso servite da un bar (giorno) Numero tazzine espresso consumate in Italia (anno) ma di prodotti proposti ai clienti, il che comporta anche l’impiego di macchine sempre più sofisticate. Basti pensare alle due novità presentate dal leader del mercato europeo da sei anni in qua: Costa Fresco, un concept focalizzato sul food, e una nuova

generazione di coffee bar. In quest’ultimo caso il primo esperimento londinese vede l’offerta di prodotti di caffetteria speciali (tra cui la variante fredda del caffè) e di una gamma ampliata di snack, unitamente a un nuovo design e a orari di apertura dilatati. Si espande allo stesso tempo la rete vending dell’operatore inglese, che nel settembre scorso è ar-

fonte Edifis Intelligenge

sussidiaria della multinazionale britannica Whitbread, che ha 2.512 caffetterie (+128 in termini numerici e +5,4 in percentuale) distribuite in 14 paesi. Se a questi tre colossi è riferibile circa un terzo del mercato in termini di location, ai primi 10 player attivi in Europa sono da ascrivere oltre i due terzi della dotazione di locali, quasi 10mila, benché il gap dal quarto operatore, la tedesca Tchibo (840 punti vendita in 8 nazioni), sia notevole. Ancora una volta nel foodservice non brilla particolarmente l’Italia: per trovare la bandiera tricolore dobbiamo scorrere la classifica fino al 13° posto, dove incontriamo Segafredo Zanetti Espresso, con 176 coffee shop (-7,9%) in 10 stati. Ancora più indietro illycaffè, al 24° posto con 103 locali in 14 mercati continentali.

rivata a quota seimila distributori; altri 1.250 verranno installati globalmente nei prossimi mesi. Anche Starbucks punta sull’innovazione continua per non perdere clienti “reali” nell’era delle ordinazioni digitali: dietro le recenti dimissioni di Howard Schultz dalla carica di ceo dell’azienda da lui fondata 30 anni fa, c’è infatti la volontà di dedicarsi alla definizione di nuovi progetti: in primis una nuova linea di store di alta fascia, attraverso una ventina di punti vendita dove proporre bevande più ricercate, sullo stile delle Seattle Reserve Roastery and Tasting Rooms, già attive da due anni. Qui sarà possibile vivere più a fondo l’esperienza del caffè, dalla sua selezione alla torrefazione, accompagnando le bevande (tra cui pregiate miscele riserva, che nei pdv della città californiana, oggi, si pagano fino a 12 dollari) con prodotti da forno appositamente selezionati, grazie anche all’estensione della collaborazione con Princi (basata su accordo di investimento finanziario e di licenza globale stipulato nel luglio 2016) che prevede anche l’apertura di locali stand alone con l’insegna della panetteria milanese.

175 6 miliardi Non è tutto: dopo aver integrato all’interno della propria applicazione la funzionalità order and pay, adesso con l’evoluzione My Starbucks Barista gli utenti possono ordinare cibo e bevande attraverso la propria voce, per poi ritirare il tutto presso un punto vendita della catena. Integrato nell’app di Sturbucks, si tratta a tutti gli effetti di una bot paragonabile a Siri o a Cortana, con un’interfaccia grafica simile a Messenger, che consente anche di modificare il proprio ordine, come se si stesse realmente parlando con il personale del bar. Il software sarà inoltre integrabile con Amazon Alexa, permettendo così di fare shopping attraverso un semplice comando vocale. Per quanto riguarda McCafè invece, lo spin off del re dell’hamburger inventato in Australia è arrivato a oltre 5mila replicazioni nel mondo ed oggi è presente in 26 paesi europei, dove il numero di punti vendita è cresciuto di 43 unità nel 2016. Peraltro, anche nei ristoranti McDonald’s dove la coffee lounge non è presente si offrono sempre più prodotti di caffetteria selezionati. La filiera italiana Che il caffè made in Italy in tutte le sue articolazioni abbia un potenziale inespresso oltreconfine lo dicono i numeri: se da un lato gli operatori del settore scontano il calo dei consumi domestici figlio dalla crisi (-3,5% nel 2015), dall’altro conoscono incrementi a doppia cifra sulle piazze mondiali, nelle vendite sia di caffè (+11%) sia di macchinari (+10%). Il caffè non rende dunque tonico solo chi lo beve ma corrobora l’intera eco-

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r&f Analisi di mercato - caffetterie nomia nazionale: la produzione italiana aggregata di tutte le sue componenti (espresso, polvere nera tostata e macinata, macchine da bar e domestiche, impianti di packaging per sacchetti e capsule, vending machine) può fregiarsi di primati mondiali incontrovertibili e vale oltre i 5 miliardi di euro. Non per nulla, con un valore di circa 1,4 miliardi di euro, l’Italia è il secondo importatore al mondo di chicchi e, con 5,65 kg pro capite, il nono consumatore. Da nord a sud della Penisola si contano 800 torrefazioni che danno lavoro a 7mila addetti alla tostatura e alla macinatura del caffè verde importato: la metà arriva da Brasile e Vietnam, generan-

do un fatturato di 3,3 miliardi. Di questo ammontare, 1,2 miliardi, più di un terzo, è da attribuire all’export, con un trend in forte crescita che ha sfiorato il +8% l’anno passato, dopo aver messo a segno un +11% nel 2015, secondo i dati di Aiipa. Se poi alle torrefazioni si somma il commercio al dettaglio di caffè torrefatto, il conto lievita a quasi 3mila imprese e 10mila addetti lungo lo Stivale. E non è tutto: sono 34 le industrie del segmento delle macchine da caffè espresso professionali che danno lavoro a 1.250 persone, per un fatturato complessivo di 430 milioni di euro (fonte Ucimac-Anima). Anche in questo caso vanno a gonfie vele le esportazioni: il 75% dei volumi finisce sui mercati internazionali, dove le imprese italiane sono leader nel settore delle macchine 58

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tradizionali per bar e Horeca. E il primato tricolore è pressoché assoluto anche quando si considerino le macchine per l’espresso da casa (la sola De’ Longhi ha una quota mondiale del 34% nel segmento degli “espresso coffee maker”, con oltre 720 milioni di euro di ricavi). Infine, negli impianti industriali di confezionamento (dai sacchetti ai filtri alle capsule), comparto di mercato che vale circa 200 milioni di euro e cresce del 10% all’anno, le aziende tricolore danno

filo da torcere agli agguerriti concorrenti tedeschi e svizzeri (Gima, società del gruppo bolognese del packaging Ima, detiene una quota del 20% del mercato globale). Da questi numeri emerge chiaramente lo stato di ottima salute della filiera italiana, sia artigianale che industriale, complice certo il big bang generato dall’avvento delle capsule monodose (con le vendite aumentate del 19% nel 2015), che stanno ridimensionando i mercati moka ed espresso macinato, e dall’esplosione dell’e-commerce (+43% secondo Competitive data). Sullo sfondo, non va taciuto il contributo dato da fenomeni globali quali quelli prodotti negli ultimi anni da colossi come Starbucks nel mercato, che vedono caffè e cappuccino assurgere a prodotti

di moda ai quattro angoli dell’orbe terracqueo, benché esponendo il comparto nazionale a cui si ispirano anche nei nomi alle insidie dell’italian sounding. Tanto più che scontiamo una struttura molto frammentata del mercato: Nestlè, Lavazza, Illy, Segafredo Zanetti si spartiscono i tre quarti del retail e lasciano le piccole torrefazioni a contendersi bacini locali di domanda, difendendosi a fatica da una Gdo sempre più presente anche con le private label (vedi box pag. 59). Tutti al bar Sono 149.000 i bar in Italia secondo l’Ufficio Studi di Fipe, che parla di una media di 175 tazzine giornaliere a locale, con le seguenti specifiche: 202 vengono servite nei morning bar, 220 nei lunch bar, 170 nei bar multiporpose, 85 negli evening bar e, per finire, 200 tazzine nei bar che non hanno un’offerta specifica. Considerando che sono 6 miliardi le tazzine di espresso vendute in un anno nel Belpaese, il caffè rappresenta un volume di affari annuo di 6,6 miliardi e il 32,5% del fatturato totale di un bar. Quasi il 50% della popolazione italiana beve il caffè al mattino quando il 19% delle persone fa colazione al bar bevendo solo un espresso: secondo Lino Stoppani, presidente della Federazione dei Pubblici Esercizi, “il caffè resta una delle espressioni del buon vivere italiano e un patrimonio che il nostro settore deve continuare a preservare. La caffetteria è infatti ancora una volta il prodotto di punta del bar italiano che rappresentiamo. Si tratta di un bene dal consumo estremamente ampio su tutto il territorio nazionale, ma che ha bisogno di un rilancio in termini di qualità, sia del prodotto stesso che del servizi”. I dati confermano la centralità del caffè: nel 61% delle visite al bar si consuma un prodotto di caffetteria (anche se ha subito un calo negli ultimi 5 anni), grazie anche a un prezzo contenuto (0,98 euro) e da aumenti che in 15 anni si sono mantenuti in linea con l’inflazione (+28,8%). Aumentano i bar multifunzione (+13mila) mentre quelli generalisti calano (-9 mila). Cresce il ruolo della tecnologia: il 71% dei gestori utilizza internet ma il wi-

fi è presente solo nel 21% degli esercizi. Un altro tratto distintivo del bar è il suo carattere di prossimità e diffusione sul territorio nazionale: soltanto 150 (1,9% del totale) degli 8.092 comuni italiani non hanno neppure un bar o un ristorante. Last but not least, sono 2,7 miliardi i caffè erogati nel 2016 dalle vending machine. Accanto a bar, ristoranti e mense, il canale della distribuzione automatica (che rappresenta il 4,5% dei consumi al di fuori delle mura domestiche) è l’ennesima eccellenza italiana: non solo produciamo ed esportiamo in tutto il mondo i distributori automatici (i 2/3 delle vending machine esistenti sono made in Italy) ma il Belpaese è anche lo stato europeo con il maggior numero di “macchinette” installate: secondo Confida, l’associazione di categoria, sono oltre 800mila quelle distribuite tra uffici, pubbliche amministrazioni, scuole, ospedali, ecc. Nuovi format a tutto campo L’utilizzo della somministrazione del caffè attraverso una rete di coffee shop è diventato un must per molti storici torrefattori italiani. I locali Caffè Vergnano 1882, solo per fare un esempio sono diventati un vero e proprio mezzo di comunicazione della marca sul territorio internazionale, utile perché associa l’azienda alla qualità del made In Italy, in contrasto con l’arrivo nel Belpaese delle insegne d’oltreoceano. Attualmente sono 120 i locali aperti in Italia e all’estero con questa insegna (entrata al 32° posto nella classifica di Foodservice Europe con 63 location in sei stati d’Europa); di questi 3 sono a gestione diretta mentre gli altri operano mediante concessione del marchio. Da 50 a 200 mq le dimensione medie dei pdv che danno lavoro a un numero di persone variabile da 4 a 15; 3 euro lo scontrino e 30 le aperture in programma quest’anno. Nelle caffetterie del torrefattore piemontese viene servita una linea di prodotti dedicata che si chiama 1882: la miscela proposta in tutte le location è la stessa mentre le partnership con Forno D’Asolo e Delifrance permettono ai ge-


Italiani da record e da esportazione Per tre multinazionali italiane quello scorso è stato un anno record e di grandi successi sul fronte internazionale. Chiuso il 2016 con ricavi per 460,4 milioni, in crescita del 5,3%, l’Ebitda a 65,3 milioni e un utile netto di 16,6 milioni (erano 16 l’anno prima), illycaffè ha visto salire le vendite realizzate sui mercati internazionali di un punto percentuale a quota 64%, grazie a una crescita generalizzata di tutte le filiali e all’ottima performance degli Stati Uniti, dove tra l’altro la United Airlines ha scelto di servire il caffè del torrefattore triestino a oltre 100 milioni di suoi passeggeri. Nel BtoC poi, illycaffè dispone nel mondo di 236 negozi monomarca, di cui 163 illy caffè (15 a gestione diretta) e 73 illy shop (8). Segafredo Zanetti, azienda di punta del gruppo Massimo Zanetti Beverage Group (MZBG) con oltre 50 società presenti in tutto il mondo, ha chiuso il 2016 con vendite a volume pari a 131.161 tonnellate di caffè, un fatturato di 918 milioni di euro e un utile netto di 17 milioni. Il gruppo emiliano ha 3.266 dipendenti e alla fine del 2016 ha firmato tre importanti contratti: uno triennale - per un valore di un milione e mezzo di euro l’anno - per il servizio caffè a bordo degli aerei di Air France; un secondo della stessa durata - per tre milioni l’anno - con la catena di hotel Accor, e il terzo con la compagnia di crociera Msc per un milione di euro. A tutto ciò si aggiunge il rinnovo delle forniture alla Disney in Francia (1,4 milioni di euro l’anno) e di quelle destinate a McDonald’s in Europa, per un valore di 11 milioni di euro. Progredisce a ritmo sostenuto anche il peso dei mercati esteri per Gruppo Lavazza, arrivato al 60,3% del fatturato (dal 52,8% dell’esercizio 2015) grazie, in particolare anche qui, al contributo della Francia. Il Paese transalpino, da cui è cominciata l’espansione internazionale dell’azienda piemontese nel 1982, con la recente acquisizione di Carte Noire è diventato il secondo mercato dopo quello domestico, con un polo da 500 dipendenti e un fatturato che nel 2016 rappresentava il 20% del totale del Gruppo, che ha chiuso l’anno scorso con numeri da primato: 1,9 miliardi di euro e un EBIT pari a 61,7 milioni (+34,1%). Questo incremento è legato per il 4% alla crescita organica e alle acquisizioni: oltre a Carte Noire, negli ultimi due anni sono entrati nel perimetro di Lavazza anche Merrild in Danimarca e la nuova controllata Lavazza Australia. Infine, nel settore foodservice, sono oltre 50 i coffee shop a insegna Il caffè di Roma ed Espression nel mondo.

stori dei singoli punti vendita di utilizzare i loro prodotti da forno per la componente food dell’offerta. Così come il format progettuale, anche il modello di servizio è fortemente flessibile e personalizzabile. Il cuore della proposta parte dalla caffetteria tradizionale con preparazioni a base di espresso accompagnate da snack dolci e salati per la colazione. A questo si aggiunge una componente gastronomica che, nelle formule più semplici, si basa su un servizio di tavola fredda per pasti veloci e spuntini. Il terzo livello, più articolato, affianca la tradizio-

nale caffetteria a un servizio di ristorazione di qualità, sviluppato in collaborazione con partner selezionati. Presenti in particolare in shopping center e centri città, fanno categoria a sé i coffee shop aperti all’interno degli store Eataly in diversi parti del mondo mentre nel segmento travel il debutto è avvenuto di recente all’interno del terminal 3 dell’aeroporto di Roma Fiumicino. Attualmente i Caffè Vergnano 1882 si sviluppano su una superficie complessiva di oltre 15mila mq dando vita a una rete nazionale e globale del caffè che

serve ai clienti di tutto il mondo oltre 50mila espressi al giorno, per un totale di oltre 18 milioni all’anno, preparati dalle mani esperte dei 500 baristi che utilizzano 150mila chili delle migliori miscele. Il piano di sviluppo non accenna a fermarsi: dopo le aperture internazionali di Singapore, Mosca, Boston e di Milano, Roma e Napoli, il 2017 consolida la presenza in Italia con il traguardo di Roma e apre a nuovi orizzonti internazionali. Nei prossimi mesi, l’espresso di Vergnano accenderà le sue insegne anche a Cipro, in Qatar (con un piano pluriennale di espansione), in Olanda, Russia e Grecia. Sono invece 76 (di cui 73 in franchising) i negozi 101CAFFE’ in Italia: 17 sono collocati in mall, 16 in centri città, gli altri sono negozi di prossimità. Con un fatturato che varia da 100 a 300.000 euro, ammonta a 12 milioni di euro il giro d’affari complessivo dell’insegna milanese, mentre lo scontrino medio negli store è di 15 euro.

di Lindt (che rappresentano il 10% del fatturato del colosso dolciario svizzero): con il gelato, le bevande della caffetteria rappresentano il 28% delle vendite complessive nei 47 negozi italiani (3 collocati in factory store, 5 down town, 11 in centri commerciali, 28 in

Sono attualmente 4 i pdv con aree per il consumo in loco di bevande, attività che rappresenta il 40% delle vendite del singolo negozio con caffetteria mentre, nell’insieme, la somministrazione vale il 5% del fatturato della società. I prodotti provengono tutti da torrefazioni artigianali con specificità regionali, e sono confezionati da 101CAFFE’ in esclusiva per la propria rete, che nel prossimo futuro punterà a svilupparsi sulle vie di grande scorrimento. Cresce il peso del caffè anche nei pdv

factory outlet center e retail park) e nei 325 aperti in tutto il mondo. Lo scontrino medio va dagli 8 euro dei locali con bar ai 13 di quelli con sola vendita del cioccolato; arriva fino a 30 il numero delle sedute, mentre varia da 4 a 12 quello dei dipendenti e da 500.000 a 2,5 milioni il fatturato per location, per un giro d’affari complessivo di 45 milioni di euro nei negozi italiani, cui quest’anno si aggiungeranno 4 nuove replicazioni, prevalentemente in centri città. Massimo L. Andreis

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r&f Dossier luxury outlet village taglio nastro

Torino Outlet Village: location urbana, trazione turistica

Inaugurato il 24 marzo, il progetto realizzato da Arcus Real Estate conta 90 negozi su una Gla di 20mila mq. Ma ai piedi dell’obelisco alto 85 metri, simbolo dell’outlet disegnato dall’architetto Claudio Silvestrin, si apprestano a partire i lavori per la Fase 2: ulteriori 11mila mq con 60 negozi

«L

a prima volta che mi sono recato a Settimo Torinese per vedere questo sito è stato 9 anni fa; ho impiegato un anno per acquistare l’area e per capire che tipo di impostazione dare al nuovo outlet, anche perché di village in Italia ne abbiamo sviluppati tanti; questo è il quarto. Differenziare il prodotto era il presupposto, in una location particolarmente compressa, con l’obiettivo di creare una soluzione di prestigio e lussuosa. Avviato l’iter autorizzativo con il Comune, la nuova amministrazione ha dato continuità e quindi siamo riusciti ad ar60

retail&food - giugno 2017

Il progetto in pillole Apertura

24 marzo 2017

Investimento

Oltre 100 milioni di euro

Sviluppatore

Arcus Real Estate (Gruppo Percassi)

Commercializzazione

Arcus Real Estate (Gruppo Percassi)

Progettazione

Claudio Silvestrin Architects

Tipologia

Luxury Outlet Village

Località

Settimo Torinese (TO)

Localizzazione

Periferica

Gla Fase 1

20mila mq Fase 1

Numero complessivo di punti vendita

90

Unità di ristorazione

8

Gla Fase 2

11mila mq Fase 2 (in apertura 2019)

Parcheggi

2.500


rivare sino a questo risultato. Per noi Torino Outlet Village è una destination non solo per il turismo italiano ma anche internazionale, in virtù di una posizione perfetta. Quella presentata oggi è la prima fase, con un’occupazione diretta di circa 600 persone, che potrebbero essere raddoppiate a completamento del progetto. Banca Intesa e Banca Popolare di Milano hanno condiviso l’investimento (superiore ai 100 milioni di euro, ndr). Ora tocca alle aziende». Queste le parole di Antonio Percassi, pronunciate in occasione della conferenza stampa che si è tenuta in loco lo scorso 23 marzo. E lo scopo di differenziare il prodotto rispetto al mercato è senza dubbio stato raggiunto: aperto con tutti i negozi avviati, dato da evidenziare per un factory outlet village, quello di Torino conta 20mila mq di Gla con 90 punti vendita, interamente distribuiti al livello +1, mentre i 2.500 parcheggi sono ubicati a quello zero. Lungo la promenade di 290 metri, realizzata con pietra arenaria e intonaco a calce, si stagliano brand che spaziano dal lusso al fashion: Adidas, Armani, Coach, Dsquared2, Ferrari, Gucci, Jil Sander, La Perla, Michael Kors, Nike, Roberto Cavalli, Trussardi ed Ermenegildo Zegna sono i nomi più spesi. E per garantire una shopping esperience allineata al profilo dei marchi e al contesto, sono stati previsti servizi come il valet parking, il personal shopper, la spedizione a domicilio degli acquisti e la hands-free shopping, oltre a un’area dedicata al benessere e al beauty e a una business lounge per chi avesse esigenze professionali. Negozi e ristorazione, che al momento occupa circa il 10% della Gla e annovera la presenza di C House, caffè e bollicine, Casa Angelesi, Italia Gourmet, L’Hamburgeria di Eataly, Lindt, Re Nero Caffè e Venchi, oltre a immaginiamo ulteriori servizi, saranno implementati con la Fase 2, che prevede 11mila mq di Gla aggiuntiva su cui insisteranno 60 unità commerciali.

Sotto il profilo architettonico, si fondono armonicamente uno stile moderno con proporzioni classiche e materiali antichi; e ancora la passeggiata è valorizzata da porticati attraversati da un ritmo regolare di alberi. L’obelisco, “ponte/metafora tra cielo e terra” nelle intenzioni dell’architetto Claudio Silvestrin, spezza lo sviluppo orizzontale, innalzandosi per 85 metri dalla facciata di fronte all’autostrada, e fa da cerniera tra la nuova struttura e i territori circostanti; in primis con la città di Torino distante una manciata di minuti. Mentre la catchment area complessiva, indicata dall’azienda del Gruppo Percassi, si estende sino a due ore attingendo da un potenziale bacino di 11 milioni di residenti. Con il nuovo progetto di Arcus Real Estate, assistiamo quindi a un modello di “city outlet”, che abbiamo approfondito con Victor Busser Casas, general manager di Arcus Real Estate, attraverso un’intervista realizzata a pochi giorni da Mapic Italy. A poco più di un mese dal taglio del nastro di Torino Outlet Village, qual è la risposta del pubblico? Siamo sopra del 50% sul budget che ci eravamo prefissati, per cui ho già chiesto di rifare le previsioni per quest’anno. Siamo stati troppo conservativi. Al momento stiamo viaggiando su una quota Spettacolo di musica e colori nella serata di presentazione di 8mila euro a mq di fatturato, e se continuiamo molto felici dei risultati. Tali anmo con questo ritmo arri- Victor Busser Casas made in Italy realizzadamenti sono la conseguenza di una to al livello più alto; il veremo quasi a 2,5 milioni strategia di leasing molto selettiva, suo staff lavora molto sulla qualità di visite nel 2017 nonostante non e con le stesse modalità approcceredel prodotto e questo si riflette sulsia un anno completo. Tutti gli opemo anche la seconda fase. In genele vendite. Ulteriore esempio, il fatratori stanno lavorando benissimo e rale spingiamo molto sul layout dei to che il negozio di Gucci sia stato il quindi vorremmo iniziare la seconda punti vendita con il nostro pilotage. primo a essere disegnato da Alesfase al più presto. Al momento quanto pesa il sandro Michele in tutto il mondo Quali sono i marchi che per layout food sulla Gla? è per noi motivo di orgoglio e anche del negozio e/o performance Rappresenta quasi il 10% della Gla. I in questo caso sono evidenti i risconl’hanno impressionata maggiorconcetti inseriti costituiscono comtri sulle vendite. In generale tutti gli mente in questo primo periodo? plessivamente una novità per il merstore si mantengono sullo standard Liu Jo Uomo è un brand che funcato e hanno come elemento distinpiù alto del segmento outlet e siaziona molto bene ed è sinonimo di

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r&f Dossier luxury outlet village taglio nastro

tivo la qualità. Fattore, quest’ultimo, che il cliente dimostra di apprezzare. E il food sarà fondamentale anche nel prossimo sviluppo, nel quale saranno mantenute le proporzioni di spazio attuali. Ovviamente è presto per analizzare le provenienze dei consumatori, ma a quale tipologia di visitatore state guardando (residente, turista) e geograficamente sino a dove vi spingete nel fare attività di marketing? Per Arcus Real Estate le basi per un progetto sono chiare: deve essere vicino a una città importante e con un bacino di utenza legato al turismo molto ampio. Nel primo caso Torino è il capoluogo di riferimento; mentre guardando alla catchment area, sino a oltre il confine con la Francia non ci sono outlet con queste caratteristiche, se non facendo sei ore di strada. Quindi da subito la nostra idea è stata di focalizzarci su Torino e sul turismo che vi gravita; sulla Francia e sul turismo che arriva dalla Francia in questa zona; sulle montagne del nord quindi la Valle d’Aosta, la zona della Vialattea e Courmayeur. In generale abbiamo attenzionato tutte quelle località abitate e frequentate sia dall’italiano sia dal turista straniero, spingendoci sino alla Svizzera e alla Francia, sia nel 62

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periodo invernale ma anche in quello estivo, dato che arriva più gente sulle montagne nei mesi caldi che in quelli freddi. E per colpire questo bacino abbiamo avviato procedure di co-marketing con tutte le strutture di sci e di golf, con le spa e gli alberghi dell’intera zona. Senza perdere di vista Ginevra, che è a due ore di strada, Lione e ovviamente le Langhe: uno dei posti più belli d’Europa, ricco di turismo di livello molto alto. Guardando alla Fase 2, quali saranno i tempi e i numeri? La fase 2 conterà una sessantina di negozi distribuiti su 11mila mq di Gla, che andranno ad aggiungersi ai 20mila attuali, e l’apertura dovrebbe avvenire entro il 2019. Quindi il cantiere dovrebbe iniziare entro la fine dell’anno in corso.

E come sarà implementato il brand mix? La nostra strategia verte sul presupposto di non inserire solo marchi già conosciuti sul mercato ma di individuare e portare sempre brand nuovi. In generale vogliamo arrivare a 360 gradi sia al turista sia al residente, sia all’uomo sia alla donna sia ai più giovani e intendiamo portare anche nuove insegne non presenti in Italia. Poi daremo ampia importanza al food, rispetto al quale il nostro Gruppo ha un focus molto forte, e l’obiettivo in questo caso è di portare a Torino Outlet Village i nuovi concept di cui si sta tanto parlando in arrivo dall’estero. Partendo dall’esempio storico di Serravalle Scrivia, un tempo i village con prezzi scontati dal 30 al

70% erano realizzati lontano dalle città per non sovrapporsi con l’offerta full price del territorio. Invece con Torino Outlet Village si è sdoganato il concetto di “city outlet”. Quali difficoltà avete incontrato nel relazionarvi con i retailer? Nella mia esperienza maturata in Italia e in tutta Europa, essendo stato coinvolto nell’avvio di numerosi outlet con Neinver e McArthurGlen in Italia, Spagna, Germania, Polonia, ecc, ho constatato sempre le stesse difficoltà: il timore sia del piccolo distributore sia del marchio che sia realizzata una struttura outlet troppo vicina alla distribuzione full price. Infatti il primo outlet è stato sviluppato a Serravalle, che è a circa 100 km da Milano. Poi si è progressivamente capito che non sussiste un problema per la distribuzione full price e nemmeno per il piccolo imprenditore, perché queste strutture portano invece un maggiore flusso di turismo e di potenziali clienti. Noi crediamo che questo village renda Torino una meta turistica ancora più interessante, soprattutto per quelle persone che vanno a sciare nei luoghi di montagna e che altrimenti non penserebbero di dirigersi in città. In sintesi creiamo più offerta a un ipotetico turista che è anche un ipotetico cliente sia per la ristorazione sia per i retailer che operano nel centro urbano. A mio parere, dunque, è più importante per una grande città europea come Torino avere un’altrettanto importante struttura outlet vicina rispetto a non averla, altrimenti il consumatore/turista deciderà di andare altrove. Infine, come vi inserite in un contesto, quello del Piemonte, caratterizzato da una forte concorrenza? Abbiamo un’ottima relazione con la nostra concorrenza, fatto di cui sono orgoglioso. Noi pensiamo che più outlet performanti ci sono e meglio è per l’intero mercato: meglio per noi, per i nostri clienti e per la creazione di posti di lavoro. A.P.


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r&f Le mappe del retail

Brescia: Primark sposta i flussi

importanti brand internazionali, tra cui spiccano Primark, Zara e H&M. La dimensione, la location e il tenant mix rendono Elnòs un player con una forte vocazione regionale dove il solo comune di Brescia pesa per circa il 35% delle presenze annue. UrbiStat stima infatti che a regime il nuovo centro commerciale potrà generare circa 7,2 milioni di visite all’anno considerando solo l’offerta esistente al momento dell’apertura e non le pipeline (progetti annunciati o previsti in apertura). I centri commerciali più rilevanti nel bacino d’utenza per dimensione e capacità attrattiva sono: Freccia Rossa (29.000 mq di GLA; 7,2 milioni di visite all’anno), Il Leone di Lonato (30.000 mq di GLA; 6,2 milioni di visite all’anno), Le Rondinelle (36.700 mq; 3,8 milioni di visite all’anno), Le Porte Franche (48.000 mq di GLA; 5 milioni di visite all’anno). Con l’avvento di Elnòs, lo scenario competitivo prevede che Le Rondinelle subiranno un calo di visitatori del 16%, seguito da Freccia Rossa (-11%), Le Porte Franche (-8%) e Il Leone (-4%). Le stime sono elaborate dalla piattaforma di geomarketing uGeo by UrbiStat e sono valide ad un anno dall’apertura di Primark ad Elnòs, avvenuta nel Bacino Provincia Variabili dicembre 2016. Le Rondinelle manterranno una 00' - 30' di Brescia vocazione commerciale con una declinazione con1.009.799 1.264.105 Abitanti (n) 422.231 534.457 Famiglie (n) venience, traendo beneficio dall’offerta complesl centro commerciale Elnòs ha aperto al pubblico a 2,39 2,37 siva che si registra nell’area di Roncadelle e dalla settembre 2016 nel comune di Roncadelle, Brescia. Componenti medi della famiglia (n) 50,8 50,8 Femmine (%) forza del suo ipermercato (di proprietà) ad insegna Il nuovo shopping destination rappresenta il secondo Maschi (%) 49,2 49,2 Auchan, brand fortemente consolidato nell’hinterinvestimento diretto del gruppo Inter Ikea Center Group Stranieri (%) 14,1 12,9 43 43 land bresciano. Inoltre, non è passato inosservato (IICG) nella Penisola dopo l’apertura di Tiare Shopping a Età media (Anni) 44,8 44,8 il restyling della galleria avvenuto in occasione del Villesse, Gorizia. Elnòs si sviluppa su due piani con una Forze lavoro (%) 55,2 55,2 Non forze lavoro (%) ventesimo anniversario dall’apertura. Freccia RosGLA totale di circa 84mila mq e 145 negozi, incluso il Tasso disoccupazione 8,3 8,7 sa non ha presentato invece una chiara strategia blue box Ikea che da solo occupa una superficie di circa Reddito disponibile pro- capite (€) 20.545 20.287 20.002 19.907 difensiva o di riposizionamento, forte della sua lo30mila metri quadrati. Tra le principali àncore figurano Consumo pro-capite (€) cation baricentrica rispetto alla popolazione CENTRI COMMERCIALI (>= 10.000 mq GLA) E PROGETTI FUTURI PRESENTI NEL BACINO DI UTENZA DEL CENTRO ELNOS residente, con un chiaro bacino pedonale e Mappa Insegna Comune GLA (mq) PdV (n) Visitatori annui Anno apertura una ormai consolidata penetrazione nella citLE RONDINELLE 1 Roncadelle 36.684 77 3.800.000 1996 (planned extension + 27.600 mq GLA) tà di Brescia, che pesa per oltre il 70% dei flussi 2 FRECCIA ROSSA Brescia 29.454 117 7.200.000 2008 annui. La presenza di Primark, Zara e di H&M 3 SANT'ANNA Brescia 15.000 22 1.400.000 1996 nel nuovo Elnòs è probabilmente l’elemen4 ITALMARK OSPITALETTO Ospitaletto 14.000 14 2.103.000 1992 5 AUCHAN Concesio 14.200 15 3.500.000 1972 to principale che impatterà negativamente 6 MARGHERITA D'ESTE Brescia 14.832 65 900.000 1987 la performance di Freccia Rossa, il quale rima7 LE SORGIVE Flero 12.000 60 1.862.000 2011 ne l’unico centro commerciale a Brescia con 8 LE PORTE FRANCHE Erbusco 48.000 130 5.000.000 1998 un’offerta retail-leisure integrata. Infine, nono9 CONTINENTE Rezzato 15.275 13 2.256.000 1988 10 IPER SIMPLY Rovato 11.000 21 1.741.000 1973 stante l’impatto modesto previsto sul traffico 11 AUCHAN MAZZANO Mazzano 27.060 51 3.500.000 1994 di Il Leone di Lonato e di Le Porte Franche a 12 ITALMARK CHIARI Chiari 17.700 35 1.300.000 1997 Erbusco, per ambedue i centri sono allo studio 13 LE TORBIERE Corte Franca 26.300 90 2.000.000 2002 14 LE VELE Desenzano del Garda 30.000 39 2.500.000 2003 ampliamenti che possano aggiungere massa LEONE DI LONATO 15 (plannedIL Lonato del Garda 45.000 123 6.200.000 2007 critica a quella esistente, unica via per cercaextension + 15.000 mq GLA) 16 EUROPA Palazzolo sull'Oglio 18.000 44 2.500.000 1994 re di contrastare il dominio che imporrà Elnòs 17 LA ROCCA Lonato del Garda 15.000 16 500.000 2001 nella provincia di Brescia. 18 VEROLA CENTER Verolanuova 21.000 23 2.946.000 2009 Lucio Orsini 19 LA PORTA DEL GARDA Gavardo 10.300 23 800.000 2008

I

20 21 22

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ALLE VALLI ANTEGNATE SHOPPING CENTER LE ROBINIE

retail&food - giugno 2017

Seriate Antegnate Verolanuova

29.658 39.000 15.680

55 86 43

6.300.000 3.000.000 1.200.000

1990 2009 2006

Data Bank Senior Analyst presso Urbistat lucio.orsini@urbistat.com



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È smart il futuro del lighting Andando oltre il concetto di efficientamento, nel retail la luce viene vista sempre più come opportunità grazie alla quale attirare e ispirare il cliente, offrirgli una brand experience, incrementare il tempo di permanenza e aumentare i volumi di vendita

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retail&food - giugno 2017

Il mercato italiano delle soluzioni smart in ambito terziario (commerciale)

Tab. 1

Edificio t ipo Ipermercato

Numero di edifici in Italia

Estensione media area vendita [m2]

Costo medio per l’adozione di soluzioni smart [€]

610

6.000

11.000- 14.000

Grande superficie specializzata

1.685

3.000

5.000-8.000

Grande magazzino

2.067

1.300

4.000 - 6.000

Supermercato

10.108

900

2.000 - 4.000

Minimercato

5.636

280

1.500 - 2.500

837.300

120

1.000- 2.000

Negozi e botteghe

Efficient & Smart Lighting Report

“I

sistemi di illuminazione intelligente più evoluti, quando correttamente progettati e installati, oltre a garantire la riduzione dei costi di gestione, possono contribuire alla creazione di condizioni ottimali per supportare gli utenti nello svolgimento delle proprie mansioni, in termini di sicurezza, visione e comfort”. Citiamo l’introduzione dell’opuscolo redatto nel 2015 dall’Associazione Nazionale Produttori Illuminazione, inti-


«Verso la miniaturizzazione di prodotto e componenti» Massimiliano Guzzini, direttore business innovation di IGuzzini Qual è il giro d’affari di iGuzzini, in quanti mercati opera e quanto vale il segmento retail? Nel 2016 abbiamo realizzato un fatturato di 231,5 milioni di euro: +3,7% a cambi correnti rispetto al 2015 e una crescita del 26% negli ultimi 4 anni. Record della storia di iGuzzini. Il fatturato, composto per il 60% da soluzioni di interni e il 40% da soluzioni per esterni, con un’incidenza del Led del 76%, deriva per il 78% da nuovi prodotti lanciati sul mercato negli ultimi 5 anni (64% nel 2015). Per questo investiamo in ricerca e sviluppo circa il 6% del fatturato. Il nostro headquarter è a Recanati, e abbiamo attività operative in oltre 20 Paesi in tutti e cinque i continenti. Nel 2016 abbiamo fatturato il 77,8% all’estero rispetto al 22,2% in Italia. In particolare, le vendite extra-UE si sono attestate nel 2016 al 25% del totale fatturato. Il mercato del retail rappresenta una delle nostre aree strategiche di affari e costituisce una delle principali aree applicative del nostro giro d’affari. Quali sono le vostre principali realizzazioni, sempre in ambito retail, degli ultimi anni? Tra i numerosi esempi da citare, circa un anno fa

tolato “Illuminazione intelligente negli edifici non residenziali”, che riprenderemo in vari passaggi. Tale pubblicazione trova ragion d’essere nella crescente importanza per ogni azienda del bilancio energetico, definito un fattore di competitività, soprattutto se si pensa che i consumi per l’illuminazione rappresentano, nel settore terziario, oltre il 25% dei consumi di energia elettrica totali. Ma sempre di più lo sviluppo tecnologico delle soluzioni di lighting sta spingendo anche i retailer ad andare oltre la voce dei costi, per abbracciare considerazioni più ampie: “Le moderne tecnologie possono contribuire alla realizzazione di impianti di illuminazione in grado di influenzare positivamente i parametri psicologici e le prestazioni psico-attitudinali delle persone”. I

veniva inaugurato, su progetto di Michele De Lucchi, Davide Padoa e Arnaldo Zappa, l’iconico Il Centro: tra i mall più grandi d’Europa che ha ottenuto, per i rigidi criteri di risparmio energetico e sostenibilità osservati, l’ambita certificazione LEED Gold. Come referenze nel settore del luxury possiamo citare il Gruppo LVMH; nell’automotive i Gruppi FCA e Volkswagen; nel food Eataly e i grandi department store americani; altri esempi rappresentativi, Issey Miyake a Parigi e Londra, Samsung a Helsinki, Cartier, Vodafone. Oltre ai risparmi sulla gestione, quali sono le necessità dei retailer? Flessibilità dell’impianto, possibilità di modulazione dell’effetto luminoso, miniaturizzazione degli apparecchi, comfort visivo, resa cromatica e consistenza cromatica elevate sono, pertanto, sicuramente le richieste più ricorrenti. È evidente, poi, che le esigenze variano al variare dell’identità del punto vendita. Quanto più il negozio è esclusivo, tanto più si parlerà di un’illuminazione d’accento, con fattori di contrasto elevati e flessibilità degli apparecchi per cambi di allestimento frequenti. Qui, la luce viene messa in scena attraverso allestimenti scenografici, quasi museali. In catene meno esclusive, invece, a prevalere può essere la ricerca di una luce generale e uniforme, magari tunable white, ovvero in grado

cosiddetti fattori qualitativi sono ad esempio i sistemi di rilevazione della presenza delle persone, quelli di regolazione per utilizzare i livelli di luce adeguati e di generazione di vari scenari appropriati, oltre ai sistemi di controllo della luce diurna per integrare l’illuminazione elettrica. Pertanto, specialmente nel retail la luce è un elemento “cruciale” anche per incrementare le vendite, in quanto “una corretta progettazione dell’illuminazione consente di creare la giusta atmosfera per accompagnare il consumatore, attraverso un percorso sensoriale ed emotivo, nella scelta della merce. Contribuisce inoltre a enfatizzare l’immagine del brand”. In sintesi, la luce sta alla base della sempre più menzionata retail experience, che si ottiene quando il pun-

di simulare la luce diurna ed esaltare la variabilità dei prodotti esposti nelle diverse ore del giorno. Quali sono le ultime soluzioni che state portando sul segmento retail? Uno dei driver di innovazione che stiamo perseguendo è la miniaturizzazione non solo del prodotto ma di tutti i componenti. Nel 2012 abbiamo lanciato Laser Blade che è stato accolto dai retailer come soluzione ideale per aggiungere stile al proprio ambiente anche attraverso la luce nell’architettura. Quest’anno abbiamo deciso di alzare ancora l’asticella lanciando Laser Blade XS, soprannominato The Blade: il primo prodotto di design nato per non essere visto. Ispirato all’arte dei tagli di Lucio Fontana, The Blade è un capolavoro di miniaturizzazione e precisione, che si integra perfettamente nell’architettura come mai prima d’ora. La versione Wall Washer, per l’illuminazione delle pareti verticali, è unica al mondo per dimensione e prestazione. Una tipologia di illuminazione molto diffusa per il retail è attraverso gli spot. Con Palco Low Voltage abbiamo voluto estendere la collezione di spot e profilatori Palco nella dimensione del micro, sviluppando soluzioni con diametri di 51mm, 35 mm e 19mm, alimentati a bassa tensione. Palco Low voltage è la soluzione ideale per illuminare vetrine, nicchie, teche e dettagli espositivi.

to vendita diventa un luogo di narrazione di una marca o di più marche, capace di attrarre i clienti e generare più probabilità di acquisto grazie a un coinvolgimento emotivo forte. “L’illuminazione degli spazi commerciali si pone l’obiettivo da un lato di creare un ambiente in cui l’acquirente può orientarsi agevolmente nelle proprie scelte riconoscendo il valore dei marchi presenti, dall’altro può contribuire al rafforzamento degli elementi architettonici. In particolare i colori, i materiali, la tipologia degli allestimenti possono essere evidenziati da un corretto uso dei prodotti illuminotecnici contribuendo così nella creazione di un’esperienza di shopping indimenticabile dove tutti i sensi degli acquirenti, soprattutto la vista, vengono chiamati in cau-

sa”. E i retailer sembrano aver capito le potenzialità di queste strumentazioni: i dati 2015, presentati nell’Efficient & Smart Lighting Report redatto dall’Energy & Strategy Group della School of Management del Politecnico di Milano, indicano che il comparto commerciale è particolarmente dinamico, facendo segnare installazioni per 40 - 60 milioni di euro, con oltre 700mila sorgenti luminose LED installate. Passando dai dati sull’efficientamento a quelli relativi alle “soluzioni smart”, il valore stimato per il 2015 negli impieghi commerciali è compreso tra 13 e 16 milioni di euro, con una penetrazione pari a circa il 3% per gli edifici di medio-grandi dimensioni e di poco superiore all’1% negli altri casi (vedi tabella 1). “Una diffusione certo non massiccia ma pur sem-

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r&f Speciale fornitori «Il futuro: le customizzazioni estreme» Giovanni Bonazzi, amministratore delegato di 3F Filippi In quanti mercati opera 3F Filippi? Quanto vale il segmento retail? La nostra azienda è presente con i propri apparecchi in oltre cinquanta Paesi e ormai una parte significativa del nostro giro d’affari si lega, sia in Italia sia all’estero, al retail: ad oggi siamo sopra il 25% del fatturato complessivo. Chiaramente, la produzione viene realizzata al 100% nei nostri stabilimenti di Pianoro (Bo). Quali sono le vostre principali realizzazioni, sempre in ambito retail, degli ultimi anni? Il business legato agli spazi commerciali di ogni dimensione è aumentato in modo esponenziale negli ultimi tempi. Particolarmente significative sono state, anche per la crescita del volume d’affari, le commesse ottenute da alcuni dei più importanti marchi della GDO, come Carrefour, Auchan e Coop. Dal vostro punto di vista, qual è il tasso di penetrazione del Led nel segmento retail? È già preponderante, e lo sarà sempre di più in futuro. Per le attività commerciali, e specialmente la Grande Distribuzione, la questione dei consumi inci-

de notevolmente sulla competitività delle aziende, e la tecnologia Led è quella che consente di limitare al massimo i costi legati all’illuminazione degli spazi. Oltre ai risparmi sulla gestione, quali sono le necessità dei retailer? Le realtà commerciali stanno maturando una certa sensibilità nei confronti della luce e comprendono il ruolo che questa gioca nel loro successo. Un progetto illuminotecnico adeguato, infatti, non è solo importante per contenere il consumo energetico, ma permette di valorizzare al meglio le merci in vendita, a seconda delle loro caratteristiche. Non dimentichiamo, inoltre, che una luce “ben progettata” rende, da un lato, gli ambienti più accoglienti per la clientela e, dall’altro, migliora il comfort visivo del personale impiegato, incidendo positivamente anche sul loro rendimento. Quali sono le ultime soluzioni di prodotto che state portando sul segmento retail? Fra le nostre ultime novità lanciate sul mercato, particolarmente indicate per le superfici commerciali, credo meritino una particolare attenzione il sistema 3F Linux e lo spot 3F Emilio. In entrambi casi, il vero valore aggiunto non è tanto nel semplice risparmio energetico, quanto nei plus legati alle performance e/o ad altri aspetti tecnici. Nel primo, ad esempio, si tratta di

un sistema modulare a sospensione di facile installazione, con sorgente Led altamente performante, composto da una struttura portante e moduli con distribuzioni luminose differenti, a seconda delle necessità. 3F Emilio presenta, invece, un forte equilibrio fra i lumen in uscita e gli ingombri del corpo illuminante, ed è ottimizzato a livello termico, così da ottenere la stessa performance degli spot di maggiori dimensioni già presenti sul mercato. Le dimensioni contenute e la sua forma arrotondata ne favoriscono inoltre le operazioni di pulizia. Guardando infine allo sviluppo tecnologico, su quali progetti state lavorando per implementare nei prossimi anni il vostro catalogo? 3F Filippi punta a fornire prodotti standard di alto livello per il retail, ma, comunque, sa bene che la vera sfida sarà nell’essere in grado di rispondere alle singole esigenze di ogni cliente. Il tutto nei tempi strettissimi richiesti sempre dalla clientela. Puntando a diventare un vero e proprio partner delle grandi realtà commerciali, saremo sempre di più in grado di proporre customizzazioni estreme. Non c’è altra strada, se si vuole continuare a crescere in quest’ambito. Infatti, soprattutto nella GDO, ogni grande cliente richiede apparecchi con una curva fotometrica diversa da quella dei competitor, e talvolta a chiedere soluzioni diverse sono realtà dello stesso gruppo, operanti in città diverse.

pre più che doppia del valore medio fatto registrare nell’intero comparto industriale/terziario”, sottolinea il Report. I dati diventano più interessanti se osservati in prospettiva: il comparto commerciale si attesterà al 2020 su valori di mercato prossimi ai 90 milioni di euro, in crescita percentuale rispetto al 2015 del 70%, mentre il tasso di penetrazione complessivamente raggiunto si aggirerà attorno al 30% del totale di sorgenti installate in questo comparto in Italia (fonte Efficient & Smart Lighting Report). Che la crescita dello smart lighiting possa essere repentina lo dimostra la recente diffusione della tecnologia a Led, che pesava appena il 5-6% del mercato mondiale nel periodo 20082009, mentre nell’anno 2015 la quota 68

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«Con la luce, i retailer comunicano il brand»

mando molto semplici disponibili per smartphone e tablet.

Filippo Devoti, marketing and communication director di Reggiani Spa Illuminazione Quali sono le vostre principali realizzazioni in ambito retail degli ultimi anni? Realizzazioni retail di cui andiamo fieri per dimensione e importanza del progetto sono sicuramente i flagship store di Primark a Madrid e Amsterdam ma anche i numerosi store Superdry sparsi per il mondo. Un altro progetto di cui andiamo fieri è il S.Siro Store di Milano, oltre ad avere la possibilità di portare le nostre soluzioni “vicino” a noi, abbiamo lavorato con un team multidisplinare in cui illuminazione, multimedia e controllo collaborano per rendere unica l’esperienza dei clienti. Parallelamente a questi grandi progetti collaboriamo con diversi brand del lusso italiano e stranieri a livello globale. Oltre ai risparmi sulla gestione, quali sono le necessità dei retailer? I retailer non hanno solo bisogno di risparmio; gli apparecchi e l’illuminazione, opportunatamente inseriti in un contesto architettonico, aiutano a creare l’atmosfera, a comunicare il brand e a far sentire i clienti a loro agio, a indicare zone di passaggio, di permanenza o di promozione. Grazie alle ultime novità che possiamo proporre in termini di controllo, i retailer possono inviare messaggi ai loro clienti tramite i iBeacon, possono modificare il layout dell’illuminazione senza costi aggiuntivi e tramite apparecchi controllati in Bluetooth e con interfacce di co-

raggiunge il 40% e presumibilmente, secondo il rapporto CSIL – Intitolato “Il mercato mondiale degli apparecchi per illuminazione: il posizionamento competitivo dell’industria italiana”, preparato per Assil e pubblicato lo scorso dicembre – dovrebbe superare il 65% nel 2020. A valore, il comparto Led dell’illuminazione valeva nel 2015 circa 35 miliardi di dollari. «Oltre ai criteri di efficienza energetica e sostenibilità ambientale, concetti di fatto già consolidati, la progettazione di impianti di illuminazione di nuova generazione non può prescindere pertanto da un’attenta va-

Quali sono le ultime soluzioni di prodotto che state portando sul segmento retail? A EuroShop 2017 abbiamo presentato tre nuove soluzioni. La prima è l’evoluzione della famiglia di proiettori Yori, che si estende con la serie Yori Evo e che lancia Yori Evo Ghostrack. Questa nuova gamma di proiettori da binario, dalle dimensioni piccole o medie, è disponibile in versione visibile o invisibile, con disposizione singola o in cluster e offre un’ampia scelta di lenti o riflettori. Le tecnologie ottiche adottate, i nuovi driver e gli adattatori invisibili per binari standard a 3 accensioni consentono configurazioni uniche. Grazie a un’innovativa tecnologia brevettata, è dotato di adattatore e driver invisibili per un’installazione singola o in cluster su binari standard a 3 accensioni. Le configurazioni in cluster, oltre a permettere un’eleganza dell’installazione fino ad ora non possibile, permetteranno di utilizzare lo stesso driver per diversi proiettori (fino a 4, per adesso), se immaginiamo una vetrina con circa 12 proiettori (di piccole dimensioni) da 10W, adesso potrà essere realizzata con solo 3 driver invece che con 12. L’altra soluzione è il proiettore da incasso Unit, disponibile nella versione singola, doppia, tripla, a quattro e in configurazione canale continuo. Unit ha caratteristiche tecniche uniche per selezione Led, nuove ottiche disponibili e componenti meccanici che lo rendono flessibile, affidabile e con un design elegante. La terza soluzione è l’estensione di gamma della famiglia Yori Linear: questo apparecchio

lutazione dell’influenza che la luce ha sulla visione, l’emotività, il ritmo circadiano e, più in generale, sul benessere e la condotta delle persone – ha dichiarato a r&f Massimiliano Guzzini, in qualità di presidente Assil – Ciò che caratterizza l’ambito del retail, in particolare, è la cosiddetta experience della luce come elemento di corporate branding. La percezione, la resa cromatica della luce e la sensazione di benessere hanno un impatto considerevole sul comportamento dei clienti, per questo le scelte progettuali e la selezione dei prodotti sono fattori fondamentali.

è stato presentato l’anno scorso come soluzione lineare per installazione a binario e specifico per progetti retail dove si vuole aggiungere illuminazione diffusa di qualità all’illuminazione d’accento propria dei proiettori. Quest’anno abbiamo presentato l’evoluzione che adesso è disponibile anche in versione da incasso, da superficie e da sospensione. Guardando infine allo sviluppo tecnologico, su quali progetti state lavorando per implementare nei prossimi anni il vostro catalogo? Dal punto di vista tecnico e tecnologico, l’anno scorso è stato un anno molto intenso per il nostro ufficio tecnico e R&D perché, oltre ad avere lavorato al progetto Ghostrack, abbiamo completamente rinnovato la nostra gamma di ottiche, che adesso non sono solo IOS ma hanno una duplice natura al servizio dei progettisti: Precision e Performance. Le ottiche Precision sono lenti e riflettori ibridi e offriranno soluzioni con fasci di luce molto stretti, stretti e medi con elevati valori di candele e picchi di intensità luminosa. Le ottiche Performance invece sono riflettori in alluminio o in plastica metallizzata e sono progettate per offrire valori di lumen output ed efficienza molto elevati. Ho anticipato lo sviluppo ottico perché è alla base di diversi altri progetti ed è trasversale a diversi nostri prodotti. Dal punto vista tecnologico l’altro progetto è la famiglia Ghostrack che si arricchirà di versioni controllabili DALI, Dimm 0-10, Wi-Fi, sensori di presenza e soluzioni in emergenza, tutto rigorosamente nascosto all’interno del binario.

Una corretta regia luminosa consente, infatti, di creare la giusta atmosfera per accompagnare il consumatore nella scelta di acquisto. Contribuisce inoltre a posizionare l’immagine del brand. La luce diventa poi elemento per la trasmissione dei dati e il corpo illuminante diventa un mezzo per la comunicazione su protocolli WCL, Li – Fi, Beacon, gestibile attraverso diversi device. Nel retail la tecnologia Beacon, in sinergia con gli smartphone dei consumatori, può essere utile per conoscere determinati comportamenti di acquisto, raccogliere dati sulla condotta dei consumatori e

raggiungere i clienti con messaggi e promozioni personalizzate nelle vicinanze degli store o mentre si aggirano tra espositori e scaffali. Si parla di indoor positioning, marking e push notification. Tuttavia, il discorso è ancora molto articolato. Oggi non abbiamo protocolli di comunicazione standardizzati con una tecnologia che prevalga, il che rende tutto più complesso, anche a causa dei numerosi ambiti applicativi. La questione diventa quindi valutare come l’apparecchio di illuminazione dovrà integrare la sensoristica e le reti». A.P.

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r&f Mystery on board

A380 Emirates: il comfort non decolla G

igantesco. È la prima parola che viene in mente davanti al nuovo A380 della Emirates. “Size does matter” (le misure contano) è uno dei motti della cultura popolare degli Stati Uniti. E il più grande aereo al mondo ha molto di americano, come idea, anche se in realtà costruito in Europa (Airbus è un consorzio di aziende del Vecchio Continente, nato proprio per far concorrenza allo strapotere dell’americana Boeing). Ma non sempre grande è bello, o efficiente. Anzi, nel caso del volo Milano-New York della compagnia di Dubai, il volo sul SuperJumbo, provato da r&f sia in classe economica che business, fa venire impietosamente a galla tutti i limiti di un aereo che più che gigantesco sarebbe meglio definire sproporzionato. Al nuovo Terminal 2 di Malpensa, inau-

A380 EMIRATES

SERVIZIO Velocità Cortesia

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Professionalità

LAYOUT

Dotazione tecnologica Originalità design Omogeneità e armonia Qualità materiali e arredi Ordine e pulizia Comfort

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VALUTAZIONI GENERALI Qualità/prezzo  Ambiente  Adeguatezza  Innovatività  Legenda: = migliorabile; = sufficiente; = apprezzabile; = molto buono; = ottimo

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gurato per Expo 2015 e costruito apposta anche per ospitare aerei come l’A380 degli emiratini (che fa il volo Dubai-Milano-New York e così ha by-passato le regole americane sugli slot e può fare concorrenza alle compagnie americane su una tratta sempre super affollata), al mastodontico aereo si accede da 2 finger. L’aereo è due piani: quello superiore, a cui si accede da una scala con passamaneria che sembra un albergo 5 stelle, è riservato solo a First e Business Class. Il piano “terra” è riservato alla classe economica dalla testa alla coda: 55 file. Ogni fila ha 10 posti, divisi secondo una conformazione 3 laterali 4 centrali 3 laterali: 550 posti in sola economy. Mai vista una cosa del genere. Anche in “Terza classe” c’è attenzione ai particolari e cura per il cliente: su ogni poltrona sono già forniti coperta e cuffie. Prima del decollo, le hostess passano a distribuire pure un menu “a la carte”, seppur limitato a 2 scelte. Comunque apprezzabile, pur essendo la classe economica. Piccola curiosità: vengono distribuiti anche 3 adesivi da attaccare al sedile per dare istruzioni all’equipaggio: “dormire”; “essere svegliati per mangiare”; o “essere avvisati per il duty free”. La postazione è decisamente più comoda della media in economy: lo spazio davanti per le gambe è più ampio. Buona notizia. Grazie al cielo, ci sono due prese: una USB e una elettrica internazionale. Al passo coi tempi. Pagando, inoltre, è possibile avere una connessione WiFi (per poter scaricare e inviare email in volo) e fare telefonate. Ma nessuna delle persone che abbiamo visto, ne ha approfittato. Ogni sedile ha uno schermo, touchscreen, con intrattenimento personalizzato: la scelta è sterminata; con 90 film e complessivamente 2.500 canali (tra serie

tv e musica). Passato l’entusiasmo iniziale per le amenità offerte, arrivano le prime delusioni. Il servizio a bordo è deludente: le hostess servono sì il menu, ma poi quando arriva il carrello, scopriamo che il piatto scelto è terminato. Snervante ma il problema è che il posto assegnato è alla fila 80, quindi quasi in fondo all’aereo. E le vivande non erano abbastanza per tutti. Per carità può capitare, ma allora il menù diventa solo una manfrina di marketing. La cosa più spiacevole, e che invece non deve capitare, è l’attesa: più di 2 ore prima di veder servito il pranzo; senza nemmeno un bicchiere d’acqua. L’equipaggio, si premura di far sapere un annuncio dagli altoparlanti, parla 16 lingue, ma forse è troppo poco per servire una cabina da 550 posti. Volare assieme a centinaia di persone non è il massimo del comfort o della tranquillità, si scopre con disappunto: fila enormi a imbachi e sbarchi (anche perché i gate degli aeroporti non sono strutturati per imbarcare un numero così alto di persone tutte insieme); tempi lunghissimi per essere serviti. Il personale di bordo è gentilissimo e sorridente, ma la cosa non risolve il problema di fondo. O sono troppi i passeggeri; o sono pochi gli assistenti di volo. Si atterra a New York, con un po’ di amaro in bocca. Anche perché, forse proprio per le necessità di finger speciali che l’A380 ha, l’aereo, una volta atterrato, impiega quasi mezz’ora per arrivare al finger destinato. L’amaro però svanisce al pensiero del ritorno, dove abbiamo prenotato (pagando di tasca nostra) un biglietto in classe Business: l’attesa è per un servizio sicuramente migliore. I voli che dalla Grande Mela vanno verso l’Europa partono tutti nel tardo pomeriggio-sera e arrivano la mattina: è un viaggio


notturno. E il volo di Emirates ha il vantaggio di essere il più comodo tra tutte le compagnie: parte alle 22.30. In tempo per mettersi a nanna e svegliarsi all’atterraggio, come se fosse una notte normale, senza troppo jet lag. La First e la Business Class imbarcano per primi: privilegi di un biglietto che costa 3 volte il prezzo economy. Veniamo fatti salire a bordo con tutti gli onori alle 21.40, quasi 1 ora prima del decollo. Si sale la scala per il secondo piano dove in cima c’è una hostess ad accogliere i passeggeri. La First Class è una delizia per gli occhi: i fortunati godono di posti che non sono solo delle poltrone, ma vere e proprie “minicabine” con porta scorrevole per una privacy totale, e una postazione che diventa un letto vero e proprio. La postazione ha uno schermo gigante, un cassetto a scomparsa con prodotti di bellezza (nei posti per le donne); o un display con mini bar

First). Figo a vedersi, ma abbastanza inutile a conti fatti: ha le stesse funzioni del telecomandino. La configurazione dei posti è di quelle di ultima generazione, dove ogni posto ha un’uscita autonoma. Il welcome kit prevede un sacchetto con calzini e maschera: gli assistenti passano poi a distribuire una Trousse da viaggio, griffata Bulgari e personalizzata. Per l’uomo, schiuma da barba, rasoio e after shave). La cuffia audio è anch’essa lusso: è di quelle “Noise reduction” e offre un suono di alta qualità. Sul bracciolo della poltrona ci sono anche già a disposizione due menu dei pasti: la carta offre una vasta scelta, tra cibi halal (compatibili con la religione islamica, tipicamente piatti mediorientali) e ricette internazionali. Si possono scegliere

(per gli uomini). Per entrambi già sul posto un cestino Snack con frutta, barrette e bevande. I bagni dispongono anche di docce calde. Dopo aver visto, en passant, il paradiso di ogni frequent flyer, si arriva alla Business Class. La prima impressione è di essere finiti per sbaglio di nuovo in Economy. Una calca di persone, un carnaio. Si scopre subito il perchè: sono circa 40 posti. Non proprio una business da suore di clausura. La postazione accoglie il passeggero con un mini bar personale interamente a disposizione. Ma aspettate a esultare: non è accessibile durante il rullaggio e il decollo. Una sorta di tortura cinese: il decollo avverrà con 30 minuti di ritardo e considerando l’imbarco prioritario, l’attesa per poter bere qualcosa è stata di un 1H e 20 minuti. La novità più rilevante della poltrona business sull’A380 è che accanto al classico “telecomando” per gestire l’intrattenimento, c’è anche un iPad per controllare i comandi dello schermo (che è anch’esso gigante come quelli in

diversi tipi di portate tra antipasti, piatto principale e dessert. L’opzione cena light prevede di avere 2 antipasti come portata principale. Il secondo menu è invece per la colazione: qui ci sono 3 scelte e viene chiesto di riconsegnare agli assistenti di volo un foglietto in cui si decide se si vuole fare colazione, se si vuole dormire o se si preferisce essere svegliati per una colazione veloce prima di atterrare. Se la classe economica lasciava l’amaro in bocca ma non più di tanto, perché il prezzo è appunto economico, la business class si rivela invece una cocente delusione, e forse addirittura peggio. Perché nonostante i tanti carini gadget di cui si viene omaggiati, il servizio è dispersivo e confusionario: la fila destra di poltrone viene accolta con un welcome drink e “kit beauty”. L’altra non pervenuta. Champagne e succhi di frutta sono le bibite. Ma gli assistenti si pestano tra di loro, si accalcano nei corridoi dando un’idea di scarsa organizzazione. Sarà che il volo è tutto pieno an-

che in business, solo la First è abbastanza vuota; sarà che è la settimana del Salone del Mobile a Milano; sarà pure che è il giorno del famigerato sciopero Alitalia, ma il servizio riesce a essere forse ancor più lento e snervante dell’economy. Dopo 1 ora da quando una cortese hostess ha chiesto cosa volessimo bere (succo di pomodoro), non è ancora arrivato nulla. L’attesa sarà infinita: la cena verrà servita ben 4 ore dopo l’imbarco. Non il famoso succo di pomodoro, non uno snack per fermare lo stomaco. L’agognato vassoio arriva solo dopo qualche ferma rimostranza, alle ore 1 della mattina ora locale (altri passeggeri anche più tardi). E volendo fare i pignoli, il succo di pomodoro (sì, poi, è arrivato) era gelido, servito con ghiaccio (che non era stato richiesto), imbevibile. Il pane premurosamente offerto in ceste apposite, freddo. La saliera, che arriva sigillata, vuota. Vista l’ora, meglio dormirci su. Ma l’A380 Emirates riserva un’altra spiacevole sorpresa. La poltrona è piccola e scomoda. Come tutte le business class, il posto ha la funzione “flatbed”: la postazione si allunga del tutto fino ad appiattirsi e diventare una sorta di mini-letto. Peccato, però, che lo spazio sia angusto e non abbasta lungo per una persona alta più di 180 cm. Ci sarebbe, poi, anche da premiare l’ingegnere che ha progettato le suddette poltrone. I braccioli non si abbassano, diversamente dalla poltrona. Risultato? Si finisce per stare in una sorta di loculo, dove si fa fatica a girarsi, stretti tra i due braccioli. Si dorme pure scomodi. Ciliegina finale: la cordiale e carina hostess ci sveglia, peraltro con largo anticipo. Solo che la suddetta hostess era passata a ritirare l’ordine per la colazione e si era chiesto di non essere svegliati. Francamente inaccettabile. Da un punto di vista commerciale, l’A380 per la Emirates è una gallina dalle uova: la formula Dubai-Milano-New York permette di riempire un SuperJumbo da 600 posti. Gode il Load Factor e la compagnia fa dei margini che Alitalia si sogna. Ma il rovescio della medaglia è qualità del viaggio scadente, sia in Economy sia in Business: è un giudizio severo, forse eccessivamente puntiglioso, ma quando si vuol fissare l’asticella molto in alto, come Emirates promette, allora tutto deve essere perfetto e curato al dettaglio. Una compagnia di alto livello deve essere all’altezza del suo blasone. Scendiamo molto delusi dall’esperienza. E con una certezza: se Airbus ha venduto pochissimi A380 (solo 57 ordini dal 2013, di cui appena 2 nel 2015); se la produzione è stata dimezzata, un motivo ci deve essere. Eccovelo raccontato. Simone Filippetti

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r&f NewsTech&arredo

SLIDE presenta Soft Cubo e Soft Snake

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l design diventa morbido: SLIDE presenta per il mondo contract ed eventi il nuovo Scenario Soft, popolato di prodotti realizzati con un materiale plastico innovativo rispetto alla classica produzione in polietilene dell’azienda: il poliuretano, morbido e capace di donare alla seduta maggiore comfort. Tutti i prodotti in poliuretano sono composti da una struttura metallica interna, così che il prodotto non si deformi, sulla quale è iniettato uno strato del poliuretano, che garantisce la morbidezza della seduta. Lo scenario Soft è composto da quattro nuovi attori, che con semplicità e personalità sono in grado di disegnare gli spazi e dare carattere ad ambienti sia indoor sia outdoor. Soft Cubo è la rivisitazione morbida del best-seller il polietilene di SLIDE: lo sgabello luminoso Cubo. Soft Snake è invece la riproposizione morbida dell’intramontabile Snake, una seduta modulare curva che unisce estetica e funzionalità: la sua forma la rende adatta a disegnare gli spazi di ambienti indoor e soprattutto per spazi aperti, creando delle composizioni personalizzabili. Soft Cubo e Soft Snake sono particolarmente adatti al dialogo con la loro versione luminosa in polietilene, divenendo così una valida opzione per l’arredo e il disegno di spazi sia indoor che outdoor.

GBPA Architects rinnova il flagship Armani a Londra

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stato affidato a GBPA Architects l’incarico di Project Construction Management per il rinnovo del flagship Armani di mille mq, nel cuore della City inglese. Il concept firmato da Giorgio Armani sarà sviluppato da GBPA che gestirà tutte le fasi a partire dalla progettazione esecutiva, architettonica e impiantistica fino alla direzione lavori, per la realizzazione di questo spazio contemporaneo, elegantemente sobrio e raffinato, espressione dell’unicità e dei valori del brand. Oltre al rinnovo del monomarca, GBPA collabora con Giorgio Armani a Londra per la realizzazione della boutique temporary di 300 mq e per il progetto architettonico del shop-in-shop presso i Grandi Magazzini Harrods. In pochi anni il team di GBPA si è contraddistinto in virtù della realizzazione di progetti architettonici per importanti fondi d’investimento e per aziende leader sul panorama internazionale, tra cui Armani, H&M, McDonald’s e Adidas.

Da Oracle, MICROS Tablet 720 con Hospitality mission

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er il segmento hospitality, Oracle ha presentato il nuovo MICROS Tablet 720, pensato non solo per essere resistente in tutte le situazioni, ma soprattutto progettato per essere estremamente intuitivo. «Sappiamo ad esempio che gli operatori del settore hospitality hanno bisogno di batterie che durino almeno la lunghezza di un turno standard. Noi abbiamo creato il nostro tablet con batterie che possano essere facilmente rimosse e installate, e quindi che possano essere caricate prima e poi scambiate - dichiara John Nicewick, senior director of hardware, Oracle Hospitality - E Oracle MICROS 720 Tablet può svolgere molte più funzioni rispetto alle sole ordinazioni: management reporting, incrementare la customer engagement, ordinare e fare l’inventario, è compatibile con la tecnologia RFID e dispone del lettore bar code. Noi abbiamo ascoltato i nostri clienti - prosegue John Nicewick - quando ci hanno detto che la semplicità d’uso è un fattore di massima importanza. Questo device è stato progettato per essere integrato con la Oracle Hospitality Software Suite, fornendo una soluzione che è semplice e intuitiva».

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Pay-at-table da Old Wild West con i terminali Ingenico

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on lngenico, lo scontrino fiscale arriva direttamente al tavolo nei locali Old Wild West. La soluzione “Pay-at-table”, basata sui terminali fiscali ECR-POS Ingenico iWE280, permette ai clienti il pagamento del conto in modalità elettronica (cashless), rimanendo comodamente seduti, e consente al gestore del locale l’emissione dello scontrino fiscale direttamente al tavolo e non alla cassa centrale. La nuova soluzione, completamente integrata con i sistemi di cassa da GTN SpA (partner tecnologico e informatico di Cigierre), è in grado di offrire un’ulteriore alternativa al cliente nella fase di pagamento, lasciandolo libero di scegliere il metodo a lui più comodo. Sono già una decina i ristoranti in cui è attivo il servizio ed entro il 2017 è possibile l’estensione agli altri format appartenenti al gruppo Cigierre. «Il nuovo sistema realizzato con Cigierre va a vantaggio dei titolari dei locali Old Wild West, che possono migliorare la gestione dei pagamenti, offrendo un servizio aggiuntivo ai clienti dei ristoranti, e ridurre al minimo le code alle casse centrali, emettendo lo scontrino fiscale direttamente al tavolo - ha dichiarato Marco Rizzoli, country manager di Ingenico Italia - Oltre ad essere le prime installazioni in Italia dei nuovi ECR-POS Ingenico in ambito ristorazione, si tratta della prima vera seamless solution per il pagamento al tavolo nel pieno rispetto della fiscalità».


Kombo, high tech con stile La vetrina si fa interattiva con Vetroattivo

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trettissimi, leggeri, rigorosamente high-tech e con un ottimo rapporto prezzo/prestazioni. Queste le caratteristiche distintive di Kombo, la nuova serie di totem monolitici verticali, ultima nata in casa Domino Sistemi. Contraddistinti da design all’avanguardia e cornici sottilissime, i totem Kombo arricchiscono l’ampio catalogo di soluzioni tecnologiche per la comunicazione visiva proposte dall’e-shop DominoDisplay.com. Progettati dal reparto R&D interno e realizzati dal reparto produttivo di Domino Sistemi, questi totem sono disponibili nei formati 22, 32 e 40 pollici. Tutti equipaggiati con monitor Led professionali Samsung di ultima generazione (serie DB), con opzione touch per un’interazione ancora più facile e intuitiva. Inoltre, come tutte le soluzioni DominoDisplay.com, anche i totem Kombo possono essere potenziati con la release 2.0 di Palinsesto, suite proprietaria per il digital signage. Caratteristiche che amplificano la versatilità della loro destinazione d’uso che spazia dai classici punti vendita ai centri commerciali, dalle hall degli alberghi agli aeroporti, dai musei alle banche, dove è possibile installare anche più device collegati in rete.

TCPOS Self-Ordering Kiosk: il cliente protagonista

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istoranti quick service, stazioni ferroviarie e aeroporti, sono settori della ristorazione dove il cliente vuol poter consumare pasti di qualità in breve tempo. L’impiego di tecnologie sempre più innovative è quindi necessario per assicurare una razionalizzazione dei processi di gestione, che portino a processi di vendita più veloci e a un maggiore coinvolgimento dell’utenza. Per rispondere a questa richiesta, TCPOS ha implementato il Chiosco Self-Ordering, una valida alternativa al terminale di cassa, dove il cliente è coinvolto in prima persona nell’ordine del proprio pasto. Il sistema offre una gamma completa di funzionalità avanzate, con il supporto di un’ampia varietà di periferiche che si interfacciano con tutti i sistemi informatici. Sin dalla sua prima introduzione nel mercato, il Chiosco Self-Service di TCPOS ha riscosso un forte successo, in virtù dell’incremento del 20% della cifra d’affari media per scontrino rispetto alle transazioni eseguite con la classica cassa. Il Chiosco di fatto invoglia ad acquistare di più e con calma: non sentendo la pressione della coda alle sue spalle, il cliente ha tutto il tempo necessario per conoscere i menu e le offerte disponibili.

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ell’ambito del retail è sempre più importante investire nelle nuove tecnologie per riuscire a creare qualcosa di originale e che superi le aspettative degli utenti. Grazie alle soluzioni Internet of Things di Vetroattivo è possibile animare elementi dello store che tradizionalmente sono statici come i prodotti, la vetrina e gli espositori. Il vantaggio è la possibilità di comunicare il messaggio giusto al momento giusto. È su questi presupposti che Vetroattivo si è basato per la progettazione della “Vetrina interattiva”, ovvero una vetrina che è in grado di interfacciarsi con la clientela attivando contenuti multimediali o anche “effetti wow”. Toccando il vetro, infatti, il passante può scoprire dal monitor quali sono le promozioni in corso, avere informazioni sul negozio o conoscere gli eventi in programma. Contemporaneamente nella vetrina si attivano effetti luminosi, sonori o di movimento che contribuiscono all’engagement del cliente. Inoltre il sistema è equipaggiato con un software che permette di raccogliere le statistiche delle interazioni effettuate sulla vetrina, così che analizzando questi dati si possano studiare i comportamenti e le preferenze dell’utenza, affinando di conseguenza l’offerta. Tutte le soluzioni Vetroattivo sono studiate in modo “sartoriale” e modulare sulla base delle esigenze di ciascun brand.

KM 90 RistoBottega Emiliana, by Tecnoarredamenti

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n provincia di Parma, a Fidenza, Tecnoarredamenti ha recentemente realizzato un locale che

esalta il piacere del buon cibo e della convivialità tipica del territorio. L’azienda di Pordenone, forte di oltre 40 anni di esperienza, progetta e realizza spazi di vendita nel settore food-retail e si pone sul mercato a fianco dei propri clienti con l’idea di essere prima di tutto un partner per la creazione di attività commerciali di successo. Grazie anche a t-studio,

il dipartimento dedicato all’ideazione di nuovi concept commerciali e allo sviluppo di tutti gli aspetti legati alla promozione e alla comunicazione, Tecnoarredamenti si occupa di sviluppare, per importanti committenti, progetti globali di food-retail destinati a dare il via alla nascita e alla veloce crescita di importanti catene. Un esempio è proprio KM 90 RistoBottega Emiliana, dove Tecnoarredamenti ha affiancato i suoi clienti nell’ideazione del progetto accompagnandoli nella creazione di un ambiente unico in grado di valorizzare i prodotti tipici del territorio e allo stesso tempo di creare all’interno dello stesso spazio più punti di ristorazione. L’atmosfera creata permette al cliente di vivere esperienze diverse, dall’acquisto di prodotti per la casa all’assistere in diretta alla gran parte delle preparazioni culinarie cucinate a vista, creando interazione e coinvolgimento nella clientela.

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r&f International City Outlets Paris: grand opening nel 2019 Ventimila metri quadrati e 93 negozi sono i numeri del futuro City Outlets Paris, che dovrebbe aprire alle porte della capitale francese nei primi mesi del 2019. A curarne la commercializzazione e successivamente la gestione sarà la società ROS Retail Outlet Shopping, impegnata in Italia presso lo Shopinn Brugnato 5Terre Outlet Village (La Spezia), in virtù dell’accordo appena stipulato con il gruppo immobiliare francese Groupe FIMINCO. City Outlets Paris offrirà un assortimento delle migliori griffe di abbigliamento per uomo, donna e bambino, calzature, accessori, arredo casa, oltre a ristorazione con bar e ristoranti; il tutto corredato da servizi premium per proporre la migliore shopping experience alla clientela. E il valore aggiunto del nuovo outlet sarà dato dalla location: a 20 minuti dal cuore di Parigi. «Il progetto City Outlets Paris viene sviluppato in una location unica sia per il bacino d’utenza sia per la straordinaria accessibilità tramite trasporto pubblico – ha dichiarato Gérald Azancot, presidente di Groupe FIMINCO – L’architettura innovativa e il mix prescelto di marche francesi e internazionali lo renderanno una destinazione per la città di Parigi».

Zalando pensa al brick & mortaR La parola chiave è integrazione online e offline. È Presto per annunciare l’apertura di negozi monomarca, in città e nei centri commerciali, anche se è trapelato l’interesse del colosso dell’e-commerce per Londra, Parigi e Berlino, dove la società è nata e ha il suo quartier generale. David Schneider è il co-fondatore di Zalando (con Robert Gentz). «Siamo fortemente interessati nel connettere i due mondi. Soprattutto in futuro, l’offline e l’online avranno sempre più concetti in comune. Il nostro interesse è sicuramente quello di trovare format che possano incontrare l’interesse dei consumatori. Per cui abbiamo iniziato ad integrare l’offline. Un primo progetto pilota è stato “Integrated Commerce”, ossia quello con Adidas a Berlino con cui abbiamo iniziato a connetterci per permettere di far ritirare i prodotti direttamente in negozio. Siamo riusciti a fare una consegna in 25 minuti. L’interesse è quindi quello di utilizzare store esistenti per attivare delle collaborazioni».

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duty free world

by Kevin Rozario - London

Passengers ‘need more compelling reasons to spend’ Ai passeggeri ‘servono più motivazioni per spendere’

Forecast sales in the duty free and travel retail market were wound back last year by Generation Research) from US$125bn by 2025 to US$109bn. The revise reflects increasing volatility in the market, due to currencies and political uncertainty, but it also reflects the online threat and changing consumer requirements. “The days of drumming up easy sales from high-spending nationalities are over,” warns Garry Stasiulevicuis, President of Counter Intelligence Retail. His comments reflect new data from the travel retail analyst’s most comprehensive ever report on the DF&TR market called State of the Nation 2017. The document shows that there is unprecedented pressure on regions such as Europe and the Americas as travellers from everywhere are being more cautious in how they spend. “Declines in core categories and softening of market forecasts are indicative of a flashpoint for a market that has previously ridden the wave of increased footfall (through increased PAX numbers). Increases in PAX are no longer guaranteeing increases in retail sales,” says the report. CIR says that opportunities remain, but retailers have to be more proactive to secure them. “All travellers, including high-spenders like the Chinese, need more compelling reasons to spend in duty free,” says Stasiulevicuis. “They can easily compare prices online so travel retailers need to ensure that their retail offering is truly different and that store activations are more impactful. Emotional and experiential activities are on the rise in airports in order to gain travellers’ attention and drive conversion rates up. Retailers also need to be tuned into the important spending nationalities– and where to target them. The report notes that just 10 nations will drive the bulk of passenger growth between 2016 and 2019 and that among emerging nationalities, six will have much faster growth than the rest led by China, UAE and South Korea. Eight nations (counting the EU as a single block) are highlighted as needing the most consumer research and better focus, while the Indian market is seen as an ‘under-reported opportunity’.

La previsione delle vendite nel mercato del travel retail così come fatta da Generation Research di 125 miliardi di dollari entro il 2025 è stata rivista a 109 miliardi. Questo riflette la volatilità del mercato a causa delle valute e delle incertezze politiche, ma riflette anche la minaccia dell’online e il cambiamento delle abitudini dei consumatori. “I giorni delle vendite a tamburo battente dei viaggiatori provenienti da Paesi altospendenti sono finiti”, avverte Garry Stasiulevicuis, presidente di Counter Intelligence Retail. I commenti riflettono i dati del più completo rapporto sui mercati duty free & travel retail intitolato State of the Nation 2017 Il documento mostra come ci sia una pressione senza precedenti sui mercati europeo e americano a causa dell’attenzione crescente dei viaggiatori a come spendono. “Il calo nelle core categories e l’alleggerimento delle previsioni sono indicative di un momento caldo in un mercato che nel tempo ha cavalcato l’onda della crescita dei passeggeri. Ma oggi, l’aumento dei viaggiatori non garantisce più l’aumento delle vendite”, si legge nel rapporto. CIR afferma che le opportunità rimangono, ma i retailer devono essere più proattivi nel perseguirle. “Tutti i viaggiatori, compresi gli altospendenti come i cinesi, hanno bisogno di nuove e valide motivazioni per spendere nel duty free” afferma Stasiulevicuis. “Possono tranquillamente confrontare i prezzi con il canale online, per cui i travel retailers devono presentare un’offerta che sia realmente differente e in negozi più impattanti. Le attività emozionali ed esperienziali in aeroporto stanno aumentando per attrarre l’attenzione dei viaggiatori e accrescere il tasso di conversione”. Anche i retailer devono essere sintonizzati con le nazionalità altospendenti - e capire come targhettizzarle. Il report sottolinea che solo dieci nazioni guideranno il grosso della crescita passeggeri tra il 2016 e il 2019 e sei di queste avranno una crescita molto più rapida rispetto alle altre, con in testa Cina, UAE e Sud Corea. Otto nazioni (contando l’Europa come un singolo blocco) evidenziano la necessità di una maggiore attenzione e ricerca dei consumatori, mentre il mercato indiano è visto come un’opportunità sottostimata.


Richemont scommette sul travel retail di Dufry...

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l gruppo svizzero del lusso, controllante tra gli altri dei marchi Cartier, Van Cleef & Arples e Montblanc, ha infatti rilevato il 5% di Dufry, so-

cietà di Basilea che conta circa 1.700 negozi (duty free o con imposte) fra aeroporti, navi da crociera, porti e aree turistiche. Il recente rastrellamento di azioni, è stato portato avanti tramite la controllata Richemont Luxury Group Limited. Secondo le stime di Bloomberg, “al 5% del capitale corrisponde un valore di circa 460 milioni di franchi svizzeri” (422,5 milioni di euro). Sulla scia dell’ingresso del gruppo guidato da Johann Rupert , le azioni di Dufry sono cresciute del 7,5% alla Borsa di Zurigo, mentre il titolo di Richemont ha guadagnato l’1,2 per cento. Richemont ha chiuso i dodici mesi con profitti in calo del 46% per 1,21 miliardi di euro, sotto le stime del mercato per 1,34 miliardi, a fronte di vendite in calo del 4% per 10,65 miliardi di euro. Dal canto suo, Dufry vive una fase di riassetto azionario: lo scorso aprile infatti il gruppo cinese Hna ha rilevato il 16,79% della società, confermando le voci trapelate a fine marzo e portandosi a una quota complessiva del 20,92 per cento.

... che nel frattempo rinnova a Las Vegas

L’

azienda svizzera ha annunciato l’acquisizione di 69 negozi appartenenti alla società francese ready-to-wear MIM, assumendo tutti i suoi dipendenti. A Dufry, gruppo basilese specializzato nel commercio tax free, attraverso la sua filiale USA Hudson Group, ha siglato un contratto per altri 7 anni con l’aeroporto McCarran di Las Vegas per la gestione dei duty free shops dello scalo USA. Gli spazi aumenteranno a quasi 1.700 mq di cui oltre 500 mq saranno dedicati a una combinazione duty free e duty paid. Il nuovo negozio, Las Vegas Dufry Shopping, offrirà un vasto assortimento di prodotti e brand di tutte le principali categorie duty-free, profumi profumi e cosmetici, vino e liquori, confectionery e categorie duty-paid come accessori, elettronica e moda. Whisky scozzesi e Burbon di alta gamma arricchiranno il comparto degli alcolici, mentre il settore beauty sarà presidiato da brand come Chanel, Clinique, Dior, Estée Lauder, Lancôme e Urban Decay. Lo scorso anno lo scvalo della capitale del gioco è stato frequentato da 47 milioni di persone.

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r&f Vetrina

Algida: il Cucciolone senza glutine La bella stagione si apre con una grande novità in casa Algida. L’azienda lancia infatti sul mercato italiano Cucciolone senza glutine, una versione 100% gluten-free dell’intramontabile e golosa merenda, ripensata nella ricetta per andare incontro alle nuove esigenze e ai sempre più variegati stili alimentari.

Novità in casa Delverde Ben 5 nuove referenze di pasta per la gamma integrale Bio e una nuova linea composta da mini pack da 250 gr sono le ultime novità con cui il pastificio Delverde, di Fara San Martino, festeggia i suoi 50 anni di attività, che ricorrono proprio nel 2017.

Zerbinati lancia i Burger’z

Tic Tac diventa Gum Il celebre confetto Ferrero diventa chewingum per una rivoluzione epocale. Tic Tac Gum si distingue per il suo gusto piacevole e duraturo grazie all’inserimento degli aromi in diverse fasi produttive. È disponibile in tre varianti: Freshmint, Liquorice Mint e Anguria.

I Burger’Z sono i primi burger 100% vegetali con verdure fresche, senza soia e senza glutine lanciati da Zerbinati. Sono preparati utilizzando esclusivamente ingredienti sani e genuini: solo verdure fresche e a base di quinoa – il superfood in grado di esaltare i singoli sapori degli alimenti con cui viene mixato.

Ogni giorno buone notizie, online su retailfood.it

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…ovvero quando l’acquisto d’impulso rende felici. JOY, GLEE e DELIGHT, gli innovativi banchi della nuova gamma Emotions di Iarp, specialista del Gruppo Epta nell’universo plug-in, sono perfetti per dare massima visibilità ai prodotti esposti e attrarre il desiderio d’acquisto! Il loro stile attuale dalle linee elegantemente minimal assicura la miglior sinergia espositiva ed è inoltre molto indicato per inserirsi in bar, pasticcerie e negozi specializzati dal design contemporaneo e raffinato. E che gioia per i Clienti: questi mobili invitano a soddisfare i propri desideri, rendendo il momento della shopping experience assolutamente delizioso!

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ATTIMI by HEINZ BECK Il ristorante curato dallo chef Heinz Beck - tre stelle Michelin al ristorante La Pergola di Roma - nell’Avancorpo E dello scalo internazionale di Roma Fiumicino

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r&f La pulce nell’orecchio

di Simone Filippetti

Il matrimonio Ferrovie - Anas U

n centauro sta per arrivare sulle infrastrutture in Italia: il colosso Ferrovie-Anas. Quello che il Governo ha appena approvato, una sorta di mega-conglomerata strade-binari, riporta l’Italia indietro ai tempi dell’Iri dei grandi carrozzoni di Stato. Il matrimonio da 40 miliardi di euro suscita più di una perplessità. La versione ufficiale è che il gruppo Ferrovie dello Stato incorporerà l’Anas. La maxi-operazione, attesa da mesi ma arenata sugli ostacoli finanziari e burocratici legati alla natura delle due società, ha ottenuto il primo via libera del Consiglio dei ministri e sarà inserita nella manovra-bis. Mantenendo la propria autonomia, Anas darà vita con le Ferrovie a un polo integrato strade-binari, puntando a fare massa critica a livello internazionale. A cosa serve? Il ministro dei Trasporti Graziano Delrio ha rispolverato un vecchio slogan dei tempi dell’Ulivo: la “cura del ferro”, coniata

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a fine anni ‘90 dall’allora sindaco di Roma Francesco Rutelli per decongestionare la capitale da smog e traffico (ovviamente non c’è riuscito). Trasportare più merci sui treni e ridurre i Tir sulle strade. In Italia oltre l’80% delle merci viaggia su gomma, ossia strade ossia camion, e solo il 5-6% su treno. In Francia e Germania la percentuale delle merci trasportate su rotaia arriva fino al 23,4%; in Svizzera, paese addirittura al 50 per cento. Il trasporto su gomma inquina e aumenta i consumi energetici, il traffico e gli incidenti stradali. I più scettici gridano al ritorno di un carrozzone pubblico che succhia soldi e risorse. Ma al di là degli sprechi, il tema è più business: ha senso unire ferrovie e strade sotto lo stesso cappello? In nessun paese europeo, la società delle ferrovie, dalla

francese Sncf alla spagnola Renfe alla tedesca DB-DeutscheBan, controlla anche le strade asfaltate. Chi fa strade, rimanga a fare strade, chi gestisce le ferrovie continui a farlo, è la replica dei critici. L’Anas, poi, viene da anni di buchi di bilancio (il 2015 ha visto un miglioramento con un profitto di 15 milioni), porta in eredità 9 miliardi di euro di cause giudiziarie, e una gestione sempre sotto accusa per la rete stradale pubblica in pieno degrado, tra viadotti che crollano e manutenzione carente. Più che un matrimonio sembra un salvataggio. Anche

perché la stazza dei due promessi sposi non è proprio equilibrata: 38 miliardi di patrimonio per le Ferrovie e appena 2 miliardi per l’Anas. Da tempo, Trenitalia, la divisione nata per gestire i treni oggi la gallina dalle uova d’oro per le FS grazie ai Frecciarossa e alla ricca tratta Roma-Milano che ha soppiantato l’aereo, ha messo in cantiere un ipotetico sbarco in Borsa, per valorizzare la divisione più redditizia del Gruppo, che macina fatturato e utili. Ora con il nuovo Moloch strade-treni, gli investitori saranno lo stesso invogliati a investire?


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