retail&food 10/2019

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retailfood ottobre 2019 • € 5,00 - In caso di mancato recapito inviare al CMP di Milano Roserio per la restituzione al mittente previo pagamento resi

TRAVEL RETAIL SHOPPING CENTER

Aeroporti e vip lounge, è amore a Prima Vista Torino Airport, investimenti per battere il trend Dossier shopping mall: Belpò Focus fornitori: la logistica non è un pacco


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INFORMARSI È UN BENE, NON FARLO MALE: LEGGI RETAIL&food RETAIL&food è l’unica rivista italiana specializzata nel travel retail, un settore in forte crescita e con buone prospettive di sviluppo anche per i prossimi anni. Inoltre R&f è uno dei mezzi più apprezzati e consultati da retailers e operatori attivi in outlet e centri commerciali. Con oltre 10.000 lettori a numero, una presenza qualificata presso tutte le fiere di settore. 10 numeri all’anno, più di 9.000 iscritti alla newsletter, 1 pagina facebook, 181.000 pagine viste grazie allo sfoglio on line della rivista, retail&food è oggi uno dei mezzi più letti, consultati e apprezzati dalle business communities di riferimento.

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Anno 14 · numero 10 - ottobre 2019 Direttore responsabile Andrea Aiello Coordinamento editoriale Andrea Penazzi - andrea.penazzi@retailfood.it In redazione Nicola Grolla - nicola.grolla@retailfood.it Contatti info@retailfood.it - www.retailfood.it Pubblicità e traffico pubblicitario Roberta Motta - roberta.motta@edifis.it Hanno collaborato Massimo Luigi Andreis, Alessandro Barzaghi, Roberto Bramati, Norman Cescut, Giulia Comparini, Luca Esposito, Simone Filippetti, David Montorsi, Roberta Motta, Kevin Rozario, Vincenzo Russo Grafica Mariella Salvi Foto Archivio Edifis, Flickr, Fotolia, iStockphoto Stampa Aziende Grafiche Printing S.r.l. - Via Milano 3/5 - 20068 Peschiera Borromeo (MI) Prezzo di una copia € 5,00 - Arretrati € 10,00 Abbonamento Italia: € 50,00 Europa: € 90,00 Resto del mondo: € 110,00 abbonamenti@edifis.it Amministrazione amministrazione@edifis.it

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N. 10 ottobre 2019

SOMMARIO 4 News 15 News opening Flagship 16 News opening

18 STAR TREK

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HOMEWEAR Destinazione Gabel

20 PAROLA DI

ITALO RUSSO SILVA Vip lounge, è amore a Prima Vista

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FOCUS FORNITORI LOGISTICA Automazione, sensori e software a misura di pacco

25 DOSSIER AEROPORTI

Torino rinnova per invertire il trend

30 WORLD TRAVEL RETAIL 32 BRAND ANALYSIS L’Erbolario: radicato in Italia, progetti su estero ed eCommerce

34

GDO & SOMMINISTRAZIONE Despar Nordest, il contenuto fa la differenza

36 RAPPORTO COOP 2109 Consumi verso la svolta green

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60 PIANETA TAX FREE

Outlet village, il nuovo Eldorado italiano

55 39

DOSSIER SHOPPING MALL Belpò, un modo nuovo di essere centro

44 BRICK BY BRYCK

Ammu: cannoli siciliani da Milano a Roma

46 NEONATA

Pane e olio? La bruschetta che vale una catena

48 ANALISI DI MERCATO Abbigliamento donna: crescono export e online

52

NETCOMM eCommerce e digital evolution per il settore pharma

62 SCIENZE & RETAIL

Shopping a ritmo di musica

64 News servizi e fornitori 66 News international 70 Vetrina 72 La foto

25 RUBRICHE

4 STOCK OPTION 6 NEW MARKETS

OUTLOOK

10 LA RUBRICA LEGALE 31 DUTY FREE WORLD ottobre 2019 | retail food

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News

STARBUCKS SPEGNE LA PRIMA CANDELINA IN ITALIA

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n anno di Starbucks in Italia è ormai alle spalle. Quello che sembrava un progetto impossibile, più volte annunciato e rimandato, alla fine si è avverato e oggi il format Reserve Roastery in Piazza Cordusio a Milano può spegnere la prima candelina. L’arrivo di Starbucks, che ha aperto ufficialmente i battenti a inizio settembre 2018, è stato salutato quasi come un ritorno a casa: proprio nel Belpaese è nata, agli inizi degli anni 80, l’idea alla base dell’attuale proposta. Da allora, quella che era solo una piccola fabbrica di torrefazione si è trasformata in una catena conosciuta a livello mondiale. Grazie alla collaborazione con il Gruppo Percassi (licenziatario unico per il nostro mercato), sono ormai sette i punti vendita Starbucks presenti in Italia, tutti a Milano. Eppure è la Reserve Roastery ad attirare l’attenzione. Grazie ad arredi e design di matrice italiana, infatti, il punto vendita di Piazza Cordusio rappresenta il flagship per antonomasia della

THE GOOD BURGER PORTA LA CARNE BEYOND MEAT IN ITALIA

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arà la catena The Good Burger la prima a portare in Italia la carne di Beyond Meat. Un’importazione che punta a rivoluzionare, come già fatto negli Stati Uniti, il settore della ristorazione e spaccare a metà i clienti. Beyond Meat, infatti, è la carne non carne realizzata con proteine vegetali, senza Ogm, soia e glutine ma capace di riprodurre l’aspetto, la consistenza e il sapore dell’originale. Adatta per vegetariani e vegani, la Beyond Meat si fregia anche di un basso impatto ambientale dato che per la sua produzione si risparmierebbe il 99% di acqua, il 93% di terra e il 50% di energia emettendo il 90% in meno di gas serra rispetto alla produzione di un hamburger tradizionale. Capofila del nuovo trend è la catena del Gruppo Restalia (presente in Italia anche con il brand 100 Montaditos) che in questo modo punta a incrementare la sua linea healthy. «Siamo attenti ai nuovi trend e alle richieste dei consumatori afferma Andrea Cutispoto, country manager di Gruppo Restalia - Per questo non potevamo ignorare il costante aumento di persone che cercano alternative valide all’uovo, ai latticini e, soprattutto, alla carne. I clienti sono la nostra priorità e vogliamo offrir loro un’esperienza gastronomica unica e innovativa, che sia apprezzabile da tutti».

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retail food | ottobre 2019

caffetteria di Seattle. Il tutto mantenendo la riconoscibilità del marchio caro a molti clienti in tutto il mondo; a partire dal caffè. «Da italiano, per me il caffè è sempre stato uno solo, l’espresso. Ma considero un privilegio condividere un’esperienza completamente nuova con i nostri clienti e guardarli mentre scoprono lo spirito di Starbucks», ha affermato Giampaolo Grossi, general manager della Starbucks Reserve Roastery. «Abbiamo avuto un’accoglienza incredibilmente calorosa a Milano, sia da parte dei clienti abituali che abitano in città, sia dai visitatori che arrivano da tutto il Paese per provare il nostro caffè», ha rilevato Martin Brok, presidente di Starbucks EMEA. L’obiettivo, ora, è uscire dai confini cittadini per aprire i primi negozi fuori Milano. A ottobre, tocca ad Assago e Torino.

Stock option |

BUY

NEUTRAL

NIKE Nike, il cui anno fiscale va da giugno a maggio, ha chiuso il primo trimestre con utili e ricavi in aumento, grazie in particolare alla performance della Cina. Nei tre mesi chiusi il 31 agosto scorso, il colosso dell’abbigliamento sportivo ha registrato una crescita dei profitti del 25% a 1,37 miliardi di dollari. I ricavi trimestrali sono cresciuti del 7% a 10,66 miliardi di dollari.

INDITEX La parent company, tra gli altri, dei brand Zara, Massino Dutti, Pull & Bear e Bershka, ha archiviato la prima metà dell’anno con vendite in progressione del 7% per 12,8 miliardi di euro e con profitti per 1,54 miliardi (+10%). Tuttavia, a generare lo scetticismo degli analisti è una crescita dei margini del gruppo che non pare allineata con il progresso dei ricavi.

BOOHOO Primo semestre col botto per Boohoo che, nel periodo, ha registrato ricavi in crescita del 43% a quota 564,9 milioni di sterline e profitti a quota 45,2 milioni di sterline (+83%). A spingere la crescita sono stati soprattutto i brand PrettyLittleThing (+41%) e Nasty Gal (+148%). In crescita anche il brand Boohoo, con ricavi a 281 milioni di sterline (+34%). FIELMANN L’azienda tedesca di eyewear chiude in positivo la prima metà del 2019. I ricavi sono cresciuti del 7,5% a 884,4 milioni di euro, il fatturato consolidato del 6,6% a quota 758,2 milioni. L’utile ante imposte ammonta a 127,6 milioni, in crescita rispetto ai 116,1 dello scorso anno, e l’utile netto arriva a 88,3 milioni, in aumento rispetto agli 80,4 milioni del 2018.

PRIMARK L’espansione retail sostiene la performance di Primark, che, secondo le stime della controllante Associated British Foods (Abf ), per i 12 mesi al 14 settembre 2019, dovrebbe registrare ricavi in crescita del 4%. A determinare questo risultato saranno 14 nuove aperture e l’ampliamento di alcuni punti vendita. Su base like-for-like, di contro, le vendite dovrebbero perdere il 2%. DOLCE & GABBANA L’Asia pesa sui conti di Dolce & Gabbana. Sull’area influisce, probabilmente, il colpo di immagine ricevuto nel novembre 2018. Secondo quanto riferito dalla Reuters, l’esercizio, chiuso lo scorso marzo, ha visto ricavi totali in crescita del 4,9% a quota 1,382 miliardi, più della metà in arrivo dal retail. Nello specifico, però, l’Asia-Pacifico ha visto la propria incidenza contrarsi dal 25% al 22%.

SELL

THOMAS COOK Fondata nel 1841, fallita il 23 settembre 2019. La più grande agenzia di viaggio britannica ha chiuso i battenti lasciando a spasso circa 500mila turisti (di cui 150mila sovrani di Sua Maestà) e 22mila dipendenti in tutto il mondo. Diversi i fattori che hanno contribuito al fallimento: concorrenza digitale, delle compagnie aeree low cost e l’instabilità politica di alcune mete (UK compresa). MANGO Il colosso spagnolo del fast fashion ha archiviato l’esercizio 2018 registrando un incremento delle vendite di 40 milioni di euro, che si attestano a 2,233 miliardi, in crescita dell’1,8% rispetto ai 2,194 miliardi dell’anno precedente. Il risultato al netto delle imposte, tuttavia, non si sblocca dal rosso, registrando una perdita di 35 milioni di euro. OVS Nel primo semestre fiscale i ricavi sono scesi a 651 milioni (-2,4% rispetto a un anno prima e -4% a pari perimetro). Il trend del periodo chiuso il 31 luglio risente dei cali nei mesi di aprile e maggio. L’ebitda reported, che riflette l'adozione del principio contabile Ifrs16, è risultato pari a 137,3 milioni, dai 22,6 milioni precedenti. Quello rettificato è di 62,5 milioni, dagli 81,1 del primo semestre 2018.



News IL FOOD VOLA IN BORSA: PER IRTC VALE 404 MILIONI

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uanto vale il food in Borsa? Circa 404 milioni di euro di capitalizzazione. È quanto emerge dall’Osservatorio AIM sul settore alimentare pubblicato da IR Top Consulting, partner equity markets di Borsa Italiana-LSE Group, leader nella consulenza direzionale per i capital markets e le IR. Secondo l’Osservatorio, il settore alimentare evidenzia ricavi complessivi pari a 1,268 miliardi di euro (21,5% di AIM Italia), una capitalizzazione pari a 403,6 milioni di euro (6% del mercato) e una raccolta complessiva in IPO pari a 125,6 milioni di euro. In generale, l’azienda food quotata sul listino AIM Italia è caratterizzata da ricavi medi pari a 211 milioni di euro (in crescita dello 0,4% rispetto al 2017), un ebitda pari a 11,2 milioni e una marginalità del 9,9%. Numeri che fanno del settore alimentare un vero e proprio campione in termini di performance rispetto alla media delle aziende quotate con una capitalizzazione media di 67,2 milioni di euro e una raccolta media di circa 21 milioni. «È importante sottolineare come le aziende AIM Italia attive nel food registrino il 21,5% del giro d’affari complessivo del mercato, riflettendo pienamente l’apprezzamento per queste eccellenze del Made in Italy», ha commentato Anna Lambiase, fondatore e ceo di IR Top Consulting. «Nel medio-lungo periodo, considerando l’elevato numero di PMI non ancora quotate, sempre più imprenditori potranno valutare l’opzione della quotazione come fonte alternativa per la raccolta di capitale beneficiando di significativi ritorni, anche in termini di visibilità, e dalle agevolazioni del contesto normativo», ha concluso Lambiase.

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retail food | ottobre 2019

New Markets Outlook | a cura di Luca Esposito | esposito_mail@yahoo.it

Retail e strategie omnichannel in Arabia Saudita

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bbiamo recentemente affrontato in questa rubrica i cambiamenti positivi che stanno avvenendo in Arabia Saudita a beneficio della condizione delle donne grazie dell’attuazione del piano di sviluppo socio-economico Saudi Vision 2030. Riprendendo l’argomento da un punto di vista più generale, l’Arabia Saudita rappresenta un mercato in sviluppo i cui consumi esprimono un importante potenziale. L'impatto inflazionistico dell'IVA, introdotta lo scorso anno, è stato ampiamente contenuto con effetti limitati sulla domanda di consumo per la quale si prevede una forte crescita nei prossimi anni, alimentata da una popolazione prevalentemente giovane e, come detto, sostenuta dalla liberalizzazione sociale che stimola la creazione di nuovi posti di lavoro. La fiducia dei consumatori continua a crescere in tutto il paese, come recentemente testimoniato nel Saudi Arabia’s Primary Consumer Sentiment, redatto da Ipsos. Questo importante potenziale diventa enorme se si considera il mercato del dettaglio online. L'Arabia Saudita, infatti, è leader per quanto riguarda la penetrazione degli smartphone nella regione GCC. Grazie anche alla sua popolazione straordinariamente giovane (circa la metà al di sotto dei 30 anni nel 2018), i consumatori sauditi sono connessi digitalmente sia attraverso internet (Il 90% delle famiglie dispone dell'accesso alla reta) che tramite la rete mobile (quattro persone su cinque possiedono uno Smartphone, quasi il doppio della media internazionale). Così, mentre i consumatori sauditi navigano online per almeno sei ore al giorno, le aziende stanno attivamente considerando questo canale al fine di sfruttare questo ulteriore ambito di crescita. Secondo Euromonitor, il mercato al dettaglio dell'Arabia Saudita dovrebbe crescere di circa il 20% entro il 2022, contemporaneamente il valore del commercio elettronico dovrebbe più che raddoppiare (dai 2,4 milioni di US$ nel 2018 ai 5,1 milioni nel 2022). Per quanto riguarda la disponibilità di piattaforme eCommerce, va considerato che sono disponibili nel paese sia operatori regionali che internazionali. Souq.com, acquisito da Amazon a marzo 2017, è il leader di mercato. Noon.com è una piattaforma online locale che ha lanciato la sua attività negli Emirati Arabi Uniti e in Arabia Saudita alla fine del 2017 come rivale diretto di Souq.com ed è stata in grado di acquisire quote di mercato significative grazie alla partnership con eBay per l'accesso ai prodotti statunitensi. Tuttavia, il mercato rimane aperto e competitivo, con i due maggiori player che catturano il 37% delle vendite. JollyChic.com, eCommerce cinese focalizzato sui mercati del Medio Oriente, offre prodotti di

consumo cinesi a prezzi accessibili ma di buona qualità e ciò ha contribuito ad aumentare la sua popolarità tra acquirenti online sauditi con oltre 35 milioni di utenti registrati sulla sua piattaforma. Di recente, quest’ultimo ha firmato un accordo con l'autorità generale per gli investimenti dell'Arabia Saudita (SAGIA) per sostenere lo sviluppo del settore del commercio elettronico del paese attraverso la condivisione delle tecnologie e lo stanziamento di ingenti investimenti. Dal momento che il contante rimane l'opzione di pagamento più popolare tra i consumatori sauditi (quasi la metà degli acquisti), esistono partner logistici specializzati nella raccolta di contanti, come Saudi Post e Aramex che forniscono servizi affidabili di contrassegno nella regione. Va comunque detto che, nonostante la forte crescita del mercato online, il retail tradizionale rappresenta ancora il 97% delle vendite al dettaglio.

L'Arabia Saudita è leader nella regione GCC nella diffusione degli Smartphone I centri commerciali e i bazar con aria condizionata sono diffusi in tutto il paese ma le moderne mall, così come da noi comunemente intese, con i marchi internazionali e di lusso si trovano solo nelle grandi città come Riyad e Jeddah, mentre i negozi indipendenti sono più comuni nelle aree rurali e offrono principalmente prodotti convenienti senza marca. Si stanno affermando le prime strategie online-offline; Landmark Group, ad esempio, uno dei principali retailer in Medio Oriente, offre servizi di clickand-collect tramite le sue reti di distribuzione fisica (Centrepoint, Home Center e Splash), consentendo ai clienti di acquistare e pagare gli ordini online e di ritirarli in negozio il giorno successivo, anche IKEA a Riyad mette a disposizione punti di raccolta degli ordini presso i suoi negozi. Si assiste anche alla nascita di collaborazioni tra puri operatori eCommerce e tradizionali rivenditori al dettaglio per sviluppare modelli di business ibridi e stabilire strategie omni-channel in risposta alle mutevoli dinamiche del mercato e alle tendenze dei consumatori.


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News

VELASCA, AUMENTO DI CAPITALE DA 4,5 MILIONI PER L'OFFLINE

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biettivo aumento di capitale centrato per Velasca, il brand direct-toconsumer di alta gamma che si assicura un finanziamento da 4,5 milioni di euro per espandere la società, sia a livello nazionale che internazionale. D’altronde, sono 20 i punti vendita nel mirino da qui al 2022, a partire dal negozio di Parigi inaugurato a metà dello scorso settembre (Londra e New York le altre tappe già annunciate in ottobre e gennaio). A sottoscrivere l’investimento, in qualità di co-lead investors, sono stati: P101, venture capital specializzato in società digitali e Milano Investment Partners, società di gestione fondi. La liquidità verrà inoltre impiegata per ampliare l’organico della società, che ad oggi conta 35 persone, al fine di giungere alle 120 risorse entro il 2022. Nei piani della società anche un’ulteriore ottimizzazione di attività, processi e servizi digitali legati all’omnicanalità, che rappresenta l’offerta unica di Velasca in Italia, Europa e Nord America. Con una crescita costante ed esponenziale del fatturato (+80% nel 2018 rispetto al 2017), Velasca genera già il 30% del proprio business all’estero, con una particolare preminenza dei mercati francese, inglese e nordeuropeo. In termini di canale, il segmento eCommerce ha contribuito al fatturato 2018 per circa il 60% contro un 40% del fatturato generato offline (negozi monomarca). «Con quest’ultimo round potremo consolidare la nostra presenza in Italia e puntare sull’espansione internazionale già in atto: siamo nativi digitali, ma consapevoli che il futuro del retail è nell’integrazione di online e offline», ha affermato Jacopo Sebastio, co-founder di Velasca.

LA CRESCITA DI FAMILA SUPERA IL SETTORE E PUNTA SUL FORMATO MARKET

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’insegna Famila continua a crescere, sia nel giro d’affari che nel numero di punti vendita. Una buona notizia per Selex Gruppo Commerciale che, fin dal 1984, ha creduto sulla catena della grande distribuzione. E ora è pronta a sostenere il concept Famila Market. L’insegna, una delle più conosciute nel mondo della Gdo, conta attualmente su una rete di 210 punti in Italia tra supermercati, superstore e ipermercati per un totale di 400mila metri quadri gestiti. E a fine agosto, Famila ha registrato un +2%, a parità di rete. Risultato ancor più incoraggiante se confrontato con il mercato che ha segnato un +0,1 per cento. Numeri a cui si aggiungono i quasi due miliardi di euro di fatturato registrati nel 2018 su cui pesa sempre di più il canale online. Una solida base, quindi, da cui lanciare la nuova sfida: Famila Market. Il nuovo format, il cui primo punto vendita di 600 mq è stato inaugurato nel centro storico di Forlì da Arca Spa-Gruppo Unicomm, è stato concepito per una clientela che ha poco tempo ma non vuole rinunciare alla qualità. In termini di layout, l’insegna punta a una

maggiore chiarezza con una disposizione e un arredo che rendono più semplice l’identificazione dei reparti e più veloce la spesa. Le novità, in termini di offerta, prevedono l’inserimento del reparto gastronomia con cucina interna e un reparto cantina con selezione di vini e birre. A completare la proposta, i classici reparti ortofrutta (arricchito con le referenze di 4° e 5° gamma), carne, surgelati, grocery alimentare, cura della casa e della persona e un angolo per le spremute fresche self service. In totale, 8.500 referenze a scaffale.

AXIS PRESENTA IL NEGOZIO DEL FUTURO

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egozi eco-compatibili che permettano ai consumatori di esprimere la propria personalità attraverso prodotti personalizzati, consigli e strumenti digitali. È quanto emerge dalla ricerca Il Negozio del Futuro in Italia commissionato a Ipsos da Axis Communications, azienda leader nel mercato della viderosorveglianza. Dai dati raccolti emerge il consolidarsi della multicanalità come modalità di scelta e acquisto: il brick&mortar rimane il canale più affollato ma per il 57% del campione intervistato online e fisico sono complementari. Certo, per continuare a guidare il mercato retail, il negozio tradizionale deve evolvere magari in versione showrooming, un’attività considerata sempre più uno svago. Soprattutto per conquistare la Generazione Z (il 27% di questo campione infatti si reca in negozio come passatempo). Insomma, l’ambiente e l’atmosfera giusta oltre che conquistare l’82% dei clienti, potrebbero risultare un volano per ulteriori innovazioni e sperimentazioni come l’apertura a strumenti di personalizzazione, dal momento che il 74% degli intervistati ritiene indispensabile trovare in negozio capi per crearsi uno stile personale, non omologato.

QUALE NOME (E FUNZIONE) PER I CENTRI COMMERCIALI?

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on solo shopping: un nuovo ruolo. Una nuova immagine (e un nuovo nome?) per i centri commerciali”. Questo il titolo della seconda edizione del convegno organizzato dal Cncc sull’impatto sociale degli shopping mall. Nei numerosi panel che hanno caratterizzato la giornata presso il Palazzo delle Stelline a Milano, è emerso che l’industry dei centri commerciali oggi non è solamente un volano per lo sviluppo socio-economico dei territori, ma rappresenta anche un importante motore di sviluppo relazionale. I poli commerciali si configurano sempre più come luoghi di aggregazione e socializzazione in cui trascorrere tempo libero o fruire di servizi beneficiando di orari/calendari coerenti con le esigenze delle famiglie italiane. Nel corso della conferenza si è fatto il punto sulla continua evoluzione del ruolo e del tipo di offerta dei centri commerciali, che vede presenti sempre più numerose proposte “non retail”, ampliando la platea degli utenti e creando una nuova immagine dell’industria del settore; inoltre si è affrontato anche il tema dell’impatto di tipo strettamente sociale degli shopping center, il loro ruolo aggregativo di generatori di innovazione, comunicazione e diffusione di nuove abitudini di acquisto e interrelazione. Infine è emerso che gli shopping mall non sono più “cattedrali nel deserto”, ma sempre più insediati nei centri città e promotori di importanti riqualificazioni urbane.

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retail food | ottobre 2019


COME UNA VOLTA, GRANFOCACCIA SALE & OLIO, STELLE DI MADELEINE… IL GUSTO SUPERIORE by DELIFRANCE D�� 2005, �� T���� I�������� �� �������� ����� 15.000 �������� ���������� � ������� ����������� �� ����� �� �����. L� ������ �������� �� ����������� C��� � S�������� � �� �������� ����������� �� ������������ ����� ����������� � ������� �� S������� T���� A���� �� �������������� ������������ ��� �������� �� �����, �� 100% ����������� ��� GUSTO

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ome una volta è il pane della tradizione che mantiene inalterato il processo e il gusto artigianale. Un pane che coniuga tutto il saper fare della tradizione ai nuovi desideri e alle esigenze della clientela di oggi. Un doppia lievitazione di oltre 16 ore gli conferisce un profumo fragrante, l’alta idratazione gli dona una mollica ricca di alveolature che fa da contrasto a una crosta croccante ricca di spaccature naturali. Un pane perfetto come accompagnamento ai pasti o per essere farcito e trasformato in una sfiziosa ricetta.

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88,9% 

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87,4% 

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telle di Madeleine dà un tocco originale alla classica Madeleine di tradizione francese: un’innovativa forma a stella e una varietà di deliziose farciture, inclusioni e topping. Prive di coloranti e aromi artificiali, senza grassi idrogenati e con burro puro le Stelle di Madeleine sono perfette per superare le aspettative di ogni palato in ogni occasione.

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83,8% 

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Comunicazione pubblicitaria

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ranfocaccia Sale e Olio è realizzata con un impasto con olio extravergine d’oliva, si caratterizza per una lunga lievitazione, grazie all’impiego di biga fermentata per oltre 15 ore. La Biga è costituita semplicemente da acqua, farina ed un pizzico di lievito e richiede l’impiego di farine forti ed equilibrate. L’impasto di Granfocaccia è soffice e areato, profumato e particolarmente gustoso, grazie all’aggiunta di olio a crudo in superficie dopo la cottura. Pochi e semplici ingredienti rendono Granfocaccia un prodotto particolarmente versatile, che può essere servito così com’è, porzionato o farcito.


News A SVICOM L’INCARICO PER IL VAL VIBRATA VILLAGE

S

pecializzata nella gestione e commercializzazione di centri commerciali, Svicom è stata incaricata di selezionare le aziende e gli operatori interessati ad avviare un’attività all’interno del Val Vibrata Village. Situato in provincia di Teramo, nel comune di Colonnella, il village si colloca in un’area vicina ai principali assi viari, proprio a ridosso dell’uscita autostradale A14 “Val Vibrata”. La struttura è inserita in un’ampia zona retail di cui fanno parte anche il centro commerciale Val Vibrata, un cinema multiplex con 10 sale, un McDonald’s e il parco commerciale Arcobaleno, oltre alcune medie superfici stand alone quali Bricocenter e Pittarello. Il Val Vibrata Village, con 14.500 mq di Gla, sarà oggetto di un’importante riqualificazione strutturale che terminerà in primavera 2021, e sarà composto da 5 medie superfici di vendita, un’area wellness e un despecializzato, oltre a un’area food di circa 3.000 metri quadrati.

STILO-ORION CAPITAL, JOINT VENTURE PER PERCASSI

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na nuova holding formato shopping center per il Gruppo Percassi che mette il cappello sulla joint venture fra Stilo Immobiliare Finanziaria e Orion European Real Estate Fund V. Sul piatto, un portfolio che comprende gli asset del Torino Outlet Village, Sicilia Outlet Village, Roma Outlet Village e la parte del recente ampliamento di Oriocenter (più in particolare: cinema multisala e nuova food court). L’immobiliare del Gruppo Percassi continuerà ad occuparsi, attraverso Arcus Real Estate, della gestione, commercializzazione e realizzazione degli ulteriori sviluppi degli asset il cui valore ammonta a circa 500 milioni di euro per una superficie commerciale complessiva di circa 65mila mq di Gla. A questi, nel giro dei prossimi due anni, si aggiungeranno ulteriori 50mila mq.

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retail food | ottobre 2019

La Rubrica legale | a cura di Cocuzza & Associati Studio Legale, Milano

Il retail della cannabis Avv. Alessandro Barzaghi

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on sentenza n. 30475/2019, depositata il 10 luglio 2019, le Sezioni Unite della Corte di Cassazione hanno affermato il seguente principio di diritto: «la commercializzazione al pubblico di cannabis sativa L. e, in particolare, di foglie, inflorescenze, olio, resina, ottenuti dalla coltivazione della predetta varietà di canapa, non rientra nell’ambito di applicabilità della legge n. 242 del 2016, che qualifica come lecita unicamente l’attività di coltivazione di canapa delle varietà ammesse e iscritte nel Catalogo comune delle varietà delle specie di piante agricole, ai sensi dell’art. 17 della direttiva 2002/53/CE del Consiglio, del 13 giugno 2002 e che elenca tassativamente i derivati dalla predetta coltivazione che possono essere commercializzati, sicché la cessione, la vendita e, in genere, la commercializzazione al pubblico dei derivati della coltivazione di cannabis sativa L., quali foglie, inflorescenze, olio, resina, sono condotte che integrano il reato di cui all’art. 73, d.P.R. n. 309/1990, anche a fronte di un contenuto di THC inferiore ai valori indicati dall’art. 4, commi 5 e 7, legge n. 242 del 2016, salvo che tali derivati siano, in concreto, privi di ogni efficacia drogante o psicotropa, secondo il principio di offensività»

In poche parole La sentenza ha ad oggetto la cannabis Sativa L., tra i tre tipi in cui la cannabis è generalmente distinta, quello a meno contenuto di THC. Il THC è il Delta-9-tetraidrocannabinolo, è uno dei maggiori principi attivi della cannabis, in particolare una sostanza psicotropa presente in quantità diverse nei fiori di canapa, a seconda del tipo. La sentenza si concentra su una questione che era rimasta, in qualche modo irrisolta: atteso che la legge del 2016 contiene un elenco di derivati di alcuni tipi di cannabis che possono essere messi in vendita, questo elenco deve considerarsi tassativo oppure meramente esemplificativo?

Indicazioni chiare? La sentenza contribuisce certamente a far chiarezza e ad imporre uno stop alla vendita di alcuni prodotti derivati dalla cannabis ma al contempo dipinge una zona grigia, quando fa salvo il caso che i derivati siano “privi di ogni efficacia drogante o psicotropa”. Si tratta di una indicazione che presuppone un controllo caso per caso sullo specifico prodotto venduto e che perciò non contribuisce a chiudere del tutto la questione. Tuttavia, è ragionevole pensare che una linea limitativa importante sia stata tracciata.

Punti vendita di cannabis light: quale futuro?

La sentenza e un particolare momento politico hanno contribuito a riempire le cronache di storie di punti vendita di cannabis in chiusura, parlando di “fine” di questi negozi e dipingendo scenari catastrofici. La verità è che dipende da quali sono effettivamente i prodotti di punta di questi negozi: ove siano le infiorescenze di canapa, seppure a basso contenuto di THC, la ‘cannabis light’ per intenderci, allora è chiaro che questi negozi hanno subito un ridimensionamento. Ove invece la clientela vi si rechi per comprare tutta una serie di prodotti diversi, al di là delle infiorescenze, i timori devono ritenersi infondati.


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News CARMINE PERNA AL TIMONE DI MONDADORI RETAIL

SCOTT PARSONS AL VERTICE DI UNIBAIL-RODAMCO-WESTFIELD IN UK E ITALIA

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l colosso internazionale dell’immobiliare commerciale, Unibail-Rodamco-Westfield, protagonista nella Penisola con il maxi progetto Westfield Milano, ha annunciato la nomina di Scott Parsons come regional managing director per UK e Italia. Scott inizierà il suo incarico il prossimo 13 novembre, rispondendo a Michel Dessolain, chief operating officer Europe di URW, e sarà responsabile del portafoglio di asset e dei progetti di sviluppo del Gruppo nel Regno Unito e in Italia. Il manager vanta un’esperienza di oltre 25 anni nel settore degli investimenti, finanza e gestione nel settore immobiliare, e un solido track record di importanti sviluppi nel settore retail, oltre alla gestione di un portafoglio diversificato che comprende teatri, cinema, luoghi per il tempo libero e soluzioni residenziali. Prima di entrare in URW Scott ha ricoperto il ruolo di Managing Director, retail portfolio in Land Securities Group Plc e ancora di president of European Real Estate in Brookfield Asset Management Inc. Scott, inoltre, ha lavorato 10 anni in GE Capital Real Estate, dove ha guidato il team di Business Development in UK. «Con l’ingresso di Scott abbiamo gli asset e le squadre di professionisti migliori per portare al successo i nostri progetti», ha affermato lo stesso Dessolain.

ambio al vertice per Mondadori Retail, con la nomina di Carmine Perna a nuovo amministratore delegato. Nelle sue funzioni Perna avrà l’obiettivo di avviare una nuova fase di sviluppo e trasformazione in un’ottica multicanale della società. Mondadori Retail ha registrato nel 2018 ricavi per 191,8 milioni di euro e gestisce il più esteso network di librerie presente in Italia. La società opera sul territorio attraverso circa 600 punti vendita in gestione diretta e in franchising. Carmine Perna, 49 anni originario della provincia di Avellino e laureato in economia aziendale presso la Bocconi, ha iniziato il suo percorso nel Gruppo Mondadori nel 2006 all’interno della direzione amministrazione, finanza e controllo, per poi ricoprire ruoli con responsabilità crescenti. Nel 2007 assume la carica di chief financial officer di Mondadori France; nel 2010 viene nominato direttore esecutivo della controllata francese per poi diventarne nel marzo 2013 amministratore delegato, ruolo che ha mantenuto fino al completamento dell’operazione di cessione.

CONFIMPRESE: VENTENNALE CON 350 BRAND ASSOCIATI

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ell’atto costitutivo di 20 anni fa, tra i primi obiettivi c’era la battaglia alla burocrazia. E tutt’ora la prima difficoltà è data ancora dalla burocrazia». Con queste parole ha esordito Mario Resca, presidente Confimprese, nel rivolgersi ai giornalisti in occasione della conferenza stampa per il ventennale dell’associazione che rappresenta oltre 350 brand commerciali, 40mila punti vendita, 700mila addetti e 200 miliardi di fatturato. «Partiti nel 1999 – ha aggiunto Resca – quando si parlava di distretti e filiere ed era forte il peso delle grandi confederazioni di settore, abbiamo immaginato un associazionismo business oriented, che portasse aziende di settori merceologici diversi a uscire dalla loro filiera per condividere esperienze e fare sistema, ponendosi come interlocutore unico nei confronti delle istituzioni. Il "club di amici" fondato da 8 imprenditori, oggi è una delle

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prime associazioni di riferimento del retail». E proprio il retail sta affrontando sfide importanti: l’accelerazione dello sviluppo tecnologico (digitalizzazione, intelligenza artificiale, realtà aumentata) e la crescente customer centricity (social media, attenzione alla sostenibilità, sharing economy) chiedono di ripensare radicalmente il business model, in un contesto economico-politico incerto non solo a livello nazionale ma mondiale. «Il nostro Osservatorio sul 3° trimestre registra un rallentamento delle aperture di punti vendita del 10% – ha precisato il presidente di Confimprese – dovuto all’instabilità politica del Paese, alla Brexit, alla guerra americana sui dazi, anche se moda e food si attestano su andamenti di vendita positivi: rispettivamente +2% e +7 per cento. Tuttavia, dopo vent’anni è giusto fermarsi a riflettere sulle prospettive future e sul ruolo che la nostra associazione deve avere. Al nuo-

vo Governo chiederemo di lavorare su quattro punti nodali per lo sviluppo del retail: la riforma della Pubblica amministrazione centrale e periferica, la tutela della libertà di fare impresa, la lotta all’evasione fiscale e gli investimenti in infrastrutture». Lo stesso 26 settembre, in serata si è tenuta la cena di gala presso Palazzo Mezzanotte a Milano, alla quale hanno partecipato i top manager dei retailer associati, autorità, giornalisti, oltre ovviamente ai vertici di Confimprese.

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CARREFOUR, ACCORDO FRANCHISING CON APULIA DISTRIBUZIONE ED ETRURIA RETAIL

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rosegue spedito, con due nuovi accordi, il piano di trasformazione di durata quadriennale avviato da Carrefour Italia nel 2018. Protagonisti dell'operazione, in qualità di master franchisee, Apulia Distribuzione ed Etruria Retail che permettono il consolidamento del network in centro e sud Italia. In totale, l'operazione prevede l'aggiunta di 546 punti vendita all'attuale rete di 1.085 store del network Carrefour Italia. Di questi, alcuni manterranno l'insegna La Bottega, il resto sarà riconvertito a Carrefour Express o Market. Il cambio di insegne arriva a un anno e mezzo dalla presentazione del progetto globale di transizione alimentare inserito nel nuovo piano strategico del gruppo Carrefour, con l'operazione che dovrebbe entrare nel vivo a inizio 2020. I due accordi separati sottoscritti con Apulia Distribuzione ed Etruria Retail, inoltre, permetteranno ai due franchisee di accedere alle condizioni di acquisto di Carrefour Italia e di distribuire prodotti a marchio Carrefour e Terre d'Italia. «Siamo molto soddisfatti di questo accordo. La nostra azienda viene riconosciuta dal mercato come uno dei principali operatori di riferimento della Gdo sul territorio italiano, ed è per questo che siamo certi che questa partnership, in controtendenza rispetto al settore, potrà garantire il soddisfacimento reciproco nel raggiungere molteplici obiettivi, dallo sviluppo del territorio, alla maggiore competitività imprenditoriale, e all’accrescimento del reciproco know-how attraverso la condivisione delle migliori pratiche», ha affermato Antonio Sgaramella, ad di Apulia Distribuzione.

AEROPORTO DI GENOVA, AFFIDATO A ONE WORKS IL PROGETTO DI ESPANSIONE

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opo gli annunci arriva la firma sull’affidamento della progettazione allo studio di architettura milanese One Works. Entro l’anno partiranno dunque i lavori di ampliamento dell’aeroporto “Cristoforo Colombo” di Genova. L’accordo, formalizzato il 9 settembre, prevede una spesa complessiva pari a 16 milioni di euro - di cui 288mila per la sola progettazione affidata a One Works - per la realizzazione di un nuovo fabbricato di circa 5.500 mq, che si svilupperà su tre livelli lungo il lato est dell’aeroporto “Cristoforo Colombo” di Genova, e il restyling dell’edificio esistente (con particolare riferimento all’area accettazione e imbarchi). Obiettivo dell’ampliamento, che dovrà essere completato in 36 mesi, è aumentare la capacità dell’aerostazione rispetto al traffico passeggeri atteso, adeguando nel contempo il terminal dal punto di vista funzionale e qualitativo. Un intervento necessario visti i numeri registrati da AGS: tasso di crescita del 16,5% nel 2018 e 181mila passeggeri registrati nel solo mese di agosto; vero e proprio record per lo scalo. Il progetto di One Works si concentrerà quindi sulla definizione dell’involucro esterno e degli spazi interni, prevedendo la riqualificazione dell’attuale disposizione. Dal punto di vista travel retail, ciò significa l’introduzione di una logica walkthrough dopo i controlli di sicurezza che rivoluzionerà l’attuale biforcazione a cui i passeggeri sono costretti dopo il passaggio per il duty free.

IVS, SEMESTRE DA LEADER IN UN MERCATO DA 4 MILIARDI

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alle bevande ai gelati passando per i prodotti parafarmaceutici e i gadget, il settore dei distributori automatici cresce a un ritmo del 4,7% annuo. Questo il dato principale che emerge dal rapporto della Camera di Commercio di Milano Brianza Lodi confermati da Confida. A farla da padrona è sicuramente Ivs che nello stesso periodo ha presentato i conti del primo semestre: fatturato consolidato pari a 231,1 milioni di euro, in crescita del 6,1% rispetto allo stesso periodo del 2018. Secondo i dati della Camera di Commercio, sono oltre seimila le attività nel settore dei distributori automatici tra sedi (3.620) e unità locali (2.676) e crescono del 4,1% in un anno e del 17,7% in cinque, mentre le sedi di impresa restano stabili (+1% dal 2014). Cifre certificate da Confida, l’associazione italiana di riferimento, per cui il fatturato del settore cresce del 4,7% affermandosi a quattro miliardi grazie a circa 822mila vending machine installate su tutto il territorio italiano (per 12 miliardi di consumazioni all’anno). A livello geografico, la Lombardia detiene il primato per numero di attività e un peso di circa il 13% sul mercato nazionale. Se si restringe il focus a livello urbano è Roma a guidare

la classifica grazie a 431 attività, 6,8% del totale italiano. «Gli sforzi delle aziende del settore sono attualmente orientate all’innovazione tecnologica delle vending machine che oggi iniziano ad essere connesse, dotate di touch screen per una migliore esperienza d’acquisto del consumatore e di pagamenti cashless. Ma l’impegno dell’intero comparto si sta orientando anche e soprattutto verso la qualità e la varietà dei prodotti alimentari offerti e verso la sostenibilità», ha spiegato Massimo Trapletti, presidente Confida, tratteggiando il futuro prossimo del settore. ottobre 2019 | retail food

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News Opening Flagship

UNIQLO, LA MODA MADE IN JAPAN SBARCA A MILANO

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n’apertura attesa quella di Uniqlo, brand giapponese di proprietà dell’azienda Fast Retailing Co che ha fatto il suo debutto sul mercato italiano lo scorso 13 settembre, giorno dell’inaugurazione del flagship store milanese. Situato in piazza Cordusio, una delle zone più dinamiche della città dove nell’ultimo periodo hanno aperto diversi brand internazionali a partire da Starbucks, all’interno del palazzo ex Sorgente di proprietà di Hines Italia, il punto vendita si estende su una superficie di 1.500 mq distribuiti su tre piani (di cui uno interrato). Diverse le soluzioni innovative introdotte dalla divisione italiana guidata dal general manager Alessandro Dudech e dal marketing manager Alessandro Poggi, a partire dal concetto LifeWear. Caratterizzato da un approccio minimale che nasce dai valori nipponici della semplicità, qualità e longevità, LifeWear investe tanto l’assortimento quanto il layout del punto vendita con l’obiettivo di calarsi all’interno del contesto cittadino senza perdere la propria identità. Per questo motivo, Uniqlo ha pensato di offrire solo ai clienti milanesi una collezione dei suoi rinomati maglioni di cashemere (a prezzi accessibili) in 50 tonalità di colori diversi (normalmente sono 36) a cui si

aggiunge la collezione Uniqlo U disegnata da Christophe Lemaire (solo successivamente diffusa agli altri store globali e online) e una serie di partnership con local hero italiani. All’interno del flagship, solo in esposizione, trovano spazio le bici Rossignoli, gli arredi di design Seletti e Maruini, le borse in pelle Medea.

UN VIAGGIO WORLDWIDE SOSTENIBILE Aperto per la prima volta nel 1984 a Hiroshima e ben presto diventato il primo retailer di moda giapponese, Uniqlo fa parte della galassia Fast Retailing assieme a marchi del calibro di Brand, Theory, Comptoir des Cotonniers e Princesse Tam Tam. Nel 2018, il gruppo ha registrato vendite globali pari a 19 miliardi di dollari grazie a una rete di 2.500 negozi sparsi in 23 mercati diversi. Fra questi, l’Italia rappresenta il decimo mercato europeo dopo l’ingresso nel Vecchio Continente avvenuto nel 2001 in Gran Bretagna mentre la Spagna sarà la prossima tappa (con un’apertura prevista a Madrid per il 17 ottobre). Alla base del successo del brand, che conta circa un miliardo di clienti worldwide, c’è anche una riconoscibile sensibilità green e sostenibile che da sempre caratterizza l’offerta e il posizionamento di Uniqlo. Per ridurre l’utilizzo di shopping bag di carta, per esempio, Uniqlo ha deciso di “tassarle” di 10 centesimi in tutti i negozi europei devolvendo il ricavato a una Ong che fornisce acqua potabile alle popolazioni in via di sviluppo. Una sensibilità ripresa anche a livello produttivo dove l’azienda ha ridotto del 99% la quantità d’acqua necessaria alla produzione dei jeans. Il tutto senza che questo andasse a incidere sul prezzo dei prodotti (mediamente fra i 40 e 100 euro circa) e la profondità dell’offerta uomo, donna e bambino (che rappresenta circa il 5% del totale delle referenze esposte a Milano). N.G. ottobre 2019 | retail food

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f Opening News NEW LOOK PER IL NEGOZIO SCARPE & SCARPE A ROMA SALARIA

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uovo opening e nuovo arredo per Scarpe & Scarpe a Roma Salaria. Con questa operazione, il noto brand di calzature con sede a Torino, attivo da oltre sessanta anni e presente con oltre 150 punti vendita su tutto il territorio nazionale, pone un’attenzione e un’enfasi particolari alle nuove strutture espositive. Particolare attenzione all’abbigliamento e alla valigeria che si distinguono per maggiore eleganza e luminosità. I materiali sono caratterizzati da strutture tubolari in ferro verniciato abbinate ai piani in rovere in modo da trasmettere leggerezza e sinuosità. Il prodotto avrà quindi maggiore visibilità e sarà maggiormente valorizzato. All’interno del punto vendita è stato inserito, all’interno del settore calzatura donna, il corner dedicato ad Alesya, la più importante private Label di casa Scarpe & Scarpe. Alesya è una marca multi stile di alta qualità e di estrema cura, che parla a tutte le donne, incontrando di stagione in stagione, il gusto e gli stili dell’universo femminile. Il nuovo punto vendita capitolino presenta una metratura di 1.200 mq, dove ospita cinquemila referenze tra calzature, accessori, abbigliamento e valigeria, e dà lavoro a 14 persone.

EA7 IN RUSSIA GRAZIE A INGKA CENTRES

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rimo storico passo per il brand EA7 di Emporio Armani che pianta la propria bandierina anche nel mercato russo. Con l’apertura di un negozio monomarca di 200 mq all’interno del fashion cluster di 3.000 mq del mall MEGA Teply Stan di Mosca, la label di moda italiana conferma l’attrattività del polo commerciale. «Siamo felici dell’arrivo di EA7 in Russia – ha affermato Vasco Santos, Head of Leasing di Ingka Centres – Da anni i MEGA Mall si pongono come la piattaforma di crescita ideale per diversi brand che vogliono sviluppare nel nostro Paese». Grazie a 14 centri commerciali gestiti, Ingka Centres, precedentemente conosciuta come Ikea Centres, domina il canale shopping center e sta mettendo in campo due miliardi di euro per aggiornare i diversi spazi commerciali. L’obiettivo è quello di intercettare una classe media in crescita con un grande appetito per il fashion occidentale (che qui conta circa 524 retailer attivi e copre circa il 60-80% del mercato). Prima di Armani, infatti, lo stesso percorso era stato intrapreso nel 2018 da brand come Hugo Boss, DKNY Sport e Intimissimi. Gli investimenti in cantiere, inoltre, puntano a espandere all’interno dei diversi mall anche un’area denominata Underline: format di circa 6.000 mq che punta a diventare il punto di aggregazione fisico di brand nati sui canali online come social network ed eCommerce.

IL LEONE SHOPPING CENTER ACCOGLIE CIOCCOLATIALIANI BY SIRIO

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circa tre mesi di distanza dalla firma dell’accordo quadro tra Sirio S.p.A e Gesa srl, azienda proprietaria del marchio Cioccolatitaliani, che prevede l’impegno da parte di Sirio – in veste di franchisee – ad avviare cinque punti vendita sul territorio italiano nei prossimi tre anni, è arrivato l’annuncio della prima apertura. Sede dell’opening è Il Leone Shopping Center di Lonato (BS), posizionato all’interno di un quadrilatero costituito dalle città di Brescia, Verona, Mantova e Cremona, e caratterizzato da un rating AA, con oltre 6 milioni di passaggi annui e una superficie di circa 46mila mq dove insistono cento punti vendita. «La prima apertura per la gestione di Cioccolatitaliani in una location così nevralgica, mi fa essere molto fiduciosa per il raggiungimento dei target economici che ci siamo prefissati per questo accordo, e che ci permetterà di essere in linea con le nostre aspettative di crescita – ha dichiarato Stefania Atzori, amministratore delegato di Sirio S.p.A. – Inoltre, come ho sottolineato in occasione della firma dell’accordo quadro, far entrare il brand Cioccolatitaliani nella scuderia di Sirio è un motivo di orgoglio, considerate la sua riconoscibilità e la 16

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sua qualità nel settore dolciario italiano». «Siamo entusiasti di iniziare questa avventura con Sirio in una location strategica posizionata in un’area ad alto flusso di turisti che darà grande visibilità internazionale al nostro brand – ha commentato Vincenzo Ferrieri, amministratore delegato di Gesa srl – Siamo fiduciosi che questo sarà un grande inizio per una partnership in cui crediamo tantissimo e che saprà dare valore e risalto al nostro concept in giro per l’Italia e per il mondo».


“MARCONI” A TRAZIONE FOOD CON PROSECCO BAR E MASSIMILIANO POGGI

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ll’aeroporto “Marconi” di Bologna il food diventa protagonista: nella versione travel retail con l’apertura del format Prosecco Bar di Bottega e in quella ristorativa con un piatto della tradizione rivisitato dallo chef Massimiliano Poggi per il punto vendita Trattoria Vecchia Bologna. Per quanto riguarda il Bottega Prosecco Bar, «il locale – come ha spiegato Sandro Bottega, presidente di Bottega Spa – è un omaggio alla città che, grazie alle eccellenze del suo territorio, è considerata la capitale gastronomica italiana. Bologna evoca immediatamente una cucina ricca e appagante, che sa regalare al palato grandi soddisfazioni. Ecco, quindi, che l’abbinamento con il Prosecco e con gli altri vini della nostra cantina rappresenta il valore aggiunto della proposta». L’obiettivo è quello di ottenere anche a Bologna il successo già raggiunto in diverse altre location travel come l’aeroporto di Birmingham, la nave “Cinderella” della compagnia Viking, nel dehor dell’Hotel Intercontinental ad Abu Dhabi e molti altri dove la rivisitazione del classico “bacaro” veneziano da cinque anni incontra il favore dei clienti. Gli stessi che, da metà settembre, possono gustare le tagliatelle al ragù rivisitate dallo chef Massimiliano Poggi per il format Trattoria Vecchia Bologna. Il punto vendita della famiglia Chiari, situato nella sala imbarchi Schengen, si pone così l’obiettivo di offrire ai passeggeri in partenza un ultimo morso della qualità gastronomica bolognese. Dettaglio che contraddistingue da sempre la proposta commerciale dello scalo.

GABS, ESPERIMENTO TRAVEL RETAIL A TORINO PORTA NUOVA

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alla produzione al travel retail formato pop-up store, le borse e gli accessori di Gabs diventano protagoniste di un temporary store all’interno della stazione di Torino Porta Nuova. Puntando sulla sua anima cosmopolita e legata al viaggio, il brand dell’azienda Campomaggi & Caterina Lucchi Spa (fondato a Cesena nel 1983) punta a conquistare i viaggiatori. L’attività del temporary store, che ha preso avvio il 10 settembre e durerà per due mesi, può contare su una superficie di 29,9 mq nella zona antecedente ai binari della stazione con un layout colorato e vivace che si richiama alle linee del brand. In termini di referenze, Gabs ha puntato sostanzialmente su un monoprodotto iconico. «L’apertura di Torino Porta Nuova si pone all’interno di un progetto commerciale più ampio che punta a espandere la presenza del marchio Gabs sia nelle stazioni che nei duty free», ha rivelato Marco Campomaggi, fondatore dell’azienda. Alla base, la consapevolezza della trasformazione del travel retail: «Il canale ferroviario, ormai caratterizzato da un’elevata connettività grazie allo sviluppo dell’alta velocità, accoglie un target di clientela più alto rispetto al passato, con una maggiore possibilità di acquisto. Inoltre – ha proseguito Campomaggi – il tema del viaggio è sempre più centrale nelle abitudini delle persone». Con l’esperimento di Torino, Gabs si aspetta di affinare ancor di più la conoscenza del mercato e del segmento di clienti. Per questo, prossimamente, spunteranno diversi pop-up in destinazioni come Roma, Milano, Firenze e Venezia; in attesa del grande salto verso il monomarca.

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Star Trek homewear

Destinazione Gabel di David Montorsi

Riposizionamento dei marchi, scalata al mercato d’élite ed export, valorizzazione del proprio made in Italy doc: le parole d’ordine per uscire dalla crisi della family company lariana. Dopo anni di fatiche con fatturati e marginalità in calo e un 2017 molto difficile, segnali di ripresa nell’ultimo esercizio

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assa attraverso l’internazionalizzazione il rilancio di Gabel, l’azienda italiana con sede a Rovellasca (CO), storico marchio di eccellenza tessile made in Italy, specializzata nel settore homewear e biancheria per la casa. Il gruppo comasco che comprende i marchi Gabel1957, Somma1867, Vallesusa e Pretti, l’anno scorso è sbarcato in Giappone grazie all’accordo con Aeon, multinazionale nipponica presente in tutta l’area asiatica (attiva in 13 stati con una rete di oltre 20mila punti vendita). Il progetto preliminare prevede tappe progressive di sviluppo, partendo dall’inserimento delle collezioni dell’azienda tessile italiana in 120 punti vendita dedicati all’insegna del marchio lariano sul territorio giapponese. Dopo il Giappone, Gabel spinge l’acceleratore sulla Cina: dopo gli accordi con Vip, uno dei giganti dell’eCommerce cinese e il più grande operatore flash sale al mondo, con il colosso

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Jd.com e più recentemente con Tmall (complessivamente un bacino potenziale di 700 milioni di clienti), i prodotti Gabel saranno presenti sul portale eCommerce di Hunan Mendale Home Textile Co Ltd, una delle tre più grandi realtà cinesi nella produzione e distribuzione di biancheria per la casa. La company asiatica, infatti, ha recentemente creato una divisione dedicata esclusivamente all’eCommerce e per i suoi canali online ha puntato su Gabel con l’obiettivo di introdurre sul mercato online cinese un prodotto made in Italy. È proprio sull’export che puntano i Moltrasio, la famiglia proprietaria (seconda generazione dopo la scomparsa di qualche anno fa del fondatore Giuseppe) per uscire dal guado di un mercato interno saturo (90/95% delle vendite del marchio) e in forte recessione (-25% nell’ultimo decennio con un -2% nel 2018), esposto a una forte concorrenza di multinazionali straniere soprattutto sulle fasce basse di mercato.

2018: patrimoniale ok, soffre ancora l’economico I numeri negli ultimi anni sono stati impietosi per la storica azienda italiana (340 gli addetti nel 2018) con fatturati in costante contrazione e marginalità spesso negativa dopo la ristrutturazione avviata nel 2012 con la chiusura del sito produttivo di Mornago (VA), di quello di Rivanazzano (PV), la parziale dismissione di uno dei due siti di Rovellasca e quello di Gorizia, oltre al ricorso agli ammortizzatori sociali e alla contrazione del network retail. Il 2018 si è chiuso con 51,3 milioni di euro di ricavi: erano quasi 60 milioni due anni prima e -5,5% sul 2017, in linea con il trend di riduzione del business degli ultimi anni. La marginalità continua a soffrire, anche se dopo l’annus horribilis 2017 (MOL negativo e 7,5 milioni di perdite) nel 2018 si intravede la luce in fondo al tunnel con il MOL che torna positivo per 680 mila (+10,3%) e perdite ridotte a 1,3 milioni (il risultato migliora più di 5 volte rispetto al 2017), più o meno sul livello del 2016. Insomma, la famiglia ha dato un colpo di reni per non essere inghiottita da una spirale che poteva portare al peggio. Il cash flow, anche se non ancora positivo, è 5 volte meno negativo dell’anno precedente, come gli indicatori di redditività, seppur non ancora con il segno più risalgono alla superficie, dopo aver toccato negativi a doppia cifra nel 2017 (il ROI fa un balzo in avanti da -21,5% a -3,8%, quando era -2,6% nel 2016). A Rovellasca sembra proprio si siano rimboccati le maniche e la famiglia ha pre-


so in mano direttamente il timone: Michele Moltrasio, figlio del fondatore, a inizio dell’anno scorso ha sostituito il precedente amministratore delegato e, se questi sono i primi segnali, forse una via d’uscita alla crisi c’è. Intanto Gabel, nonostante le evidenti difficoltà degli ultimi anni, è una società ben patrimonializzata, come spesso accade alle family company: il patrimonio netto, anche se eroso dagli andamenti negativi degli ultimi anni, è di 17,5 milioni (era 26,4 nel 2016: il buco di -28,6% è del solito maledetto 2017), ma il capitale sociale rimane costante con ben 25,3 milioni iscritti a bilancio. Aumentano i debiti (l’indice di indebitamento a 1,49 in miglioramento sull’1,52 di due anni fa, ma peggio del 1,13 del 2016), anche se l’esposizione verso le banche a breve termine scende da 11,7 milioni di due esercizi fa ai 7,5 dell’ultimo. Il rapporto tra patrimonio netto e debiti finanziari peggiora: da molto buono però rimane comunque positivo (160,4% nel 2018) e comunque sopra le medie di settore di una quindicina di punti. Poi, i debiti a breve sul valore della produzione (0,46 nel 2018) sono in linea con quelli di settore. Insomma, le radici dell’albero anche se un po’ provate sono robuste e la liquidità (acid test) a 78,4% non è da mettersi le mani nei capelli, mentre il current ratio a 1,61 è ancora più positivo. Il problema è proprio la mole di business e la marginalità: ricavi pro

L’azienda in pillole Proprietà Fratelli Moltrasio (azienda nata nel 1957) Sede Rovellasca (CO) Management Michele Moltrasio, amministratore delegato; Massimo Moltrasio, ufficio stile e prodotto; Francesca Moltrasio, comunicazione e digital marketing Settori di business Biancheria per la casa & homewear Marchi Gabel1957, Somma1867, Vallesusa e Pretti

Wholesale Un migliaio di negozi multibrand Web gabelgroup.it

Fonte aziendale

Retail 40 insegne dos in Italia, una ventina di corner in Far East, uno store in Oman, 115 corner in Giappone e Cina in partnership con Aeon

Made in Italy doc, green economy ed export con partnership Intervista a Michele Moltrasio, amministratore delegato del Gruppo Gabel Nuovi progetti, rilancio dei marchi e nuovi mercati: come sta andando il 2019? Stiamo avviando contatti interessanti per la nuova divisione contract lusso La Suite Somma, per hotellerie, residential, spa. Si tratta di un prodotto orgogliosamente Made in Italy (controlliamo l’intera filiera produttiva), sartoriale e be-spoke che abbiamo presentato al Salone del Mobile questa primavera e che porteremo a novembre a Shanghai. Prosegue inoltre il progetto con Aeon con i corner Gabel: nelle prossime settimane avremo un incontro per definire le prossime collezioni e ospiteremo il presidente del Gruppo. In ambito retail abbiamo inoltre iniziato un processo di restyling dei nostri store Gabelcasa, introducendo fra l’altro capsule collection come “Gabelhub” dedicata a un pubblico giovane e attento alla moda. Che impatto prevedete avrà il progetto di sviluppo retail in Giappone in partnership con Aeon e quello per le vendite online con Mendale in Cina?

capite a 150mila euro e valore aggiunto pro capite a 38,3mila al di sotto della media del settore, nonostante un costo del lavoro in linea (dati Cerved Group). Sfida al mercato luxury: l’export è il futuro Nello staff di Michele Moltrasio ci sono i fratelli Massimo (ufficio stile e prodotto) e Francesca (comunicazione e digital marketing), affiancati da Daniele Moretti responsabile retail, Andrea Morabito alla produzione e Mario Volontè all’amministrazione e finanza. Questa la squadra che sta traghettando fuori dal guado l’azienda lariana: dagli headquarter confermano un andamento nell’anno in linea con gli obiettivi di budget e investimenti in Italia e per l’Italia. Poi continua il percorso per certificarsi come impresa sostenibile. Va ricordato che il Gruppo mantiene la produzione (tessitura, stamperia e tintoria) in Italia ed è l’unica azienda del settore a controllare direttamente tutta la filiera produttiva. Il network retail, intanto, conta una quarantina di negozi in Italia, tutti diretti (location urbana la preferita, ma anche centri commerciali e la maggior parte in Lombardia con un’importante presenza a Milano), di cui una quindicina di outlet. All’estero c’è un monomarca in franchising in Oman e 115 corner in Giappone nei department store di Aeon e in vari multibrand in Europa e in Moldavia. Il mar-

La crescita all’estero nel settore tessile casa si basa su partnership che devono essere solide e soprattutto regolate da logiche win-win. Ogni Paese ha logiche commerciali molto diverse e nessuno può improvvisare. È per questo che scegliamo partner locali con cui consolidare relazioni importanti e durature. Nel frattempo le abitudini di consumo si trasformano, la crescita dell’eCommerce ne è un esempio. Sono sfide stimolanti che siamo pronti a compiere insieme ai giusti partner. Il mercato d’élite può essere la risposta alle difficoltà della competizione internazionale? Il Made in Italy è il terzo marchio più conosciuto al mondo e sarebbe un errore non essere a bordo di questo treno. Siamo rimasti gli unici a tessere, stampare e tingere in Italia e possiamo parlare con orgoglio di Made in Italy. Naturalmente è un plus che all’estero vale ancora di più ed è spendibile. Parallelamente il Gruppo sta attuando (con un percorso iniziato più di un anno fa, naturale evoluzione della nostra vision che già negli anni 80 ci ha portato ad acquisire una centrale idroelettrica) una serie di passi che lo porteranno a ottenere ulteriori certificazioni di sostenibilità e qualità. Crediamo che sempre di più ci sarà attenzione a questi valori presso il nostro pubblico e che ci sarà un divario sempre più netto tra i brand che avranno fatto propri questi valori e chi non lo farà o li sfrutterà solo a livello marketing.

chio Somma1867 ha cinque corner in Cina, quattro in Taiwan e sei in Corea, oltre quello di Londra, tutti in primari department store. All’interno dei negozi a insegna del Gruppo si trova la selezione dei marchi, mentre i corner Somma1867 sono presso importanti retailer, alla Rinascente e nei Coin. La distribuzione wholesale conta ad oggi un migliaio di punti vendita. Nel biennio 2019/2020 è prevista l’apertura di un flagship store a Milano con showroom per i due principali marchi ed è in cantiere un piano di restyling dei negozi medio grandi. Il piano di rilancio oltre che all’estero guarda al riposizionamento dei brand del Gruppo, forte anche del made in Italy (i prodotti sono confezionati negli stabilimenti di Rovellasca e Buglio in Monte, Sondrio): verso un target medio-alto, ma accessibile, per il brand Gabel1957, mentre Somma1867 (acquisito nel 1996) punta al mercato d’élite soprattutto internazionale, anche grazie al suo heritage di tradizione manifatturiera tessile laniera (poi ampliata a tutto il mondo dell’home living di lusso). Il nuovo progetto d’alta gamma vuole cogliere anche le possibilità di crescita nel contract, vestendo dimore private, grand hotel, yacht e interi edifici soprattutto in medio oriente, Far East, America e ex URSS. La scelta, quindi, si lega alle partnership con il Giappone e il Far East: luxury, export per Somma, ma anche qualità accessibile per Gabel con la sua rete retail nel mercato domestico. ¢ ottobre 2019 | retail food

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Parola di Italo Russo Silva

Italo Russo Silva è managing director di Prima Vista, brand del Gruppo Aviapartner, azienda nella quale è entrato a giugno 2017. Alle spalle, una carriera spesa in realtà dedicate all’hospitality specialmente nei luoghi di viaggio. Co-fondatore e partner esecutivo di Wonderful Traveller Consulting, azienda di consulenza sui servizi aeroportuali attiva in America ed Europa, Russo Silva può contare su una formazione di primo piano in ambito amministrativo, HR e hospitality management alla Cornell University.

Vip lounge, è amore a Prima Vista 20

retail food | ottobre 2019


di Nicola Grolla

Lanciato sul mercato a fine giugno dopo un paio d’anni di incubazione, il brand di Aviapartner dedicato alle sale accoglienza premium ha già riscosso grande successo. Merito di un’esperienza lunga 65 anni nei servizi aeronautici e aeroportuali, a metà strada fra le esigenze di gestori e passeggeri

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uando si viaggia, soprattutto per esigenze business, tempo e comfort sono aspetti essenziali. Per questo, trovare un angolo di pace all’interno di aeroporti sempre più simili a piccole città o grandi centri commerciali diventa fondamentale. A questa necessità gli scali e le compagnie aeree rispondono con vip lounge di prima qualità. Come quelle progettate e realizzate da Prima Vista, brand lanciato dal Gruppo Aviapartner a inizio giugno: «Da oltre due anni l’azienda investe per posizionarsi sul mercato e dettare un nuovo standard di riferimento in termini di qualità di servizio», ha raccontato Italo Russo Silva, managing director Prima Vista by Aviapartner a r&f. Come si sviluppa l’attività di Aviapartner? Quale quota ricopre il mercato italiano? Aviapartner è una società indipendente operante nel settore dell’assistenza a terra in Europa con 65 anni di esperienza. Siamo presenti in 38 aeroporti europei e attualmente impieghiamo circa 8.000 persone per assistere più di 400.000 aeromobili al servizio delle esigenze di 72 milioni di passeggeri. In termini cargo, invece, nel 2017 abbiamo gestito circa 300.000 tonnellate di merci. In totale parliamo di un volume d’affari totale di quasi 425 milioni di euro. Contemporaneamente, ci poniamo l’obiettivo di essere leader nei servizi per l’industria aeronautica in tutto il continente, fornendo soluzioni di alta qualità attraverso un rapporto proattivo basato su un sistema di gestione della qualità che punta sul monitoraggio continuo dei dati e l’adozione dei più alti standard di operatività. Infine, abbiamo una struttura separata per gestire le vip lounge che può contare su una grande esperienza a livello strategico e amministrativo. Attualmente, Aviapartner gestisce lounge negli aeroporti di Amsterdam, Cagliari, Ro-

425 milioni

Il giro d’affari, in euro, di Aviapartner, società indipendente che opera in 38 scali europei nei settori dell’assistenza a terra.

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Le vip lounge gestite da Avia Partner attraverso il brand Prima Vista all’interno degli aeroporti di Amsterdam, Cagliari, Roma e Milano. In alcuni di questi scali l’azienda si occupa anche del Welcome Desk per le aree vip delle compagnie aeree.

ma e Milano. In alcuni di questi scali, inoltre, ci occupiamo anche del Welcome Desk nelle lounge delle compagnie aeree. A giugno è stato lanciato il brand Prima Vista. Che cos’è? Di cosa si occupa? Prima Vista è, appunto, il marchio sviluppato dal Gruppo Aviapartner per fornire servizi premium negli aeroporti. Da oltre due anni l’azienda investe per posizionarsi sul mercato e dettare un nuovo standard di riferimento in termini di qualità di servizio. In Italia, l’ultimo progetto realizzato è stata la sala Vip dell’aeroporto di Cagliari. Quali erano le richieste del cliente e quali le caratteristiche del progetto?

L’apertura della vip lounge all’Aeroporto Internazionale di Cagliari è avvenuta nel mese di agosto e per noi è stato un passo importante per consolidare la nostra presenza all’interno dello scalo principale della Sardegna che sta registrando significativi livelli di crescita. In questo caso, l’aeroporto ha preso in carico tutta la revisione della sala vip mentre a noi è stata richiesta la gestione della stessa e la promozione delle attività di marketing legata al servizio. In particolare, Sogaer, la società che si occupa della direzione generale e commerciale dell’aeroporto di Cagliari, voleva affidarsi a un management di qualità. La carta vincente per far partire la collaborazione è stata la visita dei dirigenti alla nostra Star Alliance Lounge a Roma. Da lì in poi era molto chiaro su chi volessero come partner per il loro aeroporto. In che modo, da operatori indipendenti, gestite i rapporti con compagnie aeree e società di gestione aeroportuale? Come funziona la vostra rete di consulenza, progettazione e vendita? Il team di Prima Vista ha in capo la gestione marketing delle lounge ed è responsabile della commercializzazione di questi spazi. Ci occupiamo noi di contattare le compagnie aeree che potrebbero essere interessate ai nostri servizi così come di portare avanti la programmazione delle aree vip indipendenti. In questo senso, l’interlocuzione con i gestori dell’aeroporto diventa un lavoro continuo. Personalmente, mi piace molto poter ascoltare in prima persona le esigenze del cliente

Partiamo da un assunto largamente condiviso: oggi gli aeroporti non sono più semplici infrastrutture ma delle vere e proprie città di piccole o medie dimensioni ottobre 2019 | retail food

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Parola di Italo Russo Silva

e dei partner così da lavorare insieme per migliorare e innovare ogni giorno il nostro servizio. Un’attività che, allo stesso tempo, fa bene allo scalo dal momento che l’interscambio di informazioni aiuta a raggiungere livelli più alti di qualità e un posizionamento di un certo rilievo, molto apprezzato dai viaggiatori che frequentano le lounge. I servizi stanno diventando un aspetto sempre più fondamentale nell’offerta commerciale di uno scalo. Come può evolvere questo settore nei prossimi anni? Partiamo da un assunto largamente condiviso: oggi gli aeroporti non sono più semplici infrastrutture ma delle vere e proprie città di piccole o medie dimensioni. Al loro interno insiste una popolazione che non è formata solo dai passeggeri ma anche dalla comunità di lavoratori che, allo stesso modo, usufruisce dell’offerta e dei servizi dello scalo. Non è un caso, infatti, che gli aeroporti continuino a investire nelle loro aree commerciali. Interventi che, alla fine, incidono sulla qualità del soggiorno del passeggero. In sostanza, più offerta di servizi avrai, più piacevole sarà la permanenza del tuo cliente all’interno degli spazi commerciali e più alta sarà la possibilita che, nel suo prossimo viaggio, quello 22

retail food | ottobre 2019

stesso passeggero sceglierà di nuovo lo stesso aeroporto. Per riuscirci, però, è importante tenere traccia delle esigenze dei passeggeri e adattarsi rapidamente al loro cambiamento. Quali sono i prossimi progetti in programma? Onestamente, posso dirle che siamo coinvolti in diversi progetti, ma sono totalmente confidenziali. Ne abbiamo alcuni a livello italiano e altri, di maggiori dimensioni, a livello internazionale. Detto ciò, sebbene sia sempre importante acquisire nuovi progetti, per noi rimane centrale l’obiettivo di offrire il livello di performance che abbiamo promesso, sia in termini di qualità che di efficienza. Detto diversamente, la nostra reputazione e il nostro posizionamento sono i migliori biglietti da visita possibili per espandere la rete di collaborazioni e progetti.

Nella realizzazione dei vostri progetti realizzate tutto in house o vi appoggiate ad alcuni fornitori? Per quanto riguarda la progettazione delle lounge, lavoriamo in esclusiva con uno studio di design che è stato anche responsabile della creazione del marchio Prima Vista in accordo con il nostro dipartimento marketing. Dal punto di vista tecnologico, quali servizi garantite al viaggiatore che utilizza le vostre lounge? E dal punto di vista dell’offerta food? È molto chiaro per noi che il cibo sia la cosa più importante per il passeggero, quindi investiamo in prodotti di qualità e di prossimità. Diamo valore al prodotto locale. D’altronde, anche quando soggiorna nelle lounge, il passeggero desidera godersi l’esperienza del paese o della città che ha appena visitato fino all’ultimo minuto. A livello tecnologico, invece, il nostro dipartimento marketing è alla costante ricerca e analisi di nuovi prodotti e servizi innovativi per il mercato in cui lavoriamo. Oggi, per esempio, offriamo occhiali 3D per la visione di video dedicati oppure per continuare l’esperienza di viaggio attraverso la realtà aumentata. Offriamo anche la fruizione in digitale di quotidiani e periodici, in modo che i passeggeri possano scaricare sui loro dispositivi mobile e tablet le loro testate preferite, disponibili per la lettura per 48 ore. Nei prossimi mesi, l’innovazione riguarderà anche il cibo grazie all’introduzione di una nuova modalità di visualizzazione del menù gastronomico disponibile. L’obiettivo, la nostra vision se vogliamo chiamarla così, è che i clienti delle nostre sale vip vivano nuove esperienze ogni volta che le visitano. ¢




Dossier Aeroporti

Torino rinnova per invertire il trend

Di Nicola Grolla

Nonostante una capacità di circa seimilioni di passeggeri, lo scalo di Caselle ha chiuso il 2018 a quota 4,077 milioni di passeggeri (in calo del 2,2% rispetto all’anno precedente). Ma investimenti, determinazione e progetti non mancano. A partire dal recente rinnovamento dell’area arrivi e il lancio dell’app ufficiale

U

no spazio rinnovato, ampio e luminoso rappresenta il nuovo biglietto da visita dell’aeroporto di Torino che, in piena estate e dopo solo 180 giorni di cantiere, ha inaugurato ufficialmente il rifacimento dell’area arrivi. Un passo in avanti sul percorso di rinnovamento dell’intera aerostazione iniziato nell’ultimo lustro e che punta a rilanciare lo scalo di Caselle, posto a 15 chilometri a nord del capoluogo piemontese. Una meta prettamente business che nella logica di Sagat do-

vrebbe svilupparsi in ottica leisure grazie a un maggior legame col territorio. Al momento, infatti, nonostante una capacità di sei milioni di passeggeri, l’aeroporto di Torino ha chiuso il 2018 a quota 4.077.179, con un -2,2% rispetto all’anno precedente (fonte, Assaeroporti). Un trend che sembra continuare anche nel periodo gennaio-giugno 2019: 2.356.216 passeggeri e un -1,5% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Eppure l’impegno e i fondamentali per invertire la rotta non mancano: «Al mio arrivo, a febbraio di quest’anno,

ho trovato un aeroporto con grandi cantieri aperti. I lavori sono ora terminati e hanno restituito spazi rinnovati, più belli e funzionali. Ma il nostro impegno non si ferma: investiremo oltre 45 milioni di euro nel prossimo quadriennio, con l’obiettivo prioritario del miglioramento dell’esperienza del passeggero e della sostenibilità ambientale. Abbiamo aderito al programma NetZero2050 di ACI Europe per arrivare alle emissioni zero entro il 2050, e per rispettare questo impegno coinvolgeremo fin da subito anche tutti i nostri ottobre 2019 | retail food

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Dossier Aeroporti partner commerciali», ha affermato Andrea Adorno, ad di Torino Airport.

Arrivi fra servizi e territorio

La riqualificazione dell’area arrivi ha coinvolto un’area di 4.555 mq con un ampliamento del 21% degli spazi pubblici, fra cui una spaziosa e accogliente piazza d’ingresso attrezzata con sedute di design dove attendere e dare il benvenuto ai passeggeri in arrivo. Su quest’area si affaccia il format Passaggio Torino di Autogrill: una struttura modulare ispirata alle moderne food court cittadine dove convivono diverse offerte food. In conseguenza di questi lavori, è stato rimodulato anche il flusso in uscita che ora si snoda lungo una galleria commerciale che comprende soluzioni pensate ad hoc per chi è appena atterrato. Innanzitutto, l’allargamento del punto vendita Crai, che risponde anche alle esigenze della comunità aeroportuale, con un servizio che comprende il banco taglio, un forno per le specialità lievitate, un maggiore assortimento di prodotti freschi e take-away, il servizio di lavanderia. In secondo luogo, il punto informativo Piemonte in your hands realizzato in collaborazione con diversi enti regionali in cui, da settembre, è possibile acquistare diversi servizi turistici: biglietti di collegamento con la città, transfer individuali, hotel, ristoranti, pacchetti vacanze, ecc. Più sperimentale, invece, l’introduzione della boutique del sorriso di Smile, Italy! specializzato in prevenzione e igiene dentale: «Un progetto pilota, il primo del suo genere in un aeroporto italiano», ha spiegato

Il nostro impegno non si ferma: investiremo oltre 45 milioni di euro nel prossimo quadriennio, con l’obiettivo migliorare l’esperienza del passeggero e la sostenibilità ambientale

Francesca Soncini, direttore commerciale e marketing extra aviation. A completare l’offerta commerciale ci sono la farmacia e i nuovi banchi rent-a-car. Fra le novità, infine, anche un sistema di wayfinding più chiaro e di immediata lettura e un digital signage che si presta alla promozione del territorio grazie all’installazione video Torino e Piemonte. Ogni viaggio è un evento che caratterizza una delle aree attesa.

A tutto chiosco

Fra gli ultimi interventi in ordine di tempo c’è anche il completamento del mezzanino che sormonta l’area partenze landside. Qui ChefExpress ha realizzato una moderna fo26

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4.555 mq

L’estensione della superficie interessata dal rinnovamento dell’area arrivi che ha comportato un aumento del +21% degli spazi ad uso pubblico.

4.077.179

Il numero di passeggeri (su una capacità totale di circa sei milioni) accolti dall’aeroporto di Torino nel 2018, per un calo del -2,2% rispetto all’anno precedente od court, con sedute comuni, attiva da metà agosto, in cui sono stati installati i brand Caffetteria Torinese, McDonald’s e Ingredienti che rilevano e migliorano i volumi e la profondità di offerta del precedente Moka Cafè posizionato sullo stesso livello dei desk di accettazione delle compagnie aeree e ora presente solo nel formato food truck. Una soluzione, quest’ultima, che caratterizza tutta l’area in cui insistono anche i chioschi a insegna Pepino e Gobino: «In questo contesto abbiamo voluto mettere in rilievo due aspetti: la presenza di brand locali già conosciuti dal nostro bacino di utenza e un servizio veloce, pensato per un consumo al momento, spesso in piedi», ha spiegato Soncini. Per quanto riguarda il retail non-food, l’area dei desk comprende anche l’insegne Marina Militare nel formato e-store, il convenience con servizio tabaccheria Relay, la proposta di moda femminile Camomilla Italia.

Airside, ultime novità e grandi classici

Passati i controlli di sicurezza, si apre l’airside che comprende una superficie retail totale di

2.741 mq, di cui 230 mq travel and facilities e 850 mq duty free a insegna Heinemann. Dopo la camminata attraverso il classico walkthrough, il passeggero si trova in uno spazio imbarchi caratterizzato da una luce naturale che filtra attraverso le ampie vetrate che danno sulla pista e illuminano la stecca di esercizi commerciali di fronte. Nel mezzo,

una carrellata di spazi retail che si susseguono a intervalli regolari e punteggiano il passaggio verso la zona extra-Schengen. Fra le diverse insegne presenti, le ultime novità sono rappresentate da WorkEat, format tech restaurant di origine torinese in cui il cliente può interagire con la cucina attraverso un tavolo display che fornisce anche contenu-

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Dossier Aeroporti

ti di intrattenimento e informazioni sui voli; RossoRubino, enoteca che esprime il forte e rinnovato legame con il territorio piemontese attraverso una selezione di vini che punta a conquistare i turisti e arricchire l’attesa dei passeggeri con un calendario di eventi, incontri e degustazioni guidate; Peter’s Fog, negozio specializzato nell’offerta di eCig che risponde a una domanda emergente del mercato. Per quanto riguarda i grandi classici, è il settore moda e accessori a rappresentare il miglior legame con la tradizione: Superga (calzature per il tempo libero e lo sport), Robe di Kappa (abbigliamento casual per uomo e donna), K-Way (iconico antipioggia colorato, tecnologico e colorato) e Borbonese (borse, accessori, foulard e piccola pelletteria Made in Torino dal 1910). Completano il segmento le confezioni Camicissima, il punto

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vendita Max Mara (presente con il format e la linea Weekend), l’occhialeria di NAU! e le borse di +39 Leather Goods. Per le altre categorie merceologiche, invece, ci sono i preziosi di Barbieri You B’Jou, gli articoli di design e regalo danesi di Flyng Tiger, la libreria Giunti al Punto, un minimarket firmato Autogrill, i cioccolati Venchi e l’elettronica di consumo in vendita da WHSmith. Spostandosi sulla proposta food, il punto vendita Baladin, storico brand e produttore cuneese, abbina una lista di birre artigianali a hamburger e piatti di qualità. Sulla stessa scia, lo store Agrishop Restaurant, punto di ristoro interamente dedicato alla tradizione enogastronomica locale: plin, tajarin, Nebbiolo, tartufi, bagna cauda, ecc. Per i palati più nazionali, il primo mozzarella bar aperto in Nord Italia a insegna I’Amme met-

te a disposizione dei clienti un classico della nostra tavola garantita dalla filiera di qualità di Fattorie Garofalo. Infine, per i clienti internazionali c’è l’insegna Giappo: 36 posti a sedere, alcuni dei quali al bancone del sushi bar con tanto di nastro trasportatore, menù à la carte e box take away.

Torino App e locker, spazio all’omnicanalità

In occasione dell’inaugurazione dell’area arrivi è stata lanciata anche l’app Torino Airport che si inserisce all’interno dello sviluppo digitale dello scalo e abilita i servizi shop&collect e click&collect: «Sono il frutto del metodo di lavoro che applichiamo in ambito di innovazione: partiamo dall’osservazione dei nostri passeggeri, dall’ascolto delle esigenze dell’ecosistema aeroportuale, in particolar modo i partner commerciali e i frequent flyer, e coinvolgiamo i colleghi di varie funzioni aziendali che contribuiscono all’ideazione di soluzioni originali, disegnate in base al profilo dei clienti», ha affermato Salvatore Landolina, direttore innovazione e digitalizzazione. A supportare questi servizi sono stati introdotti appositi digital locker che funzionano da punti ritiro self service nell’area di ritiro bagagli. L’obiettivo, anche in questo caso, è quello di catturare sempre più un profilo di passeggero in maggioranza business, quindi abituato a soluzioni smart che rendano l’aeroporto più flessibile e accessibile. Caratteristiche che, peraltro, potrebbero rispondere anche ai viaggiatori che raggiungono Torino nel periodo invernale per affollare le vicine località sciistiche oppure i tifosi, gli studenti e gli stessi piemontesi che, all’interno di un’area densamente collegata (fra autostrade e ferrovia), ancora non si sono fatti conquistare dalla connettività aerea che da Torino collega diversi hub europei con logiche di feederaggio, destinazioni nazionali (molto apprezzate dai residenti figli di emigrati dal Sud Italia) e diverse rotte che variano a seconda della stagione. ¢


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World Travel Retail HONG KONG PAGA LE MANIFESTAZIONI: -6 MILIONI DI PASSEGGERI

HONG KONG – Le manifestazioni e le tensioni politiche fra Cina e Hong Kong hanno segnato l’estate 2019; compresa quella dell’aeroporto internazionale. Secondo l’autorità aeroportuale della penisola, ad agosto si è registrata una perdita di quasi sei milioni di passeggeri per un calo del 12,4% anno su anno. Un duro colpo se si pensa che, nei primi otto mesi dell’anno, lo scalo aveva ospitato 50,6 milioni di passeggeri (+0,2% rispetto allo stesso periodo del 2018).

IL LONDON CITY SVELA I PROGETTI DI AMPLIAMENTO

UK – Sono stati svelati i primi progetti di ampliamento eUK ammodernamento del London City Airport che prevedono la realizzazione di una nuova area commerciale di cinquemila mq per 32 negozi retail e F&B (un aumento del 121%). L’operazione, per un investimento di circa 500 milioni di sterline, fa parte del masterplan 2020-35 con cui lo scalo britannico prevede di cambiare la propria immagine di destinazione business e accogliere i 6,5 milioni di passeggeri attesi per il 2022. UK

LAGARDÈRE ACQUISISCE I BELGI DI IDF

FRANCIA – Lagardère Travel Retail ha completato l’acquisizione del travel retailer di origini belghe International Duty Free (presente anche in Lussemburgo e Kenia). L’accordo, dal valore di 250 milioni di euro, porta il fatturato di Lagardére a quota 5,3 miliardi di euro e aggiunge una nuova piazza per l’azienda francese che estende la propria presenza in Belgio. A livello internazionale, Lagardère 30

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Francia

punta a capitalizzare l’esperienza nel settore confectionary maturata da IDF con format come The Belgian Chocolate House.

FRAPORT IN SALSA NEWYORKESE AL JFK

USA – Grazie alla collaborazione con sette brand newyorkesi, lo sviluppatore Fraport Usa punta a rivoluzionare l’offerta food all’interno del T5 del JFK International Airport (dedicato ai voli della compagnia JetBlue). Le catene coinvolte, all’interno di un’area di circa 700 mq, sono: Shake Shack, Otto’s Tacos, Ovenly, Melt Shop, Lil Sweet Chick, The Little Beet and Korilla BBQ. Si tratta del primo intervento a circa una decina d’anni dall’apertura del T5 e si pone l’obiettivo di restituire ai passeggeri un maggiore sense of place.

Estonia

IL GRUPPO TALLINK DALLE CROCIERE AGLI AEROPORTI

ESTONIA - Il gruppo crocieristico Tallink ha annunciato, durante un viaggio celebrativo per i 30 anni di attività, l’intenzione di buttarsi sul mercato del travel retail aeroportuale dichiarandosi pronta a partecipare ai prossimi bandi internazionali. L’azienda, che già opera al’interno dell’aeroporto di Tallin nel settore fashion (tax paid), può contare un’esperienza anche nel settore alberghiero e ristorativo mantenendo comunque il proprio focus su una flotta di 14 navi (la più grande delle quali può ospitare circa tremila passeggeri).

SAN FRANCISCO, NUOVE CONCESSIONI E UN PROGETTO DA 2,4 MILIARDI

USA – La commissione aeroportuale dello scalo internazionale di San Francisco ha pubblicato due bandi separati per quattro concessioni travel retail al T1 e T2; tutte della lunghezza di 12 anni. Questa nuova opportunità è la diretta conseguenza del rinnovamento dello scalo da 2,4 miliardi di dollari che sarà completato nel 2022. Per quella data l’aeroporto potrà contare su 25 nuovi gate, un mezzanino dedicato ai collegamenti e un corpo centrale con tanto di galleria d’arte, food hall e diverse soluzioni tecnologiche. Usa

DUFRY OPERATIVO A FLORIANOPOLIS

BRASILE – Sarà Dufry l’operatore del duty free (e di un negozio duty paid) all’interno del nuovo terminal da 134 milioni di dollari in costruzione all’aeroporto di Florianopolis che prevede uno spazio commerciale di circa 4.000 mq. Il retailer internazionale occuperà 280 mq nell’area partenze, oltre 170 mq agli arrivi e circa 200 mq per l’unità duty paid. Circa 35 i brand in vendita. L’apertura è fissata per il primo ottobre. Cina

Polonia

SHILLA LANCIA LA PROPRIA APP DI PAGAMENTO

COREA DEL SUD – Il retailer Shilla ha lanciato, in collaborazione con eBay (che in Corea ha una base di 14,5 milioni di utenti), il proprio metodo di pagamento stand alone: Shilla Pay. Al momento disponibile solo per i clienti coreani, la piattaforma fa parte di una strategia più ampia con cui l’azienda punta a fidelizzare ulteriormente i consumatori migliorando la scontistica e i servizi legati agli acquisti.

A CRACOVIA IL TERMINAL A FIRMA THE DESIGN SOLUTION

POLONIA – L’aeroporto Giovanni Paolo II di Cracovia ha affidato allo studio di progettazione di design londinese The Design Solution la trasformazione dell’area commerciale all’interno del terminal, aperto nel 2016. L’operazione si è resa necessaria visti i tassi di crescita dello scalo che ha registrato un +17% nel 2017 e un +16,8% nel 2018 arrivando a 6,78 milioni di passeggeri (che dovrebbero salire a 7,9 alla fine del 2019). I lavori di ampliamento dovrebbero terminare nel 2026.


duty free world | QATAR AIRWAYS PUBBLICA I CONTI: +3,8% NEL DUTY FREE

QATAR – La compagnia Qatar Airways ha pubblicato i conti dell’anno fiscale 2018-19 concluso a marzo. A fronte di una crescita del 14% anno su anno per un fatturato totale di 12,9 miliardi di dollari, va sottolineata la crescita nel settore duty free pari al 3,8% (circa 575 milioni di dollari). Dinamiche che hanno parzialmente mitigato una perdita di gruppo pari a 640 milioni di dollari dovute alla chiusura di alcune rotte più mature (rimpiazzate da 11 nuove destinazioni e 25 velivoli), l’aumento del costo del carburante e gli ancora tesi rapporti internazionali che hanno coinvolto la penisola araba. Qatar

HEINEMANN GREEN ALL’AEROPORTO DI COPENHAGEN

DANIMARCA – Heinemann e aeroporto di Copenhagen dalla parte dell’ambiente grazie a un accordo per una tassa sull’utilizzo dei sacchetti di plastica. I clienti dello scalo danese che acquisteranno al duty free del retailer tedesco dovranno sborsare fra i 20 e i 40 centesimi di euro in più per una busta monouso. Il ricavato sarà poi donato alle iniziative OceanCare a favore dell’ecosistema marino che sostengono l’agenda 2025 delle Nazioni Unite. Danimarca

by Kevin Rozario

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London kevin.rozario.uk@gmail.com

The highs and lows of travel retail’s reliance on Chinese travellers Gli alti e bassi della fiducia nei passeggeri cinesi

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inal confirmed 2018 sales data for the travel retail channel from Sweden’s Generation Research show one clear and continuing trend – Asia Pacific is driving growth at such a high rate compared to other regions that any missteps there will have consequences globally. Last year, duty free and travel retail sales in Asia Pacific grew by +23.3% to almost US$39 billion. That is about 50% of the US$79 billion global market. The runaway double-digit increase is far ahead of other regions: the Middle East was up +6.2%, Europe +5%, Africa +3.7%, and Americas +2.2%. Based on points of sale, it is ‘Other Shops’ – a mix of channels dominated by the downtown duty free segment – where the dynamism is. Other Shops grew by +19.3% to US$32.4 billion while the biggest channel – airports – grew by half of that at +9.3% to US$41.7 billion. A big chunk of downtown duty free shopping is taking place in South Korea where the Chinese daigou phenomenon of individual travellers buying on behalf of multiple other consumers has fuelled sales. Daigou shopping has become a formalised business helped by legislation forcing these traders to register with the Chinese government and pay taxes. The practice is thriving and accounts for as much as 70% of sales at downtown duty free shops in South Korea according to Morgan Stanley Research. Any negative impact on daigou trading would therefore be a drag on Asia Pacific duty free growth. One such factor could be the trade war between China and the US. Forecasts from FocusEconomics indicate China’s GDP growth will shrink to +6.2% in 2019, and decelerate again to +6.0% in 2020. This is a level not seen since the global financial crisis and could hit consumer demand for luxury goods. The counterbalance to this is the rising middle class in China. However, with government efforts to re-shore high-end spending from overseas back to the mainland, the proportion of overseas luxury spending by the Chinese will decline from 73% today to 50% by 2025, according to consultancy Bain. Chinese travellers will remain a mainstay for travel retail, but within a few years a mix of factors will lead to a shift in their travel shopping habits. Duty free retailers should be prepared.

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dati finali sulle vendite del 2018 realizzati nel canale retail e pubblicati dagli svedesi di Generation Research mostrano un trend chiaro e consolidato: l’Asia-Pacifico sta trainando la crescita a un tasso molto più alto rispetto alle altre regioni e in caso di un qualsiasi passo falso, ci sarebbero conseguenze a livello globale. Lo scorso anno, le vendite duty free e travel retail in Asia-Pacifico sono cresciute del +23,3% toccando quota 39 miliardi di dollari. Una cifra che rappresenta quasi il 50% del totale del mercato globale di 79 miliardi di dollari. Una crescita esponenziale ben più alta rispetto alle altre regioni: il Medio Oriente ha registrato un +6,2%, l’Europa +5%, l’Africa +3,7% e le Americhe +2,2%. In termini di punti vendita, è il settore “Other Shops” – un mix di canali dominati dal segmento downtown duty free – a concentrare il maggiore dinamismo. Gli Other Shops sono cresciuti del +19,3% a 32,4 miliardi di dollari mentre il maggiore dei canali, quello aeroportuale, è cresciuto solo della metà: +9,3% a 41,7 miliardi di dollari. Una grande fetta dello shopping downtown duty free avviene in Corea del Sud dove il fenomeno dei daigou cinesi, singoli viaggiatori che comprano su mandato di altri multipli acquirenti, ha pompato le vendite. Lo shopping di questo tipo è diventato un business formalizzato dopo che una legge ha forzato questi trader a registrarsi e pagare le tasse al governo cinese. Il risultato è che questa pratica sta fiorendo sempre più contando per il 70% delle vendite downtown duty free in Corea del Sud, secondo i dati di Morgan Stanley Research. Ciò significa che ogni impatto negativo sui daigou potrebbe essere un colpo per la crescita del comparto duty free in Asia-Pacifico. Un fattore destabilizzante potrebbe essere la guerra commerciale fra Cina e Stati Uniti. Secondo le stime di FocusEconomics, il Pil cinese dovrebbe attestarsi al +6,2% nel 2019 e rallentare al +6% nel 2020. Cifre che non si erano più viste dalla crisi finanziaria globale e che potrebbero danneggiare la richiesta di beni di lusso. Dall’altro lato, però, gli stessi numeri rivelano la crescita della classe media in Cina. In ogni caso, con gli sforzi del governo per riportare in patria le spese effettuate all’estero, secondo una ricerca di Bain la proporzione di acquisti di lusso cinesi oltre confine declinerà dal 73% di oggi al 50% nel 2025. I viaggiatori cinesi rimarranno una sicurezza nel travel retail, ma entro pochi anni un mix di fattori porterà a un cambio nelle loro abitudini di spesa travel. E i retailer duty free dovrebbero prepararsi.

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Brand analysis

L’Erbolario: radicato in Italia, progetti su estero ed eCommerce Di Andrea Penazzi

Forte di una rete monomarca con fatturati in crescita sia in generale che a perimetro costante, il noto brand di cosmesi naturale ubicato a Lodi continua a sviluppare nel Belpaese a un ritmo di circa 15-20 aperture l’anno. Ma la strada maestra per il futuro conduce fuori dai confini nazionali e verso una maggiore integrazione tra on e off line

I

mmersa nel verde alle porte di Lodi, con ampi giardini attorno ricchi di numerose varietà arboree che portano il visitatore a immergersi completamente nel mood del brand, la sede di L’Erbolario vede nel medesimo distretto sia il quartier generale sia il centro di produzione e logistico, inclusa la parte di logistica dedicata all’eCommerce. Proprio nella cornice della villa di campagna, realizzata negli anni 90 sullo stile tipico lombardo, abbiamo incontrato Luigi Bergamaschi, figlio del fondatore e proprietario Franco Bergamaschi, nonché manager impegnato su più fronti per traghettare l’azienda di famiglia verso nuovi modelli di crosscanalità e oltre i confini nazionali. Perché eCommerce ed export sono driver fondamentali per concorrere in un mercato, quello della cosmesi, sempre più competitivo, nonché lo sbocco naturale per una company che in Italia vanta una rete capillare di negozi monomarca e rivenditori, oltre 4.500 in totale, e cuba il 90% dei ricavi totali.

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retail food | ottobre 2019

Di quanti negozi monomarca si compone la rete vendita di L’Erbolario in Italia? Quanti sono quelli a gestione diretta e quanti quelli in franchising? Quanti, invece, i rivenditori “premium”? Parlando della catena, vantiamo 182 negozi di cui 168 in Italia, soprattutto nel Centro-Nord, e 14 all’estero, dove sono sempre gestiti da affiliati. Nella Penisola contiamo 52 store diretti e 116 in franchising, quindi, quando c’è la possibilità o la volontà da parte di un potenziale franchisee ne valutiamo la candidatura, mentre nelle location più strategiche, che portano anche a un ritorno d’immagine del brand, apriamo direttamente. Gli altri negozi che serviamo, principalmente erboristerie (poco più di tremila), farmacie e parafarmacie (insieme 1.500), sono all’incirca 4.500-4.800. Di questo numero ne abbiamo selezionate un migliaio che definiamo “premium”. Specifico che la nostra azienda, L’Erbolario Srl, è nata nel 1978 e quindi ha più di 40 anni. Succes-

Luigi Bergamaschi, seconda generazione de L’Erbolario sivamente, nel 2004, sono state avviate due sister company: L’Erbolario Franchising, che si occupa dell’apertura e della gestione dei punti di vendita e che ha sede qui a Lodi, ed Erbamea, che produce e commercializza tutti gli integratori che si trovano nei negozi monomarca, in farmacia ed erboristeria, e che ha sede in Umbria. Qual è il giro d’affari della catena di negozi e qual è il trend di crescita, sia a rete costante sia in generale? Al 31 dicembre 2018 il fatturato retail in Italia è stato poco superiore ai 55 milioni di euro, con un trend di crescita generale del 5,41% rispetto all’anno precedente. Guardando invece ai primi 8 mesi del 2019, il giro d’affari è stato di quasi 33 milioni, in crescita del 4,43% in generale e del 2,26% a perimetro costante. I ricavi retail incidono per circa il 40% del tota-


le e stanno assumendo una rilevanza sempre più marcata. In Italia l’azienda realizza il 90% dei proprio giro d’affari mentre l’export vale appena il 10%, propria questa sarà dunque un’importante area di intervento in futuro. La rete di vendita registra un buon tasso di crescita, tenendo conto che il mercato nazionale è abbastanza sfidante soprattutto negli ultimi anni. Presidiamo in particolar modo il nord del Paese e notiamo che nelle regioni dove siamo meglio distribuiti con la rete tradizionale, erboristerie, farmacie e parafarmacie, anche i negozi monomarca performano meglio, a dimostrazione che non c’è un conflitto tra i vari canali e che, al contrario, una presenza capillare aumenta l’autorevolezza e la riconoscibilità del marchio. Ed è un fenomeno che registriamo anche nell’eCommerce. Nella Penisola la Regione dove siamo maggiormente diffusi e fatturiamo di più è la Lombardia. Quali sono le caratteristiche del format di punto vendita e come questo si è evoluto nel tempo? Innanzitutto cerchiamo le migliori location nelle vie dello shopping delle principali città italiane, quindi capoluoghi di provincia ma anche centri cittadini a vocazione turistica, e nei migliori centri commerciali. Ma vantiamo presenze anche negli outlet e nelle stazioni ferroviarie. Una volta individuata la location viene effettuato un rilievo tecnico in loco e viene realizzata una progettazione che valorizzi al meglio il punto di vendita ricreando le atmosfere per le quali il nostro marchio è apprezzato. Il format originale si è modificato nel corso degli anni adeguandosi alle nuove tendenze di mercato, diventando

Il brand in pillole Nascita del brand 1978

Sede Lodi

Proprietà

L’Erbolario Srl

Numero negozi worldwide 182

Numero negozi Italia 168

Numero negozi diretti Italia 52

Format/Mq Fatturato medio/negozio/ anno 340mila euro

Aperture previste 2019 circa 15

Edifis Intelligence

40-60 mq

quindi più luminoso, con vetrine a tutta altezza, arredi aperti e illuminazione a led, recentemente modificata, integrata sui singoli scaffali. Inoltre, i negozi ad insegna offrono un assortimento completo sia del listino L’Erbolario che di quello Erbamea, permettendoci di raggiungere tutte le fasce di clientela. In generale la superficie ottimale del punto vendita è compresa tra i 40 e i 60 mq, mentre il bacino d’utenza non deve essere inferiore ai 40mila abitanti. Qual è l’investimento per aprire un singolo negozio? Tra negozio chiavi in mano e una prima fornitura che consenta di lavorare nelle settimane immediatamente successive l’apertura si varia dai 70 ai 90mila euro, in base alle dimensioni del locale.

Prima ha accennato alla presenza di 14 negozi all’estero. Come sviluppate i progetti al di fuori dell’Italia e quali sono le prossime tappe? Al momento non abbiamo filiali all’estero e la gestione è mista. Spesso ci rivolgiamo a distributori che conoscono bene il territorio dove andiamo, ai quali diamo l’esclusiva per lo sviluppo retail nella specifica area. In altri casi puntiamo sulla distribuzione tradizionale, come le farmacie o i negozi biologici. Talvolta, poi, le due strade convergono. Tra i nuovi progetti all’orizzonte, abbiamo chiuso una trattativa con un gruppo degli Emirati per lo sviluppo in quell’area che prevede nuove aperture nel 2020 all’interno di primari shopping mall. Al momento la nostra presenza fuori dall’Italia ci vede attivi in Europa, prevalentemente

Quali sono i negozi best performer dell’insegna? Ad esempio, nella zona attorno a Milano lavora molto bene quello di Arese, che quest’anno registra tassi di crescita meno evidenti, più stabili, ma volumi molto importanti. Poi penso al negozio di Oriocenter, uno dei primissimi che abbiamo aperto e che continua a performare molto bene. Quindi non possono non citare lo store a CityLife, che cresce mese su mese. E ancora menziono il punto vendita a Scalo Milano, che ha beneficiato e tuttora sta beneficiando significativamente del riposizionamento della struttura in outlet. In media l’incasso per singolo negozio è di 340mila euro l’anno, con valori che oscillano sui 400mila euro al Nord e 300mila al Sud. Come si articola il vostro piano di aperture per l’ultimo scorcio del 2019 e per il 2020? Nel complesso saranno una quindicina gli opening quest’anno, di cui in parte già realizzati, mentre per il 2020 si punta a una ventina di nuovi negozi. Inoltre abbiamo investito in alcuni centri di primaria importanza per riqualificare i nostri punti vendita aggiornando il format esistente.

nei paesi del Nord e dell’Est, e nel Far East in Taiwan, Sud Corea, Hong Kong, Malesia e a Singapore. Infine, come state sviluppando l’eCommerce, quanto vale al momento, e, complessivamente, quali sono i vostri progetti/servizi per l’integrazione tra off e online? Abbiamo attivato il servizio nel 2018 per cui è presto parlare di numeri, però da subito ci siamo organizzati internalizzando tutti i processi e in particolare abbiamo sfruttato una piccola parte del nostro polo logistico di 26mila mq per allestirvi, al secondo livello, un magazzino dedicato. Anche il servizio clienti è interno alla nostra sede. In termini di servizio posso dire che siamo molto veloci nella spedizione, con tempi di consegna mediamente di due giorni e addirittura di uno nella città di Milano. Il costo è di 5 euro in tutta Italia, che si azzera per una spesa superiore ai 50 euro. Sia offline che online pratichiamo lo stesso listino, ma tuttavia, in un’ottica di crosscanalità, in ogni ordine sul web inseriamo un coupon d i carta del valore di 10 euro da poter spendere in negozio a fronte di un acquisto di almeno 40. ¢ ottobre 2019 | retail food

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Gdo & somministrazione

Despar Nordest, il contenuto fa la differenza Con una rete di circa 590 punti vendita totali, l’insegna gestita da Aspiag Service Srl rappresenta il player più importante del consorzio Despar Italia e, per conquistare i clienti urbani, punta su una formula flessibile ma riconoscibile; anche senza insegna

C

on una rete di 240 store diretti e oltre 350 affiliati, Despar Nordest, brand gestito dalla società Aspiag Service Srl, rappresenta il player più importante del consorzio Despar Italia. Inserita all’interno della galassia Spar Austria, che guida le operazioni dei marchi Spar, Eurospar e Interpsar anche in Austria, Ungheria, Slovenia e Croazia, Aspiag Service Srl gestisce i punti vendita di Triveneto ed Emilia Romagna per una quota di mercato compresa fra il 10 e il 15% a seconda dell’area considerata. Il tutto per

L’insegna in pillole Proprietà format Aspiag Service Srl Diffusione Triveneto ed Emilia Romagna Totale rete

250-600 mq Referenze 6.000 (di cui 1.500 ready-to-eat) Tipologia servizio Vendita assistita, self-service, take away

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Fonte aziendale

circa 590 pdv Dimensione format

un giro d’affari che nel 2018 ha toccato quota 2,240 miliardi di euro anche grazie ai format urbani in cui, come ha raccontato a r&f l’ad Francesco Montalvo, «quello che conta sono le esigenze del cliente». Quali sono le caratteristiche su cui si basa il vostro format express/urbano? Crediamo molto nella necessità di dare le giuste risposte ai clienti. Ciò significa che, anche nel caso di un format di negozio urbano, si debba considerare innanzitutto il contesto nel quale si inserisce. Mi spiego meglio. Se siamo in un capoluogo di provincia, per esempio, riteniamo che il format express debba avere dei contenuti capaci di fornire soluzioni meal molto evolute, ampie e profonde. Se, invece, ci troviamo in un paese di provincia di medio-piccole dimensioni, con un minor flusso di clientela e un profilo di acquirente più tradizionale allora la soluzione express preferiamo impostarla dando un rapporto diverso fra banchi serviti e banchi take away evoluti nella formula del convenience store. In generale, avendo una vocazione ad aprire anche punti vendita molto piccoli, quello che conta sono le esigenze del cliente su cui tariamo tanto il contenuto quanto il contenitore. Più in particolare, quali sono le metrature in gioco? Regola aziendale vuole che il marchio Despar si possa utilizzare fino a 800 mq di superficie netta. Detto ciò, caratterizzati da queste logiche express, abbiamo supermercati che hanno mediamente un’estensione compresa fra i 250 e i 600 metri quadri. Il tutto, si ba-

Francesco Montalvo

di bene, senza che il format venga esplicitato nell’insegna. A dimostrazione che, per noi, è il contenuto a fare la differenza. E per quanto riguarda il layout? Come sono disposti gli spazi, gli scaffali, i banchi? Puntiamo moltissimo sul mondo del fresco, sia per quanto concerna la qualità del prodotto che per quanto riguarda gli spazi espositivi e di servizio. Dall’ortofrutta alla gastronomia, passando per la pasticceria, quindi, scegliamo accuratamente quale tipo di assortimento proporre in modalità self service o in modalità confezionata take away. Mediamente, sono circa seimila le referenze totali esposte di cui 1.500 ready-to-eat. Ovvio che più la vocazione dello store è urbana e il profilo del cliente è di tipo cittadino, evoluto, con poco tempo a disposizione; più noi modifichiamo l’assortimento introducendo, magari, maggiori banchi per prodotti caldi. In diversi punti vendita, inoltre, abbiamo anche alcune sedute fuori dalla barriera casse. Qual è il profilo di cliente a cui puntate? Anche in questo caso, preferiamo mantenere un approccio democratico che sia accessibile alle diverse necessità dei clienti e ai diversi profili che gravitano attorno al bacino del punto vendita: lo studente in prossimità di scuole e università, il professionista o impiegato in vicinanza degli uffici, ecc. N.G.



Rapporto Coop 2019

Consumi verso la svolta green

«S

in qui, nel 2019, abbiamo vissuto il tempo dell’attesa: attesa della Brexit, del cambio della politica della Bce, dell’esito della lotta tariffaria tra Trump e la Cina e dell’avvento del sovranismo nel Parlamento europeo. Ma quell’attesa sembra essere interrotta – ha esordito Albino Russo, direttore generale di Ancc – Coop, nell’illustrare l’edizione 2019 del Rapporto Coop – Ora è il tempo delle scelte, soprattutto a livello istituzionale ma anche per le famiglie». Dal report, redatto dall’Ufficio Studi di Ancc-Coop (Associazione Nazionale Cooperative di Consumatori) con la collaborazione scientifica di Nomisma, il supporto di analisi di Nielsen e i contributi originali di Demos, Gfk, Gs1-Osservatorio Immagino, Iplc Italia, Iri Information Resources, Mediobanca Ufficio Studi, Npd, Pwc e Tetra Pak Italia, si evince che disoccupazione, situazione economica, immigrazione e ambiente sono le priorità dei cittadini italiani rispetto agli altri popoli europei, con un non invidiabile primato: siamo il popolo più pessimista d’Europa.

Economia

La prima metà del 2019 mostra i segni della stagnazione economica e, se la recente nascita di un nuovo Governo, dopo l’improvvisa crisi po36

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Il report annuale redatto dall’Ufficio Studi di Ancc-Coop sottolinea che disoccupazione e situazione economica, immigrazione e, con minore afflato, ambiente, sono le priorità dei cittadini italiani. Arretra la spesa media (-0,9%), crescono gli acquisti eco-friendly e si diffonde il mangiare fuori casa litica di metà agosto, cambia repentinamente lo scenario, la variazione attesa del Pil a fine anno si attesta appena sopra lo zero (+0,1%). Anche se potrebbe fare meglio già nel 2020 (+0,7%). D’altronde i fattori di incertezza legati alle guerre commerciali in atto, al fenomeno della deglobalization e a una politica monetaria che sembra aver esaurito le frecce al suo arco sono ulteriori minacce all’orizzonte che non possono non colpire l’Europa ma anche e soprattutto il nostro Paese. Siamo infatti l’unico tra i grandi a non essere ancora riuscito a far risalire il reddito pro capite ai livelli pre crisi: un gap di 9 punti percentuali nel primo trimestre 2019, mentre la media europea è sopra di oltre 3 punti (la Germania +13, la Francia +7,3 e il Regno Unito +5,4). E non è un caso se già nel 2018, dopo 5 anni di aumenti seppur moderati, si è assistito a un dietrofront della spesa media delle famiglie che segna un +0,3% a valori correnti, ma, tenendo conto della dinamica inflazionistica, in termini reali arretra dello 0,9 per cento. Con ampi divari territoriali: 10mila euro annui separano i consumi mensili delle famiglie del Nord Ovest dalle famiglie delle isole e del sud, con in testa i 3.020 euro dei lombardi a fronte dei 1.902 euro dei calabresi. Si arresta la spesa anche nell’alimentare, dopo tre anni positivi, e si ferma quasi a cinque punti percentuali sotto i livelli pre-cri-

si. Peraltro, la dinamica dei prezzi alimentari sia lo scorso anno che nei primi sette mesi del 2019 resta perfettamente allineata all’inflazione generale e, guardando al medio periodo, i prezzi alimentari italiani sono cresciuti meno della media europea. Prudenti e guardinghi, gli italiani non solo indirizzano le loro principali voci di spesa a beni di prima necessità e servizi (il 64% dichiara di “spendere solo per il necessario”), ma hanno allentato gli investimenti finanziari privilegiando i depositi bancari e alimentando le loro riserve di liquidità. C’è più denaro circolante rispetto al periodo pre-crisi e continua ad aumentare il tasso di risparmio delle famiglie: era il 7,8% nel 2017, l’8,1% nel 2018 e già 8,4% nel primo trimestre 2019.

Lavoro

Sul fronte del lavoro, se è vero che le previsioni sull’occupazione continuano a essere seppur minimamente positive (tasso di disoccupazione nel 2018 al 10,6%, nel 2019 e nel 2020 si prevede al 10,2%) sta di fatto che oggi è la qualità del lavoro a generare più frustrazioni. Lavoriamo quantitativamente come negli altri Paesi mediterranei e dell’Est europeo ma sensibilmente di più del Nord Europa, guadagniamo però decisamente meno di tutti e deteniamo il primato negativo di produttività del lavoro. Il lavoro


“povero” porta con sé insoddisfazione in più direzioni: da un lato il 66% dei part time aspira al tempo pieno (il 50% in più della Germania), dall’altro il 32%, a fronte di una media europea del 20%, non ritiene di aver raggiunto un equilibrio fra tempo di vita e tempo di lavoro. E infatti il 50% vorrebbe un lavoro più flessibile e in grado di conciliarsi maggiormente con la vita personale.

Consumi

Tre gradi più alti di temperatura previsti entro fine secolo portano con sé una perdita di 23 punti percentuali del Pil pro capite, una marcata concentrazione di ricchezza a favore di alcuni Paesi (del Nord) a scapito di altri (dell’e-

misfero sud). In questo scenario l’Italia è tra i 5 Paesi più vulnerabili d’Europa e il cambiamento climatico ha già generato effetti importanti: negli ultimi 15 anni sono spariti 1 su 3 alberi da frutto, 500 ettari tra Sicilia e Calabria sono già oggi destinati alla coltivazione di frutta esotica, mentre le temperature che si innalzano hanno fatto aumentare la concentrazione di mercurio nei pesci. Evidenze che filtrano nella coscienza collettiva degli italiani e fanno breccia nei loro comportamenti di vita e di consumo. In tanti sognano un’abitazione eco-sostenibile (55%), comprano sempre più spesso vestiti (13% oggi e 28% in futuro) e automobili verdi (auto ibride +30% ed elettriche +148%) e si rivolgono alla cosmesi green (la sceglie 1 donna su 4)). Tutti i prodotti che hanno una certificazione associata al tema registrano nei primi sei mesi dell’anno una variazione positiva: è il caso

dell’UTZ +21,5%, del Friend of the Sea +2,8%, del bio (+4,6%) e persistono atteggiamenti quotidiani responsabili. Così l’88% dei nostri connazionali fa la raccolta differenziata in modo meticoloso e il 77% utilizza elettrodomestici a basso consumo energetico. Avere un brand legato alla sostenibilità è in questo momento riconosciuto dai consumatori italiani come un valore aggiunto insieme a pochi altri criteri di riferimento condivisi. La sostenibilità è una componente fondamentale della reputazione d’impresa, in un contesto dove langue la fedeltà e la voglia di cambiamento regna sovrana: 9 italiani su 10 ammettono di tradire nel carrello della spesa e l’87% abbandona sempre più spesso i programmi di fidelizzazione proposti. Ecolo-

gisti convinti anche nel cibo, il 68% degli italiani si ritiene favorevole a far pagare un supplemento per i prodotti in plastica monouso, così da disincentivarne l’acquisto. Impegnati a rincorrere il lavoro e a gestire la vita personale, gli italiani abbandonano inoltre i fornelli di casa a dispetto della passione per la cucina e questo li porta a far crescere la spesa per la ristorazione extradomestica: 83 miliardi la spesa per consumi alimentari fuori casa nel 2018. E anche quando mangiano in casa preferiscono cibi pronti o rapidi da preparare: è boom del food delivery che è utilizzato dal 26% della popolazione. Negli acquisti al supermercato vince l’instant food (+9,3% in un anno) e tra le nuove tendenze approdate nella grande distribuzione si ritaglia uno spazio preponderante l’offerta di sushi, di cui il 42% degli italiani è un assiduo acquirente. Non è un caso quindi che, nel mentre si ridu-

Le strategie di Coop Italia

I

n un quadro di raffreddamento dei consumi e di accelerazione dei trend di fondo nei comportamenti delle persone, Coop ha avviato nel 2019 una revisione profonda delle sue politiche. «Da un lato abbiamo fortemente potenziato le scelte consumeriste sull’ambiente, sul benessere alimentare e sulla convenienza dell’offerta, dall’altro si è realizzato un cambiamento negli assetti interni di Coop Italia e di ANCC che ci permetterà di affrontare con più forza i nodi strategici del futuro – spiega Marco Pedroni, presidente Coop Italia –. A fine settembre lanceremo una nuova campagna di informazione e comunicazione che evidenzierà lo stretto rapporto tra i valori di Coop e la sua offerta di prodotti e servizi. Il prodotto a marchio Coop, che continua a crescere nelle quote, sarà il perno delle nostre azioni future e lavoriamo su questo in stretta correlazione con la propensione green degli italiani e le loro scelte d’acquisto, come evidenziato nel Rapporto Coop. Le vendite Coop nel 2018 sono state di 13,4 milioni di euro, nel 2019 stimiamo una conferma di questo dato, in un quadro che vede da un lato la razionalizzazioni della rete e dall’altro un numero limitato di nuove aperture. In questa fase gli investimenti di Coop sono di oltre 500 milioni rivolti in gran parte al miglioramento dell’offerta nell’attuale rete di punti vendita».

ce per la prima volta la spesa per smartphone (-1,6% da gennaio a luglio 2019), esploda il fenomeno delle instant pot: le pentole elettriche (+72,8% le vendite nei primi 7 mesi dell’anno) che promettono successi culinari istantanei. In questa rivoluzione gastronomica si perdono di vista anche il concetto di “portata” e al primo e secondo piatto della tradizione si privilegiano gli snack sia dolci che salati, frutta e verdura meglio se già confezionate, le barrette sostitutive dei pasti e tutto ciò che può rappresentare un piatto pronto. Mentre nel bicchiere vincono le tradizionali bollicine (prosecco e spumanti), la birra (boom con 7 milioni di ettolitri bevuti nei primi 6 mesi del 2019) e la nuova moda delle acque aromatizzate (negli ultimi 12 mesi le vendite a valore registrano un +164,7%) a fronte di un calo delle bibite gassate. Il carrello degli italiani si riempie inoltre di fibre e proteine, a scapito di grassi e carboidrati. Il 2019 segna anche il grande ritorno della carne (+3,5% le vendite nel 2019), soprattutto italiana. L’italianità è infatti l’altro tema chiave se si fotografano le tendenze in fatto di cibo e arriva a contare di più persino del sapore e del prezzo: il 78% è rassicurato dall’origine 100% italiana e questi prodotti crescono del 4,8% in un anno (2018 su 2017) A.P. ottobre 2019 | retail food

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Dossier shopping mall Taglio nastro

Belpò, un modo nuovo di essere centro Di Andrea Penazzi

Il superamento della classica formula commerciale, fondata sull’offerta alimentare e fashion, vede nel complesso di San Rocco al Porto (LO) un punto di svolta. Nel mall che gravita su Piacenza, Ceetrus ha tradotto in realtà i nuovi valori che caratterizzano l’azienda, improntati sulla creazione di spazi di vita

H

a raggiunto un nuovo step la rivoluzione dei centri commerciali, sempre meno “commerciali” e sempre più dei veri e propri social hub. Questo percorso, dopo aver potenziato e organizzato la ristorazione attorno al format della food court e più di recente della food hall, in sinergia talvolta con soluzioni leisure, vede consolidarsi una proposta dedicata ai servizi per la cura della persona. Se anche quest’ultima tipologia di proposta, in principio con cliniche dentistiche, ha trovato spazio

nelle gallerie già da diversi anni soprattutto nei grandi mall o nei bacini ad alto tasso di competizione, il caso del rinnovato e ampliato centro Belpò vicino a Piacenza può considerarsi un progetto pilota: una formula che ha messo a regime un’intera piastra di migliaia di mq di Gla rivolta esclusivamente a soddisfare le esigenze di benessere dei visitatori. Primario ma non più sufficiente ad alimentare flussi e fatturati, il fashion è stato potenziato e contemporaneamente affiancato da un’ampia offerta food, da un parco commer-

ciale dominato dal segmento casa e soprattutto da un intero piano, quello superiore, dedicato alla salute, allo sport e, ulteriore novità per il mercato degli shopping center, al coworking. Una rivoluzione, quindi, condotta da Ceetrus, che a Belpò ha dato corpo al nuovo sistema valoriale alla base della propria recente trasformazione. Rivoluzione che troverà ulteriori applicazioni nei progetti in via di realizzazione nel quadrante milanese, tra Merlata Mall (destinato a essere il più grande shopping center entro i confini del comune meneghino), Milanord2 a Cinisello Balsamo in partnership con LSGI Italia e l’ampliamento del mall di Rescaldina.

Restyling e ampliamento

Inaugurato nel 1992 con un solo livello commerciale, parcheggi sia a raso che in copertura, e una classica impostazione ipercentrica con galleria fronte cassa a supporto, l’ex Auchan Rocco al Porto, oggi Belpò, ha conosciu-

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Dossier shopping mall Taglio nastro Proprietà Ceetrus Commercializzazione gestione Ceetrus

Località San Rocco al Porto (LO)

PROGETTO IN PILLOLE

25 milioni di euro galleria

Fonte: ©Edifis Intelligence

12.300 mq

Gla parco

commerciale 6.500 mq

Inaugurazione III fase + retail park estate 2019

Gla totale 28.900 mq

to un primo ampliamento nel 2004. Ampliamento che ha portato alla realizzazione del secondo livello commerciale e a una Gla di 7mila mq da aggiungersi all’ipermercato di circa 10mila metri quadrati. Dopo aver sofferto la chiusura del ponte sul Po nel 2009, si è creata la necessità di un rilancio e quindi di un’ulteriore extension sia per allargare la catchment area sia, soprattutto, per penetrare meglio nel bacino primario. Bacino com40

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Tipologia

Centro polifunzionale

Investimento Gla

Localizzazione Extraurbana

Livelli commerciali 2 Ipermercato 10.100 mq Numero di negozi Oltre 60

Medie superfici di vendita 9 (5 interne e 4 nel retail park)

preso prevalentemente nella città di Piacenza e che Ceetrus stima in circa 217mila persone nell’isocrona dei 25 minuti di spostamento in automobile. Va sottolineato che, nonostante l’automobile costituisca il mezzo preferito per raggiungere la location, Belpò è raggiungile anche dal sistema di trasporto pubblico locale e in bicicletta in virtù di una pi-


sta ciclabile che, in tutta sicurezza, prosegue sul ponte e conduce in pochi minuti alla città emiliana. Nel settembre del 2018 sono iniziati i lavori propedeutici al nuovo intervento e parallelamente l’attività di commercializzazione, mentre a gennaio 2019 è partito il cantiere della galleria. Pochi mesi dopo, nelle date del 19 giugno e 20 luglio ha preso il via ufficialmente la terza vita dello shopping center lombardo, con l’inaugurazione della galleria ammodernata e ampliata e del parco commerciale ubicato nel parcheggio a raso prospiciente.

Co-working, centro diagnostico, fitness center, centro dentistico e (forse) clinica veterinaria: il mall come piazza urbana accessibile, riparata e protetta L’operazione ha portato in dote 5.300 mq di nuova Gla nel mall e 6.500 mq di Gla nel retail park, per un totale di quasi 29mila mq di superficie lorda affittabile, oltre all’incremento della dotazione di parcheggi, passati da due a tremila unità, al potenziamento dell’infrastruttura viaria di supporto e al renaming del centro stesso, che ha coinvolto commercianti e clienti con un sondaggio lanciato via Facebook. In termini di negozi, le unità sono passate da 38 a 60 nel centro, cui si aggiungono le quattro medie superfici esterne. Mentre il beneficio sui flussi dovrebbe tradursi in un +20/30%, con prospettive sino a quattro mi-

lioni di visitatori l’anno. Nel complesso l’investimento si aggira sui 25 milioni di euro. Oltre ai numeri, il nuovo intervento ha di fatto raddoppiato la galleria con la particolarità di aver insistito sul fronte del centro commerciale, quindi nell’area di parcheggio, e non sui lati. Questo ha portato all’avanzamento degli ingressi e alla realizzazione di due corridoi attorno ai quali è stato allestito il cantiere. Parallelamente sono stati condotti i lavori per realizzare, in un’unica stecca, le quattro medie superfici del retail park. Nel mall preesistente si è provveduto invece ad ammodernare pavimentazioni, controsoffitti e illuminazione, nell’ottica di armonizzarli con la nuova area di intervento, sono stati sostituiti anche gli ascensori e cambiate le scale mobili, le quali sono state spostate di sede per favorire la circolazione dei flussi sui due livelli. Nel complesso lo stile architettonico, progettato soprattutto in house dall’ufficio tecnico di Ceetrus a Milano, è ispirato al territorio e si rife-

risce alla tradizione della campagna padana e alle cascine lombarde. Sotto il profilo green, sono state installate illuminazioni, scale mobili e sistemi di climatizzazione più efficienti, oltre ai pannelli fotovoltaici in copertura del parco commerciale. E nel prossimo futuro verranno installate nel parcheggio delle colonnine per la ricarica delle auto elettriche.

Focus su food, casa e servizi

Il nuovo Belpoò vanta un’offerta raddoppiata nelle dimensioni, con 60 negozi e tanti servizi. In galleria sono arrivati, già con l’inaugurazione della nuova area, brand come Cotton&Silk, Pandora, Bata, Golden Point, Wycon, l’ottica Nau! e la libreria Giunti al Punto. Mentre, nel parco esterno, sono entrati contestualmente al taglio del nastro gli store di Maisons du Monde (circa 1.500 mq), Scarpe&Scarpe (circa 1.400 mq) ed Euronics (circa 1.500 mq). Le medie superfici interne di OVS e JD Sport, e an-


Dossier shopping mall Taglio nastro cora Idexé, sono tra i principali marchi che hanno inaugurato in un secondo momento, così come Happy Casa che è andato a completare il retail park posizionandosi su una superficie di 2.400 metri quadrati. Tra gli altri inserimenti nel mall spiccano SarniOro e Bluespirt, che hanno valorizzato l’offerta di gioielleria presidiata in precedenza da Stroili, che a sua volta è stato riposizionato in un’unità fronte cassa ipermercato prima allocata a Franco Gioielli. Il segmento profumeria, rappresentato prima dell’estate da Marionnaud, ha visto l’ingresso di Allscent. E ancora, Lindt ha avviato uno store temporaneo dove effettua servizio di sola vendita, senza somministrazione, ma che potrebbe trasformarsi in un secondo momento in un negozio fisso. Mentre sull’abbigliamento si annoverano gli opening di Camomilla Italia, Mixerì, Nuna Lie e lo store donna del player locale multimarca Ceylon, che ha presto raddoppiato con un altro punto vendita per l’uomo. Nel complesso, l’attività di leasing ha lavorato per copri-

re efficacemente tutti i settori, senza sbilanciarsi sulla parte di abbigliamento. Ancora da commercializzare, invece, una media superficie di circa 800 mq, caratterizzata da due altezze differenti del controsoffitto, rispetto alla quale le trattative sono in corso. Anche l’area dedicata alla ristorazione è stata completamente rinnovata, con un’offerta che spazia dalla cucina tradizionale ai sapori internazionali, con insegne quali Alice Pizza, Roadhouse Restaurant che ospita un corner Calavera, La Piadineria e in un secondo momento anche con una gelateria, Löwengrube e Sushiko. Quest’ultimo era già presente nel mall prima dell’ampliamen42

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to. La nuova food court, dotata di sedute sia pertinenziali sia in condivisione e di vari servizi tra cui la ricarica dei device elettronici, è accessibile anche la sera con orario prolungato e verrà utilizzata per spettacoli ed eventi di intrattenimento, grazie anche alla presenza di un maxi schermo. Dopo le prime settimane di attività, Ceetrus ha reso noto che i numeri generati della nuova piazza di ristorazione si sono dimostrati subito positivi. Ma la vera particolarità di Belpò si riscontra al piano superiore, dove, a partire dal mese di settembre, sono stati ospitati spazi innovativi dedicati alla condivisione, alla salute, allo sport e molto altro. Nel merito di quest’operazione, nei mesi precedenti la nuova inaugurazione l’ufficio leasing di Ceetrus ha via via spostato la maggior parte dei negozi posti al primo livello in quello terreno, come GameStop, Okaidi e Sonny Bono. L’unica eccezione, oltre ad Arcaplanet che non ha trovato una nuova collocazione, è data da Foot Locker che potrebbe rimanere nella sua posizione storica per sfruttare i flussi garantiti dal fitness center di mille mq di prossima apertura, che a sua volta troverà posto nell’unità commerciale antistante in precedenza occupata da Euronics (il player di elettronica di consumo insisteva su due livelli e ora si trova nel parco commerciale). L’altro ingresso molto atteso è quello del Centro Diagnostico, con previsione di apertura a marzo 2020, mentre ha già aperto al pubblico, a inizio settembre, l’area di 600 mq dedicata al co-working. Questo spazio, frutto dell’accordo siglato tra Ceetrus Italy e Catalitic, società specializzata nel settore del coworking, rappresenta il primo in Italia all’interno di un centro commerciale, e si propone come sede di lavoro fruibile, con conve-

nienza e flessibilità, da professionisti, freelance, agenti, PMI, e startup, e dalle aziende che praticano lo smart working e sono alla ricerca di spazi moderni, funzionali e più facilmente raggiungibili dai dipendenti. E anche per associazioni del territorio e soggetti interessati a fruire di spazi per riunioni, eventi e corsi di formazione. La dotazione include connessioni di rete ad alta velocità, un’ampia sala riunioni attrezzata prenotabile per un’ora o per un giorno, aree di lavoro open space e uffici chiusi. Inoltre, sono disponibili spazi funzionali comuni (link zone), servizi di segreteria, spazio lettura e zona relax. I coworker potranno usufruire di speciali convenzioni con i negozi presenti nel centro commerciale e i tenant del centro potranno accedere a tariffe dedicate per l’utilizzo di uffici giornalieri o della sala riunioni per eventi di formazione del personale. Al piano superiore è già presente un’area bimbi, che verrà ingrandita, ed è in fase di valutazione una superficie di 300 mq nella quale potrebbero trovare spazio una piccola ristorazione bar e una clinica veterinaria. L’offerta di servizi si completa con il pre-esistente centro dentistico DentalPro. L’ingresso al livello superiore, direttamente dal parcheggio in copertura, permettere e permetterà, con l’arrivo dei vari player, orari di apertura differenti da quelli dell’ipermercato e della galleria, così come la food court può avvantaggiarsi di orari prolungati nelle fasce serali rispetto al resto dei negozi. La presenza degli Amazon Locker rappresenta un ulteriore passo verso la convergenza tra off e online del centro commerciale. Last but not least, l’ipermercato. L’àncora alimentare, attualmente a insegna Auchan, si estende su oltre 10mila mq e rappresenta, in potenza, uno spazio di ampliamento e valorizzazione della galleria qualora venisse ridotta su metrature più in linea ai trend di mercato. Tuttavia, sarà fondamentale capire come cambierà la proprietà della stessa dopo la cessione dell’intera rete di Auchan Retail Italia avvenuta nei mesi scorsi. ¢


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Ammu: cannoli siciliani da Milano a Roma

A

mbasciatore della tradizione dolciaria siciliana, prima a Milano con l’esperienza a Expo 2015 e nel 2016 con un temporay shop in corso Magenta, poi a Roma grazie all’ingresso di un partner, Ammu ha collezionato ad oggi sei aperture e si appresta a realizzare nuove operazioni con l’inizio del 2020. Intervistato a pochi mesi dall’ultimo taglio del nastro, in via Broletto a Milano con la consulenza immobiliare di Engel & Völkers Commercial, Stefano Massimino, cofounder insieme alla moglie Marzia Capace, ha raccontato a retail&food i fattori chiave alla base del successo del format, che potremmo sintetizzare in un assortimento di qualità con il 98% delle materie prime di provenienza siciliana, in uno sviluppo delle rete di vendita ponderato e sostenibile, e nell’attenzione al servizio alla clientela. Ripercorriamo la storia di Ammu, dalla nascita del format dopo il successo a Expo 2015 alla realizzazione dei primi locali, fino al presente e quindi uno sguardo al prossimo futuro. Nel 2016, dopo l’esperienza di Expo, l’obiettivo era di verificare la presenza di una domanda inespressa a Milano, uno spazio di mercato legato alla pasticceria siciliana. Di conseguenza abbiamo aperto un temporary store al civico 12

L’insegna in pillole Punti vendita 6 Dimensione format 30/40 mq Canali urban, centri commerciali urbani

Investimento per PDV 50/60mila euro Obiettivo fatturato/anno per PDV 300mila euro 44

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Fonte aziendale

Scontrino medio 7 euro

di corso Magenta, della durata di sei mesi, nel corso dei quali abbiamo studiato non solo l’efficacia della proposta commerciale ma anche la città stessa di Milano, i suoi flussi, ecc. Da questa prima attività abbiamo dedotto che il format avrebbe avuto una dimensione ottimale di circa 30/40 mq, anche se poi abbiamo aperto anche un locale più grande, in corso Garibaldi, e nel 2020 ne avvieremo un altro di ben 120 mq, dove porteremo una proposta sia dolce sia salata. Assortimento, quest’ultimo, che stiamo già sperimento nel locale di corso Garibaldi e che si compone di pochi prodotti ma altamente rappresentativi della tradizione siciliana, tutti rigorosamente preparati al momento, come l’arancino, la caponata e ancora formaggi e salumi tipici. Sottolineo che parallelamente stiamo lavorando all’implementazione della comunicazione e all’immagine in store, con soluzioni sempre fresche e moderne. Come si articola ad oggi la rete di vendita Ammu? Ci sono quattro locali a Milano, in corso Magenta al civico 32, in corso Garibaldi, in corso di Porta Romana e da ultimo in ordine di tempo in via Broletto. E due a Roma, di cui il primo per noi all’interno di una food court di un centro commerciale, ancorché urbano, posizionato sull’Appia Nuova. Il nostro obiettivo è sempre quello di aprire nei centri storici ma a Roma, a causa della normativa locale, non è semplice, per cui il centro commerciale può diventare un facilitatore. Quali sono i numeri dell’insegna in termini di scontrino medio, referenze, investimento per singolo locale, fatturato annuo per punto vendita e incidenza tra asporto e somministrazione? Lo scontrino medio è di 7 euro perché in genere si compone di più di un prodotto, ma il dato oscilla in base ai negozi e alla fasce orarie. Ciò è reso possibile dal fatto che mettiamo in esposizione un gran numero di referenze, circa 200, che tuttavia nel periodo estivo vengono ridotte per poi tornare a regime a settembre. L’investimento per realizzare un singolo punto vendita di 30-40 mq è di circa 50-60mila euro, dato cresciuto rispetto alle prime aperture quando puntavamo quasi esclusivamente sulla qualità del prodotto e sulla valorizzazione economi-

Marzia Capace e Stefano Massimino, cofounder di Ammu ca del personale; mentre il fatturato annuo si posiziona sui 280-300mila euro. Chiaramente per un locale di 120 mq l’importo dell’investimento sarebbe decisamente più consistente. Per quanto concerne, invece il rapporto tra vendita e somministrazione, le percentuali sono rispettivamente 60- 40%, anche se ovviamente i numeri variano da punto vendita a punto vendita: ad esempio, in quello di corso Magenta si lavora quasi esclusivamente sull’asporto, che raggiunge punte dell’80%, mentre in quello di via Broletto è il contrario. Ciò è da spiegarsi con il fatto che il locale è stato aperto in un periodo estivo, tra maggio e giugno, per cui il cliente non è ancora abituato a portare via il prodotto. Per potenziare l’asporto siamo molto attenti a dare un servizio di comunicazione e prenotazione anche online, attraverso i social network, il sito internet, l’email e il delivery che recentemente abbiamo ridiscusso con i vari player. È fondamentale infatti che il prodotto arrivi al cliente in condizioni ottimali. Sottolineo infine che tra off e online manteniamo sempre lo stesso pricing. Quali sono i progetti di crescita per il futuro? Siete alla ricerca di potenziali partner? Premetto che non credo nella formula del franchising, perché ritengo che nel food sia difficile condividere la vision del progetto. Al contrario valutiamo con piacere manifestazioni di interesse da parte di potenziali investitori e a dimostrazione vantiamo già due partnership attive, una su Milano e l’altra su Roma. Ma sottolineo che non siamo interessati al mero contributo economico bensì, piuttosto, a condividere opportunità interessanti sul mercato. Guardando al futuro mi sarebbe piaciuto estendere la rete in altre città italiane ma, ad oggi, abbiamo valutato di consolidare la nostra presenza in queste due realtà, Milano e Roma, allargandoci eventualmente a contesti limitrofi come, in Lombardia, Monza o Pavia. Dopo l’esperienza a Mapic Food maturata lo scorso maggio, stiamo valutando infine operazioni anche all’estero, da condursi rigorosamente attraverso partner locali. A.P.


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Pane e olio? La bruschetta che vale una catena VALUTAZIONE

Locale Cucina Personale Sito web

L

a Bruschetteria Redoro è un locale dove degustare le bruschette artigianali nel cuore di Verona. A un passo dall’Arena e da piazza Brà, è nato in primavera questo nuovo concept che mette al centro della propria offerta uno dei prodotti italiani più significativi e di valore, l’olio extra vergine di oliva cento per cento Italiano. La scelta premiante della nuova proposta è di aver costruito attorno alla bruschetta la possibilità di presentare, promuovere e quindi vendere l’olio di produzione propria. Pane e olio è forse il piatto più antico della tradizione della cucina mediterranea. L’idea della bruschetteria nasce dall’entusiasmo con cui i clienti che vanno al frantoio dell’azienda a Grezzana apprezzano da sempre la degustazione dell’olio offerto con una selezione ricercata e tradizionale delle bruschette, e quindi di portare l’esperienza di degustazione a tutti. Da un punto di vista del concept colpisce la grande coerenza progettuale ed espositiva che ha voluto mettere in scena e far rivivere attraverso la scelta dei materiali, delle immagini e dei colori le atmosfere della vita degli uliveti veneti e dei frantoi della tradizione. Un plauso particolare va alla soluzione con cui è stato affrontato il tema cucina: non esiste una vera e propria area dedicata ma tutte le esigenze sono state risolte attraverso l’attento e parsimonioso uso degli spazi e delle tecnologie di preparazione e cottura. Da rivedere il tema dei colori perché: se da un lato il verde utilizzato esprime coerenza, dall’altro rischia di diventare scontato e privo dell’effetto sorpresa.

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2 locali per un totale di 70 mq banco operativo 10/12 mq 1 cuoco + 2 assistenti in sala www.bruschetteriaredoro.it

Il menù, molto attento al prezzo finale, propone una vasta e completa selezione di bruschette davvero per tutti i gusti e fantasie. La comunicazione presenta un design semplice che favorisce soprattutto una comprensione della proposta all’ospite internazionale. Il locale propone un vasto assortimento di prodotti genuini e, oltre alle specialità Redoro, sono compresi alcuni gelati all’olio a completare il menu. L’iniziativa merita un significativo successo per: • Il coraggio con cui è stato messo al centro il prodotto principe senza preoccuparsi troppo di offrire un menù generico e privo di personalità. • La soluzione costruttiva dello spazio preparazione e cottura che rende il concept ideale anche per piccole location in centro città e nelle food court più prestigiose. • La formazione del personale preparato nel descrivere tutte le caratteristiche del prodotto, capace di coinvolgere il cliente in un racconto ricco di valori, suggestioni e informazioni. • 'La scelta di un listino che ha nel costo delle bruschette un prezzo sostenibile e attrattivo e che lascia al design del locale il compito di selezionare il prospect privilegiando un cliente culturalmente attrezzato capace di apprezzare le cose buone e genuine ricche di storia e di tradizione.


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N O V IT À


Abbigliamento donna: crescono export e online La nota economica 2018-2019 redatta dal Centro Studi di Confindustria Moda per Sistema Moda Italia, resa nota pochi giorni prima l’avvio della 14° edizione di Super, il salone prêt-à-porter e accessori donna di Pitti Immagine, conferma le difficoltà per il canale brick&mortar, mentre export e online continuano a crescere

L’

industria italiana della moda femminile, comprensiva di vestiario esterno, maglieria, camiceria e abbigliamento in pelle, resta caratterizzata da una dinamica di segno positivo, riconducibile in via principale alle performance ottenute oltreconfine. Sulla base dei dati elaborati dal Centro Studi di Confindustria Moda, nel 2018 il turnover di settore ha messo a segno un aumento del +1 per cento. In un anno il womenswear guadagna, pertanto, circa 125 milioni di euro, portandosi di poco oltre i 13,3

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miliardi. Il tasso di crescita settoriale registrato a consuntivo risulta, dunque, ampiamente superiore rispetto alle stime rilasciate lo scorso febbraio (+0,5%), in virtù di un andamento dell’export decisamente più favorevole di quanto più prudentemente si era prospettato alla luce del deterioramento del contesto congiunturale, che, tuttavia, ha influito solo in parte sul settore del womenswear italiano. Nell’ambito della filiera Tessile-Moda nazionale il womenswear riveste un ruolo di primo piano, assicurando il 24,3% del fatturato complessivamen-

te generato. Analogamente a quanto registrato nel più recente passato, l’evoluzione positiva ha interessato in via esclusiva la confezione (+2,9%), mentre tutti gli altri comparti della moda donna si sono mossi in area negativa. La camiceria e la maglieria hanno chiuso l’anno in calo rispettivamente del -3,9% e del -1%, mentre l’abbigliamento in pelle ha ceduto il 7,4 per cento. Con riferimento al valore della produzione effettuata in Italia (variabile calcolata al netto dei proventi derivanti dalla commercializzazione di prodotti importati) il bilan-

AKAstudio

Analisi di mercato


, Rino Mazzocchi e Cinzia De Gaspari,

presidente e amministratore delegato di Mixerì S.p.a.

Super: 5.800 buyer da 50 Paesi

L

a 14° edizione di Super, il salone accessori e prêt-à-porter donna di Pitti immagine (Milano, 19-22 settembre), ha registrato oltre 5.800 buyer intervenuti da 50 Paesi. Circa 100 i marchi che hanno presentato le loro collezioni per la primavera-estate 2020, di cui il 40% dall’estero. I buyer internazionali hanno superato le 1.100 presenze (circa il 20% del totale), in flessione tuttavia rispetto ai 1.200 di un anno fa. Tra le performance positive ci sono state quelle dei compratori da Francia, Stati Uniti e Olanda, in calo Giappone, Germania e Grecia. Per i buyer italiani, una crescita di quasi l’1 per cento. Tra i top buyer internazionali intervenuti ci sono stati Alan Bilzerian (Stati Uniti), Baycrews (Giappone), Galeries Lafayette (Francia), El Corte Inglés (Spagna), Harvey Nichols (Hong Kong), Hyundai (Corea), Isetan (Giappone), Vakko (Turchia), mentre tra quelli italiani Biffi Boutique, Bini Silvia Passeggiata, Dell’Oglio, La Rinascente, Sugar e Tessabit.

Il 2018 ha visto il settore dell’abbigliamento in generale, e quindi anche donna, in sofferenza in termini di consumi. Qual è stato l’andamento delle vendite di Mixerì e quali sono le aspettative per la seconda parte dell’anno? È innegabile che il settore abbigliamento stia attraversando un momento non favorevole, ma, nonostante ciò, Mixerì continua ad avere un trend positivo dato anche dal non aver voluto procedere, negli anni passati, con aperture azzardate di punti vendita, che avrebbero necessariamente portato, negli anni successivi, a una flessione inevitabile, ma ricercando investimenti mirati e consoni con il nostro andamento. Crediamo molto in quello che facciamo, amiamo il nostro marchio, la nostra azienda e i nostri negozi. È per questo che le nostre decisioni di apertura di punti vendita sono sempre molto ponderate. Guardando alla vostra rete di vendita, quanti sono i negozi in Italia, quante le nuove aperture nella prima parte del 2019 e quante quelle complessive previste per l’anno in corso? Attualmente, la nostra rete conta 30 punti vendita a marchio Mixerì, di cui il 90% aziendali e il 10% partner e franchising. Nei primi sei mesi del 2019 sono stati inaugurati due nuovi negozi: uno nel centro commerciale Belpò, che è stato ristrutturato e ampliato, e uno a Loano, una località turistica della riviera ligure dove siamo già presenti da 10 anni con uno store ad Alassio. Contiamo, entro la fine dell’anno, di riuscire ad aprire un nuovo punto vendita all’estero dove siamo già presenti con un negozio Mixerì ad Abu Dhabi. Presidiate quasi esclusivamente il canale distributivo dei centri commerciali, ma vantate presenze anche nei centri città. Quali vantaggi offrono i primi, quali tipologie di shopping center vi interessano maggiormente

cio settoriale mostra un cambio di passo, nell’ordine del -1,8% su base annua, a fronte di un approvvigionamento dall’estero in crescita su ritmi piuttosto sostenuti. A conferma delle più recenti tendenze di mercato, per la moda donna italiana la domanda interna è rimasta riflessiva, mentre la domanda estera si è rivelata ancora una volta particolarmente favorevole, come del resto ininterrottamente dal 2010. Più in particolare, nel 2018 le vendite sui mercati internazionali, grazie a un aumento su base annua del +3,1%, hanno raggiunto 8.460 milioni di euro, concorrendo così al 63,4% del turnover settoriale. Parallelamente, l’import accelera mettendo a segno una variazione a doppia cifra, pari al +10,1%, e si avvicina quindi a quota 4,8 miliardi di euro. A fronte del suddetto andamento, l’avanzo commerciale della moda donna si porta sui 3,7 miliardi di euro, In calo, dunque, di circa 183 milioni rispetto all’avanzo 2017.

e quali caratteristiche, invece, devono avere le location urbane per essere attrattive? Le scelte delle location sono sempre molto ponderate, lo sviluppo nei centri commerciali è stato predominante, ma centri storici e località turistiche possono essere delle buone opportunità per nuove aperture. Quali sono le principali caratteristiche del vostro format di punto vendita? Rinnoviamo continuamente i nostri negozi con restyling che permettono al punto vendita di avere sempre un’immagine fresca, elegante e curata. Ambienti luminosi, design contemporaneo e in continua evoluzione, per far vivere alle nostre clienti un’esperienza di shopping emozionale che non si riduca al semplice acquisto del capo. Personale esperto e competente segue la cliente in ogni fase. Mixerì si presenta al pubblico con un prodotto Made in Italy a un prezzo estremamente competitivo, capace di sedurre tutte quelle donne che sono alla costante ricerca di novità. La collezione si rinnova settimanalmente, seguendo con attenzione tutte le tendenze moda. Infine, quali progetti avete destinato al tema delle vendite e dei servizi online? Le nostre clienti sono costantemente aggiornate attraverso i nostri canali social che sono seguiti quotidianamente da un team di social media manager e il canale eCommerce, in continua espansione, completa quel rapporto di fiducia che si è creato con le clienti nel corso dei 25 anni di storia del marchio Mixerì. Un’azienda italiana, che lavora con passione in una grande famiglia, dove la moda è nel cuore.

Mercato interno e distribuzione

Nel 2018, sulla base delle elaborazioni del Centro Studi di Confindustria Moda sui dati rilevati da Sita Ricerca, la moda femminile si conferma in flessione accusando peraltro un peggioramento rispetto alla dinamica accusata nel corso del 2017. L’anno solare 2018 archivia infatti una flessione che raggiunge il -3,9 per cento. Se si considera, invece, il ottobre 2019 | retail food

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g. 2.3 – L’andamento Fig. 2.3 – L’andamento del sell-out: del sell-out: analisi peranalisi canaleper distributivo canale distributivo (Var. % (Var.dei % consumi tend. deiinconsumi valore in in valore in Analisi ditend. mercato ciascun canale) ciascun canale)

Fig. 2.4 – La Fig.struttura 2.4 – La struttura distributiva: distributiva: analisi peranalisi canaleper distributivo canale distribu (% sui consumi (% suicomplessivi consumi complessivi in valore) i

Consumi per canale distributivo

Totale Altri canali

2,5% 9,4%

9,4%

Totale

2,0%

Altri canali

4,1%

2,5%

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19,7%

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Internet/On-line Sito Internet/On-line Shop Shop

tlet/Negozio Stokkista Outlet/Negozio Stokkista Ambulante

GDO

GDO

Fonte: Confindustria Moda su dati Sita Ricerca

Ambulante

15,0%

15,0%

47,4%

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Catene/Franchising Catene/Franchising Totale Dettaglio Totale Dettaglio -50

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-10 -50

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Totale Dettaglio Totale Dettaglio Catene/Franchising Catene/Franchising GDO GDO Ambulante Ambulante Outlet/Negozio Stokkista Outlet/Negozio Stokkista Sito Internet/On-line Sito Shop Internet/On-line S Altri canali Altri canali

Fonte: Confindustria Fonte: Confindustria Moda su dati Moda Sitasu Ricerca dati Sita Ricerca

(*) A differenza (*) Adella differenza Tabelladella 1, quiTabella i dati si1,riferiscono qui i dati siairiferiscono soli acquisti ai delle soli acquisti famigliedelle italiane, famiglie scorte italiane, e consumi scorteextra-familiari e consumi extraesc

Settembre Settembre 2019 2019

47,4%

la market share delle catene per valore di moda donna intermediato;

1,9%

in flessione nelle vendite dell’

15% 3,4%

La GDO a quota decremento del

, in

periodo compreso tra la primavera/estate 2018 e l’autunno/inverno 2018-2019, il sellout di moda femminile presenta una flessione pari al -2,9% in termini di spesa corrente rispetto alle corrispondenti stagioni del 2017-2018. Nell’arco temporale monitorato il calo ha colpito tutte le merceologie qui considerate, pur su ritmi differenti. Gli acquisti di camiceria contengono la flessione al -1,1%, mentre quelli di capi confezionati 50

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utivo in valore)

7,4%

Shop

Daniela Martinelli, sales manager Via Condotti

Alfonso Festa, Hr director & retail coordinator Nuna Lie

Il 2018 ha visto il settore dell’abbigliamento in generale, e quindi anche donna, in sofferenza in termini di consumi. Qual è stato l’andamento delle vendite di Via Condotti e quali sono le aspettative per la seconda parte dell’anno? Il secondo trimestre ha registrato una lieve flessione, fortunatamente dalla fine di giugno ad oggi abbiamo recuperato ampiamente. Guardando alla vostra rete di vendita, quanti sono i negozi in Italia, quante le nuove aperture nella prima parte del 2019 e quante quelle complessive previste per l’anno in corso? I punti vendita sono 76, tutti dislocati sul territorio nazionale. Nel 2019 abbiamo aperto solamente un negozio perché abbiamo in programma di iniziare l’eCommerce e l’investimento richiesto è notevole. In alcune regioni, commercialmente interessanti, quali Piemonte, Valle d’Aosta, Toscana, Campania, Basilicata e Sardegna siamo ancora in cerca del partner ideale. Quali sono le principali caratteristiche del vostro format di punto vendita? Il nostro brand ha nel portale in pietra all’ingresso e nell’insegna Via Condotti i suoi segni distintivi. Le superfici di vendita sono contenute attorno agli 80/90 mq, le vetrine sono ampie, i negozi sono posizionati in zone centrali o nei centri commerciali, si stagliano led RGB perimetrali e nicchie espositive retro illuminate e ancora l’area cassa è una bellissima riproduzione di un antico banco da gioielliere in foglia argento. A completamento, un minuzioso service di vendita assistita. Presidiate soprattutto il canale distributivo dei

clusi -familiari centri esclusi commerciali, ma vantate presenze anche

nei centri città. Quali vantaggi offrono i primi, quali tipologie di shopping center vi interessano maggiormente e quali caratteristiche, invece, devono avere le location urbane per essere attrattive? I centri commerciali offrono i servizi alla clientela che tutti noi conosciamo e apprezziamo, ogni mall ha il suo perché e sarebbe impossibile elencarne tutte le caratteristiche. Le location urbane godono di posizioni centralissime e posizionate storicamente nella memoria della clientela, possono essere attrattive se sono in grado di offrire aree parcheggio comode ed economiche, se abbinate poi a località di interesse storico/ culturale sono senza dubbio il top.

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Quanto incide il franchising nel vostro sviluppo e quali soluzioni proponete ai potenziali affiliati? Ovviamente dipende dalle potenzialità del franchisee. Dei 76 punti vendita solo sei sono diretti, gli altri tutti in franchising. Le soluzioni/strategie sono a 360 gradi, dalla fornitura del negozio completo chiavi in mano, all’espletamento delle pratiche, e ancora servizio di visual-merchandising e corsi formativi di tecniche di vendita. Infine, quali progetti avete destinato al tema delle vendite online? È un work in progress e siamo fiduciosi che sarà in linea con il trend aziendale.

La prima metà del 2019 ha visto il settore dell’abbigliamento in generale, e quindi anche donna, in sofferenza in termini di consumi. Qual è stato l’andamento delle vendite di Nuna Lie in Italia e quali sono le aspettative per la seconda parte dell’anno? L’andamento del settore abbigliamento è intimamente legato al clima. Il meteo incide fino al 20% sulle performance stagionali. Purtroppo quest’anno il caldo si è fatto desiderare e ad aprile, ma soprattutto a maggio, le vendite ne hanno risentito. Il ritardo della bella stagione si è tradotto in un ritardo del bisogno di rinnovo del guardaroba della cliente. Il buon andamento dei saldi invernali (gennaio e febbraio) e di quelli estivi (luglio) ha però bilanciato le perdite in piena stagione. Affrontiamo quindi il nuovo semestre senza “Malus”: possiamo ancora portare risultati eccellenti entro la fine dell’anno commerciale. I risultati sorprendenti di settembre ci fanno guardare ai prossimi mesi con ottimismo. Guardando alla vostra rete di vendita, quanti negozi conta? quante le nuove aperture nella prima parte del 2019 e quante quelle complessive previste per l’anno in corso? La nostra rete vendita cresce ogni anno di circa 10/15 nuovi negozi. Il 2018, tuttavia, è stato un anno speciale, dove siamo cresciuti, in termini di fatturato a parità, a doppia cifra. Questo risultato ha motivato il management a raddoppiare il piano di sviluppo territoriale per il 2019. Il business plan 2019 prevede 23 nuove aperture, di cui 15 già realizzate. A fine 2019 la nostra catena conterà un totale di 112 punti vendita distribuiti in Italia, Svizzera e Spagna. Quali sono le principali caratteristiche del vostro format di PDV? I nostri negozi sono concepiti come spazi

(maggioritari, con un’incidenza del 58,2%) e di maglieria perdono rispettivamente il -2,9% e il -3,1 per cento. Come ormai da diverse stagioni, il calo dell’abbigliamento in pelle prosegue su tassi sostenuti, pari nello specifico al -10%; tale segmento è ormai confinato all’1,3% del mercato. Osservando le performance ottenute dai singoli format distributivi, le catene, primo canale per valore di moda donna intermediato con uno share del 47,4%, mostrano una flessione nella misura del -1,9 per cento. Il dettaglio indipendente continua a perdere terreno, accusando una perdita delle vendite intermediate pari al -10,6% e detiene così un’incidenza del 19,7 per cento. La GDO passa a quota 15%, a fronte di un decremento pari al -3,4%. In ambito GDO, i grandi magazzini

ibridi tra la boutique e lo store. L’allestimento del prodotto è pensato per permettere alla cliente di muoversi in autonomia (pulizia visiva, suggerimenti di abbinamenti e total look, tutto il range taglie esposto) un po’ come succede nei grandi store del fast fashion. Allo stesso tempo però offriamo la possibilità di una consulenza professionalizzata all’acquisto: le nostre colleghe di negozio sono formate e costantemente aggiornate sulle tecniche e i trend di styling e disponibili a offrire supporto in tutto il processo di scelta e acquisto… proprio come in una boutique. Lavoriamo con metrature comprese tra i 100 e i 200 mq perché è il concept che meglio sposa questa nostra filosofia ibrida. Presidiate sia i centri commerciali che le vie dello shopping cittadine. Quali vantaggi offrono i primi e quali caratteristiche, invece, devono avere le location urbane per essere attrattive? Il nostro format funziona bene nei centri commerciali come nelle strade dello shopping. Processiamo tutte le possibilità che si aprono nei centri commerciali concentrandoci essenzialmente su variabili strutturali: numero visitatori annui, presidio dei competitor, metratura del punto vendita, posizione del locale, impatto sulla galleria (ingresso, vetrine), ecc. L’analisi è più attenta per i negozi in strada o centro storico perché i dati hard (passaggi, previsioni di fatturato) sono di più complessa reperibilità e meno stabili. Visitiamo tutte le piazze che ci vengono proposte purché siano cittadine con almeno 60mila abitanti o abbiano un flusso turistico rilevante. Abbiamo attualmente 11 negozi flagship (ad alto fatturato) di cui 5 su strada e 6 in centri commerciali, a conferma della versatilità del nostro concept.

hanno contenuto il calo al -1,5%, mentre food e grandi superfici cedono rispettivamente il -6,8% e il -6 per cento. Unico canale in controtendenza si rivela l’online, che dopo la modesta crescita del periodo marzo 2017febbraio 2018, torna a incrementarsi su tassi a doppia cifra: +40,7%, con un’incidenza del 9,4% sul totale mercato. Vendite in calo, infine, si riscontrano sia per l’outlet sia per gli ambulanti, oltre che per la residuale categoria degli “altri canali”. I primi dati di sell-out relativi alla prima parte della P/E 2019 (marzo-giungo), pur provvisori, indicano, invece, un’accelerazione del calo della confezione e una stabilizzazione per la maglieria esterna; la camiceria femminile e l’abbigliamento in pelle, invece, risultano interessate da una dinamica di crescita. A.P. ottobre 2019 | retail food

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eCommerce e digital evolution per il settore pharma

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bituati ad associare l’eCommerce alla vendita online di categorie merceologiche come scarpe, abbigliamento, accessori, elettronica e alla consegna di alimenti a domicilio, non dimentichiamo che l’evoluzione del commercio digitale sta trasformando le abitudini di consumo anche nei settori più tradizionali, come quello farmaceutico e della sanità. Il canale fisico per accedere ai servizi sanitari e acquistare farmaci online è ancora quello privilegiato dalla maggior parte della popolazione; tuttavia, l’uso degli strumenti digitali fra i cittadini italiani è un trend in aumento, soprattutto nelle fasce più giovani della popolazione. Quello del pharma, infatti, è un settore piuttosto delicato, in cui le persone tendono a riporre molta fiducia nel negozio fisico e nei consigli dei farmacisti esperti. Si tratta, inoltre, di un mercato molto normato e solo una selezione di farmaci può essere venduta online. È proprio questa, infatti, una delle ragioni che ostacolano gli eShopper all’acquisto sul web di determinati prodotti farmaceutici. In particolare, secondo gli ultimi dati presentati durante Netcomm Focus Digital Health, lo scorso 2 ottobre, il primo inibitore all’acquisto online è legato al fatto che si preferisce farsi consigliare di persona da un professionista del settore, percependo scarsa chiarezza dalle informazioni sul web. Anche l’abitudine 52

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e alcuni timori legati alla corrispondenza tra merce acquistata e recapitate e sull’integrità dei prodotti sono fattori che costituiscono un ostacolo verso la finalizzazione dell’acquisto online di farmaci. La farmacia online sta comunque guadagnando sempre più spazio e valore nel mercato italiano, per questo occorre conoscere i driver che inducono gli italiani ad acquistare online prodotti farmaceutici, tra cui certamente la comodità di riceverli direttamente a casa e la convenienza economica. Ma per i consumatori italiani, la caratteristica più importante per un sito che vende prodotti health&pharma è che sia sicuro e affidabile, mentre per chi acquista questa categoria solo in farmacia è ancora il tema della convenienza quello più sentito, e in particolare delle spese di consegna o il reso gratis. Tra i prodotti più acquistati dagli eShopper italiani risultano al primo posto vitamine, integratori e potenziatori, seguiti - in ordine - da farmaci senza obbligo di prescrizione medica, per cui il primo touchpoint rimane il consiglio di persona di un professionista sanitario; al terzo posto ci sono i prodotti naturali per la salute, seguiti da creme per la pelle e i muscoli, il cui acquisto è invece particolarmente influenzato dall’opinione di amici e parenti; al quinto posto ci sono gli accessori medici e ortopedici, per cui hanno un forte peso le recensioni e valutazioni di

altre persone sui forum o social network; in fondo alla classifica si trovano poi i prodotti per la medicazione, quelli di ottica e oculistica e quelli omeopatici. A beneficio della salute e del benessere delle persone, tuttavia, serve una riflessione più ampia sull’intero ecosistema sanitario italiano, destinato a mutare con l’applicazione delle nuove tecnologie. Il comportamento del cittadino sta già cambiando, il paziente si aspetta servizi all’altezza delle sue capacità digitali. Quello che occorre è un approccio basato sulla generazione di valore per l’intero sistema, su dati misurabili per la cura del paziente e una maggiore collaborazione. La sanità digitale è una grande opportunità per ridurre i costi di sistema, migliorare le prestazioni e la qualità della salute, sia a livello individuale del singolo cittadino, sia a livello sociale. Al centro della cosiddetta “e-Health” c’è il paziente, sì, ma gli asset per la ricostruzione del sistema devono toccare diversi punti, come l’infrastruttura, gli standard e l’interoperabilità, la gestione dei processi it, e la legislazione, le policy, la compliance. È chiaro, quindi, che uno dei fattori fondamentali in questo processo di trasformazione è rappresentato dai dati, il vero motore del cambiamento per sviluppare e supportare la ricerca in questo settore. L’intero ecosistema deve essere ripensato secondo un criterio chiamato tecnicamente value based health perché le tecnologie sono in grado di incidere sul sistema dei processi, dell’erogazione dei servizi e del benessere in un’ottica che deve essere di interoperabilità tra i presidi sanitari e informatici, di sempre maggiore ingaggio e coinvolgimento del paziente e di condivisione dei processi di benessere terapeutici e diagnostici, parte integrante del miglioramento del benessere complessivo della società contemporanea. Gli italiani sono già pronti a usufruire di servizi digitali, anche in ambito sanitario, dove già utilizzano dispositivi wearable, applicazioni per la salute e acquistano online prodotti per il benessere, come abbiamo visto dalle ultime ricerche. Anche in questo settore, dunque, la digitalizzazione è una grandissima occasione e, come consorzio punto di riferimento del commercio digitale in Italia, invitiamo i grandi e piccoli player a cogliere tutte le sfide e le opportunità che l’Italia può offrire. ¢


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Automazione, sensori e software a misura di pacco Con il boom dell’eCommerce sempre più rivenditori necessitano di un partner logistico affidabile per gestire l’inventario, movimentare le merci, consegnare i prodotti. Il futuro? La caduta dei confini fra magazzino e negozio

C’

è un filo sottile che lega i grandi player del commercio digitale e le Pmi nostrane: la logistica. Un settore sempre più cruciale per determinare il successo di un brand. Soprattutto nell’ambito retail dove la gestione dell’inventario in-store, la consegna a domicilio, l’automatizzazione del magazzino e una politica di efficientamento dei costi e delle risorse fa la differenza; parola degli esperti.

LE INTERVISTE AI FORNITORI

Valeria Mennella, chief marketing officer di MBE Worldwide

Come si sviluppa la presenza di Mail Boxes Etc nel settore della logistica per il retail? E in quali altri contesti opera l’azienda?

Valeria Mennella

In Italia abbiamo 540 centri servici sotto il marchio MBE che operano nei servizi di spedizione e logistica, mentre a livello globale se ne contano circa 2.600 in 47 Paesi. Il core business di tutti i centri sono le spedizioni anche se non siamo un corriere espresso in senso proprio dal momento che ci avvaliamo del servizio di tutti i principali plaottobre 2019 | retail food

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Focus Fornitori Logistica yer del settore. Di fatto, a seconda delle esigenze del cliente, cerchiamo la soluzione e il partner migliori da affiancargli. Ovviamente, spedizioni e logistica sono collegate. Soprattutto con il boom dell’eCommerce. Il fenomeno ha fatto sì che prendessimo in carico per i nostri clienti non solo la spedizione legata agli ordini, ma anche la gestione del ciclo endto-end. Per questo diversi imprenditori negli ultimi anni hanno iniziato ad allargare il portafoglio di servizi, soprattutto nei confronti di clienti business. Infine, siamo attivi anche nel campo della stampa e della comunicazione. Quali sono le dimensioni del business? A livello globale, il Gruppo opera con tre brand: MBE, PostNet e AlphaGraphics. Questi ultimi due gestiscono il business prevalentemente negli Usa. In termini di fatturato, dati 2018, ci avviciniamo a un miliardo di dollari generati, per il 50%, dai servizi di spedizione e logistica e, per l’altro 50%, dai servizi di stampa e comunicazione. Aggiungo che attualmente, in Italia, circa il 15% del fatturato della rete è generato da clienti eCommerce senza tuttavia differenziare in modo marcato fra servizi di logistica e di spedizione.

Quali sono i vostri partner tecnologici? Per quanto riguarda le strutture di magazzino, noi possiamo fornire un supporto progettuale ma è una scelta del singolo imprenditore quella di investire o meno sulla struttura. La clientela, infatti, è molto differenziata: da chi ha un magazzino di proprietà a chi lo affitta, passando per chi si appoggia a strutture terze. Diverso il discorso per quanto riguarda la gestione di questi siti. Da poco abbiamo iniziato a lavorare su una soluzione software targata MBE in collabora56

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zione con Advise, piccola start-up italiana che ha già sviluppato in proprio l’app Magazzino Perfetto e ora la adatterà alle esigenze della nostra rete. Secondo quali caratteristiche? Il cliente eCommerce classico, quindi piccola media impresa italiana che fino a poco tempo fa vendeva solo tramite il canale retail e decide di spostarsi sul digitale oppure che sceglie di differenziare i magazzini perché i flussi delle merci sono differenti, ha bisogno di un contatto diretto con MBE. Attraverso la nostra app, quindi, non appena il cliente effettua una vendita a noi arriva la richiesta di gestione dell’ordine. Quest’ultimo, spesso, è composto da diversi prodotti che vengono riuniti nello stesso pacco da un nostro addetto al magazzino. Per supportarlo in questo assemblaggio, il software si occupa della gestione in tempo reale dello stock, indica la posizione di ogni singolo articolo scaffalato all’interno del magazzino e, contemporaneamente, conteggia le operazioni manuali necessarie. Una metrica fondamentale per capire il valore aggiunto che riusciamo a offrire al cliente. Un esempio? Ci sono clienti nel settore beauty che ci chiedono di spruzzare del profumo all’interno di ogni confezione prima di chiuderla. Una personalizzazione su cui vogliamo fare la differenza rispetto ai grandi player della logistica. Qual è l’ultimo progetto realizzato? Nell’ultimo anno e mezzo abbiamo registrato un vero e proprio boom di aziende della

cosmetica. Sia italiane che straniere. Molto spesso, quest’ultime non sono direttamente presenti nel nostro mercato ma vi entrano tramite l’eCommerce appoggiandosi a noi come partner logistico. È il caso di un player che, attraverso il nostro centro di Moscova, a Milano, effettua circa 20mila spedizioni al mese direttamente al consumatore. Si tratta di ordini di piccola dimensione, unodue prodotti, che consegniamo direttamente all’acquirente. Logistica e retail si stanno sempre più avvicinando. Quale sarà, secondo lei, la traiettoria di questo incontro? Come MBE posso dire che abbiamo una posizione favorevole per giudicare il fenomeno dal momento che, prima di tutto, siamo una realtà retail su strada che da poco ha attivato il proprio portale eCommerce. Per nostra stessa esperienza abbiamo notato che retail e logistica coesistono, a volte si sovrappongono ma per la maggior parte dei casi rispondono a logiche di acquisto differenti. Insomma, ci sarà sempre chi vorrà entrare in negozio, parlare con qualcuno, toccare il prodotto. Inoltre, i flussi di merce sono ancora molto differenti e questo comporta la necessaria coesistenza dei due aspetti; magari in un’ottica omnicanale. Al centro del dibattito c’è anche la questione della sostenibilità, sia ambientale che economica. Con che approccio affrontate il tema? Collaborando con brand di grosso calibro, che già si sono posti la questione, in prima istanza beneficiamo del loro know-how e della loro sensibilità. Da parte nostra, ci concentriamo maggiormente sul packaging e sugli imballaggi al fine di ridurre l’utilizzo di plastica e carta. Infine, per quanto riguarda la consegna, abbiamo degli accordi quadro con alcune realtà a cui i nostri imprenditori possono accedere per usufruire delle economia di scala. È il caso, per esempio, delle consegne in bici che risultano molto utili per operare nelle ZTL.


LE INTERVISTE AI FORNITORI

Ugo Vivone, Italy account manager

di Fives

Come si sviluppa la presenza di Fives in Italia? Da quanto tempo siete presenti sul mercato? Fives è un gruppo francese ed è fisicamente presente in Italia con una delle aziende del grupUgo Vivone po intralogistico che ha sede a Malpensa. Qui contiamo oltre 100 dipendenti e ci occupiamo di gestire progetti di material handling nell’ambito dei servizi postali, dei corrieri espressi e, recentemente, dell’eCommerce. Per quanto riguarda la parent company francese Fives Syleps, di cui io mi occupo dello sviluppo in Italia, questa conta una forte esperienza nel mercato dei prodotti finiti alimentari per il settore food e retail: dai magazzini automatici alle piattaforme di pallettizazione robotizzata, passando per una società di ingegneria che si occupa della gestione di diverse soluzioni e progetti. Negli ultimi 20 anni, alcuni di questi sono stati realizzati anche in Italia ma è solo da due anni a questa parte che Fives Syleps ha deciso di investire più decisamente nel nostro mercato dove ha creato un’interfaccia tecnica e commerciale dedicata. Quanto conta, dunque, il mercato italiano per Fives? Attualmente ancora poco. Mi spiego meglio: la società ha una fortissima leadership di mercato in Francia a cui aggiunge un mercato estero che vale per il 30% del giro d’affari. All’interno di questa quota, il mercato italiano vale meno del 10%. E proprio per questo

Fives ha deciso di investire da noi, sfruttando i rapporti industriali pregressi con realtà del calibro di Aia, Amadori e Wüber, una vicinanza geografica e una similitudine economica in termini di settore food e retail fra i due Paesi. E per quanto riguarda il settore non-food? Attualmente, solo in Francia abbiamo commesse con player non-food. Si tratta di clienti molto importanti con cui sono in ballo progetti dal valore di 70-80 milioni di euro ciascuno. In tutti i casi si tratta di realizzare intere piattaforme per magazzini logistici del retail. Nel dettaglio, quali sono le soluzioni di punta che l’azienda offre ai propri clienti? Il nostro approccio è quello di fornitori di soluzioni complete. Al loro interno ci sono: sistemi di gestione del materiale nell’area di produzione attraverso nastri trasportatori, sistemi informatici e controllo della qualità; sistemi di stoccaggio e preparazione ordini con magazzini automatici per la gestione dei colli e la movimentazione delle merci; infine, sistemi di pallettizzazione robotizzata. Quest’ultimi rappresentano le soluzioni più richieste al momento, tanto che in Italia circa il 50% dei clienti ci approcciano per questo motivo. Perché? Sostanzialmente perché le nostre soluzioni consentono di comporre pallet eterogenei, ossia con oggetti tutti diversi al loro interno. Negli ultimi cinque anni abbiamo realizzato

diverse installazioni di questo tipo che rappresentano un po’ il fiore all’occhiello della nostra offerta, dal momento che siamo fra le pochissime aziende a proporre una soluzione efficace. Chi cura l’interfaccia informatica che fa funzionare tutto il meccanismo? Realizzate tutto in house o vi appoggiate a qualche partner esterno? Le soluzioni informatiche sono tutte realizzate in casa e quindi pienamente customizzate a seconda delle esigenze dei clienti. Storicamente, infatti, Fives nasce come una società informatica e solo successivamente ha aggiunto l’automatizzazione e la robotizzazione. In particolare, sottolineo che anche i robot, che solitamente vengono acquistati da società terze, Fives li realizza internamente. Fra gli addetti al settore si sente sempre più parlare di intralogistica. Che cos’è e quale declinazione ne dà Fives? Al momento c’è una crescente necessità di ridurre gli errori nella preparazione degli ordini e razionalizzare il personale affinché sia meno soggetto a lavori onerosi. All’incrocio di queste esigenze si pone il concetto di intralogistica che ha l’obiettivo di automatizzare i vari processi di movimentazione liberando forza lavoro da destinare a mansioni meno dispendiose e rischiose. Quanto ha influito, in questo senso, il boom dell’eCommerce? E che impatto per il retail tradizionale? Molto. Basti pensare che fra le società del Gruppo Fives ce n’è una, con base a Lione, che lavora solamente in questo settore. Lo sviluppo di grandi player come Amazon e altri ha reso necessaria, soprattutto su territori “lisci” come l’Italia e la Francia, la diffusione di una piattaforma di smistamento ogni 10 chilometri quindi potete immaginare quante opportunità ci siano per i fornitori di logistica. Per quanto riguarda il retail tradizionale,


Focus Fornitori Logistica

riporto un fenomeno francese che è quello del drive-in, ossia: supermercati che permettono di ordinare online attraverso l’eCommerce e ritirare la spesa presso il punto vendita raggiungibile in auto. Una modalità che presuppone un magazzino automatico leggermente diverso da quello che potrebbe essere installato in un supermercato che consegna la merce a casa e che deve tenere conto del rapporto diretto con il cliente.

Come funziona quindi la rete di consulenza, vendita e progettazione? Noi siamo un’azienda totalmente channelcentric quindi cerchiamo di far bene il mestiere dell’innovazione rimanendo vicino alle esigenze dei clienti che poi vengono tradotte in prodotti. In generale, però, tutto quello che ha a che fare con lo sviluppo delle ap-

Gli aspetti più interessanti su cui abbiamo realizzato alcuni progetti sono, innanzitutto, quelli che riguardano il miglioramento dell’esperienza in store del cliente. Quindi, per esempio, la riduzione dell’attesa in coda alle casse attraverso i terminali mobile che adottano la soluzione Personal Shopping System che abilita i clienti a fare la spesa da soli e ormai sono arrivati alla sesta o settima generazione. Si tratta di device Android con capacità multimediali che consentono di fare marketing diretto one-to-one o localizzare il cliente all’interno del punto vendita. In secondo luogo, ci sono i progetti per il click&collect che consente ai retailer di trasformare il punto vendita in piattaforma logistica per il delivery attraverso l’adozione di terminali indossabili. Infine, ci sono tutte le soluzioni per la gestione dei resi, il mobile payment, l’implementazione della tecnologia RFID per ottimizzare l’inventario. In questo senso, una case history interessante riguarda la nostra collaborazione con Cisalfa a cui abbiamo fornito dei terminali mobile attraverso cui l’addetto in negozio può controllare in tempo reale la presenza di una particolare referenza in magazzino senza dover abbandonare, come spesso capita, il cliente per fare un salto nel retro diminuendo l’efficacia del servizio e rischiando di perdere una possibile vendita.

plicazioni mobile, con la manutenzione post-vendita, ecc. è affidata ai nostri partner. Quest’ultimi fanno parte di un programma con due percorsi paralleli: da un lato, coinvolgiamo i rivenditori nel rapporto diretto con i clienti quando, per esempio, si tratta della prima installazione, della riconfigurazione, ecc.; dall’altro lato, collaboriamo con quelle realtà che, sebbene non vendano i nostri hardware, realizzano la propria applicazione sui nostri terminali. Quali sono stati gli ultimi progetti realizzati?

Logistica e retail si stanno sempre più integrando. Qual è secondo lei il futuro di questi due settori? Un tempo si diceva che il retail fosse soprattutto una questione di location. Oggi è l’eccellenza logistica che definisce il brand di successo. Un motivo in più per stringere collaborazioni con i retailer, in particolare quelli focalizzati sul brick&mortar che aiutiamo a tenere il passo con chi invece ha scelto di sviluppare solo online. L’obiettivo è quello di fornire massima visibilità su tutto il processo commerciale, dal produttore al venditore. ¢

LE INTERVISTE AI FORNITORI

Ugo Mastracchio, sales engineer manager South di Zebra Technologies Quali sono i settori in cui opera Zebra e come si è sviluppata la presenza nella logistica per il retail? Dal punto di vista storico, la società di oggi è il risultato dell’incrocio di due esperienze: quella che da 50 anni si occupa di stampa ed etichette, e quella che si occupa di fornitura di dispositivi portatili per Ugo Mastracchio la logistica nella Gdo. In Italia, così come nel resto d’Europa, Zebra si concentra su alcuni mercati verticali principali: il retail e la grande distribuzione organizzata; i trasporti e la logistica, in cui ricadono le società che fanno magazzinaggio e consegne in modalità postale e corriere espresso; il manifatturiero, con particolare attenzione ai settori dell’automotive, del farmaceutico e della produzione alimentare. L’approccio che ci contraddistingue è quello di partire da casi d’uso definiti per poi sviluppare soluzioni che si possono adattare a contesti simili. 58

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r&

di Sara Bernabè, General manager Planet Italia www.planetpayment.com

f Tax Free Pianeta

Outlet village, il nuovo Eldorado italiano

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l settore Tax Free in Italia sta vivendo un momento da record. Negli ultimi tre anni l’Italia è il mercato a livello europeo che è cresciuto di più: +20% nel 2017, +7% nel 2018 e già +9% quest’anno. Per comprendere il livello di maturità raggiunto dall’intero segmento basti pensare che il volume di affari annuale ormai si attesta stabilmente sui tre miliardi di euro, ovvero una porzione assolutamente significativa dell’intero settore retail nazionale. Un trend molto positivo, frutto di almeno tre elementi di cui il nostro Paese ha potuto beneficiare in questi anni. Innanzitutto la valuta, perché il turista internazionale tende a fare shopping dove gli conviene di più – ed ecco l’effetto del rafforzamento del dollaro che sta portando moltissimi turisti statunitensi nelle nostre boutique di lusso. Un secondo fattore fondamentale è l’accesso al Tax Free, ovvero la possibilità di avvantaggiarsi del recupero dell’Iva e poterlo fare in modo semplice e comodo, grazie all’impegno di realtà che investono molto nell’innovazione sul mercato italiano. Se già grazie al Tax Free e all’aliquota italiana particolarmente alta, nel Belpaese lo stesso prodotto comprato in boutique da un acquirente extra-Ue risulta avere un prezzo più vantaggioso, nel comparto Outlet la leva della convenienza diventa un driver ancora più importante. I turisti internazionali, infatti, sono sempre di più attratti dall’esperienza di acquisto negli outlet di lusso, che si stanno dimostrando in grado di intercettare tanto le consuete nazionalità di spicco del Tax Free, che i viaggiatori di paesi emergenti. Lo confermano gli ultimi dati del Planet Intelligence che ci dicono che in Italia le vendite del comparto outlet, da gennaio a luglio di quest’anno, sono già cresciute del 9% e, al momento, all’orizzonte non si vedono motivi per cui questo trend debba cambiare da qui a fine 2019.

NUOVE NAZIONALITÀ ALL’ORIZZONTE

Sono soprattutto i cinesi ad affollare i nostri mall di lusso (circa un viaggiatore su quattro viene dalla Cina), insieme a turisti dalla Corea del Sud (+31% rispetto al 2018), una delle nazionalità emergenti più interessanti, e dalla Russia (+10% rispetto al 2018), clienti storici del nostro high street che ora non disdegnano di passare una giornata di 60

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shopping anche nei migliori outlet. Il merito di questo va soprattutto a quei gruppi, come McArthurGlen, che da anni investono importanti risorse per trasformare i propri centri in vere e proprie destinazioni turistiche per lo shopping internazionale, rendendoli più attraenti, facilmente raggiungibili e popolandoli di eventi e occasioni di shopping ad hoc. Serravalle Designer Outlet, Noventa di Piave o Barberino, solo per citarne alcuni, sono oggi dei poli di attrazione in cui il turista internazionale spesso scopre una dimensione nuova dello shopping, in cui l’esperienza d’acquisto diventa non solo più conveniente ma anche più comoda e familiare. Ad esempio, grazie alla presenza di personale multilingue, di un signage riconoscibile (perché la prima barriera è spesso la lingua), la possibilità di hands-free shopping o di pagare con soluzioni innovative come i digital wallet, bus navetta costanti che collegano con aereoporti e centro città, oltre ovviamente alla parte di entertainment, con mostre e spettacoli di primo piano, già di per sé in grado di richiamare i viaggiatori. A ben vedere si tratta di elementi a cui l’intero settore retail dovrebbe guardare con interesse per continuare a migliorare le esperienze di tutti i clienti; non solo quelli internazionali. ¢



r&f & Retail Scienze

di Vincenzo Russo professore di Psicologia dei Consumi e Neuromarketing presso l’Università IULM di Milano, vincenzo.russo@iulm.it

Shopping a ritmo di musica

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empre più spesso il mondo del retail è stimolato a creare nuove forme di intrattenimento mettendo in gioco la propria capacità di coinvolgere il pubblico. In questo processo giocano un ruolo determinante diversi aspetti tra cui la personalizzazione e la multisensorialità. I luoghi diventano, quindi, occasione di sperimentazione e di coinvolgimento emotivo. In questo processo un ruolo importante è quello del sounding. Il perfetto sound design dello spazio fisico può essere realizzato attraverso palinsesti musicali costruiti ad hoc in grado anche di integrare messaggi persuasivi in forma di spot. Inoltre, diversi studi hanno dimostrato come la musica possa modificare la percezione e condizionare i comportamenti: i consumatori si attivano di più con spot con volume più alto; un tono di voce basso viene associato ad autorevolezza e competenza; parlare veloce rende l’interlocutore più credibile. È ormai noto lo studio che ha dimostrato che la musica classica di sottofondo in un’enoteca contribuisce ad aumentare la vendita di vino un po’ più cari e che una musica francese in un’enoteca a Berlino farebbe vendere più vini francesi, cosi come la musica locale incrementerebbe la vendita di vini tedeschi (North et al., 1999). L’esigenza di amplificare i suoni e di studiarne la valenza è strettamente legata alla capacità che hanno i suoni e le musiche di stimolare specifiche aree del cervello e determinare anche alcune emozioni. La musica gradevole infatti ha la capacità di stimolare le parti del cervello responsabili del rilascio di dopamina, ovvero quel messaggero chimico neurale (neurotrasmettitore) che gioca un ruolo chiave nel generare in noi senso di appagamento e nel motivarci a certi comportamenti. Cosi il coinvolgimento del nucleus accumbens conferma recenti indicazioni del fatto che l’effetto emotivo della musica attiverebbe meccanismi di aspettativa e di anticipazione di uno stimolo desiderabile, mediati dal neurotrasmettitore dopamina, rendendo l’esperienza positiva e memorabile. È così possibile associare precise emozioni a determinati brani musicali, anche se questo processo mette in gioco aspetti strettamente individuali e soggettivi. Vinod Menon e colleghi della Stanford University School of Medicine, in un articolo pubblicato sullo Eu-

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Fig. 1 Immagine delle stesse aree del cervello attivate in sincrono su più soggetti in relazione all’ascolto di un brano musicale. ropean Journal of Neuroscience, hanno dimostrato che l’ascolto della musica classica evoca un unico schema di attivazione delle aree del cervello a dispetto delle differenze tra le persone. È stata così identificata una rete distribuita di strutture cerebrali i cui livelli di attività seguono un andamento simile in tutti i soggetti durante l’ascolto di specifici brani musicali (cfr. fig. 1). Le ricerche sulla musica, tuttavia, non sono solo di tipo neuroscientifico. Hui et al. (1997) hanno dimostrato che la musica incide sulla percezione dei tempi di attesa di un servizio prestato a un gruppo di consumatori: nel luogo in cui non vi è musica, l’attesa percepita è maggiore rispetto al tempo trascorso effettivamente. Nello stesso modo è stato dimostrato che la presenza di musica in un centro commerciale incide sulla rapidità di movimento dei consumatori al suo interno. Una musica con un ritmo più veloce incrementa di una percentuale significativa la movimentazione dei clienti rispetto a una musica decisamente più lenta. Ovviamente questi risultati sono di estremo interesse, non solo per il grado di piacevolezza ambientale che la presenza di musica può

avere in un centro commerciale, ma soprattutto per l’effetto inevitabile che si ha sulla percentuale di acquisti: i dati di una ricerca (Milliman, 1982) hanno dimostrato che i consumatori “più lenti” spendono circa il 38% in più rispetto a quelli “più veloci”. Un altro aspetto importante, soprattutto nel campo della comunicazione pubblicitaria, è quello relativo alle tecniche di Time Compression, usate per manipolare la velocità con cui lo speaker pronuncia un messaggio radiofonico o televisivo. I consumatori sembrano preferire una comunicazione più rapida (con velocità superiore al normale di circa il 120-130%) rispetto a una più lenta. Tale effetto sembra sia determinato dalla percezione di una maggiore credibilità e affidabilità nei confronti di coloro che hanno una capacità comunicativa più rapida. In alcuni casi, tuttavia, una comunicazione troppo rapida rischia di inficiare il processo di comprensione e “stancare” l’ascoltatore (Moore e Lehmann, 1986), soprattutto se questo è particolarmente motivato ad ascoltare e a comprendere ogni singolo elemento del discorso, ma questo, generalmente, esula dall’esperienza in retail. ¢


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f servizi e fornitori News POCO SPAZIO? NEC DISPLAY HA LA SOLUZIONE

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rogettato come soluzione salva-spazio per installazioni digital signage in diversi comparti industriali, l’ultimo schermo di casa NEC Display Solutions Europe ha fatto il suo debutto sul mercato. Il display NEC BT421 è stato progettato per fornire soluzioni ultra-affidabili e compatte nei settori del wayfinding, dell’advertising e della veicolazione di informazioni nei segmenti transportation, retail, cinema, healthcare ed education. Ideale per sostituire i vecchi tabelloni stampati o i più recenti apparecchi di signage statico, il dispositivo offre agli operatori il potere suggestivo dei contenuti dinamici in molte applicazioni. Grazie al suo rapporto d’aspetto ultra-wide di 16:4 e un’altezza di soli 28,9 cm, il BT421 consente ai clienti di installare monitor in spazi angusti, fornendo immagini video nitide e accattivanti (a cui contribuisce anche una luminosità di 700 cd/mq). Se da un lato le dimensioni compatte dello schermo consentono una gamma di potenziali soluzioni molto ampia, dall’altro il BT421 risulta ottimale per installazioni back-to-back grazie al segnale daisy chaining che permette agli operatori di creare pareti display.

COOL HEAD EUROPE, NUOVA LINEA MURALI

SCANDIT BATTE I SALDI (E SALVA L’INVENTARIO)

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aglie, modelli, colori spesso possono diventare un incubo per i retailer impegnati nel periodo dei saldi. Per evitarlo, la gestione dell’inventario diventa un fondamentale processo di back-end. Su questo si focalizza Scandit che mette a disposizione degli esercenti una tecnologia di acquisizione dati mobile, che aiuta a migliorare l’efficienza dei flussi di lavoro aziendali (e dare una pronta risposta ai clienti più agguerriti). Il tutto utilizzando normali dispositivi smart dotati di fotocamera che, supportati dalla giusta applicazione, possono fornire diversi e numerosi vantaggi. Fra questi, il monitoraggio in tempo reale della domanda dei consumatori in store per adeguare le quantità di referenze presenti; una riduzione dei costi grazie all’implementazione del software di scansione sul device personale dell’operatore; un aumento della produttività degli addetti che non devono più districarsi fra cavi, scanner e simili; una flessibilità di applicazione a diversi sistemi operativi; totale visibilità su tutta la supply chain a partire da un unico terminale mobile; una drastica riduzione degli errori e delle operazioni di verifica che vengono svolte in modo automatico. L’SDK per lettura barcode di Scandit, in sintesi, offre efficienza di acquisizione dati di livello enterprise utilizzando evoluti algoritmi di decodifica per il riconoscimento immagini che assicurano prestazioni pari e addirittura superiori a quelle dei lettori barcode dedicati.

AUGUSTO E BURGEZ, COLLABORAZIONE TRENDY PER L’HAMBURGERIA MILANESE

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murali sono uno strumento che negli anni ha subito una costante diffusione dovuta soprattutto ai nuovi format di ristorazione che si sono affermati sul mercato, passando da essere utilizzati solo nel retail a una installazione trasversale in vari locali. Questa sempre maggiore diffusione ha portato Cool Head a ragionare sullo sviluppo di uno strumento che si caratterizzasse per affidabilità e performance ma anche versatile e flessibile in termini di utilizzo per andare incontro alle esigenze di una nuova fascia di mercato. La nuova linea di murali di Cool Head è costituita da una gamma di tre referenze, con quattro misure per ogni referenza, per un totale di 12 nuovi prodotti che verranno presentati ad Host 2019 e commercializzati a partire da gennaio 2020. Il mix proposto vede la presenza di un murale da 5 scaffali con apertura frontale, un murale da 5 scaffali con chiusura frontale con porte a vetro e un murale dedicato all’esposizione di formaggi e salumi. Tutti i prodotti sono disponibili nelle misure da 100 cm, 120 cm, 150 cm e 180 cm. L’intera gamma è stata studiata per valorizzare al massimo i prodotti che verranno esposti al suo interno, con luci e led e vetri laterali panoramici per massimizzare la vista del prodotto. Inoltre, in linea con la strategia di Cool Head Europe che dedica un’attenzione particolare al tema del design, la nuova gamma si presenta con dettagli e finiture eleganti con l’obiettivo di valorizzare l’ambiente in cui verranno inseriti.

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oppietta in meno di cinque mesi per Augusto Contract, azienda marchigiana specializzata nell’allestimento chiavi in mano di punti vendita nella ristorazione commerciale, che ha collaborato con Burgez per l’apertura di due store milanesi dell’insegna di high quality fast food italiana. Il primo è stato inaugurato lo scorso giugno alle Colonne di San Lorenzo. Per questo flagship store, Augusto ha realizzato gli arredi, la parte edile e gli impianti. Con quattro vetrine che si affacciano in uno dei luoghi simbolo della movida milanese, il locale si caratterizza anche per la particolare pavimentazione in resina blu lucida. Il secondo punto vendita vedrà la luce a ottobre in uno spazio di 100 mq in Corso Como, una delle vie più note della città per la vita notturna che, in linea con la ben definita identità del marchio, si caratterizzerà per lo stile minimalista e gli arredi essenziali con i colori rosa e blu a farla da padrone. Quest’ultimo sarà il sesto negozio dell’insegna food retail che in poco tempo si è ampiamente affermata a Milano. A decretare il successo del brand è una formula semplice quanto curata: ricerca e selezione della migliore materia prima, servizio efficiente e una efficace comunicazione per un piatto, l’hamburger, che resta un evergreen fra i più amati dai consumatori di tutte le età.


GRUPPO VÉGÉ CON SEBÒN TRASFORMA IL RIFIUTO DI PLASTICA IN RISORSA (E PUNTI)

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empre più aziende stanno adottando soluzioni green per rispondere alle mutate esigenze dei clienti che nella scelta di prodotto e servizi premiano l’impegno a favore della sostenibilità. Su questa scia si inserisce l’iniziativa di Sebòn Supermercati, insegna del Gruppo Multicedi associata a Gruppo VéGé, che accoglie il progetto Coripet. L’obiettivo? Aumentare il numero di bottiglie PET avviate al riciclo contribuendo a raggiungere, entro il 2025, le condizioni affinché ci sia abbastanza materiale riciclato per mettere in commercio bottiglie con almeno il 25% di plastica riciclata. Per riuscirci, la catena Sebòn ha installato, nel punto vendita di Ischia, un punto di riciclo in cui clienti e turisti possono conferire le proprio bottigliette. Per utilizzare il servizio è necessario richiedere una card emessa gratuitamente dal supermercato in cui saranno accumulati i punti totalizzati ogni qual volta si

smaltisce il rifiuto (che deve essere integro e comprensivo di etichetta). A loro volta, questi punti potranno essere spesi all’interno del negozio per ritirare buoni sconto sulla spesa. Un sistema che, nell’ottica dell’economia circolare, intende avviare un importo virtuoso fra Gdo e consumatore. «Per noi che viviamo su un territorio bellissimo e unico è importante accogliere e favorire iniziative che lavorino concretamente per l’ambiente e per la sua salvaguardia. Le bottiglie che saranno avviate a riciclo attraverso Coripet andranno a incrementare anche le percentuali di raccolta del comune dando una mano concreta al raggiungimento degli obiettivi», ha affermato Guido Lombardi, portavoce di Sebòn.

IGUZZINI VOLA A DOHA PER L’ILLUMINAZIONE MADE IN ITALY

OFFLUNCH E DOT HORECA PER LA SOSTENIBILITÀ

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a Recanati al Qatar, l’illuminazione di iGuzzini corre veloce e rischiara il punto vendita del brand Fifty One East Shoes&Bag con le proprie soluzioni. Situato al primo piano del Lagoona Mall, il punto vendita ha un’estensione di 1.000 mq e coniuga stili della cultura islamica con quelli tipici della moda occidentale. Progettato dallo studio Dobas, il layout dello store è caratterizzato da materiali, colori e motivi eleganti. A contribuire a questa linea, le installazioni illuminotecniche del produttore italiano che al centro della boutique ha voluto introdurre una serie di lampade a sospensione di diverse dimensioni che ruotano attorno a un lampadario sovradimensionato. L’equilibrio tra materiali duri e morbidi, così come le forme squadrate e ovali oppure le finiture lucide e opache incidono sull’atmosfera luminosa dello spazio, realizzata con apparecchi iGuzzini. Fra questi, gli incassi Reflex CoB (con LED chip on board), fissi e orientabili, con un mix di ottiche che vanno dal medium al wide flood; tutte accomunate dalla temperatura colore di 3.000 K e da ICR 90. La differenziazione delle ottiche e delle potenze degli apparecchi permette anche di creare più livelli di illuminamento e quindi la realizzazione di atmosfere più vivaci o più raccolte, più intime, che si articolano all’interno della boutique invitando i clienti a passeggiare piacevolmente.

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a scalata di OffLunch al mondo del food delivery per gli uffici continua senza sosta anche grazie all’attenzione dell’azienda per il tema della sostenibilità. Un aspetto che per molti clienti ormai fa la differenza nella scelta fra un operatore e l’altro. Non è un caso che la piattaforma si sia affidata a DOT Horeca Solutions per confezionare i pasti serviti durante la pausa pranzo garantendo un servizio totalmente plastic free; posate comprese. Grazie alla collaborazione con DOT, OffLunch può permettersi di utilizzare un packaging monouso e compostabile come avviene nel caso della preparazione delle insalate. In questo caso, il contenitore è realizzato in cartoncino e PLA, un’innovativa bioplastica derivata dalla trasformazione degli zuccheri presenti in mais, barbabietola, canna da zucchero e altri materiali naturali non derivati dal petrolio. Smaltibile nel secchiello dell’umido, il contenitore può essere utilizzato anche in forno a microonde (massimo 100° per 30 secondi) e garantisce un’ottima tolleranza termica (fra i -18 e i +150°) assieme alla resistenza a grassi e salse. «È noto a tutti che il segmento del food delivery è un mercato in forte crescita. In considerazione di questo trend, noi operatori dobbiamo assumerci la responsabilità di creare e proporre servizi sempre più sostenibili oltre che garantire qualità e puntualità», ha spiegato Maurizio Pompili ceo e co-fondatore di OffLunch.

ZALANDO ROBOTICA: I TORU PRONTI A ENTRARE IN MAGAZZINO

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opo averli testati per otto mesi, Zalando ha comunicato di aver “assunto” i cosiddetti robot Toru nel suo centro di distribuzione di Lahr, in Germania. La principale mansione di questi robot, progettati dalla start-up Magazino per sollevare i dipendente del settore logistico da attività particolarmente estenuanti e non ergonomiche, sarà di prelevare e smistare i pacchi e i pallet. La caratteristica che rende speciali i robot Toru è il fatto che sono in grado di individuare e prelevare singole scatole di scarpe. Questo elemento li distingue dalla maggior parte di altri sistemi robotizzati che spesso riescono a spostare interi

pallet o imballi, ma non sono in grado di prelevare prodotti specifici. Testati in un’area dedicata al collaudo, i robot hanno velocemente superato le iniziali difficoltà, riducendo progressivamente i tempi di rilevamento, elaborazione e attuazione di un’operazione. Nel magazzino di Lehr i Toru saranno introdotti a fianco degli operatori umani senza che questo comporti alcun rischio per la sicurezza. «La nostra strategia consiste nel promuovere un’efficace collaborazione tra le persone e la tecnologia», ha affermato Carl-Friedrich zu Knyphausen, responsabile dello sviluppo logistico di Zalando. ottobre 2019 | retail food

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f International News H&M CAMBIA STRATEGIA E SI APRE A BRAND ESTERNI

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n grande cambiamento è alle porte per H&M, la catena svedese attiva nel fast fashion. Presto, infatti, fra gli scaffali dei monomarca potrebbero vedersi altri brand in vendita. Ad annunciare il cambio di strategia è stata la stessa azienda che vorrebbe riproporre la formula già sperimentata negli store dei suoi marchi premium come &Other Stories e Arket. L’obiettivo è quello di conquistare nuovi clienti e competere direttamente con e-tailer del calibro di Asos e Zalando. Per il secondo retailer di moda low cost globale dopo Inditex, si tratta di un vero e proprio cambio di paradigma reso necessario dal rallentamento dei profitti a causa di minori vendite e costi sempre più alti per gestire un network di circa 5.000 negozi. Un trend che, secondo gli analisti, nemmeno le positive performance estive riuscirebbero a invertire. Nel periodo giugno-agosto, H&M ha registrato un +8% a cambi costanti (frutto di una prima parte di trimestre al +12% controbilanciato da una seconda parte al +6%) battendo le aspettative del mercato raggiungendo i 62 miliardi di corone (circa 5,8 miliardi di euro) a fronte dei 61 previsti grazie al quinto trimestre in crescita di fila; non succedeva dal 2016. Attesa dunque per il 3 ottobre quando H&M pubblicherà i dati aggregati sul terzo trimestre.

HUDSON’S BAY CHIUDE IN OLANDA E PUNTA SU SAKS FIFTH AVENUE

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ontinua la revisione del perimetro retail di Hudson’s Bay che ha annunciato la chiusura della filiale olandese a partire dal 31 dicembre. Saranno 15 gli store che abbasseranno le serrande assieme all’eCommerce e al quartier generale dopo appena due anni di attività in joint venture con Signa Retail Holdings (che gestisce le attività del brand anche in Belgio e Germania). Un segnale poco incoraggiante per l’azienda canadese che ha riportato una perdita di 317 milioni di euro nell’ultimo quarto, di cui 47 milioni nel mercato europeo. L’annuncio, in ogni caso, non dovrebbe comportare alcun contraccolpo per il business canadese e nord americano composto da una rete di 300 negozi e scosso, piuttosto, dal tentativo di privatizzazione operato dall’executive chairman Richard Baker a inizio anno (per una cifra vicina agli 1,72 miliardi di dollari canadesi). Scampato il pericolo, l’obiettivo è quello di riposizionare la propria offerta in senso premium puntando sul brand Saks Fifth Avenue. In questa direzione, per esempio, va inserita anche la vendita della catena di department store Lord+Taylor a fine agosto per circa 100 milioni di dollari. Ad acquistarla è stata Le Tote Inc, azienda attiva nel servizio di noleggio di abiti di cui Hudson’s Bay si è assicurata il 25% del capitale e due posti in consiglio d’amministrazione.

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WALMART HEALTH SI DÀ AL WELLNESS

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all’assistenza sanitaria di base agli esami di laboratorio, dal dentista all’oculista passando per il consulente nutrizionale: Walmart si dà al wellness. Accanto al supercenter di Dallas, infatti, il colosso del retail statunitense ha inaugurato Walmart Health, un negozio standalone dedicato alla cura della persona in senso lato. Primo nel suo genere, questo format rappresenta un’ulteriore espansione in termini di mercato che potrebbe presto essere replicata in altre location (la prossima apertura è attesa sempre in Georgia nel 2020). All’interno di una superficie di circa 1.000 mq, Walmart Health mette al servizio dei clienti le prestazioni di professionisti del settore salute a un prezzo competitivo riproducendo e ampliando l’offerta già presente nelle 19 Care Clinics attive negli Stati Uniti. Sebbene l’obiettivo principale sia quello di attrarre sempre maggiori clienti all’interno dei propri store fornendo servizi aggiuntivi dedicati alla persona, il nuovo progetto di Walmart si inserisce all’interno di un mercato competitivo.

ALDI, CONQUISTA LA GRAN BRETAGNA

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on un apertura alla settimana da qui ai prossimi due anni, per un totale di circa 100 nuovi store, la catena discount Aldi punta a conquistare il mercato britannico. A sostenere l’espansione, un investimento di circa un miliardo di sterline che allargherà l’attuale network di 840 punti vendita già attivi Oltremanica (una cifra che vale già la quinta piazza sul mercato britannico). I piani di sviluppo, però, non si fermano qui: entro il 2025, l’azienda tedesca punta a raggiungere quota 1.200 negozi a partire dalla zona di Londra dove entro quella data i punti vendita saliranno da 45 a 100. Numeri da capogiro se non fosse che le performance stanno rallentando. Lo scorso anno, infatti, Aldi ha attratto circa 800mila nuovi clienti generando un +11% di volume d’affari, ma allo stesso tempo i profitti sono calati del 18% riducendo i margini e scontando la politica di prezzi bassi applicata. Luci e ombre, insomma, a cui Aldi ha deciso di rispondere mettendo in campo format che assomigliano maggiormente a dei convenience store piuttosto che a dei classici discount.


ALIBABA, PRIMO NEGOZIO FISICO IN EUROPA CON ALIEXPRESS

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al fisico al digitale e dal digitale al fisico. Se, all’inizio, furono i campioni del brick and mortar ad affacciarsi sul web, anche in risposta ai marketplace digitali, da qualche tempo quest’ultimi stanno convergendo sul mattone, aprendo i primi store fisici. Si inserisce in questo filone l’apertura del negozio di AliExpress, società del gruppo Alibaba, presso lo shopping centre Xanadú di Madrid, che assume un’ulteriore valenza essendo anche il primo store del colosso delle vendite online in Europa. Il punto vendita nasce dalla collaborazione di AliExpress con D.Phone, importante rivenditore cinese di telefoni cellulari e accessori. D.Phone, partner strategico del progetto, si occuperà della gestione del negozio e supporterà AliExpress nello sviluppo di strategie commerciali innovative. Attraverso la combinazione dei canali di vendita fisico e online i visitatori del negozio AliExpress di Intu Xanadú (co-proprietà di Nuveen Real Estate e Intu) potranno acquistare un’ampia gamma di prodotti tecnologici ed elettronici, quali piccoli elettrodomestici, articoli per la casa e dispositivi indossabili. Aperto nel 2003, l’Intu Xanadú fa parte del portafoglio di Nuveen Real Estate nella regione iberica dal 2017. Con una superficie di oltre 150.000 mq per 220 negozi, l’unica pista da sci indoor della Spagna e un acquario, lo Xanadú accoglie oltre 13 milioni di visitatori all’anno. «La presenza di un operatore all’avanguardia come AliExpress – ha dichiarato Marta Cladera de Codina, managing director Nuveen Real Estate Iberia – è un ulteriore passo avanti nel garantire ai clienti un’offerta sempre più ampia, con l’obiettivo di rendere sempre piacevole le loro visite e la loro shopping experience».

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CASINO VENDE LEADER PRICE?

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ualche analista lo aveva già annunciato leggendo il comunicato pubblicato da Casino lo scorso giugno, ma ora i rumors di una possibile vendita degli asset Leader Price alla concorrenza si fanno sempre più insistenti. L’operazione rientrerebbe in un piano di dismissioni da due miliardi di euro da qui al 2021, in cui sarebbero coinvolti anche i punti vendita Géant hypermarché, necessari per ridurre il debito dell’azienda e rifocalizzare la propria strategia retail. Quest’ultima dovrebbe reggersi su tre pilastri principali, già presidiati da Casino: l’eCommerce (in cui il brand è attivo con Cdiscount), i format di prossimità (come Monoprix) e un’offerta premium (dello stesso tipo di quella in vendita nelle insegne Franprix). In quest’ottica, dunque, prende corpo un’operazione dal valore di circa 400 milioni di euro che vede in prima fila la filiale francese di Aldi (ma un interesse simile è stato dimostrato anche dalle insegne Leclerc e Intermarché) che copre già il 5,9% di quota di mercato. Attualmente, Leader Price conta un network di 700 punti vendita, molti dei quali gestiti in franchising che nel 2018 hanno sviluppato un giro d’affari pari a 2,5 miliardi di euro (nonostante la chiusura di 70 negozi).

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f International News FOREVER21 IN DIFFICOLTÀ: SI VA VERSO LA BANCAROTTA?

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n nuovo nome si appresta a finire nell’elenco delle vittime della Retail Apocalypse: Forever21. Fondato nel 1984 a Los Angeles, la catena di moda femminile per giovani ragazze con 800 punti vendita a livello globale non è riuscito a far fronte a un debito di 500 milioni di dollari. A pesare sulla vicenda commerciale del brand sono stati due fattori in particolare: la perdita di contatto con i gusti e le esigenze della propria base di clienti da un lato, una strategia di espansione eccessivamente focalizzata sul canale dei centri commerciali dall’altro. Il piano di salvataggio prevede la chiusura di almeno 100 negozi, un prestito di 75 milioni di dollari per mantenere operativo il network e la collaborazione dei landlord (che hanno già dovuto scontare gli effetti di 8.200 chiusure all’interno dei propri spazi commerciali nel 2019). I motivi per non dar tutto per perso non mancano. Nel 2015, il brand registrava un fatturato di 4,4 miliardi di dollari e puntava agli otto miliardi grazie a una politica di forte espansione (circa

600 store in tre anni). I fondamentali, quindi, ci sono. Ora manca una chiara strategia di marketing che comprenda il riposizionamento del brand nel settore fast fashion e una maggiore presenza sul canale online.

J.CREW LASCIA SPAZIO A MADEWELL: PRONTA L’IPO

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el tentativo di migliorare le performance di gruppo e abbattere un debito che si aggira intorno agli 1,7 miliardi di dollari, il retailer J.Crew ha deciso di lanciare sul mercato come realtà indipendente il brand Madewell, per cui è ora attesa l’IPO. Proprietà della sussidiaria Chinos Holdings, Madewell si è confermato essere un asset di valore per J.Crew che continua a faticare in termini di vendite. Nel secondo trimestre dell’anno, infatti, la perdita netta è stata di 44,2 milioni di dollari contro i 6,2 registrati nello stesso periodo del 2018 e le vendite sono calate del 7% anno su anno a 399,1 milioni di dollari. All’opposto, nello stesso periodo, Madewell ha riportato vendite in crescita del +15% a 139,7 milioni di dollari per un fatturato che nel 2018 ha toccato quota 614 milioni di dollari. A rendere più appetibile il brand, inoltre, una footprint retail più contenuta (132 store), un eCommerce che pesa per il 40% delle vendite e un canale wholesale in crescita.

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f Vetrina Branca Distillerie rilancia il “bitter” Carpano Prodotto di una tradizione lunga 233 anni, il Carpano Botanic Bitter arriva sui menù dei migliori mixiologist. Il premium bitter firmato dall’omonima etichetta piemontese, che nel 1786 ha realizzato il primo vermouth della storia, contiene 10 botaniche infuse secondo il metodo artigianale fra cui Mirra, Genziana, Zedoaria e altre. Distribuito da Branca Distillerie, Carpano Botanic Bitter si presenta come un prodotto immancabile per tutti i retailer che mettono al centro della propria proposta l’offerta cocktail.

Giardiniera premium per D’Amico Perfetta per accompagnare piatti di carne e di pesce, per arricchire insalate verdi o da gustare semplicemente come aperitivo, Insalatella – Fantasie di Verdure è l’ultimo brand della linea Electum di D’Amico. In agrodolce con olio e verdure 100% italiane, Insalatella si posiziona nel segmento premium “pronto da mangiare”. Distribuito in confezioni da 530 grammi, può vantare una shelf life di 36 mesi.

Tocco esotico per gli sciroppi Fabbri Lo sciroppo, quello dolce e buono, porta l’etichetta Fabbri che per il 2019 punta su due superfood con cui creare altrettanti superdrink: curcuma e zenzero. Un tocco esotico che si unisce a sapori più tradizionali per dar vita a sciroppi originali al gusto di Arancia, Curcuma e Lime oppure Limone e Zenzero. Disponibili in bottiglie da 560 ml, gli sciroppi sono ideali per aromatizzare bevande e tè oppure per creare cocktail inediti capaci di soddisfare i palati più curiosi ed esigenti.

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Bottega Spa, dalle grappe al gin di tendenza Un’elegante bottiglia ramata contiene il sapore di Gin Bacûr Bottega, l’ultimo esperimento dell’azienda trevigiana Bottega Spa che da circa due anni ha allargato la sua offerta di distillati facendo leva su una tradizione lunga tre generazione in materia di grappe. Caratterizzato da botaniche come il ginepro toscano, la salvia veneta e il limone siciliano è indicato per preparare cocktail di varia tipologia. Mentre il packaging fa del distilled dry gin anche un oggetto di design.

Le Distillerie Bonollo rivisitano la tradizione Una linea di prodotto che guarda all’eredità storica delle Distillerie Bonollo ha fatto il suo ingresso sul mercato. Si tratta di Liquore 1908, gamma che fin dal nome si ispira alla tradizionale preparazione dei liquori iniziata dalla famiglia Bonollo più di 100 anni fa. Tre le referenze dal sapore autentico: Prugna (apprezzata nel caffè e nelle macedonie), Limoncino (da servire rigorosamente in bicchieri ghiacciati) e Liquirizia (con le sue alternanze di note dolci e amarognole). La Cremeria, le nuove vaschette gelato Gigi ancora non si trova e, ma La Cremeria è sempre presente nei banchi frigo dei supermercati. Per il 2019, la celebre etichetta di Froneri Italy Srl ha deciso di ampliare la classica gamma di gusti. Così a Fiordilatte, Crema e Cioccolato, Stracciatella, Spagnola si sono aggiunte le combinazioni Crema e Pistacchio, Cocco e Fondente, Fragola e Mascarpone. Tutti realizzati con latte fresco. Per gli intolleranti al lattosio, invece, c’è un’attenzione in più come l’utilizzo della nocciola IGP del Piemonte o il Cacao Arriba dell’Ecuador.


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per info e prenotazioni: Roberta Motta - Sales Account tel. 023451230.226 - roberta.motta@edifis.it

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f La Foto

Lo stadio “Meazza” di San Siro ha fatto il suo tempo. Al tempo del calcio come business piuttosto che come sport, anche lo stadio di Milano è pronto a lasciare spazio alla nuova casa di Milan e Inter. Due i progetti finalisti: la cattedrale di Popolous e gli anelli di Cmr. L’obiettivo? Una struttura rinnovata che sia capace di vivere oltre gli appuntamenti sportivi e inserita all’interno di un nuovo complesso residenziale e commerciale che rilancerebbe uno storico quartiere del capoluogo lombardo.

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