retailfood TRAVEL RETAIL SHOPPING CENTER
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Pinko sulla Via della Seta Parola di Pietro Negra
La joint venture C&P: Cremonini - Percassi Focus fornitori: Luce come esperienza Dossier Aeroporti: Barcellona sempre più internazionale
AREAS Italia SEMPRE PIÙ LEADER NEL TRAVEL RETAIL CON NUOVI CONCEPT E NUOVE PARTNERSHIP!
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INFORMARSI È UN BENE, NON FARLO MALE: LEGGI RETAIL&food RETAIL&food è l’unica rivista italiana specializzata nel travel retail, un settore in forte crescita e con buone prospettive di sviluppo anche per i prossimi anni. Inoltre R&f è uno dei mezzi più apprezzati e consultati da retailers e operatori attivi in outlet e centri commerciali. Con oltre 10.000 lettori a numero, una presenza qualificata presso tutte le fiere di settore. 10 numeri all’anno, più di 9.000 iscritti alla newsletter, 1 pagina facebook, 181.000 pagine viste grazie allo sfoglio on line della rivista, retail&food è oggi uno dei mezzi più letti, consultati e apprezzati dalle business communities di riferimento.
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Anno 14 · numero 12 - dicembre 2019 Direttore responsabile Andrea Aiello Coordinamento editoriale Andrea Penazzi - andrea.penazzi@retailfood.it In redazione Nicola Grolla - nicola.grolla@retailfood.it Contatti info@retailfood.it - www.retailfood.it Pubblicità e traffico pubblicitario Roberta Motta - roberta.motta@edifis.it Hanno collaborato Massimo Luigi Andreis, Alessandro Barzaghi, Roberto Bramati, Norman Cescut, Giulia Comparini, Luca Esposito, Simone Filippetti, David Montorsi, Roberta Motta, Kevin Rozario, Vincenzo Russo Grafica Mariella Salvi Foto Archivio Edifis, Flickr, Fotolia, iStockphoto Stampa Aziende Grafiche Printing S.r.l. - Via Milano 3/5 - 20068 Peschiera Borromeo (MI) Prezzo di una copia € 5,00 - Arretrati € 10,00 Abbonamento Italia: € 50,00 Europa: € 90,00 Resto del mondo: € 110,00 abbonamenti@edifis.it Amministrazione amministrazione@edifis.it
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N. 12 dicembre 2019
SOMMARIO 4 News 16 News opening
18 PAROLA DI
PIETRO NEGRA «Il negozio Pinko del futuro? Ne conosciamo la musica, non le parole»
22 STAR TREK HEALTHCARE
Destinazione DentalPro
24 LA JOINT VENTURE C&P: Cremonini e Percassi alla conquista di mall, outlet e città
26 BRAND ANALYSIS La terza vita di Rossopomodoro
40 37 NEONATA
Bauli: la bontà fa rima con verità
38 REPORT EVENTO
Al Salone Franchising l’affiliato si trasforma in autoimprenditore
26
28 DOSSIER AEROPORTI
Barcellona, connessione (e crescita) internazionale
34 ANALISI GDO
WorkEat, la pausa tecno-gourmet
52
ANALISI DI MERCATO L’high tech a portata di click
57
FOCUS FORNITORI ILLUMINOTECNICA La luce diventa esperienza
62 PIANETA TAX FREE Shopping internazionale, tutta un’altra generazione
Chi vince e chi perde nella filiera agroalimentare
36 FOCUS LOGISTICA
64 News servizi e fornitori 67 News international 70 Vetrina 72 La foto
Svat, il corriere della temperatura controllata
18
50 BRICK BY BRICK
40
DOSSIER FACTORY OUTLET VILLAGE LONG LIFE Puglia Outlet Village, sempre più destination
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RESOCONTO FIERA Mapic scommette sul leisure
48 IL SALONE DEI
PAGAMENTI Carte di credito: abilitatori di esperienze
RUBRICHE
4 STOCK OPTION 6 NEW MARKETS
OUTLOOK
10 LA RUBRICA LEGALE 33 DUTY FREE WORLD dicembre 2019 | retail food
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News
EUROCOMMERCIAL INAUGURA LE CUCINE DI CURNO…
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icca di strutture commerciali all’avanguardia, la provincia di Bergamo può considerarsi un vero e proprio incubatore di nuove soluzioni retail RE in Italia. Lungo questo solco si inserisce la nuova food hall Le Cucine di Curno, inaugurata giovedì 28 novembre nel Centro Commerciale di Curno (BG). L’operazione vede protagonista Eurocommercial Properties, società d’investimento immobiliare olandese proprietaria del mall bergamasco dal 1994, che nel progetto ha investito oltre 10 milioni di euro. La grande piazza della ristorazione è un luogo d’incontro su cui affacciano 17 ristoranti, con 600 posti a sedere, e aree tematiche interne ed esterne dedicate a bambini, animali e food truck. L’intera area, smart & simple, è di dimensioni medie, lineare, facile da percorrere e raggiungere grazie anche a 500 nuovi parcheggi coperti con stalli più grandi e comodi. Aperta a tutte le ore della
… E A CREMONA TAGLIA IL NASTRO AL NUOVO SHOPPING VILLAGE
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l 28 novembre è stato anche il giorno dell’inaugurazione del nuovo complesso Shopping Village a Cremona. La nascita del progetto promosso da Eurocommercial Properties accresce l’offerta disponibile in termini di insegne e servizi, stabilendo la leadership sul territorio e diventando il più grande polo commerciale della zona. Shopping Village è stato concepito come un moderno hub commerciale: ogni blocco è collegato ad altri spazi comuni, camminamenti pedonali, aree verdi e aree di servizio che saranno progressivamente valorizzate per animare e far vivere tutto il complesso. L’area interessata si estende su 11.000 mq di Gla, oltre a 12mila mq di aree verdi riqualificate e destinate a uso pubblico, e può contare su un parcheggio esclusivo con 80 posti auto dotati di tre postazioni di ricarica veloce per veicoli elettrici. Tutti gli edifici sono in classe energetica A, realizzati secondo le più attuali tendenze ecosostenibili, per un investimento complessivo pari a 20 milioni di euro.
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retail food | dicembre 2019
giornata, si estende su una superficie di oltre cinquemila metri quadri. I 17 ristoranti che compongono l’offerta de Le Cucine di Curno rappresentano un food brand mix equilibrato con molteplici proposte enogastronomiche in cui la ristorazione tradizionale incontra le sofisticate tendenze gourmet e dove l’offerta dinamica tipica del fast food dialoga con proposte più slow. Tra i marchi si annoverano: Alice Pizza, Chiquita-Capatoast, CioccolatItaliani, Dispensa Emilia, Doppio Malto, Fram ristorante di pesce, Fritto Divino, Johnny Rockets, KFC, La Piadineria, Màs Mexico, Old Wild West, Rossopomodoro, Signorvino.
Stock option |
BUY
NEUTRAL
ALIBABA Il colosso dell’eCommerce cinese vola alla Borsa di Hong Kong nel giorno del suo esordio alle contrattazioni (avvenuto il 26 novembre). I titoli hanno riscosso una crescita del 6,25% a 187 dollari di Hk a fronte di un valore di collocamento di 176 dollari. La società, inoltre ha raccolto 11,2 miliardi di dollari Usa totali dalla quotazione secondaria dopo i 25 miliardi dell’Ipo record del 2014.
GAP Mentre prosegue il processo di ristrutturazione del network globale di negozi, con circa 230 chiusure annunciate e la separazione di Old Navy dal business principale, l’insegna americana ha registrato risultati superiori alle attese. Nonostante le vendite siano in calo del 2,2% a 4 miliardi di dollari, la diminuzione è più contenuta del previsto (3,63 contro 3,96 miliardi).
PVH CORP I risultati trimestrali del gruppo di moda newyorkese hanno superato le aspettative degli analisti di Wall Street: fatturato del periodo cresciuto del +2,5% a 2,59 miliardi di dollari. A trainare le performance, le vendite di Tommy Hilfiger (+10% a 1,24 miliardi di dollari) e Calvin Klein (+3% per un valore di 969 milioni di dollari). ROBERTO CAVALLI Concluso il processo di acquisizione della firma italiana di moda da parte di Damac, società di investimento privato con sede a Dubai e di proprietà del magnate Hussain Sajwani. Attraverso il gruppo Dico, braccio operativo di Damac, l’obiettivo è quello di creare un polo di brand internazionali prestigiosi da spendere su diversi mercati. Per farlo, sono già stati stanziati 3 miliardi.
GUESS Il marchio statunitense è tornato alla redditività nel terzo trimestre nonostante entrate inferiori alle attese degli analisti. L’azienda di Los Angeles ha registrato utili per 12,4 milioni di dollari nel terzo trimestre, con un netto aumento rispetto alle perdite nette di 13,4 milioni di dollari riscontrate nello stesso periodo dello scorso anno. In crescita anche le vendite nette pari a 615,9 milioni di dollari (5 in meno rispetto alle previsioni). MANGO In attesa dei dati ufficiali che arriveranno a fine dicembre, l’azienda spagnola conclude un investimento di 230 milioni di euro finalizzati alla creazione di un nuovo polo logistico. Un asset con cui Mango cerca di ottimizzare i processi di vendita e distribuzione al fine di migliorare i conti che dovrebbero tornare in attivo dopo tre anni di perdite.
SELL
ABERCROMBIE&FITCH Sempre più difficile la situazione per la casa di moda statunitense che, nel terzo trimestre dell’anno, ha registrato un utile netto di 6,5 milioni di dollari, pari a un calo del 72,8% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. A pesare, un aumento dei costi di gestione della rete di negozi e distribuzione, pari a 377,7 milioni di dollari (+1,6%). Risultato? Une perdita netta di 43,8 milioni di dollari da inizio anno. FOOT LOCKER Il retailer americano di abbigliamento e calzature sportive ha chiuso il Q3 con un utile netto di 125 milioni di dollari, in calo del -3,8%. Nei primi nove mesi dell’anno fiscale 2019, Foot Locker ha registrato un utile netto di 357 milioni di dollari, in calo del -6,8% rispetto ai 383 milioni di dollari realizzati nello stesso periodo del 2018. TAPESTRY Calano le vendite del 2% a 1,36 miliardi di dollari, crolla l’utile operativo e i profitti scendono del 68% a 52 milioni di euro. Sono questi i dati dell’ultimo trimestre di Tapestry, holding americana a cui fanno capo brand del calibro di Coach, Stuart Weitzman e Kate Spade.
WOOLRICH INTERNATIONAL, DUE NOMINE ITALIANE
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ono gli italiani Federico Manno e Gaetano Coccopalmeri i due nuovi manager che entrano a far parte del team di Woolrich International. Rispettivamente nella posizione di general manager global direct-toconsumer & digital key accounts e in quella di sales director, Manno e Coccopalmeri hanno già tracciato il perimetro delle proprie attvità. Da un lato, concentrarsi sullo sviluppo delle attività retail e digital rivolte al consumatore; dall’altro, sviluppare la presenza estera del brand sul mercato scandinavo, dell’Europa orientale, della Russia e dell’Asia. Queste nomine, infatti, rappresentano un ulteriore tassello della strategia di Woolrich sviluppata dopo l’acquisizione della maggioranza da parte di L-GAM con la successiva nomina di Stefano Saccone come ceo nel luglio 2019. Federico Manno arriva in Woolrich dopo l’esperienza in VF Corporation, dove ha ricoperto la carica di eCommerce & digital marketing director per The North Face EMEA. Gaetano Coccopalmeri, invece, porta in Woolrich una grande esperienza di sales management, avendo ricoperto posizioni di crescente responsabilità in Max Mara, La Perla e Bally.
TEDDY CHIUDE IL PIANO QUINQUENNALE DI ESPANSIONE
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l gruppo di fast fashion italiano Teddy, con un fatturato di 642 milioni di euro, si prepara a raggiungere entro la fine di dicembre quota 87 punti vendita aperti nel corso dell’anno con le insegne Terranova, Calliope e Risorgimento a livello globale. Un record che chiude così il piano quinquennale di espansione della rete che punta forte sul franchising (il 70% delle nuove aperture segue questa formula). Iniziato nel 2015, il piano di espansione è costato circa 100 milioni di euro e ha portato i marchi del Gruppo a livello internazionale (comprese quelle del brand Terranova nel Centro ed Est Europa): dai mille mq dello store all’interno del centro commerciale Mega Khimki al negozio dello Zlote Tarasy di Varsavia, passando per i tagli nastro presso il Donauzentrum di Vienna e il Grand Place di Grenoble.
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New Markets Outlook | a cura di Luca Esposito | esposito_mail@yahoo.it
Indonesia: mandatory halal certification
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n Indonesia, lo scorso mese di ottobre è iniziato il progetto Halal, un periodo di transizione quinquennale che terminerà nel 2024 entro il quale le aziende del settore ood & beverage dovranno garantirsi l’ottenimento della Certificazione Halal (è prevista poi la progressiva estensione del provvedimento anche a molti altri prodotti, tra cui farmaci, cosmetici, prodotti chimici e biologici, ecc.). Questa certificazione prevede che tutti gli articoli offerti, nonché tutte le relative procedure di importazione, produzione, distribuzione e vendita al dettaglio, siano conformi allo standard islamico Halal indonesiano. Oltre ai suoi costi, il processo in questione sembra piuttosto lungo a causa dell’approvazione richiesta da tre organi distinti: l'agenzia d’ispezione Halal (Lembaga Pemeriksa Halal o LPH), il Consiglio in-
Indonesia India Pakistan Bangladesh Irandesh Turkey Afghanistan Uzbekistanstan China Malaysia
contaminati da sostanze haram durante la loro preparazione. I cibi halal devono essere riconoscibili grazie a un logo che ne attesta l’integrità. I prodotti banditi per essere venduti devono essere chiaramente etichettati come non halal. L’introduzione nel Paese di questa certificazione, già riconosciuta nella maggior parte dei paesi islamici, è la conseguenza di una precisa politica del governo volta a rendere i prodotti indonesiani più competitivi sul mercato internazionale (sono 1,9 miliardi i consumatori musulmani stimati nel mondo) e, allo stesso tempo, a fornire una concreta risposta alle pressioni del mercato domestico. L’Indonesia, con una popolazione di 265 milioni di persone, il 90% dei quali musulmani, è il più grande mercato halal del mondo (fig.1).
100 in Millions
200
Sources: Pew Research Center. Local Government Census
News
Fig.1: Le maggiori 10 popolazioni mussulmane nel mondo donesiano Ulema (Majelis Ulama Indonesia o MUI) e Halal Agenzia di garanzia del prodotto (Badan Penyelenggara Jaminan Produk Halal o BPJPH). Halal è un termine arabo che significa lecito (il suo contrario è haram che sta per proibito) e che viene utilizzato per indicare prodotti conformi alla dottrina islamica. La certificazione Halal comprende molti settori di produzione, da quello agroalimentare a quello sanitario, influenzando i consumatori anche nelle scelte economiche e finanziarie. È un attestato a tuttotondo che, per quanto riguarda gli alimenti, garantisce che i cibi siano preparati secondo alcune regole precise. Queste norme sono di tipo sia etico che igienico-sanitario e permettono ai prodotti di essere commercializzati nei Paesi di religione islamica o più in generale di essere acquistati da consumatori islamici. Le regole, stabilendo quali prodotti alimentari sono illeciti, hanno principalmente a che fare con gli ingredienti contenuti nei cibi e la loro lavorazione: sono, ad esempio, vietate le carni di maiale e tutti gli alimenti di origine alimentare che non sono stati macellati seguendo il rito islamico. Non può inoltre essere presente l’alcol e non vengono certificati prodotti che sono stati
Secondo la camera di commercio indonesiana, l’industria halal è una di quelle in più rapida crescita al mondo. Il commercio globale di questi prodotti nel 2018 valeva 2,8 trilioni di dollari (50% F&B, 18% medicinali e prodotti farmaceutici e 8% cosmetici) e si stima che salirà a 3 trilioni entro il 2023. Le aziende multinazionali, da Nestlé SA a Unilever, stanno sviluppando un maggior numero di prodotti halal per trarre vantaggio dalla crescita e dalla proliferazione delle classi medie nei paesi a maggioranza musulmana. Persino il produttore giapponese Sharp ha sviluppato una linea di frigoriferi certificati Halal. Le aziende che desiderano entrare nel mercato indonesiano o, più in generale, nel mercato globale halal, dovrebbero fare molta attenzione ai futuri aggiornamenti su tali tematiche. Per le aziende italiane, per altro, esiste anche un mercato interno potenziale grazie ai circa un milione e mezzo di musulmani dislocati nel nostro Paese. In Italia, la certificazione Halal viene conferita dall’Halal Italy Authority ed è una procedura documentata, coerente con l’HACCP e valida a livello internazionale.
News
TORINO AIRPORT PORTA IL F&B AL LIVELLO SUPERIORE
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ase tre conclusa per l’aeroporto di Torino che il 22 novembre ha inaugurato il nuovo livello superiore della sala partenze: una food court rinnovata con aree dedicata all’edutainment per grandi e piccini sulla storia del volo e la scoperta dello spazio. Dopo la presentazione ufficiale della nuova area partenze avvenuta quest’estate e il precedente intervento airside, il Torino Airport conclude i lavori di riammodernamento dello scalo piemontese concentrandosi sul mezzanino che sormonta l’area dei desk e dei controlli di sicurezza. I nuovi spazi, realizzati in collaborazione con Chef Express, comprendono l’originale format Caffetteria Torinese (ideato con Lavazza), il ristorante selfservice Ingredienti e un McDonald’s attrezzato con le più avanzate tecnologie digitali. Sviluppata su circa 2.100 mq di superficie commerciale, la food court presenta ora spazi più funzionali che separano le aree di somministrazione da quelle in cui passeggeri e visitatori possono accomodarsi (due lounge con veduta sulla pista e sull’interno dello scalo). L’attività di rinnovo degli ambienti ha comportato anche un totale rifacimento degli spazi e degli impianti di areazione, condizionamento e illuminazione preesistenti, migliorandone l’intera struttura, realizzata secondo i recenti standard normativi. «Trattandosi di un’area accessibile a tutti, l’aeroporto di Torino si apre così ancora di più al territorio, diventando un punto di interesse non solo per chi deve viaggiare, ma anche per chi, dai nuovi spazi vetrati, vuole osservare gli aerei in arrivo e in partenza. Viene completamente rinnovata l’offerta di ristorazione per i passeggeri e visitatori, che ora possono disporre di una scelta food ancora più ampia e di nuovi ambienti lounge interamente riqualificati», ha commentato Andrea Adorno, amministratore delegato di Torino Airport.
LE CORTI DI BAIRES, LA RIQUALIFICAZIONE COSTA 27 MILIONI
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opo 15 anni di degrado e abbandono a cui nemmeno i diversi cambi di proprietà hanno saputo mettere un freno, il complesso commerciale-residenziale Le Corti di Baires nel cuore di Corso Buenos Aires a Milano si prepara a tornare al suo antico splendore. In cantiere, infatti, c’è un importante intervento di riqualificazione che vede coinvolta F&M Ingegneria per la direzione dei lavori insieme a Archeias Architetti Associati per il progetto architettonico commerciale e Lombardini22 per quello residenziale. L’iniziativa, promossa da Mayer Bergam che ha affidato la supervisione del progetto a Kraylos, riguarda un’area di circa 25mila mq (di cui ottomila per il retail che si svilupperà a livello strada, al primo piano e a quello interrato). La proposta progettuale consiste nel pieno recupero del complesso immobiliare caratterizzato da un fronte commerciale continuo, ampie vetrine e corti interne per un importo vicino ai 27 milioni di euro (in cui sono compresi anche i lavori per le residenze oggi denominate Corti Segrete).
THE BRIDGE, 50 ANNI CON CRESCITA DEL 10%
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cquistato nel 2016 dal gruppo Piquadro, il brand di pelletteria toscano The Bridge spegne le prime 50 candeline di attività con performance in crescita: +10% nelle vendite durante il periodo aprile-settembre. Un dato che si allinea ai positivi riscontri di mercato di tutto il gruppo Piquadro che, negli stessi mesi, ha registrato un fatturato consolidato in crescita del 16,9% a quota 77,86 milioni di euro (a cui ha contribuito anche la positiva integrazione del brand di origine francese Lancel: ricavi per 25,28 milioni di euro e un peso del 3% sulla crescita del fatturato di gruppo). Tornando a The Bridge, da sottolineare anche la crescita degli altri indici di redditività come l’Ebitda che, a fine settembre, segnava un incremento a 1,25 milioni di euro e i ricavi pari a 14,28 milioni di euro. Cifre che rendono più lieto il traguardo raggiunto festeggiato con il lancio di due limited edition: una bisaccia e una cartella, entrambe ispirate agli archivi dell’azienda e ai pezzi realizzati negli anni ’70.
SALVATORE SCIACCHITANO ALLA GUIDA DELL’ICAO
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l’italiano Salvatore Sciacchitano il nuovo presidente dell’Icao (International Civil Aviation Organization), l’organismo dell’Onu che riunisce tutte le autorità per l’aviazione civile di 193 stati membri. Eletto per il triennio 2020-22, Sciacchitano non solo è il primo italiano ma anche il primo europeo alla guida dell’Icao (sede a Montreal in Canada) dall’inizio delle proprie attività nel 1944. L’elezione di Sciacchitano, inoltre, suggella ulteriormente il momento positivo dell’Italia e dell’Enac (di cui Sciacchitano è stato vicedirettore generale per 10 anni) nel panorama dell’aviazione civile internazionale. «Dopo lo strepitoso risultato conseguito in settembre alla 40° Assemblea Generale in cui l’Italia è stata riconfermata tra le nazioni leader dell’aviazione civile mondiale, come prima classificata con 160 voti su 168 votanti, a pari merito con la Cina, e prima tra le nazioni europee, oggi, per la prima volta nella storia, un europeo, un nostro connazionale, diventa presidente dell’autorità mondiale dell’aviazione civile», ha commentato l’attuale presidente di Enac, Nicola Zaccheo. Classe 1954, oltre alla esperienza in Enac dal 1999 al 2010 Sciacchitano vanta nel proprio curriculum anche la guida dell’Ecac (European Civil Aviation Conference) e del Registro Aeronautico Italiano (Rai).
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Nascono i nuovi pack e la Limited Edition gusto Paprika e Mango Segui PiĂš Gusto e @ninatastehunter
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News I RIDER GLOVO HANNO LA LORO CASA A MILANO
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a piattaforma internazionale di consegne a domicilio Glovo, presente in oltre 90 piazze italiane, ha aperto il suo primo Glovo Center a Milano: un centro polifunzionale di servizi dedicato ai circa 1.600 rider attivi in città. L’obiettivo della struttura è quello di dar vita a un vero e proprio community center sviluppato su 250 mq suddivisi in cinque locali: dal servizio dello sportello informativo aperto due ore al giorno, al supporto formativo con la presenza dei glover specialist (che all’interno del Centro si occuperanno della fase propedeutica all’attivazione dell’account), passando per le sessioni sulla sicurezza stradale organizzati insieme a FIAB (Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta), i corsi di lingua italiana e di formazione professionale promossi da SINGA, lo spazio officina attrezzata per la riparazione e manutenzione di base delle bici e l’area ricreativa. «Desideriamo incoraggiare e far crescere la comunità dei rider, supportandoli al meglio con progetti di valore, andando oltre i servizi di informazione, e che possano scaturire anche dai loro diretti suggerimenti. Vogliamo inoltre dare voce a tutti i nostri interlocutori: rider, partner e utenti, partendo da una maggiore conoscenza reciproca , dando una visione d’insieme di quello che la gig economy rappresenta oggi sul mercato italiano», ha spiegato Elisa Pagliarani, general manager Glovo Italia.
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La Rubrica legale | a cura di Cocuzza & Associati Studio Legale, Milano
Locazioni, affitti e imposta di registro: l’Agenzia delle Entrate tassa separatamente anche gli interessi di mora convenzionali a carico del conduttore
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ei contratti di locazione o affitto, soprattutto quelli riferiti ad immobili commerciali o industriali, sono molto frequenti le clausole che prevedono l’applicazione di tassi di interesse più alti dell’interesse legale per l’ipotesi di ritardato pagamento del canone e degli oneri comuni da parte del conduttore. La ragione di ciò deriva dal fatto che il saggio degli interessi legali, stabilito ogni anno dal Ministero dell’Economia e delle Finanze è molto basso, attualmente pari allo 0,8% annuo e che le parti sono libere di fissare nel contratto un tasso di interessi moratorio maggiore rispetto al tasso legale, purché al di sotto della soglia degli interessi usurari. Questa pattuizione è stata recentemente oggetto di attenzione da parte dell’Agenzia delle Entrate che l’ha utilizzata al fine di introdurre una tassazione ulteriore ed autonoma rispetto all’imposta di registro calcolata sul canone di locazione a carico dei contraenti. Vediamo nel dettaglio le ragioni che hanno dato luogo a tale – non gradita – novità.
La qualificazione della clausola relativa agli interessi di mora convenzionali come clausola penale e i riflessi fiscali
Il ragionamento dell’Agenzia delle Entrate che ha portato ad introdurre tale tassazione ulteriore sui contratti di locazione, parte dalla qualificazione dell’accordo con cui le parti stabiliscono il pagamento di interessi moratori in misura superiore al tasso legale come “clausola penale”. Il codice civile disciplina la clausola penale all’articolo 1382 c.c., definendola come quella clausola con cui le parti di un contratto determinano, in via preventiva, il risarcimento dovuto dalla parte che non ha adempiuto le obbligazioni contrattuali o che le ha adempiute con ritardo (ad es. nell’ipotesi di ritardata restituzione dell’immobile al termine della locazione il conduttore dovrà pagare, oltre all’indennità di occupazione, anche una penale pari a XX per ogni giorno di ritardo). L’Agenzia dell’Entrate ha iniziato ormai da qualche tempo a tassare separatamente le eventuali clausole penali inserite nei contratti, sull’assunto che si tratti di pattuizioni “autonome” rispetto alla clausola relativa al pagamento del canone e ciò in virtù dell’art. 21 del Testo Unico Imposta di Registro (Dpr. 131/86), secondo cui in presenza di atti che contengono più disposizioni – come tipicamente è un contratto di locazione – si possono verificare due situazioni: (i) se tali disposizioni derivano necessariamente le une
Avv. Patrizio Cataldo
dalle altre, si applica l’imposizione solo sulla disposizione che presenta l’imposta più elevata (ii) se invece tali disposizioni, non derivano necessariamente le une dalle altre, e sono quindi autonome, ciascuna di esse è soggetta ad imposta separatamente. In virtù di quanto sopra, le clausole penali, il cui inserimento nei contratti è indubbiamente frutto di una volontà negoziale delle parti, rappresentano pattuizioni “autonome” rispetto alla clausola relativa al pagamento del canone e, come tali, sono soggette alla disciplina prevista per gli atti sottoposti a condizione sospensiva (articolo 27 del Dpr 131/86), con conseguente applicazione dell’imposta di registro in misura fissa (pari a 200 euro) al momento della registrazione del contratto e, qualora si verificasse l’inadempimento, in misura proporzionale pari al 3% (articolo 9 della Tariffa, parte I, allegata al Dpr 131/86). Più recentemente, l’Agenzia delle Entrate ha inviato numerosi avvisi di accertamento alle parti di contratti di locazione che presentavano pattuizioni relative a interessi di mora superiori al tasso legale, sostenendo che anche tale clausola costituisce una disposizione “autonoma” nel senso che non deriva necessariamente dalla clausola relativa al pagamento del canone e, come tale, è soggetta al pagamento di una imposta ulteriore.
La posizione della giurisprudenza
Nonostante l’esiguità dell’importo richiesto dall’Agenzia delle Entrate (euro 200,00 oltre spese e sanzioni complessivamente pari a circa 80 euro), si registrano alcuni contenziosi derivanti dall’impugnazione da parte dei contribuenti del provvedimento con cui viene richiesto il pagamento della maggiore imposta anche sulla pattuizione relativa al pagamento di interessi convenzionali. Allo stato, la giurisprudenza di merito è divisa: alcune decisioni, non riconoscendo l’autonomia della pattuizione relativa al pagamento di interessi moratori superiori al tasso legale, hanno dichiarato non dovuta l’imposta di registro ulteriore, altre hanno invece affermato la correttezza dell’operato dell’Agenzia. In sostanza, l’adesione all’una o all’altra soluzione dipende dalla qualificazione della clausola sugli interessi convenzionali quale pattuizione autonoma o necessariamente connessa alla clausola sul canone. È verosimile che sulla questione si esprimerà in futuro la Corte di Cassazione con il fine di fissare, auspicabilmente, i principi ai quali dovranno attenersi gli Uffici. Nel frattempo, la materia resta controversa.
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News
ALTAGAMMA: NEL 2019 MERCATO GLOBALE DA 1.268 MILIARDI DI EURO
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’alto di gamma si conferma resiliente alle incertezze congiunturali che hanno caratterizzato la situazione globale nel 2019 e si attesta su un valore di mercato totale intorno ai 1.268 miliardi di euro, con una crescita del 4% a cambi costanti. È questo il primo dato che emerge dalla 18° edizione dell’Osservatorio Altagamma tenutosi il 28 novembre al Teatro Nazionale di Milano. Sulla stessa linea anche il segmento personal luxury che quest’anno raggiungerà quota 281 miliardi di euro. E se si guarda al 2020, emergono quelli che saranno i campioni del domani: i consumatori cinesi (+10%), la pelletteria (+6%) e il canale di vendita digitale (+13%). In termini industriali, la marginalità delle imprese di alta gamma stimata è prevista in crescita del 4,5%. Buone notizie, dopo un 2018 difficile, anche per il Tax-Free Shopping, che è cresciuto del 10% nei primi 10 mesi dell’anno in Europa, e ancora di più in Italia (+16%). «Sempre più polarizzato fra grandi gruppi e aziende indipendenti, il comparto del lusso cresce anche a doppia cifra, per chi consolida e amplia la propria dimensione, e riconferma un trend ventennale che ha visto triplicare il valore del mercato del personal luxury. Digitalizzazione, sostenibilità, talenti e una nuova sensibilità verso culture sia geografiche che anagrafiche diverse saranno le nuove priorità», ha commentato Andrea Illy, presidente di Altagamma.
LA LINGERIE DI TRIUMPH GUARDA AL 2020
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partito il restyling degli store monomarca Triumph, azienda produttrice di lingerie che ha annunciato una serie di re-opening a seguito della nuova strategia di sviluppo del brand. Fra i negozi coinvolti, anche quello di Marcianise all’interno del Centro Commerciale Campania. L’obiettivo è quello di rinnovare il design dei punti vendita in linea con il focus che il brand sta ponendo sulle attività digitali e omnichannel. «Si parla da tempo di omnicanalità, ma al giorno d’oggi questo tema è realmente diventato imprescindibile per i brand retail – ha affermato Francesco Pergola, retail director South Europe e training and development manager Europe – per questo motivo Triumph continua a investire in questa direzione con l’obiettivo di mettere le proprie consumatrici al centro, garantendo un’esperienza d’acquisto di qualità in ogni punto vendita monomarca». Va in questa direzione, ed esempio, il lancio del programma fidelity “My Triumph“ che permette a chi acquista nei negozi monomarca, outlet e franchising di accumulare punti e redimere premi secondo tre diversi livelli. Inoltre i negozi sono stati dotati di tablet attraverso i quali il personale di vendita può supportare le clienti nell’ordinare online eventuali articoli non disponibili in store. Uno strumento che, da gennaio 2020, sarà esteso anche alla rete franchising in un’ottica di inclusione degli affiliati. Nel processo di modernizzazione del brand rientra anche il piano di espansione: 9 punti vendita diretti da inaugurare entro la fine del prossimo anno (sette in Portogallo e due in Italia).
LA SECONDA VITA DI LE FONTI DEL CORALLO
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estyling completato per il centro commerciali Le Fonti del Corallo di Livorno. L’immobile, aperto nel 2003 con una Gla complessiva di 22mila mq e di proprietà di IGD-SIIQ Spa, è stato protagonista di un’operazione di ammodernamento con l’obiettivo di renderlo più attrattivo, accogliente e confortevole per i visitatori. Iniziati nel 2018, i lavori hanno interessato, in primo luogo, la riduzione dell’ipermercato che da 15.300 mq è passato a 9.300, con la creazione del nuovo format Coop “Mercato di Livorno”, e la conseguente creazione di cinque nuovi punti vendita in galleria. Contestualmente, è stato portato avanti anche il restyling interno ed esterno, inclusi i parcheggi, per un investimento complessivo di circa 3,7 milioni di euro. Il progetto di restyling architettonico porta la firma di L22 Retail, brand del Gruppo Lombardini22, e si è ispirato al decoro floreale delle Terme del Corallo, che si traduce in un disegno geometrico che rappresenta una rivisitazione in chiave moderna dell’estetica liberty. L’orchidea stilizzata diventa quindi il fil rouge che si ritrova nelle vetrate esterne, nelle pareti interne, dalla pavimentazione ai soffitti, senza dimenticare il logo del centro commerciale. Infine, in virtù di una continua attività di aggiornamento del brand mix, Le Fonti del Corallo ha visto 12 aperture nell’ultimo anno: Camomilla Italia, Conbipel, Design Boutique, Nucleo, Nuna Lie e Timberland per l’abbigliamento; La Piadineria e Le Maree per la ristorazione, Nau! per l’ottica, Baby Star e Chiosco tra i servizi, Euronics per l’elettronica di consumo.
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l franchising è una formula commerciale sempre più diffusa, soprattutto in area commerciale e nella piccola e media ristorazione. Se si pensa solo alle grandi catene di fast food, è facile ipotizzare i rischi a cui possono essere esposti i gestori, operativi 365 giorni l’anno, anche in orari serali o notturni. Hikvision, produttore numero al mondo di tecnologie professionali di videocontrollo, ha studiato soluzioni specifiche non solo per garantire la sicurezza ma anche per incrementare il business di queste realtà e per offrire al franchisor nuovo valore da aggiungere ai retailer affiliati.
Ripresa sicura anche di notte
Hikvision: sicurezza e nuovi servizi per il franchisee
Le soluzioni di videosorveglianza Hikvision garantiscono immagini nitide e ricche di dettagli in qualsiasi condizione di luce e ne assicurano la completa fruibilità in sede legale. La qualità Hikvision permette infatti di identificare volti e comportamenti criminosi anche in condizioni di luce critiche e consente di monitorare eventi fugaci e repentini, come le transazioni di denaro o i tentativi di furto. Con Hikvision si possono riconoscere comportamenti e movimenti sospetti anche in controluce, di notte o con una visione panoramica a 360° che non lascia zone scoperte.
La soluzione: Serie 5
Le telecamere Hikvision della Serie 5 offrono caratteristiche di affidabilità, velocità operativa, precisione e snellezza di gestione che si rendono imprescindibili in scenari di sorveglianza complessa: sensori altamente performanti, risoluzione elevate (fino al 4K), sensibilità a qualunque livello di illuminazione, involucri antivandalo contro possibili danneggiamenti e fruibilità delle immagini anche per sistemi centralizzati.
www.hikvision.com/it
Le più evolute soluzioni Hikvision sono dotate di intelligenza artificiale (Deep Learning): garantiscono sicurezza, minimizzano le differenze inventariali e al contempo raccolgono ed analizzano diverse informazioni utili a rafforzare e sviluppare il business. Questa tecnologia abilita in particolare tre funzioni a supporto del retail manager: conteggio persone (per tracciare traffico e volume dei clienti), mappe di calore (per comprendere cosa va per la maggiore) e rilevamento code in tempo reale (per migliorare l’esperienza d’acquisto).
Conteggio persone
Le funzioni Hikvision di conteggio persone assicurano un conteggio accurato della clientela e generano dettagliati report sui flussi che permettono al retail manager di ottimizzare il lavoro del personale, pianificando turni e rotazione dello staff in base alle ore di punta e di relativa calma. Conteggio e riconoscimento facciale permettono inoltre di distinguere sesso e fascia di età degli acquirenti senza doverne registrare i volti, quindi in pieno ossequio alla normativa privacy.
Mappe di calore
Una volta che il cliente è entrato nel negozio, è essenziale capire cosa lo attrae maggiormente: è quindi utile valutare il suo percorso e identificare i punti che
catturano la sua attenzione. Con la funzione “mappe di calore”, i retailer possono sapere quanto tempo trascorrono i loro clienti in aree specifiche del negozio, possono individuare a colpo d’occhio le zone calde e le zone “spente” e calcolare quante persone entrano con l’intenzione di acquistare e quante invece passano di lì casualmente.
Rilevamento code
L’attesa è tra i fattori chiave di una felice esperienza d’acquisto: la funzione Hikvision di rilevamento code notifica alla direzione la necessità di aprire un’altra cassa quando le file si fanno troppo lunghe. Le telecamere di rilevamento coda monitorano infatti lo stato delle file in tempo reale: contano le persone presenti in ogni coda e tracciano il tempo di permanenza di ciascun cliente. Quando il numero di clienti o il tempo di permanenza medio degli stessi si allungano troppo, si genera un allarme per richiedere l’intervento del gestore e l’apertura di una nuova cassa.
Piena gestione da remoto
L’intero sistema di sicurezza Hikvision è a portata di computer, smartphone e tablet, per avere sempre tutto sotto controllo, dovunque e in qualunque momento. Disporre di un’ampia visuale delle aree interne e
delle vetrine rappresenta peraltro un supporto strategico per lo stesso Store Manager, che può valutare l’ottimale disposizione delle merci esposte e analizzare gli indici di gradimento per ciascun articolo. Il tutto anche da remoto, semplicemente collegandosi al sistema con un click.
Nuovi servizi per il franchisee
Il Software di video gestione Hikcentral di Hikvision permette al franchisor di aggiungere valore ai suoi affiliati offrendo ai propri franchisee, oltre all’uso del marchio e dei macchinari, alcuni servizi aggiuntivi in gratuità o a pagamento. Dalla videosorveglianza al controllo accessi, dal sistema dall’allarme alla videocitofonia: Hikcentral iVMS permette al franchisee di gestire la sicurezza del proprio locale, risolvendo al contempo il problema privacy, visto che la responsabilità del trattamento dei dati personali resta in capo al franchisor. Hikcentral iVMS può gestire segnali video provenienti da più siti e da più dispositivi (anche decine di migliaia di telecamere). Inoltre è scalabile perché richiede una licenza per ciascun dispositivo (non costosi pacchetti), permettendo anche un dimensionamento “per funzioni”. E’ inoltre adattabile a qualsiasi rete del cliente, anche se non particolarmente moderna o efficiente.
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News
TRIUMPLINA RETAIL PARK, INAUGURAZIONE FULLY LET PER SAVILLIS
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nizia con un’inaugurazione fully let l’attività di Triumplina Retail Park. Il parco commerciale che sorge nel comune di Brescia ha aperto i battenti il 27 novembre con tutte e 10 le medie superfici e i servizi annessi totalmente commercializzati dal team Savillis. Il progetto, che conta su una Gla di circa 17mila mq, ha mirato al recupero e alla riqualificazione del luogo un tempo occupato dall’ex-area industriale Idra Presse in cui ha trovato posto anche una nuova piazza a uso pubblico. Tra le nuove insegne di medie dimensioni che caratterizzano il progetto si trovano: Conbipel, Scarpamondo, Casa, Upim, Zuiki, Arcaplanet e Cisalfa. A queste si aggiungono importanti servizi di vicinato quali un centro estetico, una lavanderia e un parrucchiere. Per rendere funzionale e facilmente fruibile l’intero complesso sono anche stati realizzati due piani di parcheggi interrati per un totale di oltre 1.500 posti auto. Il piano superiore, interamente dedicato alla ristorazione, inaugurerà invece nella primavera del 2020 e i clienti potranno passare piacevoli momenti conviviali così come interessanti pause pranzo nella terrazza comune caratterizzata dai dehor dei singoli ristoranti. «Siamo lieti di aver lavorato a questo importante progetto – ha affermato Silvia Segale, head of leasing di Savills – che vede protagonista la riqualificazione di un’area urbana che per molti anni è stata un punto di riferimento importante per l’economia bresciana».
QUANTO COSTA LA FASE FINALE DELL’ECOMMERCE?
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ella supply chain dell’eCommerce, i costi immobiliari rappresentano solo il 4,3% del totale, mentre i trasporti incidono per il 50,3 per cento. Cushman & Wakefield, player globale nei servizi immobiliari, ha divulgato i dati contenuti nel report Last Link: Quantifying the Cost. I dati sono stati generati da un modello sviluppato in collaborazione con P3 Logistic Parks che permette di quantificare i costi totali del last link (l’ultima fase della supply chain, ndr) per qualsiasi immobile. Un’analisi dei quattro principali mercati europei (Londra, Parigi, Madrid e Milano) ha rivelato che la riduzione del tempo di percorrenza tra il deposito urbano e il punto di consegna (STEM distance) abbassa sistematicamente i costi totali del last link. Nonostante i canoni di locazione notevolmente più elevati, insomma, il ricorso ai depositi urbani ha costi totali sempre inferiori rispetto ai costi totali generati dai magazzini di distribuzione, situati in genere fuori dalle città: una riduzione della STEM distance con un avvicinamento di 10 minuti a un deposito urbano di dimensioni medie genera un risparmio di 1 milione di euro l’anno. «I risultati ottenuti dimostrano che optare per la logistica di fascia premium scegliendo spazi urbani conviene», ha sintetizzato Lisa Graham, logistics research & insight team di Cushman & Wakefield.
L’EVOLUZIONE DI ESSELUNGA PASSA DA BRESCIA
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perto ufficialmente il 28 novembre, nello stesso giorno in cui 62 anni fa veniva aperto il primo negozio dell’insegna di proprietà della famiglia Caprotti, il nuovo superstore Esselunga di Brescia rappresenta qualcosa in più che un’operazione di sviluppo della rete, arrivata a 159 store di cui tre nella città lombarda. Il punto vendita situato all’interno del Triumplina Retail Park (di cui Esselunga detiene il 51% delle quote nella società di gestione), costato circa 60 milioni di euro, offre la versione aggiornata del format Esselunga: 4.600 mq di superficie, 24mila referenze acquistabili, una revisione del layout (nessuna cassa visibile dall’entrata, un’area gioco per bambini, la vetrata della forneria in primo piano e la pasticceria Elisenda con dolci realizzati in collaborazione con il ristorante Da Vittorio) e un nuovo servizio digitale per l’acquisto e il ritiro della spesa. Dopo aver aperto la strada della consegna a domicilio, infatti, Esselunga scommette anche sulla modalità drive che permette di ordinare online e ritirare presso il negozio restando comodamente seduti in auto. A supportare questa evoluzione digitale, un investimento di quasi mezzo miliardo di euro (di cui 30 miloni solo per la bonifica del terreno) per un polo logistico nella zona di Ospitaletto su una superficie di 900mila metri quadri che aiuterà i processi di distribuzione in una zona ad alta concentrazione urbana.
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f Opening News FURLA ALLA SUA PRIMA APERTURA IN CANADA
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on l’opening della sua boutique all’interno dello Yorkdale Shopping Center, la principale destinazione dello shopping di lusso a Toronto, in Canada, Furla aggiunge un nuovo tassello alla sua strategia di espansione globale e soprattutto dà il via allo sviluppo nel mercato canadese. Il concept del negozio, minimalista e sofisticato, riflette i valori di Furla: abbinare il concetto di italianità a un design contemporaneo. Il nuovo negozio si trova nell’ala luxury del department store, con una superficie di circa 140 mq, dove l’azienda bolognese offrirà un assortimento di borse da donna, piccola pelletteria, scarpe, occhiali da sole e sciarpe. «Abbiamo riscontrato un intenso traffico sul nostro sito eCommerce da parte di clienti con sede a Toronto e abbiamo identificato questa regione
canadese come un’opportunità di crescita – ha affermato Alberto Camerlengo, ceo del Gruppo – Siamo entusiasti di entrare nel mercato canadese all’interno di una location prestigiosa e offrire agli estimatori del marchio un’esperienza completa, unica e immersiva nel nostro store per far scoprire il mondo Furla, il suo Dna italiano, la qualità e la creatività dei suoi prodotti».
TRASLOCO CON NOVITÀ PER I AM A MILANO
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uovo store in Corso Buenos Aires a Milano per I AM. Già presentato nelle recenti aperture a Roma (Centro Commerciale GranRoma) e Genova (Centro Commerciale Fiumara), lo store si avvale di un nuovo concept, lontano dallo stile shabby chic dei punti vendita più datati. I AM segue la tendenza anche in ambito di arredamento: nuovi materiali, nuova illuminazione, gusto minimal e industriale. La location di due piani, estesa su 400 mq, fa da background al prodotto protagonista assoluto del punto vendita e accoglie il cliente in un’esperienza di acquisto completa. Lo store era già attivo sulla stessa via ma in un’altra posizione. Il trasferimento permette così al brand di collocarsi nei pressi di Porta Venezia, in un punto ancora più focale della via dello shopping di Milano. I AM, infatti, punta ad affermarsi sul fast fashion offrendo una proposta di tendenza con un occhio di riguardo al rapporto qualità-prezzo. Pensato per donne ispirate dall’energia e dalla creatività, la collezione I AM coniuga stile e comodità senza mai distogliere lo sguardo dai trend del momento, una sintesi perfetta tra mood elegante e dinamico.
UNES RIAPRE IN FORMATO SEMPRE PIÙ EXPRESS
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innovo riuscito per Unes che riapre le porte del punto vendita a insegna U! Come tu mi vuoi di via Vallazze a Milano. Re-inaugurato il 27 novembre, lo store mantiene il suo posizionamento offrendo agli abitanti del quartiere una spesa rapida e conveniente. Maggiore attenzione è stata posta agli spazi e all’assortimento, tra cui numerosi prodotti freschi (compreso pane, pesce e sushi da gustare al momento) e una gamma di referenze ready to eat come pollo allo spiedo, tramezzini, panini e primi piatti pronti. Presso il supermercato, inoltre, saranno presenti i prodotti a firma Viaggiatore Goloso e le linee della marca del distributore. Posizionato in zona Città Studi, nelle vicinanze del Politecnico e della stazione di Lambrate, il negozio Unes va incontro alle esigenze di una tipologia di clienti variegata: dallo studente al pensionato, passando per il professionista. Il punto vendita offrirà il Wi-Fi gratuito, mentre gli studenti universitari potranno beneficiare tutti i giorni dello sconto del 10% sui propri acquisti. Infine, per garantire un servizio ancora più comodo ai clienti, sarà disponibile la consegna della spesa a domicilio fino alle ore 20.00.
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MASI WINE BAR NEL LUSSO DI MONACO DI BAVIERA
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al vigneto al bancone del bar, il percorso di Masi Agricola Spa, società quotata sul listino AIM Italia e tra i leader nazionali della produzione di vini premium, ha annunciato l’apertura di un nuovo locale monomarca a Monaco di Baviera. Il Masi Wine Bar Munich, ubicato nella centralissima via del lusso Maximilianstrasse e gestito in joint-venture con la società tedesca D&F Marketing GmbH (specializzata nel campo della ristorazione di alta gamma), segna un cambio di passo per l’azienda veneta: «Il format godrà di un posizionamento urbano ultrapremium nel regno del migliore shopping, che arricchirà il nostro brand di ulteriori significati, rafforzandone la dimensione lifestyle e portando il vino italiano nell’olimpo delle grandi maison internazionali», ha spiegato Federico Girotto, amministratore delegato di Masi. L’obiettivo dell’apertura è quello di realizzare una vera e propria brand house a porte aperte e pienamente integrata con l’ambiente circostante al fine di intercettare una clientela cosmopolita. Con questa operazione, Masi supporta anche la nuova strategia distributiva aziendale recentemente adottata con la firma del contratto con l’importatore e distributore Eggers & Franke Group, avvalorando una concreta segmentazione per posizionamento-prezzo e per canale distributivo.
XIAOMI, A BARI CONTINUA L’ESPANSIONE NEGLI SHOPPING CENTER
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ontinua l’espansione brick&mortar di Xiaomi in Italia. Il produttore cinese di smartphone ha inaugurato un nuovo punto vendita in Puglia, all’interno del Centro Commerciale Casamassima di Bari confermando il canale di sviluppo. L’apertura pugliese conferma inoltre l’intraprendenza di Xiaomi, società Internet fondata nel 2010 e quotata alla Borsa di Hong Kong. Facendo leva sull’ampia offerta di smartphone e dispositivi smart interconnessi da una piattaforma Internet of Things, il brand ha confermato di voler sviluppare nel nostro Paese il pacchetto completo del modello di business “triathlon” che prevede un’offerta hardware, servizi internet e new retail. Il nuovo Mi Store pugliese, inaugurato il 29 novembre in occasione del Black Friday, si sviluppa su una superficie di circa 184 metri quadrati. Al suo interno i clienti possono acquistare tutti i prodotti Xiaomi attualmente disponibili in Italia oltre ai recentissimi Redmi Note 8T e Mi Note 10, da poco annunciati all’evento europeo di Madrid. Nei prossimi mesi, inoltre, saranno aperti nuovi punti vendita nelle principali città d’Italia, con l’obiettivo di portare a tutti gli italiani la migliore innovazione a prezzi accessibili grazie a una strategia omnicanale evoluta. Xiaomi, infatti, è attualmente il quarto brand di smartphone al mondo e, grazie a 196 milioni di dispositivi intelligenti collegati, può contare sulla più grande piattaforma IoT al mondo (che abbraccia 80 Paesi).
AUDI, SERVIZI AFTER SALES ALL’AEROPORTO DI BOLOGNA
2 Expo & Event Marketing
alla riconsegna del veicolo nello stesso luogo della presa in carico. Al rientro dal proprio viaggio, il cliente può saldare l’eventuale importo e rientrare in possesso della vettura. Il tutto 7 giorni su 7 e h24. L’intervento, inoltre, può essere prenotato in qualsiasi momento da pc, tablet o smartphone grazie all’opzione Service Booking online che dà accesso a piazzole di sosta riservate e l’utilizzo di una courtesy car qualora la manutenzione non sia conclusa. L’inaugurazione dell’Audi Service Station presso l’aeroporto di Bologna rappresenta l’inizio di un percorso che, entro il 2022, vedrà il Service Audi contare su 20 installazioni, di cui 8 presso i principali aeroporti della Penisola.
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on l’inaugurazione della nuova Audi Service Station all’aeroporto di Bologna, i servizi after sales entrano in una dimensione travel retail. Grazie a una buona dose di digitalizzazione, il cliente della Casa dei quattro anelli potrà disporre di un servizio ottimizzato e customizzato che coniuga praticità e risparmio di tempo. Previo appuntamento, il guidatore Audi può raggiungere lo scalo emiliano, recarsi negli appositi sportelli automatici, attivare il servizio e deporre le chiavi dell’auto nelle cassette di sicurezza integrate nella station. Successivamente, il service partner di riferimento procede al ritiro della vettura, all’esecuzione dell’intervento concordato e
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Parola di Pietro Negra Pietro Negra, fondatore e CEO di Pinko, nasce a Salsomaggiore il 18 luglio 1950. Studia da perito chimico, si iscrive alla facoltà di Fisica, ma con suo grande rammarico non consegue la laurea, perché a soli 23 anni inizia la sua avventura imprenditoriale. Nel 1973 produce t-shirt per conto terzi. Nei primi anni ‘80 è il momento del Center Gross a Bologna e nel 1993 insieme alla moglie Cristina Rubini si delinea all’orizzonte Pinko. Una realtà che fattura oltre 200 milioni di euro nel 2018.
«Il negozio Pinko del futuro? Ne conosciamo la musica, non le parole» 18
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di Andrea Penazzi
Da un paio d’anni la società fondata e diretta da Pietro Negra ha superato la soglia del 50% del fatturato generato all’estero, dove nel 2020 punta a realizzare il 70% del giro d’affari, con la Cina primo mercato di sviluppo. In Italia, focus su high street, aeroporti e outlet village
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i scrive Fidenza, si legge Europa, Russia, Cina, Middle East e in prospettiva Giappone e Stati Uniti. Il brand di moda fondato da Pietro Negra e Cristina Rubini nel 1986 è sempre più sinonimo di stile italiano a livello internazionale. E la diversificazione del business ha fatto un gran bene all’azienda, la Cris Conf con sede in provincia di Parma, perché ha trovato soprattutto sotto la Grande Muraglia una fonte di fatturato e margini che hanno più che compensato le difficoltà del mercato interno nonché quelle di altri paesi come la Russia, oppure le criticità dettate da ragioni socio-politiche in Turchia, Iran e nell’area medio orientale. Mentre nel Vecchio Continente, a partire dall’Italia, lo sviluppo ha posto le basi sui centri storici con importanti appendici nei principali aeroporti e nei factory outlet village – Pinko è stato tra i primissimi brand ad aprire al Serravalle Designer Outlet – in Cina si guarda specialmente ai grandi mall. La formula in Italia prevede la gestione diretta, pur conservando in portfolio alcune reminiscenze in termini di affiliazione, all’estero e soprattutto nel Far East si punta invece a partnership strategiche in grado di garantire nel tempo una profonda conoscenza del rispettivo mercato. Sviluppo monomarca, canali distributivi, evoluzione del punto vendita, oltre all’intreccio tra off e online, i temi affrontati insieme a Pietro Negra in un’ampia intervista concessa a r&f nell’headquartier emiliano. Innanzitutto uno sguardo ai numeri a livello worldwide. Complessivamente contiamo circa 250 punti vendita, tra monomarca, shop in shop, corner, ecc. con una crescita che negli ultimi tre o quattro anni è avvenuta prevalentemente all’estero. Già da un paio d’anni abbiamo superato la soglia del 50% del fatturato generato fuori dai confini nazionali, con una prospettiva del 70-30 nel 2020. Ciò significa che siamo
andati all’estero a cercare fatturato e crescita dandoci come priorità i mercati dove abbiamo registrato i migliori risultati, che sono decisamente la Cina e la Russia, oltre all’Europa. Poi abbiamo avviato due test, ancora in corso, la cui gestazione è un po’ lunga, che sono in Giappone e Stati Uniti. Quest’ultimi sono notoriamente molto difficili, ma un brand che aspira a diventare noto nel mondo prima o poi ci si deve cimentare, se non per raccogliere una quantità importante di fatturato almeno per una presenza culturalmente significativa.
Obiettivo 2020:
70% del fatturato
il fuori dall’Italia e
100 negozi in Cina
Essere a Tokio, inoltre, è una plus che posiziona il brand anche nei confronti dei cinesi, coloro i quali alimentano il commercio in tutto il mondo, nelle vie del lusso e non solo. Nuove sfide, dunque, fuori dal proscenio nazionale. Quali le opportunità e, di contro, le difficoltà incontrate? Il fatto di essere forti in Cina ci favorisce e ci dà la speranza che il business possa crescere ulteriormente già nell’immediato futuro. Nel Middle East ci siamo, anche se una vicissitu-
dine con un partner ci ha costretto recentemente a chiudere qualche negozio. Ma adesso stiamo ripartendo e, a riprova, abbiamo rinnovato da poco il negozio presso il Dubai Mall, dove abbiamo portato il nuovo layout. E le performance sono molto positive. Non si può non sottolineare, tuttavia, che quei mercati sono soggetti a instabilità geopolitiche, vedi il Libano e l’Iran, che sembrava aprirsi prima di bloccarsi nuovamente. E se parliamo di instabilità politica dobbiamo annoverare i moti di Hong Kong, dove contiamo tre o quattro negozi, i Gilet Gialli a Parigi, dove abbiamo un punto vendita vicino all’Eliseo, per non parlare di calamità naturali come l’eccezionale acqua alta a Venezia. Le sorprese sono quasi tutte di segno negativo, difficilmente offrono un vantaggio inaspettato, però fanno parte del gioco. Sicuramente è un grande vantaggio avere il fatturato ripartito su diversi mercati, risultato di una scelta presa consapevolmente. Come si articola il vostro modello di business in questi Paesi? La Cina è il mercato più importante per l’azienda in questo momento a livello di sviluppo, con 70 negozi all’attivo e l’obiettivo di un centinaio nel 2020. Ma presenta tali differenze nelle tre fasce in cui è suddivisa e tali distanze tra le varie città che l’azienda può trovare sconveniente gestire direttamente certe posizioni non centrali. E quindi lo sviluppo avviene prevalentemente in franchising, ovviamente solo con società altamente professionali. Mentre in Europa abbiamo aperto punti vendita nei centri città, nel Paese asia-
siamo andati all’estero a cercare fatturato e crescitadi piccole o medie dimensioni dicembre 2019 | retail food
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Parola di Pietro Negra tico esistono praticamente solo i mall, quindi ci focalizziamo su queste strutture. Ma se l’individuazione del canale è chiara, la scelta delle singole location non è affatto facile, perché quello dei centri commerciali è un mercato estremamente veloce in Cina, dove ne nascono molti e spesso quelli nuovi soppiantano i vecchi, per cui i flussi cambiano drasticamente. Di conseguenza anche i contratti di affitto sono molto brevi, in media di un paio di anni. E ancora più brevi sono in Russia, dove si arriva a firmare anche solo per un paio di stagioni. Modalità di crescita e durate contrattuali molto differenti dall’Italia. Anche se nel nostro Paese i centri storici sono soggetti a periodi positivi e negativi, tali cambiamenti avvengono in un arco di tempo molto più ampio. In Italia, poi, abbiamo poco franchising, questo perché abbiamo sempre pensato che quando le cose vanno bene il merito sia di entrambi i contraenti mentre quando vanno male sia l’azienda, nei fatti, a dover far fronte con interventi volti a compensare il conto economico o ritirando i negozi. Ne rimane quindi una reminiscenza storica, ad esempio con un nostro partner in Toscana che ha tre punti vendita. Ragionando per canali distributivi, oltre ai mall all’estero e ai centri storici in Italia e Europa, Pinko vanta una presenza importante nel travel retail. Qual è la vostra redamption negli aeroporti? Gli aeroporti sono un altro canale estremamente importante dal mio punto di vista, anche se non è facile marginare perché i costi imposti dai gestori sono elevati. Tuttavia, a fronte di una buona gestione, si riesce sia a marginare sia, soprattutto, ad avere visibilità verso un pubblico alto spendente e particolarmente sensibile allo shopping. Ad esempio, a Milano Malpensa e a Roma Fiumicino, specialmente in area extra-Schengen, transitano quasi tutti clienti target per cui vi è una perfetta sovrapposizione tra il pubblico che passa davanti al negozio e l’obiettivo del brand. Di conseguenza, oltre a realizzare vendite importanti, si riesce a fare tanta comunicazione. Sottolineo che non è facile scegliere le posizioni, che in primis vengono opzionate dai luxury brand, per cui noi cerchiamo di avvicinarci quanto più possibile alle aree del lusso e in alcuni casi ci siamo riusciti come appunto a Malpensa e a Fiumicino. Inoltre, negli aeroporti incidono molto le compagnie aeree e le rotte: in occasione dei voli Emirates, ad esempio, l’incasso viene subito influenzato. Infine, queste lo20
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cation richiedono una certa specializzazione perché il mix di prodotto è abbastanza diverso da quello di un store in centro storico. Per venire alle singole realtà, Milano Linate è importantissimo per il traffico business, così come Malpensa che abbina importanti flussi turistici. E sul traffico turistico è altrettanto strategico l’aeroporto di Roma Fiumicino. Noi, per esempio, siamo anche a Mosca mentre in Far East l’obiettivo sono i grandi aeroporti cinesi e Hong Kong. Qui transita una quantità di persone di gran lunga superiore agli scali italiani, ma l’asticella della concorrenza è molto alta e gli affitti altrettanto elevati. Di conseguenza per entrarci dobbiamo sviluppare ulteriormente il nostro know how. Dal full price all’off price, Pinko vanta una presenza importante nei factory outlet village italiani. Qual è la sua opinione su questo canale?
mondo, diventando gli stessi outlet una porta sul mondo. Ormai questi village hanno superato la mera leva competitiva dello sconto, che rimane fondamentale, ma cercano di offrire una shopping experience più qualificante possibile. Quindi l’eCommerce, nemico o alleato? Il canale eCommerce è completamente deregolamentato, si parla di prezzo dinamico ma sostanzialmente si basa sugli sconti. Un problema secondo me irreversibile. Noi cerchiamo di siglare accordi che non prevedano più del 20-30% di sconto, se non espressamente concordato. Le vendite online per noi a livello diretto non sono rilevanti, mentre lo sono quelle indirette. A mio avviso, nonostante sia un lusso comprare dal proprio salotto, qualcuno paga questo lusso in termini di branding, di impatto ambientale, oltre che di etica del lavoro sempre più precario e sottopagato.
Premetto che ci siamo impegnati a mantenere un rapporto corretto tra outlet e full price, una presenza direi fisiologica. E abbiamo preferito entrare solo in quelli di grandi società, come McArthurGlen, Value Retail, (Blackstone – Multi Outlet Managament Italy, ndr) a Franciacorta e Percassi a Enna. Sottolineo che siamo stati fra i primi ad aprire a Serravalle Scrivia, quasi dei pionieri, e ci abbiamo visto giusto: oggi gli outlet sono un vero e proprio canale di vendita, indipendente, con una precisa identità e dignità nei confronti del cliente, con un’offerta di prodotto vastissima, tutti i brand importanti, cui si aggiunge un servizio di accoglienza e in generale un’attività di marketing ad altissimi livelli. E per questo motivo ci arrivano a fare shopping turisti di tutto il
Infine il negozio fisico, anche in virtù della rivoluzione digitale, come cambierà? Pensiamo tutti i giorni a come cambierà, non lo sappiamo ancora ma proviamo a immaginarlo. Ciò che sappiamo è che deve essere più attrattivo, esperienziale, un brand ambassador, non più relegato a mero produttore di fatturato perché i numeri non tornano. Mentre se ci si abbinano altre funzioni allora può ancora avere un ruolo importante e una lunga vita. In questo momento tutti i player temporeggiano un po’ da questo punto di vista e intanto i mq si riducono leggermente. Diciamo che sappiamo la direzione, conosciamo la musica, ma non le parole. ¢
Star Trek healthcare
Destinazione DentalPro di David Montorsi
Continua la crescita della company numero uno dell’odontoiatria in Italia da due anni controllata da un big della private equity come BC Partners: nel 2018 lo sbarco in Svizzera con il 70% di Cliniodent. Nel mirino anche Polonia e Germania. Quasi quadruplicato il fatturato dal 2015 e marginalità positiva. Pesano gli investimenti anche esterni per finanziare le acquisizioni
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a quest’estate I.Denticoop, la cooperativa di dentisti nata nel 2013 per offrire prestazioni sanitarie a condizioni agevolate ai soci Coop, entra nel gruppo DentalPro. Con questo deal il leader nazionale del settore (più di 800 odontoiatri iscritti all’albo a fine 2018) ha acquisito la maggioranza della nuova società in cui entrano Coop Alleanza 3.0 (finora socio sovventore) e HD16 che riunisce i soci fondatori. Gli 11 studi dentistici di I.Denticoop (Bologna, Imola, Ravenna, Reggio Emilia, Rimini e San Benedetto del Tronto collocati tutti in gallerie commerciali vicine ai punti vendita Coop) si avvarranno dei servizi centrali del gruppo milanese, aggiungendosi ai suoi 154 centri, pur mantenendo la propria insegna e la vocazione di servizio a beneficio dei soci Coop. L’obiettivo sarà quello di svilupparsi con nuovi centri anche al di fuori del proprio attuale perimetro. Continua quindi la crescita esponenziale sia organica sia attraverso acquisizioni del Gruppo fondato con la prima clinica in via Meda a Milano nel 2010 da due odontoiatri milanesi Paolo Toveronachi e Samuele Baruch e guidato del ceo
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Michel Cohen con gli studi che per la maggior parte si trovano presso centri commerciali (il primo avviato in uno shopping mall è stato a Bellinzago Lombardo), aperti 7 giorni su 7 con orari lunghi e flessibili. A fine dell’anno scorso l’azienda aveva varcato per la prima volta le Alpi acquisendo Cliniodent (al 70%, mentre il fondatore rimarrà socio di minoranza), gruppo elvetico che possiede tre cliniche attive (Lucerna, Thun e Zug) e due di prossima apertura con la previsione di arrivare a una ventina di cliniche in Svizzera in tre anni. Il piano di sviluppo prevede il mantenimento del suo brand e l’attuale posizionamento nel mercato svizzero che vale circa 4 miliardi di trattamenti erogati. Nei progetti di Cohen, Cliniodent vuole sviluppare un Ebitda di circa 3 milioni di euro, e, pur rappresentando meno del 5% del margine del gruppo a regime, costituisce una scelta strategica importante: uno sviluppo internazionale che segue quello italiano è propedeutico al raggiungimento dei 200 milioni di fatturato nel 2019. Intanto il 2018 significa 14 opening nel 2018 di crescita organica più 14 cliniche new entry gestite da altri gruppi, di cui 10 del mar-
chio Dr. Dentist, entrato a febbraio nella company di Cohen. Per fare un po’ di numeri, il consolidato di DP Michel Cohen, Group spa (un’ottantina di so- ceo di DentalPro cietà nel perimetro), dopo una riorganizzazione in ottica di semplificazione societaria (fusione delle holding italiane nelle DP Group che diventa la capogruppo operativa) segna 161 milioni di ricavi con una crescita del 22% sull’esercizio precedente ferma restante la marginalità operativa (Ebitda margin) superiore al 20%. Ma il 2018 è stato anche l’anno in cui DentalPro ha messo il naso fuori dall’Italia: prima dell’operazione svizzera nell’autunno c’è stata la costituzione di DP Polska in Polonia con l’avvio del progetto greenfield di una rete di cliniche dentali, con la prospettiva di replicare il modello di sviluppo della company milanese in Italia. Poi, da segnalare, l’ingresso nel mercato tedesco con l’acquisizione del 60% di Purservice, quale primo passo per il controllo al 60% di tre cliniche nell’area di Francoforte a marchio PurDental in partnership con il medico che le ha fondate, sempre in prospettiva di uno sviluppo nell’area. Per finanziare lo sviluppo del biennio 2018-2019, a fine dell’anno scorso è stata ottenuta una nuova linea di credito a medio-lungo termine di 29,1 milioni da un pool di banche.
Un big della private equity per il primo gruppo di cliniche dentali italiano
Intanto, per fare un po’ di ordine, DentalPro è stato acquisito nel 2017 dal private equity BC Partners da Summit Partners (fondi di investimento alternativo che ne deteneva il 58% dal 2015), VAM
di crescita di Ebitda e ricavi del 100%. Oggi, in soli due anni, il network sfiora il +50% grazie al mix di crescita organica e acquisizioni, con la gestione diretta delle cliniche, caratteristica del marchio milanese, che nel 2016 ha siglato una doppietta compranRETAIL NETWORK do DentaDent (7 2011 5 CLINICHE studi dentistici spar2012 10 CLINICHE si per il Belpaese) e 2015 45 CLINICHE il gruppo Giovanni Bona Cliniche 2016 110 CLINICHE, 1000 DIPENDENTI, 500 ODONTOIATRI Dentali. Ed è que2018 150 CLINICHE, 1300 DIPENDENTI, 800 ODONTOIATRI sta seconda opera2019 165 CLINICHE IN 13 REGIONI E 55 PROVINCIE zione, finanziata soInvestments e altri privati, si dice con un enterprise value tra i 350 e i 400 milioni di euro. Giusto per capirci, BC Partners (85% di Dentalpro), oltre a essere presente in Italia con l’investimento in Cigierre, princi-
TREND FATTURATO (MLN/€)
180 160 140 120 100 80 60 40 20 0
2010
2011
2012
2013
2014
pale catena di ristoranti tematici, ed essere appena uscita quest’anno da OVS a favore di TIP, gestisce 112 investimenti in 18 paesi per un valore di 143 miliardi di euro. Il fondo, poi, ha una forte esperienza in healthcare, dal momento che controlla importanti operatori internazionali come Aenova, Antelliq, Elysium, Pharmathen, Zest e VetPartners. Ai tempi dell’operazione DentalPro contava 112 cliniche in 40 provincie, una cinquantina avviate dal 2012 e le restanti acquisite, e poteva vantare tassi
L’azienda in pillole Proprietà BC Partners Anno di fondazione 2010 Sede Milano
Settori di business Cliniche odontoiatriche Retail 165 cliniche (gestione diretta) in 13 regioni italiane e 55 provincie; iniziata espansione all’estero
Fonte aziendale
Management Michel Cohen, ceo
2015
2016
2017
2018
prattutto con una settantina di milioni attraverso l’emissione di un bond, a far fare il primo vero salto di qualità e quantità al network del gruppo passando da 46 cliniche dentali (con raddoppio dei dipendenti) a una ottantina con già in cantiere una ventina di opening. Giusto per capire il trend dall’inizio: il marchio milanese è passato dai 5 centri con 3,2 milioni di fatturato nel 2011 (fondata l’anno prima con un investimento inziale di 2 milioni in una prima clinica a Milano) a raddoppiare i suoi numeri solo l’anno successivo ad oggi con più di 160 cliniche, un’espansione all’estero avviata, un fatturato che supera i 160 milioni, in programma l’obiettivo 200 milioni per l’anno in corso e un Ebitda a 40 milioni (60 a regime). Con alle spalle un peso massimo del private equity e una crescita complessiva da 10 e lode, in pochi anni DentalPro (a fine 2018 1.300 dipendenti) affronta un mercato dell’healthcare come quello italiano ancora poco maturo e molto parcellizzato (sia per la presenza di piccoli operatori che per la regionalizzazione della sanità con legislazioni territorialmente diversificate) con però buoni margini di crescita: nel 2018 +2,5% numero dei pazienti e +2% di ricavi. Il trend, poi, segna un +1,5% di giro d’affari per gli studi tradizionali e un appetitoso +6% per i centri dentistici organizzati.
Trend ricavi e marginalità alle stelle, ‘pesano’ gli investimenti
Infatti a fare i conti in tasca a DP Group le cose vanno benone. Andrea Servo, cfo del gruppo, sicuramente può ritenersi soddisfatto: il valore della produzione sfiora i 167,5 milioni quando erano 137,6 l’anno prima, con riferimento al consolidato di Dinho Italy spa, la holding che controllava il gruppo, poi integrata in DP Group a fine 2018. Il MOL passa dai 26,1 milioni ai 34,4 con un incremento del 32%. Ben diversa la situazione del Reddito operativo (EBIT), negativo per quasi 20,5 milioni (erano 12,5 l’anno prima) e fortemente condizionato dagli ammortamenti sugli avviamenti generati in sede di consolidamento delle controllate. Gli ammortamenti infatti passano da 39,8 milioni del 2017 a 54. Nel 2018 DentalPro segna - 12,2 milioni di spese in Capex per investimenti in apertura di nuove cliniche o per sviluppi tecnologici, più o meno in linea con i 13,7 dell’anno prima. L’ultima riga del bilancio segna una perdita di 37 milioni e ci sarebbe da saltare sulla sedia, se non fosse che al netto di ammortamenti per avviamenti e oneri straordinari l’azienda sarebbe in utile per più di 7 milioni. Insomma, il motore gira a pieno regime, ma la fase espansiva costa e grava sul risultato contabile: per questo sale la Posizione finanziaria netta a quasi 155 milioni quando erano 123,5 l’anno prima, con un incremento che riflette l’utilizzo della linea incrementale di 30 milioni per finanziare le acquisizioni di Doctor Dentist, Dental Team di Gavirate e Varese, oltre alle società estere. Di contro salgono le immobilizzazioni finanziarie nello stato patrimoniale (più di 436 milioni), proprio perché legate alle acquisizioni. Quindi, degli indici di produttività forse quello che può essere veramente indicativo dell’andamento aziendale è il Mol/Ricavi a un buon 21,4%, mentre il Roe, ad esempio segna un (solo sulla carta) drammatico -19,7%. Dati che vanno presi con le pinze perché appesantiti dallo sforzo di crescita e, per quanto riguarda gli indizi di struttura, dal fatto che per finanziare la crescita l’azienda ha fatto ricorso anche a importanti risorse esterne (Mezzi di terzi/Patrimonio netto a 0,9). Intanto il numero 1 dell’odontoiatria in Italia, non sta fermo: le news nel marketing per il 2019 sono il progetto di odontoiatria sociale con Caritas italiana nei suoi 165 centri dentistici in 13 regioni e 55 provincie (cure dentistiche pro bono per i più bisognosi) e la partnership con l’FC Internazionale Milano per un progetto di prevenzione dentale attraverso lo sport, oltre alla Digital Dental Academy che insieme alla company milanese propone un progetto di estensione alle strutture del gruppo i benefici della tecnologia con dotazioni all’avanguardia per le cure dentali. ¢ dicembre 2019 | retail food
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La joint venture
C&P: Cremonini e Percassi alla conquista di mall, outlet e città
C
reare un campione nazionale nell’offerta Food&Beverage, dedicato prioritariamente ai gestori e alle proprietà di centri commerciali, retail park, outlet village e a specifiche opportunità nei centri città. Dal know how di due colossi dell’imprenditoria italiana, della ristorazione il primo e del retail real estate il secondo, rispettivamente Chef Express (Gruppo Cremonini) e Percassi, nasce C&P S.r.l., già Percassi Food & Beverage. L’operazione vede l’ingresso, con una quota del 60%, della società di Castelvetro Di Modena guidata da Cristian Biasoni, mentre il restante 40% resta in mano alla società bergamasca per il tramite della controllata Odissea srl. C&P, rendono note le due società, rappresenta un operatore unico nel mercato della ristorazione commerciale, che si posiziona come punto di riferimento nell’offerta multi-brand e di operational excellence.
Il perimetro dell’operazione e le dimensioni
Il perimetro iniziale di C&P è rappresentato da 16 punti vendita posizionati nei principali shopping mall e centri città italiani, con i marchi: Casa Maioli, format di piadineria artigianale che conta nove locali; Caio, format 24
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Cristian Biasoni, amministratore delegato di Chef Express
di pizza romana con all’attivo cinque punti vendita; e il celebre marchio di ristorazione asiatica internazionale Wagamama, che in Italia annovera tre location. Per un fatturato annuo di partenza superiore a 10 milioni di euro. Al di fuori del perimetro di C&P rimane invece il marchio Starbucks, che continuerà il proprio sviluppo esclusivamente all’interno della galassia Percassi.
Il progetto
In un mercato dell’ “eat-out” italiano che vale circa 50 miliardi di euro/anno, contraddistinto da un’ancora bassa concentrazione di catene e operatori multibrand, una crescita importante e costante negli ultimi 5 anni (cagr medio circa 5%, fonte: GIRA FOOD 2018) e una quota della ristorazione nelle grandi superfici commerciali che sta percentualmente erodendo la quota retail, aumentando esponenzialmente (dal 10/12% del 2014 a oltre il 20% previsto nel triennio 2020-2022), l’obiettivo di C&P è la copertura del canale commerciale ovvero non in concessione, con un’offerta multibrand che possa sfruttare le sinergie tra due importanti gruppi italiani. Gruppo Cremonini, leader nel food in tutta la catena del valore, dalla produzione, alla distribuzione e al retail, per il tramite di Chef Express spa (che sviluppa tutte le attività di
ristorazione del Gruppo), ha comprovate capacità operative e di gestione di oltre 400 punti vendita di ristorazione in Italia e in UK, prevalentemente nel mondo travel. Gruppo Percassi, leader nello sviluppo real estate e retail, con un portafoglio marchi che annovera brand anche mondiali quali Nike. Questa unione rappresenta strategicamente un valore aggiunto e un’opportunità per gestori e proprietà di centri commerciali che cercano operatori con requisiti di affidabilità, innovazione, brand di successo, capacità gestionali secondo standard di qualità e replicabilità, capacità di offrire il corretto mix di brand / format ristorativi per ogni specifica location. Il business plan quinquennale 2020-2024 prevede una crescita importante della rete di punti vendita sia in Italia sia potenzialmente all’estero, secondo uno sviluppo organico e tramite possibili acquisizioni, con obiettivi di crescita double digit.
Brand portfolio company
Il modello di business di C&P prevede la gestione di un brand portfolio ampio e diversificato che permetta di garantire la verticalità/riconoscibilità di ogni singolo concept/ brand così da garantire un product mix adatto a tutte le esigenze specifiche degli shopping
mall e delle strutture commerciali in senso lato. C&P svilupperà prioritariamente i brand Casa Maioli, Caio e Wagamama. In aggiunta, al fine di meglio rispondere alle esigenze del mercato, potrà integrare i suddetti brand con il brand basket complessivo di Chef Express, che annovera oltre 30 diversi marchi/concept di ristorazione suddivisi tra insegne di proprietà e gestiti in licensing.
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C&P rappresenta anche un’opportunità nel mercato per sviluppare marchi di terzi, ovvero svolgere il ruolo di incubatore di nuovi concept di ristorazione che vogliano svilupparsi nel mercato nazionale.
I format
Casa Maioli. Il brand creato dai fratelli Mirko e Alessandro Maioli, originari di Cervia,
con una tradizione familiare che li vede legati dal 1952 alla preparazione della piadina romagnola seguendo la ricetta originale tramandata da tre generazioni, si caratterizza per un’offerta gastronomica imperniata sulla piadina, prodotto di eccellenza della Romagna. Dal chiosco di Cervia agli Eataly di tutto il mondo: venuti alla ribalta quando hanno aperto il primo punto vendita presso Eataly Roma, nel 2012. I fratelli Mirko e Alessandro Maioli, oltre ad essere i testimonial del marchio, sono anche parte del team operativo che svilupperà il brand Casa Maioli, per il tramite di C&P. Caio. Pizzeria romana gourmet. La pizza romana: un prodotto naturale, gourmet e leggero, ispirata a una ricetta dell’antica Roma. Le farine utilizzate e la lunga lievitazione consentono di creare una pasta leggera al tatto e al palato. Il primo store viene inaugurato all’Oriocenter a maggio del 2017, nella nuova food court del centro commerciale. Wagamama. Casual restaurant etnico che basa il proprio core business sull’esaltazione del cibo asiatico fresco e nutriente, presente in 23 paesi nel mondo. La catena di ristoranti Wagamama è stata venduta alla fine del 2018 dal fondo Duke Street a The Restaurant Group, realtà da 500 locali in Gran Bretagna e specialista del casual dining market. In Italia è attivo a Orio center, all’aeroporto di Malpensa e a Milano. A.P.
14/02/19 14:14
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Brand analysis
La terza vita di Rossopomodoro Di Andrea Penazzi
Dopo l’acquisizione della maggioranza di Sebeto da parte del private equity londinese OpCapita nel 2018, l’insegna di pizza napoletana viaggia a un ritmo di un taglio nastro al mese. L’Italia, negli store Eataly fuori dai confini nazionali e l’estero sono i tre pillar dello sviluppo
L’
artigianalità del prodotto, la passione nel realizzare la perfetta pizza napoletana con ingredienti doc e il cornicione quale elemento distintivo sono i cavalli di battaglia grazie ai quali il marchio Rossopomodoro si è sviluppato dal 1998 a oggi, prima in Italia e poi all’estero. Passione che caratterizza il fondatore Franco Manna, che nell’intero percorso di crescita dell’insegna si è dimostrato garante della tradizione di Rossopomodoro e per questo motivo è stato confermato presidente dal consiglio di amministrazione che si è insediato a metà 2018. Parimenti, sono rimasti nel board Antonio Sorrentino, executive chef, e Daniele Russo, responsabile dello sviluppo, oltre a Clelia Martino nel ruolo di public relations manager. Al vertice del nuovo CdA siede Roberto Colombo, laurea in Bocconi e una lunga carriera in Autogrill. Ulteriori nomine riguardano quella del CFO, con Marco
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Orilia, la direzione marketing, con Daniele Gargano, e il responsabile operation, con Giuseppe Polichetti. Nel tam-tam di Mapic 2019, a circa un anno e mezzo dall’acquisizione di Sebeto da parte del private equity londinese OpCapita, Roberto Colombo ha definito a r&f i tre pillar della nuova fase di sviluppo di Rossopomodoro, partendo da un primo risultato: «In 16 mesi abbiamo realizzato altrettanti punti vendita tra nuove aperture, cinque, e riconversioni con il nuovo format che porta il claim “Come un giorno a Napoli”. Nel 2019 registriamo una crescita year-to-date in doppia cifra e intorno al 2% like for like, a dimostrazione di un business solido ed efficace». Ci può raccontare, innanzitutto, quali sono le caratteristiche del nuovo format di Rossopomodoro? L’idea di base è stata quella di rendere più completa l’esperienza del consumatore fa-
Roberto Colombo, amministratore delegato di Sebeto cendo leva sulla forza del brand e i relativi principi base, come la qualità dei prodotti, della cucina e della pizzeria, ed estenderla al look and feel, alla musica e al contesto del punto di vendita. Abbiamo quindi lavorato, in particolare da marzo 2019, con il mondo digital per rendere la comunicazione in store ancora più attiva e all’inizio del 2020 daremo il via a campagne di advertising più classiche, con l’obiettivo di raggiungere oltre al cliente, che rimane il primo target, anche i franchisee e i landlord, nell’ottica di approcciare in modo più forte soprattutto il mondo del travel. Sul fronte del pricing non abbiamo apportato modifiche sensibili, ma siamo riusciti ad alzare lo scontrino medio lavorando sull’up-selling e, nello specifico, sul caffè. In tal senso abbiamo condotto con il partner Vergnano un’attività che ha previsto l’individuazione di un barista all’interno
di ogni locale e la sua formazione, la rivisitazione del parco macchine, la maggiore caratterizzazione del merchandising e la vendita suggerita. A distanza di un anno registriamo una crescita a doppia cifra in termini sia di volumi acquistati che di tazzine erogate. Sulla birra, invece, che già registrava alti livelli di accoppiata con la pizza, abbiamo allargato l’assortimento raddoppiando il numero delle referenze, passate da due a quattro: è stata quindi un’operazione volta a dare maggiore soddisfazione al cliente. Da ultimo, stiamo testando punti vendita di diverse metrature per capire la duttilità del format. Quali sono i driver su cui state lavorando al portfolio brand? Innanzitutto Rossopomodoro è il focus, coerentemente a un’idea molto chiara che abbiamo sviluppato con il fondo e che pone la pizza al centro. Abbiamo quindi rafforzato il brand Rossopomodoro e mantenuto vivo il brand Rossosapore in quanto offre pizza al taglio, con un orientamento molto forte sul franchising. Mentre stiamo lavorando a un leggero riposizionamento di Pizzeria Nazionale, la location stand alone che abbiamo in via Palermo a Milano, che nelle nostre intenzioni dovrebbe coprire la parte premium del mondo pizza, impreziosita da un affiancamento tra pizza e alcool. Tale operazione è finalizzata a capire se Pizzeria Nazionale possa essere replicata in talune location in Italia e potenzialmente all’estero. Per quanto concerne Anima e Cozze, format basato su pizza e pesce e quindi più complesso da gestire, vogliamo mantenere una presenza molto selezionata. Quali sono i pillar su cui poggia lo sviluppo in Italia e all’estero di Rossopomodoro?
Il brand in pillole Nascita del brand 1998
Sede
Napoli
Proprietà OpCapita
Numero negozi worldwide 100
Circa 60
Format/Mq Circa 300
Aperture previste 2019 15
Edifis Intelligence
Numero negozi Italia
Nei primi 15 mesi abbiamo aperto o trasformato con il nuovo format 15 locali. Numero destinato a crescere il 28 novembre, per cui saranno 16 locali in 16 mesi, in virtù dell’apertura nella nuova food court del centro commerciale di Curno: il primo Rossopomodoro nell’area di Bergamo. In generale, la strategia dell’azionista vede nell’Italia il primo pillar di sviluppo; nella crescita con Eataly, con il quale fuori dai confini nazionali siamo ambasciatori della pizzeria napoletana, il secondo pillar – e proprio oggi, 13 novembre, stiamo aprendo a Toronto il decimo Rossopomodoro con Eataly, il primo in Canada dopo i sei negli States, i due in Europa e uno in Brasile –; e nell’estero il terzo pillar. Estero dove siamo già presenti ad esempio con Areas all’interno di aeroporti in Spagna e Portogallo. Quella con l’operatore spagnolo del travel retail è una partnership strategica che ci vede attivi anche in Italia a Malpensa T1 e T2 e rispetto alla quale stiamo valutando ulteriori potenziali sviluppi. Nel concreto, quali i target? Una premessa: oggi Rossopomodoro è distribuito in Italia con una sessantina di locali, di cui il 60% in affiliazione e il 40% a gestione diretta. L’idea è quella di invertire la percentuale con una maggiore presenza diretta per confermare la leadership nel mondo della pizza e della ristorazione napoletana. In Italia il franchising resterà importante, ma sempre di più sarà selettivo e mirato a specifiche location o aree geografiche. Coerentemente, in questo anno abbiamo riconvertito a gestione diretta tre locali in affiliazione: parliamo di quello storico di Milano in via Moscova - Largo la Foppa, di quello presso La Reggia Designer Outlet a Marcianise (CE) e del punto vendita all’interno del Bicocca Village sempre a Milano. E abbiamo in portafoglio un paio di ulteriori possibili riconversioni, che in generale devono rispondere a due linee guida: la prima è ci sia l’interesse del franchisee a cedere l’attività; la seconda è data dalla strategicità della location stessa, che può dipendere in senso stretto dalla posizione oppure, come nel caso di Marcianise, dall’interesse strategico verso un gestore/landlord, quindi McArthurGlen, con cui abbiamo interesse a portare avanti ulteriori sviluppi sia in Italia sia all’estero. Sviluppi che sono già oggetto di trattativa. Il franchising
assume invece una valenza strategia all’estero, non con singoli operatori bensì con master franchisee. Ad esempio abbiamo chiuso un accordo di master franchisee con una società di Malta, dove abbiamo già aperto il primo locale, stiamo preparando l’opening del secondo per febbraio ed è in programma il terzo. In termini geografici sull’Italia abbiamo identificato città target nelle quali o non siamo presenti o valutiamo ulteriori iniziative. Nel primo cluster si inseriscono Firenze, dove speriamo di entrare entro il primo quarter del 2020 e che riteniamo strategica per il suo grande flusso turistico, poi Verona, Brescia e
Bergamo. Nel secondo si annoverano Milano, dove ci sono altre zone interessanti da coprire, così come a Roma e a Venezia, mentre a Napoli stiamo cercando in particolare una location dove aprire un flagship store. Da ultimo, ma non per importanza, il capitolo travel sia in Italia che all’estero. Quali i progetti? Oltre alla già citata partnership con Areas, rispetto alla quale posso aggiungere che il nostro locale a Malpensa T1 è tra i primi tre della catena, nel travel retail aeroportuale esploriamo anche opportunità in diretta. Guardando invece alle stazioni, abbiamo un accordo con Grandi Stazioni Retail che per ora ci vede presenti direttamente con Rossopomodoro a Milano Centrale e a Venezia Santa Lucia, e che ci porterà a realizzare altre due location entro i prossimi 12 mesi, sempre a gestione diretta. Nel mondo del retail è consolidata la partnership con il Gruppo Cremonini con focus su Rossosapore sulle autostrade italiane e s tazioni. ¢ dicembre 2019 | retail food
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Dossier Aeroporti
Barcellona, connessione (e crescita) internazionale Di Nicola Grolla
Secondo scalo della Spagna, l’aeroporto catalano è in costante crescita grazie ai passeggeri extra-Schengen che coprono il 73% del totale e spingono il Terminal 1 verso una revisione dei flussi. Obiettivo: intercettare i viaggiatori alto spendenti
I
mutamenti delle abitudini di consumo corrono veloci. Così anche una destinazione commerciale attiva da 10 anni ha già bisogno di un ritocco per mantenere il passo con il crescente traffico passeggeri: +6,1% nel 2018 rispetto al 2017 e un settembre 2019 chiuso a 4.843.692 passeggeri (+5,43% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente). Il Terminal 1 dell’Aeroporto di Barcellona-El Prat, progetto da 1,2 mi-
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liardi di euro e 500mila mq di superficie di proprietà di Aena, è entrato in attività a giugno 2009 e da allora si è confermato come una delle principali infrastrutture di viaggio europee e internazionali. Un ruolo, quest’ultimo, che è progressivamente aumentato nel tempo fino a coprire il 73% del traffico totale (circa 50,2 milioni di passeggeri nel 2018). Questo grazie a un network che conta 379 rotte, di cui 54 domestiche e 325 internazionali, che raggiungono 219 destinazioni in 64 Paesi per un profilo passeggero che nel 43% dei casi è uno
straniero. Numeri che messi in prospettiva influiscono sull’attuale struttura e ne fanno emergere criticità e possibilità. Soprattutto in termini travel retail con la necessità di intervenire, attraverso una rimodulazione degli spazi, sul flusso degli utenti al fine di sfruttare tutti i touchpoint dello scalo; a partire dal cuore, lo Sky Center.
Dalle Olimpiadi a oggi: il Terminal 2
L’attuale progetto dello scalo rientra all’interno del master plan approvato nel 1999 che prevedeva il contemporaneo potenziamen-
to del Terminal 2. Quest’ultimo, costruito in vista delle Olimpiadi del 1992, ha subito un primo intervento nel 2001, con l’aggiunta del Modulo 0 per l’aviazione regionale, seguito nel 2003 dall’espansione della hall A e nel 2007 dalla costruzione di collegamento con la hall B. Infine, nel 2008, con l’entrata in funzione dei 2.200 mq della hall C, dove opera esclusivamente EasyJet (3,5 milioni di passeggeri internazionali all’anno), è stata completata l’attuale struttura: un rettangolo frastagliato da quattro angoli che ospi-
tano altrettante isole commerciali da cui dipartono i finger per il collegamento con gli aeromobili. Disposto su due livelli, il Terminal 2 si caratterizza per un’offerta in linea con il passeggero delle compagnie low cost (che nel complesso coprono una quota del 70% sul totale delle rotte e dei passeggeri). Lato arrivi/ partenze, su sette punti vendita, ben cinque sono dedicati al food&beverage. Entrando da ovest si incontra subito Eat, legno chiaro e profili di metallo nero incorniciano una proposta healthy a base di smoothie, centrifuge e piatti pronti. Proseguendo, oltre la stecca dei rent à car e dei desk delle compagnie aeree, si incontra l’angolo caffetteria Santa Gloria, bakery con cucina a vista che conta 42 punti vendita in città. Più avanti, l’insegna Burger King precede il grab&go Breadway (replicato anche all’estremità opposta all’interno della hall C). A completare l’offerta, il convenience last minute The Market (Areas). Oltrepassati i controlli, si accede al Barcellona Duty Free nella classica modalità walkthrough che porta nella piazza centrale dell’airside. Qui si affaccia un’offerta retail che passa dal fashion all’home decor, senza dimenticare l’abbigliamento sportivo, gli accessori e i dolciumi e che copre buona parte dei 2.514 mq di retail. Da sottolineare la vetrina di
Natura, bazaar di oggetti artigianali per la casa e la cura personale, e quella Items d’Ho, nello stesso segmento merceologico con un particolare focus sui prodotti da viaggio. Per la proposta fashion, invece, si punta sul multibrand The Fashion Place, sulla linea di creazioni maschili e femminili del brand spagnolo Adolso Domiguez e sulle calzature Tascòn. Per quanto riguarda la proposta food invece, che occupa 3.612 mq, spiccano i ristoranti Enrique Tomàs (menù a base di prodotti iberici con protagonista il famoso prosciutto Serrano) e The Food Market (sorta di food hall dove si affacciano quattro insegne in franchising) a cui si aggiungono i punti vendita ricavati al centro degli spazi che si protendono verso la pista. Qui trovano posto due format dell’insegna Exki, caratterizzata da un layout chiaro e naturale, che presidiano le estremità mentre al centro rimangono Go Natural, brand portoghese che propone un menù sano ed equilibrato pensato da un team di nutrizionisti, e Slam dei fratelli Torres (panini e pizze con un taglio
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Dossier Aeroporti gourmet). A caratterizzare maggiormente il Terminal 2, però, sono i punti vendita duty free. Detto della zona principale subito dopo i controlli di sicurezza, altri cinque punti vendita (di cui tre in modalità Express, uno in quella Collection) sono distribuiti lungo tutto l’asse commerciale.
Terminal 1, la spinta internazionale
Ormai adibito ai voli delle compagnie lowcost, il Terminal 2 ha ceduto al Terminal 1 lo scettro di maggiore piazza commerciale per Aena. Non prima di essere passato attraverso un vero e proprio rinnovo delle concessioni commerciali: «Quando sono arrivata qui circa sette anni fa, avevamo un solo concessionario che si occupava dell’offerta food&beverage dello scalo. Una situazione che portava a una certa omogeneità dell’offerta indifferentemente dal punto vendita selezionato. Per questo abbiamo deciso di rimettere a bando alcune attività, tanto che ad oggi contiamo otto concessionari diversi, sia locali che internazionali», ci ha raccontato Marta Abardìa, head of commercial services all’aeroporto di Barcellona. Accedendo dal primo piano, infatti, si incontra un quadrilatero centrale in cui è ospitato il punto vendita Go Natural con banconi, casse e sedute che utilizzano tre lati del locale. A destra e sinistra due ali commerciali in cui sono inseriti, tra gli altri: Wokandy, negozio di dolciumi con prodotti provenienti da oltre 300 fornitori differenti in tutto il mondo; Tech&Fly, brand di elettronica di con-
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Marta Abardìa, head of commercial services all’aeroporto di Barcellona
50,2
di euro
milioni
Il numero di passeggeri transitato per l’Aeroporto di Barcellona-El Prat. Di questi, il 73% su rotte internazionali e il 27% su rotte domestiche.
1,2
di euro
miliardi
Il costo di realizzazione del Terminal 1, inaugurato su una superficie di 500mila metri quadrati.
sumo e travel essential; Coofee Bar, caffetteria con vendita di macinati e capsule; La Tramoja, tapas e cucina mediterranea che rispecchia il punto vendita attivo nel quartiere Eixample. Superati i controlli di sicurezza si accede, per mezzo di alcune scale mobili, al cuore pulsante della struttura, lo Sky Center: una grande piazza sormontata da alti soffitti che danno ariosità e respiro all’intera offerta commerciale disposta in tre corpi principali. Un vero e proprio mercato, insomma, in cui si incrociano le tre vie che portano ai gate. Eccetto quelli extra-Schengen che sono posizionati al secondo piano e che prevedono un accesso separato. Una dicotomia che porta molti passeggeri internazionali a schivare lo Sky Center per correre verso il controllo del passaporto ancor prima di rimpiangere la
re rampa di scale sul lato est che porterà dal primo al secondo piano (dove sarà dislocato il controllo passaporti) e alla rinnovata area d’imbarco. Attualmente, quella che era la zona dedicata ai voli regionali, è in fase di rinnovamento per ospitare i gate di ulteriori voli internazionali entro la fine del 2020. Uno spazio che verrà arricchito da tre punti vendita grab&go aggiuntivi. Questa sistemazione dovrebbe
mancata possibilità di acquisto. «Il problema non è dovuto né a una mancanza strutturale, né a una questione di proposta commerciale quanto piuttosto a un fisiologico comportamento del passeggero», ci ha spiegato Abardìa. Le indicazioni, infatti, risultano chiare per tutti ma con l’aumentare del traffico internazionale e le relative code ai varchi di controllo, molti passeggeri extra-Schengen non riescono a non affrettarsi in fila. Un comportamento che fa venir meno una fetta molto importante di possibili vendite e a cui ora si vuole trovare una soluzione. Secondo un progetto che sarà completato nel 2021, infatti, il flusso verrà imbrigliato completamente verso lo Sky Center, impedendo la divaricazione subito dopo i controlli di sicurezza. All’area extra-Schengen, quindi, si accederà attraverso un’ulterio-
quindi incrementare la spesa per passeggero attuale e decongestionare alcune aree dell’infrastruttura (cercando, magari, di sfruttare al meglio anche l’accesso in prossimità dei gate A: un vero e proprio accesso “segreto” aperto a tutti dell’aeroporto).
Brand glocal e piatti tradizionali
A livello travel retail, lo Sky Center si contraddistingue per una peculiarità: il duty free abbandona la tradizionale formula del walkthrough per occupare uno spazio centrale che fa da pivot rispetto all’intera offerta commerciale. Irraggiandosi da questo centro, i punti vendita diventano via via meno ricercati e più adatti a un consumo veloce, take away, d’impulso. Nelle immediate vicinanze, invece, trovano spazio una serie di insegne glocal che riescono ad attrarre sia una clientela domestica che internazionale, riuscendo comunque a dare quel tocco di esperienzialità spagnola al processo di acquisto. Parliamo, in particolare, degli store Zara (due piani di abbigliamento uomo e donna), Mango (tre
vetrine consecutive per altrettanti target di vendita) e Desigual (uno degli angoli più colorati dell’aeroporto). A questi si aggiungono insegne altrettanto casual ma meno “spagnoleggianti” come Oysho, Parfois, Intimissimi e RayBan supportati da brand locali come Tascòn e Adolfo Dominguez. Così come visto per il Terminal 2, anche nel Terminal 1 si è prestata attenzione al comparto dell’home living con Natura e il tessile di La Mallorquina. Manca un vero e proprio angolo dedicato al lusso che occupa solo 967 mq di superficie racchiusi all’interno del format La Boutique (Dufry): multimarca con diversi corner di altagamma. Con la ristrutturazione del flusso di passeggeri, anche questo aspetto verrà rivisto creando una piazza per i clienti che cercano una esperienza di acquisto premium. In termini di food retail, l’offerta rappresenta un felice mix fra gusti cosmopoliti e local hero. In quest’ultima categoria, per esempio, si inserisce il format moderno Alas dei fratelli Torres: un bar circolare al centro dove poter degustare un cocktail o un bicchiere di vino e una serie di tavoli con vista sulla cucina per un pranzo veloce a base di piatti tradizionali rivisitati. Stesso stile anche per La Botiga che, in un ambiente più ricercato (a partire dalle sedute imbottite) mette nel menù il classico repertorio della cucina catalana. Più particolareggiati, invece, il punto vendita Enrique Tomàs (cocktail bar dedicato all’aperitivo a base di prosciutto, chorizo e prelibatezze salate), quello a marchio Dehesa Santa Maria (tapas bar) e Montesquiu (riproposizione in chiave travel di un iconico cocktail bar in centro a Barcellona, il cui skyline riappare sulle vetrine dello store). Per chi cercasse un’offerta più standardizzata ci sono i negozi Fridays (sorta di american diner con ampia offerta di burger), Buger King, le caffetteria Deli&Cia, La Fiorita e i gelati di Häagen Dazs.
Terrazze e vip
Detto dell’offerta commerciale, sono i dettagli che fanno la differenza all’aeroporto di Barcellona. In questo senso, il Terminal 1 presenta due aspetti peculiari e altamente curati. Il primo è rappresentato dalle due terrazze che completano l’offerta airside. Si tratta di due patii che fungono da area polifunzionale (in cui, durante i mesi estivi, vengono spesso organizzati degli eventi serali) dove trovano posto una caffetteria Starbucks con, affiancato, il bar Piscolabis e il self-service Mediterranean Terrace. Particolarmente amati dai fumatori, le terrazze rappresentano gli angoli più apprezzati dai passeggeri che, in attesa del proprio volo, possono godersi l’ultimo raggio di sole della propria vacanza. Più esclusive (anche se l’accesso si aggira intorno ai 30 euro) sono le vip lounge. Il terminal ne conta tre, molto curate e caratterizzate da nuance di colori diversi. Al loro interno, oltre ai servizi standard, anche la possibilità di accedere ai punti vendita estetici della catena Aqua Salon Spa: trattamenti cutanei, nails, parrucchiere, massaggi, ecc. Attenzioni che dicono molto sullo standard di servizio che Aena vuole offrire ai propri viaggiatori. Compreso uno spazio hotellerie ricavato a pochi metri dai controlli sicurezza dove, con un po’ di fortuna, si può soggiornare nella stessa stanza che utilizza Leo Messi. ¢ dicembre 2019 | retail food
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World Travel Retail STELLAR PARTNERS PRIMO INQUILINO DI NEW ORLEANS
USA – Inaugurato il 5 novembre, il nuovo terminal dell’aeroporto internazionale di New Orleans ha già i primi inquilini travel retail. All’interno di una struttura da 86mila mq, costata circa 1,3 miliardi di dollari, il concessionario Stellar Partners si è aggiudicato la gestione di sei punti vendita nella categoria travel convenience shop. Di questi, quattro saranno format nati dalla joint venture con Harley London (tra cui le insegne WhereTraveler e The New Stand). Un altro punto vendita, il News&Coffee @MSY proporrà anche un’offerta di caffetteria.
IGA SEMPRE PIÙ LUXURY CON GUCCI
TURCHIA – Continua lo sviluppo della proposta commerciale di IGA, il nuovo aeroporto di Istanbul. Ultima in ordine di tempo, l’apertura di una boutique Gucci grazie alla joint venture fra Unifree e Heinemann. Si tratta di un punto venditi di 130 mq localizzato in quella che è stata denominata Luxury Hill e caratterizzato da un layout raffinato e artigianale. In termini di offerta, fashion e accessori della maison italiana completano il merchandise mix della Bosphorus Zone.
RITUALS, LA COSMESI DIVENTA SEMPRE PIÙ TRAVEL
A BEIRUT IL DUTY FREE SI VESTE DI LUSSO
LIBANO – Cresce l’offerta fashion dell’aeroporto internazionale di Beirut dove opera la fruttuosa joint venture fra Phoenicia e Aer Rianta Co.SAL protagonista dell’ultimo revamping del terminal. L’area duty free ha visto i maggiori cambiamenti, soprattutto per quanto riguarda le presenze nei vari corner con l’entrata, a partire dal 2020, di brand come Fila, Emporio Armani, Michael Kors, ecc. che vanno ad affiancarsi ai già esistenti Ferragamo, Tumi e Ralph Lauren.
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retail food | dicembre 2019
IL DUTY FREE RALLENTA PER GLI INVESTIMENTI
BAHRAIN – Segno meno nei primi nove mesi dell’anno per Bahrain Duty Free Shop Complex. Nel corso del 2019, il travel retailer ha registrato un profitto netto di 16,8 milioni di dollari contro il 17,7 milioni dello stesso periodo del 2018. Un -5,6% che deriva dal peso degli investimenti per migliorare l’esperienza d’acquisto dei passeggeri che, nel frattempo, hanno garantito ricavi per 73,6 milioni di dollari contro i 71,9 registrati lo scorso anno (+2,3%).
DFS E STARBOARD PORTANO LA T GALLERIA IN CROCIERA
HONG KONG – Un trio di esperti alle spalle della prima DFS T Galleria a bordo di una nave da crociera. A ospitare il format sviluppato da Starboard Cruise Services in collaborazione con DFS Group sono le navi da crociera Genting Cruise Lines. L’offerta potrà contare su una superficie commerciale di quasi 1.700 mq divisa su due vascelli che entreranno in servizio fra il 2021 e il 2022 sul mercato asiatico.
OLANDA – Il brand olandese di cosmetica Rituals ha rinnovato la propria offerta travel retail sia in termini di referenze (con il lancio del primo gift box in formato viaggio) che di punti vendita. Sotto quest’ultimo aspetto si inserisce, per esempio, il format The Hair Temple che sarà sviluppato in linea con la strategia nel canale che prevede 25-30 aperture nei prossimi anni. «I negozi stand alone ci danno la possibilità di offrire il nostro completo assortimento assieme al servizio personalizzato che ci contraddistingue», ha detto Neil Ebbutt, director travel retail di Rituals. Cina
HEINEMANN, BILANCIO DI 10 ANNI IN ASIAPACIFICO
GERMANIA – La filiale asiatica di Heinemann si avvicina al decennale di attività e fa il bilancio della propria presenza nella regione. A partire dall’aeroporto internazionale di Hong Kong dove l’operatore gestisce otto punti vendita a insegna Sweet Dreams. L’obiettivo per il futuro è quello di accompagnare il flusso dei turisti asiatici verso l’Australia e la Malesia a livello aeroportuale; e l’Indonesia per il traffico crocieristico.
DUBAI SEMPRE PRIMO A QUOTA 64,5 MILIONI
DUBAI – Primo posto incontrastato per l’aeroporto internazionale di Dubai che, anche nei primi nove mesi del 2019, si conferma lo scalo più trafficato al mondo per quanto riguarda i viaggiatori internazionali: 64,5 milioni. Un totale da primato sebbene nel terzo quarto l’aeroporto emiratino abbia sofferto una piccola flessione del 2,4% rispetto allo stesso periodo del 2018 (a causa di una chiusura di manutenzione delle piste di 45 giorni).
duty free world | AERO-PORTO, ACCORDO FRA CHANGI E ROYAL CARIBBEAN
SINGAPORE – Volare e navigare è la combo ideata da Changi Airport Group e Royal Caribbean International con il patrocinio del Singapore Toursim Board. Per i prossimi cinque anni, circa 623mila visitatori internazionali arriveranno a Singapore per imbarcarsi su una crociera dei vascelli di classe Quantum appena varati per le rotte nel Pacifico. Un traffico che dovrebbe generare un giro d’affari pari a 316 milioni di dollari.
GLOBALDATA INCORONA I FLUSSI VERSO L’AFRICA
AFRICA – Secondo le ultime analisi GlobalData, il Nord Africa si appresta a ricevere 37,4 milioni di turisti internazionali entro il 2022. Secondo il centro studi internazionale, il turismo in questa regione sta tornando sui livelli precedenti all’attacco turistico del 2015 sulla rotta San PietroburgoSharm el-Sheikh. Attualmente, infatti, Algeria, Marocco e Tunisia accolgono il 2% di tutto il turismo verso l’Africa rispetto al 3% fatto registrare dai paesi sub-sahariani.
MANCHESTER INAUGURA IL TERMINAL PREMIAIR
UK – Sono iniziate le operazioni del terminal PremiAir all’aeroporto internazionale di Manchester. Costruito per ospitare un’utenza di voli privati, sorge lungo il lato est dell’aerostazione inglese. Attualmente, sono 23 le società che hanno sottoscritto un contratto di utilizzo della struttura che offre pacchetti passeggeri fra le 50 e le 175 sterline oltre all’accesso a lounge di lusso e proposte food&beverage.
by Kevin Rozario
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London kevin.rozario.uk@gmail.com
Why airports will continue to push for more retail and F&B
Gli aeroporti continuano a spingere su retail e F&B
I
S
f you think that airports look more like shopping malls than transportation hubs you are not alone. But expect to see more, rather than less, in the way of commercial services in the future. New stores and much-improved food and beverage outlets across the globe have been instrumental in enhancing the customer experience at gateways. The revamp of a tired airport like New York’s LaGuardia and the arrival of the stunning Beijing Daxing Airport – the city’s second major international hub – are testament to how retail offers can surprise travellers, in a good way. However, this tends to lead to customer expectations increasing still further. Airports more than ever, are focused on ASQ (airport service quality), something that Airports Council International is very keen to promote.
e pensate che gli aeroporti assomiglino più a dei centri commerciali che a degli hub di trasporto, non siete i soli. E aspettatevene ancora delle belle in termini di futuri servizi commerciali. I nuovi store e i migliorati negozi food&beverage nel mondo hanno iniziato a potenziare l’esperienza del cliente ai gate. Il revamp di un vecchio aeroporto come quello di New York “La Guardia” e il debutto dell’incredibile aeroporto di Pechino Daxing – il secondo hub internazionale della città – sono una prova di come l’offerta retail possa sorprendere i viaggiatori in senso positivo. Questi trend non fanno altro che aumentare l’aspettativa del cliente. D’altronde, gli aeroporti sono sempre più concentrati sull’ASQ (airport service quality), qualcosa che l’Airports Council International (ACI) sta sempre più promuovendo.
LaGuardia and Daxing also highlight some of the differences in the western and eastern hemispheres. Airports in the west can generally only elevate their commercial offers by renovating, expanding or rebuilding on existing infrastructure. Countries like China and India on the other hand have ambitious plans for brand new airports and therefore have the luxury to plan the perfect commercial offer each time.
La Guardia e Daxing, comunque, evidenziano le differenza di un approccio occidentale e orientale. Gli aeroporti a ovest generalmente possono aumentare la loro offerta attraverso il rinnovamento, l’espansione o la ricostruzione di un infrastruttura esistente. Paesi come Cina e India, invece, hanno piani ambiziosi per nuovi aeroporti e quindi il lusso di pianificare di volta in volta la giusta offerta commerciale.
The recently-released ACI Annual World Airport Traffic Forecasts (2019–2040) points to global passenger traffic demand doubling by 2037 based on growth of +3.8% a year. That will require a lot more investment in capacity and services. ACI World Director General Angela Gittens says: «On average, aeronautical revenues do not fully cover capital and operating costs, and airports rely on non-aeronautical revenues for their financial viability. Worldwide, retail concessions remain the leading source of non-aeronautical revenue, representing over 30% of the total».
Secondo l’ultimo ACI Annual World Airport Traffic Forecast (2019-40), entro il 2037 la domanda di traffico aereo crescerà del +3,8% all’anno. Un dato che richiederà ulteriori investimenti in termini di capacità e servizi. Il direttore generale di ACI, Angela Gittens, ha specificato: «In media, le revenue aeronautiche non coprono completamente i costi operativi quindi gli aeroporti sono costretti a puntare sulle entrate non aeronautiche per la loro sostenibilità finanziaria. A livello globale, le concessioni retail rimangono la fonte privilegiata per il giro d’affari non-aviation, rappresentando il 30% del totale».
The continuing challenge for airports, particularly smaller to medium-sized ones, is covering those key costs. Retail and commercial businesses remain a lifeline in this respect and this will see airports and airport retailers partnering in more innovative ways – with new revenue streams and new commercial models a likely outcome.
La sfida per gli aeroporti, in particolare quelli più piccoli o di media dimensione, è coprire quei costi chiave. Retail e business commerciali rimangono la linfa vitale in questo senso e faranno sì che società di gestione e retailer si cimentino in sempre nuove e più innovative collaborazioni – con nuovi formart e nuove entrate in arrivo.
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Analisi Gdo
Chi vince e chi perde nella filiera agroalimentare L’ultimo report di The European House-Ambrosetti prende in esame la divisione degli utili fra agricoltura, industria, distribuzione e ristorazione. Sul piatto un fatturato totale di 538 miliardi di euro e un valore aggiunto di 119 miliardi
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hi ha fatto palo? Potremmo girarla così, citando l’iconico ragionier Fantozzi, la domanda sullo stato della filiera agroalimentare italiana da cui ha preso le mosse l’ultimo report di The European House-Ambrosetti. Presentato a Roma a inizio novembre, in collaborazione con Federdistribuzione, ANCC Coop, ANCD Conad e ADM, il position paper dal titolo La creazione di valore lungo la filiera agroalimentare estesa in Italia parte da un semplice quesito: quali sono i veri rapporti di forza fra agricoltura, industria, intermediazione e distribuzione? «La filiera agroalimentare è il primo settore economico del Paese – ha dichiarato Valerio De Molli, managing partner & ceo, The European House-Ambrosetti – Genera un fatturato totale di 538,2 miliardi di euro, pari alla somma del Pil di Norvegia e Danimarca; un valore aggiunto di 119,1 miliardi, 4,3 volte le filiere estese automotive e arredo e 3,8 volte la filiera dell’abbigliamento estesa; e sostiene 3,6 milioni di occupati, pari al 18% del totale degli occupati in Italia con 2,1 milioni di imprese». Dal calcolo effettuato nel report emerge, inoltre, che in quanto a
ripartizione degli utili tra tutti gli attori della filiera la quota della distribuzione copre solo un quarto di quella dell’industria di trasformazione e quella dell’agricoltura sia poco meno della metà.
I numeri della filiera
Partendo dai consumi alimentari, il rapporto ricostruisce l’utile generato dalla filiera: ogni 100 euro di consumi alimentari degli italiani, il 32,8% remunera i fornitori di logistica, il 31,6% il personale della filiera, il 19,9% le casse dello Stato, l’8,3% i fornitori di macchinari e immobili, l’1,2% le banche, l’1,1% le importazioni nette e solo il 5,1% gli operatori di tutta la filiera agroalimentare estesa. Andando più in profondità, di questi 5,1 euro di utile sono ripartiti fra industria di trasformazione (43,1%), intermediari (19,6%), agricoltori (17,7%), distributori (11,8%) e ristoratori (7,8%). Fra questi dati spicca quello relativo alla grande distribuzione organizzata che smentisce una fake news dura a morire: non sono le catene di supermercati ad affamare gli agricoltori e costringerli a prezzi stracciati. Tanto più se si considera che negli ultimi
La creazione di valore lungo la filiera agroalimentare estesa in Italia
Ogni 100 Euro di consumi alimentari, il 5,1% remunera gli azionisti della filiera agroalimentare estesa La ripartizione di 100 Euro di consumi alimentari Fornitori di logistica, trasporto, packaging, energia e utenze
32,8 Euro
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Personale
Casse dello Stato
31,6
19,9
Euro
Euro
Utile della Fornitori di filiera macchinari e agroalimentare immobili estesa
8,3 Euro
5,1 Euro
Banche
1,2 Euro
Importazioni nette
1,1 Euro
retail food | dicembre 2019 Fonte: elaborazione The European House – Ambrosetti su dati Istat e AIDA – Bureau van Dijk, 2019
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sei anni la quota di utile della Gdo si è ridotta del 9,9% mentre è cresciuta quella dell’industria (+4,9%). Non che per gli stabilimenti produttivi siano tutte rose e fiori, però. Anche in questo comparto permangono delle differenze di redistribuzione dell’utile fra grandi aziende leader e Pmi: le prime, circa 57, catturano il 31,1% degli utili dell’industria e il 13,4% dell’intera filiera; alle seconde, restano le briciole.
Gdo gioca in difesa
Alla presentazione dello studio Ambrosetti, i vertici delle aziende della Gdo italiana hanno ribadito ancora una volta la propria posizione attraverso un comunicato congiunto: «L’analisi pone in luce una situazione inequivocabile: la filiera agroalimentare in Italia produce poco utile per i suoi azionisti diretti e la ripartizione di questo utile è dominata dall’industria di trasformazione. Il fatto che solo l’1 per mille delle imprese industriali assorba un utile di filiera così elevato pone un serio problema di equilibrio: questi pochi gruppi si pongono di fronte alle altre componenti di filiera, a monte e a valle, in una posizione di grande forza, capace di superare ogni confronto e di imporre le proprie condizioni in tutte le forme di negoziazione e trattativa». Da qui, un appello: «La filiera agroalimentare italiana è un patrimonio che dobbiamo coltivare e sviluppare, non solo per il valore che ha di per sé ma anche per la sua capacità di attivare indotto e crescita dei territori. È necessario che il mondo delle istituzioni favorisca questa dinamica positiva, creando le condizioni per ridare slancio ai consumi e agli investimenti delle imprese, ponendo in questo modo le basi per aumentare il valore complessivo creato nella filiera. Occorrono decisioni che partano da un’analisi corretta e oggettiva della situazione e che favoriscano la collaborazione tra tutti gli stakeholders coinvolti». N.G.
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Focus Logistica
Svat, il corriere della temperatura controllata
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on l’80% dei propri clienti fra i produttori alimentari e il restante 20% fra le aziende di distribuzione, da 70 anni Svat opera nel comparto del trasporto refrigerato. Nata a Nogarole Rocche (VR), la società opera in Italia e all’estero grazie al servizio di full track load a temperatura controllata che ha conquistato oltre mille clienti di cui circa 700 nel settore dei prodotti congelati. Il tutto grazie a una rete capillare potenziata dall’accordo con partner regionali che facilita la distribuzione di piccoli quantitativi all’interno dei centri cittadini: «Il retail ha sempre più bisogno della logistica dal morettamente, ci appoggiamo a partner locali, comento che deve affrontare sfide di razionalizme accade in Sardegna e Calabria. In Toscana zazione molto elevate sia in termini di rispare Puglia, invece, abbiamo anche dei punti di mio di tempo che di riduzione degli errori», ha transito. In totale, sono 15 le piattaforme gespiegato a r&f Marco Frigo, direttore comstite per circa 50mila posti pallet refrigerati merciale di Svat. e 348mila ordini presi in carico a livello Quando nasce Svat e come si è globale. sviluppato il servizio logistico? Svat si definisce un operatore Svat nasce nel 1945 come azienda 3PL. Cosa significa? di trasporti. Successivamente ci Una 3PL (Third Party Logistic, siamo specializzati nel trasporndr) è un fornitore di servizi to di prodotti a temperatura conlogistici integrati. Si distingue trollata, sia congelati che multidal fornitore di servizi semplitemperatura. Dal punto di vista ce perché offre un mix integrato retail, tra i nostri clienti ci sono le di attività come ricevimento, maMarco Frigo,direttore realtà della ristorazione organizzata, commerciale di Svat gazzinaggio, preparazione ordini, come i Burger King al di fuori della reconfezionamento, trasporto e conte Autogrill. Parallelamente riforniamo anche segna finale. La scelta del servizio 3PL coml’industria alimentare e i network della granporta importanti benefici al cliente, tra cui: un de distribuzione organizzata, sia a livello naservizio flessibile, un significativo risparmio zionale che internazionale. Fuori dai confini economico, la riduzione dei tempi di consegna italiani possiamo contare sulla collaborazioe un unico interlocutore. Da tutto questo rimane con diverse aziende partner che facilitano e potenziano la nostra presenza sul territorio. Qual è il perimetro del business di Svat? In Italia controlliamo direttamente sei piattaforme logistiche su cui sono installati i nostri sistemi informatici che permettono al nostro team interno un monitoraggio costante dell’attività: dall’ingresso in magazzino al feedback finale relativo allo stato della consegna. Circa 250 mezzi al giorno marciano su strada per consegnare le merci e, dove non arriviamo di-
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ne escluso l’aspetto finanziario e il rapporto di supply con i franchisor a cui diamo risposta in collaborazione con Quick Service Logistics. Quali sono le maggiori partnership per quanto riguarda gli operatori del retail? Detto dei punti vendita Burger King, abbiamo da poco chiuso un accordo di collaborazione con Bottega Portici. Il grosso dei nostri clienti rimane comunque legato all’industria alimentare. In comune questi due settori hanno le richieste di base: alti standard di qualità, garanzia di tempi certi e del rispetto della normativa vigente per quanto riguarda il trasporto e lo stoccaggio dei prodotti a temperatura controllata. In questo senso, dal 2008, siamo certificati IFS Logistics. Retail e logistica stanno diventando sempre più interconnessi. Come valutate questo processo di avvicinamento dei due settori? Il retail ha sempre più bisogno della logistica dal momento che deve affrontare sfide di razionalizzazione molto elevate sia in termini di risparmio di tempo che di riduzione degli errori. Soprattutto se un’insegna decide di svilupparsi come catena, all’aumentare dei volumi corrisponde un crescente bisogno di standardizzazione dell’attività. Ed è qui che un’azienda come Svat entra in campo offrendo un centro unico di stoccaggio che permette di centralizzare le operazioni e diminuire i costi per il brand. Logistica chiama sostenibilità, sia economica che ambientale. Quali sono le iniziative di Svat in questo campo? La sostenibilità economica è il punto critico di ogni attività. Anche della logistica. I nostri clienti, infatti, devono far fronte a margini di investimento ridotti che difficilmente riconoscono il giusto valore a progetti di logistica di alta qualità che potrebbero renderli maggiormente competitivi. Dal punto di vista ambientale, invece, abbiamo agito su mezzi e magazzini adottando veicoli a gas oppure a diesel Euro 6 e installando impianti fotovoltaici per rendere le strutture il più possibili autosufficienti dal punto di vista energetico. N.G.
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Bauli: la bontà fa rima con verità VALUTAZIONE
Locale Laboratorio
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Personale
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Sito web
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olci porzioni di cuore di pandoro preparate espresse, servite con crema di zabaglione, pasticcera, marmellata, nocciola e pistacchio. Questa la bontà della nuova proposta Bauli per il mondo del retail.
L’ISPIRAZIONE
La tradizione Bauli si trasforma e lancia una nuova proposta nello spazio-laboratorio del prestigioso Centro Commerciale Adigeo a Verona. Operazione complessa e molto articolata portata a termine da S.I.T.A. Spa, azienda del gruppo, che ha voluto entrare nel retail con la più difficile delle sfide: da una parte "il racconto di sé", attraverso una tangibile e verificabile dichiarazione della verità; dall’altra la narrazione del “fare concreto”, patrimonio genetico di molti imprenditori che preferiscono dibattere di ricette, materie prime e segreti piuttosto che di marginalità. Verità è arte del fare, insomma, sono i due aspetti che potrebbero lanciare, se ripresi, un vero trend nel settore. «Ogni visita nei nostri laboratori produttivi si valorizza in due momenti magici, quando esce il pandoro dal forno e lo facciamo assaggiare ancora caldo e quando presentiamo la forza e la storia quotidiana del nostro lievito generativo, sempre identico da oltre 80 anni», racconta Enrico Bauli. «Abbiamo voluto ricreare questa esperienza direttamente nei punti vendita per rendere partecipi e garanti tutti i nostri clienti dell’autenticità delle nostre produzione e della naturalità e severità delle regole di casa Bauli». Minuto Bauli, quindi, rappresenta l’impegno dell’azienda nei confronti del proprio cliente e consumatore elettivo attraverso una trasparenza massima - rappresentata dal laboratorio a vista - nel condurre e per-
50 mq
www.minutodibauli.it
mettere al consumatore stesso di essere quotidianamente garante del processo produttivo che mantiene la promessa di autenticità, bontà e sicurezza.
L’OFFERTA
L’offerta è rappresentata dall’impasto che è il cuore del pandoro: un morbido, profumato e leggero miracolo di pasticceria e food design che si degusta con bocconi golosi sempre equilibrati tra pasta e crema. L’idea è stata quella di creare un’esperienza che metta al centro il gusto della pasta del pandoro appena lievitata e cotta in ogni momento della giornata a prescindere dalla stagione e dalla ricorrenza.
SVILUPPO POTENZIALE
Affrontati e risolti tutti i problemi logistici e di filiera per poter garantire il rispetto dei tempi di maturazione della lievitazione, attraverso un importante investimento logistico e produttivo il concept si sta preparando a essere uno dei format più interessanti e internazionali nei canali travel retail, centri commerciali e centri storici ad alta densità dì frequentazione (con un target alto spendente). Il concept ha tutte le carte in regola per diventare attraverso la gestione diretta un format prestigioso perché porta con sé tutte le caratteristiche di un prodotto per certi versi luxury: evoca esclusività e specificità, possiede una ben nota brand identity, gode di una grande notorietà, genera una elevata qualità percepita, registra alti livelli di customer loyalty, propone un ottimo servizio di assistenza al cliente pre e post vendita. La gestione dello sviluppo del concept dovrà presidiare e valorizzare al massimo questi temi per crescere ulteriormente nella specificità della proposta al fine di non abbassare il valore percepito a discapito del blasone del brand, perché ogni volta che l’industria alimentare decide di frequentare il business del retail oltre agli aspetti del prodotto deve mettere in conto l’impatto che il progetto ha sul marchio. dicembre 2019 | retail food
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Report Evento
Al Salone Franchising l’affiliato si trasforma in autoimprenditore
Di Nicola Grolla
La 34° edizione del convegno organizzato da Fandango Club ha accolto oltre 15mila visitatori. Un pubblico trasversale interessato a un business che, negli ultimi anni, è cresciuto del 5% contro una diminuzione del 7% del Pil nazionale.
I
l franchising si prepara alla svolta decisiva. Questo, in sintesi, il messaggio emerso dalla 34° edizione del Salone Franchising. La convention, organizzata da Fandango Club e tenutasi a Fieramilanocity dal 24 al 26 ottobre, ha richiamato nel capoluogo lombardo oltre 15mila visitatori curiosi di conoscere nuove opportunità di business. Dagli imprenditori affermati ai neofiti del settore, passando per le oltre 200 insegne presenti nel padiglione espositivo. «Un pubblico estremamente trasversale per età, interessi e possibilità», ha commentato Michele Budelli, ceo di Fandango Club. A corredare l’appuntamento, una serie di 60 convegni e
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retail food | dicembre 2019
workshop, più di 100 relatori e 144 incontri one-to-one con professionisti del settore a disposizione dei visitatori per consulenze gratuite in ambito business, finanza e counseling. D’altronde, il comparto è in crescita e dimostra una certa vivacità all’interno di un economia nazionale in sofferenza.
L’Osservatorio di Confimprese
A supportare questa lettura positiva del franchising, sono stati i dati dell’Osservatorio Confimprese (realizzato in collaborazione con Largo Consumo). In sostanza, le rilevazioni ci dicono che «nella storia del franchising siamo di fronte a un passo importante,
che porta l’affiliato a incarnare sempre più il concetto di autoimprenditorialità insito nella formula distributiva», ha sottolineato Mario Resca, presidente di Confimprese. Attualmente, in Italia si contano circa 54mila affiliati per 900 insegne, circa 200mila occupati e un giro d’affari cresciuto del 5% negli ultimi anni in controtendenza rispetto a un Pil che è sceso del 7%. E c’è ancora spazio per espandersi. Secondo i dati dell’Osservatorio (che ha preso in esame un panel di 594 imprenditori e 186 affiliati) il 30% del campione è disposto a implementare la propria attività commerciale; anche valutando proposte di insegne attive in settori diversi dal proprio seppure
sulla medesima piazza. Segno, quest’ultimo, di una maggiore forza contrattuale a livello locale da parte di alcuni franchisee che si vedono sempre più come imprenditori multitasking pronti a capitalizzare la propria expertise merceologica mettendola a disposizione di altre insegne. Dinamismo che si estende anche al canale digitale, con qualche luce e ombra in più. Se l’87% del campione ritiene i social network un mezzo utile per presidiare il territorio e migliorare il tasso di conversione che attualmente è fermo al 20%, oltre la metà è convinta che l’eCommerce sia più una minaccia che un’opportunità dando precedenza agli investimenti in sistemi di gestione Cmr e in programmi di loyalty (strumento ancora molto utile per ricavare i dati necessari alla conoscenza del cliente). «Il franchising è una scelta aziendale di grande successo che però va gestita con una mentalità imprenditoriale valutando molto bene anche gli aspetti economici e contrattuali. In conclusione, per avere successo, ci vogliono quattro elementi: talento, passione, budget e consapevolezza», ha concluso Antonio Fossati, presidente del Salone Franchising Milano.
teria è un format molto richiesto che i nostri partner ci chiedevano da tempo di sviluppare. E il mercato favorisce questa evoluzione visto il trend di inserire concept simili al nostro all’interno di format dedicati a merceologie differenti, come l’abbigliamento per esempio. Per ideare il progetto abbiamo impiegato quattro anni che ci sono serviti per trovare un elemento di originalità rispetto all’offerta attuale. Per questo abbiamo puntato su due direttrici: innovazione tecnologica e di prodotto. Nel primo caso siamo andati a Shanghai a visitare la catena Luckin Coffee e il suo modello digitale che consente di rimanere sempre in contatto con il cliente, anche attraverso il delivery, garantendo la qualità del prodotto. Per quanto riguarda le novità di prodotto, invece, ci sia-
+5%
La crescita del comparto franchising negli ultimi cinque anni, in controtendenza rispetto al -7% registrato dal Pil nazionale nello stesso periodo.
30%
La quota di imprenditori pronti ad ampliare la propria attività commerciale anche estendendola a insegne di settori merceologici diversi
I marchi protagonisti
Caratteristiche molto chiare anche alle insegne presenti al Salone Franchising con il proprio stand. Come la catena 101 Caffè: «Nel 2020 dovremmo toccare quota 10 Paesi esteri raggiunti con il nostro modello franchising che conta già vetrine a Kuwait City, Singapore, Marrakech, Svizzera, ecc.», ha raccontato Umberto Gonnella, fondatore e amministratore delegato di 101 Caffè. Alla base dell’internazionalizzazione c’è un collaudato network italiano di oltre 100 punti vendita dove è possibile acquistare la materia prima in tutte le sue forme: in grani, macinato, in capsule o cialde. A questa rete si aggiungono cinque caffetterie che abbinano il concept foodservice a quello foodmarket. «La caffet-
mo concentrati sul preciso calcolo del food che, grazie al ricorso alla monoporzione, ci permette di recuperare sulle marginalità altrimenti erose dai costi fissi di gestione del punto vendita», ha affermato Gonnella. Ma a che prezzo per il franchisee? Dipende dal canale. Il format di prossimità, ideale per piccoli centri cittadini, richiede circa 20mila euro. Quello dedicato alle high street o ai centri commerciali necessita di una cifra che può arrivare ai 50-60mila euro in base alla location. E la caffetteria che può adattarsi ai diversi canali su cui si tara l’investimento. «Uno sviluppo diretto lo può fare solo una multinazionale con grandi risorse finanziarie. Prendiamo l’esempio di Nespresso la cui rete di vendita brick&mortar ha richiesto un grande impe-
gno, soprattutto patrimoniale, da parte di un gigante come Nestlè. D’altro canto anche un campione del comparto come Starbucks ha nel suo Dna lo sviluppo in franchising. A mio avviso, il punto forte di questa formula sta nel rapporto con il partner a cui affido i prodotti e le metodologie insite nell’insegna: se lavora bene avrà una cura del negozio e della clientela difficilmente replicabile con una strategia centralizzata», ha concluso Gonnella. Conquistare nuovi territori senza inciampare su un contesto poco favorevole è anche l’obiettivo di quei brand che con il franchising puntano a far crescere piuttosto che consolidare la propria presenza sul mercato. Come nel caso di Chick n Fries, realtà nata in provincia di Roma nel 2014 che ora è pronta al grande salto dopo due aperture per collaudare il format a Urbino e Fano. «Puntiamo su una formula che potrebbe essere riassunta con il claim “fast food di qualità” dal momento che offriamo solo prodotti freschi lavorati in sede – ha spiegato Luigi Longo, co-founder e amministratore delegato di CNF – Si sviluppa su superfici di 60 mq per la versione express e 100-120 mq per quella lounge, che comprende anche sedute in stile american diner per il consumo sul posto e l’angolo caffetteria». Discorso simile anche per Plaisir de Beauté, centro estetico dedicato a una clientela prettamente femminile con due punti vendita attivi a Genova. Presente al Salone sotto l’egida di Reno, Francesca Spadafora, ideatrice e proprietaria del brand: «Poco più che ventenne ho iniziato a lavorare nell’estetica e ora mi ritrovo qui nelle vesti di imprenditrice per proporre a chi già è attivo nel settore un upgrade del proprio centro». L’obiettivo è puntare a conquistare una fetta degli oltre 20mila centri estetici presenti in Italia proponendo un format di alto livello, caratterizzato da un’atmosfera anni ’20 e un servizio estremamente customizzato. Talmente tanto che anche la formula di pagamento ne è influenzata: «Abbiamo dei protocolli di intervento che vanno dai 150 ai mille euro a seduta a cui si può far fronte anche con un programma di rateizzazione, pago deal e veri e propri finanziamenti», conclude Spadafora. ¢ dicembre 2019 | retail food
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Dossier Factory Outlet Village Long Life
Puglia Outlet Village, sempre più destination Di Andrea Penazzi
Aperto nel 2005 e inserito nel portfolio Land of Fashion nel 2014, l’asset ubicato in provincia di Bari si consolida grazie a un progressivo riposizionamento del brand mix verso un’offerta premium, ad attività di co-marketing volte ad attrarre flussi turistici e a significativi miglioramenti architettonici
I
n eventi come la Village Night (21 settembre), nel quale il buon vino e le degustazioni tipiche pugliesi, insieme al concerto gratuito dei Dire Straits Legacy, hanno portato gli store a rimanere aperti sino alla mezzanotte, si racchiude una parte importante dell’attività di promozione e valorizzazione del Puglia Outlet Village. Protagonista di questa strategia, Multi Outlet Management Italy (MOMI): filiale italiana del gruppo olandese Multi
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Corporation, specializzata nella gestione di centri commerciali e outlet, che dal 2013 fa parte del portfolio di Blackstone. L’evento – cui R&F è stato invitato – ha avuto un effetto catalizzatore per migliaia di residenti e turisti, che hanno voluto salutare la fine dell’estate a ritmo di musica, degustando le eccellenze del territorio e facendo shopping a prezzi ancora più vantaggiosi. Ma quello dell’entertainmet è solo uno dei driver applicati da MOMI per alimen-
tare i flussi e il giro d’affari dell’asset ubicato a Molfetta (BA). Tra gli altri, il potenziamento del brand mix, in un’ottica di favorire l’ingresso di insegne premium, e il restyling architettonico. Ma in occasione della nostra visita abbiamo notato almeno due elementi di ulteriore interesse: la presenza di un cinema multisala a insegna UCI, vero e proprio unicum nel panorama italiano degli outlet village, a dimostrazione di un flusso molto forte dal bacino primario, e
di un’intera area chiusa al pubblico, tassello fondamentale di un futuro sviluppo retail. «Il Puglia Outlet Village è in crescita anche per quanto riguarda il footfall annuo, che ci permetterà di chiudere il 2019 a doppia cifra, grazie all’ampia catchment area di visitatori che comprende in primo luogo la Puglia, in particolare la città di Bari per vicinanza, e alcune aree di Abruzzo e Basilicata. Rispetto al bacino di utenza, non abbiamo competitor diretti nel breve raggio e dunque sempre più persone si recano nel nostro Village per fare acquisti. L’area di utenza è molto ampia e il profilo del cliente varia durante i diversi momenti dell’anno, con una naturale significativa incidenza del visitatore-turista nei mesi estivi», ha raccontato in un’ampia intervista a r&f il direttore marketing di Multi Outlet Management Italy, Luca Zaccomer. Intervista che suddividiamo in cluster tematici: brand mix,
Ad oggi il segmento premium rappresenta il 25% dell’offerta, valore che sicuramente andrà a crescere
Village Night, 21 settembre 2019
food&entertaiment, architettura, turismo e sviluppi futuri.
Brand mix
Quali sono state le strategie di leasing attuate sin dall’ingresso di Puglia Outlet Vilage nel circuito di Land of Fashion? Come è cambiato nel corso del tempo il brand mix? Abbiamo lavorato fin da subito sulla giusta composizione di tenant, mantenendo da una parte gli esistenti che presentavano buone performance, appeal e solidità finanziaria, e dall’altra sostituendo gli altri con nuovi marchi che avessero grande forza attrattiva verso una nuova tipologia di clienti e di turisti e che andassero a integrare l’offerta. A questo proposito sono state realizzate molteplici aper-
Luca Zaccomer, direttore marketing di Multi Outlet Management Italy
ture tra cui Trussardi Jeans, Fratelli Rossetti, Luisa Spagnoli, Ixos e Guess. Siamo inoltre intervenuti con rinnovamenti di layout, immagine e shop fit di alcuni negozi esistenti, amplificandone così l’esperienza di shopping e l’appeal verso i visitatori. In particolare, quanto è cresciuta l’incidenza nel Village dei premium brand? dicembre 2019 | retail food
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Dossier Factory Outlet Village Long Life Proprietà Blackstone Group Gestione Multi Outlet Management Italy Commercializzazione Fonte: ©Edifis Intelligence
Multi Outlet Management Italy
Località Molfetta (Ba)
PROGETTO IN PILLOLE
Tipologia Outlet Village Apertura
L’introduzione di nuovi brand premium ha fatto in modo che i marchi già presenti potessero enfatizzare ulteriormente la loro presenza nell’outlet e rinnovare la loro attrattività nei confronti dei nostri clienti, aumentando altresì la propria esposizione sul territorio in termini di posizionamento sul mercato e incidenza nel mix del Village. Ad oggi il segmento premium rappresenta il 25% dell’offerta commerciale, valore che sicuramente andrà a crescere in virtù dell’ingresso di insegne con le quali stiamo attualmente dialogando. Quante sono state le nuove aperture nel corso del 2019 e, di queste, quali le più importanti per estensione, posizionamento brand e categoria merceologica? Citiamo i negozi più rappresentativi sottolineando l’apertura di due marchi della moda italiana: innanzitutto Luisa Spagnoli, dedicata alla donna elegante, con uno shop che rispecchia il posizionamento premium del marchio. Ha scelto un’unità in una posizione strategica del centro e una metratura importante, superiore ai 250 metri quadrati. Importante anche l’opening di Facis, con un negozio di circa 150 mq, che si rivolge a un pubblico maschile con abiti formali. Entrambe le insegne sono state cercate per rispondere a una strategia di offerta commerciale che sempre di più deve essere completa per un pubblico progressivamente più esigente e attento. Naturalmente la nostra è un’offerta internazionale, e allora possiamo aggiungere tra le aperture recenti quella di Gant, marchio iconico americano, con quasi 200 mq di superficie. E ancora un’altra insegna impor-
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Numero di negozi 140
2005
Gla totale 37.900 mq
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Localizzazione Extraurbana
Numero di unità food 5
Turismo:
+90% +70% delle vendite e
delle fidelity card straniere
tante, riconosciuta non solo in Italia ma nel mondo, rappresentata dal Ferrari store, con una proposta che tra uomo, donna e bambino abbraccia tutti i tifosi della Rossa.
Food&Entertainment
Quale importanza ha assunto nel corso del tempo l’offerta di ristorazione? Ad oggi quante insegne food sono presenti al Puglia Outlet Village? Il food non è solo un complemento allo shopping ma è esso stesso un driver di visita. Sempre di più nel corso degli ultimi anni la presenza di un’offerta qualificata e differenziata ha permesso ai nostri centri di diventare destinazione anche per una semplice passeggiata con la famiglia, un pranzo o una cena fuori casa. La nostra attenzione alla qualità e alla territorialità, che rimane una caratteristica distintiva di Puglia Outlet Village e in generale di tutti i village della Land of Fashion, ha fatto sì che aperture di insegne come Bacio di Latte Bakery e Bacio di Puglia potessero affiancare e integrare colossi della ristorazio-
ne come Old Wild West. Sicuramente la nostra strategia è quella di incrementare l’offerta food all’interno del centro, tenendo anche conto della presenza, uno caso in Italia all’interno di un outlet village, di un cinema multisala UCI. Proprio il multiplex rappresenta un unicum nel comparto degli outlet. Quali benefici porta in termini di flussi, specialmente nelle ore serali? Il cinema è un elemento differenziante rispetto ai nostri competitor, che ci permette di offrire un’esperienza quanto più diversificata. E la possibilità di attrarre persone nelle ore serali, in virtù proprio del multisala, ci consente non solo di dare maggiore visibilità al nostro progetto nella sua totalità, ma anche di farlo percepire come un luogo di aggregazione, sicuro e accogliente, dove trascorrere del tempo in orari non dedicati tipicamente allo svago e alla socialità. Per questo motivo, rimane per noi importante lavorare proprio su quegli elementi che, insieme al cinema, possono aumentare il dwell time nel Village. E la ristorazione, da questo punto di vista, è certamente uno dei fattori chiave.
Architettura
Quali migliorie sono state apportate nel corso del tempo e quali interventi saranno realizzati in futuro? Sin dall’acquisizione, avvenuta nel 2014, la nuova proprietà ha sempre avuto un’attenzione particolare sia in termini estetici che funzionali verso la struttura, volta al miglioramento dell’esperienza di visita. Testimonianza di ciò sono le numerose opere di ristrutturazione portate a termine, tra le quali il rifacimento delle aree verdi interne ed esterne che circondano il Village con particolare riferimento alle aree di parcheggio e di ingresso principale, oltre alle rotatorie presenti nella viabilità di accesso; la completa riqualificazione dei corpi bagno che prevede, tra i vari servizi aggiuntivi, aree di relax dedicate alla cura della persona (postazioni per il make up, sedute nell’area di attesa, ecc); la riqualificazione dei corpi illuminanti dei sottoportici e della piazza principale e la nuova playground dedicata a bimbi e famiglie. Oltre a quanto già realizzato, vi sono altrettanti importanti interventi in pipeline per i prossimi anni come il miglioramento/modifica della viabilità e l’accessibilità alla struttura attraverso la riqualificazione delle aree antistanti l’ingresso sud (Scirocco), la riqualificazione e il riposizionamento dell’Info Point, il rifacimento completo della pavimentazione dei portici e il nuovo arredo urbano, il collocamento di nebulizzatori nei mesi estivi per rendere più gradevole la permanenza nel centro e la de-
Land of Fashion
finizione di nuovi accordi per la fornitura di energia proveniente da fonti rinnovabili, puntando alla riduzione dei consumi energetici. Progetti ambiziosi che vedono una continua e tangibile attenzione allo sviluppo, alla sostenibilità e alla clientela.
Turismo
Quali sono le nazionalità maggiormente rappresentate e quanto varia il valore dello scontrino medio degli stranieri rispetto a quello del consumatore italiano? Quali sono i servizi, come il tax refund, pensati per il target turismo? I dati del Village per quanto riguarda il turismo sono sorprendentemente positivi: è stata registrata una crescita di oltre il 90% delle vendite (fonte: Global Blue Jan- Sett 2019 - Sales – Business Perfomance) e di quasi il 70% delle fidelity card straniere. La
crescita a doppia cifra del Village va in parallelo a quella del turismo nella Regione Puglia: +14% come arrivi internazionali (fonte: Ricerca Dati Turistici Regionali del 2018 – Osservatorio Regionale Puglia Promozione). Significativo in quest’anno l’incremento della clientela russa, anche grazie a collegamenti aerei diretti e a convezioni con i tour operator, senza sottovalutare l’enorme attrattiva del gemellaggio della città di Bari con la Russia sotto la “protezione” di San Nicola. Oltre che per i numeri di footfall, il turismo è un driver importante anche per il fatturato, considerando che il turista straniero ha uno scontrino medio tre volte superiore a un cliente locale.
Sviluppi futuri
Una porzione dell’outlet è attualmente chiusa al pubblico, su quell’area in particolare e poi in generale quali sono i progetti di potenziamento di Puglia Outlet Village? Fin dal momento dell’acquisizione del Village da parte di Blackstone, il progetto pensato per l’area attualmente non occupata prevede l’apertura di brand di fascia premium/luxury volto a integrare e valorizzare il medesimo percorso in termini di brand mix già iniziato nelle aree esistenti aperte al pubblico. Considerando l’alta propensione della nostra clientela verso questi marchi e la presenza degli stessi nella vicina città di Bari, la strategia di medio periodo per il potenziamento del brand mix ha come duplice obiettivo sia il rafforzamento del bacino d’utenza del vicino capoluogo che quello della clientela stra-
Questa collezione di shopping destination vanta cinque outlet village situati da nord a sud lungo tutto lo stivale italiano: Franciacorta Outlet Village, Mantova Outlet Village, Palmanova Outlet Village, Puglia Outlet Village e Valdichiana Outlet Village. Di proprietà di Blackstone, una delle principali società d’investimento al mondo con 512 miliardi di dollari di asset under management, quattro aree di business (Real Estate, Private Equity, Hedge Fund Solutions, Credit) e una presenza globale, i cinque village sono gestiti da Multi Outlet Management Italy (MOMI), filiale italiana del gruppo olandese Multi Corporation che dal 2013 fa parte del portfolio Blackstone. La Land of Fashion rappresenta il secondo portfolio outlet più importante d’Italia in termini di fatturato e GLA (150mila mq), scelto da oltre 17 milioni di visitatori grazie alla elevata qualità dello shopping proposto negli oltre 600 punti di vendita di oltre 300 brand.
niera che, proprio grazie alla presenza delle griffe luxury nazionali e internazionali, potrebbe essere maggiormente attratta dall’offerta del Village, includendolo come tappa del proprio viaggio. Non dimentichiamo infatti che questa struttura rappresenta l’unico outlet della Regione, motivo quindi di interesse tanto per i marchi quanto per i clienti. È previsto un futuro ampliamento della struttura? La struttura di per sé non verrà ampliata ma lo sviluppo del Village prevede, a partire da inizio 2022, l’apertura delle unità attualmente chiuse, preceduta da una fase di precommercializzazione che inizierà nel breve periodo. ¢ dicembre 2019 | retail food
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Resoconto Fiera
Mapic scommette sul leisure Di Andrea Penazzi
La 25° edizione della fiera di Cannes ha acceso i riflettori sul tema del leisure, che raddoppierà nel 2020 con la formula del LeisurUp. Ma le nuove soluzioni ad alto tasso di tecnologia devono ancora tradursi in format dalle redditività garantite. Nel frattempo, non mancano i progetti retail RE, con una forte impronta sulla rigenerazione immobiliare
C
annes con Mapic e LeisurUp, Milano con Mapic Italy e The Happetite (ex Mapic Food). Da un lato, la sinergia tra la fiera francese e il doppio appuntamento italiano che di fatto si sono suddivisi i due semestri dell’anno; con la prima che, dopo aver compiuto un quarto di secolo, tornerà il 18-20 novembre 2020 nella suggestiva location del Palais des Festivals, e il secondo che si terrà il 28 e 29 aprile 2020 al MiCo. Dall’altro, un sentiment diffuso tra le aziende italiane che vedono nell’appuntamento meneghino una vetrina più che efficace per rapportarsi non solo al mercato nazionale ma anche a quello internazionale. Nonostante una difficile fase di mercato che si è tradotta in qualche forfait, i numeri di Mapic 2019 (13-15 novembre) si confermano di grande interesse: 8.200 partecipanti, provenienti da oltre 80 paesi, 600 espositori, 2mila
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retailer, 2.200 sviluppatori e 1.300 investitori. E il lancio del Leisure Day, che si è svolto il 12 novembre, ha registrato il tutto esaurito. Evento che ha ispirato gli astanti con innumerevoli opportunità, rese possibili da una tecnologia in costante progresso, ma che prestano il fianco a elevati investimenti iniziali dai ritorni ancora incerti. «Viviamo in un’epoca di trasformazione del mercato, di rivoluzione digitale e di nuovi modelli di business. La trasformazione inficia la funzione del punto di vendita, a fronte di nuovi driver che influenzano il comportamento del consumatore – ha dichiarato Francesco Pupillo, deputy director Mapic Markets - Real Estate Division presso Reed MIDEM, in apertura al principale convegno organizzato dal CNCC – Registriamo quindi due macro trend: il retail tradizionale che adotta format nuovi più esperienziali e la cre-
scita dei format food e leisure». Arrivando a parlare di Mapic Italy e The Happetite, Pupillo ha specificato che la fiera si svolgerà in una location più estesa, su due livelli, con un’area dedicata all’innovazione più grande e, novità, un piccolo spazio riservato al leisure. The Happetite acquisirà maggiore rilevanza rispetto alla precedente edizione di Mapic Food e vi prenderanno parte anche numerosi franchisee partner e investitori, con un orizzonte sempre più internazionale. In occasione dello stesso convegno, Stefano Nigro, direttore del foreign investment department dell’Italian Trade Agency, ha sottolineato l’importanza a Mapic dell’Italian Pavilion, il più grande padiglione nazionale della fiera con una superficie espositiva di 225 mq, realizzato in collaborazione con CNCC e Confimprese. Nigro ha quindi auspicato una maggiore partecipazione delle istituzioni e degli amministratori
in occasione di eventi come Mapic e Mipim. Non è mai stato così liquido dunque il mercato degli immobili commerciali retail, resilienti per DNA ma chiamati a un forte rinnovamento del contenuto oltre che del contenitore, in virtù di un consumatore sempre meno fedele, alla ricerca di un’experience nella quale il momento dell’acquisto è solo una delle componenti. Multincanalità, cross-canalità e omnicanalità sono le tappe di questo percorso, sino al negozio che diventa showroom. E in termini di soluzioni di intrattenimento si è passati dai tradizionali cinema multisala e dalle palestre, alla realtà virtuale o ancora agli spazi di co-working (il primo in Italia all’interno di un centro commerciale è stato inaugurato di recente con Ceetrus a BelPò vicino a Piacenza), mentre la ristorazione ha più che raddoppiato la propria presenza arrivando a punte del 1520% della Gla nei nuovi progetti. Nella tre giorni di Mapic abbiamo avuto modo di conoscere realtà internazionali come ARena Space e AviaSim, che propongono soluzioni leisure di forte impatto emozionale grazie un’importante componente tecnologica, e si dichiarano pronte a entrare nel mercato italiano dei centri commerciali. Ma anche aziende di gestione italiane, come la stessa Svicom, ha presentato al Palais des Festivals interessanti soluzioni di realtà virtuale. Nel panel intitolato How co-working, co-living & cultural changes redesign shopping destinations? Jamie Hodari, CEO & Co-Founder di Industrious, ha dichiarato: «Abbiamo scoperto che lo spazio ufficio al piano terra ora funziona molto meglio dei piani superiori. Le persone vogliono essere in costante movimento nella loro vita. Questo funziona così bene in un centro commerciale dove la gente vuo-
le fare la spesa dopo il lavoro o incontrare gli amici per un caffè a pranzo». In occasione del medesimo evento, Julie Villet, director of UR Lab & CSR presso Unibail-Rodamco-Westfield, ha focalizzando il proprio discorso sulle numerose opportunità di sviluppo riservate agli spazi di co-working negli shopping mall. La fiera di Cannes si propone dunque come motore di cambiamento: parallelamente al tradizionale Outlet summit che si tiene il giorno precedente l’avvio della kermesse, Reed MIDEM ha introdotto un evento a trazione leisure, il Leisure Day, con l’obiettivo di implementarlo nel 2020 quando i giorni dedicati a questo comparto saranno due, il 17 e il 18 novembre, in uno spazio e con una formula ancora più connotati che daranno vita al LeisurUp.
I progetti
Come da tradizione, il secondo convegno istituzionale CNCC a Mapic è quello dedicato ai nuovi progetti. L’incontro, patrocinato da ITA Italian Trade Agency e intitolato Italy: New development projects, ha visto alternarsi alcune tra le principali iniziative che caratterizzeranno (o hanno caratterizzato se pensiamo al taglio nastro della food hall del Centro Commerciale Curno avvenuta lo scorso 28 novembre) la pipeline dei centri commerciali italiani. Per primo, è stato presentato il progetto che interessa il Waterfront di Levante e il Pala-
sport di Genova, raccontati dal punto di vista dell’amministrazione locale, con l’intervento di Marco Bucci, sindaco della città ligure, e dello sviluppatore, con Massimo Moretti, presidente CNCC e general manager di CDS Holding. Tale progetto sarà commercializzato da CBRE e andrà a inserirsi nel più ampio intervento di trasformazione urbana a firma di Renzo Piano: oltre 100mila mq di superficie complessiva, che comprendono retail, office, hotel, residenziale e student housing. A seguire, il progetto di TO Dream, descritto da Edoardo Favro, managing director di RES, che insisterà su 270milq mq nell’ex area industriale Michelin a Torino, con un fronte strada di 1,2 km. L’iniziativa prevede la realizzazione di 75mila mq di Gla, di cui 45mila destinati a shopping, ristorazione e servizi, e 30mila a leisure, con anche un’area eventi da 1.200 posti a sedere. Dovrebbe quindi essere un urban district, nella sdoganata formula dell’open mall, la cui progettazione è affidata a Lombardini22. In successione, Roberto Fraticelli, head of Italy di Eurocommercial Properties, ha illustrato l’ampliamento del Centro Commerciale Curno con una nuova food hall di oltre 5.300 mq e 17 ristoranti (sul numero di gennaio/febbraio di r&f è previsto un dossier di approfondimento). Un ulteriore progetto di recupero post industriale è quello dell’ex area FAS a Cagliari, raccontato alla platea di Mapic da Fabio Porreca, Ceo di Svicom. Situate a pochi minuti dal capoluogo sardo, collegate direttamente all’aeroporto cittadino e nell’immediata vicinanza di una stazione ferroviaria, le ex acciaierie dovrebbero ospitare in spazi indoor e outdoor delle destinazioni fashion, food, alimentare, di coworking e ancora un leisure park, per una Gla di circa 58mila mq distribuita internamente su due livelli. Da pochi mesi in portfolio a Ceetrus, il nuovo Merlata Mall si svilupperà su una superficie di circa 70mila mq, nel cuore del primo urban smart district milanese,
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Resoconto Fiera e sarà costituito da due futuristici edifici collegati tra loro, adiacenti al complesso residenziale Uptown e collegati grazie a un ponte pedonale con l’area Expo – MIND. Nella propria presentazione Anand Remtolla, site leader Cascina Merlata Ceetrus Italy, ha puntato su alcuni numeri: 150 negozi, 22mila mq di leisure, un fresh supermarket di 5/6.000 mq e un urban farm di 20mila mila metri quadrati. Ma, non compresi nel palinsesto dell’evento CNCC, sono molteplici i progetti in fase di realizzazione. Tra questi spicca ad esempio Milanord2, che vede impegnati SCC e Ceetrus. Dell’iniziativa che insiste sul comune di Cinisello Balsamo, di cui r&f ha parlato con Robert Strom, group portfolio manager di SCC, si sottolineano i 10mila mq di ristorazione, che non saranno concentrati in un’unica food court, e soprattutto la Sky Plaza di 40mila mq in copertura, con destinazione leisure al 100% di fruizione gratuita. La stessa società francese ha presentato al mercato il nuovo progetto dei Mercati Generali a Roma, situato nel cuore della Capitale, dove grande spazio sarà destina-
to a food (7.800 mq), cultura e tempo libero. L’iter autorizzato è in dirittura di arrivo. Di primario livello, con protagonista nello sviluppo e nella commercializzazione Gruppo Irgen, mentre Design International cura la progettazione, è il progetto di Maximall Pompeii. Il futuro mall vanterà una location unica a poche centinaia di metri dagli scavi archeologici, sarà ricco di medie superfici di vendita con una piastra di 3mila mq dedicata in particolare ai premium brand. Ulteriore valore aggiunto sarà dato dall’offerta leisure ed entertainment, pensata per «creare un connessione tra cultura, arte, archeologia e divertimento per l’intera famiglia, con anche uno spazio di 2/3mila mq dove sarà possibile vivere le emozioni degli scavi con percorsi informativi che ne rispecchiano l’area – ha dichiarato a r&f Francesco Furino, managing director di Irgen Retail Management – L’investimento è nell’ordine dei 150 milioni di euro, con un obiettivo 46
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di apertura entro la fine del 2021 e un flusso di visitatori annuo stimato in oltre 12 milioni di persone. In termini architettonici si faranno apprezzare le due piazze, una indoor e una outdoor, con una grande fontana danzate esterna». Prosegue inoltre la promozione di Caselle Open Mall, un’iniziativa iconica che riprende l’architettura del centro città di Torino, con 230-240 punti vendita complessivi organizzati in cluster tematici. Dallo stand di Aedes SIIQ, Gabriele Cerminara, Coo&Cio, ha sottolineato come circa il 30% degli accordi sia già stato sottoscritto e come si stia lavorando per rendere ancora più appealing l’offerta leisure da 18mila mq complessivi, di cui 5mila in gestione a National Geographic. Nel 2020 IGD SIIQ arriverà a completare il progetto di Porta a Mare a Livorno, con la parte già attiva del food, dei servizi e dell’intrattenimento che sta dando molte soddisfazioni, mentre gli altri progetti della società bolognese sono verticali sull’ammodernamento e la valorizzazione del portafoglio esistente. Tra questi Roberto Zoia, direttore dello sviluppo e della gestione del patrimonio, ha menzionato a r&f Le Maioliche di Faenza, il centro di Conegliano e soprattutto quello di San Benedetto del Tronto, su cui va sottolineata la firma di Lombardini22. Guardando al 2020, la società si appresta a lanciare il restyling del centro La Favorita di Mantova, ex mall del portafoglio Eurocommercial. Ulteriori valorizzazioni, in questo caso sia di restyling che di ampliamento, vedono attiva Savills in qualità di gestore sul centro di Torino Lingotto, che sarà sviluppato e commercializzato da Pradera, e ancora nel refurbishment di Centro Leonardo, sul quale il recente ingresso come gestore ha portato a un incremento del footfall a settembre (+5%) e a ottobre (+10%), come spiegato da Corrado Vismara, managing director. Uno sguardo sull’estero, con molteplici opportunità per i retailer italiani, porta al piano di sviluppo da oltre 7,3 miliardi di euro messo in atto da Ingka Centres, finalizzato a trasformare il proprio portfolio in una nuova generazione di mixed-use “meeting place”. Con focus sull’Asia e in particolare sulla Cina, Gerard Groener, managing director, ha indicato a r&f il progetto di Shanghai, in apertura nel 2022: sarà l’investimento più grande nella storia dell’azienda per una singola iniziativa: oltre 1 miliardo di euro. Progetto che si contraddistingue per la location urbana e per l’elevata sostenibilità ambientale.
Non solo shopping center
Attiva sia sul fronte dei grandi mall che in ambito high street, Rustioni & Partners ha presentato al mercato l’avanzamento del
progetto WaltherPark. L’iter autorizzativo è stato completato, la fine dei lavori di demolizione dell’immobile preesistente è fissata per gennaio e quelli di costruzione vera e propria prenderanno il via a giugno 2020, con una previsione di taglio del nastro per la fine del 2022 o nella primavera del 2023. Simone Burasanis, head of shopping centers, retail parks and stand alones della nota società di intermediazione immobiliare, ha sottolineato che dal mese di febbraio la commercializzazione sarà pienamente operativa. Parallelamente Rustioni & Partners sta portando avanti la commercializzazione a Milano del progetto di Porta Vittoria, galleria di circa 10mila mq già costruita con previsione di apertura entro la fine del 2020, e delle ex Corti di Baires, che ha preso il nome di Corso Buenos Aires 59 e che vanta 7mila mq di Gla suddivisi su tre livelli. Restando nella città meneghina, sulla riqualificazione di via Orefici si è espresso Fabrizio Catelli, head of retail department presso GVA Redilco: «Sarà un cluster di aziende premium, dove hanno già inaugurato Tommy Hilfiger, Levi’s e Under Armour, mentre l’anno prossimo vi aprirà il primo flaghship store di un’azienda di caratura mondiale, su una location di 2mila mq, che completerà l’offerta di questo building caratterizzato da una vocazione premium e fashion per i giovani. Nel selezionare i brand – ha sottolineato il manager – cerchiamo aziende innovative e che abbiano un progetto retail a medio termine». Non mancano infine i progetti sul canale travel, che vede impegnata Lombardini22 nel network di Grandi Stazioni Retail, come raccontato a r&f da Adolfo Suarez, partner Lombardini22, director L22 Retail. In particolare, l’azienda di progettazione è attiva a Napoli Centrale sulla riqualificazione della piazza antistante, piazza Garibaldi, e sulla nuova food court. Collaborazione, quella con GS Retail, di cui il manager auspica una futura estensione. ¢
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Il Salone dei pagamenti
Carte di credito: abilitatori di esperienze L’edizione 2019 dell’evento promosso dall’Associazione Bancaria Italiana ha visto 11mile presenze, oltre 350 relatori e 80 tra sessioni e workshop. Prima ancora delle nuove soluzioni e le relative applicazioni, l’obiettivo è stato quello di diffondere cultura sui temi dell’innovazione e della digitalizzazione
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Pos in Italia sono 3,2 milioni, su un totale area euro di 5,2 milioni. Significa che non sono le tecnologie che mancano o la loro diffusione. È l’abitudine ai pagamenti digitali che è un po’ carente, bisogna lavorare sulla cultura, oltre che sulla tecnologia. Le banche, da parte loro, sono l’avamposto privato più avanzato nella lotta contro “nerolandia”, in primis nella lotta al riciclaggio. Lo sviluppo dei sistemi di pagamento è un investimento sulla cultura della legalità, una sfida che deve vedere unito tutto il sistema Paese. All’interno di una sana competizione, di una concorrenza che ci fa crescere», ha esordito il presidente dell’ABI, Antonio Patuelli, nell’intervento che di fatto ha aperto i lavori della quarta edizione de Il Salone dei Pagamenti (Milano, 6-8 novembre 2019). E ancora, il presidente dell’ABI ha sottolineato come l’Italia sia meno solerte nell’effettuare pagamenti tracciati non solo rispetto alle carte di credito ma anche verso gli altri meccanismi, tant’è che circa il 75-80% delle transazioni avviene ancora attraverso il contante. A fronte di un media europea di 261 operazioni pro-capite annue, con in testa la Finlandia a quota 494 e in coda la Grecia con 100, l’Italia si attesta a 111; su una media Ue di 7 assegni all’anno, il nostro Paese ne conta 3; sui bonifici, 59 in Ue e 24 nella Penisola; e sulla carte di pagamento, 117 in UE e 65 nel Belpaese. A precedere l’intervento del presidente dell’ABI, lo speech di Federico Faggin, fisico, inventore e imprenditore, che si è lasciato andare in un’appassionata e appassionante digressione storico scientifica sulla convivenza
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tra l’uomo e l’intelligenza artificiale, basata anche sull’esperienza diretta, imperniata sul messaggio che la seconda non andrà a sostituire il primo, bensì che sarà sempre di più un valido supporto nel semplificare le operazioni che si possono meccanizzare. «Come Banca d’Italia – ha dichiarato a seguire Alessandra Perrazzelli, vice direttore generale di Banca d’Italia – vediamo l’esigenza di lavorare alla sistematizzazione di un’industria che ha bisogno di una fase di pulizia rispetto a una legacy del passato: è un momento di cambiamento accelerato. La normativa europea della Psd2 stiamo cominciando a capirla ora, a capire quali scenari apre per il futuro, e come questo mondo evolverà in una logica di piattaforma. Le norme con cui oggi abbiamo a che fare sono pensate per un mondo analogico, dove il cambiamento non era così repentino e non richiedeva una continua ricerca dal punto di vista normativo. Noi stiamo cercando non solo di interpretare le norme, ma di elaborarne di nuove, adatte al nuovo mondo». Il primo ambito nel quale il tema dei pagamenti digitali ha avuto un ruolo strategico è l’eCommerce. «Le chiavi di lettura sono facilità, frictionless e sicurezza – ha sottolineato Roberto Liscia, presidente di Netcomm – Il commercio digitale è il motore della trasformazione dell’industria, dello sforzo competitivo dei Paesi e della crescita del Pil dei Paesi. La digitalizzazione del commercio trascina la trasformazione digitale di tutti i processi; è un fattore di sviluppo competitivo delle imprese, ma anche delle competenze. Il commercio digitale oggi in Italia è
Antonio Patuelli, presidente dell’ABI
il 7% di quel che viene acquistato online e offline, e rappresenta il 65% della crescita delle vendite nella Penisola. Il pagamento è un elemento abilitante fondamentale di questo processo di crescita e la facilità dei pagamenti è determinante». Nella prima tavola rotonda, insieme a Netcomm, si sono espressi primarie realtà a livello mondiale, come Mastercard con Michele Centemero, country manager Italy: Visa con Enzo Quarenghi, country manager Italy; American Express con la branch italiana rappresentata da Giovanni Speranza, VP, head of acquisition, early engagement and insurance business; e Bancomat, con Alessandro Zollo, amministratore delegato e direttore generale. Sul fronte retail, tra gli interventi più rappresentativi nella tre giorni quelli di Fabio Meregalli, manager eCommerce di Decathlon, e Alberto Brenta, Web, eCommerce & digital manager di IKEA Italia, con il primo che ha confermato la centralità del negozio, da sempre contraddistinto da un prezzo competitivo, dalla profondità dell’offerta e dalla velocità del servizio, diventando un luogo ricco di significato. E in questo contesto l’ordine digitale, che di per sé ha dei valori, acquisisce ulteriore rilevanza se realizzato proprio all’interno dello store fisico. Alberto Brenta, nel parlare di integrazione tra ecommerce e fisico, ha definito Ikea un’azienda omnicanale, con una crescita del 40% delle vendite online a livello mondiale. «E il modello omnincanale ci sta facendo rivedere il modello del negozio, con l’introduzione di un touch point intermedio di store che entra nei centri città». A.P.
Brick by brick
WorkEat, la pausa tecno-gourmet
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ellulare scarico e pancia vuota. L’incubo di ogni cliente, soprattutto in ambito travel retail. Da qui sono partiti due giovani imprenditori piemontesi, Filippo Fantini e Vito Imperatore, per dare vita alla catena di ristoranti WorkEat. Cogliendo un trend sempre più marcato nel food&beverage, l’insegna unisce un ambiente ipertecnologico (a partire dal tavolo d’appoggio) a un menù gourmet che strizza l’occhio alle eccellenze piemontesi. Arrivata a tre punti vendita, la catena si è sviluppata all’interno di location di viaggio: «Vogliamo allargarci ad altri luoghi di aggregazione come gallerie commerciali, poli universitari e studentati per cui stiamo lavorando alla definizione di due nuovi format», ha raccontato a r&f Vito Imperatore, ad di WorkEat. Come e quando nasce WorkEat? WorkEat nasce nel 2017 da un’intuizione o, se vogliamo, da una presa d’atto: oggi nei contesti di pausa lavoro/viaggio l’utilizzo di smartphone e tablet è un’abitudine diffusissima. Specialmente quando ci sediamo al tavolo per consumare un pasto. WorkEat è stato ideato con l’intento di coniugare queste due esigenze: da un lato, la pausa è celebrata con un’offerta food di alta qualità, 100% Made in Italy; dall’altro, il contesto è studiato per rendere più piacevole e produttiva anche la parallela esperienza di connessione. Una rispo-
Inizio attività 2017 Punti vendita 3 Dimensione format 140 mq Canali travel retail Scontrino medio 7 euro Piano sviluppo 3-5 pdv/anno 50
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Fonte aziendale
L’insegna in pillole
sta alla clientela sempre più smart, tech e fast. Quali esperienze avevate nel settore F&B? Per entrambi WorkEat è stata una scommessa. Nessuno dei due ha esperienza diretta in questo settore. Ma abbiamo una forte vocazione all’impresa e all’innovazione, ruoli manageriali e competenze di new business development. La società, inoltre, fa parte di un importante gruppo italiano che opera negli ambiti di costruzioni generali, autostrade, edilizia residenziale e industriale, logistica, consulenza amministrativa, finanziaria e immobiliare. Oggi ha implementato la propria attività entrando nel settore agroalimentare e dando vita, insieme a WorkEat, ad altre estensioni nel settore della ristorazione, che trasformano trend legati a esigenze e stili di vita del consumatore contemporaneo in esperienze gastronomiche. L’obiettivo è intercettare e innovare, per crescere ancora. Quanti punti vendita avete? Oggi WorkEat è presente negli aeroporti di Torino e Napoli, e nella stazione di Roma Termini. Vogliamo arrivare a essere presenti nei principali scali aeroportuali e nelle grandi stazioni nazionali, ma anche allargarci ad altri luoghi di aggregazione come gallerie commerciali, poli universitari e studentati. Inoltre, stiamo lavorando alla definizione di due nuovi format nel settore della ristorazione: We Coffee&Wine - Italian Cafè Tech Bar, che ambisce a inserirsi nelle stazioni ferroviarie con un posizionamento più smart&fast, e We Grill - Macelleria Ristorante, che andrebbe a inserirsi in contesti più allargati, come città o centri commerciali, e si caratterizza per l’offerta di una selezione di carni di altissima qualità e un’esperienza gastronomica immersiva, in cui il cliente è protagonista di tutto il percorso di preparazione, dalla scelta del taglio di carne, fino alla consumazione.
Vito Imperatore, amministratore delegato di WorkEat Come si caratterizza il format? Il format WorkEat si sviluppa in locali di circa 140 mq, con spazi interni caratterizzati da colori caldi, arredamento minimal e moderno, ambienti silenziosi, che comunicano sin dall’esterno la forte connotazione tech. I tavoli touch presenti nei locali permettono di consultare il menu, effettuare l’ordine automatico, pagare direttamente dal Pos integrato al tavolo, ricaricare i propri dispositivi, intrattenersi o lavorare, mentre si consuma il proprio pasto. L’offerta food&beverage vanta piatti semplici, freschi e genuini, con una selezione di fornitori della regione in cui WorkEat è nato: il Piemonte, un’area geografica che offre vere e proprie eccellenze agroalimentari e la possibilità di coniugare player mondiali come Lavazza con piccoli produttori locali selezionati. La tecnologia è una componente importante del concept. WorkEat è proprietaria del software di sistema dei tavoli multi touch attraverso la WeRevol e lavora con costanza per rendere la tecnologia sempre più performante. La possibilità di customizzare il software permette di sviluppare applicazioni e contenuti sulla base delle specificità dei differenti contesti di insediamento. Quali sono i numeri dell’insegna in termini di scontrino medio e fatturato per punto vendita? Facendo riferimento al punto vendita presso l’aeroporto Napoli, il solo ad aver completato l’anno di esercizio, abbiamo ottenuto uno scontrino medio pari a 7 euro, e un fatturato annuo pari a un milione. Sono dati che ci incoraggiano a crescere, sia nell’innovazione della tecnologia, che nell’espansione su scala nazionale e internazionale del format. Quali saranno i prossimi passi per supportare lo sviluppo della rete? Il piano di sviluppo attualmente prevede dalle tre alle cinque aperture all’anno nell’arco dei prossimi cinque anni, con un investimento che si attesta intorno ai due milioni di euro l’anno. La forza di WorkEat, oggi, è di essere precursore del format su scala nazionale, ma anche un potenziale player di settore a livello internazionale, dove il trend della hi-tech food experience è già molto diffuso. N.G.
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Analisi di mercato
L’high tech a portata di click Nel terzo quarter il mercato della tecnologia di consumo registra una contrazione dell’1%, ma gli electrical retailer crescono del 2%, così come i mass merchandiser (+1%) che includono i pure player specialist. A tener banco è ancora l’online (+14,5), che arriva a rappresentare il 16,1% delle vendite dell’intero mercato
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li ultimi dati GfK certificano come il mercato dell’elettronica di consumo in Italia abbia registrato, nel terzo trimestre del 2019, una contrazione dell’1%, con un fatturato complessivo di 9,9 miliardi di euro. Mentre si conferma il trend positivo del canale online (+14,5%), che arriva a rappresentare il 16,1% delle vendite dell’intero mercato. Nel dettaglio, complice l’ottima performance del comparto home comfort (+38%), cresce il piccolo elettrodomestico (+7,8%) e si conferma positivo
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anche il trend del grande elettrodomestico (+2,1%), di contro si registra una flessione nelle telecom (-3,8%) e nella vendita di apparecchiature audio/video (-6%) e fotografiche (-7,3%). «I risultati positivi del nostro comparto, in controtendenza rispetto al mercato in generale, dimostrano che siamo ampiamente riconosciuti per la nostra professionalità e in quanto portatori di innovazione – ha commentato Andrea Scozzoli, presidente di Aires-Confcommercio – Va sottolineato, però, che la continua crescita
del canale online, della quale siamo ben contenti perché tutti gli associati Aires sono multicanale, rende Andrea Scozzoli, assolutamente necessa- Presidente AIRES rio interrogarsi sulle regole del gioco. L’avvento delle piattaforme multinazionali di intermediazione commerciale online ha dato vita a nuove forme distributive e a nuove strutture di organizzazione del commercio. E, affinché questa trasformazione possa rappresentare una
Entro la fine dell’anno sono previste altre quattro aperture e alcuni contratti sono già sottoscritti anche per il 2020. Tutti i nuovi punti vendita sono strategici e ogni nuova apertura è attentamente ponderata in termini di attrattività e di ritorno dell’investimento. Quanto cresce, invece, l’eCommerce e quali sono le strategie di crossLE INTERVISTE canalità adottate da Euronics al fine di accelerare e ottimizzare l’integrazione tra off e Alessandro Butali, online? presidente di Euronics La sempre maggiore rilevanItalia za del canale eCommerce ha portato Euronics a modificare la propria strategia di sviQuali sono i numeri di luppo dei canali digitali per Euronics in Italia in passare da una logica multicatermini di rete di punti nale, nella quale il canale eComvendita, nuove aperture nel merce era un’alternativa a quel2019 e crescita del turnover? Alessandro Butali lo fisico con regole di gestione A fine ottobre la rete Euronics spesso molto diverse, a una logica omnicontava 392 punti vendita: 232 a insegna canale nella quale l’eCommerce lavora inEuronics, 32 a insegna Euronics City e 128 sieme al canale fisico per dare un servizio Euroncis Point. In questi primi dieci mevera opportunità, non solo per i consumatori ma anche e soprattutto per il Paese, è necessario o quantomeno, ove non sia oggettivamente possibile sottoporre tutti gli operatori alle stesse norme, studiare e mettere in atto regolamentazioni simmetriche».
si dell’anno sono state effettuate 13 nuove aperture di cui dieci a marchio Euronics. Undici sono avvenute nel Centro Nord e due nel Sud. In termini di fatturato, il turnover del Gruppo nel 2018 è stato di oltre 2 miliardi di euro, Iva compresa. Pur in una complessa situazione di mercato, riteniamo di poter chiudere l’anno fiscale 2019 con fatturato complessivo in leggera crescita che si dovrebbe confermare per il prossimo anno. Nel merito delle nuove aperture, quali sono state le più significate nel corso dell’anno e quali sono le prossime già programmate?
al consumatore coerente con la promessa del brand. La capillarità porta a un’importantissima conoscenza del territorio presidiato e questo valore deve necessariamente sposarsi con le logiche digitali; per far comprendere meglio questo pensiero abbiamo coniato un vocabolo che raccoglie i diversi punti di vista che è “omnilocal”: dove il customer journey si fonde incontrando, appunto, il territorio. Negli anni scorsi il settore dell’elettronica ha visto nel suo complesso una profonda trasformazione dei formati di punto vendita, con la riduzione delle
superfici e l’implementazione di nuovi servizi in store. Attualmente, quali sono le caratteristiche del format di ideale di Euronics e a quanto ammontano gli investimenti per ammodernare la rete di vendita? La visione di Euronics non è quella di definire un unico format che possa andare bene in tutte le situazioni, ma è quella di identificare una serie di caratteristiche che rendano il punto vendita più interessante per il consumatore finale, partendo dall’idea di essere sul territorio con format e modalità diverse che permettano al brand di andare incontro ai consumatori di quello specifico territorio, servendoli nel miglior modo possibile. Tra gli elementi comuni che dovranno caratterizzare il punto vendita stiamo testando modalità di esposizione nelle quali ci sia meno affollamento di prodotti a scaffale, privilegiando la qualità dell’esposizione, così da permettere al consumatore di apprezzare meglio le caratteristiche dei prodotti e arrivando in alcuni casi a permettere che le funzionalità vengano provate direttamente in negozio. Un altro elemento interessante, an-
che per le aziende produttrici, è l’aumento delle possibilità di comunicazione nel punto vendita a seguito dell’introduzione di elementi di comunicazione molto visibili che permettano di parlare in maniera emozionale del brand Euronics e dei prodotti più interessanti presenti in assortimento. Da non dimenticare poi gli spazi dedicati alla vendita dei servizi, area sulla quale il gruppo sta concentrando gli sforzi per migliorare la propria offerta. Infine, stiamo lavorando per migliorare la qualità della relazione tra il consumatore e i nostri responsabili clienti e addetti che sono il nostro punto di forza ed elemento distintivo rispetto alla concorrenza. dicembre 2019 | retail food
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Analisi di mercato Giuseppe Cunetta, chief marketing & digital officer di MediaWorld
tegrazione di un numero sempre più elevato di servizi e soluzioni, in una logica di open innovation, anche integrando terze parti nel nostro modelQuali sono i numeri di lo di business. Il terzo è quello MediaMarktSaturn della personalizzazione, cioè di Retail Group in Europa riuscire a costruire, attravere di MediaWorld nelle so i dati e gli strumenti che le Penisola in termini di tecnologie digitali ci mettono rete di vendita? a disposizione, una progresPrima catena di elettronica siva personalizzazione dell’ofdi consumo in Europa con olferta. Di riuscire quindi a offrire tre mille megastore, seconda a messaggi, servizi, prodotti, offerte livello mondiale, MediaMarktSa- Giuseppe Cunetta che siano effettivamente rilevanti turn Retail Group opera con l’inper ciascuno di noi e in ogni momento delsegna MediaWorld in Italia, con 117 punla nostra vita. ti vendita.
Quali sono i pillar della vostra attività manageriale e di sviluppo in Italia? Lavoriamo su tre assi di sviluppo. In primis la cultura del servizio al cliente, che è un argomento principe nella nostra agenda manageriale. Il secondo, lo sviluppo e l’in54
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Nel merito delle nuove aperture, quali sono state le più significate nel corso dell’anno? MediaWorld ha intrapreso ormai da anni una strada di piena omnicanalità, per cui la gestione dei touch point, le finestre di relazioni con i clienti, è limitless e borderless.
L’esperienza che offre è piena e completa, qualunque sia il tipo di contatto, di conseguenza la discriminante sull’apertura di un negozio o l’attivazione di un nuovo servizio omnicanale è data dalla preferenza dei consumatori. Ciò si traduce in una logica selettiva, orientata al vero valore differenziale per il cliente. Tra le aperture più significative del 2019 c’è quella a Como, con uno store stand alone in un’area di estremo traffico che serve un ampio bacino di clienti. Questo negozio rappresenta un format all’avanguardia anche dal punto di vista dell’integrazione di servizi e soluzioni, nonché un’esperienza frictionless per i clienti che per esempio vi si recano per un pick. Vi è una combinazione tra showroom, punto di vendita e centro di servizi. Un’altra apertura importante è stata quella all’interno del centro commerciale GranRoma, nella zona est della Capitale sulla via Prenestina Bis. Ma il nostro piano di investimento e sviluppo prevede una continua evoluzione dei punti vendita: recentemente abbiamo inaugurato la nuova versione del megastore di Cinisello Balsamo (MI), che rappresenta un ulteriore step di integrazione tra showroom e centro servizi. Come si sta evolvendo il vostro punto di vendita? Stiamo innovando significativamente il modello di servizio al cliente, per cui i nostri negozi stanno progressivamente presentando una serie di nuovi servizi a valore aggiunto, come per esempio quello delle riparazioni di dispositivi come lo smartphone per quanto attiene al display rotto o all’estensione della garanzia, piuttosto che la configurazione e il trasferimento di dati per il computer o ancora la progettazione per il grande elettrodomestico da incasso sino alla lista nozze. Quindi, un servizio sempre più avanzato di consulenza che va incontro a un fabbisogno del cliente. E in questo torna di grande rilevanza l’importanza di una relazione, di una fiducia che si fonda su una leadership assoluta di specialità. Tutto ciò determina una scelta consapevole e soprattutto un rapporto stabile e fedele tra marca e cliente. Quanto cresce invece l’eCommerce e quali sono le strategie di crosscanalità adottate da MediaWorld al fine di accelerare e ottimizzare l’integrazione tra off e online? Il trend delle vendite online va straordinariamente bene, MediaWord gioca una partita da protagonista nel consumo digitale. Consumo che prima di tutto è di contenuto, informazione per poi diventare un’intenzione di acquisto e una transazione o un servizio. E nella maggioranza dei casi il
euro, con una margine operativo cresciuto di oltre il 15 per cento. Quali sono le caratteristiche e gli obiettivi dell’operazione con Pistone? È stata sicuramente l’operazione più importante dal 2013 ad oggi, non solo perché ci ha visto acquisire 12 punti vendita ma anche perché, dal punto di vista della cultura aziendale, siamo intervenuti per la prima volta su un’azienda che non aveva bisogno di esseLuigi Fusco, chief operations officer re rivitalizzata ma che era florida e con un di Unieuro modello produttivo molto valido. Inoltre, sotto il profilo del business, ci siamo spinti verso un territorio dove non Quali sono i numeri di eravamo presenti con negozi diUnieuro in termini di retti, se non quello di Ragusa che rete di punti vendita, era un po’ la nostra cenerentola nuove aperture nel 2019 e in Sicilia, permettendoci di agcrescita del turnover? giungere fatturato senza canniAd oggi contiamo 516 negozi: balizzarne altro. 249 sono gestiti direttamente E nel merito della partnership e 267 da affiliati. Di questi, un con Finiper? centinaio hanno il marchio UnieuLuigi Fusco Altrettanto significativa è l’operazione ro, gli altri Unieuro City: i primi hanno condotta con Finiper, perché, per la prima uno standard più simile ai punti vendita diretvolta, è stata avviata una partnership tra un ti mentre i secondi si presentano su superfici player della Gdo e uno specialista dell’elettroinferiori ai 300 metri quadrati. Nel 2019 abnica di consumo. E posso dire che la soddisfabiamo aperto 15 store diretti e 8 in franchizione è reciproca, anche perché le due aziende sing, in particolare abbiamo condotto un’opehanno un patrimonio culturale molto simile: a razione in Sicilia con l’acquisizione dei 12 punentrambe piace fare le cose bene e velocementi vendita Expert Pistone, parallelamente abte. Questo ci ha permesso di aprire in pochisbiamo inaugurato quelli a Misterbianco (CT), simo tempo 20 shop-in-shop. Parallelamente, Gela (CL), Portogruaro (VE) e infine abbiamo concluso un’operazione con Finiper. In termini di performance, nel primo semestre del nostro anno fiscale, che va da marzo ad agosto, abbiamo registrato un +16,6% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Anche se questo è il semestre meno significativo per il nostro settore, rimarchiamo con soddisfazione come, per la prima volta, i ricavi abbiano superato nel periodo quota 1 miliardo di cliente sceglie di recarsi nel punto vendita a ritirare il prodotto quando l’acquisto viene fatto online. Ciò significa che la strategia di integrazione dei canali all’interno di un’esperienza frictionless fa la differenza nella scelta del consumatore, generando un livello di soddisfazione più elevato rispetto alla sterile consegna.
su questi punti vendita, abbiamo attivato due esperimenti: ne gestiamo direttamente due e gli altri sono affiliati. Hanno tutti una buona redditività, ma dovremo decidere se estendere la gestione diretta oppure il contrario. Guardando al breve e al medio termine, dove concentrerete lo sviluppo di nuovi punti vendita? Mentre abbiamo fatto un ottimo lavoro su Roma, dove Unieuro è presente in location importanti, non possiamo dire altrettanto di Milano. Oltra che nel capoluogo lombardo, a Firenze e in altre piccole zone della Toscana, oltre che in Campania, dove contiamo un solo punto vendita diretto ad Avellino, dobbiamo sicuramente migliorare. Se queste opportunità si presenteranno l’anno prossimo o più avanti non lo so, ma ci stiamo lavorando. Questa è la nostra mission, a cui aggiungiamo la volontà di incrementare la presenza nel canale del travel. A proposito di travel retail, quali sono i riscontri in ambito di aeroporti e stazioni? I punti travel sono molto apprezzati dai nostri clienti, e questo risultato è importante, perché vantano una forte componente di servizio. Ma anche all’interno del canale, ci sono significative diversità tra aeroporti e stazioni. Nei primi il format del negozio è piccolo e l’assortimento è composto da referenze più portabili. Nei secondi, come a Milano San Babila e a Torino Porta Nuova, riscontriamo una sinergia tra residenti e viaggiatori che fa apprezzare molto le nostre location da entrambe le categorie di utenti. Il travel è quindi un canale a cui guardiamo con molto interesse, che però non è semplice da sviluppare anche per via dei costi molto elevati, soprattutto negli aeroporti. Quanto cresce, invece, l’eCommerce e quali sono le strategie di crosscanalità adottate da Unieuro al fine di accelerare e ottimizzare l’integrazione tra off e online? Anche sul fronte dell’eCommerce siamo molto contenti: nel primo semestre abbiamo realizzato una crescita del 15%. Siamo stati pionieri in Italia dell’approccio prima multi canale e poi omnicanale. E percorrere questa strada deve portarci a mettere sempre di più il cliente al centro. Dal mio punto di vista il futuro si gioca tutto sull’integrazione tra i negozi e il mercato online. Per una strategia omnicanale davvero vincente, è determinante la logistica: al servizio di quest’ultima abbiamo investito nell’ampliamento del polo di Piacenza di 100mila mq che serve una trentina di transit point e, ottimizzando le operazioni grazie a una grande efficienza ed automazione, ci consente di essere ancora più vicini al cliente finale. A.P. dicembre 2019 | retail food
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La luce diventa esperienza Nicola Grolla
Luce tecnica e luce decorativa si fondono in un unico elemento che aiuta il negozio a fare un passo ulteriore lungo la propria evoluzione: da semplice punto vendita a meta esperienziale dove, prima di tutto, si acquista con gli occhi
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ll’ultima edizione di Euroluce, una delle più importanti fiere europee dedicate all’illuminotecnica, sono emerse tendenze ed esigenze che trovano sempre più riscontro sul mercato. Dalle soluzioni intelligenti che prevedono la regolazione della fonte luminosa via app a nuovi concetti di estetica capaci di far “sentire” e “vivere” lo spazio alle persone. Caratteristiche che si ritrovano anche nel mondo retail, in cui la luce diventa elemento essenziale per mettere in scena il prodotto e catturare l’attenzione del consumatore. Non è un caso, quindi, che il concetto chiave sia ormai quello della human centricity, in cui il benessere psico-fisico dell’individuo in uno spazio illuminato diventa leva fondamentale per il business. Retail&food ha intercettato i professionisti del settore per capire quanto queste dinamiche siano al centro dei loro progetti. Ecco le risposte dei fornitori.
essenziali. All’inizio ci sentivamo dei pionieri. Alla fine abbiamo lanciato una nostra linea, un nostro brand: Cridoo. L’aumento costante del fatturato di Helitec ci conferma d’essere sulla strada giusta. In che modo è composta la vostra rete di vendita, consulenza, progettazione e montaggio? Siamo il primo vero lighting contract d’Italia. È vero che l’installazione dell’illuminazione spesso è nelle mani degli impiantisti ma è altrettanto LE INTERVISTEAGLI OPERATORI vero che fare un impianto elettrico è un mestiere, studiare l’impianto illuminotecnico e montare i corpi illuminanti è un altro. Poter affidare Andrea Terreno, il progetto illuminotecnico, i calcoli, la fornitukey account manager di Helitec ra, il montaggio e l’assistenza post vendita a un unico referente offre una serenità magCome si configura la giore e una certezza del risultato. presenza di Helitec Srl nel Quali sono gli ultimi progetti più mercato delle soluzioni per importanti? Quali le richieste del il retail? brand e quali le soluzioni adottate? Helitec Srl nasce nel 2010 con Helitec si è specializzata nel retail con oll’avvento della tecnologia Led. I primi 3 anni di start up sono stati Andrea Terreno tre 800 realizzazioni in tutta Italia. Il franchising Gelateria Via Mazzini è uno degli ultimi tutti focalizzati sul relamping. I priprogetti a cui abbiamo lavorato. Le richieste mi clienti disposti a testare e acquistare questa del cliente sono state diverse: una ricerca protecnologia sono stati proprio i negozianti. L’illugettuale più innovativa, l’uso di luci tecniche e minazione nel retail gioca un ruolo fondamenprofili Led per creare effetti luminosi, scenari tale: la durata di accensione e la quantità di luemozionali per un risultato unico e su misura. ce necessaria è nettamente maggiore rispetto La luce tecnica, dove l’effetto luminoso è il proad altri settori perciò la qualità, la quantità e il tagonista e non il corpo illuminante, è la speciacontenimento dei costi erano e sono parametri dicembre 2019 | retail food
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Focus Fornitori illuminotecnica
lizzazione di Helitec. Oltretutto abbiamo dedicato un catalogo intero solo per la produzione custom di profili led con i quali abbiamo potuto realizzare tagli di luce, gole e segni grafici studiati appositamente per il punto vendita. Diverso quanto fatto per il franchising di Farmacie Comunali Experta. La richiesta è stata di corpi illuminanti che producessero un flusso luminoso importante, un’efficienza elevata poiché sarebbero rimaste accese a lungo e un contenimento degli interventi sulle strutture esistenti poiché spesso si trattava di ristrutturazioni di farmacie esistenti. In questo caso la consulenza è stata fondamentale nella ricerca dei corpi illuminanti perché la sfida era doppia: trovarli con le caratteristiche tecniche giuste ma anche delle dimensioni adatte a non richieder opere edili eccessive. In che modo, secondo voi, la luce impatta sul cliente? Quali le accortezze da tenere a mente? Nell’ultimo anno abbiamo approfondito un aspetto ancora troppo poco considerato, ovvero quanto la luce artificiale impatta sulla salute e il benessere delle persone. È vero che in ambito retail il focus è sul marketing, ma prima c’è un effetto sul nostro corpo. Un esempio che rende chiaro il concetto è quello della luce bianca, ampiamente utilizzata nel retail. È il tipico colore della luce del Sole a mezzogiorno. Come possiamo stare bene delle ore sotto una luce del genere? Basta riflettere, ad esempio, sulla sensazione di alienazione che vivono i frequentatori dei centri commerciali. Qual è l’ultimo prodotto inserito in catalogo e che caratteristiche ha? Il faretto incasso Cridoo Bicerin e il proiettore Regio. Quello che hanno di speciale è la loro duttilità tecnica, la flessibilità in fase di instal58
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lazione abbinata a un design accattivante. Sono corpi illuminanti componibili. Le loro parti si compongono come un Lego. Il proiettore Regio in particolar modo permette di variare l’apertura dell’ottica, quindi il raggio di apertura direttamente sul posto. Lo stesso proiettore può illuminare un punto preciso o un’area più ampia garantendo flessibilità con un unico prodotto. Quali sono le ultime tendenze in fatto di illuminotecnica per il retail? Il retail lo vediamo sempre più attento all’illuminazione e ha ragione di esserlo. Mentre prima si lavorava sulla quantità, con spianate di faretti e proiettori, ora si ha la consapevolezza che un prodotto ben illuminato ha molte più probabilità di essere venduto. Proprio per questo noi consigliamo prodotti con un altissimo indice di resa cromatica senza mai prescindere da un’adeguata progettazione. Il rispetto dei colori, delle forme, dei dettagli è prioritario ma “la potenza è nulla senza controllo”. L’illuminazione è un costo per un retailer. In che modo le vostre soluzioni abbattono le spese? La luce viene ancora vista come un mero costo ma cerchiamo in tutti i modi di insegnare ai nostri clienti che è un investimento. Grazie a partnership e certificazioni importanti abbiamo sviluppato servizi collaterali alla fornitura di corpi illuminanti. Nel caso di catene di negozi, franchising con un numero elevato di punti vendita, la somma dei consumi rende l’azienda particolarmente energivora. In questo caso, essendo noi un’azienda certificata ESCo (Energy Saving Company) rendiamo accessibili finanziamenti tramite terzi (FTT), con EPC (Energy Performance Contract).
de decorative a Led. Così decisi di focalizzarmi esclusivamente sulla produzione di lampade di design con questa tecnologia. Oggi, dopo cinque anni, siamo cresciuti moltissimo sia in termini di collaboratori, dipendenti e partner; sia a livello di fatturato che è aumentato più del doppio. In che modo è composta la vostra rete di vendita, consulenza, progettazione e montaggio? Abbiamo deciso fin da subito di ricreare una rete commerciale fatta di soli partner fidati, quali lighting designer, architetti e rivenditori specializzati, in grado di garantire la giusta professionalità al cliente finale. Siamo in grado di seguire progetti retail complessi grazie alla nostra rete di uffici di progettazione che si occupa di tutti gli aspetti: dalla disposizione dei corpi illuminanti fino al calcolo illuminotecnico. Quali sono gli ultimi progetti più importanti? Quali le richieste del brand e quali le soluzioni adottate? Abbiamo da poco sviluppato il progetto di illuminazione del nuovo nuovo edificio direzionale di Mercedes-Benz a Berlin Mitte, nel cuore della capitale tedesca. Ci veniva chiesto lo sviluppo di lampade a sospensione da installare sopra alle postazioni lavoro degli impiegati. Tutte le lampade OLEV sono state realizzate su disegno: presentano uno schermo frangiluce microprismatico per garantire l’assenza di abbagliamento dell’occhio umano e il corretto grado di illuminazione per chi dovrà rimanere per ore davanti ai videoterminali. In che modo, secondo voi, la luce impatta sul cliente? Quali le accortezze da tenere a mente? Recenti studi scientifici hanno dimostrato che la luce ha un’enorme influenza sul nostro stato d’animo e sulla sensazione di vitalità. Il nostro corpo “legge” la luminosità circostante e reagisce di conseguenza in modo del tutto automatico. Lavorando o vivendo la maggior parte del nostro tempo in ambienti interni, siamo costretti a compensare con la luce artificiale. OLEV da tempo studia una luce intelligente
Andrea Lanaro, ceo di Olev Come si configura la presenza di OLEV nel mercato delle soluzioni per il retail? Ho creato il brand nel 2014, trasformando la storica azienda di illuminazione fondata nel 1975 da mio padre. Otto anni fa mi resi conto che non c’era nessuno nel mercato dell’illuminazione che avesse un catalogo solo di lampa- Andrea Lanaro
ce nel settore della vendita al dettaglio. Oktalite si propone come partner di fiducia nello sviluppo e nella realizzazione di sistemi Led e modelli realizzati su misura per grandi magazzini, negozi e showroom. In che modo è composta la vostra rete di vendita, consulenza, progettazione e montaggio? Oktalite è presente sul territorio italiano con un team di key account manager coadiuvati da un back office tecnico-commerciale presente presso i nostri uffici di Caponago (MB). Quali sono gli ultimi progetti più importanti? Quali le richieste del brand e quali le soluzioni adottate? I nostri partner richiedono soluzioni efficienti, ma soprattutto perfette dal punto di vista illuminotecnico. Ogni giorno collaboriamo con clienti tra i quali Coop, Conad, Lidl, Pam, solo per citarne alcuni, che affidano a Oktalite la progettazione illuminotecnica e la fornitura delle soluzioni. L’adozione di una soluzione piuttosto che un’altra è strettamente legata alla natura del format, ma nella maggior parte dei casi si opta per i sistemi a fila continua per l’illuminazione generale, con i proiettori e apparecchi a sospensione come illuminazione specifica. In che modo, secondo voi, la luce impatta sul cliente? Quali le accortezze da tenere a mente? Il nostro obiettivo è generare emozioni attraverso la luce. Il consumatore acquista prima di tutto con gli occhi. Una buona illuminazione deve contribuire a esaltare le caratteristiche dei prodotti esposti, siano essi automobili, abbigliamento, prodotti da forno, frutta e verdura, carne o pesce. Le nostre soluzioni di illuminazione sono pensate per rispondere a richieste con elevati standard da parte dei nostri clienti e con alcuni di essi sviluppiamo delle soluzioni ad hoc per i loro format. Qual è l’ultimo prodotto inserito in catalogo e che caratteristiche ha? Il nostro portafoglio di soluzioni spazia dai classici proiettori a binario e proiettori da incasso agli apparecchi a sospensione e sistemi modulari per fila continua. Questo ci consente di coprire quasi tutte le esigenze in ambito retail. L’ultimo in ordine di novità è E-Line Next LED, sistema modulare a fila continua con un’efficienza massima di 190 lm/W che offre una flessibilità finora impensabile in termini di ottiche, pacchetti lumen, moduli e classi di isolamento. Luciano Cinquemani, Quali sono le ultime tendenze field marketing manager di Trilux in fatto di illuminotecnica per Il gruppo Trilux è presente nell’am- Luciano Cinquemani il retail? Il punto vendita classico non esiste più. Oggi bito delle soluzioni di illuminazione per il è prima di tutto un luogo esperienziale, dove il retail con il brand Oktalite. Oggi Oktalite è siconsumatore è coinvolto emotivamente granonimo di valore aggiunto ottenuto con la luche possa generare benessere. Le nostre lampade sono in grado di variare intensità, colore e temperatura della luce, anche in maniera separata e controllabile da remoto tramite smartphone. Abbiamo anche reso possibile l’imitazione del cambiamento della luce naturale a seconda dell’orario della giornata. Qual è l’ultimo prodotto inserito in catalogo e che caratteristiche ha? È in progress il nuovo catalogo 2020 che vede figurare più di 110 lampade di design OLEV che possono declinarsi in diverse varianti. Da quest’anno abbiamo intrapreso la collaborazione con il designer Marc Sadler, divenuto nostro art director. Marc ci sta affiancando in questa veloce crescita con circa 60 nuovi corpi illuminanti. Assieme a Marc abbiamo sviluppato un’intera famiglia di lampade fonoassorbenti studiate per i progetti retail, chiamata Silence. Si tratta di vere e proprie sospensioni luminose in grado di limitare il riverbero sonoro che è il principale motivo di disturbo in ambienti rumorosi come ristoranti, negozi e uffici. Eclipse Nuance Silence, ad esempio, grazie all’utilizzo di un materiale inedito nel campo dell’illuminazione come il lamierino microforato dallo spessore ridotto, assorbe i rumori e può migliorare l’acustica dello spazio circostante fino al 50%. Quali sono le ultime tendenze in fatto di illuminotecnica per il retail? Chi si occupa di progettare spazi pubblici o retail dovrebbe sempre curare i particolari avendo come fine ultimo il benessere psicofisico delle persone che vi transiteranno o lavoreranno. Inoltre, non va dimenticato che una corretta luce a livello di temperatura è decisiva nella messa in risalto dei prodotti che il retailer vuole vendere. Pensiamo al cibo: frutta e verdura se illuminati male posso apparire avariati, così come carni e cibi freschi. Di recente abbiamo creato per la nota catena di supermercati Lidl un sistema di illuminazione ad altissima resa cromatica: le fragole ora appaiono rosse come sotto la luce del sole. L’illuminazione è un costo per un retailer. In che modo le vostre soluzioni abbattono le spese? I vantaggi di acquistare solo lampade a tecnologia LED sono nei numeri: tagliano i consumi energetici fino al 90% e garantiscono più di 50.000 ore di luce senza manutenzione. Non si surriscaldano, quindi non disperdono energia a vuoto.
zie a tutte le componenti del format espositivo. L’illuminazione gioca un ruolo cruciale poiché, oltre ad assolvere il compito di illuminare garantendo visibilità e sicurezza, è uno strumento di marketing. Caratteristiche quali la temperatura del colore, la resa cromatica, l’angolo di emissione, il posizionamento della fonte luminosa, contribuiscono in maniera determinante a “mettere in scena” il prodotto e a renderlo appetibile agli occhi del consumatore. L’illuminazione è un costo per un retailer. In che modo le vostre soluzioni abbattono le spese? La componente illuminazione rappresenta una parte importante del format espositivo, nonché una componente di costo dal punto di vista energetico, così come anche le componenti condizionamento e refrigerazione nel caso del retail food. Oktalite utilizza per le sue soluzioni componenti high end ad alta efficienza energetica che consentono di abbattere i consumi fino all’80%. Inoltre, è possibile ottenere ulteriori risparmi adottando dei sistemi di gestione della luce come ad esempio LiveLink, sistema mediante il quale il cliente è in grado di gestire l’impianto di illuminazione semplicemente da uno smartphone e di monitorare consumi e stato del sistema. dicembre 2019 | retail food
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Focus Fornitori illuminotecnica oltre mille mq di superficie dedicati alla ristorazione in cui abbiamo inserito circa 130 corpi illuminanti Karman che rappresentano tutta la storia del Come si configura la prebrand. A partire dai materiali utilizsenza di Karman nel merzati: cemento, vetroresina, tecnopolicato delle soluzioni per il meri, alluminio, metallo, vetro soffiaretail? to, gres, ecc. Karman nasce 14 anni fa quando Davide Diamantini Come si compone la vostra rete di presentammo la prima colleziovendita? ne a giugno 2005. È una storia tutto sommato Al 90% si compone di agenti plurimandatari breve rispetto ai competitor. L’obiettivo che ci presenti in tutta Italia e in quasi tutta Europa siamo dati fin dall’inizio è stato quello di dare a cui chiediamo di concentrarsi sul rapporto innanzitutto un’identità forte e ben definita con gli architetti: se siamo interessanti per all’azienda e ai prodotti. Prima di Karman, inloro, finiranno per utilizzare i nostri prodotti fatti, io vendevo orologi da parete e da tavolo nei loro progetti. In alcuni Paesi all’estero abe il settore dell’illuminazione era qualcosa di biamo dei distributori attivi nel settore dell’ilnuovo per me. In comune, c’era l’aspetto del luminazione e dell’arredamento. Infine, abdesign da cui deriva l’attenzione verso la probiamo come interlocutori le aziende contract. duzione di articoli unici e iconici. Oggi, sfoIn che modo, secondo lei, gliando il nostro catalogo, posso dire che non l’illuminazione impatta sul cliente? siamo la copia di nessuno. Questo anche graLa luce è una delle componenti primarie afzie alle collaborazioni con diversi designer. finché il cliente si trovi bene o male all’interChe valore aggiunto hanno portato no di un locale; assieme alla componente soqueste collaborazioni? nora. Pensiamo a quei locali in cui c’è una luIn tutti i casi siamo riusciti a far emergere ce sparata bianca stile neon, non il massimo un filo conduttore che unisce tutte le nostre dell’accoglienza. realizzazioni. Questo attraverso una forte e Qual è l’ultimo articolo inserito nel stretta collaborazione con i designer. Sintecatalogo? tizzando, i prodotti Karman devono portare A Euroluce abbiamo presentato una colleziola firma del designer, collocarsi sul mercato e ne di lampade che si chiama Cupido: una barportare dentro di sé il DNA dell’azienda. Per ra luminosa caratterizzata dall’inserimento noi è fondamentale che si mantenga una cerdi un paralume. Questo prodotto risponde a ta identità. esigenze di comfort illuminotecnico nel senCome funziona la vostra rete di vendita, so che, grazie al collegamento a un app, è posconsulenza e progettazione? sibile regolare il bianco dinamico: dal colore Noi lavoriamo principalmente con architetti più freddo al colore più caldo. che, oltre al classico negozio di illuminazione, sono il nostro interlocutore principale. Così, per esempio, abbiamo realizzato a FiFrancesco Menegotto, renze un locale che si chiama La Ménagère: export manager di
Davide Diamantini, titolare Karman
molto cambiata. Prima seguivamo una logica tradizionale che prevedeva il mandato a un agente e i rapporti con un’azienda di distribuzione. Oggi siamo strutturati diversamente. Nei mercati più importanti abbiamo dei distributori, in altri una rete di agenti attraverso cui abbiamo sviluppato una relazione speciale con alcuni architetti che ci scelgono come partner illuminotecnici per i progetti più importanti. Qual è l’ultimo progetto a cui avete preso parte? L’ultimo progetto in ordine di tempo ci ha visti protagonisti, in collaborazione con un architetto italiano, della realizzazione di un concept dedicato a un brand food retail giapponese con circa mille punti venModoluce dita in patria. Particolare riscontro, invece, lo abbiamo ottenuto con la Come si configura la partecipazione al progetto di Starpresenza di Modoluce nel bucks a Milano. mercato delle soluzioni per In che modo, secondo lei, la luce il retail? Modoluce è presente da 20 anni Francesco Menegotto impatta sul cliente? Qui si apre un mondo. Sintetizzando, sul mercato. Ha cominciato la sua direi che le nostre lampade, nel momento in storia utilizzando soprattutto il tessuto. Una cui un progetto viene realizzato con l’uso di caratteristica che ha dato modo all’azienda di luci tecniche rispondono all’esigenza decoessere da subito presente nel settore contract rativa. Questo per due motivi: per prima cocon prodotti di fascia medio-alta. Da sempre, sa danno quel tocco di design che architetto per l’azienda, quello che conta è il progetto: e committente cercano per caratterizzare il dal ristorante all’hotel, passando per i negozi, proprio locale; in secondo luogo, riescono a i luoghi pubblici e le case private. In particocreare quell’accento, quella luce morbida su lare, nell’ultimo periodo, è cresciuto il settoun tavolo piuttosto che in un’area relax. Ultire aziendale, quindi uffici, mense, luoghi comamente, però, riceviamo sempre più richiemuni come nel caso delle collaborazioni con ste per soluzioni che riescano a rispondere LinkedIn a Milano, Bosch in Germania, ecc. alle esigenze di comfort acustico che si ragCome è composta la vostra rete di giunge grazie all’utilizzo di particolari matevendita, consulenza e progettazione? riali fonoassorbenti. ¢ Negli ultimi anni questa parte del business è
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di Sara Bernabè, General manager Planet Italia www.planetpayment.com
Shopping internazionale, tutta un’altra generazione
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on un volume di affari che ormai raggiunge circa 4 miliardi di euro l’anno, il settore del commercio Tax Free rappresenta una risorsa fondamentale per il business dei retailer italiani, specialmente per quei brand che operano nell’ambito dell’alta moda e del lusso, fiore all’occhiello del Made in Italy. In questo contesto, diventa più che mai cruciale identificare quali siano gli shopper internazionali più profittevoli, non solo in termini di provenienza ma anche rispetto a indicatori demografici chiave, primo fra tutti, l’età.
CONSUMI? FATE LARGO AI MILLENNIAL
Dall’entrata in vigore lo scorso anno della procedura per la digitalizzazione dei processi doganali tramite il sistema Otello 2.0., si sono resi disponibili, ovviamente in forma anonima, una serie d’insight aggiuntivi su coloro che visitano il nostro Paese e richiedono rimborsi Iva. Fra questi dati, quelli relativi alle fasce d’età dei turisti che spendono di più. Informazioni da incrociare con altri indicatori sulle preferenze di consumo che permettono ai brand di affinare sempre di più le strategie volte ad attrarre i diversi acquirenti target, aumentando sensibilmente il successo delle campagne mar62
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keting e migliorando l’esperienza d’acquisto in store per il pubblico internazionale. Analizzando i dati forniti da Otello 2.0, Planet è stata in grado di delineare la composizione degli acquisti Tax Free effettuati in Italia nel 2019 in base all’età degli acquirenti e ha potuto confrontarla con la composizione per età della popolazione mondiale. Ne è emerso che gli acquirenti appartenenti alla Generazione X (39-54 anni), che rappresentano il 27% della popolazione valgono, in Italia, il 36% degli acquisti Tax Free. Allo stesso modo, e ancora più significativamente, i clienti Millennial (19-38 anni), pari al 22% della popolazione, sono responsabili addirittura di 1 acquisto Tax Free su 2 (48%).
DESTINAZIONE VENEZIA
Ad attrarre maggiormente i Millennial extra-europei è Venezia (51% di marketshare), mentre i turisti più maturi (55-73 anni) preferiscono soprattutto fare shopping a Firenze. A livello di nazionalità, i visitatori mediamente più giovani sono cinesi, taiwanesi e coreani, mentre russi e americani risultano in maggioranza appartenenti a fasce d’età più alte. Questo fenomeno è spiegabile con il livello di maturità dell’economia dei Paesi di provenienza. Molte economie asiatiche, infatti, stanno vivendo un momento di espansione senza precedenti che permette ai cittadini più giovani di raggiungere velocemente alti livelli di benessere. Tutti elementi che confermano i turisti cinesi e asiatici come gli acquirenti chiave, non solo del presente, ma anche in prospettiva futura. ¢
FIGLI 2020 FOTO FRANCESCO ZIZOLA TESTO PIETRO VERONESE
retail&food con Amani per garantire casa, scuola e salute ai bambini e alle bambine di strada di Nairobi, Kenya e Lusaka, Zambia. I proventi saranno destinati all’installazione di pannelli fotovoltaici sui tetti del Kivuli Centre, casa di accoglienza per bambini di strada di Nairobi
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f servizi e fornitori News AUGUSTO CONTRACT RADDOPPIA CON COMBO
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uova collaborazione per Augusto Contract e Combo, l’hub dell’ospitalità che, dopo aver conquistato Venezia a maggio, ha portato a Milano il suo modello di accoglienza innovativa. Ripetendo quanto già mostrato all’interno dell’ex convento dei Crociferi nei pressi di Rialto, Combo ha aperto un ostello con camere private e condivise, ma anche bar, ristorante, spazio d’arte, una radio e un’area pubblica. Per questo progetto, l’intervento di Augusto si è concentrato specificatamente nell’area ristorazione dove sono stati realizzati gli arredi per un bar-café e ristorante per apetizer e cene informali. Per rispettare il concept cosmopolita di Combo, il bancone è stato realizzato con un piano stagno e un rivestimento in metallo che potesse restituire contemporaneità al contesto in cui è inserito: uno storico edificio di ringhiera sul Naviglio Grande. Una sfida affrontata con successo per Augusto, specializzato nella realizzazione chiavi in mano di spazi per il foodservice, il retail e l’hospitality che è riuscito a infondere unicità e riconoscibilità alla location utilizzando gli standard costruttivi più elevati.
L’ETICHETTA CHECKPOINT SYSTEM ANTITACCHEGGIO
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igliorare la precisione negli inventari e proteggere la merce dai furti sono le due funzioni principali dell’etichetta rigida Gen7 lanciata da Checkpoint System. Adatta a un vasto range di prodotti dell’apparel, inclusi intimo, camicie, vestiti, cappotti e cinture, la gamma Gen7 HT è progettata specificatamente per proteggere gli articoli ad alto rischio di furto. Grazie al pratico design, Gen7 è inoltre facile e veloce da rimuovere in cassa e per un suo facile riutilizzo, mentre l’innovativo meccanismo di blocco la rende estremamente difficile da aprire per i taccheggiatori. Le etichette possono essere applicate direttamente nel punto vendita o alla fonte per un migliore controllo dell’inventario e una visibilità della merce lungo tutta la supply chain. Dotata di tecnologia Rfid, nella sua versione più potente Dual Technology l’etichetta è progettata anche per funzionare con sistemi di sorveglianza a radiofrequenze o magneto-acustici. Utilizzando l’Rfid come Eas, infine, le etichette funzionano bene con una rilevazione superiore anche in negozi con ingressi ampi.
L’ESPANSIONE DI HERNO PASSA PER LE SOLUZIONI IT DI CEGID
T DA ETAILER A CONSULENTE, IL PASSAGGIO DI WASABIZ
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a progetto eCommerce a partner per la gestione in outsourcing di tutte le fasi del commercio elettronico. Con questo passaggio alle spalle, Wasabiz, nata nel 2012 come piattaforma per la vendita di abbigliamento firmato, si conferma in crescita come fornitore di soluzioni full service chiavi in mano. Dallo sviluppo del piano strategico alla creazione e implementazione dello shop, passando per logistica, gestione magazzino, consegne e pagamenti, assistenza pre e post vendita. Con 25mila mq di magazzino, 100 postazioni call center, una frequenza giornaliera di 3.000 spedizioni e un team specializzato di professionisti, Wasabiz si pone come partner ideale per accompagnare i player del settore verso standard europei. Nonostante la continua crescita del fatturato del mercato e-Commerce B2C in Italia (+18% nel 2018), gli italiani che acquistano online (70%) sono lontani dalle medie europee (93% in UK, 84% Francia e Spagna) a dimostrazione che il mercato italiano dell’e-Commerce ha ancora un grande potenziale di sviluppo. «Nei prossimi anni le vendite online continueranno a crescere in maniera esponenziale. Per sfruttare al massimo questa situazione sono necessarie una price policy concorrenziale, una comunicazione mirata ed efficace e un servizio che punti al massimo sulla customer experience dell’utente», ha affermato Mirko Santilli, co-founder di Wasabiz. 64
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rasformare una boutique nell’asse portante per l’internazionalizzazione? È ciò che ha fatto Herno in collaborazione con Cegid per sostenere lo sviluppo estero della propria catena di negozi con un focus particolare sul Giappone. Fondato nel 1948 a Lesa, Herno si distingue nel panorama luxury retail per la sua offerta di capispalla eleganti e funzionali realizzati nel rispetto della migliore tradizione sartoriale italiana. Sempre attento ai nuovi trend, il brand non ha mancato di abbracciare l’evoluzione tecnologica in atto affidando a Cegid l’innovazione della propria infrastruttura IT nella gestione di cinque punti vendita tra Europa e Stati Uniti. Più nel dettaglio, la collaborazione di Herno con Cegid Retail Y2 nasce dall’esigenza di implementare tre aspetti chiave: il cerimoniale di vendita, i servizi speciali e la gestione della compliance aziendale. In quest’ottica, Cegid Retail Y2 ha abilitato la centralizzazione e la perfetta accessibilità dei dati dei clienti a tutti gli addetti vendita delle boutique del brand coinvolte nel progetto, aiutandoli a sviluppare un sistema di vendita consistente nei vari touchpoint, gestito mediante una piattaforma centralizzata aggiornata in tempo reale. Da non dimenticare, inoltre, il contributo essenziale di Cegid Retail Y2 nel garantire a Herno una compliance globale e completa rispetto a tutti gli aspetti e alle innumerevoli sfide che le aziende del lusso devono considerare: protezione dei dati, metodi di pagamento, ecc.
ZURICH COMBATTE LA SOTTOASSICURAZIONE CON LA POLIZZA SHOP
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Italia è il Paese con più esercizi commerciali in Europa, ma solo il 50% del totale di 870mila attività sono assicurate per la potenziale perdita di reddito, mentre il 15% non ha nessun tipo di copertura. Per rispondere a questo fenomeno di sottoassicurazione, Zurich ha lanciato Zurich Shop: la nuova soluzione assicurativa progettata per rispondere in modo puntuale ai bisogni di protezione e tutela delle realtà commerciali, bar, ristoranti e negozi. Il prodotto consente di modulare e combinare in modo personalizzato diverse coperture: da Elena Rasa, chief quelle più tradizionali (furto e incendio) a quelle meno note come la Garanzia Salvared- underwriting officer di Zurich Italia. dito (indennizo previsto in caso di infortuni o malattie che impediscano l’attività del titolare), la Tutela Legale (che ripaga eventuali spese legali da sostenere) e l’Assistenza (immediato supporto in caso di guasti o emergenze). «Grazie all’elevata personalizzazione di Zurich Shop, ogni piccola azienda cliente potrà confezionarsi un “abito su misura”, scegliendo taglia, colore e tessuto, potendo sempre contare sulle competenze e sulla solidità del brand Zurich», ha affermato Elena Rasa, chief underwriting officer di Zurich Italia.
IL TESSUTO DICKSON PER PAVIMENTI E TENDAGGI ESTERNI
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essuto per l’interno o tessuto per l’esterno? Dickson mette d’accordo tutti grazie alle sue soluzioni per la pavimentazione e il tendaggio realizzati con materiali innovativi che garantiscono un tocco in più al layout di ogni retailer. Forte di una tradizione tessile risalente al 1836, Dickson è specializzata in tessuti tecnici. Un settore in cui, dal 1998, anno dell’ingresso in azienda del gruppo americano Glen Raven, l’azienda ha raggiunto un livello di diffusione globale. Per quanto riguarda il comparto retail, Dickson ha presentato due soluzioni innovative. Woven Flooring è la collezione di tessuti in vinile per rivestire i pavimenti ispirata a nuove tendenze grafiche e colorate. Composta da 42 articoli suddivisi in 6 gamme con un assortimento di tinte unico, la linea è stata pensata per ambienti esigenti come uffici, alberghi, negozi e ristoranti. Alla base, una combinazione di fibre dalle caratteristiche innovative che, attraverso trama e ordito, permette di creare diversi look e modulare le sfumature di colore, tracciando prospettive in base all’intensità luminosa. Particolarmente resistente, il tessuto Dickson è comodo e facile da pulire grazie a una totale impermeabilità ai liquidi, alla polvere e allo sporco. Spark FR, invece, è la soluzione pensata da Dickson per le attività e i professionisti dell’Ho.Re.Ca. Si tratta di una tenda da esterni ignifuga che garantisce un’elevata protezione dai raggi solari e dai rischi atmosferici. Ideale per dehor esterni in cui creare un’atmosfera soffusa grazie a candele e sistemi di riscaldamento.
TECNOARREDAMENTI NEL VERDE (URBANO) DI VIVA
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l nuovo format di Viva, aperto in centro a Milano, porta la firma di Tecnoarredamenti. L’azienda specializzata nella progettazione e realizzazione di spazi di vendita nel settore food-retail ha realizzato il layout del natural fast food & take away pensato per pranzi e spuntini veloci in diversi momenti della giornata. Attraverso il suo dipartimento creativo T-Studio, Tecnoarredamenti è da sempre apprezzata per la sua capacità di ideare nuovi format commerciali caratterizzati da elevati standard qualitativi e tecnologici che rispondono al meglio a tutte le esigenze di design del settore, affiancando il proprio cliente nello sviluppo e nella realizzazione di un’idea originale e di successo. Come ne caso di Viva: un’oasi di benessere in formato urbano, un locale non solo per vegani o vegetariani, ma un vero e proprio paradiso dove poter fare il pieno di vitamine senza rinunciare al gusto in un atmosfera suggestiva, immersa nel verde e realizzata con materiali naturali.
NEXI E SODEXO, ORA IL POS LEGGE ANCHE IL BUONO PASTO
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lleanza per i pagamenti fra Nexi e Sodexo che punta a rivoluzionare l’esperienza di incasso e pagamento degli esercenti e dei loro clienti. Grazie all’accordo, tutti i merchant clienti delle banche partner di Nexi che aderiscono all’iniziativa potranno accettare i buoni pasto Sodexo tramite i Pos di Nexi che già utilizzano per i tradizionali pagamenti elettronici. La partnership garantisce ai negozianti una consistente ottimizzazione del punto vendita, perché libera spazio in cassa grazie all’utilizzo di un unico device e perché rende più fluida e veloce l’esperienza di pagamento per i clienti. A questo si aggiunge un abbat-
timento dei costi di gestione e di manutenzione per gli stessi esercenti. Nexi, che insieme alle banche partner serve 890mila merchant e gestisce 1,4 milioni di Pos, e Sodexo muovono così un passo importante nella digitalizzazione dei pagamenti in Italia. L’operazione si inserisce «nel nostro piano di iniziative volte a incentivare i pagamenti digitali nel nostro Paese affinché, dall’attuale 26% di incidenza sul totale spesa delle famiglie, raggiungano il 45% registrato mediamente in Europa», ha dichiarato Giulio Vasconi, responsabile marketing merchant services&solutions di Nexi. dicembre 2019 | retail food
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DA CARTA NASCE CARTA Più del 72% della carta e del cartone viene riciclato in Europa. Questa è una notizia, vera.
Scopri le notizie vere sulla carta www.naturalmenteioamolacarta.it Fonte: The European Paper Recycling Council, 2018 Europa: 28 Paesi dell’Unione europea + Norvegia e Svizzera
News international
LVMH SI COMPRA I GIOIELLI DI TIFFANY
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on un prezzo di 135 dollari ad azione, il colosso francese del lusso Lvmh acquisisce la griffe di gioielli Tiffany. Risultato? Un’operazione compresa fra i 14,7 e i 16,2 miliardi di dollari che mette fine a 180 anni di attività indipendente da parte della maison statunitense. Fondato a Manhattan nel 1837 da Charles Lewis Tiffany, il brand conta circa 300 vetrine in tutto il mondo e, completato il processo d’acquisto, andrà a completare il pantheon di 75 maison guidate da Bernard Arnault. L’ad dell’azienda transalpina ha dichiarato: «Siamo lieti di avere l’opportunità di dare il benvenuto a Tiffany, un’azienda con un’eredità senza pari e una posizione unica nel mondo della gioielleria mondiale. Intendiamo sviluppare questo gioiello con la stessa dedizione e lo stesso impegno che abbiamo applicato a tutte le nostre maison. Saremo orgogliosi di avere Tiffany accanto ai nostri marchi iconici». L’operazione, che dovrebbe concludersi a metà 2020 dopo essere stata sottoposta al board delle due aziende e agli azionisti, ha l’obiettivo di trasformare la gioielleria mondiale attraverso una serie di collaborazioni con marchi come Bulgari, Tag Heur, Zenith, Humbolt, ecc. e rilanciare Tiffany che, a causa di una concorrenza sempre più agguerrita, stava perdendo posizioni di mercato nonostante i circa quattro miliardi di ricavi l’anno e un aumento nell’ultimo esercizio del 6,5 per cento.
PINTEREST DALLE FOTO CONDIVISE ALLO SHOPPING NATALIZIO
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a piattaforma di condivisione di immagini Pinterest è pronta a lanciare una nuova funzionalità giusto in tempo per lo shopping natalizio. Attualmente, Pinterest permette già ai propri utenti di atterrare sul sito di eCommerce esterno dell’azienda che promuove un proprio prodotto sul sito (come nel caso di Target e HomeDepot). Un passaggio che a breve i clienti potranno saltare acquistando prodotti e articoli attraverso The Pinterest Shop che raccoglie i prodotti più apprezzati di 17 piccoli business come Etta+Billie (cosmesi), Fount (accessori in pelle) e CurlMix (cura del corpo). L’obiettivo è duplice: da un lato, prendere al balzo l’opportunità rappresentata dallo Small Business Saturday, ennesima vendita-evento che segue il Black Friday e anticipa il Cyber Monday; dall’altro, recuperare terreno sugli altri social network – a partire dal rivale Instagram. Il ter-
zo quarto chiuso da Pinterest, infatti, ha mostrato dati in chiaroscuro: il fatturato è calato a 279,7 milioni di dollari (contro i 280,6 previsti dagli analisti), ma il giro d’affari cresce più velocemente di colossi come Google e Facebook e le perdite a fine anno dovrebbero assestarsi in un range fra i 10 e i 30 milioni (rispetto ai 25-50 milioni previsti nel precedente outlook).
JET SALUTA NEW YORK
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durato solo un anno l’esperimento di Jet a New York. Il brand, di proprietà del gigante del retail statunitense Walmart, ha deciso di terminare il proprio servizio nella città americana dove non è riuscito a fare breccia. Il retailer chiuderà entro fine anno il proprio magazzino di oltre 18mila mq nel Bronx e licenzierà alcuni corrieri per una perdita di circa 200-300 posti di lavoro. Lanciato nell’autunno 2018, al servizio fresh grocery delivery non è bastato alzare i prezzi al consumo (a partire dal costo di consegna passato da 5,95 a 9,99 dollari al mese) per far fronte alle difficoltà di un business schiacciato fra alti costi di gestione e scarso inventario: ogni ordine rappresentava un perdita di 20 dollari. La fine dell’operatività di Jet nella Grande Mela aggiunge ulteriori dubbi sulla strategia omnicanale di Walmart, che ha acquisito Jet nel 2016 per un investimento di 3,3 miliardi di dollari. A pesare, paradossalmente, è stato anche il successo dell’eCommerce alimentare che ora include una rete di tremila negozi in cui è possibile ritirare la propria spesa e 1.400 store da cui è possibile farsela spedire direttamente a casa.
SWIGGY RIEMPIE L’INDIA DI CLOUD KITCHEN
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biettivo mille cloud kitchen per Swiggy, una delle più grandi startup legate al food delivery attive in India con circa 1,5 milioni di ordini effettuati all’anno, che vuole conquistare il mercato presidiando direttamente i siti produttivi. Forte di un investimento già effettuato di 24,5 milioni di dollari con cui è stato dato avvio al business Swiggy Access nel 2017, il piano del brand indiano è quello di potenziare il progetto con altri 10,5 milioni di dollari di finanziamento entro marzo 2020 (che dovrebbe portare alla creazione di 15mila posti di lavoro diretti e indiretti). Alla base di questa decisione, i dati relativi ai partner che hanno adottato il servizio della startup in 14 città del Paese: su circa 500 attivi, in molti hanno aperto una seconda cloud kitchen nel giro di 90 giorni e ci si attende che il 75% della futura domanda sulla piattaforma sia soddisfatto da fornitori che ancora non esistono. All’orizzonte, inoltre, ci sarebbe un progetto che prevede l’utilizzo di unità immobiliari di piccola dimensione per sviluppare cloud kitchen che siano a non più di 10 minuti di distanza dalla quasi totalità dei propri clienti. dicembre 2019 | retail food
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f International News AHOLD DELHAIZE TESTA IL FORMAT SENZA CASSE (IN CAFFETTERIA)
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n altro operatore della Gdo si iscrive alla corsa per il primato nei format cashierless. Si tratta di Ahold Delhaize. La filiale statunitense, che opera attraverso marchi come Food Lion, Giant e Stop&Shop, sta testando un format chiamato Lunchbox ideato e sviluppato dal braccio tecnologico della catena, Retail Business Services. Basta scaricare l’app dedicate direttamente sul proprio device portatile per abilitare una spesa frictionless. Una volta messo a regime, infatti, il format permetterà ai clienti di entrare in negozio, selezionare il prodotto e pagare semplicemente camminando oltre l’uscita addebitando il conto sulla carta di credito associata al proprio account. Alla base di questo esperimento, un sistema sviluppato internamente che prevede il ricorso all’intelligenza artificiale per il riconoscimento e l’individuazione del cliente (e delle sue azioni) all’interno dello store. Non è un caso, quindi, che la prima installazione sia avvenuta negli uffici di Retail Business Services e ha permesso di automatizzare il servizio di caffetteria portando a termine correttamente le transazioni anche con una dozzina di “clienti” al suo interno.
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DOPO NIKE ANCHE IKEA SPEGNE AMAZON
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opo il grande passo indietro di Nike, anche Ikea ha deciso di spegnere il proprio marketplace su Amazon. L’annuncio dell’azienda del baffo specializzata in articoli sportivi è avvenuto il 14 novembre ed è stato seguito a ruota dal retailer di mobili e arredamento svedese. La collaborazione di Nike con Amazon era iniziata due anni fa con l’obiettivo di abbattere il fenomeno dei prodotti contraffatti in commercio sulle piattaforme digitali. Eppure, nonostante gli sforzi, il valore aggiunto per il brand non era riuscito a emergere. La causa è da ricercarsi, principalmente, nel contemporaneo successo della strategia Nike Direct che ha segnato un +42% del business online diretto e un maggior controllo sulla qualità dei proprio articoli. Discorso simile anche per Ikea che sul portale di Jeff Bezos ha trovato più concorrenza che altro. Il retailer svedese, infatti, da due anni proponeva agli utenti Usa una selezione di utensili e accessori per la cucina e l’home living che a volte si scontravano o sovrapponevano con l’offerta Basic di Amazon.
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f Vetrina The Luxury Collection, viaggio in cashmere Un esclusivo kit da viaggio in cashmere è l’ultima novità per The Luxury Collection Hotels&Resorts. Ideato con Rachelle Hruska MacPherson, fondatrice del brand di abbigliamento Lingua Franca, l’articolo comprende una coperta, calze, una mascherina da notte ricamata e una pochette da viaggio con chiusura a cerniera, tutto 100% cashmere e cucito a mano. Disponibili in tre colori, i kit mirano a soddisfare il desiderio di lusso esperienziale che i viaggiatori cercano quando pianificano le proprie vacanze, promuovendo allo stesso tempo un modo chic di rilassarsi durante il viaggio.
Starbucks, a Natale è ready to drink Il Natale, in casa Starbucks, si festeggia con i prodotti ready to drink. Due le linee: Chilled Classics (nelle tradizionali varietà del menù della Sirena) e Frappuccino. Ispirati alle proposte più apprezzate dai clienti della catena, questa selezione di gusti utilizza la miscela 100% Arabica servita negli store. Vendute nel classico bicchiere to go e nella comoda bottiglietta di vetro da 250 ml si rivolgono principalmente al target Millennial.
Make It Fresco, Fit Juice pronto in 20 secondi Cubetti di pura frutta congelata che si trasformano in Fit Juice sono il centro dell’offerta di Make It Fresco. Bevanda che unisce il piacere dello smoothie, la dolcezza del succo e le proprietà del frullato in un unico bicchiere e che si prepara - senza estrattore o frullatore - in soli 20 secondi. Basta inserire i cubetti nello shaker assieme ad acqua o latte, agitare e gustare. «La richiesta di smoothies ed estratti in hotel e bar è aumentata del 22%, ma solo una piccola parte delle strutture e dei locali è attrezzata», ha affermato Antonio Pagliaro, founder di Fresco. Acetaia Fini, il balsamico Dop in formato regalo Ideali come dono per chi ama una cucina raffinata, ecco gli Aceti Balsamici Tradizionali di Modena Dop. Conservate in una elegante scatola regalo, le bottiglie racchiudono l’aceto Fini, azienda modenese attiva dal 1912 e distribuita da Eurofood Spa. Invecchiato di 12 o 25 anni, l’aceto balsamico Fini si adatta a ogni tipo di contesto: dalla cucina di famiglia al tavolo del ristorante.
Rovagnati, qualità per Rossopomodoro (e non solo) Due pizze al Gran Biscotto per siglare la partnership fra Rovagnati e Rossopomodoro. Disponibili in oltre 100 ristoranti della catena ambasciatrice della pizza napoletana, le due varianti utilizzano prosciutto cotto di alta qualità: una ricetta invariata da 30 anni. La stessa che si ritrova nelle porzioni monouso Snello Rovagnati, linea di salumi magri pensata nei formati adatti per un toast o un panino. Alain Milliat, l’analcolico all’uva Dai vitigni arriva il succo. Almeno per quelli di Alain Milliat che utilizzano uve da vini francesi e spagnoli destinate alla produzione di vini di qualità per creare, seguendo lo stesso procedimento, dei veri e propri succhi Sauvignon, Chardonnay, Cabernet, Merlot, ecc. Rispondendo a un bisogno di bevande analcoliche da parte dei clienti di bar, ristoranti e hotel puntando sulla frutta: lavorata a Valence dopo essere acquistata da piccoli agricoltori locali.
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f La Foto
Per il secondo anno di fila, l’albero di Natale del Rockefeller Center di New York sarà sormontato dalla stella di cristallo Swarovski disegnata dall’architetto Daniel Libeskind. Composta da tre milioni di cristalli del brand austriaco, la stella ha una struttura asimmetrica dal diametro di circa due metri e pesa oltre 400 kg. 72
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