retail&fodd 04 2018

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retail&food

TRAVEL RETAIL SHOPPING MALL

Anno 13 • Numero 4 • APRILE 2018 • € 5,00

In caso di mancato recapito inviare al CMP di Milano Roserio per la restituzione al mittente previo pagamento resi

Parola di Pierluigi Marinelli

La scalata ai big di Teddy Group

Analisi di mercato

Abbigliamento Travel

Nasce Centostazioni Retail Dossier Aeroporti Verona

Star Trek Tata Italia

Il Report

Mobile payment




Anno 13 · numero 4 aprile 2018 Direttore responsabile Andrea Aiello

SFOGLIE E BASI

PREMIUM

Coordinamento editoriale Andrea Penazzi - andrea.penazzi@retailfood.it In redazione Nicola Grolla - nicola.grolla@retailfood.it Contatti info@retailfood.it - www.retailfood.it Hanno collaborato Massimo Luigi Andreis, Alessandro Barzaghi, Fabio Bernardini, Giulia Comparini, Luca Esposito, Simone Filippetti, David Montorsi, Roberta Motta, Lucio Orsini, Marco Passoni, James Ross, Vincenzo Russo Impaginazione Mariella Salvi Foto Archivio Edifis, Flickr, Fotolia, iStockphoto

SNACK E APERITIVI

Pubblicità dircom@edifis.it Traffico pubblicitario Roberta Motta - roberta.motta@edifis.it Stampa Aziende Grafiche Printing S.r.l. - Via Milano 3/5 - 20068 Peschiera Borromeo (MI)

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Prezzo di una copia € 5,00 - Arretrati € 10,00 Abbonamento Italia: € 50,00 Europa: € 90,00 Resto del mondo: € 110,00 abbonamenti@edifis.it

ITTICO

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ASSOCIAZIONE NAZIONALE EDITORIA DI SETTORE


n° 4 aprile 2018 R&F NEWS

SOMMARIO

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R&F NEWS OPENING

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PAROLA DI... PIERLUIGI MARINELLI

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Teddy Group: Investiamo sul prodotto, nella relazione con i clienti e nella filiera dei nostri franchisee STAR TREK CALZATURE

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Destinazione Tata Italia TRAVEL RETAIL STATION

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Nasce Centostazioni Retail, in vendita le attività commerciali TRAVEL CASE HISTORY

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sbs viaggia con gli accessori per telefonia NEONATA

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Kalamaro Piadinaro DOSSIER SHOPPING MALL TAGLIO NASTRO

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Bennet - Chivasso: proximity nel DNA ASSOCIAZIONE DIRETTORI CENTRI COMMERCIALI

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ADCC: skill e formazione per il direttore 2.0 SCIENZE & RETAIL 36

L’influenza della comunicazione sull’esperienza dei consumatori DOSSIER AEROPORTI

A Verona si aspetta Romeo, ma non si perde tempo

WORLD TRAVEL RETAIL

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FOCUS PAGAMENTI DIGITALI

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Addio contanti, è l’ora del mobile payment

I dati dell’Osservatorio sulla digital innovation del Politecnico di Milano parlano chiaro: i pagamenti via smartphone sono già realtà, avvicinano il cliente all’esercente e in Italia puntano a superare i 100 miliardi di euro entro il 2020 ANALISI DI MERCATO

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Abbigliamento, sell-out in flessione 38

I lavori del nuovo progetto dovrebbero partire a fine anno, ma nel frattempo lo scalo coglie i frutti di un’offerta retail in continua evoluzione: dall’Hosteria Valerio al walkthrough sul lato airside lo scalo non si ferma

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I dati anno su anno elaborati dal Consiglio Nazionale dei Centri Commerciali e le note economiche stilate dal Centro Studi di Sistema Moda Italia confermano le difficolta del comparto sul fronte della distribuzione. I bilanci preconsuntivi 2017 certificano la leadership delle catene, che tuttavia arretrano nei valori assoluti NEW CONCEPT STORE

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Il flagship Woolrich a Milano LE MAPPE DEL RETAIL

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Intimo, le dimensioni e la copertura contano FOCUS PAVIMENTI & RIVESTIMENTI 57

Naturalezza e unicità con un occhio alla logistica

Finito il tempo del total white, le soluzioni per pavimentazioni e rivestimenti si aprono alle personalizzazioni: dai materiali alla texture passando per una fase di progettazione che rispetti le tempistiche del cliente e l’ambiente FOOD ON BOARD

Emirates: qualità in volo

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La cucina della compagnia aerea si concentra su piatti semplici e ingredienti freschi. Notevole la carta dei vini.

46 NEWS TECH & ARREDO INTERNATIONAL LA FOTO LA PULCE NELL’ORECCHIO

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RUBRICHE STOCK OPTION

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NEW MARKETS OUTLOOK

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LA RUBRICA LEGALE

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DUTY FREE WORLD

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r&f News

CENTRO 8 GALLERY, LA GESTIONE A SAVILLS LARRY SMITH

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lla guida dello storico polo del commercio e del divertimento torinese, il centro 8 Gallery, torna Savills Larry Smith. Una nomina che conferma la bontà del lavoro

svolto dal 2006 al 2016 a cui la società aveva dato continuità mantenendo in essere l’attività di commercializzazione. «Siamo molto felici di questo incarico, tornare alla gestione di un centro commerciale come 8 Gallery ci permette di dare continuità al carattere della struttura grazie a un progetto di crescita e sviluppo», dichiara Ermanno Tetta, head of property manager di Savills Larry Smith. Forte di 90 negozi, numerosi servizi, un cinema con 11 sale e un’ampia offerta ristorativa, 8 Gallery è l’unico tra i centri commerciali di Torino a sorgere nel cuore della città. Il ritorno di Savills Larry Smith si inserisce in un momento di assoluto fermento per il mall che sarà protagonista, forse dall’estate 2018, di un ampliamento e conseguente restyling. Lo scenario sarà reso ancora più interessante dalla fine dei lavori al nuovo Palazzo della Regione e dal trasferimento dei suoi dipendenti presso la nuova sede, dall’ampliamento di Eataly Torino Lingotto con il progetto Green Retail Park e dalla nuova Città della Salute.

ADIGEO, IL PRIMO SHOPPING CENTER CERTIFICATO LEED PLATINO

Lo shopping center Adigeo di Verona è il primo a ricevere la certificazione Leed Platino per le prestazioni energetiche dell’edificio. Un primato tutto italiano garantito dal bollino Green Building Council, organizzazione no profit con base negli Stati Uniti che promuove criteri di progettazione e realizzazione ecosostenibili. Si tratta di un riconoscimento che dà grande lustro all’iniziativa immobiliare di Ece, proprietario di Adigeo (che ha sviluppato l’edificio assieme a CDS Holding e CDS Costruzioni): «La certificazione dimostra l’elevato standard qualitativo del nostro concept. Questo è un vantaggio importante non solo per il proprietario, ma soprattutto per i tenants, i clienti e tutti gli altri attori del progetto», ha commentato Cristoph Augustin, managing director international di Ece e project director di Adigeo. A determinare il rilascio del bollino Gbc hanno contribuito: la qualità energetica dell’esterno dell’edificio (del 20% più alta rispetto ai requisiti di legge), un’attenzione particolare per la mobilità ecologica (piazzole per biciclette e collegamento con i mezzi pubblici), un tetto verdeggiante, l’utilizzo delle acque superficiali per irrigare gli impianti esterni , la tecnologia Led per l’illuminazione e un sistema fotovoltaico per l’alimentazione elettrica.

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Stock option

BUY

Gruppo Calzedonia

Nel 2017, i ricavi del gruppo cui fanno capo il marchio omonimo, oltre ai brand Intimissimi, Tezenis, Falconeri, Signorvino e Atelier Emé, hanno raggiunto i 2,3 miliardi di euro, in aumento dell’8,7% rispetto all’esercizio precedente. Segno positivo anche per l’ebitda, a 489 milioni, e per l’utile netto di gruppo, che ha fatto segnare quota 249 milioni. Grandi Stazioni Retail

NEUTRAL

Cigierre

Vendita o quotazione in borsa per Cigierre, società di proprietà del fondo Bc Partners che, dopo l’acquisto nel 2015 per 310 milioni di euro, è pronta ad avviarne la dismissione. Il processo riguarda le catene Old Wilde West, Pizzicotto, America Graffiti, Weiner Haus e Shi (300 punti vendita complessivi) e dovrebbe prendere il via dopo l’estate. Alla finestra, il fondo Carlyle che potrebbe arrivare a sborsare 500 milioni di euro.

Partirà dalla riqualificazione dell’area della stazione lungo piazza Luigi Di Savoia, il piano di sviluppo e rivitalizzazione del quartiere attorno alla Stazione Centrale e i Magazzini Raccordati. Entro l’estate, Grandi Stazioni Retail, in accordo con l’amministrazione locale, aprirà alcuni spazi laterali di stazione, insediandovi nuove attività commerciali.

Bricofer

Hermes

Piquadro

Azioni in crescita per il gruppo francese Hermes che ha presentato i conti del 2017: utile netto in aumento dell’11% a 1,22 miliardi di euro. Positivi anche i ricavi attestatisi intorno ai 5,5 miliardi di euro. Numeri che hanno fatto schizzare in alto le quotazioni del marchio fino a 464 euro per azione.

Garantire la continuità del marchio Self e creare un grande gruppo made in Italy dedicato al bricolage e all’hobbystica. Questo l’obiettivo di Bricofer che ha accelerato il proprio piano di sviluppo con l’acquisizione di Selfitalia Srl (28 punti vendita e 61 collaboratori) diventando così il primo player a livello nazionale. Partita la caccia a Lancel, marchio made in France di proprietà del colosso Richemont. Sulle sue tracce c’è l’italiana Piquadro, già presente in 50 paesi con 116 boutique, che punta a rafforzare la propria presenza nel segmento premium. Un possibile accordo è atteso per giugno.

SELL

Usa-Ue

Continua la schermaglia fra Stati Uniti e Unione Europea relativa ai dazi sulle merci.Alla decisione del presidente americano Donald Trump di alzare le tasse su acciaio e alluminio è seguita la risposta europea: contro-dazi del 25% su beni per 2,8 miliardi di euro. Tra questi, prodotti iconici: jeans, burro d’arachidi, moto, elettrodomestici e molto altro. Foot Locker

Dopo il taglio di 147 store nel 2017, il marchio di calzature Foot Locker ha annunciato la chiusura di altri 110 punti vendita per il 2018 (che verrebbero compensati dall’apertura di 40 nuovi negozi di fascia alta). Una decisione a metà strada fra riposizionamento e declino. Il motivo? La concorrenza delle piattaforme e-commerce. Claire’s

Continua la crisi del retail a stelle e strisce. Stavolta tocca a Claire’s fare istanza di bancarotta. Dopo la chiusura di 166 store nel 2016, il marchio di fast fashion dedicato alle teenager non ha retto il peso dei debiti contratti per rilanciare la propria offerta con sconti ed e-commerce. Per il piano B servono 250 milioni di dollari.



r&f News

JOINT VENTURE SONAE GINO ANTONACCI NUOVO DG SIERRA - PIZZAROTTI PER LO DI KLÉPIERRE ITALIA SHOPPING DISTRICT DI PARMA A

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alle avveniristiche tre torri di Milano alla food valley: Sonae Sierra, società immobiliare internazionale specializzata nel settore retail, ha firmato una joint venture paritetica con Impresa Pizzarotti & c. S.p.A per lo sviluppo del nuovo shopping district a Parma. L’investimento complessivo è di circa 200 milioni di euro, finanziato in parte da un pool di banche rappresentate da UniCredit. Il progetto, che si sviluppa in adiacenza al Polo Fieristico della città su un’area di circa 300mila mq per una Gla complessiva di circa 74mila mq e con circa 170 unità, è composto da un centro commerciale su più livelli con una Gla di circa 53mila mq e da un retail park con una Gla complessiva di circa 21mila metri quadrati. «Questo nuovo progetto è un ulteriore tassello nel processo di crescita della società in Italia di questi ultimi anni ed è in linea con il posizionamento e le strategie di Sonae Sierra che ha come obiettivo quello di realizzare prodotti adeguati per il mercato degli investitori immobiliari, con progetti di qualità nelle geografie più interessanti», ha commentato Marco Pellizzari, managing director development di Sonae Sierra in Italia. Lo shopping district si colloca in un bacino di utenza interregionale con oltre 700mila abitanti in 45 minuti e la commercializzazione ha già superato il 30% della Gla totale.

l vertice della filiale italiana di Klépierre è stato nominato Gino Antonacci, già direttore delle operazioni di Klépierre Management Italia. Antonacci, divenuto membro del Klépierre Group Management Team, succede a Ermanno Niccoli che ha scelto di proseguire la carriera con un proprio progetto imprenditoriale. Niccoli e Antonacci hanno lavorato insieme per 25 anni sviluppando nella Penisola un portfolio di centri commerciali del valore di cir- Gino Antonacci ca 4 miliardi di euro, ossia il 17% del patrimonio totale del Gruppo. «Sono felice di affidare la direzione di Klépierre Management Italia a Gino Antonacci. La sua profonda conoscenza del mercato e dei nostri asset, unita alla straordinaria esperienza in materia di gestione e sviluppo, ci permetteranno di consolidare la leadership di Klépierre in Italia con la realizzazione di numerosi progetti, tra cui l’estensione di Shopville Gran Reno a Bologna» ha commentato Jean-Marc Jestin, presidente del consiglio di amministrazione di Klépierre, prima di ringraziare personalmente Ermanno Niccoli. Gino Antonacci, 53 anni e un’esperienza di 28 anni nel settore dei centri commerciali, nel corso della sua carriera ha ricoperto la carica di direttore commerciale e del patrimonio per Trema Italia e di coo per Corio Italia, rivestendo anche le cariche di direttore commerciale internazionale per il Gruppo Trema e di direttore sviluppo e design per Gruppo Corio.

NEW MARKETS OUTLOOK a cura di STRA_BRANDING

www.strabranding.com

GLI ULTIMI TREND SUL CONSUMO DEL VINO IN CINA

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nteressanti conferme per i produttori italiani giungono dalla Cina sul consumo di vino. Come abbiamo già visto, grazie all’aumento dei redditi medi, i consumatori cinesi stanno diventando sempre più esigenti sugli aspetti qualitativi del proprio stile di vita, specie in materia di cibo e bevande. Così la domanda di vino è cresciuta costantemente negli ultimi anni con aumenti delle importazioni sia a valore che a volume. In base alle statistiche della dogana cinese, infatti, il valore delle importazioni di vino è aumentato in media all’anno del 12,6% tra il 2011 e il 2017, passando da 9,98 a 18,87 miliardi di RMB e, parallelamente, i volumi sono cresciuti dai 370 milioni di litri nel 2011 ai 750 nel 2017 con un aumento medio del 12,8 per cento. Una recente ricerca di HKTDC Research (sondaggio effettuato su un campione di 2.400 consumatori distribuiti nelle principali 10 città della Mailand China), conferma questo trend e fornisce ulteriori spunti di analisi che sintetizziamo di seguito: 1) una crescente domanda di vino: solo il 21% degli intervistati ha dichiarato che la frequenza di acquisto non è aumentata negli ultimi due o tre anni. In altre parole, il 79% degli intervistati sta comprando vino più frequentemente; 2) una chiara preferenza per il vino rosso: la maggior parte dei consumatori ha comprato vino rosso (96% degli intervistati) mentre solo il 40% ha comprato vino bianco (Fig.1). La crescita della frequenza di acquisto per il vino rosso (63%) è nettamente superiore rispetto a champagne/spumanti (17%) e vino bianco (16%); 3) ampliamento delle occasioni d’uso: in passato, il bere

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retail&food - aprile 2018

Fig.1: Preferenze (%) dei consumatori cinesi sul consumo del vino (HKTDC Research, 2018)

vino era preso in considerazione per le occasioni sociali e per ostentare il proprio status, ora è il suo consumo è trasversale e informale. Si beve vino rosso in larga parte a casa propria o al ristorante (più del 50%), vino bianco ai banchetti, rosé e champagne/spumante soprattutto negli incontri sociali. Il vino viene anche acquistato come regalo, di solito per amici e parenti e talvolta per i contatti di business; 4) distribuzione per fasce di età: i trend si confermano nelle loro proporzioni anche nelle diverse fasce di età, fatta eccezione per i più giovani. Questi ultimi comprano e consumano diversamente rispetto ai gruppi di età più avanzata: negli ultimi sei mesi, la proporzione degli intervistati appartenenti al gruppo di età compresa tra i 20

e i 30 anni che ha preferito champagne/spumante (46%) è nettamente superiore rispetto a quella della fascia 5160 anni (28%) e tale fenomeno è in crescita; 5) il vino fa bene: i consumatori cinesi (77%) bevono il vino principalmente per gli effetti positivi sulla salute, non perché è di moda. L’argomento è stato anche approfondito in alcuni focus group e alcune tra le ragioni fornite dai partecipanti su tali convinzioni sono: “Il vino rosso è sano perché ha sostanze anti-ossidanti che possono prevenire le malattie cardiovascolari” e “può aiutare le cellule a combattere l’ossidazione”. Luca Esposito


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r&f News La Rubrica Legale

A cura di Cocuzza & Associati Studio Legale, Milano

I distretti del cibo Cosa sono?

Sono “strumenti di progettazione territoriale partecipata” per valorizzare produzioni locali e fornire un aiuto concreto a produttori agricoli, cittadini, associazioni ed enti locali al fine di ottimizzare il patrimonio agricolo, enogastronomico e ambientale, anche a livello di filiera. Il ruolo può essere a grandi linee assimilabile a quello che svolgevano e hanno svolto certi consorzi nell’ambito dell’agroalimentare. In pratica, promuovono il “fare sistema” a livello locale attorno a produzioni agricole ed enogastronomiche.

Quando sono stati introdotti?

Con la legge di bilancio 2018, approvata il 27 dicembre 2017.

Quali realtà vi rientrano?

La legge contiene una elencazione a tratti piuttosto oscura per i non addetti ai lavori. Si va dai distretti rurali già riconosciuti da una legge del 1991, ai distretti agroalimentari “di qualità” ai sistemi produttivi locali “con grande concentrazione di piccole e medie imprese agroalimentari”, fino ai distretti biologici. Il modello dei Distretti del Cibo costituisce un tentativo di estendere l’esperienza di distretti rurali già sorti in Italia, come in via esemplificativa il Distretto Agricolo della Bassa Bergamasca, che si è anche dotato di un marchio collettivo, e il Distretto rurale della Maremma nato su impulso della provincia di Grosseto già nel 1996.

Come vengono riconosciuti i distretti?

Il riconoscimento è affidato alle Regioni e alle Province autonome che provvedono a comunicarlo al Ministero delle Politiche Agricole presso il quale è istituito un Registro Nazionale.

Di quali vantaggi godono i distretti del cibo?

Ai Distretti del Cibo viene estesa la possibilità di accedere ai contratti di distretto, il cui obiettivo è sostenere investimenti di rilevanza nazionale nel settore agricolo, agroalimentare e delle agroenergie, promuovendo l’integrazione tra i diversi attori della filiera. Tali strumenti possono ac-

cedere a dotazioni finanziarie oggetto di bandi periodici, così come a contributi a tasso agevolato e aiuti di Stato per l’agricoltura. Inoltre nell’ambito dell’esercizio della vendita diretta al consumatore è ora consentito “vendere prodotti agricoli, anche manipolati o trasformati, già pronti per il consumo, mediante l’utilizzo di strutture mobili nella disponibilità dell’impresa agricola, anche in modalità itinerante su aree pubbliche o private, nonché il consumo immediato dei prodotti oggetto di vendita, utilizzando i locali e gli arredi nella disponibilità dell’imprenditore agricolo”. Si è parlato, in proposito, di “street food contadino”.

Di quali fondi sono dotati?

5 milioni di euro nel 2018 e 10 milioni di euro nel 2019.

Che accoglienza hanno avuto?

La Coldiretti commentando la disposizione sulla vendita di prodotti, per bocca del suo presidente Roberto Moncalvo, ha parlato di “storico via libera allo street food contadino”, dichiarando che “per la prima volta gli agricoltori potranno vendere direttamente i propri prodotti anche derivati da processi di manipolazione o trasformazione e pronti per il consumo”, rendendo possibile l’acquisto a chilometri zero dagli agricoltori e dagli allevatori. Di contrario avviso la Fipe, Federazione Italiana Pubblici Esercizi. Il presidente Lino Stoppani osserva che la vendita dei prodotti sopra citati potrà essere effettuata “anche attraverso strutture mobili e in modalità itineranti”, criticando il fatto che la ristorazione sia esclusa dai medesimi benefici assegnati agli agricoltori e stigmatizzando disparità di trattamento fiscale tra ristoratori e agricoltori e norme più stringenti a carico dei ristoratori in tema di obblighi igienico sanitari, regolamenti e burocrazia. Avv. Alessandro Barzaghi

CAMST PUNTA A 750 MILIONI DI FATTURATO

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l gruppo Camst, colosso della ristorazione collettiva, ha svelato gli obiettivi per il 2018: fatturato a 750 milioni di euro. Attivo in Italia con otto società e altre quattro in Spagna, Danimarca e Germania, Camst ha da poco rinforzato la sua presenza all’estero per un giro d’affari che vale già 150 milioni di euro. «Il 2018 è l’anno del consolidamento», ha affermato Antonio Giovanetti, Dg di Camst. Il tutto a partire da una base solida: negli ultimi sei anni, i ricavi sono aumentati del 24,5% a fronte di 115 milioni di pasti prodotti e un gruppo di dipendenti che ormai è arrivato a quota 15mila. E non mancano le novità, come il lancio del marchio Dettagli (catering e banqueting) avvenuto durante l’assemblea dei soci tenutasi a Fico. Un’operazione che rafforza la presenza del gruppo in un segmento in cui è già attiva con Party Ricevimenti e Gerist Ricevimenti, per un totale di 10 milioni di euro di fatturato. Dal 2015 Camst è presente inoltre nel settore della ristorazione commerciale con il brand Dal 1945 Gustavo Italiano.

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r&f News

VALMONTONE OUTLET: 7 MILIONI DI PRESENZE

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nno record per il Valmontone Outlet che ha presentato

le cifre di un 2017 chiuso a quota 7.200.000 ingressi. Un dato che migliora del 10% rispetto ai dodici mesi precedenti grazie a un’attenta strategia di restyling e all’ampliamento dell’offerta commerciale che ha riguardato lo spostamento di alcuni store per valorizzarli migliorandone la visibilità. A questo risultato ha contribuito anche l’apertura all’interno del Valmontone Outlet di nuovi negozi tra cui Trussardi e Skechers, brand rappresentativi della diversificata scelta commerciale presente all’interno del village a 40 km dal centro di Roma e adatta a tutte le tipologie di clientela. «Ogni mese siamo stati in grado di offrire un ventaglio di eventi pensati per coinvolgere pubblici diversi, dai bambini, ai giovani, agli appassionati di sport o di animali domestici. Il tutto supportato dalla messa a regime della nuova food court, l’area destinata completamente alla ristorazione e realizzata, per la prima volta in un outlet in Italia, da gruppo Promos», ha commentato Cristina Lo Vullo, direttrice di Valmontone Outlet. A testimoniare l’importanza della nuova food court ci sono i numeri: 9 milioni di fatturato. Mentre tra le altre categorie merceologiche (la struttura ospita 180 negozi su una superficie di oltre 40.000 mq), spiccano l’abbigliamento tecnico, con un fatturato del 20% sul totale, e il comparto fashion e accessori con una percentuale sul turnover totale del 15 per cento.

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LIDL ITALIA, INAUGURATO IL NUOVO FORMAT CITTADINO

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ittadino, green e sostenibile. Sono queste le tre caratteristiche principali del nuovo punto vendita Lidl inaugurato il 26 febbraio a Milano in zona Lorenteggio. Lo store, frutto di un progetto di recupero edilizio di un’area dismessa da oltre 10 anni, si sviluppa su due livelli: al piano terra si trova un comodo parcheggio con oltre 110 posti auto a disposizione della clientela, mentre al piano superiore si accede all’area vendita da oltre 1.400 mq. «Siamo molto orgogliosi di presentare questo nuovo format in una città importante come Milano. Un punto vendita di nuovissima generazione dal Dna eco-sostenibile e concepito per valorizzare il contesto ambientale, riducendo al minimo l’impatto, pensato e progettato per le città secondo le recentissime disposizioni sul contenimento del consumo del territorio», ha affermato Emilio Arduino, AD sviluppo immobiliare e servizi centrali di Lidl Italia. A confermare queste parole, l’impianto fotovoltaico che copre circa un quarto del fabbisogno del punto vendita (mentre il restante deriva da fonti 100% rinnovabili), le colonnine di ricarica per auto elettriche o ibride e un sistema di recupero delle acque piovane. In particolare, questo nuovo format ha dimensioni che consentono di presentare un assortimento di oltre 2.000 articoli, di cui più dell’80% made in Italy.

Nuove Lay’s® Mediteranee 100% Olio di Oliva con infusione di Pomodoro & Basilico per un’esperienza di gusto autentica e deliziosa.

...e se non vi bastasse ancora, vi presentiamo le nuove Lay’s® Mediteranee 100% Olio di Oliva con infusione di Origano & Peperoncino; un’altra delizia di gusto croccante e avvolgente.

Sono le piccole e semplici cose che migliorano la vita, per questo noi di Lay’s® abbiamo creato Lay’s® Mediterranee. Selezioniamo e cuociamo le patate in olio di oliva per renderle deliziosamente croccanti e infine le insaporiamo con gusti ispirati alla tradizione Mediterranea. Scopri il mondo Lay’s® su ww.lays.it e sulla nostra pagina Facebook Lay’s Italia.

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r&f News AL FRANCIACORTA OUTLET VILLAGE È BOOM DI CLIENTI EXTRA-UE

AUTOGRILL E CHEF EXPRESS RIVITALIZZANO LA BREBEMI

H Gli outlet sono sempre più una destinazione turistica. E in Lombardia, a vincere è il Franciacorta Outlet Village che nel 2017 ha fatto segnare un +46% in termini di spesa per i clienti fuori campoeuro. Un dato che, paragonato a quello nazionale del +5,6% (Milano fa segnare +8%), rende il Village franciacortino attore leader per quanto attiene il tasso di crescita negli acquisti tax-free in Italia (fonte Global Blue). Non solo: anche le registrazioni delle transazioni effettuate (ossia il numero di scontrini emessi con il tax-refund) segna un +30,4% del Franciacorta Outlet Village contro un +4,2% del dato nazionale. In generale, la spesa media all’outlet è cresciuta del 12% rispetto all’1,3% in Italia, a testimonianza della qualità e attrattività del mix brand.

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anno aperto ufficialmente i battenti le aree di servizio Adda Sud e Nord, nei pressi del comune di Caravaggio, sulla Brebemi. A tre anni e mezzo dall’inaugurazione dei 62,1 km della A35, che prima del completamento delle interconnessioni con la Tem e l’A4 nei pressi di Brescia aveva visto a lungo latitare il traffico, i primi numeri del 2018 confortano la scelta di Autogrill e Chef Express, gestori delle due aree di ristoro. L’aumento del traffico del 34% registrato a gennaio (dato che schizza all’80% per i mezzi pesanti) accresce l’attrattività dei territori attraversati dall’arteria stradale nata in project financing. E proprio la valorizzazione dei prodotti tipici e locali caratterizza l’ACafè e il punto vendita Chef Express, unitamente alla presenza di personale assunto prevalentemente in zona, in virtù di un accordo realizzato tra il Comune di Caravaggio. «Crediamo nell’Italia dove investiremo per innovare la nostra rete, ottimisti sullo sviluppo futuro di questo business», così l’ad di Autogrill, Gianmario Tondato Da Ruos durante l’inaugurazione della location in direzione Brescia. «Oggi inauguriamo la nostra 51^ area di servizio autostradale in Italia: un traguardo importante, raggiunto in poco più di 10 anni, da quando siamo entrati in questo segmento della ristorazione in concessione», gli ha fatto eco Cristian Biasoni, ad della costola del Gruppo Cremonini che gestisce tutte le attività di ristorazione.


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e grandi stazioni sono ormai dei poli commerciali altamente frequentati e operativi 365 giorni l’anno, spesso in orari serali o notturni. I rischi per avventori e personale sono quindi particolarmente elevati. Hikvision, produttore numero uno al mondo di tecnologie professionali di videocontrollo, ha studiato soluzioni specifiche per tutte le metrature, per tutte le esigenze e per tutte le tasche. Ripresa sicura anche la notte Dalla cassa all’area shopping, le soluzioni di videosorveglianza Hikvision garantiscono immagini nitide e ricche di dettagli in qualsiasi condizione di luce e ne assicurano la completa fruibilità in sede legale. La qualità Hikvision permette infatti di identificare volti e comportamenti criminosi anche in condizioni di luce critiche e consente di monitorare eventi fugaci e repentini, come le transazioni di denaro o i tentativi di furto. Con Hikvision si possono riconoscere comportamenti e movimenti sospetti anche in controluce, di notte o con una visione panoramica a 360° che non lascia zone scoperte. Registrazione sicura 365 Ma riprendere senza registrare avrebbe poco senso, e registrare senza proteggere le immagini acquisite ne avrebbe ancor meno. In contesti come quelli ferroviari dove, soprattutto in orari serali, non è infrequente che si possano verificare eventi criminosi anche a sfondo penale, occorre registrare le immagini su diversi supporti e posizionare i registratori in luoghi inaccessibili. I videoregistratori Hikvision permettono di memorizzare in diverse modalità e in doppia scrittura, in modo da consentire che le autorità possano sviluppare le indagini senza interrompere la registrazione.

Piena gestione da remoto L’intero sistema di sicurezza Hikvision è a portata di computer, smartphone e tablet, per avere sempre tutto sotto controllo, dovunque e in qualunque momento. Disporre di un’ampia visuale delle aree interne e delle vetrine rappresenta peraltro un supporto strategico per lo stesso Store Manager, che può valutare l’ottimale disposizione delle merci esposte e analizzare gli indici di gradimento per ciascun articolo. Il tutto anche da remoto, semplicemente collegandosi al sistema con un click. People counting L’afflusso di clientela è un indicatore chiave per sviluppare il giro d’affari. La telecamera Hikvision People-Counting assicura un conteggio della clientela con precisione del 98% e genera dei report sui flussi, per valutare la bontà delle iniziative strategiche intraprese. Analizzando correttamente i dati relativi al flusso della clientela, il retail manager può infatti ottimizzare il lavoro del personale per ottenere maggiori profitti e garantire un servizio migliore. I responsabili dei negozi possono poi pianificare strategicamente turni e rotazione dello staff, dosando le presenze in base alle ore di punta e di relativa calma. Infine, possono mettere a punto iniziative di marketing strategico per attirare i clienti analizzando la percentuale di ingressi.

Mappe di calore Una volta che il cliente è entrato nel negozio, è essenziale capire cosa lo attrae maggiormente: è quindi utile valutare il suo percorso e identificare i punti che catturano la sua attenzione. Con la funzione Heat Mapping di Hikvision, i retailer possono sapere quanto tempo trascorrono i loro clienti in aree specifiche del negozio, individuare a colpo d’occhio le zone calde e le zone morte del punto vendita e calcolare quante persone entrano con l’intenzione di acquistare e quante invece passano di lì casualmente. Rilevamento code L’attesa è tra i fattori chiave dell’esperienza d’acquisto: la funzione di rilevamento code Hikvision aiuta a gestire le code, notificando real time alla direzione la necessità di aprire un’altra cassa quando le file si fanno troppo lunghe. Le telecamere di rilevamento coda Hikvision monitorano infatti lo stato delle file in tempo reale: contano le persone presenti in ogni coda e tracciano il tempo di permanenza di ciascun cliente. Quando il numero di clienti o il tempo di permanenza medio degli stessi si allungano troppo, si genera un allarme per richiedere l’intervento del gestore. In sintesi: con la tecnologia Hikvision, nessun retailer deve temere orari notturni o affollamento e con la tecnologia intelligente può essere agevolato nello svolgere il proprio lavoro e nell’incrementare il business.

Comunicazione pubblicitaria

Hikvision: sicurezza e business per i negozi delle grandi stazioni


r&f News CIR FOOD GUARDA AVANTI: ECCO GLI OBIETTIVI 2018 Obiettivo 648 milioni di euro. È il risultato che l’impresa di ristorazione Cir Food si è posta per quest’anno durante la presentazione dei piani di sviluppo per il 2018. L’azienda, attiva in Italia, Olanda e Belgio ha inoltre fissato importanti investimenti per un valore complessivo di 41 milioni di euro, di cui 20 milioni a favore della ristorazione collettiva e 14,5 milioni nella ristorazione commerciale. «Vogliamo proseguire nel percorso di evoluzione e crescita intrapreso, – dichiara Chiara Nasi, presidente Cir Food – rimanendo sempre fedeli a quei valori che costituiscono l’identità dell’azienda e continuando a promuovere un servizio rispettoso dell’ambiente e che sappia offrire una cucina di qualità a prezzi accessibili». Tre i canali di sviluppo di Cir Food: ristorazione sociosanitaria (dove si punta a conservare la leadership), ristorazione aziendale (con un investimento di 6 milioni di euro alle porte) e ristorazione aziendale (con un progetto di sviluppo dei marchi Rita, Tracce, Chiccotosto, Viavai, Let’s Toast, Aromatica).

BRINDISI SVELA LE NUOVE HALL

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aeroporto del Salento si è rifatto il look e ha svelato due nuove hall. I lavori realizzati all’interno dell’aerostazione di Brindisi hanno interessato sia le aree passeggeri, sia parte delle infrastrutture aeronautiche. Nello scalo salentino sono state ampliate, per circa 1.500 mq, le sale d’imbarco, dove i gate sono passati da otto a tredici. Al primo piano dell’aerostazione è stata ricollocata tutta l’area dei controlli di sicurezza e contestualmente è entrato in funzione il nuovo sistema automatizzato per l’accesso dei passeggeri. Il sistema (lettore ottico delle carte d’imbarco e porte automatiche) si compone di cinque varchi, uno dei quali riservato alla corsia fast track. All’esterno, sul fronte landside, in corrispondenza delle porte d’ingresso e di uscita dell’aerostazione, sono state realizzate due pensiline di copertura. Per quanto riguarda le infrastrutture aeronautiche, invece, i lavori hanno consentito l’ampliamento del piazzale sosta aeromobili (la cui capacità è passata da otto a dieci stand) e un miglioramento dei livelli di safety aeroportuale. «Grazie agli interventi realizzati, l’aeroporto di Brindisi migliora gli elementi di forte attrattività per i vettori interessati a investire su uno scalo che, nei fatti, è un asset fondamentale per l’affermazione di un territorio divenuto un brand riconosciuto a livello internazionale. Non è un caso che l’aeroporto del Salento sia stato protagonista di una crescita di assoluto valore, passando dai circa 980.000 passeggeri del 2008 agli oltre 2,3 milioni dello scorso anno», ha dichiarato il Tiziano Onesti, presidente di Aeroporti di Puglia.

Nescafè Shakissimo è la bevanda fresca a base di latte e caffè, pronta da bere

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r&f News opening

La nuova veste di Zara a Palazzo Bocconi

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ara riapre le porte del suo negozio di Roma presso lo storico Palazzo Bocconi, uno dei flagship store più emblematici a livello mondiale. Dopo un restyling durato tre mesi, questo negozio iconico, che si trova al numero 189 di Via del Corso, presenta la nuova immagine nei suoi 2.500 mq di superficie, divisi su 5 piani dedicati alle collezioni donna, uomo e bambino. I dettagli architettonici originali, in stile neo-rinascimentale, come colonne, atrio e modanature del soffitto, sono stati recuperati e messi in luce, generando ambienti in grado di dialogare con la storia del Palazzo Bocconi, che risale al 1887. L’area centrale costituisce l’anima dell’edificio, in cui prende forma uno spazio aperto e luminoso, caratterizzato dalla presenza di grandi finestre con tubi in vetro borosilicato che contribuiscono a connettere il negozio con l’esterno, donando più luminosità di giorno e creando un “effetto tenda” di notte. I quattro concetti che dominano la filosofia architettonica di Zara (chiarezza, funzionalità, bellezza e sostenibilità) sono valorizzati dall’utilizzo di materiali ispirati alla sua posizione e alle sue radici storiche. Il negozio, inoltre, conferma l’impegno ambientale del Gruppo e incorpora tutti gli elementi di eco-sostenibilità degli store eco-efficienti di Inditex, che consentono un risparmio medio di elettricità del 30% e di acqua fino al 40% rispetto a un punto vendita tradizionale. Questi criteri permettono al brand di conservare la Certificazione “LEED” Platino, assegnato dall’organizzazione statunitense Green Building Council. Ad oggi, nel rispetto del Piano ambientale del Gruppo Inditex, quasi l’80% dei negozi Inditex nel mondo è eco-efficiente.

A Milano il primo ristorante europeo Jollibee

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l brand di fast food filippino, Jollibee, ha scelto Milano per avviare il suo sviluppo in Europa e in Italia. Il nuovo locale ha aperto domenica 18 marzo in Piazza Diaz, a due passi dal Duomo. L’opening meneghino rientra nel significativo piano di espansione internazionale che Jollibee Foods Corporation (JFC) sta portando avanti nel Vecchio Continente. «Mettere piede proprio a Milano è un traguardo fondamentale per Jollibee, oltre che un trampolino di lancio per l’espansione del brand nel resto d’Europa – dichiara l’amministratore delegato di JFC, Ernesto Tanmantiong – Oggi iniziamo un percorso che ci farà aprire altri ristoranti. Un obiettivo ambizioso, che affrontiamo con la convinzione di offrire un prodotto gustoso e di qualità, portando gioia a tutti». L’apertura del locale meneghino segue la joint venture siglata da Jollibee Food Corporation (JFC) con il fondo di Singapore Blackbird Holdings per esportare la catena in Europa. Jollibee affonda le sue radici in una gelateria fondata nel 1978 dalla famiglia di Tony Tan Caktiong. Da allora l’azienda filippina si è trasformata in una multinazionale che conta 3.800 punti vendita, di cui più di mille sotto l’insegna Jollibee.

Nashi Argan nel Dubai Mall ODStore: nuovo impulso con Madi International al Bicocca Village

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accordo siglato con Madi International consacra l’ingresso di Nashi Argan, linea cosmetica di prodotti per capelli, viso e corpo, tra i marchi Made in Italy presenti nel prestigioso Dubai Mall. Insieme a Madi International, trend-setter nel settore della bellezza professionale presente in 6 Paesi del Medio Oriente, già partner di Nashi Argan nella distribuzione sui propri canali di vendita e tramite i distributori affiliati, Nashi Argan inizia un nuovo progetto di espansione all’estero, offrendo visibilità al brand all’interno del più grande shopping center del mondo con 80 milioni di visitatori nel 2017 e 1.200 attività, distribuite su quasi 400mila mq di superficie. «Questa partnership si inserisce in un piano di espansione che ha l’obiettivo di arricchire e ampliare i punti vendita e i Nashi Salon in Italia e nel mondo», ha commentato Fabrizio Ascoli, amministratore delegato di Nashi Argan. Altrettanta soddisfazione è stata espressa da Mohamed Madi, proprietario di Madi International: «Da anni ci occupiamo di promuovere la bellezza in Medio Oriente e siamo orgogliosi di aver portato Nashi Argan, punta di diamante della bellezza Made in Italy nel settore haircare e skincare, all’interno di una realtà cosmopolita e di passaggio come il Dubai Mall. Si tratta di un grande passo avanti nella collaborazione tra Madi e Nashi col quale auspichiamo a breve altre aperture».

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l Bicocca Village rafforza la propria offerta con una nuova àncora ubicata al piano terra del mall, sito in viale Sarca a Milano. Si tratta di ODStore, format fortemente radicato in Nord Italia e non solo con 44 punti vendita. Quello di Bicocca Village rappresenta il primo store della catena in uno shopping & entertainment center e si sviluppa su una gla di circa 300 metri quadrati. ODStore si è imposto sul mercato come un destination store, grazie a un’offerta ampia e profonda di prodotti dolci e salati, delle principali marche e a marchio proprio, un posizionamento prezzo da category killer e un’immagine gradevole ed essenziale. Un mix che ha dimostrato di funzionare nelle migliori posizioni cittadine, da Piazza Duomo a Milano a via del Tritone a Roma, così come nelle location extraurbane, nelle realtà di piccola e media dimensione e nei parchi commerciali. A Bicocca Village, che attrae un’utenza di famiglie, studenti del vicino polo universitario e impiegati, ODStore, rappresenta un format attrattivo e complementare al retail mix esistente, adeguato alle esigenze di consumo quotidiano come agli acquisti di impulso.

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r&f News opening LEGO STORE A CHIETI: I MATTONCINI AL MEGALÒ

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ego, azienda danese famosa in tutto il mondo per i suoi giochi di costruzione dedicati ai bambini, “incastra” un nuovo mattoncino in Italia nell’anno del suo 60° compleanno. Più precisamente a Chieti dove, il 15 marzo, ha aperto il suo tredicesimo store firmato Percassi all’interno degli spazi del Centro commerciale Megalò. Il punto vendita Lego Certified Store di Chieti misura 170 mq ed è il primo nel suo genere in Abruzzo. Il format si basa sull’offerta di un’esperienza immersiva all’interno del mondo dei mattoncini colorati. Con Pick a Brick, per esempio, è possibile acquistare singolarmente i pezzi sfusi. Mentre con Build a mini si può costruire, personalizzare e acquistare la propria minifigure, scegliendo ogni più piccolo dettaglio del personaggio collezionabile Lego. Inoltre, ci sarà spazio anche per l’intrattenimento con modelli Lego a dimensione naturale sempre disponibili a farsi fotografare con grandi e piccini.

Klépierre inaugura GruCity: 1.200 mq per i bambini

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na città a misura di bambino all’interno del Centro commerciale Le Gru di Torino: 1.200 mq con strade, palazzi, uffici, giardini e ovviamente negozi. A idearla è stata la società Klépierre, proprietaria e gestore di un portfolio di centri commerciali in Italia ed Europa che ha dato vita a un luogo dove i piccoli possono toccare con mano il mondo degli adulti al prezzo di biglietto di 7 euro (accompagnatore compreso). Un progetto unico e un punto d’incontro fra i diversi attori del territorio: istituzioni culturali, mondo accademico, start-up, ecc. Il tutto all’insegna dell’edutainment. GruCity, infatti, è uno spazio dove i più piccoli possono sperimentare lavori e mestieri dei grandi. Qui i ragazzini dai 4 agli 11 anni possono impersonare fino a 12 mansioni dalla durata minima di 20 minuti ciascuna. Ad affiancarli, un team di educatori e sportivi, ma anche brand come l’officina Ford Authos, Casa Beretta Kitchen Lab & Restaurant, Carrefour, l’impresa di pulizie Res Nova, la redazione de La Stampa. Per i bambini gli accessi ai diversi mestieri sono regolamentati tramite braccialetti che verranno riconsegnati all’uscita al momento del pagamento.

GrandVision sbarca in Basilicata

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randVision Italy, presente sul territorio nazionale con oltre 400 punti vendita a insegna GrandVision, Avanzi, Optissimo, Solaris e Corner Optique, ha aperto il primo negozio in Basilicata, in particolare nel Centro commerciale Mongolfiera – Venusio a Matera (MT). Lo store a insegna GrandVision by Avanzi, dotato di due vetrine e una superficie di 87 mq, vanta un ampio spazio espositivo, un’area dedicata alla misurazione della vista, una sala contattologia e il laboratorio di montaggio occhiali. L’iniziativa ha portato all’assunzione di quattro addetti, mentre nel 2017 sono state ben 300 le assunzioni generate dall’avvio di 14 punti vendita nel Paese, toccando città come Mestre, Torino, Roma, Perugia e Milano. Nel capoluogo lombardo sono tre le nuove aperture: il punto vendita Solaris presso Milano Centrale e due negozi a insegna GrandVision by Avanzi, uno presso il Bicocca Village e l’altro nell’innovativo contesto di CityLife Shopping District. GrandVision, retailer internazionale nel settore dell’ottica, è presente in 44 Paesi con oltre 6mila punti vendita e più di 31mila dipendenti, per un fatturato complessivo di 3,3 miliardi di euro (dati 2016).

Arredamenti per la collettività Via Rivera, 48 - 20841 CARATE BRIANZA (MB) | tel. 0362 90 30 44 fax. 0362 80 35 55

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Satur a Deruta investe in Umbria

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ll’interno degli spazi del parco commerciale Della Rena Life & Shopping a Deruta (PG), apre il nuovo punto vendita Satur. L’insegna, di proprietà dell’azienda Galileo Spa e specializzata nella vendita di articoli per la casa e complementi d’arredo, ha così scelto di puntare sull’Umbria per consolidare il proprio business. Una decisione che si basa sulla forte presenza del marchio nella Regione dove hanno già sede sette punti vendita di questa catena (di cui due a Terni e gli altri a Spoleto, Foligno, Perugia e Gualdo Tadino) sui 50 totali diffusi in Italia. Il nuovo store Satur, inaugurato il 6 marzo, occupa uno spazio di 450 mq dove sono esposte circa 300 referenze disposte in un allestimento che fa dell’impatto visivo il suo tratto distintivo. Ad accogliere il cliente ci sono sei nuovi addetti e un mix brand che comprende le collezioni Villa d’Este Home Tivoli (tablewear di design dai colori accesi), i piccoli elettrodomestici Kooper e i tradizionali materiali da cucina (pentole, padelle, teglie, ecc) disposti lungo le pareti. L’offerta si completa con articoli per il bagno, la pulizia e la camera da letto. VLM - Pagina TRAMEZZINI Senza Glutine 156x178+4mm MOD.pdf

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09/02/18

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L’AMARO LUCANO SI GUSTA ALL’OUTLET

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n angolo di Basilicata arriva negli outlet italiani grazie alla partnership fra il brand Lucano 1894 e McArthurGlen Group. Il marchio originario di Pisticci, famoso in tutto il mondo degli spirits, il 15 marzo ha aperto il secondo temporary store Lucano La Bottega all’interno dell’outlet di Serravalle (il più grande dei 24 parchi commerciali gestiti da McArthurGlen in nove paesi con 6 milioni di visitatori all’anno e 230 negozi attivi). Il format, ispirato alla tradizionale bottega di Matera, si sviluppa su uno spazio di 30 mq a cui se ne aggiungono 40 di dehor ed C è nato per offrire al visitatore-cliente un’esperienza di tasting completa Mdei sapori e del fascino della propria terra Y d’origine. Gli stessi fattori che hanno determinato il successo di Lucano CMche oggi conta un fatturato di 25 milioni MY e una produzione di quattro milioni di CY bottiglie (divise per 12 etichette) all’anCMY no. «I visitatori di questo luogo hanno un’affinità con il nostro target, compoK sto da un pubblico selezionato desideroso di concedersi un’esperienza unica nel suo genere – ha commentato Rositella Provinzano, presidente del Gruppo Lucano – A loro, attraverso la Bottega, vogliamo offrire un’esperienza gratificante a prescindere dall’acquisto. Del resto, fare shopping qui è un altro modo per chiedersi: “Cosa vuoi di più dalla vita?”».

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r&f Parola di Pierluigi Marinelli

Pierluigi Marinelli, classe 1965, dopo essersi diplomato in ragioneria incontra Vittorio Tadei, fondatore di Gruppo Teddy, che lo coinvolge nel proprio progetto imprenditoriale. Inizialmente ricopre ruoli trasversali in azienda, relativi alla gestione dei 10 negozi Terranova esistenti a quel tempo. Successivamente in Teddy diviene condirettore commerciale, assumendo negli anni la direzione di diversi uffici: Acquisti, Marketing e Comunicazione, Studio e Implementazione del layout negozi fino ad arrivare allo Sviluppo della Rete Franchising. Insieme a Vittorio, sviluppa la formula del franchising conto vendita che farĂ crescere Terranova e gli altri marchi di Teddy in tutto il mondo. In oltre trent’anni di collaborazione con Teddy nel mondo Retail, il suo ruolo si focalizza sulla gestione dello sviluppo globale dei brand Terranova e Calliope, ufficio di cui è direttore ad oggi.

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TEDDY GROUP:

Investiamo sul prodotto, nella relazione con i clienti e nella filiera dei nostri franchisee

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ra i principali gruppi italiani dell’abbigliamento, in grado di competere con i colossi internazionali non solo nella Penisola ma anche progressivamente al di fuori dei patri confini, Gruppo Teddy rappresenta un punto di riferimento per l’intero settore retail. Responsabile dello sviluppo globale dei brand in portfolio è Pierluigi Marinelli, a cui r&f ha dedicato un’ampia intervista per conoscere i prossimi passi dell’azienda in un’era di totale convergenza tra fisico e digitale. Innanzitutto quali sono i numeri di Gruppo Teddy in termini di vendite sia complessive sia dei singoli brand nel 2017? In questa fase dell’anno non è possibile rendere noti i nostri bilanci in quanto non ancora approvati. Possiamo però sicuramente identificare un trend. La tendenza che rileviamo è quella del proseguimento della crescita che ci ha caratterizzato negli ultimi periodi. Il 2017 è stato un anno positivo che ha visto incrementare fatturato e presenza dei brand sul mercato rispetto all’anno precedente. Ricordo che nel 2016 abbiamo registrato un fatturato consolidato pari a 622,2 milioni di euro, in crescita del 10,4% rispetto al 2015. Possiamo inoltre fornire il valore a prezzi retail (Iva compresa) delle vendite dei prodotti dei marchi del Gruppo Teddy nel mondo, che può essere stimato in circa 1,104 miliardi di euro nel 2016 con l’obiettivo di raggiungere gli 1,6 miliardi di euro al 2019. Di quanti punti vendita si compone la vostra rete complessiva e per singoli brand in Italia? Considerando i nostri marchi che vengono commercializzati tramite negozi monomarca a gestione diretta o in franchising, abbiamo chiuso il 2017 con 644 negozi presenti in 42 nazioni. In Italia, che per noi è un mercato molto importante con quasi il 50% del fatturato totale, Terranova è presente con 203 negozi, Calliope con 52 e ha superato proprio nel 2017 il traguardo dei 100 complessivi e infine

Rinascimento, che ha avviato la sua catena retail da qualche anno, è presente con 47 punti vendita. Come si è articolata nel 2017 la vostra politica di sviluppo della rete vendita, sia in generale sia per singoli brand, e quali sono gli obiettivi di aperture per il 2018? Lo sviluppo della rete vendita segue un business plan molto preciso e si differenzia per brand. Per Rinascimento, ad oggi, l’unico mercato di interesse per l’apertura di negozi monomarca è l’Italia, in location con un bacino di utenza non inferiore ai 50mila abitanti. Rinascimento, marchio made in Italy, nasce come wholesale, ma sta crescendo sempre più anche nella sua esperienza retail e i risultati sono molto incoraggianti. Per quanto riguarda Terranova e Calliope, pur sviluppando questi marchi a livello globale, l’Italia rimane un mercato importante. Sia per Terranova che per Calliope prevediamo aperture in centri commerciali, centri storici e parchi commerciali, con l’obiettivo di ottimizzare la catena sostituendo negozi storici ma non più adatti come metrature. Vorrei ricordare che Terranova nel suo format ha linee uomo, donna, kids, underwear, accessori e da circa un anno la linea baby (6-36 mesi); mentre Calliope ha appena inserito in negozio la linea underwear e arriverà nel 2019 con una linea kids. Abbiamo quindi bisogno di metrature importanti, tra i 700 e i 1.200 metri quadrati. Per quest’anno prevediamo in Italia circa il 50% delle nostre nuove aperture. Nello specifico a quanto ammonta il vostro budget di investimento dedicato alle nuove aperture? Il nostro budget di investimento per il quinquennio 2015-2019 supera i 130 milioni di euro per l’apertura di negozi diretti, ma lo sviluppo può contare anche sugli investimenti fatti dai nostri affiliati per i negozi gestiti con la formula del franchising in conto vendita. Il piano di sviluppo prevede una crescita proporzionata per tutti i brand e per fortuna possiamo pre-

ferire contemporaneamente tutti i nostri marchi che ogni anno si arricchiscono di novità con l’obiettivo di essere sempre più amati dai loro clienti, attraverso l’introduzione di nuove linee e nuovi format che rendano la customer experience unica e memorabile. Su quali canali vi concentrate (urban, centri commerciali, parchi commerciali, ecc) e come differenziate tale strategie rispetto ai singoli brand? I centri storici, soprattutto nel mercato italiano, stanno cedendo il passo ai centri commerciali e ai parchi commerciali, almeno questo è quello che vediamo noi. Questo non vuol dire che non sono appetibili per i nostri brand, ma che le scelte delle location devono essere molto ponderate. Per Terranova e Calliope poi, trovare nei centri storici unità di grandi metrature risulta veramente difficile. Tutti questi elementi fanno sì che lo sviluppo nei centri commerciali, e specialmente negli ultimi anni nei parchi commerciali, risulta essere assolutamente predominante. Ciò non vale per Rinascimento che ha metrature minori e quindi il centro storico è un’opportunità. Ci sono in Italia progetti di nuovi centri commerciali particolarmente interessanti e in quali mall attivi nel Paese registrate le migliori performance? Su Milano ci sono dei progetti di nuovi centri commerciali importanti che vedranno la luce nei prossimi anni, il primo fra tutti Westfield. Il nostro sguardo va sempre anche oltre l’Italia e allora posso dire che in Europa non ci sono molti nuovi grandi progetti, mentre in Estremo Oriente e in Asia lo sviluppo dei centri commerciali è ancora molto vivo. Per i parchi commerciali la questione è differente, infatti un po’ dappertutto si possono vedere nuovi progetti anche se di piccola dimensione. Riguardo alle performance posso aggiungere una cosa: le performance interessanti dipendono dal rapporto tra incassi e costi di investimento all’interno dei centri commerciali.

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r&f Parola di Pierluigi Marinelli

Quanto incide la componente franchising sui piani di sviluppo? Per noi la formula franchising è fondamentale in quanto confidiamo molto sulla capacità professionale e sul know how dei nostri affiliati, sulla loro conoscenza del mercato locale. Siamo l’unico gruppo italiano in grado di competere con i colossi internazionali del fast fashion e soprattutto siamo l’unico gruppo che dà la possibilità a chi ha un sogno, come diciamo noi, di legarlo al nostro sogno e di provare a raggiungerlo insieme. Circa il 70% della nostra rete vendita è in franchising. Una cultura del franchisee non solo come numero, ma come partner, che ci contraddistingue da oltre 30 anni e che quindi rimane strategica come modalità di crescita. Anzi le dirò di più: il rapporto fra negozi diretti e affiliati anche in futuro penderà il più possibile verso questa seconda modalità di business. Quali sono state le aperture più significate lo scorso anno e quali invece lo saranno nel 2018? Nel 2017 sono stati aperti 100 nuovi punti vendita a marchio Terranova, Calliope e Rinascimento in diverse nazioni: dalla Francia all’Egitto e l’Arabia Saudita fino alla Mongolia e alle Filippine. Anche nel 2018 prevediamo un centinaio di aperture in tutto il mondo, da Baku fino a Manila. Ci saranno novità anche in Italia con l’apertura di punti vendita Terranova e Calliope a Roma presso il nuovo centro commerciale Valle Aurelia. 22

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Come state affrontando lo sviluppo all’estero e su quali mercati state investendo? Con quali risultati? La nostra presenza su oltre 40 nazioni la dice lunga sul nostro DNA, che contiene un border factor che ci contraddistingue. La strategia di operare non solo in Italia, ma anche in altri paesi, ha origini lontane e motivazioni strategiche importantissime. Ricordo ancora come se fosse ieri quando con Vittorio Tadei, fondatore del Gruppo, ci siamo guardati capendo che l’Italia non bastava più. Nel 1990, quando abbiamo aperto un negozio in Croazia a Zara, essere presenti all’estero ci ha permesso di imparare tanto prima. Ad oggi i mercati russi, l’Africa e l’Estremo Oriente sono strategici e da loro il nostro sviluppo non può prescindere. Un occhio particolare stiamo iniziando a darlo anche a nazioni come Austria, Svizzera e Francia, dove abbiamo avviato i primi negozi. Di certo tali paesi, molto più competitivi, sono anche molto più stabili. In un giusto mix di rischio questo non è male. Come conciliate le strategie di sviluppo retail con la crescita dell’e-commerce? Quali sono i vostri progetti omnichannel? Innanzitutto non c’è altra possibilità che conciliarle: il criterio di ogni decisione deve essere il consumatore finale, che è uno dei pilastri della nostra strategia di business, perché è il cliente che sceglie dove comprare. Noi stiamo lavorando per offrire una customer experience unica sia online che offline e i vari mar-

chi stanno integrando tutti quei servizi omnicanale, dall’utilizzo della fidelity card sia online che offline al ritiro in store. Terranova dà per esempio la possibilità di vedere online la disponibilità di un capo in negozio. Non esistono più un mondo fisico e un mondo digitale per il cliente nella relazione con il marchio. Restando su questo tema, può fornirci ulteriori esempi dei servizi che erogate? Qui possiamo parlare soprattutto di Terranova, il marchio che è da più anni in ambito retail: oltre a quello citato prima, c’è la possibilità di ritirare in negozio l’acquisto fatto online o di rendere in store l’acquisto gratuitamente fino alla live chat per l’assistenza al cliente. Guardando invece alle dinamiche di settore, riscontrate una maggiore propensione e capacità di acquisto del consumatore? Il consumatore è sempre meno fedele e progressivamente più attento a nuovi stimoli. Se si lavora tenendolo in considerazione si creano grandi opportunità di crescita altrimenti si rischia di sprofondare in crisi di identità pericolose. Per noi tutto questo è stimolante e lo viviamo come un’opportunità, in linea con quella che è la nostra cultura aziendale, da veri imprenditori di noi stessi, guardando a ogni cambiamento come a un’opportunità. Questo è quello che ci ha permesso di durare fino ad ora e che ci permetterà di continuare per ancora tanto tempo. La nostra scuola di impresa si chiama appunto TEDDY500, perché insegna l’orizzonte temporale a cui guardare per ogni decisione che prendiamo: l’orizzonte a lungo termine di ogni scelta quotidiana. Infine una domanda rispetto al settore in cui operate. Dal suo punto di vista qual è l’andamento e quali sono i margini di sviluppo del segmento fast fashion in Italia? Quello che noi vediamo è che margini di sviluppo ci sono, ma solo per i più bravi. Basti guardare ai risultati dei colossi internazionali dell’ultimo periodo. Per questo stiamo investendo tanto nell’ambito del prodotto, nella relazione con i clienti e nella filiera dei nostri partner franchisee. Andrea Penazzi



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STAR TREK Calzature

Destinazione

TATA ITALIA

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la nazionale per il settore, mentre per le clienti del gentil sesso i costi sono leggermente superiori. Costi contenuti grazie a una produzione fatta in Italia, Europa dell’Est, Cina e India, con un ufficio stile interno.

Rete retail: 100 store di fashion family Le calzature rimangono comunque il core business per l’impresa pugliese di fashion family con la quasi totalità dei ricavi, mentre il canale prevalente è quello degli shopping mall dove Tata ha più del 60% delle attuali insegne con prevalenza di negozi diretti, seguito dalle high street con un peso maggiore per questa location di store in affiliazione (a fine 2016 all’11,5% dei ricavi della company). La rete distributiva prevede oltre alle normali boutique sia nei centri storici che nei centri commerciali anche megamall tra i 1.000 mq e i 3.000, superstore di 600 mq e flagship store nelle high streets. Inoltre, l’azienda capitanata da Giuseppe Tatarella punta molto sul franchising, che pesa il 35% sul complessivo e che sarà sicuramente ampliato con una formula che prevede il conto vendita con ritiro delle rimanenze, zero royalties e fee e collezioni per 1.500 referenze l’anno e riassortimenti settimanali (automatizzati a spedizione gratuita grazie alla gestione logistica interna e in outsourcing). Le location sono le città con almeno 30mila abitanti (100/300 mq) o i centri commer-

ciali (200/500 mq) con un investimento iniziale legato ai costi all’arredo del punto vendita (400/600 euro al mq con un minimo di 50mila euro). La casa madre indica un fatturato annuo stimato di 600mila euro per i negozi più piccoli, 800mila per i medi fino a 500 mq per arrivare al milione per i più grandi con un margine stimato del 36 per cento.

Tata Italia in pillole Data di nascita

Nel 2000 apertura primo negozio a Bari

Proprietà

49,63% Giuseppe Tatarella, 50,37% Tatarella Distribuzione spa (holding della famiglia Tatarella)

Sede

Bitonto (BA)

Menagement

Giuseppe Tatarella, amministratore unico

Settori di business

Commercializzazione attraverso rete retail di calzature

Retail

100 insegne Tata in Italia, 2 worldwide; 50% canale Dos, 50% canale franchising dal 2013

Fonte aziendale

N

on solo panzerotti, olio e mare, in Puglia sta diventando sempre più importante il business delle calzature. È dall’inizio del nuovo millennio che il Gruppo che fa capo alla famiglia Tatarella, da una quarantina d’anni nella commercializzazione delle scarpe, sta facendo sul serio. Il primo negozio a insegna Tata Italia, il brand che fa capo a Tata Italia spa (circa metà di Giuseppe Tatarella e l’altra metà di Tatarella Distribuzione spa, la holding di famiglia), apre al Parco commerciale Auchan di Casamassima in provincia di Bari nel 2000. È l’inizio di una crescita del brand “cugino” di Primadonna Collection, fondato un anno dopo e controllato sempre dalla stessa capogruppo TD spa, che lo porta tredici anni dopo a iniziare l’avventura franchising fino a diventare un player di peso nel settore delle calzature fast fashion sul territorio nazionale. Oggi il marchio pugliese di scarpe per la famiglia veleggia veloce verso i 100 negozi in Italia e due all’estero: uno a Teheran e uno a Zurigo di prossima apertura, con un ritmo sostenuto di inaugurazioni grazie anche all’avvio del progetto franchising nel 2013. Il 2016 ha chiuso con più di una ottantina di negozi di cui il 40% in affiliazione con 17 opening complessive nell’anno. Nel 2017 le aperture sono state poco meno della metà dell’anno precedente, sempre grazie al canale franchising che all’inizio del 2018 rappresenta la metà del network retail dell’azienda controllata dai Tatarella (che possiedono il 50,37% dopo un aumento di capitale a fine 2016) con Giuseppe Tatarella nella stanza dei bottoni come amministratore unico e come socio (quasi) alla pari, con il restante 49,63% delle quote. A fine 2015 i negozi affiliati erano 25, oggi sono raddoppiati, mentre sono più di sette volte quelli aperti nel 2014, quando quelli in gestione diretta erano 36. Un bell’andare per l’insegna pugliese di calzature che ha aperto anche ad accessori, abbigliamento, borse e ciabatteria (complessivamente circa il 20% del venduto). Il target è sempre quello: dai 13 ai 60 anni, donna (55% del business aziendale), uomo (25%) e bambino (15%) con una importante attenzione al rapporto qualità/prezzo nel proporre un prodotto fashion con stile tricolore - la media prezzo è al di sotto di quel-


Centri commerciali, family fashion e franchising per continuare il trend positivo

Intervista a Giuseppe Tatarella, amministratore unico di Tata Italia spa Com’è andato il 2017? Il 2017 è stato un anno importante per Tata Italia, che conferma la crescita di business degli ultimi anni: il giro d’affari è incrementato del 12% e abbiamo aperto 6 negozi in Italia, con particolare attenzione al canale franchising. Prevediamo che la crescita del fatturato e l’espansione del network retail non si arresteranno quest’anno, anzi. La location preferita di Tata è il centro commerciale: quali vantaggi porta

E non va dimenticato l’e-commerce che per ora si aggira intorno al 5% del business aziendale, ma risulta in crescita (l’obiettivo è il 10% nel 2019) soprattutto in un’ottica omnicanale complementare al progetto retail. Se poi andiamo a vedere la copertura nazionale delle insegne Tata Italia scopriamo che la stragrande maggioranza è nel Sud Italia (circa i 2/3 del network), con particolare presenza nella regione Puglia (dove i Tatarella giocano in casa con circa 1/3 della rete) seguita da un buon radicamento in Sicilia e in Campania. Nel Settentrione, Tata è presente soprattutto in Lombardia: si può trovare sia al Centro Sarca di Sesto

al vostro brand questo canale? Effettivamente le nostre boutique sono molto presenti negli shopping mall: i centri commerciali sono ancora oggi dei grandi contenitori di famiglie e si adattano perfettamente al nostro target, essendo il nostro un brand di family fashion. Grazie alla loro offerta complessiva e alle comodità offerte creano le condizioni migliori per il business. I centri storici delle città

San Giovanni che allo shopping center di Arese. Nel centro Italia, invece, ha una discreta presenza negli shopping mall della capitale (3 store). L’acceleratore pigiato sul franchising dovrebbe favorire nei prossimi anni una presenza maggiormente diffusa nel Belpaese soprattutto in quelle aree con un ampio bacino di mercato, ma ancora scoperte dalle insegne pugliesi.

Sale il fatturato grazie al franchising Oggi l’azienda di Bitonto conta 340 dipendenti e un volume d’affari a fine 2017 di 64 milioni di euro

sono preferibili per il franchising, un canale su cui stiamo puntando molto. Siete capillarmente presenti nella Penisola e vi state affacciando all’estero: quali sono i mercati più interessanti per il vostro marchio? Il nostro mercato principale è l’Italia, dove oggi contiamo un centinaio di punti vendita. Guardiamo con molto interesse il mercato europeo, dove abbiamo mosso i primi passi con progetti di corner nei Balcani per testare il nostro prodotto.

(comprensivo di franchising), mentre saranno 54 di fatturato con un +12% sull’anno prima (erano 48 milioni) con l’obiettivo di crescita tra il 10 e il 15% nei prossimi anni, proprio grazie all’espansione della rete retail. Insomma, gli affari sembrano andare benone a Giuseppe Tatarella, a conferma del trend degli ultimi anni: 37,5 milioni di fatturato nel 2014 per arrivare ai 48 milioni nel 2016, fino a sfondare il tetto dei 50 l’anno scorso con l’obiettivo di superare i 70 milioni di volume d’affari (comprensivo di franchising) quest’anno. Una crescita di business importante confermata anche dal Mol sempre sopra al 4% con risultati netti contenuti (sotto l’1% nel triennio 2014/2016), ma sempre positivi. Considerato che il segno più nel giro d’affari è legato prevalentemente all’espansione della rete franchising nel 2017, senza quindi un eccessivo appesantimento dei costi di struttura, c’è da immaginarsi buoni risultati anche per gli indici di produttività e redditività già discreti: il Roi nel 2016 si attestava al 2,7%, mentre il Roe stava di poco sotto il 2% (più o meno in linea nel triennio). Vedremo se il bilancio 2017 confermerà i buoni anni precedenti soprattutto in tema di miglioramento della posizione finanziaria (24% del 2016 sull’anno prima), di incremento netti del capitale proprio (2,26 volte quello del 2015) o di dimezzamento del tasso di indebitamento (da 9,3 a 4,1), anche grazie gli effetti della ristrutturazione societaria. All’orizzonte oltre il consolidamento in Italia, c’è il mercato estero, dove i cugini di Primadonna già hanno una buona quota di network retail. Insomma, i Tatarella con le calzature sanno fare ottimi affari e l’espansione del family brand Tata Italia, dopo quello fashion femminile Primadonna Collection, sembrano dare loro ragione. David Montorsi

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r&f Travel retail Station

Nasce Centostazioni Retail, in vendita le attività commerciali A

nche Centostazioni sul binario della valorizzazione commerciale delle stazioni italiane. In continuità con la strategia che nel 2016 ha registrato l’operazione di spin-off e conseguente vendita per quasi un miliardo di euro di Grandi Stazioni Retail, la holding del Gruppo FS Italiane, insieme a Rete Ferroviaria Italiana, ha avviato il processo di cessione a mercato, attraverso gara pubblica, dell’intero capitale sociale della nuova società Centostazioni Retail. Il bando è stato pubblicato il 16 marzo 2018. La società “veicolo” avrà un perimetro di gestione, a regime, di 26mila mq di aree commerciali e spazi pubblicitari, con un full potential valorizzato di circa 200 negozi, un’importante opportunità di investimento nel settore del travel retail. Cinque le stazioni interessate: Torino Porta Susa, Milano Porta Garibaldi, Padova, Roma Ostiense e Napoli Afragola. L’AD di Centostazioni, Sara Venturoni, specifica che la vendita delle attività retail nelle cinque stazioni è parte del processo di riorganizzazione societaria di Centostazioni, di cui FS Italiane ha riacquisito il 100% delle azioni nel gennaio 2017. L’operazione prevede, infatti, la scissione parziale di Centostazioni, con la creazione di una nuova società a cui saranno assegnate le attività di valorizzazione economica in esclusiva degli spazi commerciali e pubblicitari delle stazioni target individuate, Milano Porta Garibaldi, Roma Ostiense e Padova nel perime-

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tro di gestione di Centostazioni, e Torino Porta Susa e Napoli Afragola gestite da Rete Ferroviaria Italiana. Completa l’operazione di riassetto societario la fusione della società Centostazioni in RFI, mediante incorporazione. Parallelamente prosegue, in coerenza con la strategia del Piano industriale 2017-2026 del Gruppo FS, la riconduzione delle stazioni ferroviarie a una gestione unitaria, che privilegia l’innovativo ruolo delle stazioni quali hub intermodali pienamente inseriti nel tessuto urbano di riferimento, con la definizio-

ne di un nuovo concept di stazione che prevede una costante integrazione e l’ottimizzazione degli spazi a favore dello sviluppo delle stazioni intese sia come nodo trasportistico sia come polo di attrazione. In quest’ottica sono diverse le novità dal punto di vista dell’offerta non solo commerciale, ma anche di servizi ai viaggiatori delle stazioni del network Centostazioni. In ambito Food&Beverage l’offerta ha visto il rilancio di nuovi format moderni e di appeal, che valorizzano le eccellenze territoriali. Bottega Prosecco Time

CS Retail in sintesi Panoramica del business

CS Retail in sintesi - Panoramica del business 2017 Anno a Pro-forma regime*

Locazione commerciale

Aree commerciali a reddito

~ 19k

~ 26k

Gestione delle attività di locazione di c. 26.000 mq2 di aree commerciali / c. 170 negozi

Numero di negozi

~ 60

~ 170

Media & Advertising

Ricavi

~ 7 mln

~ 20 mln

EBITDA

~ 3 mln

~ 10 mln

* Anno a regime delle stazioni di Milano PG, Torino PS, Padova e Roma Ostiense è il 2023, per Napoli Afragola è il 2026.

retail&food - aprile 2018 Centostazioni Retail S.p.A PwC

Gestione degli spazi pubblicitari nelle Stazioni Retail

Contratto Retail

Per l degli pubbl CS corris retroc

Inoltr ripaga (manu straor pulizi affere Stazio ribalta tenan


è lo store inaugurato nella stazione di Belluno per offrire un servizio di ristorazione veloce e di qualità, in abbinamento con una selezione di vini e liquori. Burgery by Road house è la burgeria italiana presente nelle stazioni di Belluno, La Spezia e prossimamente anche Alessandria. L’atmosfera è quella del tipico pub americano, grazie anche alla scelta degli arredi dal design moderno; il menù, con piatti preparati al momento, soddisfa tutti i gusti: hamburger classico, americano, vegano, di pol-

lo, cibi street food, insalate e dolci. Un format che sta avendo successo ed è particolarmente apprezzato dai più giovani. Altra novità nel settore food è l’ingresso nel network del brand Alice Pizza, un franchising moderno in continua espansione. Il marchio, presente oggi su tutto il territorio nazionale, ha fatto di qualità, leggerezza e gusto i suoi punti di forza. La catena ha scelto la stazione di Roma Ostiense per inaugurare due attività nella galleria commerciale vetrata: un punto

vendita di pizza al taglio e il primo format Alice bar. Dopo Padova e Roma Ostiense, prossima l’apertura anche a Roma Trastevere dello store Relay brand conosciuto e specializzato nel settore news and convenience. Il format, sviluppato dalla francese Lagardère Travel Retail, vanta più di 1.300 negozi in 20 nazioni, diffusi soprattutto all’interno degli scali aeroportuali italiani e internazionali. Relay offre ai viaggiatori e alla clientela di passaggio una vasta gamma di prodotti di facile consumo, da libri, riviste, giornali e giocattoli a snack freschi e bevande. Grande novità anche la collaborazione con Decathlon Italia per l’apertura di un punto vendita di circa 130 mq nella stazione di Brescia con un format studiato sia per i viaggiatori che per i cittadini. Lo store, infatti, oltre alla classica proposta di articoli sportivi, offrirà servizi di pick up point, noleggio e vendita di attrezzature sportive e inserimento ordini online. Sul fronte dei servizi il nuovo format deposito bagagli, attivo in diverse stazioni del network, pensato in un’ottica di miglioramento dell’offerta che prevede, oltre all’attività principale di custodia del bagaglio, anche ulteriori servizi in relazione alle esigenze della clientela come ad esempio noleggio passeggini e biciclette, ritiro e consegna bagaglio presso l’hotel, servizio porter su prenotazione o il trasferimento bagagli in stazione/aeroporto. A.P.

T P AL AC OL L CH LO IT EVA INO E AL M IA EN DA NI T I

NUOVO

IL WÜRSTEL LEGGERO di Pollo e Tacchino

-4O% di grassi

*

*rispetto alla media del mercato italiano dei würstel di pollo e tacchino più venduti, vedi tabella comparativa su: www.aiafood.it

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r&f Travel Case history

SBS viaggia con gli accessori per telefonia P

resente da oltre 20 anni sul mercato dell’accessorio per la telefonia, Sbs è una realtà giovane nel mondo del travel retail in cui ha portato la propria esperienza di creazione e distribuzione di prodotti per smartphone. Ora, con 13 punti vendita all’attivo, il marchio con sede a Miasino in provincia di Novara è pronto a consolidare la propria presenza a fianco dei viaggiatori. Soprattutto quelli che, sempre di corsa, non possono separarsi dai propri device, come ha spiegato a r&f Corinne Peano, retail manager di Sbs.

Quando è cominciata e come si è evoluta l’esperienza travel retail di Sbs? La nostra esperienza nel travel retail è partita a luglio del 2016 con l’apertura del nostro primo store nella stazione di Genova Piazza Principe grazie anche all’ottima collaborazione con Grandi Stazioni Retail. Dopo questa prima apertura abbiamo avuto subito la conferma che la strategia fosse corretta e che il travel retail fosse un ambito perfettamente in linea non solo con la nostra line up di prodotto, ma anche con il fat-

Corinne Peano, retail manager SBS. to che offriamo un importante servizio ai passeggeri. Abbiamo quindi deciso di consolidare la nostra presenza con le aperture di Roma Termini, Roma Tiburtina e, da pochissime settimane, di Milano Centrale, in una posizione di grande prestigio, proprio fronte binari. Ma travel retail significa anche aeroporti: a luglio 2017 abbiamo aperto con Sea il nostro negozio a Malpensa, la settimana successiva al Catullo di Verona


mobile, di qualità per dare valore alla nostra offerta, minimal affinché siano i nostri prodotti i protagonisti assoluti, ma anche caldo e accogliente affinché i nostri clienti si sentano a proprio agio. Mediamente sono negozi di 40/50 mq, anche se abbiamo punti vendita più grandi e più piccoli, fino a 10/16 metri quadri. Sbs, poi, ha anche alcuni negozi su high street e negli outlet senza sostanziali modifiche. Questo perché vogliamo che i nostri clienti ci possano riconoscere ovunque. Il settore dell’elettronica di consumo attraversa un lungo periodo di difficoltà con catene storiche che chiudono e tagliano. In che modo Sbs riesce andare in controtendenza? Con i nostri negozi abbiamo cercato di dare al cliente qualcosa di ancora poco presente nel mercato degli accessori per la telefonia. Innanzitutto, offrendo una gamma di prodotto ampissima e di qualità, in grado di soddisfare le esigenze di tutti, ma anche di stupire con prodotti innovativi e non direttamente legati a esigenze di servizio. Mi riferisco a tutta la nostra linea fitness e benessere, alle applicazioni - sviluppate inter-

e a dicembre è stata la volta di Linate. E quali sono le performance? Le performance del canale travel sono state da subito molto soddisfacenti, ma con l’aumentare della nostra esperienza retail e grazie all’introduzione di una linea di prodotto completamente dedicata ai viaggiatori, abbiamo incrementato notevolmente i valori, mese su mese, sia in termini di ingressi che di scontrino medio. Come si caratterizza il vostro format di punto vendita? Il design dei nostri store è stato studiato internamente e rispecchia la nostra anima: innovativo nel mercato

namente da un team Sbs - che supportano le funzioni dei nostri device e a prodotti più classici, come power bank o cuffie, presentati con tecnologie innovative e inusuali. Insomma, una differenziazione importante rispetto ai canali GD e GDS, e incentrata su articoli premium capaci di portare valore. In secondo luogo, cerchiamo di garantire una customer experience di qualità grazie ad un team di addetti vendita competenti e il cui unico focus è il cliente stesso. Che progetti retail avete in programma per il 2018? Dopo l’apertura dello store di Milano Centrale, il 2018 proseguirà alla grande con lo sviluppo del tra-

vel retail in stazioni e aeroporti e la forte volontà di continuare la crescita all’estero, dopo l’apertura di uno store nell’outlet FoxTown di Mendrisio in Svizzera avvenuta nel luglio scorso. Al di là dell’espansione della nostra rete di vendita, ci focalizzeremo sul consolidamento e il miglioramento dei risultati ottenuti puntando sulle nuove linee di prodotto presentate al Mobile World Congress di Barcellona assieme ad altre novità tutte da scoprire. In generale, comunque, il progetto retail di Sbs ha un’importante funzione di brand awareness valorizzata dal posizionamento in location di forte passaggio e visibilità senza che ciò si sovrapponga all’offerta sui canali tradizionali. E-commerce e non solo rendono sempre più impellente un approccio omnicanale che integri negozio fisico e marketplace virtuale. Che soluzioni adottate? Siamo molto consapevoli di questa necessità e per questo motivo, ora che abbiamo una massa critica di store che possa sostenere l’investimento, stiamo lavorando proprio in questo ambito per creare un unico grande canale che coinvolga l’e-commerce e i punti vendita in un’ottica omnicanale, come richiede il mercato. Quali sono le caratteristiche del vostro consumatore e quali sono i prodotti più venduti? Non abbiamo un cliente tipo, ma tante tipologie di clienti. Diversi per età, esigenze e potere d’acquisto. Potenzialmente, chiunque possegga uno smartphone, un tablet o un pc potrebbe essere un nostro cliente e tendenzialmente sono la tipologia di store e la sua location a definire il target di consumatori che maggiormente lo frequenta. Parlando di travel retail, comunque, gli acquirenti sono essenzialmente viaggiatori che per motivi di lavoro hanno bisogno di prodotti performanti, di qualità e dal design accattivante. Oppure turisti che cercano un prodotto per rispondere alla necessità del momento. In entrambi i casi gli articoli più venduti sono quelli legati all’alimentazione e all’audio. Grandi soddisfazioni le stiamo ottenendo anche dalla nostra nuova linea travel che comprende: organizer, accessori per valige e cuscini da viaggio. Infine, soprattutto negli store in high street, i prodotti più venduti sono le protezioni: cover, book e screen glass. Attualmente i negozi Sbs sono tutti a gestione diretta: perché questa scelta e quali sono i vantaggi? La scelta è stata semplice dal momento che l’azienda aveva l’interesse ad aprire monomarca in un’ottica di brand awareness e brand recognition, ma anche per conoscere ancora più a fondo il consumatore finale. Questi anni ci sono serviti per definire la corretta strategia da intraprendere, per consolidare il nostro know how e per capire al meglio cosa i nostri clienti si aspettano e desiderano entrando in uno store Sbs. Ora che abbiamo l’esperienza e che conosciamo le reali potenzialità di un nostro punto vendita, stiamo iniziando a valutare altre opzioni. N.G.

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Neonata Ogni cammino inizia con il primo passo... Tutte le grandi imprese sono state prima piccole e le loro storie si tramandano come esempi di intuizione, visione strategica e ascolto del mercato. La rubrica “Neonata” getta uno sguardo sul futuro, identifica, analizza e racconta i food concept italiani ad alto potenziale di sviluppo, partendo da quelle proposte che ad oggi hanno aperto 1 o al massimo 3 punti vendita. L’idea è quella di poter intercettare e mettere in valore alcune esperienze sottolineandone il loro potenziale attorno all’idea di business ancor prima che al concept e/o format.

KALAMARO PIADINARO

CHI È DESITA DESITA è una società di consulenza specializzata nel creare e sviluppare progetti di business integrati nel retail & food, a livello internazionale dal 2004. Desita assicura agli imprenditori supporto totale alla loro business idea e alla clientela la più felice esperienza di consumo. www.desita.it

LA NOSTRA VALUTAZIONE COMPLESSIVA

S

ono numerosi i ristoratori che mirano al successo confezionando una veste più trendy intorno a prodotti tipici e piatti della tradizione, ma non tutti riescono nell’impresa. Quando si parla di piadina, poi, risulta sempre complicato donare un tocco di modernità senza sconvolgerne il carattere e l’essenza. Ci riesce bene Kalamaro Piadinaro, ristorante ubicato nel celebre viale Ceccarini di Riccione, che propone un concept fast casual con rivisitazione in chiave gourmet di piatti poveri o da street food. Un locale di ampia metratura, con vetrate e dehor importante, e un menù molto curato risultano di appeal per una clientela con aspettative culinarie variegate. Interessante la soluzione architettonica che offre diverse ambientazioni e situazioni di consumo: da quella informale intorno al bancone a quella più raccolta e tranquilla del soppalco fino a quella allegra e conviviale della veranda. Stesso locale, esperienze differenti.

ALCUNI DATI SPAZI Locale

250 mq

Cucina

50 mq

Dehor

150 mq

SCONTRINO MEDIO

Euro 19 - 13 a pranzo; 25 a cena

PERSONALE

14 persone

APERTURA

7 su 7 www.kalamaropiadinaro.it

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SVILUPPO POTENZIALE Kalamaro Piadinaro dimostra un buon potenziale per trasformarsi in una rete di locali in franchising, in Italia, ma soprattutto da esportare all’estero. Seguendo questa suggestione, sarebbe importante caratterizzare il “look & feel” con maggiore specificità, rinforzando una narrazione di marca che vada ad abbracciare trasversalmente gli arredi, gli elementi di comunicazione, la formazione del personale e l’identità complessiva del concept. La value proposition, solo apparentemente easy, si traduce molto bene in una tipologia di fruizione più sofisticata, adatta anche a un pubblico internazionale. Il Medio Oriente, con il suo amore per il Made in Italy e le contaminazioni gastronomiche, potrebbe essere una piazza ideale per la crescita del format.



r&f Dossier shopping mall Taglio nastro

Bennet - Chivasso: proximity nel DNA «O

Inaugurato a inizio marzo alle porte di Torino, Centro Commerciale Chivasso rappresenta il 50° mall di proprietà di Gallerie Bennet, che nel frattempo ha adottato il nuovo logo. Perfettamente nella media del portfolio per quanto concerne le dimensioni, il nuovo shopping centre annovera l’àncora alimentare e 26 negozi

perare nel segmento del proximity mall non significa soltanto essere vicini al consumare nel senso fisico, e quindi garantirgli un’esperienza di acquisto pratica e veloce, ma soprattutto essere vicini alle sue esigenze». Al termine della visita al nuovo Centro Commerciale Chivasso, tra le caratteristiche e i numeri snocciolati da Renato Isetti, general manager di Gallerie Bennet, spicca l’anima del progetto nato circa 7 anni fa da un’opera di riqualificazione: la prossimità a un bacino ristretto con cui si vuole instaurare un rapporto di frequenza quasi giornaliera, dall’alto grado di fidelizzazione. Da questo presupposto ha preso forma, in occasione dell’apertura del mall lo scorso primo marzo, la decisione di evidenziare all’interno del marchio le località in cui gli shopping centre sono ubicati, con l’obiettivo di rafforzare ulteriormente il legame con il territorio e le comunità locali nonché l’immagine esterna dell’azienda. Parallelamente la divisione immobiliare della società italiana specializzata in ipermercati ha inaugurato il logo “gallerie bennet”. Guardando ai key numbers dell’operazione, invece, con quello di Chivasso sono 50 le gallerie di proprietà Bennet, con oltre 1.250 punti vendita per totali 250mila mq di superficie affittata, non comprensiva degli ipermercati. E nel solco del core business del Gruppo, il nuovo mall ubicato a nord-est di Torino si estende su 13.300 mq di superficie complessiva, conta 26 negozi e un ipermercato. Tre sono le medie superfici (PittaRosso, Zuiki e Maison et Cadeaux), mentre spiccano la ristorazione con un’area dedicata e un’ampia serie di servizi. Sul fronte dell’impatto ambientale, grande attenzione è stata riservata alla riduzione del fabbisogno

Il progetto in pillole Data di apertura Investimento Promotore Commercializzazione/Gestione Località Localizzazione Tipologia Gla Totale punti di vendita Unità di ristorazione Àncora alimentare

1 marzo 2018 30 milioni di euro Gallerie Bennet Gallerie Bennet Chivasso (TO) Extraurbana Centro commerciale di piccole dimensioni 13.300 mq 27 5 Bennet


ingressi oltre che della piazza della ristorazione. Quest’ultima gode di un particolare irraggiamento di luce naturale proveniente dall’ampia vetrata antistante, che migliora sensibilmente il confort per i visitatori mentre consumano comodamente il pasto seduti nell’area comune. «La ristorazione è il cuore dell’offerta: in termini di Gla il food pesa intorno al 16-17% e le aspettative sono altrettanto elevate perché diventa un punto di attrazione e di aggregazione forte al di là del momento di acquisto – ha specificato Renato Isetti, general manager di Gallerie Bennet – Abbiamo raggruppato le attività creando un mix equilibrato composto da marchi di valenza anche nazionale come La Piadineria, Panicunzato e

energetico grazie soprattutto a un sistema di recupero dell’acqua di falda che abbatte i costi per regolare la temperatura della galleria nei mesi estivi. L’investimento complessivo per realizzare Centro Commerciale Chivasso è stato di circa 30 milioni di euro mentre i posti di lavoro compreso l’indotto ammontano a circa 280.

Ipermercato della casa e della famiglia Il punto vendita veste il nuovo format Bennet, che presenta un’entrata sul reparto freschi: la parte più importante della spesa che riflette la tradizione, il gusto e il piacere di cucinare. «Lo abbiamo impostato in questo modo perché ci piace mostrare la cultura italiana, i prodotti tipici del territorio. Per esempio vantiamo un forte assortimento di formaggi piemontesi e prestiamo attenzione alle ricette della zona come il Nocciolino che produciamo direttamente nel punto vendita. E produ-

ciamo anche il pane: non lo sforniamo, ma partiamo da farina, acqua e lievito – ha dichiarato Roberto Polloni, direttore commerciale Bennet – Attorno alla “Piazza dei freschi” si trovano tutti i reparti serviti come il salumiere, il formaggiaio, il pescivendolo, il macellaio che taglia la carne al momento, il panettiere e il pasticcere». Fiori all’occhiello del punto vendita di Chivasso sono il corner +Che Sushi dedicato ai sapori d’Oriente, la Parafarmacia Prendi&Vai e l’area Benessere, con oltre 2mila prodotti tra cui numerose referenze senza glutine, prodotti salutistici e funzionali. Vasta è la cantina con circa 600 etichette e una quarantina di vini pregiati; vi sono poi la dispensa, i surgelati, i prodotti per la casa, la cartoleria e giocattoli, l’elettronica, la profumeria, il fai da te, l’abbigliamento e il mondo baby. Un’offerta ampia rispetto alle dimensioni del punto vendita ma ridotta se paragonata ai grandi ipermercati. «Oltre all’ingresso dedicato alla spesa, ve n’è uno dedicato al tempo libero. La gente deve trovare facilmente ciò che le serve – ha aggiunto Polloni – Il tutto in un ambiente confortevole grazie a spazi adeguati nelle corsie che permettono di gestire facilmente i picchi di afflusso e a un design molto caldo che ricorda lo spazio domestico». Largo inoltre alla tecnologia a supporto della customer experience, come ha ricordato Simone Pescatore, direttore marketing Bennet, parlando delle numerose casse self su cui si concentra tuttavia una forte componente di servizio prestato da personale qualificato; e ancora le postazioni di digital signage e i totem interattivi attraverso i quali i clienti possono accedere ai servizi offerti da Bennet Club in completa autonomia.

Mix equilibrato in galleria Centro Commerciale Chivasso si presenta con due gallerie parallele, di cui una fronte casse dell’ipermercato e l’altra, con cui è collegata su entrambi i lati, dotata di due

Officina Emiliana». Tra le insegne del food più diffuse in Italia, spicca in un’unità separata dotata di sedute pertinenziali il format tex mex di Gigierre, Old Wild West. L’offerta non food nel suo complesso si caratterizza per un ottimo rapporto qualità prezzo: oltre ai già citati PittaRosso, Zuiki e Maison et Cadeaux, il brand mix è equilibrato con marchi internazionali e nazionali, tra cui alcuni gestiti da imprenditori locali in franchising (Celio, Jean Louis David, Lovable e 3 Store cui si somma Panicunzato). L’abbigliamento femminile include insegne del calibro di Camomilla Italia, mentre l’intimo è presidiato da Lovable e quello bimbo da Z. Nau! risponde alle esigenze del cliente che cerca occhiali di tendenza a un prezzo conveniente, adatti a ogni circostanza; Marionnaud è un brand di richiamo in ambito profumerie così come Stroili è di forte appeal nel segmento dei preziosi. Infine, Giunti al Punto dà agli amanti della lettura il giusto pretesto per recarsi spesso nel nuovo centro commerciale Bennet. Ma sono i servizi a chiudere il cerchio per uno shopping mall che fonda la propria mission sul concetto di prossimità: il centro dentistico CareDent, la parafarmacia , il centro estetico e solarium Le Chocolat, Lavasecco 1 Ora, il parrucchiere Jean Louis David, oltre alle colonnine per la ricarica elettrica di auto, il wi-fi gratuito e al Bennet Drive che a Chivasso è arrivato alla nona riproposizione nella rete Bennet, con l’obiettivo superare quota 20 entro fine anno. A.P.

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r&f Associazione Direttori Centri Commerciali

ADCC: skill e formazione per il direttore 2.0 I

n equilibrio tra proprietà sempre più internazionali e società di gestione impegnate nell’ottimizzare i budget senza inficiare la qualità dei servizi; e ancora la costante relazione con i negozianti nonché la quotidiana attenzione su temi come la sicurezza, il legame con il territorio e la comunicazione tradizionale e social: de facto tali dinamiche rendono il direttore del centro commerciale un ruolo di sintesi dall’alto coefficiente di responsabilità. Ad accendere i riflettori sull’importanza di questa figura professionale la neonata ADCC (Associazione Direttori dei Centri Commerciali), guidata in veste di presidente da Stefano Pessina, direttore dello shopping centre Gli Orsi, e nel ruolo di vicepresidente da Gaetano Graziano, direttore del retail park I Pini. Dopo la presentazione al mercato nell’ottobre del 2017, Pessina ha delineato a r&f il perimetro di azione della nuova realtà associativa e i prossimi obiettivi. In primis, quali gli obiettivi di ADCC? Alla base vi è la volontà di valorizzare la figura del direttore di centri commerciali, definendone le skill e la mansione. Questo perché vi sono varie sfaccettature dello stesso ruolo a seconda della società con cui lavora e della proprietà: ci sono direttori che gestiscono un centro a 360 gradi occupandosi anche del budget economico della commercializzazione e della ricommercializzazione e altri che si dedicano principalmente al marketing e alla gestione dell’immobile. Questo complica notevolmente la valutazione. In tal senso, a ottobre abbiamo organizzato la nostra prima convention nella quale abbiamo invitato anche alcuni manager delle risorse umane di società di gestione per confrontarci. Aggiungo che la figura del direttore si evolve parallelamente all’e-

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voluzione del centro commerciale, e non mi riferisco al prodotto fornito al pubblico ma al modo di gestire e al sistema di proprietà degli shopping centre: oggi assistiamo a proprietà immobiliari che li danno in gestione a società specializzate; può capire che la società di gestione e la proprietà appartengano allo stesso gruppo ma di per sé sono branche completamente distinte. Quali skill sono richieste ai direttori di centri commerciali? Il direttore è ancora oggi una sorta di tuttologo perché deve impratichirsi delle norme contrattuali che regolano i contratti di locazione e di appalti con le società di servizio. Deve conoscere la basi dell’economia per poter valutare se un negozio può sopravvivere o meno all’interno di un centro commerciale. Deve padroneggiare le varie leve del marketing perché uno shopping centre vive di immagine. Deve conoscere i social network e in generale il mondo dell’online. Inoltre deve essere “ambasciatore” nelle pubbliche relazioni sia con i negozianti sia con il mondo esterno, dato che spesso è il referente nei confronti degli enti locali e del territorio. Sottolineo che il rapporto con il territorio è fondamentale perché il centro commerciale vive fin quando può attingere alla linfa del bacino di utenza. Da ultimo, dato che in maggioranza le proprietà sono straniere è necessaria la conoscenza della lingua inglese, che non è conosciuta quanto sarebbe auspicato. Alla luce di queste prerogative, il direttore deve essere un ottimo manager. Tali e tante competenze richiedono una base forte in termini di formazione. Al momento molte società di gestione hanno orga-

Stefano Pessina nizzato corsi di formazione, ma il nostro obiettivo come associazione è di sintetizzare questi sforzi attivando un corso universitario o una scuola specifica. In questo modo si genererebbe una piattaforma comune, strutturata, in grado fornire quel know how che il direttore oggi impara principalmente da autodidatta o da colleghi. Quali sono i vostri rapporti con le associazioni affini? Mi riferisco in primis al Consiglio Nazionale dei Centri Commerciali. I rapporti con il CNCC, che è il collettore dei centri commerciali, sono più che buoni. Il dialogo è costante e mi auguro che tale rapporto possa svilupparsi in modo sempre stretto, fermo restando che vogliamo mantenere la nostra identità. Infine, guardando al di fuori dell’Italia, collaborate con realtà simili alla vostra? Avete un modello di riferimento su cui lavorate? Un modello di riferimento no. Sappiamo che in altri paesi c’è la stessa idea ma se questa si sia concretizzata in associazioni ad oggi non ne abbiamo notizia. Complessivamente abbiamo ricevuto interessamenti dall’estero, soprattutto da Francia e Germania, ma non si è ancora sviluppato qualcosa di concreato. È prematuro per alimentare un progetto internazionale. A.P.



r&f Scienze & retail

L’influenza della comunicazione sull’esperienza dei consumatori N umerose evidenze empiriche dimostrano che le informazioni fornite direttamente o veicolate attraverso la marca, il packaging e il prezzo del prodotto hanno un ruolo determinante nell’influenzare le scelte dei consumatori. L’aspetto interessante è che queste informazioni non agiscono esclusivamente sulla valutazione razionale dei consumatori, ma anche sulle loro emozioni più spontanee. Quanto è forte l’influenza della comunicazione relativa al prodotto sulla percezione del prodotto stesso? Presso il Centro di Ricerca di Neuromarketing dell’Università IULM abbiamo cercato di rispondere a questa domanda con uno studio focalizzato sulla reazione emotiva dei consumatori a un gel edibile realizzato dall’Università di Foggia. Si tratta di un gel insapore, incolore e inodore, totalmente naturale, in grado di preservare le caratteristiche nutrizionali ed estetiche e la “shelf life” del prodotto, riducendo l’esigenza di conservanti artificiali. Vi è tuttavia un problema: il prodotto trattato con questo gel si presenta con una sottile patina trasparente, che potrebbe renderlo meno familiare e poco gradevole alla vista. L’obiettivo della ricerca è stata, quindi, di testare come migliorare la reazione emotiva dei consumatori, utilizzando adeguate informazioni sulle caratteristiche del prodotto con particolare attinenza ai fattori legati al gel (riduce l’esigenza di conservanti artificiali) e come misurare l’efficacia della comunicazione con tecniche di neuromarketing. Lo studio ha coinvolto 60 partecipanti (equamente distribuiti in termini di età, genere e livello socio-economico), ciascuno dei quali ha svolto l’esperimento singolarmente assaggiando una tipica merendina italiana in tre condizioni consecutive: (1) “in blind”, ossia senza alcuna informazione relativa al prodotto, attraverso una degustazione a occhi chiusi in modo da escludere anche le informazioni visive; (2) “assaggio” valutando il prodotto, ma senza alcuna informazione aggiuntiva su di esso; (3) “assaggio informato” ovvero valutando il prodotto dopo avere ricevuto specifiche informazioni relative alla sua composizione naturale, all’assenza di grassi, alcool e componenti chimici e al basso contenuto calorico. Durante tutte le fasi sono stati registrati i parametri di conduttanza cutanea e di risposta elettroencefalografica dei partecipanti. Inoltre, dopo ciascun assaggio, è stato chiesto ai soggetti di valutare l’esperienza del prodotto, indicando su una scala Likert a 5 36

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percepita (rispettivamente m=4.27 vs m=3.41) e la disponibilità all’acquisto (rispettivamente m=4.39 vs m=3.63), ma anche per quanto concerne la valutazione del gusto (rispettivamente m=4.56 vs m=3.95). Ancora più interessanti sono i dati relativi alla risposta fisiologica, incontrollata, dei partecipanti. I parametri che sono stati calcolati Esempio di Packaging modificato con Eye Tracking riguardano il livello di conduttanza punti la piacevolezza, la sacutanea, indice di attivazione emotiva del soggetto lubrità percepita e l’intenzio(quindi di intensità dell’emozione esperita) e quello ne di acquistare il prodotto. che viene definito indice di “approccio-evitamento” La ricerca ha anche previsto (AW, Approach-Withdrawal Index). La letteratura ril’analisi della visualizzazione porta numerose evidenze dell’inibizione delle onde della scritta “senza conserAlfa del tracciato elettroencefalografico in presenza vanti” sulla percezione del di stimoli emotivi. In particolare, un’inibizione in tale immagine del prodotto con il gel edibile gusto. L’analisi visiva ha perbanda di frequenza a livello prefrontale destro (che rimesso di misurare l’effetto della scritta e di dimostrare flette una maggiore attivazione della specifica regione l’esistenza di una valutazione superiore dei prodotti cerebrale) indica una tendenza a evitare lo stimolo. Al con indicazione «senza conservanti» rispetto alla vercontrario, se l’inibizione delle onde Alfa si verifica a lisione originale (tranne che per aspettative sul gusto). vello prefrontale sinistro (indice di maggiore attivazioUn effetto che migliora il giudizio salubrità del prodotne prefrontale sinistra), questa riflette una tendenza to in maniera significativa. ad approcciare lo stimolo, percepito come positivo. I risultati delle analisi con EEG, con i segnali psicofisioL’indice di “approccio-evitamento” è calcolato in mologici e con analisi del volto con Face Reader hanno do che valori positivi riflettano una reazione positiva mostrato un effetto significativo delle informazioni redi approccio verso lo stimolo. lative alle caratteristiche del prodotto, non solo sulla I risultati hanno mostrato un valore positivo dell’indice valutazione esplicita del prodotto e sulle intenzioni di nella fase di assaggio “in blind”, compatibile con un guacquisto, ma anche sulla risposta fisiologica (spontasto piacevole. Il valore è incrementato notevolmente nea) durante l’assaggio. durante l’ultima fase di assaggio, nella quale i parteNella fase di disponibilità di informazioni relative al cipanti disponevano delle informazioni sul prodotto. prodotto, la valutazione esplicita è stata significatiIl grafico mostra il confronto tra la risposta elettroenvamente più elevata rispetto alla condizione iniziale cefalografica nella prima e nell’ultima fase di assaggio. in “blind”, non solo per quanto concerne la salubrità La diversa reazione dei partecipanti è confermata anche dai dati relativi alla conduttanza cutanea, che ha mostrato valori sempre maggiori al crescere del livello di informazioni (m= 1.838 nella prima fase; m=3.172 nell’ultima). Considerando congiuntamente entrambi i dati biologici, si evince che la risposta dei partecipanti è stata più intensa e positiva quando essi disponevano di informazioni adeguatamente progettate per esaltare i vantaggi del gel in maniera semplice, visibile e accattivante. Vincenzo Russo

Figura 1 – Confronto AW index (prima e ultima fase di assaggio)

professore di Psicologia dei Consumi e Neuromarketing presso l’Università IULM di Milano vincenzo.russo@iulm.it


-30% di SALE -50% di GRASSI


r&f Dossier Aeroporti

A Verona si aspetta Romeo, ma non si perde tempo I lavori del nuovo progetto dovrebbero partire a fine anno, ma nel frattempo lo scalo coglie i frutti di un’offerta retail in continua evoluzione: dall’Hosteria Valerio al walkthrough sul lato airside lo scalo non si ferma

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resce l’attesa per l’inizio dei lavori all’aeroporto “Valerio Catullo” di Verona. Nella città in cui Shakespeare ambientò uno dei suoi più famosi drammi, il progetto “Romeo” dovrebbe partire verso la fine del 2018 e trasformare l’offerta retail. Il tutto mentre si fa sempre più stretta la cooperazione fra Aeroporti del Garda (che oltre al “Catullo” opera anche nello scalo di Brescia, prettamente cargo) e Save (società che gestisce gli scali di Venezia e Treviso), che possiede il 40% delle quote della prima. A un anno di distanza dall’ultima visita di r&f, i lavori conclusi nel 2016 sono entrati a regime: dal wine bar Valerio al duty free Dufry, è tutto pronto per fare quel salto in più che Verona aspetta da tempo.

Landside da Valerio

Posizionato lungo l’autostrada A4 all’altezza dell’uscita di Sommacampagna, l’aeroporto di Verona rappresenta lo scalo di riferimento per oltre tre milioni di passeggeri (dati Enac 2017). Un traffico che nello

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italiani del 1990, l’aeroporto ha mantenuto finora la sua conformazione originaria. Compresa la netta divisione di partenze e arrivi che occupano due terminal diversi spezzando, di fatto, l’offerta commerciale. Al progetto Romeo sarà affidato il compito di superare questo problema cercando di valorizzare i punti di forza. Fra questi, nell’area partenze landside, l’Hosteria da Valerio domina i banchi del check-in dal primo piano. Fiore all’occhiello dell’offerta food&beverage, questo format è attivo da poco più di otto mesi. Il menù comprende piatti e sapori della tradizione settentrionale con uno

scorso anno è aumentato del 10% e che nei primi due mesi del 2018 ha fatto registrare un ulteriore incremento dell’8 per cento. Passeggeri che, essenzialmente, scelgono questo aeroporto per l’offerta dei vettori low cost (su cui si imbarca il 41% dei viaggiatori) e per la comodità con cui è possibile raggiungere lo scalo (caratteristica che accomuna il 60% di viaggiatori e che garantisce 5 milioni di fatturato derivante dalla gestione degli oltre quattromila posti auto a disposizione). Ma questi dati da soli non spiegherebbero perché il 59% degli utenti parte e atterra sempre a Verona. Per comprendere una tale affezione, basta fare un passo all’interno dell’aerostazione. Ristrutturata l’ultima volta per i Mondiali

scontrino medio elevato ma non fuori portata e un servizio al tavolo che, assieme a una cucina a vista, aggiunge un tocco di attenzione da ristorante. «Il format Valerio è riuscito a intercettare una domanda in evoluzione. Con l’aumento dei flussi anche le richieste e le aspettative dei viaggiatori cambiano. Chi arriva qui, lo fa con un’idea ben precisa in testa: Giulietta e Romeo, il lago di Garda, il fine food e un bicchiere di Amarone o Valpolicella. Così diventa importante il binomio fra eccellenza e tipicità. E i numeri ci premiano: il 23% del fatturato food&beverage è ottenuto da Valerio e De Canto. Con una tendenza di acquisto da parte del passeggero più alta del 13% rispetto al settore fine product», ha specificato Stefano Bertoncelli, responsabile commerciale non aviation Aeroporti del Garda. E sullo stesso piano, poco più avanti, si trova un Ristop con vista pista che presto sarà rivalutato.

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r&f Dossier Aeroporti Village (oggettistica e souvenir). Per quanto riguarda il food, il format Culto Caffè risponde alla domanda di bar e caffetteria mentre il Briccocaffè, che fa da contraltare all’Hosteria da Valerio, risulta un po’ nascosto. Eppure, salite le scale, ci si presenta davanti un’ampia seduta e un’offerta più veloce che tuttavia non cede sulla qualità. Merito, soprattutto, della Bricco Lounge che dona stile a un ambiente ancora da valorizzare a pieno.

Tutto ruota attorno al walkthrough

Superati i controlli di sicurezza, si apre una camminata di qualche decina di metri caratterizzata da un’alternanza di punti vendita food e store retail disposti in un’ottica walkthrough che garantisce la piena visibilità delle insegne. A rubare l’occhio, però, è senza dubbio il nuovo duty free Dufry di 427 mq, frutto di una razionalizzazione degli spazi che ha investito l’intera area airside di 1.100 metri quadri. «Al di là dell’ampliamento del 50% del duty free, abbiamo rivisto il layout di alcuni negozi tra cui quello di Aeronautica Militare e Marina Militare rendendo questo spazio commerciale all’altezza dei principali aeroporti europei. Inoltre, abbiamo inserito la Bottega dei Sapori, altro punto focale per l’offerta fine food, e Pull Love», ha spiegato Andrea Geretto, direttore commerciale non aviation Gruppo Save. In sintesi, «abbiamo puntato a riordinare l’offerta preesistente. Quindi, molto made in Italy, souvenir per spingere l’acquisto emozionale, artigianato locale, abbigliamento riconoscibile. Il risultato? Mettendo a confronto i dati 2015 e 2016, c’è stato un aumento del 20% del fatturato duty free», ha rivelato Bertoncelli. La passeggiata all’interno dell’airside ha una direzione guidata che inserisce il passeggero in un percorso in cui è impossibile perdere contatto con i gate e le info di servizio sui voli. Le tappe di sosta sono essenzialmente tre: l’hamburgeria Homeburger con la sua offerta di panini gourmet, il wine bar De Canto che permette di rilassarsi puntando il prossimo acquisto al duty free, un altro Bricco Caffè che coniuga prodotti tipici e di qualità con un ambiente dallo stile informale e tricolore. Per quanto riguarda gli altri punti vendita, le insegne sono il classico del travel retail: i maglioni Pull Love, le borse Fedon, i prodotti Camicissima, i bijoux Barbieri e l’ab-

Al piano terra, invece, il viaggiatore è accolto da un’insegna digitale che oltre ai classici voli pubblicizza il mix brand (disposto su un’area di 1.300 mq) in cui compaiono uno store Relay, con i suoi articoli travel essential e i giornali (che insieme contribuiscono al 19,3% di acquisti per tipologia merceologica), un punto vendita Camomilla Italia a cui si affianca quello dell’insegna di intimo e swimwear Ofelia. Dall’altro lato, l’insegna di borse e accessori Massimiliano Incas. Completano l’offerta retail una parafarmacia, un negozio di accessori per la telefonia Sbs, un punto vendita Puff (sigarette elettroniche) e uno store Wood

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a base di soia, passando per quelli kosher l’offerta va al di là del classico salatino. Il tutto accessibile con pagamento in banconote (a patto che siano Euro) o carta di credito. «Un aeroporto è lo specchio del territorio, nonostante la tendenza a rendere oggettive alcune caratteristiche. Rispettare questo aspetto, magari facendo vivere al viaggiatore un’esperienza coinvolgente ed emozionale, è la chiave per aumentare le performance», ha chiosato Bertoncelli.

Arrivi dal sapore italiano

Per quanto riguarda gli arrivi, il terminal 2 offre una superficie retail di 413 mq in cui lo spazio centrale è lasciato a un’ampia seduta dedicata alle persone in attesa. Un’attenzione che si rispecchia anche per quanto riguarda l’offerta commerciale in cui il food&beverage la fa da padrona. Accanto a un fast food Rossosapore che vende pizza e panificati, si sviluppa il format Moka Caffè: sedute in legno all’interno di un’area delimitata da una struttura in ferro che fa anche da appoggia vivande. Il menù prevede un’offerta variegata che va dalla somministrazione all’acquisto di prodotti enogastronomici (gli stessi che sono utilizzati per la realizzazione delle pietanze in vendita). Per chi invece vuole stare più leggero o ha semplicemente voglia di dolce, c’è Yogurtlandia. Infine, l’ultimo store nell’area arrivi porta l’insegna Buybye: non il solito negozio di souvenir, ma un vero e proprio punto di riferimento per chi arriva e ha bisogno dell’acquisto dell’ultimo minuto prima di godersi la propria vacanza. Ma chi viaggia a Verona? «Il 70% dei passeggeri ha un’età compresa fra i 25 e i 54 anni, con una particolare concentrazione nel segmento 45 e 54 anni. Banalmente la fascia d’età che ha maggiore potere d’acquisto. Un profilo anagrafico che si incrocia con la tipologia dei voli: detto della forte presenza dei vettori low cost, si deve aggiunge una parte leisure che pesa per il 23 per cento», ha specificato Geretto. «Come paesi di provenienza – ha poi aggiunto Bertoncelli – il 71,3% del totale passeggeri viene da Regno Unito, Germania, Spagna e Russia». Numeri che dovrebbero spingere Verona a diventare il secondo fuoco di un polo infrastrutturale che copra il NordEst della Penisola. Un obiettibigliamento di Aeronautica Militare e Marina Militare. Di particolare interesse, lo store Bottega dei Sapori dove la proposta enogastronomica si arricchisce di un reparto dedicato al fresco con formaggi e latticini. A completare l’offerta nell’area airside ci sono gli imbarchi extra-Shengen. Qui, il poco spazio a disposizione ha spinto il landlord a preferire soluzioni che non mettessero a rischio la sostenibilità dell’offerta retail. Così, al posto dei classici punti vendita, ci sono una serie di vending machine rifornite di prodotti ricercati e di qualità che tengono conto della sensibilità dei passeggeri: dai cibi senza glutine ai prodotti

vo a cui tanto Aeroporti del Garda quanto Save sperano di arrivare una volta raggiunta una massa critica ragguardevole di passeggeri. In questo senso, per esempio, si devono leggere i prossimi interventi all’aeroporto di Brescia che attualmente risulta uno scalo prettamente cargo. «Si tratterà di un intervento modulare che caratterizzerà principalmente l’aerea airside in cui si svilupperà un’offerta duty free e travel essential che possa essere sufficiente per sfruttare le prossime opportunità in termini di aumento di flusso. Siamo sul pezzo con l’idea di partire con 150-200 mq commerciali», ha raccontato Geretto. Nel frattempo, l’obiettivo è quello di condividere e mettere a frutto esperienze diverse per trarne il massimo. Un esempio? La gestione degli spazi pubblicitari che a Verona è portata avanti da Aeroporti del Garda, senza il ricorso a una concessionaria esterna: «Gestiamo 100 impianti indoor e outdoor classici, non digitali, ma nonostante ciò abbiamo sempre trovato una risposta importante da parte degli investitori che hanno capito come lavoriamo, il modo in cui utilizziamo un’immensa mole di dati per trovare la giusta soluzione di comunicazione all’interno dell’aeroporto», ha confessato Bertoncelli. I risultati? Circa 940mila euro di ricavo. Insomma, Verona non è solo uno spot. Nemmeno per il settore travel retail. Nicola Grolla

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r& &f World Travel Retail A Mumbai il miglior aeroporto al mondo

Tallink Group e il business dei traghetti

INDIA – Il Chhatrapati Shivaji International Airport (Csia) di Mumbai è il migliore aeroporto al mondo per la qualità del servizio clienti fra tutte le aerostazioni con più di 40 milioni di passeggeri (categoria in cui si piazza al 29° posto al mondo). Ad annunciarlo è stato l’Airports Council Internationals (Aci) che ha premiato lo scalo indiano agli ultimi Airport Service Quality Awards. Le motivazioni? «L’eccellenza dei parametri di servizio che puntano alla soddisfazione del consumatore», si legge in un nota dell’Aci. Un risultato salutato con grande felicità dalla GVK Mial, società che gestisce l’infrastruttura: «Si tratta di un premio agli oltre 30mila addetti ai lavori. In dieci anni di gestione siamo passati da un punteggio di 3,55 a 4,99 su 5».

ESTONIA – La compagnia di traghetti Tallink Group che opera al largo del Mar Baltico, collegando l’Estonia alla penisola scandinava, ha rivelato i numeri relativi alle attività travel retail dell’ultimo esercizio finanziario: 536 milioni di euro di fatturato (oltre la metà dei ricavi totali di poco inferiori al miliardo di euro). Numeri da record che fanno il paio con gli oltre 9,8 milioni di passeggeri trasportati ogni anno. Il tutto grazie a un’attenta strategia di espansione che ha portato, da un lato, all’acquisto del traghetto Megastar sulla rotta Tallinn Helsinki e, dall’altro, all’accordo con brand del calibro di Esprit.

Wizz Air innova con Heinemann UNGHERIA – Dal primo marzo hanno preso il via le attività del nuovo concept travel retail realizzato da Heinemann e Wizz Air all’interno dell’aeroporto di Budapest. Durante il periodo di prova della durate di tre mesi, ogni viaggiatore Wizz Air che spenderà più di 50 euro al duty free Heinemann riceverà un voucher da 4,5 euro (che diventano 7,5 per acquisti superiori ai 75 euro) da utilizzare una volta a bordo degli aerei della compagnia. «Come compagnia leader all’interno dello scalo, siamo sempre alla ricerca si soluzioni che possano migliorare il nostro servizio», ha affermato George Michalopoulos, cco di Wizz Air che con questa iniziativa punta a coinvolgere oltre 1,75 milioni di passeggeri.

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Nuovo anno d’oro in Cina CINA – Il nuovo anno (cinese) si è aperto alla grande per i due store offshore duty free dell’isola di Heinan a sud della Cina. Durante la Golden Week (dal 17 al 21 febbraio) sono stati oltre 99mila i visitatori dei due mall (+32% rispetto all’anno precedente) per un volume d’affari attorno ai 71,3 milioni di dollari. Cosmetici, pelletteria e moda sono stati i beni più venduti (circa il 70% delle vendite totali). Mentre, grazie al servizio di pick-up al vicino aeroporto Qionghai Bo’ao utilizzato da oltre 1.200 passeggeri, sono stati movimentati 6.681 prodotti verso il continente.

Luton continua a crescere UK – L’aeroporto londinese di Luton continua a espandere la sua offerta retail e food&beverage con l’apertura di otto nuovi store che ospitano insegne del calibro di Kurt Geiger, Ted Baker, Rituals, Fiorelli e Oliver Bonas. Un’espansione che continuerà anche durante l’estate quando sono attese le aperture dei punti vendita a marchio Hugo Boss e Chanel, operazioni che si inseriscono all’interno di un piano di sviluppo da 160 milioni di sterline che raddoppierà la superficie commerciale attuale nel giro dei prossimi due anni quando ci si aspetta che il traffico passeggeri toccherà quota 18 milioni all’anno.

The Design Solution rivoluziona il walkthrough JAMAICA – Un design tutto nuovo che riesca a unire creatività e sostenibilità commerciale su una superficie di 6.600 mq. È questa la sfida posta dall’aeroporto internazionale Sangster di Montego Bay allo studio inglese The Design Solution. L’obiettivo per il 2018-19 è quello di rivoluzionare il walkthrough dello scalo jamaicano al fine di massimizzare i ricavi commerciali aumentando l’esposizione dei punti vendita che, a causa del

Godiva, cioccolato travel retail BELGIO – Il brand Godiva, famoso per i suoi prodotti a base di cioccolato che si possono trovare sulle mensole di oltre 10mila retailer, ha annunciato il rilancio della divisione travel retail. L’azienda belga ha spiegato che la ristrutturazione in atto punta a «cogliere le opportunità rappresentate dalla crescita di canali retail alternativi». In altre parole, Godiva vuole inserirsi nell’offerta food & beverage di bar, caffè e negozi che trovano sempre più spazio all’interno di aeroporti, stazioni e grandi navi. Un’operazione che punta a ingrandire una rete di oltre 600 boutique del cioccolato sparse per tutto il mondo. precedente layout, erano gravati da una perdita del 40% di visibilità. Grazie a una logica open space e a un rinnovato percorso, i passeggeri saranno obbligati in un percorso che li conduce dall’area controlli agli imbarchi riuscendo ad attraversare l’intera offerta commerciale caratterizzata da elementi identitari (come l’accento sui punti vendita Coffe and Spice).

Hudson Group, altri 10 anni a Pittsburgh USA – Altri dieci anni di contratto fra Husdon Group e l’aeroporto internazionale di Pittsburgh. L’estensione dell’accordo (iniziato nel 2003) prevede la gestione di una superficie commerciale di 1.012 metri

quadri e il rinnovo di sei punti vendita travel retail delle insegne Hudson, Sarris Candies, Dunkin’ Donuts e Ink by Hudson (nuovo format dedicato ai libri) per un offerta food e non-food che coinvolgerà circa otto milioni di passeggeri all’anno.


limited edition Concediti una dolce coccola abbandonandoti al gusto rinfrescante ed autentico di Thè San Benedetto. L’emozione di un abbraccio, che nasce da tradizione e semplicità. San Benedetto presenta la nuova collezione di lattine “sleek”, sviluppate in collaborazione con la prestigiosa Accademia delle Belle Arti Milano NABA. San Benedetto incontra il design. www.thesanbenedetto.it


r&f Focus Pagamenti digitali

Addio contanti, è l’ora del mobile payment I dati dell’Osservatorio sulla digital innovation del Politecnico di Milano parlano chiaro: i pagamenti via smartphone sono già realtà, avvicinano il cliente all’esercente e in Italia puntano a superare i 100 miliardi di euro entro il 2020

I

l 2017 è stato l’anno del mobile payment & commerce. A dirlo sono i numeri dell’Osservatorio sulla digital innovation del Politecnico di Milano che, a marzo 2018, ha presentato i risultati di un report che parla chiaro: sono sempre di più le persone che al posto del classico contante utilizzano sistemi di pagamento digitali. Meglio, via smartphone. In Cina, per esempio, questa abitudine è condivisa da 195 milioni di utenti che fanno registrare 67,7 miliardi di dollari transati in negozio utilizzando il proprio dispositivo mobile. Negli Usa, durante l’ultimo Black Friday, questo canale di pagamento ha contato per il 31% degli acquisti raggiungendo un totale di 3,6 miliardi di dollari. In 24 ore o poco più. Nella “vicina” Svezia, gli istituti di credito nazionali hanno dato vita a BankID: uno standard di identificazione digitale della clientela che coinvolge il 75% della popolazione e su cui si basa Swish, il servizio di mobile payment promosso dallo stesso consorzio bancario nel 2012 – e che oggi coinvolge 145mila negozi convenzionati per un giro d’affari vicino al miliardo di dollari. E in Italia? La situazione nel nostro Paese segue i trend a livello globale chiudendo il 2017 a quota 46 miliardi. Detto altrimenti, il 21% dei pagamenti digitali. In generale, la diffusione dell’e-commerce e dell’e-payment sembrano aver cambiato le abitudini di consumatori ed esercenti lasciandosi definitivamente alle spalle l’immagine di un’economia reticente all’abbandono del contante. Certo, la strada da fare è ancora tanta se siamo solo al 24° posto nella classifica europea per il numero di transazioni annue pro capite: 57,4 per un valore medio unitario di 62,6 euro. Eppure, i dati sono incoraggianti tanto che nel 2020 l’Osservatorio del Politecnico stima che si supereranno i 100 miliardi di euro transati con i new digital payment. In particolare, è il pagamento contactless a rappresentare una delle categorie più interessanti. Apprezzato per la comodità e

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la velocità (basta appoggiare la carta al Pos e il gioco è fatto), questo sistema di pagamento sembra aver raggiunto una quota di crescita stabile dopo l’impennata registrata negli ultimi anni assestandosi sui 400 milioni di transazioni effettuate di cui il 15% in negozio per un valore totale di 18 miliardi di euro. Certo, in assoluto il valore di ogni singola transazione è inferiore ai 50 euro ma proprio questo aspetto sembra un passo avanti se si considerano le occhiatacce a cui si era abituati non appena si cercava di pagare cappuccio e brioche con il bancomat al bar sotto casa.

Le novità e i trend non si esauriscono qui. Il mobile Pos (ossia la possibilità di convertire uno smartphone in terminale di pagamento collegato alla cassa), per esempio, sebbene sia ancora poco diffuso punta a conquistare una quota di mercato sempre più grande e andare oltre le 90mila unità attualmente in uso che fatturano ognuna 10mila euro l’anno. Il tutto grazie alla spinta deterrente delle possibili sanzioni previste nel corso dell’anno per chi non rispetta l’obbligatorietà del Pos all’interno del punto vendita. Ma anche grazie a soluzioni omnicanale sempre più efficaci che integrano il momento del pagamento all’interno della customer experience. Una prospettiva che fa il paio con le performance del mobile proximi-

ty payment (ossia i pagamenti presso i punti vendita attraverso il cellulare): 70 milioni transati nel 2017 rispetto ai 10 milioni fatti registrare nei 12 mesi precedenti. Non a caso proprio una startup italiana, Satispay, è decollata riuscendo a coinvolgere 26mila esercenti grazie anche al servizio di cashback e alla partnership con importanti catene tra cui Esselunga e Coop. Il tutto, in attesa che i grandi player si mettano in moto come ha fatto Apple che nel 2017 ha lanciato con grande successo (determinato dal tam tam mediatico e dalla collaborazione con istituzioni bancarie e diversi retailer) Apple Pay. Insomma, il settore del mobile payment punta a rivoluzionare il nostro rapporto con gli acquisti. E se i retailer non vogliono restare indietro in un’epoca in cui il confine fra digitale e fisico viene meno e aumenta la competizione, la soluzione è anticipare i trend futuri. L’Osservatorio del Polimi ne indica sette. Il primo riguarda il mobile wallet, ossia la possibilità di “stoccare” all’interno dello smartphone i diversi metodi di pagamento mobile. Il secondo riguarda la biometria e l’autorizzazione a un esborso attraverso la lettura dell’impronta digitale, la scansione dell’iride o il riconoscimento facciale attraverso l’implementazione dei dispositivi già presenti all’interno dei cellulari di ultima generazione. A seguire ci sono i cambiamenti d’abitudine apportati dai sistemi di mobilità condivisa (bike o car sharing), dall’interazione con gli assistenti domestici e, in generale, dall’Internet of things. Infine, rimane da affrontare il tema della blockchain che, al di là delle criptovalute, punta a diventare l’ingranaggio necessario per assicurare ogni transazione. Compresa quella fra chi, di fronte al classico “non si fanno conti separati”, chiude la serata scorrendo il pollice sullo schermo e senza debiti nei confronti dell’amico che ha pagato per tutti. N.G.



r&f Analisi di mercato

Abbigliamento, sell-out in flessione I dati anno su anno elaborati dal Consiglio Nazionale dei Centri Commerciali e le note economiche stilate dal Centro Studi di Sistema Moda Italia confermano le difficolta del comparto sul fronte della distribuzione. I bilanci preconsuntivi 2017 certificano la leadership delle catene, che tuttavia arretrano nei valori assoluti

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el riavvolgere il nastro delle performance 2017 registrate dal settore abbigliamento donna, uomo e bambino, partiamo dal risultato finale visto dalla prospettiva degli shopping centre: comparto che per caratteristiche intrinseche al mercato italiano accoglie catene dal fast fashion sino al segmento premium. I dati ricavati dal Consiglio Nazionale dei Centri Commerciali (CNCC) mostrano un andamento full year 2017 su 2016 in terreno negativo, con un -1,4% relativo al totale complessivo dell’abbigliamento (tabella 1), ma le performance cambiano

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Andamenti full year 2017 su 2016 per grandezza dei pdv

ABBIGLIAMENTO Negozi da 0 a 100 mq Negozi da 101 a 250 mq Negozi da 251 a 600 mq Medie superfici (da 601 a 1500 mq) Grandi superfici (oltre 1500 mq) Totale complessivo abbigliamento fonte CNCC

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DELTA 2017/2016 -0,9% -1,5% -0,6% -0,8% -2,5% -1,4%

in base alla dimensione dei punti di vendita. Mentre le superfici dai 251 ai 600 mq e da 601 ai 1.500 mq mostrano un risultato sostanzialmente flat, rispettivamente con un -0,6% e -0,8%, i format superiori ai 1.500 mq arretrano sensibilmente (-2,5%). Al contrario le metrature più piccole sono in flessione di circa un punto percentuale. Le note economiche con i bilanci preconsuntivi diramate come di consuetudine a inizio anno dal Centro Studi di Sistema Moda Italia rappresentano invece la base di informazioni più completa per tracciare l’andamento dei comparti donna, uomo e bambino, dalla produzione all’export, sino alla distribuzione. E proprio a quest’ultima si rivolge con particolare riguardo la nostra disamina, corroborata dalla testimonianza di alcuni retailer.

La donna Per il quarto anno consecutivo, da quanto emerge nel bilancio preconsuntivo del 2017, l’industria italiana della moda femminile (comprensiva di vestiario


Di quanti punti vendita si compone la rete di negozi Tally Weijl in Italia e quante sono state le nuove aperture nel 2017? Tally Weijl è presente in Italia con 217 negozi, 46 a gestione diretta e 171 in franchising. Nel 2017, il gruppo svizzero ha aperto in Italia 20 punti vendita, di cui 2 diretti e 18 in affiliazione. Tra questi, location prestigiose come i centri commerciali Taranto Mongolfiera e Adigeo, vicino Verona, e i centri storici di Trento, Lecce, Cagliari, Aosta e Rimini. Quali sono stati i dati di vendita in Italia nel 2017 a perimetro sia costante sia variabile e quali sono le attese per il 2018? Nel 2017, Tally Weijl ha registrato una crescita positiva del fatturato sia a perimetro costante che variabile. Se teniamo conto dei risultati delle nuove aperture, siamo cresciuti in doppia cifra. Nonostante un inizio non “scoppiettante”, principalmente a causa dei fattori climatici, guardia-

esterno, maglieria, camiceria e abbigliamento in pelle) è caratterizzata da una dinamica di segno positivo, riconducibile in primis alle performance oltreconfine. Secondo le stime preliminari elaborate dal Centro Studi di Confindustria Moda, il giro d’affari settoriale dovrebbe raggiungere un incremento del 2,7%, sfondando la soglia dei 13 miliardi di euro. La moda femminile concorre così al 25% circa del turnover complessivo del Tessile-Moda. Il mercato estero si è rivelato soddisfacente durante tutto l’anno: le vendite internazionali si sono mosse su ritmi superiori al 3%, portandosi al 62,1% del turnover settoriale. Al contrario, i consumi nazionali si sono mostrati complessivamente riflessivi, nonostante alcuni distinguo. Tra i comparti presi in esame, per il terzo anno consecutivo best performer si rivela la camiceria, interessata da una crescita non solo sui mercati esteri ma anche in ambito nazionale. La maglieria e, pur in misura minore, la confezione dovrebbero archiviare il 2017 in territorio positivo; per entrambi questi segmenti i buoni risultati in campo internazionale sono gravati dalle perdite interne. Un andamento negativo, invece, colpisce la confezione in pelle, in sofferenza dal 2015. Relativamente al mercato italiano, nel 2017, sulla base delle elaborazioni del Centro Studi di Confindustria Moda sui dati rilevati da Sita Ricerca, la moda femminile dovrebbe migliorare il tasso di decremento del sell-out rispetto al 2016. Dopo una Primavera/Estate archiviata con un calo del 2,9%, in base ai primi dati provvisori relativi alla stagione autunnale si prevede una flessione per i dodici mesi del 2,1% su base annua grazie al recupero registrato soprattutto nell’ultimo bimestre. Guardando ai mercati esteri, per l’anno 2017 il fatturato dovrebbe crescere del 4,1%, superando pertanto gli 8,2 miliardi di eu-

mo con fiducia alla seconda metà di quest’anno. Quali sono in termini di metrature e layout le caratteristiche del vostro format di punto di vendita? La dimensione ideale dei punti vendita Tally Weijl va dai 150 ai 190 metri quadrati. L’ultimo concept di negozio presenta, in chiave moderna e artistica, gli elementi che caratterizzano il DNA del marchio al fine di creare un punto vendita luminoso e accogliente, che dà vita a una shopping experience ancora più coinvolgente. In quali canali di vendita sviluppate e quali sono gli obiettivi di crescita delle rete di negozi per il 2018? Gli obiettivi di sviluppo del 2018 prevedono l’apertura di almeno 20 negozi monomarca. Le regioni in cui si concentrerà l’espansione dell’azienda saranno il Veneto, l’Emilia Romagna e la Puglia. L’azienda si aspetta inoltre una crescita in doppia cifra delle vendite online. Sempre in ambito di sviluppo, quanto pesa il franchising? La maggior parte delle nuove aperture previste sarà in franchising, ma l’azienda valuta anche aperture

Tab. 2

DONNA

La struttura distributiva: analisi per canale (% sui consumi complessivi in valore) 4,6% 6,6% 3,3%

44,6%

5,2%

14,9% 21,1%

Fonte: Confindustria Moda su dati Sita Ricerca

Marco Dellapiana, direttore generale di Tally Weijl Italia e Sud Europa

totale dettaglio GDO outlet/negozio stokkista altri canali catene/franchising ambulante sito internet/on-line shop

di negozi a gestione diretta nelle location strategiche che abbiamo selezionato. Quali sono le caratteristiche del vostro target di consumatori? Il target principale dell’azienda sono le ragazze dai 15 ai 30 anni, appassionate di moda e sempre alla ricerca degli ultimi trend al giusto prezzo. Sono ragazze connesse h24 e molto attive sui social media. Le nostre clienti utilizzano il nostro e-commerce per scoprire le collezioni, ma preferiscono ancora effettuare i propri acquisti in negozio. Il momento dell’acquisto ha anche una valenza sociale perché spesso le clienti si recano nel punto vendita insieme alle amiche. Infine, quali sono le vostre strategie in ambito ecommerce e come integrate off e online? Omnichannel sarà la parola chiave del 2018. Fornire un’esperienza d’acquisto integrata e fluida tra off e online è una delle priorità del marchio e su cui stiamo attualmente investendo. Punteremo ancora molto sull’e-commerce attraverso nuovi servizi come ad esempio il pagamento in contrassegno, che partirà nelle prossime settimane.

ro. L’import di moda donna, cambiato passo, è atteso oltre ai 4,3 miliardi, in virtù di una crescita stimata al +1,1 per cento. Focalizzando quindi l’attenzione sui consumi interni, con la precisazioone che i dati consuntivi relativi al sell-out della collezione Autunno/Inverno si riferiscono alla stagione 2016-2017, la moda donna ha accusato una flessione superiore alla media settoriale generale: la spesa corrente archivia infatti una variazione pari al -2,8 per cento. L’unico sostegno al consumo femminile di abbigliamento può essere ricondotto alla camiceria, e in particolare alle bluse, il cui sell-out è in aumento del 3,3 per cento. Sul fronte retail (tabella 2), si trova ancora una volta conferma delle dinamiche dicotomiche che caratterizzano i singoli format distributivi, riflesso dell’evoluzione degli stili di consumo che stanno interessando sempre di più anche le consumatrici italiane. Nel periodo in esame le catene, primo canale a quota 44,6% del mercato a valore, presentano un’inversione di tendenza rispetto alla precedente stagione invernale, sperimentando un decremento del 5,2 per cento. In particolare perdono terreno nel caso della confezione della maglieria, mentre assistono a incrementi del sell-out intermediato nel caso di camiceria e capi in pelle. Di contro, risulta in aumento l’universo della GDO, che segna una dinamica pari al +10,9%, coprendo il 14,9% del mercato. Grandi magazzini e grandi superfici vedono una crescita generalizzata delle vendite di moda donna, con la sola eccezione di maglieria leggera e sportswear. L’online archivia una variazione del +26,6% e raggiunge così il 6,6% del mercato. Il dettaglio indipendente, sceso a quota 21,1%, accusa perdite del 15,5% e per la seconda stagione consecutiva è in flessione anche l’outlet (-12,3%).

retail&food - aprile 2018

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r&f Analisi di mercato Roberta Cozzupoli, country retail manager Italia di jack&jones e Alessandro Corelli, jack&jones marketing Di quanti punti vendita si compone la rete di negozi jack&jones in Italia e quante sono state le nuove aperture nel 2017? Abbiamo chiuso il 2017 con 28 store e 4 nuove aperture, una su tutte nello shopping center di CityLife, con un format dedicato esclusivamente al nuovo centro milanese che consideriamo una vetrina importantissima. Nuove aperture per il 2018 sono già in programma, seguendo la strategia di espansione intrapresa da due anni. Quali sono stati i dati di vendita in Italia nel 2017 a perimetro sia costante sia variabile e quali sono le attese per il 2018? Fare una valutazione a perimetro o per mq, per noi rimane poco attendibile in quanto i nostri spazi variano in metratura a seconda delle esigenze e della localizzazione geografica. Possiamo attenerci su circa 6.500 euro/mq. In alcuni punti vendita questo dato viene surclassato da-

Tab. 3

La struttura distributiva: analisi per canale (% sui consumi complessivi in valore) 2,4% 28,1%

4,1% 3,0%

20,7% 34,6%

Fonte: SMI su dati Sita Ricerca

totale dettaglio GDO

48

outlet/negozio stokkista altri canali catene/franchising ambulante sito internet/on-line shop

retail&food - aprile 2018

arrivando sino ai senior. In particolare, offrendo collezioni sport, underground denim e classiche con le varie linee Core, Premium, Original e Denim con Jeans intelligences, attualmente jack&jones riesce a coprire tutti i target di età in maniera omogenea. Infine, quali sono le vostre strategie in ambito e-commerce e come integrate off e online? In ambito e-commerce siamo in forte sviluppo e ci stiamo allineando a quello che è il trend internazionale integrando sempre più i nostri store alla parte online. Stiamo per offrire un modello omnichannel anche in Italia, nei prossimi mesi. A tal proposito stiamo completando gli ultimi test e aggiornamenti per offrire al nostro cliente, che già acquista online, un processo sempre più integrato. Partiremo a breve con il click&collect: avendo la possibilità di ritirare in store i propri acquisti, il cliente potrà venire a contatto con il mondo jack&jones e vivere un’esperienza unica.

L’uomo

UOMO

7,0%

gli ottimi risultati che riusciamo a ottenere grazie anche al nostro personale di vendita e a una cura maniacale all’assistenza di vendita. Su quali valori si posiziona il vostro scontrino medio? Circa 60 euro. Quali sono in termini di metrature le caratteristiche del vostro format di punto di vendita? I nostri spazi variano dai 120 ai 250 metri quadri. In quali canali di vendita sviluppate? Canali di vendita retail diretti, centri commerciali che reputiamo un canale strategico e sempre più importante seguendo i trend internazionali dei grandi mall che presto avremo anche in Italia. Grande attenzione è data anche ai centri urbani, nelle città più rilevanti e simbolo del territorio nazionale. Quali sono le caratteristiche del vostro target di consumatori? Il consumatore tipo varia dai 18 ai 35 anni, ma sottolineiamo che grazie alla profondità di collezione e all’alta qualità soprattutto in termini di denim, riusciamo a coprire trasversalmente vari target di età,

La moda maschile italiana, in un’accezione che comprende il vestiario e la maglieria esterna, la camiceria, le cravatte e l’abbigliamento in pelle, secondo le stime elaborate da SMI sulla base delle indicazioni provenienti dalle indagini campionarie interne nonché sulla base dell’andamento congiunturale del quadro macroeconomico di riferimento, dovrebbe archiviare il 2017 in crescita. Il fatturato, infatti, sperimenterebbe una dinamica pari al +2,1%, portandosi a quasi 9,2 miliardi di euro. La moda maschile concorre così al 17% del turnover complessivamente generato dalla filiera Tessile-Moda nazionale e al 27,3% della sola parte abbigliamento. Sul risultato settoriale contribuiscono in via principale le vendite oltreconfine, in grado di incidere per quasi il 65% sul fatturato totale del comparto. Con riferimento ai singoli micro-comparti, nel 2017 sono attesi sperimentare un’evoluzione positiva sia la confezione sia la maglieria. Di contro, tutti gli altri

sono stimati in flessione, pur su ritmi diversificati. Focalizzando l’analisi sulle dinamiche che hanno caratterizzato il consumo sul mercato nazionale, si ricorda che per il Tessile-Abbigliamento nel suo complesso la stagione Autunno/Inverno 2016-17 è stata caratterizzata da un trend negativo a valore pari al -1,8%, pur segnando una stabilità dei volumi venduti (+0,1%) secondo quanto rilevato da Sita Ricerca per conto di SMI. Tutti i segmenti considerati sono rimasti in territorio negativo. In particolare, le cravatte, che pesano


Di quanti punti vendita si compone la rete di negozi Amelie in Italia, quante sono state le nuove aperture nel 2017 e quali gli obiettivi di opening nel 2018? Amelie è un progetto che nasce 4 anni fa e la sede si trova a Sarzana (SP). Nel 2016 è arrivato all’apertura dei primi 7 punti vendita, nel 2017 ha toccato quota 27 e ora ne conta 33. Per quest’anno l’obiettivo è avvicinarsi a 50. Non abbiamo alcun motivo di accelerare, stiamo semplicemente cogliendo le opportunità che ci si presentano e che riteniamo valide per garantire la vita del singolo punto vendita e l’immagine complessiva dei negozi che andiamo ad aprire, per quanto riguarda sia quelli diretti sia quelli in franchising. Uno sviluppo tuttavia molto veloce. Sì, perché da una parte la collezione migliora costantemente - noi produciamo 52 settimane l’anno sempre su disegno e solo in Italia per cui riusciamo a intercettare prontamente le logiche di mercato – dall’altra i negozi funzionano bene per cui complessivamen-

te riteniamo opportuno continuare con lo sviluppo. Sviluppo che inizialmente è stato a macchia d’olio e che ora segue logiche di zona. L’obiettivo è creare la notorietà del brand in un territorio alla volta, quindi abbiamo iniziato per esempio con un opening a Monza, poi a Tradate che è appena stato riaperto nella nuova veste di 180 mq, a Varese, Busto Arsizio, Milano, ora a Legnano ed entro giugno a Saronno. Nel Lazio, dove c’è parte della nostra struttura, abbiamo aperto a Latina, Ostia, Civitavecchia, Genzano di Roma, Avezzano, Terni ed adesso avviamo due negozi a Roma con un terzo al vaglio. Inoltre cito l’operazione di Palermo, dove abbiamo realizzato uno shop con un imprenditore che nei prossimi giorni avvierà un secondo negozio in città. Ci sono formati e/o canali distributivi su cui investite maggiormente? Prediligiamo le vie del centro storico qualificate, a Milano per esempio abbiamo aperto in Piazzale Baracca tra Vergelio e Grom, vicino a Corso Vercelli. Cerchiamo quindi di avere le migliori location sul mercato in città dove coincidano il bacino di utenza adatto e l’imprenditore capace. Per i centri commerciali prevedo un paio di aperture nel 2018, ma guardiamo solo a quelli Tab. 4

BAMBINO

La struttura distributiva: analisi per canale (% sui consumi complessivi in valore) 3,9% 1,3% 1,10% 3,0%

12,5%

29,5% 48,7%

totale dettaglio GDO Fonte: SMI su dati Sita Ricerca

Marco Martegani, amministratore unico di S.C.M. Retail - Partner at Amelie Milano

outlet/negozio stokkista altri canali catene/franchising ambulante sito internet/on-line shop

“AAA” perché, pur specificando che il nostro punto prezzo è intermedio, abbiamo un target di clientela over 35 interessato soprattutto a brand di posizionamento medio alto. Quali sono le caratteristiche del vostro format di punto vendita? Inizialmente era piccolo, grazie al fatto che abbiamo una collezione sviluppata in taglia unica e quindi riusciamo a lavorare anche nei 50 mq di vendita. Ma stiamo aumentando la dimensione del format, portandolo laddove possibile oltre i 100 mq, perché la nostra collezione, nonostante sia in taglia unica, è davvero molto ampia. Inoltre sopra i 100 mq riusciamo a esprimere al meglio la shopping experience con una zona camerini ampia, la poltrona/divanetto, l’angolo con la macchina del caffè, ecc: tutto ciò che crea l’atmosfera di una casa Amelie e che rappresenta il nostro stile e quello che siamo. Infine quanto incide il franchising? Circa il 50% della rete e potrebbe crescere ulteriormente. Ma parallelamente vogliamo continuare ad aprire negozi direzionali e siamo alla ricerca di 2 o 3 location più significative in cui riuscire a rappresentare al meglio il progetto Amelie.

l’1,4% del sell-out italiano di moda maschile, registrano una flessione pari all’1,6%, mentre la camiceria, reduce da due stagioni non sfavorevoli, cede il 2 per cento. La confezione, che copre oltre il 55% del sellout settoriale, arretra del 2,6% e la maglieria esterna, a quota 26,3% del mercato, sperimenta una contrazione peggiore (-3,3%). Ma ancora una volta le dinamiche più gravose interessano la confezione in pelle (-11,3%). Relativamente alla distribuzione (tabella 3) non mancano indicazioni significative e ulteriori conferme circa l’evoluzione dello stile di consumo in Italia. Nell’A/I 2016-17 vengono registrate dinamiche di crescita con riferimento al canale digitale che, rispetto alla precedente stagione, mostra un aumento del 52,9% raggiungendo uno share del 7 per cento. Catene e grandi magazzini risultano, invece, interessati da contrazioni del sell-out di moda maschile intermediato, pur su tassi migliori della media di comparto: le prime cedono il 2,2%, i secondi l’1,6 per cento. Nonostante ciò, le catene coprono il 34,6% del mercato, i grandi magazzini il 10,3 per cento. Perdite significative caratterizzano ancora il dettaglio tradizionale, che archivia un -7,7% portandosi a un’incidenza del 28,1 per cento.

Il bambino Secondo le stime preliminari, nel 2017 la moda junior (accezione che comprende l’abbigliamento in maglia e tessuto per ragazzi/e di età tra 0-14 anni, intimo e accessori inclusi) assisterebbe a una prosecuzione del trend positivo del giro d’affari. Anche se su ritmi affievoliti rispetto a quelli del 2016, il turnover settoria-

retail&food - aprile 2018

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r&f Analisi di mercato Massimo Pozzi, direttore sviluppo di Kiabi Italia Di quanti punti vendita si compone la rete di negozi Kiabi in Italia e quante sono state le nuove aperture nel 2017? Con la prima apertura nel 2018, a Udine presso il centro commerciale Città Fiera, i punti vendita sono diventati 33, mentre lo scorso anno ne abbiamo aperti 4 presso gli shopping centre Esp a Ravenna, Mondo Juve a Torino, Città delle Stelle ad Ascoli Piceno e a Lastra Signa nell’area di Firenze. In particolare quello di Città Fiera si inserisce nella parte nuova del centro commerciale? Confermo. Città Fiera è il principale shopping center della zona e sta per inaugurare la nuova ala dove siamo presenti con uno store di 1.500 mq di vendita dal quale ci aspettiamo grandi risultati. Con quella operazione avete apportato ulteriori implementazioni al vostro format di punto vendita?

C’è stata un’ulteriore evoluzione, come è nella nostra caratteristica di mantenere uno sviluppo costante modulato in funzione dei risultati delle aperture precedenti ed eventualmente delle richieste che ci provengono dal mercato. Per questo motivo c’è ormai una pressoché totale integrazione tra offline e online: per noi l’omnicanalità è un qualcosa di reale e vissuto quotidianamente. Sottolineo che mentre Kiabi in Italia è attiva da 20 anni e ne festeggia 40 in Francia, da ben 10 anni il sito internet è in funzione nella Penisola. Quindi vantiamo un’esperienza importante e l’obiettivo è di incrementare la nostra immagine di marca parallelamente nei punti vendita e sul web. Inoltre, all’interno del negozio ci sono totem che offrono la possibilità di visitare lo store online e tutti i reparti sono predisposti per andare incontro alle varie esigenze di servizio. Servizio che viene garantito con un alto livello di formazione del personale. Aggiungo che questo negozio dispone di un’entrata molta ampia, per cui sul lato destro il cliente può facilmente accedere al mondo della donna, che è la parte più emozionale della nostra vendita, e sul lato sinistro a quello del bambino: in un contesto caratte-

rizzato da un’importante densità competitiva siamo soddisfatti per essere riusciti a far convivere perfettamente i nostri due punti di forza. Quali sono stati i dati di vendita in Italia nel 2017 a perimetro sia costante sia variabile? Continuiamo a crescere anche a perimetro costante, non solo in virtù delle aperture, per cui siamo in totale controtendenza rispetto al mercato del tessile-abbigliamento che è in regressione. Questo conferma che i clienti ci riconoscono la bontà del lavoro svolto e i miglioramenti che cerchiamo di apportare continuativamente in termini sia di collezioni sia di punti vendita sia di servizio. Quali sono gli obiettivi di crescita delle rete di negozi per il 2018? Dopo Udine prevediamo di aprire ulteriori 2/3 punti vendita entro l’anno: parliamo di Napoli e forse i primi in Sicilia con i quali stiamo avviando il canale dell’affiliazione che ci consentirà di rendere più veloce il nostro sviluppo. Quando, infine, il primo negozio in centro città? Spero di poterne riparlare presto, ma pensiamo tra la fine dell’anno e l’inizio del 2019.

le dovrebbe registrare un moderato aumento, pari al +1,9%, portandosi al di sopra dei 2,8 miliardi di euro. Guardando alle performance oltreconfine, si stima una crescita media annua delle vendite del 3,1 per cento. L’export, pertanto, dovrebbe, concorrere al 37,9% del turnover settoriale, guadagnando quasi un punto percentuale rispetto al 2016. In base alle previsioni, i consumi nazionali (in tale accezione comprensivi dei consumi delle famiglie, dei consumi extra-familiari e delle scorte) dovrebbero archiviare il 2017 confermando sostanzialmente i livelli del 2016. La flessione su base annua è stimata allo 0,1 per cento. Analizzando il pa-

norama distributivo (tabella 4), l’abbigliamento Junior vede confermata la leadership delle catene, forti di una quota pari al 48,7% del mercato. Nel periodo monitorato, tuttavia, il sell-out intermediato risulta in calo del 4,6%; tale dato media l’arretramento del segmento “bambina” e la crescita del segmento “bambino”, rispettivamente al -12,5% e al +6,2 per cento. Il “neonato” archivia, invece, un decremento dell’1,5 per cento. La GDO, grazie a un’impennata del 9,4%, raggiunge un’incidenza del 29,5% e, specularmente a quanto rilevato per le catene, assiste a un aumento a doppia cifra del segmento “bambina” (+19,6%), e, viceversa,

a una frenata del segmento “bambino” (-0,4%); mentre il “neonato” presenta una variazione del +1,9 per cento. Il dettaglio indipendente, la cui quota è scesa al 12,5% del sell-out di comparto, vede una perdita del 7,8 per cento. Best performer si rivela il canale digitale, in crescita del +31,9%: l’aumento risulta generalizzato a tutti e tre i segmenti prodotto (con “bambina” e “neonato” in crescita di oltre il 35%, il “bambino” del +25%). La quota di mercato è tuttavia confinata al 3,9%, due punti percentuali in meno rispetto alla media nazionale del Tessile-Moda. A.P.

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retail&food - aprile 2018


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Il flagship Woolrich a Milano

E

vocare l’autenticità dei valori di uno dei più antichi brand al mondo è un’impresa straordinaria, richiede grande rispetto, sensibilità e accortezza nel rendere omaggio alle origini di un’idea che si è imposta ovunque con semplicità e personalità distintive. L’uomo che dal 1930 in Pennsylvania girava per miniere e campi a vendere i suoi filati e abbigliamento da lavoro, creò dal nulla, attorno a una sorgente d’acqua, un intero villaggio per i suoi lavoratori organizzato e funzionale, costruito su misura e comodo come i vestiti che realizzava. Infine quel suo nuovo paese prese il nome di Woolrich, fondendo per sempre così quel prezioso materiale al suo nome e alla sua arte. Il mondo della lana di John Rich. Aveva creato valore umano, il calore che avvolgeva quel paese era fatto di socialità, onesto lavoro e sane abitudini intessute ai telai, a contatto con una natura gelida ai confini col vento, le foreste e i laghi del grande nord. John Rich ha scaldato i cuori del mondo che lui stesso aveva creato e ha portato questo suo messaggio ovunque ci fosse bisogno di tenere al caldo qualcuno, un soldato, un esploratore, un cacciatore, un uomo. Lo spazio Woolrich del primo flagship store a Milano (in corso Venezia 3) racchiude ed espande quel luogo, come un piccolo villaggio in cui ci si sente subito accolti e ospitati con cura. L’interpretazione di Masamichi Katayaka dello Studio Wonderwall penso che nasca da questa consapevole scelta: trasferire il calore che il brand 52

retail&food - aprile 2018

esprime attraverso quella grande arte astrattiva giapponese abile a restituire atmosfere sobrie ed epurate da stilemi, per raccontare una storia di semplici accostamenti materici, di ambienti e di arredi costruiti a maglie ortogonali in accordo con le trame filate dei plaid, del tartan come autentico avatar del brand. Si respira quel villaggio, pulsante di vitalità, ordine ed efficienza, tutto appare nitido e fresco, creato con sapienza artigiana, col lavoro buono e sincero dell’uomo. Ogni stanza è una casa di quel villaggio, racconta il legno ruvido e naturale dei boschi a soffitto, il legno levigato e bianco come neve a pavimento, e quella vera neve, chiusa in una stanza “Extreme Weather Experience Room”, che sembra un angolo d’inverno portato da lontano per provare i capi e lasciarli esprimere nel loro habitat ideale. Persino l’immaginario della foresta ai margini del villaggio prende vita attraverso lo spazio dedicato alla verde arte di Green Fingers, un giardino illuminato dalla luce naturale creato da Satoshi Kamawoto. Si avverte in tutto questo scenario il richiamo della foresta di Jack London, il focolare acceso nella baita e il clima di quei luoghi dove tutto ebbe origine. La tessitura degli arredi contrappone, sempre in contrasto termico, elementi e materiali freddi in connubio col legno. Metallo, pietra e cristallo: la miniera, la montagna, l’acqua, diventano citazioni tattili in quell’ambiente in cui il fascino morbido della lana trova un contesto ideale in cui presentarsi e offrirsi abbracciando gli ospiti con discrezione e stile.

Si avverte il piacere di carezzarla, conoscerla, indossarla e renderla viva. L’esperienza è compiuta e gratificante, lo spazio si racconta per gradi, dall’ingresso al museo, al salotto, alla sartoria, la storia di John Rich e della sua preziosa arte è pienamente narrata, come in una fiaba, e viverla è un fattore unicamente umano, personale e olistico, che supera l’asetticità dell’acquisto digitale per attingere ai valori essenziali di un brand che si fa luogo iconico, toccandoli con mano e portandoli con sé come una giacca comoda e calda. Ma interpretare e raccontare la storia che si è voluta narrare in uno spazio di 700 mq non è facile e lo abbiamo subito notato. Il direttore del negozio è abile, simpatico, empatico e sa entusiasmare con proprietà di linguaggio, i suoi sorrisi aperti e la sua conoscenza di ogni minimo dettaglio che va dai capi, allo spazio ai valori del brand, ma purtroppo è il solo a saperlo fare. Gli altri venditori, che abbiamo interrogato per capire quanto conoscessero la storia del brand e quanto potessero raccontare del loro reparto, li abbiamo trovati piuttosto impreparati, nell’esprimersi con quella modestia mista a timidezza inadatte a narrare gli sforzi dei progettisti che hanno creato aree espositive veramente interessanti. Diciamo spesso che ogni brand tramite lo spazio fisico, il suo modello di servizio, gli arredi, l’illuminazione, la materia, le immagini e l’atmosfera deve creare quella brand experience che riporta alla luce i valori e l’anima del brand e che poi si tramuta in “ricordo”. Solo allora lo spazio diventa “luogo” da raccontare agli amici in quel passaparola sussurrato che lo trasforma in un contesto speciale che incuriosisce la visita. Sappiamo come sia essenziale per tutti i brand la scelta e la formazione delle persone, ma nello spazio fisico, il vero protagonista resta l’essere umano con i suoi sentimenti, la sua anima e il suo cuore che sono i veri ambasciatori del brand. Ci aspetteremmo quindi di trovare ambasciatori preparati, sensibili, gentili, sinceri e capaci anche di sorridere. Marco Michele Rossi e Alberto Pasquini Retail Design Italy



r&f Le mappe del retail

Intimo, le dimensioni e la copertura contano I

l campione legato al mondo dell’abbigliamento intimo analizzato da UrbiStat comprende 7 insegne a diffusione regionale o nazionale con almeno 40 punti vendita monomarca aperti al 28/02/2018. Il campione è composto da 2.569 punti vendita per un totale di 278.725 mq di Gla e un potenziale fatturato aggregato di 1,654 miliardi di euro IVA esclusa. La densità media del campione in Italia è pari a 4,6 mq ogni mille abitanti, mentre il fatturato potenziale rappresenta una quota di mercato pari al 23,6% dei consumi stimati per questo settore merceologico. Le regioni con la maggiore copertura sono Liguria, Veneto e Marche, dove si registrano densità superiori a 6 mq ogni mille abitanti e quote di mercato uguali o superiori al 30% circa dei consumi. Sono cinque invece le regioni a minore copertura: in Basilicata, Campania, Puglia, Calabria e Sicilia si registrano densità uguali o inferiori a 4 mq ogni mille abitanti e quote di mercato uguali o inferiori al 20% dei consumi. Emerge chiaramente come le regioni e le provincie meno coperte siano localizzate quasi esclusivamente al sud Italia, in cui i consumi pro capite in abbigliamento intimo sono inferiori, seppur di poco, alla media nazionale (109/110 euro contro 116 annui). Al contempo però va rimarcato come non sussista una correlazione direttamente proporzionale tra i consumi medi pro capite e la densità (r² = 0,22). La riprova sta nel fatto che sono ben 21 le provincie, tutte al centro nord, in cui le principali insegne del settore non offrono una copertura almeno in linea con il livello nazionale (4,6 mq di densità; 23,6% di quota di mercato) pur avendo consumi pro capite uguali o superiori alla media nazionale (vedi tabella 2). Queste provincie potrebbero essere presidiate da catene o operatori locali di abbigliamento intimo con meno di 40 punti vendita e forti localmente, oppure potrebbero essere effettivamente zone scoperte e offrire interessanti opportunità di sviluppo. La dimensione media del punto vendita e la copertura del brand sul territorio nazionale sono due dei fattori principali che discriminano la pro54

retail&food - aprile 2018

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Tabella 1 INSEGNA INTIMISSIMI CALZEDONIA YAMAMAY GOLDENPOINT TEZENIS LOVABLE OYSHO TOTALE

P.V. 591 584 472 422 325 131 44 2.569

Tabella 2 PROVINCIA Vercelli Reggio nell'Emilia Piacenza Prato Lecco Mantova Belluno Parma Biella Cuneo Bologna Asti Modena Pavia Bergamo Brescia Ravenna Arezzo Siena Novara Como ITALIA

TOT. P.V.

DENSITÀ

CONSUMI P/C

Q.M.

3 10 8 7 10 11 7 15 5 20 36 8 24 20 40 53 14 12 12 16 25 2.569

1,37 2,25 3,45 2,99 2,95 3,08 3,80 3,55 3,38 3,16 4,06 3,77 3,75 4,37 4,17 4,59 4,21 3,86 4,52 4,15 4,44 4,60

€ 119 € 120 € 121 € 117 € 120 € 119 € 121 € 122 € 119 € 118 € 123 € 118 € 120 € 122 € 119 € 120 € 121 € 117 € 118 € 119 € 120 € 116

9,7% 9,9% 14,9% 15,3% 15,4% 15,6% 16,7% 17,9% 18,6% 18,8% 18,9% 20,1% 20,5% 20,5% 21,1% 21,4% 22,1% 22,6% 22,8% 22,9% 23,3% 23,6%

duttività (fatturato per mq). Le insegne presenti nel campione hanno mediamente una dimensione di 108 mq per negozio, con un range che varia da un minimo di 68 mq a un massimo di 227 mq, per un fatturato medio di 5.933 euro per mq IVA

esclusa, con un range che varia da un minimo di 3.361 euro per mq a un massimo di 9.289. Lucio Orsini

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r&f Focus Pavimenti & rivestimenti Finito il tempo del total white, le soluzioni per pavimentazioni e rivestimenti si aprono alle personalizzazioni: dai materiali alla texture passando per una fase di progettazione che rispetti le tempistiche del cliente e l’ambiente

Naturalezza e unicità con un occhio alla logistica U

na delle maggiori sfide per il retail, quello fisico, è far sì che il cliente entri in negozio. Per riuscire in quella che in molti ormai descrivono come un’impresa non basta solo integrare ecommerce e assistenza in store. Ci vuole qualcosa di più: un format dal layout accogliente. Magari ecosostenibile. Un luogo in cui la naturalità dei materiali si fonde con una customer experience fluida ma allo stesso tempo unica nel suo genere. Per questo, pavimenti e rivestimenti non sono più delle semplici coperture ma diventano parte integrante di un progetto che mette la logistica e l’adattabilità al servizio del cliente (sia retailer che consumatore).

Matteo Gabbi, architetto e key account manager Glamora Srl Quali sono i materiali del 2018 in termini di pavimentazione e rivestimenti? Il trend del 2018 è la decorazione personalizzabile:

Il progetto dal quale vi aspettate i tempi del total white sono finiti. Per i di più? pavimenti vedo una ripresa dei mateSicuramente nella prima parte dell’anno riali ceramici, con il legno comunque la farà da padrone l’inaugurazione del sempre ben presente. Mentre per le nostro showroom a Milano, nel cuore pareti, i wallpaper personalizzati non del Brera Design District, che avverrà in sono più una novità bensì una certezoccasione della Design Week. Ci aspetza destinata ad accrescere la propria tiamo che questa presenza nella capitafetta di mercato. le europea del design, sede di moltissiCome si struttura il vostro servizio? mi studi di progettazione specializzati Si basa essenzialmente sul rapporto nel food e nel retail possa darci una viumano: parliamo prima di tutto con sibilità che potrà fare la differenza. il cliente per conoscere le sue aspetMatteo Gabbi Quanto pesa la voce logistica tative e reinterpretarle graficamente nel vostro lavoro? E quali strategie per offrirgli ogni volta un progetto esclusivo. La nostra forza sta in una rete di vendita mettete in campo per migliorarla? giovane, dinamica e in figure interne all’azienda La logistica ha un ruolo fondamentale. Sappiamo preparate e flessibili. In più c’è un architetto in- che in una realizzazione di attività retail le tempiterno che coordina il design department da un stiche sono essenziali e le carte da parati sono tra lato e le esigenze dei progettisti dall’altro, fino le ultime cose che vengono installate. Per questo ad arrivare al rilievo in cantiere e all’assistenza in siamo strutturati in maniera tale da poter fornire in tempi molto rapidi qualsiasi richiesta, grazie all’apfase di installazione.

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r&f Focus Pavimenti & rivestimenti una posa in opera più rapida. Nello specifico, GammaStone Brick Air permette l’installazione a secco di mattoncini in klinker o gres porcellanato. Il pannello viene fornito già fugato con malta cementizia pronto per l’installazione. GammaStone Natural Air, invece, dona agli edifici una bellezza che sfida i secoli: l’ampia collezione di marmi, graniti, travertini e pietre e le svariate lavorazioni permettono di soddisfare ogni esigenza di architettura. Infine, GammaStone Gfrc Plus Air è costituita da una lastra ultrasottile in

porto di tutte le persone che lavorano al progetto: dal commerciale ai grafici, dalla produzione al magazzino. Quali sono le richieste più comuni da parte dei retailer e come cambiano in base all’estensione del progetto? Gli aneddoti si sprecherebbero, dato che lavoriamo su progetto e non a stock, per cui ogni progetto è diverso operando molto sull’on demand, le richieste sono davvero le più diverse. Per sintetizzare posso dire che quelle più comuni riguardano la proposta grafica di immagini che siano eleganti e sobrie ma allo stesso tempo anche caratterizzanti l’identità del locale. Sfida non semplice. Da qualche anno, il tema dell’ecosostenibilità è al centro di ogni progetto. In che modo le vostre soluzioni vanno incontro a questa esigenza? La nostra tecnologia di stampa digitale è quella con il migliore rapporto qualità/sostenibilità. I supporti sono privi di formaldeide, Cov e altre sostanze nocive per l’uomo e per l’ambiente. Non dimentichiamo, inoltre, il nostro supporto GlamAcoustic: trattandosi di un materiale fonoassorbente è atto proprio a migliorare il comfort acustico degli ambienti nei quali viene installato, e di conseguenza la qualità della vita delle persone che vivono quell’ambiente.

Adalberto Adorni, responsabile commerciale GammaStone Quali saranno i trend nel settore retail in fatto di rivestimenti? Brick, natural, Gfrc: questi sono i prodotti maggiormente richiesti e sui quali elaboriamo le nostre offerte. In modo particolare c’è un richiamo alla tradizione ma con una produzione industrializzata e

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malta cementizia ad alte prestazioni rinforzata con fibre metalliche amorfe. Il pannello offre prestazioni autopulenti e foto catalitiche. Su quali format preferite lavorare e come sviluppate il progetto? Sicuramente la nostra preferenza tende a soluzioni architettoniche ricercate e ubicate in luoghi di passaggio e ad alto flusso di visitatori, come gli aeroporti o gli shopping center. La progettazione del rivestimento di un nuovo edificio, infatti, riAdalberto Adorni

chiede criteri di programmazione industriale che vanno esaminati e definiti prima di dare inizio alla realizzazione dell’opera, evitando modifiche sostanziali durante le varie fasi. Per questo GammaStone ha un proprio ufficio dedicato composto da un team di architetti e ingegneri che sviluppano i progetti in tutti i dettagli: valutazione di fattibilità, individuazione dei materiali che compongono il paramento murario da rivestire, realizzazione degli elaborati grafici esecutivi, ecc. Da quale progetto vi aspettate di più? Senza dubbio il nuovo Stadio Roma, situato nella nostra città e con un quantitativo elevatissimo di elementi monolitici da realizzare. Il punto di forza del progetto è l’utilizzo della pietra (Travertino) applicata su colonne monolitiche inclinate e travi di coronamento. Lo stesso progetto ci ha consentito di collaborare con i più grandi studi di progettazione, che hanno apprezzato molto le qualità estetiche e di estrema leggerezza del nostro prodotto. Leggeri sì, ma comunque da trasportare: quali strategie mettete in campo per migliorare la logistica? Collaboriamo con corrieri e trasportatori esperti con i quali abbiamo instaurato un rapporto di fiducia pluriennale. Il nostro ufficio acquisti è alla costante ricerca di nuovi riferimenti da contattare per la stipula di contratti vantaggiosi principalmente a livello di servizi offerti. Restiamo sempre a completa disposizione per organizzare trasporti a livello internazionale e nazionale con la massima tempestività. Quali sono le richieste più comuni da parte dei retailer? Principalmente ci viene richiesta la possibilità di raggiungere elementi di grandi dimensioni, con particolare cura alla definizione dello spigolo dell’edificio tramite elementi monolitici assemblati. Un esempio è l’attuale cantiere in esecuzione di D&G Dubai: GammaStone ha realizzato un rivestimento di colonne in acciaio su 3 o 5 lati, pre-assemblando tutti gli elementi in azienda e lasciando alle maestranze soltanto il compito di posizionarle. Che valore ha per voi il tema dell’ecosostenibilità?


Noi risparmiamo in primis sulle materie prime, come dimostra ad esempio la pietra naturale da sempre utilizzata nel suo spessore pari a 3cm e ormai sostituita con uno spessore ultrasottile di 0,5cm. Gli impianti produttivi del brevetto GammaStone AIR vengono poi continuamente adeguati alle nuove tecnologie applicabili per risparmio energetico, riciclo e depurazione delle acque produttive.

Egisto Tosi, direttore marketing Marca Corona Quali sono le novità del 2018 nel mondo retail? Si riconferma come tendenza il tema tropical con i suoi metallizzati caldi, velluti di lusso e colori notturni per un look sofisticato ed esotico. In contrapposizione ritorna, invece, la voglia di naturalezza, di vita in campagna, legni caldi e colori tenui. Ritorna il folk, per un tocco raffinato e multiculturale. Continua la tendenza del glamour leggero con velluti morbidi, metalli scintillanti e abbellimenti di perline per un look romantico. Torna il blu, strisce acquerellate e effetti tie-dye per un’atmosfera moderna e costiera. Le collezioni in studio rispondo a questi trend attraverso la riproduzione di materiali naturali quali legno, marmo, pietra, fino ad arrivare a progetti ceramici che riscoprono il mondo della maiolica bianca e blu. Dove trovano posto tutte queste soluzioni? Il format retail che meglio si sposa con Marca Co-

rona è sicuramente quello delle boutique, degli alberghi e in generale di tutti quei luoghi dove l’attenzione al particolare, la ricerca e lo studio sono al centro della progettazione. È molto importante per Marca Corona affiancare il cliente durante tutto il processo di acquisto, dalla scelta della collezione, alla vendita, fino al servizio di post vendita. La nostra azienda, inoltre, è in grado di individuare e mettere in opera le migliori soluzioni per tutti i sistemi di pavimento e rivestimento attraverso il reparto engineering. Egisto Tosi Il progetto dal quale vi aspettate di più? L’offerta di quest’anno nel suo complesso rappresenta il progetto nel quale crediamo di più. Collezioni di pavimento e rivestimento, per interni ed esterni, in grado di dialogare tra loro grazie a gamme colore sapientemente studiate per permettere accostamenti diversi di materiali ed ottenere effetti finali sempre nuovi. In un panorama dove il prodotto ha raggiun-

to livelli altissimi in fatto di resa estetica, crediamo che la forza della proposta risieda nel proporre soluzioni coordinate. Come gestite la parte logistica? Il servizio logistico è fondamentale per il nostro lavoro e per garantire la massima soddisfazione di chi si rivolge alla nostra struttura. Il nostro impegno è quello di garantire efficienza e fluidità ai flussi logistici e garantire costantemente la disponibilità dei materiali nei tempi, nei modi e nelle quantità giuste. Tecnologia, coordinamento tra gli attori coinvolti e controllo dei processi rappresentano la ricetta per raggiungere i migliori risultati. Quali sono le richieste più comuni da parte dei retailer?

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r&f Focus Pavimenti & rivestimenti Le richieste sono molteplici e diverse tra di loro: dal prodotto realizzato ad hoc, al colore dello stucco da utilizzare per le fughe, fino ai prodotti per la posa in ambienti interni oppure esterni al fine di rispettare le specifiche tecniche fissate. La richiesta più comune, però, è quella di poter avere al proprio fianco un partner professionale e affidabile, capace di supportarli e presente durante tutte le fasi di progetto. Questo per consentire loro di gestire i flussi in modo facile e poter convergere sugli obiettivi con la massima tempestività, fluidità ed efficienza. L’interattività è un’esigenza sempre più forte: come si può fondere con l’ambiente? È possibile usufruire del supporto tecnico dell’engineering per customizzare i prodotti e renderli adatti ad ospitare alcune tipologie di dispositivi e sensori, funzionali ad una migliore esperienza delle persone all’interno del punto vendita. Il nostro prodotto, grazie alle sue caratteristiDiesel al mondo che hanno che è un elemento adatto a creare sistemi preferito il legno per gli indi pavimenti e rivestimenti all’interno dei terni anche se ogni negozio quali alloggiare ed integrare soluzioni tecè unico nello stile e quindi nologiche. anche nella scelta dei mateIn che modo le vostre soluzioni vanno riali. Il nostro sogno è quello di incontro a richieste green? confrontarci con la realizzazione Da sempre Marca Corona si impegna in modo con- Luca De Marco di un aeroporto, per testare deficreto e tangibile per migliorare la sostenibilità dei nitivamente la grande resistenza sui processi produttivi puntando sull’innovazione dei nostri pavimenti. tecnologica, il risparmio energetico e il riciclo. La Il progetto del 2018 su cui riponete le maggiori Green Mission di Marca Corona si traduce in azio- aspettative? ni concrete come il riutilizzo del 100% degli scar- Ci aspettiamo di veder aumentare ulteriormente la ti industriali crudi, degli scarti cotti e delle acque richiesta di spazi salubri, che si distinguano sempre di recupero, l’adozione di un sistema di cogenera- più per una buona qualità dell’aria indoor. Anche zione per recuperare l’energia termica in nuovi ci- per questo motivo e perché l’Italia non ha ancora un cli produttivi e nel riscaldamento degli ambienti, sistema di certificazioni organico e completo, oltre l’impiego esclusivo di imballi riciclabili. due anni fa abbiamo deciso di sottoporci volontariamente a un’approfondita analisi dei nostri materiali, delle lavorazioni e anche della nostra sede aziendale. Luca De Marco, export manager A occuparsene è stato il maggiore istituto di ricerca Fiemme 3000 italiano nel settore foresta legno: il CNR-Ivalsa, che a fine 2017 ha reso noti i risultati della ricerca chiamaQual è il trend dominante nel settore retail? Il trend degli ultimi anni è quello di una generale ta Alfa-pinene. Ben oltre le aspettative, i nostri legni valorizzazione della naturalità dei materiali utiliz- non solo sono risultati totalmente privi di sostanze zati: la perfezione artificiale e artefatta non è più nocive ma anche capaci di emettere Voc (Volatile Orpercepita come un valore. Per questo, molti mate- ganic Compounds) dagli effetti benefici. riali e lavorazioni arrivano persino a imitare le im- Quanto pesa la voce logistica nel vostro lavoro? perfezioni caratteristiche dei materiali naturali, il le- E quali strategie mettete in campo gno in testa a tutti. L’imitazione, per quanto elabo- per migliorarla? rata, oggi accontenta sempre meno le esigenze di La logistica è un aspetto fondamentale del nostro una clientela che preferisce materiali autentici, di lavoro: trasportare nel mondo merce delicata e di cui desidera poter percepire la matericità e il calo- valore, soprattutto in un settore “poco attento” core. Ecco perché il legno oggi è più attuale che mai. me quello dell’edilizia, può causare danneggiamenti E su quali format un elemento come il legno fun- o incidenti poco piacevoli. Inoltre, garantire un servizio eccellente anche dal punto di vista dell’orgaziona maggiormente? Considerando il nostro prodotto – pavimenti, rivesti- nizzazione e delle tempistiche della consegna è un menti e arredamenti in legno 100% naturale e bio- indubbio valore aggiunto per tutta la filiera. In Itacompatibile – ci siamo concentrati principalmente lia siamo organizzati direttamente con dei partner su varie tipologie di shopping center. Abbiamo ad esclusivi Fiemme 3000 sui vari territori. All’estero la esempio lavorato a tutti gli showroom del marchio situazione è diversa e inevitabilmente dobbiamo ap-

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poggiarci a corrieri internazionali non senza qualche difficoltà, ma cercando di monitorare ogni operazione con il massimo scrupolo. Quali sono le richieste più comuni e quelle più particolari da parte dei retailer? Quando si parla di pavimenti in legno, la richiesta più diffusa è indubbiamente la resistenza del materiale all’usura. Una qualità che, dopo 25 anni di studi, sperimentazioni e ricerche, Fiemme 3000 è assolutamente in grado di garantire. Oltre a questo, e soprattutto se si affrontano progetti ampi e articolati, è la capacità di personalizzazione di un prodotto a fare la differenza. È quello che è accaduto ad esempio con Diesel che ha scelto due tonalità custom sia per l’Headquarters di Breganze sia per gli shop nel mondo. Da qualche anno, il tema dell’ecosostenibilità è al centro di ogni progetto. In che modo le vostre soluzioni vanno incontro a questa esigenza? Sostenibilità ha in realtà un significato molto semplice: vuol dire che se la natura offre un certo tipo di risorse per la realizzazione di qualsiasi prodotto, l’uomo non dovrebbe consumarne di più. Un concetto vicinissimo a quello di rigenerazione. Parlando in questi termini, il legno è il materiale che ha un ciclo di rigenerazione tra i più brevi e monitorabili: si tratta di 50 o 200 anni per ogni albero, a seconda della specie. Una buona gestione, unitamente a una appropriata legislazione internazionale, è il solo modo per migliorare e per mantenere sano e vitale questo prezioso patrimonio naturale. E per rendere una produzione in legno sostenibile, Fiemme 3000 utilizza solo legni certificati Pefc (Pan European Forest Certification) e Fsc (Forest Stewardship Council). Siamo consapevoli che il legno, quando è coltivato con rispetto e attenzione, non solo ricresce, ma necessita anche di poca energia per essere lavorato, ed essendo biodegradabile, può essere reimmesso nel ciclo naturale alla fine del suo utilizzo. N.G.


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Emirates: qualità in volo La cucina della compagnia aerea si concentra su piatti semplici e ingredienti freschi. Notevole la carta dei vini. te Vibiano. Come per tutti i ristoranti ‘seri’, Emirates presta particolare attenzione alle carte dei vini, che vantano etichette di livello assoluto che su ogni itinerario sono accuratamente selezionate. Basta pensare che sono disponibili solo sulle rotte Emirates il Dom Pérignon 2005 Rosé e il Graham’s Colheita Port 1963. Questo perché una strategia a lungo termine ha incluso l’acquisto di circa 3,8 milioni di bottiglie conservate nella cantina Emirates in Borgogna, in gran parte destinate ad essere servite nel prossimo decennio. Quanto alle due bevande più diffuse, la compagnia serve il tè Dilmah in tutte le sue classi da 25 anni: più di 9,6 milioni di bustine vengono utilizzate ogni anno con un’offerta di dieci miscele, tra

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on solo le parole ma anche i numeri sono importanti. Nel caso del più grande ristorante in volo al mondo – quello di Emirates Airline – confermano il kolossal culinario che va in onda per 24 ore al giorno, 365 giorni all’anno sugli aeromobili della compagnia: 100 milioni di pasti all’anno (in First, Business ed Economy) per 55 milioni di passeggeri, 1.200 cuochi con base a Dubai, che propongono 12.450 ricette. Un miliardo di dollari investiti nel 2016 sulla cucina. Sui 590 voli al giorno vengono servite ricette di cucine locali che danno ai clienti un assaggio della destinazione verso la quale sono diretti. La compagnia aerea lavora inoltre a stretto contatto con 25 partner di ca62

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tering in tutto il mondo per fornire la stessa qualità di cibo e rendere disponibile le tipicità di ogni regione verso cui si vola. Esempio classico: i collegamenti per il Giappone offrono cucina Kaiseki in bento box, servita con stoviglie giapponesi, posate e set da tè per garantire un’esperienza ai massimi livelli. In generale, la cucina di Emirates si concentra su piatti semplici e leggeri che esaltano ingredienti freschi e di altissima qualità: non a caso, la compagnia cerca i migliori prodotti attraverso partnership a lungo termine in tutto il mondo, sostenendo così fornitori e artigiani locali. Un caso emblematico è rappresentato dall’extravergine di oliva che da 15 anni arriva dalla produzione sostenibile di Mon-

cui quella esclusiva creata per la First Class denominata Emirates Signature Tea. Quanto al caffè, Illy e Nespresso regnano nelle classi Premium. L’attenzione al passeggero si vede anche nella creazione di menu per bambini, per esigenze mediche e scelte religiose sino ad arrivare a speciali box per quanti digiunano durante il Ramadan. Abbiamo aperto con dei numeri, e con dei numeri chiudiamo, ricordando il consumo di alcuni prodotti a bordo nel 2016: tre milioni di uova, 58 milioni di panini, 70 tonnellate di fragole, 110 di hummus, 27 di broccoli freschi e 165 di filetto di salmone. E non ci sono dubbi che i record saranno battuti. Maurizio Bertera


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Con Satispay oltre il 50% del mobile payment in negozio

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o scorso anno, in Italia, oltre il 50% dei pagamenti in negozio via smartphone è stato eseguito con Satispay per un volume di transato pari a 35 milioni di euro. Una performance rilevante all’interno di un segmento, quello dei pagamenti mobile in store, il cui valore complessivo è cresciuto dai 10 milioni di euro nel 2016 ai 70 milioni nel 2017. «Il dato racconta della capacità di innovazione italiana in un segmento dove si stanno cimentando anche grandi colossi internazionali – ha commentato Alberto Dalmasso, co-founder e ceo di Satispay – Bisogna sottolineare che lo scontrino medio pagato con Satispay è di circa 18 euro, molto inferiore rispetto allo scontrino medio delle soluzioni basate su carta di credito». Il 2018 per Satispay si è aperto poi con importanti accordi che ne garantiranno il trend di crescita: «Abbiamo portato il numero delle banche che credono nella nostra soluzione a oltre 100 istituti, per un totale di tremila sportelli in tutta Italia. E anche il numero di aziende che decidono di aderire al nostro network cresce in modo consistente. Dai 26mila del 2017, quando crescevano a un ritmo giornaliero di circa 70 nuovi esercenti al giorno, oggi siamo già a oltre 30mila con un ritmo di circa 120 nuove attivazioni quotidiane», ha concluso Dalmasso. Tra i brand che stanno attivando il pagamento con Satispay si annovera Motivi che nei suoi 200 punti vendita diretti promuoverà questa soluzione attraverso una mirata operazione di cashback del 10 per cento.

Coop Värmland pianifica con Zenopt e Relex

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ttimizzare i turni di lavoro, ridurre i tempi d’attesa e migliorare il servizio al cliente sono gli obiettivi dell’accordo fra Coop Värmland, Zenopt e l’italiana Relex. La cooperativa di consumo svedese che gestisce circa 60 supermercati e impiega 1.700 persone ha deciso di adottare le soluzioni offerte dalle due aziende specializzate in soluzioni IT. Il software Zenopt aiuterà la cooperativa a pianificare i turni in maniera più vantaggiosa in termini economici e a calibrare meglio i carichi di lavoro basandosi sulle previsioni realizzate dal software Relex. Gli altri vantaggi riguardano l’ottimizzazione del rifornimento degli scaffali e la presenza degli operatori alle casse in base all’afflusso di clienti. «Siamo entusiasti di lavorare con Coop Värmland – ha dichiarato Mika Halme, ceo e co-fondatore di Zenopt – È un’azienda dinamica e lungimirante che comprende le sfide moderne del commercio al dettaglio. Siamo convinti di poter costruire un processo che porti Coop Värmland all’avanguardia nell’ottimizzazione della forza lavoro». «Abbiamo sondato il mercato delle soluzioni per la pianificazione della forza lavoro e concluso che Zenopt è di gran lunga il sistema più avanzato e più adatto alla nostra strategia e alla nostra cultura», ha aggiunto il responsabile IT di Coop Värmland, Thomas Berglund.

Supermercato 24 porta la spesa online al Sud

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ttivo in 22 province distribuite in sette regioni, Supermercato 24 ha esteso il suo network anche nel Sud Italia a partire da Catania. Da marzo, il servizio tutto italiano per fare la spesa ovunque, da pc o da mobile tramite un’app dedicata, con consegna in giornata anche entro un’ora sarà attivo anche nel centro etneo. Supermercato 24, società nata nel 2014 dall’idea dello startupper veronese Enrico Pandian, si basa su un’idea semplice: mettere in contatto chi desidera ricevere la merce sotto casa con dei personal shopper (attualmente se ne contano 700) che fanno fisicamente la spesa al posto loro. Basta registrarsi online – inserendo il proprio Cap – per usufruire del servizio scegliendo tra gli oltre 1.350 supermercati convenzionati delle insegne Esselunga, Coop, Conad, Pam, Carrefour, ecc. La consegna della merce, che avviene entro un’ora dall’ordine e all’interno di un raggio di 25 km, è attiva 7 giorni su 7 al costo minimo di 4,50 euro. Il pagamento avviene sia online con carta di credito, Apple Pay o Paypal, che in contanti alla consegna. Con l’arrivo a Catania, quindi, continua la fase di sviluppo che in tre anni è arrivata a coprire 400 comuni.

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Microsoft riprogramma la customer journey

Uniqlo in Italia sceglie il restyling di Cordusio

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Augusto Contract si cimenta nel temporary food

I chimici scelgono la formula Belca

enere sotto controllo la customer journey, dalla definizione della campagna marketing all’analisi del sentiment degli acquirenti online diventa possibile con la nuova piattaforma integrata presentata da Microsoft, insieme a Capgemini Italia, durante la Digital Week di Milano. Il software, basato sulle soluzioni Dynamics 365 Customer Engagment e Adobe Campaign, consente ai retailer di migliorare l’esperienza d’acquisto coinvolgendo maggiormente clientela e operatori aumentando le possibilità di ricavo del 5% (dati Digital Transformation Institute di Capgemini). In generale, la nuova piattaforma mira a creare un’esperienza d’acquisto più fluida a partire dall’individuazione del target e la creazione di una campagna marketing adeguata ai diversi settori e canali di vendita. La soluzione permette di coordinare il flusso di informazione tra cliente e retail advisor, fornendo informazioni in modalità multi device e gestendo le diverse modalità d’acquisto - online o in negozio. Grazie a Microsoft Dynamics 365 for Operation (c-POS), inoltre, le operazioni di cassa vengono fortemente snellite, facilitando il processo al consumatore. La piattaforma finalizza anche le fasi conclusive dell’esperienza d’acquisto, gestendo la consegna del prodotto, che può essere inviato a casa o ritirato presso il punto vendita. L’offerta si caratterizza, inoltre, per un time to market più rapido, un targeting più preciso e una customer experience phigital con diversi touch point a disposizione del retailer: e-commerce, email, chatbot, sito o negozio fisico. «Nell’attuale scenario competitivo è fondamentale non solo ottimizzare i processi, ma anche ripensare a 360 gradi l’esperienza del consumatore fondendo fisico e digitale. Secondo la recente ricerca Microsoft-Retail Institute, i retailer italiani mostrano un atteggiamento positivo verso la Trasformazione Digitale: l’82% ha già in corso progetti di Digital Transformation e siamo certi che la nuova piattaforma potrà accelerare questo percorso d’innovazione», ha commentato Massimiliano Ortalli, direttore della divisione vendita specializzata di Microsoft Italia.

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ugusto foodservice general contractor, sulla scia dell’innovativo progetto Pop Up Café, prosegue nella ricerca e realizzazione di moduli funzionali al temporary food retail in aree, come quelle aeroportuali, in cui c’è la necessità di seguire il flusso di clienti alle soste o agli imbarchi nelle diverse giornate e nei diversi orari. E a partire da questa base, Augusto ha realizzato per Fattorie Garofalo un modulo con sistema di trasporto su ruote, con vetrine refrigerate o riscaldate che possono contenere la proposta gastronomica da asporto dell’azienda. Il format è attualmente in funzione all’aeroporto di Napoli Capodichino dove l’azienda è già presente con due punti di vendita e ristorazione. Le vetrine sono state realizzate su progetto per esaltare il prodotto con specchiature extrachiare e illuminate a led su tutti i piani. Agli spazi espositivi per il prodotto fresco si è aggiunta, nella parte alta del modulo, una struttura per il prodotto secco.

niqlo arriva in Italia e per il suo primo store tricolore sceglie gli spazi “inizi ‘900” di via Cordusio 2 a Milano, un palazzo interamente riqualificato per l’occasione da F&M Ingegneria. Lavori di restauro erano già stati effettuati nel 2010, quando l’immobile era passato nel portafoglio di Sorgente Group per poi essere rilevato (nel 2016) dalla Società BVK High Street Retail Cordusio S.p.A. sotto la gestione del Gruppo Hines Italy. Il contributo di F&M Ingegneria si è sviluppato attorno alla verifica della sicurezza statica dell’edificio precedente all’inizio dei lavori realizzati assieme agli architetti dello studio Park Associati e i tecnici di Tekser. La planimetria ricalca la forma pentagonale irregolare del lotto, con un lato concavo in corrispondenza dell’ellisse di piazza Cordusio e un cortile interno. L’edificio si sviluppa su sei piani fuori terra, oltre a un piano interrato che ospita aree commerciali, i magazzini e locali spazi tecnici. I livelli compresi tra il secondo e il quinto piano sono destinati a uffici, il sesto piano è interessato da un’opera di completa sostituzione della copertura che migliorerà la fruibilità degli spazi. Il tutto è coperto da certificazione ambientale internazionale LEED Core & Shell di livello GOLD.

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lla fine dello scorso anno, grazie alla collaborazione con uno stimato rivenditore, la società Belca ha avuto l'opportunità di occuparsi della fornitura per il ristorante aziendale posto presso la sede di Milano di una importante azienda chimica e farmaceutica, che può vantare diversi stabilimenti nel mondo. Il progetto di arredo è stato composto da tavoli con classico telaio a quattro gambe e piano placcato di laminato plastico antigraffio con bordo in ABS piatto in tinta, caratterizzati da una dimensione particolare richiesta dal cliente. La sedia fornita ha telaio con gambe in tubo di alluminio anodizzato e seduta in polipropilene rinforzato con fibre di vetro. Il progettista, che si è occupato della ristrutturazione del locale adibito a ristorante aziendale, ha voluto caratterizzare fortemente lo spazio con l’alternanza di colori beige e rosso delle sedie. Grazie all’esperienza maturata negli anni e alla collaborazione dei propri rivenditori, Belca è in grado di lavorare in sinergia con architetti e progettisti per sviluppare e realizzare locali che riescano a soddisfare appieno le richieste dell’azienda committente.

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r&f International POLONIA, NIENTE ACQUISTI LA DOMENICA Aperti o chiusi? Nessun dubbio per la Polonia: di domenica le serrande dei negozi non si possono alzare. A marzo, la legge che prevede la chiusura dei retailer due domeniche al mese è entrata in vigore – con il beneplacito delle associazioni religiose. Una svolta che arriva dopo l’introduzione della normativa sulle liberalizzazione introdotta nei primi anni ’90 come conseguenza del crollo del regime comunista. L’introduzione della nuova legge prevede anche una multa fino a 23.700 euro per i trasgressori e un’estensione dei giorni di chiusura da qui al 2020 quando lavorare di domenica sarà impossibile. A festeggiare è stata soprattutto il sindacato Solidarity che ha sottolineato come i lavoratori polacchi siano i più occupati con una media di 1.928 ore lavorate all’anno per singolo dipendente (il dato più alto fra i 28 paesi Ue). Per i contrari alla nuova legge resta sempre l’esempio dell’Ungheria a cui aggrapparsi. Qui, nel 2015, il governo aveva vietato di lavorare la domenica ma lo scarso successo dell’iniziativa ha imposto di fare marcia indietro solo un anno dopo.

TOYS “R” US LIQUIDA TUTTO Dopo aver alzato bandiera bianca in Gran Bretagna, dove sono a rischio cinquemila posti di lavoro e 305 negozi (di cui 200 della controllata Maplin specializzata in giochi tecnologici), Toys “R” Us fa lo stesso negli Stati Uniti allontanando anche l’ultima speranza di mantenere operativi 400 punti vendita. La catena, fondata nel 1948 e attiva nel mondo retail dal 1957 divenendo famosa in tutto il mondo per i suoi giocattoli, il 15 marzo ha dato seguito alle procedure di fallimento avviate a settembre 2017 trovandosi schiacciata dai debiti. Oltre ai costi di gestione ormai insostenibili (dai 50 ai 100 milioni di dollari bruciati ogni mese), pesavano i 5 miliardi di passivo accumulati dopo l’acquisto del brand da parte di una cordata di investitori capeggiata da KKR, Bain Capital e Vornado Realty Trust (valore dell’operazione: 7,5 miliardi di dollari nel 2005). Una situazione aggravata dalla competizione con gli operatori dell’ecommerce. Questo sviluppo mette a rischio 735 store e 33mila dipendenti che entro maggio sapranno quale sarà il destino (ormai segnato) dell’azienda.

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duty free world

by Kevin Rozario - London

Will liquor self-regulation appease regulators? L’autoregolamentazione dei liquori piacerà ai regolatori? The duty free industry is taking a technological approach in the battle over nutritional labelling. In the case of alcohol, Europe’s health lobbies have long argued for nutritional labels (and possibly other warning labels as found on tobacco) on liquor products. Such labelling has existed on food products for many years, but alcohol has – so far – been exempted. In duty free and travel retail, the issue is not just about the practicalities of how to fit such detailed information on the small labels that adorn bottles of whisky or vodka. There are further issues over providing this information in multiple languages due to the international nature of the channel. In March, the European Travel Retail Confederation welcomed a voluntary commitment from the alcohol industry to inform consumers about ingredients and nutrition in alcohol beverages. Many say this selfregulation is well overdue, others says it won’t work. In the meantime, ETRC has identified a technological solution to allow consumers in the DF&TR channel to access information off-label. A pilot project from the association – set for April – will create a digital platform providing regulatory information to consumers initially for three categories (food and confectionery; perfumes and cosmetics; and alcohol). Information can be accessed from the barcode on the item via a smartphone or in-store scanners, or via a website. The platform also allows for multiple languages. “The ETRC initiative to develop an off-the-label solution […] will be pivotal in delivering the way forward for our channel,” says ETRC President, Sarah Branquinho. “We look forward to presenting the results of the project to European regulators and the subsequent roll out of a solution that will both meet the demands of our consumers while preserving the interests of our business.” Giving consumers the right information to make informed dietary choices is to be commended. But without product or on-shelf nutritional labels – in what is after all a time-poor channel – it will be interesting to see what kind of uptake an off-the-label solution will achieve. That will determine how European Union regulators respond to this novel approach for DF&TR.

L’industria duty free ha intrapreso un approccio tecnologico nella battaglia sulle etichette nutrizionali. Nel caso dell’alcol, le lobby della salute europee per molto tempo hanno discusso di soluzioni simili (e altri possibili avvisi come nel caso del tabacco) per i liquori. Questo tipo di informazione esiste già da molti anni per quanto riguarda i prodotti alimentari, ma l’alcol – per ora – ne è rimasto esente. Nei settori del duty free e del travel retail, la questione non è solo sulla praticità di inserire questo tipo di informazione dettagliata all’interno delle piccole etichette che adornano le bottiglie di whisky o vodka. Ci sono altre questioni sul tavolo come il fornire le medesime informazioni in lingue diverse vista la natura internazionale del canale di vendita. A marzo, la European Travel Retail Confederation (ETRC) ha accolto con favore la volontà di impegnarsi manifestata dall’industria degli alcolici al fine di informare i propri consumatori sugli ingredienti e i valori nutrizionali all’interno delle bevande alcoliche. In molti sostengono che questa autoregolamentazione fosse oltremodo attesa, altri affermano che non funzionerà. Nel frattempo, l’ETRC ha identificato una soluzione tecnologica che permette ai consumatori nel canale duty free e travel retail di accedere alle informazioni senza utilizzare l’etichetta. Un progetto pilota dell’associazione – atteso per aprile – punta a creare una piattaforma digitale che fornisca l’informazione di legge inizialmente per tre categorie (cibo e dolciumi, profumi e cosmetici, alcol). Le informazioni possono essere consultate direttamente dal barcode sul prodotto attraverso il proprio smartphone o uno scanner in store, oppure via web. La piattaforma, inoltre, è multilingue. «L’iniziativa dell’ETRC per sviluppare una soluzione off-the-label […] sarà centrale nel tracciare la strada per il nostro canale di vendita», ha detto Sarah Branquinho, presidente dell’ETRC. «Cercheremo di presentare i risultati del progetto ai regolatori europei assieme a una possibile soluzione che combini le richieste dei consumatori e gli interessi di questo business». Dare ai consumatori la giusta informazione per una scelta alimentare consapevole è encomiabile. Ma senza le etichette sul prodotto o sugli scaffali – all’interno di quello che è a tutti gli effetti un canale di vendita veloce – sarebbe interessante capire che tipo di diffusione potrebbe raggiungere la soluzione senza etichetta. Ciò determinerà come i regolatori dell’Unione Europea risponderanno a questo nuovo approccio del duty free e travel retail.


Deciem rivoluziona la cosmesi

L’outlet Zsar si assicura la moda italiana

spirarsi alla moda fast fashion per rivoluzionare il settore della cosmetica è quanto promette di fare Deciem. L’azienda, fondata a Toronto nel 2013, punta a utilizzare la stessa strategia di marchi come Zara o H&M: un’offerta sempre rinnovata di prodotti ispirati ai grandi brand e in linea con le ultime tendenze, ma a un prezzo il più contenuto possibile. Così, con le sue otto linee di prodotto (ognuna con un’estetica e un sito dedicati), Deciem ha fatto registrare un fatturato complessivo di 100 milioni di dollari nel 2017 (con le vendite che sono schizzate a +479% in un anno). Il tutto senza investire nel marketing ma direttamente sui prodotti che si caratterizzano per l’utilizzo di prodotti naturali e di facile reperimento (un dettaglio che permette di mantenere bassi i costi di produzione) che trovano nell’etichetta The Ordinary il proprio punto di forza: nel suo primo anno di vita ha venduto oltre otto milioni di prodotti. E se sul sito molto spesso le scorte risultano esaurite, da dicembre 2017 Deciem ha aperto anche dei punti vendita fisici: il primo a New York, seguito da uno a Vancouver per un totale di 22 negozi in tutto il mondo (nel corso di quest’anno sono attese le aperture a Miami, Los Angeles, Chicago e San Francisco). Un’espansione e una mission che hanno già attirato investitori del calibro di Estée Lauder che ha acquisito il 28% di Decimi.

l taglio del nastro dei primi 12mila mq è atteso alla fine del 2018, ma nel frattempo Zsar Outlet Village non perde tempo e stringe accordi con i brand della moda italiani come Bagatt (calzature), Braccialini (borse) e Flavio Castellini (abbigliamento femminile). Il nuovo shopping park, situato a pochi chilometri dal confine tra Finlandia e Russia (a 170 km da Helsinky e 200 da San Pietroburgo), continua così a riempire i propri spazi che accoglieranno, in un primo momento, 65 marchi premium sui 110 totali previsti e distribuiti su 20mila mq di Gla. Un’offerta che nelle intenzioni di East Finland Real Estate Ltd, società proprietaria dell’outlet, vuole catturare l’attenzione di oltre 8,5 milioni di possibili clienti all’interno di un raggio di 200 km, compresi i 6,6 milioni di persone che ogni anno passano il confine (con un tasso di crescita del 10% annuo). In particolare quelli di origine russa: il 74% afferma di andare in Finlandia proprio per fare shopping e usufruire dello sconto sull’Iva arrivando a spendere una media di 325 euro a cliente. A completare l’offerta commerciale ci sarà anche il food&beverage che ha visto il recente accordo con Arnolds (catena di bar e pasticceria finlandese) e ha in programma la realizzazione di due ristoranti (cucina italiana e asiatica), una steak house e due coffee shop per un totale di 400 posti a sedere.

Adidas oltre i 21 miliardi di fatturato

Benetton punta sulla Gran Bretagna

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l gruppo tedesco Adidas, famoso per le calzature e l’abbigliamento sportivo, ha reso noti i numeri dell’ultimo esercizio finanziario: utile netto a quota 1,35 miliardi (+25% rispetto al 2016) e fatturato che sale a 21,2 miliardi (+15%). Nel dettaglio, le vendite del colosso mondiale dello sport sono state trainate principalmente dal brand di punta Adidas, e in misura minore da Reebok, che il gruppo sta provando a rimettere sulla buona strada dopo averlo acquistato nel 2005 per tre miliardi di euro. Risultati record che arrivano nell’anno dei Mondiali di calcio in Russia (a cui Adidas sarà presente con le divise di cinque nazionali), un’occasione che il brand sfrutterà per riposizionarsi sul mercato: maggiore focus sul mercato asiatico e statunitense a cui si accompagnerà una forte presenza online. «Il 2018 sarà una pietra miliare sulla via per raggiungere gli obiettivi per il 2020. Attendiamo una crescita della qualità, con aumenti proporzionali della bottom-line. Questo ci consentirà di ottenere un incremento maggiore della redditività e di alzare ancora i target di lungo periodo», ha affermato l'amministratore delegato Kasper Rorsted.

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ituato nella parte est di Oxford Street, una delle vie più frequentate di Londra, Benetton ha inaugurato un nuovo store United Colors. Si tratta del numero 55 per l’azienda trevigiana Oltremanica che con questo format punta a estendere la propria presenza in Gran Bretagna. Caratterizzato da una controfacciata ad arcate alte 12 metri che richiamano l’architettura classica, lo store presenta anche un innovativo rivestimento di schermi a led che proietta i contenuti interattivi curati da Fabrica, giocando con texture di colore, immagini e illustrazioni. L’interno, distribuito su una superficie complessiva di 1.500 mq su tre livelli, è concepito interamente dal retail design department Benetton e arredato con legno, ferro e pietra. A completare l’offerta retail, un teatro della maglieria, dove lo staff presenta il catalogo knitwera del marchio, e un angolo lounge, dove rilassarsi leggendo libri e riviste di design. Per i clienti più smanettoni, una serie di tavoli touch permette di visionare l’intera collezione Benetton.

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[La foto[

CAFFĂˆ NAPOLI

Tredicesimo locale a Milano. In viale Coni Zugna, gestito in franchising.

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Ogni giorno buone notizie, online su retailfood.it

retail&food

TRAVEL RETAIL SHOPPING MALL

www.retailfood.it


r&f La pulce nell’orecchio

di Simone Filippetti

Food&finanza L

a finanza ha trovato una nuova infatuazione: il mondo del food. Fondi di private equity, banche d’affari e grandi multinazionali sembrano aver improvvisamente “scoperto”l’alimentare. I grandi investitori sono storicamente sempre stati ritrosi a comprare aziende del settore. Non avevano tutti i torti. Prendete un colosso come Lactalis, il principale produttore di latte in Europa: su un giro d’affari monstre di 15 miliardi di euro, ne guadagna appena 366 milioni; solo il 2% del fatturato. I margini di redditività nell’alimentare sono bassissimi. Ed è appunto per questo che l’alta finanza, abituata a lavorare a leva (ossia comprare aziende a debito e poi usare la loro cassa per ripagare il debito stesso), si è sempre disinteressata dell’industria alimentare e della ristorazione: non ci sono abbastanza flussi di cassa netti per ripagare lo schema finanziario. Ma negli ultimi anni, è successo qualcosa. Un’ondata di acquisizioni ha iniziato a interessare il food, e, coincidenza oppure no, proprio quando ha iniziato a scemare la bolla del lusso. Il fondo BC Partners (uno dei pochi veterani nell’industria visto che anni fa aveva comprato Galbani per poi rivenderla proprio a Lactalis) ha messo le mani su Old Wild West che a dispetto del nome e del menù americaneggiante è in realtà un’italianissima catena di ristoranti a tema. Ancor di più ora che l’insegna tricolore ha inglobato il concorrente America Graffiti. Mentre in Rossopomodoro è girandola di azionisti: fuori il fondo Change Capital e dentro un nuovo investitore finanziario, Op Capital. È storia, invece, la banca d’affari Tip che ha investito in Eataly per portarla in Borsa. Meno nota, invece, quella del fondo Argos Soditic che si è preso la catena di surgelati Sapore di Mare. Il 2018 poi è iniziato con il botto di Permira (altro fondo e altro nome noto nell’ambiente, che peraltro in passato ha comprato la Findus da Unilever) che si è mangiata La Piadineria, altra catena: finora la più grossa acquisizione del 2018. La stessa Unilever, multinazionale olandese, ha puntato sul gelato Made in Italy rilevando Grom, prodotto di nicchia e artigianale che il colosso nordeuropeo ha lanciato su scala mondiale (per ora senza aver perso troppo in qualità e impronta slow food). L’ultima in ordine di tempo, la mossa di Aksia, altro fondo di private equity, che ha conquistato il produttore di piadine Crm. In poco tempo, due operazioni sulle piadine per oltre mezzo miliardo di euro. Chia72

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allo stesso tempo sono stati aperti 40mila locali e ristoranti. Il boom magari sarà l’ennesima bolla della finanza, ma segnala anche una rivoluzione planetaria. Con meno occasioni di socialità, la gente cercherà sempre più svago nel mangiare, unica attività umana che non si potrà mai digitalizzare. Scomparso il banchiere, il fioraio, il tabaccaio, la “movida” rimane il baluardo dell’umanità per scambiare due chiacchiere. E la finanza l’ha capito prima. t matela la “Guerra della Piada”; o forse la “Corsa all’oro” del food. Non è un fenomeno solo italiano, ma un trend mondiale: Amazon, ormai diventata una sorta di conglomerata finanziaria che fa anche la banca, si è comprata Whole Foods mesi fa. E la catena di supermercati americana è l’equivalente a stelle e strisce di Eataly (dove peraltro sugli scaffali ci sono decine di prodotti italiani). La finanza si muove spesso in gregge; si creano filoni e tutti li seguono. Anni fa il leitmotiv era il lusso. Tutti a comprare aziende della moda: da Carlyle che si prese l’allora decotto marchio Moncler; a Dpga, il fondo del bocconiano Maurizio Dallocchio, che puntò su TwinSet; oppure Clessidra, il più grande fondo italiano, che ha conquistato la maison Cavalli; e ancora il fondo sovrano del Qatar su Valentino e Pal Zileri; o il fondo Progressio sui piumini “animalisti” Save the Duck. Ora il lusso sembra essere passato di moda perché i numeri non sono più quelli di prima e le grandi griffe faticano. Il nuovo Eldorado è diventato il food. Perché i consumi si stanno portando: la grande espansione del lusso che era diventato accessibile anche alla badante russa che girava con la borsetta Louis Vuitton ha lasciato posto a una nuova fase di contrazione; sta tornando a essere una nicchia, effetto anche della nuova geografia economica che vede i salari delle classi medie fermi o in calo. Il cibo, grazie anche al successo di reality show come Masterchef e della caterva di imitatori, è una nuova forma di lusso. Si risparmia sui consumi, ma non sul mangiare fuori. La rivoluzione di Internet sta distruggendo negozi come mosche: scompaiono piccole botteghe, edicole, banche, ecc. Tutto si fa online e da casa. In Italia dall’inizio della crisi a oggi sono spariti 60mila negozi. Ma

Riceviamo e volentieri pubblichiamo Il Signor Stefano Belingheri, Amministratore Unico di Trony Srl e Direttore Generale di G.R.E. Spa contesta quanto riportato nell’articolo pubblicato a pag. 64 del numero di marzo 2018 intitolato “Trony, non ci sono più paragoni” smentendo le circostanze di cronaca ivi contenute e precisando, in particolare, che Trony non è “finita in dissesto”, né “ha portato i libri in Tribunale” né “è stata messa in concordato preventivo”. Trony Srl è società mera titolare del marchio TRONY che concede in licenza a G.R.E. Spa la quale, a sua volta, concede tale marchio in licenza a società terze, più specificatamente ai propri Soci e/o affiliati, unici titolari/gestori di tutti i punti vendita con insegna TRONY. G.R.E. Spa è composta da più società, tutte italiane, che detengono oltre 200 punti vendita Trony distribuiti su tutto il territorio nazionale e contano oltre 2.500 dipendenti, con un giro d’affari complessivo di oltre un miliardo di Euro. DPS Group è solo uno dei 15 soci di G.R.E. Spa ed è proprietaria solo di alcuni dei sopracitati punti vendita, distribuiti solo in alcune regioni. La riferita situazione di difficoltà di DPS Group in nessun modo influenza la restante rete di vendita TRONY, gestita dagli altri soci di G.R.E. Spa del tutto autonomi ed estranei alle vicende della DPS Group. Non è possibile riferire i fatti in discussione al marchio TRONY come se le eventuali problematiche di uno dei soci riguardassero anche gli altri soci del gruppo o addirittura l’insegna nella sua totalità. Anzi, G.R.E. Spa ribadisce la propria volontà di proseguire nello sviluppo sul territorio italiano anche attraverso un piano che prevede per il 2018 numerose nuove aperture ad insegna TRONY.



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