retail&food 06 2018

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retail&food

TRAVEL RETAIL SHOPPING MALL

Anno 13 • Numero 6 • GIUGNO 2018 • € 5,00

In caso di mancato recapito inviare al CMP di Milano Roserio per la restituzione al mittente previo pagamento resi

Linate si rifà il look Parola di Global Blue:

la spesa dei global shopper

Shopping mall Città Fiera

Focus

Lighting

Retail Award Italy La premiazione




Anno 13 · numero 6 · giugno 2018 Direttore responsabile Andrea Aiello Coordinamento editoriale Andrea Penazzi - andrea.penazzi@retailfood.it In redazione Nicola Grolla - nicola.grolla@retailfood.it Contatti info@retailfood.it - www.retailfood.it Hanno collaborato Massimo Luigi Andreis, Alessandro Barzaghi, Fabio Bernardini, Giulia Comparini, Luca Esposito, Simone Filippetti, David Montorsi, Roberta Motta, Lucio Orsini, Marco Passoni, James Ross, Vincenzo Russo Impaginazione Mariella Salvi Foto Archivio Edifis, Flickr, Fotolia, iStockphoto Pubblicità dircom@edifis.it Traffico pubblicitario Roberta Motta - roberta.motta@edifis.it

INFORMARSI È UN BENE, NON FARLO MALE: LEGGI RETAIL&FOOD retail&food è l’unica rivista italiana specializzata nel travel retail, un settore in forte crescita e con buone prospettive di sviluppo anche per i prossimi anni. Inoltre r&f è uno dei mezzi più apprezzati e consultati da retailers e operatori attivi in outlet e centri commerciali. Con oltre 10.000 lettori a numero, una presenza qualificata presso tutte le fiere di settore. 10 numeri all’anno, più di 9.000 iscritti alla newsletter, 1 pagina facebook, 181.000 pagine viste grazie allo sfoglio on line della rivista, retail&food è oggi uno dei mezzi più letti, consultati e apprezzati dalle business communites di riferimento.

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ASSOCIAZIONE NAZIONALE EDITORIA DI SETTORE


n° 6 giugno 2018 R&F NEWS

SOMMARIO

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R&F NEWS OPENING

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GALA DINNER RETAIL AWARD ITALY

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PAROLA DI... ANTONELLA BERTOSSI

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I protagonisti del Retail Award Italy

Global Blue: Turismo e shopping tax free spingono il retail. Ma bisogna conoscere il cliente STAR TREK HEALTHCARE

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Centro Medico Santagostino DOSSIER AEROPORTI

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Nuova luce a Linate

Inaugurato il restyling della facciata, Sea prepara i prossimi passi per rinnovare il city airport milanese: nuova pista, sistemazione area partenze e riorganizzazione degli spazi retail per un viaggiatore che da consumatore si è trasformato in cliente. In attesa che arrivi la M4 OSSERVATORIO PREZZI

20 DOSSIER SHOPPING MALL

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Città Fiera: lo shopping è di casa

Inaugurato nel 1992 nel sito dell’ex fabbrica di famiglia, il centro commerciale di Udine è cresciuto progressivamente sino agli attuali 110mila mq di Gla e 250 negozi, frequentati da quasi 9 milioni di visitatori l’anno. Pionieristico nella ristorazione, il mall appartenente al Gruppo Bardelli punta ora sul comparto casa e per il futuro guarda all’entertainment

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Noleggio auto, boom storico a prezzi bassi

LE MAPPE DEL RETAIL

Fatturato totale a quota 1,2 miliardi di euro, flotta in aumento ed estensione della rete di vendita: i dati Aniasa fotografano il successo del rent-a-car italiano. Un settore dinamico dove concorrenza e razionalizzazione fanno spendere in media 232 euro per noleggio

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Le regioni nel nord, un passo avanti? CASE HISTORY CALZATURE 48 BRAND EMERGENTE

WORLD TRAVEL RETAIL

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Il Laccio: calzatura made in Italy nei mall

GLOBAL MISSION

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L’EVENTO FOOD 50 The future of retail in scena a Seeds & Chips

Future Food Institute sulla frontiera dell’innovazione FOCUS RISTORAZIONE

Le nuova mission del food: essere casual, essere premium

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SCIENZE & RETAIL 52

L’inconsapevole effetto del packaging FOCUS LIGHTING

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Illuminotecnica in chiaro scuro NEONATA

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MISCUSI NEWS TECH & ARREDO INTERNATIONAL LA VETRINA LA FOTO LA PULCE NELL’ORECCHIO

RUBRICHE

62 64 68 70 72

STOCK OPTION

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NEW MARKETS OUTLOOK

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LA RUBRICA LEGALE

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DUTY FREE WORLD

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r&f News

MAPIC ITALY E MAPIC F&B: DOPPIO SUCCESSO

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ltre 2.000 partecipanti da 49 Paesi all’interno di un’area espositiva che ha accolto 82 stand e oltre 800 retailer nazionali e internazionali, in rappresentanza di 180 brand. Questi i numeri di Mapic Italy e Mapic Food&Beverage, i due eventi tenuti al MiCo lo scorso 23 e 24 maggio. Cifre che testimoniano il successo della terza edizione della kermesse dedicata al retail che, da quest’anno, si è aperta anche alla ristorazione. Una scelta che rispecchia la realtà dei fatti: «Un quinto delle visite totali presso le catene di ristorazione avviene all’interno dei siti commerciali e i livelli sono in aumento. Questo è il trend a cui dobbiamo prestare attenzione. Per lo stesso motivo, sono stata lieta di vedere una combinazione particolarmente vivace di retailer F&B che si sono mescolati con sviluppatori, operatori specializzati e master franchisor presentando i nuovi concept che stanno delineando le direzioni culinarie del prossimo futuro in tutto il mondo», ha affermato Nathalie Depetro, direttore di Mapic. Per quanto riguarda a Mapic Italy, l’evento ha ospitato i principali player del settore tra i quali: CBRE, Cushman & Wakefield, JLL, Aedes, Ece, Eurocommercial, IGD, Svicom, Sonae Sierra, Klépierre, Falcon Malls e Westfield. Di particolare interesse i panel dedicati agli approfondimenti delle tematiche che caratterizzano i settori retail e food. Tra questi la presentazione dei dati raccolti da Cncc assieme a JLL: in Italia, dall’inizio dell’anno, sono stati investiti nel settore circa 780 milioni di euro. Oltre il doppio rispetto allo stesso periodo del 2017, con una pipeline che prevede ben 43 progetti di sviluppo, di cui 16 entro la fine del 2021.

CONFIMPRESE E BANCO BPM, ACCORDO PER FINANZIARE I RETAILER

L’intesa è stata annunciata il 15 maggio durante l’assemblea generale dei soci Confimprese e ora si aspetta il primo passo dell’accordo con Banco Bpm per supportare l’espansione delle imprese associate. In questo quadro, Banco Bpm si rende disponibile a individuare ambiti di confronto per valutare e approfondire possibili collaborazioni con gli oltre 300 marchi associati, sia attraverso plafond dedicati al sostegno finanziario per la crescita e per lo sviluppo delle reti di vendita; sia per mezzo di servizi come la consulenza su acquisizioni e fusioni, apertura del capitale e altri strumenti più innovativi per la crescita aziendale. Alla base dell’accordo, la volontà di ottimizzare le soluzioni di finanziamento migliori: «L’ostacolo maggiore per l’avvio di un’attività commerciale è lo stanziamento di capitali iniziali», ha commentato Mario Resca, presidente Confimprese. Per questo, l’accesso al credito di Banco Bpm consentirebbe alle imprese di aprire nuovi punti vendita e creare occupazione. D’altronde, ha affermato Resca, «il retail è un settore labour intensive che necessita di capitali freschi per incrementare la rete di vendita e sostenere i consumi». Un network che quest’anno vedrà l’apertura di oltre 1.000 esercizi con 10mila nuovi addetti.

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Stock option

BUY

NEUTRAL

SELL

McDonald’s Italia

Havaianas

Carven

Eataly

Pianoforte Holding

Geox

«Ottimi risultati per vendite e numero di transazioni ottenuti grazie al coinvolgimento dei clienti attraverso strumenti digitali». Con queste parole, Kevin Ozan, chief financial officer di McDonald’s, ha certificato le performance del ramo italiano dell’azienda che ha chiuso il 2017 con 1,2 miliardi di euro di fatturato. Il miglior risultato in tutta Europa. In attesa di sbarcare in Cina, Eataly conferma la propria crescita presentando i conti del 2017: 463 milioni di euro il fatturato (+20% rispetto al 2016) con Ebitda a 25 milioni. In scaletta, per l’azienda di Oscar Farinetti, 8 aperture entro la fine dell’anno (metà delle quali negli Usa) e l’inaugurazione dello store di Londra nel 2019. Unicredit-Coima Res

Da spazio polifunzionale ad area commerciale: così cambia il Pavillon, il padiglione che Unicredit ha venduto a Coima Res per 45 milioni. Con questo deal, la società guidata da Catella arriva a una esposizione pari al 23% del portafoglio (dal 18%) nella zona di Porta Nuova, mentre la concentrazione a Milano sale al 74% del portafoglio (dal 72%).

Dopo aver inaugurato un flagship store a Milano, Havaianas continua a investire in Italia dove conta già 25 monomarca. «Questo è il primo Paese per vendite nell’area Emea coprendo il 24% del sellout», ha confermato Carla Schmitzberger, global director di Havaianas che ha chiuso il 2017 con un fatturato globale di 900 milioni di euro. Un 2017 piatto per Pianoforte Holding (di cui fanno parte i brand Yamamay, Jaked e Carpisa) che ha chiuso oltre quota 300 milioni di fatturato, in calo di 2 milioni rispetto al 2016. Per tornare a crescere, l’azienda ha in serbo l’apertura di 90 store in tutto il mondo entro il 2018. Benetton

Con il ritorno di Luciano Benetton ai vertici del gruppo, l’azienda di Treviso si è data una nuova governance creando la Benetton Srl con funzione di controllo e coordinamento delle due controllate attive nel settore tessile e della moda. L’obiettivo ora è quello di rilanciare il marchio entro il 2021 facendo leva sul colore e sul ritorno della maglieria lavorata a ferri.

Richiesta di concordato preventivo per Carven. Il brand di moda francese ha chiesto la protezione dai creditori al tribunale commerciale di Parigi. Nel 2017, i ricavi della griffe sarebbero scesi a circa 20 milioni di euro dimezzandosi rispetto a quelli fatti registrare nel 2014, l’anno del divorzio della griffe dallo stilista Guillame Henry che aveva rilanciato il marchio attivo dal 1945. Primo trimestre 2018 col segno meno per Geox. L’azienda ha perso l’11,2% in termini di ricavi chiudendo a quota 265 milioni di euro (più di 30 milioni in meno rispetto allo stesso periodo del 2017). I motivi: la ritardata partenza della stagione primaverile, minori vendite promozionali e la razionalizzazione commerciale. Frecciarossa

Il treno superveloce c’è (l’Etr 1000), ma mancano le rotaie. Per questo Trenitalia ha detto addio al progetto di potenziamento delle linee di collegamento ad alta velocità che avrebbero consentito ai convogli di viaggiare a 350 km/h (rispetto agli attuali 300). I motivi sembrerebbero squisitamente tecnici.


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r&f News SPAZIO FUTURO E ACQUA, PARTNERSHIP PER LO SVILUPPO

Una partnership d’eccezione è stata siglata da Acqua, gruppo data drive specializzato in consulenza e comunicazione omnicanale, e Spazio Futuro, operatore nei settori del pilotage e del prorata. L’obiettivo? Offrire una gamma di servizi sempre più ampia e completa per quelle realtà che vogliono sviluppare catene di negozi o centri commerciali. Diverse le parole chiave che guidano questa collaborazione: esperienza, qualità, creatività, attenzione e professionalità. «La chiave del successo – ha affermato Roberto Bramati, presidente di Spazio Futuro – dipende molto dall’attenzione che si dà a ciò che ci circonda. Oggi non è più sufficiente realizzare un progetto, è necessario che sia caratterizzato da una forte immagine innovativa completa di studio di marketing e comunicazione». Una soluzione a 360 gradi, quindi, che è stata presentata durante la terza edizione di Mapic Italy riscuotendo grande interesse da parte degli operatori del settore.

SCALO MILANO ABBRACCIA LA VOCAZIONE OUTLET

I

naugurato a fine 2016 e sviluppato da Gruppo Lonati, Scalo Milano rinnova la propria offerta e si trasforma in “Outlet & More”, posizionandosi come vero e proprio outlet cittadino in virtù della sua location a soli 15 minuti dal centro di Milano. Circa 30mila mq, 130 negozi, di cui 14 ristoranti e 20 negozi di design, un progetto di ampliamento che partirà a luglio, 800 posti di lavoro (diretti e indiretti) già creati: sono questi i numeri del complesso commerciale ubicato a Locate di Triulzi. E con il cambio di strategia inizia un’importante evoluzione, che rafforzerà ulteriormente l’offerta di shopping e ristorazione e farà leva su un fitto calendario di eventi. «Scalo Milano si rinnova per rispondere al meglio all’evoluzione del mercato e alle nuove esigenze dei consumatori della città metropolitana di Milano – ha commentato Davide Lar-

dera, fresco di nomina ad amministratore delegato di Scalo Milano – Crediamo che una proposta di prodotti fashion e design a un prezzo outlet sia la strada vincente, che ci differenzierà fortemente nel mercato e ci permetterà di attrarre un target di clienti ancora più ampio». Attualmente, l’offerta spazia da Nike ad Adidas, da Karl Lagerfeld a Cavalli Class, da Fratelli Rossetti a Piquadro fino a Moleskine. Scalo Milano ospita, inoltre, il più grande design district europeo con 20 showroom monomarca che comprendono Cassina, Poltrona Frau, Kartell, Alessi e molti altri.

NEW MARKETS OUTLOOK a cura di STRA_BRANDING

www.strabranding.com

2018 CHINA’S NEW VAT RATES

L’

ambiente economico e imprenditoriale cinese è in costante cambiamento ed evoluzione. Chi opera al suo interno deve aggiornarsi continuamente sulle nuove normative e sul modo con cui esse vengono effettivamente attuate in modo da essere conformi e beneficiare degli incentivi messi a disposizione. Al riguardo, per ulteriormente stimolare la crescita economica del Paese, con la circolare Cai Shu 32 (2018), emessa dal Ministero delle Finanze, il Consiglio di Stato cinese ha deciso di ridurre le attuali aliquote VAT nelle transazioni nazionali a partire dal primo maggio dell’anno corrente. Questa opportunità risulta a noi, che viviamo nel Vecchio continente, alquanto strana e sicuramente in contro tendenza rispetto a quanto recentemente palesato dal nostro governo. Di conseguenza, in Cina le operazioni soggette all’aliquota VAT precedentemente del 17% (come la vendita di beni, incluso il Real Estate, la locazione di beni mobili, l’importazione di componenti e materiali, ecc.) sono ora soggette a una nuova aliquota del 16%. Inoltre, è stata anche ridotta l’aliquota VAT dall’11% al 10% sui prodotti agricoli, alimentari e su determinati servizi (Fig.1). A sostegno di questa nuova prassi, l’Amministrazione Statale delle Imposte (SAT – State Administration of Taxation), ha emesso due nuove circolari che spiegano in dettaglio le modifiche al sistema VAT e le sue nuove modalità attuative: SAT Announcement [2018] n.17 e SAT Announcement [2018] n.18. Tali circolari, oltre alle modifiche del sistema, riporta-

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no anche le scadenze e le linee guida per l’implementazione. Le società con sede in Cina o che intrattengono rapporti commerciali con essa Fig.1: Nuove aliquote VAT in Cina (Asia Briefing, 2018) dovrebbero verificare il coinvolgimento delle loro operazioni sul territorio e intervenire per adeguarsi agli aggiornamenti fiscali. La riduzione delle aliquote influenzerà anche le politiche di pricing a livello locale in base a quanto stabilito nei contratFig.2: Nuovi criteri per i contribuenti VAT su piccola scala (Asia Briefing, 2018) ti commerciali (prezzi di vendita netti o lordi VAT). Inoltre, le rettifiche VAT si riflettono sul tasso di rimborso: i tre livelli saranno unificati in un unico standard (Fig.2). le merci esportate che erano soggette a un tasso del 17% Le aziende che sono attualmente registrate come consono ora soggette al 16% ma ci si attende nel prossimo tribuenti VAT generici hanno la possibilità di passare alfuturo anche aggiustamenti sugli altri tassi di rimborso, lo status di “contribuente VAT su piccola scala” fino al 31 come ad esempio quelli del 5 per cento. dicembre 2018. Oltre alle riduzioni delle aliquote sopra descritte, la Cina I pacchetti di incentivi in materia VAT introdotti in Cina neha esteso per le imprese i criteri con cui qualificarsi come gli ultimi cinque anni hanno già prodotto una riduzione “contribuenti VAT su piccola scala”. delle tasse pari a 2,1 trilioni di CNY e si prevede che l’onere In precedenza, in funzione dei diversi settori di appartefiscale per le imprese e gli individui diminuirà di altri 800 nenza, esistevano tre livelli distinti per determinare lo stamiliardi quest’anno. tus di “contribuente VAT su piccola scala”. Con le modifiche, Luca Esposito


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FINE FOOD&WINE

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MALPENSA MILANO

WAGAMAMA, ZARA AND THE WORLD OF FAST FASHION IN THE PIAZZA DEL POP.


r&f News La Rubrica Legale

A cura di Cocuzza & Associati Studio Legale, Milano

Roma: nuovo regolamento per le attività commerciali

La capitale cambia le norme per gli esercenti del centro. Obiettivo: tutelare il prestigio artistico e il decoro della città

I

l Comune di Roma Capitale, con la deliberazione dell’Assemblea Capitolina n. 47/2018, ha approvato il nuovo regolamento per l’esercizio delle attività commerciali ed artigianali nel territorio della città storica. L’obiettivo principale del nuovo regolamento è quello di tutelare il pregio artistico e culturale, e il decoro, del centro storico della città di Roma, dove è alta la concentrazione di attività commerciali ed artigianali stante l’elevata domanda, conseguenza degli ingenti flussi turistici e di popolazione fluttuante, che gravita su questa porzione del territorio. Le attività alimentari, in particolare, per le quali la vigente normativa statale consente anche la possibilità di lasciar consumare in loco i prodotti venduti, sono state individuate quale fattore determinante per l’aumento di pressione antropica sul territorio e la compromissione della sostenibilità dell’ambiente urbano. Il nuovo regolamento basa la propria disciplina sulla logica dei cerchi concentrici, dettando disposizioni più blande per le parti esterne della città storica (tessuti da T7 a T10), vincoli più rigidi per le aree intermedie del centro storico (tessuti da T1 a T6), e disposizioni stringenti per le aree ricomprese nel sito Unesco e dei rioni che anche solo parzialmente vi sono ricompresi, queste ultime volte soprattutto a garantire la qualità dell’offerta, in particolare di tipo alimentare, sino a vietare temporaneamente il nuovo insediamento di attività del settore alimentare stante l’accertato superamento delle soglie di saturazione dell’offerta. Un primo insieme di norme, valide per i tessuti intermedi e il sito Unesco, individua le attività vietate, tra le quali: gli showroom, sale giochi, discount, nonché i “compro-oro”, le lavanderie a gettone di maggiori dimensioni e i centri massaggi. Come già in precedenza, anche la nuova disciplina individua le attività tutelate, con qualche modifica rispetto alla previgente regolamentazione. Infatti si considerano tali solamente le attività indicate nell’elenco dell’art. 7 del regolamento svolte in via esclusiva e da soggetti che abbiano maturato una anzianità di iscrizione alla Camera di Commercio di almeno tre anni. È stato confermato il vincolo per i locali sede di attività tutelata, che matura decorsi due anni di esercizio continuativo e che consente, in caso di cessazione di quest’ultima, esclusivamente l’apertura di altra attività tutelata del medesimo settore merceologico; è stato invece ridotto da cinque a tre anni il periodo dopo il quale decade il vincolo così maturato.

Avv. Domenica Cotroneo

Limiti sono previsti per le medie strutture di vendita, delle quali è inibita la nuova apertura, ammettendosi esclusivamente il trasferimento di esercizi esistenti. Inoltre, per le aree del sito Unesco, sono stati previsti vincoli anche all’ampliamento, che non potrà superare determinati limiti dimensionali. L’insediamento di grandi strutture è invece ammesso solamente in specifici ambiti di valorizzazione. Ancora più stringente la disciplina valida per la porzione del centro storico rientrante nel sito Unesco, che ammette l’insediamento solamente di attività tutelate a norma dell’art. 7 del regolamento, ed esclude l’abbinamento delle dette attività già esistenti con attività diverse da quelle tutelate, fatte salve le librerie e le gallerie d’arte per le quali è ammessa l’aggiunta del servizio di somministrazione di alimenti e bevande. Sempre per il sito Unesco, è stato inoltre previsto un periodo transitorio di tre anni dall’entrata in vigore del regolamento, durante il quale sarà comunque vietato l’insediamento di nuove attività commerciali e artigianali del settore alimentare, anche nell’ipotesi di subingresso in attività già esistente ed operante. Decorsi i tre anni, potrà esserne ammessa l’apertura sempre che vengano rispettate le prescrizioni dettate dall’art. 12 in tema di prodotti venduti, fasi del ciclo produttivo e informazione al pubblico. Alla tutela del decoro e dell’immagine del centro storico, sono poi dirette le disposizioni valide per l’intera città Storica e relative alle modalità di conduzione dell’attività, con riferimento ai prodotti che possono essere esposti nelle vetrine e all’esterno degli esercizi, in tema di insegne e pannelli luminosi, così come le norme che disciplinano nel dettaglio le modalità di consumo in loco di prodotti alimentari, disposizioni alle quali devono adeguarsi anche le attività esistenti entro il termine di sei mesi dall’entrata in vigore del regolamento. Concludendo, il nuovo regolamento introduce stringenti e precisi vincoli che, a una prima analisi, possono destare qualche dubbio di compatibilità con le norme nazionali in tema di liberalizzazione delle attività commerciali e di servizio, attuative dei principi comunitari sulla libera circolazione dei servizi. Compatibilità che, con riferimento alla disciplina recata dalle precedenti Delibere del 2006 e del 2009, era stata più volte sancita dal TAR del Lazio, ma che recentemente il Consiglio di Stato ha ritenuto opportuno valutare più approfonditamente. Molto dipenderà anche dall’interpretazione che sarà data dagli uffici del nuovo regolamento, la cui applicazione rischia di rendere inutilizzabili per un periodo non indifferente vari immobili del centro città. Avv. Thomas Mambrini

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L’essenza di un progetto vincente. The essence of a successful project. Con più di 25 anni di esperienza e oltre 75 strutture commerciali realizzate, per una superficie superiore a 1.000.000 mq, CDS Holding oggi è uno dei Gruppi leader nel Retail Real Estate e collabora con le più importanti realtà del settore in tre principali aree: costruzioni, sviluppo e investimenti.

AURA VALLE AURELIA, ROMA Multipurpose shopping mall GLA: 20,000 m² Opening: April, 2018 ADIGEO, VERONA Shopping mall GLA: 50,000 m² Opened: March, 2017

With over 25 years’ experience, a construction portfolio of more than 75 retail structures and a surface area of over 1,000,000 m², today CDS Holding is a leading Retail Real Estate group that works together with major sector enterprises in three main areas: construction, development and investment.

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MODENA | ROMA | MILANO | VICENZA | BOLOGNA


r&f News

FALCON MALLS, IN ITALIA INIZIA L’ERA GRAEME PARRY

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alcon Malls, società del gruppo Fawaz Alhokair, che si occupa dello svi-

luppo di centri commerciali nell’ambito degli investimenti europei, ha reso noto che dal 21 maggio Graeme Parry dirige le operazioni dell’azienda in Italia, con base presso l’headquarter di Milano, in veste di chief executive officer. Con 20 anni di esperienza alle spalle e un passaggio alla SDA Bocconi ai tempi dell’università, Graeme Parry conosce bene il mercato della finanza immobiliare italiana, Paese in cui ha lavorato in qualità di credit analyst presso il Credit Lyonnais e, successivamente, come credit manager in Aareal Bank AG. Nella sua più recente esperienza professionale, Graeme ha ricoperto il ruolo di regional director presso il gruppo internazionale Jones Lang Lasalle, dove ha assistito la società ad ampliare la sua presenza nelle attività di corporate finance immobiliare, strutturazione di debito e advisory di crediti non performanti. «Siamo lieti di avere con noi Graeme Parry, un ottimo professionista con una profonda conoscenza del settore immobiliare», ha commentato Simon Wilcock, coinvolto nei progetti

ALDI, NUOVO POLO LOGISTICO IN LOMBARDIA

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opo lo sbarco in Italia avvenuto lo scorso 15 febbraio con il primo store inaugurato a Castellanza (Varese), Aldi continua il proprio piano di sviluppo che prevede 45 aperture entro l’anno su tutto il territorio nazionale. E per sostenere l’espansione, ha annunciato la costruzione della sua seconda Direzione Regionale a Landriano (Pavia). I lavori, iniziati il 26 marzo, porteranno alla realizzazione di una struttura di 52mila mq e darà impiego a circa 200 addetti. Aldi, gruppo tedesco della GDO specializzato nel segmento discount e presente a livello internazionale con 5.900 punti vendita in 11 paesi e 4 continenti, ha affidato a Vailog la realizzazione del nuovo polo logistico lombardo che si occuperà del rifornimento del Nord Ovest della Penisola. Per l’azienda costruttrice si tratta del terzo investimento sul territorio di Landriano (circa 35 chilometri da Milano) su un’area di 102mila metri quadri. Di questi, 52mila saranno dedicati al deposito merci mentre 3.700 verranno suddivisi tra uffici e un centro di formazione, l’Aldi Accademia. A conti fatti, grazie a questa nuova struttura, Aldi raddoppia la sua capacità logistica in Italia precedentemente assicurata dal solo stabilimento di Oppeano (VR) con una superficie di 56mila metri quadri.

immobiliari europei di Fawaz Alhokair Group. «Sono molto soddisfatto dell’opportunità di collaborare per una società con un grande potenziale di crescita e innovazione – ha risposto Parry – Con Falcon Malls lavorerò per implementare con successo i progetti in corso (circa 200mila mq di Gla, ndr) e accelerare lo sviluppo dell’azienda».

NESTLÉ-STARBUCKS, ACCORDO DA 7 MILIARDI PER IL CAFFÈ

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n caffè da 7,1 miliardi di dollari per garantirsi la commercializzazione dei prodotti Starbucks . Tanto ha pagato la multinazionale svizzera Nestlé per portare gli articoli della catena americana al di fuori del network di caffetterie più famoso al mondo. L’accordo, reso noto il 7 maggio, segna il rafforzamento di Nestlé in un settore già presidiato attraverso i brand Nescafé e Nespresso per un fatturato da 2 miliardi di dollari l’anno. Più nel dettaglio, la multinazionale svizzera utilizzerà i prodotti a marchio Starbucks nei suoi sistemi a capsule dal 2019 e otterrà anche i diritti per vendere prodotti confezionati di caffè tra cui i marchi Seattlès Best Coffee, Starbucks Via e Torrefazione Italia. Sono esclusi dall’accordo i prodotti pronti da bere e tutte le vendite di qualsiasi prodotto all’interno dei coffee shop Starbucks. L’alleanza ha una portata globale in cui si inseriscono gli interessi particolare dei due protagonisti: da un lato, Nestlé punta ad accrescere e consolidare la propria presenza sul mercato Nord Americano; dall’altro, Starbucks ha già detto che reinvestirà i proventi per il riacquisto di alcuni stock di azioni (i cui dividendi saranno poi distribuiti agli azionisti per una somma vicina ai 20 miliardi di euro entro il 2020).

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ELENA MIRÒ CON PRIVALIA PER IL PHYGITAL

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er essere sempre più vicine alle proprie clienti, Elena Mirò e l’outlet online Privalia hanno stretto un accordo con la finalità di sviluppare una strategia omnicanale spinta a partire dal flagship store di Milano. Qui, dal 23 al 26 maggio, è stata avviata la sperimentazione di temporary shopping integrato tra online e offline. Durante questi giorni, le clienti del brand, di proprietà del gruppo Miroglio Fashion, sono state accompagnate all’interno del negozio da una shop assistant dedicata, hanno potuto provare i capi della collezione Elena Mirò e acquistarli anche via iPad sul sito Privalia. La consegna è stata successivamente portata a termine con un sistema “click&pick-up” o “click&deliver”. Questa nuova esperienza in negozio, tra fisico e digitale, è stata poi arricchita da eventi, animazioni e workshop. «Il mercato dell’abbigliamento e il comportamento di acquisto delle nostre clienti stanno cambiando. Oggi c’è un approccio fluido tra vari canali nelle diverse occasioni d’acquisto. Noi vogliamo essere accanto alle nostre clienti in questo nuovo processo ed esaltare questo nuovo mondo», ha affermato Hans Hoegstedt, a.d. di Miroglio Fashion. «La formula che abbiamo creato

insieme a Elena Mirò è estremamente innovativa per il retail in Italia e segna un nuovo passo nella relazione tra brand ed e-commerce e, più in generale, tra integrazione on-offline senza soluzione di continuità. Questa è la direzione tracciata dal consumatore di oggi», gli ha fatto eco Fabio Bonfà, country manager Italia di Privalia.


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r&f News

FRANCESCO BENVENUTI EMILIA DISTRICT, CBRE PRESIDENTE DI BNP PIAZZA I PRIMI BRAND PARIBAS REAL ESTATE ITALY C bre, società di

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allo scorso 2 maggio, Francesco Benvenuti ricopre il ruolo di presidente e country coordinator di BNP Paribas Real Estate Italy . È inoltre membro del comitato esecutivo internazionale di BNP Paribas Real Estate. «Siamo lieti che Francesco si unisca al nostro Gruppo. La sua nomina è un segnale del nostro impegno nel mercato immobiliare italiano, mentre la sua seniority e la sua esperienza contribuiranno in maniera significativa allo sviluppo ulteriore del nostro business in Italia», ha commentato Lauric Leclerc, deputy chief executive officer di BNP Paribas Real Estate. Prima di entrare in BNP Paribas Real Estate, Francesco Benvenuti ha ricoperto diversi ruoli manageriali nel Gruppo Generali. L’ultima posizione, in ordine ti tempo, è quella di general manager della divisione Real Estate e chief operating officer nell’ambito del Group Investment Management. Precedentemente è stato a capo della divisione Real Estate Asset Management di Generali Real Estate SGR. La sua carriera include, inoltre, diversi incarichi internazionali nel settore dell’investment banking presso UBS e Credit Suisse a Milano, Londra e Zurigo.

advisory immobiliare, ha svelato i nomi dei primi brand che andranno a occupare gli spazi del nuovo Emilia District: Stradivarius, Oysho, Zara e Zara Home, Pull & Bear, Bershka, Calzedonia, Intimissimi, Tezenis, Euronics, Pittarosso, Game 7 e Conad (presente con un punto vendita di 4.900 mq di Gla). Il centro commerciale che sorgerà a Parma, grazie alla joint venture tra Impresa Pizzarotti & C. e Sonae Sierra, dovrebbe aprire i battenti entro il 2021 su un’area complessiva di 300mila metri quadrati. All’interno, oltre all’offerta di abbigliamento e accessori, elettronica e telefonia, salute e tempo libero, lo shopping district ospiterà spazi di intrattenimento, un cinema multisala Starplex con sei sale per 1.290 posti totali e altre attività leisure. Non mancherà l’offerta ristorativa, con una food court posizionata al primo piano e direttamente collegata all’area cinema. Il progetto si sviluppa su una Gla complessiva di 75mila mq divisi fra centro commerciale (54mila mq) e retail park (21mila mq) che ospiteranno un totale di 167 punti vendita.

TERRANOVA WELCOME OMNICANALITÀ

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on Terranova Welcome il Gruppo Teddy rinnova la customer experience del proprio brand fast fashion: semplicità, solarità e nuovi servizi le parole d’ordine del nuovo format. Il concept store Terranova, realizzato dall’agenzia inglese Checkland Kindleysides e sviluppato dall’azienda Store–Lab, dopo essere già stato sperimentato in alcuni punti vendita svizzeri e italiani, entro l’anno arriverà in oltre 40 negozi sparsi in 13 nazioni diverse. Punto di partenza del nuovo allestimento, l’atmosfera della riviera romagnola: passerella, spiaggia, battigia sono stati riprodotti legno, pavimenti effetto sabbia e colori a gradiente. Le luci, poi, riproducono l’effetto del cielo azzurro tipico delle zone marittime, i camerini richiamano le cabine degli stabilimenti balneari, signature architettoniche riprendono i paesaggi del porto AEdiL Rimini. Al di là delle atmosfere, Terranova ha sviluppato alcune specifiche innovazioni per rendere l’esperienza dei clienti il 914 S .dom . elovehgeip aidpiù eS accogliente e soddisfacente possibile.Tra queste la possibilità di ricevere assistenza nei camerini da parte dello staff gracca id ottaip ni oialeT etsil e mm 5.psx52 ad zie ad oiaicca id ottaip ni a un pulsante di chiamata. Mentre l’omnicanalità trova sfogo in una zona specifica del negozio dedicata al Digital Point irevlop a arutaicinreV oigirg ,oinimulla ,oren atseihcir a iroloc iche rtla permette l’acquisto online direttamente dal negozio dei capi mancanti, la creazione della propria fidelity card e di corsie .CVP ni inideiP preferenziali sia per il click&collect che per il cambio dei capi.

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r&f News

FRANCESCA CATTAGNI, PENNY MARKET NUOVO HEAD OF HIGH INVESTE 167 MILIONI STREET LEASING DI SAVILLS N

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opo un’esperienza di oltre dieci anni maturata all’interno di JLL nell’high street leasing, Francesca Cattagni entra in Savills in qualità di head of high street leasing. Francesca Cattagni fornirà al management italiano della società specializzata in servizi immobiliari un supporto strategico a Milano e nel resto del Paese, lavorando con i più importanti brand del panorama retail. «Siamo lieti che Francesca si sia unita al team di Savills – ha dichiarato Gianni Flammi-

ni, head of Savills Italy – La sua esperienza nel settore ci consentirà di fornire ai clienti attuali e futuri consulenza di alto livello, operando in un segmento di mercato in continua espansione». «Il mercato High Street in Italia continua ad essere molto performante, a Firenze come Milano, Roma o Venezia – ha aggiunto Silvia Segale, head of leasing Savills Larry Smith – Stiamo constatando che sempre più operatori sono disposti ad assicurarsi gli spazi nei luoghi più ricercati e la vasta esperienza di Francesca ci aiuterà a sfruttare il potenziale di questo segmento del Real Estate».

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uova linfa per Penny Market che ha deciso di spingere sull’acceleratore per il biennio 2018-19. Per questo ha annunciato una strategia da 167 milioni di euro d’investimenti. L’azienda, che dal 1994 opera nel settore discount della GDO, è presente in Italia con 366 punti vendita che offrono un’ampia scelta di prodotti di qualità a prezzi concorrenziali all’interno di store accoglienti e confortevoli, per una spesa facile e veloce che comprende anche prodotti a marchio proprio. Nel dettaglio, la voce più rilevante dell’impegno di Penny Market per l’anno in corso e per il prossimo è costituita dai nuovi negozi (oltre 80,2 milioni). Seguono i remodelling (27,9 milioni) per rendere l’esperienza di acquisto sempre più attuale, gli investimenti generali sugli store pre-esistenti (20,9 milioni), nuovi magazzini (Toscana e, soprattutto, Sicilia con particolare attenzione alll’hub di Catania) e gli investimenti per la nuova sede di Cernusco sul Naviglio, ad alto tasso di tecnologia e di rispetto dell’ambiente (1,8 milioni). Nell’anno in corso sono previste circa 20 aperture, concentrate in Toscana, Lombardia, Piemonte e Sud Italia. Grazie ai nuovi store, verranno creati nel 2018 circa 100 nuovi posti di lavoro ai quali si aggiungono numerose persone nell’indotto. Penny Market ha infatti più di 500 fornitori italiani, molti dei quali sono piccole e medie imprese.


SVICOM, NUOVI SVILUPPI A PERUGIA

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NP Paribas REIM Sgr ha scelto Svicom per la

commercializzazione dello sviluppo immobiliare “Nuova Monteluce” a Perugia. Un intervento di rigenerazione urbana che sarà completato entro il 2019 e abbraccia una superficie di 65mila mq a poca distanza dal centro cittadino e dal polo universitario. Una posizione strategica con un bacino potenziale di utenza di oltre 160mila residenti che si aggiungono ai circa 25mila studenti universitari. Su quest’area, lo spazio a disposizione verrà declinato in un ampio mix di destinazioni d’uso: le attività commerciali (pari al 15% dell’estensione) si integrano a strutture ricettive, studentati, spazi sociosanitari pubblici e privati, attività per il tempo libero. Il piano di merchandising targato Svicom si concentra sulla commercializzazione della piazza commerciale della “Nuova Monteluce” e mira all’avvio di servizi dedicati alla cultura, alla cura della persona e, soprattutto, all’offerta ristorativa che rappresenterà l’àncora principale di attrazione della struttura. «Il progetto immobiliare “Nuova Monteluce” interpreterà gli elementi tipici dell’agorà pubblica, luogo di relazioni interpersonali e d’incontro – ha affermato

Corrado Di Paolo, partner e head of leasing deptartment di Svicom – Il progetto, altamente innovativo, rappresenta il più grande polo ristorativo/culturale e di servizi Pubblicità_def2.qxp_Layout 17/05/18 Pagina 2 della città, punto di riferimento1 per Perugia 12:36 e dintorni».

MAXIMO ATTRAE BRAND: 50% DI SPAZI RETAIL COPERTI

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ntra nel vivo la commercializzazione di Maximo, il nuovo centro commerciale sviluppato a Roma da Parsec 6 Spa (per un investimento complessivo di 300 milioni di euro). Già noto come Laurentino, dall’omonimo quartiere nel quale si colloca, il complesso è pronto ad affrontare l’ultimo capitolo del suo sviluppo: layout adeguato alle mutate esigenze di acquisto e di fruizione, offerta coerente al contesto competitivo e ai trend di consumo, tenant mix distintivo, struttura architettonica di pregio e di grande impatto visivo. Secondo le previsioni, il progetto sarà completato nell’ultimo trimestre del 2019 ma la commercializzazione della struttura, affidata a Cushman&Wakefield, è già arrivata a coprire il 50% degli spazi retail. Con oltre 60mila mq di Gla distribuiti su tre livelli, Maximo comprenderà 165 negozi, di cui 30 ristoranti/bar e 10 medie superfici, un ipermercato, un cinema multisala, un fitness center all’avanguardia e due ampie zone focalizzate sulla ristorazione. Un elemento di assoluta novità sarà costituito da un percorso dedicato allo street food. Inoltre, la grande piazza aperta su cui si affaccia la ristorazione non solo si presterà a ospitare eventi culturali, ricreativi e commerciali – su una superficie complessiva di 15.000 mq - ma rappresenterà un vero e proprio punto d’incontro e di congiunzione con la città.

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12oz Coffee Joint: è il turno della Serenissima

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opo Milano, Bergamo, Parma, Pavia e Torino, nel 2018 la catena di caffetterie 12oz Coffee Joint sbarca anche a Venezia, nel quartiere Cannaregio. E l’insegna nata a Milano con all’attivo una quindicina di locali conta di estendere il proprio network a 21 store entro la fine del 2018, per arrivare a quota 100 entro il 2022. Questo concetto di caffetteria, dedicato in particolare alla colazione e alla pausa pomeridiana, nasce da un’idea di David Nathaniel, già fondatore di NDD, società leader nella distribuzione di caffè americano negli hotel, che ha dato ai punti vendita un’anima cosmopolita, sia per i prodotti serviti sia per lo stile architettonico dei locali, che si rifà a un’immagine nord europea, creata da elementi moderni ripresi dal mondo industriale. 12oz Coffee Joint è il simbolo di un’ esperienza di caffè internazionale, perché vuole riportare il cliente, ovunque esso si trovi, al centro di una città metropolitana, libero di sentirsi al tempo stesso come a casa e di vivere la propria pausa caffè in modo diverso dal solito.

Under Armour e l’activewear al Valmontone Outlet

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almontone Outlet aumenta la sua offerta di abbigliamento tecnico con l’arrivo di Under Armour. Il brand americano specializzato nell’activewear ha scelto l’outlet village gestito da Promos in provincia di Roma per aprire il suo primo punto vendita outlet nel centro-sud. Inaugurato nel primo weekend di maggio, lo store Under Armour del Valmontone Outlet è il quarto previsto dal piano di investimenti in Italia di Oberalp, il partner distributivo tricolore del marchio Usa, che punta a raggiungere 20 brand house nei prossimi cinque anni. Oltre all’abbigliamento, l’offerta prevede un assortimento di calzature tecniche che trovano posto in un punto vendita con 500 mq di superficie espositiva. Al suo interno i visitatori potranno trovare referenze multisport: dal running, al basket, al golf. «Under Armour - ha spiegato Cristina Lo Vullo, direttrice di Valmontone Outlet - sarà il tredicesimo store dell’outlet dedicato all’abbigliamento sportivo e tecnico, un settore merceologico sul quale da sempre abbiamo deciso di puntare».

Pam Local invade Bologna, Casa Maioli riporta inaugurato il decimo store la piadina in Romagna

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uota 10 raggiunta. Con l’ultima apertura nel centro di Bologna, avvenuta lo scorso 10 maggio, il formato Pam Local fa conto tondo. A soli 700 metri dalla stazione Mazzini e vicino agli ampi giardini Lunetta Gamberini, il nuovo store urbano dell’insegna della Gdo punta dritto a pendolari e residenti rivisitando in chiave moderna il tradizionale negozio sotto casa. A partire dalle referenze che compongono l’offerta: prodotti emiliani dop, igp e freschi di alta qualità, ma anche piatti pronti, monoporzioni, prodotti bio e vegani. Insomma, un assortimento che riesce a intercettare diverse esigenze, come quelle delle persone che soffrono di allergie o intolleranze alimentari e preferiscono i prodotti “free from”. Presente inoltre anche un angolo parafarmacia, con tante referenze disponibili a prezzi sempre convenienti. E a chi cerca soprattutto il risparmio, Pam Local promuove l’iniziativa “prezzo promessa” (che assicura prezzi bassi tutto l’anno su centinaia di prodotti), e dai “menu facili e veloci” (le originali proposte dell’insegna per preparare pasti gustosi a prezzi contenuti).

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n ritorno a casa per il più romagnolo dei prodotti: la piadina. Protagonisti i fratelli Mirko e Alessandro Maioli (terza generazione di artigiani della piadina) che, il 18 maggio, hanno inaugurato il punto vendita Casa Maioli all’interno del centro commerciale Romagna Shopping Valley a Savignano Sul Rubicone (Forlì-Cesena). A ispirare il format, i classici chioschi della riviera caratterizzati dai colori bianco e blu e dall’utilizzo del legno grezzo: un mix semplice e curato che trasporta i clienti sul lungomare. Il tutto mentre si gustano i sapori e i profumi della piadina. Un piatto povero che si arricchisce attraverso combinazioni sfiziose e materie prime d’eccellenza. Due pilastri del format realizzato da Percassi Food&Beverage. «Siamo entusiasti di questa nuova apertura che nasce nel cuore della nostra regione natale e che racchiude le nostre radici, la nostra passione e dedizione per il mondo delle piadine. Dopo lunghi viaggi e importanti esperienze in Italia e all’estero, volevamo fortemente portare il nuovo brand Casa Maioli nella terra che ci ha formato», ha commentato Mirko Maioli.

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Scarpe&Scarpe a I Portali di Catania

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l noto brand di calzature Scarpe&Scarpe, attivo da oltre sessanta anni e con una rete di 140 punti vendita che coprono l’intero territorio nazionale, il 5 giugno aprirà a San Giovanni La Punta (CT), presso il Parco Commerciale “I Portali”, dove sarà possibile trovare tutte le collezioni primavera estate di scarpe, abbigliamento, valigeria, borse e accessori per uomo, donna e bambino. Un’attenzione e un’enfasi particolare alle nuove strutture espositive dell’abbigliamento e della valigeria che conferiscono ai nuovi spazi espositivi più eleganza e luminosità. I materiali sono caratterizzati da strutture tubolari in ferro verniciato abbinati ai piani in rovere in modo da trasmettere leggerezza e sinuosità. Il prodotto avrà maggiore visibilità e sarà maggiormente valorizzato. All’interno del punto vendita di circa 920 mq con 4mila referenze è stato inserito il corner nel settore della calzatura donna dedicato ad Alesya, la più importante private Label di casa Scarpe&Scarpe.

Takko Fashion anche a Settimo Torinese

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opo le recenti opening di Chivasso (TO) e Osimo (AN), Il brand tedesco Takko Fashion ha aperto un nuovo punto vendita presso il Centro Commerciale Settimo (TO). Nello store presenta una gamma completa di abbigliamento, dai capi più casual a quelli basic pratici e irrinunciabili, fino agli articoli di maggiore tendenza. Le versatili collezioni moda di Takko Fashion offrono alla famiglia moderna uno stile che coniuga al contempo la comodità e un tocco glam. I designer del brand progettano internamente le tendenze moda più attuali e aggiornano rapidamente i temi moda per poter offrire sempre ai clienti qualcosa di nuovo. A questo si aggiungono l’ottimo rapporto qualità/prezzo e una ricercata shopping experience.

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Pittarosso nell’ampliamento di Centro Universo

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a aperto poco dopo la metà di maggio il nuovo punto vendita di Pittarosso presso il centro Commerciale Universo di Silvi Marina (TE). Quasi mille i mq a disposizione della clientela, che può ora trovare un ampio assortimento di calzature e borse, con una vasta offerta di prodotti dedicati allo sport e al tempo libero, per un pubblico variegato che copre tutte le fasce di età. Particolare attenzione è stata anche riservata ai migliori marchi sul mercato. Il Centro Universo, ampliato nel 2017 con 22mila mq di nuova Gla che si sono aggiunti ai preesistenti 11mila, serve un bacino d’utenza che include una vasta porzione altamente urbanizzata della costa centrale dell’Abruzzo, nella cosiddetta “area metropolitana” Chieti-Pescara-Teramo. Pittarosso ha inaugurato una serie di ulteriori nuove aperture di primarie insegne nazionali e internazionali che completeranno l’offerta merceologica dei tre piani dello shopping mall che vanta un cinema multisala, un centro wellness di 4mila mq con SPA, una palestra, due piscine riconosciute FIN, un asilo, un poliambulatorio, piste da bowling, sale giochi, oltre a ristoranti e strutture per l’intrattenimento. Universo Arcotecnica (Gruppo IPI) si occupa della commercializzazione e, dal primo di maggio, anche della gestione.

MD sbarca a Verona

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’insegna di discount MD arriva a Verona con un nuovo punto vendita in affiliazione. Quello in via Curiel è il primo store in città, che porta in totale a 18 i negozi presenti sul territorio regionale. In meno di sei mesi, l’azienda con sede a Gricignano di Aversa (CE) ha aperto così due store in Veneto di cui il primo ad Agordo (BL) lo scorso febbraio. In particolare il nuovo negozio MD, di proprietà della Supermercati Arbetti S.r.l, è di circa mille mq e dà lavoro a 8 dipendenti. La Supermercati Arbetti S.r.l ha scelto MD S.p.A come partner commerciale in virtù dell’affidabilità che la rappresenta, data da un fatturato 2017 di 2,3 miliardi di euro che la portano a essere il secondo player italiano del settore discount con una quota di mercato del 15%. «Verona è una città splendida che punta su commercio e turismo, abbiamo voluto contribuire in modo attivo all’economia di questo territorio – afferma il presidente di MD S.p.A, Patrizio Podini – L’ubicazione del negozio, proprio all’incrocio tra la SR 11 Strada Bresciana e la SS 12 dell’Abetone e del Brennero, è stata scelta per soddisfare il vasto bacino di utenza». Negli stessi giorni MD S.p.A ha inaugurato un nuovo punto vendita in affiliazione anche a Sant’Antimo: il secondo store a marchio MD in città, il 69esimo per la provincia di Napoli e il 120esimo in Regione.


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GrandVision concede il bis in Sicilia

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l Gruppo GrandVision si conferma un punto di riferimento per l’ottica in Sicilia con due aperture a maggio, entrambe nel circuito degli shopping centre. Il 12 dello scorso mese è stata la volta del nuovo negozio ad insegna GrandVision by Optissimo all’interno del centro commerciale Il Casale a San Cataldo (CL) presso Contrada Bigini. Operazione che si è replicata il 24 maggio a Modica nel centro commerciale “La Fortezza” presso Contrada Michelica. Entrambi gli store presentano una superficie di quasi 100 mq con due vetrine, un ampio spazio espositivo, aree dedicate alla misurazione della vista e un laboratorio di montaggio occhiali. Le due opening si inseriscono in un progetto di aperture previste lungo tutta la Penisola per il 2018, complementare a un importante processo di rebranding, ormai giunto al termine, che ha visto l’unione sotto lo stesso brand di tutti i punti vendita dei marchi Avanzi e Optissimo, parte del Gruppo GrandVision Italy rispettivamente dal 1999 e dal 2014. Da inizio anno sono stati avviati 15 nuovi punti vendita sul territorio nazioVLM - Pagina TRAMEZZINI Senza Glutine 156x178+4mm MOD.pdf 1 09/02/18 14:41 nale, di cui 5 a insegna GrandVision, 2 Corner Optique e 8 Solaris.

Zuiki nel travel retail a Tiburtina

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l brand di abbigliamento Zuiki ha scelto la Capitale, e in particolare la Stazione Tiburtina, come prima tappa del suo progetto Travel Retail. Il look del nuovo punto vendita, che si estende su 730 mq, rispecchia lo stile del marchio, che si inserisce in modo armonico all’interno degli spazi della stazione. Con un nuovo layout, glamour e di tendenza, il brand si C fa portavoce del suo mood giovane e pop, M attraverso spazi confortevoli, accoglienti, Y luminosi e ampi, per consentire una maggiore libertà di movimento, un maggiore CM assortimento nell’esposizione e una miMY gliore e più funzionale selezione dei capi. CY Nei prossimi mesi tante altre stazioni saCMY ranno coinvolte, destinate a diventare nuovi punti di riferimento a servizio dei K viaggiatori e non.

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r&f GALA DINNER Retail Award Italy

I protagonisti del Retail Award Italy Accedi ai contenuti extra tramite QR code

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na cerimonia in grande stile per la prima edizione dei Retail Award Italy. All’interno della cornice del Four Seasons Hotel di Milano, in quello che è il cuore della moda e del glamour, giovedì 24 maggio si è tenuta la premiazione dei dieci vincitori, a cui si sono aggiunte due menzioni speciali, scelti dalle giurie fra 110 finalisti. Il gala dinner organizzato dal Consiglio nazionale dei centri commerciali (Cncc) e retail&food (Edifis, la nostra casa editrice) ha voluto innanzitutto essere un momento d’incontro per gli operatori nazionali e internazionali del mercato retail RE già impegnati nella due giorni di Mapic Italy e Mapic Food & Beverage. Di fronte a un parterre di 300 ospiti allietati da un sottofondo jazz, si sono alternati sul palco numerose figure di spicco del settore, spesso in qualità di giurati, che hanno certificato il dinamismo del retail in Italia attraverso un’indagine approfondita considerata la qualità dei partecipanti. Grazie anche al lavoro delle più rappresentative associazioni di categoria (AIGRIM, ATRI, Federfranchising e Assotemporary), titolari e manager affermati hanno potuto conoscere e incontrare vecchi amici, nuovi clienti e fornitori, concorrenti e landlord delle più importanti piazze del retail: centri commerciali, aeroporti, stazioni ferroviarie, outlet village. L’evento ha messo in evidenza che le catene del retail attive nel nostro Paese sono tante, molto diverse per storia, numeri e canale di sviluppo. Ad accomunarle, però, le qualità necessarie per raccontare ogni storia di successo: la professionalità, la serietà e la grande attenzione al prodotto, alle tecnologie e all’ambiente. Ringraziamo ancora una volta partecipanti e sostenitori cui dobbiamo il successo della nostra manifestazione e vi diamo appuntamento alla prossima edizione.

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Le premiazioni al Four Seasons Hotel hanno riunito il gotha del mercato retail RE italiano e internazionale: 300 invitati per una cerimonia di successo. Come le storie dei dieci vincitori


Numeri RAI 2018

10 110 30 300 13 4

Le categorie di premio (piĂš due menzioni speciali)

I brand finalisti su un totale di 120 candidature

I giurati che hanno valutato e scelto i vincitori

Gli invitati al gala dinner allestito al Four Seasons di Milano

Gli sponsor dell’evento

Le associazioni partner del concorso: Aigrim, AssoTemporary, Atri e Retail Institute retail&food - giugno 2018

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r&f GALA DINNER Retail Award Italy

categoria Family store

categoria Moda, accessori, sport

TERRANOVA

CALLIOPE

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er la capacità di coniugare in maniera moderna e innovativa le aspettative di ogni fascia di età, proponendo un mix moderno di contenuto moda che esce dai canoni classici per abbracciare il terzo millennio. A ritirare il premio: Andrea Baffoni, development manager di Teddy Group, e Roberto Pimpinelli, responsabile sviluppo di Teddy Group.

n brand dalle solide radici italiane che ha saputo ramificarsi a livello globale senza mai perdere di vista la mission del Gruppo basata su: etica, innovazione e formazione. In sintesi, una cultura industriale a tutto tondo. Sul palco: Andrea Baffoni, development manager di Teddy Group e Roberto Pimpinelli, responsabile sviluppo di Teddy Group.

categoria Salute e bellezza categoria Intrattenimento, regali, gioielli

PANDORA

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er la capacità di realizzare uno sviluppo esemplare sia in città che nei mall, dove si è imposta come destination store. Il tutto grazie a un prodotto originale, a forte contenuto di stile, all’appeal di un marchio unico e alla capacità di intercettare diverse esigenze d’acquisto. Sul palco: Claudia Bernanrdo, retail develompment specialist di Pandora, e Luca Lunardi, retail business development manager southern Europe di Pandora.

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CENTRO MEDICO SANTAGOSTINO

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er l’innovazione della sua formula che avvicina il cliente al mondo della cura e stimola la prevenzione, proponendo un’ampia gamma di servizi altamente professionali a costi competitivi. E per l’adattabilità del format che permette di concentrare in uno spazio relativamente ridotto la propria offerta. Il premio vuole anche essere uno sprone per gli altri operatori del settore, affinché contribuiscano all’evoluzione di mall e centri commerciali trasformandoli in luoghi dove poter usufruire di servizi ad alto valore aggiunto. Il riconoscimento è consegnato a: Luca Foresti, ceo di Centro Medico Santagostino, ed Eva De Col, responsabile nuove aperture di Centro Medico Santagostino.


categoria Elettronica e telefonia categoria Casa, accessori, servizi

SBS

MAXI ZOO ITALIA

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er la forte identità dell’insegna, il vasto assortimento di prodotti, la presenza web orientata alla fidelizzazione del cliente, il presidio del territorio con oltre 90 punti vendita concentrati al centro nord e un piano di sviluppo di 200 aperture sul territorio nazionale. Non ultimo, per la versatilità del format: dai 600 ai 1200 metri quadri. Il riconoscimento è consegnato a: Stefania Coccia, brand manager private label di Maxi Zoo, e Claudia Mudu, digital & communication implementer di Maxi Zoo.

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er la spiccata adattabilità, sia nelle dimensioni che nell’assortimento merceologico, e per l’immagine moderna e piacevole del punto vendita che privilegia la possibilità di interazione della clientela con il prodotto esposto. A ritirare il premio: Cristina Veit, retail manager di Sbs e Leonardo Santoro, responsabile del personale di Sbs.

categoria Market

categoria Food comfort

CARREFOUR EXPRESS

CIOCCOLATITALIANI

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er l’attenzione ai bisogni dell’utenza contemporanea capace di generare brand awareness. Una rivisitazione qualitativa, integrata e innovativa del servizio di prossimità con interessanti potenzialità anche nella replicabilità del format urbano in differenti ambiti consolidati di offerta. Per il consumatore questo si traduce nell’opportunità di unire l’utile al dilettevole, la spesa ai servizi, sperimentando l’emozione dello smart living. Sul palco: John Agostini, convenience store director di Carrefour Italia, e Roberto Simonetto, direttore vendite di Carrefour Market.

er la capacità del brand di promuovere l’italianità e per il know how declinato in tutte le varianti connesse al cioccolato. Per il presidio della filiera, lo showcooking e la “Fabbrica del cioccolato” in cui le tecniche di produzione e preparazione del prodotto vengono mostrate anche ai più giovani contribuendo così alla valorizzazione del brand. Si unisca a ciò un piano di sviluppo ambizioso che mira a incentivare la fruizione locale rispetto alla multicanalità, garantendo così la trasmissione del concetto di qualità attraverso l’esperienza. A ritirare il premio: Vincenzo Ferrieri, ceo di CioccolatItaliani e Giovanni Ferrieri, imprenditore di CiccolatItaliani.

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r&f GALA DINNER Retail Award Italy

categoria Food smart

TOASTERIA ITALIANA

categoria Travel retail

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er essere riusciti a coniugare in un format innovativo e accattivante un prodotto tipico della nostra alimentazione: il toast. Declinandolo in una serie di rivisitazioni capaci di soddisfare i clienti che cercano una ristorazione veloce ma di qualità in ambiante piacevole, accogliente e informale, capace di adattarsi a diverse canali di sviluppo senza mai perdere la propria identità. Il riconoscimento è consegnato a: Angela Aricò, business development manager marketing di Toasteria Italiana, e Mariano Triunfo, amministratore di Atf Franchising Network.

ANTICA FOCACCERIA SAN FRANCESCO

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n esempio di innovazione dal punto di vista dell’offerta, del mix di prodotto e dell’immagine che bene coniuga italianità, modernità nel design, armonia e riconoscibilità. A tutto questo si aggiungono spiccate doti di flessibilità e adattabilità in spazi e aree commerciali di diversa natura. Sul palco: Claudio Baitelli, general manager FC Retail Spa, e Emilio Fiorani, retail foodservice executive director di Cir food.

MENZIONE SPECIALE EURONICS

Per l’impegno, gli investimenti e le acquisizioni del Gruppo, volti a una crescita ponderata e sostenibile nella vendita di elettronica di consumo all’interno degli store fisici, con particolare riguardo ai nuovi format urbani, in sinergia con le strategie online. A ricevere la menzione: Emanuela Formicola, head of digital di Euronics, e Guglielmo Orlandi, direttore amministrazione e finanza di Euronics.

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CONAD

Per la capacità di innovarsi conservando la tradizione. Completezza e innovazione dell’offerta, servizio clienti e sostenibilità sono fra le caratteristiche ritenute strategiche per il suo successo commerciale e la fiducia accordata dai propri clienti. Inoltre, una scelta ampia di proposte, valori etici e nuovi concept dimostrano la vitalità del brand sempre capace di rigenerarsi. A ricevere la menzione: Domenico Patella, responsabile immobiliare e acquisti di Conad.



r&f Parola di Antonella Bertossi

Dopo la laurea in Business Economic conseguita all’Università Bocconi di Milano, Antonella Bertossi inizia la sua carriera nell’agenzia Rapp Collins, prima di passare in Tele2 Italia come marketing & communication specialist e, in seguito, all’Illva Saronno come new brand development manager. Entra in Global Blue Italia nel 2005 con il ruolo di marketing sales manager. Grazie a lei l’azienda leader nei servizi tax free shopping ha stretto numerose partnership con multinazionali di primo piano attive nel mondo fashion, finanziario, dei trasporti, del turismo con l’obiettivo di promuovere e implementare i servizi Tax Free Shopping. Oggi Antonella Bertossi è partner relationships & marketing manager di Global Blue Italia.

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GLOBAL BLUE:

Turismo e shopping tax free spingono il retail. Ma bisogna conoscere il cliente

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omprare all’estero a volte può essere un’incognita: misure, gusti, formati possono non funzionare una volta tornati a casa. Una sicurezza però c’è: almeno puoi chiedere il rimborso dell’Iva. A fornire questo servizio, ci pensa Global Blue. Presente in 52 Paesi con oltre 1.900 dipendenti, Global Blue è il primo alleato dei clienti che si spostano per riempire la valigie seguendo gli ultimi trend in fatto di moda, accessori, gioielli e molto altro. E fornisce una marcia in più ai retailer che vogliono fare del proprio punto vendita una tappa da non mancare per chi viaggia. Il tutto all’interno di un mercato globale che ha generato un +8% di crescita e che, come ci ha spiegato Antonella Bertossi, partner relationships & marketing manager di Global Blue Italia, «subisce l’influenza di diversi elementi». Come opera e quali sono i servizi offerti da Global Blue? Precursore del concetto di Tax Free, Global Blue è oggi leader mondiale in questo settore offrendo ai turisti “Globe Shoppers” la migliore esperienza di shop-

ping e, al contempo, creando valore per i propri affiliati e partner grazie a un’ampia gamma di prodotti e servizi. In particolare, il Tax Free Shopping di Global Blue permette a migliaia di rivenditori di offrire ai turisti stranieri la possibilità di ricevere, in totale sicurezza, il rimborso dell’IVA sui beni acquistati in oltre 305.000 negozi nel mondo. Le soluzioni Dynamic Currency Conversion di Global Blue, invece, permettono ai commercianti o ai gestori di ATM di 123.000 punti vendita di offrire ai viaggiatori stranieri un modo semplice per pagare o per essere rimborsati nella propria valuta. I servizi Intelligence & Marketing, poi, con analisi dei dati e sviluppando campagne mirate, consentono ai commercianti di aumentare la riconoscibilità del proprio marchio e attrarre un maggior numero di visitatori nei propri negozi. Infine, numerosi sono i prodotti di marketing multi-canale, compresi i servizi digitali come l’app Shop Tax Fre, e un vasto portafoglio di possibilità pubblicitarie cui si aggiunge la rete di Lounge di Milano, Roma e Venezia. Qual è l’andamento del mercato Tax Free italiano e come si posiziona a livello internazionale? Dopo un 2016 difficile, nello scorso anno si è assistito a una ripresa del settore. Infatti, sulla base dei dati Global Blue, il mercato Tax Free Shopping in Europa è tornato a crescere registrando un +11% nei primi nove mesi del 2017 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Il trend positivo del mercato europeo tax free è stato trainato principalmente dalle vendite registrate in Gran Bretagna (+22%), Spagna (+18%), Italia (+8%) e Francia (+7%). Il Vecchio Continente si conferma meta di shopping con circa l’84% delle vendite tax free concentrate in soli cinque Paesi europei. L’andamento positivo osservato nel 2017 è riconducibile a diversi fattori: dall’aumento del numero di turisti con capacità di spesa maggiore rispetto a quella del periodo precedente al consolidamento della ripresa globale. Elementi che, tra

gennaio e settembre 2017, hanno determinato anche un aumento dello scontrino medio dedicato agli acquisti tax free (+3%). La domanda generata dai turisti cinesi nell’ultimo anno è stata uno dei fattori determinanti per le ottime performance del settore Tax Free a livello globale. Qual è il profilo di questi consumatori? E quali sono i trend del settore? I turisti cinesi sono stati coloro che, negli ultimi dieci anni, hanno inciso in modo notevole nel mercato italiano ed europeo del Tax Free Shopping, tanto da diventare la prima nazionalità con il 30% del totale e un aumento della spesa tax free a doppia cifra rispetto al 2016. Infatti, se guardiamo anche i dati raccolti da due osservatori di eccezione di Global Blue, la Lounge in via Santo Spirito e la Suite in Montenapoleone, nel corso del recente Salone del Mobile di Milano, vediamo come siano stati i turisti cinesi ad avere fatto un maggior numero di acquisti Tax Free, seguiti da russi e arabi. In particolare, i Globe Shopper provenienti dalla Cina amano essere accompagnati all’interno del negozio da uno staff sempre sorridente, ma che limiti gli sguardi diretti, oltre che qualsiasi contatto fisico. Amano che venga loro offerta una tazza di tè e che il personale sia rapido ed efficiente. Mal sopportano che venga chiesto loro il budget che hanno a disposizione così come non gradiscono essere contraddetti nelle loro scelte. Nell’edizione 2018 del “Sales Cultural Training Middle East”, Global Blue assieme a Monte Napoleone District ha messo in luce quali sono le caratteristiche per attirare i clienti provenienti dal Medio Oriente. In che modo la provenienza geografica e le specifiche culturali possono essere utilizzate per massimizzare la redditività del Tax Free Shopping? La conoscenza e la comprensione di mondi, tradizioni e culture distanti dalla nostra sono la chiave

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r&f Parola di Antonella Bertossi per costruire e mantenere rapporti duraturi, per fidelizzare i clienti. Sapere cosa evitare di dire o di fare, poiché mal visto nella cultura del turista, conoscere cosa può originare situazioni di imbarazzo è davvero importante per entrare in sintonia con i clienti, comprendere i loro bisogni e offrire i servizi e i prodotti che stanno cercando, centrando il proprio obiettivo di business. Ad esempio, nel caso dei globe shopper in arrivo dal Middle East, è estremamente utile sapere che il loro viaggio è fortemente condizionato dal calendario religioso: gli spostamenti sono vietati nel mese del Ramadan, mentre i giorni di Eid-al-Adha sono tradizionalmente dedicati alle visite a parenti e amici, occasioni per cui vengono acquistati vestiti nuovi. Così come importante è conoscere ciò che apprezzano e ciò che non amano: il consiglio è di mostrarsi premurosi, di stringere la mano delicatamente ma a lungo, di non dire mai “no” direttamente né alzare il pollice in segno di approvazione. Le donne arabe, in particolare, sono clienti esigenti, non gradiscono una conversazione eccessiva, mentre sanno già ciò che vogliono acquistare e devono essere servite da commesse donne. Quali sono i canali di vendita più redditizi per il Tax Free Shopping (outlet village, high street, shopping mall, ecc)? Nello specifico, quali sono le performance del canale travel retail aeroportuale? Le principali vie dello shopping di lusso nei centri delle città sono fra i luoghi prediletti per gli acquisti tax free dei turisti internazionali. In particolare, sulla base dei dati Global Blue nel periodo dicembre 2016-novembre 2017, Via Montenapoleone ha raggiunto il primo posto in Europa per lo shopping dedicato al

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fashion. La top street meneghina ha fatto registrare lo scontrino medio più alto dedicato a questa categoria merceologica: 1.809 euro. Va poi segnalata la crescita a ritmi significativi delle vendite tax free attraverso gli outlet, un canale particolarmente apprezzato dai turisti cinesi, russi e coreani. Per quanto riguarda il canale travel retail, in Italia nei primi nove mesi del 2017 le vendite sono aumentate di circa l’8% nel comparto dei prodotti più tradizionali, le cosiddette categorie core: profumeria, vini e liquori, tabacchi duty free, dolciumi e specialità gastronomiche, e di circa il 2% nel resto delle categorie retail. In che modo i vettori aerei possono essere promotori del Tax Free Shopping? Quali sono le vostre partnership e come si strutturano? Le compagnie aeree giocano un ruolo non secondario nel nostro settore. È per questo che, con l’obiettivo di poter offrire ai turisti internazionali una rosa di servizi ancora più ampia, sono nate le nostre partnership con Air China e Cathay Pacific, i principali vettori aerei con base in Cina. Con Air China offriamo ai possessori delle carte Air China Gold, Platinum e Platinum Life Time Card del programma di fidelizzazione “Phoenix Miles” un’accoglienza esclusiva nelle Lounge di Milano e Roma e una corsia preferenziale negli aeroporti di Malpensa e Fiumicino. Esclusività e un trattamento di special welcome è stato riservato anche ai soci Diamond e Gold del programma di fidelizzazione “Marco Polo Club”, grazie alla partnership siglata con Cathay Pacific. E quanto incidono le politiche monetarie dei vari stati sul mercato Tax Free? Sicuramente incidono, poiché con un tax free shopping competitivo cresce l’appetibilità del mercato turistico dei singoli Stati agli occhi dei turisti provenienti dai Paesi extra Ue. Guardando all’Italia, l’abbassamento della soglia minima di spesa per allinearla ai parametri degli altri Paesi europei sarebbe un passo importante. Ma le politiche monetarie non sono l’unico elemento cui guardare. Il mercato del Tax Free, infatti, passando dalle abitudini e dai consumi dei turisti internazionali con elevate capacità di spesa, subisce l’influenza di diversi elementi. Pensiamo alla paura legata al terrorismo internazionale che può limitare gli spostamenti verso determinate mete prima ritenute sicure. Oppure la semplificazione nell’ottenere informazioni sulle procedure per il rimborso dell’Iva, nell’effettuare poi concretamente la richiesta, nel ricevere il refund attraverso gli strumenti paperless. Così come i servizi Dynamic Currency Conversion che consentono ai viaggiatori di utilizzare la propria valuta, dando loro maggiore chiarezza e sicurezza nelle scelte di spesa. Considererei anche il concetto della full digitalization tra i principali fattori cui guardare quando si vogliono analizzare i driver nel mercato TFS.

Lounge Global Blue, Milano

Fiore all’occhiello di Global Blue sono l’app Shop Tax Free e il network di lounge. Quali sono le caratteristiche di questi due servizi e il valore aggiunto tanto per il consumatore quanto per il retailer? La nostra app Shop Tax Free e le tre Lounge di Milano, Roma e Venezia si inseriscono nella strategia Global Blue di rendere unica la shopping experience del turista internazionale in Italia. In particolare, con l’app Shop Tax Free, il viaggiatore ha uno strumento smart e intituitivo con tutto ciò di cui ha bisogno per fare shopping Tax Free in palmo di mano. Con questa applicazione, infatti, i turisti internazionali possono trovare i negozi dei loro brand preferiti presenti in zona e sapere quali offrono il servizio di tax free shopping. Possono inoltre verificare istantaneamente quanto è possibile risparmiare ricevendo il rimborso dell’IVA con Global Blue. Poi ci sono le nostre Lounge che rappresentano davvero il nostro fiore all’occhiello. Sono spazi unici nel cuore dello shopping di lusso dove i turisti internazionali ricevono un welcome esclusivo e servizi di altissimo livello. Un concept di successo, nato in Italia, in occasione di Expo 2015, che ora sta allargando i propri orizzonti anche ad altri Paesi europei: nel 2018 le Lounge firmate Global Blue raggiungeranno quota 7, con le nuove arrivate a Monaco di Baviera, Parigi e Londra. Il governo russo ha da poco approvato una legislazione sul Tax Free Shopping. Quali sono le opportunità per i retailer visto l’approssimarsi di una grande manifestazione come i Mondiali di calcio? Sicuramente i Mondiali di calcio saranno una grande opportunità per i retailer. In considerazione dell’importanza del presidio di questo mercato Global Blue ha anticipato i tempi ed è stato il primo operatore nel settore del Tax Free Shopping ad annunciare lo sbarco in Russia. Attualmente stiamo collaborando con centri commerciali, grandi magazzini di lusso e con i principali brand presenti a Mosca, San Pietroburgo, Sochi e nelle altre città che ospiteranno gli incontri del prossimo campionato mondiale di calcio. E in sole due settimane di attività erano già state 1.000 le transazioni eseguite. Nicola Grolla



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STAR TREK Healthcare

Destinazione

Centro Medico Santagostino

Salute low cost, ma di qualità

Tra queste realtà spicca il Centro Medico Santagostino, network di poliambulatori specialistici che

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offre qualità a tariffe accessibili: fondato nel 2009 a Milano, per rispondere all’esigenza di una medicina specialistica di livello, economicamente accessibile, che copra anche le aree scoperte dal SSN (come ad esempio l’odontoiatria, la psicoterapia e altre) dove l’offerta è limitata al privato e ha prezzi alti, l’anno scorso ha superato i 23 milioni (+46% sull’anno prima, mentre si era di poco sopra i 630mila nove anni fa). Numeri importanti per un modello imprenditoriale e organizzativo che non prevede per gli investitori la distribuzione dei profitti come obiettivo principale e per questo riesce ad applicare tariffe calmierate (circa 60 euro di media per una visita specialistica e un tempo medio per l’appuntamento di 3 giorni) con una persistente attenzione alla qualità (tasso di reclami dello 0,12% l’anno scorso: era 0,30% tre anni fa). I profitti e la sostenibilità d’impresa sono assicurati dagli alti volumi delle prestazioni che permettono di ottenere economie di scala con un’organizzazione del lavoro efficiente. Il modello, in equilibrio economico dal 2014, nasce nel 2009 a Milano in piazza Santagostino con una ventina di ambulatori ed è diventato una importante realtà nel milanese (l’anno scorso era conosciuto dal

50% dei cittadini meneghini a fronte del 6,6% di sette anni prima). Il socio di riferimento del Centro medico, guidato da Luca Foresti (amministratore delegato dal 2010), è Oltre Venture, primo fondo di private equity ‘etico’, fondato da Luciano Balbo (anche presidente del CMS), pioniere della finanza ‘sociale’ italiana, insieme ad altri investitori privati che hanno condiviso le finalità del progetto, basato sulla capacità di coniugare il ritorno sociale con la sostenibilità economica e comunque un profitto, seppur modesto. Un modello vincente che a fine 2017 significa 14 centri medici aperti (tutti nel milanese, tranne uno a Bologna aperto a gennaio 2015 più un centro mobile con camper), 174 ambulatori, 635 professionisti e 139 dipendenti, 623mila prestazioni erogate e 240mila pazienti serviti dal 2009. Il 52% dei 23,2 milioni di giro d’affari proviene dagli ambulatori, il 18% dall’odonto-

Centro Medico Santagostino in pillole Data di nascita Proprietà Sede Menagement Settori di business Retail

2009 a Milano Azionista di riferimento fondo Oltre Venture Milano Luca Foresti, amministratore delegato, e Luciano Balbo, presidente Cliniche mediche private con poliambulatori specialistici con tariffe accessibili 14 cliniche con un ambulatorio mobile (camper): 174 ambulatori complessivi

Fonte aziendale

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el 2016 in Italia la spesa sanitaria complessiva è di 151 miliardi di euro, mentre quella pubblica pesa per 115,8 miliardi contro i 35,2 di quella privata, di cui solo il 2% è legato alle assicurazioni. Per lo più paga il cittadino ‘out of pocket’ (circa l’85%, il resto è a carico della sanità integrativa) come si dice in gergo, anche se la spesa sanitaria grava nelle uscite delle famiglie per il 4,5% (per le scarpe la media è il 4,7%). Se la quota di spesa privata non è cresciuta molto negli ultimi anni (24% circa sei anni fa, quasi 25% nel 2016), cresce la quota dei servizi medici privati saliti nello stesso periodo del 13%, anche a causa dei cronici difetti del servizio pubblico, soprattutto in termini di qualità e tempi di attesa (dati Osservatorio Sda Bocconi). In questo panorama anche la sanità privata sta cambiando pelle, con la novità delle ‘retail clinic’: ambulatori diffusi sul territorio che spesso trovano spazio non solo nei centri urbani, ma anche nelle aree commerciali con un maggiore investimento sui servizi medici privati rispetto al passato quando si privilegiavano i servizi in convenzione. Così il Gruppo San Donato (18 ospedali e 2 centri ricerca) tre anni fa ha inaugurato la prima ‘smart clinic’ nel centro commerciale di Stezzano (BG), replicata due anni dopo all’Oriocenter, o l’Humanitas Medical Care, con ambulatori nel centro commerciale di Arese (MI) e al Fiordaliso di Rozzano (MI). E se nel commercio cresce il modello low cost (vedi IKEA o Decathlon), e i servizi la fanno da padrone nell’economia del Belpaese, le due strade non potevano che incontrarsi anche nel settore della ‘white economy’ (la filiera della salute, quasi l’11% del PIL nazionale con 2,4 milioni di addetti), che nei servizi sanitari privati occupa oltre 550mila persone (dati 2015) per un fatturato di 39 miliardi.


Cresce la rete di cliniche e per il futuro servizi integrati: obiettivo “supermercato della salute”

Oltre all’offerta clinica classica state pensando di ampliarvi nel sempre più vasto mercato dell’healthcare? Stiamo introducendo la vendita degli occhiali, che somministreremo come presidio medico nelle nostre strutture, in un angolo dedicato. Di fatto, arricchiamo l’offerta del poliambulatorio, a parità di perimetro. Dall’entrata in vigore del Ddl Concorrenza n.124 del 4 agosto 2017, stiamo cercando di acquistare farmacie, canale strategico per noi perché ci consente di integrare i due mondi del farmaco e dei servizi sanitari, che sono i nostri business fondamentali. Dei 40 milioni di euro all’anno spesi privatamente nel mondo sanità, i fatturati più importanti sono generati dai prodotti. Entrare nel canale distributivo del farmaceutico può comportare interessanti ritorni economici. Stiamo lavorando anche sull'idea della ristorazione: siamo convinti che un’alimentazio-

iatria, seguita da un 10% di vaccini in crescita e subito dopo da terapie, psicologia e prelievi. In tutto tredici sedi a Milano e dintorni di cui 4 aperte l’anno scorso (Cadorna, Corso Vercelli, Città Studi e Buccinasco), con una buona copertura della città metropolitana: le location sono in ambito urbano, anche se c’è una buona attenzione alle periferie dove la domanda è potenzialmente maggiore. Non va dimenticato il progetto del camper in partnership con due big della grande distribuzione come la Coop e Carrefour Market, che offre visite negli spazi commerciali per essere il più vicino possibile all’utenza. In agenda le opening a Brescia nell’estate 2018, un secondo spazio in Cairoli a Milano, un nuovo spazio per la diagnostica per immagini entro fine anno e un poliambulatorio in Barona (periferia sud di Milano). Una crescita di presenza sul territorio che procede a ritmi importanti (fino al 2011 c’era solo un centro) considerati i costi e gli investimenti: 3,8 milioni nel 2017 di cui 1,45 in attrezzature mediche e quasi 1,9 milioni in nuove sedi e ambulatori.

ne sana e di qualità migliori la vita. Per questo vogliamo fare cultura alimentare realizzando ambienti nei quali i prodotti provengano da coltivazioni prive di inquinanti, utilizzando cotture che mantengano inalterate le sostanze nutritive. Spiegheremo, per ogni alimento, gli ingredienti che lo compongono, le sue interazioni con il nostro corpo e in che modo ci farà star meglio. A completare l'offerta di benessere e salute ci saranno le palestre: nei nostri centri già abbiamo un'ampia offerta di corsi di fitness e benessere. L'obiettivo è creare luoghi esclusivamente dedicati al medical fitness. Avete in programma nuove opening fuori da Milano dopo Bologna? A giugno 2018 apriremo la sede di Brescia, un poliambulatorio tutto nuovo, in una zona centrale e comoda per i cittadini, con una farmacia nello stesso edificio. Il nostro approccio di “sbarco” sul territorio nazionale è legato alle opportunità che di volta in volta si offrono e a un'ana-

L’obiettivo dichiarato dal management è aumentare la capillarità nella zona metropolitana, con un’attenta analisi dei territori e una parallela ricerca di spazi e/o ambulatori preesistenti da rilevare.

Oltre all’ambulatorio anche wellness, ristorazione e farmacie In parallelo ai servizi ‘tradizionali’ per una clinica, un nuovo possibile mercato per il business è rappresentato dai nuovi format ‘integrativi’ della ristorazione e delle palestre, già in parte erogati in due sedi (fitness, wellness e benessere in generale), la domanda non manca e CMS sta lavorando alla ricerca di spazi adeguati. Un discorso analogo vale per la ristorazione, in linea con l’idea che un’alimentazione sana e di qualità con un’adeguata cultura ali-

Fonte aziendale

Intervista a Luca Foresti, amministratore delegato del Centro Medico Santagostino

lisi approfondita della situazione sanitaria del territorio, dei bisogni espressi. Poi ovviamente ogni nuova apertura è un'incognita: sinora però il passaparola che scatta dopo qualche tempo dal nostro arrivo si è sempre rivelato la nostra migliore pubblicità. I vostri ambulatori sono in aree urbane. I centri o i parchi commerciali possono essere una location delle vostre insegne in futuro? Sino a oggi abbiamo privilegiato luoghi facilmente raggiungibili con i mezzi pubblici dai cittadini. Anche in questo caso: tutto dipende dalle opportunità che di volta in volta si offrono. Non abbiamo alcuna preclusione rispetto ad aperture in luoghi commerciali. Abbiamo già avuto collaborazioni con Carrefour e con Coop: l’accordo in generale prevede che un nostro camper metta a disposizione dei clienti un piccolo poliambulatorio che fornisce molte prestazioni, all'esterno del supermercato. Con ciascuna catena abbiamo concordato un’agenda di attività adatta alle caratteristiche di ogni player.

mentare migliori la salute. L’obiettivo, insomma, è offrire ai clienti vari servizi integrati con le stesse caratteristiche dell’offerta clinica e tra loro interdipendenti. Il progetto è un vero e proprio ‘supermercato della salute’ in un modello di sanità che comprende servizi e terapie per pazienti che non necessitano di ricovero ospedaliero, aperta a servizi accessori come quelli citati sopra o alle farmacie, business decisamente goloso in cui il CMS sta cercando di entrare (si sta lavorando a una acquisizione in centro a Milano) dopo le recenti modifiche legislative, arricchendo l’offerta del poliambulatorio in modo da integrare i mondi del farmaco a quello dei servizi sanitari e a quelli del benessere in generale. In attesa dei dati precisi sul 2017, il bilancio 2016 ci consegna una struttura con tutti gli indicatori in crescita (EBITDA al 7,66% sul fatturato, quando era al 4,58% l’anno prima e il ROI quasi all’8% dopo un 2015 negativo per 1,5%), anche se con una chiusura in lieve passivo (meno dell’1% sul fatturato) dovuto esclusivamente agli alti ammortamenti e quote leasing legate alle crescita della rete (più di un milione nel 2016). Cresce l’indebitamento (complessivo + un punto percentuale sul 2015 e finanziario + 0,32%) proprio in funzione degli investimenti per l’allargamento del network e dell’offerta: segnali positivi che stanno attraendo investitori su un modello di business nuovo, rafforzando la compagine societaria per le prossime sfide di questo esperimento di economia ‘sociale’, che sembra essere anche remunerativo. David Montorsi

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r&f Dossier Aeroporti

Nuova luce a Linate Inaugurato il restyling della facciata, Sea prepara i prossimi passi per rinnovare il city airport milanese: nuova pista, sistemazione area partenze e riorganizzazione degli spazi retail per un viaggiatore che da consumatore si è trasformato in cliente. In attesa che arrivi la M4

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ilano cambia. E Linate tiene il passo. Perché se la città delle fabbriche e della finanza negli ultimi anni è diventata un polo internazionale e dinamico al pari delle maggiori capitali europee, lo stesso vale per la sua porta d’accesso principale: il city airport “Enrico Forlanini”. Posizionato a pochi chilometri di distanza dal centro città e chiuso fra la tangenziale est, il quartiere Forlanini e l’Idroscalo, l’aeroporto ha intrapreso con decisione la strada del rinnovamento. A partire dalla facciata. Con l’inaugurazione avvenuta il 3 maggio, Linate cambia volto grazie all’impegno di Sea (società che gestisce anche l’aeroporto di Malpensa) e al progetto dell’architetto Pierluigi Cerri: via la vecchia e buia copertura che accoglieva i passeggeri in partenza, al suo posto una pensilina composta da 780 lastre di vetro e 250mila chili di travi d’acciaio a proteggere una parete ricoperta da 1.500 lastre di corian (materiale molto resistente all’usura e all’annerimento dovuto a smog e maltempo). Uno squarcio di luce bianca, su cui svetta la nuova

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insegna Milano Linate, che illumina il cammino da qui al 2020: «Per quella data consegneremo a Milano un city airport completamente nuovo, per rispondere alle esigenze dei nostri passeggeri e della città», ha affermato Pietro Modiano dal palco allestito per l’occasione. Un messaggio ribadito anche dal sindaco Giuseppe Sala: «Questo è un pezzo del puzzle. Ora avanti con il resto dei lavori che riguardano la parte interna. Perché la forza di Milano sta proprio nel suo continuo cambiamento, una caratteristica che porta le persone a ritornare qui». Nel frattempo, gli habitué dello scalo possono già apprezzare i primi interventi che hanno richiesto 8,3 milioni di investimento (3 dei quali per la sola facciata). La zona arrivi e l’area ritiro bagagli, infatti, sono state rinnovate grazie all’innalzamento dei controsoffitti e alle nuove pareti realizzate in gres dando respiro a un layout che occludeva la percezione dell’ampiezza e dell’altezza dell’aerostazione. Mentre il ricollocamento della vip lounge Leonardo ha permesso di va-

Da sinistra, Pietro Modiano presidente SEA, Beppe Sala sindaco di Milano e Vito Riggio presidente ENAC

lorizzare un’area di 400 mq in grado di accogliere 90 passeggeri in uno spazio dal design moderno e dal fascino italiano. Dettagli che permettono un maggiore sfruttamento degli spazi, ottimizzando cubature in-


terne che difficilmente possono essere ampliate. Un ritocco smart, insomma, in linea con la caratterizzazione data da Luigi Battuello, commercial director non-aviation, e il suo team. Se, per fare un paragone, Malpensa rappresenta la Milano del quadrilatero della moda, Linate vorrebbe restituire la stessa atmosfera che si respira in un luogo come piazza Gae Aulenti, cuore del centro direzionale a pochi metri dal Palazzo della Regione e all’ombra della torre Unicredit. In tal senso, per esempio, si può leggere anche l’accordo di luglio 2017 con Axway per l’utilizzo della piattaforma Amplify con cui sviluppare nuove applicazioni e servizi in modo rapido ed efficiente. Integrando la mole di dati generata da un sistema complesso in cui coesistono uno accanto all’altro sistemi gestionali e amministrativi tradizionali, numerose applicazioni di business e operative, nuove app dedicate al mondo dei servizi ai passeggeri e dell’ecommerce l’obiettivo è quello di ridurre il time-to-market e promuovere il miglioramento della customer experience all’interno di un’ottica omnicanale.

E detto della prima fase (che una volta completata sarà costata circa 156 milioni di euro di cui 118 messi sul piatto dal gestore aeroportuale, il restante a carico di terzi), la seconda riguarderà il rifacimento della pista previsto per il 2019. Infine, entro il 2020, dovrebbe partire l’ultima parte degli interventi: revi-

Obiettivo 2020 (e oltre) Per riuscire nell’impresa di rinnovare Linate dopo quasi 25 anni dagli ultimi lavori di questa portata, a febbraio 2017 Sea aveva presentato un masterplan da 550 milioni di euro da realizzare in tre tranche con scadenza 2030.

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r&f Dossier Aeroporti sione dello spazio prospiciente l’Idroscalo, capolinea della M4, trasferimento dello storico hangar Emporio Armani, spostamento degli uffici amministrativi e aumento dei finger. Il tutto mentre l’area attorno a Linate vedrà un vero e proprio boom commerciale soprattutto grazie all’apertura (prevista per il 2020) di Westfield Milan con un potenziale di 25 milioni di visitatori all’anno.

I conti di Sea A supportare questi investimenti, un andamento più positivo per Sea che, nel giorno dell’inaugurazione della facciata, ha comunicato i dati di bilancio dell’esercizio 2017: «I volumi di traffico sono aumentati del 9% per quanto riguarda i passeggeri in confronto a una media nazionale del 6 per cento – ha affermato Modiano – Positivi anche i risultati operativi, con una crescita dell’Ebitda da 239 a 264 milioni di euro che ha permesso di assorbire quasi per intero gli impatti contabili della svalutazione dei crediti Alitalia». Dopo il 2008, anno del dehubbing della compagnia di bandiera da Malpensa, Sea ha trovato il bandolo della matassa dando seguito alle ambizioni internazionali dell’intero territorio e mettendo fine al dualismo fra Linate e Malpensa. Tanto che, grazie al rilancio dello scalo varesino (in crescita del 14% per numero di passeggeri rispetto al 2016), «Linate consolida i propri volumi di traffico e si conferma un’infrastruttura essenziale del traffico business», ha sentenziato Modiano.

Landside, fra nuove luci e soffitti rialzati Detto della facciata, una volta entrati all’interno dell’aeroporto “Forlanini”, il lato landside offre i primi esempi della ristrutturazione in atto. Innanzitutto la pavimentazione più chiara e le luci più omogenee. I volumi, in alcuni punti, rimangono ancora bassi ma si sta lavorando a soluzioni per eliminare i controsoffitti lasciando le condutture degli impianti a vista. L’impegno è quello di recuperare, soprattutto in altezza, più spazio possibile. Un esempio, a tal riguardo, è rappresentato dai banchi del check-in delle varie compagnie aeree. Prima, dietro ad ogni postazione c’era una quinta rigida che occludeva lo sguardo e non permetteva la visione dei piani superiori (attualmente occupati dagli uffici tecnici e di sicurezza). Ora questa barriera è stata eliminata dando una maggiore ariosità e profondità ai diversi volumi. Effetto che si vorrebbe amplificare anche strutturando in modo orizzontale, piuttosto che verticale, la coda ai controlli di sicurezza. Di pari passo, si mantiene un’offerta commerciale lato landside di 2.829 mq di superficie (di

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cui 1.094 mq dedicati allo shopping e 1.735 mq per la ristorazione). Entrando da uno degli ingressi di viale Forlanini, si trovano 18 store al primo piano, quello delle partenze. In particolare, per quanto riguarda l’offerta gastronomica, ci sono un fast food McDonald’s, gli snack bar Gran Cafè e Tentazioni Cafè e il ristorante Pizza Chef (a cui si aggiungono nel piano rialzato il free-flow Ciao e il fusion Asia). Per il settore non-food, invece, oltre all’ottica Nau! ci sono i negozi di abbigliamento United Colors of Benetton e Camicissima; mentre per l’intimo, uno accanto all’altro, fanno bella mostra gli store di Intimissimi e Calzedonia. Il reparto tecnologia e telefonia si compone di un punto vendita della compagnia telefonica 3 e un negozio Sbs. Quello degli accessori trova sfogo nei punti vendita Piquadro e Moleskine.

Airside, cibo di qualità e abbigliamento di alta gamma Una volta passati i controlli di sicurezza, si apre il walkthrough: qui finalmente i passeggeri possono tirare un sospiro di sollievo e dedicare maggiore attenzione all’offerta commerciale. L’importante è non forzarli in un percorso a ostacoli dove diventa difficile trovare il brand o il retailer che stanno cercando. Per questo l’idea è quella di organizzare lo spazio secondo modelli riconoscibili come quelli della piazza o del corner store. Superato il walkthrough, i passeggeri trovano uno spazio airside con una superficie commerciale di 3.422 mq (di cui 2.207 per le attività non-food e 1.215 per quelle food). In attesa dei prossimi ritocchi, all’interno dell’area airside c’è ampio spazio per la ristorazione (10 esercizi commerciali su 35 totali), il tutto concentrato principalmente


nella piccola food court prospiciente la pista di decollo. Qui ci sono Caffè Milano, Panino Giusto e Ferrari Spazio Bollicine. Quest’ultimo, in particolare, è frutto di uno degli esperimenti di branding su cui Sea ha deciso di investire. In questo caso, grazie alla collaborazione con un grosso gestore come My Chef, lo scalo riesce a proporre soluzioni che

danno quel tocco in più all’offerta food tenendo sotto controllo i costi di gestione che, all’interno dell’aeroporto, sarebbero difficilmente sostenibili per un piccolo operatore. Salendo al piano rialzato dell’arside, invece, si accede al ristorante Michelangelo, mentre al piano terra trovano spazio Aroma Cafè, Venchi, Illy Caffè e Moka. A completare

il mix ci pensa l’offerta non-food. Dall’abbigliamento ai gioielli, passando per gli accessori, la scelta è quella di fornire dei prodotti di fascia medio-alta come Boggi Milano (presente anche con il marchio più casual BM39), Moreschi, Brooks Brothers, Hugo Boss, Burberry e Harmont & Blaine. Sigle dell’abbigliamento che puntano dritte al tipo di viaggiatore più classico di Linate: l’uomo d’affari che si sposta in giornata e spende in media 80 minuti all’interno dello scalo. Per chi invece cerca prodotti più abbordabili ci sono gli store di Pinko e Walford, le calze Gallo, l’intimo di Yamamay e i costumi da bagno di Parah. Infine ci sono i pendenti di Dodo, le valigie di Samsonite, gli zaini Fedon e gli accessori di Tosca Blu. Per quanto riguarda l’offerta tecnologica, oltre a uno store 3 è presente un punto vendita Unieuro. Infine, sono presenti anche due negozi Hudson News dove rifornirsi degli ultimi articoli prima di prendere posto sull’aereo. Un’offerta ampia che entro breve sarà rivitalizzata a livello architettonico grazie a delle innovazioni che Sea ha in progetto nei prossimi mesi. In sostanza, l’ampliamento di un settore del lato airside in cui saranno poi dislocati diversi punti vendita. Per realizzarlo, visti i limiti strutturali dello scalo, si “mangerà” qualche metro del piazzale sul lato pista. Ultimo spazio commerciale analizzato è quello degli arrivi: qui i retailer sono principalmente quelli del settore food: Spizzico, Bagel Factory, Puro Gusto e Briciole Bar. Un’offerta rivolta non solo ai passeggeri in arrivo ma anche a tutte le persone che hanno bisogno di un punto d’appoggio mentre attendono l’atterraggio dei voli e ai dipendenti dello scalo (una comunità che si aggira attorno alle ottomila persone). E per chi ha i minuti contanti fra un impegno e l’altro, ci sono anche un Carrefour Express, una farmacia e un’edicola Hudson. Non mancano poi i banchi dedicati ai vari servizi: dall’autonoleggio (6 aziende presenti) al cambio valute passando per gli uffici d’informazione turistiche, i rivenditori di ticket autobus e i punti shop&collect. Nicola Grolla

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r&f Osservatorio Prezzi

Noleggio auto, boom storico a prezzi bassi Fatturato totale a quota 1,2 miliardi di euro, flotta in aumento ed estensione della rete di vendita: i dati Aniasa fotografano il successo del rent-a-car italiano. Un settore dinamico dove concorrenza e razionalizzazione fanno spendere in media 232 euro per noleggio

G

li italiani sono un popolo di santi, poeti, naviganti e proprietari d’auto: ce ne sono circa 62 ogni 100 abitanti. Fra queste, 106.331 sono state quelle immatricolate nel 2017 dalle società di autonoleggio, per un totale di 119mila veicoli pronti a viaggiare su strada. Un settore che nell’ultimo anno ha visto aumentare il proprio giro d’affari del 3% per un fatturato totale di 1,2 miliardi di euro; record storico. A dirlo è l’ultimo report di Aniasa (Associazione nazionale industria dell’autonoleggio e servizi automobilistici), presentato a Milano il 29 maggio, che fotografa una situazione positiva per il segmento rent-a-car italiano: aumento del numero di noleggi (+6% a quota 5,2 milioni) e della loro durata (in media 6,7 giorni per un totale di 34,7 milioni di giorni), ma anche dell’estensione della rete di vendita (+3,1% di nuovi store) e dell’utilizzo medio della flotta (su base annua ogni veicolo è stato utilizzato in media per 289 giorni). Cifre che descrivono un mercato dove la domanda è sempre più alta e la concorrenza si fa sempre più agguerrita, tanto che i prezzi hanno subito una leggera flessione passando da 238 euro per noleggio del 2016 ai 232 del 2017, ma è aumentato il fatturato generato da ogni singola auto: 10.066 euro all’anno.

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Ai clienti piace leisure

lo scorso anno). Nelle città si è noleggiato di più riA noleggiare sono essenzialmente clienti uomini fra i spetto al 2016 e con durate più corte. Analizzando i 36 e i 55 anni di età (che coprono il 57% dei noleggi) numeri, i noleggi sono aumentati del 7,6%, la duradi nazionalità italiana (53% del totale clienti). A se- ta media si è ridotta dell’1,5%, e i giorni di noleggio guire, sul podio, i clienti europei (31%) e quelli statu- sono aumentati di quasi sei punti percentuali. Nelle nitensi (6%). Per tutti, il canale di noleggio preferito location cittadine si è noleggiato a prezzi più bassi è quello B2B2C rappresentato dai tour operator, dai rispetto al 2016. Il cliente per noleggiare in città ha broker, dagli Olta (online traIndicatori chiave del noleggio a breve termine vel agency) che ha registrato 2017 2016 Var. % una crescita del 2,8% a fronte 1.207.347.195 1.171.515.151 3,1% Fatturato (€) di una spesa pari al 37% del 34.690.046 32.459.696 6,9% Giorni di noleggio totale. Si conferma così l’alta 5.204.881 4.923.576 5,7% Numero di noleggi capacità di penetrazione del 6,7 6,6 1,1% Durata media per noleggio - gg noleggio a breve termine fra 232 238 –2,5% Fatturato per noleggio1 (€) i servizi e i prodotti leisure ca34,8 36,1 –3,6% Fatturato per giorno di noleggio1 (€) paci di raggiungere un bacino 10.066 10.024 0,4% Fatturato per veicolo1 (€) 79,2% 76,1% 4,1% di clientela più ampio rispetUtilizzo medio della flotta 116.875 116.875 2,6% Flotta media 119.946 to al singolo operatore B2C 106.331 99.839 6,5% Immatricolazioni (auto e furgoni)2 (che copre comunque il 32% 1.019 988 3,1% Punti vendita (stazioni di noleggio) delle richieste di noleggio). 1.983 2.088 –5,0% Occupati diretti In entrambi i casi, a traina(1) L’indicatore fatturato per noleggio è calcolato dividendo il fatturato totale per il numero di re i noleggi, sono le agenzie noleggi. L’indicatore fatturato per giorno di noleggio è calcolato dividendo il fatturato totale posizionate in città (24 nuove per i giorni di noleggi. L’indicatore fatturato per veicolo è calcolato dividendo il fatturato aperture nel 2017) e negli ae- totale per la flotta media. roporti (7 nuovi punti vendita (2) Le immatricolazioni non includono i veicoli immatricolati da società non rent-a-car che noleggiano tali veicoli agli operatori del rent-a-car. Tali veicoli sono invece inclusi nella flotta.


Giuseppe Benincasa, segretario generale Aniasa Il 2017 ha segnato il record storico per l’autonoleggio in Italia: come è cambiato il servizio nel tempo? Negli ultimi dieci anni il settore dell’autonoleggio ha seguito l’evoluzione dei consumi della popolazione che si sono sempre più spostati verso il web. Oggi, il cliente tipo vuole un’esperienza leisure della durata di quattro, cinque giorni che si struttura intorno a un budget già prestabilito. Online, quindi, può trovare meglio e prima le offerte dei nostri operatori in linea con le sue esigenze di prezzo. Per questo, in generale, accanto al mantenimento di un’offerta premium si è rafforzato il segmento low cost, con vetture di piccola dimensione e poco allestite.

Città e aeroporti sono le location principali per lo sviluppo di questo settore. Quali punti di forza? In aeroporto contano molto la differenziazione dell’offerta e la velocità del servizio: chi atterra vuole ripartire nel minor tempo possibile e con la migliore soluzione fra le mani. Per questo, per esempio, quando si attiva una nuova rotta noi siamo fra i primi a saperlo, così da organizzare per tempo la flotta a disposizione. D’altro canto, però, solo il 2-5% dei viaggiatori arriva senza aver già prenotato il noleggio. In città, invece, la carta vincente è la fidelizzazione. Grazie a una presenza sul territorio, l’operatore può brandizzare maggiormente l’area in cui lavora e tagliare offerte su misura per un cliente che conosce bene. Che spazio c’è per gli operatori che basano la propria offerta su soluzioni premium? Anche in questo comparto il settore sta andando molto bene ma servono molte attenzioni. Il cliente premium si aspetta un servizio ancora più rapido e dedicato con personale e addetti disponibili a se-

guire la sua pratica in un’area esclusiva. Insomma, ci vuole uno sforzo maggiore in termini di logistica e organizzazione interna: anche quando si noleggia una city car, se è premium deve prevedere allestimenti di un certo tipo come il navigatore satellitare e il cambio automatico. Secondo i vostri ultimi dati, è calato il replecement ed è aumentato il rent-to-rent. Come si spiegano questi andamenti? Si tratta di un andamento sinusoidale: sebbene ci sia già tanta flotta in circolazione, i concessionari e le case produttrici hanno ampia disponibilità di veicoli. Una situazione che facilita e velocizza sia l’ordinazione che la consegna di nuovi veicoli da immatricolare tanto da diminuire la richiesta di replacement, ossia la fornitura di veicoli sostitutivi agli operatori del noleggio a lungo termine. Fenomeno che, a sua volta, spinge il rent-to-rent, ossia l’acquisizione di veicoli diverse dall’acquisto, come strumento per affrontare i picchi del mercato che hanno una ciclicità di 14 giorni.

ha portato questa categoria di veicoli al terzo posto, staccando il segmento delle vetture medie-superiori (12% del totale) e piazzandosi subito dietro a quelle medie (30%) e utilitarie (29%). Una spartizione del mercato che ha inciso sulla formazione e gestione del parco veicoli. Nel settore del rent-acar, infatti, è vitale effettuare delle previsioni accuFlotta, il boom delle piccole In termini di mezzi, i dati Aniasa certificano il boom rate e corrette sui volumi futuri e misurare consedelle auto piccole: +4 per cento. Un aumento che guentemente e adeguatamente il numero dei veicoli in dotazione presso le stazioni di TIPO AUTO PREZZO MINIMO PREZZO MASSIMO noleggio per far fronte alle richieste Piccole e compatte Lancia Ypsilon = 726,76 € Fiat 500 Cabrio = 1154,26 € della domanda. Nel 2017 gli operaBerline Audia A3 Sportback = 824,13 € np MAGGIORE tori, in previsione di una domanda in Station Wagon Peugeot 308 = 801,25 € Mercedes Gla = 881,36 € Minivan e suv Citroen C4 Gran Picasso = 1410,76 € Opel Vivaro = 1481,29 € aumento rispetto al 2016, hanno riPremium Audi A5 Avant = 1368 € Alfa Romeo Stelvio = 1539,01 € sposto con un incremento del numeTIPO AUTO PREZZO MINIMO PREZZO MASSIMO ro dei veicoli a disposizione e con l’otEconomica Fiat Panda = 727,85 € Lancia Ypsilon = 887,65 € timizzazione dell’utilizzo della flotta Mini Fiat 500 = 790,47 € Opel Corsa Automatic = 981,94 € HERTZ (+4,1%). Tale incremento è riscontabiCompatta Fiat 500L = 1219,12 € Ford Focus Station Wagon = 1330,97 € Media Fiat 500X = 1457,97 € Ford Focus C-Max = 1471,97 € le anche analizzando l’inflottato, ossia Premium Audi Q2 Winter Tyres = 1562,21 € Maserati Quattroporte = 9447,16 € il numero puntuale di veicoli che nel TIPO AUTO PREZZO MINIMO PREZZO MASSIMO corso dell’anno entrano nella dispoMini e compatte Smart Four Four = 951,20 € Peugeot 208 = 1063,72 € nibilità fisica del noleggiatore. QueMedie Fiat 500X = 1198,28 € Volkswagen Golf = 1438,39 € EUROPCAR Grandi e station Wagon Renault Megane Station Wagon = 1231,92 € Bmw S2 Gran Tourer = 1818,89 € sto indicatore è aumentato rispetto Berline e suv Renault Kadjar = 1416,36 € Mercedes Gla = 1742,32 € al 2016 del 6,6%. L’acquisizione di tali Premium Audi A5 Coupè = 2927,84 € Range Rover Velar 4X4 = 4947,39 € veicoli è avvenuta attraverso il ricorso TIPO AUTO PREZZO MINIMO PREZZO MASSIMO alle immatricolazioni (che risultano in Mini Fiat Panda = 808,74 € Mini One = 1003,99 € aumento del 6,5%) e attraverso forme Compatte Volkswagen Polo = 866,88 € Bmw Serie 1 = 1282,81 € SIXT Berline e station wagon Bmw 2 Serie Gran Tourer Station Wagon = 1379,41 € Bmw Serie 7 = 2365,71 € come il noleggio a lungo termine opSuv e pulmini Fiat Qubo = 1020,90 € Citroen Spacetourer = 3762,47 € pure il leasing. Un fenomeno, quest’ulPremium Volkswage Golf = 1050,75 € Bmw Serie 4 Cabrio = 2637,54 € timo, in crescita del +4,3% che delinea TIPO AUTO PREZZO MINIMO PREZZO MASSIMO una prassi ormai standardizzata fra gli Piccole Fiat 500 = 729,26 € Fiat 124 Spider = 1154,25 € operatori che in questo modo hanno Medie Volkswagen Golf = 765,37 € Audi A3 = 842,46 € AVIS Station Wagon Opel Astra Station Wagon = 803,30 € Volvo V60 = 909,25€ il vantaggio di non impegnare capitaGrandi e minibus Alfa Romeo Giulia = 1366,74 Audi A6 Avant = 2373,19 € li finanziari per l’acquisto delle auto, Premium np np pagando esclusivamente un canone La rilevazione dei prezzi si è basata sulle offerte dei siti online delle diverse compagnie al netto delle promozioni. Non si è quindi tenuto conto di noleggio. della differenza fra pagamento online o al ritiro/consegna. Per quanto riguarda i modelli d’auto, abbiamo mantenuto il più possibile la distinzione N.G. del parco auto trovata sui siti ma abbiamo limitato a una referenza le possibili alternative a pari prezzo e categoria. Infine, la tariffa considerata speso 32,5 euro al giorno, contro i 33,4 del 2016, e per tenere l’auto per 7,7 giorni di media ha pagato 249 euro contro i 260 del 2016. Anche negli aeroporti si è noleggiato di più rispetto al 2016, ma con durate più lunghe. Venendo ai numeri, i noleggi sono aumentati del 4,8%, la durata media è salita del 2,5%, passando da 6 a 6,2 giorni, e i giorni di noleggio sono aumentati del 7,4 per cento. Anche nelle location aeroportuali si è noleggiato a prezzi

più bassi rispetto al 2016. Il cliente per noleggiare in aeroporto ha speso 36,2 euro al giorno, contro i 37,7 del 2016, e per tenere l’auto 6,2 giorni ha pagato 224 euro contro i 227 del 2016 a fronte di una durata media di 6 giorni.

riguarda sempre lo stesso periodo (1-30 giugno) e lo stesso luogo di ritiro/consegna (aeroporto Malpensa di Milano).

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r& &f World Travel Retail Malesia, aeroporti a quota 128 milioni MALESIA – Il sistema aeroportuale malese festeggia i risultati del 2017: 1,2 miliardi di dollari di fatturato, di cui 216 milioni fatti registrare dal settore retail (con il comparto food&beverage che cresce dell’11,7%). Numeri che valgono per i 39 aeroporti gestiti dalla Malaysia Airports Holdings Berhad che ha evidenziato la bontà dei passi compiuti nell’ultimo anno. Fra questi, oltre a una quota viaggiatori che ha superato i 128 milioni di passeggeri, c’è stato l’accordo con Alipay per il rafforzamento del mobile payment con cui attirare i turisti provenienti dalla Cina.

Dufry inaugura il nuovo duty free a Candia GRECIA – Dufry ha inaugurato il nuovo duty free all’aeroporto internazionale di Candia. All’interno del restyling dell’intero scalo greco (con una rinnovata area partenze da 3.400 mq) , le aree commerciali del duty free sono state spostate al piano terra per essere organizzate in una logica di walkthrough che ha contribuito a mantenere inalterato lo spazio (circa 2.055 mq ricavati nella precedente area partenze). L’offerta riflette la cultura locale a cui sono state aggiunte delle insegne internazionali.

Retail inMotion, accordo per i voli Etihad IRLANDA – L’azienda specializzata in soluzioni per il retail onboard Retail inMotion ha stretto un accordo con la compagnia Etihad. L’obiettivo è quello di potenziare il servizio durante il volo attraverso una forte personalizzazione dell’offerta di catering, beverage e 38

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snack. Il ventaglio delle referenze disponibili sarà messo in vendita come supplemento al normale trattamento offerto dalla compagnia araba. A processare le transazioni ci penserà Vector, il software realizzato dalla stessa Retail inMotion che dovrà fornire anche continua assistenza e formazione del personale di viaggio.

Hanse dall’inflight al travel retail GERMANIA – Hanse, azienda tedesca specializzata nel mercato inflight, si fa strada nei canali duty free e travel retail non-aviation. Dall’assunzione di Mariangela Pichierri lo scorso gennaio, a cui è stato dato il compito di portare avanti l’espansione, Hanse ha stretto un primo accordo con l’aeroporto di Francoforte (dove Hanse ha già attiva una forte partnership con Lufthansa). L’obiettivo è quello di portare i marchi e i prodotti gestiti da Hanse all’interno dell’ambiente retail tradizionale. Il tutto senza abbandonare il proprio core business che, secondo gli ultimi dati TFWA, è tornato a crescere del 4,2% nel 2017 facendo registrare un giro d’affari di 2,6 miliardi di dollari.

Vapiano sbarca in Europa del Nord PAESI BASSI – HMSHost International ha concluso un accordo di collaborazione con il franchise della ristorazione Vapiano per lo sviluppo di una serie di store in Europa. Vapiano, azienda nata a Bonn e specializzata nella cucina italiana fast casual, ha già all’attivo 200 ristoranti in 33 paesi. Famosa per la preparazione dei piatti fatta al momento di fronte al cliente, Vapiano punta così a espandere la propria presenza in aeroporti, stazioni e outlet dell’Europa del Nord. «Questa partnership rappresenta un arricchimento del nostro portfolio», ha affermato Walter Seib, ceo di HMSHost.

Baltona, da Varsavia all’Europa il passo è breve POLONIA – Baltona Duty Free, parte del gruppo Flemingo International,

Dubai svela il terminal crocieristico E.A.U. – Lanciato a gennaio 2017, il Dubai Harbour ospiterà due terminal crocieristici su un’area di 30mila metri quadri. I lavori per questo ampliamento inizieranno nell’ottobre del 2020 e sarà il più grande terminal dell’area su cui saranno dirottati gli attuali vascelli che attraccano a Port Rashid. Lo sviluppo prevede anche uno shopping mall, residenze di lusso, ristoranti, hotel e uno yacht club in cui si ergerà il nuovo faro di Dubai: una torre alta 135 metri con una terrazza panoramica sulla città mediorientale. Una volta ultimato, il Dubai Harbour sarà il traino per il turismo marittimo che entro il 2030 peserà per 408 milioni di dollari sul Pil del Paese.

Nizza inaugura il nuovo T2 FRANCIA – L’aeroporto di Nizza ha concluso la trasformazione commerciale del T2 che ha raggiunto i 3.706 mq (+162%). Un punto d’arrivo dopo l’inizio dei lavori al T1 nel 2016 con cui l’azienda di gestione dello scalo punta a raddoppiare gli attuali 200 milioni di euro di ricavi non-aviation nei prossimi quattro anni. Il design commerciale dei nuovi spazi è stato curato dagli inglesi di Design Solution e punta forte tanto sulla tipicità dell’offerta quanto sulla netta distinzione fra ambito retail e food. Il tutto per fronteggiare una crescita di traffico passeggeri a doppia cifra, dopo i 13 milioni di viaggiatori accolti nel 2017.

ha ottenuto una concessione per 14 store all’aeroporto di Varsavia. In particolare, Baltona punta ad aprire 4 duty free, 3 boutique per il fashion e 7 negozi dedicati a prodotti tipici, tabacchi e giornali all’interno dei due terminal dell’aeroporto. Le prime inaugurazioni ci saranno nel 2019 e, a lavori ultimati, la superficie occupata

sarà di 3mila mq, di cui circa 1.200 dedicati al duty free principale. «Nel 1990 lavoravamo a livello locale, oggi ci siamo trasformati in un operatore europeo attivo in 9 paesi», ha commentato Piotr Kazimierski, ceo di Baltona Group, ricordando anche le recenti concessioni conquistate a Tallin e Wroclaw.



r&f Global mission

Future Food Institute sulla frontiera dell’innovazione

I

nnovazione nella tradizione, un concetto su cui si concentrano i dipartimenti di r&d sia delle grandi che delle piccole aziende di food, consapevoli che su questo terreno si giocano non solo le principali sfide economiche del futuro ma anche il modello stesso di consumo e la sua sostenibilità. «Senza innovazione, un giorno non avremmo tradizioni da tramandare ed esportare in giro per il mondo, per cui perderemmo quel ruolo di Paese innovatore che tuttora ci viene riconosciuto all’estero». Sulla scorta di questa considerazione maturata negli USA nel 2012, in un viaggio di tre mesi che ha visto l’incontro con Michiel Bakker, allora direttore di Google Food e da dicembre 2017 director, global workplace programs presso il colosso di Mountain View, Sara Roversi ha deciso di intraprendere una nuova avventura imprenditoriale, il Future Food Institute, nato nel 2014 dallo spin-off di You Can Group di cui è stata co-fondatrice nel 2004. Come raccontato a r&f dalla stessa imprenditrice all’interno del Future Food Urban Coolab – l’ex Scuderia di piazza Verdi a Bologna riqualificata con lo scopo di diventare un nuovo spazio dedicato alla collettività, con una forte vocazione legata alla cultura e all’innovazione del cibo – l’obiettivo di partenza è stato quello di lavorare per alimentare l’ecosistema del food rivolgendosi alle startup. Di lì passo è stato breve nell’organizzare maratone di idee (le cosiddette “hackathon”) in tutto il mondo, sino a quando l’incontro con il professor Matteo Vignoli, docente di Design Thinking presso l’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, l’ha portata a dar vita al master internazionale “Food Innovation Program”, con la mission di ispirare e formare una nuova generazione di imprenditori e innovatori nella filiera alimentare. «L’incontro con Matteo Vignoli avvenne in occasione del suo ritorno in Italia dopo alcuni anni a Stanford; lui in America collaborava con colossi tra cui Boeing che già applicavano il design thinking, ma il suo sogno era quello di portarlo in Italia all’interno delle aziende del food, convinto che dovessero apportare innovazione mettendo al centro le esigenze del consumatore. Da qui il suo ruolo di socio nel Future Food Institute e di direttore del master». 40

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Progetti elaborati grazie anche alla collaborazione con l’Institute for the Future di Palo Alto. «Con loro – ha sottolineato Sara Roversi – abbiamo ragionato nel capire quale sia l’impatto culturale, sociale, economico e ambientale quando vengono introdotte nuove tecnologie. Quindi abbiamo dato vita a un percorso che ci ha permesso di creare master, summer school, progetti di ricerca, sempre seguendo questo schema: partiamo dalla produzione e poi analizziamo distribution, manufacturing, shopping e eating». Il Food Innovation Program, master di secondo livello giunto alla terza edizione e rivolto a persone in rappresentanza di tutti i continenti e con diverse competenze, è strutturato in tre parti: «La prima, che definiamo di inspiration, ha l’obiettivo di mettere gli studenti a contatto con coloro che portano avanti le ricerche più disruptive. La seconda, di production, vede in aula dallo scorso anno Mark Post, il ricercatore dell’Università di Maastricht che ha realizzato la carne sintetica in laboratorio. La terza, di aspiration, è finalizzata a incontrare coloro che fanno innovazione sul campo. Il primo anno abbiamo colto l’occasione di Expo 2015, mentre il secondo abbiamo organizzato la Food Innovation Global Mission che ci ha permesso di realizzare di più di 300 videointerviste a chef, imprenditori, ricercatori, scienziati, inventori, persone che oggi fanno parte di un vero e proprio network, e di raccogliere quindi contenuti e best practice a cui potersi ispirare. E per la Global Mission 2018 abbiamo identificato quattro filoni di ricerca: futuro delle proteine, agro-innovation for smart cities, scheduled sustainability, futuro del foodservice e del food care. Su ognuno di questi ambiti verrà sviluppato un documentario». Successivamente, nel periodo da settembre a dicembre verranno coinvolti i corporate partner: «Per diventare innovatori non si ci può limitare a leggere di innovazione sui libri, ma ci si deve cimentare con la pratica: gli studenti si dividono in team e lavorano a stretto contatto con un docente e un coach dell’azienda su progetti interni all’azienda stessa. Da iniziative come queste sono nati i Legumotti Barilla distribuiti da Esselunga. Tra le altre realtà con cui abbiamo lavorato cito Tetra Pak, Camst, CIR food, Amadori, Inalca, Alce Nero, Cantine

Sara Roversi, fondatrice del FFI

Food Innovation Global Mission

È

partita il 12 di maggio, da Bologna, la seconda edizione della “Food Innovation Global Mission”. Una missione di 60 giorni intorno al mondo che vedrà coinvolta una delegazione internazionale composta da 16 studenti-ricercatori di 10 diverse nazionalità, guidati dal Future Food Institute alla scoperta dei 12 Food Innovation Hub più importanti al mondo: Amsterdam, Madrid, Valencia, Berlino, Toronto, New York, San Francisco, Tokyo, Hong Kong, Shanghai, Mumbai e Bangkok. L’iniziativa, patrocinata dal Ministero degli Affari Esteri e Cooperazione Internazionale, vedrà coinvolta la delegazione del “Food Innovation Program”. Scopo della missione è incontrare aziende, startup, makers, scienziati, rappresentanti istituzionali; la delegazione visiterà FabLab, università, centri di ricerca, cluster scientifici e tecnologici, per promuovere un approccio più sostenibile e consapevole all’alimentazione, sviluppare nuove tecnologie e innovazioni nel settore alimentare, rafforzare il collegamento tra mondo della formazione, mondo della ricerca/innovazione, mondo makers e mondo delle imprese, formare giovani talenti che possano diventare i “future food leaders”.

Riunite, 24 Bottles ed Ecoalf, mentre in ambito istituzionale collaboriamo con il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali e il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca». Red.


r&f Focus Ristorazione

Le nuova mission del food: essere casual, essere premium

L’

universo della ristorazione commerciale per lungo tempo si è diviso in due grandi galassie: da un lato quella rappresentata dal fine dining (ristoranti eleganti, pizzerie tradizionali, trattorie tipiche, ecc.), dall’altro quella del fast food (self-service, asporto, street food, ecc.). Collegarle sembrava un’impresa da pionieri dello spazio retail. Ora, però, la rotta sembra tracciata e c’è pure una mappa. A tratteggiarla è stato un report dell’SDA Bocconi School of Management dal titolo Essere premium nel consumer foodservice, presentato lo scorso aprile durante il convegno Food retail & ristorazione commerciale: essere casual, essere premium a cui hanno partecipato, fra gli altri: Oscar Farinetti, fondatore di Eataly, Roberto Masi, managing director di Starbucks Coffee Italy, Antonio Civita, amministratore delegato di Panino Giusto, Domenico Giovannini, fondatore Alice Pizza, Franco Manna, presidente Rossopomodoro e Alessandro Ravecca, presidente Cibiamo Group e Federfranchising. Il risultato? La definizione dei confini del nuovo mondo: il fast casual, un settore sempre più in crescita e dove la parola d’ordine è premiumization.

Premium, eccellenza oltre il prezzo A caratterizzare questo nuovo approccio è la capacità, da parte delle aziende, di coniugare prodotti e servizi d’eccellenza che siano allo stesso tempo accessibili a una larga platea di clienti. Il tutto per andare incontro ad abitudini di consumo che ormai vanno oltre la sola ricerca del prezzo più conveniente, ma privilegiano nicchie confortevoli e il più possibili condivisibili. Secondo la sociologa Elizabeth Currid-Halkett, autrice del saggio The sum of small things (2017), infatti, si sta creando una classe “aspirazionale” che basa sulla conoscenza il proprio status sociale da cui far discendere il proprio comportamento al momento dell’acquisto. Detto altrimenti, conta più chi si è (o si vorrebbe esse-

re) piuttosto che quanto e cosa già si possiede. Tale consapevolezza a sua volta modella un’offerta che sfugge all’omogeneizzazione e segue delle logiche che ne accrescono la riconoscibilità, la capacità di fidelizzazione e le performance sul lungo periodo. Gli esempi non mancano: da Starbucks che in autunno inaugurerà a Milano il suo primo punto vendita italiano a insegna Roastery (essenzialmente un upgrade premium del classico coffee shop diffuso in tutto il mondo), alle 70 diverse referenze proposte dal menù di Alice Pizza, passando per l’utilizzo della tecnologia sotto forma di tablet e app per ordinare un hamburger da HolyBurger o la sensazione di stupore suscitata in chi varca la soglia dei punti vendita Eataly o del più recente FICO. In tutti questi casi, quello che conta non è consumare di più ma consumare meglio, appagare quel piacere quasi immateriale di far parte di qualcosa di unico, di premium, che non perde la propria specialità all’aumentare del numero di clienti.

I 5 pilastri della premiumization Per stabilire le tappe del processo di premiumization, lo studio sul food fast casual si è avvalso di un database interno costituito dalle pratiche utilizzate da diversi operatori italiani e internazionali di cui sono stati analizzati i business model e le scelte strategiche messe in campo negli ultimi sei anni. Da qui sono emerse cinque ricorrenze vincenti, i cinque pilastri della premiumization. Il primo riguarda il menù. L’accento viene posto sulla certificazione degli ingredienti e delle loro combinazioni così da rendere unico ogni singolo prodotto: «Panino Giusto ha lanciato i panini certificati; Chef Express ha la carne firmata; La Piadineria è percepito come l’esperto di piadina, dove il prodotto è declinato in una serie di varianti che possono far divertire il consu-

Al centro, Andrea Aiello (direttore responsabile di Retail&food)

matore», ha ricordato Guia Beatrice Pirotti, professore di Strategy & Food Management. Il secondo pilastro ha a che fare con il servizio. Qui lo studio suggerisce come il confine si sia allargato non fermandosi più alla sola somministrazione o vendita, ma andando oltre per occupare diversi momenti e stili di consumo: dalla scelta di un format piuttosto che un altro, ai tempi di attesa o il post-vendita. Un aspetto, quello del servizio, che si lega a doppio filo con quello dell’esperienza: «Il punto vendita diventa sempre più un point of discovery: il consumatore, entrando in uno store, viene immerso da un senso di meraviglia e di scoperta», afferma Pirotti. A supportare questo trittico, c’è l’insieme di sistemi e procedure che permettono la realizzazione del prodotto e la sua commercializzazione. Per tutti, l’obiettivo è solo uno: raggiungere un livello di artigianalità standardizzata, scalabile e trasmessa attraverso momenti di formazione interna. Infine, la comunicazione: «Bisogna trasformare il consumatore in consum-attore», conclude Pirotti. Un esempio è Briscola (Foodation Group) che ha creato la “Confraternita della Pizza” per condividere, diventare parte attiva e intenditore del settore, interagendo i clienti con l’azienda. N.G.

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r&f Dossier shopping mall Long life

Città Fiera: lo shopping è di casa Inaugurato nel 1992 nel sito dell’ex fabbrica di famiglia, il centro commerciale di Udine è cresciuto progressivamente sino agli attuali 110mila mq di Gla e 250 negozi, frequentati da quasi 9 milioni di visitatori l’anno. Pionieristico nella ristorazione, il mall appartenente al Gruppo Bardelli punta ora sul comparto casa e per il futuro guarda all’entertainment

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Il progetto in pillole Proprietà Promotore Commercializzazione Località Localizzazione Apertura Centro Primo ampliamento Secondo ampliamento Terzo ampliamento Gla attuale Numero unità commerciali Ancora alimentare Multisala Numero totale di ristorazioni Numero visitatori Posti auto

CCDF, DEC Gruppo Bardelli Gruppo Bardelli Martignacco (UD) Extraurbana 1992/2002 2007/2010 2015/2016 2017 120.000 250 IPer e Lidl Cine Città Fiera (11 sale) 37 8,5 milioni (2017) 6.700 (+ 700 posti di prossima apertura)

Fonte aziendale

O

sservando la struttura, o meglio le strutture, dai nuovi parcheggi realizzati in copertura, è possibile non solo intuire la storia del più grande centro commerciale del Friuli Venezia Giulia, il Città Fiera di Udine, ma anche comprendere una parte dell’economia del nostro Paese che ha scommesso sul terziario e sulle nuove piazze della distribuzione moderna. Le volte che un tempo davano riparo agli operai di una fabbrica, con il cambio generazionale della proprietà hanno visto la conversione degli spazi e la nascita nel 1992 di uno shopping centre cresciuto sino a oltre 110mila mq di Gla, all’interno dei quali sono attivi 250 negozi e lavorano circa 1.700 persone. E lo sviluppo, un costante work in progress all’insegna della flessibilità, guarda al futuro con 30mila mq in fase di completamento/commercializzazione che porteranno la Gla totale a quota 150mila mq per un investimento di 60 milioni di euro relativi all’ultimo step. Fautore di questo progetto imprenditoriale è Antonio Maria Bardelli, attraverso la CCDF, società in joint venture con Klépierre (49%) che possiede


derna piazza dedicata all’edutainment: al piano terra è presente Naturama, il primo science center in Italia all’interno di un centro commerciale, pensato per sensibilizzare il pubblico e soprattutto i più giovani al rispetto della natura. Lo spazio è composto da una serra tropicale, un’area espositiva e alcune aule didattiche. Mentre al piano -1, dal dicembre del 2013 è attiva l’istituzione scientifica Centro Colibrì di Margherita Hack. Anche in termini architettonici lo shopping centre friulano mostra una propria unicità rispetto ai principali centri commerciali del Paese: la giustapposizione di aree realizzate in tempi differenti non è una

la parte disponibile al 2007 pari a circa 47mila mq di Gla, e la DEC, che ha in pancia 62mila mq e gli sviluppi successivi, di cui Gruppo Bardelli è unico proprietario. Al tavolo dei landlord siede anche Iper, cui fa capo l’unità immobiliare dell’ipermercato di circa 11mila metri quadrati. Visitato da r&f lo scorso aprile, l’occasione per una lunga intervista con Bardelli dall’alto del ufficio/piramide che domina la struttura, Città Fiera racchiude in sé diverse anime: una vasta offerta di fashion (abbigliamento, scarpe, accessori) trainata da medie e grandi unità di vendita tra cui Zara (1.700 mq), Piazza Italia (1.100 mq), Kiabi (1.700 mq) aperto nel 2018, C&A (1.900 mq), Mango (1.100 mq), b/ store (1.100 mq), Intelligent Store (1.900 mq), Megaintersport (2.400 mq), Scarpe & Scarpe (2.000 mq) e Pittarosso (1.000 mq); la ristorazione, che al momento conta 37 operatori tra cui il primissimo Old Wild West; un’offerta di intrattenimento con protagonisti un cinema da 11 sale e un Bingo; quindi il nuovo polo della casa che al momento include Conforama (5.400 mq), Leroy Merlin (8.000 mq con previsione di ampliamento e integrazione nella galleria), Casa Tua (2.700 mq) e Città Flora Garden (3.600 mq coperti e altrettanti scoperti); due àncore alimentari, la già citata Iper (11.000 mq) e Lidl (1.200 mq) che ha aperto a fine 2017; quindi lo store di elettronica di consumo a insegna Uniero (2.200 distribuisti su due livelli con collegamenti interni). Da segnalare, inoltre, un’area inaugurata nel 2016 dedicata alla vendita outlet o, come nelle intenzioni della proprietà, a una soluzione pensata per attrarre i marchi di posizionamento medio alto ai quali

sarebbe data l’opportunità di proporre sia merce full price sia la collezione precedente a prezzi ribassati. Un’ulteriore novità, per gli amanti delle due ruote, è lo store Mega Bike (1.600 mq) che il prossimo anno dovrebbe ampliarsi sino a raggiungere i complessivi 5.400 metri quadrati. Ma Città Fiera è anche una mo-

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r&f Dossier shopping mall Long life caratteristica da nascondere sotto intonaci, controsoffitti e piastrellature uniformi, bensì è un elemento che testimonia volutamente la storicità e la crescita del progetto in varie fasi. La passeggiata in galleria nei vari livelli risulta quindi un alternarsi continuo di spazi differenti per ampiezza, larghezza, luminosità, materiali e colori, che rendono l’idea di uno moderno sviluppo urbano piuttosto che di un classico centro commerciale. Non manca tuttavia una regia ben orchestrata nella scelta degli operatori, con mondi merceologici definiti, e nella realizzazione di percorsi segnalati già nelle aree parcheggi che permettono al cliente di raggiungere velocemente i punti vendita desiderati.

L’intervista Antonio Maria Bardelli, presidente di Città Fiera Quali sono i numeri e i progetti attuali di Città Fiera? Innanzitutto contiamo 250 negozi e 110mila mq di Gla, tendenti ai 120mila nei prossimi 12 mesi. Ultimamente ci stiamo concentrando sullo sviluppo del segmento casa e questo è un elemento fortemente innovativo per il mercato italiano perché, mentre all’estero come in Nord Europa, Francia, Germania e Olanda si vedono centri commerciali con delle aree dedicate a questo comparto, in Italia ancora nessuno ha portato avanti progetti analoghi. E noi abbiamo già raggiunto un livello importante di offerta perché annoveriamo quattro àncore che sono Conforama, Casa Tua, Leroy Merlin e Citta Flora Garden, per una superficie totale intorno ai 20mila metri quadrati. Inoltre è in apertura un am-

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pliamento di Leroy Merlin, che ha deciso di aprire una show room sul modello di quella realizzata a Corsico (MI) su una superficie espositiva aggiuntiva di 2.100 metri quadrati. Parallelamente abbiamo trattative in corso su metrature più piccole, finalizzate a creare maggiore ampiezza di offerta in modo che il consumatore possa disporre di una proposta commerciale sulla casa segmentata in fasce di prezzo, stili e specializzazioni. E questo, che difficilmente si ritrova in un’unica location, dovrebbe estendere il bacino di attrazione sino ai 6090 minuti di percorrenza in automobile, tempistiche che per questa categoria merceologica sono ragionevoli. Di conseguenza con i nostri piani di marketing ci spingiamo a comunicare in tutta la Regione, nel Veneto e nei bacini esteri di Austria, Slovenia e d’estate sino in Croazia. Essendo vicini all’autostrada puntiamo a fare del Città Fiera un pit stop del turista che si dirige o è di ritorno dalle coste adriatiche, tant’è che ci stiamo informando per realizzare nel parcheggio un’area attrezzata per i camper. Nel frattempo abbiamo inserito anche una seconda food court che inizialmente era al vertice di una sorta di quadrilatero e che adesso diventa baricentrica in quanto a cavallo tra il mall tradizionale e il settore della casa. Guardando invece alla storia del centro, spicca la ristorazione quale primo elemento di innovazione. Città Fiera è stato precursore tra i centri commerciali nel credere molto nel food, probabilmente il primo a creare una food court etnica con suggestioni provenienti da varie parti del mondo. Nel 1992 quando siamo partiti era difficile far capire alla gente tale proposta; fu una strategia talmente pionieristica che per trovare nuove formule abbiamo dovuto crearcele in casa. Tra queste si annovera la bellissima avventura assieme a Marco Di Giusto di Gigierre con Old wild West che ha aperto il primo locale proprio a Città Fiera. Ricordo che il nome lo trovai io. Con l’arrivo del cinema, il primo multisala in Friuli, si diffuse poi l’abitudine di frequentare il centro anche di sera e adesso contiamo 37 punti di ristorazione tra chioschi, bar e ristoranti, per un’incidenza del food sulla Gla totale superiore al 10 per cen-

to. Continuando sull’intrattenimento, disponiamo di una sala Bingo e di una zona giochi, mentre sul fronte dell’edutainment annoveriamo Naturama e il Centro Colibrì, che penso sia unico in Europa. Città Fiera ospita inoltre una zona outlet, che caratteristiche ha quest’area? Anche nella proposta outlet stiamo cercando di portare innovazione. Ma non è semplice da sviluppare. In Italia capita che a fianco di un centro commerciale si costruisca un outlet e viceversa, per cui sorge spontanea la domanda: se accade naturalmente che queste soluzioni si cerchino perché non integrarle a vantaggio del consumatore? Questo è un mondo che cercheremo di declinare nell’ottica di avere una zona premium e outlet in cui i brand possano sperimentare una soluzione sia il full price sia a prezzi ribassati. E iniziamo piano piano ad avere risposte in questo senso: a breve dovremmo aprire una realtà in uscita da un outlet village, che intende proporre appunto un concetto di vendita misto. Nell’alimentare, all’ipermercato si è affiancato di recente un discount Lidl. Quali i riscontri? È un altro esempio di unicità di Città Fiera. Succede sempre più spesso che i discount aprano in prossimità di super o ipermercati, posizionandosi appena al di fuori dei centri commerciali. Quindi vale stesso discorso appena rivolto agli outlet e ai centri commerciali... Ovviamente non credo che un abbinamento discount–ipermercato sia proponibile in un qualsiasi shopping centre, mentre in un mall con 110/120mila mq di Gla penso che ci possa stare.


Quelli che frequentano i due punti vendita sono consumatori con un approccio alla spesa differente, anche se può succedere che si creino sovrapposizioni sia in una direzione che nell’altra. E non si può evidentemente trascurare il fashion, che annovera a Città Fiera un ampio parterre di operatori tra cui alcuni big entrati anche di recente come Kiabi.

Sull’abbigliamento abbiamo un’offerta, da OVS a C&A, tra le più complete che si possano trovare. È un settore molto presidiato e quindi molto competitivo, nel quale la rotazione dei brand si è verificata in passato e continuerà a verificarsi anche in futuro. Si parla molto, in questo periodo, di realizzare negozi più grandi e ciò è ragionevole perché lo spazio consente ai brand di esporre in maniera più completa e appealing la propria gamma di prodotti: questo si sta verificando per esempio con Gruppo Teddy. Ma non dimentichiamo che parallelamente a

questa tendenza succede anche l’esatto contrario; le scelte dei brand dipendono molto dalle esperienze e dai volumi che riescono a sprigionare nei singoli punti vendita. Tra innovazione e marchi category killer, c’è spazio anche per insegne locali? È nostro obiettivo coinvolgere anche insegne locali per differenziarci da altre realtà. Non è così facile perché questi marchi non sono abituati a lavorare nei centri commerciali in termini di orari e di aperture domenicali. Ma sempre più spesso vedo operatori locali che vengono ad aprire, per esempio appartenenti al mondo della ristorazione. A conferma, da qualche tempo ospitiamo una trattoria friulana che lavora molto bene. E aggiungo, restando in quest’ambito, che siamo molto interessati a tutte quelle esperienze di ristorazione che promanano dalle tradizioni culinarie regionali, tant’è che non mi dispiacerebbe realizzare una food court interamente italiana. Infine, dopo la casa su quale comparto si focalizzerà lo sviluppo? Abbiamo 20-30mila mq di spazi a disposizione e sicuramente una quota importante sarà riservata all’intrattenimento. Ci sono a tal proposito dei contatti con vari operatori, ma non abbiamo ancora deciso quali soluzioni inserire. Inoltre avremo un’area destinata al verde, con una piazza coperta polifunzionale nella quale ci sarà la possibilità di ospitare fiere, mercatini tematizzati, spettacoli ed eventi sportivi. Andrea Penazzi

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r&f Le mappe del retail

Le regioni nel nord Italia, un passo avanti? I l campione legato al mondo delle calzature analizzato da UrbiStat comprende 15 insegne a diffusione regionale o nazionale con almeno 20 punti vendita aperti al 30/04/2018. Quelle con store che occupano mediamente oltre 1.000 mq di Gla sono PittaRosso, Scarpe&Scarpe, Globo, Pittarello e Scarpa Mondo; quelle con negozi mediamente tra 500 e 1.000 mq di Gla sono Deichmann, Bata e Tata Italia; infine quelle con p.v. mediamente inferiori a 500 mq sono Primadonna, Geox, AW Lab, Foot Locker, Nero Giardini, Cinti e Bagatt. Il campione è composto da 2.127 punti vendita, per un totale di 1,212 milioni di mq di Gla e un potenziale fatturato aggregato di 2,8 miliardi di euro IVA esclusa. La densità del campione in Italia è pari a 20 mq di Gla ogni mille abitanti, il fatturato potenziale rappresenta una quota di mercato pari al 22,6% dei consumi stimati per questo settore merceologico e il consumo pro capite PROVINCIA

Lecco Massa-Carrara Reggio nell'Emilia Varese Modena Asti Belluno Bolzano Lucca Roma Pesaro e Urbino Vercelli Padova Treviso Ravenna Bergamo Pistoia Prato Imperia Trento Mantova Cremona Genova Vicenza Arezzo ITALIA

PV

192 22 227 28 73 179 292 80 148 66 202 337 39 143 99 2.127

TOT. P.V.

DENSITÀ

CONSUMI P/C

Q.M.

5 4 11 21 18 6 3 17 14 158 10 3 25 23 14 38 9 6 11 14 10 9 28 22 12 2.127

7,63 9,59 11,43 11,78 14,44 14,48 14,52 16,80 17,02 17,51 17,54 17,63 17,64 17,70 17,97 18,15 18,53 18,87 18,98 19,07 19,38 19,49 19,51 19,73 19,91 20,02

217 213 217 218 217 213 221 223 212 210 206 216 213 212 221 216 211 209 210 215 216 220 215 212 210 205

9,4% 10,2% 12,4% 11,8% 15,4% 15,4% 14,4% 16,4% 19,0% 20,8% 19,9% 19,1% 18,9% 18,7% 18,5% 19,6% 20,2% 19,6% 22,7% 18,4% 18,5% 19,1% 21,4% 20,7% 22,0% 22,6%

si attesta a € 205/anno. Le quattro regioni con la maggiore densità sono Friuli Venezia Giulia, Marche, Valle d’Aosta e Piemonte: qui si registrano una copertura superiore a 25 mq ogni mille abitanti, quote di mercato superiori al 25% dei consumi e una spesa pro capite pari a circa € 215/anno. Le quattro regioni con la minore densità sono invece Campania, Puglia, Calabria e Sicilia, con una copertura inferiore a 16 mq ogni mille abitanti, quote di mercato inferiori al 22% dei consumi e spesa pro capite pari a circa € 185/anno. 46

INSEGNA

AW LAB BAGATT BATA CINTI DEICHMANN FOOT LOCKER GEOX GLOBO NERO GIARDINI PITTARELLO PITTAROSSO PRIMADONNA SCARPAMONDO SCARPE&SCARPE TATA ITALIA TOTALE

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Le regioni e le provincie con bassa copertura sono localizzate principalmente nel sud Italia, tuttavia non sussiste una rilevante correlazione tra consumi medi pro capite e la copertura del mercato (r² = 0,13). A riprova di ciò in 25 provincie, tutte al centro nord, le principali insegne di calzature non offrono una copertura almeno in linea con il livello nazionale (20 mq di densità; 22,6% di quota di mercato) pur avendo consumi pro capite nel settore merceologico uguali o superiori alla media. È possibile quindi che queste provincie siano presidiate da catene o operatori con meno di 20 punti vendita e molto forti localmente, oppu-

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re che rappresentino effettivamente quei territori che offrono valide opportunità di sviluppo. Le insegne presenti nel campione con una dimensione media maggiore di 1.000 mq di Gla presentano una produttività (o fatturato al mq) media di 1.883 euro IVA esclusa. Le insegne con una dimensione media tra 500 e 1.000 mq di Gla si attestano su una produttività media di 1.853 euro IVA esclusa. Infine, le insegne con una dimensione media inferiore a 500 mq di Gla evidenziano una produttività media di 4.600 euro IVA esclusa. Lucio Orsini

Data Bank Senior Analyst presso Urbistat lucio.orsini@urbistat.com



r&f Case history calzature Brand emergente

Il Laccio: calzatura made in Italy nei mall I

l brand Il Laccio nasce nel 1987 da un’azienda bresciana, la Richiedei, che lo utilizza per un nuovo negozio. Negli ultimi tre anni, dopo alcuni cambi di proprietà, Il Laccio viene acquistato dalla famiglia Richiedei, dalla famiglia Curato e dalla famiglia Carboni in quote differenti e conferito in un’azienda di capitali chiamata Hermax Srl. Questa diventa detentrice del marchio con una serie di scopi tra cui lo sviluppo di un franchising che dovrebbe partire già ad ottobre del 2018 o al più tardi nel 2019. Nel frattempo, l’apertura di nuovi monomarca interessa alcuni tra i principali centri commerciali del Paese, dove sono attivi nove negozi con l’ultimo format. Cristina Andreoli, direttore generale di Il Laccio, ha raccontato a retail&food la storia di questo brand iniziata trent’anni fa ma di fatto divenuta una nuova realtà, espressione della calzatura made in Italy, all’interno dei luoghi del commercio moderno. Quali sono i numeri dell’attuale rete di vendita Il Laccio e i progetti di sviluppo retail per il futuro? Al momento sono presenti una ventina di negozi ma con una netta distinzione tra quelli aperti pre e post 2015, quando cioè sono stati avviati i primi punti vendita nell’ambito dei centri commerciali. Quelli appartenenti alla categoria precedente sono collocati in vari centri urbani tra cui Verona, Brescia, Vicenza, Parma e Pesaro; mentre i monomarca realizzati con il format ufficiale, approvato per essere replicato in tutte le future aperture, sono nove e nello specifico a Il Centro di Arese, Adigeo a Verona, Elnòs Shopping a Brescia, Fanocenter a Fano, I Petali a Reggio Emilia, Palladio a Vicenza, Le Corti Venete a S. Martino Buonalbergo (VR), Grand’Affi ad Affi (VR) e al San Martino a Pavia. L’obiettivo è aprire altri 5-7 punti vendita nel 2019 e in generale di arrivare sino 50 negozi in Italia, per poi andare all’estero dove sono sicura che Il Laccio avrebbe un forte successo in quanto espressione della qualità della calzatura italiana.

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Guardando all’Italia, rimarrete concentrati prevalentemente nel nord del Paese? Non soltanto, le altre aperture devono essere geolocalizzate in aree strategiche comprese in due o tre regioni. Nel Centro Italia prendiamo in considerazione con interesse la costa adriatica più di quella tirrenica, e su Roma stiamo valutando delle posizioni: aprirvi sarebbe un passo importante per cui è necessario trovare il giusto partner e la corretta location. Può descrivere il format di Il Laccio? È un pacchetto color cioccolato in cui si gioca molto sui materiali naturali, come ad esempio il legno massello con cui sono realizzati gli espositori. Utilizziamo inoltre colori distintivi, oltre al cioccolato abbiamo registrato il verde lime e abbiamo fatto nostro il Blu Tiffany: proprio al centro del negozio è posizionato un mobile molto caratterizzante di quel colore. Le dimensioni dello store oscillano tra i 90 e i 120 mq compreso il magazzino, per cui lo spazio di vendita ideale è di 70-90 metri quadrati. Sottolineo l’importanza della componente di servizio: è fondamentale per noi la vendita assistita e la “coccola” al cliente. Da questo punto di vista andiamo esattamente nella direzione opposta rispetto a quella intrapresa da molti competitor. Arriviamo quindi al cuore della vostra proposta: la scarpa made in Italy. Con quali caratteristiche e target price si posiziona sul mercato? La nostra offerta per il 90% è marchiata Il Laccio mentre la parte restante è composta da brand di tendenza. Specifico che tutto ciò che è marchiato Il Laccio è made in Italy mentre un secondo brand, in definizione, rappresenta produzioni made in Medi-

terranean area. Rispetto al target price estivo, l’entry level è dato dalle minorchine con un listino di 35-39 euro mentre il top di gamma, la scarpa chiusa o il sandalo gioiello, arriva sino a 160 euro; ma il focus oscilla tra i 79 e i 99 euro. In inverno si parte dai 79-89 euro sino ai 139-149. Il cliente ideale è prevalentemente la donna di un’età compresa tra i 25 e i 45 anni. Rispetto all’offerta maschile, è presente nei negozi ubicati nei centri cittadini e rappresenta un’opportunità da valutare di volta in volta nei singoli punti di vendita. Osservando infine le location che presidiate con il vostro format definitivo, appare evidente la volontà di essere nei centri commerciali con un alto rating. Quale il motivo di questa strategia e soprattutto continuerete a sviluppare seguendo questo schema? Amiamo essere nei centri commerciali importanti, sia i cosiddetti AAA dove si aprono sostanzialmente dei flagship store, sia soprattutto negli AA perché si dimostrano i più redditizi. In generale i centri commerciali danno maggiore soddisfazione rispetto ad esempio ai centri storici, nei quali tuttavia credo molto, perché garantiscono una facilità di gestione dovuta al fatto che si basano su un format che viene più o meno replicato. Nel medio termine, quando avremo un ampio numero di negozi e quindi la necessità di far ruotare il prodotto, vedo l’outlet come approdo naturale anche se sarà posizionato in location lontane dai punti vendita full price per non danneggiarli. E in questo percorso si intreccia anche l’e-commerce: in concomitanza con la presentazione della collezione invernale verrà presentato il nuovo sito internet che sarà già predisposto per il servizio di vendita online, il quale tuttavia verrà avviato successivamente. Oggi ci stiamo facendo conoscere molto in ambito social con Instagram e Facebook. A.P.


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rr&&ff L’evento food

The future of retail in scena a Seeds & Chips «U

na nuova ‘roastery’ Starbucks aprirà a Milano a settembre». Lo ha detto a Seeds & Chips l’executive chairman Howard Schultz nel primo appuntamento della quattro giorni milanese che si è tenuta tra il 7 e il 10 maggio al MICO – Milano Congressi. «Nel 1987 avevamo 11 punti vendita, oggi abbiamo quasi 29mila store con 100 milioni di clienti alla settimana. Sono venuto in Italia nel 1983 quando ero giovane e la mia immaginazione è stata catturata dal senso di comunità dei bar italiani e questa è stata l’idea che ho portato negli Stati Uniti», ha ricordato Schultz spiegando che il primo store nella Penisola aprirà nell’edificio ex Poste in Piazza Cordusio. E se l’intervento del patron di Starbucks ha suscitato l’interesse del pubblico di Seeds & Chips già nel giorno inaugurale, il summit annuale focalizzato sulla food innovation ha visto nel complesso un successo sia di espositori, oltre 220, che di partecipanti, circa 15.800. Tra la trentina di sessioni che hanno scandito l’agenda abbiamo approfondito in particolare quella intitolata al The future of Retail… Today and tomorrow, che tra i protagonisti ha annoverato Fabio Vaccarono, Google Italy managing director, Stéphane Coum, Carrefour Italia director operations, e Davide Roncaglia, responsabile innovazione, energia e ambiente di Coop Alleanza 3.0. Tema dell’incontro, “le soluzioni emergenti nel retail market, dal consumatore al distributore e attraverso la supply chain. Con l’incremento della domanda di trasparenza, responsabilità e disponibilità di cibo sostenibile, piccole e grandi aziende stanno sviluppando una nuova relazione con i consumatori e di conseguenza con il food stesso”. «Il potere si è spostato dai lobbisti ai consumatori e i retailer sono in ascolto», ha introdotto nel ruolo di moderatore Phil Lempert, editor & Ceo, The Lempert Report: SupermarketGuru. «Ad oggi più di 3 miliardi e 600 milioni di persone si collegano online ed entro il 2020 il dato salirà a 6 miliardi. Tra le conseguenze – ha spiegato Fabio Vaccarono di Google – ogni settore sarà un business digitale e le piccole imprese diventeranno molto più internazionali del passato perché potranno sfruttare le piattaforme mondiali. Quindi immagino molti cam50

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biamenti in ambito food, che tuttavia vede ancora molte aziende non propense ad avvalersi di queste soluzioni». Ma la velocità con cui si sta evolvendo il mercato in virtù soprattutto del crescente rapporto con la tecnologia, anche da parte del consumatore finale, è sempre più rapida. «È un errore vedere il digitale come un settore a parte, non ci sono più differenze – ha aggiunto Fabio Vaccarono – Il consumatore non farà più differenze tra touch point fisico e virtuale. A dimostrazione: il numero di fonti di informazioni che considera per un acquisto medio è triplicato negli ultimi 5 anni». Dinamiche che non cancelleranno il negozio brick and mortar, ma che lo trasformeranno ulteriormente come è già successo negli ultimi venti anni. Ne è convinto Stéphane Coum di Carrefour Italia. «Il DNA di Carrefour, presente in 30 paesi con 400mila persone e 12.700 punti di vendita, è negli ipermercati. Bisogna essere collegati, connessi. L’omnicanalità è una delle nostre priorità, ma il futuro non è solamente digitale: lo store fisico può diventare esso stesso una modalità per comunicare. In questa fase il nostro

target è creare dei ristoranti, dove si possa degustare, mangiare». E la qualità del prodotto, abbinata al tema della territorialità, resta al centro del paradigma di vendita: «Il cliente vuole scegliere il prodotto locale. E proprio il chilometro zero, il rapporto con il produttore sarà la chiave del successo di tutti i retailer – ha proseguito Stéphane Coum – Carrefour, grazie al digitale, riesce a sostenere questa tendenza: lavoriamo con Google ad esempio per capire quali siano le aspettative dei nostri clienti e più le conosciamo e meglio riusciamo a fornire loro il motivo per recarsi in negozio. Stiamo così tornando ai servizi specializzati: i nostri dipendenti non si limitano a mettere la merce sugli scaffali ma sono a disposizione e amano parlare con le persone». Qualità del prodotto e buon rapporto qualità prezzo, non solo e-commerce e tecnologia: è la ricetta su cui ha insistito anche Davide Roncaglia di Coop Alleanza 3.0. Il tutto converge su elementi quali la trasparenza, l’autenticità, in una parola: mindfulness. «Il consumatore è sempre più orientato verso il valore per cui è importante avere ottime partnership con i fornitori, altrimenti il sistema non funziona. Parallelamente dobbiamo lavorare nell’educare il cliente in merito al cibo e avere un’interfaccia chiara rispetto alle nuove tendenze che alimenti il rapporto di fiducia. Dobbiamo usare le tecnologie per sottolineare il livello di fiducia. In futuro sarà il consumatore il vero punto di vendita», ha chiosato il managing director di Google Italia. A.P.


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r&f Scienze & retail

L’inconsapevole effettodel packaging I

fattori che possono influenzare la scelta di un prodot+90% to sono diversi, ma è possibile dividerli in fattori inbrand brand Sequence 3 3 po di consumatori è stato posto di terni, ovvero quelli che hanno a che fare col prodotto Sequence Dwell time 429.6 ms (8.9%) Dwell time 227.6 ms (10.3%) fronte alle immagini dei prodotti stesso, con le sue caratteristiche organolettiche, con il Hit ratio Hit ratio 9/12 (75.3% 7/12 (58.3%) descrizione 2 bio per valutarne la reazione emotigusto, con la regione di produzione, e fattori esterni che Sequence 1 Sequence 1 va. Confrontando la reazione visinon hanno strettamente a che fare col prodotto, come Dwell time 188.6 ms (8.6%) Dwell time 1273.6 ms (26.5%) Hit ratio 12/12 (100% 9/12 (75.0%) va si rileva che i packaging di carta il packaging, il labelling, il prezzo e il brand. In consider- Hit ratio descrizione descrizione o cartone attirano maggiormenazione della forte valenza attrattiva del packaging, da Sequence Sequence 2 2 Dwell time 1737.2 ms (36.2%) te l’attenzione e guidano la lettura qualche anno si registra una crescita di attenzione an- Dwell time 987.9 ms (44.9%) Hit ratio 12/12 (100%) Hit ratio 12/12 (100%) dei loghi o del richiamo al “bioloche da parte delle neuroscienze. gico” in maniera più intensa e duratura. Dalla fig. 1 si riCome dimostrato da tre Premi Nobel per l’Economia, Fig. 2 Effetto di visione sul Brand leva che i due packaging Noberasco, benché entrambi Ebert Simon (1975), Daniel Kanheman (2002) e Ridi plastica, performano in maniera molto diversa. Solo chard Taler (2017) le decisioni sono soggette a condizioquello che richiama la carta sembra attivare l’attenzione namenti emotivi, spesso inconsapevoli e quindi non indei consumatori su tutte le parti comunicate. tercettabili tramite le tecniche razionalizzanti classiche. I dati EEG dimostrano, inoltre, una maggiore attivazioPertanto occorre integrare le ricerche classiche con gli ne, emotivamente positiva, dei consumatori alla vista strumenti di neuromarketing. Integrando tali strumensolo con ingredienti che conossci Sequence 1 del packaging di carta o in grado di richiamare la carti, e in particolare l’eye tracking con quelli classici, per Dwell time 105.7 ms (2.1%) ta. Tale packaging sia inconsapevolmente che consciaesempio, Milosavljevic et al. (2011) ha dimostrato come Hit ratio 3/12 (25.0% mente viene associato a migliore qualità e a maggiore caratteristiche salienti, quali la vivacità o luminosità del sostenibilità del suo prodotto. Un dato significativo è, packaging, hanno una maggiore capacità di influenzare anche, l’effetto della vista del prodotto posizionato in la decisione di acquisto di prodotti alimentari. In partivalore energetico packaging di plastica (Fig, 3). Dove il prodotto si intravecolare, in questo studio è stata riscontrata l’esistenza di Sequence 2 de attraverso la pellicola, l’attivazione emotiva rilevata, uno scostamento tra ciò che i consumatori avrebbero Dwell time 261.6 ms (5.1%) Hit ratio 5/12 (41.7% sia con i dati biologici che con EEG, risulta positiva ed voluto acquistare, in base alle preferenze di gusto e alelevata. Ciò segnala che benché il packaging in carta o le loro dichiarazioni esplicite, e ciò che poi hanno effetFig. 3 L’effetto della visione del prodotto cartone provochi una migliore reazione dei consumatotivamente visto e scelto. I ricercatori hanno dimostrato nel packaging di plastica ri, vi sono soluzioni di packaging in plastica in grado di che in condizioni di consumo reali (ovvero caratterizmo prodotto), ciascuno dei quali riportanti le medesiessere funzionali alla scelta e di produrre emozioni pozate da processi decisionali rapidi e con impegno come informazioni, distribuite però in parti differenti della sitive. Altro dato interessante è l’effetto poco rilevante gnitivo basso), la salienza di un packaging è in grado di confezione stessa. Ciò che è emerso in tutti e tre i layout dei codici o timbri relativi a certificazioni o semafori di influenzare il processo decisionale più della preferenza proposti è una maggiore attenzione posta al nome del qualità. Il dato è perfettamente in linea con ciò che la letdi gusto. In questo filone di studi si colloca anche il laprodotto, seguito dall’immagine di prodotto e solo interatura aveva già dimostrato. Infatti sappiamo che l’uso voro di Rebollar et al. (2014) che ha individuato tramite fine dalle informazioni nutrizionali. La metodologia di dei «semafori» in UK sebbene abbia inciso sul mercato la tecnica del tracciamento oculare alcuni pattern visivi ricerca basata sull’utilizzo dell’eye tracker ha consentito dei Junk food non ha avuto alcun effetto sui prodotti di esplorazione del packaging ben definiti e utili per la di definire con assoluta precisione e oggettività la focadi marca. Inoltre Sack et al. hanno dimostrato che nelle costruzione di packaging efficaci. La ricerca ha previlizzazione visiva su uno stimolo. In una recente ricerca 4 settimane prima e dopo l’inserimento del semaforo sto la somministrazione a 127 volontari di tre differenti condotta in collaborazione con il Comieco (Consorzio non vi è stato alcun cambiamento significativo sulle venlayout di packaging di snack al cioccolato (del medesiNazionale Recupero e Riciclo degli Imballaggi a base celdite. Groeppel Klein et al. e Grunert et al. hanno dimolulosica) è stato valutato con tecniche classiche e neurostrato che in store ciò che attira l’attenzione è il brand, scientifiche il ruolo del pack in carta e cartone sul gradiil nome del prodotto, il packaging e i suoi colori. Anche mento del prodotto, la percezione di ecosostenibilità, la Chrysochou e Grunert hanno verificato che l’aspetto qualità del prodotto e la qualità del brand, rispetto allo salutistico di un prodotto è dato, più che dai semafori, stesso prodotto presentato in un packaging di plastica. dalle immagini del packaging e che la provenienza e il Nello specifico è stata analizzata la reazione emotiva di grado di sostenibilità hanno un’importanza rilevante un gruppo di consumatori a diversi packaging: alcuni nelle scelte. Sempre più questi dati ci dimostrano come in carta e cartone, altri in plastica. Il lavoro ha visto l’uso siamo macchine emotive che pensano e non macchine dell’eye tracking per analizzare il movimento oculare e il pensanti che si emozionano. modo di esplorare il prodotto, dell’EEG per l’analisi delle Vincenzo Russo emozioni e del grado di interesse verso il prodotto e dei professore di Psicologia dei Consumi e Fig. 1 Esito dell’eye tracking su packaging dati biologici come la conduttanza cutanea per valutaNeuromarketing presso l’Università IULM di Milano di Plastica (a destra) e su Packaging che richiama vincenzo.russo@iulm.it re l’intensità emotiva provocata dallo stimolo. Un grupla carta (a sinistra) 52

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Nel 2017, la variazione su base annua della produzione industriale per l’illuminotecnica italiana è pari a -6,8%. Ma in un quadro di sostanziale debolezza, l’analisi congiunturale evidenza alcune indicazioni di stabilizzazione del ritmo di caduta dei livelli produttivi. Guardando i dati in valore, l’Illuminotecnica italiana dovrebbe mostrare nel confronto annuo una sostanziale stabilità del fatturato totale

Illuminotecnica in chiaro scuro N

onostante la ripresa dell’economia italiana si sia rafforzata nel corso dello scorso anno, il 2017 dell’industria elettrotecnica e dell’illuminotecnica è stato caratterizzato da un andamento decisamente altalenante, positivo sul fronte della domanda estera e più incerto rispetto al mercato interno. L’analisi curata dal Servizio Centrale Studi Economici ANIE, relativa al quarto trimestre 2017 e comprensiva del preconsuntivo 2017, mostra che dopo un 2016 più debole l’industria elettrotecnica italiana ha evidenziato lo scorso anno indicazioni di recupero, risentendo del miglioramento del profilo macroeconomico. Secondo i dati della Commissione

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europea, nella media del 2017 il grado di utilizzo degli impianti ha raggiunto nell’aggregato dei comparti dell’elettrotecnica italiana il 76% sul totale contro il 74% registrato nella media del 2016 (il valore più elevato dal 2010). Sull’andamento dell’elettrotecnica italiana si sono riflesse le maggiori potenzialità di crescita espresse dal canale estero. Il rafforzamento della domanda europea, sostenuta da un recupero diffuso di consumi e investimenti, ha svolto quindi un ruolo importante in questo percorso. Guardando invece al mercato interno, si conferma componente centrale a sostegno dell’evoluzione del settore l’accelerazione della spesa per investimenti, in par-

ticolare di quelli a elevato contenuto tecnologico. Rispetto alle performance dell’industria italiana fornitrice di tecnologie per l’illuminazione, l’ultimo scorcio del 2017 ha palesato segnali contrastanti. Prendendo in esame i dati in volume, secondo le rilevazioni ISTAT nel quarto trimestre nel confronto tendenziale l’andamento della produzione industriale ha registrato per l’illuminotecnica italiana una flessione pari al 3,4% (+4,3% la corrispondente variazione nella media dell’industria manifatturiera italiana). Nella media invece del 2017 la variazione su base annua è pari a -6,8% (+9,2% l’analoga variazione nel 2016). In un quadro di sostanziale debolezza, l’ana-


Corrado Massone, marketing director Italy, Greece & Israel presso Signify (Signify ha presentato il nuovo nome dell’azienda che, a seguito della modifica dello statuto della società, cambia da Philips Lighting N.V a Signify) Quali sono le principali realizzazioni di Signify in ambito retail degli ultimi anni? Sono diversi i progetti realizzati in questo segmento di mercato negli ultimi anni. Tra questi, a livello internazionale, una citazione la merita il mega store Carrefour di Lille in Francia in cui è stato implemento un sistema di “Indoor Positioning”, una delle soluzioni più innovative che abbiamo sviluppato, nata per favorire un’esperienza di acquisto unica ed esclusiva. In Italia, nel 2017, abbiamo realizzato, tra gli altri, due progetti di grandi rilevanza: lo store Euronics di Verbania, dove attraverso la nostra tecnologia Led sono stati raggiunti risultati importanti e misurabili in termini di efficienza energetica (fino al 70% di risparmio nelle aree shopping e magazzino), sostenibilità, sicurezza e qualità nell’esposizione dei prodotti; e a Massa, sempre con il gruppo Carrefour, in cui sia dal punto di vista strutturale sia decorativo è da subito emersa la necessità di riqualificare l’illuminazione dell’edificio, renderla più efficiente e risparmiare sui costi di gestione e manutenzione, al fine di migliorare l’esperienza e la perma-

nenza dei clienti all’interno della struttura. Per soddisfare le esigenze del centro commerciale, Signify ha studiato delle soluzioni che permettessero una maggiore fruibilità di diverse aree, indoor e outdoor. Il segmento della moda è stato tra i più dinamici e proattivi nell’introdurre le nuove tecnologie legate all’illuminazione nel punto di vendita. Quali benefici portano tali soluzioni? La moda rappresenta una delle applicazioni più interessanti per il design del punto vendita ma, allo stesso tempo, può anche essere una delle più impegnative. I clienti si aspettano esperienze di acquisto che riflettano la personalità esclusiva di un marchio ed è per questo che ogni dettaglio è fondamentale. L’illuminazione riveste un ruolo importante nell’esposizione dei capi, poiché deve fare risaltare i veri colori e la qualità dei tessuti, dalla pelle alla seta. Deve creare un’atmosfera che invogli i clienti a fare acquisti. Inoltre, può incidere sul negozio in molti altri modi. L’illuminazione può mettere in risalto gli articoli più rilevanti, guidando senza alcuno sforzo il consumatore all’interno del punto di vendita. Come risultato, si avranno clienti soddisfatti dei propri acquisti al termine della shopping experience.

Indubbiamente la qualità dell’illuminazione, intesa come capacità di valorizzare le merci esposte e nello stesso tempo garantire un comfort visivo eccellente, resta un punto fermo per ogni retailer. La possibilità di sfruttare la luce come linguaggio di comunicazione intelligente in grado di connettere cose e persone, favorendone l’interazione e lo scambio di dati/informazioni in tempo reale, è sempre di più un’opportunità da cogliere.

Oltre ai risparmi sui costi energetici e di gestione garantiti dalla tecnologia a Led, quali sono le necessità dei retailer?

Quali sono le ultime soluzioni di prodotto che state portando in particolare sul segmento retail? Lavoriamo costantemente su nuove soluzioni di luce connessa Led in grado di garantire un risparmio energetico almeno del 40%, cui si aggiunge un ulteriore 35% con la nostra soluzione di “Interact Retail scene management” che consente al gestore del punto vendita di personalizzare le impostazioni di illuminazione più in linea con le specifiche esigenze. Questo sia per le diverse aree da illuminare, scegliendone orari, gradazione, intensità, sia per indirizzare e direzionare i clienti all’interno dello store in modo funzionale alle necessità di comunicazione e di business. Non ultimo, l’importanza di raccogliere dati e informazioni attraverso la luce che possono essere utilizzati per comprendere i comportamenti di acquisto e consentire iniziative promozionali mirate.

lisi congiunturale evidenza tuttavia alcune indicazioni di stabilizzazione del ritmo di caduta dei livelli produttivi. Nel confronto congiunturale con il terzo trimestre del 2017, il medesimo indice ha evidenziato una variazione pari allo 0,1%, dopo aver segnato un incremento dello 0,7% nel trimestre precedente. Guardando ai dati in valore, le indicazioni sull’andamento dell’illuminotecnica italiana nel 2017 evi-

denziano un profilo altalenante. Sempre secondo l’ISTAT, dopo la flessione registrata nel terzo trimestre, nel periodo ottobre-dicembre il fatturato totale del comparto ha sperimentato un incremento su base annua pari al 3,4% (+6% la corrispondente variazione nella media del manifatturiero). Nel complesso del 2017, il confronto annuo dovrebbe mostrare una sostanziale stabilità del fatturato totale.

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r&f Focus lighting

Questo andamento risente delle tendenze discordanti registrate nei diversi quarter: dopo un avvio positivo, si sono succeduti maggiori segnali di debolezza che sembrerebbero legati soprattutto a un rallentamento della domanda interna. Indicazioni di ripresa si evidenziano invece osservando il canale estero. Uno scenario internazionale a maggiore potenziale si è riflesso nell’ultimo anno sull’evoluzione delle esportazioni del comparto. Secondo i preconsuntivi, nel 2017 le esportazioni italiane di illuminotecnica dovrebbero registrare un incremento su base annua vicino al 4% (+1,6% la corrispondente variazione sperimentata nel 2016). Questa tendenza ha beneficiato di un quadro macroeconomico sostanzialmente favorevole nei principali mercati di sbocco sia in ambito europeo, verso cui è rivolta oltre la metà delle vendite estere del comparto, sia di quello extra UE come Asia Centrale e Orientale e

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Nord Africa. Rispetto al disaggregato merceologico, un profilo più vivace ha caratterizzato l’andamento delle esportazioni per i segmenti degli apparecchi e dei componenti. E l’analisi del portafoglio ordini evidenzia indicazioni incoraggianti sull’andamento dell’illuminotecnica italiana nei successivi mesi: dopo il calo re-


Davide Diamantini, ceo di Karman Innanzitutto quali sono i numeri di Karman e con quali caratteristiche di prodotto vi posizionate sul mercato? L’azienda nasce 13 anni fa e nel giugno del 2005 presentammo la prima collezione di lampade. Passo dopo passo l’attività è cresciuta sino a produrre nel 2017 un fatturato di 3,5 milioni di euro. Dato che ci rende soddisfatti se pensiamo alla congiuntura economica negli ultimi anni e al fatto che questo mercato è estremamente competitivo. Il core business di Karman consiste nel realizzare lampade decorative e di design, attraverso la collaborazione con vari designer e una produzione interamente made in Italy eccezion fatta per la componentistica a Led che, come per la maggior parte delle aziende, viene realizzata nei paesi asiatici. Noi lavoriamo tutti i tipi di materiali, cemento, alluminio, ceramica, vetroresina, vetro soffiato e tecnopolimeri, e realizziamo un prodotto che il mercato riconosce come differente e fortemente iconico per l’intensità e il carattere che riesce a sprigionare. Ciò è frutto di una scelta consapevole presa all’inizio di questo progetto imprenditoriale e alla collaborazione sin dalla prima ora con Matteo Ugolini, art director di Karman.

gistrato nel terzo trimestre, l’indagine ISTAT sugli ordinativi delle imprese ha segnalato nel periodo ottobre-dicembre una crescita annua dell’1,5 per cento. Indicazioni di deciso recupero sembrerebbero legate soprattutto all’ordinato estero (+5,7%), grazie al rafforzamento della ripresa in area europea e nei principali mercati extra UE. Relativamente alla domanda interna permangono indicazioni più contrastanti legate all’evoluzione dei consumi, con particolare riferimento all’opportunità attuale di acquisto di beni durevoli.

Luce & Retail

La luce dovrebbe ormai a pieno titolo essere considerata uno dei “materiali” fondamentali del design degli interni. Forse uno tra i più importanti, anche se la coscienza di tale importanza non è ancora sufficientemente diffusa. La comunicazione del prodotto e del brand sono al centro del progetto dello spazio espositivo e di vendita. Il prodotto esposto è ormai solo uno, e in alcuni casi forse neanche il più importante, di una moltitudine di altri elementi che richiedono una relazione attenta e precisa con la luce. Questi gli assiomi su cui è stato imbastito il seminario intitolato “Il progetto di illuminazione nel retail e negli spazi di vendita”, tenuto dall’architetto Marinella Patetta, part-

Oltre al mercato nazionale, presidiate anche l’estero? Il fatturato è realizzato per metà in Italia e per metà in Europa e in tutto il mondo (47% Italia e 53% estero, dati 2017). Nella maggior parte dei casi la struttura commerciale è composta da agenti, presenti in tutte le regioni della Penisola e nella maggior parte dei paesi europei, con particolari riscontri in termini di fatturato in Germania, Francia, Paesi dell’Ex Unione Sovietica, Spagna e Grecia. Nei mercati extra Ue operiamo soprattutto negli Stati Uniti, in Nuova Zelanda, Australia e Israele. Con quali tipologie di clienti/interlocutori vi interfacciate? I nostri clienti principali sono il negozio specializzato di illuminazione e quello di arredamento, con il primo che garantisce la maggiore soddisfazione dal punto di vista del fatturato. Chi deve comprare illuminazione soprattutto in quantità, e chi fa progetti quindi, perché deve ristrutturare un locale piuttosto che un hotel, difficilmente si rivolge a un negozio di arredamento ma più facilmente a un store di illuminazione perché vi trova tutto il panorama delle soluzioni, da quella tecnica a quella decorativa. Oggi il nostro principale interlocutore è l’architetto perché è la persona che progetta il locale, l’hotel, l’abitazione privata, che può quindi decidere di inserirvi i nostri prodotti. Ma non vendiamo direttamente all’architetto perché operiamo attraverso rivenditori di zona.

In termini di prodotti, avete soluzioni pensate per catene di ristorazione? Quando ogni anno progettiamo nuovi prodotti, che poi presentiamo alle due fiere di riferimento che sono Light + Building a Francoforte negli anni pari ed Euroluce a Milano in quelli dispari, facciamo una riunione con i designer con i quali ci confrontiamo e ai quali diamo dei temi. Tra questi quello legato a locali, ristoranti, pasticcerie piuttosto che bar è ricorrente perché per noi è un segmento di mercato fondamentale. Quindi una buona parte dei prodotti che andiamo studiare hanno fra gli obiettivi l’utilizzo in questi contesti. Ad esempio, uno dei temi che abbiamo affidato ai designer per i prodotti 2019 è quello della fono-assorbenza dato che nei locali c’è spesso il problema dei rumori e delle voci che si sovrappongono. Può fornire qualche esempio di collaborazione con architetti particolarmente significata così come qualche case history di realizzazione in ambito retail? Tra i vari architetti, su tutti cito lo studio Q-BIC di Firenze dei fratelli Luca e Marco Baldini che hanno realizzato con noi diversi progetti tra cui Mercato Centrale sia di Firenze sia di Roma Termini e “La Ménagère”, un locale eccezionale per location posto in pieno centro di Firenze. Ulteriori esempi, a Torino abbiamo realizzato un bistrot Lavazza e a Ibiza un Hard Rock Cafè.

ner in Metis Lighting, all’interno del percorso “Formazione in Luce 2018” organizzato da Aidi (Associazione italiana di illuminazione) e da Assil (Associazione produttori illuMarinella Patetta, partner in Metis Lighting minazione). Di fatto, se da un lato nuove possibilità tecniche, come la miniaturizzazione e lo sviluppo dell’elettronica applicata all’illuminazione, le nuove sorgenti a Led, nuovi e sofisticati apparecchi d’illuminazione, consentono ormai una libertà creativa senza precedenti, dall’altro le crescenti esigenze caricano il progetto degli spazi e dell’illuminazione in particolar modo di grandi aspettative e responsabilità. Soprattutto relativamente al risparmio energetico. Marinella Patetta, che nella propria presentazione ha analizzato case history, progetti e realizzazioni, ha approfondito tra i vari temi le specificità di visual task e sottolineato la sensibilità relativa alla relazione con l’architettura, diversa in ogni progetto perché caratterizzata dall’impronta distintiva del progettista architettonico o degli interni, sottolineando che non esistono soluzioni precostituite ma che le soluzioni possono essere infinite. A.P.

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Neonata Ogni cammino inizia con il primo passo...

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che quando si trova immerso nella frenesia di un’intensa giornata lavorativa, ma diventa anche una soluzione eccellente per il delivery da ufficio o per l’ormai sempre più frequente: “non ho voglia di cucinare, che ordiniamo?” Piacevole e coerente con la filosofia del progetto e dei suoi imprenditori è il look & feel del locale: un trendy essenziale che, invece di raffreddare gli animi, rimanda all’idea di un pasto genuino a casa di un amico, con l’atmosfera tipica di chi riesce a farti star bene anche senza servizio in guanti bianchi

SVILUPPO FUTURO

SOLITA INTRO

T

ante volte è la semplicità la chiave del trionfo, molte altre è il “timing”: non solo il cosa, ma il “quando” nel tempo. Così, i titolari di Miscusi non si sono solo occupati di valorizzare la regina delle tavole italiane – la pasta – ma lo hanno fatto in un momento di leggera flessione dell’interesse dei consumatori per i cibi esotici, modaioli, con tanta forma e poca sostanza. Quello di Miscusi, nato a Milano nel febbraio 2017, è un concept minimal e funzionale, dedicato a chi ha bisogno dell’energia e del sapore della tradizione an58

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Puntare sulla specificità può essere una chiave di lettura vincente, anche per ottimizzare le procedure in logica di replicabilità e sviluppare una brand identity efficace, ma è inevitabile che esista un rovescio della medaglia: la naturalezza con cui si scelgono i locali monotematici durante il giorno potrebbe ridursi notevolmente in serata, quando perfino il gruppo di studenti potrebbe prediligere una scelta più variegata per accontentare tutti i palati e farsi coccolare di più. Sono proprio gli aspetti strategici, di comunicazione e marketing, che potranno posizionare Miscusi tra i concept di grande successo: diventerà cruciale riuscire ad ampliare i margini di desiderabilità della proposta gastronomica rendendola consueta e adatta per qualsiasi orario e qualsiasi circostanza. La pasta non è soltanto un comfort food, ma ha degli enormi margini di sviluppo nel segmento fast casual e trovare una formula con alcune contaminazioni potrebbe fare la differenza, soprattutto in chiave di sviluppo estero. Un’ultima annotazione: quando “operation” ed “execution” sembrano facili e intuitivi il rischio di non tenerli adeguatamente sotto controllo è molto alto e va scongiurato attraverso rigorose procedure di controllo degli standard qualitativi. Omar Antonio Cescut Segnala la tua Neonata a: omar@desita.it www.desita.it


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r&f NewsTech&arredo

Panasonic “supporta” i pagamenti mobile

I

n occasione del Retail Business Technology Expo di Londra, Panasonic ha annunciato una soluzione di mobile point of sale integrata per il proprio tablet rugged Toughpad FZ-G1. Il supporto personalizzato per il dispositivo avvolge perfettamente il device Panasonic, consentendo di utilizzarlo con la massima facilità abbinato a una soluzione di pagamenti mobile come l’Ingenico iSMP o il Verifone e355. Una soluzione ideale per i settori del retail e dell’hospitality durante attività come lo smaltimento code, la presa degli ordini e i pagamenti al tavolo, la vendita assistita a bordo e quella sul campo. Il case è progettato per assicurare semplicità di accesso allo slot batteria del tablet, consentendo a chi lo utilizza di sostituire la batteria in modalità hot swap in maniera veloce ed efficiente. Dispone inoltre di un alloggio integrato per un pennino, di maniglie ergonomiche e di agganci per una tracolla. La fotocamera frontale e quella posteriore del tablet rimangono libere ed è possibile utilizzare un Kensington Lock per una sicurezza ulteriore nei momenti di inutilizzo.

Le soluzioni su misura di Tecnoarredamenti

HIT archHITects e la food court alla varesina

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uinto piano, vista lago, 300 sedute pronte ad accogliere i clienti e il gioco è fatto. Sono questi alcuni degli elementi del progetto di ristrutturazione della food court da 900 mq del centro commerciale Campo di Fiori di Gavirate (VA), inaugurato nel 2001. La firma è dello studio milanese HIT archHITects che così ha trovato una soluzione alle richieste della proprietà dello shopping mall: aumentare il tempo di permanenza e attirare nuovi clienti alla ricerca di una location esclusiva. Per riuscirci, HIT archHITects ha rivisitato la tradizionale area ristorazione “spogliandola” degli elementi tipici (rivestimenti in piastrelle, tavolate, vassoi, ecc) per far posto a un design caratterizzato da curve sinuose e allestimenti made in Italy (marmo, legno di quercia e ghisa decorata). Per dar maggior risalto allo spazio circostante, lo studio d’architettura ha riqualificato la balconata panoramica che affaccia sulla hall del nuovo Multisala Electric. Mentre per quanto riguarda l’offerta retail, la nuova food court è animata dal ristorante-pizzeria Rossopomodoro, dallo street food store ’A Puteca, dal format Myke Fish & Burger e da La Piadineria.

C

reare ambienti che si distinguono nella personalità e nel successo che ottengono sul mercato: è questo l’obiettivo di Tecnoarredamenti Srl. Un esempio? La realizzazione del Fraccaro Cafè dove l’azienda friulana, attiva dal 1973 nella progettazione di arredamenti su misura, ha reinterpretato l’evoluzione del format pasticceria. La storica sede della famiglia Fraccaro ha così cambiato look trasformandosi in un locale che abbina la caffetteria, la panetteria, la gelateria, il ristorante e la pizzeria con il Fraccaro Store. Il tutto su una superficie di 600 mq che ricreano uno spazio multifunzionale, accogliente ed elegante con una formula fast e slow servita che spazia dalla colazione all’aperitivo pre-cena. Tradizione e innovazione sono il light motive di questo progetto reso possibile dallo space planning che contraddistingue le soluzioni di Tecnoarredamenti in cui l’ottimizzazione dello spazio si coniuga alla massimizzazione del potenziale di vendita dei prodotti, senza dimenticare la customer experience.

Liferay al servizio della customer experience

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irca il 30% di potenziali clienti abbandonano la navigazione nel momento in cui arrivano al carrello d’acquisto. Il 60% di questi clienti, però, procede nel processo d’acquisto se riceve una comunicazione personalizzata. A partire da questi dati, la piattaforma Liferay Digital Experience Platform (DXP) punta a creare un’esperienza d’acquisto avanzata in grado di connettere tra loro il mondo online e offline, minimizzando o eliminando i silos informativi e applicativi. «Se i possibili clienti si attendono ormai un’esperienza completa e coerente, oltre che appagante, la capacità di offrire questo tipo di esperienza rappresenterà sempre più spesso la discriminante per il successo del business aziendale», ha commentato Andrea Diazzi, business development manager di Liferay Italia. Per fare tutto ciò, la piattaforma Liferay prevede: creazione di siti responsive, mobile oriented e personalizzati; landing page multiple per campagne promozionali; gestione dei digital touchpoint; integrazione con POS e terze parti; definizione delle strategie di customer loyalty; ideazione app; installazione di un digital workplace avanzato.

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r&f International IL CAFFÈ SEGAFREDO SBARCA IN INDONESIA M a s s i m o Za n e t t i B ev e r a g e Group, attraverso la consociata S egafredo Zanetti Espresso, si prepara allo sbarco in Indonesia dopo aver siglato un accordo con l’operatore locale PT Deli Boga Rasa. L’obiettivo è sfruttare l’esperienza di quest’ultimo nel settore del food&beverage del paese asiatico per l’apertura di oltre 80 Segafredo Zanetti Café. In veste di master franchisee, PT Deli Boga Rasa aprirà la prima caffetteria entro breve. «Questo accordo – ha commentato Pascal Héritier, chief operating officer del gruppo Massimo Zanetti Beverage, responsabile dello sviluppo Asia-Pacific e Cafés – segue la recente apertura del nostro hub commerciale a Giacarta e completa la nostra strategia di crescita in Indonesia, che rappresenta uno dei mercati asiatici più interessanti sia per l’aumento di consumo del caffè, sia per l’interesse nei confronti dell’Italian way of life. Pensiamo inoltre che questo modello di sviluppo possa aprire ulteriori opportunità per il Gruppo nel continente».

PRIMARK SI FA GRANDE

Nuovi progetti in vista per il marchio di fast fashion low cost Primark che ha presentato il bilancio dell’ultimo semestre: profitti operativi in aumento del 6% a quota 341 milioni di sterline, nonostante un calo delle vendite dell’1,5 per cento. A rilanciare l’offerta del player di origini irlandesi, una serie di 17 nuove aperture entro fine anno fra cui il secondo store di New York (uno spazio di 5.300 mq a Brooklyn che porta a 9 i monomarca sul territorio americano) e il punto vendita di Birmingham: un megastore da quasi 15mila mq suddivisi su cinque piani che vedrà la luce a fine dicembre. Aperture e progetti che si sommano ai 352 negozi presenti in 11 paesi, Italia compresa. Nel nostro Paese, dopo l’apertura del punto vendita ad Arese, secondo alcune indiscrezioni ci sarebbe in cantiere il lancio del primo megastore al Sud, più precisamente in Campania presso il centro commerciale di Marcianise.

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duty free world

by Kevin Rozario - London

Asia drives global duty free surge to $68.6bn in 2017 L’Asia traina il duty free a 68,6 miliardi di dollari nel 2017 May’s TFWA Asia Pacific Exhibition & Conference in Singapore was a timely reminder that Asia is firmly in the driving seat of the global duty free and travel retail business – and will be for the foreseeable future. At the conference, TFWA President Erik JuulMortensen presented preliminary data from Generation Research showing that global sales rose by +8.1% to $68.6bn and that Asia Pacific far outperformed other regions with growth of +11.6% to $30.6bn. Europe – the second biggest region for sales – now lags a long way behind at $20bn (up +6.1%), followed by the Americas at $11.3bn (+4.4%). For some perspective on these DF&TR performances, airport traffic growth in the same period is a useful guide as airports are the key DF&TR sales channel. According to ACI, international passenger growth in Asia Pacific, Europe, Latin America/ Caribbean, and North America rose by +8.4%, +9.6%, +6.3% and +5.7% respectively. Comparing the regional DF&TR and airport traffic growth rates it is clear that Asia Pacific sales were well ahead (+11.6% vs +8.4%), while Europe saw DF&TR sales growth lag behind (+6.1% vs +9.6%) as did the Americas. These comparisons are not entirely fair as the weight of airport sales in Asia Pacific is far less than in either Europe or the Americas due to the sizeable downtown DF&TR business in Asia Pacific. Nevertheless, the 2017 figures show that Asian travellers remain among the most dedicated DF&TR shoppers. A combination of factors such as high import taxes in many markets, difficult access to luxury brands, and a fear of buying fakes in their own countries, all make duty free stores very appealing. A study by Counter Intelligence Retail on non-shoppers confirms the Asian penchant for duty free. While 57% of all travellers do not enter a duty free store, it rises to 58% for Europeans and 61% for Americas travellers but falls to 52% for those from Asia Pacific and the Middle East. The statistics all point one way: focus on Asia Pacific travellers will likely intensify.

Il TFWA Asia Pacific Exhibition & Conference, tenutosi a maggio a Singapore, ha ribadito ancora una volta la posizione dominante dell’Asia nel business global del duty free e del travel retail – è sarà così anche nel prossimo futuro. Durante la conferenza, il presidente di TFWA Erik JuulMortensen ha presentato i dati preliminari di uno studio Generation Research in cui emerge come le vendite di settore siano cresciute dell’8,1% a quota 68,6 miliardi di dollari, di cui 30,6 miliardi generati nell’area Asia-Pacifico dove il tasso di crescita è stato dell’11,6 per cento. L’Europa, la seconda regione più grande in termini di vendite, è staccata a 20 miliardi di dollari (in aumento del 6,1%), seguita dall’America con 11,3 miliardi (+4,4%). Per contestualizzare queste performance DF&TR, bisogna prendere in considerazione la crescita del traffico aeroportuale nello stesso periodo, dal momento che gli aeroporti sono i canali chiave per le vendite DF&TR. Secondo l’ACI, la crescita internazionale di passeggeri in Asia-Pacifico, Europa, America Latina-Caraibi e Nord America è salita, rispettivamente, dell’8,4%, del 9,6%, del 6,3% e del 5,7 per cento. Comparando i tassi di crescita del DF&TR a livello regionale con quelli del traffico aeroportuale internazionale, è chiaro che le vendite DF&TR in Asia-Pacifico fossero molto più consistenti (+11,6% vs +8,4%), mentre in Europa rimanevano dietro (+6,1% vs +9,6%) così come accadeva in America. Queste comparazioni potrebbero essere fuorvianti se non si tiene conto che il peso delle vendite aeroportuali in Asia-Pacifico è molto minore rispetto a quanto avviene in Europa o America a causa del consistente business del DF&TR downtown presente in Asia-Pacifico. Nonostante ciò, i dati 2017 mostrano che i viaggiatori asiatici sono fra i più assidui clienti DF&TR. Una combinazioni di fattori quali gli alti dazi d’importazione presenti in alcuni mercati, il difficile accesso ai brand del lusso e il timore della contraffazione fanno degli store duty free una vera e propria manna. Uno studio di Counter Intelligence Research sui non-shopper conferma l’inclinazione asiatica per il duty free. Mentre il 57% dei viaggiatori totali non entrano in un negozio duty free, lo stesso dato è pari al 58% per gli europei, il 61% degli americani ma vale solo per il 52% degli asiatici e dei mediorientali. Le statistiche, quindi, puntano tutte in un’unica direzione: il focus sui viaggiatori asiatici non farà che intensificarsi.


Neinver inaugura Prague The Style Outlet

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alla joint venture fra la spagnola Neinver, specializzata negli investimenti immobiliari, e The Prague Outlet (già proprietario di 15 outlet), nasce Prague The Style Outlet la nuova struttura commerciale situata nei pressi della capitale ceca, a poca distanza dall’aeroporto internazionale Letište Václava Havla. Il nuovo outlet, frutto di un accordo da 70 milioni di euro, è il più grande della Repubblica Ceca e conta 100 unità commerciali per 20mila mq di Gla (che con l’avvio della seconda fase dei lavori aumenteranno del 50%). Diversi i brand presenti: da Adidas a Lacoste, passando per Nike, Pepe Jeans, Trussardi, Versace e Hamleys che qui apre il suo primo outlet store dedicato ai giocattoli. Buona anche la presenza di brand locali che occupano il 20% degli spazi. In generale, l’offerta si rivolge a turisti e viaggiatori che qui potranno completare gli ultimi acquisti prima di prendere il proprio volo. Diversi sono, infatti, i servizi per i travellers in partenza: dai monitor che tengono traccia dello status del proprio volo ai collegamenti autobus e taxi a tariffa agevolata, passando per i cambia valuta, gli sportelli tax free shopping e il deposito bagagli.

Sainsbury’s-Asda, il deal sotto la lente dei regolatori

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inizio maggio sembrava tutto fatto per la fusione fra le due catene della Gdo britannica: Sainsbury’s e Asda. Un’operazione che ha coinvolto il secondo e terzo gruppo della Gdo dietro Tesco e potrebbe portare alla creazione di un gigante da 51 miliardi di sterline di ricavi e 2.800 punti vendita (circa il 31% del mercato). In base all’accordo da 7,3 miliardi di sterline, la nuova società sarà detenuta per il 58% da Sainsbury e per il restante 42% da Walmart che, nel 1999, aveva fatto di Asda il suo braccio operativo Oltreoceano per 10,8 miliardi di dollari. I due gruppi manterranno i rispettivi brand, che avranno però posizionamenti differenti sul mercato. Ma i regolatori inglesi vogliono vederci chiaro. Il rischio è che si crei una situazione di monopolio che porti a un abbassamento troppo eccessivo dei prezzi. Per questo l’antitrust di sua maestà potrebbe chiedere alle due aziende di dismettere il 15% dei negozi. Una possibilità che, per ora, è stata smentita dalle due catene.

Pizza Hut conquista il Sud America

Costa Coffee va da sola (in Borsa)

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opo l’acquisto avvenuto nel 1995 per 23 milioni di euro, la multinazionale Whitbread è pronta a scorporare le attività di Costa Coffe, la seconda catena di caffetterie al mondo dietro Starbucks aperta a Londra negli anni ’60 per iniziativa dei fratelli (italiani) Sergio e Bruno Costa. Un’operazione che persegue un doppio obiettivo: da un lato, dividere le strategie di sviluppo per i marchi di proprietà di Whitbread (come la catena di alberghi Premier Inn); dall’altro, preparare lo sbarco in borsa di Costa Coffee (spinto anche dagli interessi di fondi d’investimento come Elliott che nel frattempo ha già rilevato il 6% della multinazionale americana). Secondo le stime, il brand dalle origini italiane potrebbe valere fino a tre miliardi di dollari, ma ci vorranno almeno 24 mesi per finalizzare l’operazione. Tempi utili a consolidare la presenza globale del marchio a partire dalla Cina, dove Costa ha in programma il raddoppio dei suoi 1.200 store entro il 2020.

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razie a un accordo con la spagnola Telepizza, il colosso americano Pizza Hut, marchio del gruppo Yum Brands, è pronto a espandere la propria rete di vendita in Sud America e nei Caraibi (un mercato che attualmente vale il 6% della quota di mercato di Pizza Hut). Il piano di sviluppo prevede il lancio di mille nuovi Pizza Hut nelle aree indicate e la riconversione di 1.500 negozi delle insegne Telepizza a livello globale che contribuiranno ad aumentare il numero totale di unità della rete di pizzerie a stelle e strisce in tutti i mercati (inclusi Spagna, Portogallo e Svizzera) e faranno di Telepizza il più grande master franchisee della catena texana. L’accordo punta a rilanciare le vendite di Pizza Hut che hanno registrato deboli performance negli ultimi due trimestri. Un trend da invertire a partire dai buoni risultati del nuovo partner commerciale che nel 2017 ha fatto registrare un fatturato di 561 milioni di euro e ha già messo in cantiere serie di aperture a lungo termine: nei prossimi 20 anni, infatti, Telepizza ha previsto di inaugurare 2.550 negozi.

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r&f International

Walmart si compra Flipkart

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lla fine l’offerta vincente l’ha piazzata Walmart: con 16 milioni di dollari, il retailer americano si è comprato il portale di e-commerce indiano Flipkart.

Un’acquisizione che riguarda il 77% delle quote del rivenditore online, di cui il 10% circa finito in mano ad Alphabet (società di Google). Una mossa, quella di Walmart, che ha bruciato la concorrenza di Amazon (che comunque mantiene la seconda quota di mercato sulle transazioni online indiane) per un mercato che nel 2017 valeva 20 miliardi di dollari e nel giro di un decennio potrebbe toccare quota 200 miliardi. L’obiettivo per Walmart è quello di ribadire la propria posizione di leader nel mondo retail e far fronte a performance altalenanti: da un lato, la crisi dei canali tradizionali (l’utile operativo negli Stati Uniti è sceso del 3,1% in un anno); dall’altro, l’e-commerce sembra aver intrapreso la strada giusta facendo registrare un +33% tra febbraio e aprile 2018.

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Gallerie Lafayette raddoppia a Parigi

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uogo cult per i francesi e non solo, Gallerie Lafayette è pronta a raddoppiare con un nuovo store sugli Champs-Elysées. Il luogo è già stato scelto, così come il format: al posto dell’attuale Virgin al numero 52 aprirà un negozio fortemente esperienziale dalle dimensioni ridotte rispetto all’originale. Il progetto, con scadenza a marzo 2019, prevede una superficie commerciale di 10mila mq dove il cliente sarà invitato a fermarsi per esplorare un mondo simile a un parco giochi. L’offerta prevede, accanto alla moda e agli accessori, libri, musica e food. Un mix che secondo gli sviluppatori potrebbe attirare circa 300.000 persone nei giorni infrasettimanali e 500.000 nel weekend. Una mole di persone che si andrà a sommare ai clienti dei tanti marchi che apriranno sulla famosa via dello shopping parigino: da Footlocker ad Adidas, passando per Apple.


Forte e delicato Gli opposti si uniscono in una bontĂ tutta nuova.


per gli aventi diritto. Dalla colazione agli spuntini dolci e salati, fino alla vasta offerta d

r&f Vetrina

pasta: non si tratta semplicemente di sostituire i prodotti a cui il consumatore celiac

deve rinunciare, ma di un modo per farlo con gusto, pensando anche ai palati pi esigenti.

Gli agrumi canditi di Michelangelo Canditi artigianali biologici, con tanto di scorza e polpa, ricoperti di cioccolato fondente al 70% o al naturale, senza emulsionanti e grassi aggiunti. Sono queste le caratteristiche del nuovo prodotto realizzato dalla storica Pasticceria Michelangelo. L’insegna, nata nel 1967 a Milano, propone dei bocconcini di arancia e limone di Sicilia preparati secondo la ricetta tradizionale: acqua e zucchero di canna. Diverse le confezioni disponibili: dalla monogusto 70g alla scatola regalo da 640g. Tutte rigorosamente vegan e gluten free.

I Paleo snack di Baule Volante Una linea di snack che si richiama alla preistoria e dedicata ai consumatori più dinamici e impegnati che, anche fuori casa, non vogliono rinunciare a una pausa leggera, sana e gustosa. Con le nuove Barrette Paleo, Baule Volante si ispira all’era pre-agricola per richiamare un orientamento alimentare che predilige cibi semplici, ricchi di fibre, senza zuccheri aggiunti e cereali. Le morbide barrette si possono gustare nelle varianti cocco e goji oppure anacardi e cocco in un formato da 30g da portare sempre con sé.

Crese la linea Zer% Glutine cambiano ricetta: da oggidi sono anche vegan e senza olio di palma e il loro gusto è ancor di Fior Loto

Gli amati Frollini di riso con nocciole bio, biscotti senza lievito friabili e legger

più ricco, grazie presenza di pasta di nocciole, che va linea ad abbinarsi Fior alla di Loto presenta tre novità per la propria Zer% alla granella. Son

prodotti biologici pensati i consumatori celiaciuna pausa dolce ottimi sia daGlutine, tuffare nel tè a colazione, sia da per sgranocchiare durante

che oltre alla certificazione gluten free cercano anche il gusto. gustosa. A completare l’offerta senza glutine di Fior di Loto anche i Novellini bio e

Prima novità sono i Frollini di riso con nocciole bio: biscotti senza lievito friabili e leggeri, da oggi sono anche vegan e dolcemente equilibrato, perfetti da inzuppare. senza olio di palma. A completare l’offerta senza glutine di Fior di Loto anche i Novellini bio e i Novellini bio al cacao: biscotti vegan, senza glutine, senza lievito, friabili, dal sapore dolcemente equilibrato, perfetti da inzuppare.

Novellini bio al cacao: biscotti vegan, senza glutine, senza lievito, friabili, dal sapor

Biraghini, formaggio in barretta Fra le numerose novità presentate a Cibus c’è anche Biraghini Snack. Il prodotto dell’omonima azienda piemontese attiva dal 1934 è l’alleato ideale per i momenti di pausa o un fuoripasto veloce e nutriente che sia anche fonte naturale di energia. I Biraghini Snack, infatti, nascono dal cuore della forma di Gran Biraghi realizzata con latte 100% italiano e stagionata 12 mesi. Racchiuse in una confezione salva freschezza ci sono 5 porzioni da 20g l’una pensate per essere trasportate senza difficoltà e consumate in ogni momento della giornata.

Vipiteno, lo yogurt secondo natura Melograno e more, è questo l’ultimo abbinamento presentato da Sapori di Vipiteno. L’azienda casearia altoatesina ha lanciato sul mercato un nuovo vasetto da 125g in confezioni da due porzioni. Prodotto con latte intero con fermenti lattici vivi, il preparato contiene: zucchero, more e succo concentrato di more (4,8% sul totale), succo concentrato di melograno (2,7% sul totale), amido modificato di mais, succo concentrato di ribes neri, succo concentrato di carota, aroma. Il tutto, gluten free.

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Pai affida le chips a Ferrero Lo storico marchio di chips e snack salati Pai, fondato nel 1959, stringe un accordo con la multinazionale italiana Ferrero per la distribuzione dei propri prodotti nel canale fuori casa (bar, chioschi, piccoli esercizi, ecc) attraverso Ferrero Commerciale Italia. La collaborazione partirà dal mese di luglio, ma è già chiaro l’obiettivo dei due gruppi: rafforzare la presenza di Pai nel mercato italiano e consolidare Ferrero come leader nel settore della distribuzione food&beverage puntando sul Made in Italy.


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QualitĂ della materia prima, artigianalitĂ e produzione a vista: i trend della ristorazione italiana in vetrina a Mapic F&B 70

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r&f La pulce nell’orecchio

di Simone Filippetti @filippettinews

Fico non è più “fico”?

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l parco tematico del cibo tricolore è la più grande sfida di Oscar Farinetti, il patron di Eataly e animatore di Expo Milano. Concept da parco divertimenti alla DisneyLand applicato al Made in Italy: invece di andare sulle giostre e vedere Topolino e Cenerentola, si visitano fattorie e latterie, la giostra del mondo agricolo. Inaugurato lo scorso novembre, tra grandi fanfare e con la presenza del Presidente della Repubblica Mattarella, oggi il neonato parco, una scommessa da 140 milioni di euro, già perde i pezzi. O meglio un solo pezzo, ma che pezzo. Il ristorante ”Cinque”, dello chef stellato Enrico Bartolini, chiude i battenti: al suo posto una più abbordabile trattoria siciliana. Il grande e ambizioso “Theme Park” del cibo italiano è un flop? Piovono critiche e dubbi, ormai da mesi, sull’ultima creatura del Re dello Slow Food: il caso di “Cinque” è solo la classica goccia: troppo grande, troppo costoso (ingresso è gratuito ma ogni stand si paga, come in un grande magazzino), troppo scomodo. Negli affari, il successo o insuccesso dipendono spesso da dove si posizione l’asticella e dalle aspettative del pubblico (condizionato dai media). Farinetti è uno che ama stupire e l’asticella l’ha messa molto alta: 80mila metri quadrati di attrazioni, 10 ettari di superfice e 45 punti di ristoro. Tanto, forse troppo: 4 milioni di visitatori nel primo anno. Significa che ogni giorno devono entrare 11mila visitatori. Andrea Guerra non si scompone di fronte alle critiche, peraltro più italiane che straniere, sull’onda 72

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dell’eterno vizio italico a essere oltremodo autocritici. Con il candore ammette che ci sono cose da sistemare ma ricorda che in soli 5 mesi, Fico ha ospitato 1,25 milioni di persone e quest’ anno fatturerà 50 milioni. Numeri importanti ma che, se l’anno continuerà su questo trend, sarebbero comunque inferiori alle attese: proiettando sull’anno i primi mesi (che però erano quelli invernali), si toccheranno i 2,7 milioni. Che sono comunque tanti, ma come si diceva prima l’asticella è molto in alto. Per arrivare ai numeri promessi da Farinetti, Fico sta anche portando tante scolaresche, che fanno sì numeri, ma hanno basso potere di spesa: uno studente non ha budget per darsi allo shopping tra i tanti espositori a prezzi non proprio da comitive (basta fare un giro tra i forum sul web per leggere che un panino con mortadella arriva a costare anche 9 euro). Figurarsi un ristorante di pregio: e questo è uno dei motivi dell’addio dello chef de “Le Soste”. A ben vedere, però, Guerra tutti i torti non li ha: Fico è un esperimento. Come qualsiasi start-up, ha bisogno di rodaggio e non si trova subito la formula giusta. Gli errori si correggono strada facendo: d’altronde anche lo stesso Eataly Flatiron a New York quando partì faticò a ingranare. La formula iniziale non andava bene e fu cambiata a cavallo in corsa (con più ristorazione e food corner; meno spesa e prodotti da banco); oggi l‘Eataly della Grande Mela è il flagship del gruppo, il negozio vetrina che fat-

tura più di tutti in assoluto (fa, da solo, 80 milioni di dollari, quanto una Pmi in Italia). Anche a Fico potrebbe succedere la stessa cosa: ma con un rischio in più rispetto al caso Eataly NYC. Eataly vuole andare in Borsa nel 2019: per lo sbarco a Piazza Affari, che Farinetti immagina a un valore attorno ai 2 miliardi e con una modalità tipo privatizzazione di Eni (azioni solo ai piccoli risparmiatori italiani), tutto deve essere tirato a lucido e avere una gamba del gruppo che ancora zoppica potrebbe non essere un buon biglietto da visita. Fico è un luogo geniale e accattivante, come business e come idea d’Italia (peraltro ecologica perché non consuma suolo, essendo nato sul vecchio mercato ortofrutticolo della città); ma forse è stato costruito nel posto sbagliato? Bologna è sì al centro dell’Italia ma una città tutto sommato di provincia: lo stesso parco a tema aperto a Milano o Roma avrebbe fatto più facilmente quei numeri che Farinetti ha in mente. Anche EuroDisney, il primo parco giochi di Topolino&Co. fuori dagli Usa aperto negli anni ‘90, fu un flop all’inizio, ed era a Parigi; ora è una macchina da soldi. I parchi divertimenti hanno tempi lunghi. Nell’attesa dei tempi di Fico, però, il costo di una gita da Milano non è proprio per tutte le famiglie: 100 euro di treno (col FrecciaRossa), 14 euro di navetta dalla stazione al parco, più le consumazioni: si arriva facilmente a 200 euro per una giornata tra assaggi di prodotti tipici, pranzo e qualche chicca da portare a casa. Ma d’altronde nemmeno EuroDisney è per tutte le tasche. t


Transforming Reality Physical in the age of digital

The leading international platform for key property players to build the ultimate retail and leisure mix in order to become a complete lifestyle destination.

Palais des Festivals, Cannes, France 14 – 16 November 2018


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