retail&food 07-08 2019

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retailfood luglio · agosto 2019 • € 5,00 - In caso di mancato recapito inviare al CMP di Milano Roserio per la restituzione al mittente previo pagamento resi

TRAVEL RETAIL SHOPPING CENTER

L’ingorgo tra investimenti, tariffe, royalty Autostrade per l’Italia rilancia su sicurezza e servizi E nell’area di sosta... calma piatta

Dossier retail park: Settimo Cielo Analisi di mercato: Abbigliamento uomo



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INFORMARSI È UN BENE, NON FARLO MALE: LEGGI RETAIL&food RETAIL&food è l’unica rivista italiana specializzata nel travel retail, un settore in forte crescita e con buone prospettive di sviluppo anche per i prossimi anni. Inoltre R&f è uno dei mezzi più apprezzati e consultati da retailers e operatori attivi in outlet e centri commerciali. Con oltre 10.000 lettori a numero, una presenza qualificata presso tutte le fiere di settore. 10 numeri all’anno, più di 9.000 iscritti alla newsletter, 1 pagina facebook, 181.000 pagine viste grazie allo sfoglio on line della rivista, retail&food è oggi uno dei mezzi più letti, consultati e apprezzati dalle business communities di riferimento.

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Anno 14 · numero 7/8 - luglio · agosto 2019 Direttore responsabile Andrea Aiello Coordinamento editoriale Andrea Penazzi - andrea.penazzi@retailfood.it In redazione Nicola Grolla - nicola.grolla@retailfood.it Contatti info@retailfood.it - www.retailfood.it Pubblicità e traffico pubblicitario Roberta Motta - roberta.motta@edifis.it Hanno collaborato Massimo Luigi Andreis, Alessandro Barzaghi, Roberto Bramati, Norman Cescut, Giulia Comparini, Luca Esposito, Simone Filippetti, David Montorsi, Roberta Motta, Kevin Rozario, Vincenzo Russo Grafica Mariella Salvi Foto Archivio Edifis, Flickr, Fotolia, iStockphoto Stampa Aziende Grafiche Printing S.r.l. - Via Milano 3/5 - 20068 Peschiera Borromeo (MI) Prezzo di una copia € 5,00 - Arretrati € 10,00 Abbonamento Italia: € 50,00 Europa: € 90,00 Resto del mondo: € 110,00 abbonamenti@edifis.it Amministrazione amministrazione@edifis.it

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SOMMARIO

N. 7/8 luglio · agosto 2019

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4 News 17 News opening

20 STAR TREK

ABBIGLIAMENTO Destinazione The Space Cinema

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IL CONCESSIONARIO Autostrade per l’Italia, sicurezza e servizi per superare l’ingorgo

26 FOCUS HIGHWAY

Royalty, il tema sommerso del retail autostradale

28 OSSERVATORIO PREZZI

AUTOSTRADE Calma piatta nell’area di sosta

30

BRAND ANALYSIS GrandVision: verso l’integrazione tra shop on e off line

32 DOSSIER RETAIL PARK TAGLIO NASTRO Shopping & food experience al Settimo Cielo

36 RETAIL SUMMIT

Confimprese, le stime battono lo stallo politico

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38 SCIENZE E RETAIL

Il NeuroRetail e plasticità cerebrale per vendere meglio

40

L’EVENTO CNCC Retailer Day 2019, focus su food e leisure

42 eCOMMERCE B2C

Vendite online: sopra quota 31,5 miliardi

44

NETCOMM eCommerce e digital evolution per le imprese del fashion

46

DIGITAL CASE HISTORY Satispay sancisce l’alleanza fisico-digitale

58

ANALISI DI MERCATO MENSWEAR Moda uomo: l’export traina il made in Italy

62 FOCUS LOGISTICA

Essedi e lo sviluppo sostenibile di Antony Morato

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GDO & SOMMINISTRAZIONE Pam city: l’evoluzione del negozio di prossimità

66 News servizi e fornitori 68 News international 70 Vetrina 72 La foto

48 DOSSIER AEROPORTI

Palermo, tre anni per l’espansione

52 ASSEMBLEA ATRI

Il travel retail italiano lancia il suo networking

54 WORLD TRAVEL RETAIL 56 NEONATA

Raixe: la scoperta dell’integrazione e della contaminazione

RUBRICHE

4 STOCK OPTION 6 NEW MARKETS

OUTLOOK

10 LA RUBRICA LEGALE 55 DUTY FREE WORLD luglio · agosto 2019 | retail food

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News

WESTFIELD MILANO: PROGETTO RIMANDATO AL 2022

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nnesimo rinvio, il terzo, per Westfield Milano che sposta al 2022 l’apertura nel capoluogo lombardo. A ritardare l’avvio dei lavori di un progetto da 1,4 miliardi di euro nato dalla joint venture fra il gruppo franco-olandese Unibail Rodamco Westfield (al 75%) e Stilo Immobiliare del Gruppo Percassi (25%), sarebbero le difficoltà legate alle infrastrutture in un area che conta già la presenza dell’aeroporto di Linate e il futuro capolinea della M4 (anche se non mancano i dubbi sul rallentamento del retail globale e lo spettro delle chiusure domenicali). Originariamente previsto per il 2018, lo shopping center aveva già ricalibrato la data dell’opening al 2019. Diversamente dagli annunci precedenti, però, quello che fissa l’inaugurazione al 2022 porta con sé anche un ridimensionamento del progetto che dovrebbe toccare anche il retail mix. In sostanza,la superficie commerciale scenderà da 185mila a 155mila mq dove avrà un ruolo più centrale il Luxury Village con

FEDERAZIONE MODA: CALANO I CONSUMI INTERNI, VOLA LO SHOPPING TOURISM

L’

eCommerce avanza ma gli italiani sembrano voler confermare la fiducia ai negozi di prossimità, nonostante un calo generale dei consumi (-1,7%). Almeno stando ai dati dell’ultimo Fashion & High Street Report di Federazione Moda Italia realizzato in collaborazione con World Capital, Osservatorio Acquisti Nexi, Global Blue e CCIAA di Milano. «Il 2018 si è chiuso ancora una volta in calo e i dati delle vendite nel fashion retail italiano di questo inizio d’anno sono ancora altalenanti. Rimane troppa incertezza – ha commentato Renato Borghi, presidente di Federazione Moda Italia – Con i saldi estivi alle porte, non c’è molto tempo per recuperare anche se è ancora presto per tirare le conclusioni sul 2019. Occorre però evitare l’incremento dell’IVA che comporterebbe un ulteriore crollo dei consumi e dare una bella sforbiciata, con un’auspicata riforma fiscale, alle tasse di famiglie e imprese per rilanciare i consumi interni». Il tutto per rilanciare un mercato che, soprattutto per quanto riguarda l’immobiliare high street, mantiene il sesto posto a livello globale, sintomo che la domanda per una presenza fisica c’è. Dal punto di vista del prodotto, invece, rimane forte il traino dello shopping tourism straniero: +6% per uno scontrino medio pari a 791 euro.

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retail food | luglio · agosto 2019

le sue 50 vetrine di altagamma. Passeranno da 50 a 80, invece, le unità food&beverage. Con questo ritardo, Westfield Milano perderà il primato di shopping center più grande d’Europa dato che nel frattempo, nel 2021, ad Amburgo dovrebbe aprire i battenti Uberseequartier, un polo commerciale di 209mila metri quadrati.

Stock option |

BUY

NEUTRAL

GAVIO Riassetto con taglio della catena di controllo in casa Gavio, secondo concessionario autostradale italiano. I consigli di amministrazione di Sias e Astm, hanno infatti approvato un’operazione di integrazione da realizzarsi mediante fusione delle due aziende in una “One Company” quotata in borsa. Il risultato sarà una piattaforma attiva nelle infrastrutture e nelle costruzioni in cui confluiranno le operazioni sulle autostrade italiane, le tratte brasiliane della EcoRodovias, Sina e Itinere.

LANVIN Ad agosto la maison lascerà il Giappone chiudendo il suo unico flagship store a Tokyo, nel quartiere Ginza. La dismissione della filiale è prevista per il 15 di agosto, mentre quella del negozio è già stata programmata per la fine di luglio. La decisione permetterà a Coronet Corporation di continuare a gestire le vendite wholesale del marchio che, dopo l’acquisizione da parte dei cinesi di Fosun, è in piena fase di rilancio e riposizionamento.

H&M Vola in borsa il titolo della catena di fast fashion dopo la pubblicazione dei conti trimestrali che mostrano i progressi del piano di rilancio attivato nel corso dell’ultimo anno (con maggiore focus sull’online e una riduzione da 175 a 130 opening nel corso dell’anno): utile netto a 427 milioni di euro nel periodo marzo-maggio per un aumento del fatturato dell’11%. ACI EUROPE Zero emissioni di Co2 entro il 2050. Questo il programma ambientalista siglato dai gestori degli aeroporti europei durante il 29° Congresso Annuale e Assemblea Generale tenutasi a Cipro. La risoluzione, sottoscritta da 194 scali di 24 Paesi Ue dovrebbe eliminare 3,46 milioni di tonnellate di anidride carbonica dai cieli.

SELL

AUCHAN Ritirata dal mercato italiano per il player francese della Gdo che, dopo aver deciso di dire addio agli asset retail alimentari, è pronta a vendere anche le proprie attività nel settore beauty , cosmetica e della cura della casa a marchio Lillapois, una cinquantina di punti vendita. Un comparto che genera un giro d’affari da 60 milioni di euro su base annua.

NATUZZI Prorogato l’accordo previsto per il rilancio dell’azienda leader mondiale nella produzione di mobili con sede in provincia di Bari. La Giunta regionale della Puglia ha siglato con il Mise, Invitalia e Regione Basilicata un memorandum per la salvaguardia del distretto del divano. Un passaggio istituzionale che conferma il sostegno pubblico al piano di rilancio dell’azienda con finestra al 2022.

LA PERLA Un altro tavolo di crisi si apre a Bologna dove il gruppo La Perla si trova ad affrontare un nuovo periodo di scioperi e incertezze. Dopo il passaggio alla holding olandese Sapinda lo scorso anno, avvenuto sulla scorta del fallimento del rilancio tentato da Silvio Scaglia (con un investimento di 300 milioni di euro), l’azienda specializzata in corsetteria ha annunciato un taglio di 100 posti di lavoro; circa un quarto della manodopera sotto le Due Torri.

AUTOGRILL Presentati i numeri dell’esercizio 2018: ricavi consolidati pari a 4,695 milioni di euro trainati dalla buona performance del canale aeroportuale. L’Ebitda consolidato si è attestato a 387 milioni rispetto ai 399 del 2017. Da chiarire, l’impegno sul fronte del canale autostradale che, secondo gli analisti, dovrebbe prevedere una serie di disinvestimenti.

WALMART Multa da 282 milioni di dollari per il colosso della distribuzione statunitense che così chiude le indagini penali e civili della Sec legate a pagamenti effettuati da consulenti esterni in Brasile, Cina, India e Messico. Una spesa che va ad aggiungersi ai 900 milioni di dollari già spesi da Walmart per migliorare le proprie operazioni di compliance interna.



News VENTI NEGOZI NELL’AMPLIAMENTO DEL PARCO COROLLA

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ono stati inaugurati, lo scorso 26 giugno, i 20 nuovi negozi di vicinato del Parco Corolla. Le aperture hanno fatto seguito al completamento dei lavori di ampliamento realizzati da La Corolla di Calcagno. La struttura commerciale ubicata a Milazzo (ME) ha visto così salire a 37 il numero totale degli store in galleria, raggiungendo i 55 complessivamente operanti nel parco. A fare il loro ingresso sia marchi nazionali che internazionali, anche per la ristorazione con l’apertura di Roadhouse e KFC oltre a Verace Elettrica e Cafè Lumiere. Previsto a luglio, invece, l’opening del cinema multisala The Screen. La commercializzazione, originariamente seguita dalla proprietà, è stata completata da Studio Conte.

ENAC PRESENTA IL BILANCIO SOCIALE

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Roma, Enac è stata protagonista della presentazione del Bilancio Sociale 2018, il volume che contiene dati relativi agli investimenti sul settore aeroportuale. Tra i temi principali del volume: sicurezza, regolazione economica, tutela ambientale, diritti dei passeggeri, attività internazionali. A presiedere all’evento di Enac, 200 persone fra cui il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Danilo Toninelli, il presidente Nicola Zaccheo e il direttore generale Alessio Quaranta di Enac. Diversi i numeri e i trend emersi, fra questi: la crescita del 5,8% del traffico aereo (arrivato a quota 184,8 milioni di passeggeri totali) con Fiumicino che si conferma il primo scalo (con 43 milioni di viaggiatori) e Ryanair che guida la classifica delle compagnie per i voli internazionali, mentre Alitalia quella per i voli nazionali. «Su scala europea si stima una crescita del traffico aereo nel 2040 del 53% rispetto ai dati registrati nel 2017», ha affermato Zaccheo. Una buona notizia? Sì e no. «Tale incremento di voli genererà circa quattro milioni di movimenti in più sulle piste di volo europee per cui si delineerà uno scenario di forte squilibrio tra la domanda di traffico e la capacità delle infrastrutture». 6

retail food | luglio · agosto 2019

New Markets Outlook | a cura di Luca Esposito | esposito_mail@yahoo.it

Arabia Saudita: il cambiamento del ruolo delle donne

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e riforme previste dal Saudi Vision 2030 stanno portando importanti cambiamenti in Arabia Saudita, soprattutto a beneficio della condizione delle donne. Il Saudi Vision 2030 è il piano di sviluppo socio-economico, approvato dal Consiglio dei Ministri del Regno dell’Arabia Saudita nell’aprile 2016, che pone l’accento sulle riforme strutturali, le privatizzazioni e lo sviluppo delle piccole e medie imprese, con l’obiettivo di diversificare l'economia, creare nuove opportunità di lavoro e innalzare la qualità della vita nel Paese. In particolare, questo progetto, revocando le misure che limitavano il ruolo delle donne, si concentra sul loro contributo allo sviluppo economico e alla trasformazione sociale. La crescente partecipazione delle donne saudite alla società e alla forza lavoro presenta anche nuove opportunità di business legate ai mercati di consumo. I settori che ne risentono positivamente sono, oltre al food di qualità, la moda e il fitness/benessere. Uno dei principali obiettivi delineati in Vision 2030 è quello di aumentare al 30% la partecipazione femminile nella forza lavoro (nel 2018 era al 22%, contro un dato globale pari al 40% e una media europea ancora superiore, in Germania ad esempio è del 46%). Le donne ora possono avviare le proprie attività imprenditoriali stimolate dal governo e senza il consenso del marito o di un parente maschio. Nel settore pubblico, il governo saudita ha reso disponibili posti di lavoro destinati alle donne, come ricercatrici presso il Ministero della Giustizia e come impiegate presso gli aeroporti, dove a fronte di 140 posti disponibili sono state ricevute 107.000 domande e si sono registrate 600.000 visite al sito. L'Arabia Saudita ha anche nominato il suo primo diplomatico di sesso femminile che fungerà da ambasciatore del Regno negli Stati Uniti.

L’anno scorso è stato cancellato il divieto per le donne guidatrici, un passo necessario per la mobilità delle lavoratrici. In precedenza, le donne saudite dipendevano per i loro spostamenti da conducenti, taxi o parenti maschi (Fig.1). Passi avanti si sono registrati anche negli aspetti sociali: il velo e l’abaya non sono più obbligatori e la partecipazione a eventi sportivi o musicali è liberamente consentita. L’ammorbidimento del codice di abbigliamento femminile ha dato spazio all’espressione dei gusti personali: le donne saudite hanno iniziato a indossare abaya coloratissimi con stili e tessuti diversi, in contrasto con i tradizionali neri, e nella più cosmopolita Jeddah stanno diventando comuni gli abaya indossati aperti con sotto normali vestiti. Le donne saudite sono da sempre grandi ammiratrici e consumatrici di borse, gioielli, orologi e accessori, unico modo per apparire alla moda, ma ora che godono di maggiore libertà anche nel modo di vestire, si apre l’enorme mercato della vendita al dettaglio dell’abbigliamento. Marchi internazionali come Dolce & Gabbana e Mango hanno iniziato a lanciare linee di abbigliamento più semplici per le donne musulmane e sta prendendo piede anche lo streetwear, con jeans, camicette a maniche lunghe e abiti lunghi. Riteniamo importante cogliere spunti da tali cambiamenti per lo sviluppo del business; essi daranno un ulteriore impulso allo sviluppo del settore retail nei paesi del GCC che, nonostante venti macroeconomici sfavorevoli e il rallentamento dell'economia globale, nei prossimi cinque anni è già previsto crescere del 22% (+4% all’anno, da 253 miliardi di dollari nel 2018 a 308 nel 2023) e Arabia Saudita e Emirati Arabi Uniti rappresentano il 77% di questo sviluppo.

Un divieto di guida per le donne è stato revocato nel giugno 2018.


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News

MONDOJUVE DIVENTA SHOPPING VILLAGE

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on l’apertura al pubblico del retail park avvenuta il 6 giugno, Mondojuve aggiunge 15mila mq di area commerciale (che diventeranno 30 entro il 2020) ai precedenti 39mila. L’operazione di ampliamento dello Shopping Village era cominciata circa un anno fa con i lavori per la costruzione del secondo lotto della struttura, dopo che il primo lotto era stato inaugurato nel 2017 con un centinaio di negozi al dettaglio di importanti brand, l’ipermercato Bennet, la food court, ampi spazi verdi, l’area bimbi e un parcheggio da 2.500 posti auto. Al completamento dell’intera struttura, previsto nel 2021, Mondojuve Shopping Village occuperà una superficie lorda di pavimento di oltre 80.000 metri quadrati. Nei nuovi spazi, i clienti di Mondojuve Shopping Village possono trovare cinque megastore: DM, catena di drugstore leader in Europa, specializzata in prodotti per la bellezza e il benessere della persona e per la cura della casa; Maxi Zoo, con un ricco assortimento di prodotti per tutte le esigenze di alimentazione, cura e gioco degli animali domestici; Scarpe&Scarpe, brand di calzature, valigeria e abbigliamento da sempre attento alla qualità dei prodotti e alle tendenze; Sportland, che propone articoli sportivi e servizi unici per contribuire alla diffusione della cultura dello sport e di uno stile di vita salutare; Trony, che presenta un’offerta completa di prodotti per l’intrattenimento, piccoli e grandi elettrodomestici e tra i vari servizi offre la consegna e l’installazione a domicilio. A settembre è in programma l’apertura di altri punti vendita.

KERING INAUGURA IL SECONDO THE MALL LUXURY OUTLET IN ITALIA

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opo Firenze è la volta di Sanremo. Nella città ligure, sabato 15 giugno, Kering ha aperto il secondo The Mall luxury outlet in Italia: un centro outlet che proporrà etichette moda e accessori di lusso. Il progetto di Kering a Sanremo ha avuto il via libera nel 2015 e, attualmente, rappresenta il secondo spin-off dell’azienda di lusso internazionale

che nel 2001 aveva aperto un punto vendita simile a Firenze (dove sono presenti 40 firme di lusso nei relativi spazi). Il The Mall di Sanremo, gestito da Design Management Srl (società controllata da Kering), si estende su una superficie di circa 32mila mq di cui, al momento, sono stati aperti 15 negozi per un totale di 25 marchi e una serie di servizi collaterali. L’area su cui sorge The Mall è frutto dello sdoppiamento e dell’ampliamento dell’ex Pantamarket che dovrebbe ospitare anche un terzo edificio, ancora da terminare. Già attivi e utilizzabili i parcheggi per l’intero centro commerciale mentre saranno altre 6 o 7 le unità di vendita, i cosiddetti negozi di vicinato, da inserire nel breve periodo (all’interno di format da massimo 250 mq), più altre attività e il ristorante all’ultimo piano, che sarà affidato a una società italiana.

MAURA LATINI NUOVO AD COOP ITALIA

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on il rinnovo della governance del consorzio nazionale, l’assemblea ha confermato Marco Pedroni presidente di Coop Italia affiancato da Antonio Bomarsi (attuale presidente di Coop Centro Italia) nel ruolo di vicepresidente. Mentre Maura Latini, già direttore generale, assume l’incarico di amministratore delegato. Questo è il risultato dell’ultimo appuntamento di una stagione assembleare aperta a marzo con la nomina di Luca Bernareggi nuovo presidente dell’Associazione Nazionale, l’organismo di rappresentanza istituzionale di Coop, seguita ad aprile dal congresso di Legacoop. Durante l’assemblea sono stati illustrati e discussi i principali risultati del 2018, con vendite complessive pari a 14,8 miliardi di euro, di cui 13,4 miliardi relative alle attività Gdo. Per quanto riguarda Coop Italia, il bilancio del Consorzio ha fatto registrare un fatturato di 741 milioni di euro e un utile di 1,087 milioni, dopo aver realizzato vantaggi per le cooperative per oltre 215 milioni di euro derivanti dalla negoziazione con i fornitori svolta per conto delle cooperative associate. Questo ha permesso di stabilizzare o ridurre i prezzi alla vendita per i consumatori. Rafforzate anche le strategie di Coop sui temi ambientali e della sicurezza alimentare: riduzione e riciclo delle plastiche, miglioramenti degli imballaggi, introduzione dell’agricoltura di precisione nell’ortofrutta Coop, eliminazione di ulteriori quattro diserbanti tra cui il glifosato, riduzione fino all’eliminazione degli antibiotici nell’allevamento degli animali, potenziamento delle filiere agroalimentari Coop per la sicurezza dei prodotti e per l’etica delle produzioni.

ROMAEST IL PRIMO CENTRO COMMERCIALE SU ALEXA DI AMAZON

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entro gestito e ri-commercializzato da Savills sin dalla sua apertura, Romaest è il primo shopping mall a sbarcare su Alexa. Obiettivo del progetto legato all’intelligenza artificiale di Amazon è quello di facilitare e consolidare la relazione quotidiana del centro con i suoi clienti attraverso la skill dell’assistente intelligente di Amazon. Il progetto rappresenta un’opportunità di contatto innovativa, interattiva e intuitiva per l’utente, oltre a un nuovo modo di vivere l’esperienza online attraverso l’interazione vocale. «La journey dei nostri visitatori e clienti è decisamente mutata nel tempo e anche per questo aumenta costantemente l’esigenza di rimanere in contatto con i centri commerciali anche mentre si è a casa – ha dichiarato Yashar Deljoye Sabeti, head of marketing di Savills – e non solo con i dispositivi ormai classici come smartphone e tablet, ma anche con nuovi mezzi interattivi ed evoluti come gli assistenti vocali, dei quali Alexa è ad oggi leader di mercato». L’approccio di Romaest su Alexa va oltre il sito web e i canali social e pone il customer care del mall a un nuovo livello di sofisticazione e innovazione tecnologica. In futuro arriveranno nuove e interessanti integrazioni alla skill in questione, per migliorare e arricchire ulteriormente l’esperienza dei nostri utenti. Attualmente, la funzionalità permette all’utente di chiedere informazioni sui punti vendita, sui servizi e sugli eventi. Il progetto è stato realizzato insieme all’agenzia Sowhat, specializzata in digital communication per centri commerciali e retail, con focus su sviluppo e supporto in ambito social, new media marketing e digital advertising.

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retail food | luglio · agosto 2019


Hikvision: tecnologie evolute per la sicurezza delle aree di sosta autostradali

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urti negli esercizi commerciali, furti ai distributori di carburante, furti agli autotrasportatori in sosta nelle piazzole, e ancora violenze, truffe, prostituzione: le autostrade sono ormai un ricettacolo di microcriminalità. Con danni notevoli per i gestori delle aree: per i soli danneggiamenti delle strutture si possono perdere anche 50.000 euro, per non parlare delle differenze inventariali negli esercizi commerciali (il cui costo stimato in Italia è di 3,3 miliardi di euro all’anno, pari all’1,2% del fatturato), del mancato guadagno per interruzione del servizio (con annessi costi vivi da mantenere in assenza di fatturato) e del danno d’immagine. Realtà complesse Le realtà autostradali sono in sostanza sottoposte a notevoli stress per la gestione della sicurezza: apertura h24/365, quindi anche in notturno e spesso in aree non presidiate, picchi nell’afflusso di una tipologia di clientela per sua natura occasionale e variabile (dagli ultras in trasferta alle scolaresche in gita) e strutture per loro natura “aperte” e non pienamente delimitate rendono particolarmente complesso il presidio di queste zone.

Il migliore controllo La qualità Hikvision permette infatti di identificare volti e comportamenti criminosi anche in condizioni di luce critiche e consente di monitorare eventi fugaci e repentini, come le transazioni di denaro o i tentativi di furto. Con Hikvision si possono ricono-

scere comportamenti e movimenti sospetti anche in controluce, di notte o con una visione panoramica a 360° che non lascia zone scoperte. Per garantire la fruizione di immagini ad alta definizione anche in presenza di sistemi di videosorveglianza preesistenti a scarsa qualità, Hikvision mette a disposizione degli strumenti per integrare le più moderne tecnologie mantenendo l’infrastruttura presente ed assicurando la reversibilità degli impianti, per garantire sempre il massimo ritorno degli investimenti. La migliore gestione L’intero sistema di sicurezza Hikvision è a portata di computer, smartphone e tablet, per avere sempre tutto sotto controllo, dovunque e in qualunque momento. Funzioni come il conteggio delle persone o l’individuazione delle zone ad alta densità di potenziali acquirenti (dette heat map, “mappe di calore”) permettono di ottimizzare l’organizzazione dei lavori e la turnazione del personale nel punto vendita, e naturalmente di intervenire in modo più rapido in caso di necessità. Poter fruire di una visione complessiva delle immagini in tempo reale permette poi di valutare l’ottimale disposizione delle merci

esposte e di analizzare gli indici di gradimento per ciascun articolo. Il tutto anche da remoto, semplicemente collegandosi al sistema con un click. Il business migliore Quanti clienti sono entrati nei miei negozi ed in quali orari e giorni della settimana ricevo più visite? Quale percorso preferisce fare il mio cliente tipo e cosa lo interessa di più? Quanti sono uomini e quanti donne? Che età hanno? Hikvision propone una soluzione di “business intelligence” con telecamere di conteggio persone ad alta precisione, oltre a telecamere che analizzano il tempo di permanenza nelle aree di interesse, ma anche l’età, il sesso, e l’umore dei clienti grazie a sofisticati strumenti ad intelligenza artificiale. Il miglior partner Hikvision ha studiato delle soluzioni per ogni tipologia di retailer: da quello di medie dimensioni a quello di superfici ridotte, dalle soluzioni più semplici ad investimento ridotto a quelle più complesse e articolare. Hikvision è il produttore numero uno al mondo di sistemi di sicurezza ed è in grado di soddisfare qualunque necessità e richiesta.

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La migliore risposta Ma la risposta viene dalla tecnologia: si chiama videosorveglianza ed è firmata da Hikvision, il produttore numero al mondo di soluzioni professionali di videocontrollo e sicurezza. In queste aree il sistema di videosorveglianza deve saper rendere immagini di alta qualità in tutte le condizioni di luce e garantire apparati da ripresa in grado di restituire dettagli (anche ai fini probatori in caso di controversie legali), ma al contempo essere “resiliente” sia alle condizioni climatiche nell’area esterna, sia alle possibili manomissioni o danneggiamenti. Hikvision propone telecamere con un grado di protezione IK10 (antivandalo) sulla maggior parte della gamma e una tecnologia in grado di rendere immagini di alta qualità anche in scarsissime condizioni di luce.

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News GALLERIA BORROMEA, RINNOVATI I CONTRATTI CON 50 BRAND

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l centro commerciale Galleria Borromea, gestito da Sonae Sierra, dopo aver rinnovato oltre 50 contratti di leasing con le insegne presenti all’interno della galleria commerciale e aver siglato quattro contratti con nuovi brand (Pandora, Beauty and Sun, Toasteria Italiana e Fazzini Home) nel 2018, ha già firmato altri 3 nuovi contratti, nel 2019: Il Barbiere, Nau! e Dan John. Insegne che arricchiscono ulteriormente l’offerta commerciale già ampia del centro. Nel corso di quest’anno inoltre sono stati rinnovati anche cinque contratti di tenant presenti all’interno del centro commerciale. In questo modo, il tasso di occupancy dello shopping mall è rimasto stabile intorno al 98%, un’importante conferma dell’interesse degli operatori commerciali, nazionali e internazionali, verso la struttura. Tra i punti di forza che hanno sicuramente contribuito al successo del centro commerciale emerge la molto apprezzata offerta della food court “La Gusteria”, che conta ben 10 insegne ed è stata ampliata e rinnovata nel corso del 2017. Nell’ultimo anno il traffico presso quest’area ha visto un incremento del 12% e un corrispondente aumento delle vendite dell’8%. «L’apprezzamento dei visitatori del centro commerciale dimostra la validità delle scelte operate fino ad oggi e continueremo a lavorare in questa direzione, fiduciosi che il trend positivo registrato nell’ultimo anno verrà confermato anche nel futuro», ha commentato Franco Gardella, amministratore unico del Consorzio dei Proprietari di Galleria Borromea.

La Rubrica legale | a cura di Cocuzza & Associati Studio Legale, Milano

I contratti con gli influencer

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li influencer stanno assumendo importanza sempre maggiore per il marketing non solo del mondo della moda ma in generale del retail e del F&B. Diventa importante capire come muoversi anche sul fronte contrattuale. L’accordo con l’influencer è una creatura in parte nuova. Condivide alcune caratteristiche dei contratti con quelli che erano - e sono - i “testimonial” di un prodotto, ma ne reca di nuove considerata la tecnologia oggi disponibile (e.g. i social network), arena dove questi nuovi attori si muovono. Ecco un prontuario di dieci clausole da tenere presenti per tutelare l’azienda quando si conclude un contratto con un influencer.

1. Oggetto Definire chiaramente l’oggetto della prestazione che l’influencer si obbliga a effettuare. Quanti post? Su quali social? Con quale cadenza? 2. Durata Pattuire una durata certa sia del rapporto con l’influencer sia di ciascuna campagna / post. In particolare, negoziare la sunset clause, cioè la pattuizione relativa alla durata della permanenza dei post online. 3. Corrispettivo Chiarire quale è il corrispettivo e a cosa è legato (fisso, raggiungimento obiettivi, misto...). Pagamenti dilazionati permettono un miglior controllo sull’output. 4. Approvazione / Proprietà / Modificabilità dei contenuti Chiarire se il contenuto può/deve essere preapprovato dall’azienda, tenendo in mente che un controllo eccessivo può togliere spontaneità al post e creare questioni giuslavoristiche (si veda n. 10 di seguito). Inoltre, disciplinare la proprietà dei contenuti (dal punto di vista della proprietà intellettuale). Da ultimo, accordarsi chiaramente sulla modificabilità dei post da parte dell’azienda (che potrebbe voler ri-postare i contenuti, magari modificandoli): ove non pattuito, ciò potrebbe infatti risultare problematico. 5. Esclusiva È opportuno pattuire chiare esclusive sia sul tipo di prodotto pubblicizzato che su altre categorie di beni cui l’influencer possa fare pubblicità per evitare che la sua immagine finisca per essere in conflitto con quella che

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Avv. Alessandro Barzaghi

vuole comunicare l’azienda. Eccessive restrizioni possono risultare rilevanti ai fini di cui al punto 10. 6. Rispetto normative Le normative in merito all’advertising, all’antitrust e alla protezione dei consumatori debbono essere rispettate sia da parte dell’azienda che dell’influencer: in caso di dubbio, è consigliabile allegare un “influencer playbook” al contratto. 7. Morality clause Può essere utile chiarire che, una condotta inidonea rispetto all’immagine del brand ovvero il sopraggiungere di scandali mediatici, permetta una semplice e lineare uscita dal contratto. 8. Disaster recovery In caso una campagna di marketing riceva una accoglienza negativa e si crei un caso mediatico, risulta utile disporre di un disaster recovery plan a cui l’influencer dovrà per quanto possibile aderire. 9. Risoluzione automatica Clausole di risoluzione automatica possono includere: mancato raggiungimento di obiettivi, comportamenti inappropriati, modifiche delle strategie di marketing dell’azienda. 10. Diritto del lavoro Il rapporto con l’influencer può avere aderenze con il diritto del lavoro: è importante chiarire la natura del rapporto di lavoro (ricordando che la subordinazione non si può escludere contrattualmente, ma deve essere esclusa nei fatti).



News

CIRFOOD VOLA A 664 MILIONI DI EURO

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l 2018 ha rappresentato un passo in avanti nello sviluppo del piano strategico 201620 di Cirfood che ha presentato il bilancio dell’ultimo esercizio: 664 milioni di euro di ricavi consolidati (+3%), utile a 11,7 milioni di euro ed Ebitda pari a 34 milioni. L’obiettivo rimane sempre lo stesso: raggiungere i

780 milioni di euro di fatturato nei prossimi due anni e continuare a realizzare proposte innovative sia a livello di ristorazione collettiva che commerciale. Per quanto riguarda il primo settore, che rappresenta il 72,5% del giro d’affari della coop, c’è stato un incremento del 2% (grazie soprattutto all’aziendale). Nel 2018 il gruppo guidato da Chiara Nasi ha visto aumentare del 3% la quota della commerciale, area di business che rappresenta il 14% del fatturato grazie a una rete di 140 locali, che generano 103 milioni di euro di ricavi. In questo ambito è stata anche creata Cirfood Retail, società interamente dedicata allo sviluppo di nuovi format food&beverage, che l’anno scorso ha vista l’apertura di 9 locali (tra cui Viavai ad Amsterdam e il primo Aromatica Cafè, che declina il format easy gourmet Aromatica come caffetteria). Positiva anche BlueBe, divisione buoni pasto e welfare, che cresce del 15%, costituendo il 13% dei ricavi.

PER PLANET SONO GLI OUTLET A TRAINARE IL TAX FREE: +11% NEL Q1

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l commercio tax free in Italia non arresta la propria crescita e, secondo i dati di Planet, viaggia al +4% nel primo trimestre del 2019. A trainare le performance ci pensa il comparto outlet in cui nuove nazionalità ed esperienze innovative modificano il panorama della clientela. Fornitore globale di servizi tecnologici e di pagamento, da giugno 2018 Planet ha riunito le sue diverse aree di business sotto un’unica identità. Una sinergia alla base dell’analisi presentata il 5 giugno a Palazzo Parigi, a Milano. Se il 2018 aveva rappresentato un'ottima annata per il tax free in Italia, con un volume d’affari poco sopra i 3 miliardi di euro, il 2019 si è aperto in territorio positivo. E questo grazie al comparto outlet che ha raggiunto l’11% della quota di mercato degli acquisti esentasse. Protagonisti, con il 24% degli acqui-

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sti totali, rimangono i turisti cinesi che continuano ad apprezzare l’accessibilità dei prodotti di alta gamma in questo particolare canale e generano uno scontrino medio di 606 euro. Alla loro spalle, una realtà in crescita: la Corea del Sud che con il 18% di market share scalza la Russia (stabile al 13%) facendo registrare una spesa media di 643 euro. Sebbene più contenuta, la quota di turisti Usa (3,5%) è quella che più di tutte sembra attratta dall’esperienza d’acquisto propria dei mall di lusso. «La costante crescita del settore tax free, anche in un periodo in cui gli arrivi internazionali sono stati pressocché invariati, significa che la capacità di attrarre turisti da parte degli operatori del servizio lusso sta aumentando in modo importante», ha spiegato Sara Bernabè, general manager di Planet in Italia.

IL BISONTE CAMBIA PROPRIETÀ E SI CONSOLIDA A HONG KONG

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econdo cambio di proprietà per Il Bisonte, marchio italiano di pelletteria, che dopo l’acquisizione da parte di Palamon Capital Partners nel 2015, ora passa nelle mani di Look Holding Inc, società giapponese e storico distributore e licenziatario del marchio nel Sol Levante. Sotto la proprietà Palamon Capital Partners i punti vendita sono passati da meno di 200 a 400, mentre i ricavi sono raddoppiati da 20 a 40 milioni (dati 2019), con una crescita del 30% negli ultimi due anni. Un tesoretto che ora tocca a Look Holding gestire. Il passaggio di proprietà de Il Bisonte avviene in un momento positivo per il brand che, negli ultimi quattro anni, ha saputo rilanciarsi attraverso un processo di espansione internazionale dagli Usa al Medio Oriente passando per l’Europa. Ma è l’Asia il mercato principale del marchio, che attraverso la costituzione di una società retail basata a Hong Kong ha dato impulso all’apertura di negozi diretti. Gli ultimi due, in ordine cronologico, sono stati inaugurati presso l’Harbour City Mall e all’interno del Sogo Mall. Una presenza, quella in Asia, che poteva contare anche sui 42 monomarca già gestiti da Look Holdings in Giappone. «Siamo molto soddisfatti di questa opportunità e ringraziamo Palamon per l’impulso che in questi anni ha dato allo sviluppo del brand, alla sua crescita e alla trasformazione in un vero marchio globale e multicanale. Abbiamo investito molto nel prodotto e nell’organizzazione e ora, con il supporto di Look, siamo pronti per rafforzare ancora di più la vocazione internazionale di questo marchio che, con la sua filiera corta, è arrivato a essere conosciuto e apprezzato in tutto il mondo», ha commentato Sofia Ciucchi, ceo de Il Bisonte.


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News SELEX SPEGNE 55 CANDELINE E GUARDA GIÀ AL 2025

ARCAPLANET ACQUISTA LA CATENA ZOODOM ITALIA: 15 STORE PER 5.600 MQ

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uova acquisizione per Arcaplanet che si assicura i 15 punti vendita della catena Zoodom Italia. Distribuiti in Veneto, Lombardia, Piemonte e Marche, gli store rappresentano una superficie commerciale complessiva di 5.600 metri quadri. Arcaplanet continua quindi a espandersi in Italia, dove è presente in 19 regioni con un network di 360 punti vendita complessivi entro fine anno (a cui si aggiungono due negozi in Svizzera). Per Arcaplanet si tratta della quarta acquisizione da quando il fondo Per-

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emmeno il tempo di festeggiare che lo sguardo di Selex è già rivolto al 2025, data in cui, secondo le stime, la marca del distributore raggiungerà un valore di 1,4 miliardi di euro (+50%). Questo è uno degli obiettivi fissati dal management della catena Gdo che a giugno ha spento 55 candeline con una convention dedicata all’interno dell’Auditorium Paganini di Parma. «Idee simili e gli stessi valori, ovvero offrire qualità ad un giusto prezzo, nel rispetto del territorio e secondo principi etici, sono gli elementi che hanno sempre contrassegnato le scelte del nostro Gruppo e ci hanno consentito di diventare uno dei leader del mercato», ha affermato il presidente Alessandro Revello. Il 2018 si è chiuso con un giro d’affari in aumento del 4,3% sull’anno precedente e nei primi cinque mesi del 2019 si è già registrata una crescita dell’1,2 per cento. Merito, anche, di un piano di rilancio della rete per un investimento di 320 milioni di euro. «I numeri ci dicono che siamo sulla strada giusta ma oggi vogliamo darci un obiettivo che coinvolge direttamente tutti i nostri fornitori-partner, senza i quali non avremmo ottenuto lo stesso riscontro di gradimento», ha commentato Maniele Tasca, direttore generale di Selex.

mira ha acquisito la maggioranza del brand nel 2016. I dettagli dell’acquisizione di Zoodom Italia prevedono, da subito, l’adeguamento delle strutture esterne con le nuove insegne mentre successivamente partirà il piano di refurbishment interno per installare il layout tipico che contraddistingue i pet store Arcaplanet. Contemporaneamente, saranno implementati gli standard qualitativi, di assortimento e di servizio che caratterizzano la rete di punti vendita della catena nata in Liguria oltre 20 anni fa. Dal punto di vista occupazionale, sono confermati nelle loro mansioni tutti e 60 i dipendenti di Zoodom Italia che verranno via via avviati ai corsi di formazione della Academy di Arcaplanet. «L’acquisizione rientra nella strategia dell’azienda di cogliere opportunità di crescita sul mercato domestico sia per linee interne che esterne in modo da consolidare ulteriormente la propria leadership nel pet care con la ricerca costante di prodotti e servizi sempre più dedicati al benessere degli animali e alla felicità dei loro proprietari», ha commentato Michele Foppiani, ad e fondatore di Arcaplanet.

SIRIO-GESA: ACCORDO PER LO SVILUPPO DI CIOCCOLATITALIANI

MARCO PATUANO SI DIMETTE DAL CDA DI ATLANTIA E AUTOGRILL

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catta l’accordo di sviluppo commerciale fra Sirio Spa, azienda italiana specializzata nella gestione del catering commerciale nel settore ospedaliero, e Gesa Srl, azienda proprietaria del marchio Cioccolatitaliani. L’accordo prevede l’impegno da parte di Sirio all’apertura di 5 punti vendita sul territorio italiano nei prossimi 3 anni con un primo opening previsto già nel corso del 2019. La location dei punti vendita potrà essere scelta e dovrà avere il gradimento da entrambe le parti; il layout, nonché il know-how, i prodotti e le materie prime seguiranno uno specifico protocollo incluso nel manuale di Cioccolatitaliani al fine di mantenere l’elevata qualità e coerenza del brand. I singoli punti vendita che verranno aperti saranno regolati con appositi accordi di affiliazione commerciale con Sirio in veste di franchisee. «Questo accordo è il primo dopo l’Ipo – ha dichiarato Stefania Atzori, amministratore delegato di Sirio Spa – Oltre a rendermi orgogliosa per la partecipazione a questo progetto del food italiano, rappresentato da un brand di notevole qualità e già molto apprezzato».

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ambio al vertice di Edizione Holding, società che controlla il gruppo tessile Benetton, le società Atlantia e Autogrill. A salutare, dopo due anni e mezzo, è Marco Emilio Angelo Patuano, consigliere non esecutivo di Atlantia Spa e componente del Comitato per le nomine. L’ex ad di Telecom Italia ha comunicato alla società le proprie dimissioni dalle proprie cariche con effetto immediato. A questo punto, secondo uno schema già visto nel quinquennio 2012-17, Edizione rimarrà senza amministratore delegato ma avrà ancora come presidente Fabio Cerchiai.

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News opening

GRUPPO TEDDY, OBIETTIVO 50 APERTURE A RITMO SERRATO NEL 2019

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itmo serrato per la strategia di aperture del Gruppo Teddy che, in un momento complesso per i consumi di abbigliamento, ha rilanciato il proprio network con 30 inaugurazioni in 7 mesi e la prospettiva di arrivare a 50 entro la fine dell’estate. Forte di un fatturato consolidato superiore al mezzo miliardo di euro (642 milioni nel 2017), Gruppo Teddy è una realtà in grado di competere su scala globale nel settore dell’abbigliamento fast fashion con i brand Terranova, Calliope, Rinascimento e Miss Miss. Presente tramite monomarca e wholesale in oltre 50 nazioni di tutto il mondo, mantiene le sue radici a Rimini. L’espansione dei brand è prevista sia in Italia che all’estero: dall’Italia fino alle Filippine, con 30 nuove aperture in 7 nazioni (fra cui Russia, Est Europa e Arabia Saudita). Questo passo conforta l’aspettativa di arrivare a 50 complessivi nuovi negozi a fine stagione. Questo costante progresso è sostenuto da un budget per l’apertura di negozi diretti di Teddy che supera i 130 milioni di euro (periodo 2015-2019) e può

BOGGI MILANO FORZA QUATTRO IN LAGUNA CON IL NUOVO CONCEPT STORE

contare anche sull’ulteriore contributo degli affiliati (che attraverso il franchising in conto vendita coprono il 50% circa delle aperture). «Nella nostra storia abbiamo affrontato già momenti di contrazione del mercato, non solo in Italia e anche all’estero. Questi cambiamenti e questi investimenti ci danno fiducia nel mercato e ancora più forza nel procedere verso il nostro sviluppo che punta, come sempre, a circa 100 negozi nuovi all’anno, senza dimenticare lo sviluppo dei canali online, tutto per un unico obiettivo: facilitare l’esperienza dei consumatori con i nostri brand, ampliare la loro conoscenza, sempre più velocemente», ha dichiarato il direttore sviluppo di Gruppo Teddy, Pierluigi Marinelli.

PRIMADONNA: PRIMO FUSION CAFÈ E DEBUTTO IN GERMANIA

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lla quarta apertura Boggi Milano cambia concept. A Venezia, lo storico marchio italiano di abbigliamento maschile, aggiunge un punto vendita al proprio network dando avvio alla riconfigurazione del concept retail. Attivo dal 1939, Boggi Milano è sinonimo riconosciuto di qualità italiana al servizio del businessman contemporaneo che può contare su una rete di oltre 160 negozi in 33 Paesi. Sviluppato su tre piani, il punto vendita Boggi Milano di Venezia ospita tutta la collezione del marchio, dal casual al formale, su una superficie di 270 mq all’interno di un palazzo storico. In termini di assortimento, al piano terra trova posto la linea Easy Formal mentre nei livelli superiori trovano spazio le linee Formal e gli accessori. A disposizione anche il servizio click&collect, che permette ai consumatori di ordinare online e ritirare in negozio; quello reserve in store, che consente al cliente di ordinare online e selezionare il negozio di prova più consono ai propri impegni (specificando data e fascia oraria); l’order in store, per piazzare ordini online direttamente dal negozio e ricevere il tutto a casa. Da un punto di vista del layout, l’obiettivo è stato quello di modernizzare il più possibile l’immagine di Boggi Milano, rimanendo vicini alle qualità e ai valori del marchio. Per questo gli spazi sono essenziali con una palette di colori che va dall’ocra all’agave su una pavimentazione in marmo nero. Una novità assoluta è l’introduzione di un’area lounge, dove i clienti possono rilassarsi e godersi appieno l’esperienza di acquisto Boggi Milano. La boutique di Merceria del Capitello si aggiunge agli altri negozi già presenti a Venezia (Bacino Orseolo, Stazione Santa Lucia e Aeroporto Marco Polo) e si affianca alle neo-aperture internazionali di Parigi Rue Marbeuf, Madrid e Monaco Sendlinger.

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l 29 maggio 2019, a Riccione, è nata la nuova avventura di Primadonna Collection firmata dall’imprenditore Valerio Tatarella: il Primadonna Fusion Cafè, proposta innovativa nel contesto dell’entertainment locale. Questo nuovo concept si essenzializza nel mix tra il mood fashion oriented, che contraddistingue il brand Primadonna Collection, e la suggestiva dimensione del food&beverage, con l’obiettivo di offrire a una clientela diversificata una location in cui vivere una experience evocativa, unica e ricercata, attraverso una selezione internazionale delle migliori portate fusion e una originale rielaborazione, in chiave fashion, di drink e cocktail. Una location elegante e moderna, capace di garantire comfort e benessere, riempirà tutti i topic moment della giornata offrendo servizi variegati: dalla colazione al brunch, dal pranzo all’happy hour fino alla cena e un cocktail bar service per un after ricercato e gradevole. Il progetto Primadonna Fusion Cafè si colloca, con identità e identificabilità, nella cornice della dolce vita di Riccione, puntando a rappresentare il luogo nuovo di aggregazione della partente stagione estiva grazie al suo concept ibrido e all’appeal dei suoi spazi ricercati, eleganti e curati in ogni dettaglio, nonché alla proposta stylish di un menù in cui food&drink si riscoprono con un lookmood esperienziale unico nel suo genere. Nel frattempo, il brand Primadonna ha anche debuttato in Germania, con l’opening all’interno del centro commerciale Forum Schwanthalerhöhe. luglio · agosto 2019 | retail food

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f opening News MYCHEF INAUGURA IL PRIMO MASTERCARD BISTRO A FIUMICINO

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yChef (Areas) ha inaugurato il primo Bistro by Mastercard al mondo. Un debutto assoluto per Mastercard nel food che deriva da un rapporto privilegiato con MyChef, primo operatore aeroportuale a introdurre il sistema contactless in aeroporto, alcuni anni fa. L’apertura del Bistro affianca una presenza significativa di Mastercard nell’aeroporto di Roma Fiumicino, dove è stato inaugurato parallelamente anche un parking riservato ai clienti Mastercard con sistema di pagamento rapido, omaggio di fast-track e scontistica presso il punto vendita MyChef. Il ristorante si trova nell’avancorpo E del Terminal 3 dell’aerostazione gestita da Aeroporti di Roma. L’offerta è incentrata sulla tradizione gastronomica romana, sia con formula di servizio al tavolo che grab&go, curata dallo chef Michelangelo Citino. La proposta di Bistro si caratterizza anche per la classica formula “garantita a tempo”, che consente pasti di qualità anche ai passeggeri di fretta. Menù alla carta ma anche delle porzioni da asporto di gastronomia romana. Un’offerta ampia che va a completare il ricco quadro del piano ammezzato. Una proposta che testimonia come il food “tiri” anche in aeroporto. I dati di Adr, infatti, riportano che tra i più appassionati di questa categoria ci sono i turisti inglesi (43%) e gli olandesi (52%). Anche gli italiani sono degli appassionati di food, tuttavia a pari merito con l’abbigliamento e l’elettronica. Nel caso specifico, inoltre, la scelta di un brand noto internazionalmente come Mastercard non è casuale visto che le spese dei viaggiatori internazionali rappresentano il 69% della spesa totale in aeroporto, che raggiunge fino al 75% nei mesi di maggior affluenza, quelli estivi, e il 54% solo intorno a Natale. «Per Mastercard innovazione tecnologica e nuove esperienze di acquisto sono strettamente legate alle passioni dei consumatori, e tra queste il cibo ha un ruolo fondamentale soprattutto nel nostro Paese. Da anni, specialmente nelle grandi città italiane come Roma, lavoriamo per rendere le esperienze per i cittadini e i traveller davvero uniche», ha spiegato Michele Centemero, country manager Italia di Mastercard.

DIESEL FA IL SUO INGRESSO AL SICILIA E AL TORINO OUTLET VILLAGE

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elle scorse settimane hanno aperto, al Sicilia Outlet Village e al Torino Outlet Village, le boutique di Diesel, marchio italiano riconosciuto in tutto il mondo per la sua capacità di cogliere e spesso anticipare le tendenze del mercato. In virtù di queste operazioni Arcus Real Estate, azienda della “galassia” Percassi, amplia il brand mix dei suoi due Outlet Village, segmento premium, con l’ingresso tra i propri brand partner di uno dei più noti top brand dell’universo denimwear e streetwear. Lo store Diesel all’interno di Sicilia Outlet Village rappresenta l’unico monomarca, sia outlet che full-price, del sud Italia. Mentre con questa nuova apertura Torino Outlet Village consolida il proprio posizionamento nel segmento outlet premium. Grazie al suo ambiente elegante, alla sua posizione strategica alle porte del capoluogo sabaudo, poco lontano dai valichi di confine e a soli 50 minuti da Milano, Torino Outlet Village si conferma un vero e proprio place to be dello shopping con prezzi scontati tutto l’anno.

BURGER KING SBARCA IN SARDEGNA

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l colosso a stelle e strisce di fast food ha scelto Cagliari per aprire il primo punto vendita in Sardegna, dove ha inaugurato un ristorante da 200 posti a sedere che si sviluppa su una superficie di 780 mq in via Calamattia. Gestito in franchising dalla società Gedita SRL, l’opening del locale Burger King ha portato alla creazione di 35 nuovi posti di lavoro, tutti destinati a giovanissimi, dal momento che l’età media dei dipendenti è di appena 26 anni. Oltre ai membri della crew, allo staff del ristorante si aggiungono uno store manager e un direttore. Nel nuovo punto vendita sono tantissimi i servizi dedicati ai clienti, come il Wi-Fi gratuito, i kiosk digitali per poter effettuare le ordinazioni in autonomia, l’area giochi interattiva Play King dedicata ai più piccoli dove giocare e organizzare feste di compleanno e il King Drive, il drive thru di Burger King per ordinare il proprio menù direttamente dall’auto e aperto fino a tarda notte. Recentemente BK ha tagliato il traguardo del 200esimo ristorante in Italia, in virtù di una precedente apertura su Milano.


PECK ARRIVA A PORTA VENEZIA PER RINNOVARE LA GASTRONOMIA DI QUARTIERE

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AL MARCONI, PRIMA DEL VOLO UN RITOCCO AL LOOK CON LA BARBIERA

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tterra all’Aeroporto Marconi di Bologna il nuovissimo shop La Barbiera. La Barbiera nasce nel 2004 grazie all’intraprendenza di Simona Fabbri e alla sua volontà di voler fondere in una perfetta sintonia vecchie mode e nuove tendenze. L’apertura della prima bottega Lei per lui ha luogo nella barberia storica in centro a Sasso Marconi, una bottega al femminile tutta rigorosamente dedicata agli uomini.Quella all’aeroporto Marconi di Bologna, in area arrivi al piano terra lato città, è la terza bottega La Barbiera, caratterizzata dalla vocazione per la cura della barba, ma che offre servizi di hairstyle anche per il pubblico femminile. Un negozio nato per dare un servizio a tutta la comunità aeroportuale, a tutti coloro che hanno necessità di un taglio e una piega veloce, di barba e capelli, che vogliono essere coccolati prima di un viaggio o rilassarsi al loro rientro dopo una riunione di lavoro. Ma non solo, La Barbiera Aeroporto è uno shop creato anche per dare un servizio ai bolognesi delle zone limitrofe, grazie anche al parcheggio gratuito fino a una permanenza di tre ore per tutti coloro che usufruiscono dei suoi trattamenti. «Sono molto orgoglioso che oggi in Aeroporto apra un’altra importante realtà del territorio che in pochi anni e in un mercato così complesso e competitivo si è riuscita ad affermare in maniera così importante – dichiara Stefano Gardini, direttore business non aviation dell’Aeroporto – In questa maniera l’Aeroporto di Bologna non solo aumenta il legame con il territorio ma incrementa i servizi offerti alla airport community».

ontinua la crescita delle gastronomie a marchio Peck che, dopo l’apertura a CityLife dello scorso dicembre, rivoluziona il format di prossimità inaugurando un punto vendita nel quadrilatero di Porta Venezia a Milano. L’insegna Peck Porta Venezia si presenta come un piccolo punto vendita al cui interno è possibile trovare una selezione delle infinite prelibatezze che hanno reso Peck il simbolo dell’alta gastronomia milanese. Il nuovo negozio Peck offre quell’esperienza di acquisto quotidiana, sotto casa, in uno spazio di 30 mq in cui sono messe in vendita le specialità prodotte nei laboratori di via Spadari. Un concetto di qualità a portata di mano che consiste non solo nell’attenta selezione dei prodotti ma anche nell’esperienza e nel servizio di consulenza offerti dal personale. «La piccola gastronomia di quartiere è un’espressione della nostra attenzione al servizio verso il cliente. Il negozio di via Spadari è unico al mondo e continueremo a farci cose sempre più uniche, ma per la spesa di tutti i giorni il cliente ha bisogno di un negozio vicino a casa. Il delivery riveste un ruolo importante, ma l’esperienza di acquisto da noi comprende anche il rapporto a tu per tu con il banconiere che sa consigliare e capire i gusti. Un rapporto di fiducia, all’antica, nel senso migliore del termine», ha sottolineato Leone Marzotto, ad di Peck. L’apertura si inserisce all’interno di un più ampio piano di riqualificazione della distribuzione alimentare nelle città che, in controtendenza rispetto agli ultimi anni, torna a sviluppare in centro piuttosto che in periferia. Un approccio che punta a recuperare quella identità di filiera che va dal produttore al cliente passando per il punto vendita di quartiere. Nel negozio di Porta Venezia i visitatori troveranno un vero e proprio universo di gusti e sapori: dai classici intramontabili della gastronomia Peck (insalata russa, vitello tonnato, gamberi in salsa cocktail, paté), ai celebri salumi e formaggi selezionati, stagionati o prodotti da Peck. A questo si accompagna la tavola calda con i must Peck (lasagne, parmigiana, arancini, cotolette) e una ricca varietà di proposte stagionali.

SOULGREEN, DOPO MILANO L’OPENING A ORIOCENTER

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l brand Soulgreen, che propone un’offerta plant-based, si prepara per la sua seconda apertura in estate. Fondato da Stefano Percassi, Soulgreen sbarcherà presso il centro commerciale Oriocenter ad Orio al Serio (BG), dando la possibilità a una variegata platea di consumatori di provare un’offerta culinaria sana, gustosa e rispettosa dell’ambiente, che pone attenzione anche all’aspetto estetico dei piatti offerti, così come a far vivere un’esperienza sensoriale unica al consumatore. Una cucina dal sapore internazionale e al contempo dall’inconfondibile impronta italiana, che dal 2017 è possibile gustare nel locale Soulgreen di Milano in piazza Principessa Clotilde. luglio · agosto 2019 | retail food

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Star Trek Entertainment

Destinazione The Space Cinema di David Montorsi

L’Italia è il terzo mercato per gli anglosassoni di Vue International, sesto operatore mondiale nel settore multiplex. Mentre il Gruppo continua a crescere come network con nuove acquisizioni e (Germania e Polonia le più recenti) in aumento, l’ultima riga del bilancio è ancora a segno meno

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urnover di 220,9 milioni di sterline nel primo quadrimestre del 2019 (novembre 2108-28 febbraio 2019), con un -10,6% sullo stesso periodo del precedente esercizio e con un EBITDA consolidato a 44,1 milioni (-21,1% su Q1 2018, con il 20% sui ricavi mentre era il 22,6%). Non inizia esattamente col piede giusto il nuovo anno di Vue International, il colosso anglosassone dell’entertainment che in Italia è il proprietario di The Space Cinema (gruppo di società controllate dalla casa madre attraverso la holding Vue Italy spa), una delle catene leader del mercato dei multiplex italiano (seconda solo a UCI cinema del gruppo AMC, primo al mondo) con 36 siti e 362 schermi sparsi per tutto lo stivale. Non c’è però da strapparsi i capelli perché migliora il dato sui risultati: le perdite si fermano a 5,3 milioni a fronte dei 7,6 milioni del Q1 2018. Scendono i biglietti staccati (-2,4%), comunque meno della contrazione dei mercati sviluppati (con particolari difficoltà in UK -16,6%, con -23% al botteghino), anche a causa di un inizio tosto del 2018 con l’uscita di alcuni film cam-

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retail food | luglio · agosto 2019

pioni d’incassi. Ma soprattutto il Q1 2019 è in linea con l’andamento complessivo dell’esercizio precedente che ha chiuso con una perdita di 83 milioni di sterline (erano 100,9 l’anno prima) causata da costi finanziari che pesano per 137,2 milioni, mentre l’EBITDA consolidato è di poco inferiore all’anno precedente e sfiora i 120 milioni (-4,9 sull’anno prima) e il risultato operativo è di 40,9 milioni (quasi 10 in meno dell’esercizio precedente). Rimangono costanti gli asset del Gruppo (circa 10mila addetti) intorno a 1.430 milioni di sterline, mentre cresce la differenza con le passività da 385,3 milioni a 470,4 e il net leverage per i primi mesi del 2109 segna 5,7x in leggero aumento (poi sceso a 5,3x ad aprile 2019), ma di fatto in linea col trend degli ultimi anni. Il tutto mentre i ricavi crescono, seppur moderatamente, da 790,2 milioni di sterline a 799,9. Toby Bradon, ceo di The Space Cinema

Cresce il network in Germania e Polonia. Business stabile in Italia

Per Il 2019 si aspettano buone performance dopo le recenti acquisizioni in Polonia (Cinema 3D) e Germania (Cinestar) che hanno portato Vue a essere il primo circuito tedesco in virtù di una quota di mercato superiore al 20%. Il Belpaese si conferma stabile, con una diminuzione contenuta di ingressi e al botteghino (ambedue intorno al -6%), in linea con la contrazione del 2018 (-7,6% sugli ingressi e -4,6% al botteghino, mentre gli altri mercati, a parte quello tedesco, sono positivi). A febbraio 2019, la company anglosassone conta 216 cinema con 1.935 schermi in UK e Irlanda (90 siti e 864 sale), Germania e Danimarca (34 e 296), Polonia e Paesi Baltici (34 e 272), Italia (36 e 362), Olanda (21 e 121) e Taiwan (1 e 20). Al timone c’è un board di pesi massimi nel settore con il fondatore Tim Richardson (un background nel top management di Paramount & Universal e Warner Bros) come ceo, Alison Cornwell (ex Disney’s international TV) come cfo e Steve Knibbs nel ruolo di coo. Una struttura che l’anno scorso metteva Vue al sesto posto nella classifica delle multinazionali delle pellicole (i primi 5 detengono il 32% del mercato globale) e che dal 2003, anno della sua fondazione dall’acquisizione di Warner Village Cinemas da parte di SBC (e dal successivo rebranding del business come Vue), è cresciuta esponenzialmente attraverso una serie di acquisizioni in tutta Europa e oggi è di proprietà delle società canadesi AIMCo (private equity istituzionale dell’Alberta) e OMERS (fondo pensione) che insieme (37%+37%) sono al 74% del capitale sociale, lasciando il resto al management interno. In Italia, Vue


Fonte aziendale al 30/04/2019

VUE: CRESCITA DEL NETWORK

VUE: SOCI

VUE: RICAVI PER MERCATO

Fonte aziendale al 30/04/2019

sbarca cinque anni fa rilevando per 105 milioni di euro la catena The Space Cinema (fondata nel 2009 sommando le multisala dei circuiti Warner, Medusa e Cinecity) da 21 Investimenti del Gruppo Benetton e RTI-Mediaset, che ora è guidata da Toby Bradon (proveniente dal management interno di Vue), ritornato dopo la breve parentesi di Roberto Masi (ex Mc Donald’s Italia, Conforama e Carrefour), mentre Francesco Grandinetti (ex Warner Village Cinemas) è il cfo. L’ingresso in Italia di Vue avviene dopo il consolidamento del mercato domestico (2003-2012) e dopo l’acquisto dei circuiti CinemaxX, Multinko per poi completare i mercati di interesse con l’Olanda, oltre al rafforzamento della presenza in Polonia, UK, Irlanda e Germania con le acquisizioni che hanno caratterizzato lo scorso anno. Il 38% di ricavi Vue lo fa nel mercato nazionale, mentre l’Italia si posiziona al posto più basso del podio con il 13%, dopo la Germania con il 34% (comprese le recenti acquisizioni). Poi Polonia e Baltici, Olanda e per finire Taiwan, fanalino di coda. C’è ovviamente una corrispondenza tra cinema e quota di business rispetto al complessivo del Gruppo: così l’Italia ha il 13% dei siti con il 15% degli schermi, dimostrandosi stabile per la gran parte degli indicatori economici.

L’azienda in pillole Data di nascita 2009 The Space Cinema in Italia, acquisito da Vue international (1999) nel 2014 Proprietà AIMCo e OMERS 74% di Vue international che controlla Vue Italy spa a cui fa riferimento il network The Space Cinema

Rischio Brexit?

Sede Headquarters di Vue a Londra (UK) Management Tim Richardson, fondatore e ceo di Vue, Toby Bradon, ceo The Space Cinema

Retail Vue 216 cinema con 1.935 schermi di cui in Italia 36 cinema con 362 schermi (The Space Cinema) Mercati UK & Irlanda, Germania, Italia, Polonia & Baltici, Olanda, Taiwan

Fonte aziendale

Settori di business Cinema multiplex

Mentre nel presente si sta rifinanziando il debito (rating aziendale nel 2018 B3/B), usato per gli investimenti nelle nuove acquisizioni, si guarda con fiducia al proseguo del 2019, sperando nella programmazione dei nuovi film (Avengers: Endgame, Toy Story 4 e The Lion King). Se si osserva lo sviluppo della company sul lungo periodo si può vedere la situazione con una prospettiva più rosea: l’EBITDA dal 2013 all’agosto dell’anno scorso è passato da 96,3 milioni di sterline a 118,5 milioni con il 4,6% CAGR (tasso di crescita annuale) per arrivare con le acquisizioni dell’anno scorso a 149 milioni, mentre gli ingressi 2014-2017 segnano un +1,2% CAGR, con i mercati maturi di fatto statici. Anche il Gross margin, di fatto, negli ultimi quattro anni è risultato stabile (62-63%), mentre i ricavi segnano +2,5% CAGR e aumenta anche il network tra cinema e schermi, con relativi ingressi. Ovviamente il business dell’entertainment è dipendente anche da fattori esterni non prevedibili, oltre alla programmazione delle uscite nelle sale di film di particolare

appeal per il grande pubblico (come quelli proposti dal network Vue). Ad esempio la calda estate del 2018, insieme ai Mondiali di calcio ha limitato il numero di clienti, ma nell’orizzonte del Gruppo inglese si staglia anche la questione Brexit, che potrebbe avere ripercussioni sul personale (Vue sembra escludere nel breve questo rischio). Il pericolo potrebbe nascondersi nel quadro normativo, fiscale e valutario più che sull’operatività di una multinazionale che in Europa con i paesi nell’area UE ha il suo principale business. Se nell’ultimo periodo la company non è riuscita a staccare dividendi, nel futuro è comunque confermato l’impegno dei due soci principali, due fondi abituati a investimenti a lungo termine. Ci si attendono anche buoni risultati dalla Germania con le nuove acquisizioni che rafforzano la posizione di Vue in un mercato strategico (il secondo per il gruppo con recenti risultati al botteghino non esaltanti). L’Italia garantisce stabilità e non dà preoccupazioni con performance nella media, secondo il nostro vecchio detto che “chi va piano, va sano e lontano”. ¢ luglio · agosto 2019 | retail food

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Il Concessionario

Autostrade per l’Italia, sicurezza e servizi per superare l’ingorgo 22

retail food | luglio · agosto 2019


di Nicola Grolla

Un anno dopo la vicenda del Ponte Morandi, il primo concessionario italiano punta a rilanciarsi come interlocutore credibile per istituzioni e automobilisti: dalle migliorie infrastrutturali alle iniziative commerciali in partnership con gli operatori del travel retail

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ici “autostrada” e pensi subito a Genova. Un’associazione che, a un anno dalla tragedia del Ponte Morandi, tocca automobilisti e istituzioni che ora mettono in discussione la gestione privata delle tratte a pagamento. Mentre chiudiamo il numero, lo scontro fra Autostrade per l’Italia (società del Gruppo Atlantia a sua volta posseduta, al 30%, da Edizione Holding società che fa capo alla famiglia Benetton) e il governo si fa sempre più acceso con il Mit (Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti). Nella relazione della commissione tecnica istituita dal ministro Danilo Toninelli il 29 marzo scorso, e pubblicata a fine giugno, viene indicata come legittima la possibile revoca unilaterale del contratto senza il pagamento di alcuna penale a causa delle «gravi inadempienze» che avrebbero portato al dramma di Genova. E, mentre la società si appresta all’eventuale battaglia legale, sui 2.857 chilometri gestiti un numero enorme di veicoli e automobilisti si è già messo in marcia per un’estate ad alta tensione. Per capire quali siano le contromosse di Aspi, r&f ha interrogato la società che ha preferito rispondere tramite l’ufficio stampa. L’estate 2019 è iniziata. Che condizioni troveranno gli italiani sulla rete di Autostrade per l’Italia? Con l’obiettivo di migliorare la sicurezza del traffico in corrispondenza dei cantieri autostradali, Autostrade per l’Italia ha introdotto una serie di integrazioni agli standard normativi e agli obblighi previsti dal Codice della Strada. Fra questi ci sono l’uso sistematico di Pannelli a Messaggio Variabile (PMV) per le informazioni sulla presenza e la localizzazione dei cantieri installati in corrispondenza di ogni casello di entrata e lungo il percorso autostradale, mediamente ogni 9 km per un totale di 1.115 apparecchiature; oltre 850 in più rispetto alla privatizzazione avvenuta nel 1999. I cantieri, inoltre, vengono segnalati attraverso indicazioni luminose come frecce direzionali e l’adozione di una specifica car-

tellonistica informativa sul tipo di lavorazione e durata prevista nonché la condivisione e attuazione con la Polizia Stradale di specifici piani di controllo della velocità con utilizzo di autovelox mobili realizzati da Autostrade per l’Italia. A questo si aggiunge un piano di copertura della rete con asfalto drenante che ha raggiunto il 100%. Un primato in Europa attuato in tempi brevissimi, e con programmi annuali ingenti fino a 14 milioni di mq all’anno. Parallelamente, dal 2007 al 2016, è stata completata anche l’introduzione delle rumble trips, bande rumorose che richiamano l’attenzione del conducente quando invade la corsia

2.857

I chilometri della rete autostradale italiana gestiti in concessione da Aspi dopo la privatizzazione del 1999

15%

La percentuale di aree di servizio della rete Aspi che sono attualmente soggette a interventi di miglioramento di emergenza al fine di contrastare incidenti dovuti a distrazione o colpo di sonno. Infine, per evitare la guida contromano, Da dicembre 2017, presso la stazione di Bolzaneto sulla A7, è stata avviata una sperimentazione basata su sensori in grado di rilevare la violazione e di attivare sistemi di segnalamento per l’utente che procede nel verso errato, attraverso l’adozione di vernice fotoluminescente con cui rendere evidente il corretto verso di percorrenza anche in condizioni di buio. Altra sperimentazione basata su tecnologia radar è attiva da settembre 2018 presso la stazione di Tarvisio Nord sulla A23. Una nuova ulteriore sperimentazione basata su tecnologia termografica verrà attivata entro il 2019 in A9 Lainate-Como-Chiasso. Come si calcola il costo del pedaggio? Quali fattori si devono tenere in considerazione?

Sei in un Paese Meraviglioso

I

l progetto Sei in un Paese Meraviglioso è stato pensato e ideato da Francesco Delzio, direttore relazioni esterne, affari istituzionali e marketing di Atlantia e Autostrade per l’Italia che racconta: «Il successo di Sei in un Paese Meraviglioso, prima come servizio gratuito per i clienti sulla rete autostradale e poi come format televisivo di punta di Sky Arte, dimostra che in Italia il turismo di qualità ha potenzialità straordinarie, spesso inespresse, e che può diventare una potente leva di crescita per numerosi territori. In questa prospettiva Autostrade per l’Italia svolge oggi un ruolo sociale, promuovendo la diffusione dei flussi turistici in luoghi tagliati fuori dalle scelte dei grandi tour operator internazionali. Siamo particolarmente felici quest’anno di raccontare un nuovo e al tempo stesso antichissimo modo di fare turismo, quello mistico-religioso, legato alla cultura e ai sentimenti più profondi degli italiani». La tariffa di Autostrade per l’Italia è fra le più basse in Europa (vedi grafico, ndr). I criteri per il calcolo dei pedaggi attualmente in corso per la rete autostradale italiana, stabiliscono per Aspi che per calcolare l’importo da pagare il cliente debba moltiplicare la tariffa unitaria, per i km, considerando che oltre ai km tra casello e casello sono conteggiati i km degli svincoli, delle bretelle di adduzione e dei tratti autostradali liberi prima e dopo il casello che sono stati costruiti e sono gestiti dalla concessionaria. Inoltre i veicoli sono classificati in 5 classi che contribuiscono al modificare la cifra da pagare. Qual è la presenza degli operatori travel sulla vostra rete? Come si strutturano i rapporti? Sulla Rete di Autostrade per l’Italia sono presenti tutti i principali operatori del travel retail e della distribuzione carbolubrificanti presenti in Italia e in Europa, che assicurano una pluralità di offerta sia a valore, presentando format e servizi di alta gamma nella ristorazione commerciale e nel rifornimento carburanti; sia discount, incentrata prevalentemente sul prezzo: menù fissi, panini e piatti di ristorazione, azioni di loyalty, market con prodotti economici, ecc. La diversificazione dell’offerta, necessaria per rispondere al meluglio · agosto 2019 | retail food

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Il Concessionario

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retail food | luglio · agosto 2019

12,13

7,44

Fonte: Autostrade per l’Italia

glio al cambio delle abitudini della clientela, è stata possibile anche grazie al rinnovamento dei servizi ristoro e oil. Infatti negli ultimi anni la domanda si è andata polarizzando con una forte attenzione ai prodotti premium controbilanciata da una domanda sempre più elevata di prodotti low cost. Autostrade per l’Italia ha soddisfatto questa polarizzazione riaffidando negli ultimi cinque anni, attraverso procedure competitive, circa il 70% del volume ristoro e il 90% del volume oil. I rapporti tra Aspi e i partner commerciali sono regolati attraverso contratti di sub-concessione che consentono alla concessionaria autostradale di garantire un elevato standard dei servizi offerti dai partner, attraverso il costante monitoraggio della qualità, anche con il supporto di specializzate società esterne. A seguito della crisi economica, Autostrade per l’Italia ha adottato una serie di meccanismi a favore del mercato: sono state significativamente abbattute le royalty richieste agli affidatari, lo stesso meccanismo di royalty è stato rimodulato progressivamente con le scadenze degli affidamenti, introducendo elementi di flessibilità legati anche ai trend di mercato del fuori autostrada. Inoltre nelle aree con volumi di erogato/fatturato meno elevati, al fine di efficientarne la gestione, massimizzando le sinergie tra le due attività oil e ristoro, è stato previsto l’affidamento dei servizi a un unico operatore. Quali sono le iniziative rivolte agli automobilisti lungo le aree di sosta? Le aree di servizio si stanno via via trasformando in “hub di servizi”, un luogo dove è possibile ritirare gli acquisti online, con Amazon Locker, dove sono presenti business lounge con postazioni di lavoro, dove è possibile ricaricare i propri device. Aspi ha elaborato una crescente diversificazione dell’offerta gastronomica nelle aree di servizio per offrire alla clientela nuove proposte di menu, in alcuni casi anche di chef stellati. Attraverso attività di ascolto degli utenti, misurandone le aspettative con interviste di customer satisfaction, ha potenziato i servizi “sul piazzale” attraverso aree verdi dedicate alla sosta della famiglia e degli animali domestici con l’obiettivo di migliorare l’experience e il tempo della sosta dei clienti. Grazie alle recenti gare, Aspi ha introdotto meccanismi che impegnano gli operatori oil all’allineamento dei prezzi dei prodotti carburanti, erogati principalmente in modalità self service, dentro e fuori autostrada. Il rispetto di tali impegni è monitorato anche da società terze. Infine, i servizi digitali come il wi-fi, attivo in 203 aree di servizio della nostra rete; l’app My

Tariffe medie all'utente per autovettura nei principali Paesi Europei con autostrade a pedaggio (2017- valori in€ cent/km di infrastruttura) 16,02

ASPI

2.855km

8,51

8,37

MEDIA ITALIA PORTOGALLO

5.755km

2.513 km

Way, che permette di viaggiare informati grazie ai due milioni di sensori Infoblu attivi su circa 100.000 km di strade e autostrade. Tra le varie iniziative c’è anche Sei in un Paese Meraviglioso. Di cosa si tratta? Il progetto ha come obiettivo quello di rafforzare ed esaltare il legame fra Autostrade per l’Italia, il territorio e le comunità, creando un nuovo rapporto con gli automobilisti basato su un modello di relazione diretto ed emozionale. Il progetto si fonda su tre assi: l’alleanza tra Autostrade per l’Italia e le eccellenze del nostro Paese: cultura storia, arte, natura, gastronomia; il rafforzamento del ruolo naturale di Autostrade per l’Italia, da semplice vettore della conoscenza del territorio italiano a vetrina delle sue bellezze; la strategia di una responsabilità sociale di Autostrade per l’Italia, che si propone come promotore di una migliore qualità della vita. In questo modo, l’infrastruttura, in particolare le aree di servizio, diventa il veicolo per riscoprire la qualità del tempo libero e il piacere di viaggiare. Nelle aree di servizio gli automobilisti possono trovare un nuovo spazio, racchiuso simbolicamente in una grande cornice dorata, che racconta una serie di esperienze studiate in funzione del tempo disponibile: 3 ore, mezza giornata, 1 o 2 giorni. A queste maxi-installazioni si aggiungono affissioni, totem informativi e sistemi multimediali, a disposizione di chiunque sia interessato a scoprire originali ed emozionanti proposte di viaggio, offerte dal territorio che circonda il casello autostradale più vicino (vedi box, ndr) In termini di investimenti, quali sono i prossimi progetti di Autostrade per l’Italia?

8,73

FRANCIA

SPAGNA

9.158 km

3.404km

REGNO UNITO

42km

Nel corso degli anni, Aspi e i propri partner commerciali hanno potenziato e riqualificato tutte le strutture commerciali oil e ristoro, triplicando i parcheggi, raddoppiando le superfici commerciali e riadeguando gli spazi e l’offerta commerciale in funzione dei flussi di traffico e delle esigenze della clientela. A seguito delle recenti gare è stato definito un nuovo piano degli investimenti incentrato soprattutto sulla ridefinizione degli spazi commerciali interni, ad esempio attraverso il superamento del percorso obbligato, e sulla proposta di servizi che si avvicinano sempre più a contesti di altagamma, importando in autostrada una serie di format che il consumatore trova regolarmente anche in aeroporto. Inoltre sono in via di realizzazione importanti miglioramenti strutturali sul 15% delle aree di servizio della rete Aspi oltre al completamento dell’offerta di aree di servizio lungo la tratta Firenze – Bologna. Le diverse abitudini di consumo stanno modificando il modo di viaggiare. In che direzione sta andando Autostrade per l’Italia? Aspi ha definito il piano di installazioni di colonnine di ricarica elettrica per autoveicoli, in linea con le immatricolazioni di nuove autovetture, con l’obiettivo di offrire alla clientela autostradale una capillare opportunità di ricarica che, a differenza della attuale offerta che non garantisce tempi di ricarica adeguati a un viaggio autostradale, permetterà un servizio con potenze elevate (HPC) capace di ridurre i tempi di rifornimento e di assicurare, in linea con lo sviluppo delle batterie, un’autonomia e tempi di ricarica delle auto elettriche simili a quelle con motori endotermici. ¢


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Focus Highway

Royalty, il tema sommerso del retail autostradale

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a quasi un anno il tema delle autostrade occupa il dibattito politico e non solo. La tragedia del Ponte Morandi di Genova e le polemiche fra il Governo e Atlantia, società della famiglia Benetton e il maggiore dei concessionari con i suoi 2.857 chilometri gestiti da Autostrade per l’Italia, hanno acceso i riflettori su pedaggi, investimenti e sicurezza. Questioni che, al di là della partita ancora aperta sulla possibile nazionalizzazione della gestione della rete, sono state affrontate dalla conversione in legge del Decreto Genova del 2018 che prevede una sostanziale estensione dei poteri dell’Autorità per la Regolazione dei Trasporti (ART) sia per quanto riguarda le nuove concessioni che per quelle già in essere. A guidare l’intervento di Art sarà il meccanismo del price-cap che prevede l’introduzione di un indicatore di produttività basato sul confronto competitivo tra le migliori aziende del settore e sul quale saranno poi tarate le remunerazioni sul capitale investito. Una decisione che, da un lato, ha trovato la contrarietà di Aiscat, che sottolinea come «gli esiti della procedura

violano i più basilari principi giuridici della certezza dei contratti e delle regole stabiliti sia a livello comunitario che nazionale, indebolendo fortemente l’immagine di affidabilità del sistema Italia». Dall’altro, ha di fatto messo in ombra il tema dell’offerta e dei servizi che gli utenti possono trovare lungo le autostrade del nostro Paese. Un tema che, al pari delle concessioni sulle infrastrutture viarie, si regge sul meccanismo delle royalty. In breve, “l’affitto” che gli operatori travel retail devono pagare per il business delle aree di sosta. A fine marzo, la cronaca rimesso per un attimo le royalty al centro del dibattito fra i professionisti del settore dopo che un’operazione delle Guardia di Finanza e della Polizia ha scoperto una truffa milionaria ai danni di Autobrennero, gestore della A22. Al centro della vicenda è finito Hermes, che gestisce sei punti vendita sulla tratta in questione e che attraverso un sistema di frode avrebbe battuto scontrini ad hoc per evitare il pagamento dei diritti dovuti al concessionario. Un fatto che ha suscitato la reazione di Aigrim, associazione che raggruppa i vari operatori della ristorazione com-

Francesca Andreetti, direzione generale Strada dei Parchi

Intervista

merciale nelle aree di sosta, che ha richiamato l’attenzione di utenti, istituzioni e investitori affinché siano indette «gare di aggiudicazione con criteri che premino adeguatamente i livelli qualitativi dei servizi offerti oltre che i livelli economici». Sul tema royalty si era già espressa anche l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato che, ancora nel 2013, aveva evidenziato «la preferenza per una royalty di importo fisso, atteso che tale soluzione - rispetto ad una royalty che variasse in funzione del fatturato realizzato – aveva il pregio di incentivare i sub-concessionari a porre in essere politiche commerciali volte alla massimizzazione dei volumi di vendita, al fine di ridurre l’impatto del canone fisso». Certo che, se il traffico e le spese nelle aree di sosta diminuiscono, la royalty fissa diventa un peso più che un incentivo. Per questo l’Agcm riteneva «opportuna l’adozione nei bandi di gara di meccanismi di revisione dei prezzi tali da consentire l’adeguamento della royalty fissa a parametri oggettivi purché siano elementi esogeni rispetto al comportamento del subconcessionario». N.G.

Luisa Serato, presidente Concessioni Autostradali Venete Spa

Lungo le autostrade A24 e A25 ci sono 12 aree di servizio, che erogano servizi di ristoro, rifornimento carburanti, servizi igienici e vendita di svariati prodotti di largo consumo. Quanti e quali Quattro aree sono localizzate nel Lazio, di cui due nel tronchetto di penetrazione urba- sono i servizi na GRA/Roma, mentre le altre in Abruzzo, quattro in A24 e altrettante in A25. Cinque di sosta? di queste ultime dispongono di camper service.

Le aree di servizio presenti lungo la rete della nostra società sono 4: Arino Est e Arino Ovest lungo la A4, Marghera Est e Marghera Ovest nella rotatoria di svincolo della A57-Tangenziale di Mestre.

Le nostre aree di servizio sono sempre state date in concessione ad operatori sub-concessionari. Le ultime concessioni hanno una durata di 9 o 12 anni a seconda degli investimenti richiesti. Il bando di gara è pubblico e nelle manifestazioni di interesse vengono richiesti i requisiti minimi per partecipare. I possessori di detti requisiti che sono interessati ricevono le lettere di invito all’offerta. Le gare vengono aggiudicate al miglior offerente dando maggior peso all’offerta tecnica che a quella economica.

Da quanto durano le concessioni agli operatori e come sono state formalizzate?

CAV ha due interlocutori: le società Eni Spa e Total Erg Spa. Le aree di servizio in concessione sono due in gestione a Eni e due a Total Erg. Nel primo caso, le due concessioni sono state assegnate in gara d’appalto, con concessione di durata dal primo gennaio 2006 al 31 dicembre 2025. Nel secondo caso, le due concessioni sono state affidate direttamente, perché la proprietà del sedime non è di CAV. Per Marghera Ovest la concessione è in essere fino al 31 dicembre 2025, per Marghera Est la concessione è stata rinnovata fino al 31 dicembre 2026».

Non essendoci molta partecipazione alle gare, uno o due concorrenti per area, e in alcuni casi la totale assenza di partecipanti, anche in considerazione del modesto traffico autostradale e della crisi del settore petrolifero, Strada dei Parchi ha formulato nuovi bandi con una diminuzione della base d’asta e il mantenimento di royalties molto basse, avvantaggiando il canone variabile, legato ai volumi e fatturati degli operatori, rispetto al canone fisso.

Come giudica l’attuale sistema delle royalty?

Il sistema delle royalty viene gestito applicando le percentuali contenute nelle convenzioni di concessione delle aree di servizio rispetto ai volumi di prodotti fatturati dai gestori delle stesse e da queste comunicati alla Società. Riteniamo che l’attuale sistema sia adeguato e in linea con i criteri adottati dall’intero comparto autostradale.

L’area di servizio autostradale è un punto di riferimento fondamentale per i viaggiatori. Strada dei Parchi tiene a questo concetto e ne fa un punto cardine nell’affrontare le criticità, così come le opportunità e le prospettive del settore. Monitoriamo e miglioriamo costantemente le nostre aree di servizio, affrontando le criticità con soluzioni anche innovative e orientando le idee e le prospettive a garantire l’eccellenza della sosta come parte integrante del “buon viaggio” autostradale.

Criticità e opportunità per il retail autostradale?

Dopo un periodo di crisi che è stato pressoché generalizzato, la ripresa economica negli ultimi anni ha determinato un aumento del traffico sulla rete autostradale e dunque anche sulle nostre tratte, che è stata accompagnata anche da una ripresa del retail, in particolare per quanto riguarda l’attività di ristorazione. Rimane invece ancora qualche criticità per quanto concerne la vendita di carburanti e lubrificanti.

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Osservatorio Prezzi Autostrade

Calma piatta nell’area di sosta Da Milano a Padova passando per Bologna, i punti vendita lungo le strade su cui viaggia l’economia del Paese sembrano bloccati. E se il prodotto tiene, sono i servizi a mostrare i maggiori ritardi in termini di innovazione

S

ui libri di scuola, quando si parla di triangolo industriale, la triade di riferimento è Milano-TorinoGenova. Un residuo del boom economico anni ’50-’60 che, oggi, mantiene solo la forma ma cambia i contenuti. Perché se è vero che Milano ha mantenuto il suo posto al vertice, allungando il distacco sulle altre città italiane sulla spinta di Expo, Torino e Genova hanno lasciato posto ad Emilia Romagna e Veneto. Non è un caso, quindi, se le direttrici che fanno muovere il Paese vadano verso est piuttosto che verso ovest correndo su quelle che sono le più trafficate autostrade d’Italia: la Milano-Venezia (con il prolungamento verso Trieste) e la Milano-Bologna (da cui poi risalire in direzione Padova). Peccato che a supportare tutto questo spostamento di mezzi e persone, ci sia una rete di aree di sosta che lascia un po’ a desiderare. Soprattutto per quanto riguarda i servizi piuttosto che il prodotto. Una situazione che fa da cartina di tornasole per il resto della rete autostradale. Secondo il mensile Quattroruote, che annualmente pubblica il proprio report sullo stato dell’offerta travel retail, su 105 aree di sosta analizzate 45 non arrivano alla sufficienza. Nello specifico, l’analisi di Quattroruote pren-

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retail food | luglio · agosto 2019

de in considerazione alcune porzioni della rete nazionale: l’A5 Torino-Aosta, l’A6 Torino-Savona, l’A7 Milano-Genova, l’A10 Genova-Ventimiglia, l’A12 Genova-Roma, l’A22 ModenaBrennero, l’A24 Roma-L’Aquila e l’A25 Torano-Pescara. In generale, concludono quelli di Quattroruote, l’offerta si ferma a un livello medio, decisamente inferiore rispetto a quello di analoghe indagini precedenti, a dimostrazione dei minori investimenti effettuati dalle società del settore su queste arterie.

Panino e caffetteria, gli immancabili

Detto dell’analisi Quattroruote e dello spostamento del baricentro economico del Paese verso est, il viaggio di r&f ha considerato l’offerta food retail dei maggiori quattro operatori del settore: Autogrill, Chef Express, MyChef e Sarni. Al di là dei vari format più o meno innovativi implementati nelle aree di sosta, quello che appare chiaro è un sostanziale allineamento di prezzo sulle categorie core come caffetteria e panini (con un forte richiamo alla territorialità della proposta). Stessa cosa per le bevande. Alcune lievi differenze si possono riscontrare nella fornitura di prodotti confezionati (tra-

La rilevazione dei prezzi si è basata sull’offerta delle aree di sosta lungo la A1 e la A14 durante la giornata del 21 giugno 2019. Tutti i prezzi si intendono in Euro mezzini e caramelle, per esempio, si differenziano sia per confezionamento che per quantità disponibile) e in quella di referenze tecnologiche declinate in senso automobilistico (car charger, auricolari, ecc.). Nota dolente, l’offerta “turistica”, ossia tutti quegli articoli che potrebbero far comodo al viaggiatore che sta raggiungendo la costiera adriatica per le proprie vacanze: ciabatte, teli mare, creme solari e quant’altro le abbiamo trovate più numerose in prossimità di Milano, piuttosto che lontano dalla metropoli. Infine, per quanto riguarda l’offerta oil (che spesso determina la scelta di un’area di sosta piuttosto che l’altra) gli operatori analizzati sono stati Eni, Q8, Italiana Petroli ed Esso. Nessuna sostanziale differenza, grazie alla totale compresenza del rifornimento self-service e di quello servito, ma un costo ormai stabile della benzina intorno a 1,8 euro al litro. N.G.


SAN MARTINO OVEST - CHEF EXPRESS

OIL - ENI

CAFFÈ CAPPUCCINO CAFFÈ DECA CAFFÈ SHAKERATO BRIOCHE PANINO BASE PANINO PREMIUM TRAMEZZINO ACQUA (75 cl) BIBITA (50 cl) GELATO CONFEZIONATO BASE GELATO CONFEZIONATO PREMIUM PACCHETTO GOMME PACCHETTO CARAMELLE AURICOLARI CREMA SOLARE CAR CHARGER

1,10 1,50 1,2 2,30 (crema caffè) 1,60 (farcita) 4,80 (Vegano) 7,10 (Culatello) 4,30 (Ibis Snack) 1,95 (San Benedetto) 2,80 (Coca-Cola) 1,90 (Calippo) 2,70 (Magnum Brownie) 1,90 (Vigorsol) 2,50 (Serra Specialità Italiane) 12,95 (Sbs) 11,50 (Equilibra) 12,95 (Sbs)

SELF SERVICE BENZINA SERVITO BENZINA SELF SERVICE DIESEL SERVITO DIESEL

CAFFÈ CAPPUCCINO CAFFÈ DECA BRIOCHE PANINO BASE PANINO PREMIUM TRAMEZZINO ACQUA (75 cl) BIBITA (50 cl) GELATO CONFEZIONATO BASE GELATO CONFEZIONATO PREMIUM PACCHETTO GOMME PACCHETTO CARAMELLE AURICOLARI CREMA SOLARE CAR CHARGER

1,10 1,50 1,20 1,60 (farcita) 4 (Emilia) 5,90 (XXL) 3,99 (Viva la Mamma) 1,95 (Levissima) 2,80 (Coca-Cola) 2,10 (Luke) 2,90 (Cornetto Algida Magnifico) 1,50 (Air Vigorsol) 2,89 (Haribo) 12,95 (AQL) 9,99 (Chicco) 14,95 (Cellularline)

SELF SERVICE BENZINA SERVITO BENZINA SELF SERVICE DIESEL SERVITO DIESEL

CAFFÈ CAPPUCCINO CAFFÈ DECA CAFFÈ SHAKERATO BRIOCHE PANINO BASE PANINO PREMIUM TRAMEZZINO ACQUA (75 cl) BIBITA (50 cl) GELATO CONFEZIONATO BASE GELATO CONFEZIONATO PREMIUM PACCHETTO GOMME PACCHETTO CARAMELLE AURICOLARI CREMA SOLARE CAR CHARGER

1,10 1,50 1,25 2,20 (crema caffè) 1,20 (vuota) 3,10 (Toast) 6,90 (Norwegian Taste) 3,50 (Viva la Mamma) 2,10 (Acqua Panna) 2,80 (Coca-Cola) 2 (Duetto) 2,50 (Cono 5 Stelle Sammontana) 2,50 (Vigorsol) 2,80 (Mentos) 15,50 (Celly) 13,90 (Herbaria) 15,50 (Celly)

CAFFÈ CAPPUCCINO CAFFÈ DECA CAFFÈ SHAKERATO BRIOCHE PANINO BASE PANINO PREMIUM TRAMEZZINO ACQUA (75 cl) BIBITA (50 cl) GELATO CONFEZIONATO BASE GELATO CONFEZIONATO PREMIUM PACCHETTO GOMME PACCHETTO CARAMELLE AURICOLARI CREMA SOLARE

1,20 1,50 1,30 2,50 (crema caffè) 1,30 (vuota) 4,95 (Baguette farcita) 5,50 (Focaccia farcita) 1,69 (Vallefiorita) 1,90 (San Pellegrino) 2,70 (Coca-Cola) 2 (Liuk) 2,50 (Cornetto Algida Super) 1,90 (Vigorsol) 1,99 (Haribo) 14,99 (Cellularline) nd

SAN ZENONE OVEST - AUTOGRILL

OIL - Q8

1,680 1,861 1,569 1,751

1,619 1,869 1,534 1,784

LA PIOPPA OVEST - MYCHEF

SAN PELAGIO EST - SARNI

CAR CHARGER

14,95 (Cellularline)

OIL - ITALIANA PETROLI (SANTERNO OVEST)

SELF SERVICE BENZINA SERVITO BENZINA SELF SERVICE DIESEL SERVITO DIESEL

1,649 nd 1,579 nd

OIL - ESSO (ADIGE EST)

SELF SERVICE BENZINA SERVITO BENZINA SELF SERVICE DIESEL SERVITO DIESEL

1,649 nd 1,569 nd


Brand analysis

GrandVision: verso l’integrazione tra shop on e off line

Innanzitutto quali sono i numeri di GrandVision in Italia in termini di punti di vendita e giro d’affari? Gli addetti sono 2.216 e i punti vendita 424; 292 dei quali GrandVision, 105 Corner Optique e 27 Solaris, situati in tutta Italia, con una copertura maggiore al Nord, lungo la costa adriatica e in Puglia. Grazie all’acquisizione di Optissimo nel 2015 siamo ben posizionati in Sicilia e ci stiamo sviluppando anche in Sardegna. Quest’anno il Gruppo ha chiuso il bilancio a 3,7 miliardi (Annual Report 2018) così suddivisi: 20 per cento per gli occhiali da sole, 20 per cento per le lenti a contatto e 60 per centro per occhiali da vista. Rispetto al fatturato, il 2018 è stato un anno positivo? Quali sono le previsioni per il 2019? Il 2018 è stato un anno positivo e prevediamo una crescita per il 2019 in termini sia di fatturato che di sviluppo della rete. Guardando proprio allo sviluppo delle singole insegne, quali sono le strategie di espansione e rinnovo della rete di vendita? 30

retail food | luglio · agosto 2019

Oltre ai punti vendita appena inaugurati a Riccione e a Roma, stiamo ampliando e riqualificando la posizione dello store Solaris in via Jörg Mingers, Mazzini a Verona. Il progetto di nuove aper- amministratore delegato ture è perennemente in fieri. di GrandVision Italy In particolare, quante e dove sono state le ultime aperture e quanti opening sono previsti entro la fine dell’anno? Quali, tra questi, i principali? GrandVision, nel primo semestre del 2019, ha ampliato la sua rete di oltre

Il brand in pillole Punti vendita Italia

424 (292 GrandVision, 105 Corner Optique e 27 Solaris)

Punti vendita modo oltre 7.000)

Fatturato di Gruppo 3,7 miliardi di euro

Canali presidiati

Centri città; centri commerciali; stazioni ferroviarie; online

Sito eCommerce www.grandvision.it

Edifis Intelligence

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etailer internazionale nel settore dell’ottica, GrandVision è presente in 44 Paesi con oltre 7.000 punti vendita e oltre 36.000 dipendenti. Perseguendo la mission “In Eye Care, We Care More”, GrandVision opera da oltre 100 anni mediante insegne locali affermate e riconosciute generando un fatturato di 3,5 miliardi di euro. In Italia è presente con oltre 400 negozi tramite le insegne GrandVision by Avanzi, GrandVision by Optissimo, Solaris, Corner Optique e con la nuova piattaforma eCommerce www.grandvision.it. Dei piani di sviluppo sia off che online, nel perimetro del mercato nazionale, abbiamo parlato con l’amministratore delegato di GrandVision Italy, Jörg Mingers.


400 punti vendita italiani con l’apertura di 5 nuovi store, a conferma della volontà dell’azienda di portare avanti un piano d’espansione ricco di investimenti e importanti novità. Dopo l’inaugurazione, a metà marzo, dei due nuovi store GrandVision By Avanzi di Erba (Como) e Gavardo (Brescia), lo scorso 24 aprile l’azienda ha aperto il primo store (di 93 mq) nella città di Napoli all’interno del nuovissimo centro commerciale La Birreria. A maggio GrandVision è approdato ufficialmente anche a Riccione, in viale Ceccarini, con un punto vendita di circa 91,74 mq. Dopo Riccione è stato inaugurato lo store di Roma, di 111,25 mq, all’interno del neonato centro commerciale GranRoma. Grazie alle nuove aperture GrandVision ha investito direttamente sui singoli territori, generando un numero complessivo di oltre 20 posti di lavoro. GrandVision è presente con le proprie insegne all’interno di centri commerciali, in primari contesti urbani e in alcune grandi stazioni tra cui Roma Termini. Come declinate la vostra offerta e il vostro format di punto di vendita rispetto a tali contesti? I punti vendita situati nei centri storici offrono una maggiore scelta di brand di lusso rispetto a quelli nei centri commerciali, dove invece sono più presenti brand popolari; ma, per ciò che concerne la modalità d’acquisto, vogliamo che il cliente si senta a proprio agio in tutte le situazioni e che la collocazione del punto vendita non rappresenti motivo di inibizione. Il cliente deve sapere che in tutti i nostri store viene accolto e seguito nello stesso modo. Come affrontante il tema dell’omnicanalità e quanto incide l’eCommerce sul vostro fatturato? Fino a pochi mesi fa GrandVision Italy non aveva alcuna piattaforma di eCommerce, quindi le sfide principali sono state quelle di lanciare un nuovo progetto per l’azienda, impostando da zero tutti i processi, coinvolgendo i vari stakeholder, portando a bordo la forza vendita e i negozi, il tutto cercando di creare un’esperienza di shopping omnichannel di successo per i clienti. Questo è un progetto strategico per GrandVision Italy e una grande opportunità di business nel mercato retail ottico italiano. GrandVision Italy ha infatti l’opportunità di essere il primo retailer ottico in Italia a sviluppare un’esperienza di vendita online omnichannel. La chiave del successo sarà quindi da un lato la possibilità di anticipare il mercato, dall’altro il poter offrire ai consumatori italiani un servizio 100% integrato tra punti vendita fisici e shop online. Oggigiorno tutti i retailer devono entrare nell’era digitale, poiché il futuro per l’esperienza di acquisto è sempre più orientata all’omnicanalità. La maggior parte degli acquisti in negozio inizia con una ricerca online e, viceversa, molte vendite online iniziano con un’esperienza di negozio. Ormai non esiste più una differenziazione tra esperienza di acquisto online e offline, tra digitale e fisico. I due mondi sono sempre più interconnessi uno con l’altro e il consumatore deve essere libero di scegliere dove effettuare il proprio acquisto, integrando esperienza online e offline. Durante i prossimi mesi vogliamo portare completamente a bordo i nostri negozi in questo progetto, quindi abbiamo in piano varie attività da realizzare per raggiungere questo obiettivo. Alcuni esempi sono: ordine online da negozio tramite tablet, click&collect in poche ore, reserve&try con visibilità real time dello stock dei negozi. A.P.

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Dossier retail park Taglio Nastro

Shopping & food experience al Settimo Cielo Di Andrea Penazzi

Inaugurato nel 2011, il parco commerciale di Settimo Torinese ha visto un nuovo taglio del nastro. Nei circa 25mila mq della Fase 2 hanno trovato posto 40 retailer, con focus su moda, casa, elettronica, sport e tempo libero. Sugli scudi la food court, con proposte fast e slow, anche gourmet. Protagonisti: Settimo Sviluppo e Cushman&Wakefield

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a destination point, in grado di attrarre un bacino allargato che spazia dalla Valle D’Aosta al Canavese fino al Monferrato, oltre ovviamente alla città metropolitana di Torino, a luogo di frequentazione anche quotidiana grazie a un’offerta complementare che favorisce logiche di prossimità. Con l’inaugurazio-

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retail food | luglio · agosto 2019

ne della Fase 2, da circa 25mila mq di Gla realizzata a fronte di un investimento di 40 milioni di euro, il Settimo Cielo Retail Park di Settimo Torinese (TO) amplia non solo la propria proposta, portandola da 20 a 60 esercizi commerciali su una Gla totale di 70mila mq, ma soprattutto diversifica il proprio target di clientela, avvicinandosi alle esigenze

quotidiane della comunità locale. Inclusa la community di 8-10mila persone che giornalmente gravita nel distretto commerciale, artigianale e produttivo di cui Settimo Cielo fa parte e che nel nuovo sviluppo del retail park può trovare un ampio novero di soluzioni per la pausa pranzo e il dopo lavoro. Dal macro al micro, quindi, in una logica di


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mesi di cantiere per la Fase 2 nuovi negozi, risalta la food court Entro il

della Fase 3 commistione dei formati che vede, in questo caso, il parco commerciale avvicinarsi al modello di centro commerciale grazie a una passeggiata aperta ma protetta dagli agenti atmosferici e, soprattutto, in virtù di un brand mix che spazia dal fashion all’elettronica di consumo, passando per lo sport, il tempo libero, la casa e una ricca ristorazione. Le componenti di impulso e di experience diventano quindi protagoniste, senza trascurare il fatto che i category killer della Fase 1, Conforama (9.500 mq di Gla), Mondo Convenienza, Decathlon e Maisons du Monde su tutti,

inizio

rendono il parco commerciale di proprietà di Settimo Sviluppo Spa e commercializzato e gestito da Cushman&Wakefield un punto di riferimento per la casa e lo sport, senza competitor diretti nell’area. Gli altri attori protagonisti nell’intervento immobiliare sono Promocentro Italia, promotore e sviluppatore, e Gruppo Building, per la progettazione e la costruzione. Back to basic, la location ricopre un ruolo fondamentale. «L’area vanta una caratteristica che difficilmente si ritrova in altri contesti commerciali: è inserita tra due autostrade, la

Torino - Aosta (A5) e la Torino - Milano (A4) – ha spiegato Vincenzo Cozzi, direttore generale sviluppo di Settimo Sviluppo Spa – Non più di 2-3 anni fa siamo riusciti a realizzare uno svincolo in uscita sulla Torino - Milano, in direzione del capoluogo piemontese, all’interno del parco. Per chi arriva da Milano, invece, attraverso l’uscita Settimo Ovest entra direttamente a Settimo Cielo. Dal punto di vista della viabilità, dunque, non potremmo chiedere di meglio. Le opere di urbanizzazione hanno visto un investimento complessivo di 19 milioni di euro, finalizzati a realizzare gli svincoli autostradali e anche opere infrastrutturali quali ad esempio gli invasi per la raccolta delle acque piovane e i canali scolmatori che convogliano le acque piovane verso il Po, dovuti al fatto che il sito insiste su un’area di pericolosità idrogeologica. A questo si aggiunge l’infrastruttura a servizio del parco e ovviamente tutta quella che serve per garantire che le principali arterie siano dimensionate per supportare il carico veicolare che deriva da operazioni come questa». Parallelamente, il concept del progetto è cambiato nel corso degli anni, arrivando a una soluzione condivisa innanzitutto con gli operatori. «La prima fase nasce e consolida luglio · agosto 2019 | retail food

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Dossier retail park Taglio Nastro Località Settimo Torinese (TO)

Proprietà Settimo Sviluppo Spa Promotore Promocentro Italia Srl

PROGETTO IN PILLOLE

Localizzazione Extra urbana Totale punti vendita

Progettazione/ costruzione

Gruppo Building Commercializzazione/ Fonte: ©Edifis Intelligence

gestione

Cushman&Wakefield Gla

ampliamento

25mila mq

Apertura

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novembre 2011

Apertura

fase

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maggio 2019

una seria di àncore che non si trovano in tutte tutte le strutture commerciali. Grossi category killer, quindi, che attraggono a sé bacini che vanno ben oltre la città metropolitana di Torino. Parallelamente era presente un’esigua ristorazione, seppur con player del calibro di Roadhouse e Burger King (più La Piadineria, Mishi - Mishi e Lindt, ndr) – ha proseguito Vincenzo Cozzi – Con questo nuovo progetto abbiamo completato l’offerta del parco inserendo una food court di grande rilievo con brand consolidati a livello sia nazionale sia internazionale, oltre ad aver portato marchi di riferimento nei settori abbigliamento, calzature ed elettronica di consumo. E non manca neanche il supermercato, a insegna Carrefour nella formula Market. 34

fase

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Alimentare Carrefour Market (circa 1.300 mq) Gla totale 70mila mq

Se nella prima parte abbiamo dunque un numero importante di grandi superfici di vendita, accompagnate dalle medie superfici, in quella inaugurata lo scorso maggio prevalgono quest’ultime insieme ai negozi di vicinato, oltre alle ristorazioni».

Il progetto

La Fase 2 di Settimo Cielo Retail Park si colloca come naturale completamento di un percorso iniziato nel 2008 e inaugurato nel 2011, con la realizzazione di building che accolgono una serie di negozi con brand leader nei rispettivi comparti. L’ampliamento, quindi, ha come idea progettuale primaria quella di dar vita a un proseguimento della passeggiata fra le attività commer-

ciali. Dal piazzale, che ora accoglie gli edifici i cui marchi di punta sono Decathlon e Conforama, si prosegue verso le nuove costruzioni. Questo intervento è stato concepito per realizzare uno spazio a corte chiusa, una sorta di ferro di cavallo, pensato per rispondere alla tendenza nel creare una galleria commerciale en plein air piuttosto che una mall coperta. Gli edifici hanno le facciate principali rivolte verso la corte interna, che ospita anche il parcheggio delle auto (4.000 posti, la maggior parte a raso). La scelta della tipologia a corte è stata dettata dalla volontà di offrire ai negozi la medesima visibilità nei confronti degli avventori. In quest’ottica si colloca anche l’edificio centrale (con una tipologia costruttiva in cemento armato in opera, a differenza degli altri due edifici che presentano una struttura in cemento armato precompresso), baricentrico rispetto al parcheggio stesso, che è stato volutamente progettato con un’altezza inferiore e con un’alta percentuale di superficie vetrata per non precludere la visibilità dell’intero complesso. Sul piazzale della corte interna sono state create tre zone studiate per essere fruite diversamente: la prima vede un grosso spazio pedonale prospiciente il resto del retail park in cui si può sostare. La seconda è collocata allo spigolo dell’edificio a “L” ed è destinata a ospitare attività all’aperto sia estive sia invernali, quali ad esempio una pista di pattinaggio su ghiaccio o piccoli mercatini temporanei. La terza è una grossa area, coperta da una struttura metallica, in fronte all’edificio centrale, dove, attraverso l’uso di container da trasporto merci rifunzionalizzati, si è creata un’ambientazione post-industriale. Il tutto è completato da una serie di chioschi, anch’essi con superfici vetrate, che ospitano parte del servizio di somministrazione del retail park. I rimanenti esercizi di somministrazione sono collocati nell’area food court, identificata da una copertura in legno lamellare, che consente la consumazione anche all’esterno fornendo ombreggiamento e riparo dalle intemperie. Tali esercizi godono di fronti vetrati a bow-window caratterizzati da un movimento architettonico differente per ognuno. All’interno della piazzetta si trovano altri chioschi, anch’essi caratterizzati da ampie superfici vetrate, in coerenza al concetto generale di permeabilità alla vista. I parcheggi sono stati realizzati con quadrotte ospitanti il verde all’interno, ad eccezione delle corsie e dei parcheggi per le persone con disabilità. In queste aree si può trovare altresì una zona con torrette aventi funzione di ricarica elettrica per i veicoli e un’area destinata agli animali. «Il retail park, rispetto al centro commerciale, oltre a permettere dimensioni degli store


più appetibili offre come vantaggio la maggiore sostenibilità dal punto di vista dei costi gestione, che viceversa impattano notevolmente – ha precisato il direttore generale sviluppo di Settimo Sviluppo Spa – Inoltre, non limitandoci a soddisfare i vincoli normativi che prevedono ad esempio il fotovoltaico, abbiamo installato dei sistemi impiantistici come il geotermico, grazie ai quali garantiamo agli operatori elevate performance proprio in termini di consumi energetici».

l’abbigliamento, con brand come Yamamay, PittaRosso, Clayton, Calliope e Terranova, la cosmesi, con l’apertura di un nuovo negozio Alkemy e un’area riservata a Kelemata e Pinalli, l’arredamento, con Lube Cucine e Dondi Salotti. Spiccano inoltre gli store di Ragno, Cotton & Silk, OVS, Maxi Zoo, Prenatal e Conbipel. E ancora bar, pasticceria, elettronica e anche un nuovo Carrefour Market, di circa 1.300 mq per una spesa alimentare non solo veloce, com-

va realizzazione, molto aperta, con una piazza che è in realtà un parcheggio a raso affacciato direttamente sui negozi, è figlia di due o tre soluzioni precedenti; figlie a loro volta dei rispettivi momenti storici». Nella corte chiusa, spiccano negli angoli gli ancor store di Happy Casa sul lato destro e di King Sport & Style ed Euronics in quello sinistro; parallelamente, sul vertice opposto, PittaRosso e la food court, composta quest’ultima da oltre 10 insegne. Tra queste, oltre alle già citate KFC e BEFeD, si segnalano per metratura e cura dei particolari il locale Doppio Malto, su due piani con sedute sia interne che esterne e soluzioni per l’intrattenimento dei consumatori, il format messicano di Cremonini, Calavera, e l’insegna Parmamenù, formula gourmet che abbina la somministrazione alla vendita diretta delle eccellenze emiliane e che proprio a Settimo Cielo Retail Park sta testando il proprio format in un’ottica di futuro sviluppo. Tra le proposte veloci si segnalano Emozioni d’Italia (ristorante take away - fast food che offre pasta, pizza, bruschette, ecc), Capatoast, YoYogurt, Cake Lab e Alice Pizza (che ha firmato in un secondo momento). Il segmento del bar caffetteria, adatto anche per aperitivi, è presidiato da C House che si trova nella stecca centrale.

Il futuro, Fase 3 e servizi

La galleria en plein air

«Alle porte di un Comune modello tra gli hinterland delle città italiane, inauguriamo il settimo cielo dello shopping, il parco commerciale più grande d’Italia. 62 punti vendita, 850 impiegati, 9 milioni di visitatori attesi significano pensare alla Torino-Milano come a una delle aree economiche più produttive e strategiche del Nord Italia e del Paese», ha dichiarato Piero Boffa, presidente del Gruppo Building, proprio in occasione del taglio del nastro di Fase 2. Fase che vede protagonista la nuova food court, dove convivono player di street e fast food, come KFC e BEFeD, e ristoranti con servizio al tavolo, come Rossopomodoro e Ouya Gourmet. Nuovi spazi anche per

plementare alla contigua proposta di surgelati di Sapore di Mare. Spesa alimentare presidiata anche da Nat&Bio, protagonista nella prima fase di sviluppo di Settimo Cielo. «La commercializzazione, portata avanti da Cushman&Wakefield, è stata praticamente completata con oltre 7 mesi di anticipo rispetto alla data di apertura – ha puntualizzato Vincenzo Cozzi – Questo perché è stato un progetto condiviso, già nella fase preliminare, con gli operatori che sarebbero entrati. In questo modo abbiamo colto l’opportunità di adeguare il profilo planivolumetrico e la configurazione dell’edificio sulla base delle vere necessità dei retailer. L’attuale e definitiva configurazione della Fase 2, priva di barriere tra la parte preesistente e quella di nuo-

Colonnine per la ricarica delle auto elettriche, spazi di intrattenimento per bambini e in generale per le famiglie, cliniche sanitarie e/o centri fitness, locker e ancora soluzioni per mitigare l’irraggiamento solare in determinati spazi nonché per favorire la fruibilità per le persone ipovedenti. Dopo l’apertura dell’ampliamento, lo staff di gestione e la proprietà hanno dato vita a una serie di progetti, con focus sui servizi, atti a favorire ulteriormente l’accessibilità e la permanenza nel retail park di Settimo Torinese. Tra i desiderata, anche la realizzazione di una fermata del trasporto pubblico locale, da concordare con la neo insidiata amministrazione comunale. Ma il prossimo passo di Settimo Cielo Retail Park consiste nella terza e ultima fase di sviluppo, illustrata da Lino Guatteo, presidente di Promocentro, società di sviluppo. «Abbiamo a disposizione un’area limitrofa al parco, su cui potremo costruire circa 11mila mq di nuova Gla con destinazione in parte ludico ricreativa. A questa si potranno integrare attività commeciali affini per merceologia. Con quest’ultimo step avremo la garanzia di soddisfare qualunque richiesta, con un’offerta sostanzialmente a 360 gradi. Auspichiamo di avviare il cantiere entro il primo trimestre 2020, con una previsione di fine lavori in 1215 mesi». ¢ luglio · agosto 2019 | retail food

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Retail Summit

Confimprese, le stime battono lo stallo politico

Secondo l’Osservatorio dell’associazione di categoria, le aperture retail per il secondo semestre del 2019 toccheranno quota 675 (+10% rispetto allo stesso periodo del 2018). Il Lazio supera la Lombardia, ma mancano le competenze per la transizione digitale

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e stime al rialzo relative alle aperture nel secondo semestre dell’anno battono lo stallo politico che ha congelato il ddl sulle chiusure domenicali. Un segnale forte da parte dei retailer che, durante la 4° edizione del Retail Summit organizzato da Confimprese a Stresa, hanno fatto il punto sull’anno in corso e gettato uno sguardo oltre l’estate. Fra luglio e dicembre 2019, infatti, l’Osservatorio Confimprese prevede 675 aperture di nuovi punti vendita con un impiego di 6.750 risorse totali e una crescita del 10% sullo stesso periodo 2018. Numeri che, alla fine, dovrebbero migliorare l’output annunciato a gennaio quando ci si aspettavano 1027 aperture e 10mila posti di lavoro totali. Il lieve rimbalzo positivo è da ascrivere alla necessità da parte dei retailer di continuare a puntare sullo sviluppo della rete distributiva: «L’incertezza normativa pesa, ma le imprese lavorano per raggiungere gli obiettivi che si sono date a inizio anno e lo fanno nonostante le avversità», ha commentato Mario Resca, presidente di Confimprese. Più in particolare, l’Osservatorio segnala sostanziale parità nel numero dei punti vendita nei centri commerciali e nei centri storici: quelli con metrature sotto i 250 mq sono per il 40% nei centri commerciali, per il 40% in centro storico e per il 20% in periferia. Di contro, gli esercizi commerciali con metratura dai 400 ai 1.500 mq e oltre come ristoranti, fast food e negozi di abbigliamento sono localizzati principalmente nei centri commerciali e retail park. A livello

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Mario Resca, presidente di Confimprese

Il numero di aperture retail previste nel secondo semestre del 2019 (+10% rispetto allo stesso periodo del 2018) geografico, tutto ciò si traduce nel primato del Lazio che, per la prima volta, sorpassa la Lombardia per numero di aperture: 97 contro 91 grazie a Roma, che si conferma regina del turismo italiano con 15,2 milioni di incoming turistici. Battuta Milano che, con un +10% in termini di afflusso turistico, rimane la capofila per quanto riguarda ristorazione e street food al Nord. Al terzo posto della classifica c’è il Veneto che scavalca l’Emilia Romagna con 88 esercizi commerciali in arrivo equamente divisi tra food e fashion. Chiude la Top 5 delle regioni la Sicilia che, con il 9,5% in più di incoming, continua a rappresentare un mercato di sviluppo della rete distributiva e nel secondo semestre 2019 terrà a battesimo 52 aperture spinta da politiche di programmazione e destagionalizzazione dei flussi che garantiscono un margine di investimento per i retailer.

L’evoluzione digitale

Non sono tutte rose e fiori, però. Se da un lato l’intraprendenza delle aziende spinge lo sviluppo retail, dall’altro mancano le risorse ne-

cessarie per sostenerlo; soprattutto in ottica digitale. Secondo l’ultimo Capital Confidence Barometer di EY, oltre il 50% dei retailer ha delle difficoltà nell’identificare e reclutare risorse con le nuove competenze richieste dal settore. Più in particolare, mancano profili specializzati in data analytics, big data e artificial intelligence. Ma anche professionisti esperti in cloud computing, social media e comunicazione digitale, cyber security: «Questo settore necessita di persone in grado di gestire in totale autonomia i nuovi canali di contatto e vendita con la clientela, nonché figure in grado di guidare le decisioni aziendali sfruttando i dati e le nuove tecnologie», ha dichiarato Donato Iacovone, ad di EY Italia. Il 33% dei retailer, infatti mira a incrementare l’uso di tecnologia, automazione e artificial intelligence come priorità per la propria employment strategy che, a sua volta, richiede un piano di cambiamento delle competenze necessarie sia per gestire il business quotidiano sia per crescere e competere sui mercati locali e globali in ottica omnichannel. N.G.


Fair Trade Retail

Humana Vintage, la seconda vita solidale del fashion Con otto punti vendita in Italia e una rete di 480 negozi globali, il brand che nasce dall’esperienza dell’omonima Ong unisce sostenibilità sociale e business retail per sostenere progetti di sviluppo nel Sud del mondo

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egli ultimi tempi, l’industria della moda si è spostata sempre più verso una destagionalizzazione delle proprie offerte con l’effetto di velocizzare i cambi di stile e di prodotto. Una tendenza che, da un lato, ha vivacizzato le proposte del settore ma dall’altro ha imposto un turnover che le politiche di reso spesso non riescono a sostenere. Il risultato? Abiti che non si indossano più, finiscono nel fondo degli armadi o, peggio ancora, nel cestino. Eppure, un’alternativa esiste e si chiama Humana Vintage. Brand che ha debuttato in Italia nel 2006 e fa parte del circuito Humana People to People, Ong che si occupa di raccolta e vendita degli indumenti usati i cui ricavati sostengono progetti di sviluppo nel Sud del mondo: «Una esperienza che ha anticipato le nuove tendenze di acquisto degli italiani», afferma a r&f Luca Gilardi, unit manager shops di Humana Vintage. Come si sviluppa il progetto in Italia? Per dare più valore agli abiti che le persone donano a Humana, è stata creata una catena di negozi in Italia. Negli ultimi quattro anni i volumi di vendita sono quasi decuplicati, passando dai 36mila pezzi venduti nel 2015 ai circa 300mila dello scorso anno. Gli utili delle vendite, coperti i costi, vanno a sostegno dei progetti di Humana. Come si compone la vostra rete di in Italia ed Europa? Ad oggi, in Italia, ci sono sette Humana Vintage e un Humana Second Hand. In entrambi i casi i capi esposti provengono dalla raccolta di abiti di Humana in Europa. Humana Italia,

Luca Gilardi, unit manager shops di Humana Vintage infatti, fa parte della federazione internazionale che coordina 30 organizzazioni attive in tutto il mondo e ha una rete di vendita di 480 negozi solidali in Europa e Stati Uniti. Humana Vintage Italia propone fino a otto collezioni all’anno, seguendo la stagionalità e focalizzandosi su due elementi distintivi: l’unicità dello stile e il rapporto qualità-prezzo. Che differenza c’è fra Humana Vintage e Humana Second Hand? La proposta di Humana Vintage si basa su abiti e accessori originali degli anni ’60, ’70, ‘80 e ’90: si tratta molto spesso di pezzi unici tra cui è possibile trovare anche abiti di pregio e vere e proprie chicche da collezionista del genere retrò. Diversa la proposta di Humana Second Hand, dove il cliente trova invece capi e accessori delle collezioni appena passate, anch’essi provenienti dalla raccolta abiti di Humana. Si tratta di un concept ideale per chi cerca un abbigliamento contemporaneo, di buona qualità e a prezzi molto competitivi, con un’ampia scelta uomo, donna e anche bambino.

Come si caratterizzano i vostri negozi? I negozi Humana Vintage si sviluppano su un’area che va da un minimo di 100 mq fino ai 200 mq e mettono al centro uno stile unico, realizzato con un allestimento vintage e soluzioni di arredo innovative in un ambiente curato ed elegante, in linea con lo spirito del brand. Si trovano quasi tutti in zone molto centrali e glam della città, per noi una scelta strategica e fondamentale soprattutto in città come Milano, dove siamo a pochi passi dal Duomo e dai Navigli, e Roma, con uno store a pochi minuti da Piazza Navona; luoghi dove il flusso turistico gioca un ruolo importante. Sono molti, infatti, gli stranieri che apprezzano la proposta dei nostri store. Quali sono i progetti di sviluppo della rete? E in termini di omnicanalità? La rete Humana Vintage Italia è in costante espansione: negli ultimi due anni abbiamo inaugurato tre nuovi negozi e abbiamo in previsione nuove aperture. Lavoriamo molto sulla comunicazione social: l’account Instagram ha ottimi risultati di visibilità e di interazione con il nostro target. Solo negli ultimi tre mesi abbiamo avuto un incremento dei follower del 37%, segnale che stiamo andando nella direzione giusta. Solidarietà e sostenibilità sono i capisaldi del progetto. Che feedback avete da parte dei clienti? L’impatto ambientale e la sostenibilità sociale pesano sempre più nelle scelte dei consumatori a livello globale. Il cliente di Humana Vintage, in questo senso, è già un cliente evoluto, precursore di una tendenza oggi attuale. Il nostro target principale ha tra i 20 e i 35 anni e sono soprattutto i più giovani ad affermare sempre più il potenziale di sostenibilità dei prodotti nelle loro scelte d’acquisto. N.G. luglio · agosto 2019 | retail food

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r&f & Retail Scienze

di Vincenzo Russo professore di Psicologia dei Consumi e Neuromarketing presso l’Università IULM di Milano, vincenzo.russo@iulm.it

Il NeuroRetail e plasticità cerebrale per vendere meglio

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e il cervello fosse così semplice da potere essere compreso, noi saremmo cosi semplici da non riuscire a capirlo» scriveva nel 2004 Lyall Watson, noto scrittore e studioso di scienza della natura. Il nostro cervello, al di là delle banali convinzioni sull’uso del 10% di esso, è una macchina complessa, meravigliosa e capace di fare 200 miliardi di calcoli al secondo. Ad oggi nessun computer riesce ad eguagliare tale complessità. Pesa 1kg e mezzo, ovvero circa il 2% del peso corporeo, ma consuma fino al 20% della nostra energia. Non è ancora del tutto mappato ma, per fortuna, oggi abbiamo, grazie alle neuroscienze e alla brain neuroimaging, una migliore conoscenza della sua complessità. Ed è proprio grazie alle neuroscienze che abbiamo migliorato la sua conoscenza e modificato i paradigmi di studio dei decisori. Rientra in questo ambito il Neuroretail, ovvero l’uso delle tecniche di neuromarketing per lo studio dell’efficacia delle soluzioni di marketing e delle strutture dei punti vendita, di cui più volte abbiamo parlato. Tuttavia, oltre a questa più immediata applicazione, il Neuroretail comprende anche gli studi che permettono di potenziare le abilità relazionali e commerciali delle persone. Il principio cardine in questo caso risiede nella consapevolezza che tutti i soggetti hanno una fisiologia di base in grado di influenzare i comportamenti, che questa può essere modificata con l’apprendimento (si chiama neuroplasticità) e che la conoscenza del funzionamento cerebrale può essere di grande aiuto nel gestire meglio le relazioni sociali e le contrattazioni. Questa declinazione del Neuroretail rientra nella più complessa area di studi di Neuromanagement che esplora i meccanismi intellettuali ed emotivi legati alla conduzione e gestione organizzativa sfruttando le neuroscienze cognitive. In questo ambito, un contributo importante è stato offerto dagli studi di Richard Davidson, uno dei padri dello studio elettroencefalografico del cervello. Davidson, partendo dagli studi sulla plasticità cerebrale, ovvero sulla capacità del cervello di modificarsi nel tempo, ha

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ipotizzato l’esistenza di diversi stili emotivi correlati con lo sviluppo di specifiche strutture cerebrali. Così, secondo l’autore (2012), ogni soggetto, non solo possiede uno specifico “stile emozionale”, rilevabile con tecniche di indagine particolari e correlabile con le funzioni lavorative da svolgere, ma ha anche la possibilità di sviluppare nuovi stili modificando anche il proprio modo di pensare e la propria struttura cerebrale. Davidson ha ipotizzato l’esistenza di 7 diversi stili emotivi, distinguendoli per alcune specifiche caratteristiche comportamentali oltre che per l’area cerebrale prevalentemente coinvolta. Gli stili da lui ipotizzati sono i seguenti: • La Resilienza ovvero la capacità legata al tempo con cui si è capaci di recuperare uno stato di equilibrio dopo un evento avverso. • La Prospettiva ovvero la capacità di conservare le proprie emozioni nel tempo e misura quanto sappiamo sostenere un’emozione dal significato positivo. • L’Intuitività Sociale, relativa all’abilità di riuscire a cogliere quegli indizi non verbali che permettono di capire intenzioni e stati d’animo degli altri e misura quanto siamo avvezzi a cogliere i segnali sociali da chi ci circonda. I soggetti con maggiore intuizione sociale tendono a guardare di più negli occhi nell’interazione un aspetto poco presente nei soggetti autistici.

• L’Auto Consapevolezza relativa alla capacità di leggersi dentro e misura quanto siamo capaci di percepire i segnali fisici che esprimono le nostre emozioni. • La Sensibilità al Contesto che misura la capacità di regolare le risposte emotive secondo il contesto. • L’Attenzione ovvero la capacità di restare concentrati e misura quanto focalizzata e acuta è la nostra attenzione. Secondo Davidson (2012) vi è una stretta correlazione tra stile emotivo e l’attivazione di una specifica area cerebrale, dimostrando che il modo di affrontare la vita influenza la corrispondente struttura cerebrale. Così la Resilienza è stata associata alla relazione tra Corteccia Prefrontale e Amigdala. Una bassa attività o poche connessioni tra queste aree riduce la capacità di recupero da situazioni sgradevoli. Grazie a queste conoscenze e alla scoperta della plasticità cerebrale è possibile modificare la propria struttura cerebrale potenziando certe abilità attraverso la pratica e l’esperienza. Grazie a un sistema di monitoraggio della propria gestione emozionale delle relazioni, anche con tecniche neuroscientifiche, e a un sistema di classificazione degli stili emotivi, si può implementare e\o potenziare lo stile a cui si è meno predisposti, rinforzando le proprie abilità negoziali grazie alle più innovative ricerche neuroscientifiche. ¢


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L’Evento CNCC

Retailer Day 2019, focus su food e leisure

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ono almeno tre, mentre uno spicca per la sua assenza, i temi esplorati nella consueta giornata di convegni organizzata dal Consiglio Nazionale dei Centri Commerciali sotto il cappello del Retailer Day, che nell’edizione 2019 si è tenuta lo scorso 6 maggio a Milano presso CityLife Anteo. Food e leisure sono stati i veri protagonisti in termini di panel e relatori dedicati, mentre la mancanza nei vari workshop di rappresentanti di brand non food, in un evento dedicato ai retailer, presta il fianco alla delicata questione della crisi dei consumi e alla necessità di superare gli schemi precedenti, che tuttavia non può prescindere da una forte innovazione degli operatori che ad oggi rappresentano la quota di maggioranza del brand mix dei centri commerciali e da un dialogo stretto e costruttivo tra landlord e tenant. Dialogo che, grazie alla spinta impressa in primis da Massimo Moretti, presidente del CNCC, è aperto e costruttivo con la politica nazionale e non solo, ma che al momento vive una fase interlocutoria: sono bastati i pochi minuti di intervento di Gianmarco Senna, presidente della Commissione attività produttive della Regione Lombardia per (ri)portare l’attenzione degli astanti sull’annoso tema delle aperture domenicali e nei giorni festivi. L’ipotesi, accennata dal consigliere regionale in quota Lega, che la vexata quaestio possa risolversi con la chiusura degli esercizi commerciali esclusivamente nelle festività canoniche, per evitare conseguenze anche occupazionali, ha trovato il favore dello stesso Moretti. Ma la soluzione appare lontana, così come appare lontana e precaria la percezione che la politica, o parte di essa, ha del comparto dei centri commerciali e più in generale delle dinamiche che sottendono i nuovi trend di consumo. Proprio sul tema della politica si è espresso Roberto Zoia, direttore sviluppo e gestione del patrimonio di IGD SIIQ nonché presidente della Commissione sviluppo e investimenti real estate del CNCC, sottolineando che il costante clima di incertezza rende prudenti gli investitori internazionali. E parallelamente Corrado Vismara, managing director Savills, ha focalizzato l’attenzione sulla necessità di una maggiore programmazione del territorio, adducendo esempi di mercati esteri dove il cen-

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tro commerciale è visto come un hub di servizi per la comunità, e spingendo i temi della micro viabilità e della mobilità dolce. Focus sull’innovazione e sulla diversificazione con le testimonianze di alcuni protagonisti del settore food, come nel caso di Matteo Pichi, che, nella sessione moderata da Andrea Aiello, direttore di retail&food, ha parlato della precedente esperienza in Glovo e di quella attuale di co-founder e ceo di Poke House. Dopo aver infilato quattro aperture in pochi mesi, tutte a Milano tra cui una a CityLife, l’insegna con ricette hawaiane e dallo spirito californiano si appresta a crescere ulteriormente, senza perdere l’anima digitale che ne caratterizza il DNA. Da un player emergente a un big della ristorazione, Gruppo Cremonini, che negli ultimi anni ha rivisitato il concept di Roadhouse portando sul mercato delle nuove insegne: «Lavoriamo su come declinare il format di Roadhouse in termini di metrature e prodotto, introducendo anche delle specializzazioni – ha raccontato Alfonso Iannotta, marketing manager Roadhouse – Seguendo questa logica, abbiamo avviato a CityLife il progetto Meatery e negli ultimi giorni abbiamo aperto (al centro commerciale Fiordaliso di Rozzano, ndr) il format Smokery. Senza dimenticare Calavera. Ad oggi contiamo 150 locali Roadhouse e l’obiettivo è di arrivare a quota 200». Le caratteristiche e lo sviluppo dell’insegna Viva, tra le vincitrici del Foodservice Award 2019, sono state raccontate dal founder, Giuseppe Parolini, che prima di parlare di numeri ne ha sottolineato la vocazione healthy e l’offerta composta da prodotti sia preconfezionati, grab&go, sia espressi: «Ad oggi contiamo 7 locali, l’ottavo è in apertura e abbiamo l’obiettivo di arrivare a 20-25 negozi su Milano».

Il tema del leisure ha visto le testimonianze, tra le varie, del padrone di casa, Lionello Cerri, amministratore delegato di Anteo, e di imprenditori del calibro di Antonio Maria Bardelli, proprietario di Città Fiera. Adducendo come esempio la stessa realizzazione all’interno di CityLife, Cerri ha parlato del ruolo dei multiplex nei centri commerciali: delle vere e proprie àncore, luoghi di incontro, in grado di attrarre flussi a beneficio all’intera struttura. Di particolare interesse, inoltre, i contributi di: Lucia Riva, head of leasing di Sierra Italy, che ha parlato di omnicanalità, responsabilità sociale e ambientale delle aziende, di personalizzazione del prodotto e dei nuovi comportamenti del consumatore; di Marcello Zanfi, head of high street & tenant representation di Cbre, che ha esplorato le dinamiche legate al food in Italia e in vari mercati esteri (India, Hong Kong, Singapore, Uk e US); di Francesco Della Cioppa, head of asset services Italy di C&W, focalizzato sulla necessità di rinnovare il rapporto con i tenant, il fatturato dei quali sta evolvendo in virtù delle vendite online, al fine di difendere il valore degli asset; e ancora di Paolo Facchini, presidente e partner di Lombardini22 nonché presidente della Commissione architettura, tecnica e sostenibilità del CNCC. Rispetto alla recente edizione di Mapic Italy – Mapic Food e alla prossima di Mapic a Cannes, Francesco Pupillo, deputy director Mapic markets, ha parlato del ruolo di Milano per il settore della ristorazione – con protagonisti, per la realizzazione della food hall, Spazio Futuro, Design International e Acqua Group rappresentati rispettivamente da Roberto Bramati, Davide Padoa e Davide Arduini – e del nuovo evento dedicato al leisure che si terrà il giorno prima dell’avvio della fiera francese (13-15 novembre 2019), con l’obiettivo di renderlo un appuntamento fisso. A.P.


La ricerca Nomisma

I centri commerciali generano 140 miliardi di valore Presentato nella Sala Conferenze di Montecitorio, il rapporto “Industry dei Poli Commerciali in Italia: Tra filiera e ruolo sociale”, commissionato dal CNCC a Nomisma, evidenzia un impatto occupazionale superiore ai 780mila posti di lavoro. Sono 1.254 le strutture presenti in Italia, per un fatturato diretto di 71,6 mld di euro

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centri commerciali sono uno snodo del retail italiano, ma soprattutto sono un volano per la crescita del Paese in virtù di un valore generato pari a 140 miliardi di euro, dei 780mila posti di lavoro in essere, di un fatturato diretto, netto IVA, di 71,6 miliardi, pari al 4% del Pil italiano, di un contributo al gettito fiscale di 27,8 miliardi di euro e dei 54,1 miliardi di euro generati lungo la filiera in termini di servizi e forniture. A delineare questi valori, il rapporto “Industry dei Poli Commerciali in Italia: Tra filiera e ruolo sociale” commissionato a Nomisma dal CNCC (Consiglio Nazionale dei Centri Commerciali) e presentato agli operatori lo scorso giugno nella Sala Conferenze di Montecitorio dall’amministratore delegato di Nomisma, Luca Dondi. Oltre ai numeri attribuiti alle 1.254 strutture presenti in Italia (1.020 delle quali sono centri commerciali, 181 parchi commerciali, 30 outlet center, 23 leisure center), nella ricerca emerge anche il ruolo sociale del centro commerciale. Attraverso una fase di ascolto (mille rispondenti su tutto il territorio italiano), Nomisma ha registrato le abitudini dei clienti: oltre ai regular user (l’86% di chi fa acquisti fra le persone che frequentano il centro almeno due volte al mese) c’è una fetta di visitatori che sfruttano la struttura come social hub (il 20% vi si reca per incontrare persone o partecipare a eventi). Domenica compresa, quando è il 32% della popolazione a trascorrerci il tempo generando circa il 40% dei fatturati dei centri commerciali se si considerano tutti i weekend. Da non sottovalutare nemmeno l’attrattività dell’offerta food: il 38% dei clienti usufruisce delle proposte enogastronomiche presenti nella galleria (ristoranti, pizzerie, fast-food, tavole calde). Nella definizione del nuovo ruolo dei centri commerciali, è importante anche il posizionamento che stanno acquisendo come attrattori turistici: non solo il 69% degli italiani ha frequentato un centro commerciale durante

le sue vacanze, ma per il 42% la visita a un centro commerciale o outlet lontano dal luogo di residenza è addirittura la motivazione principale per cui si organizza un viaggio o una gita in giornata. «Abbiamo commissionato questa ricerca a Nomisma affinché emergesse concretamente, anche nei numeri, l’importanza strategica dell’industria dei centri commerciali, retail park e factory outlet – ha commentato Massimo Moretti, presidente CNCC – Credo che i risultati emersi parlino da soli, in termini di occupazione generata su tutto il territorio nazionale (2,3% dell’intera forza lavoro nazionale), con una particolare attenzione ai giovani e alle donne, incidiamo per il 4% in termini di contributo complessivo al Pil italiano e non ultimo sosteniamo imposte annue per circa 27,8 miliardi di euro. Ma se l’importanza economica del nostro settore, diffuso su tutto il territorio nazionale, anche nelle zone più disagiate, è acclarata, colpisce anche l’impatto sociale dei centri commerciali nelle vite dei nostri concittadini. Mediamente ogni giorno fra i 4 e 6 milioni di italiani visitano un centro commerciale e, cosa importante, lo fan-

no in compagnia (con la propria famiglia o con gli amici per il 79% degli italiani): siamo le nuove piazze dove le persone amano incontrarsi e stare insieme con i propri cari. Questa funzione la svolgiamo soprattutto nelle realtà italiane dove un luogo bello, pulito e sicuro risulta indispensabile. E sempre più ci trasformeremo in luoghi dove fare esperienze e dove passare serenamente il proprio tempo. Mi auguro quindi maggiore attenzione e tutela per un settore che crea ricchezza per l’Italia in termini quali-quantitativi, come avvalorato dai dati emersi dallo studio di Nomisma, affinché l’industria dei centri commerciali possa continuare a espletare il suo ruolo centrale di creazione e sviluppo di veri e propri social hub fisici sul territorio a beneficio dell’intero Paese». Rispetto al contestato ddl sulle aperture domenicali e nei giorni festivi, Moretti ha sottolineato il fatto positivo che si sia aperto un dialogo, una fase di ascolto. «Dialogo che deve andare avanti e che auspico porti a una sintesi di buon senso. La nostra posizione è chiara ed è stata espressa nelle due audizioni che si sono svolte in Commissione Attività Produttive alla Camera». A.P. luglio · agosto 2019 | retail food

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eCommerce B2C

Vendite online, sopra quota 31,5 miliardi La due giorni milanese di Netcomm Forum (29-30 maggio) è stata l’occasione per delineare i trend delle vendite online in Italia, con una prospettiva al 31/12/2019. Sugli scudi, per valori di crescita, il food & grocery (+39%) e l’arredamento & home living (+26%). La penetrazione dell’eCommerce sugli acquisti retail supera il 7%

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maggio dello scorso anno il valore stimato da Netcomm per il 2018 era di circa 27,5 miliardi di euro, dodici mesi dopo l’asticella fissata dal Consorzio del Commercio Digitale Italiano supera i 31,5 miliardi, a fronte di una crescita del 15 per cento. Crescita costante e superiore alla media europea, anche se, come ha specificato in sede di presentazione Alessandro Perego, direttore scientifico degli Osservatori Digital Innovation – School of Management del Politecnico di Milano, l’Italia sconta tuttora un ritardo rispetto ai paesi più avanzati. Restando sui numeri, 4 euro su 10 saranno spesi su smartphone, con una previsione di sorpasso del mobile sulle vendite generate da computer fissi compresa

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tra il 2020 e il 2021, mentre la penetrazione dell’eCommerce sugli acquisti retail ha superato il 7%, con la quota relativa al prodotto a circa il 6% e quella servizi all’11%. Si conferma una fucina di dati, testimonianze e case history la conferenza plenaria di apertura del Netcomm Forum (MiCo – Milano Congressi, 29-30 maggio), introdotta dal presidente di Netcomm, Roberto Liscia, cui sono seguiti gli interventi di Luca Attias, commissario straordinario del Governo per l’attuazione dell’agenda digitale, team per la trasformazione digitale – Presidenza del Consiglio dei Ministri, che ha parlato di una vera e propria emergenza digitale in Italia, di Alessandro Perego, di Karunesh Pandey, senior sales lead retail, fashion and finance di

Google, di Enrico Trovati, director merchant services and solutions di Nexi, di Filippo Olearo, group digital marketing & IoT director di De’ Longhi Group, di Massimo Rosini, responsabile posta, comunicazione e logistica di Poste Italiane, e ancora di Marco Siracusano, amministratore delegato di PostePay. «Continua in modo lineare la crescita del mercato eCommerce B2c in Italia, ma una riflessione va fatta in una prospettiva internazionale – ha commentato Roberto Liscia, che non ha risparmiato di affrontare le zone d’ombra di questa crescita, parlando espressamente di digital divide – Secondo recenti stime, rispetto agli altri Paesi europei, l’Italia detiene la quota di popolazione che com-


pra online più bassa in assoluto: solo il 44% degli italiani acquista online, contro il 68% della popolazione europea. Non solo, l’Italia si aggiudica l’ultimo posto anche in termini di competitività nel settore dell’eCommerce. Questo ritardo si può spiegare nella correlazione diretta tra le competenze digitali di un Paese e la competitività delle aziende. Solo il 10% delle imprese italiane, infatti, vende online proprio per la scarsa capacità di applicare le tecnologie disponibili per espandere il proprio business. Gli eShopper, che hanno esigenze sempre più puntuali e personalizzate, comprano all’estero perché in Italia non trovano un’offerta che risponda in modo efficiente alla propria domanda». «L’eCommerce B2c in Italia è sempre più rilevante: pur rappresentando ancora “solo” il 7% degli acquisti complessivi, spiega infatti oltre il 60% della crescita del Retail – ha affermato Alessandro Perego – L’eCommerce è inoltre sempre più percepito come complementare al canale fisico, con gli operatori tradizionali che abilitano modelli omnicanale e le cosiddette Dot Com che cercano di stabilire con i clienti un canale di contatto fisico. L’eCommerce gioca poi un ruolo decisivo nel promuovere nuovi modelli di relazione con i consumatori che, pur partendo dall’online, costituiscono un fattore di innovazione che si propaga a tutto il retail». Nel sottolineare il trend che vede l’eCommerce sempre più mobile, con un valore prossimo al 50%, Perego ha definito proprio il mobile quale «ponte tra digitale e fisico». E ancora ha parlato della crescita dei servizi come il click&collect, piuttosto che della trasformazione del negozio, attraverso camerini, locker, piazzali per drive & collect, ecc. Lo store fisico diventa dunque «da punto di accesso al prodotto a punto di accesso a nuove esperienze».

I numeri per categorie

La crescita dell’eCommerce è trainata più dagli acquisti di prodotto (+21%) che da quelli di servizio (+7%), con i prodotti che valgono ormai il 55% del totale eCommerce. In particolare, il comparto di informatica ed elettronica si conferma uno dei più performanti, grazie a una crescita del +18% e un valore complessivo di oltre 5 miliardi di euro. Bene anche l’abbigliamento (+16%, 3,3 miliardi di euro). Tra i settori emergenti fanno registrare una decisa crescita arredamento & home living (+26%, a quota 1,7 miliardi) e food & grocery (+39%, quasi 1,6 miliardi). Nei servizi, il comparto principale rimane turismo & trasporti con una crescita dell’8%, per un valore complessivo di 10,8 miliardi.

I trend

Come acquistano oggi gli eShopper italiani? Sono due i trend emergenti tra i consumatori. Lo smartphone diventa fondamentale anche nella fase di decisione dell’acquisto online. L’analisi di Netcomm in collaborazione con Diennea rivela infatti che email, sms e notifiche via app rappresentano lo strumento più efficace per raggiungere il cliente e fargli fare il primo passo nel processo d’acquisto: il 22% degli acquisti online sono diretta conseguenza di questo strumento di marketing. Parallelamente, il punto vendita fisico mantiene la sua efficacia: la visita in negozio è decisiva per il 18,4% degli acquisti. Dagli insight raccolti dall’indagine netRetail 2019, lo studio Netcomm effettuato in collaborazione con Kantar, emerge inoltre una crescita della fiducia verso i siti di eCommerce. Gli italiani sono sempre più disponibili a salvare online i propri dati di pagamento per non doverli reinserire in acquisti futuri: il 57% del campione effettua questa scelta se ritiene che il sito di eCommerce sia affidabile.

L’impatto dell’intelligenza artificiale

Il retail è una delle industrie in cui l’impatto dell’applicazione dell’intelligenza artificiale potrà essere più interessante e immediato, proprio perché in grado di avvicinare anche gli utenti finali, nelle loro abitudini quotidiane, alle nuove frontiere dell’innovazione. Non a caso, nel mondo del retail sono già state adottate soluzioni di AI per migliorare la relazione con i clienti, come lo sviluppo appena iniziato dell’uso dei chatbot. I processi di automazione legati alla filiera logistica, ma anche al machine learning e alle analisi predittive sono elementi decisivi per la creazione e il rafforzamento di una relazione sempre più personalizzata tra i brand e i clienti. In un contesto economico nazionale e internazionale, dove il fattore determinante nell’arena competitiva delle aziende è la capacità di garantire un’offerta sempre più personalizzata, le innovazioni che porterà l’AI potranno migliorare la comprensione delle aspettative dei clienti, facilitando la personalizzazione e la product recommandation, rendendo più efficienti i servizi pre e post sale e ottimizzando la supply-chain.

La Cina

La Cina è il Paese che sta anticipando più di tutti i trend economici che si svilupperanno nei prossimi anni. Il Paese del Dragone registra i più alti volumi di crescita nell’eCommerce: basti pensare che passerà da 636 miliardi di euro di vendite online nel 2018 a oltre mille miliardi nel 2023, con una crescita del valore delle vendite online dell’11,3% anno su anno. Mentre negli Stati Uniti, le vendite online cresceranno del 7,5% anno su anno, passando da 505 miliardi di dollari nel 2018 a 735 miliardi nel 2023. In Europa, invece, questa percentuale crescerà di circa il 7%, passando da circa 347 miliardi di euro nel 2018 a quasi 484 miliardi di euro nel 2023 A.P. luglio · agosto 2019 | retail food

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r&f Netcomm

di Roberto Liscia presidente Netcomm www.consorzionetcomm.it

eCommerce e digital evolution per le imprese del fashion

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l settore del fashion è tra i più rappresentativi in assoluto della trasformazione in atto verso un retail sempre più ibrido. L’eCommerce così come lo si concepiva fino a qualche anno fa, infatti, sta cambiando perché a cambiare è stato in primis il consumatore: la distinzione stessa tra acquisto in un punto fisico o online non esiste nemmeno più tra i Millennials o la Generazione Z. I consumatori oggi si aspettano, online e offline - sempre che la divisione abbia ancora senso di esistere - esattamente gli stessi servizi e lo stesso tipo di esperienza. Secondo alcune stime fino al 2023, il valore delle vendite online del fashion in Italia è quattro volte inferiore rispetto alla Gran Bretagna, il Paese europeo dominante, ma registra un tasso di crescita quasi doppio con un +11,9 per cento. Questo è un dato che i brand fashion devono tenere in considerazione per sviluppare strategie di digital marketing di successo e saper catturare un’audience sempre più attenta. Il commercio nel settore del fashion è una delle industrie in cui l’impatto dell’applicazione del machine learning e delle analisi predittive potrà essere più interessante e immediato, proprio perché in grado di avvicinare anche gli utenti finali, nelle loro abitudini quotidiane, alle nuove frontiere dell’innovazione: sono elementi decisivi per la creazione e il rafforzamento di una relazione sempre più personalizzata tra i brand e i clienti. Digital assistant e intelligenza artificiale consentono di consigliare il consumatore e anticiparne i bisogni, proponendo i capi che sono più adatti allo stile di vita dei clienti, oppure fatti su misura. Non si tratta più di offrire un semplice catalogo, ma consigli di stile, suggerimenti e ispirazioni che possono poi tramutarsi in un acquisto. In questo scenario in continua evoluzione, tuttavia, le aziende e i retailer hanno bisogno di risposte concrete proprio per poter garantire la migliore esperienza al nuovo consumatore. Questo è stato l’obiettivo dell’ultima ricerca di Netcomm, svolta in collaborazione con Diennea, dalla quale sono emerse delle suggestioni interessanti per tutti i settori, in particolare per quello della moda e abbigliamento. Seppur considerati canali di digital marketing

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assodati, è risultato che email, sms e notifiche via app rappresentano lo strumento più efficace per raggiungere il cliente e fargli fare il primo passo nel processo d’acquisto: il 27% degli acquisti online sono diretta conseguenza di questo strumento di marketing. La vera notizia per tutti i brand del fashion, però, è che il punto vendita fisico non perde la sua efficacia: la visita in negozio, infatti, è decisiva per il 18,4% degli acquisti. Seguono i consigli e il passaparola (16,4%), mentre la pubblicità si attesta al quarto posto, generando l’11% degli acquisti. A confermare il ruolo sempre più strategico del negozio fisico nel processo decisionale del consumatore, anche per quanto riguarda i prodotti e servizi acquistati online, è il fatto che per gli acquisti di abbigliamento, nel 32% dei casi, viene effettuata una visita nello store da parte del consumatore. Infine, un elemento chiave da tenere in seria considerazione nello sviluppo di una strategia omnicanale dei brand del fashion riguarda il cosiddetto social commerce. Secondo la recente ricerca Netcomm in collaborazione con Kantar, il consumatore italiano è pronto per questa modalità di acquisto, che si presenta come un’interessante opportunità per i brand: già il 48% degli italiani dichiara di acquistare – almeno occasionalmente – prodotti online che sono stati prima condivisi sui social. L’interazione tra online e offline è fondamentale, anche perché ormai il consumatore pretende di vivere la stessa esperienza in tutti i ca-

nali. Non a caso per entrare nel mercato cinese, che anticipa tutti i principali trend economici e commerciali mondiali, i brand non possono prescindere dall’utilizzo di WeChat e degli altri primari social del Paese. Lo step successivo è aprire dei pop up store per creare eventi ed engagement, convertendoli eventualmente in negozi veri e propri. Tutti i punti vendita devono essere trasformarti in touch point esperienziali e showroom all’interno di una strategia omnicanale, che prevede i social integrati all’eCommerce. È evidente, alla luce di queste riflessioni, che il digitale sarà il fenomeno trainante dell’intera evoluzione del settore fashion nei prossimi anni. È fondamentale che le imprese italiane siano coscienti di questo: sono e saranno chiamate sempre più a sviluppare nuove strategie di innovazione nel rapporto con i consumatori, valorizzando l’unicità dei prodotti Made in Italy e della creatività italiana. Solo tramite questo approccio di continua evoluzione potranno riuscire a competere in un mercato sempre più complesso e globale. In Netcomm abbiamo a cuore la diffusione della conoscenza e delle competenze digitali per le imprese italiane e, consci della rilevanza di questo settore per il nostro sistema economico, abbiamo creato un appuntamento di riferimento per l’evoluzione digitale delle aziende del fashion&lifestyle, promosso in collaborazione con Fashion Magazine, che quest’anno si terrà il 9 luglio presso il Palazzo Mezzanotte di Milano. ¢


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Digital case history

Satispay sancisce l’alleanza fisico-digitale Nata nel 2015 come strumento di pagamento elettronico, ora l’applicazione rappresenta un’importante piattaforma di marketing in virtù dei quasi 700mila utenti attivi e 75mila esercenti aderenti, con oltre 80mila negozi. Dopo gli indipendenti (96% del network) e le piccole catene, si guarda ai grandi player. Entro il 2019 lo sbarco all’estero

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rocevia di grandi player che a vario titolo presidiano e sviluppano il settore del commercio online, l’edizione 2019 di Netcomm Forum è stata anche l’occasione per fare il punto con una delle più dinamiche realtà digitali operative in Italia, Satispay, di cui abbiamo intervistato Andrea Allara, chief business development officer.

Partiamo dai numeri, cresciuti esponenzialmente in soli 3-4 anni. Satispay ad oggi conta quasi 700mila utenti e 75mila esercenti, con oltre 80mila negozi. Nel 96% dei casi sono commercianti con un solo punto vendita, mentre i restanti sono piccole, medie e grandi catene. Questo vuol dire che siamo particolarmente apprezzati dai piccoli player e, parlando proprio di loro, è incredibile che in un Paese come l’Italia, culturalmente lontana dal concetto di pagamento digitale anche sul fronte dei merchant, Satispay abbia trovato una strada percorribile all’inizio e veloce nel corso degli ultimi anni. Questo perché Satispay è trasparente. Mentre con gli altri sistemi di pagamento elettronici spesso si fatica a capire quanto si paghi realmente poiché, oltre alla percentuale in commissione sul pagamento, si hanno i costi del noleggio del Pos e spesso delle chiamate alla singola transazione. Noi applichiamo una formula molto chiara: sotto i 10 euro i negozianti non pagano e sopra i 10 euro pagano 20 centesimi. Inoltre, ci ha aiutato il fatto di essere indipendenti dalle carte di debito e credito, quindi di posizionarci lontano dal quel mondo che anche i merchant non percepiscono tanto bene. Coinvolgere gli esercenti è stato il presupposto per costruire la base utenti, anche attraverso le operazioni di marketing. E gli utenti ne richiamano altri: ad oggi circa il 40% dei nuovi iscritti è stato invitato da utenti esistenti. Satispay è una realtà che si è sviluppata molto velocemente: l’abbiamo lanciata nel 2015 e ora ci lavorano circa 70 persone. 46

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Siete nati come strumento di pagamento, ora come vi definireste? Parlare di Satispay come strumento di pagamento ormai è estremamente riduttivo perché, sebbene sia nato e apprezzato così, sta diventando a tutti gli effetti una piattaforma di marketing. Generare pagamenti permette di avere un dato molto importante sull’utente, che non è un like su un social network ma una prova forte dei suoi gusti. Sulla base di questo, sempre nel rispetto della normativa sulla privacy, riusciamo a indirizzare campagne estremamente mirate ed efficaci agli utenti che l’esercente vuole targettizzare, con un costo a parformance dato dal cashback erogato. Aprendo l’app si possono vedere esempi concreti: una catena di hamburger si è spinta sino al 20% di cashback sulla città di Milano da mostrare solo a potenziali nuovi clienti. Un’insegna di gelaterie ha optato per un cashback incrementale nel periodo estivo. E ancora, una realtà del fashion ha deciso un cashback che si sblocca solo a fronte di una certa soglia di spesa, con l’obiettivo di alzare lo scontrino medio. E tutto questo si è trasformato in un vero e proprio servizio di Satispay denominato Cashback Network, che permette a tutti gli esercenti di attivare autonomamente, direttamente dal proprio pannello di controllo, alcune tipologie di campagne. Abbiamo inoltre un team dedicato, composto oggi da 5 persone, che diventeranno 10 entro l’anno. Quali sono le difficoltà nel penetrare il mondo delle catene? Innanzitutto ci concentriamo volontariamente laddove c’è uno scontrino medio inferiore ai 300 euro. Satispay digitalizza e sostituisce il cash, non tanto le carte di credito con plafond elevati. Parlando di settori, ormai siamo presenti in tutti e quello in cui siamo più forti è il food, che incide circa il 40%. Ciò è dovuto al fatto che ereditiamo la strategia inziale di concentrarsi su categorie con uno scontrino medio molto basso. Rispetto all’adesione delle grandi catene, per noi non è stata il primo passo perché ci siamo concentrati inizialmente sui singoli esercenti, poi

Andrea Allara, chief business development officer di Satispay sulle piccole catene, fino a quando si sono create le condizioni minime per avere un dialogo con player di una certa dimensione. Nel determinare l’adesione di taluni player piuttosto che di altri c’è anche la propensione delle singole aziende al cambiamento, all’innovazione, alla volontà di trovare soluzioni che possano generare valore. Ma ormai siamo alla fase successiva: le grandi realtà che non hanno Satispay sono in ritardo. Può spiegarci il perché? Perché Satispay è lo strumento di drive to store per eccellenza. È l’unica applicazione che può anche contrastare lo spauracchio dell’eCommerce per i retailer in quanto porta persone in negozio. Guardando al settore dei centri commerciali, ci può essere un interesse? Il gestore dei centri può diventare un coordinatore di campagne omogenee che hanno uno scopo preciso. Sino ad oggi, dove abbiamo cercato di mettere d’accordo più attori contemporaneamente, abbiamo sempre rallentato la nostra crescita, ma se il settore degli shopping mall si dimostrasse proattivo nel coordinare i vari tenant allora ci potrebbero essere sviluppi. Quali, infine, i progetti sull’estero? Oggi l’interesse per Satispay è così elevato che si sono fatti avanti anche brand internazionali. Ed è paradossale che proprio alcuni grandi marchi internazionali sia siano accorti, prima di altri nazionali, che Satispay è un player da considerare, e stanno già facendo l’integrazione del nostro sistema. Queste sono catene che attiveranno Satispay in Italia e poi all’estero quando apriremo il mercato. Abbiamo una licenza europea e al momento siamo solo in Italia per scelta, in quanto dobbiamo sviluppare e testare dei modelli di business, ma entro la fine dell’anno andremo fuori dai confini: i primi due Paesi in cui apriremo sono Germania e Lussemburgo. A.P.


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Dossier Aeroporti

Palermo, tre anni per l’espansione Di Nicola Grolla

Ha preso avvio il progetto di ampliamento dello scalo “Falcone-Borsellino” che aumenterà del 42% lo spazio dedicato alle attività commerciali per un ritorno economico che dovrebbe attestarsi intorno ai cinque milioni. E nel frattempo i passeggeri continuano a crescere 48

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re anni per dispiegare il proprio potenziale. A partire da luglio. In questo lasso di tempo, i progetti di Gesap per l’aeroporto “Falcone-Borsellino” di Palermo prevedono l’ampliamento del terminal per adeguarlo a standard di offerta e servizio europei. Una scelta resasi necessaria di fronte alle performance


di traffico passeggeri che, nel 2018, hanno raggiunto quota 6.600.000 (+15% rispetto al 2017). E non smettono di crescere: a maggio di quest’anno, con la stagione estiva alle porte, i dati parlavano di 655.680 viaggiatori mensili (+7% pari a 43mila passeggeri in più rispetto a maggio 2018) e 4.860 voli (+11%). Numeri e trend che puntano dritti verso i 7,5 milioni di passeggeri a fine 2019 e su cui Aci ha messo il proprio cappello organizzando qui uno degli eventi del 2020. «Il 2018 è stato eccezionale, un premio agli sforzi e agli investimenti messi in campo dalla società di gestione, sia sul fronte dei servizi ai passeggeri sia su quello delle relazioni con le compagnie aeree. Alla soddisfazione per il posizionamento rilevante sia in campo nazionale sia in Europa quest’anno porteremo a termine obiettivi ancora più sfidanti, utili al consolidamento dello scalo», ha spiegato Tullio Giuffré, presidente di Gesap. In testa, ovviamente, il progetto che riconfigurerà lo scalo a partire dagli interventi antisismici e di sicurezza

La differenziazione dell’offerta si è resa necessaria perché le abitudini, le aspettative e i trend di consumo sono cambiati. Il food, da questo punto di vista, fa da capofila rispetto ad altri mondi commerciali (Giovanni Battista Scalia, ad Gesap)

per poi concentrarsi sull’offerta commerciale che passerà da 2.890 mq a 4.100 mq per un aumento del 42 per cento. L’idea è di fornire una proposta maggiormente segmentata che tenga conto delle esigenze del passeggero (soprattutto quello internazionale che a Palermo ha una quota del 25% e cresce a tassi del 30%). Più nel dettaglio, le location retail passeranno da 10 a 19 e quelle food da 6 a 10. Il tutto per generare un fatturato di 5 milioni di euro. «La differenziazione dell’offerta si è resa necessaria perché le abitudini, le aspettative e i trend di consumo sono cambiati. Il food, da questo punto di vista, fa da capofila rispetto ad altri mondi commerciali. Oggi, chi mangia non lo fa per saziarsi ma per provare un’emozione, un’esperienza diversa che va dall’hamburger

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Dossier Aeroporti

al piatto tipico, passando per i menu healthy e quelli tematici», ha raccontato l’ad Giovanni Battista Scalia.

Tre piani non bastano più

Sviluppato su tre piani, l’aeroporto “Falcone-Borsellino” di Palermo occupa una superficie di 37.264 mq che, a lavori di ampliamento conclusi, supererà i 44mila mq di estensione. Merito dell’ingrandimento “orizzontale” dei vari livelli che andrà a incorporare l’attuale terrazza vista mare. In tale contesto, l’area che subirà meno modifiche è quella degli arrivi (già ampliata nel 2016 a 3.300 mq recuperando lo spazio di un ex-parcheggio) dove, peraltro, troverà spazio un punto vendita grab&go di 150 mq che affiancherà il già presente Tentazioni Caffè, punto d’appoggio sia per gli accompagnatori che per chi atterra grazie a una proposta

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veloce, dalla colazione allo snack. Su questo livello sono distribuiti anche 13 operatori rent-a-car che generano un volume d’affari di 51 milioni di euro all’anno e rappresentano una delle principali scelte in termini di mobilità turistica (che nel 44% dei casi è la finalità con cui il passeggero arriva a Palermo). Salendo al secondo piano, trovano posto i 36 banchi del check-in (rimodulati durante gli interventi dell’aprile 2017 che hanno aggiunto 10 desk) e il punto vendita Time Caffè (colazioni e spuntini) che presto sarà affiancato da altre attività retail. Arrivati al terzo piano, il passeggero incontra il primo nucleo sostanzioso di offerta commerciale che, per quanto riguarda gli operatori, può contare su due master contractor come Autogrill per la parte food e Lagardère Travel Retail per quella non-food. Qui, attualmente, ai due lati di una passeggiata che

A sinistra, Giovanni Battista Scalia, ad di Gesap. A destra, Tullio Giuffré, presidente di Gesap

conduce direttamente ai varchi di controllo trovano posto il travel essential Hub, lo store di moda femminile Camomilla Italia, la famosa pasticceria Palazzolo (che offre un tipico pacchetto di cannoli espressi da viaggio), i souvenir di Discover Sicily, i costumi da bagno firmati MC2 Saint-Barth e l’occhialeria di Nau. A distinguersi, comunque, sono il self service con cucina a vista e sedute riservate Territori d’Italia e il bar gelateria I Quattro Canti. Nelle intenzioni di Gesap, questo livello dell’aerostazione dovrebbe trasformarsi in una vera e propria via dello shopping che riesca sfruttare al meglio il flusso dei passeggeri e la forma a L dell’area. In questo modo verrebbero anche risolte due potenziali criticità dell’infrastruttura: la gestione dell’attuale ristorante in terrazza (che sarà presidiato da un punto vendita food nuovo di zecca) e il fronte varchi che sarà ricomposto su un’unica linea.


Duty free extra-large

Superati i controlli di sicurezza, si accede al duty free in modalità walkthrough caratterizzato dalla compresenza del format Relay e Aelia che, insieme, occupano circa 900 mq (di cui 200 dedicati alla proposta travel essential e 700 destinati alle vendite tax free); solo Fiumicino può vantare una superficie superiore. Ristrutturato nel 2017 recuperando un’area precedentemente occupata da uffici (ora tutti riposizionati in un centro direzionale unico poco lontano dal terminal) e organizzato nel tradizionale format a sezioni merceologiche, fin dal primo passo si riconosce un layout in stile siciliano grazie a colori tenui su cui spiccano le mattonelle colorate del pavimento e le gondole espositive a forma di carretto. Particolari che colpiscono a causa della loro sostanziale assenza nelle altre aree dello scalo. «Il brand Sicilia è uno dei più conosciuti e graditi al mondo quindi è normale che i passeggeri qui si aspettino tanta territorialità, ma finora non siamo riusciti a trasferirla alla nostra offerta commerciale. Il prodotto siciliano deve diventare maggiormente protagonista, in un’ottica di equilibrio con le altre merceologie», ha ammesso Natale Chieppa, direttore generale Gesap. Per que-

+42%

L’aumento della superficie commerciale dello scalo che passa da 2.890 mq a 4.100 mq

7,5 milioni

Il numero di passeggeri che Gesap ha previsto di raggiungere a fine 2019 sto, la stecca dedicata ai prodotti tipici della gastronomia siciliana (dai dolci alle conserve passando per l’olio e i pistacchi) rappresenta una vera e propria sosta obbligatoria. Magari per comprarsi un arancina da portare con sé (se ne sono vendute circa tremila nel solo mese di maggio). Di sicuro, grazie alla prossima espansione, il duty free potrà contare su una ancor maggiore profondità di offerta. In particolare, sarà ampliata la piazza centrale

da cui si accederà alla rinnovata sala vip da 100 metri quadri.

Airside e non solo

Arrivati in prossimità della zona imbarchi, l’offerta attualmente risulta risicata. Due le insegne presenti: il lounge restaurant Sky Bar con sedute riservate e servizio al tavolo; e Sicilò con le sue ceramiche e la selezione di prodotti tipici. Non è un caso, quindi, che il primo vero intervento dell’ampliamento punti a potenziare la proposta food&beverage con l’apertura di un wine bar sviluppato da Autogrill a insegna Mediterraneo. Per quanto riguarda il segmento retail, invece, presto saranno introdotte le novità firmate da Lagardère. «Quest’anno toccheremo quota 7,5 milioni di passeggeri dopo che, nel 2013, ne abbiamo registrati 4 milioni. Non nascondo che ora le aziende abbiano un interesse più spiccato anche per le aree meno sfruttate dello scalo. D’altronde, per quanto riguarda gli eventuali ritorni economici di chi investe, Gesap sta dimostrando una realtà solida e capace generare 4 milioni di fatturato (e un ebitda di 14,8 milioni di euro, ndr) nell’ultimo esercizio. Insomma, siamo nel momento della vera internazionalizzazione dell’aeroporto», ha puntualizzato Scalia. In prospettiva, «la Sicilia può diventare il volano per un’ulteriore crescita dello scalo. Faccio un esempio: Palma di Maiorca fa 21 milioni di passeggeri, Cipro ne fa 30 milioni e l’Irlanda ancora di più. Sono questi i termini di paragone, i benchmark con cui Palermo deve confrontarsi», ha rilanciato Chieppa. E in attesa che l’ampliamento sia completato, i driver per continuare a crescere non mancano. A partire dai vettori e dalle rotte. Per l’estate 2019, infatti, sono 107 le destinazioni raggiunte (84 voli di linea e 23 voli charter) che mettono il capoluogo siciliano in collegamento con 26 Paesi attraverso 31 compagnie aeree. ¢ luglio · agosto 2019 | retail food

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Assemblea Atri

Il travel retail italiano lancia il suo networking All’aeroporto di Bologna, a fine maggio, si è riunita l’assemblea Atri dopo il rinnovo delle cariche avvenuto ad aprile. Un’occasione per fare il punto sul settore e il coinvolgimento degli attori. Il presidente Gardini: «Dobbiamo fare rete»

N

uovi vertici, nuovo inizio, stessi obiettivi. L’assemblea Atri del 31 maggio ha raccolto all’aeroporto “Marconi” di Bologna gli associati dell’organizzazione che promuove le iniziative e le realtà che operano nel travel retail italiano. Un appuntamento atteso dopo le elezioni dello scorso aprile, che hanno visto la nomina di Stefano Gardini a presidente, Lucio Rossetto (nominato anche presidente dell’assemblea) e Francesco Parmigiani come vice presidenti e Walter Marossi, Roberto Mosca, Luigi Troiani

di stimolare il networking fra i vari protagonisti del mercato e fare di Atri il fulcro di un settore, quello del travel retail, considerato un’isola felice dagli operatori», ha affermato in apertura dei lavori il presidente Stefano Gardini. Certo, non mancano le insidie e le criticità: «Attualmente – ha precisato Gardini – i tassi di crescita del travel retail sono trainati dal solo aumento del traffico passeggeri. Un trend su cui bisogna essere cauti dal momento che le infrastrutture mostrano alcune difficoltà a mantenere il passo mentre le vendite e le spese per passeggero stanno diminuendo i loro volumi». Eppure c’è ottimismo, soprattutto se considerato il variegato mondo del travel retail che, ora più che mai, ha bisogno di intrecciare i fili delle diverse esperienze: dai concessionari ai brand, passando per i fornitori e i vettori.

Gli interventi

e Cristian Gaudio nel ruolo di consiglieri. Diverse le parole chiave utilizzate per dare avvio al nuovo corso: networking, apertura ad altri player, approfondimenti. «Il consiglio ha discusso e deliberato quelle che saranno le linee guida e l’indirizzo del mandato conferitomi. Al primo posto viene confermata con forza la centralità degli associati al fine di creare maggiori occasioni di coinvolgimento al di là di eventi singoli. L’obiettivo è quello 52

retail food | luglio · agosto 2019

Oltre ad adempire agli obblighi statutari (come l’approvazione del bilancio societario), l’assemblea Atri si è contraddistinta per i due interventi che ha ospitato. Il primo, relativo al mondo aeroportuale, è stato quello di David Jarach, fondatore e presidente della società di consulenza diciottofebbraio. «Da qualche tempo, ormai, l’aeroporto non è più un non-luogo ma una parte della journey experience, un posto dove soggiornare in sicurezza e fare shopping senza stress, una porta sul territorio nel quale sorge, un’infrastruttura di massa i cui capex andrebbero aggiornati. E per fare business in questo ambiente bisogna curare l’accessibilità allo scalo, al fine di migliorare la gestione dei flussi; il time to gate, da cui dipende la proposta travel retail; e la gestione degli imprevisti, la cui rapida soluzione facilita tanto il rapporto con il passeggero che con i vettori», ha spiegato Jarach.

Livelli di intervento che l’industria deve fare propri, soprattutto su scala europea. Perché se è vero che il travel retail cresce a una media dell’8,6% globalmente, l’Europa va in controtendenza segnando un -0,1%; l’unica area geografica in territorio negativo. Come mai? «Principalmente – ha risposto Jarach – per il cambio del mix qualitativo di traffico dovuto al fenomeno low cost a cui si associa una transizione anagrafica, di cui è protagonista la generazione ancora poco identificata dei Millennials, e uno spostamento verso est delle rotte incoming». Per far fronte a queste dinamiche, l’unica strada è quella di realizzare un aeroporto 4.0 caratterizzato da un’espansione dei servizi aviation, un allargamento della catchmant area in un’ottica intermodale e competitiva, una proposta non-aviation in linea con il posizionamento locale dello scalo, l’adozione di soluzioni modulari e flessibili per tipologia e qualità dei flussi. Verso questo obiettivo, il ruolo di Atri diventa fondamentale a patto che l’associazione sappia aprirsi alle migliori esperienze sul mercato. Un tema su cui, in maniera comparativa, è intervenuto Andrea Aiello, direttore di r&f: «Una decina di anni fa non era così scontato trovare la qualità e l’ampiezza dell’offerta commerciale di oggi nei vari luoghi di viaggio. E il trend vale anche per il futuro prossimo. Tuttavia, per rimanere competitivi, i player del travel retail, a partire dalle associazioni di categoria come Atri, dovrebbero aprirsi maggiormente a quelle che sono le best practice del retail in generale, magari confrontandosi con altre piazze e altri contesti al fine di creare le giuste sinergie». In definita, Atri si propone come un moderno hub per chi vuole operare nei luoghi di viaggio attraverso i migliori operatori. E il primo banco di prova sarà il prossimo novembre Milano, durante il tradizionale Forum. N.G.



World Travel Retail SEATTLE ALLA CACCIA DI BRAND PER GLI N GATE

USA – L’aeroporto internazionale di Seattle ha messo a bando la concessione di sette spazi retail all’interno dei moderni N Gate. L’area è il risultato del progetto di ammodernamento di una struttura vecchia di 45 anni e sarà completato entro la metà del 2021. Nel frattempo, gli operatori hanno la possibilità di aggiudicarsi tre negozi food&beverage, due store con concept aperto e due spazi per i servizi ai passeggeri (dai massaggi alle cabine per il riposino, passando per le farmacie).

DUFRY RINNOVA IL DUTY FREE A PERTH

AUSTRALIA – Dopo la firma dello scorso anno, Dufry ha inaugurato il rinnovato duty free all’aeroporto di Perth: 1.200 mq che incorporano, oltre alla classica offerta (dai liquori ai cosmetici, passando per i prodotti locali concentrati nel format Perth Street Market), un forte focus sull’esperienza e i servizi digitali dedicati soprattutto ai passeggeri internazionali che, nel 2018, hanno toccato quota 4,3 milioni.

WHSMITH DAL TRAVEL ESSENTIAL AI GIOCATTOLI

Germania

A HEINEMANN L’ESCLUSIVA PER LE NAVI DI TUI CRUISE

GERMANIA – Accordo di esclusiva fra TUI Cruise e Heinemann per la gestione delle operazioni retail a bordo della flotta Mein Schiff. La partnership, che durerà fino al 2026, prevede come primo step la gestione di quasi 1.035 mq di negozi a bordo della Mein Schiff 4. In particolare, l’area commerciale che si espande su quattro ponti è caratterizzata da una segmentazione merceologica: 670 mq di cosmetici, accessori e gioielli; 280 mq di occhialeria e moda; 83 mq dedicati ai prodotti per bambini.

KING POWER PIGLIA TUTTO IN THAILANDIA

THAILANDIA – E il vincitore è King Power che si è aggiudicato le concessioni duty free agli aeroporti di Phuket, Chiang Mai e Hat Yai gestiti da Airports of Thailand (AoT). Un risultato importante per l’operatore travel retail che, nel frattempo, ha mantenuto anche la concessione all’aeroporto internazionale di Bangkok (fino al 2031). L’accordo prevede, per tutti gli scali, una royalty del 20% sui ricavi per un totale di oltre 550 milioni di dollari.

USA

AIRFREE, ALTRI 2,3 MILIONI PER IL GO LIVE

FRANCIA – La startup francese Airfree ha compiuto un ulteriore passo verso il lancio commerciale della propria soluzione di duty free marketplace digitale raccogliendo 2,3 milioni di euro di capitale. L’obiettivo è il go live di un’applicazione che promette di rivoluzionare il modo in cui avvengono gli acquisti in volo. In sostanza, Airfree offrirebbe la propria soluzione come portale neutro su cui costruire una proposta omnicanale e altamente personalizzabile (fino a mille prodotti in catalogo).

Francia 54

retail food | luglio · agosto 2019

CINA – Nuovo format per WHSmith che, all’interno del Changsha Huanghua International Airport, ha aperto Zoodle. Sviluppata dal franchise La Source, l’insegna rivisita il concetto di giocattoleria per i luoghi di viaggio con un’offerta di brand internazionali (Lego, Mattel) e nazionali (Gincho, V-Tech e Richelieu) a cui si aggiunge un ventaglio di referenze di cancelleria. Lo sviluppo del brand prevede che, entro l’estate, siano aperti altri due punti vendita in altrettanti aeroporti cinesi.

Thailandia

GLOBAL PORTS HOLDING VERSO I 5,5 MILIONI Cina DI RICAVI A BARCELLONA

SPAGNA – Un progetto da due milioni di dollari ha ridisegnato il duty free del terminal crocieristico di Barcellona. L’infrastruttura, gestita da Global Ports Holding (concessione trentennale), ospita ogni anno circa 3 milioni di passeggeri. Circa 1,3 milioni sono quelli che utilizzano i pier A e B oggetto del rinnovamento. E gli effetti non sono mancati con vendite a maggio 2019 aumentate di tre volte rispetto allo stesso mese del 2018 e una crescita a fine anno prevista intorno al 3035% (per ricavi pari a 5,5 milioni).

Ucraina

CON DUTY FREE AMERICAS CAMBIA L’INFLIGHT RETAIL DI UIA

UCRAINA – I passeggeri dei voli Ukraine International Airline presto potranno avere accesso a una maggiore selezione di prodotti duty free e servizi grazie alla partnership siglata dal vettore con Duty Free Americas. Da luglio, la compagnia introdurrà la possibilità di preordinare online e acquistare a bordo. L’obiettivo è quello di andare a ovviare alle restrizioni sul bagaglio.


duty free world | GATWICK, LE VENDITE SUPERANO I PASSEGGERI

UK La crescita duty free batte quella dei passeggeri all’aeroporto di Londra Gatwick dove, nel giro dei 12 mesi conclusi a marzo 2019, le vendite sono aumentate del 7,9% (a quota 191,3 milioni di sterline) contro una crescita dell’1,6% dei passeggeri (46 milioni). A favorire le performance è stato l’impatto del duty free Dufry a insegna World Duty Free e l’introduzione di brand come JD Sports, Dixons e WHSmith.

PRET A MANGER, PRIMO PASSO A BRUXELLES CON SSP

BELGIO Il brand food&coffee Pret A Manger ha siglato una partnership con SSP per l’apertura di due punti vendita all’interno di due stazioni dei treni di Bruxelles (Gare du Midi e Gare Centrale). I due punti vendita, che saranno attivi da fine anno, rappresentano il primo passo per il brand all’interno di questo mercato. Dal punto di vista dell’offerta, Pret A Manger offrirà insalate, wrap, panini e bevande (dagli smoothie al caffè) preparati giornalmente e a vista.

ROYAL CAPI-LUX ABILITA APPLE PAY

OLANDA Dall’elettronica di consumo al digital payment il passo è stato breve per Royal CapiLux, brand specializzato nella vendita di prodotti tecnologici all’interno dei luoghi di viaggio. Da giugno, infatti, i 30 store della catena accettano il pagamento tramite Apple Pay (per i soli clienti ING Bank). L’obiettivo è quello di cavalcare il crescente successo del metodo contactless.

by Kevin Rozario

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London kevin.rozario.uk@gmail.com

Hunting down the right data A caccia dei giusti dati

T

here are increasing numbers of data providers serving the needs of the travel retail business. This reflects rising sophistication in how operators and brands target – and capture – sales from passenger segments. For example, sales staff are trained to approach the needs of Millennial travellers differently to those of Generation Z; airport retailers change their in-store product presentations at various times of the day according to the nationality mix; and some brands are adept at using social media and influencers to drive channel sales. In the hunt to extract extra spending, Horizon Research, M1nd-set, Moodie Davitt Report and NPD Travel Retail are among the data providers that are turned to. With spend per head flat-lining and more services moving online – the need for more data seems inevitable. But it can also be confusing. In June, M1nd-set launched a new passenger profiling service enabling subscribers to understand conversion potential at airports based on their respective passenger mix, and diversity profile. That profile is defined by both the number of nationalities travelling through an airport as well as the number of final destinations offered by the gateway. Analysis shows that some of the world’s top airports for international passenger numbers rank significantly lower for diversity, particularly in Asia and North America. But is this important? If one such airport – Incheon International in South Korea – is low on diversity but high in Chinese traffic, does that affect its ability to generate high sales per passenger? M1nd-set claims that understanding the positive and negative correlations between airports by diversity and the satisfaction or spend levels and other duty free behavioural trends is important. The company’s Pablo Saez-Gil says: «Looking at airports by sheer size alone is not enough. It is no longer all about the numbers, but how these numbers break down into passenger profiles by destination, taking into account the connectivity ratios at each airport». With what seems now an over-abundance of data at our fingertips, pulling together the right threads to optimise a sales strategy looks just as hard as it ever was.

A

umenta il numero di provider di dati che rispondono alle necessità del business travel retail. Questo riflette la crescente sofisticazione dei mezzi con cui operatori e brand targettizzano – e catturano – le vendite dei segmenti di passeggeri. Per esempio, lo staff che si occupa delle vendite viene formato in modo diverso a seconda che si approccino a clienti Millennials o della Generazione Z; i retailer aeroportuali cambiano la presentazione in-store del prodotto durante la giornata per seguire il mix di nazionalità; e alcuni brand si stanno servendo di social media e influencer per trainare le vendite del canale. Nella caccia alla spesa extra, Horizon Research, M1nd-set, Moodie Davitt Report e NPD Travel Retail sono solo alcuni dei fornitori di dati a cui rivolgersi. D’altronde, con una spesa per passeggero sostanzialmente piatta e sempre più servizi che si spostano online, la necessità di maggiori dati sembra inevitabile. Ma potrebbe rilevarsi poco chiara. A giugno, M1nd-set ha lanciato un nuovo servizio di profilazione che permette agli utilizzatori del canale aeroportuale di capire più in profondità il potenziale di conversione rispetto al mix dei passeggeri e alle loro caratteristiche. Il profilo che ne deriva è definito sia dal numero di nazionalità che viaggia attraverso un aeroporto, sia attraverso il numero di destinazioni finali offerto. Le analisi mostrano che alcuni dei maggiori aeroporti per i passeggeri internazionali si posizionano molto bassi in classifica in termini di diversità, particolarmente in Asia e Nord America. Ma è un dato rilevante? Se uno di questi aeroporti – Incheon International in Corea del Sud – è scarso in termini di diversità ma molto forte per quanto riguarda il traffico cinese, c’è un impatto nella sua capacità di generare alte spese per passeggero? M1nd-set afferma che è importante capire la correlazione positiva e negativa fra gli aeroporti in termini di diversità e la soddisfazione oppure fra il livello di spesa e altri comportamenti d’acquisto al duty free. A questo riguardo il portavoce dell’azienda Pablo Saez-Gil ha detto: «Osservare gli aeroporti solo attraverso la loro stazza non è abbastanza. Non è più solo una questione di numeri, ma di come questi numeri descrivano il profilo dei passeggeri per destinazione e attraverso il tasso di connettività di ogni infrastruttura». In conclusione, con la sovrabbondanza di dati a nostra disposizione, tirare i giusti fili per ottimizzare le strategia di vendita migliore non sembra meno difficile che in passato.

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r&

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Raixe: la scoperta dell’integrazione e della contaminazione VALUTAZIONE EMOTIONS

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EXCITEMENT

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EXPERIENCE

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MKT & COMM

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BACKTO

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Locale Personale Pagina Facebook

mq 60 5 persone Raixe bar-cicchetteria-enoteca

contra le esigenze del pubblico a 360 gradi dalla colazione all’aperitivo con una carta vini significativa, un’accoglienza professionale, calorosa e sorridente. La formula: Un arredo da “bacaro” ricercato che strizza l’occhio alla tradizione, il tavolone gigante comunitario e gli sgabelli davanti al banco come nelle migliori osterie, così si presenta Raixe. Un piccolo spazio di preparazione supportato da attrezzature professionali e non da una e vera propria cucina per la proposta di un’offerta tipica con specialità venete, spritz, cicchetti, rigorosamente di qualità.

LO SVILUPPO POTENZIALE:

J

un Zhou è un giovane cinese ingegnere, da 15 anni a Padova e gli altri 15 in Cina, che ha aperto il suo locale e l’ha chiamato Raixe, perché vuole proporre le specialità venete del territorio e a km 0. Raixe in dialetto veneto significa infatti Radice. Figlio d’arte della ristorazione orientale, la sua famiglia ha ottenuto un importante successo con un avviato fusion restaurant che ha già fatto scoprire l’incontro tra la cucina cinese e quella giapponese, l’unione dei gusti tradizionali con quelli innovativi, l’armonia di due mondi così distinti ma che condividono radici comuni. L’Offerta: Una nuovissima apertura proprio in centro a Padova, a due passi dalle piazze più signorili, menù veneto ricercato, proposta che in-

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retail food | luglio . agosto 2019

La formula di Raixe colpisce in primis per il fatto che sia stato un italiano di origine cinese a proporre alla propria clientela un’offerta tipica e locale, capace di valorizzare il territorio e i prodotti d’origine. Riteniamo che questa esperienza porti con sé uno dei temi importanti della replicabilità, cioè quello di saper “comunicare” con il territorio senza perder di vista la propria specificità e unicità, incontrando e aggiustando il gusto e la ricettazione perché possano essere accolti anche da un pubblico internazionale. Molti sono gli esempi nel passato di italiani che, espatriati in cerca di maggiori fortune, hanno costruito imperi con una cucina del territorio di provenienza e facendola incontrare con i gusti e le tradizioni locali. Raixe ha in sé, proprio partendo dal giovane fondatore, il senso di un progetto di sviluppo e si pone nell’attuale scenario ristorativo con una nuova chiave di proposta che si avvicina e percorre i maggiori trend della moderna ristorazione a catena tra cui l’integrazione dei modelli e abitudini diverse per un’offerta che sia davvero inclusiva anche in cucina o al banco.


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Analisi di mercato Menswear

Moda uomo: l’export traina il made in Italy La nota elaborata dal Centro Studi di Confindustria Moda per Sistema Moda Italia evidenzia un risultato in chiaroscuro. A fronte di un turnover 2018 in terreno positivo (+2,4%), pari a oltre 9,5 miliardi di euro, con le esportazioni che superano le aspettative, di contro continua a soffrire il mercato interno. La distribuzione: dominio delle catene

L’

edizione primaverile di Pitti Immagine Uomo (1114 giugno 2019) si conferma l’appuntamento ideale per evidenziare i dati e i trend del settore. A elaborare i numeri è stato il Centro Studi di Confindustria Moda per Sistema Moda Italia. Guardando alla dettagliata nota economica,

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retail food | luglio · agosto 2019

la moda maschile italiana (valore aggregato che comprende l’abbigliamento in tessuto, la maglieria esterna, la camiceria, le cravatte e l’abbigliamento in pelle) archivia l’anno 2018 in area positiva, facendo registrare una crescita pari al +2,4%. Il turnover settoriale oltrepassa, pertanto, i 9,5 miliardi di euro. Le prudenziali previsioni rilasciate in occasione della scorsa edizione di Pitti Uomo (gen-

naio 2019), quando era stimata una dinamica pari al +1,5%, risultano quindi superate a consuntivo, grazie a una moda maschile che si è dimostrata meno sensibile al deterioramento congiunturale. Proprio le esportazioni si sono rivelate ben più vivaci di quanto stimato in base al trend del commercio mondiale e, non di meno, le importazioni si sono mantenute su ritmi vigorosi. Opposto il


Ferdinando Spena, CEO della Essemoda Srl Innanzitutto uno sguardo ai numeri, di quanti negozi si compone la rete di vendita Clayton e qual è il giro d’affari complessivo? Qual è stato l’andamento delle vendite nel 2018 e quali sono le previsioni per l’anno in corso? La rete vendita si compone attualmente di 77 negozi con un giro d’affari che nel 2018 ha registrato un +15% rispetto all’esercizio 2017. L’esercizio 2019 ha già segnato, nel primo quadrimestre di gestione, una crescita del 20% rispetto all’esercizio 2018 ma le previsioni di chiusura full year si attestano su una crescita complessiva del 25%. Quante sono state le aperture di nuovi negozi nei primi mesi del 2019 e quante ne sono previste entro l’anno? Può descriverci quali sono state e quali saranno quelle più interessanti per location, metratura, investimento, ecc.? Nel corso dei primi 5 mesi di gestione sono stati inaugurati quattro nuovi punti vendita ed è stato completamente ristrutturato un negozio preesistente. Entro fine anno sono previste ulteriori 13 aperture che porteranno la rete complessiva a raggiungere le 90 unità. Clayton ha studiato e sviluppato, nel corso degli anni, un format per i propri negozi in termini di location, metratura, layout e investimento che si è rivelato vincente e che viene applicato in maniera standardizzata a tutte le nuove aperture. Tutti i nuovi investimenti presentano pertanto per la nostra azienda la stessa importanza da un punto di vista strategico. Lo sviluppo di Clayton prevede anche la formula del franchising? Nel caso quali sono i numeri e i progetti sullo sviluppo in affiliazione? Attualmente è in fase di predisposizione uno strategic plan che fa molta leva sulla formula del franchising per il rafforzamento della propria posizione sul mercato nazionale. Tale piano di sviluppo, da portare a termine nell’arco di un biennio, prevede l’inaugurazione di circa 50 nuovi punti vendita attraverso la formula dell’affiliazione.

Quali sono le caratteristiche del format di punto vendita e qual è l’evoluzione che lo stesso ha avuto nel tempo? Il modello di business dell’azienda si è notevolmente evoluto e perfezionato nel corso degli ultimi anni. Inizialmente gli store erano concentrati su una superficie media di circa 150/200 mq. Oggi i punti vendita hanno, in media, una superficie di circa 400/500 mq ma annoveriamo anche alcuni negozi, quale ad esempio il flagship store a Milano in via Torino, che ha una quadratura di mille mq che si sviluppa su due piani. Anche arredi e layout sono stati notevolmente perfezionati in termini di funzionalità ed estetica grazie a sinergie sviluppate con partner specializzati. Da un punto di vista tecnologico il processo di sviluppo è costantemente in corso: attualmente è in fase di analisi il progetto di implementazione instore della tecnologia R-FID. Clayton presidia sia importanti strade urbane, sia centri commerciali che parchi commerciali. Al momento, quali di questi segmenti distributivi è maggiormente strategico per voi? Come declinate la vostra proposta e il layout dei negozi all’interno di questi differenti contesti? Attualmente il modello di business della nostra azienda è notevolmente concentrato sulla presenza in centri e parchi commerciali ma già da qualche anno è in fase di attuazione un processo di diffusione di punti vendita nei più importanti centri storici e nelle vie della moda delle principali città italiane. Per quanto attiene al format adottato non vi sono sostanziali differenze tra i diversi contesti dove viene realizzato l’investimento. Infine, siete interessanti ai luoghi del travel retail quali stazioni e aeroporti? Nei piani di sviluppo futuri vi è senz’altro l’intenzione di essere presenti anche nelle principali stazioni e nei maggiori aeroporti.

vista già in gennaio, sperimenta nel 2018 una lieve riduzione del saldo commerciale, che passa a 2.079 milioni di euro, con una perdita di 44 milioni in dodici mesi. Se si considera il mercato italiano, nel corso del 2018 gli acquisti di moda maschile presentano un peggioramento del trend negativo. Le rilevazioni effettuate da Sita Ricerca per conto di SMI indicano una diminuzione del sell-out pari al -4,8% con riferimento all’anno solare, in deterioramento dunque rispetto al calo del -1,5% archiviato nel 2017. Il segmento preponderante, ovvero la confezione (55,5% del sell-out di moda maschile), evidenzia una flessione in linea con la media settoriale, pari al -4,7%. La maglieria presenta una dinamica peggiore, pari al -7,2%, mentre camiceria e cravatte cedono rispettivamente il -1% e il -1,7%. Un calo prossimo al -15% si rileva, invece, per l’abbigliamento in pelle.

La distribuzione

A livello di canale distributivo (i dati sono relativi al periodo compreso da marzo 2018 fino a febbraio 2019), il mercato uomo risulta ormai dominato dalle catene, che hanno raggiunto quota 38,8%, davanti al dettaglio, sceso al 25,2%. Anche nel periodo in esame, del resto, le catene, in controtendenza rispetto alla media settoriale, avanzano del +1,1%, mentre il sell-out intermediato dal dettaglio indipendente cede il -3,6%. Contrazioni delle vendite interessano la grande distribuzione organizzata, nonché outlet e ambulante entrambi interessati da decrementi particolarmente accentuati. L’eCommerce, dopo la frenata della P/E-A/I 2017-18 (-0,2%), torna a crescere, sperimen-

sell-out sul mercato interno, in linea con le ultime stagioni. La moda maschile concorre quindi al 17,2% del turnover complessivamente generato dalla filiera Tessile-Moda nazionale e al 27,3% della sola parte abbigliamento. Nel corso del 2018 il valore della produzione, dopo il recupero del 2017, segna una flessione nella misura del -1,7%. Con riferimento all’interscambio con l’estero, l’export mantiene il suo ruolo fondamentale a supporto della crescita della moda maschile italiana. Le esportazioni di settore, grazie a una crescita del +4,9%, si portano quasi a 6,4 miliardi di euro (+296 milioni in un anno). In tal modo, l’incidenza dell’export sul fatturato passa al 67,2%. Nel caso dell’import si registra, invece, un’inversione di tendenza, che porta a un recupero fino al +8,6%. Le importazioni di moda uomo salgono, pertanto, a 4,3 miliardi di euro. A fronte di tale dinamica, il settore, confermando la tendenza preluglio · agosto 2019 | retail food

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Analisi di mercato Menswear Enrico De Peverelli, general manager Doppelgänger Di recente avete raggiunto quota 100 negozi in Italia, per un giro d’affari che nel 2018 è stato di 46 milioni di euro. Qual è stato l’andamento delle vendite e quali sono le previsioni per l’anno in corso anche a rete costante? Può dirci qual è il valore dello scontrino medio e se ci sono variazioni e/o dinamiche di crescita da questo punto di vista? L’anno in corso ci sta dando grandi soddisfazioni. Contiamo di chiudere con un giro d’affari superiore ai 65 milioni, con una crescita sul 2018 vicina al 40%. Questo risultato, confermato dai primi sei mesi dell’anno, è frutto del piano di aperture in corso ma anche di una crescita importante del fatturato a rete costante. Il nostro scontrino medio si aggira sugli 80 euro ed è in crescita grazie all’incremento dell’UPT. Quante sono state le aperture di nuovi negozi nei primi mesi del 2019 e quante ne sono previste entro l’anno? Può descriverci quali sono state e quali saranno quelle più importanti? Dopo le 21 nuove boutique aperte nel 2018, ad oggi abbiamo già aperto altri 10 nuovi negozi e contiamo di completare il programma che vede l’apertura di complessivi 20 boutique nel corso del 2019. Certamente Cagliari Le Vele, Romagna Center e Catanzaro Le Fontane come centri commerciali, con boutique di oltre 250 mq, costituiscono un fiore all’occhiello della nostra distribuzione 2019 ma anche le prossime aperture di Sanremo, Bari in via Sparano, Bergamo e Trieste nelle principali vie commerciali daranno a noi, e ai nostri clienti, grandi soddisfazioni. Quali sono le principali caratteristiche del format di punto vendita? Il layout e l’arredo sono due elementi per noi molto importanti. Ci piace definire le nostre boutique come luoghi 5 stelle perché vogliamo proporre i nostri pro-

tando una variazione positiva del +2,9%. Tale canale ha raggiunto il 7% del mercato della moda maschile nazionale.

Le performance sui mercati esteri nel 2018

Come anticipato, nell’anno 2018 la moda maschile ha assistito a una prosecuzione del trend positivo sul fronte export, in aumento del +5,5% su base annua, mentre l’import, dopo la frenata al -0,6% archiviata nel 2017, torna a crescere fino a raggiungere un tasso medio annuo pari al +9,9%. Al di là del dato medio settoriale, i segmenti di mercato hanno tuttavia registrato andamenti dicotomici. Analogamente a quanto già rilevato nel 2017, anche nel 2018 incrementi delle vendite estere hanno infatti interessato sia la confezione sia la maglieria, rispettivamente in crescita del +4,5% e del +11,2%. Di contro, camiceria e cravatte sono risultate in calo, la prima del -3,1%, le seconde del -8%. La confezione in pelle, dopo l’assestamento del 2017 (+0,1%), mostra una contrazione 60

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dotti, che fanno del rapporto qualità prezzo la loro forza, in un contesto estremamente elegante dove il nostro cliente, chiunque esso sia, si senta a suo agio e possa essere assistito con il più alto livello di professionalità possibile. Presidiate sia importanti strade urbane sia il segmento dei centri commerciali. Quale tra queste due tipologie di location vi dà maggiore soddisfazione? Il vostro sviluppo continuerà parallelamente in entrambi questi canali? Sono entrambi di grande soddisfazione per noi, anche se l’orientamento è di prediligere, almeno nel futuro prossimo, i centri cittadini dove riteniamo di riuscire a esprimere al meglio la nostra filosofia “5 stelle”. Siete interessanti ai luoghi del travel retail come stazioni e aeroporti? Per tipologia di clientela che si andrebbe a contattare, il segmento del travel retail, e in particolare quello degli aeroporti, è certamente interessante per la nostra azienda. Ad oggi non ci sono capitate opportunità importanti in tal senso ma, qualora arrivassero, saremmo sicuramente disponibili a valutarle. Infine, avete annunciato, sempre di recente, l’avvio di un’espansione internazionale. In quali mercati? Attraverso partner e/o con uno sviluppo diretto? Chiuderemo il 2019 con oltre 120 boutique in Italia e quindi siamo pronti, per determinazione, esperienza, format e capacità gestionale, per lo sviluppo all’estero. I mercati per noi maggiormente interessanti sono quelli europei ma stiamo valutando anche concrete possibilità extra-Europa. Lo sviluppo sarà misto, diretto e con partner, la scelta dipenderà dal mercato da approcciare e dalla forza dei partner con cui svilupperemo i vari Paesi.

delle vendite estere pari al -6,2%. Con riferimento agli sbocchi commerciali, si sottolinea come sia le aree Ue sia quelle extra-Ue siano state favorevoli al comparto, crescendo tuttavia rispettivamente del +1,4% e del +10,4%. Il mercato Ue si conferma sempre il maggior “acquirente”, con una quota del 52,1% sull’export totale di settore. Nel 2018 il primo mercato di sbocco del menswear made in Italy è risultato il Regno Unito, che, cresciuto del +7,6%, sorpassa di dieci milioni la Germania, in aumento del +2,3% su base annua. La Francia si conferma in terza posizione e si mostra comunque interessata da una dinamica positiva, nella misura del +2,5%. Sempre in ambito Ue, la Spagna risulta invece in controtendenza e segna un calo del -1,2%. Restando nel novero dei primi 15 mercati di sbocco, i Paesi Bassi presentano una variazione del +3,3%, mentre, pur su valori più modesti, Austria e Belgio flettono rispettivamente del -7,1% e del -12,1%. L’export verso la Svezia si incrementa infine del +8,7%. Passando all’esame delle aree extra-Ue, si registra una crescita a doppia cifra dei flussi verso la Svizzera (+15,9%), piattaforma logistico-commerciale per diverse griffe anche del settore uomo. Gli Stati Uniti, dopo le perdite del biennio precedente, tornano interessati da una dinamica positiva, su base annua pari al +6%: l’export di menswear verso gli Usa si porta dunque a 590 milioni. Analizzando i mercati del Far East, le vendite verso Hong Kong presentano una crescita del +8,4%, mentre quelle dirette in Cina


Mauro Zatta, head of sales di Dan John Quante aperture sono previste entro l’anno e quali sono gli obiettivi 2019 in termini di punti di vendita attivi e di giro d’affari? Apriremo 8 negozi nei prossimi giorni, in virtù dei quali arriveremo a una settantina di store attivi sul territorio nazionale, mentre per il secondo semestre abbiamo in programma 25 opening, per un fatturato stimato in circa 65-70 milioni di euro entro fine 2019. Saranno operazioni condotte sia direttamente sia in affiliazione? Saranno sia dirette che in franchising. Ad oggi i negozi di proprietà sono circa il 70%, contro il 30% gestiti da affiliati. Guardando al futuro lo sviluppo procederà parallelamente: 50% e 50%. Rispetto ai new store di proprietà ci siamo concentrando su location strategiche sia in Italia sia all’estero. Presidiate primarie strade urbane e il segmento dei centri commerciali. In base a quali criteri scegliete le location in cui investire? Siamo un’azienda che definisco nuova, in quanto ha iniziato lo sviluppo negli ultimi tre anni. Quindi abbiamo l’opportunità di scegliere in modo puntuale le location. Nei centri città siamo interessati solo a top location con visibilità importante, dotate di almeno due o tre vetrine. Rispetto ai centri commerciali stiamo valutando solo quelli di prima fascia. Stiamo approcciando anche il mondo delle grandi stazioni: entro settembre apriremo a Roma Termini e a Torino Porta Nuova, e sono in corso trattative per ulteriori posizioni. Infine guardiamo con interesse al segmento del travel retail aeroportuale, ma non sono in corso delle vere e proprie negoziazioni. Quali sono le caratteristiche del vostro format di punto di vendita? Per esprimerci al meglio chiediamo almeno due vetrine, 130-150 mq di area di vendita e 50 di magazzino.

Ma in caso di top location possiamo entrare anche su metrature di 120-150 mq complessivi. Prediligiamo il piano unico ma ci esprimiamo bene anche su due livelli perché, proponendo un’offerta sia formale che casual, la prima si può posizionare sul piano superiore dove si crea una sorta di comfort zone dedicata a chi voglia provare dei vestiti. Mi può descrivere il vostro target di consumatore? Il nostro punto di forza è quello di avere un target customer piuttosto variegato, dal ragazzo studente di 18 anni al notaio di 60-65 anni, con uno scontrino medio importante che oscilla sugli 80-90 euro. Per mantenere questo posizionamento lavoriamo molto sul servizio alla vendita. Per quanto riguarda l’eCommerce, quali riscontri e quali progetti avete? Stiamo raddoppiando di anno in anno il fatturato generato online e nel corso del 2019 effettueremo un investimento significativo per darne ulteriore visibilità all’estero. Guardando infine proprio all’estero, quali sono i vostri obiettivi? Dopo un’indagine di 12 mesi condotta sul mercato spagnolo, con l’obiettivo di capire il potenziale del nostro prodotto, a settembre apriremo tre negozi a Madrid, contestualmente, nelle vie più importanti. Poi andremo in Belgio con due opening. Stiamo negoziando anche l’eventuale ingresso sul mercato inglese, in particolare a Londra. Queste saranno tutte operazioni di proprietà, finalizzate a testare direttamente il mercato, per poi svilupparlo eventualmente attraverso un partner, che potrà essere un master franchisee o un player locale in joint venture.

crescono del +36,2%, avvicinandosi proprio ai livelli di Hong Kong; se sommati, con i loro 670 milioni di euro complessivi, sono secondi solo a Regno Unito e Germania, davanti non solo alla Francia ma anche agli Usa. Performance soddisfacente interessa sia il Giappone, dove l’export di menswear italiano cresce del +4,8%, sia soprattutto la Corea del Sud, che fa registrare un incremento a due cifre pari al +18,9%, per un valore complessivo di 168 milioni di euro. Infine, pur nettamente meno rilevante per la moda maschile rispetto a quella femminile, la Russia, dopo il vivace dinamismo (+19,6%) archiviato nel 2017, si conferma positiva, crescendo del +4,1%, per un totale di 182 milioni di euro. Nel caso del totale TessileAbbigliamento, al contrario, frena al -0,4%. Con riferimento alle performance relative ai mercati di approvvigionamento, la Cina si conferma in assoluto top supplier a quota 17%, nonostante accusi un decremento del -2,7%. Il Bangladesh, secondo supplier a quota 13,3%, conferma il trend di crescita, segnando una variazione del +1,8%. Il dato della Cina ma anche quello del Bangladesh vanno comunque incrociati con quello dei Paesi Bassi, in aumento del +20,9%, tradizionale porto d’ingresso per merci asiatiche, nonché del Belgio (+13,7%). La Romania, dopo la contrazione accusata nel 2017, rimbalza del +10,1%. Aumenti interessano anche le importazioni da Francia (+28,8%), Tunisia (+4,6%) e Germania (+7,9%).

Focus centri commerciali

Gli operatori specializzati esclusivamente in abbigliamento uomo pesano nelle gallerie il 2,4% in termini di Gla e il 4,2% in termini di numeri di punti vendita (Fonte: CNCC). Si tratta prevalentemente di operatori che sviluppano unità di piccole dimensioni, mediamente inferiori ai 200 mq. La produttività media per tali player è in linea con la media registrata per le unità di pari dimensioni destinate al segmento femminile. Tra le insegne maggiormente presenti nei centri commerciali si segnalano: Live978, Clayton, Sonny Bono, Celio, Tokuno Shima, Antony Morato, Cotton&Silk, Scorpion Bay, Sorbino e Sottotono. Tra gli altri: Calvin Klein Jeans, Conbipel Uomo, Dan John, David Mayer Naman, Doppelgänger, Enrico Coveri, Free Joy, Genius Lab, Gutteridge, Harmont & Blaine, Invidia Uomo, Jack & Jones, Jeckerson, Kruder, Liu Jo uomo, Marville, Nuvolari, Nuvolari L.o.f.t., Orso Store, Project, Sisley Uomo, Start Up, Tommy Hilfiger, Barbuti Uomo, Libero Milano e Intimissimi Uomo. A.P. luglio · agosto 2019 | retail food

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Focus Logistica

Essedi e lo sviluppo sostenibile di Antony Morato Per accelerare lo sviluppo omnicanale del brand di moda maschile, l’azienda ha internalizzato i servizi di logistica costruendo un nuovo polo di 18mila mq in provincia di Piacenza. Da qui l’obiettivo è quello di razionalizzare la gestione della rete monomarca e i canali wholesale ed eCommerce. Senza dimenticare l’aspetto green del progetto (premiato a Torino)

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on c’è sviluppo senza la giusta dose di organizzazione. Lo sa bene Essedi Spa, azienda proprietaria del brand di moda maschile Antony Morato, che ha deciso di accelerare sull’omnicanalità dalla logistica. Un’operazione che si è sviluppata in due fasi: nel 2017, la costruzione di un magazzino nella sede della società per la gestione dei resi; poi lo sviluppo di un polo logistico di 18mila mq in provincia di Piacenza grazie alla collaborazione con Vailog e Fast Man Service. Il risultato? Una struttura capace di aggiudicarsi un riconoscimento tra le migliori soluzioni innovative in ambito industriale alla 13° edizione della fiera Automation & Testing di Torino. Per capirne le motivazioni, r&f ha intervistato Lello Caldarelli, fondatore e direttore creativo di Antony Morato. Quali sono i canali di vendita di Antony Morato e quali le loro esigenze in termini di logistica? I canali di vendita sono tre. Il wholesale, dove vogliamo migliorare ulteriormente il servizio per i circa 2.500 clienti multimarca. Il retail tradizionale, per cui lo spazio logistico rappresenta un vero retro bottega a supporto dei circa 50 negozi monomarca. L’eCommerce, in forte crescita ma ancora migliorabile in termini di esperienza d’acquisto. Inoltre con l’acquisizione dei servizi logistici si aprono molte opportunità in ambito marketplace. Dal primo polo nella vostra sede a quello di Piacenza, grazie a quali performance avete compiuto il passo? L’elemento principale è stata la crescente consapevolezza che, oggi, il servizio rappresenta un valore aggiunto imprescindibile per accompagnare il nostro prodotto. A tal punto da rappresentare il vero elemento distintivo della nostra proposta. Non a caso, l’azienda ha vo-

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Lello Caldarelli, fondatore e direttore creativo di Antony Morato

luto investire nuovamente su se stessa e sulle sue capacità organizzative. Quali sono le caratteristiche dell’impianto? L’edificio realizzato da Vailog ha soddisfatto pienamente le nostre esigenze operative e risponde a elevati standard qualitativi di progettazione. La caratteristica principale dell’impianto riguarda l’efficienza tecnologica resa possibile grazie a un sistema di sorting wifi per lo smistamento automatico dei capi. Il sorter è concepito con un sistema GPML (Generatore Potenza Magnetica Lineare) che utilizza un alternatore su pista lineare, generando energia elettrica per induzione magnetica e senza contatto. Commissionato e realizzato da Fast Man Service, azienda che offre nuove tecnologie meccatroniche per la logistica, questo sistema innovativo permette di ottimizzare il contenuto del singolo pacco, garantendo così una maggiore efficienza nei tempi di spedizione e risparmiando su tempistiche

e gestione dei singoli prodotti all’interno di ciascun imballaggio. Quali le tempistiche per raggiungere la piena operatività? Già attivo, l’impianto sarà operativo a partire dal mese di luglio, quando verranno ultimate tutte le attività di trasferimento dei capi dai vecchi magazzini di Napoli. Il pieno regime verrà raggiunto a novembre con l’arrivo della nuova collezione SS20 che si integrerà alla distribuzione per i canali outlet e per l’eCommerce. La struttura sarà in grado di movimentare 60.000 capi al giorno in uscita. Forte il profilo sostenibile dell’infrastruttura. Quanto vale questo aspetto per il brand? La sostenibilità è il punto cardine dal quale siamo partiti per creare il polo logistico ed è per questo che abbiamo scelto un sistema che consente, a differenza dei circuiti a contatto, di impattare sull’ambiente in maniera sostenibile. In questo modo si evita la deposizione del pulviscolo e delle particelle grazie all’assenza di attrito, diminuendo l’inquinamento acustico ed evitando la propagazione di onde elettromagnetiche dannose per i lavoratori. La manutenzione, di conseguenza, si riduce al minimo grazie all’assenza di carboncini, pulviscolo ed emissioni di sostanze nocive. Dopo questo nuovo asset, quali saranno le tappe omnicanale di Antony Morato? Con l’acquisizione dell’intera gestione logistica, vogliamo implementare tutti i servizi necessari per fornire al nostro cliente finale un’unica esperienza di acquisto implementando processi di fullfillment integrati tra online e offline. La gestione integrata della disponibilità richiede, oltre ad una buona organizzazione informatica, soprattutto una centralizzazione delle scorte e una ottimizzazione delle giacenze tra negozio e magazzino centrale. N.G.



Gdo & somministrazione

Pam city : l’evoluzione del negozio di prossimità Andrea Zoratti, direttore del canale prossimità di Pam Panorama.

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ontestualmente all’inaugurazione del nuovo centro commerciale GranRoma, ha aperto i battenti lo scorso maggio il primo Pam city, il nuovo format di Pam Panorama. Lo store rappresenta la nuova generazione del negozio di prossimità urbana: uno spazio accogliente e sostenibile in termini di qualità, comodità e convenienza. Inoltre, Pam city abbandona la logica della promozione e attua una politica di convenienza continuativa declinata su tutti i reparti, attraverso un risparmio generalizzato ed evidenziato a scaffale. All’interno del percorso di acquisto si pone particolare attenzione al food-to-go, alla gastronomia e alla rosticceria, aree dove è possibile acquistare snack e piatti pronti da consumare a casa oppure presso la food hall, nell’Area Ristoro. L’assortimento è contraddistinto da una forte presenza delle eccellenze del territorio come frutta, verdura, salumi e formaggi che, oltre a offrire risparmio per i clienti, garantiscono un sostegno alle piccole e medie imprese locali. Il nuovo punto vendita ha

L’insegna in pillole Proprietà del format Pam Panorama Anno di nascita 2019 Numero di PDV 1

Numero di posti a sedere 15

Fonte aziendale

Scontrino medio n.d.

Tipologia di servizio Vendita anche assistita, self service, caffetteria self (è escluso il servizio al tavolo) 64

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a disposizione anche la qualità delle private label dell’insegna, che si contraddistinguono proprio per l’italianità: più di 200 referenze d’origine 100% italiana, di cui più di 100 a denominazione DOP, IGP e DOCG. Proprio in occasione degli taglio del nastro di Pam city, ne abbiamo esplorato le novità insieme ad Andrea Zoratti, direttore del canale prossimità di Pam Panorama. Quali gli obiettivi di questo nuovo progetto? La volontà dell’azienda è quella di presidiare anche direttamente, e non solo attraverso l’affiliazione commerciale, il segmento dei supermercati di piccola dimensione. Per farlo abbiamo sviluppato due formati con l’insegna Pam city, e quello che esordisce oggi è il più piccolo pensato per i centri città. Quindi si rivolge a una clientela molto giovane, che ha poco tempo per fare la spesa, garantendo la copertura dei bisogni con un assortimento assolutamente completo. A tutto questo si aggiunge l’attenzione per alcuni valori: il risparmio, il focus sulle aziende e i prodotti locali, il tema di salute e benessere. Come è nata questa apertura all’interno di un centro commerciale? È un’operazione replicabile? L’applicazione nel centro commerciale è atipica. Questo progetto era nato come la volontà di far evolvere l’esperienza del convenience Pamlocal e a GranRoma ci siamo trovati nella condizione di sperimentare il nuovo format che nel frattempo avevamo messo a punto. Non sappiamo se sarà una formula replicabile, sicuramente è compatibile con il target di questo centro commerciale e, pensando alle circa 600 persone che vi lavorano, la maggior parte di esse sono giovani per cui crediamo di riuscire a dare quell’integrazione della proposta in linea con l’esigenza di una spesa veloce, di tutti i giorni, che comporta un risparmio e la riduzione degli sprechi. Tema, quest’ultimo, su cui abbiamo investito molto, cercando anche di ridurre le confezioni con soluzioni monoporzione.

Come è organizzato il format e quali novità introduce? C’è un percorso breve che chiamiamo Food to go, accessibile proprio all’ingresso del punto vendita, dove il cliente può acquistare prodotti da consumare nell’immediato. Poi abbiamo pensato al “mangiare dopo”, quindi alla possibilità di trovare dei prodotti già pronti da portare a casa, che abbiamo preparato noi, piuttosto che delle selezioni di menu di prodotti pronti o di ricette che il cliente trova durante il percorso. Sono prodotti che si possono consumare anche nel punto vendita all’interno della food hall, anch’essa una soluzione nuova per noi, dove il consumatore, terminati gli acquisti o anche il percorso breve, può accomodarsi. Questo spazio è dotato di forno a microonde, di una macchina Nescafè che abbiamo in esclusiva in questo punto vendita e negli storelocal, e dei locker Amazon, presenti in virtù di un accordo che l’azienda ha stipulato per tutti i punti vendita. E a tendere stiamo sviluppando tecnologie con formule di pagamento ancora più fast rispetto a quelle che abbiamo installato in questo locale, che ci apprestiamo a sperimentare nelle prossime realizzazioni, dove porteremo importanti novità per proporre ai clienti una formula ancora più veloce, friendly e moderna. Quali, infine, i progetti di sviluppo di Pam city? Prevediamo di aprire altri punti vendita con il format piccolo di convenience store. Oggi, contestualmente all’opening del Pam city, a Roma in via Ravenna apriamo il centesimo Pam local, che è un format partito con tre progetti pilota nel 2013 e di cui abbiamo iniziato lo sviluppo nel 2014. Di Pam city, invece, abbiamo previsto tre aperture cittadine, cui se ne sommeranno molte altre in virtù di un piano di riconversione della rete esistente Pam che ci porterà a trasformare con questa formula dei supermercati di prossimità di impostazione tradizionale. Non solo a Roma ma anche in altre città. A.P.


#PerNonMangiarsiilFuturo

#StessoMercatoStesseRegole Firma anche Tu l’appello della #ristorazione alle istituzioni italiane La cucina italiana: orgoglio degli italiani, ispirazione per gli stranieri, ali e radici per chi viene e torna nel nostro Paese. In numeri, la nostra ristorazione vale 300mila imprese, 85 miliardi di fatturato e 43 miliardi di valore aggiunto all’anno per 1 milione di occupati. Meno puntuale, ma non meno strategico, il valore intangibile del settore in termini sociali, storici, culturali, antropologici e come volano dell’attrattività turistica e dell’intera filiera dell’agroalimentare del Paese. Ora, poi, il settore sta vivendo una popolarità senza precedenti, con gli Chef famosi come attori e contesi come influencer, a dimostrazione che la cucina - da sempre strumento di comunicazione - è appetibile anche come strumento di consenso. Bene, insomma, ma non benissimo. Questi risultati sono la punta di un iceberg fatto del lavoro di centinaia di migliaia di imprese che, con la loro professionalità, creatività e quotidianità, fanno la forza di questo settore, che riceve a parole grandi pacche sulle spalle, ma nei fatti rischia oggi un impoverimento senza precedenti. Ogni giorno nelle scelte politiche si incentivano settori che effettuano di fatto somministrazione, senza essere sottoposti alle stesse regole che si applicano alla ristorazione e ai pubblici esercizi in generale. Ci riferiamo agli operatori del settore agricolo, ai circoli privati, al terzo settore, ai negozi di vicinato, agli home restaurant, allo street food etc. Perché se non ti chiami “pubblico esercizio”, non importano i servizi igienici, la presenza di spazi per il personale, gli ambienti di lavorazione idonei, la maggiorazione sulla Tari e il rispetto delle normative di Pubblica Sicurezza.

La disparità di condizioni non genera nel mercato soltanto concorrenza sleale, ma finisce per impoverire il mercato stesso nel momento in cui le attività di ristorazione chiudono, magari per reinventarsi in esercizi più semplici, dove tagliare i costi del servizio e di preparazione, con effetti immaginabili sulla qualità del prodotto, sui rischi alimentari dei consumatori, sull’occupazione del settore e l’attrattività delle nostre città. Non chiediamo meno regole: chiediamo che vengano applicate le stesse regole per la stessa professione, anche a tutela e a salvaguardia dei 10 milioni di clienti che ogni giorno frequentano i Pubblici Esercizi. Non chiediamo meno concorrenza: auspichiamo, anzi, che ce ne sia sempre di più, ma per migliorare il mercato, non per renderlo più fragile. Non chiediamo privilegi o corsie preferenziali: chiediamo alle Istituzioni più attenzione e un tavolo, promosso dai ministeri competenti, con la partecipazione dei diversi attori della filiera - che apparecchi una visione strategica complessiva e consapevole per il settore. I sottoscrittori di questo appello hanno fatto degli investimenti qualitativi e del rispetto delle regole, un punto di merito e uno stimolo per migliorare la qualità del settore, tutelando le scelte di milioni di consumatori. È così che vogliamo difendere la categoria, quella delle imprese della ristorazione: salvaguardando il contributo che offre all’economia italiana, un contributo di varietà e, soprattutto, di qualità, tratto distintivo del Food in Italy che tutti conosciamo. E amiamo.

https://www.fipe.it/pernonmangiarsiilfuturo.html


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f servizi e fornitori News LCP SVELA IL NUOVO POLO LOGISTICO DI NOVARA

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na struttura logistica di 210.891 mq dal concept innovativo, progettata secondo dettami tecnologici e ambientali avanzati per ottenere i più alti livelli di certificazione LEED e del Protocollo Itaca. Ecco, in sintesi, l’ultimo polo presentato da LCP (Logistics Capital Partners) che sorge a Trecate (NO). Dopo il completamento dei progetti di Vercelli e Torrazza Piemonte per Amazon, LCP ha scelto la provincia di Novara per continuare a sviluppare il proprio business all’interno del corridoio Torino-Milano-Venezia. La nuova struttura logistica, la cui progettazione è stata commissionata allo studio di architettura The Blossom Avenue, è stata sviluppata all’insegna della massima flessibilità e consta di tre edifici per un investimento netto di 175 milioni di euro. I primi due edifici (A e B) per un totale di 162.235 mq, la cui costruzione terminerà a cavallo del 2019-20, saranno completamente personalizzati in ottica Built-To-Suit, sulla base delle richieste specifiche del cliente con cui LCP ha già firmato un contratto di locazione a lungo termine. Il terzo edificio, invece, con una superficie di 48.656 mq, sarà costruito nel corso del 2020 ed è disponibile per la locazione. Particolarmente innovativo il concept design, con la scelta di rivestimenti in pannelli sandwich d’alluminio dal colore grigio scuro, che rendono la geometria del volume squadrato, pulito e netto, in dialogo con gli elementi della campagna del territorio circostante, tipicamente lineari e semplici.

ZUMEX NEGLI USA: 25 ANNI CON MULTIFRUIT E NATURAL VENDING

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resenza di rilievo per Zumex all’NRA Show negli Usa dove ha celebrato i 25 anni di presenza sul mercato forte delle novità di prodotto: Multifruit e Natural Vending. Nel primo caso, si tratta della rivisitazione della centrifuga professionale con cui Zumex è sbarcata negli Usa nel 1994 conquistando subito le catene di supermercati più attente alla qualità del prodotto. Per quanto riguarda Natural Vending, invece, si tratta di un distributore automatico e intelligente di spremuta on the go. Un’esperienza di consumo rivisitata in chiave tecnologica grazie ai dispositivi del brand come un sistema di telemetria che permette pagamento cashless e un controllo a distanza del business vending con la gestione remota della rete installata via app. Dotata di un sistema di pulizia programmabile e di un curato design esterno più trasparente, Natural Vending rende molto più comoda la manutenzione e la gestione. Partner strategico per lo sviluppo del business dei succhi e leader mondiale da più di tre decenni del design e della produzione di soluzioni per la spremitura, Zumex è presente in più di 100 Paesi attraverso una vasta rete di distributori e cinque filiali.

TECNOARREDAMENTI ESALTA L’ARTIGIANALITÀ DI DON NINO

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all’incontro di giovani maestri artigiani di dolcezze e di altrettanto giovani amici, dalla condivisione delle passioni che da sempre li accomunano nasce Don Nino. Maestri gelatieri e pasticcieri che hanno fatto della bontà delle proprie creazioni una ragione di vita. Una bontà ottenuta dosando con sapienza gli ingredienti più buoni che la natura ha da offrire, nel pieno rispetto della tradizione. Da questi principi Tecnoarredamenti, azienda specializzata nella progettazione e realizzazione di spazi di vendita nel settore food-retail, ha realizzato i locali Don Nino mettendo in risalto l’artigianalità del prodotto e creando degli spazi accoglienti dove poter respirare i sapori di un tempo. A Roma, in piazza Fiume, Tecnoarredamenti ha realizzato un locale di 130 mq dedicati alla vendita e 40 mq di laboratorio. La cura dei dettagli si può percepire dalle lavorazioni dei frontali dei banchi in legno sbiancato e dai cassetti retroilluminati con maniglie vintage. Il cementino utilizzato nel pavimento e le decorazioni con piastrelle grigio antracite e bianche fanno percepire un’armonia del design e creano un’atmosfera che spinge il cliente a sentirsi a proprio agio.

STROILI SCEGLIE CONTACTLAB PER LA SUA STRATEGIA DIGITALE

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l brand di gioielleria Made in Italy, Stroili, ha deciso di investire nella Contactlab Marketing Cloud per unificare l’interfaccia tecnologica attraverso cui gestire le informazioni sui clienti provenienti dal retail, dall’eCommerce e dalle attività di marketing. Dati che, una volta raccolti, saranno utilizzati per implementare le migliori strategie aziendali. Grazie a questa novità, Stroili punta a capitalizzare la sua capillare presenza sul territorio con un’altrettanto adeguata conoscenza della clientela

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così da porre in essere offerte sempre più personalizzate. Potendo centralizzare le informazione marketing su un’unica piattaforma, il brand riuscirà a realizzare una relazione più fluida con il cliente. «Contactlab ci ha offerto le sue competenze per trasformare i dati in decisioni aziendali. Il nostro percorso di trasformazione digitale sposa il loro approccio nel quale sono i dati e la capacità di interpretarli e sfruttarli a guidare le strategie di marketing», ha spiegato Nicola Saraceno, ceo di Stroili.


GRUPPO MASSERDOTTI GUIDA L’EVOLUZIONE DIGITALE

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brand sono in cerca di nuovi significati in ottica relazionale per i propri store e puntano con decisione verso intelligence analytics e digital signage. Settore in cui li attende il Gruppo Masserdotti che, forte di una storia cinquantennale nel panorama della visualcom e fra gli acceleratori della digital transformation con il brand Dominodisplay, ha scelto di abbracciare una nuova brand identity sintetizzata nel payoff “Image evolution”. Così, alla digital decoration, che permette di vestire gli spazi senza costosi interventi di muratura, Masserdotti associa la versatilità dei sistemi multimediali con molteplici funzioni quali offrire una scoperta multisensoriale del prodotto, personalizzare il percorso di acquisto, favorire l’accesso alle informazioni. «Il consumatore è al centro e vive esperienze sempre più immersive e fluide, a contatto con la marca. La tecnologia in-store potenzia l’attività di

FONZARELLI’S CRESCE GRAZIE A GUTTADAURO NETWORK

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n nome che è già un programma meritava un “finale” da film. Fonzarelli’s sceglie Guttadauro Network per assicurarsi una soluzione di back-office evoluto che sappia rispondere alle esigenze di organizzazione e continuità di un brand emergente. Dal nome di uno dei protagonisti della serie Happy Days, dal 2018 Fonzarelli’s si caratterizza per il suo concept che ripropone il diner americano anni ’50. Dietro all’offerta, che prevede un menù all day long, il brand ha saputo mettere in campo un servizio di prima qualità che non prevede soluzioni di continuità dal magazzino allo scontrino. Per farlo, si è affidata a Guttadauro Network: grazie a StockStore BackOffice, infatti, Fonzarelli’s è in grado di tenere traccia di ogni processo logistico, attraverso un sistema centralizzato che consente alla direzione di gestire gli ordini fornitori in maniera ottimale, tenendo sotto controllo lotti di produzione e scadenze per dare contezza delle giacenze e della disponibilità di ogni prodotto in modo puntuale e preciso. L’integrazione nativa di StockStore BackOffice con il transazionale di cassa TCPOS Zucchetti, fa sì che lo scarico degli articoli di vendita e le relative materie prime sia automatizzato, il che rende più funzionale e immediata ogni procedura associata. In questo modo sono eliminati i possibili casi di out of stock, ricevendo alert con riordini automatici al raggiungimento della soglia minima impostata per ogni punto vendita.

branding, migliora la customer satisfaction e favorisce l’engagement», ha spiegato Davide Turatti, direttore marketing del Gruppo Masserdotti. Imminente il lancio della nuova divisione che punta al textile printing con l’implementazione di esclusive tecnologie industriali. Investimenti orientati ad ampliare l’offerta con prodotti che rispondono anche all’esigenza della sostenibilità ambientale, puntando sull’utilizzo del tessuto che grazie alla totale riciclabilità garantisce un percorso di economia circolare.

SAFECHARGE SI ESPANDE NEL RETAIL CON MANDARINA DUCK

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irmato l’accordo di collaborazione fra SafeCharge e Mandarina Duck per lo sviluppo della tecnologia di pagamento. Il noto brand italiano di pelletteria e articoli da viaggio ha deciso di affidarsi al provider di soluzioni digital payment per espandere ulteriormente le vendite a livello internazionale grazie all’utilizzo di una piattaforma per le transazioni affidabile e senza soluzione di continuità. Attiva dal 1977, Madarina Duck è stata protagonista di una forte crescita dopo l’acquisizione da parte dei coreani di E-Land. E, per mantenere positive le performance, ha deciso di rafforza la sicurezza e il tasso di conversione del proprio canale eCommerce affidandosi a SafeCharge. La soluzione adottata è stata la Checkout Page: una pagina di pagamento personalizzabile progettata per offrire agli acquirenti un’esperienza di pagamento lineare e immediata sia su web che su smartphone. Il processo è particolarmente rapido e prevede una prima analisi di massima: solo le transazioni apparentemente sospette vengono sottoposte a ulteriori, specifiche verifiche di autenticazione. «Il nostro obiettivo – ha commentato Umberto Corridori, senior vice president sales EU di SafeCharge – è aiutare le aziende partner a incrementare il volume delle vendite offrendo un ambiente di pagamento sicuro, con feedback che finora si sono rivelati estremamente positivi».

TOGNANA, DALLA VENDITA ALLA CONSULENZA CON T-SHOP

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reare la giusta vetrina, curare il layout, l’assortimento e la disposizione dei prodotti all’interno del punto vendita sono attività imprescindibili per una realtà di successo. Per questo Tognana, azienda nata nel 1946 e specializzata nella produzione e distribuzione di porcellane da tavola, pentole, decorazioni e complementi d’arredo, ha lanciato T-Shop. Si tratta di un sistema sinergico di esposizione fornitura e consulenza attraverso cui Tognana sostiene i retailer, ottimizzando le potenzialità degli store: in base allo spazio disponibile nel punto vendita e alla tipologia di clientela sarà possibile selezionare la fornitura e l’arredo più idonei. Per l’azienda si tratta di un’evoluzione del proprio business che riesce a riunire tradizione e modernità non solo in termini di prodotti e design, ma anche nell’approccio con il trade. Attivo da giugno, il concept T-Shop si caratterizza come corner modulare da allestire in negozio per valorizzare al meglio i prodotti Tognana e fornire ai clienti le informazioni necessarie per acquistare in modo consapevole. Il marchio mette inoltre a disposizione dei rivenditori anche la consulenza di un team qualificato nel layout del punto vendita con un supporto su misura nella scelta della soluzione espositiva migliore in modo da offrire una brand experience di livello superiore. luglio · agosto 2019 | retail food

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f International News LA FIRMA DI DESIGN INTERNATIONAL SULL’ADA MALL DI BELGRADO

ARCADIA SALVA IN EXTREMIS, MA SI PREVEDONO 50 CHIUSURE

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naugurato, lo scorso 24 maggio, il nuovo centro commerciale di Belgrado, Ada Mall, si inserisce nel cuore della città, forte di una posizione strategica tra l’affollato quartiere residenziale di Banovo Brdo e l’isola Ada Ciganlija, vivace quartiere sul fiume Sava. La firma sul nuovo shopping center, caratterizzato da una Gla di oltre 34mila mq e da una destinazione food&leisure, è della nota società di architettura Design International, mentre l’iniziativa è stata commissionata da GTC, azienda operante nel campo dello sviluppo immobiliare. Il progetto architettonico, curato da Lucio Guerra, coo di Design International, è stato espressamente pensato per accogliere un numero elevato di visitatori, presentandosi come naturale collegamento multilivello tra il quartiere residenziale alle spalle e l’area ricreativa di fronte. Ben collegato alla rete di trasporti pubblici, il centro offre anche un parcheggio multipiano, con capienza totale di circa 1.000 posti auto. Il tenant mix include un supermercato, brand di moda internazionali e locali, un cinema multisala e un’ampia selezione di ristoranti, bar e caffetterie, che sono parte integrante del panorama culturale di Belgrado. In totale si tratta di oltre 140 unità, dislocate su cinque piani.

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retail food | luglio · agosto 2019

TATA GROUP LASCIA INDITEX PER SVILUPPARE WESTSIDE E ZUDIO

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opo un decennio da distributore e gestore dei negozi dei marchi Inditex in India, Tata Group ha deciso di mettersi in proprio e iniziare a costruire il proprio impero del fashion puntando su un catalogo di articoli a prezzi bassi. Attraverso il proprio braccio retail, Trent Ltd (che gestisce anche la supply chain e garantisce un rinnovo del campionario ogni 12 giorni per un totale di 300 nuovi stili ogni settimana), Tata Group espande il suo raggio d’azione confermandosi come la maggiore conglomerata indiana. Il piano di sviluppo prevede l’apertura di 40 punti vendita a marchio Westside e un centinaio di store dell’insegna Zudio (dove niente costa più di 15 dollari). L’offerta si rivolge a un pubblico giovane, che segue gli ultimi trend ma non ha il potere d’acquisto necessario per assicurarsi un capo Zara: meno di un quarto della popolazione ha un reddito annuo di 8.500 dollari. «La classe media sta crescendo, i redditi si stanno alzando e i nostri connazionali stanno viaggiando sempre di più. Noi dobbiamo tenere il passo e crescere velocemente dopo aver costruito una certa expertise nel corso degli ultimi anni», ha affermato Noel Tata, chairman di Tata Group. All’orizzonte, però, rimangono le sfide dell’eCommerce (di cui l’India è un vero e proprio laboratorio internazionale) e la complicata situazione immobiliare che rende difficile trovare gli spazi adeguati per format di grandi dimensioni.

hilip Green ce l’ha fatta, ha salvato Arcadia dai creditori assicurandosi un accordo con i landlord dei brand che l’azienda gestisce in Gran Bretagna dove ha una rete di 570 negozi stand alone con i marchi Topshop, Burton, Dorothy Perkins, Topman, Wallis, Evans, Outfit e Miss Selfridge. Il piano di ristrutturazione di Arcadia, tuttavia, prevede la chiusura di 50 store e il licenziamento di mille dipendenti. La svolta è arrivata a metà giugno, quando la famiglia Green è riuscita a vincere le resistenze dei landlord e la fiducia dei creditori. All’inizio, sul tavolo, la proposta formulata assieme agli esperti di Deloitte e il consulente GCW, prevedeva di cedere il 20% del capitale e investire 50 miloni di sterline negli store come parte di un piano di salvataggio da 135 milioni. Cifre che non hanno acceso l’entusiasmo delle parti in causa. Alla fine l’accordo si è trovato attorno a un finanziamento da 9,5 milioni di sterline per tre anni cosicché le chiusure si potessero abbassare dal 70 al 25%. «Sono fiducioso sul futuro di Arcadia e la nostra abilità di fornire ai consumatori la migliore esperienza multi-channel possibile, offrire loro la moda che chiedono e ispirarli verso una rinnovata fedeltà ai nostri marchi che supporti la crescita a lungo termine», ha commentato Ian Grabiner, chief executive di Arcadia Group.


BARNS&NOBLE NELLE MANI DI ELLIOT ASSIEME ALLE LIBRERIE WATERSTONES

NORDSTROM TENTA IL RILANCIO TRA FOOD, OMNICANALITÀ E FORMAT LOCAL

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ovità in casa Nordstrom che punta su omnicanalità e food per rilanciare l’omonimo brand di abbigliamento maschile a partire dalla prossima apertura prevista per ottobre a New York: un flagship di 30mila mq di spazio commerciale. L’obiettivo per Nordstrom è quello di invertire la tendenza delle ultime performance che, nel primo trimestre del 2019, hanno registrato ricavi per 3,44 miliardi di dollari, in calo del 3,3% e contro le stime che prevedevano il raggiungimento di quota 3,5 miliardi. L’introduzione di una proposta food non sarebbe una novità assoluta per Nordstrom che aprì il suo primo ristorante ormai 40 anni fa e attualmente gestisce una ventina di concept differenti per un totale di 253 spazi dedicati all’interno di 119 punti vendita. Nello specifico, il progetto del nuovo flagship prevede un totale di sei offerte food&beverage. Tra queste, spiccano quelle curate da due chef come Ethan Stowell (che aprirà il format Wolf, spin off del proprio ristorante How To Cook a Wolf a Seattle) e Tom Douglas (con la pizzeria Jeannie’s e il fusion Hani Pacific). A completare l’offerta, ci saranno Broadway Bar (nome dell’omonimo bar di New York), Bistro Verde (format pensato per le famiglie con tanto di patio per pasti all’aperto) e Shoe Bar (principalmente cocktail). Oltre al food, però, Nordstrom sta spingendo anche sull’omnicanalità grazie ai servizi Bopis e Boss. Due acronimi che stanno, rispettivamente, per buy online, pick up in store e buy online, ship to store. Bonmarché

KOHL’S MIGLIORA L’INVENTARIO E CHIUDE I DISCOUNT OFF/AISLE

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uova proprietà per la catena di libreria americana Barns&Noble che finisce nel portafoglio dei brand dell’hedge fund Elliott Management per una cifra intorno ai 638 milioni di dollari. Nell’accordo di acquisizione, anche la nomina di James Daunt (attuale ceo di Waterstones) ad amministratore delegato. L’operazione chiude così un periodo tormentato per Barns&Noble che ha visto passare il brand attraverso una mancata fusione con WHSmith, continui cambi al vertice (4 ceo in altrettanti anni) e vendite in calo (e perdite per 17 milioni di dollari nel 2018). Con i suoi 627 store in 50 stati a stelle e strisce, Barns&Noble rappresenta il maggior rivenditore fisico di libri negli Usa (a cui si associa anche un’attività editoriale propria). Un pacchetto di negozi che sarà rivitalizzato dalle best practice già sperimentate da Waterstones che, si legge in un comunicato, «è riuscita a raddrizzare le vendite e raggiungere profitti sostenibili grazie a una strategia di investimento sulla rete e sui team di venditori locali». Nel 2018, infatti, Elliott aveva già messo le mani sulla catena di librerie inglesi per 279 milioni di dollari che nell’ultimo anno fiscale ha fatto segnare vendite per 490 milioni di dollari. Ora, la strategia prevede di mantenere autonomi i due brand ma affidarli allo stesso menagement che, nel frattempo, ha già avviato un piano di espansione che prevede l’utilizzo di format e layout più simili a quelli di una libreria indipendente. L’idea è quella di dar vita a una galassia di librerie autonome piuttosto che a una catena omogenea, in cui l’offerta sia costruita a misura dei gusti delle comunità locali.

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durata solo quattro anni l’avventura di Kohl’s nel settore discount: da agosto i punti vendita a insegna Off/Aisle chiudono i battenti. La causa, secondo fonti aziendali, sarebbe il nuovo sistema di inventario che non consente di rifornire in maniera adeguata i quattro store presenti negli Usa. Nato per rimettere in commercio, a prezzi scontati, i prodotti riconsegnati dai clienti nei department store di Kohl’s, il network Off/Aisle occupava una superficie totale di circa seimila metri quadri. La scelta di Kohl’s, quindi, non sarebbe frutto di un insuccesso. Piuttosto, dietro la prossima chiusura degli store Off/Aisle ci sarebbe un esperimento andato a buon fine per quanto riguarda la gestione dell’inventario. Il tema, sempre più cruciale per i brand che decidono di sviluppare nel canale brick&mortar, è lo stesso che ha portato altre aziende a intraprendere la strada del discount. Fra questi anche Macy’s con il suo format Backstore e Nordstrom attraverso corner dedicati (Rack, letteralmente: scaffale, rastrelliera) all’interno dei propri negozi. «Abbiamo imparato un sacco da questi test, compreso il fatto che la nostra forza e i continui miglioramenti in termini di gestione dell’inventario lungo tutta la filiera non ci permettono più di rifornire appropriatamente i negozi Off/Aisle», ha scritto in un comunicato ai dipendenti Jon Grosso, vicepresidente esecutivo di Kohl’s. luglio · agosto 2019 | retail food

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f Vetrina San Benedetto disseta l’estate con Amor Mio Doppio gusto per Amore mio, la nuova linea Horeca di San Benedetto. Una ricetta fresca ed effervescente con un ridotto apporto calorico (-30% rispetto ai contendenti sul mercato) caratterizza Mandaring Orange e Lemon. Entrambi distribuiti in bottiglia di vetro dal formato 0,25 litri, i due articoli rispondono alle esigenze di chi cerca una pausa rinfrescante nel caldo estivo.

Bonduelle al gusto di cereali e prodotti tipici Il piacere, secondo Bonduelle, ha il gusto dei cereali e dei prodotti tipici. Almeno stando alla gamma Cereallegre e Le Regionali, ultime linee di prodotto lanciate sul mercato. Nel primo caso si tratta di un mix di cereali e verdure capaci di dare nuovo colore alla pausa pranzo. Le Regionali, invece, sono insalate ricche dei sapori del territorio. Due soluzioni in cui gusto, equilibrio e comodità si fondono per arricchire di colore i pasti fuori casa.

Natfood porta Cremosito al bar Caffè al bar? Meglio una crema, visto il caldo. Meglio se Cremosito di Natfood, azienda nata nel 1999 e specializzata nel canale Horeca. Più cremosa e mantecata rispetto alle preparazioni tradizionali, senza cristalli di ghiaccio e ideale per ogni momento della giornata, Cremosito è disponibile anche nella versione senza latte e derivati, adatta agli intolleranti. Birra Morena lancia la bionda lucana Una lager con il 4,8% di gradazione alcolica è l’ultima arrivata in casa Birra Morena. Si tratta, più precisamente, di Birra Lucana: malto d’orzo proveniente al 100% dalla Basilicata e un processo di fermentazione naturale che racchiude in sé i colori e i sapori del suo territorio. Disponibile sia in bottiglia da 0,33 o 0,66 che in fustino da 30 litri, Birra Lucana punta a rinfrescare le serate estive.

Coca-Cola si impegna nel biologico con Honest Un nome che dice tutto. O almeno così pare quando sull’etichetta si legge Honest, ultima referenza lanciata da Coca-Cola. Un tè del tutto biologico a cui si aggiungono gusti fruttati all’interno di comode bottigliette di vetro da 0,3. Venduto solo in selezionati negozi, Honest si può gustare al sapore di limone e fiori d’arancia, oppure lampone e basilico.

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Pepsi, stesso gusto ma niente caffeina Continua l’innovazione in casa Pepsi che amplia la gamma degli “zero zucchero” con una referenza che non ha bisogno di caffeina per continuare a garantire lo stesso, classico sapore. Si tratta di Pepsi Max Zero Caffeina: dal design accattivante, disponibile nei formati 0,33 e 1,5 litri, il nuovo gusto completa l’offerta dell’azienda americana che già prevede Regular, Twist e Light.



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f La Foto

Milano-Cortina 2026 è realtà, almeno sulla carta. Il Cio ha scelto l’Italia come sede delle Olimpiadi invernali del 2026. Una decisione che avrà grandi impatti sulla città meneghina, a cominciare dal Villaggio Olimpico che dovrebbe rientrare nel piano di riqualificazione dello Scalo Ferroviario di Porta Romana. I lavori inizieranno nel 2022 e, dopo la manifestazione, gli edifici ospiteranno un campus per studenti. ¢ 72

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retailfood TRAVEL RETAIL SHOPPING CENTER

PRE NOT A UNO SPA ZIO PUB BLIC ITAR IO In occasione di

MAPIC - THE INTERNATIONAL RETAIL PROPERTY MARKET 13-15 Novembre 2019 - Palais des Festivals, Cannes, France

retail&food propone un’esclusiva vetrina

ai landlords, ai brand e ai fornitori Speciale Mapic Cannes 2019 nel numero di novembre di retail&food. Extratiratura e distribuzione in fiera. IONE Z A T O EN 19

0 R CON P0 SETTEMBRE 2

ENTRO

IL 3

Visibilità del logo con link al sito aziendale in una newsletter promozionale inviata a più di 8.000 contatti mirati quindici giorni prima della fiera

DOPPIA PAGINA • PUBBLICITÀ TABELLARE o PUBBLIREDAZIONALE con pdf fornito dal cliente • PUBBLICITÀ TABELLARE (pagina destra) e PUBBLIREDAZIONALE (pagina sinistra) a cura della redazione • PUBBLIREDAZIONALE su doppia pagina a cura della redazione

per info e prenotazioni: Roberta Motta - Sales Account tel. 023451230.226 - roberta.motta@edifis.it

RETAIL&FOOD È MEDIA PARTNER DI MAPIC 2019



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