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OK l’automazione, mancano le tre C

Alcune testate internazionali hanno definito l’avventura iper-tecnologica di Amazon “una soluzione a un problema che non esiste”. In questo momento i sensori, le telecamere e l’app sono un bel giocattolo che può funzionare per una visita o due, ma ha costi molto alti e non risolve e non migliora l’esperienza dei consumatori a caccia di offerte, varietà, prezzi convenienti. L’automazione robotica e l’intelligenza artificiale hanno già preso piede a livello globale nella gestione del magazzino, nella supply chain, l’ordinazione di cibo e il checkout della spesa. Non tutte le soluzioni automatizzate, tuttavia, si stanno dimostrando apprezzate dai clienti o redditizie per i rivenditori. Tanto che anche Amazon in queste settimane ha rivisto i suoi piani di sviluppo retail e ha chiuso alcuni store. “Che sia una fase scontata di riorientamento di un business in costante crescita fino a poco fa o un ripensamento dovuto all’equilibrio finanziario o al gradimento insufficiente da parte dei consumatori, il discorso cambia poco”, ha scritto Mario Sassi nel suo blog (www.mariosassi.it). “Nello specifico del retail è chiaro che Amazon Go necessita forti investimenti in risorse umane e di gestione e che la tecnologia

Battuta d’arresto per l’avventura retail di Amazon, chiudono 9 store

La tecnologia “Just Walk Out” è stata sviluppata da Amazon e introdotta per la prima volta negli Stati Uniti nel 2018 nel primo store fisico di Seattle. Dopo quel debutto, sono stati aperti 28 store negli Usa (Amazon Go) e 19 nel Regno Unito (Amazon Fresh). Il gigante del commercio elettronico pensava in grande, pianificando il lancio di 260 supermercati “cashierless” in tutto il Regno Unito entro il 2025. Ma negli ultimi mesi l’espansione retail ha subito una battuta d’arresto, a partire dagli Usa dove 8 negozi americani, ha dichiarato la società, saranno presto chiusi. “Come qualsiasi rivenditore fisico, valutiamo periodicamente il nostro portafoglio di negozi”, ha dichiarato la portavoce Jessica Martin. “In questo caso, abbiamo deciso di chiudere alcuni negozi Amazon Go a Seattle, New York City e San Francisco”. È recente, inoltre, la notizia della chiusura dello store inglese a Dalston, dopo due anni nel punto vendita di per sé non porta a un aumento delle vendite. Occorre sempre considerare che un negozio fisico è in equilibrio se i clienti lo scelgono per la qualità e per la convenienza che propone. La tecnologia resta uno strumento importante ma aggiuntivo alle famose tre C: contenuto, convenienza e comunicazione”, dice Sassi. dall’apertura, e quella delle 68 sedi Amazon Books negli Usa. Oggi la big tech combatte l’aumento dei costi e assiste a un calo degli utili. Nel 2022 ha registrato una perdita netta di 2,722 miliardi di dollari (2,49 miliardi di euro) nel 2022, in calo rispetto all’utile di 33,364 miliardi di dollari (30,525 miliardi di euro) del 2021. I ricavi, invece, hanno raggiunto i 513,983 miliardi di dollari (470,25 miliardi di euro), con un aumento del 9,4% rispetto ai 469,822 miliardi di dollari (429,846 miliardi di euro) dell’anno precedente. L’aumento dei costi per Amazon ha fatto salire le spese operative del 12,8% a 501,735 miliardi di dollari (458,821 miliardi di euro), soprattutto per quanto riguarda vendite, logistica, tecnologia e marketing. La big tech ha quindi annunciato 18.000 licenziamenti, pari al 6% della sua forza lavoro. Un bel colpo per l’azienda. Per fortuna, durante la nostra visita in incognito nello store londinese “Just Walk Out”, il personale (tranne alle casse, che non esistono) non mancava. Anzi, abbondava. Un bel paradosso.

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