retail&food ANNO 7 NUMERO 10 OTTOBRE 2012 • e 3,00
In caso di mancato recapito inviare al CMP di Milano Roserio per la restituzione al mittente previo pagamento resi
LUOGHI DI VIAGGIO • SPAZI COMMERCIALI
Il lusso che non possiamo permetterci
Musei e Gallerie: occasioni sprecate Negli ultimi cinque anni è diminuito il numero di bookshop, caffetterie e servizi vari. Una rinuncia alle uova d’oro in tempo di crisi...
Parola di
UCI Cinemas
Analisi mercato Design e arredo
Dossier aeroporti Bari
NEWS PRIMAE NOCTIS Aeroporti, confusione sotto i cieli
L'OPINIONE
«Le imprese siano protagoniste»
Mentre nel mondo i musei si trasformano in multinazionali della cultura, i nostri si riempiono di polvere perché manca una adeguata politica gestionale che dovrebbe permettere una corretta manutenzione e la fruibilità soprattutto dei bellissimi musei cosiddetti “minori” . Oggi lo Stato non è in grado di garantire risorse maggiori di quelle stanziate e in diverse situazioni si riscontra l’inefficacia del pubblico nel garantire livelli di eccellenza. La scarsità dei fondi disponibili si può risolvere invogliando i privati a farsi carico delle attività che fino ad ora sono state appannaggio dello Stato, creando le condizioni per renderne più “appetibile” l’intervento. Al momento il ruolo riservato ai privati è troppo marginale e concede loro pochi spazi di manovra. È certamente positivo che oggi in molti musei si possa godere dei servizi di librerie specializzate ma sarebbe meglio se il dinamismo imprenditoriale dei privati fosse mobilitato anche nella gestione e promozione di tali realtà. Far crescere il settore vuol dire liberarlo dai troppi vincoli che lo caratterizzano e avviare un processo produttivo completo in cui alle imprese possa essere attribuito il ruolo di protagonisti del processo stesso. E su questo punto purtroppo il quadro della relazione pubblico-privato presenta ancora forti criticità. Se ormai è idealmente accettato che le attività culturali possano essere organizzate in forma di impresa, nella pratica si preferisce che le modalità e gli strumenti operativi restino inseriti o fortemente collegati alla sfera pubblica. Certo, siamo consapevoli che non tutte le liberalizzazioni sono positive, ma peggio di una liberalizzazione mal riuscita è nessuna liberalizzazione. Intervenire con riforme coraggiosamente e direttamente sulla burocrazia che impedisce il rinnovamento è la vera modalità che ci potrà traghettare fuori dalla crisi.
Editoriale
Mentre chiudiamo questo numero della rivista si susseguono notizie importanti, e per certi versi inquietanti, relativamente agli spazi abitualmente seguiti da retail&food. Il fantasmatico ministro Passera, che tanto potrebbe e poco conclude, ha nuovamente riaperto il “dossier aeroporti” per affermare che lo scalo di Linate sta cannibalizzando Malpensa e quindi va fortemente ridimensionato. Nel frattempo Aeroporti di Roma, che con le sue aerostazioni continua a garantire performance di livello scadente ai suoi pur numerosi passeggeri – sporcizia in primis – conclude repentinamente il suo rapporto con Marco Treggiari, Vice Presidente della società con mandato di gestire le attività commerciali dei due scali romani. Questo dopo aver ceduto la gestione dei duty free ai francesi di Lagardére, e mentre si è in procinto di cedere anche quella dei parcheggi. Intanto gli scali medi o medio-piccoli navigano a vista tra gare che vanno deserte (Torino), azionisti che battono in ritirata (enti locali) e strategie di sviluppo molto fumose. Non mancano le valide eccezioni, ça va sans dire, ma lo scenario di uno dei canali retail di più recente e promettente sviluppo lascia davvero perplessi. E non per elementi esterni o macroeconomici. Né per questioni relative alla gestione pubblica o privata. Gli aeroporti godono, tutto sommato, di un continuo e progressivo sviluppo, in termini di numero di passeggeri. Ad essere evidentemente inadeguato – per sfruttare al meglio questo ricco canale – è la classe politica (a quando l’approvazione del Piano Aeroporti, o Passera?) e, in troppi casi, il management delle società di gestione, prigioniero di logiche antiche e scarsamente produttive. Il passeggero al centro, gli aerei in pista, il business di conseguenza.
Patrizia Asproni, presidente di Confcultura
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Anno 7 numero 10 ottobre 2012
n° 10 ottobre 2012
SOMMARIO 37
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28 20 NEWS PRIMAE NOCTIS Aeroporti, confusione sotto i cieli
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Russia e Brasile, oltre alla Cina, sono i biglietti da visita di questa edizione
R&f News
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Fiere/2 - Retail Real Estate Mapic, è l’anno della maturità La diciottesima edizione del salone internazionale dell’immobiliare commerciale sta per prendere il via. Se i dati del 2011 saranno riconfermati, tra il 14 e il 16 novembre si riuniranno all’interno del Palais des Festivals di Cannes circa 8mila partecipanti e 2.300 retailer. Paese ospite d’onore nella versione 2012 sarà la Russia
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I Convegni di Ristorando Ristorazione 2012: focus su centri commerciali e aeroporti La due giorni di incontri organizzata dalla rivista Ristorando torna a ottobre nella sede del Centro Congressi Le Stelline, a Milano. Una dozzina gli appuntamenti in agenda, tra il 4 e il 5 del mese, con decine di relatori provenienti dal mondo della ristorazione in concessione, commerciale e collettiva
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Le iniziative di retail&food Chicago Retail Tour, appuntamento a fine mese In un’economia che riparte come quella Usa, la “Windy City” è particolarmente attrattiva. Nel seminario del 17 settembre di Confimprese si è parlato delle opportunità per i marchi italiani e del tour per aziende che r&f organizza per incontrare i vertici di aeroporti, associazioni ed enti
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La nuova geografia dei quartieri espositivi d’Asia In Cina è la fiera del mondo
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Dossier Aeroporto Bari, pronti a cambiare tutto Una nuova ala, a est del terminal, sarà terminata entro l’estate 2013. Avrà 15 spazi per negozi e ristoranti su 1.400 mq. Intanto altre importanti concessioni sono in scadenza. Mentre sul fronte commerciale sono arrivate le fidelity card, l’e-commerce e il wi-fi gratuito
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Parola di…Stefano Salvischiani Uci Cinemas, il segreto è imparare dal retail
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Cosa occore sapere per... Il commissionario alla vendita
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Osservatorio prezzi Musei: la ristorazione rimane un lusso Le location di assoluto prestigio inducono gli operatori a presentare listini al di sopra della media di mercato. La medesima rilevazione condotta nel 2010 evidenzia ad oggi un sensibile aumento dei prezzi, ma non mancano le eccezioni. È un ricordo, ormai, il caffè a meno di un euro
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star trek food Destinazione Cibiamo
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prima pietra Auchan di Mestre, salto di categoria nel 2013 Entro un anno il centro commerciale lagunare raddoppierà la propria gla, passando da circa 12mila mq a quasi 29mila. Di grande impatto saranno le quattro medie superfici e i 52 negozi che troveranno posto nella nuova ala. Poche le informazioni rilasciate dal gestore
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taglio nastro Retail Park a Campi Bisenzio: il nuovo petalo di Gigli City Il complesso di Eurocommercial Properties alle porte di Firenze ospita una nuova attrazione. A giugno è stato inaugurato il parco commerciale con quattro unità non food e una di ristorazione. Tra questi solo il marchio Terranova inaugurerà il 6 ottobre.
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WRC 2012 - A comic story World retail congress 2012
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Fiere/1 - Duty free e travel retail Tfwa, com’è grande il mondo Torna dal 21 al 26 ottobre la fiera di Cannes dedicata al duty free e travel retail. Record di espositori e una maggiore attenzione a
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L'impasse dei servizi aggiuntivi Musei, che succede dopo Resca? A due anni dalla pubblicazione, le gare per i servizi dei principali poli museali italiani sono in alto mare, affossati dai ricorsi. Confcultura: «annullarle e far partire il project financing»...
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Analisi mercato Arredamento, sobri alla meta È probabilmente finita un’era, quella dei negozi dagli arredi elegantissimi realizzati senza badare a spese...
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Mystery on board Iberia, dopo la partenza fine della magia
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Dossier concessionarie autostradali Autostrade Siciliane, gara infinita e servizi al lumicino
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international
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stazionario
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ferry porti
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vetrina
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la foto
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la pulce nell'orecchio Gelatai-gioiellerie, ne vale la pena?
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Rubriche stock option 4 Retail 3.0 5 obiettivo personale 11 Orient express 16 Mercati in fiera 72
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News
Marcopolo Expert: doppia apertura a settembre
Quasi 3.000 mq in più per l’insegna Marcopolo Expert. Lo scorso 15 settembre hanno aperto due nuovi maxistore della catena di elettronica: uno a Perugia e l’altro a Bari. Il primo è un free standing da 1.670 mq con 15 dipendenti, il secondo si estende su 1.300 mq presso il centro commerciale Mongolfiera e dà lavoro a 23 persone.
CityLife: è Larry Smith il super consulente
Il know how nella commercializzazione e nella gestione di numerosi tra i più importanti centri commerciali in Italia è valso a Larry Smith il ruolo di super consulente per la piattaforma retail del progetto di CityLife a Milano. La notizia è stata comunicata dalla stessa società guidata dall’amministratore delegato Corrado Vismara a inizio settembre. Il nuovo quartiere milanese, ubicato nei terreni ex Fiera, vedrà la nascita dello Shopping District CityLife, che si estenderà su 20mila mq con circa cento negozi. Il progetto si completa con una fermata della metropolitana M5, 164mila mq di residenze, 105mila mq di strutture direzionali distribuiti su tre torri e un parco pubblico di 170mila metri quadrati.
Milano-Roma: la concorrenza scalpita
S
tabilito dall’Antitrust che il treno alta velocità non può considerarsi un concorrente diretto dell’aereo sulla rotta ad alta marginalità Milano-Roma, numerose compagnie si dichiarano pronte a strappare importanti quote di mercato ad Alitalia. La fatidica data entro cui si dovrà delineare il quadro della situazione è il 28 ottobre. I pretendenti al momento sono almeno sette, tra i quali segnaliamo per le recenti dichiarazioni Meridiana e Blue Panorama. «Non mi pare che le cose siano cosi chiare e attendiamo le decisioni dell’Antitrust. Noi siamo pronti a entrare in concorrenza anche su questo segmento», ha dichiarato a inizio settembre Giuseppe Gentile, presidente e amministratore delegato di Meridiana. Sulla stessa frequenza è sintonizzato Franco Pecci, presidente del gruppo Blue Panorama (società detentrice di Blu-express): «Abbiamo le macchine e la struttura per gestire bene anche la Milano-Roma. Aspettiamo un segnale positivo. Di questi tempi potrebbe dare un sussulto a tutto il mercato». •
Stock option BUY
NEUTRAL
SELL
Deichmann: il negozio è online
Da semplice scommessa l’ecommerce è diventato ormai un canale di vendita con una propria dignità e complementare rispetto a quello tradizionale. A settembre è stato il noto brand tedesco di
calzature low cost, Deichmann, a presentare il nuovo negozio online, accessibile dal sito www. deichmann.com. Lo shop virtuale è attivo tutti i giorni, 24 ore su 24, e commercializza 25mila paia di calzature selezionabili per tipologia di scarpa, misura, colore e marchio.
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City concept Una volta avveniva l’opposto: in città si lanciavano i format e in aeroporto si aprivano a seguire. Oggi Autogrill rilancia il Bar Motta in aeroporti e stazioni e quindi in Piazza Duomo a Milano. E MyChef furoreggia col format Briciole che a breve conquisterà anche le vetrine del centro città. Cucinelli Qualità, materiali, cultura, etica… i punti di forza del brand Cucinelli, nuovo signore dell’alto di gamma. Ingredienti di un successo anche finanziario, viste le ottime performance in Borsa. Hamburger Città, mare, campagna… dovunque spuntano burger restaurant, più o meno americani, più o meno di nicchia/qualità. Il dato di fatto è che la ristorazione a tema carne tira (vedi Roadhouse), quella specializzata nelle polpette alla piastra pure.
Lufthansa Alcuni osservatori notano compiaciuti come anche negli scioperi i tedeschi siano seri. A noi colpisce invece il fatto in sé: il vettore tedesco, fino a pochi mesi fa un riferimento gestionale, è in crisi. E lo testimoniano centinaia di voli cancellati, causa sciopero. Miss Sixty Nuvole nere all’orizzonte del brand exitaliano, funestato da una crisi di strategia e, soprattutto, finanziaria che potrebbe essere irreversibile. Non fa mai piacere perdere un player italiano, anche quando la proprietà è passata in Asia. Frescobaldi Monta la polemica sull’esclusione del format di casa Frescobaldi dall’offerta di ristorazione aeroportuale a Roma. Spiace, ci eravamo affezionati, ma come si dice… dura lex sed lex.
Abercrombie & Fitch Nel nostro paese il brand americano di moda casual impazza, suggestionando generazioni di giovani o presunti tali. Ma arriviamo tardi, negli States si chiudono decine di stores: la forza del brand non è più la stessa. Marchionne La ragione (o il torto) non sta mai da una parte sola. Dovrebbe rendersene conto anche l’ad di Fiat che va bene in America, ma in Italia è un disastro. Una bella doccia di umiltà, barba e capelli, giacca e camicia e qualche nuovo modello di auto. McDonald’s Era rimasto l’ultimo baluardo dell’impiego sicuro. Le porte dei McDonald’s sono sempre state aperte per chiunque avesse voglia di lavorare. Ma la crisi non guarda in faccia a nessuno e anche qui sono arrivati i primi licenziamenti.
Corso Como District, il retail prende forma
Milan (Store) primo nel Globo
Prima bandierina rossonera in un centro commerciale. Sabato 8 settembre ha fatto il suo ingresso presso lo shopping center Globo
C
on l’avvicinarsi della fine dei lavori, prevista tra la fine del 2012 e il 2013, i retailer escono allo scoperto. I primi due brand che entreranno nel Corso Como District, nel quartiere Porta Nuova in costruzione a Milano, sono Diesel e Costume National. Quest’ultimo sarà il primo in assoluto, con una previsione di apertura entro dicembre, su una superficie di 230
metri quadrati. Il più ampio progetto di riqualificazione urbana che interessa l’area di Porta Nuova si estende su 290mila mq, per un investimento di 2 miliardi di euro, dove sorgeranno residenze, spazi commerciali, centri direzionali, un hotel e centri culturali. In particolare l’area commerciale conterà una cinquantina di negozi, con inclusa la presenza di ristoranti e bar, e si svilupperà su due livelli attorno alla piazza circolare. •
Retail 3.0 Il prodotto e oltre: la realtà aumentata sbarca nel retail La tecnologia che permette visualizzare informazioni e video su prodotti e luoghi è in pieno fermento ovunque e in particolare tra le aziende del lusso e della grande distribuzione.
G
li occhiali di Google ideati per la realtà aumentata hanno fatto il loro debutto in passerella alla Fashion Week andata in scena a New York nel settembre scorso. L’azienda di Mountain View ha infatti dedicato molta attenzione allo stile delle lenti intelligenti che permetteranno di ricevere informazioni aggiuntive su ciò che si sta guardando, negozi e shopping mall inclusi. Ma prima di mettere le mani sui Google Project Glass, la cui vendita non è comunque prevista prima del 2013, la tecnologia augumented reality è già stata impiegata nelle azioni di marketing delle aziende di retail. Alcune applicazioni (sia Android che Apple) sono infatti già state lanciate per i vari smartphone e Tablet che dispongono di antenna gps e telecamera, strumento grazie ai quali l’applicazione individua la posizione del dispositivo mobile e visualizza sullo schermo informazioni, video e contenuti esclusivi dedicati al prodotto che si sta riprendendo. Già da tempo l’applicazione Layar permette di
sfruttare i vari contenuti per la realtà aumentata creati da enti e aziende, ma tra le novità più utilizzate a livello mondiale c’è Aurasma, un browser per la visualizzazione dei contenuti creati con una particolare tecnologia già utilizzata da diversi brand quali Zegna, Tesco e ultimamente anche Mercatone Uno che ha realizzato un’animazione attivabile inquadrando con il proprio smartphone il catalogo autunno 2012. Dedicata al nuovo catalogo sarà anche l’app Ikea 2013, in uscita a breve sull’apple store, che consentirà di rendere molto più reali i mobili riportati sul classico catalogo dell’azienda svedese. Ma gli impieghi della realtà virtuale in ambito retail sono solo all’inizio, e molti utilizzi sono ancora da scoprire. Ad esempio, Ray-Ban e Triumph stanno portando i loro clienti a indossare i propri prodotti virtualmente, senza dover indossa gli occhiali o dover passare dal camerino: basta scaricare l’applicazione per vedere sulla nostra immagine ricreata sullo schermo come stanno un paio di occhiali o per provare un capo di biancheria intima.
Massimo Colzani
di Busnago (Mb) il quinto Milan Store in Italia. Il punto vendita si estende su 250 mq, al livello 1, all’interno della nuova area del complesso gestito da Cogest Italia. Protagonista nel giorno dell’inaugurazione è stato il capitano rossonero degli anni ‘80 e ’90, Franco Baresi.
Al Molo 8.44 attracca il cinema in 6D
Autunno da brividi al parco turistico commerciale Molo 8.44 di Vado Ligure. I visitatori del complesso possono perdersi in una foresta infestata da mostri e fantasmi grazie all’installazione
temporanea del cinema in 6D. L’attrazione, posizionata al primo livello nella zona antistante i locali di ristorazione, è attiva tutti i giorni dal 15 settembre al 31 ottobre a partire dalle ore 14. Prezzo del biglietto: 3,50 euro.
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News
Harmont&Blaine nella capitale della moda
Anche il quadrilatero della moda è stato conquistato. Con la recente apertura dello store di 526 mq in Corso Matteotti 5, nel pieno centro di Milano, Harmont&Blaine corona un anno di forte sviluppo in Italia. Il marchio di sportswear con il simbolo del bassotto, che a novembre dovrebbe inaugurare una nuova showroom di oltre mille mq in via Tortona sempre a Milano, nel 2012 ha ampliato il monomarca a Palermo e avviato 12 negozi Harmont & Blaine Jeans in altrettanti centri commerciali della penisola.
Venezia, Ducati vola in aeroporto
Inaugurato presso l’aeroporto Marco Polo di Venezia il terzo store aeroportuale Ducati, anche in questo caso in collaborazione con Meridian Duty Free. Dopo Bologna e Roma Fiumicino, lo scalo lagunare accoglie, in area Schengen, 27 mq dedicati ai tanti fan della casa motociclistica bolognese. In vendita abbigliamento e merchandising a marchio Ducati. «Siamo davvero orgogliosi di avere questa opportunità e crediamo fortemente nel futuro e nello sviluppo del concept store Ducati» ha dichiarato Marco Passoni CEO di Meridian Duty Free.
Gruppo Zegna: seconda bandierina a Mumbai
Prosegue lo sviluppo retail in oriente di Ermenegildo Zegna Group. Il sesto negozio in India, secondo a Mumbai, è stato inaugurato presso il complesso futuristico Palladium Annexe. Lo shop di abbigliamento, progettato dagli architetti dello Studio Beretta di Milano, si estende su 150 mq e si caratterizza per l’utilizzo di materiali e tonalità naturali che ne conferiscono un aspetto elegante. All’interno della boutique è stata realizzata una sala vip, con l’obiettivo di fornire un servizio di alto profilo.
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Semplificazioni sconosciute a metà dei franchisee
T
roppa burocrazia e accesso al credito difficile: sono ancora queste le bestie nere italiane per gli imprenditori. È quanto emerge da una ricerca effettuata da Confimprese, BeTheBoss e QuickFairs. Il sondaggio (compilato da 1.073 tra franchisee e aspiranti franchisee e da 130 franchisor) evidenzia che la difficoltà di accesso al credito per i franchisee è il problema principale per lo sviluppo del comparto. La pensa così il 75,5% dei franchisor e quasi il 60% dei franchisee. Per questo tra gli interventi prioritari richiesti alla politica ci sono le agevolazioni statali per chi si mette in proprio e (addirittura) l’obbligo legislativo a finanziare le idee imprenditoriali. In cima alle richieste rivolte al legislatore c’è però, sia da parte dei franchisor che dei franchisee, la riduzione della burocrazia. Tuttavia c’è un altro dato da considerare: il 47,1% dei candidati franchisee dichiara di non conoscere i dettagli del decreto sulle liberalizzazioni che offre agli under 35 di formare una srl con un euro di capitale. Il 45,4% dichiara di non aver mai sentito parlare della possibilità di avviare un’attività imprenditoriale presentando la dichiarazione di inizio attività in
via telematica (Scia presso Suap). Questa mancanza di informazioni, per gli autori della ricerca, è dovuta al fatto che gli enti pubblici non promuovono adeguatamente queste iniziative di grande importanza. Un altro aspetto che emerge dallo studio è che il franchising, per quanto più performante rispetto al mercato (+0,6% di crescita), non si può dire al riparo dalla congiuntura economica negativa. Per il 30% dei rispondenti la crisi ha avuto un impatto decisamente negativo e per quasi il 40% ha fatto in qualche modo rallentare l’attività. Anche il prossimo anno non sarà semplice: il 49,1% del campione interpellato è infatti convinto che la situazione economico-sociale rimarrà invariata, ma il 39,6% pensa che la situazione peggiorerà. La presentazione della ricerca presso la sede di Confimprese ha visto diverse personalità: il presidente dell’associazione, Mario Resca, Giuseppe Bonani, consigliere di BeTheBoss.it, il senatore Tiziano Treu, il deputato Raffaello Vignali, vice presidente della Commissione attività produttive, e Giuseppe Capuano della Direzione generale Pmi del ministero dello Sviluppo Economico. •
Da Mango servizi in store a portata di tablet
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ome rimediare se la taglia o addirittura il modello desiderato non sono presenti in negozio? Per non perdere l’acquisto Mango ha inaugurato il servizio di shopping virtuale, accessibile su tablet all’interno del punto vendita, con consegna del prodotto direttamente a casa. L’iniziativa, partita dal primo di settembre, è attualmente disponibile nei 500 negozi della catena di abbigliamento spagnola, distribuiti nei vari mercati presidiati, tra cui quello italiano. Anche grazie a questa novità Mango ha previsto l’espansione del fatturato online, che lo scorso anno è arrivato a quota 36,2 milioni di euro (+72%). •
Segue… nuovo concept all’Orio Center
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egozio numero dieci in Lombardia e nuovo concept per il marchio di borse, valigie e accessori, Segue… La location scelta per presentare il look innovativo è il centro commerciale Oriocenter di Bergamo, dove la catena ha aperto su uno spazio di 80 mq, vestendo un design lineare e minimale che esalta le varie tipologie di prodotto. Al momento della stesura dell’articolo il piano aziendale prevedeva che entro settembre fossero avviati con il nuovo concept tre shop: a Mestre (Ve), Portogruaro (Ve) e Limbiate (Mb). •
r&f
News
Midas Italia spinge sull’acceleratore Prende piede il modello dell’affiliazione nel mondo dei servizi per automobilisti. L’accelerazione sullo sviluppo in franchising della rete Midas Italia (Gruppo Movibia), presente anche attorno agli shopping center, ha portato a 70 il numero dei centri dislocati sul territorio nazionale a fine agosto. Cinque sono stati gli opening nei primi mesi del 2012, mentre altri quattro sono in previsione per la fine di settembre. L’obiettivo, dichiarato dall’amministratore delegato, Andrea Franchi, è di raggiungere quota cento entro il 2014. Parallelamente alla rete dei locali è cresciuto anche il fatturato e il numero dei clienti: rispettivamente dell’8,7% e dell’11,1% sui dati dell’anno scorso.
Castel Romano Shopping Village, ecco il taglio nastro
L
o abbiamo raccontato quando il cantiere era in fase operativa (vedi articolo di Prima Pietra su r&f di settembre 2011). A distanza di un anno, con rara puntualità, Castel Romano Shopping Village
vedrà il taglio del nastro. L'apertura al pubblico è prevista infatti per il 25 del mese corrente. Il progetto, promosso da Seci Real Estate – società del Gruppo Industriale Maccaferri – e disegnato da Chapman&Taylor, si posiziona accanto al noto outlet di McArthur Glen e al futuro parco tematico Cinecittà World, contribuendo a realizzare un vero e proprio polo di retail e intrattenimento. Il nuovo complesso in oggetto vanta una superficie commerciale di 22.600 mq, con una grande struttura di vendita, nove medie strutture, un supermercato, 60 negozi e una food court di 1.200 metri quadrati. Il parcheggio presenta 1.300 posti auto. •
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Malpensa, fatturato retail in crescita…
… ed è debutto in Italia per Victoria’s Secret
n un momento difficile per il traffico aereo, con il numero di passeggeri stabile e talvolta in calo nei principali aeroporti, Malpensa registra il segno “+” davanti alla voce del fatturato retail. Il dato si riferisce al primo semestre del 2012. In particolare gli esercizi commerciali hanno totalizzato una crescita del 2,07 per cento. In netta ascesa è stato soprattutto lo scontrino medio, lievitato dell’8,4% per i punti vendita non food e del 6,2% per quelli di ristorazione. Tra le recenti aperture all’interno dello scalo varesino gestito da Sea ricordia• mo l’angolo di Lindt, avviato a fine giugno all’interno del Terminal 1.
a sera di lunedì 10 settembre ha fatto il suo debutto in Italia Victoria’s Secret, la nota insegna di lingerie, accessori e prodotti di bellezza. Il primo negozio si trova nel Terminal 1 di Malpensa, nell’area Schengen, alle partenze A, in partnership con Dufry AG. Si tratta di uno spazio di 90 metri quadrati nell’ambito dei 1.500 di Dufry. Il formato, fedele allo stile del brand americano, si distingue per arredi scuri, piuttosto eleganti, e per il ricorso al digital signage: un video-wall dietro al bancone trasmette immagini relative alle collezioni. Dopo il debutto ad Amsterdam Schiphol, dove però vendeva principalmente costumi, il brand si sta espandendo nel canale aeroportuale con il format “Victoria’s Secret Beauty & Accessories”. Prima dell’estate con questa formula aveva aperto negli scali di Singapore Changi, Atene e Las Vegas, mentre a settembre, oltre a Malpensa, in quelli di Tel Aviv e Seul. •
I
Coin compra Bernardi e punta sul bambino
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Estate caldissima per il comparto bimbo. Il colosso guidato da Stefano Beraldo ha portato a termine l’acquisizione di 104 punti vendita del Gruppo Bernardi, di cui 35 distribuiti sul territorio nazionale portano l’insegna Go Kids. Per gli store ex Bernardi l’obiettivo è di raggiungere a regime i 110 milioni di euro di ricavi l’anno. Quest’operazione si inserisce in una più ampia strategia di Coin focalizzata sul segmento bambino, che risente meno della crisi. La prima ha interessato Iana Bimbi e la seconda gli spazi commerciali di Gusella. Su quest’ultima, datata fine 2011, è stato fatto un passo indietro nella primavera scorsa.
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News Torino – Lione: svelata la futura stazione
Costerà 48,5 milioni di euro la stazione internazionale di Susa. Il progetto, che servirà la nuova tratta ad alta velocità Torino – Lione, è stato presentato alla stampa lo scorso 18 settembre. A descriverne i dettagli è intervenuto l’architetto Kengo Kuma che, con il raggruppamento Kuma&Associates Europe (mandataria)/AIA Ingénierie/ Lucigny Talhouët et associés/J&A Consultants, è risultato vincitore del
Canton Ticino: retromarcia sulle chiusure domenicali
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a rivolta del Fox Town e degli altri centri commerciali ticinesi ha sortito l’effetto desiderato. Sono bastati pochi giorni, e la minaccia di licenziare 500 persone ventilata dall’outlet di Mendrisio (circa la metà del personale), per costringere a una repentina retromarcia il governo del Canton Ticino, che nei primi giorni di settembre aveva dichiarato guerra al retail domenicale.
L’ordinanza del Dipartimento ticinese delle Finanze e dell’Economia aveva imposto il divieto assoluto di occupare manodopera di domenica, con effetto da ottobre. Di fatto questa decisione avrebbe reso impossibile mantenere operative le strutture. Per ora quindi non ci sono cambiamenti, ma la querelle non sembra chiusa. •
Obiettivo Personale
A cura di Excursus. Spazio di formazione partecipata – www.studioexcursus.com
Scripta manent. L’importanza di un mansionario scritto
Q
uando avviamo una consulenza in un’organizzazione ci prendiamo del tempo per un’azione di ascolto che ci serve anche per conoscere le persone con cui ci interfacceremo. La prima presentazione dei partecipanti a un incontro di consulenza o a un corso di formazione di solito passa attraverso una descrizione del ruolo che ricoprono in azienda e del lavoro che svolgono; spesso ci capita di trovare persone che si presentano attraverso il ruolo ma che, a fronte della richiesta di esplicitarne il significato, non sono capaci di raccontare quali sono le loro mansioni, le aspettative che l’azienda ha nei loro confronti così come non sanno esattamente dove finisce la loro responsabilità e dove comincia quella dei colleghi. Spesso – purtroppo – questa non chiarezza favorisce incomprensioni tra colleghi e conflitti con la direzione. Per questo motivo è importante la presenza nelle organizzazioni di lavoro, accanto a un chiaro e condiviso organigramma, di un mansionario scritto. La chiarezza dei singoli ruoli e delle funzioni che vi corrispondono è un elemento fondamentale per una migliore organizzazione del lavoro: i lavoratori in questo modo sanno che cosa devono fare, quali sono le loro responsabilità, chi è il referente per un
determinato processo, a chi rivolgersi tra i colleghi per diverse questioni che nella collaborazione possono emergere e quali sono le aspettative che l’azienda ha nei loro confronti. Infatti il mansionario deve contenere non solo le informazioni riguardanti i ruoli presenti in azienda ma anche la vision dell’azienda stessa, quelli che sono i codici di comportamento accettabili e positivi e quelli non tollerati. Un mansionario scritto di cui tutti i lavoratori conoscono i contenuti è un importante strumento per l’azienda per comunicare la sua identità. Forse ci si può chiedere perché sia necessario che si tratti di un documento scritto: la forma scritta riduce la possibilità di incomprensioni e dimenticanze e favorisce nei dipendenti una maggiore assunzione dei contenuti che devono essere non solo trasmessi ma condivisi dal dirigente con il suo gruppo di lavoro di modo che i singoli lavoratori vi si riconoscano e se ne facciano carico.
Maria Chiara Cremona mariachiaracremona@studioexcursus.com
concorso di architettura bandito da LTF-Lyon Turin Ferroviaire. Per sommi capi, il complesso si svilupperà su tre livelli e, tra le varie cose, ospiterà un polo di servizi per i cittadini. L’area interessata dall’opera è di poco inferiore ai 10 ettari compresi nel Comune di Susa, in una zona già antropizzata che sarà riqualificata con spazi verdi.
Ancona, l’Ex Metropolitan diventa centro polivalente
Quella che ad oggi è considerata una ferita per la città marchigiana, entro un anno e mezzo potrebbe diventarne una vetrina importante. Parliamo dell’Ex Metropolitan, posizionato nel cuore di Ancona, per il quale dopo anni di discussioni si è arrivati a un accordo tra la società proprietaria Metropolitan Building, il Comune e la Soprintendenza. Il progetto firmato dall’architetto Pasquale Piscitelli prevede non solo la messa in sicurezza e la ristrutturazione dell’edificio, mantenendo pressoché inalterata la facciata esterna, ma profondi cambiamenti all’interno. Grazie al cambio di destinazione d’uso saranno creati 7.000 mq di spazi commerciali distribuiti su due piani, 500 mq destinati ad attività culturali e ulteriori spazi per appartamenti privati. Il tutto servito da un nuovo parcheggio di 1.800 metri quadrati.
retail&food - ottobre 2012 11
r&f
News
Aeroporti: cinque lotti food al Valerio Catullo…
L’offerta di ristorazione presso l’aeroporto Valerio Catullo di Verona Villafranca si appresta a cambiare sapore. Sono ben cinque, infatti, i lotti messi a gara dalla società di gestione specifici per il segmento food & beverage. A esclusione del lotto numero 5, che riguarda un’ampia metratura di 674 mq sul fronte landside, per la quale è richiesta l’attivazione di un ristorante con servizio al tavolo, negli altri spazi si lascia liberi i soggetti qualificati di elaborare una proposta ad hoc. I lotti dall’1 al 3 interessano anch’essi punti di ristoro prima dei controlli di sicurezza, rispettivamente con metrature pari a 96,5,165,5 e 85 mq, mentre il numero 4 coinvolge 112,5 mq sul versante airside. Saranno inoltre subconcessi spazi dedicati a installazioni di vending machine. Relativamente alle condizioni economiche, tra la documentazione per l’attribuzione del punteggio è prevista la presentazione sommaria della spesa dell’allestimento operativo, nonché dell’offerta economica, con royalty minima del 22 per cento.
Quale futuro per McDonald’s?
P
rendo spunto dall’interessante articolo di Richard (Dick) Adams, pubblicato nel sito The International Association of Franchisees and Dealers con il titolo originale “What Wall Street Needs to Know about McDonald's US Expansion”. Colpiscono la massima professionalità e libertà di espressione che hanno questi personaggi americani, da sempre in ruoli importanti nel franchising con incarichi prima dirigenziali, poi di affiliati, per diventare infine titolari di gruppi d’investimento specializzati nel franchising. Quanta distanza dal nostro attuale sistema… Come si evince dall’articolo, Richard Adams, già franchise director - Western Usa e anche franchisor per McDonald’s, attualmente owner, Franchise Equity Group, si preoccupa di avvertire addirittura Wall Street
…e un wine bar (ma senza fichi) a Lamezia Terme
Novità sono in vista anche all’aeroporto di Lamezia Terme. Alle 12 del primo ottobre è fissata la scadenza per la presentazione di un’offerta per la progettazione esecutiva, l’esecuzione lavori e la gestione di un wine bar nella zona partenze. Nei sei anni di contratto i ricavi attesi sono di 2,16 milioni di euro, stimando un traffico annuo di 600mila passeggeri. La società di gestione Sacal aggiunge che intende ampliare le attività commerciali nell’area partenze, a eccezione di quelle per la ristorazione. L’offerta base prevede per il primo anno di sub concessione un affitto di 23mila euro e royalties all’8 per cento. L’offerta economica peserà per 45 punti su 100, il resto riguarderà l’offerta tecnica. I requisiti economici per partecipare sono abbordabili (150mila euro in media di fatturato nel triennio precedente). L’offerta dovrà prevedere vini delle più prestigiose cantine regionali e pietanze calde e fredde della tradizione calabrese. Ci sarà un corner bar-caffetteria di profilo medio, con prodotti tipici regionali a esclusione della vendita e somministrazione di prodotti a base di fichi.
12 retail&food - ottobre 2012
circa la non corretta politica di sviluppo di McDonald’s! Quanti nostri manager sarebbero in grado di poter scrivere nello stesso modo? Quante inchieste Consob lo permetterebbero? Qui abbiamo un professionista serio e competente che apertamente racconta la storia dello sviluppo dell’azienda leader mondiale nei burger, ancorando il suo racconto a date ed eventi precisi. Rivediamo quindi la storia della "Convenience Strategy". Negli anni che vanno dal 1970 sino alla fine degli anni ‘80 McDonald’s Stati Uniti ha aperto circa 300-350 ristoranti l’anno, sino a scendere nei primi anni ‘90 a meno di 200 aperture all'anno. Tale sviluppo non convinse però gli investitori, che non ritenevano più la società McDonald’s performante e quindi una "società in crescita" su cui investire. A fronte di ciò nel 1995 il management annunciò la cosiddetta "Convenience Strategy": un piano per incrementare lo sviluppo di nuovi negozi. Nello stesso anno furono aperti 597 ristoranti free standing e 533 satelliti negli Stati Uniti. L'anno 1996 ha visto 542 nuovi punti vendita e 184 satelliti negli Stati Uniti.
I risultati? Assolutamente negativi – continua l’articolo di Richard – tra cui il dato più grave è stato quello della cannibalizzazione dei negozi esistenti. La cannibalizzazione, seguita dal calo dei fatturati e da problemi di ogni tipo, costrinse centinaia di operatori nazionali al fallimento. Ancor di più, dice ancora Richard: «alcuni di questi ex franchisor potreste averli incontrati, con i cartoni, agli incroci più affollati!». Ma all’epoca furono tutti entusiasti poiché dopo anni di aperture “calmierate” era arrivata una green light che autorizzava ad aprire. Ma chi stabilì dove farli, visto che i nuovi punti vendita furono aperti in tutti i posti sbagliati? Arriviamo a oggi, potrebbe essere che McDonald’s stia oversaturating gli Stati Uniti ancora una volta? Si tenga in considerazione che – continua Richard – la Convenience Strategy è stata annunciata negli Usa quando McDonald’s aveva meno di 10.000 punti vendita, contro i circa 14.000 attuali. Il quesito finale, apparentemente sconvolgente, è: «c'è posto negli Stati Uniti per un gran numero di nuovi negozi McDonald’s?». Richard afferma che la maggior parte dei veterani McDonald’s risponderebbe in senso negativo. Tale processo potrebbe educare i decisori regionali del colosso di burger sul motivo reale per cui i nuovi siti non hanno particolarmente senso. Preventivamente gli operatori dovrebbero chiedere (individualmente) una revisione all’Ombudsman (il Mediatore, ndr) prima che il nuovo negozio si apra e non dopo che il danno è stato fatto (ma c'è ancora un Ombudsman?). Richard suggerisce che un'altra strada è quella di lavorare con i politicanti locali per mantenere le proprie posizioni. «Tale attività – si legge nell’articolo – è stata di fatto attivata nel recente passato anche se pochi di noi amano parlarne». Conclude Richard «che gli affiliati non debbano aspettarsi che l’attuale management di McDonald’s possa ricordare, o temere di ripetere, il più grande errore nella storia del sistema McDonald’s. Penso che non ci sia più tale memoria aziendale. Ci sono poche persone rimaste nell’attuale gestione dell’azienda che all’epoca erano in posizioni influenti al momento della Convenience Strategy».Dal momento che questa folle crescita non è mai stata riconosciuta come un errore di “Oak Brook” (in Ilinois, il campus dove vanno gli affiliati, ndr) la storia può ripetersi. In effetti la retorica è la stessa: «abbiamo bisogno di costruire lì, davanti a noi, prima che un concorrente costruisca lui là». E la stessa cosa ha detto Mike Quinlain nel 1995 (president and chief executive officer di McDonald's Corp. dal 1987 al 1998). Chiude Richard con una frase a effetto: nuove proposte di nuove aperture McDonald’s vicino al vostro negozio “esistente” che è già “rattoppato”? Abbiate paura, molta paura… Federico Fiorentini
r&f
News
Castelvetrano (Tp): presto un maxi centro commerciale
Si chiamerà A29 il futuro centro commerciale di Castelvetrano, in provincia di Trapani, promosso da Gruppo Amedeo. Il complesso prende il nome dallo svincolo dell’autostrada A29, distante pochi
minuti in automobile. A sbloccare l’iniziativa è stato il sindaco, Felice Errante, che ha ipotizzato l’inizio dei lavori entro un anno. Sulla carta A29 si presenta come un progetto ambizioso distribuito su tre livelli, con all’interno un ipermercato, 17 medie superfici e 46 negozi. Non mancheranno inoltre la food court e un’area giochi per bambini. I parcheggi saranno circa 1.200.
Burger King arriva a 78
Con le due aperture di settembre Burger King Worldwide ha toccato quota 78 locali in Italia. In particolare il marchio di fast food legato al mondo dell’hamburger ha scelto le location di Piazza della Stazione
a Firenze e del centro commerciale Navile a Bologna. Il primo ristorante si posiziona all’angolo con Piazza Adua, vanta 200 posti a sedere ed è gestito da Alessandro Lazzi, franchisee indipendente. Il secondo è gestito dal franchisee indipendente Gianluca Montaguti, della Mister Crab Srl, e conta 120 posti a sedere. Complessivamente i due punti vendita offrono lavoro a 74 persone.
14 retail&food - ottobre 2012
cosa occorre sapere per... A cura dello Studio Legale Cocuzza & Associati di Milano
Il commissionario alla vendita
I
l ricorso al contratto di commissione è assai frequente nell’ambito della vendita di beni e servizi. Il commissionario alla vendita è infatti un soggetto che vende beni o servizi ai clienti per conto di altro soggetto - il committente - effettivo titolare dei medesimi. Il commissionario si pone quindi come un intermediario fra il committente e il cliente nel processo distributivo di beni o di servizi. Va subito chiarito però che il commissionario alla vendita non è un mediatore, né tanto meno un agente. Non è un mediatore, perché il mediatore non conclude alcun contratto, dal momento che il suo ruolo naturale è soltanto quello di porre in contatto le parti che, successivamente, provvedono a concludere l’accordo fra di loro. Non è un agente, perché anche l’agente solitamente non conclude il contratto con il cliente e, ove lo concluda, lo fa in nome e per conto del preponente. Il commissionario alla vendita, invece, conclude in proprio, direttamente, anche se per conto del committente, il contratto di compravendita con il cliente. Una volta venduto il bene o il servizio al cliente, il commissionario ne versa il prezzo al committente e quest’ultimo paga al commissionario, come corrispettivo della vendita, una provvigione che, solitamente, viene calcolata in misura percentuale sul valore delle vendite concluse. In pratica, il commissionario fattura il bene o il servizio al cliente, che lo compra. Il commissionario versa poi il prezzo relativo al committente, il quale, a propria volta, emette la fattura nei confronti del commissionario per il medesimo corrispettivo. Successivamente, il committente paga al commissionario la provvigione concordata sulle vendite effettuate ed il commissionario emette la relativa fattura al committente. Il corrispettivo del contratto di commissione alla vendita è dunque rappresentato dalla provvigione spettante al commissionario sulle vendite effettuate. Ma quali possono essere i vantaggi che derivano agli operatori commerciali dall’utilizzo di questo contratto? Spesso il più comune contratto di commissione alla vendita di beni è associato ai contratti di affiliazione commerciale o franchising. Attraverso il meccanismo della commissione infatti l’affiliato/ commissionario riesce a rifornire il proprio negozio
senza dover pagare la merce. Tale contratto offre dunque un indubbio vantaggio all’affiliato/commissionario, consentendogli di svolgere la propria attività commerciale senza effettuare alcun esborso per l’acquisto della merce. D’altro canto l’affiliante/committente può garantirsi un determinato fatturato imponendo all’affiliato/ commissionario un minimo garantito di vendite che, ove non raggiunto, gli permetta, se del caso, di risolvere il contratto di affiliazione e quindi di interrompere il rapporto con l’affiliato inadempiente. Occorre inoltre considerare che, pur non essendo proprietario delle merci, il commissionario assume su di sé l’obbligo di custodirle presso i locali commerciali fin tanto che non vengano vendute. Ciò significa che, qualora le merci siano danneggiate durante il periodo in cui sono depositate presso i locali commerciali del commissionario e non possano più essere vendute ai clienti, il commissionario non potrà restituirle al committente e dovrà comunque pagarle direttamente a quest’ultimo. è importante quindi che il commissionario, oltre a dotarsi di un'adeguata assicurazione contro i danni, si accerti subito, al momento della ricezione della merce nei locali commerciali, che la medesima non presenti difetti di alcun genere e che sia conforme a quanto rappresentato nella documentazione scambiata con il committente (ordine, conferma d’ordine) nonché nei documenti di trasporto e, ove riscontri difetti o discrepanze, ne dia immediata comunicazione scritta all’affiliante/committente, contestando la difformità.
Avv. Giulia Comparini Per informazioni e quesiti gli Avvocati Giulia Comparini gcomparini@cocuzzaeassociati.it e Alessandro Barzaghi abarzaghi@cocuzzaeassociati.it saranno lieti di rispondervi.
Trony a forza 12 L’apertura a Civitanova Marche (Mc) del 157esimo negozio in Italia a insegna Trony, ottavo nella regione, rappresenta il sesto opening della catena di elettronica di consumo dall’inizio dell’anno. Intervistato in occasione del taglio del nastro del maxistore, il direttore generale di Gre (società titolare del brand Trony), Stefano Belingheri, ha dichiarato che lo sviluppo previsto per il 2012 è giunto a metà. Saranno 12, infatti, i nuovi negozi entro dicembre, che nel saldo tra aperture e chiusure porteranno il dato complessivo a 164. Altra novità: tra la fine del 2012 e l’inizio del 2013 Trony lancerà il proprio sito di e-commerce, iniziativa che segue la creazione della prima carta fedeltà avvenuta lo scorso maggio.
r&f
News
Orient Express
a cura di Stra_branding - www.strabranding.com
Il boom degli outlet in Cina A seguito dello sviluppo del canale retail tradizionale con una presenza sempre più capillare dei marchi internazionali, in Cina sono stati aperti numerosi outlet che vendono prodotti di stagioni precedenti a prezzi vantaggiosi e nella pipeline dei progetti immobiliari sono attualmente previsti oltre 100 nuovi progetti. Bisogna però fare molta attenzione nella selezione e nella pianificazione delle location in cui essere presenti. Infatti, anche se alcuni di questi, come quelli di Yansha e Scitech a Pechino e Bailian a Shanghai, funzionano molto bene ed hanno un ottimo brand mix, bisogna considerare che la maggior parte dei progetti in corso non riuscirà ad attirare i marchi internazionali del lusso in quanto quest’ultimi ovviamente possono aprire solo un numero limitato di outlet. Questo fattore penalizzante limiterà notevolmente il volume di traffico dei potenziali clienti. Un’importante ragione dietro questo enorme boom di progetti risiede nel fatto che i developer immobiliari riescono ad acquistare i terreni edificabili dalle amministrazioni locali a prezzi molto più bassi se all’interno dei progetti residenziali viene prevista un’area retail. Di conseguenza, molti operatori progettano l’inserimento di un outlet anche senza fondate probabilità di un suo positivo funzionamento. Va comunque considerato che ci sono progetti destinati al successo commerciale come, ad esempio, il progetto Mega Mills a Shanghai, in apertura a fine Novembre 2012, che ha già ottenuto conferma per il 90% degli spazi disponibili. Questo importante outlet è posizionato sull’arteria di comunicazione principale tra Shanghai e le provincie di Jiangsu e Zhejiang, ad una distanza massima di 300 chilometri da tutte le maggiori città della regione
16 retail&food - ottobre 2012
Fig.1: Mega Mills Outlet di Shanghai
dello Yangtze River Delta. Quest’ultima è la regione più prosperosa e sviluppata dell’intera Cina. Infatti, nonostante occupi solo il 2,2% del territorio cinese, rappresenta il 22,1% del Gdp cinese e il 28,5% delle importazioni ed esportazioni totali. Mega Mills copre un’area di circa 620.000 mq: 140.000 mq dedicati all’area retail dell’outlet, 240.000 mq a complessi residenziali, uffici ed hotels e 240.000 mq. destinati ad un Exhibition & Trade Center all’avanguardia (fig.1). L’outlet ospiterà più di 300 brand internazionali posizionati nel segmento luxury e premium come ad esempio: Giorgio Armani, Versace, Ermenegildo Zegna, Salvatore Ferragamo, Tod’s, Roberto Cavalli, Polo Ralph Lauren, Hugo Boss etc. Sempre a Shanghai nel 2014 aprirà il Florentia Village, nelle vicinanze della Disneyland in costruzione, che seguirà quello molto bello già aperto con lo stesso nome nel 2011 tra Pechino e Tianjin. Quest’ultimo sta avendo un discreto successo ed il progetto di Shanghai ha tutte le carte in regola per avere un sucLuca Esposito cesso ancora maggiore.
Autostrade: due aree in palio per la Brebemi…
B
reBeMi ha pubblicato i bandi di gara per i servizi non oil di due aree di servizio autostradali. Sulla futura tratta alternativa alla A4 i tender riguardano i servizi di ristorazione (con snack bar e formule quick-service) e il market presso le aree di sosta di prossima realizzazione di Caravaggio Sud (21mila mq) e Caravaggio Nord (25mila mq). In entrambi i casi la durata dell’affidamento è di 12 anni a decorrere dalla data di apertura del collegamento autostradale (prevista in un periodo compreso tra ottobre 2013 e maggio 2014), con a carico la realizzazione di fabbricati completi d’impianti e di arredi. Tra i requisiti minimi per partecipare alle gare, la titolarità di almeno cinque punti vendita bar/ristoranti/ market su autostrade, reti stradali, aeroporti, ferrovie o centri commerciali, gestiti sotto un unico marchio, mentre i requisiti economici prevedono una royalty minima del 12% per bar, ristorazione e market, del 4% sui prodotti tipici e dell’1% su quelli complementari, un’una tantum da 315mila euro e un canone annuo di 36mila euro per la manutenzione del piazzale. •
Voice Fashion Outlet: connubio tra Cina e alta moda Capitali cinesi e marchi dell’alta moda a braccetto nel nuovo Voice Fashion Outlet di Roma. L’inaugurazione del maxistore, posizionato in zona Romanina vicino all’uscita 20 del Gra, è avvenuta lo scorso 14 settembre alla presenza di una delegazione diplomatica cinese. La struttura si estende su 2.000 mq e ospita firme del calibro di Gucci, Hogan, Burberry, Moncler e Dolce&Gabbana, con sconti fino al 70 per cento. I promotori dell’iniziativa hanno già annunciato di voler esportare il format in altre città europee, proseguendo nella politica di assumendo personale locale.
…e cinque sulla Strada dei Parchi
P
assiamo ai bandi della Strada dei Parchi: i cinque lotti includono, sulla A25 Pescara-Torano, le aree di servizio di nuova creazione di Roccacasale Nord e Roccacasale Sud, nonché le preesistenti di Brecciarola Nord e Brecciarola Sud (entrambe in gestione Sarni), mentre sulla A24 Roma-Teramo, la Colle Tasso Nord (sempre Sarni). In tutti i casi è prevista una formula di snack-bar con market, a esclusione di Brecciarola Nord dove viene richiesta anche una formula di ristorazione self-service. La scadenza dell’affidamento per i lotti è data al 31 dicembre 2030. •
retail&food - ottobre 2012 17
osservatorio prezzi
Musei: la ristorazione rimane un lusso Le location di assoluto prestigio inducono gli operatori a presentare listini al di sopra della media di mercato. La medesima rilevazione condotta nel 2010 evidenzia ad oggi un sensibile aumento dei prezzi, ma non mancano le eccezioni. È un ricordo, ormai, il caffè a meno di un euro
A
ddio al caffè a 90 centesimi, proposto nel 2010 al Caffè delle Arti presso il Museo Nazionale d’Arte Moderna di Roma. Oggi serve almeno un euro per una tazzina al banco, mentre con servizio al tavolo la bevanda nera può costare sino a 3 euro e 80 centesimi. È il caso del locale Bartolini alla Galleria degli Uffizi di Firenze. La cultura si conferma un bene di lusso, specialmente se dopo una lunga permanenza tra le sale dei musei si avverte un leggero languorino. In attesa che molti bandi sull’offerta di ristorazione, e non solo, vengano sbloccati dal ministero preposto (vedi articolo a pag 48), siamo tornati a confrontare i listini food praticati in cinque tra i più importanti musei a livello nazionale, gli stessi complessi analizzati sul numero di r&f di ottobre 2010. Questa scelta ha permesso di individuare le variazioni dei listini nel corso del tempo e i casi di turn over tra le società di gestione.
18 retail&food - ottobre 2012
In questo senso la “novità” è l’avvicendamento tra Autogrill e MyChef all’interno della Triennale di Milano. La società appartenente a Gruppo Elior ha preso in gestione provvisoria il locale dal primo settembre 2011, dopo aver vinto il bando di gara nel luglio dello stesso
anno, immediatamente annullato per un vizio procedurale. Presso lo stesso sito MyChef gestisce anche il locale denominato Camparitivo, che rimane aperto nei mesi primaverili ed estivi. La nostra ricerca, basata sui dati forniti dalle società di gestione, prende in considerazione la Triennale di Milano, la Galleria Nazionale d’Arte Moderna (Gnam) di Roma, la Galleria degli Uffizi di Firenze, il museo Correr di Venezia e il Museo del Cinema di Torino. Rispetto all’analisi di due anni fa manca all’appello il museo di Capodimonte (Na), in quanto non è stato possibile ricevere le informazioni richieste.
Colazione: il tavolo scotta
Per chi è abituato ai listini esposti su corso Vittorio Emanuele a Milano, a due passi dal Duomo, o nelle piazze di Roma, Firenze e Venezia, 8 euro per un cappuccino e una brioche al tavolo potrebbero non destare stupore. Viceversa per lo studente universitario o in generale per la persona di cultura, ma dal ridotto potere d’acquisto, questi prezzi costituiscono una forte barriera d’ingresso. L’esempio che abbiamo riportato è quello applicato dal gestore Bartolini presso la Galleria degli Uffizi a Firenze: in assoluto il locale più caro nel segmento caffetteria se si guarda
RILEVAZIONE PREZZI MUSEI 09/2012
Articolo
SNACK BAR
Triennale Milano
Gnam Roma
MyChef Emotion
Caffè delle Arti
Prezzo
Prezzo
banco
tavolo
Caffè espresso Cappuccino Caffè d'orzo Croissant Panino Toast (base) Pizza Acqua (50 cl) Coca Cola (Pet 50 cl) Birra in bottiglia (33 cl) Aperitivo analcolico Aperitivo alcolico
€ 1,00 € 1,70 € 1,70 € 2,20 € 1,40 € 2,10 € 1,50 € 2,00 € 9,00 € 5,00 n.d. n.d. € 1,40 € 2,00 n.d. (4) n.d. (5) € 5,00 € 5,00 € 5,00 € 5,00 € 5,00 € 5,00
RISTORANTE
banco
Primo Secondo con contorno Dessert
banco
tavolo
banco
n.d. € 11,00 n.d. € 12,50 n.d. € 6,50
tavolo
Bartolini
Airest
Autogrill
Prezzo
Prezzo
Prezzo
tavolo
1,10 3,80 2,00 5,00 1,10 3,80 1,50 3,00 4,50 6,50 4,50 5,50 4,50 5,50 2,00 3,50 3,00 5,00 4,00 6,00 3,00 5,00 4,50 6,00 tavolo
banco
10,00 19,00 7,00
Prezzo più alto Prezzo più basso (1) per tavolo si intende il dehor, non i tavoli interni; (2) piatti freddi con contorno; (5) 33 cl a 3,50 euro; (6) secondo 8 euro/contorno 3,50 euro
Museo Cinema TORINO
banco
1,00 2,50 1,20 3,50 1,10 2,50 1,20 2,00 3,50 4,50 3,00 4,00 3,00 4,50 1,20 2,30 2,40 4,50 4,00 5,50 3,00 5,50 3,00 5,50
tavolo
Museo Correr VENEZIA
Gall. Uffizi Firenze
tavolo
banco
banco
€ 1,40 € 2,80 € 2,40 € 3,70 € 1,50 € 3,00 € 1,40 € 2,10 € 4,90 € 6,40 n.d. n.d. n.d. n.d. € 2,00 € 3,00 € 2,90 € 4,10 € 4,00 € 4,90 € 2,70 € 4,00 € 2,70 € 4,00 tavolo
banco
12,00 € 9,90 12,00 13,00 (2) 4,50 6,50 € 4,20 5,90 (3) (3)
torta artigianale produzione propria (VIF);
(4)
tavolo (1)
1,00 2,00 1,50 2,50 1,10 2,20 1,20 2,00 4,00 4,00 n.d. n.d. n.d. n.d. 1,50 1,50 3,00 3,50 4,00 4,00 3,50 5,00 5,00 7,00 banco
tavolo
7,00 11,50 (6) 3,50
7,00 11,50 3,50
33 cl a 2,60 euro
RILEVAZIONE PREZZI MUSEI 09/2010 Triennale Milano
Gnam Roma
Gestore
Autogrill
Caffè delle Arti
Articolo
Prezzo
Prezzo
SNACK BAR
banco
tavolo
banco
tavolo
Museo Correr VENEZIA
Museo Cinema TORINO
Bartolini
Airest
Autogrill
Prezzo
Prezzo
Gall. Uffizi Firenze
banco
tavolo
banco
tavolo
Prezzo
banco/tavolo (1)
Caffè espresso 1,00 1,70 0,90 2,50 1,00 3,50 1,20 2,60 1,00 Cappuccino 1,30 2,00 1,10 2,80 1,80 4,50 2,20 3,50 1,40 Caffè d'orzo 1,20 1,70 1,00 2,50 1,00 3,50 1,30 2,80 1,00 Croissant 1,20 2,00 1,10 2,00 1,50 3,00 1,30 2,00 1,20 Panino n.d. 7,00 3,50 4,50 3,80 4,50 2,90 3,70 3,00 Toast (base) n.d. 6,00 3,00 4,50 3,80 4,50 3,90 5,30 3,50 Pizza n.d. n.d. n.d. n.d. 3,80 4,50 n.d. n.d. 3,50 Acqua (50 cl) 1,00 (2) 1,50 1,00 1,00 1,80 3,00 2,00 3,00 1,20 Coca Cola (Pet 50 cl) 2,50 (2) 4,00 2,30 4,30 3,00 5,00 2,80 4,00 3,00 Birra in bottiglia (33 cl) 5,00 6,00 2,80 4,50 3,50 6,00 4,00 4,90 3,50 Aperitivo analcolico 3,50 3,50 2,90 5,50 2,50 4,50 2,70 4,00 3,50 Aperitivo alcolico 8,00 8,00 5,00 8,50 3,50 7,50 2,70 4,00 5,00 RISTORANTE Primo Secondo con contorno Dessert
banco
tavolo
10,0 n.d. n.d.
banco
Prezzo più alto Prezzo più basso al tavolo libero servizio; (2) bottiglia in vetro da 25 cl;
(1)
la colonna del servizio al tavolo. Per trovare i prezzi al bancone più onerosi è necessario recarsi in Laguna al Correr di Venezia, dove la gestione del locale è affidata ad Airest. Il confronto sul prezzo al banco del caffè e del cappuccino tra il più economico Gnam di Roma e il Correr di Venezia evidenzia una differenza del 40% sul primo prodotto, venduto rispettivamente a 1 e a 1,40 euro, e addirittura del
tavolo
13,00 (3) n.d. 8,00 (3) (3)
banco
tavolo
12,0 12,0 4,50 6,50
valore variabile giornalmente;
(4)
banco
tavolo
n.d. n.d. 4,20 5,90
banco/tavolo* 5,50 11,50 (4) 3,50
secondo e 8,50/contorno 3,00 e
100% sul secondo, proposto rispettivamente a 1,20 e a 2,40 euro.
Salato e bibite: Milano e Firenze le più care
Se Bartolini si conferma un locale esclusivo anche nel prezzo dei prodotti salati e delle bibite, il Triennale Design Cafè & Restaurant gestito da MyChef fa un notevole salto rispetto ai listini praticati nel segmento colazione, dove invece si
dimostra particolarmente conveniente. In particolare MyChef si distingue per il panino primo prezzo proposto a 9 euro al tavolo e per i 5 euro chiesti al banco per la birra in bottiglia da 33 cl e per l’aperitivo analcolico. Bartolini, invece, si conferma high cost per il toast base (5,50 euro al tavolo), per la pizza (4,50 euro al banco e 5,50 al tavolo), per la bottiglietta d’acqua da 50 cl (2 euro al banco e 3,50 al tavolo), per la pet da
50 cl di Coca Cola (3 euro al banco e 5 al tavolo) e infine per la birra (6 euro al tavolo). Al contrario il Caffè delle Arti presso lo Gnam di Roma e il locale Autogrill al Museo del Cinema di Torino si presentano come particolarmente vantaggiosi, con risparmi sino al 50% rispetto ai prezzi di punta citati sopra.
Ristorante: le parti si invertono
L’offerta del ristorante è quella che, rispetto alle altre, vede nella componente qualitativa il vero valore aggiunto. Questa analisi non può, evidentemente, valutare questo aspetto, anche se ci sono alcuni indizi deducibili dai listini che fanno quantomeno riflettere. Per esempio il generalmente economico Caffè delle Arti di Roma si posiziona sui prezzi più alti, con il secondo piatto proposto a partire da 19 euro e il dessert a 7. Il primo prezzo più caro della prima portata, imposto da Bartolini alla Galleria degli Uffizi, si attesta sui 12 euro. Su strategie, e listini, diametralmente opposti troviamo Autogrill a Torino, dove con 22 euro si prendono tutte e tre le portate, mentre a Roma e a Firenze ne occorrono rispettivamente 36 e 28,50 o 30,50. I due euro di differenza sono determinati dalla scelta del dessert al banco o al tavolo. Sul tema della qualità dell’offerta abbiamo parlato con MyChef, che nel locale gestito da un anno presso la Triennale ha puntato su uno chef, con relativa brigata, di alto livello. L’alta qualità comporta ovviamente maggiori costi, per cui il Design Cafè & Restaurant rappresenta per la società del Gruppo Elior una vetrina importante e non un locale ad alta marginalità.
Conclusioni
Il Caffè delle Arti presso lo Gnam di Roma è l’unico locale del paniere che rispetto al 2010 vede oggi la somma dei listini, a soluzioni invariate, inferiore di circa il 10 per cento (41,60 euro al banco e 59,30 euro al tavolo nel 2012 contro 45,60 euro al banco e 63,60 euro al tavolo nel 2010). Questo in virtù, soprattutto, del primo prezzo più economico proposto nella formula ristorante che annulla i leggeri rincari apportati nel servizio bar. Impossibile fare il raffronto sulla Triennale di Milano, anche se la somma dei listini confrontabili proposti da MyChef (22 euro al banco e 50 euro al tavolo) è pressoché allineata con quella della precedente gestione targata Autogrill (22,2 al banco e 49,4 al tavolo). Diverso è il caso dei restanti tre musei, che fanno registrare incrementi a prodotti invariati compresi tra il 5 e il 10% circa. A. P.
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Star Trek food
Destinazione
Cibiamo
I
n Romagna c'è la piadina, a Napoli la pizza e la Liguria, si sa, è la patria della focaccia. Ed è proprio la ‘fugassa’ ligure il primo prodotto proposto nei punti ristoro di Cibiamo e, a detta della società, il punto di forza dell'offerta dell’azienda di ristorazione fondata nel 1992 da Alessandro Ravecca (attualmente amministratore del gruppo), Claudio Bernardi e Giorgio Ravecca. Il primo locale dove si serve la classica focaccia ligure, assieme a pizza al trancio e focacce varie imbottite, viene inaugurato nella galleria Centroluna dell'Ipecoop di Sarzana (La Spezia), attuale sede
20 retail&food - ottobre 2012
della società. Seguono repliche a Savona, Genova, Livorno e poi in tutta Italia. La formula originale prevede la possibilità di mangiare velocemente in piedi o con un po' più di calma al tavolo, arredo curato e attenzione alla qualità degli ingredienti: l'idea, insomma, è quella di realizzare un locale dove, anche se di corsa, si può scegliere un prodotto buono e semplice senza sacrificare il piacere di mangiare alla mancanza di tempo. Uno dei vanti dell'azienda spezzina, infatti, è il suo sistema di rotazione stagionale delle farciture che permette di proporre ai clienti 35 tipi di focacce e 15
di pizza ogni tre mesi. L'arredamento dei locali con le attrezzature e i prodotti a vista e il lavoro di farcitura eseguito direttamente dallo staff mantengono forte il contatto con l'artigianalità e la tradizione. Il format piace e nel 2000 nasce il marchio Cibiamo. In breve aprono molti locali con questa insegna nei centri commerciali italiani e nelle stazioni ferroviarie, luoghi che garantiscono affluenza e visibilità. Due anni dopo è la volta dell'insegna la Bottega del Caffè, altro marchio della società ligure, con le prime inaugurazioni
a Genova e subito dopo a Livorno alle Fonti del Corallo. L'insegna di caffetteria dell'azienda dei Ravecca&Bernardi vuole coniugare il caffè in diverse combinazioni e provenienze insieme a un'ampia gamma di prodotti di qualità (come le brioches e i bomboloncini farciti al momento). Anche per la caffetteria importante è l'esposizione dei prodotti offerti in grandi vetrine, mentre l'arredamento è più hi-tech. Dal 2012 la Bottega del Caffè è stata integrata con il format “Il vino della Bottega”. Contemporaneamente viene creato il V-Cafè, l'angolo food & beverage dai
Cibiamo in pillole
Data di nascita Società Proprietà Sede Management Insegne Business Punti ristoro
1992 a Sarzana Cibiamo srl Alessandro Ravecca 20%, Claudio Bernardi, 15%, Giorgio Ravecca 15% e Euroristoro spa 50% Sarzana (SP) Alessandro Ravecca, Presidente e Amministratore, e Renzo Mingozzi, Vice Presidente Cibiamo, Cibiamo Station, V-Cafè, La Bottega del Caffè e il Vino della Bottega Ristorazione veloce e di qualità e caffetteria. 90 insegne complessivamente per 70 location (in alcune location La Bottega del Caffè + Cibiamo): centri commerciali e stazioni ferroviarie. fonte aziendale
scorsa estate le insegne Cibiamo sono più di trenta, come quelle della Bottega del Caffè, mentre sono una ventina i V-Cafè. In una ventina di casi Cibiamo è assieme a Bottega del Caffè, mentre negli altri casi i due marchi sono da soli. Ovviamente il marchio Cibiamo gioca in casa nei centri commerciali liguri con 8 insegne. Seguono con cinque punti vendita la Lombardia e la Toscana, poi Emilia-Romagna e Lazio con 2 e per finire con una Piemonte, Campania e Veneto. Le stazioni coperte, invece, sono una decina: Roma Fiumicino, Milano Centrale, Napoli Centrale, Bologna Centrale, Rimini, Parma, La Spezia,
Savona e Livorno. La Bottega del Caffè, invece, è forte negli shopping mall lombardi con sette insegne, seguita dalla Toscana con sei e dalla Liguria con le sue cinque caffetterie. Poi tre punti ristoro del brand in Lazio, e uno in Piemonte e Veneto. Cinque Bottega del caffè nelle stazioni FS (Rimini, Fiumicino, Bologna Centrale, Napoli Centrale e Napoli Piazza Garibaldi) e due, udite udite, all'estero, a Londra, dove l'insegna spezzina ha inaugurato due anni fa la sua caffetteria a Regent Street: per il futuro il gruppo sta puntando l'obiettivo verso l'estero, in particolar modo col progetto di potenziamento della presenza nel Regno
Unito, dove si punta a 12-15 aperture nel prossimo triennio. Una bella sfida in un mercato che vede la presenza di colossi come Starbucks e Caffè Nero, ad esempio. Per il V-Cafè invece sul primo gradino del podio c’è la Lombardia, di seguito le altre regioni (quasi tutte al Nord) e una presenza anche in Umbria. Il ritmo di apertura è sostenuto: il 2008 ha visto l'inaugurazione di dieci punti ristoro (spesso a insegna doppia Cibiamo/la Bottega del Caffè) dei marchi Cibiamogroup, l'anno dopo otto, cinque nel 2010, sette l'anno scorso e quest'anno siamo già a quota otto nuove aperture tra cui ben tre Cibiamo Station: Savona, La Spezia e Livorno, un'insegna che sta avendo un rapido sviluppo dopo la prima apertura a Parma nell'estate dell'anno scorso. Per il futuro il management conferma l'idea di un ritmo di 10/15 insegne del Gruppo l'anno. La formula è quella del franchising (il gruppo ligure è membro di Assofranchising). La gestione diretta è solo per il locale scuola di Sarzana, mentre può capitare che per non perdere l'opportunità di nuove aperture si cominci con la gestione diretta per poi cedere il locale al franchisee (come il caso di Portogruaro e Mestre, attualmente gestiti direttamente, ma con l'af-
L'intervista Stazioni, estero e franchising: i tre punti fermi della crescita. Intervista ad Alessandro Ravecca, presidente di Cibiamogroup
colori vivaci studiato appositamente per il fitness club e i centri benessere dei Club Virgin Active Italia. Poi, con il recente accordo con CentoStazioni, il gruppo ligure di ristorazione sta aprendo nelle piccole e medie stazioni italiane locali a marchio Cibiamo Station.
Centri commerciali e stazioni: tutto in franchising Ad oggi il gruppo di Sarzana conta più di 90 insegne in una settantina di diverse location. In alcuni casi nello stesso spazio convivono Cibiamo e la Bottega del Caffè: stando ai numeri della fine della
Alcune delle location preferite per le insegne di Cibiamogruop sono i luoghi di transito e con “V-cafe” anche le palestre, luoghi insoliti e innovativi per la tradizione italiana nel food. Perchè questa scelta? Siamo presenti in nove stazioni ferroviarie su buona parte del territorio nazionale, da Napoli a Milano, da Rimini a Bologna e anche in quella dell’aeroporto di Fiumicino. Questa scelta nasce dall’opportunità di catturare il traffico di tutte quelle persone che, viaggiando, hanno l’esigenza di un pasto veloce e di qualità, a un giusto prezzo, pratico e comodo, legato alle abitudini e alla tradizione italiana. Esigenza che unisce sia gli italiani sia i turisti stranieri, i quali dimostrano di apprezzare molto i nostri brand. La collaborazione col prestigioso gruppo Virgin Active invece è nata da tempo; Virgin ha trovato in Cibiamogroup un partner esperto nella ristorazione al quale affidare un format, il “V-cafe” (che tra l’altro sta vivendo una fase di cambiamento per evolversi nel Virgin Active Cafè) particolarmente adatto ad un pubblico sportivo, preparato, attento ad un’offerta completa, bilanciata e di elevata qualità. Come pensate di affrontare la sfida importante e impegnativa del progetto CentoStazioni? Il recente ingresso di Euroristoro nell’azionariato di Cibiamogroup è la migliore dimostrazione della nostra intenzione di proseguire la crescita, in Italia e all’estero, cogliendo tutte le migliori opportunità di sviluppo che si presenteranno. Il nuovo progetto Cibiamo Station, che si inserisce nell’ambito della presenza nelle stazioni di cui parlavamo prima, ne è un buon esempio, ma non l’unico, poiché la crescita del gruppo è bilanciata sui suoi tre brand, cioè “La bottega del Caffè”, “Cibiamo” e “V-cafe”. Ad oggi esistono quattro Cibiamo Station, a Parma, Savona, La Spezia e Livorno con l’apertura di Reggio Emilia prevista entro la fine dell’anno. Perché per i punti ristoro del vostro marchio è preferibile il franchising alla gestione diretta? Crediamo molto nel franchising, al punto che nel 2012 siamo entrati in Assofranchising. In generale i franchisee sono bravi a creare valore perché vivono a diretto contatto col pubblico del loro mercato; hanno esperienza, mordente, predisposizione ai rapporti interpersonali e queste skills e attitudini personali fanno da effetto leva al format dei nostri brand e ne amplificano i benefici per i clienti. Colgo l’occasione per dire che per il nostro sviluppo stiamo cercando molti franchisee, il sito www.cibiamo.it è la fonte di informazione per chi fosse interessato. Dopo Londra quali sono i Paesi dove pensate di esportare le vostre insegne? Il Regno Unito è stato per noi la palestra dove abbiamo imparato come si va all’estero: per questo, dopo un periodo di studio, dal 2013 siamo pronti a perseguire un’espansione di 12-15 punti vendita nel prossimo triennio, con il brand “La bottega del Caffè”. Stiamo ricevendo davvero tante richieste da Paesi come Germania, Svizzera, Austria, Estonia, anche dal Medio Oriente e dagli States e per questo crediamo che nei prossimi anni lo sviluppo all’estero, dove porteremo la tradizione e valorizzeremo gli ingredienti di casa nostra, sarà via via di crescente importanza e potrà arrivare a superare, in termini numerici, quello in Italia.
retail&food - ottobre 2012 21 21
Star Trek food filiazione come obiettivo). Il numero dei clienti serviti varia ovviamente da tipologia di punto ristoro: si va dalle poche centinaia nei V-Cafè più piccoli ai 1.500 nei locali più grandi, specialmente quelli in cui le insegne Cibiamo e la Bottega del Caffè sono in accoppiata. L'azienda ci segnala come molto performanti in termini di traffico le caffetterie del centro commerciale Carosello di Carugate e del Leonardo di Imola.
Fatturato (euro)
Nuovi soci e nuova squadra per le nuove sfide
2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011
Rapporto di indebitamento (%)
2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011
Margine di c/e in % del valore di produzione
2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 Valore aggiunto
22 retail&food - ottobre 2012
MOL
Risultato operativo
fonte: Cerved Group
Nella stanza dei bottoni del gruppo spezzino della 'fugassa' troviamo Alessandro Ravecca, presidente e amministratore della società co-fondata con Claudio Bernardi, responsabile tecnico delle aperture e Giorgio Ravecca, che ora si occupa di ricerca e sviluppo. Alla vice presidenza Renzo Mingozzi, mentre Cristiano Russi è il direttore finanziario e contabile, Massimo Barbieri (ex McDonald’s Italia) franchising manager e Roberto Spinetta responsabile di marketing e comunicazione. Questi ultimi tre sono new entry di quest'anno. Walter Ferranti si occupa di ricerca nuovi mercati in Italia e Fabio Berselli di grandi fornitori. La squadra gestisce a oggi più di 400 occupati nei vari punti ristoro e ha un giro d'affari di tutta importanza con 25 milioni di euro di vendite al pubblico due anni fa, 30,5 milioni l'anno scorso e circa 33 stimati per quello in corso. L'aumento del giro d'affari va di pari passo con la crescita della rete commerciale e con un rafforzamento societario (il capitale sociale aziendale è passato da circa 30mila euro a 2,45 milioni) iniziato quando nel dicembre dell'anno scorso Euroristoro è diventata azionista di Cibiamogroup con una quota del 50 per cento. Un vero e proprio consolidamento delle fondamenta di un'azienda piccola per un settore come quello italiano dominato da colossi dello spessore di Autogrill, ma decisamente dinamica e in netta espansione, soprattutto con il progetto di sviluppo nelle stazioni, per cui il format e l'offerta di prodotto di consumazione veloce sembrano calzare a pennello. Tra l'altro, a sottolineare l'importanza del target dei luoghi di transito, c'è il fatto che i soci di Euroristoro sono le famiglie Berselli, Mingozzi e Ferranti, da decenni attive nella ristorazione, in particolar modo nelle stazioni ferroviarie di Milano, Verona, Bologna, Rimini, Roma Fiumicino e Napoli. Il restante 50%, poi, è diviso tra i tre soci fondatori, che fino all'anno scorso detenevano il 100% di Cibiamo, con Alessandro Ravecca con il 20% complessivo, mentre Claudio Bernardi e Giorgio Ravecca si dividono pariteticamente il
30% che rimane.
Sale il fatturato, scende l'indebitamento
I dati di bilancio ci raccontano di una società che se la passa benone: oltre a produrre sempre utili (l'anno scorso circa 80mila euro con un picco nel 2009 di 131mila, mentre l'unico anno in perdita dell'ultimo quinquennio è il 2007 con -61mila euro), Cibiamo cresce nel fatturato complessivo: il valore della produzione era poco più di 1,5 milioni di euro cinque bilanci fa, nell'ultimo si è superata quota 4,25 milioni. Si è passati da 1,9 milioni del 2008 a 3 milioni nell'esercizio successivo, mentre quest'anno le previsioni del management sono di portare l'asticella a 4,5 milioni per la chiusura del 2013, nonostante il periodo gramo di crisi globale. Buone notizie da tutti gli altri indici a partire dal'Ebitda, il motore della società che sembra funzionare molto bene: si passa dai 196mila euro due anni fa ai quasi 320mila l'anno scorso, mentre per l'esercizio 2012 sono previsti 399mila euro. Bene anche gli indici di redditività, col Roi che l'anno scorso ha sforato il +10%, sempre positivo dal 2008 in avanti. Il Mol sui ricavi non è da meno e va a 13,6% l'anno scorso, superando l’11,9% del 2009, miglior risultato nel quinquennio precedente. L'Acid test, poi, testimonia un invidiabile livello di liquidità immediata con un quasi 150% lo scorso bilancio e un costante equilibrio nei 5 anni prima, sempre abbondantemente sopra il 100 per cento. Si sente molto il rafforzamento della compagine societaria negli indici patrimoniali finanziari: il rapporto di indebitamento passa dall'86,3% nel 2010 (più o meno costante dal 2007) a un solido 46,3% l'anno scorso, mentre il rapporto mezzi propri/capitali investiti che si piazza al 53,7% nel 2011 con un balzo importante dal 13,7% di dodici mesi prima (era 0,8% cinque anni prima). Stesso trend per la copertura delle immobilizzazioni che si attesta intorno al 113% nel 2011, quasi raddoppiando la percentuale dell'anno precedente (dati Cerved Group). Insomma, il rafforzamento societario con l'ingresso di Euroristoro si sente sui conti della società, che comunque andava già a gonfie vele, soprattutto dal punto di vista patrimoniale e finanziario. Cementate le fondamenta e sistemata la squadra dei manager con i nuovi acquisti nelle posizioni chiave, Cibiamogroup sembra ben preparata per affrontare le sfide del 2012, tra cui quella di Centostazioni, forse la più impegnativa insieme all'espansione nei mercati esteri. David Montorsi
retail&food - ottobre 2012 23
prima pietra
Auchan di Mestre, salto di categoria nel 2013
Entro un anno il centro commerciale lagunare raddoppierà la propria gla, passando da circa 12mila mq a quasi 29mila. Di grande impatto saranno le quattro medie superfici e i 52 negozi che troveranno posto nella nuova ala. Poche le informazioni rilasciate dal gestore
I
l progetto di sviluppo sul centro commerciale Auchan di Mestre, andato in cantiere lo scorso luglio, non può definirsi un semplice ampliamento. Se più frequentemente assistiamo, infatti, a iniziative che potenziano la gla dei complessi retail di 5/8mila mq, in questa circostanza l'intervento immobiliare aumenta di circa 16mila mq la superficie lorda affittabile, pari a circa il 130% di quella attuale. Sulla carta il nuovo centro Auchan passerà entro un anno circa da una dimensione piccola, in base ai criteri del Cncc (piccola <20.000 mq, media tra 20mila e 40.000 mq, grande >40.000 mq), a una dimensione media, diventando di fatto il secondo centro commerciale più esteso nella provincia di Venezia. Purtroppo non è stato reso noto il dato sull'investimento. Entrando nel cuore dell'iniziativa, la nuova struttura ospiterà quattro medie superfici, con estensioni comprese tra i 1.000 e i 2.000 mq, e 52 negozi di piccola metratura, portando il dato totale a
sei medie superfici e a 117 negozi. Tra le poche informazioni ricevute si coglie la strategia di potenziare l'offerta a 360 gradi, aggiornandola agli standard attuali, mentre resterà inalterata l'ancora alimentare a insegna Auchan. La commercializzazione, fanno sapere da Gallerie Commerciali Italia, è giunta al 70%, con molte trattative avviate. Tra queste si segnala quella conclusa per la media superficie specializzata nell'elettronica di consumo, anche se il nome del brand rimane sotto stretto riserbo, e quella in stato avanzato per l'insegna di fashion. Al momento il centro commerciale in oggetto non dispone di una media superficie di hi-tech, per cui non si creeranno sovrapposizioni. L'ampliamento darà ossigeno anche all'offerta di ristorazione, grazie in particolare all'inserimento di un fast food, portando da otto a dodici le unita food. Non sono previste, invece, soluzioni per l'intrattenimento. Il più stretto riserbo permane sui costi
Il progetto in pillole Nome del progetto Data di apertura Data di apertura ampliamento prevista Inizio dei lavori Investimento ampliamento Promotore Commercializzazione Progettazione Località Localizzazione Tipologia Gla ampliamento Gla complessiva Parcheggi Livelli commerciali Medie superfici Unità ristorazione Totale unità (piccole, medie e grandi superfici) Totale unità ampliamento (piccole, medie e grandi superfici) Àncora alimentare
24 retail&food - ottobre 2012
Ampliamento Galleria Auchan Mestre 1995 Novembre 2013 Luglio 2012 N.A. Gallerie Commerciali Italia Gallerie Commerciali Italia Studio Favero e Milan Mestre Extraurbana Centro commerciale di medie dimensioni 16.520 mq 28.954 mq 3.714 2 2 prima e 6 dopo l’ampliamento 8 prima e 12 dopo l’ampliamento 117 negozi e 6 MS 52 negozi e 4 MS Auchan
di locazione, sia fissi che variabili, e su quelli di gestione.
La struttura: connubio tra vecchio e nuovo
Poche le informazioni che trapelano anche sul fronte architettonico. Il centro commerciale Auchan di Mestre, inaugurato nel 1995, raddoppierà su un lato. Una soluzione simile è stata adottata di recente al Carosello di Carugate (Mi), mentre una diversa opzione ha visto protagonista lo shopping center Fiordaliso di Rozzano (Mi), dove i lavori si sono concentrati su entrambi i lati con la creazione di due piazze alle estremità. Nuovo e vecchio saranno resi omogenei in virtù di alcuni accorgimenti. Ad esempio la nuova ala manterrà la suddivisione su due livelli commerciali, come quella esistente, che a sua volta sarà "ringiovanita" con migliorie nei controsoffitti e nell'impianto di illuminazione. Il progetto prevede la creazione, inoltre, di un secondo ingresso a servizio dei nuovi spazi. Anche il numero di posti auto è destinato a crescere, arrivando a quota 3.714. Il piano prevede, in tal senso, la creazione di un parcheggio su tre livelli: uno sotterraneo, uno a raso e uno in copertura. In tema di sostenibilità ambientale la brochure pubblicata online sul sito web del gestore accenna a predisposizione per il fotovoltaico, illuminazione a led, raccolta di acqua piovana per scarichi e
Scarsa trasparenza e disponibilità Ci scusiamo con i lettori se non possiamo raccontare con la consueta dovizia di particolari l’interessante progetto di ampliamento del centro commerciale a insegna Auchan, situato a Mestre (Ve) nei pressi del nuovo ospedale. Le poche risposte ricevute dallo sviluppatore, nonché gestore, Gallerie Commerciali Italia, non introducono elementi che possano dare un valore aggiunto all'impianto architettonico e al brand mix nel nuovo spazio commerciale. Per questo motivo l’iniziativa in oggetto non è stata presa in considerazione all’interno dell’Indice di Innovazione e l'articolo si presenta in versione ridotta. Per onestà intellettuale precisiamo inoltre che la modalità di reperimento delle informazioni, attraverso moduli standard con quesiti a risposta aperta e chiusa specifici per la rubrica Prima Pietra, è stata la medesima adottata sino ad ora con tutte le aziende.
Player per le fasce isocrone della localizzazione (Accesibilità: 20 minuti, con autostrade, traffico medio)
Fasce Isocrone
Format
Insegna
Comune
Prov.
00' - 05'
Indirizzo
Superficie (mq)
Distanza (minuti)
30.332
0,0
9.000
2,1
11.900
2,3
6.750
2,8
7.800
3,6
Centro Commerciale
AUCHAN
VE
VENEZIA
Parco Commerciale
RETAIL PARK
VE
VENEZIA
Parco Commerciale
RETAIL PARK
VE
VENEZIA
Parco Commerciale
IL TERRAGLIO
VE
VENEZIA
Centro Commerciale
POLO
VE
VENEZIA
Via Don Federico Tosatto in Mestre 22 Loc. Mestre Via Don Luigi Peron ang. Via Pionara - Loc. Mestre Via Don Luigi Peron ang. Via Riccardo Zandonai - Loc. Mestre Via del Forte ang. Via Cesco Baseggio Loc. Mestre Via Ettore Tito 20 ang. Via Castellana - Loc. Zelarino
Centro Commerciale Parco Commerciale Centro Commerciale Centro Commerciale Parco Commerciale Centro Commerciale
LE BARCHE RETAIL PARK LA PIAZZA VALECENTER PORTA EST PANORAMA
VE VE VE VE VE VE
VENEZIA MARCON VENEZIA MARCON MARCON VENEZIA
Piazza XXVII Ottobre 1 - Loc. Mestre Via Enrico Mattei Via Triestina 50 - Loc. Favaro Veneto Via Enrico Mattei 1 Via Porta Est Via Sertorio Orsato 13/15 - Loc. Marghera
13.454 15.000 10.500 58.152 18.500 17.200
5,3 6,1 7,0 7,1 7,8 9,9
Centro Commerciale Parco Commerciale
TV TV
MOGLIANO VENETO MOGLIANO VENETO
10,2 10,6
VE
MIRA
21.156
13,6
VE VE VE
MARCON MARCON VENEZIA
Via Ronzinella 162 Via Niccolo' Machiavelli 5 Via Romea ang. Via Bastiette - Loc. Gambarare Via Enrico Mattei 1 Via Porta Est Via Sertorio Orsato 13/15 - Loc. Marghera
7.300 7.000
Centro Commerciale Parco Commerciale Centro Commerciale
MOGLIANO LA PIAZZA PARCO COMMERCIALE MIRA VALECENTER PORTA EST PANORAMA
58.152 18.500 17.200
7,1 7,8 9,9
Centro Commerciale
EMISFERO
TV
SILEA
7.485
16,3
Centro Commerciale Centro Commerciale
MIRASOLE MIRANO 2
VE VE
MIRA MIRANO
6.000 7.316
18,4 18,9
05 - 10'
10' - 15' Parco Commerciale
15' - 20'
Via Eroi di Podrute 5 ang. Via Treviso Mare Via Dante Alighieri 6 Via Cavin di Sala 167
I centri commerciali presenti nel territorio
Inquadramento Territoriale
irrigazione, riduzione dei consumi energetici e servizi igienici con acqua calda ricavata da pannelli solari. Tuttavia nel materiale ricevuto dall'azienda si parla di soluzioni in parte in fase di studio e in parte previste ma non ancora ufficializzate nel progetto. Vedremo quindi a lavori ultimati.
Il bacino
Come sempre procediamo a un’analisi dei principali dati di inquadramento del territorio e dei competitor nel bacino
dei 20 minuti di percorrenza automobilistica, con traffico medio. Il materiale è stato fornito da Sincron Inova. Per quanto riguarda la composizione socio-demografica della popolazione possiamo notare, rispetto alla media nazionale, sia in ambito comunale che provinciale un numero medio di componenti della famiglia più basso, un’età media più alta (46,7 anni a livello comunale e 43,9 a livello provinciale, rispetto ai 42,5 di media nazionale e regionale), una percentuale di stranieri maggiore
(9,9% nel comune e 8,1% in provincia contro il 7% a livello nazionale). Riguardo ai dati socio-economici segnaliamo una tasso di disoccupazione minore: rispetto all’8,4% nazionale si ha infatti un 7% comunale, un 6,3% provinciale e un 5,7% regionale. Si tratta di un bacino con una predisposizione a reddito e consumo maggiore rispetto alla media del Belpaese, come evidenziato dai numeri Indice di Reddito e di Consumo.Il bacino di attrazione dei 20 minuti è dato da 16 strutture com-
merciali: sette parchi commerciali, il più grande dei quali è quello di Mira con 21.156 mq di gla, e nove centri commerciali tradizionali. L’offerta totale di gla degli shopping center è pari a 135.207 mq, di cui 58.152 sono attribuibili al solo “Valecenter” di Marcon, che si configura come il competitor più significativo. La restante offerta è suddivisa in centri di piccole dimensioni, mediamente minori di 10.000 metri quadrati. A. P.
retail&food - ottobre 2012 25
taglio nastro
Retail Park
a Campi Bisenzio:
il nuovo petalo di Gigli City
L
o sviluppo di retail park a completamento di grandi insediamenti commerciali costituisce un sentiero tracciato. Gli esempi non mancano soprattutto nel centro-nord Italia, dove sono presenti strutture già attive e altre in via di realizzazione. Attorno agli outlet troviamo un retail park a Serravalle Scrivia e un altro a Fidenza, mentre aprirà a fine ottobre quello di fianco al Foc di Castel Romano. Adiacenti a importanti centri commerciali il caso più recente è quello de I Gigli di Campi Bisenzio (Fi), mentre è in programmazione il Globo Retail Park vicino all’omonimo shopping center di Busnago-Cornate D’Adda (Mb). Sottolineiamo, inoltre, un importante progetto integrato a Settimo Torinese, che si distingue per la formula centro commerciale più retail park, con quest’ultimo in realizzazione prima dello shopping center. Guardando al Meridione c’è il caso di Partynico, vicino a Palermo: iniziativa real estate promossa da La Policentro che prevede centro commerciale, outlet e retail park. Per esplorare la strada del parco commerciale attorno ai principali shopping center, a nostro avviso quella con maggiori prospettive, la rubrica Taglio Nastro di questo mese prende in considerazione il complesso inaugurato lo scorso giugno a Campi Bisenzio (Fi), adiacente a I Gigli: una struttura unica dove sono comprese cinque unità retail. In particolare la cerimonia di apertura ed anche l’emissione del primo scontrino, al cospetto delle autorità, è avvenuta il giorno 7. Le proiezioni di affluenza sul 2012 sull’area complessiva, inclusiva del Cinema Uci, sono di oltre 15 milioni di visitatori, flusso del quale beneficerà anche la nuova struttura.
La cittadella dello shopping e del divertimento
La superficie lorda affittabile, pari a 4.177 mq, e il numero di unità, quattro a destinazione non food e una di ristorazione, lasciano intendere che il retail park di Campi Bisenzio si inserisce in un’ottica di complementarietà rispetto al mastodontico centro commerciale I Gigli, forte di una gla di circa 70.000 mq e di oltre 130 negozi non food. «La nuova offerta non andrà a cannibalizzare quella precedente», ha tenuto a precisare la direzione de I Gigli. Per fugare eventuali dubbi è sufficiente dire che sia la proprietà che la commercializzazione/gestione del parco e del centro commerciale fanno capo alle medesime aziende. La proprietà è di Eurocommercial Properties mentre la commercializzazione e la gestione degli spazi sono affidate a Larry Smith. Anche i servizi messi a disposizione dei consumatori sono condivisi, a partire dalla carta vantaggi Gigli Pass sino agli orari e ai giorni di apertura. I parcheggi
26 retail&food - ottobre 2012
Il complesso di Eurocommercial Properties alle porte di Firenze ospita una nuova attrazione. A giugno è stato inaugurato il parco commerciale con quattro unità non food e una di ristorazione. Tra questi solo il marchio Terranova inaugurerà il 6 ottobre.
CoMMENTO Colori molto forti e struttura impattante. Di sicuro colpiscono l'occhio
VALUTAZIONE
più piccole tra quelle operative, Original Marines e Rifle, si estendono su un solo livello commerciale. Ma, mentre il marchio campano di kids’ fashion ha optato per non realizzare il controsoffitto, scegliendo un layout Strade a scorrimento veloce e ampio parcheggio sono al top Accesso e parcheggio molto colorato e di ampio respiro, il brand toscano di jeans per il suo nuovo flagship store ha evidentemente Offerta commerciale Terranova andrà a completare l'offerta guardato ai costi di gestione realizzando il controsoffit to. Impressiona la scelta di soluzioni e di colori eleganti Spazi comuni Ristorazione, area bimbi e qualche seduta esterna. anche di Scarpe&Scarpe, insegna abituata alle grandi e attrattive Tutto proporzionato alle dimensioni metrature, che ha sfruttato al massimo la cubatura del locale realizzandovi all’interno un secondo livello indice valutazione a cura di r&f: commerciale. A collegare i due piani ci sono altrettante = migliorabile = sufficiente = apprezzabile = molto buono = ottimo scale mobili, attive nelle direzioni opposte. In attesa di Terranova, l’offerta del retail park si completa con la Struttura e design
(500 a disposizione del retail park e 4.000 del centro commerciale) sono distinti, ma la vicinanza tra le due strutture li rende immediatamente fruibili da tutti i visitatori. Nella Gigli City, così gli operatori locali sono soliti definire il complesso in questione, sono presenti anche un Cinema Uci, sempre di proprietà di Eurocommercial Properties, un distributore di carburante a insegna Q8 e un hotel Ibis. Per il futuro non sono esclusi ulteriori sviluppi.
Il progetto nel dettaglio
Entrando nel merito del nuovo parco commerciale, si contano cinque unità di media dimensione comprese in un unico stabile. I marchi attualmente operativi sono, guardando la facciata da sinistra a destra, Original Marines (301 mq), Rifle (219 mq), Scarpe&Scarpe (2.081 mq) e Roadhouse Grill (468 mq). A stretto giro, nel periodo compreso tra la fine di settembre e l’inizio di ottobre, dovrebbe aprire Terranova (1.108 mq), già visibile con il proprio brand sopra la vetrina sinistra dello stabile. La scritta “Coming soon” apposta davanti all’ingresso non lascia spazio a dubbi. Il marchio di abbigliamento per uomo, donna e bambino è stato l’unico a scegliere di non aprire in occasione del taglio del nastro, in quanto a ridosso del periodo dei saldi, e di attendere la fine degli sconti estivi. Dalla direzione de I Gigli ci è stato confermato, inoltre, che nessuno di questi brand era presente con un proprio negozio presso la galleria del centro commerciale, per cui non ci sono stati travasi dalla struttura preesistente a quella nuova. Avvicendamenti, in concomitanza, non sono stati registrati neanche all’interno de I Gigli e tantomeno la gestione ha imposto alcun cambiamento ai singoli punti vendita. Ci saranno dei rinnovi di layout, ci confermano
Il progetto in Apertura Investimento complessivo Promotore Commercializzazione Gestione Progettazione Località Localizzazione Tipologia Gla Parcheggi Unità ristorazione Totale marchi
Indice di innovazione Architetto, Gerardo Sannella Architetto MYGG Urbanista, Tiziana Bardi titolare StudioBardi/Cad38 Sociologo, Gianmarco Navarini, professore di Sociologia della Cultura, Università di Milano Bicocca Redazione r&f (Andrea Penazzi)
dalla direzione, ma erano già previsti e non dipendono dalla nascita del retail park. Le cinque unità in questione si presentano con una vetrina alta tra i quattro e i cinque metri e un ingresso dedicato. Un’entrata di servizio è ubicata sul retro di ogni negozio. Le ampie vetrate frontali favoriscono l’irraggiamento di luce naturale, che si traduce in una minore spesa di illuminazione e in una migliore esperienza nel punto vendita sia per il cliente che per la forza lavoro. L’esterno è particolarmente curato in virtù dell’utilizzo dei colori rosso e oro grazie al rivestimento in Tecu Gold: una lega di rame e alluminio che conferisce la tonalità dorata a tutta la struttura. Aggiungiamo, ma non possiamo garantire per esperienza diretta, che nelle ore serali il sistema di illuminazione proiettato sul colore dorato del laminato conferisce grande visibilità e risalto ai marchi. Osservando le linee si nota che la struttura assume una forma leggerpillole mente arrotondata, dando la sensazione di abbracciare 7 giugno 2012 il visitatore e il parcheggio n.d. antistante. Diverso è il diseEurocommercial Properties Larry Smtih gno dove si colloca l’unità Larry Smith di ristorazione, che inveStudio Natalini Architetti di Firenze ce appare più squadrato. Campi Bisenzio (Fi) Su tutto il fronte sopra ai Extraurbana negozi sono visibili le inseRetail Park gne, che vengono ripropo4.177 mq ste sulle due “torri” laterali. 500 All’interno i negozi si pre1 sentano con soluzioni 5 diverse. Le due metrature
6 6 6 5,5 6,5
steakhouse a marchio Roadhouse Grill. Il locale è distribuito su due livelli e vanta circa 150 sedute, di cui una trentina comprese nel dehors. Segnaliamo la cucina a vista, il servizio wi-fi gratuito su registrazione e l’area bimbi antistante con presenti le immancabili mucche d’artista. Dulcis in fundo: il laminato davanti alle vetrine impedisce che i clienti possano bagnarsi per la pioggia quando si spostano da un negozio all’altro; l’area è impreziosita da alcune aree verdi decorative; è previsto l’inserimento di ulteriori strutture a vocazione entertainment, che miglioreranno la fruibilità dell’intero complesso . La sicurezza del retail park, così come quella del centro commerciale, è affidata a Barani Group, che se ne occupa con due squadre distinte. Andrea Penazzi
Errata corrige: in merito all’articolo di taglio nastro “La seconda vita di La Cartiera”, uscito su r&f di settembre 2012, si precisa che le due aziende di commercializzazione sono Cbre e Sogeprim Real Estate e non Cbre e Real Estate.
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Fiere/1 - Duty free e travel retail
Tfwa,
com’è grande il mondo
Torna dal 21 al 26 ottobre la fiera di Cannes dedicata al duty free e travel retail. Record di espositori e una maggiore attenzione a Russia e Brasile, oltre alla Cina, sono i biglietti da visita di questa edizione
I
Lo scorso anno ad accompagnare la fiera Tfwa World Exhibition di Cannes, la più importante al mondo per il settore duty free e travel retail, c’erano un fantastico sole settembrino, con tanto di bagnanti in spiaggia, ma anche molti mugugni. Lo spostamento dalle date tradizionali di fine ottobre a quelle di fine settembre, per lasciare spazio a un vertice del G8, aveva creato difficoltà a espositori e visitatori, tra sovrapposizioni di eventi e la necessità di fissare gli incontri ad agosto. Quest’anno si torna alla tradizione, e gli organizzatori della fiera, ospitata come sempre nel Palais des Festivals, parlano di anno record e dell’edizione più grande e affollata dalla sua creazione, nel 1985. Con 462 società espositrici preregistrate alla fine di agosto si è già superato il saldo finale dello scorso anno, quando erano state 457. Allora i numeri erano già dati in crescita (ma a dire la verità, mai le fiere comunicano dati in ribasso),
con 5.868 visitatori (+9% sul 2010) provenienti da 2.737 aziende, +6 per cento. A suggerire che la crescita di quest’anno non sia solo sulla carta è la creazione di un nuovo spazio espositivo, che porterà la superficie totale a 20mila metri quadrati. Si chiamerà Beach Village e sarà una grande struttura all’aperto nella zona chiamata Riviera Beach. Una cattiva notizia per quanti approfittavano dello spazio per recuperare qualche energia e godersi il mare tra un incontro e l’altro. Una buona parte del Beach Village sarà occupato da uno stand della multinazionale del tabacco Philip Morris, che sicuramente non avrà scelto a caso un posto all’aperto. Tra i 462 espositori, ce ne sono 34 nuovi o che hanno deciso di tornare dopo un’assenza, nomi tra cui spiccano quelli di Hugo Boss e Samsonite. C’è anche l’italiana (anche se la proprietà è passata in mani coreane) Mandarina Duck, la quale aveva segnato il suo debutto nel
travel retail nell’edizione del Tfwa Asia & Pacific di Singapore dello scorso maggio (2.164 visitatori e 236 espositori).
I convegni: spazio a Russia e Brasile Come in ogni edizione, la fiera Tfwa World Exhibition ospita anche una serie di convegni di alto livello sul travel retail. Il principale – ma forse anche il più generico – è quello di lunedì 22 ottobre, dalle 9 alle 11.30 nel Grand Auditorium del Palais des Festivals. Sotto il titolo “A brand new dimension”, vedrà parlare Madeleine Albright, ex segretario di Stato Usa nell’amministrazione Clinton e ora a capo dell’Albright Stonebridge Group. Parlerà di come le dinamiche politiche ed economiche in atto modificano gli affari a livello globale. Parleranno poi il presidente del Tfwa, Erik Juul-Mortensen, sullo stato del settore, e il ceo di JC Decaux, Jean-Charles Decaux, su come attrarre oggi i consumatori nei luoghi di viaggio. L’economista Kjell A. Nordstrom analizzerà invece i cambiamenti sociali a livello globale e gli effetti di questi sul business. Più specifici e brevi (dalle 8 alle 9) gli incontri dei giorni successivi, che si terranno presso il vicino hotel Majestic. Martedì 23 il workshop “Touch Point: communicating with customers in travel retail”,
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tratterà la questione del contatto con i clienti da due punti di vista: i social media e il rapporto umano dello staff. A ciascun tema è riservato uno speech (rispettivamente dell’autore Bernie Brennan e di Christine Martin, dg di Trt & Ispy). Mercoledì 24 il convegno avrà come titolo “China, Russia & Brazil Market Watch”. Se la fiera dell’anno scorso aveva puntato moltissimo sul Far East, ora si concentra anche su Russia (dove ci sono ambiziosi progetti soprattutto per l’aeroporto di Mosca Domodedovo) e Brasile (dove in vista di Mondiali e Olimpiadi sono stati privatizzati gli scali principali). Nel primo intervento (di Peter Harbison, executive chairman di Capa – Centre for Aviation) si parlerà di come cambiano le infrastrutture aeroportuali in questi paesi e di quali opportunità si aprano per il travel retail. Nel secondo (a cura di Peter Mohn, partner di m1nd-set), si parlerà invece dei consumatori di questi Paesi. A nostro avviso, questo evento è quello da non perdere.
Gli altri italiani nuovi arrivati tra gli stand di Cannes sono la Roccobarocco, che presenterà i profumi attraverso la Barocco Roma srl, mentre i propri accessori moda erano già portati – e continuano a esserlo – dalla nolana Miriade spa. C’è poi la Mantero Seta Spa, da Como, oltre a Safilo Group, quest’anno presente con l’azienda italiana e non con la filiale di Hong Kong. Ma se la compagine italiana, con 60 presenze, rimane la seconda dopo quella francese (137 espositori), c’è comunque stato un calo rispetto ai 66 stand del 2011. Non si tratta di nomi di secondo piano: sono Follador Prosecco, Bottega Verde, Brioni, Falorni Italia – Le Borse, Isotta Fraschini. A queste si aggiunge Bulgari, presente però con la società svizzera. Le categorie più rappresentate sono quelle dei profumi (127 espositori), seguiti da vino e liquori (88), moda/ accessori/borse (77), gioielleria e orologi (57), confectionery e fine food (43), regali e giocattoli (18), tabacco (16) ed elettronica (11). F. P.
Fiere/2 - Retail real estate
Mapic, è l’anno della maturità
La diciottesima edizione del salone internazionale dell’immobiliare commerciale sta per prendere il via. Se i dati del 2011 saranno riconfermati, tra il 14 e il 16 novembre si riuniranno all’interno del Palais des Festivals di Cannes circa 8mila partecipanti e 2.300 retailer. Paese ospite d’onore nella versione 2012 sarà la Russia
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na profonda boccata di ossigeno, energia allo stato puro per ampliare gli orizzonti e trovare nuove idee. In sintesi il Mapic è tutto questo, anche in un periodo contraddistinto soprattutto sul mercato interno da poche opportunità. I numeri parlano da soli: nel 2011 hanno partecipato al
va poi un’importante sorpresa, dettata anche dalla necessità di rinnovare la proposta e abbracciare nuove fasce di mercato. Oltre alla presenza di exhibitor legati al mondo dei centri commerciali, degli outlet e dei centri città, un’intera area sarà dedicata alle “zone di transito”,
come se legge sul sito Mipim.com allestito dalla società organizzatrice Reed Midem (per maggiori informazioni leggere il box in pagina, ndr). I riflettori saranno puntati in particolare sul mercato Russo e sui paesi emergenti, ma la compagine italiana resterà ber rappresentata, restando la seconda per nume-
ro di partecipanti dopo quella autoctona. Altra novità riguarda la presenza di ben 200 retailer che parteciperanno per la prima volta alla kermesse. Tra questi i nomi italiani sono A&A Italian Fashion, Alkymia, Baldinini, Bluespirit, Bioni, Caleidos, Don Pep, Ennepi, Espressamente Illy, F.lli Fontana, Fonte Scarpe e Mode, Jacaranda, Jaked, Kasanova - L'Amante della Casa, Kriziapoi, Life Healthcare International, Miriade, Palomar, Pam Panorama, Pianoforte Holding, Pizzze Italia, Rb di Roccobarocco, Robe di Kappa, Roccobarocco, Salotti Europa - Gruppo "Dondi Salotti", Samarcanda, Stella*Z, Valentino di Mario Valentino, Yamamay e Best4Youkids. Guardando invece al programma degli eventi, il cocktail di benvenuto sarà come di tradizione la sera del giorno prima l’inizio dei lavori, il 13 di novembre. Per la mattina del 14 segnaliamo il convegno tra le 10.45 e le 11.30, denominato “Retail in transport hubs: new opportunities and benefits”, mentre per il pomeriggio del 15, dalle ore 17 alle 18, consigliamo “Italy”, organizzato dal Cncc. In serata seguirà il galà dei Mapic Awards, con relativi premi, e il party di conclusione. A. P.
Retail in Trasport Hubs, il travel è in prima fila salone dell’immobiliare commerciale di Cannes oltre 8mila persone, 2.300 retailer, 679 società provenienti da 63 paesi, di cui 351 italiane, e 305 società d'investimento specializzate. In quel contesto l’Italia era stato il Paese ospite d’onore. Quest’anno i giorni da segnare in agenda sono quelli compresi tra il 14 e il 16 di novembre, mentre sul navigatore la destinazione rimane fissa al Palais des Festivals. Ma per rendersi conto di cosa esprima veramente il Mapic è sufficiente dire che occorrono mesi di preparazione alle società espositrici per essere pronte durante la tre giorni francese. La diciottesima edizione della fiera riser-
Anche il travel retail sarà protagonista quest’anno alla fiera Mapic di Cannes. Il progetto “Retail in Transport Hubs” sarà infatti dedicato ad aeroporti, stazioni ferroviarie, stazioni di servizio con negozi temporanei e reti di trasporti urbani. Il progetto prevede anzitutto un’area di esposizione ad hoc, per facilitare l’incontro tra retailer, professionisti del real estate e operatori del canale travel. Si trova nella Riviera Hall, adiacente al corpo centrale del Palais des Festivals, e in particolare nella zona chiamata Lerins Hall. Oltre agli spazi espositivi, il progetto prevede una sessione dedicata al travel retail all’interno del programma ufficiale di conferenze, con esperti internazionali del settore e un numero speciale della newsletter online di Mapic intitolata Retail in Motion. Il giorno 14 novembre, alle ore 14, ci sarà una tavola rotonda dedicata al travel retail italiano. Attesi come speaker tra gli altri Luigi Battuello, direttore commerciale non aviation di Sea-Aeroporti di Milano, e Fulvio Fassone, presidente di Atri, Associazione travel retail Italia. Il Mapic ha messo a punto un’offerta dedicata agli esposi-
tori, incentrata sulle tre componenti “Exhibiting, Pitching e Media”. In pratica si tratta di: un corner (Demo-Station) accogliente e funzionale; una speaking slot dedicata per la presentazione del proprio concept/sito/servizio; una presenza pubblicitaria sui magazine Mapic e su retail&food, che è media partner dell’evento. Il progetto “Retail in Transport Hubs”, spiegano dalla fiera, nasce dal riconoscimento che i canali del travel stanno sviluppando spazi dedicati al retail per sfruttare al meglio i volumi di traffico. La crescita totale attesa per il 2015, relativamente agli aeroporti, è infatti del 60%, e contemporaneamente sta aumentando la richiesta di spazi retail nelle stazioni. I transports hubs hanno pertanto necessità di differenziare la propria offerta, aumentarne il valore in termini di client experience ed essere in linea con i trend di consumo del mercato (health, food…). Ci sono quindi nuove opportunità di sviluppo per i retailer. Informazioni su: http:// www.edifis.it/retail-food/mapic-2012 .
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I Convegni di Ristorando
Ristorazione 2012:
focus su centri commerciali e aeroporti La due giorni di incontri organizzata dalla rivista Ristorando torna a ottobre nella sede del Centro Congressi Le Stelline, a Milano. Una dozzina gli appuntamenti in agenda, tra il 4 e il 5 del mese, con decine di relatori provenienti dal mondo della ristorazione in concessione, commerciale e collettiva
Tavolo dei relatori in occasione del convegno "Il sistema dei servizi al viaggiatore nel terzo millennio", edizione 2010
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l mondo del food in tutte le salse. Ritorna il 4 e il 5 di ottobre, presso il Centro Congressi Le Stelline a Milano, la due giorni organizzata da Ristorando e dalla nostra casa editrice, Edifis. Ristorazione 2012 vanta dodici appuntamenti, nei quali saranno protagonisti circa 80 relatori specializzati nel mercato della ristorazione in concessione, commerciale e collettiva, oltre a un ricco spazio espositivo. La partecipazione ai lavori è libera, previa registrazione da effettuarsi inviando una e-mail a convegni@edifis.it o presentandosi direttamente al Centro Congressi nel giorno d’apertura. Sono previsti un migliaio di operatori specializzati nel campo della ristorazione per i grandi numeri. La settima edizione di questo evento si aprirà il 4 mattina con il convegno all’interno della Sala Leonardo, durante il quale avrà luogo la presentazione dell’iniziativa ad opera di Antonio Savoia, direttore della rivista Ristorando e presidente di Edifis. Consigliamo in particolare ai lettori di r&f di partecipare la mattina del giorno 4 all’incontro in sala Chagall con tema “A pranzo e cena in galleria: le foodcourt crescono e arriva il leisure” e il giorno successivo al dibattito sulla “Ristorazione in pista: dinamiche e prospettive di crescita del f&b aeroportuale”. Rimanendo su questi due incontri, appartenenti al segmento dei centri commerciali e del travel, vediamo nel ruolo di chairman specialisti quali Roberto Bramati, presidente di Spazio Futuro Group, e Claudio Merlo, giornalista di Ristorando. I relatori del primo convegno sono Pietro Malaspina, presidente del Consiglio Na-
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zionale dei Centri Commerciali nonché punto di riferimento per il comparto degli shopping center in Italia, Italo Bussoli, segretario generale di Assofranchising, Edoarvo Favro, amministratore delegato di Gallerie Commerciali Italia (Gruppo Auchan, con oltre 45 centri commerciali in portfolio nel nostro Paese) ed esponenti di primo piano sul fronte della ristorazione. Ci saranno Gianandrea Gropplero, responsabile sviluppo franchising di Cigierre (società detentrice dei marchi Old Wild West, Wiener Haus, Arabian Kebab e altri),
Luca Bon, direttore generale ristorazione del brand Giovanni Rana, Alessandro Ravecca, presidente di Cibiamo Group, Domenico Atzori, visibility manager di Heineken Italia, e Victor Xampeny, direttore corporativo sviluppo Pans&Company Italia The Eat Out Group. Guardando al settore dei centri commerciali, il tema della ristorazione e dell’intrattenimento si pone al centro dei nuovi trend di mercato, anche grazie alle liberalizzazioni degli orari e dei giorni di apertura che hanno permesso ai gestori di allungare l’attività nelle fasce serali e di domenica. Spostandoci sul comparto travel per eccellenza, quello degli aeroporti, annotiamo i relatori Luigi Battuello, direttore commerciale non aviation di Sea – Aeroporti di Milano, presente anche lo scorso anno quando si è parlato in modo più ampio del retail on the go, Francesco Malservisi, responsabile commerciale food & beverage di Adr Aeroporti di Roma e Fulvio Fassone, presidente di Atri e direttore commerciale non aviation di Sagat. Sul fronte degli operatori food ci saranno Sergio Castelli, amministratore delegato di MyChef, Valentino Fabbian, amministratore delegato di Chef Express, e Massimo Mezzanotte, direttore della divisione Travel&City di Autogrill Italia. Passando dalla teoria ai fatti: Alfio Schiatti, direttore marketing di Cupiello-Fresystem, racconterà la case history su “I prodotti bakery & pastry nel canale aeroportuale”. La redazione di r&f sarà presente per raccontare sul numero di novembre i contenuti più interessanti. Andrea Penazzi
Le iniziative di retail&food
Chicago Retail Tour, appuntamento a fine mese In un’economia che riparte come quella Usa, la “Windy City” è particolarmente attrattiva. Nel seminario del 17 settembre di Confimprese si è parlato delle opportunità per i marchi italiani e del tour per aziende che r&f organizza per incontrare i vertici di aeroporti, associazioni ed enti
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uali opportunità offrono gli Stati Uniti e l’area di Chicago in particolare per i marchi italiani? Quali sono i trend di mercato attuali sul fronte del retail e quali sbagli vanno proprio evitati? Di tutto questo si è parlato nel seminario presso Confimprese lo scorso lunedì 17 settembre, dal titolo "Chicago Retail Capital", organizzato dall’associazione di categoria e da retail & food. Presenti, oltre al direttore di r&f, Andrea Aiello, anche il vicepresidente di Confimprese, Francesco Montuolo, e l’avvocato Charles Bernardini, socio dello studio legale Ungaretti & Harris di Chicago e già presidente della Camera di Commercio italiana del Midwest. Ha introdotto l’incontro Mario Resca, in veste di presidente di Confimprese e già presidente di McDonald’s Italia, multinazionale con headquarter proprio nei pressi di Chicago, a Oak Brook.
Un mercato in crescita
Consumi privati in aumento del 2,9% nel primo semestre 2012 e previsione di crescita del Pil a fine anno del 2,5 per cento. Così oggi si presentano gli Stati Uniti, apparendo più lontani che mai da un’Europa spaventata e in recessione. A queste caratteristiche congiunturali se
ne aggiungono altre tradizionali. Le ha riassunte l’avvocato Bernardini nelle sue conclusioni: «La forza del mercato statunitense risiede nella linearità dei suoi aspetti normativi: aliquote competitive, flessibilità nel mercato del lavoro, cuneo fiscale inferiore agli standard europei». E ancora: «elementi di successo sono la superiorità tecnologica e il ricorso a fattori chiave come il marketing, gli investimenti, la promozione. Fondamentale è gestire con precisione i tempi e le modalità di consegna, l’assistenza post vendita e il supporto logistico». Chicago, in questo contesto, si presenta come una delle città più attraenti degli Usa, perché rappresenta il centro del Midwest, dove si concentra un terzo del Pil statunitense. La sola Chicago vanta il 17% delle vendite Usa al dettaglio, è il terzo luogo americano per il turismo, soprattuto interno, ed è punto di passaggio di tutti i nodi di trasporto statunitensi. Vi ci passano le principali direttrici ferroviarie e due autostrade sulle tre che fanno coast to coast. Vi parte la navigazione fluviale tramite il Mississippi e soprattutto ha il terzo aeroporto più trafficato del mondo, il Chicago O’Hare (si veda retail&food di luglio/agosto 2012), con circa 70 milioni di passeggeri. Nello spiegare le opportunità per le aziende, Bernardini ha ricordato le tante imprese di retail che sono approdate a Chicago o hanno utilizzato la città come base di partenza per un’espansione negli Usa. Un esempio su tutti: Lavazza, approdata lì sei anni fa con i suoi bar Lavazza Espression e ora in fase di sviluppo negli States. Anche guardando al futuro, si fanno nomi di aziende che useranno a breve la Windy City come base: Rana, per i suoi ristoranti (informazione ufficiosa) ed Eataly, che dopo New York ha annunciato che replicherà nella città di Obama. L’avvocato dello studio Ungaretti & Harris ha anche accennato al costo del lavoro (-10/15% che in Italia, che
diventa -35% considerando la produttività) e alla possibilità di ottenere incentivi. «Metà degli investimenti industriali negli Usa utilizzano incentivi» ha sottolineato, da Stati, contee e comuni. Le premesse per accedere agli aiuti sono quelle di creare nuovi posti di lavoro, mantenere i posti esistenti e investire un minimo livello in immobili, macchinari e ristrutturazioni. Ovviamente questo non vale per i numeri piccoli di mini-aziende.
Alle porte il Chicago Retail Tour
Il seminario è stato l'occasione per r&f di raccontare il viaggio che il mensile dello scorso giugno negli aeroporti O'Hare e Midwest e in tre distretti commerciali del centro storico, tra cui il “Magnificent Mile” e il centrale “Loop”. Ma soprattutto è stata l'occasione per presentare il Chicago Retail Tour. Si tratta di un viaggio a Chicago organizzato dalla nostra rivista e previsto per la fine di ottobre. I destinatari sono retailer italiani interessati a trovare opportunità di business nella Windy City. In particolare il viaggio prevede una settimana di incontri, tra cui quelli con i vertici dell’aeroporto, con esponenti di associazioni di commercianti e broker specializzati in locazione di negozi, con rappresentanti del consolato italiano a Chicago e di altri enti pubblici locali. L’aeroporto O’Hare e il più piccolo (relativamente) Midway sono particolarmente interessanti. Come riportato nel numero di luglio/agosto gli scali, che come la maggior parte di quelli americani presentano un’offerta amplissima di ristorazione, sono interessati a valutare le offerte da parte di retailer non food, anche italiani. L’Italia, infatti, secondo un’indagine dell’Istituto Piepoli, sembra mantenere intatti i valori positivi associati ai suoi prodotti, soprattutto – come noto – nei settori dell’agroalimentare e della moda e accessori. Informazioni sul Chicago Retail Tour, si possono trovare sul sito www.retailfood.it o richiedere con una mail a chicago@retailfood.it . F. P.
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La nuova geografia dei quartieri espositivi d’Asia
In
Cina
è la fiera del mondo
D
al 2006 al 2011 in Cina è stato costruito oltre un milione di mq espositivi. I dati sono di fonte Ufi, l’Unione mondiale delle fiere che annualmente pubblica tra l’altro la classifica internazionale dei quartieri con capacità espositiva lorda superiore a 100mila metri quadrati. Tra le prime 49 fiere censite nel 2011, sei sono cinesi: Cief Complex – Guangzhou al 4° posto, a ridosso
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di Fiera Milano; Sniec – Shanghai al 25° posto, davanti a Veronafiere; Niec - Nanjing alla 35^ piazza, davanti a Rimini Fiera; Nciec - Beijing al 38° gradino, alla pari con Stuttgart Messe; infine Syiec – Shenyang e Szcec– Shenzhen alle piazze 40 e 41. I primi sei quartieri cinesi gestiscono complessivamente 900mila mq espositivi, ovvero l’11% del totale della classifica Ufi, che supera gli 8,2 milioni di metri quadrati. In realtà le città cinesi,
registrate sul sito www.chinaexhibition. com, che dispongono di almeno un quartiere espositivo sono 51 e costituiscono una rete capillare nel subcontinente, comprendente (oltre a Mainland China) anche Hong Kong, Singapore e Macao. Le strutture gestite sono poco meno di 100 e, tranne Guangzhou che è nata nel 1957, tutte le altre sono sorte negli ultimi tre lustri. Ancora secondo Ufi, dal 2006 gli spazi fieristici nell’area Asia/Pacifico, in cui
Cina è magna pars, sono aumentati del 38%, mentre in Europa e negli Usa la crescita è stata rispettivamente “solo” del 7% e del 5%. Di conseguenza la dinamica delle quote di mercato evidenzia tendenze divergenti: l’Asia/Pacifico è cresciuta dal 16 al 20%, mentre l’Europa è calata dal 50 al 48% e gli Usa dal 26 al 24%. Stabili le realtà ancora limitate di Centro e Sud America (4%), Medio Oriente (2%) e Africa (2%). Al di là dei dati ufficiali abbiamo chiesto
il parere di Mauro Malfatti, presidente di Bolognafiere China Ltd. e forte di una lunga esperienza in Cina: «In Cina il numero di quartieri è elevato e continua a crescere: ogni municipalità di rilievo ne ha realizzato o ne sta realizzando uno nuovo e molte città ne hanno più di uno (Shanghai ad esempio ne ha altri quattro oltre al principale Sniec; a Guangzhou ne operano altri due oltre allo storico Cief di Pazhou). Nessuno di questi però (tranne forse il nuovo quartiere di Beijing e quello di Shenzhen) ha un valore strategico paragonabile a quello dei due principali quartieri di Shanghai e di Guangzhou».
Shanghai e dintorni
Il fatto nuovo e molto importante che sta accadendo in Cina, e che probabilmente è destinato a cambiare a breve termine la geografia della fiere in Asia, è la nascita alla fine del prossimo anno del nuovo quartiere di Shanghai, sarà il più grande dell’Asia e, una volta completato il progetto costruttivo, il maggior del mondo. Sarà realizzato in joint venture dalla Municipalità di Shanghai e dal CftcCanton Fair Trade Fair Company, che è il proprietario/gestore del quartiere di Pazhou a Guangxhou e l’organizzatore
della Canton Fair, tutt’ora la più grande fiera dell’Asia. Pur essendo l’operatore fieristico di Guangzhou, Cftc ha uno status particolare ed unico in Cina in quanto non dipende dalla Municipalità di Guangzhou o dalla Provincia del Guangdong, ma è direttamente e attualmente controllato dal Mofcom (Ministero del Commercio centrale) insediato a Beijing. Su disposizione del Mofcom, Cftc sta avviando la realizzazione del nuovo, ulteriore, grandissimo quartiere Ncec (National Conference & Exhibition Center) a Shanghai Hongqiao: 250 mila mq espositivi la prima fase, pronti a fine 2013, e 500 mila a regime. La proprietà sarà al 60% del Cftc e al 40% della Municipalità di Shanghai”. La globalizzazione produttiva che ha trasformato la Cina nella “fabbrica del mondo” è all’origine dell’esplosione di fiere e mostre: soprattutto per i beni industriali l’incontro tra domanda e offerta si viene collocando naturalmente a ridosso delle zone industriali man mano che si espandono dalle coste verso l’interno del territorio.
Proprietà, gestione, organizzazione
Il business fieristico si caratterizza per la forte presenza dei maggiori organizza-
tori fieristici, che in genere hanno i loro headquarters in Regno Unito, Francia, Germania e Italia. Le strutture espositive sono di regola di proprietà delle istituzioni locali cinesi; unica rilevante eccezione è lo Sniec di Shanghai (200 mila mq coperti, 13 padiglioni, 102 fiere nel 2011) realizzato nel 1999 in joint venture tra Shanghai Lujiazui Exhib. Development Co Ltd e German Exposition Corporation, società compartecipata dalle fiere tedesche di Hannover, Duesseldorf e Monaco. La realizzazione degli eventi (che espongono in prevalenza materiali semilavorati, strumenti e tecnologie industriali e servizi alle imprese; ma si stanno espandendo anche ai beni di consumo) è indifferentemente gestita dai cinesi proprietari dei quartieri, da organizzatori terzi cinesi o esteri (che prendono in affitto i quartieri) o in joint venture tra proprietari cinesi dei quartieri e società fieristiche estere. Tra gli organizzatori esteri si distinguono per radicamento e volumi d’affari le maggiori multinazionali del settore: Reed Exhibitions Greater China, di proprietà di Reed Elsevier Group (Uk), che realizza annualmente tramite quattro joint venture. con cinesi una ses-
Mauro Malfatti, Presidente di BolognaFiere China Ltd santina di eventi (nel 2011 con 27.000 espositori, 650.000 visitatori e 25.000 convegnisti) in 9 macrosettori b2b e b2c. GL events (F) gestisce a Shanghai un piccolo spazio espositivo e, tramite uffici a Hong Kong, Shanghai e Macao, fornisce assistenza organizzativa a eventi di terzi. Ubm Sino expo, joint venture tra
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La nuova geografia dei quartieri espositivi d’Asia Ubm China Ltd (proprietà di United Business Media Ltd. Uk) e Shanghai Sinoexpo International Exhibition Ltd., che nel 2011 ha consuntivato 34 fiere con 600.000 mq, 6.000 espositori e 250.000 visitatori in quattro settori: hotel e ristorazione, nautica da diporto e lifestyle, ingredienti per farmaci e alimentazione, arredocasa e design. I quartieri europei maggiormente attivi in Cina tramite proprie controllate sono: Messe Frankfurt International, che nel 2011 ha esportato alcune delle proprie fiere (tessile, interior decoration, termocondizionamento, bagno e cucina, cartoleria, automobile, comunicazione e entertainment) realizzando una ventina di eventi a Shanghai, Beijing e Guangzhou. Koelnmesse, che riproduce a Shanghai quattro dei suoi marchi di maggior successo: ferramenta, giardino e tempo libero, alimentazione dolciaria e lifestyle per l’infanzia. Deutsche Messe Hannover ripropone in versione locale tra Beijing, Shenzhen, Shanghai, Chengdu e Chongqin alcuni dei suoi marchi b2b, direttamente o in joint venture con Fiera Milano. Nuernberger Messe opera a Shanghai e Beijing tramite propria branch cinese in tema di biotecnologia, materie per farmacologia e limentazione, automotive. Messe Muenchen, oltre a cogestire Sniec a Guangzhou, organizza Bauma China (tutto per l’edilizia) a Shanghai e Ispo (tutto per lo sport) a Beijing. Fira de Barcelona organizza collettive a Shanghai Hotelex (attrezzature alberghiere) e a Beijing Construmat China (edilizia).
La presenza italiana
In Cina operano da tempo anche i tre principali quartieri italiani. Fiera Milano è presente tramite due joint venture con Deutsche Messe e direttamente nelle filiere metallurgia, macchine utensili, engineering, trasporto e logistica, tessile e moda, alimentare e ospitalità, viaggi e turismo in cinque diverse città. Bolognafiere China propone alcune delle merceologie più importanti per la casa madre: SH Contemporary Art e Expo Build China a Shanghai, Lineapelle Asia a Guangzhou, Cosmoprof Asia a Hong Kong. Veronafiere da tempo fa tappa a Hong Kong nell’annuale tour intercontinentale di Vinitaly. Una presenza significativa, quella italiana, che però non può vivere in difesa vista la rilevanza della “piazza” cinese e il livello dei competitor internazionali. Paolo Lombardi
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Bari
pronti a cambiare tutto Una nuova ala, a est del terminal, sarà completata nell’estate 2013. Avrà 15 spazi per negozi e ristoranti su 1.400 mq. Intanto altre importanti concessioni sono in scadenza. Mentre sul fronte commerciale sono arrivate le fidelity card, l’e-commerce e il wi-fi gratuito
L
’aeroporto Karol Wojtyla di Bari guarda a est. Non tanto lontano, per la verità, è questione di pochi metri. A oriente del proprio recente fabbricato (2005) sta sorgendo una nuova ala di 135 metri di lunghezza, che aggiungerà 20mila metri quadrati alla struttura esistente, quasi raddoppiandola. Sarà inaugurata tra pochi mesi: la fine dei lavori è fissata nel gennaio 2014, anche se si sta verificando l’eventualità di un’apertura nell’estate del 2013. Si estenderà su cinque livelli, come la struttura attuale. Di questi i più interessanti dal punto di vista commerciale sono due: il piano terra e il primo piano. Il piano terra, che sarà in zona partenze-airside, ospiterà quattro superfici commerciali, rispettivamente da 134, 30, 162 e 54 metri quadrati. Almeno una sarà dedicata alla ristorazione. Nella zona ci saranno quattro nuovi gate per uscita con bus.
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Il primo piano, sempre in zona partenze-airside, vedrà invece due nuovi gate con finger per l’accesso diretto agli aerei (ora ce ne sono quattro) e ben 11 postazioni per attività commerciali, di cui due dovrebbero essere dedicate al food. In totale occuperanno circa mille metri quadrati. Ci saranno poi un livello interrato e un mezzanino senza attività commerciali e un secondo piano con 800 mq di spazi, divisi tra vari lotti la cui destinazione è ancora da decidere. Probabilmente saranno dedicati a sale riunioni, uffici e altre attività funzionali. Un grande spazio panoramico, in questo livello, potrebbe essere utilizzato per un ristorante, anche se la scelta non sarebbe priva di rischi visto che in passato ci sono stati simili criticità in altri aeroporti. La selezione dei marchi inizierà seriamente tra qualche mese, una volta assegnati gli spazi esistenti in scadenza. Ci sarà una procedura a evidenza pubblica:
saranno pubblicati gli avvisi commerciali e, a seguito della manifestazione d’interesse da parte delle imprese, si procederà con l’invito a presentare offerta. I retailer interessati a partecipare possono già da subito contattare l’ufficio commerciale di Aeroporti di Puglia.
Le altre gare
Prima degli spazi dell’ala nuova, andranno assegnati quelli esistenti. Il 31 dicembre scadono infatti le concessioni, nel landside, del ristorante-snack bar Autogrill, della banca Monte dei Paschi e della libreria Giunti al Punto; nell’airside del locale di MyChef (Gran Café e Pizza Chef) e de La Bottega dei Sapori, locale di enogastronomia di Airest. Nel giugno 2013 sarà la volta di altri due locali f&b di Airest nel landside, Culto (caffetteria e dolci) e De Canto (ristorazione e wine bar). In scadenza, sempre di Airest, sono i due duty free nell’airside, finora assegnati
Il traffico commerciale di Bari
anno
traffico commerciale
var. % anno precedente
2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 gen- ago 2012
1.249.209 1.160.729 1.254.630 1.450.543 1.771.109 1.655.826 1.969.177 2.363.066 2.488.920 2.821.566 3.394.241 3.721.506 2.571.875
30,8 -7,1 8,1 15,6 22,1 -6,5 18,9 20 5,3 13,4 20,3 9,6 4,75 fonte: Assaeroporti, Adp
mette anche a disposizione dei libri in libera consutazione. Sono stati messi a disposizione personalmente dall’ad di Aeroporti di Puglia, Domenico Di Paola, nel progetto “Un libro al volo”. Si trova al secondo piano landside (che si raggiunge solo con gli ascensori) ed è molto usato dal personale dell’aeroporto. È poi arrivata dall’esperienza di Catania-Fontanarossa il negozio I Dolci di Nonna Vincenza (airside), che ha nei cannoli il suo piatto forte. Sempre in airside c’è l’interessante negozio di sou-
congiuntamente ma che nella prossima gara avranno assegnazioni separate. Nel frattempo sarà bandita la gara per i monitor lcd, che sono 11 e attualmente sono gestiti congiuntamente da Telesia e da Telebari. Altri monitor touch screen informativi sono invece gestiti direttamente da Aeroporti di Puglia. Maurizia Bizzarro, responsabile commerciale non aviation di Adp, spiega che l’intenzione della società è di approfittare delle gare per alzare il livello dei marchi presenti in aeroporto. Si punta ad attrarre brand di prestigio, che potrebbero arrivare singolarmente o tramite un unico referente (e il pensiero non può che andare all’esperienza di Venezia con Airest Collezioni, ex Collezioni by McArthurGlen). Gli ultimi ingressi sono in effetti andati in questa direzione. In particolare vale la pena segnalare l’elegante “librocaffetteria-cioccolateria” Bernardi, che
Maurizia Bizzarro venir pugliesi Moccia – Art in Suitcase, arrivato da poco e specializzato in fischietti tipici dipinti a mano, trulli in terracotta e altri piccoli oggetti artigianali. Agli arrivi, subito dopo l’uscita si trova un Briciole Bar di MyChef, format di alto livello (di molto superiore al precedente bar presente) già sperimentato con successo a Linate e Malpensa e da poco introdotto anche in autostrada, nel mall La Pioppa Ovest. Ha anche una piccola edicola e partecipa al progetto “Un libro al volo”.
Le iniziative commerciali
Sebbene le attività commerciali non stiano tenendo il passo dell’aumento del traffico (negozi nel 2011 stabili, ristorazione in lieve crescita per l’effetto positivo di Briciole), la vitalità sul fronte commerciale non manca. Vale la pena nominare soprattutto il pacchetto di servizi “Puglia Vola”. Comprende un servizio di biglietteria aerea online, non limitata ai voli verso gli aeroporti pugliesi; una biglietteria online per l’acquisto dei biglietti dei bus navetta da Bari e Brindisi; un portale di e-commerce da cui prenotare le sale riunioni e le sale vip e un programma di carte fedeltà. Le card sono due – base e plus – e offrono sconti e vantaggi sui servizi in aeroporto, come il parcheggio, l’avvolgimento bagagli, il noleggio di automobili, i bar e ristoranti, gli acquisti in aeroporto e fuori. In genere gli sconti variano tra il 10 e il 15% e sono superiori con la carta Plus. «Le carte – spiega Maurizia Bizzarro – sono state create nel 2011. In primis sono stati coinvolti gli spazi commerciali di Bari e Brindisi, che hanno quasi tutti aderito. Poi sono state coinvolte anche le attività della città, come alberghi e ristoranti». Da gennaio, inoltre, il wi-fi è gratuito per tutti, previa una registrazione che prevede la ricezione di un sms via telefonino (anche se il numero è straniero). Lo scopo, dice ancora Maurizia Bizzarro, è stato semplicemente quello di rendere più piacevole la sosta ai passeggeri. A curare il servizio, come in precedenza, è rimasta Linkem.
L’aeroporto che verrà
I rendering pubblicati in queste pagine rendono l’idea di come cambierà la struttura del terminal. Anche se sono proiettati un po’ troppo in avanti e
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dossier aeroporti
comprendono la realizzazione dell’Ala Ovest, speculare a quella Est. Mentre per la parte orientale i cantieri sono già avviati, quella occidentale è solo sulla carta e sarà realizzata quando il traffico sarà cresciuto a sufficienza. Per ora l’aeroporto ha da poco superato la capacità prevista di 3,5 milioni di passeggeri. La nuova ala serve quindi a prevenire gli ingorghi di passeggeri (a oggi non sembrano esserci grandi criticità) e dovrebbe bastare per qualche anno. Bisognerà gestire bene i flussi, perché casi come quello di Torino Caselle insegnano che tanto spazio non vuol dire necessariamente ritorni commerciali eccellenti. Come si vede dalle proiezioni grafiche, la nuova ala avrà la facciata sud ricoperta da una pellicola fotovoltaica (tecnologia film sottile, per 65 kWp di potenza) che a opera conclusa sarà estesa anche alla struttura attuale. Sul terrazzo avrà
pannelli fotovoltaici integrati (per 100 kWp), già installati sul terminal esistente, oltre che nel parcheggio, per un totale attuale di circa 200 kWp. Nel 2011 hanno portato 102mila euro all’anno di contributi del Gestore elettrico (Gse). Vicino al terminal ci sarà anche una centrale di cogenerazione, che sarà alimentata dagli scarti degli ulivi della zona. Il nuovo edificio promette anche l’abbattimento dei consumi, grazie soprattutto alle facciate attive “a doppia pelle”, a una serie di sensori che regolano l’illuminazione e a materiali altamente isolanti. Da un punto di vista estetico, al centro dell’Ala Est ci sarà quello che chiamano “cuore verde” (si veda il rendering in alto) ossia «un volume vetrato di pianta ellittica, un tronco di cono rovesciato. Ospita le scale mobili che collegano tra loro i livelli delle partenze e, con le sue trasparenze, lega visivamente il “giardino” con tutti i livelli dell’aerostazione».
automatico vende dei prodotti realizzati da detenuti. Dei totem Puglia Sounds permettono di sentire in cuffia brani di gruppi pugliesi, folk e rock. Sul fronte della mobilità, sarà operativa una stazione ferroviaria che collegherà il terminal in pochi minuti al centro di Bari e sarà sul percorso delle ferrovie locali. È stata completata ma finora bloccata da un’indagine giudiziaria sulla ditta che aveva in appalto i lavori; situazione che fortunamente è in via di risoluzione. C’è anche un’attenzione all’estetica, per esempio grazie alle decine di ulivi secolari trapiantati dall’aeroporto di Grottaglie. Parlando di estetica, l’aeroporto di Bari è inoltre, a nostro giudizio, uno dei più belli in Italia per design e materiali. Tutto ciò non è ovviamente gratis. La società Aeroporti
considera che la società ha visto approvato negli scorsi anni il nuovo contratto di programma, sul fronte delle entrate non ci sono problemi. I corrispettivi costi per servizi, dove l’anno scorso erano compresi 10 milioni per le promozioni commerciali e 8 per le promozioni di nuove rotte, sono passati dai 4 milioni di euro del 2000 ai 41 milioni attuali. I numeri, in tempi di spending review, fanno impressione, anche se vanno considerati i risultati. Bari, assieme al fratello minore Brindisi, è lo scalo cresciuto di più nel 2011 (+9,6%, contro una media nazionale del +6,4%) e nel 2012, +4,8% da gennaio ad agosto, pur con un rallentamento nell’ottavo mese dell’anno. Tanti investimenti hanno senz’altro portato a dei ritorni, basti pensare al boom del turismo in Salento degli ultimi anni e al conseguente aumento di Pil e di tasse locali. La spesa, a parte il buco nero dell’aeroporto fantasma di Foggia (l’aeroporto ha operato fino all’anno scorso; è in fase conclusiva la progettazione per l’allungamento della pista, che permetterà l’atterraggio di aeromobili a maggiore capacità ma il suo futuro è ancora incerto) ha quindi dato molti
di Puglia ha a disposizione molti soldi pubblici, in gran parte della Regione Puglia, che è anche azionista al 99 per cento. La voce “altri ricavi e proventi” è arrivata nel 2011 a 38 milioni di euro (33 nel 2010) su un valore della produzione complessivo di 93 milioni. Dentro a questi 38 milioni si trovano 8,3 milioni di contributi della Regione per nuove rotte, 9,9 milioni di contributi regionali per la promozione (in genere diretti alle compagnie aeree) e 14 milioni di contributi in conto capitale per le infrastrutture, in buona parte provenienti dal Cipe e dai fondi strutturali europei. Se si
frutti tangibili, a differenza di quello che si è visto in altre parti dello Stivale. Ma un rischio, quando ci sono così tanti soldi a disposizione, è quello di non essere “ossessionati dall’efficienza”. Va ricordato che il bilancio 2011, in attivo per quasi un milione di euro, è sostenuto da 38 milioni di contributi. L’aeroporto sarà dichiarato strategico dal Piano nazionale aeroporti e di nubi all’orizzonte non se ne vedono, ma in tempi di spread alle stelle sui soldi pubblici è bene non fare troppo affidamento. Fabrizio Patti
Portafoglio aperto
Tante attenzioni derivano dal fatto che la Regione vuole a tutti i costi che l’aeroporto sia il biglietto da visita della Puglia, uno strumento per lanciare messaggi ai cittadini, ai turisti e agli imprenditori di passaggio. Così si spiegano gli investimenti sui fronti ambientale (la Puglia è una delle regioni con la maggiore produzione di energia rinnovabile), sociale e culturale. È stato per esempio da poco inaugurato un asilo nido-doposcuola-centro di aiuto per chi ha problemi motori e psicologici, da 700 mq, su due livelli, ed è parte di un progetto di conciliazione vita-lavoro avveniristico di Adp. Un distributore
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Parola di Stefano Salvischiani
Stefano Salvischiani, è dal dicembre 2010 Deputy Managing Director di Uci Italia con delega su Retail, Operations, Hr e Digital; 46 anni, dopo la laurea in Economia Aziendale alla Bocconi si è occupato di marketing per sette anni in Nestlé e poi in Unilever. È stato imprenditore in una start up operante nella ristorazione nei centri commerciali. È in Uci Cinemas dal 2005.
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Uci Cinemas,
il segreto è imparare dal retail
U
n’acquisizione dopo l’altra, i cinema multisala di Uci (da pronunciare rigorosamente all’inglese, iu si ai) Italia sono diventati 40, raggiungendo la quota di mercato del principale competitor, The Space. Una vera corsa, se si pensa che le strutture erano sette nel 2005. Dietro questa crescita c’è stato anche un manager che veniva dal real estate e dal retail, Stefano Salvischiani. Gli abbiamo chiesto come si vince, oggi, in questo mercato.
Ci racconta intanto il suo percorso di carriera? Quando e perché arriva al cinema? La storiella è rapida: dopo sette anni nel marketing della Nestlè e poi di Unilever, ho avuto un’esperienza nella commercializzazione delle gallerie commerciali. In seguito ho preso parte a una start up di una catena che vendeva pizza al taglio nei centri commerciali, poi venduta. Dal 2003 sono entrato in contatto con Uci Italia, e nel 2005 ho assunto l’incarico di operation manager. La crescita interna è stata assai rapida, sino ad assumere l’incarico di deputy managing director nel dicembre 2011, con delega su retail operations, Hr e il coordinamento del Progetto Digital, cioè la conversione del circuito al digitale. Dal 2004, intanto, Uci era passata al fondo di private equity Terra Firma. Da lì è iniziata una serie di acquisizioni, che ci ha portato da sette cinema multisala, pari al 4% della quota di mercato, ai 40 di oggi. Il fatturato è passato da 30 a 170 milioni di euro, con 18 milioni di biglietti, su un mercato cinematografico italiano che oscilla tra i 110 e i 120 milioni di biglietti a seconda degli anni. Probabilmente sono stato scelto allora perché si cercava un profilo diverso. Cioè che venisse fuori dal mondo del cinema? La scelta del prodotto cinematografico è ovviamente fondamentale. Il film è il driver della nostra attività, ma è molto difficile differenziare l’offerta solo sulla scelta dei film. Oggi poche pellicole fanno tanti spettatori. Vale la regola 20-80, ossia il 20% dei film, circa 40-50 sui 250-270 distribuiti all’anno, porta l’80% dei ricavi. Crediamo sia importante guardare al cinema con occhi diversi, osservando sempre con attenzione quello che accade anche in altri settori del retail, cercando di imparare dai “primi della classe” del retail. Ci poniamo in maniera ossessiva una domanda: “come posso rendere differente la customer experience?”. Parlando con i nostri clienti emerge che sicuramente la componente di servizio è quella che ci può differenziare dai nostri concorrenti: qualità dello staff per accogliere i nostri “ospiti”, offerta merceologica mirata al bar, introduzione di poltrone Vip, esperienza in sala diversa per vivere al meglio l’emozione del film con Imax
o iSens sono alcuni esempi dei nostri costanti sforzi per creare valore per i nostri clienti. Gli Uci Cinemas sono molto diffusi, ma si sa poco della società che il circuito ha alle spalle. Come si potrebbe descrivere? Uci nasce storicamente da una partnership tra Paramount e Universal, due major della produzione cinematografica. Nel 2004 l’azienda viene ceduta a un fondo di private equity inglese, Terra Firma Capital Partners, che nel contempo acquisisce il circuito Odeon. Nasce cosi il Circuito Odeon Uci con oltre 2.200 schermi nei principali paese Europei: Regno Unito, Irlanda, Germania, Austria, Spagna, Portogallo e Italia. È il primo gruppo pan-europeo e il quinto a livello mondiale Attualmente fattura circa un miliardo di euro. In Italia la quota di Uci è salita in pochi anni dal 4 al 20%, per lo più tramite acquisizioni. Ce ne saranno altre? L’anno scorso abbiamo aperto 15 nuove strutture: tre dall’acquisizione di Vis Pathè, quattro dalla catena francese Ugc e sette dalla catena marchigiana Giometti, oltre a inaugurare un nuovo cinema a Cagliari. Quanto alle altre acquisizioni, mai dire mai. Ma il mercato si sta concentrando e non ci sono al momento altri grandi circuiti. Ci siamo noi e The Space, con il 18-20% circa di quota di mercato ciascuno, poi il primo degli altri si ferma al 2 per cento. Intanto il report del gruppo parla di due nuovi multisala in Italia, a Catania e a Gualtieri. Ci può dire qualcosa a proposito? Confermo che abbiamo due aperture in pipeline. La prima è a Misterbianco, Catania, nel Centro Sicilia. Lavori permettendo, dovrebbe aprire a novembre. Sarà poi la volta di Gualtieri, Reggio Emilia, dove faremo un esperimento pilota: sarà il primo multisala da soli tre schermi. In genere il format parte da sei schermi e arriva a 24.
L’Italia tra i grandi paesi in cui opera Uci è stato quello più in difficoltà, meno 4% nel primo semestre. È davvero colpa del caldo e degli Europei di calcio o la crisi economica colpisce? La lettura degli andamenti non è facilissima. Ci sono due dimensioni. La prima riguarda il prodotto: una buona stagione o una cattiva stagione la fa la forza dei film. Quando ci sono stati Avatar e Checco Zalone è stato un anno record. Quest’anno c’è stato poco di esaltante. La seconda dimensione è quella del clima. La pioggia è la nostra migliore amica, il sole un avversario! Quest’anno il clima non ha aiutato. Sulla crisi, la nostra lettura è che i cinema non sono stati colpiti allo stesso modo di altri beni. È un settore abbastanza anticiclico. C'è spazio anche in un cinema italiano per la sperimentazione di sale con poltrone vip e fine food, come a London Whiteleys? Siamo molto attenti a questo aspetto. Vediamo che il legame cinema e cibo è un must. In tutti i posti dove facciamo cinema ci sono sempre delle rivendite di prodotti alimentari, dai classici pop corn alle caramelle. Il fine food ha però una complessità diversa. Il cinema di Londra Witheleys è un vero ristorante di altissimo livello con uno chef. Nella logica degli economics va visto se funziona o meno anche in Italia. Abbiamo però lanciato recentemente un nuovo format di sandwich bar, chiamato Pane e Sapori: abbiamo aperto a titolo sperimentale ad Alessandria e successivamente esteso in 20 nostri cinema. In passato avevamo un accordo con Pans&Co, poi le visioni rispettive sono cambiate. Ora stiamo convertendo i Pans&Co in Pane e Sapori. I film 3D quanto pesano nei ricavi? È un peso destinato a crescere o l'effetto novità si attenuerà? Tendenzialmente il 3D ha un valore stabile, tra 15-18% delle presenze. È una buona componente dal punto di vista dell’emozione per il cliente. Ma i volumi sono inferiori rispetto agli anni precedenti. Non è probabilmente la nuova frontiera del cinema, come qualcuno profetizzava. Continueranno a essere trasmessi la lirica, i concerti, gli eventi sportivi al cinema? La grande opportunità della conversione al digitale, che per noi è una rivoluzione, è la possibilità di portare contenuti alternativi. Ci sono giorni con sale vuote e altri con sale pienissime. Al contempo, il 45% delle persone non va mai al cinema. Offrendo dei contenuti alternativi possiamo avvicinare una parte di questo pubblico nuovo, sperando che poi torni per altre occasioni. La mia sfida personale è portare mia mamma in un multiplex e forse con la lirica e l’opera posso riuscirci! F. P.
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L'impasse dei servizi aggiuntivi
Beni culturali,
che succede dopo Resca? I
servizi aggiuntivi dei musei italiani attraversano una fase molto critica. Come si vede nella tabella a pagina 50, il numero dei bookshop e delle caffetterie è diminuito, dopo un picco raggiunto nel 2007. I ricavi sono invece continuati a salire, ma nel 2011 hanno visto una frenata. Che sta succedendo? Lo spiega Patrizia Asproni, presidente di Confcultura, l’associazione che rappresenta i concessionari dei servizi aggiuntivi nei musei. «Quegli introiti erano cresciuti perché la base di partenza era zero. Quindi era chiaro che ci sarebbe stato un trend positivo, perché a poco a poco ci mettevamo alla pari con gli altri musei europei. La crescita si è fermata perché il sistema sul quale poggiava era oramai obsoleto e non è stato rinnovato. Noi andiamo avanti a gestire musei secondo un contratto che risale alla legge Ronchey, del 1993». Singole iniziative innovative vengono comunque prese dai concessionari, spiega la presidente di Confcultura, «ma il problema è che si tratta di minime modifiche, perché le norme impediscono di fatto le innovazioni. Inoltre non tutti i soprintendenti sono disponibili a caricarsi delle responsabilità dei cambiamenti senza il via libera degli uffici centrali. La burocrazia è il vero problema».
Gare all’anno zero
Per la verità la contrapposizione tra la necessità di rendere più vivi e redditizi i musei, da una parte, e le regole vecchie, il problema degli orari di apertura dei musei e le resistenze dei sovrintendenti dall’altra, sembrava desti-
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A due anni dalla pubblicazione, le gare per i servizi dei principali poli museali italiani sono in alto mare, affossati dai ricorsi. Confcultura: «annullarle e far partire il project financing». Resca, intervista esclusiva: «Dagli operatori resistenza al cambiamento, ma le linee guida resteranno» nata a diventare un ricordo. Era una delle promesse della gestione “Resca”, ossia di Mario Resca, ex presidente di McDonald’s Italia e manager dai molti incarichi, tra cui quello di presidente di Confimprese. Era stato chiamato dall’allora ministro Bondi (e confermato da Galan) per portare la cultura manageriale al ministero dei Beni Culturali, o Mibac. Dopo due anni il nuovo ministro dei Beni Culturali, Ornaghi, ha sostituito Resca con Anna Maria Buzzi, già direttore generale al Mibac con la responsabilità dell’Organismo Indipendente di Valutazione della performance. Il punto fondamentale dell’azione di Resca era stata la predisposizione di una serie di Linee Guida per la modernizzazione dei musei, che si sono poi concretizzate nel settembre 2010 in 22 bandi di gara per i servizi ag-
giuntivi di una dozzina di poli museali. Anzi, dei principali poli museali italiani: Roma, Firenze, Napoli. E poi Pompei ed Ercolano, Paestum, Ravenna, Bari e il resto della Puglia, Cerveteri e gli altri siti etruschi, Trieste e Tivoli. Gli obiettivi erano ambiziosi: reperire sul mercato l’eccellenza degli operatori nei singoli settori e instaurare con i nuovi concessionari un dialogo competitivo per migliorare la qualità dei servizi. Lo scopo più concreto era di aumentare il numero di visitatori (del 3% nel 2010, del 5% nel 2011 e del 10% nel 2012) e la loro spesa per i servizi aggiuntivi, che era di circa 3 euro in media in Italia, contro i 15 circa dei grandi musei stranieri. Per arrivare a ciò, l’elemento più importante era quello che prevedeva lo “spezzatino” dei servizi aggiuntivi, o tecnicamente modello specialistico, per i grandi poli museali. Si trattava di bandire gare separate per i bookshop, la ristorazione e la biglietteria, superando quindi l’affidamento ad associazione temporanee di imprese (Ati) che gestivano tutto. Per i poli meno grandi era invece previsto il modello “semispecialistico”, che univa bookshop e biglietteria e lasciava a parte la ristorazione. Modello che aveva da subito visto l’opposizione di Confcultura (si veda r&f di ottobre 2010). Che la nuova scelta non avrebbe accontentato tutti era dunque prevedibile. Ma che si arrivasse all’evaporazione di tutte le gare era invece imprevedibile. Sulle 22 bandite nel 2010 (e che in tre fasi sarebbero dovute arrivare al capolinea nel marzo 2011) solo tre hanno visto l’iter ar-
rivare a conclusione. Per quasi tutte sono arrivate le sentenze di sospensione o annullamento da parte dei Tar, dal Lazio alla Toscana, dalla Calabria alla Puglia. Secondo Confcultura sono solo tre i bandi arrivati al termine: Ravenna, Cerveteri e Tarquinia. Secondo Mario Resca in persona (si veda l’intervista nel box) le assegnazioni sono di più. Il ministero, a cui è stato chiesto più volte di fornire una risposta ufficiale sulla questione, non ha risposto. In tutti i casi di fallimento si tratta.
La linea dura di Confcultura
Sul perché di questo fallimento, le posizioni sono naturalmente diametralmente opposte a seconda di chi commenta. Per Mario Resca si è trattato di resistenze strumentali da parte degli operatori, ma anche della scarsa capacità da parte dei direttori dei musei di scrivere bandi di gara buoni a partire dalle sue linee guida. Per la presidente di Confcultura, Patrizia Asproni, il problema erano invece proprio le linee guida (si veda anche L’Opinione a pagina 1): «La nostra Associazione ha fatto di tutto perché le gare in corso venissero bloccate. Queste gare sono di fatto negative – dice Patrizia Asproni –, perché non consentono alle imprese di partecipare con i crismi della sana concorrenza e, inoltre, non perseguono l’efficienza, l’efficacia, il profitto. Non prevedono buone pratiche e sono criptiche: le imprese hanno dovuto porre decine di Faq che spesso non hanno ricevuto risposte esaurienti e comprensibili. Il problema, secondo la presidente di Confcultura, non sono solo le singole gare, ma l’impostazione. «le linee guida – spiega – non erano necessarie, sono servite soltanto a complicare qualcosa
L'intervista «Nonostante le resistenze, risultati raggiunti» Mario Resca, ex direttore valorizzazione musei presso il Mibac Ad attirarsi solo le critiche, ora che è uscito, non ci sta. Mario Resca, per quattro anni a capo della direzione generale per valorizzazione del Mibac, rivendica successi: più visitatori, orari allungati, una nuova comunicazione. Ci potrebbe stilare un bilancio del periodo da “civil servant”? Intanto abbiamo certamente innovato nello stile di gestione di una direzione generale che è stata molto aperta verso l’esterno. La prima cosa che abbiamo fatto è stata creare un gruppo di lavoro coeso, dando degli obiettivi misurabili, certi, ai nostri colleghi. Per esempio, lo Stato gestisce 450 musei, di cui un centinaio ha i concessionari di servizi aggiuntivi. Quando sono arrivato abbiamo visto che da anni perdevano visitatori, nonostante siamo il Paese numero uno al mondo per patrimonio culturale. Abbiamo quindi innovato nella comunicazione, sia esterna che interna, allungato gli orari, fatto molte iniziative promozionali che hanno portato a un aumento nel 2010 del 16% e nel 2011 del 12 per cento. Quindi un aumento epocale. Siamo riusciti nell’intento di divulgare di più la nostra cultura, attrarre persone, giovani, nuovi segmenti di mercato, usando nuovi media, usando tutto quello possibile. Quali erano gli obiettivi riguardo ai servizi aggiuntivi? La considerazione sui servizi aggiuntivi è che sono un altro elemento fondamentale di attrazione del visitatore. Se va in giro per il mondo e vede gli altri musei, vede bookshop, offerta ampia di vari servizi, di ristorazione, bar, merchandising, attenzione al cliente e quant’altro, cosa che mediamente in Italia non abbiamo. Le gare erano scadute da tre anni quando sono arrivato io; abbiamo fatto le nuove linee guida per le gare, per rinnovare le concessioni, e lì è successo il pandemonio. Perché ovviamente i concessionari sono da oltre 12 anni, o comunque da molti anni, all’interno dei nostri musei. Queste linee guida avevano l’obiettivo di fare nuovi bandi di gara. Li abbiamo fatti aperti a tutti, cercando anche di spacchettare le cosiddette associazioni temporanee di impresa. Noi abbiamo detto: nei grandi musei vorremmo essere noi a selezionare il migliore nella bigliettazione, il miglior
ristorante possibile, il miglior bookshop possibile, quindi non vogliamo l’Ati ma fare delle scelte. E questo ha creato alzate di scudi. Noi abbiamo sentito gli operatori del settore. Sembra che su 22 gare 19 siano sospese o annullate. No, non è così. Abbiamo fatto ricorso al Tar per una serie di cose e abbiamo peraltro vinto, il ministero ha vinto. C’è stata una notevolissima lentezza, voluta, che tendeva in realtà a difendere posizioni di retroguardia. Noi abbiamo fatto le linee guida, poi bandi di gara sono stati fatti dai direttori dei singoli musei, che spesso hanno creato qualche problema. Molti dei ricorsi sono stati puramente tattici, di resistenza al cambiamento e per non voler fare entrare soggetti nuovi. Questo è stata la lettura che il ministero ha dato di queste lungaggini, questi ricorsi, questi tentativi di allungare o di impugnare direttamente i bandi di gara. Lei pensa che si arriverà a una soluzione per questi bandi, oppure pensa che ci saranno nuove gare? Le linee guida ci sono. Poi se i bandi sono sbagliati probabilmente si rifaranno. Ma le linee guida non sono cambiate, sono quelle. Io posso dare un manuale di istruzioni a un mio collega ma se lui non lo segue, non è che devo cambiare manuale, è lui che non lo ha seguito e magari deve rileggerselo. Ora c’è stato il via libera per la fondazione per Brera. Cosa ne pensa? Guardi, ho le idee chiare perché sono stato anche commissario straordinario per Brera e ho anche preso posizione. L’Italia è l’unico paese al mondo che gestisce in diretta 450 musei, tra musei e siti archeologici. Ci sono paesi che hanno 3-5-12 musei nazionali. Allora il problema è che è impossibile gestire in modo efficace musei marginali. Quelli dovremmo sì darli ai territori, ai privati, ma quei 5-6-7 musei nazionali, Brera è uno di questi, lo Stato dovrebbe dimostrare che è in grado di gestirli da solo, senza l’aiuto dei terzi. Doveva mettere lì le proprie competenze e gestire i musei. Brera non è un museo locale, è un museo di importanza mondiale. Si fa fatica a far capire che bisogna lasciare al territorio 400 e passa musei e tenere quelli importanti.
retail&food - ottobre 2012 49
L'impasse dei servizi aggiuntivi Tavola 1 - Servizi Aggiuntivi dei Musei, Monumenti e Aree Archeologiche Statali per Tipologia di Servizio Dati relativi agli anni 1999-2011 Tipologia di Servizio anno
dati Servizi Attivi al 31/12
1999*
2006**
2010**
2011**
audioguide
Bookshop Vendita Gadget
Caffetteria
Prenotazione Prevendita
Ristorante Self-service
Visite Guidate
Totale
12
55
8
58
1
28
-
Clienti/Scontrini
274.298
1.582.285
626.244
1.660.287
33.470
333.117
4.509.701
Incassi Lordi (euro)
852.943,55
13.001.997,82
2.710.008,22
1.313.847,76
638.444,24
995.140,66
19.512.382,24
Servizi Attivi al 31/12
42
132
7
87
Clienti/Scontrini
96
30
-
707.763
2.206.425
1.113.608
4.210.908
216.736
991.515
9.446.955
2.754.669,15
22.596.145,69
5.915.611,08
7.559.875,05
2.591.627,49
3.080.981,34
44.498.909,80
Quota Soprintendenza (euro)
563.690,60
4.417.859,05
624.032,38
304.605,12
208.246,98
215.336,63
6.333.770,76
Servizi Attivi al 31/12
42
5
81
Incassi Lordi (euro)
Clienti/Scontrini
83
25
123
-
848.084
1.717.219
994.436
4.724.783
56.061
712.415
9.052.998
3.967.132,70
19.931.236,23
6.832.603,85
9.881.461,90
2.083.274,23
3.514.129,92
46.209.838,83
Quota Soprintendenza (euro)
557.131,62
3.930.771,97
650.820,28
774.963,02
101.953,00
179.034,77
6.194.674,66
Servizi Attivi al 31/12
38
5
75
Incassi Lordi (euro)
Clienti/Scontrini Incassi Lordi (euro) Quota Soprintendenza (euro)
74
19
113
-
847.435
1.641.173
999.208
5.150.288
58.382
671.419
9.367.905
4.398.490,75
17.754.823,91
6.908.970,72
10.478.801,20
2.042.205,53
2.980.178,13
44.563.470,24
625.504,26
3.801.532,89
662.407,16
779.098,22
100.513,94
156.027,52
6.125.083,99
Note: fonte: ufficio statistico Mibac * La Quota Soprintendenza è assente, in quanto non rilevata. ** I concessionari dei servizi aggiuntivi non hanno fornito i dati della Caffetteria del Museo Nazionale d'Abruzzo de L'Aquila (dal 01/01/2006 al 20/04/2008, data di disattivazione del servizio), del Ristorante degli Scavi Vecchi e Nuovi di Pompei (da Marzo 2007 al 02/06/2008, data di disattivazione del servizio; riattivato il 18/09/2009, il concessionario non ha fornito i dati da settembre a dicembre 2009), della caffetteria e ristorante del Museo di Palazzo Ducale - Mantova (da gennaio a marzo 2006, data di disattivazione). Il Museo delle Antichità Egizie di Torino non ha fornito i dati del Boookshop e delle Visite guidate (da gennaio 2007 a dicembre 2008), nel 2009 e 2010 sono stati forniti con l'esclusione del numero clienti delle visite guidate, mentre nel 2011 non sono stati forniti.
che poteva essere semplice. Esiste un codice degli appalti chiarissimo, si poteva applicare quello senza ulteriori sovrastrutture. Le faccio un esempio: nelle linee guide è stato introdotto il mystery client, un corretto meccanismo di controllo da parte dell'amministrazione pubblica. Peccato che a pagare dovesse essere il concessionario, cioè il controllato pagava il controllore, con la conseguenza di poter ingenerare con facilità comportamenti scorretti».
La proposta: project financing
Che cosa succederà ora dei bandi di gara sospesi? Saranno modificati nelle parti bocciate dai tribunali amministrativi e ripubblicati, oppure riscritti da capo. Non ha dubbi che quest’ultima sia la strada Patrizia Asproni («in due anni la crisi ha cambiato tutto il contesto»). Che rilancia: «noi proponiamo una formula che dovrebbe essere positiva anche per lo Stato: si chiama project financing. Il privato presenta un progetto per cui si assume l'onore del finanziamento a fronte di una gestione complessiva di un bene culturale. Il project financing prevede un promotore il cui progetto viene messo a gara, in una procedura concorrenziale e trasparente. Il privato avrebbe quindi il compito della gestione, mentre resterebbero in capo allo Stato sia la proprietà che la tutela del bene. «Il progetto di gestione è la parte importante – continua Patrizia Asproni – Nel project financing si deve presentare il piano di investimenti e quello dell' ammortamento
50 retail&food - ottobre 2012
degli stessi. È chiaro che l'impresa ha tutto l'interesse a presentare un concreto e corretto progetto di gestione al fine di un bilancio attivo». Esempi in tal senso ci sono stati con la cessione per 50 anni di bene del demanio notificati, come la Villa Tolomei, vicino a Firenze, trasformata da una multinazionale in un resort, in un progetto che ha previsto il recupero e il restauro delle opere. Si tratterebbe quindi di qualcosa di molto diverso dalla strada della fondazione pubblico-privata, come quella che si profila per la Pinacoteca di Brera e che è già stata applicata per il Museo Egizio di Torino. «Non crediamo nelle fondazioni, così come vengono strutturate in Italia, dice la presidente di Confcultura –. Intanto perché quasi sempre sono sostenute da denaro pubblico o con finanziamenti delle fondazioni bancarie. Si pone perciò il pro-
blema dell'indipendenza dalla politica, molto difficile se la governance resta in mano pubblica, cosa che ne limita le attribuzioni. Si veda ad esempio la fondazione Museo Egizio di Torino, la cui brava direttrice non ha autonomia di decisione sul prezzo del biglietto, orari, mansioni e competenze dei custodi, perché non dipendono da lei ma dallo Stato. Una posizione che però non convince del tutto Stefano Baia Curioni, direttore della laurea Specialistica di Economia per l'arte e la cultura all’Università Bocconi (Cleacc-Acme). «Il vero problema è che bisogna impostare delle sperimentazioni – spiega –, perché non c’è il materiale nemmeno regolativo di riferimento. Il global service ha il problema che depotenzia moltissimo la struttura pubblica e questo crea un problema di apprendimento e di fase due. Se le sovrintendenze non hanno competenze, che cosa controllano? Però se il global service viene immerso in un sistema di regole che lo responsabilizza in una dimensione pubblicistica, il global service va bene. A noi cosa interessa? Che il bene culturale funzioni con un criterio “democraticamente accettabile”, e quindi che sia autenticamente di interesse pubblico e non “catturato” e assoggettato a una logica di natura strettamente commerciale. Questa cattura fa sì che i beni che rispondono a questa logica siano 3 o 4 in tutta Italia. Ci sono il Colosseo, gli Uffizi e forse il Palazzo Ducale a Venezia. Posti in cui gestendo un bene culturale uno guadagna non sono tanti, negli altri si perde». Fabrizio Patti
analisi mercato
è
Arredamento, sobri alla meta
finita un’epoca per gli arredi di negozi e ristoranti? A sentire gli analisti del settore e gli imprenditori, e soprattutto a leggere i dati, si direbbe di sì. Purtroppo, stiamo parlando di una svolta obbligata, dettata da una crisi dei consumi che si trascina da anni e che non accenna a diminuire. Fine degli “arredi champagne” e inizio di una stagione di sobrietà, se non nei colori, almeno nei materiali. Ma cominciamo dai dati, gli unici disponibili in un mercato altrimenti ignoto come una foresta pluviale inesplorata, quelli del centro studi Cosmit e di Federlegno Arredi. Il settore “altri mobili vari (esclusi quelli per casa, bagno e uffici, ndr) e arredamenti commerciali” segna un “consumo interno apparente” precipitato nel 2011 di 21 punti percentuali rispetto al 2010. Si è scesi da 2,3 a 1,8 miliardi di euro di valore. Va un po’ meglio se si guarda alla voce produzione: -5,6%, per un valore complessivo di 4,6 miliardi di euro. Come in altri settori, a far tirare il fiato è l’export (+6,5%), che pesa ormai per oltre tre quarti della produzione. Molto inferiore, fortunatamente, è il peso dell’import, tanto che il saldo è positivo per quasi tre miliardi di euro. Ma chi opera nel settore degli arredi commerciali? Tanti, tantissimi operatori, spesso microscopici. Gli addetti sono infatti 47.602 (-1,8%) e le aziende censite 5.076 (-123 rispetto a un anno prima). A conti fatti, una media di poco più di nove addetti per società. Si possono individuare, all’interno del comparto, dieci sottosettori: arredamento, attrezzature, display e p.o.p., manichini, design, illuminotecnica, pavimenti e rivestimenti, pareti e controsoffitti, tecnologie e architetti & designer (fonte: Italian Shop Design 2011).
Mercato polverizzato
Una grossa distinzione, spiega Carlo Meo, amministratore delegato di M&T (Martketing & Trade) e docente al Polidesign-Politecnico di Milano, va fatta tra arredo e attrezzature. «Nel settore delle attrezzature – commenta – ci sono aziende più strutturate, come Electrolux e il Gruppo Ifi. Sono caratterizzati da una filiera lunga, con agenti e grossisti, ma è un mercato abbastanza chiaro. Per l’arredamento, invece, parliamo di un comparto polverizzato: è l’italianità pura, si va dal mobiliere di Treviso o della Brianza che ha la sua nicchia di mercato, ad aziende che arredano negozi e ristoranti di mestiere, come Costa Group e Tecnoarredi. Nella ristorazione c’è un po’ più di specializzazione, mentre nei negozi si assiste a una forte despecializzazione».
52 retail&food - ottobre 2012
Altri mobili vari* e arredamenti commerciali
2010 Fatturato alla produzione (a) Esportazioni (b) Importazioni (c) Saldo (b - c) Consumo interno apparente Export/fatturato (% b/a) Addetti Imprese
(valore in milioni di euro a prezzi correnti)
2011
var % 2011/2010
4.885 3.314 748 2.566
4.613 3.529 729 2.800
-5,6% 6,5% -2,5% 9,1%
2.319
1.813
-21,8%
67,8% 48.478
76,5% 47.602
12,8% -1,8%
5.199
5.076
-2,4%
Consuntivi elaborati a marzo 2012 Fonte: Centro Studi Cosmit/FederlegnoArredo * Di ogni tipo e per ogni destinazione esclusi quelli per bagno e per ufficio
Uno dei problemi di un simile mercato è la poca trasparenza dell’informazione. Se un negoziante vuole cambiare l’arredo del proprio negozio, in altre parole, non sa come fare e a chi rivolgersi. Una conseguenza, in casi di “asimmetria informativa”, come questi è che i prezzi possono essere gonfiati. «Noi consigliamo sempre, per questo, di mettere in concorrenza tre o quattro arredatori», aggiunge Meo, che con M&T si occupa di fare consulenza ai retailer per quanto riguarda i concept, i
business plan e il retail design, ma non l’arredo dei negozi.
Arredamento, istruzioni per l’uso
Cosa deve fare, allora, un negoziante, per non prendere cantonate? Lo abbiamo chiesto a Gian Enrico Buso, managing director della società di consulenza per il retail Reno. Il primo consiglio è capire la funzione dell’arredo: «lo store concept – spiega Buso – riflette l’identità di insegna, la filosofia del
marchio, il carattere del retailer ed è importante che venga considerato come un elemento in continua mutazione: adattare l’immagine del punto vendita alla formula retail, sempre in evoluzione, è un elemento di grande valore per il marchio. Nella definizione dello store concept troviamo due matrici principali: da un lato l’innovazione, a volte fino alla rottura con gli standard, nelle categorie del lusso e negli start-up; dall’altro la chiarezza e la funzionalità per le insegne di target medio. Il punto di partenza per creare un negozio con un layout efficace e produttivo è però uno: determinare le priorità strategiche e il posizionamento del retailer anche attraverso l’analisi dell’offerta, dell’arena competitiva e di tutti quei fattori
che costituiscono il dna dell’insegna. Alla base del processo di definizione dello store concept stanno l’analisi della formula commerciale e la definizione dei valori che si vogliono comunicare al cliente, rispettando le esigenze operative». Da un punto di vista pratico, continua Buso, «si consiglia di affidare il brief, documento in cui sono riassunti i risultati delle analisi svolte precedentemente a un partner, architetto o general contractor a seconda degli obiettivi, che sia a conoscenza delle logiche retail, al fine di garantire l’ottimizzazione del progetto nel rispetto delle dinamiche di vendita del settore di riferimento». A chi dei due è meglio rivolgersi? «Le due figure – conclude il consulente – hanno
L'intervista «Velocità e visione, solo così si vince» Franco Costa, titolare Costa Group Leader nel settore degli arredi della ristorazione, lo spezzino Costa Group ha dettato legge in fatto di stile negli ultimi anni. Ora però il titolare, Franco Costa, annuncia: cambiare tutto sullo stile e ridurre i costi. Ci spiega intanto come funziona, questo mercato? Chi sceglie di rinnovare un locale chi chiama, un progettista o una serie di soggetti? In questi anni abbiamo lavorato diversamente da tutti. Normalmente il cliente chiama direttamente noi e addirittura siamo arrivati a determinare noi se eventualmente cederlo a qualche studio esterno, con cui collaboriamo, che gli possa fare un vestito su misura. In genere avviene esattamente il contrario: c’è il cliente, il suo architetto, e poi viene la ditta di arredamento. Voi esattamente cosa fate? Noi diamo la presentazione, l’impostazione, il layout, tutta la strategia operativa e poi la costruzione dell’arredamento. Abbiamo unito in un’unica azienda un mucchio di cose che prima erano delegate fuori. A lavoro finito, arrivati al prototipo, diamo un manuale di istruzioni. È così che sono nati, per esempio, i cambi di look di Rossopomodoro, di Eataly o di tanti altri. Come giudica il mercato degli arredi oggi? La situazione sul mercato non è delle migliori ma noi siamo in crescita costante da oltre quattro anni, e ne siamo molto orgogliosi. Noi da sempre dividiamo a metà il nostro lavoro tra Italia ed estero. Devo dire che il mercato italiano, anche se malconcio, non ci ha abbandonato. Ovviamente ci sono dei budget da rispettare, c’è da usare la fantasia italiana per sopperire alla mancanza dei soldi. Bisogna essere bravi con pochi soldi. Chi sono i vostri clienti? Una volta erano una miriade di piccoli soggetti. Oggi i clienti sono di due tipi: il nostro
zoccolo duro, che ci segue da 20-30 anni, e le grandi aziende che si mettono in discussione, società che prima non avevano mai pensato di fare ristoranti. Siamo stati i primi ad aver creduto che l’industria italiana si potesse mettere in discussione e siamo stati forse quelli più premiati. Potrei parlarle di Parmacotto, che ha appena aperto alla Madison a New York, di Rana, o di Noberasco che apre adesso a Milano in via Spadari. Che consigli darebbe agli arredatori? Per gli arredatori la vedo dura, perché troppa gente ha vissuto di rendita e oggi i conti si fanno sulla qualità. Chi ha le mani brave va avanti, chi ha copiato e pensava che sarebbe andato tutto bene non si non regge più. Oggi bisogna essere bravi, esser precisi e rapidissimi. Quanto tempo ci mettete da una commissione a una realizzazione? Massimo 60 giorni, da quando ci arriva la richiesta. Costruiamo 20-22 ristoranti al mese. Costa ha fatto scuola, il vostro stile ha una commistione di modernità e di senso di antico e familiare. Sarà così anche in futuro? Quello che abbiamo fatto purtroppo lo abbiamo già fatto. È la mia filosofia, quindi io sto lottando e cercando di mettere in discussione tutto quello che è stato fatto, che comunque fortunatamente ha creato una tendenza. C’è un grande sforzo nel creare idee, format, totalmente nuovi. Ora presenteremo a Monaco in Fiera un concetto in 140 metri quadrati: proporremo la lavorazione a vista e l’esposizione del miglior food che c’è in Italia. Vogliamo far degustare la pasta ma vogliamo anche farla veder fare; vogliamo fare il pane ma anche la pasticceria; vogliamo far la cioccolata ma anche vendere il vino, vogliamo tagliare i salumi italiani, vogliamo vendere la mozzarella fatta sul posto. E tutto questo in 140 metri. È qualcosa che va oltre l’arredamento, che è importante, ma alla fine sono i contenuti che fanno la differenza.
retail&food - ottobre 2012 53
analisi mercato rispettivamente pregi e difetti e rispondono a necessità differenti: l’architetto, al quale poi andranno affiancati i tecnici che si occuperanno della realizzazione del progetto, garantisce una maggiore originalità a fronte di un investimento ingente, sia in termini di tempo che economici. Il general contractor, invece, si pone come unico interlocutore offrendo una maggiore efficienza gestionale a scapito della creatività. Infine è necessario considerare il primo store come un punto di partenza: il primo negozio è il test sul quale poi eseguire la taratura del progetto per poterne massimizzare la resa».
Parola d’ordine: fare di necessità virtù
Quali sono le tendenze in atto, e come si sopravvive in un momento di chiusura drammatica di negozi? Con la sobrietà, suggeriscono le interviste agli imprenditori riportate in queste pagine, e ancora Carlo Meo. «Negli ultimi dieci anni – commenta questi – il settore
della ristorazione e dell’entertainment è cresciuto moltissimo e tanti imprenditori si sono buttati. Il problema è che molti hanno curato la “carrozzeria” e non il “motore” del business. E spesso non hanno tenuto le spese sotto controllo», soprattutto per quanto riguarda i negozi ibridi. Gli esempi non sono facili, nel settore si dicono cifre indicative. L’arredo all’ultima moda di una gelateria (si veda anche “La Pulce nell’orecchio”, pagina 72)? Può costare 50-60mila euro. Una panetteriacaffetteria come ne sono spuntate diverse a Milano? Anche 100mila euro. Una pizzeria o ristorante di una catena di tendenza? Anche 300-400mila euro. Fino agli eccessi più sfrenati, come una caffetteria di Milano, zona Brera, il cui arredo sarebbe costato 1,2 milioni di euro. «Erano spese tenute sotto controllo, figlie di un’Italia “berlusconiana”» riflette Meo. «Ora i nodi vengono al pettine. Si è capito che la polifunzionalità costa e che molti locali non funzionano economi-
L'intervista «Risparmio energetico, colori scuri e led le nostre armi»
L'intervista «È il momento di fantasia e materiali innovativi» Fabio Ratti, Amministratore di Crc Qual è la vostra specializzazione? Crc ha oltre 60 anni di storia ed è specializzata nell'arredo per negozi di ogni classe merceologica e dimensione: dalla piccola unità alle grandi superfici. Utilizziamo dai prodotti standardizzati che riducono tempi di realizzazione sino al “su misura” industrializzato che soddisfa maggiormente le richieste specifiche del cliente. I materiali innovativi utilizzati insieme alla capacità di produrre sia la parte in metallo che la componentistica in legno fanno di Crc un partner produttivo efficiente e duttile. La nuova gamma R/evolution, prodotto di design, soddisfa la clientela più esigente, soprattutto nel settore del food con innovative soluzioni per panetterie, pizzerie e winebar. Come state reagendo alla crisi in atto del retail in Italia? In sintesi: progettiamo e manipoliamo il prodotto ma soprattutto produciamo quello che progettiamo. Di fronte alla situazione non positiva nella quale si trova anche il nostro settore, Crc mette a disposizione della clientela il proprio servizio di progettazione che, in collaborazione con l’ufficio tecnico, trova soluzioni moderne e innovative per ogni esigenza. Criteri produttivi che utilizzano nuove tecnologie, unitamente alla grande esperienza, riducono inoltre i tempi di produzione e conseguentemente di consegna, offrendo al cliente un servizio che asseconda le richieste più esigenti. Questo ci permette di avere una capacità risolutiva dei problemi che difficilmente si riscontra sul mercato, mentre il prezzo del prodotto è decisamente competitivo. Quali sono le principali tendenze nell’arredo dei negozi? Per soddisfare il cliente in questo difficile momento del mercato, è necessario sforzarsi di trovare prodotti innovativi ma realizzati con materiali più economici, che, con l’ausilio di accessori e con un po' di fantasia portino a un grande risultato d’immagine. Design e nuove idee sono fondamentali, così come l'offerta di un’ampia gamma di colori e materiali entro i quali il cliente possa trovare la soluzione per il proprio ambiente. Ma è il design che rende unico l’ambiente realizzato il vero punto di forza.
William Pagani, Direttore Internazionale Vendite Epta Ci racconta di cosa si occupa la vostra azienda? Il Gruppo Epta è leader nel settore della refrigerazione commerciale per la distribuzione organizzata ed è specializzato nella produzione e commercializzazione di banchi frigoriferi per prodotti freschi e surgelati, banchi a gruppo incorporato (Plug-in), centrali di media e grande potenza e celle frigorifere. Il marchio originario del gruppo è Costan. C’è poi il brand Eurocryor, punta di diamante per quanto riguarda l’offerta di banchi frigoriferi tradizionali di alta gamma, ideali per arredare e personalizzare punti vendita di prestigio, quali negozi specializzati, bar e nuovi spazi multifunzionali. Infine, Misa, leader nella produzione di celle frigorifere commerciali e industriali, ci ha permesso di completare l’offerta e di creare nuove opportunità e sinergie nel settore HoReCa. Come si combatte la congiuntura sfavorevole di questi anni? In un momento critico, come quello attuale, puntiamo molto sullo sviluppo di prodotti e servizi che, in maniera concreta, aiutino il retail a migliorare le vendite in termini qualitativi e quantitativi. Le nostre soluzioni firmate Costan assicurano il massimo risparmio energetico e, allo stesso tempo, rinnovano e trasformano il layout del punto vendita. Tra i prodotti di punta ci sono il banco Rossini Convertibile, il sottilissimo tavolo refrigerato Keplero e la nuova gamma di plug-in o banchi a spina Concert Line Ultra, che, grazie a porte a vetro singolo, permettono un risparmio fino al 35% rispetto a una soluzione aperta. Inoltre, giocano un ruolo molto importante, nell’assicurare rendimenti più alti e minori costi energetici, i nuovi impianti ad alta efficienza che integrano la refrigerazione con il condizionamento, il riscaldamento e la produzione di acqua calda. Un team specializzato di ingegneri è in grado di studiare la soluzione più adatta per ciascun punto vendita, adeguando e monitorando le performance grazie a un nuovo sistema di Telegestione, che controlla 24 ore su 24, 365 giorni all’anno, le condizioni e i consumi energetici dell’impianto. Cosa chiede oggi il mercato? Per quanto riguarda l’arredo personalizzato, predomina la tendenza a colori scuri, sinonimo di eleganza, linee pulite e squadrate e l’utilizzo delle luci led, per enfatizzare i prodotti. Inoltre, si cerca di annullare sempre di più l’impatto del banco e renderlo il più possibile “invisibile”. Un esempio in questo senso è il nuovo semiverticale Twin Eurocryor, con schiena e ripiani completamente trasparenti per valorizzare al massimo l’esposizione.
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camente. Oggi i consumi calano e i controlli – della Finanza e dei cittadini – rendono fortunatamente più difficile il nero. Non si coprono più i peccati». Dove si va allora? «Oggi bisogna usare materiali nuovi, che costano poco. Vanno evitati solo se c’è tanta usura. Anche sulle attrezzature si può risparmiare: se l’afflusso non è tantissimo, va bene anche una piastra che cuoce i panini più lentamente».
L’amministratore di M&T fa un esempio che riguarda la sua attività: «Noi abbiamo, per esempio, fatto un progetto per Ikea per quanto riguarda l’arredo dei negozi. Ora si vedono diversi locali con mobili Ikea, come quelli del gruppo Seven, a Milano, come Joe Cipolla, Zio Pesce, AM. Non siamo né 30 anni fa, quando si potevano fare tavoli di laminato; né 10 anni fa, quando si arredava F. P. senza badare a spese».
Mystery on board
Iberia,
dopo la partenza fine della magia
Iberia Chicago - Madrid > Check-in online Velocità Chiarezza
> Check-in fisico Velocità Gentilezza Numero Desk Drop Off
C
heck-in online grottesco, gestione dei passeggeri in aeroporto soddisfacente, volo non entusiasmante per livello di servizio, sedili e pranzo e un modo di trattare il ritardo sicuramente migliorabile. Così si può fotografare in sintesi il volo da Chicago a Madrid operato da Iberia, preso nel pomeriggio dello scorso 15 giugno, in classe economy. I due problemi maggiori hanno coinciso con l’inizio e la fine del viaggio. Il giorno prima della partenza quasi un’ora è stata impiegata per effettuare il check-in online. Il motivo è semplice: pur inserendo correttamente il codice e i nomi dei passeggeri si veniva continuamente rimandati alle pagine precedenti. L’impasse è stato risolto solo inserendo un codice Iberia Plus associato a uno dei due passeggeri. Per questo alle voci velocità e chiarezza è stato dato il voto minimo possibile. Arrivati in aeroporto, lo splendido O’Hare di Chicago, le cose sono andate bene. L’operazione di deposito o “drop off” del bagaglio è stata svolta in pochi secondi. Il personale è stato molto gentile e ha fornito le spiegazioni richieste; quando un’assistente di terra si è accorta che non avevamo apposto il cartellino su un bagaglio ha fatto una corsa da centometrista per recuperarlo. Subito dopo un altro passeggero, che doveva imbarcare numerosi strumenti musicali e sembrava arrabbiato e aggressivo, è stato trattato con gentilezza finché il problema non si è risolto. Tutto bene anche l’imbarco: la divisione dei passeggeri per gruppi ha evitato code e conseguente stress. A bordo veniamo salutati con cortesia, c’è spazio per i bagagli, ci viene distribuita della stampa internazionale e cominciamo a leggere la rivista ufficiale: “Ronda Iberia Magazine”, molto interessante, in spagnolo e inglese, ricca di racconti di viaggi e di informazioni sui servizi di Iberia. Pensiamo quindi che il viaggio potrà contare su un buon livello di servizio. Siamo solo un po’ delusi dal sedile: niente mini-tv incorporata (come assicurava invece il volo economy da Milano a Istanbul di Turkish Airlines, vedi r&f di gen-feb 2012) e spazio ristretto. Ci sono solo dei piccoli schermi nella parte centrale, ogni cinque file. Trasmettono video
di repertorio sulle bellezze della Spagna, ma a un certo punto le immagini ci colpiscono: arrivano da una sorta di “camera car” posta sulla coda dell’aereo, che rende coinvolgente la partenza. Con il passare del tempo la delusione coinvolge anche il livello di servizio. Soprattutto quando arriva il pranzo: in genere si dovrebbe scegliere tra due portate, noi siamo in fondo e ci troviamo quello che è rimasto. Due parole di spiegazione sarebbero state gradite. Il cibo non è di grande qualità e l’abbinamento delle due portate è opinabile: manzo e gamberetti. Non siamo particolarmente fissati con le etichette, ma il fatto che le bevande siano servite senza tanti complimenti o sorrisi di circostanza fa necessariamente abbassare il voto al servizio. Poi ci sono altri piccoli problemi: il tè è finito e bisogna aspettare più di dieci minuti perché l’hostess ritorni. In compenso il caffè viene proposto molte volte, forse anche troppe. Il carrello per le vendite duty free passa molto tempo dopo: è sensato scaglionare i passaggi, per non fare annoiare la gente; il problema è che la gente dorme, essendo notte (per il fuso di partenza), e viene svegliata. Il risultato è che le vendite sono state zero, a quanto abbiamo visto. Sul volo d’andata, invece, il carrello duty free non era proprio passato. Al di là di queste pecche, una dimenticanza sul finale ci è parsa più grave. Il volo è atterrato in ritardo ma non c’è stato alcun annuncio da parte del capitano. Sarebbe stato invece molto utile per chi aveva una coincidenza da prendere. Risultato: un’uscita comoda dall’aereo e poi – una volta visti gli schermi con le informazioni sui voli – una corsa perdifiato per l’enorme T4 di Madrid. Unico punto a vantaggio di Iberia è stato un cartellino distribuito a metà percorso che dava diritto a scavalcare la coda al controllo di sicurezza. Insomma, lo scopo basilare è stato raggiunto: arrivare a casa con una spesa inferiore alle altre compagnie nelle date desiderate. Però, con la competizione sempre più serrata delle compagnie asiatiche, questo livello di servizio appare insufficiente, almeno sul lungo raggio. Ossia sulle tratte più redditizie. F. P.
> Imbarco Chiarezza avvisi Speedy/priority boarding Assistenza famiglie ecc Gentilezza Velocità Code
n.d.
> Accoglienza a bordo Saluto, benvenuto Sistemazione Velocità Spazio bagaglio a mano Ordine/pulizia poltrona Magazine ecc.
> Volo Annunci Cordialità e professionalità Assortimento carrello Qualità prodotti Servizio Offerta duty/free
> Sbarco Puntualità Annunci di sbarco Assistenza famiglie ecc
n.d.
Legenda: = migliorabile = sufficiente = apprezzabile = molto buono = ottimo
retail&food - ottobre 2012 57
dossier concessionarie autostradali
a cura di Fabrizio Patti
Autostrade Siciliane,
gara infinita e servizi al lumicino Consorzio per le autostrade siciliane A18 Messina - Catania - i numeri Numero aree Bar Ristoranti Negozi Superficie complessiva (mq * 1000) Superficie commerciale (mq * 1000) Hotel Wi-fi Fax Sportelli Bancomat Spazi attrezzati per camper Aree dedicate agli animali Aree giochi per i bambini Baby corner Spazi dedicati ai camionisti Servizi igienici accessibili ai disabili Sale riunioni e sale viabilità TV con info viabilità, meteo, news Hi-point - Information Point Officine Parcheggi per autovetture Parcheggi per tir e bus
7 7 0 0 n.d. n.d. 0 0 7 0 6 0 0 1 0 7 0 0 0 0 207 44
A20 Messina-Palermo - i numeri
S
ono ridotti all’osso i servizi nelle due autostrade gestite dal Consorzio Autostrade Siciliane (C.a.s.), la A18 Messina-Catania e la A20 Messina-Palermo. È quanto si può leggere nelle due tabelle riportate in pagina: al di là della possibilità di mandare fax e di cinque aree attrezzate per i camper, tutti gli altri servizi sono all’anno zero. Fanno migliorare il giudizio le due aree di sosta di Tremestieri, al confine tra le due autostrade. Una appartiene amministrativamente alla A18 e una alla A20. Quest’ultima può vantare diversi servizi e, secondo l’ufficio stampa di C.a.s., è la più ampia e meglio attrezzata del sud Italia. Vi si contano un ristorante di Autogrill, uno sportello Bancomat, un’officina e un baby corner. Per il resto, dal wi-fi alle aree per gli animali, dalle sale relax per i camionisti ai totem e agli schermi informativi sul traffico, non c’è traccia. Una visita sul campo di chi scrive durante l’estate (sulla A18) ha permesso di notare come le strutture delle
aree di servizio siano vetuste. Su questo fronte non ci sono grandi sorprese, perché si è in attesa dell’aggiudicazione delle nuove gare dal 2010. Il 18 marzo di quell’anno fu pubblicata una sollecitazione alla domanda di partecipazione per le concessioni oil e non oil. Da allora non ci sono aggiornamenti. Nell’ultimo punto sulle gare, risalente al dicembre 2011, si dice: “Procedura in corso. Pervenute le manifestazioni di interesse, entro il 30/04/2010. La Commissione nel giorno 08/07/10 ha valutato i requisiti dei concorrenti. Bando di gara in fase di predisposizione”. Impossibile sapere qualcosa di più dall’ufficio stampa del C.a.s., né la data di scadenza originaria delle attuali concessioni, né i motivi di tanta attesa, né le caratteristiche che saranno richieste in termini di servizi nei prossimi bandi. «Non possiamo scendere in particolari, perché c’è una trattativa in corso e una parola di più potrebbe compromettere tutto». Non va proprio bene, trattandosi di infrastrutture a uso pubblico. •
Numero aree Bar Ristoranti Negozi Superficie complessiva (mq * 1000) Superficie commerciale (mq * 1000) Hotel Wi-fi Fax Sportelli Bancomat Spazi attrezzati per camper Aree dedicate agli animali Aree giochi per i bambini Baby corner Spazi dedicati ai camionisti Servizi igienici accessibili ai disabili Sale riunioni e sale viabilità TV con info viabilità, meteo, news Hi-point - Information Point Officine Parcheggi per autovetture Parcheggi per tir e bus
7 7 1 0 n.d. n.d. 0 0 7 1 7 0 0 1 0 7 0 0 0 1 229 86
nota: l'area di Tremestieri svincolo è attribuita alla A18; l'area di Tremestieri Est alla A20
retail&food - ottobre 2012 59
International Cina, 15 obiettivi per Inter Ikea
Sempre più Cina nei piani di Inter Ikea Center Group, la divisione di Ikea che sviluppa grandi centri commerciali che comprendono anche punti vendita del colosso del mobile. Negli scorsi anni il gruppo ha già investito 1,2 miliardi di euro per tre shopping center a Wuxi (nella provincia di Jiansu, apertura nel 2013), a Pechino (apertura nel 2014), e a Wuhan (nella provincia di Hubei, apertura nel 2015) e lancerà a breve un quarto progetto relativo a Shanghai, da 4 miliardi di yuan (480
milioni di euro). Come riporta China Daily, tuttavia, non si tratterebbe che dell’inizio: il direttore generale di IICG, John Tegner, ha annunciato che il gruppo sta provando a scegliere altre 15 città come future location di centri commerciali. Tra queste ci sarebbero Guanzgzhou, Hangzhou e Tianjin, sulla costa. All’interno le più probabili sono Chengdou, nel Sichuan, e Chongqing, nel sud-est della Cina.
McDonald’s, in India è vegetariano
Sembra un ossimoro, ma è realtà: la catena più famosa al mondo per gli hamburger, McDonald’s, aprirà due ristoranti vegetariani. Sono in India, e il luogo non è casuale, dato che la popolazione induista non mangia carne bovina, mentre la minoranza musulmana non mangia quella suina. Il primo fast food vegetariano aprirà i battenti nella metà del 2013 nei pressi del Tempio d’Oro, il luogo più sacro per i sikh, ad Amritsar, nel Punjab, nel Nord dell’India. Il secondo aprirà nei pressi del santuario Vaishno Devi Mandir nel Kashmir, un noto luogo di pellegrinaggio indù. Già oggi, va detto, i panini più popolari in India sono vegetariani, come il McAloo Tikki burger, a base di patate speziate ripiene.
60 retail&food - ottobre 2012
duty free world
By James Ross - London
Defending European duty free La difesa del duty free europeo Ever since the abolition of intra-EU duty free sales in 1999, and the inevitable damage to sales in the immediate few years that followed, the travel retail business has taken a much more considered approach to protecting its position as an industry within the Union. Ensuring the channel has a voice in Brussels’ corridors of political power has been the job of the European Travel Retail Confederation which, over the years under former president, Frank O’Connell, has nurtured relationships at all levels. Now, under new president Sarah Branquinho, ETRC is embarking on a coordinated campaign to raise enough funds to maintain and enhance those links in order to tackle a series of serious issues that still face the duty free business today. One of the most pressing is the so-called ‘one bag rule’ which ETRC says “remains the biggest single threat affecting all product categories (by) deterring passengers from shopping at Europe’s airports”. This summer, Aer Lingus attempted to follow some low-cost carriers by stopping passengers carrying duty-free shopping on board unless they could place it into a single carry-on bag – the worry being that this might become a widespread problem if not tackled from the start. ETRC is seeking a permanent legislative solution through draft Air Passenger Rights regulations that are now under discussion at the European Commission. The Confederation says that the campaign is at a critical stage, with legislation due towards the end of the year. “Over the next few months, it is vital that our industry does all it can to convince governments that safeguarding airport commercial revenue is of paramount importance,” ETRC says. Tobacco retailing is also under greater scrutiny and in the coming year the EC will bring forward proposals for a review of the Tobacco Products Directive with implications for duty-free display of tobacco. Without proactive engagement in Brussels to find solutions that meet the policy objectives of the Commission, the industry could find itself losing a product category that, despite its diminishing significance, remains important in revenue terms. And perhaps one of the most crucial debates is that of liquids, aerosols and gels (LAGs). The deadline for lifting the 100ml restrictions has been delayed yet again to 2014 but in the negotiations to find a compromise on the issue ETRC is wary that the travel retail industry’s interests have to be part of those discussions “and do not get side-lined in the pursuit for a deal”.
Fin dall’abolizione delle vendite duty free intracomunitarie nel 1999, con l’inevitabile danno alle vendite negli anni immediatamente successivi, il business del travel retail ha adottato un approccio molto più considerato per proteggere la sua posizione come un settore all'interno dell'Unione Europea. Garantire che il canale avesse una voce nei corridoi del potere politico di Bruxelles è stato il lavoro dell’European Travel Retail Confederation che, durante gli anni della presidenza di Frank O'Connell, ha coltivato relazioni a tutti i livelli. Ora, sotto il nuovo presidente Sarah Branquinho, l’Etrc si sta imbarcando in una campagna coordinata per raccogliere fondi sufficienti per mantenere e rafforzare tali legami, al fine di fronteggiare una serie di gravi problemi che ancora sfidano il business del duty free oggi. Uno dei più urgenti è quello della cosiddetta 'one bag rule' che per l’Etrc «rimane la più grande singola minaccia che colpisce tutte le categorie di prodotti scoraggiando i passeggeri a fare shopping negli aeroporti europei». Quest’estate, Aer Lingus ha cercato di seguire alcuni vettori low cost fermando i passeggeri che trasportavano acquisti duty-free a bordo, a meno che non potessero metterli in un unico bagaglio a mano – e la preoccupazione è che questo possa diventare un problema diffuso, se non affrontato dall'inizio. L’Etrc è alla ricerca di una soluzione legislativa definitiva attraverso un progetto di regolamentazione dei “Diritti dei passeggeri del trasporto aereo”, che è attualmente in discussione presso la Commissione europea. La Confederazione sostiene che la campagna è in una fase critica, con la legislazione prevista verso la fine dell'anno. «Nel corso dei prossimi mesi è di vitale importanza che il nostro settore faccia tutto il possibile per convincere i governi che la salvaguardia delle entrate commerciali degli aeroporti è di fondamentale importanza», dice l’Etrc. Anche la vendita di tabacco è sottoposto a un grande esame e nel prossimo anno la CE presenterà delle proposte per una revisione della Direttiva sui prodotti del tabacco con implicazioni per gli espositori di tabacco nei duty-free. Senza l’impegno proattivo a Bruxelles per trovare soluzioni che soddisfino gli obiettivi di politica della Commissione, il settore potrebbe trovarsi a perdere una categoria di prodotti che, nonostante la sua significativa diminuzione, rimane importante in termini di fatturato. E forse uno dei dibattiti più importanti è quello di liquidi, aerosol e gel (Lag). Il termine per la soppressione delle restrizioni sui liquidi da 100 ml è stata rinviata ancora una volta, al 2014, ma nel corso dei negoziati per trovare un compromesso sul tema, l’Etrc sta attenta al fatto che gli interessi del settore del travel retail debbano essere presenti in quelle discussioni "e non messi di lato nella ricerca di un accordo".
Sonae Sierra, ancora sviluppi in Marocco
T
erzo contratto di sviluppo di un centro commerciale a Casablanca per Sonae Sierra. La società portoghese ha siglato un accordo con la maggiore catena di ipermercati marocchina, Marjane, parte di Ona Group, per la ristrutturazione ed espansione del centro commerciale Marjane Californie, a Casablanca. Dopo l’inaugurazione, nel 2015, il nuovo centro offrirà 168 punti vendita e 2.078 posti macchina, per una gla di 37.510 metri quadrati. Sonae Sierra ha firmato già due contratti di sviluppo in Marocco: nel marzo 2011 per il Marina Shopping Casablanca e all’inizio del 2012 per un nuovo centro commerciale nel complesso immobliare Ibn Tachfine, sempre nella stessa città.
La multicanalità (per ora) aiuta i negozi…
La possibilità di comprare i prodotti delle catene anche online danneggia i negozi? Per ora sembra di no, a leggere una ricerca di Cbre, effettuata su 50 tra i maggiori retailer a livello mondiale. Attualmente, infatti, il 70% di loro si vede principalmente come un operatore “bricks & mortar”, ma il 63% immagina che tra due anni il proprio business sarà convertito in “multicanale totalmente integrato”. Oggi circa il 5% delle vendite viene in media dall’online, percentuale che è destinata a divenire il 10% tra un biennio. Per ora la multicanalità aiuta addirittura i negozi: il 72% delle catene nei prossimi due anni gestirà un numero uguale o maggiore di punti vendita rispetto ad ora. Il 60% delle catene dice che avrà bisogno di più spazio per la vendita come conseguenza della propria strategia di multicanalità. L’80% installerà chioschi elettronici nei propri shop e il 77% svilupperà app per smartphone in un’ottica multicanale. D’altra parte il futuro è già iniziato: come ha riportato il Corriere della Sera, sono già un centinaio i body scanner presenti nei centri commerciali statunitensi: in 20 secondi si riceve l'indicazione della misura del corpo punto per punto e delle taglie più adatte a seconda del prodotto e del marchio. Quei dati, poi, potranno essere usati anche per comprare vestiti in Rete.
Changi: conti d’oro, il retail fa +19%
Anno ottimo per le attività commerciali dell’aeroporto di Singapore Changi: le vendite da concessioni dell’anno fiscale terminato il 31 marzo 2012 sono salite del 19%, toccando quota 1,75 miliari di dollari di Singapore, ossia 1,10 miliardi di euro. La crescita è stata superiore a quella del traffico, pari al 12 per cento. La performance si deve anche all’incremento di spazi commerciali: grazie al completamento delle aree del Terminal 1 e del Terminal 3, gli spazi sono aumentati di 5.400 mq, portando il totale a 74mila metri quadrati. Una nuova espansione è imminente al terzo piano del T3. Nan-Cheng Tsai
Berlino Brandeburgo, appuntamento tra un anno
Segnatevi la data: 27 ottobre 2013. È quando dovrebbe aprire il nuovo aeroporto di Berlino Brandeburgo. Il condizionale si deve al fatto che l’originale apertura del 3 giugno di quest’anno è stata più volte rinviata. Berlin Airports assicura che questa è la volta buona. Il nuovo scalo avrà 150 attività commerciali, tra cui 39 ristoranti e 20 servizi.
Ssp si fa in cinque
…e Ari la prova negli aeroporti irlandesi
Comprare online e ritirare in aeroporto, in partenza o all’arrivo. È quanto prevede il servizio lanciato da Ari Ireland, big dei duty free di proprietà della Dublin Airport Authority. Sul sito www.theloop.ie si possono acquistare le circa 4.000 referenze presenti nei duty free degli aeroporti di Dublino, Cork e Shannon. Ai passeggeri che arrivano in aeroporto viene mandato un sms per ricordare loro di ritirare gli acquisti.
Cambio in vista nell’organizzazione di Ssp. A partire da ottobre, il colosso britannico specializzato in formule food & beverage per il mercato travel avrà al suo interno cinque divisioni: alle due preesistenti (Gran Bretagna & Irlanda e America & Canada) si sono aggiunte la Nordic (che include Norvegia, Svezia, Danimarca, Finlandia ed Estonia), la DACH (acronimo per Germania, Austria e Svizzera) e la WEMEA, che cumula Europa occidentale e orientale, Medio Oriente e Asia. Quale conseguenza di tale ripensamento interno, ha cessato di esistere la divisione Europa Centrale e Orientale, Medio Oriente e Asia Pacifico.
retail&food - ottobre 2012 61
International Primark, l’anti-Zara, arriva nei mall francesi
World Duty Free si svela a Gatwick
U
n duty free store da 2.800 mq è stato inaugurato da World Duty Free Group (gruppo Autogrill) nell’aeroporto di Londra Gatwick. Si tratta di una trasformazione spettacolare, dato che il negozio riprende lo stile già sperimentato da Wdfg nel T5 di Londra Heathrow e a Manchester (sotto l’insegna Biza). Tra le caratteristiche del punto vendita, definito dal ceo di Wdfg, José Maria Palencia, “un parco giochi per consumatori” ci sono un video-wall da 24 schermi e il concept “Rare & Vintage” per vini e liquori. Altre aree sono dedicate al tabacco e agli occhiali da sole, ma la parte del leone la fanno i profumi, che rappresentano il 60% delle vendite e quasi la metà degli spazi. Sono presenti diversi shop in shop. A Manchester, intanto, è arrivato l’annunciato cambio di immagine del duty free del T3, passato da Alpha a Biza, come negli altri due terminal (si veda r&f di giugno 2012).
La catena di abbigliamento a basso costo Primark ha annunciato di stare per entrare nel mercato francese: comincerà con 6-7 negozi nel biennio 2013-2014, ma l’intenzione è di crescere. Il canale Matthew Jackson prescelto è quello dei centri commerciali. Non a caso la società è in trattative con i big degli shopping center - Unibail Rodamco, Corio, Klépierre e InterIkea - per avere spazi. Non sono richieste comuni: i negozi sono di almeno 5.000 metri quadrati (si arriva fino a 14mila). Primark è un’insegna irlandese, anche se di proprietà del gruppo inglese Associated British Food. Ha 238 negozi in sette Paesi europei, tra cui 156 nel Regno Unito. Nel primo semestre 2012 ha avuto ricavi in crescita del 2% (1,6 miliardi di sterline) e profitti per 154 milioni di sterline. Motivo del successo: abiti “ispirati” a quelli delle griffe a prezzi molto bassi, cosa che la rende un concorrente diretto di Zara e H&M.
Papa Murphy’s, 100 aperture in Medio Oriente
Ha scelto il Medio Oriente per uscire dal Nord America la catena di ristorazione Papa Murphy’s – Take ‘N’ Bake Pizza. Per fare questo ha siglato un accordo con Mam Foodco Llc, che prevede l’apertura di 100 punti vendita nei Paesi del Gulf Cooperation Council, ossia Emirati Arabi Uniti, Bahrain, Kuwait, Oman, Qatar e Arabia Saudita. Il primi due locali saranno inaugurati a Dubai entro i prossimi quattro mesi. Papa Murphy’s ha 1.287 ristoranti negli Usa e 15 in Canada. Del tutto inusuale la formula: take ‘n’ bake significa che la pizza viene preparata al momento davanti ai clienti, ma questi se la portano a casa per cuocerla.
retail&food - ottobre 2012 63
stazionario Centostazioni: nel solco dei servizi In genere piccole metrature ma di ampia fruibilità per i pendolari. Parliamo dei servivi, dal bar tabacchi pizzeria, al negozio di telefona
sino alla biglietteria e al centro multiservizi per stranieri, con cui Centostazioni sta puntellando gli spazi ancora disponibili nel suo network. In particolare segnaliamo i tre punti vendita a insegna Wind, di cui uno temporaneo di 30 mq nell’atrio della stazione di Brescia, e i restanti a Napoli Mergellina e Caserta con la formula contrattuale di sei anni più sei anni.
Cremonini si aggiudica Bagel Factory
Il legame tra Cremonini e il mondo delle stazioni è sempre più forte, anche all’estero. Risale a metà settembre, infatti, l’acquisizione da parte della controllata Chef Express Uk della nota catena Bagel Factory. Tale acquisizione è avvenuta sulla base di un enterprise value di 1,1 milioni di sterline. Per chi non conoscesse il mercato del Regno Unito e dell’Irlanda, que-
sto operatore è specializzato nella vendita del Bagel, un pane salato dalla forma a ciambella, e soprattutto conta 56 locali. Di questi 13 sono diretti, tra cui cinque nelle più importanti stazioni di Londra, mentre i restanti 43 sono in franchising e distribuiti tra Gran Bretagna e Irlanda. Nel 2011 la catena ha realizzato ricavi per 5,1 milioni di sterline.
64 retail&food - ottobre 2012
Grandi Stazioni: il calendario si fa fitto Il marchio di sportswear (vedi intervista di retail station) rappresenta la prima apertura in Italia del nuovo concept monobrand, applicato all’estero solamente ad Amsterdam e a San Pietroburgo. Per la catena di hi-tech si parla invece di un’ampia superficie di 350 mq al Forum Termini. Altre due sono le aperture calendarizzate nelle restanti stazioni del network. Questo mese è previsto l’opening del format di make up a marchio Kiko, presso lo scalo di Verona Porta Nuova, che si articolerà su una superficie di 30 mq al piano binari. Sempre a ottobre, ma nella stazione di Venezia Santa Lucia vicino al ponte di Calatrava, sarà inaugurata il lounge bar a
Inauguazione di Napoli Centrale lo scorso dicembre 2011
N
insegna F30. Tre novità riguarderanno a breve anche Bologna Centrale: la riapertura al pubblico della riqualificata farmacia, un cambio Forexchange e un negozio di Mötivi, marchio già presente nel circuito di Grandi Stazioni a Roma, Milano, Torino e Napoli. Facendo un passo indietro, a settembre è stata la volta di Alcott a Napoli Centrale (450 mq nel livello interrato) e dei locali Spizzico e Tentazioni Cafè (Autogrill) nella città lagunare. •
e contiamo almeno sette, di prossime aperture, nel programma di sviluppo retail portato avanti da Grandi Stazioni. E la lista si allunga se prendiamo in considerazione le iniziative comprese nei mesi estivi. Precisiamo che al momento della stesura dell’articolo quelle fissate per settembre sono ancora da completare. Partendo dalla stazione di Roma Termini, Reebook ed Euronics saranno protagonisti rispettivamente a ottobre e a novembre.
Retail Group: gira la ruota dei temporary
F
inito il periodo estivo si intensifica la rotazione degli spazi temporanei gestiti da Retail Group. Ma tra le nuove iniziative non mancano i negozi tradizionali. In questo turn over di brand Roma Termini si conferma molto attiva, con l’avvio tra settembre, ottobre, novembre e dicembre di ben nove temporary. Milano Centrale, oltre a quattro nuovi negozi temporanei, si caratterizza per l’opening di due punti vendita fissi: Silvian Heach Fashion su 65 mq a partire da ottobre e Moleskine su 40 mq previsto a dicembre.
Un’apertura temporanea riguarda anche Venezia Santa Lucia, con Pull Love da novembre a gennaio, mentre a Napoli Centrale da settembre è aperto lo shop fisso Retail Sport, su una metratura di 360 metri quadrati. Da segnalare: questo mese termina il termporary Dove di Roma Termini, uno shop su cui Retail Group ha puntato molto creando uno spazio emozionale, dotato dell’area test con sedute in pelle bianca che permette ai clienti di rilassarsi e provare i vari prodotti. •
città
tipologia spazio
metratura
brand
periodo
ROMA
TEMPORARY
36
H2O
SETTEMBRE - GENNAIO
ROMA
TEMPORARY
36
PULL LOVE
SETTEMBRE - GENNAIO
ROMA
TEMPORARY
72
GURU
SETTEMBRE - NOVEMBRE
ROMA
TEMPORARY
40
FULL SPOT
SETTEMBRE - NOVEMBRE
ROMA
TEMPORARY
50
3M
OTTOBRE - NOVEMBRE
ROMA
TEMPORARY
40
CARRERA JEANS
DICEMBRE - GENNAIO
ROMA
TEMPORARY
35
PERUGINA
OTTOBRE - MARZO
ROMA
TEMPORARY
36
EMOZIONE3
NOVEMBRE - DICEMBRE
ROMA
TEMPORARY
36
HIP-HOP
NOVEMBRE - DICEMBRE
MILANO
PDV
40
MOLESKINE
DA DICEMBRE
MILANO
PDV
65
SILVIAN HEACH FASHION
DA OTTOBRE
MILANO
TEMPORARY
25
D.A.T.E
SETTEMBRE - OTTOBRE
MILANO
TEMPORARY
25
H20
DA OTTOBRE
MILANO
TEMPORARY
25
COVA
DICEMBRE
VENEZIA
TEMPORARY
20
PULL LOVE
NOVEMBRE - GENNAIO
NAPOLI
PDV
360
RETAIL SPORT
DA SETTEMBRE
stazionario Roma Termini: nuova gara per la ristorazione
P
er la quantità degli spazi commerciali e per le performance che garantisce, Roma Termini si conferma un cantiere retail in continua evoluzione. L’ultima gara in ambito ristorativo, presentata da Grandi Stazioni agli operatori a fine agosto, riguarda un locale destinato a “Ristorante, Trattoria, Pizzeria”. Il format dovrà essere accogliente e caratterizzato da prodotti di elevata qualità e tradizione artigianale. Inoltre potrà ospitare un servizio bar caffetteria. L’unità da concedere in locazione è ubicata lungo via Marsala e vanta dimensioni di circa 850 metri quadrati. La formula del contratto sarà quella standard di sei anni più sei anni, con la realizzazione e l’allestimento del locale a carico del soggetto che si aggiudicherà la gara. In tema di royalty la base d’asta è fissata al 12%, a fronte di un minimo garantito per i primi 12 mesi non inferiore all’85% della royalty offerta, quindi dell’85% di quanto corrisposto l’anno precedente. Il conduttore corrisponderà inoltre il 5% del canone complessivo per iniziative promozionali. L’assegnazione degli spazi sarà attribuita in due step: il primo dopo l’apertura delle buste e il secondo in seguito a eventuali chiarimenti tra Grandi Stazioni e le aziende candidate. •
Rossopomodoro dà sapore a Milano Centrale
D
opo il recente esordio nel canale delle stazioni con il format Rossosapore a Milano Bovisa, Gruppo Sebeto fa il salto nel circuito di Grandi Stazioni con il format di punta, Rossopomodoro. L’accordo con Chef Express prevede l’ingresso in subconcessione nella Stazione Centrale di Milano. Ubicato nel nuovo mezzanino della Galleria di Testa, nello spazio che ab origine era pensato per McDonald’s (in procinto di tagliare il nastro in una vetrina dell’ammezzato), il ristorante si svilupperà su una superficie complessiva di 400 mq, con un menu in versione ridotta imperniato sul tema pizza. La prospettiva a breve è di replicare il sodalizio con Chef Express nelle stazioni di Firenze Santa Maria Novella e Roma Termini. •
Retail Station
Adidas L’offerta di articoli sportivi all’interno delle grandi stazioni italiane sta velocemente prendendo piede. In primavera a Milano Centrale è stata la volta di Nike, marchio già operativo a Roma Termini, mentre a giugno ha aperto i battenti presso lo scalo romano lo shop Adidas. Il nuovo punto vendita del brand dalla tripla banda, esteso su una superficie di 100 mq, non sarà l’unico del Gruppo nel terminal laziale. Entro questo mese dovrebbe aprire lo store Reebok. Per carpire nuovi dettagli sulle prossime iniziative del marchio di sportswear nel circuito di Grandi Stazioni abbiamo parlato con Corrado Regonati, Retail & Franchising Director Market South di Adidas. A quando risale il primo contatto con Grandi Stazioni per la duplice apertura Adidas /Reebok? Il primo contatto risale a due anni fa. L'apertura di Reebok a Termini rappresenta il primo opening in Italia del nuovo concept monobrand. Come si caratterizza il nuovo concept, perché è stata scelta la location della staziona romana e dove si collocherà concretamente nella galleria? Il concept è indirizzato a un consumatore street e giovane, quale è il nuovo target di Reebok. Il locale è nel piano sottostante la ferrovia, dove abbiamo aperto anche uno store Adidas, e nei pressi di Foot Locker. Praticamente è nel punto perfetto di transito dei nostri consumatori.
Quando è previsto l'avvio del negozio Reebok e a fronte di quale investimento? L’apertura del negozio è prevista per fine ottobre 2012. Non possiamo rilasciare dichiarazioni circa l’investimento stanziato. Per entrambi i punti vendita sono stati studiati degli accorgimenti particolari per renderli performanti nel canale delle stazioni? Abbiamo apportato alcune piccole modifiche rispetto al nostro concept standard, al fine di rendere i punti vendita performanti in location più piccole e con spazi più ristretti. I canoni di affitto si allineano a quelli dei centri commerciali top oppure sono differenti? No, sono assolutamente in linea con quelli dei centri commerciali. Con Grandi Stazioni avete in calendario altre aperture? Abbiamo un progetto di aperture sulle principali stazioni da loro gestite, pensiamo sia un’ottima opportunità per noi, vista la grande affluenza di pubblico in questi luoghi, e per loro, visto il prestigio del nostro brand. Al momento non ci sono aperture già definite (a parte Reebok nella stazione di Roma Termini, ndr). A. P.
retail&food - ottobre 2012 65
ferry porti Marina di Pastena (Sa), sì al porto turistico
Il sistema portuale di Salerno sta crescendo a grande velocità, non solo sotto il profilo passeggeri e crociere. Lo scorso settembre la Conferenza dei servizi convocata dal Demanio marittimo della Regione Campania ha dato parere positivo al progetto definitivo del porto turistico Marina di Pastena (Salerno), con 450 posti barca e tanti servizi
rivolti alla città. Il piano, approvato all’unanimità, prevede la riqualificazione urbana dell’area, creando posti barca, parcheggi di rotazione e box auto per diportisti e residenti, nuove strutture turistico ricettive, un nuovo lungomare e una piazza sul mare. Sul sito web del Porto di Pastena si apprende che sorgeranno “un albergo e un centro commerciale con attività di media distribuzione”. La location scelta per il retail è quella della piazza, attrezzata con arredo urbano, fontane e pergolati. L’investimento per l’opera ammonta a 100 milioni di euro, messi a disposizione interamente da privati.
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Fiumicino, progetto nel caos
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nnunci roboanti che, in concreto, rischiano di rimanere tali. È stato sufficiente alzare la cornetta in data 18 settembre (in pieno caos nella Regione Lazio) e chiedere all’Autorità portuale i dettagli sul progetto di Fiumicino per sentirsi rispondere che non c’è nulla di sicuro, tranne il fatto che laddove dovrebbe sorgere l’opera oggi regna la prostituzione e il degrado. «Sì, ci saranno dei ristoranti… – ci ha spiegato il progettista dell’Autorità portuale – ma rischiamo di parlare di cose che potrebbero non avere riscontro, se non tra anni, ed essere superate. Questa è la pubblica amministrazione, la gestione va a rilento… Per il primo lotto occorrono 60 milioni di euro. Ma la Polverini (nel frattempo dimessasi) ha detto che taglia, quindi 10 milioni non ci sono più…». Tutto un altro genere di parole rispetto a quelle ottimistiche pronunciate, neanche una settimana prima, dal Delegato alla pesca e ai rapporti con l’autorità portuale del Comune di Fiumicino, Luigi Satta. Non è una certezza, quindi, ma un punto interrogativo la posa della prima pietra in primavera. Sulla carta, per quanto è dato sapere, gli interventi sono
spaccati in due lotti. Il primo, da 60 milioni di euro (di cui 9 provenienti dalla Regione), prevede la realizzazione entro il 2015 di una darsena per i pescherecci, di due attracchi per le navi da crociera e di altri due per il trasporto di merci senza servizio passeggeri. Il secondo, con presunta data di consegna nel 2018, necessita di un ulteriore investimento di 127 milioni di euro, ancora da reperire. •
Nuove stazioni marittime, qualcosa si muove
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iamo lontani dal concepire strutture di accoglienza con offerta profonda di commercio, ristorazione e servizi, ma finalmente anche sul fronte passeggeri qualcosa si muove. Ad oggi i terminal in grado di offrire i servivi minimi ai viaggiatori in attesa di imbarcarsi sono per lo più quelli crociere, che tuttavia evitano accuratamente di posizionarvi retail per stimolare gli acquisti duty free a bordo. In particolare la cronaca di settembre ha riservato due storie interessanti: una a Porto Torres (Ss) e l’altra a Pozzallo, in provincia di Ragusa. La prima vede il via libera per la realizzazione del terminal passeggeri, dopo uno stop che aveva bloccato il cantiere
per mesi. La futura struttura, dal costo di 4 milioni di euro, si articolerà su due livelli dove troveranno posto un’ampia sala conferenze, una sala d’attesa, biglietterie, servizi e bar al piano terra, mentre ci saranno la zona per controlli documenti, un’altra sala d’attesa, un punto informazioni, un’edicola con bookshop e altri servizi al livello superiore. Il taglio del nastro è stimato tra 20 mesi. La seconda, a Pozzallo, si trova in una fase embrionale in quanto il Commissario straordinario Giovanni Scarso ha dato parere positivo al bando, al fine di procedere all’appalto dei lavori. Nel complesso saranno presenti un punto di ristoro, un’edicola, uno sportello di cambio valuta e sedute. •
ferry porti
Sfilata del brand Cannella a bordo di Msc Fantasia
Mondo: crocieristi sopra i 20 milioni…
… Anche il Made in Italy sale a bordo
ell’anno terribile per l’economia di mezzo mondo i crocieristi sono aumentati ancora, addirittura del 10 per cento, superando quota 20 milioni. Il dato è stato costruito aggregando quello elaborato dalla Clia (Cruise Lines International Association) dall’Ecc (European Cruise Council), dall’International Cruise Council Australasia e dall’Istituto Indipendente G P Wild (International). Scorporando il numero per area geografica si scopre che la maggiore concentrazione è nel Nord America, con 11,5 milioni di crocieristi. Al secondo posto, per la prima volta sopra la soglia dei sei milioni, c’è il dato europeo. Con un basso valore assoluto, ma in fortissima crescita, è il mercato australiano, a quota 500mila (+30%). Per l’Italia l’incremento tra il 2010 e il 2011 è stato del 4%, per un totale di 923mila persone. Regno Unito e Germania si confermano al top nel vecchio continente, rispettivamente con 1,7 e 1,39 milioni di viaggiatori. •
empre di più le navi da crociera si prestano a diventare passerelle, vetrine, dove presentare e promuovere le eccellenze delle moda e dei sapori italiani. Due sono gli esempi recenti, uno nel campo dell’abbigliamento e l’altro del food, che trovano in Msc Crociere il partner ideale. Il brand di abbigliamento femminile Cannella ha presentato a bordo la collezione della prossima stagione fredda, confermando l’apertura di sette monomarca nel 2013, che andranno ad aggiungersi alle recenti aperture di Pompei (presso il centro commerciale La Cartiera), Formia e Viterbo e ai negozi previsti entro il 2012 a Milano e Genova. Nell’anno in corso l’azienda ha allargato la propria rete franchising all’estero con gli shop di Beirut e Tunisi. Sempre a bordo di Msc, in particolare di Msc Fantasia, quest’autunno sarà la volta dei vini Franciacorta, attraverso 16 eventi di promozione e degustazione durante la crociera che partirà il 21 ottobre da Genova, con ritorno nel capoluogo ligure il 28. Sono previste a bordo 4.000 persone. •
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vetrina Bric's, con X-Bag più convenienza e versatilità
Nuovi modelli e colori arricchiscono la gamma di Bric's. La linea X- Bag, che si basa sul concetto di versatilità e libertà di utilizzo, è disponibile nella versione originale in due nuovi colori. Vi sono poi le versioni X-Bag Capri, X-Bag Pois e X-Bag Fluo. Il filo conduttore è la tasca con logo Bric's apportata sul davanti delle borse.
Ac Milan a portata di tifoso
In collaborazione con importanti marchi di diversi settori, Ac Milan ha firmato in licenza numerosi articoli di oggettistica in stile 100% rossonero. Dalle stoviglie per bebè sino agli accessori per il bagno e la cucina. Sono davvero tantissimi gli articoli in catalogo per fare una sorpresa ai tifosi più appassionati!
Skorpio X3, tecnologia indistruttibile
Grazie al suo formato compatto ed ergonomico e al suo ampio display, il nuovo terminale portatile Skorpio X3 di Datalogic Adc è particolarmente indicato per applicazioni di raccolta dati in ambiente retail. Inoltre resiste agli urti, alle sollecitazioni continue e alle cadute ripetute da 1,5 metri.
Saila, ora anche balsamica
Lo storico marchio Saila si arricchisce della nuova proposta Saila Balsamica. La linea di caramelle dure ripiene, realizzate con una ricetta esclusiva a base di oli essenziali, senza zucchero né coloranti artificiali, si presenta con le versioni all’essenza di Eucaliptolo e all’essenza di Pino. Prezzo consigliato: 1,70 euro.
Sunsweet: il Succo di Prugna allunga l’estate
Manas Uomo veste il 2013
La macchia colori è prettamente maschile. I grigi, i marroni avvolgenti della terra interrotti da tonalità più accese imperano nelle proposte primavera/estate 2013 della nuova collezione Manas Uomo. I materiali pregiati, lavorati nella migliore tradizione artigianale, sono il biglietto da visita della maison marchigiana.
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Fresco e dissetante, il nuovo Succo di Prugna di Sunsweet è ottenuto al 100% dalla spremitura di prugne secche maturate sotto il sole della California. L’assenza di zuccheri aggiunti permette alla bevanda, dolce naturalmente, di avere un basso indice glicemico, per cui può essere consumata a tutte le età.
Baileys, più gusto con l’aroma del caffè
Adatta per un consumo in casa o al bar, la nuova collezione di cocktail freddi e caldi di Baileys aggiunge una nota di caffè all’inconfondibile liquore. La linea Baileys&Coffee si impreziosisce inoltre di un tocco dell’originale miscela di crema di latte irlandese, whisky irlandese triple distilled, cacao e vaniglia.
Con Salmone Kv Nordic è già Natale
Le feste natalizie sullo sfondo sono la cornice giusta dove gustare il Salmone Irlandese Kv Nordic, affumicato con legni di antiche botti di whisky, disponibile nelle confezioni da 100 g e da 300 grammi. KV Nordic vanta una lavorazione attenta del salmone che ne conserva le caratteristiche di alta qualità.
Compagnia del Viaggio cala il tris
Ingenico, pagare è un gioco da cellulare!
Sono tre le novità presentate al Macef da Compagnia del Viaggio. L’azienda fiorentina specializzata nel settore valigeria e accessorio ha portato le linee Go Travel (oltre 400 articoli per il viaggiatore tipo), Tru Virtu (un pratico portafoglio in alluminio) e thumbsUp! (regalistica dedicata al mondo hi-tech).
Pagare con il cellulare in mobilità? Con Ingenico si può. Il nuovo dispositivo iSMP di Ingenico è in grado di trasformare gli smartphone e i tablet in terminali di pagamento elettronico sicuri. Fondamentale in questo percorso è stata la certificazione Cb2, rilasciata lo scorso luglio dal Consorzio Bancomat.
Con Polli preparare è un divertimento
In linea con la filosofia dell’Easy Cooking e ideale per i supermercati, Polli presenta Condimento Riso Più in Vaschetta. La confezione innovativa per condire il piatto con verdure fresche e gustose esalta la praticità, la velocità e il gusto, trasformando la preparazione in un momento di puro divertimento e creatività.
Softwork, l’hi-tech si fa mini
Softwork rafforza il comparto mobile del suo parco prodotti Rfid con Pda Morphic Cross Dipole: il più piccolo Mobile Computer Rfid Uhf del mercato. Il prodotto somma più tecnologie di trasmissione dati e telefono cellulare, in un’ottica user-friendly, ed è ideale per inventory nel retail, pharma e biblioteche.
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Š Steve Rhodes
Apple si fa desiderare In coda per lâ&#x20AC;&#x2122;iPhone 5 New York City, 21 Settembre 2012
[La foto[ retail&food - ottobre 2012 71
La pulce nell’orecchio
di Simone Filippetti Rafael Chamorro
un punto vendita Grom a Manhattan
Gelatai-gioiellerie, ne vale la pena?
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accontano i critici letterari che Giacomo Leopardi, probabilmente il più grande poeta italiano di sempre, fosse golosissimo di gelato. A tal punto che negli ultimi anni di vita, a Napoli (capitale italiana del cremoso dessert), ormai sopraffatto dai malanni, mangiasse solo gelati. Quasi duecento anni dopo, nell’Italia della recessione, di un giovane su tre senza lavoro, di un paese stremato dalla crisi, il gelataio
sembra essere il mestiere più in voga. Fotografia di un mercato: Milano, via Santa Margherita, a due passi dalla Scala e dalla Galleria Vittorio Emanuele. Salta all’occhio l’anomalia: una gelateria Grom e, la vetrina dopo, attaccata, un’altra gelateria, chiamata, con un greve gioco di parole, Lato G. Grom è nata da qualche anno e ha avuto un grande successo. Lato G gli ha aperto a fianco col solo scopo di disturbare e
Mercati in fiera NOME RISTORAZIONE 2012 ICSC - EUROPEAN OUTLET CONFERENCE ITCA DUBAI EXHIBITION TFWA VENDING PARIS TRIESTESPRESSO EXPO SALONE FRANCHISING MILANO MAPIC
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togliere clienti. Quello della Scala è forse l’esempio più clamoroso di un boom che suona strano: nuove gelaterie sorgono come funghi ovunque. Sarà vera gloria? Secondo le statistiche, ogni anno una famiglia italiana spende in media 2mila euro per il gelato. È la Lombardia, poi, a vantare il maggior numero di gelaterie artigiane, più di 5.800, e a detenere il record dei consumi (392 milioni di euro l’anno, equivalente al 19,4% del totale nazionale). Insomma, il mercato c’è e pare pure ricco. Sembra che tutti gli italiani siano diventati come Leopardi e mangino solo gelato. Ma a guardare meglio i numeri si scopre che non è tutt’oro quel che luccica. Il consumo complessivo di gelato è in realtà rimasto fermo negli ultimi anni (l’ultima rilevazione parlava di +1-2%). E, insegna il manuale delle giovani marmotte dell’economia, che se la domanda (ossia il consumo di gelato) è stabile e aumenta l’offerta (il numero di negozi), ciascun venditore incassa meno. Chi conosce il business spiega che l’affare sta nei margini. La materia prima, il latte (di cui l’Italia ha una sovraproduzione rispetto alle quote latte Ue e quindi molto viene buttato) costa davvero poco. E ogni cono ha un guadagno altissimo, in proporzione al prezzo. C’è un però: i costi extra. L’affitto del negozio è un onere (in relazione al costo unitario di ogni singolo pezzo e soprattutto nelle grandi città, dove la location è fondamentale e i posti migliori sono costosissimi). C’è poi il personale che come ogni attività retail ha costi fissi molto alti. E quindi il grasso margine iniziale si assottiglia. Con in più l’aggravante che il gelato, come tutta la catena del freddo, è un prodotto dalla vita breve. Chiunque abbia messo piede in una di queste nuove gelaterie ha l’impressione di entrare in una gioielleria. Ambiente lussuoso, arredamento di design, persino le scatole per il gelato da asporto (una volta tristi contenitori di polistirolo) sono così belle che spiace buttarle. In un periodo di banche che non danno credito, i gelatai spendono come nababbi. Il tutto con un cono da 2 euro? •
CALENDARIO ottobre 2012- dicembre 2012 DOVE
QUANDO
WEB
Food service Milano 04-05/10 www.edifis.it Outlet Barcellona 16-17/10 www.icsc.org Ristorazione on board Dubai 19-21/10 www.itcadubai.com Duty free & Travel retail Cannes 21-26/10 www.tfwa.com Vending Parigi 24-26/10 www.reedexpo.com Industria caffè Trieste 25-27/10 www.triestespresso.it Retail Milano 9-12/11 www.salonefranchisingmilano.com Retail Real Estate Cannes 14-16/11 www.mipim.com/mapic