retail&food ANNO 6 NUMERO 12 DICEMBRE 2011 • e 3,00
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LUOGHI DI VIAGGIO • SPAZI COMMERCIALI
Quanto costa lavorare in aeroporto Osservatorio prezzi: Reti wi-fi a tariffa (alta) poche le sale riunioni
Ristorazione I bilanci 2010
Analisi Mercato Camicie & co
Franchising
Resoconto fiera
NEWS PRIMAE NOCTIS No cash, no black
L'OPINIONE Non-Aviation chiama Aviation. Rispondete. L’aeroporto, specie quello regionale, rappresenta un po’ il fiore all’occhiello del territorio, quel collegamento con il mondo dei grandi centri urbani che aiuta, almeno nell’immaginario collettivo, a sprovincializzare un'area. Comunque lo si valuti, l’aeroporto è uno snodo economico di rilievo, capace di supportare le esigenze di mobilità degli abitanti e, nella più recente accezione, un aggregatore e un catalizzatore di valore, una sorta di moderna spada di San Michele Arcangelo per sconfiggere lo spettro della stagionalità ridando prosperità e occupazione ad aree in forte crisi di identità. Non a caso la creazione o lo sviluppo di aeroporti regionali rappresenta uno dei cavalli di battaglia primari delle campagne elettorali e assume un valore spesso più simbolico che reale. E allora tutti i settori Aviation si mobilitano alla ricerca del vettore low cost giusto, quello pronto ad aprire nuove rotte e a portare a destinazione schiere di passeggeri-consumatori ansiosi di riversare la loro propensione di spesa sul territorio. Ed ecco comparire nello scenario una nuova specie tutta da studiare: il passeggerocliente-low cost portatore di un valore, in larga parte ancora tutto da misurare. Troppo spesso purtroppo ci si dimentica di coinvolgere nei processi di sviluppo il marketing strategico non-Aviation, col risultato di ritardare la pianificazione e la realizzazione di spazi commerciali che siano coerenti con le diverse tipologie di passeggeri-clienti e che consentano di massimizzare il valore di questo nuovo tesoretto che l’Aviation porta in dote. Un vero peccato, soprattutto per il conto economico.
Editoriale
Basta contanti, basta nero. Il fulmine arriva dal Corriere della Sera, con la rubrica curata da Milena Gabanelli, anima di Report. Per recuperare soldi dal “sommerso”, soldi veri e cioè tanti, non è sufficiente abbassare a poche migliaia di euro (ipotesi Tremonti), o a poche centinaia (ipotesi Monti), il limite di contanti consentiti per ogni transazione. I contanti devono sparire dalla circolazione. Quindi avanti con carte di credito, cellulari e qualunque sistema di pagamento virtuale e digitale ma stop a monete e banconote. La tecnologia ci dice che si può fare: chiamiamo a testimoniare i tanti produttori di soluzioni IT che leggono r&f. Si tratta di cambiare mentalità, favorire trend già solidamente avviati e attuare qualche compensazione per alcune categorie che difficilmente potrebbero eliminare al 100% metallo e carta (piccoli esercizi con prodotti di basso valore). Di questa rivoluzione beneficerebbero i più con enorme sollievo per le casse dello Stato a costo zero, zero tasse o trattenute, per imprese e persone (oneste). E in più si darebbe una spallata significativa a tutte le organizzazioni malavitose che in questo momento, approfittando della carenza di liquidi, ne stanno facendo di cotte e di crude. Alzi la mano chi non è d’accordo.
Lucio Murru, Direttore commerciale Geasar Spa (Aeroporto di Olbia)
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Anno 6 numero 12 dicembre 2011
Hanno collaborato
Tiziana Bardi, Alessandro Barzaghi, Giuseppe Bonomi, Italo Bussoli, Carmen Chieregato, Giulia Comparini, Gianfilippo Cuneo, Luigi De Montis, Luca Esposito, Simone Filippetti, Fulvio Fassone, Vito Gamberale, Stefano Gardini, Paolo Prota Giurleo, Massimo Guacci, Antonio Intiglietta, David Jarach, Paolo Lombardi, Filippo Maffioli, Pietro Malaspina, Adolfo Marino, Dante Marro, David Montorsi, Giorgio Moroni, Pierpaolo Palmieri, Alberto Pasquini, Enrico Pazzali, POLI.design, Alessio Quaranta, Mario Resca, Leopoldo Resta, Vito Riggio, Kevin Rozario, Paolo Simioni, Vittorio Valenza Foto Archivio Gesto Editore, Flickr, Fotolia, Imagoeconomica, iStockphoto Segreteria Antonella Ferraraccio Pubblicità dircom@edifis.it
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Lettori di Retail&Food
Diffusione regionale (aree Nielsen)
5% Enti e Ministeri 15% Servizi
20% Gestori aree
AREA 3
AREA 4 Abruzzo Molise Campania Puglia Basilicata Calabria Sicilia Sardegna
Toscana Marche Umbria Lazio
32% Retail
TEL. UFFICIO ____________ TEL. CELLULARE __________________ FAX __________________ E-MAIL ___________________________ NOTE O RICHIESTE _________________________________________
48%
__________________________________________________________
25%
28% Ristorazione
2 2 retail&food - settembre ottobre 2010 2010
Trentino Friuli Ven. Giulia Veneto Emilia Romagna
AREA 2
INDIRIZZO ______________________________ CAP ____________ LOCALITà __________________________ PROVINCIA __________
8% 19%
SOCIETà _________________ FUNZIONE _____________________
Piemonte Liguria Valle d’Aosta Lombardia
AREA 1
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n° 12 dicembre 2011
SOMMARIO 24
20
38
46 62
42 26
48 24
news primae noctis No Cash, no black
1
l'opinione di Lucio Murru Non-Aviation chiama Aviation. Rispondete.
1
R&f news
4
Cosa occorre saper per... Orari di apertura degli esercizi commerciali: una vera liberalizzazione?
8
indice R&f Il mese di novembre non ci ha portato niente di buono
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osservatorio prezzi Aeroporti, connessi senza sconti Consultare la posta elettronica o navigare su internet è tutt’altro che economico negli aeroporti italiani, se non si usano i propri servizi mobili. Anche un minuto di connessione wi-fi, nella maggior parte degli scali costa quasi 10 euro.
18
star trek food Obiettivo Roadhouse Grill
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Prima pietra Meldola Fashion Mall, retail in formato British La commercializzazione, così come il cantiere, è appena iniziata. L’idea di introdurre marchi di lusso è in linea con caratteristiche architettoniche uniche nel loro genere. L’outlet dallo stile britannico neoclassico, promosso da Andrea Celli, dovrebbe aprire nella primavera del 2013
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Taglio nastro Alla scoperta del Continente di Mapello Inaugurato il 26 ottobre, il giorno successivo è stato battuto il primo scontrino fiscale nel nuovo centro commerciale di Mapello (Bg). Il complesso, posizionato lungo la statale Briantea, conta 60 punti vendita e un ipermercato Iper Pellicano. Protagonisti dell’iniziativa: Gruppo Lombardini, Mall System e Cogest Italia
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Rapporto ristorazione commerciale Good news: la diga del food blocca la crisi Il 2010 ha offerto soddisfazioni e opportunità ai principali player, che peraltro hanno dimostrato andamenti piuttosto differenti. C’è stata un’uscita dal mercato ma il settore tiene, anzi cresce.
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Storie d’Impresa Sea Services: un anno, quattro prime volte Per la società controllata da Servair Airchef e Sea è tempo di bilanci: dalla fine del 2010 ha accompagnato quattro debutti nel canale aeroportuale e puntato su forti brand. Dopo Obikà e Rossosapore gli ultimi ad arrivare: Lavazza Espression e Pane, Vino e San Daniele.
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Il punto su retail e ristorazione al Leonardo da Vinci di Roma Avanti tutta, nonostante tutto
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Parola di... Aldo Francesco bevilacqua Assaereo: basta aumenti per investimenti inutili
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dossier aeroporti Torino, (più) piccolo è bello Parola d’ordine: “downsizing”. Ridurre gli spazi e ottimizzare i flussi per non disperdere i passeggeri e valorizzare le nuove e belle zone in airside. Questa la sfida, quasi vinta, da Torino, che in attesa di completare l’opera si gode i primi risultati
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analisi mercato Camicie alla pari Raggiungono il pareggio le vendite di camicie e cravatte nei negozi indipendenti e nelle catene, e sono queste ad avere la migliore salute. Nei mall si contano 380 monomarca, guidati da Naracamicie, mentre gli outlet e gli aeroporti vedono Camicissima in prima fila.
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Resoconto fiera franchising Salone 2011, tiene la formula dell’affiliazione Anche nei momenti di forte crisi economica i marchi del retail
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continuano a tessere le loro reti di negozi nel Bel Paese. Le criticità non mancano, come testimonia uno studio condotto da Cesit-Università di Napoli per Confimprese, ma non bloccano lo sviluppo. Gli stranieri trainano la kermesse milanese La fiera del food service equipment Host, la crisi non è tra i padiglioni Le cose non vanno alla grande per l’horeca, mentre c’è un rimbalzo, dopo il 2008-2009, delle varie attrezzature, che prendono la via dell’estero. Per questo la manifestazione di Rho (Mi) ha visto crescere spazi, presenze e stranieri.
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Mystery on board Roma-Milano, quel che resta di Alitalia
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International
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stazionario
54
Ferry porti
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Vetrina
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la pulce nell'orecchio Apple retail, in Italy non ci sei
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La foto
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Last but nont least Venezia punta sul futuro
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Rubriche stock option Orient express Obiettivo personale Retail 3.0 Aviation outlook Retail station Mercati in fiera
4 6 10 12 14 56 64
retail&food - dicembre 2011 3
3
r&f news Napoli Afragola pronta nel 2013
Prosegue il progetto legato all’Alta Velocità promosso da Gruppo Fs. Se la stazione Tav di Roma-Tiburtina rappresenta il primo esempio operativo, in seconda linea si annoverano altri scali tra cui quello di Napoli-Afragola. Proprio sul terminal partenopeo si è sbilanciato recentemente l’amministratore delegato di Ferrovie dello Stato, Mauro Moretti, indicando per la fine del 2013 la data di fine lavori. «lo snodo – ha precisato Moretti – consentirà di poter arrivare direttamente verso Sud senza entrare in Napoli Centrale e sarà snodo di collegamento verso Bari. La tripolazione Roma-Napoli-Bari permetterà di costituire un polo meridionale con servizi di alta velocità e grande qualità».
Air France e Alitalia, niente fusione
Rimandata a data da destinarsi la fusione tra Alitalia e Air France. Un anno fa l’ad di Alitalia Rocco Sabelli l’aveva annunciata, ancora quest’estate sembrava cosa fatta (tra le proteste dei nostri politici), ma l’ipotesi è al tramonto, per due motivi. Il primo: il terremoto ai vertici della compagnia transalpina, con il ritorno di Jean Cyril Spinetta nel ruolo di ceo e l’uscita del suo exdelfino Pierre-Henry Gourgeon, favorevole alla fusione. Il secondo: le difficoltà economiche di questo periodo di Air France, il cui debito è di 6 miliardi di euro e la cui capitalizzazione in Borsa è depressa. Per ora quindi avanti così.
Roulette in Borsa? Yamamay si prepara
Di quotazioni dall’inizio dell’anno a Milano non si è visto l’ombra, a parte l’Ipo di Salvatore Ferragamo di giugno. Fa quindi notizia la volontà di arrivare in Borsa, nel 2013, da parte di Yamamay-Carpisa. L’amministratore delegato, Luciano Cimmino, ha dichiarato in un convegno che il gruppo è vicino a un accordo con una banca sponsor per vendere il 10% del capitale della società. Il manager ha detto che la strada verso la Borsa è iniziata tre anni fa e che il gruppo punta a crescere con nuove partnership e alleanze.
4 retail&food - dicembre 2011
A Bologna un terminal commerciale
S
ono partiti il 7 novembre i lavori per la riqualificazione dell’Aeroporto Marconi di Bologna. Dopo due anni la superficie totale dello scalo salirà da 31.100 a 36.100 mq (+16%), portando la capienza a 7 milioni di passeggeri. Soprattutto, aumenterà del 50% lo spazio dedicato alle aree commerciali, da 3.700 a 5.500 metri quadrati. I driver del progetto di riqualifica sono tre, spiega il direttore business non aviation di Sab-aeroporto di Bologna, Stefano Gardini. Il primo è il miglioramento dei flussi e dell’orientamento: ci sarà un’unica “main entrance” al piano terra (oggi sono 14 su due piani), una nuova e unica area check in e l’aumento dei varchi ai controlli di sicurezza. Il secondo driver è il «miglioramento generale dell’esperienza del passeggero»: la sala imbarchi sarà più ampia e luminosa, saranno create aree di sosta e di intrattenimento e potenziata l’offerta commerciale. Si punta infine al «miglioramento generale dell’ambiente del terminal anche sulla base degli esempi dei best case internazionali», attraverso layout moderni (vetrate panoramiche,
negozi walk through), sedute confortevoli e la costruzione di tre finger per gli imbarchi. Costo dell’intervento: 14,4 milioni di euro, che salgono a 23,65 considerando anche i lavori per cinque nuovi pontili e per un impianto per la gestione automatica dei bagagli. Gli interventi, ha spiegato il presidente di Sab Giada Grandi, sono in autofinanziamento. L’esecuzione dei lavori, dopo un bando europeo, è stata affidata all’Ati Carron Costruzioni Generali – Fiorin Impianti. L’appalto per la direzione dei lavori è andato al raggruppamento One WorksNier. •
Stock option BUY
Giochi preziosi Sempre più internazionale il gruppo di Enrico Preziosi che, dopo il via dell’autorità antitrust francese, ha avviato il processo di integrazione definitiva della catena King Jouet (210 p.v.) giungendo a detenere il 51% della società Distritoys. Piadineria A fine ottobre la 52esima apertura, nel “Continente” di Mapello. Altre tre tra novembre e dicembre, con un raddoppio dei punti vendita in due anni. Corre la Piadineria, nata a Brescia da due soci che nel 1994 si dovevano inventare un lavoro. Aeroporto di Trapani A Birgi si torna alla normalità: l’Aeronautica Militare ha ridato le piazzole di sosta all’aviazione civile ed è stato autorizzato da subito l’incremento dei movimenti civili, in precedenza previsto la “Summer 2012”. Le compagnie possono ripartire senza aspettare l’estate.
NEUTRAL
Governo Monti Sul tavolo del Governo Monti, al momento di andare in stampa, c’è l’aumento dell’Iva dal 21 al 23 per cento. Va bene l’idea di uno “scambio virtuoso” di entrate che porti (forse) ad abbassare Irpef e Irap, ma piuttosto che colpire ulteriormente i consumi, non era meglio una patrimoniale? Sea Il dado è tratto: sono in vendita il 20% di Sea e il 18,6% di Serravalle, oppure il 29,75% della sola Sea. Seconda ipotesi che apre la strada a offerte diverse da quella di F2i. Ma solo il 16 dicembre si saprà se si sarà trattato di affare o svendita. Calzature Le scarpe specchio dell’industria italiana: vola l’export (+13%), calano i consumi interni (-0,4%) e a conti fatti la produzione cresce di qualche punticino. Ma gli industriali dell’Anci si lamentano: «dopo la chiusura dell’Ice siamo completamente soli».
SELL
Brioni Altro gioiello italiano che passa ai francesi: Brioni (moda maschile) è stata acquistata dal gruppo Ppr di FrançoisHenri Pinault. Contenti i nove eredi dei fondatori, cui vanno 218 milioni e fino a 98 in base al fatturato da qui al 2016. Meno contento il sistema Italia. Meridiana Tutt’altro che indolore la ristrutturazione di Meridiana Fly, dopo la recente acquisizione di Air Italy. La compagnia, dopo aver chiuso la base a Firenze, minaccia di tagliare il 45% dei posti di lavoro, poi dopo una mediazione rinuncia ai licenziamenti ma riduce dell’8% gli stipendi. Aeroporto di Comiso Passi avanti sull’apertura dello scalo di Comiso. L’Enac ha emesso la certificazione sulle infrastrutture aeroportuali. Entro il 15 dicembre la Soaco dovrà definire le azioni per stabilire la data presunta dell’apertura. Presunta, appunto, perché il nodo principale, quello dei finanziamenti, è tutt’altro che risolto.
Patto con Serenissima per l’A22
L
a Società Autobrennero (Sab) ha vinto la gara di appalto (guidando un apposito Ati al 51%) per la realizzazione dell’autostrada Ferrara-Porto Garibaldi, oggi raccordo autostradale su due corsie. Valore dell’investimento: 600 milioni di euro, con durata di 43 anni. La società ha già avuto l’affidamento della vicina autostrada regionale Cispadana. Filtrano indiscrezioni sulla cordata che parteciperà alla gara dell’Anas per la gestione per 50 anni dell’A22 Modena-Brennero. Assieme alla Sab, che avrà l'80%, ci sarà una partecipazione dell’1% di Serenissima
Unicredit, meglio la Cina
A
Costruzioni, controllata dall’autostrada Serenissima Brescia-Padova. Particolare importante, perché segnerebbe una distensione tra Sab e la Brescia-Padova. La Serenissima si era scontrata con le Province di Trento e Bolzano, azioniste di Sab, le quali erano contrarie alla realizzazione del tratto verso nord dell’autostrada A31-Valdastico, gestita da Serenissima. Ci sono poi le società costruttrici Pizzarotti e Adige Bitumi e alcune banche. •
ndare in Cina, ma come? «È fondamentale sviluppare formule di aggregazione tra gli operatori italiani in grado di costruire un’offerta completa di prodotti adatti a soddisfare in un unico momento i diversi bisogni di consumo e le quantità richieste dall’enorme mercato cinese». È uno dei consigli del rapporto Destinazione Cina, di Unicredit. La banca di piazza Cordusio ha tenuto alla fine di ottobre quattro incontri, a Milano, Treviso, Bologna e Torino, per fornire consulenza di natura economica, giuridica e fiscale a 700 imprese partecipanti. Due sono i settori definiti prioritari, per sviluppare il nostro export: il food&beverage e il fashion&luxury. Tutti questi stanno correndo ma vedono gli italiani ai margini. Basti pensare ai vini: l’Italia rappresenta il 6% delle importazioni cinesi, mentre la Francia il 43%, grazie anche ai propri fortissimi supermercati presenti. Stesso discorso per i gelati, mentre andiamo meglio nel cioccolato. •
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r&f news Un altro Bennet, a Sedriano
Taglio nastro per il Baranzate Retail Park
A pochi km da Milano, nel quadrante nord-ovest, ha aperto a Baranzate un parco commerciale. Il Baranzate Retail Park vanta cinque medie superfici e attività di ristorazione per una gla complessiva che supera i 10mila metri quadrati. Le ancore sono: Villaggio fitness Virgin Active, Uniero-Pc City, Prenatal e Ritmo Shoes. Di particolare rilevanza è la location, situata nei pressi dell’uscita Rho Fiera dell’Autostrada Dei Laghi. Protagonisti dell’iniziativa sono Immobiliare Elsa Spa, in veste di società proprietaria, e Larry Smith Italia, che cura la gestione.
Orient Express
L
o scorso 14 novembre è stato inaugurato il Sedriano Shopping Center, nell’omonimo comune in provincia di Milano. Si tratta di una galleria commerciale di Bennet, a circa 5 km da quella di Cornaredo, aperta la scorsa estate. A realizzarlo per Bennet è stato Progetto Cmr, che ha posto attenzione all’impatto ambientale dell’edificio. Il richiamo al “green” è anche nella facciata: in parte richiama una corteccia di un albero, in parte la sua chioma. La superficie di vendita è di 14mila mq, 26 i negozi, oltre all’ipermercato. Tra i marchi ci sono Camomilla Italia, Benetton, Ovs, Deichmann, Yamamay, Original Marines, Orofino e Kasanova. Metà degli assunti (con contratto di tre mesi rinnovabile) sono residenti del Comune di Sedriano, anche se, racconta il Corriere della Sera, molti dei selezionati hanno declinato l’offerta.
Direttore Commerciale Vasta esperienza in primarie Società nel campo della Ristorazione Editoria, Pubblicità, Comunicazione, Eventi. Capacità nella gestione di progetti complessi, creazione, conduzione ed organizzazione di reti vendita dirette ed indirette. Conoscenza del mercato, gestione risorse umane. Approccio proattivo e propensione a lavorare per obbiettivi in mercati competitivi. Valuto proposte professionali Per contatti:
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STRATEGIE DI COMUNICAZIONE ALTERNATIVE IN CINA Abbiamo avuto recentemente l’occasione di intervenire come relatori agli eventi “Destinazione Cina” organizzati da Unicredit Group in diverse città italiane (Milano, Treviso, Bologna e Torino) e riteniamo interessante sintetizzare quanto emerso con particolare riguardo alle strategie di comunicazione a sostegno di una efficace costruzione della brand image. In Cina, gli alti costi delle forme di comunicazione tradizionali (stampa, televisione, ect.), condizionati anche dalla vastità del territorio, rappresentano importanti barriere di investimento per le aziende che intendono perseguire la propria strategia di penetrazione sul mercato. Emerge, di conseguenza, l’esigenza di individuare strumenti di comunicazione alternativi, altrettanto efficaci ma con budget di spesa più contenuti e quindi alla portata di aziende che intendono penetrare il mercato. Innanzitutto, è importante focalizzare i propri investimenti in comunicazione per raggiungere i seguenti obiettivi: • Avere visibilità e governare i rapporti con i gestori delle Shopping Mall, attori chiave della distribuzione in modo capillare su tutto il territorio, che rappresentano la principale barriera all’ingresso. Bisogna farsi conoscere con un linguaggio non solo di prodotto ma anche corporate/business; • Essere a conoscenza dei driver di acquisto del proprio consumatore target, quali sono i suoi trend di acquisto e relativi stili di vita; • Supportare e controllare i business partner che, di fatto, rappresentano gli ambasciatori del marchio. Bisogna fare opera di formazione per far acquisire dimestichezza nell’utilizzo dei propri tools di marketing e di comunicazione. In base alla nostra esperienza, riportiamo quindi alcuni punti di attenzione nel definire una strategia di comunicazione alternativa:
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Il motivo? Secondo il quotidiano, nel centro di Cornaredo a decine di dipendenti non è stato rinnovato il contratto a termine del trimestre. •
• Scelta del proprio nome cinese: la traduzione letterale del marchio in idiomi cinesi può essere missleading. Bisogna scegliere un nome il cui significato coincide con lo spirito del marchio e la cui pronuncia non sia troppo distante da quella nella lingua di origine; • Scelta della location: è fondamentale per garantire l’idoneo posizionamento del brand sul mercato. Diventa poi inutile comunicare con il consumatore se il marchio non è presente nella location giusta; • Organizzazione di eventi: sono molto sentiti in Cina per la cultura verso la socializzazione e rappresentano uno strumento chiave per farsi conoscere dal proprio target attraverso gli opinion leader e il relativo networking; • Organizzazione di trunk-show e presentazioni di prodotto a livello locale: è fondamentale prevedere una interazione diretta tra il team stile/prodotto ed il consumatore finale; • Relational marketing: attraverso la personalizzazione ad hoc dei prodotti, aspetto molto sentito in Cina, riuscendo a fare coabitare i processi industriali con l’artigianalità (ad esempio: made to measure per abbigliamento e calzature); • E-marketing: in Cina, il 60% dei consumatori consulta i siti internet prima di fare shopping (oggi ci sono 400 milioni di internauti che si stima saranno 750 nel 2015). Al riguardo, i fashion blogs ed i social network rappresentano una strada tra le più brevi per la crescita della brandawareness di un marchio; • Rapporti con le agenzie PR: è fondamentale gestire un rapporto diretto con le agenzie di PR locali ed avere relazioni di qualità con le redazioni al fine di spingere i propri prodotti. Le redattrici fanno un lavoro creativo e bisogna stimolarlo con spunti interessanti. In conclusione, il consiglio che rivolgiamo agli imprenditori, nel mettere a punto il proprio percorso di brand building in Cina, è di dedicare il tempo necessario per conoscere questo territorio immenso e complesso nello stesso tempo, assimilarne le dinamiche di sviluppo in corso per poi stabilire il proprio piano di azione sulla base di esperienze direttamente sentite. Jean-Luc Ayroles
r&f news Lavand., il nuovo Desigual?
Dopo Desigual un altro marchio di moda spagnolo caratterizzato da capi con colori vivaci, stampe e fantasie entra in Italia attraverso una serie di corner presso La Rinascente. Si chiama Lavand., fa parte del gruppo Loco Time ed è presente, oltre che in Italia e Spagna, anche in Messico, Emirati Arabi Uniti e Libano. Per Desigual si trattò di un primo passo prima dell’apertura di una serie di monomarca tra città e travel retail. Chissà che non capiti lo stesso anche al marchio connazionale.
Bialetti e Avanzi, quelli che aprono
Nel Centro Commerciale Fuentes di Sondrio è approdato un nuovo negozio di Bialetti. Nei suoi 65 mq, spazio soprattutto agli strumenti di cottura Aeternum e alla linea Bialetti Gift, dedicata alle colazioni. Ottica Avanzi, invece, ha inaugurato un punto vendita nel Centro Commerciale Bonola di Milano e ha cambiato nome, da Mister Optik a Ottica Avanzi, a uno shop di Forlì. Avanzi ha infatti acquistato ad aprile la catena toscoemiliana e sta procedendo al rebranding dei suoi 22 punti vendita.
Conte of Florence, ecco 12 shop
Una dozzina di monomarca entro il 2013, oltre ai due aperti a ottobre e novembre e a un terzo in arrivo a dicembre a Verona. È il piano di opening di Conte of Florence, insegna molto presente anche nei canali degli aeroporti e dei
centri commerciali e outlet. Oggi la catena, il cui primo monomarca fu aperto nell’80 a Firenze, conta 88 negozi, di cui 14 negli outlet e una trentina in franchising. Nei multibrand il marchio si trova in 800 negozi in Italia e 3mila nel mondo.
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cosa occorre sapere per... A cura dello Studio Legale Cocuzza & Associati di Milano
Orari di apertura degli esercizi commerciali: una vera liberalizzazione?
L
a materia degli orari di apertura degli esercizi commerciali nell’ultimo semestre di quest’anno è stata oggetto di numerosi interventi legislativi. Nel numero 9 di questa rivista già ci eravamo occupati di dare alcune preliminari informazioni in merito alle novità introdotte dal Decreto Legge 6 Luglio 2011 n. 98 (convertito con modifiche nella L. 111 del 15 luglio 2011) in tema di orari di apertura degli esercizi commerciali. In particolare il Decreto Legge citato ha aggiunto una nuova disposizione all’articolo 3 della Legge 248/2006 (cd. Legge Bersani Bis) consentendo alle attività commerciali e di somministrazione di alimenti e bevande site nei Comuni inseriti negli elenchi regionali delle località turistiche o città d’arte, di estendere, in via sperimentale, gli orari di apertura anche per 24 ore giornaliere e altresì ha ribadito la possibilità per detti esercizi (possibilità già prevista nella Legge 114/1998 – cd. Legge Bersani), di non osservare l’obbligo di chiusura domenicale o festiva e la mezza giornata di chiusura infrasettimanale. Successivamente il riferimento ai “Comuni inseriti negli elenchi regionali delle località turistiche o città d’arte” è stato soppresso con il Decreto Legge 13 agosto 2011 n. 138: in tal modo la liberalizzazione degli orari di apertura, anche se in via sperimentale, veniva estesa agli esercizi commerciali di tutti i Comuni d’Italia turistici e non, in virtù del principio della libera concorrenza. Tale ulteriore modifica, che avrebbe certamente prodotto un effetto dirompente nel settore del commercio, ha suscitato numerose proteste ed anche critiche sotto il profilo della sua legittimità. Con la legge di conversione del Decreto Legge 138/2011 (Legge n 148 del 14 settembre 2011) è stato ripristinato pertanto il testo precedente. In base alla normativa attualmente vigente, la liberalizzazione resta quindi limitata, in via sperimentale, alle attività commerciali e di somministrazione di alimenti e bevande ubicate nei Comuni inclusi negli elenchi regionali delle località turistiche o città d’arte, le quali potranno essere esercitate senza dover osservare (i) gli orari di apertura e di chiusura, (ii) la mezza giornata di chiusura infrasettimanale e (iii) la chiusura domenicale e festiva. L’entrata in vigore delle nuove disposizioni è subordinata al preventivo adeguamento da parte delle
Regioni della propria normativa, che dovrà avvenire entro il 1° gennaio 2012. Sarà interessante vedere quante Regioni adotteranno i provvedimenti implementativi delle nuove disposizioni statali nei termini indicati e come si comporteranno i Comuni di quelle Regioni che potrebbero non adottare la nuova normativa. Ad oggi infatti in diverse Regioni non esistono ancora gli strumenti per dare applicazione alla normativa pre-vigente, non essendo stati ancora predisposti gli elenchi delle località turistiche o città d’arte. Inoltre alcune Regioni (Toscana e Liguria) hanno recentemente presentato ricorso alla Corte Costituzionale per far dichiarare – fra l’altro – l’illegittimità della nuova normativa sulle liberalizzazioni in quanto contraria all’art. 117 della Costituzione che riserva ad esse in maniera esclusiva la potestà di legiferare in materia di commercio. Il Ministero dello Sviluppo Economico (Divisione IV – Promozione della Concorrenza) con la circolare (3644-C del 28.10.2011) ha da ultimo precisato che la nuova normativa sulla liberalizzazione degli orari di apertura degli esercizi commerciali è stata emanata nell’esercizio della competenza esclusiva statale in materia di concorrenza e come tale non rappresenta una ingerenza dello Stato nelle competenze regionali. La circolare prevede inoltre che, se alla scadenza del termine indicato le Regioni non avranno adeguato la rispettiva normativa, “la norma statale di liberalizzazione degli orari di apertura e di chiusura nelle città turistiche e nelle città d’arte deve comunque essere applicata e non può essere vanificata con interpretazioni inutilmente dilatorie”. In assenza totale di provvedimenti attuativi da parte delle Regioni le nuove disposizioni dovranno applicarsi “a tutto il territorio del comuni e delle città d’arte in qualsiasi modo identificabili in quanto caratterizzati da economia prevalentemente turistica….”
Avv. Giulia Comparini Per informazioni e quesiti gli Avvocati Giulia Comparini gcomparini@cocuzzaeassociati.it e Alessandro Barzaghi abarzaghi@cocuzzaeassociati.it saranno lieti di rispondervi.
Ece fa shopping al Megalò Qualcosa si muove anche sul fronte delle acquisizioni. Ece European Prime Shopping Centre Fund ha perfezionato l’acquisizione del Centro Commerciale Megalò di Chieti. Per la società tedesca Ece Projektmanagement , controllata dalla famiglia Otto, questa è la prima operazione di investimento sul territorio italiano. Il mall si sviluppa su una gla complessiva di 48.500 mq, distribuiti su due livelli commerciali. Tra i 110 negozi in portafoglio compaiono i nomi di Media World, Benetton, Nike, Zara, H&M, Scarpe&Scarpe. Cbre-Espansione Commerciale è stata incaricata dell’attività di “due diligence” commerciale.
r&f news A Malpensa la ferrovia arriva al T2
Il Terminal 2 di Malpensa, dedicato a easyJet e finora raggiungibile solo via auto, pullman, o con un bus navetta dal T1, sarà raggiunto dalla linea ferroviaria. Il tratto su ferro sarà lungo 3,4 chilometri. In futuro il terminal si potrà collegare anche con la linea del Sempione, con il nuovo Gottardo via Varese-Arcisate Stabio e Gallarate. Costo dell’opera totale: 140 milioni di euro, compresi la stazione ferroviaria, un parcheggio multipiano da mille posti sul tetto della stazione e un collegamento pedonale coperto con l’aerostazione, con telaio in acciaio e vetro. Il progetto definitivo è costato 2,6 milioni di euro, di cui la metà finanziati dalla Comunità Europea.
Prada si mangia la Mela
Non basta il blasone del marchio per entrare nel salotto di Milano. È il caso di Galleria Vittorio Emanuele II, che ha visto tre marchi di primo livello contendersi l’unita com-
Benetton arranca, Tod’s galoppa
T
empo di trimestrali per i marchi della moda italiana. C’è chi ride: il gruppo Salvatore Ferragamo e il gruppo Tod’s, soprattutto. Ferragamo, al 30 settembre, ha visto ricavi in crescita del 27,6%, pari a 701 milioni di euro. Ottimi anche l’Ebitda (+67,8%) e l’utile (+85%). Tra le voci, il travel retail segna un +38 per cento. Tanti segni positivi anche per Tod’s: ricavi in crescita del 14,8% (699 milioni di euro) rispetto ai primi nove mesi del 2010; Ebitda ed Ebit salgono di oltre
20 punti percentuali. Musica meno lieta in Veneto. Il gruppo Benetton ha segnato un fatturato di 1,48 miliardi di euro, in leggero calo (-0,5%) rispetto ai primi nove mesi del 2010. In calo anche Ebit (da 141 a 115 milioni) e il risultato, comunque in territorio positivo (da 85 a 60 milioni). Hanno deluso i mercati consolidati, mentre corrono quelli emergenti. Stefanel, infine, vede salire del 5% i ricavi (145,6 milioni), ma Ebitda ed Ebit sono ancora in passivo, rispettivamente di 18,9 e 27,5 milioni di euro. •
Obiettivo Personale A cura di Excursus. Spazio di formazione partecipata – www.studioexcursus.com
LE COMUNITÀ DI PRATICA: QUANDO L’AZIENDA VALORIZZA TALENTI E SAPERI
è merciale un tempo presidiata da McDonald’s. La gara per il locali di proprietà del Comune è stata vinta da Prada, che ha superato Gucci e ha letteralmente lasciato al palo il marchio di Cupertino. Per aggiudicarsi gli ambiti 4.900 mq su 8 livelli in affitto per 18 anni, Prada ha rialzato del 150% i canoni di base, Gucci del 25% e Apple “solo” dell’1 per cento. Il canone base era di 2.118.310 euro per i primi cinque anni e di 3.629.467 euro per la restante durata del contratto. Un brutto colpo per il marchio della Mela, che in termini di progetto aveva sbaragliato la concorrenza. Ma il rapporto 60/40 tra progetto e investimento ha impedito l’apertura del decimo Apple Store in Italia.
10 retail&food - dicembre 2011
capitato a tutti: lascia l’azienda il responsabile del settore X, oppure il manager dell’area Y, e spesso con lui o lei se ne vanno molte delle conoscenze accumulate in quel campo negli anni. Un’azienda si può permettere una perdita del genere? Che cosa vuol dire, in termini di knowhow e di buone pratiche, perdere dei veri e propri pezzi di organizzazione? Come può una società, soprattutto in tempo di crisi, evitare di correre questo rischio, operare scelte sagge e investire sul proprio capitale di conoscenze? Gli ambiti del retail e della ristorazione più di altri conoscono un forte turnover di personale. Per questo motivo - proprio in questi settori - è vitale che i gruppi dirigenti sappiano coltivare le conoscenze e i talenti interni all’organizzazione. I processi e gli strumenti di knowledge management (gestione delle conoscenze) ormai non vengono più liquidati come cose da Risorse Umane: essi rappresentano opportunità concrete di crescita e di cambiamento. Uno strumento interessante e coraggioso che le organizzazioni possono sperimentare è quello della Comunità di Pratica (CoP), teorizzata da Etienne Wenger come «gruppo di persone che condividono un interesse, una passione per un’attività che esse svolgono e che apprendono a svolgere meglio interagendo tra loro con regolarità».
Si tratta - anche in contesti aziendali - di gruppi non ufficialmente inseriti negli organigrammi, che raccolgono in modo semi informale e trasversale le persone che lavorano nell’organizzazione. Partendo da un comune campo di interesse (una professionalità - i cuochi, i designer - o un’attività specifica - gli acquisti, il sistema di gestione qualità) e dalla pratica costante in quel campo, la comunità elabora e sviluppa idee, esperienze e strumenti che vanno ad arricchire l’organizzazione. Il valore aggiunto di queste comunità risiede nello scambio di conoscenze esplicite e tacite, di un saper fare tra le persone, che può generare buone pratiche, approcci e azioni innovative. Inoltre, l’affermazione ormai inequivocabile delle nuove tecnologie semplifica notevolmente l’interazione anche attraverso strumenti poco costosi e di semplice uso, dalla condivisione di calendari online, alla scrittura comune attraverso i wiki, alle piattaforme di collaborazione a distanza. Per l’azienda, coltivare e far crescere queste comunità, è vincente rispetto allo sviluppo di innovazione, di competitività e di progetti visionari. Eugenia Montagnini eugeniamontagnini@studioexcursus.com
r&f news Loyalty Activator diventa 2.0
M
Autogrill si affida al travel retail
Ottimi dati sul fronte del travel retail & duty free per Autogrill, nella terza trimestrale del 2011. Nel terzo trimestre i ricavi sono saliti dell’11,4% (8% a cambi correnti) e nei primi nove mesi del 10% (8,3% a cambi correnti). Bene, in particolare, gli scali spagnoli, britannici ed extra-europei. Piatta (+2,2%), invece, e leggermente negativa (-0,6%) considerando i cambi correnti (e la debolezza del dollaro in particolare) la dinamica dei ricavi nel più importante settore del food&beverage, che pesa per più del doppio rispetto al travel retail. A conti fatti, i ricavi nei primi nove mesi 2011 sono saliti del 4,5% (+2,5% a cambi correnti), stessa percentuale dell’Ebitda, mentre migliore è stata la dinamica dell’Ebit.
Confimprese, master per manager del food
Dal gennaio al settembre 2012 si terrà il sesto Master in store management della ristorazione di marca, promosso da Confimprese e dall’Università di Parma. Sono cinque le aziende sostenitrici del progetto: Autogrill, Chef Express (Gruppo Cremonini), Flunch, McDonald’s e MyChef. Scopo del corso: formare candidati ad alto potenziale che possano svolgere una funzione di store management nelle catene commerciali. Le selezioni si svolgono in quattro date (le ultime disponibili sono il 15 dicembre e il 12 gennaio) e sono rivolte a laureati anche triennali o diplomati con due anni di esperienza nella ristorazione. Quattro i mesi d’aula, quattro in stage (pagati 600 euro al mese). Costo: 2.900 euro, con possibilità di borse di studio. Presidente del master è l’ad di Chef Express, Valentino Fabbian.
12 retail&food - dicembre 2011
aggiore fruibilità e soluzioni più avanzate per migliorare la promozione e la fidelizzazione della clientela. Questi, in sintesi, i plus della versione 2.0 dell'applicativo Loyalty Activator, presentata a ottobre da ICTeam nel rinomato contesto dello Starhotels Du Parc a Parma. Rispetto alla prima versione, le nuove funzionalità permettono una maggiore flessibilità nella gestione dei programmi fedeltà, i cataloghi premio possono contenere oltre ai premi classici anche coupon, buoni sconto, buoni acquisto su prodotti o categorie, sul valore di acquisto o sul profilo cliente, inviati anche via mail e sms. «Loyalty Activator diventa uno degli applicativi più intuitivi e versatili disponibili sul mercato italiano», ha precisato Antonio Votino, responsabile della divisione Loyalty e Direct Marketing di ICTeam. Il prodotto è disponile in tre soluzioni: Base, Standard e Avanzata. Completo in tutti i tre i casi,
Francesco Renne amministratore delegato di ICTeam S.p.A. presenta Loyalty Activator 2.0
come si è sottolineato in sede di conferenza, il pacchetto Base è adatto per le aziende che desiderano iniziare un percorso di fedeltà che non risulti troppo impegnativo. La versione Standard è pensata soprattutto per aziende di medie dimensioni con alta frequenza di acquisto. La soluzione Avanzata è in grado di seguire i programmi che necessitino di un costante aggiornamento perché in continua evoluzione. •
Area 12, la Juve schiera l’uomo in più Dopo lo stadio, questa è la volta del centro commerciale. Il progetto che comprende il nuovo impianto sportivo della Juventus è stato completato con l’apertura a fine ottobre dello shopping center adiacente, denominato Area 12. La struttura retail, commercializzata e gestita da Cbre-Espansione Commerciale, vanta una superficie di oltre 30mila mq con un ipermercato a insegna E. Leclerc-Conad e 60 negozi. Il mix è stato pensato per offrire marchi internazionali e allo stesso tempo non inflazionati nel contesto competitivo di Torino. Tra questi troviamo la media superficie Euronics, il punto vendita di bricolage Obi (50esimo in Italia), Conbipel Uomo, con il nuovo format e al secondo ingresso in un centro commerciale, C&A Kids, al suo primo shop sotto la Mole, Game7, con il primo negozio in uno shopping center nella città, Zuiki, che arriva nel capoluogo piemontese, e ancora Tege Calzature (Gruppo Nero Giardini) alla prima apertura nel Nord Italia e H&M, che fa il suo esordio in un centro commerciale a Torino. La prossima fase sarà valutare la sinergia tra lo stadio e il mall. Presupposto fondamentale, soddisfatto, è l’apertura tutta la settimana. La domenica è aperto dalle 9 alle 21.
Retail 3.0 Prendere l’aereo? Una questione di App I dispositivi mobili di nuova generazione stanno cambiando il modo di viaggiare: gate d’imbarco e parcheggio nel terminal da oggi si trovano grazie allo smartphone.
A
chi se non a uomini d’affari e accaniti turisti dei week end possono risultare utili le travel app ideate per smartphone e tablet? Già, perché le ormai numerose applicazioni dedicate agli “irriducibili” dei terminal permettono di trovare praticamente tutto, a partire, ovviamente, dai voli. Le low cost Ryanair e Vueling, e le compagnie di bandiera Lufthansa, Thai Airways, BA, Cathay Pacific, American Airlines e Quantas sono state tra le prime ad aver sviluppato per i dispositivi mobile più utilizzati, iPhone e sistemi Android in testa, delle app che danno non solo informazioni sullo scheduling dei voli, ma che permettono anche di comprare i biglietti, eseguire il check-in, controllare eventuali ritardi o cambiamenti di orario sulle proprie prenotazioni e verificare lo status personale sul programma di fidelizzazione. Star Alliance, invece, ha da poco lanciato un programma per
iPhone che integra la ricerca di voli su tutte le compagnie del network, la possibilità di vedere l’ubicazione delle lounge situate nei terminali internazionali e i servizi destinati ai clienti delle compagnie associate. Interamente dedicata ai terminal nostrani è invece l’app aeroporti italiani, applicazione che visualizza gli orari dei voli nei principali aeroporti italiani in tempo reale. Per quanto riguarda il retail le proposte più complete sono quelle dedicate al mercato internazionale: iFly Pro, ad esempio, è un’ interessante applicazione che individua gli spazi commerciali, bar, ristoranti e servizi presenti in più di 700 aeroporti, ma dispone anche delle mappe dei terminal con posizionamento gps per non perdersi il gate d’imbarco, l’ubicazione dei parcheggi (con tanto di info sul tariffario) e le indicazioni sui trasporti per raggiungere la città. Insomma, di funzioni molto utili ce ne sono per tutti i gusti, c’è da chiedersi però quanto siano utilizzabili queste app se in molti aeroporti, soprattutto in quelli italiani, l’accesso wi-fi rimane una chimera. Massimo Colzani
r&f news Numeroni per gli scali toscani… Eni più Argenta: nasce Eni Shop 24
Il colosso petrolifero Eni ha scelto Argenta come partner per sviluppare negozi automatizzati nelle stazioni di servizio. Si chiamano eni shop 24. A oggi ne sono stati installati 40 a Milano e provincia, ma i numeri saliranno presto: 100 entro fine anno, 150 entro gennaio, 500 entro la fine del 2012, in tutta Italia. Ogni postazione è composta di tre vending machine, che vendono bevande calde e fredde, snack, compresi i tramezzini, frutta di stagione e yogurt. C’è il latte fresco, uno dei prodotti che sta andando meglio, spiega a r&f l’ad di Argenta, Luciano Iannuzzi. Tra il non food è venduta anche una serie di prodotti per l’igiene personale. Ogni postazione, nota Iannuzzi, dovrebbe guadagnare 80-100 euro al giorno. Facendo i conti della serva, il fatturato sarà quindi a regime tra i 14,5 e i 18 milioni di euro. Il contratto con Eni dura 4-5 anni. Argenta, che negli scorsi anni ha avuto grandi difficoltà sul fronte del debito, prevede di chiudere il 2011 con fatturato di 200 milioni, contro i 180 del 2010, ed Ebitda in crescita rispetto al precedente di 42 milioni. L’obiettivo è anche il ritorno all’utile.
Ora easyJet assegna i posti
Prima o poi il tabù sarebbe caduto, e ci siamo: dalla primavera 2012 easyJet comincerà la sperimentazione, su alcune rotte, di un sistema di assegnazione di posti, ovviamente a pagamento. La scelta è già prevista da altre compagnie a basso costo, come Vueling, ed è una conferma della sempre maggiore ibridazione del vettore con il modello di business “legacy”. La penultima mossa in questo senso era stato il completamento del trasferimento di tutti i voli dal congestionato Ciampino a Fiumicino. Intanto, nonostante le tensioni tra il management della compagnia e il fondatore Stelios Haij-Johannou, easyJet ha visto crescere i propri ricavi, nello scorso esercizio finanziario, del 16%, a quota 3,452 miliardi di sterline. Saliti anche i profitti, nonostante l’aumento del prezzo di carburante.
14 retail&food - dicembre 2011
A
df, Aeroporto di Firenze, ha registrato da gennaio a fine settembre un utile netto in salita del 18% (3,3 milioni). Ricavi e costi crescono soprattutto per i lavori di ampliamento dell’aerostazione: ai costi sostenuti corrisponde un ricavo maggiorato del 5%, per la remunerazione dell’attività di coordinamento dei lavori. Tra i ricavi non avio (+2%), salgono i duty free, le subconcessioni e gli autonoleggi, mentre scendono parcheggi, pubblicità, sale vip e property. A Firenze, spiega il sito intoscana.it, sarà attivata entro gennaio 2012, ma forse già per le feste di Natale, parte del nuovo terminal dell'aeroporto di Firenze. Tra le novità ci saranno 1.800 mq di spazi commerciali. Per l'estate 2012 il terminal sarà a pieno regime, e per la fine dell'anno sarà attiva anche la parte commerciale. Sullo sfondo c'è però preoccupazione, dopo che
Meridiana ha chiuso la propria base a Firenze. A Pisa, intanto, nello stesso periodo utile netto per 4,2 milioni (+20,6%) e ricavi in salita del 5,3% per la società di gestione, Sat. Salgono quelli aviation dell’11%, mentre calano leggermente (-0,3%) quelli non avio. Crescita a due cifre anche per Ebitda ed Ebit. •
…e Save chiude rami secchi
A
Nord-Est, il gruppo Save ha chiuso i primi nove mesi con ricavi consolidati in salita del 3,9%, 265,5 milioni, con crescita a due cifre per Ebitda ed Ebit, grazie alla gestione degli aeroporti, mentre più modesti sono i risultati del food & beverage (+1,8%, ma con un Ebitda a +34%) e delle stazioni di Centostazioni (-0,6%, con Ebitda a -15%). Guardando solo l’area food&beverage, il controllato Airest Group ha avuto dei buoni risultati nel canale aeroporti (+8,2%), soprattutto grazie ai sette scali italiani serviti. Male le autostrade (-6% i ricavi) per la scadenza di alcune concessioni e l’uscita dal business oil (+1,4% il like for like). Peggio le stazioni (-8,3%), per la chiusura di negozi non soddisfacenti (-1,4% il like for like). •
Aviation outlook
Low cost in tutte le salse Che cosa riserverà il 2012 al settore del trasporto aereo? Posto che tali previsioni sono soggette ad una possibile evoluzione, ascendente o discendente, in un orizzonte di breve termine, come le stesse stime di IATA ci palesano, l’anno entrante dovrebbe palesare una profittabilità per l’industria delle aerolinee. Più nel dettaglio, nel suo ultimo report del settembre scorso l’associazione di categoria dei vettori aerei stima per il 2012 ricavi pari a 632 miliardi di dollari, una profittabilità di 4,9 miliardi (in calo rispetto ai 6,9 del 2011) e un margine allo 0,8%. Tali evidenze quantitative chiaramente sottendono una percezione di crescente complessità macroeconomica che l’anno nuovo potrà palesare, con ovvi impatti nella magnitudine e nella tipologia dei viaggi da parte della domanda corporate. Nei fatti, ciò conferma le evidenze raccolte da diciottofebbraio, che segnalano un marcato calo della domanda d’affari a partire dalla prima decade di questo ottobre, a cui si abbina un significativo declino a valore della domanda cargo a partire dall’Asia verso l’Europa. In questo caso è bene ricordare come il settore di air cargo palesi dinamiche anticipatorie nell’intorno dei 6-8 mesi rispetto all’andamento dei valori per il mercato passeggeri. A fronte di questi numeri, quali i possibili trend che interesseranno l’airline business? Personalmente credo che assisteremo a tre tipologie di evidenze. La prima fa riferimento alla crescita che la componente LCLH (low cost, long-haul) avrà nelle connessioni tra Asia ed Europa. In questo senso, presto saranno visibili in più mercati europei le strategie commerciali di Air Asia X, Jetstar (sussidiaria di Qantas) e della low-cost a lungo raggio di Singapore Airlines. La seconda paleserà un ulteriore elemento di commistione tra i profili d’offerta dei vettori europei, con le aerolinee
tradizionali – Lufthansa in primis – ad aumentare la penetrazione nel segmento leisure, abbandonando l’univoco focus sulla clientela d’affari. Infine, è da attendersi un potenziamento dell’offerta low-cost nei mercati dell’Est Europa da parte di vettori non locali: quindi, in prima istanza, da parte di Ryanair. Questo ultimo aspetto riguarda da vicino il mercato Italia, che nell’ultimo biennio ha accolto capacità produttiva LCC in uscita da mercati ad alta tassazione (UK e Germania in primis), ma che ora rischia per lo meno di assumere un andamento di sviluppo più conservativo. In questo caso, forse, una riflessione sull’aumento dei regimi tariffari aeroportuali, benvenuti per il finanziamento delle opere infrastrutturali, sarebbe comunque opportuno: vale a dire, siamo davvero convinti che, di fronte alla prospettiva di perdere nuove connessioni LCC, gli aeroporti non saranno disposti ad aumentare le loro forme di incentivazione, con drenaggio di fondi addirittura superiore a quelli provenienti dagli aumenti tariffari? Peraltro questi ultimi prevedono una destinazione, come detto, di supporto alle CAPEX e non a copertura di perdite in conto esercizio. Una più profonda riflessione finale dovrebbe allora essere sviluppata con riferimento all’incremento delle condizioni di perdita in conto economico presso gli scali aeroportuali italiani, per una volta abbandonando le sterile retorica del focus sui soli sviluppi percentuali di passeggeri. Salute a tutti! Prof. David Jarach www.diciottofebbraio.it
indice r&f 2011 Il mese di novembre non ci ha portato niente di buono
N
ella crisi generale delle borse mondiali (MSCI World Index a 94,2 rispetto ad inizio anno), più accentuata in Italia (FTSEMIB a 76,8), l'unica magra consolazione che possiamo trovare consiste nell'osservare che, in ogni modo, il nostro indice globale r&f si mantiene ancora leggermente positivo, a +1,3 per cento. Ma il margine è ormai terribilmente esiguo, ed in particolare la perdita sui titoli italiani del lusso accessibile ha ora superato il 10 per cento. Safilo Group, Stefanel e Geox sono i titoli che guidano la classifica mondiale (per il nostro settore) del ribasso, emulate all'estero solo da Dufry; altri titoli sono naturalmente in perdita, ma con scarti ben più sopportabili. Sull'altro fronte, quello delle "buone" azioni, troviamo, con incrementi superiori ai dieci punti, in Italia la sola Aeffe e, all'estero, una piccola pattuglia di Aziende: Adidas, Fossil, Ugo Boss, Inditex, Nike, Polo e Tiffany: non sono moltissime, ma sufficienti per farci sperare… e sognare!
PRINCIPALI SOCIETA’ MARCHI POSSEDUTI
HOLDING
QUOTAZIONI AL
MERCATO
indice
03/01/11
13/10/11
14/11/11
0,50 0,86 3,43 22,65 13,59 0,50 73,80
0,70 0,98 2,97 20,96 6,04 0,37 69,50
0,68 0,94 2,55 21,20 4,75 0,37 74,45
136,0% 109,3% 74,3% 93,6% 35,0% 74,0% 100,9%
100,0
100,2
89,1%
Aeffe Damiani Geox Luxottica Safilo Group Stefanel Tod's
Alberta Ferretti • Moschino • Pollini Hogan • Fay
Italia Italia Italia Italia Italia Italia Italia
INDICE ITALIA
Adidas C.F.Richemont Dufry Fossil Hugo Boss Inditex LVHM Nike Polo Ralph Laureen PPR Puma Swatch Group Tiffany & Co
Reebok Vacheron Constantin • Cartier • Dunhill Zara • Pull and Bear • Massimo Dutti Louis Vuitton • Moet Chandon • Hennessy • Fendi • Dior • Zenith • Guerlain Puma • Fnac • Gucci • Redcats • Conforama Omega • Longines • Tissot Valentina • Elsa Ferretti • Paloma Picasso
Xetra Xetra Svizzera Nasdaq Xetra Xetra
47,51 44,32 125,80 72,69 50,00 56,17
50,31 37,05 87,85 93,91 61,80 66,31
53,26 39,72 82,87 93,09 65,11 66,01
112,1% 89,6% 65,9% 128,1% 130,2% 117,5%
Francia
118,66
114,20
115,70
97,5%
Nyse Nyse Francia Xetra Xetra Nyse
85,59 111,65 118,83 237,76 313,96 62,11
92,06 145,51 106,20 226,40 289,40 72,05
96,15 155,50 110,50 234,91 299,89 76,85
112,3% 139,3% 93,0% 98,8% 95,5% 123,7%
100,0
104,4
100,0
102,3
INDICE R&F ESTERO
INDICE R&F ALL COUNTRY
FTSEMIB MSCI WORLD INDEX
L’indice Generale r&f è ponderato nella misura di 3 (retail) per tener conto della differente ampiezza dei rispettivi mercati. Tutte le quotazioni sono nella valuta della piazza relativa.
20.436 1280,23
16.241 1175,71
107,9% 101,3%
15.702 1205,46
76,8% 94,2%
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retail&food - dicembre 2011 17
osservatorio prezzi
Aeroporti,
connessi senza sconti
Consultare la posta elettronica o navigare su internet è tutt’altro che economico negli aeroporti italiani, se non si usano i propri servizi mobili. Anche un minuto di connessione wi-fi nella maggior parte degli scali costa quasi 10 euro.
D
opo aver descritto i costi di alcuni servizi business in aeroporto nell’aprile 2011, r&f torna sull’argomento concentrandosi soprattutto sulle telecomunicazioni: connessione wi-fi, internet point e invio e ricezione di fax. Si è poi ripreso il tema delle sale riunioni, coinvolgendo un numero maggiore di aeroporti.
Wi-fi, da zero a dieci
Cominciamo dal wi-fi. In molti scali americani, asiatici ed europei si è diffuso il concetto di wi-fi gratuito. Solitamente esso è disponibile per periodi limitati, come per un’ora (per esempio a Ginevra o Amsterdam Schiphol) o 15 minuti (come a Parigi Charles de Gaulle e Orly). Altre volte l’accesso senza pagare è illimitato. Per restare in Europa, basti citare il caso di Vienna, il cui sito spiega: «la mobilità e il trasferimento di informazioni internazionali via internet esigono una soluzione wireless Lan e un alimentatore. In nessun luogo questo più importante che in un aeroporto». Di tutta questa sensibilità sulla tematica, negli scali italiani si ha ben poca traccia, anche dopo il superamento del Decreto Pisanu. Secondo la nuova normativa tutti coloro che non svolgono preminentemente l’attività di fornitura di connessione possono liberamente installare un access point pubblico, senza alcuna comunicazione o autorizzazione dalla Questura. Mentre sempre più catene di ristorazione (in Italia si è mossa per prima McDonald’s) stanno offrendo il wi-fi gratuito come servizio aggiuntivo, negli scali italiani questa possibilità è prevista solo negli aeroporti sardi (di Alghero, Cagliari, Olbia Costa Smeralda e Tortolì Arbatax), nell’ambito di un progetto chiamato Surfinsardinia. Dopo la regi-
18 retail&food - dicembre 2011
strazione via sms, per ora solo di telefoni italiani, si ha diritto alla navigazione gratuita fino a 300 Mb o per un’ora, anche non continuativa. Dalla fine di novembre (dopo la stampa di questo numero di r&f) è attivo un servizio gratuito per i primi 15 minuti di connessione anche all’aeroporto di Torino, fornito da BBBell. In questo caso, però, dopo i 15 minuti il servizio si paga: 5 euro per un’ora e in seguito 3 euro per ogni ora aggiuntiva. Per questo motivo abbiamo segnato il servizio come il più caro per la connessione giornaliera.
Dominio Linkem
Nella maggior parte degli aeroporti, infatti, viene applicata una tariffa flat per un’intera giornata, a 9,90 euro. Si tratta di tutti gli aeroporti dove il servizio è fornito da Linkem: Milano Malpensa e Linate, Verona, Fiumicino, Trieste, Venezia, Genova, Brescia, Lamezia Terme, Napoli, Bari, Brindisi e Foggia. Per gli aeroporti Linkem ha attivato una tariffa valida ad hoc, diversa da quella valida per gli altri canali (6,50 euro un’ora, 12,90 euro l’intera giornata). Spiegano dalla società di telecomunicazioni che il servizio si può usare in una stessa giornata in diversi aeroporti, ragione per cui è stata preferita la tariffa flat giornaliera. Rimane il fatto che chi è nella necessità di accedere a internet per pochi minuti deve pagare quasi 10 euro, anche se in determinati periodi sono state effettuate delle promozioni a 3,50 euro all’ora. Ma chi utilizza questo servizio? La diffusione sempre maggiore degli smartphone ha reso facile accedere alla posta usando la connessione mobile. A usare il wi-fi sono quindi soprattutto persone che hanno bisogno di accedere a contenuti molto pesanti, oppure di
lavorare da pc (non avendo una chiavetta), oppure cittadini stranieri, a cui il roaming internazionale costa molto. Questi target hanno vita più facile, oltre che negli scali sardi e a Torino, a Pisa, dove opera Devitalia (3,8 euro fino a un’ora, 9 euro per tutto il giorno) e soprattutto a Pescara, dove si paga semplicemente un euro all’ora. Tra gli scali serviti da Linkem, tuttavia, quelli pugliesi (Bari, Brindisi, Foggia), hanno trovato una soluzione alternativa: far vendere delle schedine dalle edicole, al costo di 6,50 euro all’ora. A Genova, invece, il servizio è gratis nella sola hall arrivi ed è sponsorizzato dal Comune di Genova. Oltre a ciò, il servizio è gratuito per chi ha accesso alla sala Vip, come avviene anche a Bologna. A Parma il servizio sarà attuato probabilmente nei prossimi mesi.
A Napoli totem low cost
Chi deve andare sul web senza un proprio dispositivo, deve invece ricercare degli internet point. Sono piuttosto pochi gli scali dove questi sono presenti. Il costo minore si ha a Napoli Capodichino, dove l’Internet Cafè di Servair Air Chef fa pagare la connessione 1 euro per 15 minuti o 3 euro per un’ora. All’estremo opposto si trova l’aeroporto di Pisa, dove è prevista una connessione minima per 30 minuti che costa 5 euro, mentre per un’ora si sborsano 8 euro. Ancora più salato, 12 euro per un’ora, è il conto a Bologna e a Roma Fiumicino. Per fare un confronto, in un phone center cittadino, per esempio di Milano, il costo di connessione è di 2-3 euro all’ora.
Servizi business in aeroporto BARI
Wi-Fi
Internet Point Sala riunioni
(costo base sala minore)
BOLOGNA
CAGLIARI
e
nota
e
nota
e
15 minuti
6,5
n.p.
6,5
accesso giornaliero
9,9
wi-fi solo nella Business Lounge e incluso nella tariffa di ingresso (€ 19,50 + Iva)
0
1 ora
Linkem (carta prepagata)
15 minuti
3
1 ora
5
1 ora
50
mezza giornata
200
giornata intera
350
Linkem (dal loro sito) nel COTUP (info tur.); 3 ore 10 euro
n.p. n.p.
MILANO LINATE
242 425
Sala da 20 persone, 133 euro fino a 2 ore. Sala da 100 persone: 266/484/725
50 70 100
nota
9,9
9,9
Internet Point
15 minuti
n.d.
n.d.
1
1 ora
n.d.
n.d.
3
Sala riunioni
1 ora
200
500
mezza giornata
200
giornata intera
300
500
Wi-Fi
Internet Point Sala riunioni
(costo base sala minore)
Prezzo più alto
3,8 3,8
accesso giornaliero
9
15 minuti
5
1 ora
8
1 ora
60
mezza giornata
100
giornata intera
150
Prezzo più basso
9,9
Linkem
c/o internet Cafè di Servair Air Chef
Sala Albinoni
Devitalia; abb. 25 h 45 euro, validità un anno
n.d.
0
9,9
5
Linkem
3 euro/h agg.
9,9
PESCARA e 1
0
1
n.p.
n.p.
n.p.
n.p.
40
al MBC (meeting e business center). proiettore da 20 €/giorno
150 150 300
TRIESTE nota
e
VERONA
nota
9,9 BBBell; attivato da fine novembre
9,9
n.p.
50
100 euro
n.p.
120
(multipli dell'ora)
n.p.
200
+Iva; attivata da fine Novembre
e
nota
9,9 Linkem
9,9 n.p.
n.p.
n.p.
nota
n.p.
Exactta; 0,2 € al minuto + Iva
n.p.
prog. Surfinsardinia, fino a 300 Mb o 1 ora, anche non continuativa
n.p.
12
per sala da 70 posti: 100; 180; 200 euro
e
n.p.
0
TORINO
9,9
3
connessione minima 30
9,9
e
60
nota
+ Iva; 155 fino a 4 ore; 258 da 4 a 8 ore
258
20
ROMA FIUMICINO e
155
n.p.
700
PISA
1 ora
9,9 Linkem
155
OLBIA nota
e
9,9
9,9
Per ufficio a tempo. Sala da 80 posti: 60/150/250. Sala da 250 posti: 100/300/500
NAPOLI
accesso giornaliero
15 minuti
9,9
9,9
n.p.
e
nota
9,9
n.p.
9,9
e
9,9
n.p.
9,9
Sala Orsetta
Linkem; Hall arrivi: gratis, sponsor Comune di Genova; gratis per chi entra in sala Vip
12
1 ora
(costo base sala minore)
9,9
n.p.
9,9 Linkem
e
n.p.
15 minuti
Wi-Fi
LAMEZIA T. nota
n.p.
MILANO MALPENSA
nota
e
n.p.
prog. Surfinsardinia, fino a 300 Mb o 1 ora, anche non continuativa
GENOVA e
3
133 saletta piccola (max 8 persone); ci sono altre sale
0
nota
9,9 9,9
solo in sala Vip, gratis
n.p. n.p. 75
+ Iva
(multipli dell'ora)
337,5
Sala Business. + Iva
600
n.p. : servizio non presente; n.d.: informazione non disponibile fonte: Edifis Intelligence, su dati forniti dalle società
Malpensa e Verona, riunione preziosa
Più complesso mettere a confronto le tariffe per l’affitto delle sale riunioni, data la grande diversità di spazi messi a disposizione. Abbiamo evidenziato il costo della sala più piccola, tra quelle comunicateci dalle società di gestione. Per l’affitto di un’ora a risultare più economiche sono state le sale di Olbia (tre, da 20 euro), seguite da quelle di Bari, Cagliari
e Torino (50 euro) e poi da quelle di Pisa (60 euro) e Verona (75). Tanti aeroporti scelgono di partire dall’affitto per una mezza giornata. In questo caso affittare per un’ora è davvero poco conveniente. Ha forse più senso un confronto della loro offerta e di quella degli altri scali sulla mezza giornata: lo scalo di Olbia rimane il più accessibile, con la tariffa fissata a 40 euro, seguito da Cagliari (70), Pisa (100), Torino (120), Pescara (150) e Genova (155). Più cari sono invece Milano Malpensa, dove mezza giornata alla Sala Albinoni ha un costo di 500 euro, e gli aeroporti di Bologna (242 euro), Verona (337,5 euro), Linate e Bari, entrambi a quota 200 euro. Molto salato affittare la sala anche a Trieste, dove servono 100 euro all’ora. Un ipotetico affitto
di quattro ore costa quindi 400 euro, e uno di otto ore 800 euro. Per la giornata intera meno cara (relativamente) è solo Malpensa, 700 euro, seguita da Verona, 600. Ci sono poi Bologna, Bari, Linate e Genova. Olbia e Cagliari sono sempre accessibili, dato che il costo è rispettivamente di 60 e 100 euro. Roma Fiumicino ha invece fatto sapere che al momento non è possibile affittare sale riunioni.
Fax per pochi
Non è presente in tabella, per lo scarso numero di terminal che lo prevede, il servizio di invio e ricezione di fax. Tra gli aeroporti che hanno segnalato le tariffe, il più conveniente è risultato Bologna, dove se ne occupa la tabaccheria Titoli al piano terra: l’invio costa un euro, la ricezione 0,20 centesimi. A Pisa e Pescara costano entrambe 2 euro. Intermedi i prezzi di Roma Fiumicino, dove la società Exactta fa pagare, Iva esclusa, 1,34 per l’invio e 1,20 per la ricezione. A Olbia, infine, la tariffa è di 1,50 euro per invio e ricezione. F. P.
retail&food - dicembre 2011 19
Star Trek food
obiettivo Roadhouse Grill P
robabilmente i vegetariani integralisti immaginano così l'inferno, mentre gli amanti della bistecca difficilmente possono pensare a qualcosa di più simile al paradiso: Roadhouse Grill, la catena di steakhouse del Gruppo Cremonini, in attesa di conquistare il mercato dell'aldilà, da una decina di anni si sta sviluppando in Italia, con una netta accelerata in questi ultimi 24 mesi anni. Nata nel 2001 a Legnano, Roadhouse Grill, e controllata al 100% da Chef Express spa, di fatto capofila della divisone Ristorazione della multinazionale alimentare con sede a Castelvetro di Modena. Si è sviluppata fino agli attuali 30 locali (a novembre l'ultimo ha aperto a Torino), servendo piatti unici
a base di carne alla griglia, seguiti da vari contorni e dolci, con uno stile mutuato dal modello americano e adattato allo stile europeo. Il tutto con un buon mix qualità-prezzo (scontrino medio di circa 18 euro, basato su una porzione 'media' di carne). Un concept che ha riscosso un ottimo successo, considerati i 2 milioni di clienti serviti nel 2010, raddoppiati rispetto a quelli di tre anni prima. Il format, che ricorda nella sua curata semplicità le tipiche steakhouse stelle e strisce, con servizio al tavolo in un ambiente informale, di sera richiama specialmente le famiglie (il target va dai 25 ai 40 anni), mentre a pranzo, anche grazie alle offerte di menu completi a prezzi ridotti, attrae impiegati,
ROADHOUSE GRILL in pillole
Data di nascita Proprietà Sede Management Business
2001, primo ristorante aperto a Legnano Il socio unico è Chef Express, al 100% del Gruppo Cremonini Castelvetro di Modena (MO) Mohamed Vassighi, amministratore delegato Catena di steakouse 30 In Italia (31 entro fine anno), concentrate in Lombardia, Punti vendita nel mondo Emilia Romagna, Veneto e Lazio. Fatturato 36,2 milioni nel 2010. Previsti 50 per il 2011. Fonte aziendale
20 retail&food - dicembre 2011
professionisti e manager. A tavola viene servita carne lavorata dalla cugina maggiore Inalca (controllata al 100% dalla holding capogruppo Cremonini), che produce e commercializza un assortimento di carni bovine con ben sei stabilimenti, concentrati prevalentemente in Pianura Padana.
Alla conquista degli shopping mall
I locali di Roadhouse, poi, sono situati in prossimità dei caselli autostradali e delle tangenziali delle medie e grandi città (con parcheggi disponibili all'esterno), lungo le principali arterie di circolazione (da cui il marchio Roadhouse). Hanno una superficie interna compresa tra i 500 e i 700 mq e sono aperti 7 giorni su 7 a pranzo e a cena. Dall'anno scorso la società modenese ha fatto capolino nel mondo dei centri commerciali, con aperture al Globo di Busnago (MB) e una a Voghera (PV), in un 'parco commerciale', senza contare il locale inaugurato sempre l'anno scorso nella periferia di Rovigo, non all'interno ma nelle vicinanze dello shopping mall La Fattoria. Inoltre, l'apertura di novembre di quest'anno nel capoluogo piemontese è proprio nel Centro Palatino (progettato da Fuksas), nella centralissima Piazza della
Repubblica. Una novità non da poco, considerate le potenzialità del canale dei mall, che ha portato il management di Roadhouse (l'amministratore delegato è Mohammed Vassighi) ad adeguare il format alla food court, dove è fondamentale la velocità del servizio in una superficie ridotta (massimo 400 mq per locale, anche se a Busnago i mq sono 460) rispetto a quello 'tradizionale'. Da non sottovalutare poi l'interesse consolidato per le location nei luoghi di transito: Roadhouse è presente a Roma Termini e da poco ha aperto anche in Stazione Centrale a Milano. In generale la presenza delle insegne Roadhouse è soprattutto nel Nord Italia, con una concentrazione in Lombardia e in Emilia Romagna, patria della
capogruppo Cremonini. Segue il Veneto, mentre il locale di Torino sarà il primo in Piemonte. Ma non manca l'interesse per altre aree del Belpaese: in agenda è segnata a breve l'inaugurazione di un ristorante a Pesaro e di uno a La Spezia e si prevede da un anno di accelerare lo sviluppo anche nella capitale, che conta tre locali a oggi (Roma Termini, Roma Salaria e Roma Testaccio, l'ultima aperta appena dopo l'estate). Proprio per questo è stata creata Roadhouse Grill Roma srl, partecipata al 55% dalla società guidata da Vassighi e per il restante 45% da Gruppo Luciani. Le novità sul network, comunque, non sembrano finire qui, perché da poco la catena di steakhouse ha aperto al canale franchising (fino ad ora il network era caratterizzato dalla gestione diretta) oltre a quello degli shopping mall: in primavera Vassighi dichiarava alla stampa (intervista a Food del 28/02): «Stiamo valutando varie proposte sia in centri commerciali esistenti, sia nuovi, e dove possibile acquistiamo l'immobile. Oggi il 70% dei locali è di proprietà. Abbiamo iniziato con la gestione diretta per arrivare a una struttura economica ottimale, profittevole e replicabile. Ora siamo pronti ad accelerare lo sviluppo attraverso il franchising». Insomma, aspiranti imprenditori franchisee avvisati: il menu prevede un impegno full-time con 300mila euro di investimento iniziale e una fee di ingresso di 40mila. Per il 60% del capitale si può accedere a finanziamenti di banche che già lavorano con la società e le royalities sono del 5% più il 4% per il marketing. In media, per chiudere, il fatturato annuale di un ristorante con 25 dipendenti (full e part time) è di circa 2 milioni
l'anno. Intanto il ritmo di crescita della steakhouse modenese, in attesa che le novità di sviluppo sul network entrino a regime, è di tutto rispetto: 6 nuovi locali aperti nel 2010, con 24 insegne a chiusura dell'anno e a fine 2011 la rete di locali supererà l'asticella dei 30 locali, arrivando ai 31 con la prossima inaugurazione della steakhouse a Grandate (Como). Tradotto significa un aumento in 2 anni del 70% della presenza del marchio sul territorio italiano. Una crescita che ha portato l'azienda a lanciare una campagna di recruitment di più di 320 risorse da inserire in organico per il biennio 2011-2012, alla fine del quale l'obiettivo è superare i 40 locali. Per ogni apertura, infatti, si stimano 35 assunzioni nelle varie tipologie di contratti. Un dato da non sottovalutare, soprattutto in un periodo di stagnazione come l'attuale, caratterizzato dalla contrazione dei consumi, specialmente quelli familiari, target proprio della catena di steakhouse modenese.
Bilanci: fatturato e redditività positivi
A sfogliare i bilanci, nonostante la crisi, le cose non vanno per niente male dalle parti di Castelvetro di Modena: Roadhouse Grill ha chiuso il 2010 con più di 36 milioni di fatturato, che significano il 35,6% in più sull'anno precedente. Che le 6 nuove aperture abbiano pesato sul trend positivo del giro d'affari è indubbio, ma l'azienda guidata da Vassighi, migliora anche nel 'motore', arrivando a una chiusura in utile (circa mezzo milione di euro) dopo due anni di perdite (sempre intorno ai
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Star Trek food
500mila l'anno). Cresce, infatti, anche il Mol a 3,5 milioni (era a 2,25 l'anno scorso e 1,2 nel 2008) e positivo è anche il trend Mol/ricavi, con il quasi 10% nell'ultimo esercizio, mentre si era attestato all’8,5% e 5,8% nei due precedenti (comunque al di sopra delle medie di settore del periodo, soprattutto nel 2009). Redditività positiva anche sul Roi, che segna 4,1% nel 2010, mentre era appena positivo l'anno prima (+0,7%, comunque sopra di 2 punti rispetto alle medie) e appena negativo nel 2008 (-0,2%). Situazione sotto controllo anche per la rotazione del capitale investito che segna un trend in crescita negli ultimi 3 esercizi, a testimonianza di una discreta efficienza complessiva di gestione. Insomma, i numeri ci raccontano un'azienda in crescita, non solo nel volume degli affari (il fatturato è raddoppiato dal 2007), ma anche nella buona ripresa dall'esplosione della crisi nel 2008, e che è riuscita ad affrontare le
difficoltà della recessione nei due anni successivi con indici di redditività superiori alle medie del settore. A guardare bene sopra la media, però, è anche il rapporto di indebitamento, che si assesta per lo scorso esercizio all'87,1%, più o meno stabile sull'anno precedente ma in crescita rispetto al 54,8% del 2006. Stesso discorso vale per la posizione finanziaria: i debiti finanziari a breve termine segnano 16,1 milioni di euro l'anno scorso, con un +2,2 milioni sul 2009 e con un +14 milioni su due anni prima. Roba da preoccuparsi, se non si va a leggere con attenzione nelle pieghe del bilancio: sia nel 2010 che nel 2009, infatti, l'azienda controllante, cioè Chef Express del gruppo Cremonini, è il principale creditore, lasciando alle banche circa 2 milioni di credito a breve nel precedente bilancio, 1,7 in quello prima e circa 300mila euro nel 2008. Insomma, i più di 700 dipendenti della catena di steakhouse modenese possono dormire sonni tranquilli, la loro azienda non sembra proprio a rischio, anzi, a vedere bene, va benone. Discorso simile per la liquidità: è allarme rosso se si va a vedere l'indice di liquidità immediata (Acid test), che con il 18,8% nel 2010 (più o meno costante negli ultimi 4 esercizi, quando la media del settore è molto superiore) dovrebbe mettere sul chi va là tutti i fornitori. Questi, invece, concedono alla società di Vassighi ben 170 giorni di credito, addirittura in crescita sulla media dei 140 degli anni precedenti (e ben sopra alla media che nel 2009 era di 115 giorni). Una risposta plausibile a questi dati un po' strani è rintracciabile proprio nel
L'intervista Fatturato in crescita e nuove aperture: un ottimo modo per festeggiare i 10 anni di attività Intervista a Mohammed Vassighi, amministratore delegato di Roadhouse Grill Archiviato positivamente il 2010, come pensate di chiudere il 2011? Nel corso del 2011 abbiamo aperto 5 nuovi ristoranti e proprio in questi giorni ne stiamo inaugurando altri due a Torino e a Grandate (Como). Chiuderemo quindi il 2011 a quota 31 location, per un fatturato atteso di circa 50 milioni di euro, rispetto ai 36,2 del 2010. Assieme alle nuove aperture continuiamo a registrare il notevole successo del programma di loyalty, che ha ormai superato i 205.000 iscritti. Questo significa che, al di là dell’effetto novità fisiologico delle varie aperture, possiamo contare su una clientela sempre più fidelizzata. Quante aperture sono in programma per il prossimo anno? Ne abbiamo in programma 12-14, al momento tutte al Centro Nord. Le prime saranno Pesaro, La Spezia e Parma dove abbiamo uno spazio molto interessante proprio sul rondò all’uscita del casello dell’A1. Nei centri commerciali stiamo valutando 3-4 aperture. Al momento tutti i vostri locali sono gestiti direttamente. Contate di sviluppare anche in franchising? Fin dall’inizio abbiamo fatto questa scelta stra-
tegica ben precisa per consolidare il format, calibrare l’offerta, capire bene il mercato. Ora che siamo adeguatamente strutturati abbiamo stabilito un percorso per i potenziali franchisee e stiamo valutando partner adeguati. Sicuramente qualcuna delle future aperture del 2012 sarà con la formula del franchising. Avete in programma l'espansione all'estero? Come è noto abbiamo la proprietà del marchio per tutti i paesi europei, per cui abbiamo ben presenti varie opportunità, sia attraverso le nostre controllate estere sia attraverso nuovi partner. Intanto però abbiamo grande margine di crescita in Italia, per cui siamo molto concentrati sulle nuove aperture e su nuovi progetti di sviluppo. Uno riguarda le location in alcuni aeroporti, dove siamo già presenti con altri format e dove c’è sicuramente spazio per una diversificazione. Un altro riguarda la sostenibilità ambientale: i nuovi locali con struttura adeguata, come quello di Ravenna, avranno impianti fotovoltaici per contribuire all’autosufficienza energetica. Inoltre stiamo studiando un nuovo modello di locale “fully green” per abbattere massicciamente i consumi.
bilancio di Roadhouse Grill, dove si legge che “la società si avvale del servizio di tesoreria centralizzato del Gruppo Cremonini”: quindi, traducendo, in cassa il bastante per la gestione operativa, per il resto garantisce la cassaforte e la forza commerciale della casamadre, la multinazionale alimentare modenese, una vera e propria sicurezza, anche per i buoni risultati di gestione degli ultimi anni. In quest'ottica si può leggere anche il rapporto non proprio entusiasmante tra Mezzi propri e Capitale investito al 12,9% nel 2010, in netta discesa dal 45,2% del 2006 (quando la media di settore era quasi la metà). (dati e elaborazioni Lince del Gruppo Cerved, ndr).
Spalle coperte dal colosso Cremonini
Insomma, se si parla di Roadhouse Grill non si può prescindere dalla sua situazione societaria: dietro alla catena di steakhouse non c'è solo Chef Express, come socio unico, ma tutto il Gruppo Cremonini, uno dei più importanti gruppi alimentari in Italia e in Europa con un fatturato complessivo di più di 3 miliardi di euro nel 2010 (+8,8% sull'esercizio precedente) e un Ebitda di 206,2 milioni (+27,1% sul 2009). Un Gruppo (fondato nel 1963 che ora conta più di 12mila dipendenti, con a capo la famiglia Cremonini) organizzato strutturalmente per divisioni, a cui fanno riferimento società capofila: la produzione di carni (39% del giro d'affari complessivo), vede la Holding capogruppo controllare il 100% della capofila Inalca. Per la distribuzione (39% del fatturato di gruppo) c'è la Marr spa (controllata al 58,8% e quotata in Piazza Affari). Per la divisione ristorazione, la sorellina minore delle tre con il suo 22% dei ricavi complessivi, c'è Chef Express, controllata al 100% dal Gruppo presieduto dal fondatore Luigi Cremonini e con il figlio Vincenzo come amministratore delegato. Una divisione, anche se Cenerentola del Gruppo, che è in crescita, con i suoi 675,8 milioni di ricavi nel 2010 (erano 558,1 milioni l'anno prima e 474,7 nel 2008) e con un Ebitda positivo di 24,5 milioni e un business che vede sul gradino più alto del podio la ristorazione a bordo treno (57,3% dei ricavi di divisione), grazie soprattutto ai contratti con le ferrovie francesi e spagnole, poi le stazioni (43 stazioni coperte in Italia, tra cui 9 Grandi Stazioni), aeroporti (40 punti vendita) e autostrade (36 aree di servizio) con un buon 36,9% sul complessivo e per finire la sottodivisione steakhouse con la fetta più piccola della torta (5,8% sul giro d'affari di divisione). Allora, alla luce di queste ultime informazioni, si può capire bene la potenzialità di sviluppo delle steakhouse emiliane, per ora in Italia. Il marchio infatti non copre capillarmente il territorio nazionale e i diversi canali distributivi. I primi passi sono stati fatti con l'ingresso nel mondo dei centri commerciali, poi ci sarà da capire l'approccio del brand ad altre aree del nostro Paese ora non coperte ed è probabile che il franchising su questo possa aiutare, riducendo strutturalmente una parte di rischi. Per finire, avere le spalle coperte da un colosso produttivo e finanziario come Gruppo Cremonini (tra l'altro in ottima forma), che inserisce Roadhouse all'interno di una strategia di sviluppo integrata con le altre divisioni, non può che aiutare a livello competitivo, anche in un momento di difficoltà per il mercato della ristorazione come quello attuale.
22 retail&food - dicembre 2011
David Montorsi
prima pietra
Meldola Fashion Mall,
retail in formato British
S
iamo in Romagna, terra nota in tutto il mondo per la sua capacità di attrarre turisti con servizi a prezzi competitivi e allo stesso tempo di qualità. Una proposta a 360 gradi che coinvolge dai giovani alle famiglie, sino alle persone anziane. Circa 30 milioni di turisti frequentano ogni anno la Riviera, provenendo da tutta Italia e da numerosi paesi stranieri. I viaggiatori russi sono tre milioni e la fanno da padrone all’aeroporto di Rimini. La capacità di fare sistema dell’imprenditoria locale ha contribuito inoltre a distribuire risorse sul territorio, che si presenta più ricco rispetto alla media nazionale. In questo contesto macro si inserisce il progetto outlet denominato Meldola Fashion Mall, promosso da Andrea Celli, fashion designer del brand John Ashfield. La struttura sarà posizionata all’ingresso dell’omonimo paese in provincia di Forlì, in un bacino d’utenza che il promotore ha calcolato in quasi 6,5 milioni di persone nell’isocrona dei 90 minuti. I flussi saranno garantiti dalle nuove tangenziali di collegamento con i caselli autostradali di Forlì e Cesena Nord dell’A14. Per quanto riguarda la progettazione, le firme in calce sono due: Andrea Celli e l’architetto Alberto Ridolfi. L’investimento dichiarato dal promotore ammonta a 10 milioni di euro. Conseguiti i permessi, il cantiere è stato avviato tra settembre e ottobre di quest’anno. Contestualmente è iniziata anche l’attività di commercializzazione, curata dalla stessa società di Andrea Celli. L’apertura dovrebbe avvenire nella primavera del 2013.
La parola d’ordine è “lusso”
«La soluzione architettonica scelta ben rappresenta il mix di brand di lusso che saranno presenti all'interno dell'outlet, data l'eleganza, la ricercatezza, l'importanza e l'unicità che la contraddistingue». Risponde Andrea Celli alla domanda su qual è il valore aggiunto del progetto. Lusso nello stile architettonico e lusso nell’offer-
24 retail&food - dicembre 2011
Il progetto in pillole Apertura prevista investimento Promotore Commercializzazione Progettazione Località Localizzazione Tipologia Gla Parcheggi Livelli commerciali Unità ristorazione totale unità (piccole, medie e grandi superfici)
Primavera 2013 10 milioni di euro Andrea Celli Andrea Celli Andrea Celli; Arch. Alberto Ridolfi Meldola (Fc) Extraurbana Outlet 8.500 mq 600 2 2/3
ta retail, quindi, sono i driver su cui punta l'iniziativa per distinguersi dagli standard dell’outlet italiano. Se negli outlet tradi50 zionali prevale infatti la formula del villaggio aperto, una riproduzione più o meno curata dei sobborghi urbani tipici del territorio, con Architetto, Gerardo Sannella l’offerta commerciale 6 associate director di Chapman Taylor Architetti dislocata su un livello, Meldola Fashion Mall Urbanista, Tiziana Bardi 6 si differenzia in virtù di titolare StudioBardi/Cad38 una struttura chiusa con Sociologo, Gianmarco Navarini, due livelli commerciali, 5 professore di Sociologia della Cultura, ispirata allo stile neoclassico anglosassone di Università di Milano Bicocca fine ottocento. 6 Esteso su un’area comRedazione r&f (Andrea Penazzi) plessiva di 30mila mq, l’outlet ospiterà 15mila mq adibiti a negozi, gioco bimbi e l’area ristorazione. La food court ristorazione, servizi, bed&breakfast e spazi per sarà strutturata con due o tre esercizi. Tra questi il tempo libero. La gla sarà pari a 8.500 metri è possibile che uno porti l’insegna John Ashfield, quadrati. In particolare la struttura ospiterà la dato che il promotore Andrea Celli ha già un nuova sede di John Ashfield e altri 50 luxury store ristorante attivo con il nome di questo marchio di con prestigiosi marchi nazionali e internazionali. moda. Tra i servizi è stata assicurata la presenza Il parco negozi si dividerà in 10 unità di piccodi uno sportello bancomat. Non è dato sapere, al le dimensioni, 30 di medie e 10 di grandi. Al momento, i costi di locazione, dato che sono in momento il taglio delle singole unità è ancora da corso le trattative con i retailer. definire, essendo appena iniziata la fase di comI parcheggi a disposizione della clientela saranno mercializzazione. «La proprietà sarà sensibile alle 600, tutti disposti a raso, di libero utilizzo. richieste dei marchi», precisa il promotore. Tutte le principali categorie merceologiche saranno presenti: l’attività di leasing sarà attiva per i Impatto ambientale settori abbigliamento, calzature, accessori, ristoin Classe A razione, articoli per la casa ed elettronica. Poche, ma esemplificative, le informazioni tecniNel cuore del complesso dovrebbe sorgere inolche sul progetto Meldola Fashion Mall. Il tema tre uno spazio aperto, una corte interna di della sostenibilità ambientale non poteva certa1.000/1.500 mq, su cui sarà predisposta un’area mente essere ignorato in una fase in cui investire
Indice di innovazione
5,75
Player per le fasce isocrone della localizzazione Accesibilità: 20 minuti, con autostrade, traffico medio Fasce Isocrone
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Comune
Indirizzo
10' - 15' Centro Commerciale LE FORNACI FC FORLIMPOPOLI Via 25 Ottobre, 4 15' - 20' Centro Commerciale I PORTICI FC FORLI' Via Cristoforo Colombo, 14 Centro Commerciale PUNTA DI FERRO FC FORLI' Via Punta di Ferro
Superficie (mq)
Distanza (minuti)
12.652
13,0
8.990 33.863
15,7 18,4
sulle tecnologie green è diventata un’esigenza per abbattere i costi di gestione, oltre che un’opportunità. Tra le informazioni diramate dal promotore c’è la conferma che saranno adottate soluzioni per il risparmio energetico, a fronte di un investimento specifico di 500mila euro. L’obiettivo è realizzare una struttura in Classe energetica A, che preveda l’utilizzo del K-Termico e un sistema di raccolta e riciclo acqua. Non mancheranno, inoltre, i collegamenti con i servizi di trasporto pubblico locale.
Fonte: Sincron Inova, www.sincron-inova.it
Analisi di bacino, si pensa in grande
Inquadramento Territoriale
La location, come sempre, fa la differenza. E il Meldola Fashion Mall si inserisce in un’area ancora tutta, o quasi, da conquistare. Come ci dimostra l’analisi fornita da Sincron Inova, il bacino di attrazione nei 20 minuti con percorrenza automobilistica, autostrade e traffico medio, abbraccia unicamente la provincia di ForlìCesena, comprendendo in particolare la quasi totalità degli abitanti del comune di Forlì. È logico però aspettarsi che la capacità attrattiva della struttura, data la sua peculiarità e offerta, sia di livello regionale, se non oltre. Confrontando i dati socio-demografici in ambito provinciale, regionale e nazionale, si possono notare alcune particolarità sia nella composizione dei residenti che nel tessuto economico. Rispetto alla media nazionale, a Forlì-Cesena e in generale in Emilia-Romagna si registrano una percentuale inferiore di quasi tre punti di under 25 anni e una percentuale di over 64 superiore di due punti (vedi tabella in pagina). Mediamente la popolazione residente è di due anni più vecchia. Anche le differenze dal punto di vista economico sono positive: una maggior percentuale di forze lavoro e il tasso di disoccupazione decisamente più basso. Complessivamente il territorio si presenta più ricco della media del Belpaese come Numero Indice sia del Reddito che del Consumo. Altro valore aggiunto legato alla location: all’interno del bacino considerato sono presenti solo tre centri commerciali, tutti oltre i 10 minuti di percorrenza automobilistica. Il più grande di questi è il Puntadiferro aperto nella primavera di questo anno, di oltre 30.000 mq di Gla. Non sono presenti invece altri factory outlet center. Per trovarli è necessario spostarsi per 52 minuti in automobile rispettivamente in direzione nordovest, dove è operativo il Castel Guelfo The Style Outlets con un’offerta di 88 negozi per un totale di 24.600 mq di superficie, e in direzione ovest a San Mauro Pascoli (Fc). Qui si trova il Fashion Outlet Rubicone, di dimensioni decisamente più ridotte con i suoi 29 negozi su una superficie di 6.000 metri quadrati. A. P.
retail&food - dicembre 2011 25
taglio nastro
Alla scoperta del Continente di
Mapello
Inaugurato il 26 ottobre, il giorno successivo è stato battuto il primo scontrino fiscale nel nuovo centro commerciale di Mapello (Bg). Il complesso, posizionato lungo la statale Briantea, conta 60 punti vendita e un ipermercato Iper Pellicano. Protagonisti dell’iniziativa: Gruppo Lombardini, Mall System e Cogest Italia
M
attina del 26 ottobre. All’interno del nuovo centro commerciale Il Continente di Mapello tutto è pronto per la conferenza di inaugurazione. Prima, doveroso, un attimo di silenzio per commemorare Yara Gambirasio e rinnovare la vicinanza alla famiglia. La triste vicenda di cronaca nera ha coinvolto nei primi mesi dall’anno l’area del cantiere. Qualche istante dopo, puntuale, inizia la presentazione alla stampa. Lo show deve continuare. Protagonisti del nuovo shopping center sono Gruppo Lombardini, nel ruolo di sviluppatore, Mall System, che ha curato la commercializzazione e definito il mix merceologico, e Cogest Italia, cui fanno capo la gestione e le strategie di marketing. Dai promotori, in primis, è stata sottolineata l’intenzione di creare un rapporto stretto tra Il Continente e il territorio, che ha contribuito a riqualificare sorgendo in un’area ex industriale. Un’ulteriore prova è l’ampio numero di nuovi posti di lavoro: sono circa 600 le persone coinvolte, 270 solo all’interno dell’ipermercato di cui 160 residenti nella zona. Il sindaco di Mapello, Michelangelo Locatelli, ha espresso apprezzamenti per l’asilo nido “I Fratellini”, posto al livello superiore, che
26 retail&food - dicembre 2011
potrà ospitare sino a 60 bambini. Altro tema è quello della velocità di accesso e di acquisto. Il Continente si contraddistingue, in una zona densa di competitor di grandi dimensioni, per la sua fruibilità. Questa è favorita dalla presenza di un solo livello commerciale e dai due ingressi, ai quali si aggiunge il parcheggio in copertura dotato di ascensori che portano in galleria. In virtù di una location strategica, che domina una strada ad alto transito, il nuovo centro si propone di intercettare i flussi lungo la porta ovest di Bergamo, in particolare quelli che transitano sulla Strada Statale Briantea. L’arteria in questione collega le valli e le province di Bergamo e Lecco. Il bacino di utenza si compone quindi di 300mila abitanti entro i 20 minuti di percorrenza, ai quali si sommano i 13 milioni di veicoli che transitano ogni anno lungo la S.S. 342.
Retail: aspettando le medie superfici
Il Continente di Mapello si presenta con una struttura da 24mila mq di gla, distribuiti su un unico livello, al cui interno sono inseriti 60 negozi e un ipermercato. L’ancora alimentare, da 7mila mq di vendita con 30mila referenze, porta l’insegna Iper Pellicano
e appartiene a Gruppo Lombardini. Cinque sono le medie superfici: Trony, Sport Specialist, Takko Fashion, Alcott e Satur. Le principali in termini di metratura sono Trony e Takko Fashion, superiori ai mille mq di gla; le altre si estendono tra i 500 e i 600 metri quadrati. Al momento dell’inaugurazione, come ha specificato il direttore del centro, Andrea Inverardi, «il mix merceologico è completo e Mall System è in fase di trattativa per ultimare la commercializzazione, arrivata al 99 per cento. Tra le medie superfici ora è operativa soltanto Takko Fashion ma entro la metà di novembre avrà luogo un rilancio del centro con l’apertura delle altre. In vista del Natale saremo sicuramente a regime». Tra le medie superfici ci viene segnalata Satur, catena specializzata nel settore della casa, che sta puntando sul canale dei centri commerciali aprendo i suoi primi punti vendita. Sicuramente la presenza delle ancore non food darà completezza e vigore all’offerta, altrimenti un po’ debole, soprattutto nel segmento hi-tech, nei confronti dei competitor.
Fashion sempre in voga, crescono i servizi
La galleria vede, come di consueto, la forte presenza di marchi dedicati all’abbigliamento in senso ampio. Tra questi Emporio Moda, Golden Point, Original Marines, Motivi, Gate 21, Fiorella Rubino, Camomilla Italia, Du Pareil au même, Rinascimento Made in Italy by Glamour, Yamamay, Camaieu, Cassiopea Fashion e Benetton. Non mancano le
CoMMENTO Struttura e design
Accesso e parcheggio
VALUTAZIONE
Linee e colori ci sono. Non manca nemmeno il verde verticale
Visibile dalla Statale, comodo da raggiungere. Attenzione alla velocità sulle spirali!
Offerta commerciale Offerta mirata, ma completa. Appena in ritardo le medie superfici.
Spazi comuni Food court con buoni progetti, da completare. e attrattive L'unico divertimento: lo shopping indice valutazione a cura di r&f:
= migliorabile = sufficiente = apprezzabile = molto buono = ottimo
Il progetto in pillole Data di apertura al pubblico Investimento Commercializzazione GESTIONE Progettazione Località Localizzazione Tipologia Gla Parcheggi Livelli commerciali Medie superfici Unità ristorazione Totale unità (piccole, medie e grandi superfici) àncora alimentare
27 dicembre 2011 90-95 milioni (compreso Iper) Mall System Cogest Italia Gruppo Lombardini Mapello (Bg) Extraurbana Centro Commerciale 24.000 mq 1.500 1 5 5 60 Il Pellicano
Indice di innovazione
soluzioni per tutti i settori merceologici, specialmente in quello dei beni per la persona: a presidio troviamo i marchi Pretty Woman, Limoni Profumerie, Isola Verde, Open Games, Atzory sa Bellesa, Pop Shop, Sarni Oro, Wjcon, Toys & More, Kleò Bijoux, Follie d’Oro e Salmoiraghi & Viganò. Novità significative provengono dai servizi, con la presenza della clinica dentale “Dental Pro”, a dimostrazione che questa utility sta vedendo un repentino sviluppo negli shopping center. «Notiamo, dall’osservatorio di Cogest Italia, che questa tipologia di operatore garantisce un servizio veloce ed economicamente vantaggioso – ha specificato il direttore –. Inoltre offre il valore aggiunto di ricevere i clienti durante gli orari di apertura del centro commerciale». Tra gli altri servizi si annoverano una baby area custodita, posizionata a pochi metri dalla food court, un infopoint, il negozio di lavaggio e stiratura, lo sportello bancomat e il solarium. I parcheggi, rigorosamente gratuiti, garantiscono 1.500 posti auto. Mancano, invece, soluzioni mirate per l’intrattenimento.
Food: vita a parte
Per ora la ristorazione conta quattro operatori concentrati all’interno di una food court: Pizza Italia, La Piadineria, il ristorante giapponese Mishi Mishi e Caffè Pascucci. Altri player, tra cui È arrivato Paolino, sono dislocati sul lato frontale e su quello destro rispetto all’ipermercato. Al momento dell’inaugurazione mancava
Architetto, Gerardo Sannella associate director di Chapman Taylor Architetti Urbanista, Tiziana Bardi titolare StudioBardi/Cad38 Sociologo, Gianmarco Navarini, professore di Sociologia della Cultura, Università di Milano Bicocca
da individuare il quinto e ultimo operatore previsto nella food court. Redazione r&f «L’intenzione – spiega a r&f Emilio Lombardini – è di inserire una trattoria, selezionando un ristoratore della zona. Cosa non facile. Altro progetto è dare a quest’area una vita propria, potendola chiudere e isolare fisicamente rispetto al resto del centro commerciale (la food court, posizionata sul lato nord, vanta un ingresso dedicato, ndr). In futuro vorremmo quindi tenerla operativa oltre gli orari di chiusura della galleria».
Architettura: lo zampino di Giugiaro
Dall’esterno Il Continente appare come una struttura di grandi dimensioni ma allo stesso tempo ricercata nei particolari. Risaltano il colore rosso e le linee mosse che evitano il classico “effetto scatolone”. è evidente lo sforzo dei progettisti di creare un centro commerciale di maggiore appeal estetico rispetto allo standard. In particolare, arrivando dalla Statale Briantea in direzione nord, si nota il lungo muro attorno all’edificio, caratterizzato dalla presenza di verde verticale. Per arrivare all’ingresso principale è necessario uscire dalla statale e passare dietro alla struttura. A questo punto il cliente può scegliere se accedere al complesso usufruendo di una coppia di tapis roulant oppure se salire in autovettura sulle spirali che portano al parcheggio in copertura. Una
(Andrea Penazzi)
6,25
6 7 5,5 6,5
volta all’interno la galleria appare ariosa, grazie ad ampie metrature sia in altezza che in larghezza. Spicca l’utilizzo di colori chiari nei marmi dei pavimenti e nei soffitti. I pannelli di legno lungo le pareti rendono l’ambiente più accogliente. Altro aspetto interessante riguarda la cromia, che vede il rosso abbinato a colori piatti (bianco, bianco ghiaccio e grigio). «In collaborazione con Giugiaro Architettura abbiamo cercato di caratterizzare la struttura dall’esterno con una scelta decisa di colore rosso – ha precisato Lombardini –. Altro elemento di risalto: abbiamo girato il centro commerciale. Il lato principale, quello lungo la statale Briantea, è adibito alla logistica, mentre i clienti li riceviamo sul retro. Per risolvere il problema di enfatizzare il lato sulla statale abbiamo allestito un muro con del verde verticale, modellato dai suggerimenti di Giugiaro, che corre con un sua onda in modo circolare. Per rendere più gradevole il lato B, invece, abbiamo studiato un’illuminazione con dei faretti che cambiano luce ogni 10 secondi». Anche le due spirali, una sul lato nord e l’altra su quello sud, sono state caratterizzate da Giugiaro con la scelta del colore rosso. Andrea Penazzi
retail&food - dicembre 2011 27
Rapporto ristorazione commerciale
Good news: la diga del food blocca la crisi Il 2010 ha offerto soddisfazioni e opportunità ai principali player, che peraltro hanno dimostrato andamenti piuttosto differenti. C’è stata un’uscita dal mercato ma il settore tiene, anzi cresce.
S
e vogliamo fare una sintesi veloce dell’andamento della ristorazione commerciale moderna in Italia nel 2010, non possiamo che dirci piuttosto soddisfatti. Infatti, come è ben risaputo, l’anno dal punto di vista economico non è certamente stato facile: i consumi sono calati in quasi tutti i settori, a volte anche in maniera drammatica; le ondate di crisi si sono succedute in varia misura; i pochi sintomi di ripresa che a volte sono affiorati nel corso dell’anno sono sempre e tutti stati regolarmente smentiti dai fatti. Ma in questo quadro macroeconomico non solo di crisi, ma potremmo dire di vera e propria ristrutturazione delle abitudini di consumo, la risto-
28 retail&food - dicembre 2011
razione commerciale organizzata si è ancora una volta rivelata un’attività decisamente anticiclica; anzi, si è dimostrata, con il suo 7,6% di incremento (tab. 1), una specie di “refugium peccatorum”, nel senso che evidentemente vasti strati di consumatori hanno cambiato le loro abitudini e per i pasti fuori casa hanno preferito rivolgersi agli esercizi commerciali compresi nella nostra rilevazione (essenzialmente quelli a catena), piuttosto che ai più costosi ristoranti individuali tradizionali.
Siamo ancora piccoli, ma cresceremo…
Ad ogni modo i ricavi complessivi, pari a 3,5 miliardi di euro, sembra-
no una grande cifra , ma in realtà si tratta di una briciola nel grande mare dei consumi di massa: infatti corrisponde appena a 50 euro a testa all’anno per ogni italiano, meno del costo di una cena. Ciò significa che le imprese italiane della ristorazione organizzata sono ancora modeste, e che lo spazio per crescere e contendibile alla ristorazione tradizionale sarebbe, almeno in teoria, ancora notevole. Diciamo in teoria, in quanto l’elevato grado di appeal della ristorazione indipendente in Italia non può essere trascurato: esso si basa sulla nostra fortissima tradizione culinaria regionale, recentemente vivificata da altri fenomeni quali il dilagare della pizza
e delle varie forme di casual dining ad essa legate, e anche dall’avanzata delle cucine etniche low cost, prima di tutte quella cinese. Inoltre è necessario aggiungere che nel mercato cittadino le location adatte per una ristorazione a catena non sono infinite (e una gran parte è già occupata dai big), e che anche nella ristorazione in concessione gli spazi contendibili sono oramai ridotti al lumicino, legati al solo incremento delle infrastrutture. Tutto ciò detto, è però certo che lo sviluppo ci sia stato e che il successo delle catene sia innegabile, in Italia e nel mondo; constatazione suffragata dal fatto che nelle borse mondiali (tab. 2) i titoli della ristorazione
I TOP DELLA RISTORAZIONE COMMERCIALE IN ITALIA ( In €. 000 ) RANK
SOCIETA'
1
AUTOGRILL
2
Tab. 1
2009 RICAVI
2010
UTILE
%
1.400.244
62.741
MCDONALD'S
834.000
ND
3
CHEF EXPRESS
176.837
-2.344
4
AIREST (1)
206.441
-4.070
5
MYCHEF
99.740
4.300
6
SERVAIR AIR CHEF
84.924
7
SARNI (2)
62.420
8
FINIFAST
70.400
RICAVI 4,5%
UTILE
INCREM % 10/09
%
1.418.581
164.351
11,6%
101,3%
904.000
ND
-1,3%
281.587
-9.413
-3,3%
159,2%
-2,0%
199.076
3.625
1,8%
96,4%
4,3%
114.025
4.756
4,2%
114,3%
2.033
2,4%
83.388
2.152
2,6%
98,2%
-139
-0,2%
78.793
1.179
1,5%
126,2%
-17.368
-24,7%
70.400
-17.368
-24,7%
100,0%
108,4%
9
BURGER KING
50.000
ND
68.000
ND
10
VERA
57.482
1.209
2,1%
57.850
1.742
3,0%
100,6%
11
CIGIERRE
22.721
-793
-3,5%
38.852
2.743
7,1%
171,0%
12
CIBIS
37.674
-2.677
-7,1%
37.689
-315
-0,8%
100,0%
13
SIRIO
24.676
10
0,0%
32.006
51
0,2%
129,7%
14
FLUNCH
26.755
-81
-0,3%
27.559
-974
-3,5%
103,0%
15
ROAD HOUSE GRILL
26.499
-566
-2,1%
36.321
509
1,4%
137,1%
16
COMMERCIALUNIONE
26.636
-368
-1,4%
23.451
-746
-3,2%
88,0%
17
VESEVO SEBETO
19.700
1.518
7,7%
19.700
1.518
7,7%
100,0%
18
PANINO GIUSTO
9.368
30
0,3%
11.201
162
1,4%
119,6%
19
SARF
8.860
352
4,0%
8.348
533
6,4%
94,2%
20
CIGAR
8.097
259
3,2%
8.234
-45
-0,5%
101,7%
21
GERFER
5.491
400
7,3%
4.596
-91
-2,0%
83,7%
22
MAR Y MAR
3.848
-56
-1,5%
3.666
5
0,1%
95,3%
23
EMMESEI
2.653
118
4,4%
3.138
105
3,3%
118,3%
24
BASE LOMBARDINI
7.187
-380
-5,3%
3.162
3
0,1%
44,0%
25
EATALY
2.916
26
0,9%
2.916
26
0,9%
100,0%
26
PASTARITO
4.136
-1.477
-35,7%
2.483
-1.853
-74,6%
60,0%
27
LUPO
1.794
511
28,5%
1.310
33
2,5%
73,0%
3.281.499
43.188
1,8%
3.540.332
152.688
5,9%
107,9%
TOTALI (1) Business Unity Food&Retail di Save spa ND: utile dei franchisee non determinabile
136,0%
Le migliori performance
Anche dal punto di vista del risultato finale (utile o perdita), le medie non dicono tutto: l’utile netto globale delle 27 imprese è passato da un modesto 1,8% ad un più dignitoso 5,9%; buona performance che però, dato il dislivello delle cifre in gioco, dipende per la massima parte dall’andamento dell’utile di Autogrill. La multinazionale di Milanofiori è però anche una holding oltre che una società operativa, e il suo utile incorpora i dividendi delle controllate nel mondo ed quindi è poco significativo, se vogliamo, rispetto al mercato italiano (considerando il risultato a livello consolidato, esso si attesta a 115.363.000 euro, pari all’ 1,9% dei ricavi). Tuttavia, anche considerando questo fattore, l’andamento dei margini aziendali globali può definirsi abbastanza soddisfacente: solo sette aziende , infatti, hanno peggiorato il loro andamento, mentre le restanti 18 (sono escluse dal conteggio sia
(2) società possedute da 4 fratelli Sarni congiuntamente In corsivo: dati 2010 non pervenuti
veloce hanno messo a punto un vistoso incremento medio del 31%, mentre l’andamento degli altri settori non può certo definirsi brillante. In testa a questa speciale classifica di borsa troviamo lo strepitoso aumento di Autogrill (+ 67%), ma anche McDonald’s, ultima in classifica, non può lamentarsi del suo +20 per cento. Che il fenomeno sia mondiale è confermato dall’andamento della francese Flo, dell’inglese Compass e della statunitense Yum! Brands.
Le differenze ci sono
Andando più nel dettaglio notiamo tuttavia che, come è del resto normale, i valori medi derivano da andamenti piuttosto differenti da azienda ad azienda; in particolare le 27 aziende censite, con riferimento ai loro ricavi, si dividono in tre gruppi eguali: 9 sono in diminuzione, 9 sono praticamente invariate, e ancora 9 hanno registrato ricavi in crescita. Le dieci migliori performance sono riportate nella tabella 3 , che vede in particolare l’eccezionale
exploit di Cigierre (Old Wild West, Cantina Mariachi ecc.) che, avendo ricavi ancora relativamente bassi (questa cifra non comprende i ricavi dei franchisee, che è notevolmente superiore), riesce a mettere a segno un +71 per cento. Seguono Chef Express, che si sviluppa bene sia sul fronte della ristorazione autostradale che sul quello della ristorazione ferroviaria, e Burger King, che è finalmente uscito dal suo lungo torpore e si appresta alla difficile ma non impossibile rincorsa di McDonald’s.
McDonald’s sia Burger King in quanto la somma degli utili dei loro franchisee non è disponibile) registrano margini in crescita. In ogni caso, nel 2010 ancora nove Imprese del settore registrano un risultato negativo, mentre una (la Linea Aeroportuale Sole) ha abbandonato il settore per concentrarsi unicamente nel travel retail, e ha presentato una richiesta di concordato preventivo. Ad ogni modo, come vediamo dalla tabella 4, tra i migliori risultati in percentuale, oltre ad Autogrill e a Cigierre, troviamo anche Vesevo
retail&food - dicembre 2011 29
Rapporto ristorazione commerciale QUOTAZIONI DI BORSA (valuta locale) SOCIETA'
PAESE
31.12.10
INCR. %
RANK
SOCIETA'
RICAVI
UTILE
%
1
AUTOGRILL
1.418.581
164.351
11,6%
2
VESEVO SEBETO
19.700
1.518
7,7%
3
CIGIERRE
38.852
2.743
7,1%
4
SARF
8.348
533
6,4%
Italia
5,51
9,24
167,7%
FLO GROUPE
Francia
3,55
4,95
139,4%
COMPASS GROUP
GB
445,2
581,00
130,5%
MCDONALD'S
USA
61,84
74,34
120,2%
YUM! BRANDS
USA
34,72
49,52
142,6%
454,26
595,19
131,0%
TOTALE
I MIGLIORI INCREMENTI DI FATTURATO SOCIETA'
1
CIGIERRE
2
CHEF EXPRESS
3 4
Tab. 3
2009
2010
INCR. %
22.721
38.852
171,0%
176.837
281.587
159,2%
ROADHOUSE GRILL
26.959
36.321
134,7%
BURGER KING
50.000
68.000
136,0%
5
SIRIO
24.676
32.006
129,7%
6
SARNI
62.420
78.793
126,2%
7
PANINO GIUSTO
9.368
11.201
119,6%
8
EMMESEI
2.653
3.138
118,3%
9
MYCHEF
99.740
114.025
114,3%
10
MCDONALD'S
834.000
904.000
108,4%
I TOP DELLA RISTORAZIONE COMMERCIALE: ATTIVITà NEI SEGMENTI Aeroporti Autostrade
5
MYCHEF
114.025
4.756
4,2%
6
EMMESEI
3.138
105
3,3%
7
VERA
57.850
1.742
3,0%
8
SERVAIR AIR CHEF
83.388
2.152
2,6%
9
LUPO
1.310
33
2,5%
10
AIREST
199.076
3.625
1,8%
I MIGLIORI RISULTATI IN CIFRA ASSOLUTA RANK
Tab. 6
SOCIETA'
4.756
4,2%
199.076
3.625
1,8%
4
CIGIERRE
38.852
2.743
7,1%
5
SERVAIR AIR CHEF
83.388
2.152
2,6%
6
VERA
57.850
1.742
3,0%
7
VESEVO SEBETO
19.700
1.518
7,7%
8
SARNI
78.793
1.179
1,5%
9
SARF
8.348
533
6,4%
10
ROADHOUSE GRILL
36.321
509
1,4%
Centri città X
MCDONALD'S
X
X
X
X
X
MYCHEF
X
X
X
X
X
AIREST
X
X
X
X
BURGER KING
X
X
CHEF EXPRESS
X
X
X
ROAD HOUSE GRILL
X
X
X
VESEVO SEBETO
X
X X X
X
EATALY
X
X
EMMESEI
X
X
X
X
MAR Y MAR X
X X
X
X
X X
X
VERA
X
BASE LOMBARDINI
X
CIBIS X X X
FLUNCH GERFER
X X
LUPO
X
PASTARITO SARF
30 retail&food - dicembre 2011
X X
COMMERCIALUNIONE FINIFAST
parlato, possiamo dire che MyChef non fa che confermare gli eccellenti exploit di questi ultimi anni; di Airest precisiamo che non si tratta delle cifre della spa di diritto italiano, ma delle cifre dichiarate dalla controllante Save spa, gestore dell’aeroporto di Venezia, e relative al conglomerato mondiale delle attività di ristorazione e di travel retail del Gruppo; anche per questa azienda siamo in vista di notevoli trasformazioni, essendo infatti stati deliberati la scissione e il conferimento in altra società delle attività di retail. Di Servair Air Chef dobbiamo dire che la società, nata in origine per operare nell’inflight catering, ha negli anni messo a frutto il suo know how gestionale e commerciale per intraprendere e sviluppare una interessante attività nel campo della ristorazione moderna negli aeroporti, nonché della gestione di prestigiosi esercizi commerciali quali la famosa pasticceria-bar Salza di Pisa
X X
CIGAR
11,6%
114.025
X
SIRIO
164.351
AIREST
X
SERVAIR AIR CHEF
1.418.581
MYCHEF
X
SARNI
%
3
Centri comm.
X
UTILE
2
X
CIGIERRE
RICAVI
AUTOGRILL
Altre concess.
X
Tab. 5
1
AUTOGRILL
PANINO GIUSTO
Tab. 4
31.12.09
AUTOGRILL
RANK
I MIGLIORI RISULTATI IN PERCENTUALE
Tab. 2
X X
Sebeto: la catena titolare di molti marchi di successo (Rossopomodoro e Rossosapore per tutti) si sta riorganizzando, anche dal punto di vista societario, in vista di una ricerca di nuovi partner finanziari finalizzata a una decisa accelerazione nello sviluppo all’estero. Ma forse più significativi ancora sono i dati che emergono dalla tabella 5: gli utili in cifra assoluta, infatti, ci danno un’esauriente idea dei mezzi di cui le aziende dispongono per fare fronte alle loro strategie, siano esse di difesa o di sviluppo. Emergono quindi I buoni risultati di MyChef e di Airest, seguite da Cigierre e da Servair Air Chef.
Le differenze nei portafogli di attività
Riguardo a questo gruppetto di aziende, di Cigierre abbiamo già
e il Balzer di Bergamo. Dall’esame infine della tabella n. 6 possiamo constatare che le società da noi censite vantano un portafoglio di attività la cui ampiezza varia molto da caso a caso. Dieci aziende infatti si limitano a gestire catene o esercizi commerciali in un solo canale, da quello autostradale a quello dei centri commerciali; altre dieci sono presenti in almeno due o tre canali (è molto forte l’abbinamento Centri commerciali/ Centri città), quattro operano in quattro canali mentre le rimanenti tre operano in tutti i cinque canali individuati; ad Autogrill, McDonald’s e Mychef bisogna però aggiungere anche il gruppo Cremonini che, in quanto proprietario sia di Chef Express sia di Roadhouse Grill, è presente anch’esso in tutti e cinque i canali. Red
Storie d’Impresa
Sea Services: un anno, quattro prime volte
Per la società controllata da Servair Airchef e Sea è tempo di bilanci: dalla fine del 2010 ha accompagnato quattro debutti nel canale aeroportuale e puntato su forti brand. Dopo Obikà e Rossosapore gli ultimi ad arrivare sono stati Lavazza Espression e Pane, Vino e San Daniele.
N
egli aeroporti di Parigi, la società di gestione Aéroports de Paris ha promosso tre joint-venture. La principale è con Aelia (gruppo Lagardère Services) e si chiama Société de Distribution Aéroportuaire. La seconda è sempre con Lagardère e la terza con JCDecaux (una quarta, con The Nuance Group, è stata assorbita da quella con Aelia). La formula è generalmente quella della proprietà paritetica: fifty-fifty, con il gestore aeroportuale a fare da stimolo per l’innovazione, il rispetto dei tempi e la qualità del servizio e gli operatori specializzati a mettere il loro know-how. I risultati stanno dando grandemente ragione al progetto. Solo per citare un dato, i ricavi di Aelia sono aumentati di 100 milioni di euro in due anni e sono arrivati a 413 milioni di euro nel 2010, con un numero di locali gestiti attualmente arrivato a 115 (si veda r&f di novembre 2011). Altri mondi. Fatte le debite proporzioni, un’esperienza che ha scopi e modalità di gestione simili c’è da un anno anche a Milano. Alla fine del 2010 è stata infatti creata Sea Services, realtà che vede tra gli azionisti Servair Airchef, socio di maggioranza, la Sea, società di gestione di Linate e Malpensa, con una quota importante, e altri piccoli azionisti. Il fatturato previsto alla fine dell'anno è di circa 8,5 milioni di euro. Prima di allora, Servair Airchef agiva con la società Sdb. Se i numeri sono ancora a una cifra, i risultati conseguiti non sono da sottovalutare. Obikà poco prima del Natale 2010; Rossosapore alla fine di luglio; Lavazza Espression a ottobre e Pane, Vino e San Daniele il 7 novembre. Sono tutti marchi entrati per la prima volta in un aeropor-
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to (quanto meno in Italia) in collaborazione con Sea Services. Per alcuni di loro si tratta di un test, per poi proseguire con altre aperture. Così ha fatto per esempio Obikà: ha prima messo piede nel Terminal 1 di Malpensa, airside, con un layout circolare a forte impatto visivo che richiama lo spazio in cui è ospitato, in precedenza privo di attività commerciali. Poi, nei mesi successivi, è entrata anche a Fiumicino e Napoli, con Autogrill. Destino simile ha avuto Rossosapore, format del gruppo Sebeto più piccolo (60-70 mq) rispetto a Rossopomodoro (350-400 mq). È stato aperto nel Terminal 2 di Malpensa, in uno spazio posizionato poco prima dei controlli di sicurezza e condiviso con
Giancarlo Kuunders Air Café (per ora). Anche in questo caso, Fiumicino sarà la seconda destinazione, questa volta con Chef Express (Gruppo Cremonini). Lavazza Espression, invece, è negli aeroporti di Bucarest, Dublino e Belfast. A Malpensa si è presentato in una veste nuova, con colori leggermenti diversi. L’ultimo arrivato, Pane, Vino e San Daniele, che offre vini, salumi di qualità e primi piatti, è a fianco di Lavazza (entrambi da circa 50-60 mq), nel satellite del Terminal 1, area Schengen, dove c’erano i locali del gruppo Compass fino alla fine del 2010. «Siamo dovuti subentrare nel giro di una settimana e all’inizio ci siamo limitati a gestire il punto vendita – spiega il direttore generale di Sea Services, Giancarlo Kuunders –, ma anche in questi spazi abbiamo cercato di attuare la stessa strategia seguita per gli altri punti vendita». Ossia: quella di una «forte connotazione» e «forte brandizzazione» dei locali. «La gestione è nostra – precisa Kuunders –. La confezione assomiglia molto al franchising, con la differenza che non ci siamo limitati ad affiliarci a catene con offerte già strutturate, ma abbiamo scelto operatori che non erano mai stati in aeroporto. È quindi un’occasione di crescita reciproca: per loro,
che non conoscevano il mercato aeroportuale, e per noi, che siamo una realtà giovane». Stessa sorte toccherà, nella seconda parte del 2012, al bar Air Café del T2 (accanto a Rossosapore). «Stiamo contattando grandi interlocutori» anticipa il manager. La particolarità di Sea Services sta comunque soprattutto nel rapporto con Sea. Gli spazi vengono affidati con assegnazione diretta e non con gara, ma, soprattutto, c’è un rapporto molto stretto con la direzione commerciale non aviation, diretta da Luigi Battuello. «La società ha una gestione completamente indipendente e naturalmente le direttive sono date dai vertici di Sea Services – precisa Kuunders –, c’è però un ottimo e costante rapporto con Sea, che ha portato molti frutti. Basti pensare al caso di Obikà: il locale è stato inserito in uno spazio prima non sfruttato e molto visibile, grazie a una collaborazione costante tra noi e la società di gestione». Il manager proviene da Servair Airchef e ancora prima da Sea, e vede una differenza rilevante rispetto al passato: «Il gestore aeroportuale fino all’altro ieri era un po’ asettico, si limitava in sostanza ad affittare gli spazi – spiega –. Uno degli effetti era che non si differenziava l’offerta: un anno c’è stata per esempio una proliferazione di negozi di borse. Quello che è successo ultimamente è che Sea ha voluto prendere parte del gioco e collaborare effettivamente con i suoi partner, con noi ma anche con gli altri operatori. Questo porta dei benefici, a partire dalla maggiore attenzione alle esigenze dei clienti. Noi, per esempio, avremmo potuto limitarci a fare i baristi, e invece puntiamo a offrire un ambiente piacevole e prodotti che altri non hanno». Oltre alla ristorazione commerciale il marchio è attivo anche su altri due fronti: la ristorazione collettiva e la gestione delle sale vip. Le sale assegnate a Sea Services sono le due di Club Sea a Linate (imbarchi e zona partenze/check-in) e varie sale di Malpensa, tra cui la nuova sala Clementi, agli imbarchi extraSchengen. Una gestione fruttuosa coordinata con la responsabile delle sale vip di Sea, Paola Vicich. Infine, per quanto riguarda la collettiva, i pasti serviti ogni giorno sono 650 e le mense gestite sono ubicate al varco 4 di Malpensa T1 (per operatori) e al Terminal 2, entrambe in precedenza gestite da Milano Ristorazione. F. P.
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Il punto su retail e ristorazione al Leonardo da Vinci di Roma
Avanti tutta, nonostante tutto FIUMICINO (ROMA) – Siamo tornati in Aeroporti di Roma (Adr) a incontrare Marco Treggiari, direttore commerciale non aviation, questa volta in compagnia di Francesco Malservisi, responsabile per l’area f&b presso la stessa direzione. Il momento per Adr non è semplice. Gemina, la controllante, ha dato molto meno di quanto non si aspettassero gli azionisti. Il debito ha raggiunto cifre considerevoli (oltre 1,26 mld di euro), e il contratto di programma con Enac, quello che disciplina il profilo tariffario e la realizzazione del piano degli investimenti, è appena entrato in fase di istruttoria. Inoltre, a fine settembre, l’ad Giulio Maleci, nominato meno di un anno e mezzo prima, è stato bruscamente sostituito da Lorenzo Lo Presti, manager di lunga esperienza in ambito retail, prima per il Gruppo Eni e poi con AutostradeAtlantia, presso cui ha ricoperto il ruolo di direttore commerciale. Lo Presti, figura già nota ai lettori di retail&food, è quindi un professionista con una forte competenza nella gestione di infrastrutture ma anche nel rapporto coi retailers. Inoltre da dieci anni opera nella “galassia Benetton”, cui sono collegate sia Atlantia che Gemina/Adr. Molti osservatori vedono in lui la figura ideale per riportare in carreggiata Adr e consentire finalmente alla società di decollare verso il nuovo masterplan con gli obiettivi fissati di qui al 2044. Nell’attesa dello sblocco del contratto di programma, Treggiari non perde comunque il suo spirito combattivo e afferma convinto che «è in questi momenti che emerge il meglio del management di un’azienda: quando hai scarse risorse tiri fuori il meglio di te». Nel 2011 (gen-sett) il traffico passeggeri (pax) per Adr è aumentato del 5%, meno della media nazionale, anche a causa di limiti infrastrutturali ormai insormontabili senza investimenti. Ma nel 2011 il calo più preoccupante ha riguardato i passeggeri extra UE, la parte più pregiata del traffico. Fatto che nel food non impatta particolarmente, mentre sul non food e in particolare nel direct retail fa avvertire una certa differenza. Le provenienze che hanno sofferto di più sono state il Nord Africa e il Giappone mentre ottimi risultati hanno dato Cina e Brasile. Gemina, nella trimestrale presentata a metà novembre, dichiara di aver avviato l’iter per arrivare rapidamente a definire con Enac il contratto di programma. Per Treggiari a quel punto la vera sfida riguarderà lo zoning. «Per questo abbiamo un progetto per portare tutte le scadenze contrattuali a parità, al massimo nel giro di un anno. In modo da poter studiare e far ripartire l’offerta commerciale con omogeneità. Un’area per il lusso, un’area per il food, una per le eccellenze locali…». Come da manuale insomma.
Ristorazione e prossimità
Aprendo il capitolo ristoro Treggiari esordisce dicendo che la “rivoluzione del food” lanciata proprio dalle pagine di r&f nell’autunno 2009 è cominciata davvero e sta dando buoni frutti. «L’arrivo di Francesco Malservisi ha portato competenze prima non presenti, e nel contempo grazie a lui siamo molto più proattivi sui nostri partner per assicurarci che qualità e offerta siano garantite sotto ogni punto di vista».
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Ma il tema forte su cui si sono raccolti i risultati più interessanti per il team della direzione commerciale è quello della prossimità: aprire piccoli punti vendita, in posizioni strategiche e non presidiate per «portare il momento del ristoro più vicino possibile alla necessità». Dopo Vacanze Romane (che a breve aprirà un nuovo locale di 80 mq nell’area di imbarco Easyjet), Obikà, Antica Focacceria San Francesco (che sta fatturando il doppio rispetto alle attese), l’anno chiude con altre nuove, piccole, aperture: un punto ristoro a gestione Autogrill presso l’area rent a car; un chiosco al ritiro bagagli, gestito da Vacanze Romane; un chiosco in area imbarchi H dove è anche presente, per la prima volta in Italia, un carrellino mobile per le vendita di prodotti duty free. Dulcis in fundo, l’apertura di un negozio Perugina al T3 partenze. «E infine speriamo di poter chiudere l’anno con l’apertura di un chiosco di pralineria gestito da Ferrero». Ma già bollono in pentola significative novità per il 2012 con la ristrutturazione della foodlandsatellite Autogrill, che da gennaio presenterà formati di cucina asiatica, mediorientale e un servizio di “pizza tonda”, e l’apertura di un ristorante da 250 mq con servizio al tavolo, in area transiti, di fronte a uno dei wine bar Frescobaldi. Il ristorante garantirà qualità elevata, tempi di consumo rapidi, con uno scontrino medio-alto.
Specialist retail
Sul fronte no food nel 2011 sono state prese decisioni d’impatto, come quella di chiudere lo store di Loro Piana, per sostituirlo col primo store aeroportuale italiano di Tod’s (aperto a novembre come Desigual e Swarovski). Inoltre è stato siglato un accordo molto rilevante con Dufry per il restyling di tutti i punti vendita, quelli a brand Glamour, Canestro e le edicole Itineris. Per quanto riguarda gli store Glamour siamo passati dal concetto di un generico plurimarca al monomarca, come nel caso di Emporio Armani, mentre in altri casi ci siamo concentrati solo sui marchi più importanti come Diesel, Armani, Longchamp, Paul & Shark. I negozi Canestro verranno completamente rinnovati, mentre le edicole Itineris verranno trasformati in Hudson News. Per la prima volta è stato realizzato uno shop in shop negli spazi di direct retail, con
Chanel che ha stanziato un investimento davvero significativo. Lo spazio sostituisce un’area destinata alla vendita di gioielli non più performante. «Ovviamente non appena ha aperto Chanel, tutti i competitor (e non solo) si sono fatti sotto e in questa fase siamo sommersi di richieste – sostiene Treggiari –. Per realizzare progetti ambiziosi occorrono proposte concrete ma anche capacità e voglia di investimento». Sul fronte della spesa in landside è stata molto importante l’operazione di rendere gratuito il parcheggio per la prima mezz’ora. Un’operazione d’immagine, che ha consentito una crescita delle vendite. Sul fronte direct retail è cresciuta moltissimo la parte vini: «vendiamo circa 5 milioni di euro di vino all’anno, dando visibilità a circa 100 etichette con promozioni mirate come il “Festival del vino”, svoltosi a ottobre, che ha fatto segnare un +18% rispetto all’anno precedente». Ma cresce molto anche la parte confectionery, sia nel direct retail che nello specialist, dove ad esempio Venchi sta registrando ottime performance. Così come il nuovo negozio di fine food gestito da Giannelli e realizzato da Costa Group.
Temporary, nicchie e A380
«Per il 2012 vogliamo puntare sui temporary con cui, nonostante difficoltà tecniche e amministrative, crediamo di poter ottenere ottimi risultati dando a molti la possibilità di “provare” l’aeroporto», sottolinea Treggiari. L’esperimento fatto con Hermes, che ha aperto una location temporanea, mentre ristruttura il negozio, ha dato ottimi risultati economici. E a breve verrà aperto un negozio di Carthusia, produttori di aromi ed essenze di Capri, con una formula temporary di un anno. Dopo due anni di attività in Adr, Treggiari ci saluta con un insegnamento appreso sul campo: «in aeroporto non bisogna commettere l’errore di portare il distributore ma bisogna avere l’azienda, che ha interesse per la visibilità del brand, ma anche la capacità di crescere. Un esempio in questo senso è Gallo, che pur non essendo un brand del lusso è cresciuto molto con noi e a gennaio aprirà il terzo punto vendita al satellite». Al satellite a dicembre atterra l’A380 di Emirates: tutti i giorni 500 passeggeri in arrivo e partenza nel giro di poche ore. Sarà una bella sfida. A. A.
Parola di Aldo Francesco Bevilacqua
Aldo Francesco Bevilacqua, si è laureato in Economia Aziendale presso l’Università di Roma Tre. Nel 2001 entra in Assaereo, l’Associazione nazionale dei vettori e degli operatori del trasporto aereo di Confindustria. Nell’aprile del 2009 è nominato Segretario Generale dell’Associazione.
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Assaereo: basta aumenti per investimenti inutili N
o ai contratti di programma in deroga per gli aeroporti e in particolare a quello di Venezia. No alla terza pista di Malpensa. No agli incentivi di co-marketing alle compagnie (soprattutto se low cost). No anche a walk through che ritardano gli imbarchi. Non è una posizione accomodante verso gli aeroporti quella di Assaereo (l’associazione di Confindustria che rappresenta le compagnie e gli operatori del trasporto aereo) e del suo segretario generale, Aldo Francesco Bevilacqua. Ma “dall’altra campana”, rispetto a quella abitualmente ospitata da r&f, arrivano anche degli stimoli propositivi, come il “sì” deciso a un piano nazionale per gli aeroporti che metta ordine nel sistema.
Cominciamo dai dati biografici: lei da quanti anni è in Assaereo? Era in una compagnia in precedenza? Io sono entrato in Assaereo dieci anni fa. Ho fatto la gavetta e sono passato successivamente a fare il segretario generale di Assaereo negli ultimi anni. Non sono mai stato alle dipendenze di una compagnia aerea, pur avendo avuto sempre esperienza di lavoro con le compagnie nello svolgimento della mia attività. Entriamo nel vivo delle questioni, a partire dai contratti di programma di Sea, Save e Adr. Una vostra recente dichiarazione li definiva come irricevibili nel merito e nel metodo. Quest’ultima comunicazione è stata rivolta al contratto di programma Enac-Save in particolare, che però è piuttosto emblematico di un contesto e di una situazione che stiamo contestando con molta forza. Perché? Le tariffe aeroportuali sono state negli anni scorsi definite in maniera amministrativa, facendo alcune valutazioni, non eccezionalmente approfondite. Attraverso un susseguirsi di norme e delibere Cipe si è stabilito che queste tariffe devono rispondere ad alcuni principi e devono essere correlate ai costi; devono prevedere una congrua remunerazione del capitale del gestore aeroportuale, devono essere trasparenti, congrue, devono tendere a un efficientamento complessivo dell’infrastruttura. Dopo il 2007 sono stati stipulati alcuni contratti tra l’Enac e le società di gestione aeroportuale di Pisa, Napoli, Bari, Brindisi e Bologna. Altri sono stati discussi e sono state consultate anche le compagnie aeree. In questo processo, che ha visto anche un confronto a volte aspro tra compagnie, Enac e gestori, si è arrivati a una serie di contratti di programma. Che succede invece con gli aeroporti maggiori? I contratti di programma e lo schema normativo sono stati ritenuti non condivisibili dagli aeroporti maggiori. Da qui ne è nato il cosiddetto regime di deroga al sistema vigente. Deroga inizialmente prevista per i sistemi aeroportuali con oltre 10
milioni di passeggeri, successivamente abbattuta a 8 milioni. Perché questa deroga e che cosa prevede? Si parte da un problema concreto: l’iter procedurale estremamente lungo, dura tra un anno e un anno e mezzo. Sulla base di questa ragione gli aeroporti maggiori hanno chiesto non soltanto una maggiore velocità, ma una serie di aspetti molto importanti. Primo tra tutti l’esclusione del margine commerciale conseguito dal gestore aeroportuale (con i ricavi non avio, ndr) nel calcolo delle tariffe. Perché per voi è grave soprattutto il caso di Save? Save ha chiesto delle deroghe molto più ampie rispetto alla stessa Sea. Ha chiesto di inserire all’interno anche delle perdite pregresse, fino a dieci anni precedenti. Ha preteso una serie di deroghe che noi non possiamo assolutamente tollerare, tra l’altro utilizzando l’aeroporto di Treviso per fare il conto dei passeggeri e farli arrivare oltre 8 milioni, e non considerandolo poi nello stesso contratto di programma, cosa che avrebbe comportato una serie di adempimenti. Per le compagnie cosa vuol dire il nuovo contratto di Sea e Save in termini di costi maggiori in percentuale? Le percentuali sono elevate, ma dipendono moltissimo dal tipo di operatività che una compagnia ha. In sostanza sono incrementi tariffari che vanno dal 25% a oltre il 35-40 per cento. Quanti anni impegna questo contratto? È un’altra delle novità che andiamo scoprendo quando ci fanno leggere i documenti: dai 4 anni, che è la durata dei contratti ordinari, si è passati a 10 anni, divisi in due sottoperiodi di 5 anni. Che effetti avrà questo sui passeggeri? Le compagnie assorbiranno i costi o ci sarà un 35% di costo del biglietto in più? Forse inizialmente le compagnie aeree riusciranno a trasferire parte di questi costi incrementali sulla tariffa aerea, successivamente può darsi che buona parte di questi incrementi restino in carico alle compagnie, per la concorrenza di low cost e alta velocità e per la crisi economica generale. Tutto questo determina una situazione sicuramente allarmante per le compagnie aeree. Questi incrementi si applicheranno anche alle low cost che volano nei grandi aeroporti? È lecito attendersi che possano essere fatte delle contrattazioni che possano limare qualche cosa. Ma se si comincia a trattare da incrementi del 25-40%, diventa difficile arrivare a livelli sostenibili. Fiumicino è simile al caso Sea-Save? Allo stato noi non siamo stati consultati su Fiumicino. Non sappiamo nulla per ora. Chiederanno anche loro incrementi consistenti, visto il loro masterplan ambizioso. La preoccupazione è che richiedano incrementi molto consistenti.
I contratti di programma servono a fare investimenti. Quali secondo voi sono prioritari? Il sistema aeroportuale italiano, soprattutto i grandi nodi, e in particolare Fiumicino, sono rimasti sicuramente indietro dal punto di vista infrastrutturale. Noi siamo dunque i primi a essere interessati a investimenti fatti sull’efficienza operativa degli aeroporti. Ossia su tutto ciò che permette a una compagnia aerea di ridurre i tempi di transito, rendere più efficienti le proprie operazioni, evitare che i passeggeri tardino nell’imbarco perché persi nei meandri di percorsi poco chiari all’interno delle aerostazioni, magari per incentivare più la vendita di duty free piuttosto che il trasporto aereo in senso stretto. Il riferimento ai walk through mi sembra chiaro. Mi fa un esempio di un altro investimento sbagliato? Mi riferisco, come caso emblematico, alla famosa terza pista di Malpensa, che sembrerebbe in questa fase, a seguito di espressioni del ministero dell’Ambiente, momentaneamente sospesa come opera. Per voi è inutile? Per noi è assolutamente inutile. Abbiamo stimato che i costi come ordine di grandezza sono di 300 milioni di euro. Il piano nazionale aeroporti, è un atto dirigista o un atto razionale e necessario? È molto importante perché la situazione del sistema aeroportuale nazionale è disarticolata. Gli aeroporti sono nati un po’ come stimolo dei territori dove sono sorti, molto frequentemente la costruzione o l’ampliamento vengono usati anche in campagna elettorale nei vari centri. L’obiettivo che si vuole conseguire non è l’efficienza del sistema Italia, ma la realizzazione di un’industria in un luogo senza preoccuparsi di come il nodo nella rete si inserisca in un contesto più ampio. Quindi ci ritroviamo aree del paese con più aeroporti che creano difficoltà sia dal punto di vista della loro sostenibilità economica, sia della sostenibilità delle compagnie aeree che decidono di investire su uno di questi aeroporti e si trovano dei competitor negli scali affianco. Magari anche competitor finanziati che aprono delle rotte creando difficoltà a chi era su rotte simili, in questo modo squilibrando il sistema. Lo stato di salute delle compagnie aeree è preoccupante per il prezzo del petrolio e l’attesa di un calo della domanda, soprattutto in business, e dei margini. Come vedete il 2012? Questa è la situazione delle compagnie aeree nel mondo. In più le compagnie che operano in Italia si trovano a dover confrontarsi con problemi irrisolti da anni e che distinguono il nostro Paese: un sistema aeroportuale disarticolato, e il fatto che le compagnie aeree giocano con regole diverse. Tutto ciò ci fa essere estremamente preoccupati per il futuro. F. P. retail&food - dicembre 2011 37
dossier aeroporti
Torino, (più) piccolo è bello Parola d’ordine: “downsizing”. Ridurre gli spazi e ottimizzare i flussi per non disperdere i passeggeri e valorizzare le nuove e belle zone in airside. Questa la sfida, quasi vinta, da Torino, che in attesa di completare l’opera si gode i primi risultati.
I
l classico male che non tutto vien per nuocere all’aeroporto Sandro Pertini di Torino Caselle ha portato parecchie novità: un airside completamente ripensato sotto il profilo commerciale e dei flussi pedonali, una nuova offerta di parcheggi, una nuova politica di affitti e royalties. Il male in questione è la mancata crescita di traffico nello scalo negli ultimi anni, in confronto alle aspettative idilliache che si erano ipotizzate in prossimità dei Giochi Olimpici invernali del 2006. Allora si costruì un grande Avancorpo, di fronte alle piste, che aumentò la capienza potenziale complessiva a circa 7 milioni di passeggeri. Ma dai 3,2 milioni di viaggiatori dell’anno dei Giochi il dato non si è praticamente spostato, tra vari saliscendi che hanno portato ai 3,5 milioni del 2010. Da gennaio a settembre di quest’anno la crescita era dello 0,4 per cento. In quell’aerostazione con un paio di taglie in più i viaggiatori rischiavano di perdersi, o meglio di passare dai controlli di sicurezza ai gate senza vedere i negozi dell’airside. Un’associazione di idee un po’ lugubre che salta in mente è quella con lo sfortunato Stadio Delle Alpi di Torino, che dopo i Mondiali del 1990 quasi mai riempì tutti i 77mila posti a sedere a disposizione, prima della sua chiusura nel 2006 e successive demolizione e rinascita sotto la forma di Juventus Stadium. Sebbene il giochino dei parallelismi potrebbe andare avanti (i 45 minuti del bus dal centro città a Caselle ricordano le difficoltà di collegamento dello stadio), il paragone è largamente ingeneroso, anche perché si parla di uno scalo stabilmente in utile (4,5 milioni di euro nel 2010 e poco più l’anno prima) e dove una serie di lavori sta risolvendo i problemi. Dalla fine del 2010 è iniziata la ristrutturazione delle tre aree f&b di Autogrill per complessivi mille mq nel landside, terminata il 30 giugno 2011. Dal 2009 e fino al 2012 si svolgeranno i lavori di riqualifica completa della pista di volo. Ma, soprattutto, dal settembre del 2010 è iniziata la riqualificazione delle aree commerciali airside per circa 1.600 mq, che si concluderà nella primavera del 2012.
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Il nuovo airside
Lo scopo delle modifiche era di usare il famoso Avancorpo, luminoso, ampio, piacevole e in precedenza per niente sfruttato dal punto di vista commerciale. I negozi stavano per lo più nella zona antistante, ai lati dei controlli di sicurezza. Ora, in poche parole: i controlli di sicurezza si sono spostati un poco avanti. Ai lati saranno apposte delle vetrate, che renderanno necessario passare da tre negozi walk-through prima di arrivare all’Avancorpo e quindi raggiungere i gate sui bordi. Alcuni negozi laterali (lato sud, a sinistra per chi passa i controlli) sono attualmente chiusi. Agli altri negozi laterali (come lo Sky Lounge di Autogrill) si arriverà solo dopo essere passati dall’Avancorpo. Dove ci sono parecchie novità. Vediamo di approfondirne un paio. Dei tre negozi walk-through, quello centrale è aperto dal 2008, e si chiama Fashion Corner. I corner in questione sono cinque: quello che più fa notizia è l’intimo di Emporio Armani, attivo dal luglio 2011. Ci sono poi un secondo intimo (con Just Cavalli, John Galliano e Bikkembergs), l’angolo
di Ermenegildo Zegna, che qui è quasi di casa, quello di Trudi e uno spazio per ora dedicato a vari prodotti del gruppo Fiat. Ma tra poco al suo posto arriverà uno shop in shop del marchio di moda spagnolo Desigual. Il tutto è gestito da Sagat (la società di gestione dello scalo), come i due negozi a passaggio obbligato laterali. Uno è stato aperto a metà novembre, il Beauty & Fashion Store, nei cui 300 mq
la parte del leone, con 220 mq, la fanno i profumi, e dove si troveranno angoli di Armani Jeans (per la prima volta in uno scalo regionale) e di Furla. Adiacente, uno shop di Carpisa. Lo spazio, dal design molto moderno, è stato curato dalla società padovana Sgf spa e vede al suo interno un corridoio, che comunque non fa perdere troppo tempo ai passeggeri. Speculare e gemello al Beauty & Fashion Store,
il punto Wine & Food sarà aperto, sul lato sud, dall’aprile-maggio 2012. Attualmente ha una collocazione provvisoria. La lente d’ingrandimento sull’ideale piantina si sposta sull’Avancorpo. In mezzo si trova Piazza Castello, il nuovo bar gestito da Autogrill. È uno degli esempi di locali “unicum” che il gruppo di Milanofiori ha preso a progettare. In questo caso si tratta di un punto vendita ispirato al caffè di Baratti&Milano in piazza Castello a Torino. Ha un arredo caratteristico, dove prevalgono il legno bianco e quello color mogano, sia nel bancone che nei tavolini e nelle sedute. La funzione è quella di caffetteria ma anche di wine bar. Dopo aver preso un caffè al banco, se si guarda a sinistra si vede un blocco da 200 mq con un grande negozio della “triade” di BasicNet: K-Way, Robe di Kappa e Superga. Poco oltre, per ora c’è uno shop di Ingram, destinato a essere spostato. Guardando a destra, invece, si trova un secondo blocco, speculare al primo, dove da pochi mesi è arrivata una novità per il canale aeroportuale: un punto vendita del marchio di moda partenopeo Harmont & Blaine. Al suo fianco ci sono Conte of Florence (abbigliamento) e Watch Studio (orologi e accessori). «Abbiamo dato dignità all’Avancorpo, facendolo diventare una piazza – spiega Fulvio Fassone,
direttore commerciale di Sagat –. In quest’area abbiamo aumentato la superficie di vendita, ridisegnato le unità commerciali e modificato i flussi. La cosa importante è che ci siamo mossi per far sì che l’impianto rimanga valido anche in caso di aumento dei passeggeri». Nei locali sistemati sono arrivati anche i risultati: i fatturati sono cresciuti dal 20 al 40%, sebbene non siano ancora stati canalizzati i flussi a dovere, con le barriere di vetro ai lati dei controlli radiogeni. Vale la pena di descrivere altri due dettagli: subito dopo i controlli, sulla destra, dal primo gennaio uno spazio sarà usato per temporary shop, modalità rodata nelle stazioni ferroviarie ma nuova per gli aeroporti (il primo contratto è già stato siglato ma il nome è confidenziale). La parte sud, oggi rimasta senza negozi nei pressi dei gate, potrebbe essere usata per l’imbarco a piedi dei passeggeri delle compagnie low cost, e gli spazi commerciali adibiti per il food & beverage.
Landside a gara
Anche il landside è piuttosto ampio e vuota appare soprattutto l’area per i check-in al primo piano. Al momento della visita trovavano posto due auto nuove della Fiat/Chrysler in esposizione e una splendida bandiera italiana sul soffitto, di una ventina di metri quadrati sul lato lungo.
Oltre a una banca, a una farmacia e a un negozio di Camomilla Italia, da segnalare c’è il punto vendita di Tramezzino.it, abbinato a una caffetteria di Caffè Vergnano 1882. Più interessante il livello superiore: attualmente, a parte una libreria di Giunti al Punto, tutta l’area di 1.600 mq è gestita da MyChef, che vi ha posto un self-service, una pizzeria al trancio (Pizza Chef), un bar e un pub (in stile irlandese), oltre a un interessante wine bar con il marchio dei produttori vinicoli Batisiolo. «Nel 2012 riprogetteremo tutta l’area del livello, che è in scadenza – continua Fassone –. L’idea è di fare una progettazione dello spazio a monte e non lasciata quindi a un sub concessionario. In seguito verificheremo chi sarà l’operatore, tramite una gara nella seconda metà del 2012». Nel landside c’è anche una novità al livello zero: i punti vendita di Autogrill Tentazioni e Spizzico, quest’ultimo con la nuovissima veste grafica e la nuova offerta con pizza al taglio rettangolare più spessa di prima, posizionata sulla vetrina anteriore e non più alle spalle degli operatori.
Parcheggi e contratti
Come si diceva all’inizio, uno degli effetti della stagnazione dello scalo è stata l’innovazione anche sui fronti del parking, settore sottoposto
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dossier aeroporti
I proprietari dell'aeroporto
I passeggeri a Torino Anno
2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 gen-set. 2011
Passeggeri aviazione commerciale
2.814.850 2.820.762 2.787.091 2.820.448 3.141.888 3.148.807 3.260.974 3.509.253 3.420.833 3.227.258 3.560.169 2.813.776
Aeroporti G. Marconi BO 4,1%
Fig. 1
var % anno precedente
12,6 0,2 -1,2 1,2 11,4 0,2 3,6 7,6 -2,5 -5,7 10,3 4
fonte: Assaeroporti
Tecnoinvestimenti srl 4,7%
Aviapartner e Azioni proprie 3,4% Comune di Torino 38,0%
Provincia Torino 5,0%
Il bilancio di Sagat
Fig. 3
2010
Ricavi totali di cui aviation di cui commerciali altri ricavi di cui contributi Utile o perdita netta
57.085.000 30.314.000 20.468.000 6.303.000 0 4.458.000
2009
55.270.000 28.106.000 19.997.000 7.167.000 0 4.944.000
fonte: Sagat
Regione Piemonte 8,0% Equiter spa 12,4%
inoltre a una spietata (e, almeno per i consumatori, salutare) concorrenza degli operatori privati esterni al sedime aeroportuale, che ha portato a una riduzione del 30% delle tariffe medie. «Abbiamo sfruttato la crisi per ragionare sul cambiamento e negli ultimi due anni abbiamo modificato la struttura tariffaria e quella dell’offerta, diversificando tra sosta breve, lunga, low cost, business ed executive. Rispetto al parcheggio inteso come monolite, abbiamo cambiato il layout e la viabilità, creato una nuova area b2b per Ncc (noleggio con conducente) e per bus turistici. Inoltre abbiamo attivato il sistema di prenotazione online», per un livello del multipiano. «Stiamo anche parlando con Telepass per attivare il servizio di pagamento dei parcheggi, adatto al nostro
Fig. 2
Sintonia 24,4%
fonte: Sagat
pubblico, ancora in gran parte business». Tra le novità segnalate dalla direzione commerciale c’è l’accelerazione sul fronte delle azioni promozionali (offerte sui prodotti ma anche segnaletica migliorata), grazie all’attività dell’ufficio marketing. Soprattutto la crisi è stata un’occasione per mettere mano ai contratti. «La formula contrattuale è stata modificata – spiega Fassone –, riducendo i minimi garantiti», con marchi che, nonostante i nuovi ingressi, sono rimasti abbastanza stabili, puntando piuttosto a essere spostati in zone più visibili. Abbiamo cercato un nuovo punto di equilibrio per fare in modo
che il sub concessionario possa lavorare sulle sue leve di crescita». L’idea di massimizzare i ricavi dai punti vendita, pensando che questi possano intendere le spese come investimenti, infatti, non convince Sagat, persuasa che questi investimenti possano essere affrontati solo in un’ottica di breve periodo. Ancora da capire, invece, come si possa porre rimedio alla crisi della pubblicità. Per Torino, così come per gli altri aeroporti, è probabilmente il caso di studiare delle formule di offerta e di contratti che rendano meno verticali i cali nei momenti di difficoltà. Per quanto riguarda il fronte infrastrutturale, a parte il rifacimento della pista non si segnalano grandi rivoluzioni. Ci sarebbe da rendere efficiente il collegamento ferroviario, che oggi è presente ma arriva solo a una stazione minore, da cui via gomma si raggiungono le stazioni principali. Tuttavia il progetto e i fondi appaiono decisamente lontani all’orizzonte. Fabrizio Patti
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Aeroporti 2012
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retail&food 40 retail&food - dicembre 2011
analisi mercato
Camicie alla pari
Raggiungono il pareggio le vendite di camicie e cravatte nei negozi indipendenti e nelle catene, e sono queste ad avere la migliore salute. Nei mall si contano 380 monomarca, guidati da Naracamicie, mentre gli outlet e gli aeroporti vedono Camicissima in prima fila.
C
amicissima, 7Camicie, Naracamicie, Ingram, Invidia Uomo, ma anche Belmonte, Provenzale, La Camiceria Italia e molti altri. Le catene di abbigliamento dedicate alle camicie, prevalentemente maschili ma ultimamente anche femminili, sono un fenomeno sempre più diffuso nelle high street delle città italiane, così come nei centri commerciali, negli outlet e negli aeroporti. Alcuni dati di bilancio delle principali insegne danno l’idea di questa diffusione: 7Camicie, 91 negozi in franchising aperti nel 2010 e 98 nel 2011 (si veda pag. 47); Camicissima, 12 nuovi negozi diretti; Naracamicie arrivata a 450 punti vendita, di cui 300 in Italia. Non solo: sommando il fatturato delle cinque grandi insegne esaminate, si vede come la crescita sia stata in media del 14%, grazie proprio alle nuove aperture. L’utile medio, invece, è salito lo scorso anno del 5,8 per cento. Ma ovviamente la situazione del mercato delle camicie e cravatte non può che rispecchiare il difficile momento dei consumi interni. Così, dai dati di Sita Ricerca emerge come nel primo semestre 2011 i consumi siano calati dello 0,3% (si considerano solo le camicie maschili e le cravatte), i prezzi siano scesi di ben 2 punti percentuali e il fatturato si sia quindi posizionato a quota 545 milioni di euro. Secondo il Sistema Moda Italia, dopo un anno 2009 in leggera ripresa, nell’Autunno/ Inverno 2010-2011 la camiceria maschile ha sperimentato una nuova forte flessione, particolarmen-
te nel segmento classico, evidenziando un calo complessivo del 6,3 per cento. Per la camiceria casual/sportswear, (che rappresenta il 38% delle vendite) in A/I la negatività è risultata più contenuta, attestandosi al -1,4 per cento. Come in altri settori, spiega una nota dello Smi, nel 2010 il dettaglio indipendente ha accusato un forte ridimensionamento, culminato con il “crollo” dell’A/I (-17,7% in volumi di venduto e -23,6% in termini di fatturato); la quota è passata dal 41% della scorsa A/I al 33,3% dell’attuale stagione. Le insegne monomarca hanno fortemente incrementato il sell-out in volume (+17,8%). Per gli altri canali vi è stata una vera e propria debacle, soprattutto per iper, ambulanti ed altri canali minori. Alla fine del primo semestre 2011 le catene e gli indipendenti, secondo Sita Ricerca, pesano per il 36,9% dei consumi degli italiani, mentre a seguire si trovano la Grande distribuzione (13,2%), gli ambulanti (4,7%) e gli altri canali (8,7%). Uno degli sbocchi preferiti delle catene è, come sempre, quello dei centri commerciali.
Mall: Nara davanti a tutti
In questo canale il database della società di consulenza Reno conta un totale 384 punti
Ai raggi X Camicissima Bilancio 2010: chiuso con fatturato in aumento di quasi il 10 per cento (16,6% i negozi a gestione diretta, “sostanzialmente in linea con il 2009” il dato a parità di negozi). Utile praticamente azzerato, perché non ci sono stati i proventi finanziari e straordinari del 2009. Il Mol è in crescita e il suo rapporto sul fatturato sale dal 10,3 all’11,6 per cento. Da segnalare: nel 2010 sono stati aperti 12 negozi, portando i punti vendita diretti in Italia a 99, dove è nella maggior parte delle regioni. Addio al franchising: dal 31 dicembre 2010 sono gestiti direttamente tutti gli shop. L’andamento delle vendite è stato superiore al Nord e Centro e meno brillante al Sud e Isole. Dal 2009 è partita la linea Donna. Nel 2010 chiusi sei negozi che non corrispondevano ai parametri aziendali (1 nel 2009). All’estero, due shop aperti nel 2010 negli Usa: uno nel New Jersey, in uno shopping center, e l’altro in Times Square, NYC. Firmati contratti di master franchising per Egitto, Libano, Grecia, Polonia, Giordania e Siria; a fine 2010 i negozi operativi erano 5.
42 retail&food - dicembre 2011
7Camicie Bilancio 2010: in un anno cambia molto, a partire dal fatturato, su del 77%, e del costo del personale cresciuto del 700 e rotti per cento. Ancora più alti i debiti verso banche (da 72mila a 6 milioni di euro), mentre si dimezzano quelli verso i fornitori (da 11,5 a 5 milioni). Il Mol in rapporto al bilancio è abbastanza stabile, passa dal 5,4% al 4,5% nel 2010. A conti fatti, l’utile è più che raddoppiato, da 232mila a 652mila euro. Da notare: il bilancio non spiega il perché di queste variazioni. Unico commento: l’aumento dei ricavi e attribuibile prevalentemente ad un incremento notevole di aperture di negozi in franchising, che sono state 91 in un anno. Si sono fatti investimenti per fiere, sempre rivolte al franchising, che hanno portato diverse affiliazio-
vendita, dove la presenza di catene è schiacciante: 326 punti vendita e una percentuale che supera l’80 per cento. «Una caratteristica distintiva di questo settore, evidenziata dall’analisi dei dati – spiega la società – è la forte presenza di catene di medie e grandi dimensioni e la quasi totale assenza di catene di piccole: si contano 10 insegne nazionali e poche a carattere regionale o interregionale». «La strategia di espansione in genere predilige
centri commerciali di rating B – continuano da Reno -: tale scelta è dovuta almeno in parte alla maggioranza di strutture appartenenti a questo rating». Nel dettaglio troviamo 44 punti vendita in strutture di rating B, 101 BB, 104 BBB, 52 A, 36 AA, 31 AAA e 33 punti vendita in outlet. Fra queste leader di mercato è Naracamicie che conta un totale di 103 store in strutture commerciali, di cui 92 in shopping center di rating B/BB/BBB. Ciò dimostra come l’insegna sembri cucita su misura per un target di riferimento medio/alto. Follower sono: Belmonte, brand con una spiccata presenza nei centri commerciali, 51 punti vendita su 70 sono infatti stati aperti in queste strutture, soprattutto di
ni. Il personale in forza della societa è stato di media di 81 unità. La società Grandi Progetti opera da tempo con i marchi 7Camicie e David Saddler. Ingram Bilancio 2010: Fatturato in lieve salita (+2,8%) ma situazione complessiva poco florida, con il risultato di esercizio in perdita per 80mila euro, comunque meglio del 2009 (-143mila). Il margine operativo lordo si dimezza, da 2 a 1,3 milioni, pari al 2,5% del fatturato. Il Roe è del -0,1 per cento. Nel
rating B: 24 BBB, 10 BB, 3 B; Provenzale, catena che conta 33 punti vendita diffusi prevalentemente al Centro-Sud, con Campania e Sicilia a guidare (5 a testa). La presenza di questo marchio è abbastanza equilibrata nelle altre regioni, dove troviamo in media tre punti vendita. A seguire, Camicissima vanta un centinaio di punti vendita totali e segue le precedenti insegne con 29 negozi in centro commerciale. Questa catena vanta due caratteristiche peculiari: in primo luogo ha una forte presenza anche negli outlet (9), in secondo luogo ha una percentuale di punti vendita più alta in strutture di rating A (in totale 16, con 7 AAA) piuttosto che B (12, di cui 9 BBB). Con più di 20 punti vendita nei centri commerciali italiani, quasi a pari merito con la precedente, troviamo poi 7Camicie: possiamo definire questa insegna Lazio-centrica, anche se ha numerose presenze in Veneto. Equilibrata, 10 contro 10, la presenza nei centri commerciali con rating diversi.
Fra i brand con un discreto numero di punti vendita l’ultimo, in termini di numerica, è And, che ne ha aperti 25 in centro commerciale e 2 in outlet. Ha una buona presenza al Centro-Sud, in particolare in Sicilia (5), come in Lombardia (5). Anche per And i centri commerciali italiani più interessanti sono quelli di rating B, come si deduce dai soli 3 punti vendita su 25 aperti in strutture di rating AA. L’insegna conta circa 200 monomarca tra Italia ed estero, ad oggi quindi il centro commerciale sembra un canale minoritario. Fra le realtà minori, ma che coprono comunque l’home market, Caporiccio conta 16 punti vendita diffusi in tutto lo Stivale e in strutture di ogni rating. Duets, con 14 punti vendita, è presente quasi solo in centri di rating B-BB-BBB tranne un A con distribuzione sul territorio a macchia di leopardo. Infine, Lord Nelson Morris ha 8 punti vendita in piccoli centri commerciali di Veneto, Lombardia, Emilia-Romagna e Marche. Fra queste si trovano:
bilancio si dà conto dell’aumento delle materie prime (la società è soprattutto produttrice, oltre che di retail), ma si aggiunge che il costo dei servizi e del lavoro si è ridotto. Nel 2011 la previsione è di un aumento dei ricavi e di una riduzione dei costi, con prezzo delle materie prime costante. Da notare: sul fronte commerciale nel 2010 è proseguita l’operazione di sviluppo di negozi monomarca. Sono stati aperti negozi a Tirana e Sondrio. Altre trattative sono in corso per il 2011.
la società ha operato su due fronti: proseguendo all’apertura di punti vendita direttamente gestiti (aperture in Italia e Olanda, in questo caso tramite una controllata) e sviluppando un nuovo programma di franchising. Su questo fronte si segnala l’apertura di vari negozi ad insegna “InvidiaUomo” sia in Italia che all’estero, con particolare espansione verso l’Est-Europa. La società è in espansione e conta su oltre 30 punti vendita (dato 2010), di proprietà ed in franchising, in Italia e all’estero.
Invidia Uomo Bilancio 2010: Numeri più bassi rispetto ai concorrenti, ma 2010 positivo per i ricavi, saliti del 13 per cento, a quota 8 milioni di euro. L’utile è di 25mila euro, d’altra parte è di soli 165mila euro la differenza tra valore e costi della produzione. Più alto il Mol, a quota 539mila euro, il 7% del fatturato. Da notare: La società nel 2010 ha effettuato investimenti per l’apertura di nuovi punti vendita cercando di consolidare la presenza nel nord Italia e di espandere la presenza verso altre aree geografiche sia in Italia che all’estero. Allo scopo
La Camiceria Italiana Bilancio 2009: bilancio fermo al 2009, di per sé non un gran segnale. Nell’ultimo anno disponibile, il fatturato crolla da 1,8 a 1,1 milioni di euro, e il costo del personale da 357mila a 221mila. Rimane un piccolo utile, di 10mila euro. Nessun commento sulla gestione si trova a bilancio. NaraCamicie La società a livello centrale non ha fornito la partita iva per trovare il bilancio. La ricerca con parole chiave ha evidenziato la presenza solo di distributori locali. A domanda di chiarimenti, la società non ha risposto.
retail&food - dicembre 2011 43
analisi mercato Invidia Uomo, brand in via di rapido sviluppo con 20 negozi in Lombardia e gli altri sei in regioni centrosettentrionali; Lorenzi, marchio quasi prettamente lombardo, presente in centri di piccole dimensioni; Daddy & Son, sviluppato quasi solo in Sicilia ad eccezione di tre negozi su un totale di dieci, e Spadafora, insegna con una forte presenza in Piemonte e Lombardia diffusa in strutture commerciali di rating medio. Infine è da segnalare il format di sole cravatte Andrew’s Ties, che nel canale dei centri commerciali ha due dei suoi 24 punti vendita, nel Carosello di Carugate (Mi) e nel Centro Commerciale Brianza di Paderno Dugnano (Mi).
Quelli degli outlet
catene a confronto
Attivo netto Capitale sociale Fatturato Costo del personale Utile/Perdita
Fig. 1
Camicissima (Fenicia spa) var. 2010 2010/09 27.829.518 6,9% 5.000.000 0,0% 33.293.467 9,8% 9.195.733 16,6% 12.561 -97,4%
7 Camicie Inghirami (Grandi Progetti srl) (In.Pro.di spa) var. var. 2010 2010 2010/09 2010/09 15.915.160 32,4% 102.392.103 -1,2% 90.000 782,4% 40.120.000 0,0% 23.889.984 77,0% 55.661.535 2,8% 3.012.583 730,7% 9.251.733 -8,0% 652.050 180,7% -80.211 -44,3%
InvidiaUomo srl 2010 2.936.037 90.000 8.335.342 2.281.629 24.999
var. 2010/09 11,3% 0,0% 13,0% 8,0% 47,6%
La Camiceria Italiana spa var. 2010 2010/09 2.578.494 9,3% 50.000 0,0% 1.100.146 -40,5% 221.780 -37,9% 10.649 84,8%
Var. media 2010/2009
3,4% 0,2% 14,1% 15,3% 5,8%
fonte: Edifis Intelligence, bilanci compagnie
I canali d'acquisto di camicie maschili e cravatte Ambulante 4,7% Grande Distribuzione 13,2%
Altri Canali 8,6%
Fig. 2
Dettaglio indipendente 36,9%
Catene monomarca
I MARCHI PIù DIFFUSI NEI CENTRI COMMERCIALI Desiree
6
Lorenzi
7
Lord Nelson Morris
8
Spadafora
9
Daddy & Son
10
Caporiccio
11
And
13
Duets
14
Invidia Uomo
27
7 camicie
29
Camicissima
29
Provenzale
33
Belmonte
51
Fig. 3
e plurimarca Nel complesso il canale degli Nara Camicie 103 36,6% outlet sembra non essere di fonte: Sita Ricerca nota: nei dati non sono compresi gli stranieri residenti ed i turisti, 0 20 40 60 80 100 120 primario interesse per quele società e le organizzazioni sportive. fonte: Reno sta categoria merceologica: tolte alcune eccezioni quali Fig. 4 Fig. 5 Camicie e cravatte negli aeroporti RENO SHOPPING CENTER CLASSIFICATION Desiree, che sviluppa solo outlet e conta 6 negozi, Camicie Cravatte RANK TYPE SPACE STORES Camicissima che ne annoveBologna Ingram AAA SUPER REGIONAL MORE THAN 60.000 MORE THAN 100 ra 9 e Caporiccio che ne ha Firenze Camicissima AA REGIONAL FROM 40.000 TO 60.000 FROM 80 TO 100 Lamezia Terme P.P. La Rosa 5 su 16 punti vendita totali. A - - Brooks Brothers, Le altre insegne di una BBB COMMUNITY-LARGE FROM 20.000 TO 40.000 FROM 25 TO 80 Milano Malpensa T1 Tie Rack Camicissima, Ingram BB NEIGHBORHOOD FROM 5.000 TO 20.000 FROM 15 TO 25 certa rilevanza nazionale Milano Malpensa T2 Camicissima B - - sono presenti con uno o Brooks Brothers, C CONVENIENCE LESS THAN 5.000 FROM 5 TO 15 Milano Linate Camicissima, Ingram due punti vendita al masfonte: Reno Pisa Poggianti 1958, Ateseta simo (And, Nara Camicie e La Camiceria Italiana, Roma Fiumicino Tie Rack (3) Provenzale). Camicissima Nel canale vale la pena piccoli non annoverano negozi di questo tipo, che Torino Ingram Verona Camicissima di citare anche 7Camicie, risultano appannaggio di terminal più estesi. In Venezia Brooks Brothers, Vittorio Raggi di seta che ha quattro punti ventotale se ne sono rilevati 18, più quattro speciafonte: Edifis Intelligence dita, di cui due sotto il lizzati in cravatte, in 11 scali. Ancora una volta è doppio marchio David Camicissima l’insegna più presente, che per incrementare la propria visibilità si è insediata in 6 aeroSaddler/7Camicie (nei foc porti: Milano Malpensa T1 e T2, Linate, Firenze, McArthurGlen di Castel Fiumicino e Verona. A seguirla è un marchio più Romano e Marcianise), con piccolo, Ingram, con 4 punti vendita (Bologna, posizionamento superiore. Nei villaggi dai prezzi Milano Malpensa e Linate, Torino). Anche Brooks scontati si trovano, come Brothers, brand dal prezzo medio elevato, punta di consueto, dei negosu questo canale, avendo inaugurato di recente a zi diretti di produttori che Milano Linate, Milano Malpensa e Venezia. non sono negli altri canali. Altri scali hanno invece dimostrato di voler dare È il caso, per esempio, di spazio non a nomi noti a livello internazionale, ma a soggetti locali di eccellenza. L’aeroporto di Pisa, Colonna (Fashion District per esempio, ha al suo interno i marchi Poggianti Valmontone e Mantova, Palmanova Outlet Village e 1958 e Ateseta, mentre a Venezia, oltre a Brooks Vicolungo Outlets). Molto Brothers, c’è la camiceria Vittorio. Sempre nello rilevante: è il caso tra gli altri di Gutteridge, Tailor presenti nel canale sono Brooks Brothers (Sicilia scalo lagunare c’è Raggi di Seta, specializzato Club e Ugo Colella, che si ritrovano in diversi invece in cravatte. Aeroporto fa infatti anche rima Fashion Village, Fidenza Village e i foc di McArthur con cravatte: il protagonista è Tie Rack, attualdi Marcianise, Noventa di Piave e Serravalle) e outlet. mente ospitato a Malpensa e in ben tre punti di Brooksfield (in tutti e cinque i villaggi commerciali Roma Fiumicino. I grandi marchi nazionali, spesso di McArthurGlen). Il travel espressione di eccellenze locali, però, a parte a Vale la pena di nominare anche dei marchi speciaDa una rilevazione di retail & food sui principali Venezia non si vedono proprio. lizzati in abbigliamento maschile, dove le camicie, siti degli scali italiani, è possibile anche fare il se non preponderanti, hanno un ruolo comunque punto sul canale aeroportuale. Tanti scali medioFabrizio Patti
44 retail&food - dicembre 2011
Resoconto fiera franchising
Salone 2011, tiene la formula dell’affiliazione Anche nei momenti di forte crisi economica i marchi del retail continuano a tessere le loro reti di negozi nel Bel Paese. Le criticità non mancano, come testimonia uno studio condotto da Cesit-Università di Napoli per Confimprese, ma non bloccano lo sviluppo. Gli stranieri trainano la kermesse milanese
L
e aspettative erano riposte nelle due giornate centrali, sabato e domenica, ma già nella prima, venerdì, si è registrata una discreta affluenza. Specialmente di mattina. L’impressione tutto sommato positiva, tenendo conto del difficilissimo momento economico, è stata confermata da Fiera Milano il giorno dopo che si sono spenti i riflettori. Il Salone Franchising Milano, aperto dal 4 al 7 novembre scorso, ha replicato i numeri del 2010 con circa 13mila visitatori. L’evento organizzato da Rds è stato contraddistinto da una forte presenza di operatori internazionali, che hanno rappresentato nove paesi. Soddisfazione è stata espressa da Antonio Fossati, presidente di Rds: «In un momento particolarmente incerto per l’economia, il Salone si è rivelato un punto di incontro importante, che ha messo in vetrina l’Italia vera, che vuole svilupparsi attraverso la sua creatività. L'auto impiego è il maggior ambito di sviluppo per chi cerca lavoro e il Salone si è messo al servizio di questa esigenza, offrendo ai potenziali imprenditori oltre 170 marchi che hanno un piano di apertura in media tra i 10 e i 20 punti vendita nel prossimo anno». Aspettando il consuntivo del 2011, e stando quindi ai dati di quello precedente forniti da Assofranchising, il trend emerso in fiera si allinea alla leggera crescita che il settore ha saputo dimostrare anche nel 2010. Il franchising italiano, infatti, ha chiuso gli scorsi 12 mesi con un giro d’affari di circa 22 miliardi di euro, superiore dell’1,8% al 2009. Da Assofranchising arriva però anche una dura presa di posizione contro l’organizzazione del Salone. Intervistato a margine dell’evento, il direttore generale Italo Bussoli l’ha bocciata senza appello: «Non ci siamo, marchi modesti, troppa presenza di aziende che con il franchising non c’entrano, costi troppo elevati e recruiting quasi inesistente». Contemporaneamente Assofranchising punta molto sul progetto Web Franchising Expo, promosso durante la rassegna.
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La Ricerca
Ai dati quantitativi di presenza nel padiglione 2 di Fieramilanocity si aggiungono quelli qualitativi forniti, in occasione della conferenza “Il franchising in Italia. Opportunità e vincoli del mercato italiano per gli operatori internazionali”, da uno studio condotto per Confimprese da Cesit-Università Federico II di Napoli. Tra le premesse: la forza dell’Italia all’interno del contesto europeo. Nel 2010 sono state censite in Italia 883 insegne con una rete di 54mila punti vendita e oltre 186mila addetti occupati. Questi numeri confermano il nostro comparto al quarto posto in Europa, dopo Francia, Germania e Spagna (fonte Assofranchising). «La ricerca evidenzia che il tessuto imprenditoriale italiano – spiega Marcello Martinez, Ordinario di organizzazione aziendale di CesitUniversità di Napoli – si mostra particolarmente adeguato allo sviluppo di reti di franchising, considerata anche la disponibilità di risorse finanziarie derivanti da risparmi familiari. Allo stesso tempo, però, sotto molti aspetti la piccola imprenditorialità italiana non è pronta a recepire tout court un modello di business strutturato, per quanto questo sia stato già collaudato anche in altri Paesi. L’imprenditore potenziale affiliato deve essere seguito in un percorso formativo e informativo, anche di base, che gli consenta non solo di conoscere appieno le specificità del contratto di franchising, ma anche di apprendere lingue, tecnicalità e l’uso di sistemi organizzativi indispensabili per una corretta gestione del modello cui ci si affilia». Altro tema emerso è la differenza territoriale, addirittura tra città e città, che contraddistingue il nostro Paese. A fronte di questo il modello non si replica in auto matico ma si rende necessaria da parte del franchisor un’attenta conoscenza del mercato locale. Last but not least: i franchisor stranieri lamentano che sia il sistema creditizio sia quello di incentivi per l’imprenditorialità non sono per motivi diversi ancora adeguati alle esigenze del franchising, ma non reputano che questo sia una discriminante rispetto alla decisione di svilupparsi in Italia. Andrea Penazzi
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1) Pierpaolo Medini, retail manager di CycleBand Abbiamo circa 50 negozi tra Italia ed estero. Quelli di proprietà sono una quindicina mentre gli altri sono in affiliazione, distribuiti nei centri commerciali e nei centri urbani. Il 2011 ha visto 12 nuove unità e l'andamento comparabile è cresciuto del 10 per cento. Ottime le performance specialmente nel centro-sud della Penisola. L'obiettivo per il 2012 è di aprire circa 30 shop in Italia. Il nostro format prevede un minimo di 80 mq più magazzino, ma non sono esclusi punti vendita più piccoli. Per un nostro negozio di 100 mq sono necessari circa 40mila euro di investimento iniziale. La merce è in conto vendita. Questa è la quarta partecipazione di CycleBand alla fiera, che ci porta in media all’anno dalle tre alle cinque aperture: un successo. 2) Massimo Pennacchioli, amministratore unico di È arrivato Paolino Abbiamo 60 locali in Italia, di cui 54 in affiliazione. La nostra rete si estende lungo tutta la Penisola, anche se è più concentrata al Nord. Nel primo semestre il nostro fattura-
to è cresciuto del 4% e le previsioni per la fine dell’anno si attestano al +6,5% circa. Le aperture finora nel 2011 sono state quattro, alle quali se ne aggiunge un’altra entro dicembre. Operiamo soprattutto nei centri commerciali. Aprire un nostro negozio costa dai 150mila euro in su e i tempi di recupero sull'investimento sono di tre o quattro anni. Il nostro format tradizionale, rosticceria, si estende su 70 metri quadrati. In quello con pizzeria e bar saliamo a 130-160 metri quadrati. Ovviamente i prezzi aumentano se salgono le metrature. 3) Cinzia Camozzi, direttore Italia di marchio Z (Gruppo Zannier) In Italia i negozi Z sono circa 200, di cui 35 quelli in affiliazione. Per il 2012 sono previsti 15 shop di proprietà e 10 in franchising. Vogliamo sviluppare nei centri commerciali, nei centri storici e stiamo approcciando i retail park. L'andamento di quest'anno è stato positivo sino a luglio, poi c’è stato un calo ad agosto seguito da una ripresa. L’anno scorso abbiamo registrato un +8%, quest'anno andremo in pari e crediamo sia un ottimo risultato. Il nostro format si
estende su un minimo di 90 mq netti. Il costo dell'arredo al mq è di 440 euro. A seconda dello stato del locale si arriva ai 700 euro al mq, per cui per uno shop di 100 mq sono necessari 60-70mila euro. Occorrono circa tre anni per rientrare dall'investimento.
4) Sofia Fabian, responsabile sviluppo di 7Camicie I nostri negozi sono più di 300, in Italia sono meno di cento. Ne stiamo aprendo tantissimi in questo periodo, in maggior parte in affiliazione. Gli shop diretti sono 19. Sviluppiamo in centri com7 merciali, strade principali e centri cittadini. Nel 2011 gli opening ad oggi sono stati 98 in tutto il mondo, un terzo della rete è stato realizzato praticamente quest’anno. L’andamento di fatturato è positivo. Il format ideale è di 30 mq, ma può variare dai 25 ai 50. L’investimento 8 per un negozio di 30 mq si aggira sui 60-65 mila euro e può essere sufficiente un anno e mezzo per recuperarlo. Il segreto di 7Camicie sta nello sfruttare al massimo gli spazi, ciò rende possibile un’alta redditività al metro quadrato. L’importante è il posizionamento del punto vendita. 5) Giovanni Violante, responsabile sviluppo franchising di Gruppo Sebeto Nel mondo contiamo 120 punti vendita, di cui una ventina a gestione diretta e il resto o in affiliazione o in affitto di ramo d’azienda da parte dei nostri affiliati. Sviluppiamo nei centri storici e nei centri commerciali con entrambi i marchi, Rossopomodoro e Rossosapore, a patto che, per Rossopomodoro nello specifico, lo shopping center offra attrattiva serale. Per Rossosapore la metratura varia dai 60 ai 70 mq mentre per Rossopomodoro dai 350 ai 400. L’investimento è rispettivamente di 100mila e 450-500mila euro. Il tempo di ritorno sull’investimento è di 3 anni circa per entrambi i marchi. Quest’anno abbiamo fatto 34 aperture in Italia, per il prossimo ne prevediamo 30-35. Questa è la nostra prima partecipazione alla fiera. 6) Mario Pierro, direttore commerciale di Camomilla Italia La rete vanta 180 monomarca in
Italia, 120 in franchising e 60 diretti. Continuiamo a crescere con entrambe le formule. La presenza maggiore è nel centro-sud, in particolare in Campania, Sicilia e Puglia. A nord siamo soprattutto in Piemonte, Veneto e Lombardia. Recentemente abbiamo aperto in tanti centri commerciali, un esempio è a Mapello (Bg). Il travel retail resta un punto focale. L’anno scorso il fatturato si è attestato sui 55 milioni di euro, quest’anno contiamo di crescere del 7-8 per cento. Chiuderemo il 2011 con 40 aperture e puntiamo a fare altrettanto nel 2012. Il nostro format prevede un range dai 100 ai 150 metri quadrati. Tra i costi iniziali: sono necessari 300-350 euro al mq per la parte di arredo. 7) Federico Braschi, direttore artistico di Libre Per il nostro sviluppo privilegiamo i centri commerciali. Al momento i punti vendita sono due, entrambi diretti, e quelli di prossima apertura sono quattro o cinque. Il primo negozio ha aperto in provincia di Verona e il secondo a Portogruaro. Entro la fine dell’anno vorremmo inaugurarne una decina. Ora partiamo anche con il franchising. Cerchiamo le location giuste, che devono essere di grande passaggio o inserite in bacini da 50/60mila persone in su. Il nostro format standard è di 50 mq, con un investimento complessivo medio di 80mila euro. La formula è praticamente chiavi in mano. Sono escluse soltanto le opere murarie. È molto buono lo scontrino medio, ben superiore ai 10 euro, intorno ai 13-14 euro. La qualità dei nostri prodotti è alta. 8) Dario Villa, general manager di Diffusione Italiana Preziosi S.p.A. (Bluespirit) Bluespirit conta 200 negozi di cui 110 diretti e 90 in affiliazione. Il 2011 si sta rivelando strepitoso e pensiamo di chiuderlo con un miglioramento del 25% sul 2010, leggermente sopra al trend del primo semestre. Con le quattro aperture prima di Natale, di cui tre in franchising, raggiungeremo quota 20 nuove gioiellerie nel 2011. Per il 2012 puntiamo a 30. I nostri franchisee preferiscono aprire nei centri città mentre i nuovi negozi diretti si trovano prevalentemente nei centri commerciali. Gli shop in affiliazione vanno da 30 a 60 mq con un investimento da 60.000 a 100.000 euro. Tra i servizi offriamo consulenza sull'individuazione della location, progettazione del lay out, consulenza commerciale, ritiro oro usato e formazione. •
retail&food - dicembre 2011 47
La fiera del food service equipment
Host,
la crisi non è tra i padiglioni Le cose non vanno alla grande per l’Horeca, mentre c’è un rimbalzo, dopo il 2008-2009, delle varie attrezzature, che prendono la via dell’estero. Per questo la manifestazione di Rho (Mi) ha visto crescere spazi, presenze e stranieri.
L
’atmosfera di Host di per sé è più frizzante delle aspettative, considerati i temi di cui si occupa la fiera biennale milanese dedicata alle tecnologie alimentari e a bar, ristoranti e alberghi. A pochi passi gli uni dagli altri, gli stand dei marchi più blasonati di food service equipment sono animati da presentazioni: cuochi con alti cappelli e microfono da guancia fanno presentazioni in inglese, trasmesse su maxischermi, su come usare i forni di ultima generazione. Girato l’angolo spuntano gli show a base di girarrosti. Pochi metri e un gruppo di asiatici registra, ciascuno con la propria fotocamera, i video di un macchinario per impastare la pizza. E a un certo punto pizzaioli acrobatici si disputano un torneo della categoria. Sono immagini che danno il senso di una certa vivacità della fiera, ma che da sole non basterebbero a farsi
Le interviste
Emma Corocher, responsabile marketing Electrolux Professional È la mia 15esima fiera, essendo in azienda da trent’anni. Non posso dire che sia un’edizione sottotono, anche se ovviamente non è ai livelli di una decina di anni fa. Io la trovo in linea con le edizioni passate, anzi, un po’ meglio. Del resto Host è sempre una fiera di riferimento e un richiamo importante. Noi abbiamo il 60% dei visitatori dall’estero, perché a crescere oggi sono il Medio Oriente, il Far East e l’Africa. Ma in Italia non flette il settore dei clienti direzionali, che sono i più importanti. Nell’ultimo anno e mezzo, per esempio, abbiamo venduto ad Autogrill circa 600 piastre “Panini Grill”. Abbiamo poi stretto un accordo con Old Wild West di Cigierre.
48 retail&food - dicembre 2011
Alessandra Caletti, responsabile marketing NatFood L’azienda è sempre presente dal 2001. Per noi Host è una fiera di riferimento, è sempre di successo. Siamo molto soddisfatti di quest’edizione, abbiamo più di cento contatti al giorno, al 70% stranieri. Noi facciamo fornitura di prodotti di caffetteria, di cui siamo produttori, e relativo equipment. Il settore nel suo complesso, così come tutta l’Horeca, sta soffrendo, ma ci sono sempre delle opportunità nell’ambito di nicchie. Al momento danno soddisfazione le creme fredde e i prodotti caldi come il caffè al ginseng o l’orzo. Quest’anno presentiamo due nuove creme, allo yogurt e al caffè al ginseng, che si preparano con l’acqua e non con il latte, permettendo costi inferiori e durata in macchina superiore.
Franco Costa, titolare Costa Group Per noi è una fase di ascesa a livello internazionale, devo dire che il mercato risponde molto bene. La nostra proposta al momento rappresenta tutti gli elementi tipici della cucina italiana, dal gelato alla pasta, dalla pizza al caffè e a tutto il mondo della frutta. La cucina italiana viene esaltata in maniera nuova, utilizzando dei brand, creando una scatola in cui tutti i marchi possono esprimersi ed essere uno alternativo a un altro. E tutti insieme sono complementari per un successo di una Piazza Italia nuova. Vedo Host molto bene come fiera. Il nostro stand è sempre pieno. L’affluenza all’interno per noi è positiva, quello che succede fuori non lo so. Siamo felici di come sta andando a noi.
delle Olimpiadi Invernali del 2014 a Sochi, la regione è in crescita. Questi numeri in salita, d’altra parte, riflettono un momento di mercato che, se non florido, è comunque in fase di rimbalzo dopo il biennio nero 2008-2009. L’Italia è ancora leader mondiale nelle tecnologie alimentari che, secondo i dati di AnimaAssofoodtec, per il 2010 hanno visto una crescita della produzione pari al 5,8% e delle esportazioni del 7,6 per cento. Guardando al mondo
del fuori casa, invece, Secondo la Fipe (Federazione italiana pubblici esercizi), nel terzo trimestre dell’anno il livello dei fatturati si è assestato, dopo avere fatto registrare un lieve miglioramento nel secondo. Vanno molto bene, invece, le attrezzature per bar e caffè: i dati di Ceced dicono che il segmento nel 2010 è salito del 30 per cento. In attesa del ritorno a Rho, dal 25 al 29 ottobre 2013, la fiera girerà un po’: prossime fermate, Guangzhou, Cina, dal
29 novembre al primo dicembre 2012, e San Paolo del Brasile, dal 25 al 27 marzo 2013. Nelle scorse settimane a questi appuntamenti se n’è aggiunto un terzo: Fiera Milano, in partnership con Deutsche Messe AG, ha stretto un accordo con The Indian Express Limited Group per portare a Mumbai, dal 19 al 21 gennaio 2012, Host e Tuttofood. L’evento si chiamerà Food Hospitality World. •
un’idea di come è andata l’edizione di quest’anno. A dirlo sono i dati: «è stata un’edizione da Guinness», commentano da Fiera Milano. «Non solo per il record mondiale di 623 caffè espressi serviti in un’ora (per la cronaca, ce l’hanno fatta Gianni Cocco e Danilo Torres, ndr) ma anche per i tanti numeri significativi della manifestazione. In particolare, le presenze di visitatori, tutti professionali, hanno raggiunto quota 125mila; di queste il 34% sono state di visitatori esteri, provenienti da 153 Paesi». Il riferimento alle pizze e al caffè non è d’altra parte casuale. I due segmenti di mercato hanno avuto il vento in poppa in termini di presenze: pane, pizza e pasta hanno segnato un aumento di espositori del 46%, quelli del caffè (nel padiglione 9) del 27 per cento. Se si toglie lo zoom sui campioni di quest’edizione, il quadro che compare è in tutti i casi colorato: le aziende espositrici sono state 1.600, il 17% in più di due anni fa. Di conseguenza è salita di un decimo la superficie espositiva netta, a quota 100mila metri quadrati, una buona parte di quelli a disposizione nella fiera di Rho. Come emerge anche dalle interviste in pagina, la buona notizia è l’arrivo dall’estero di sempre più operatori, tra visitatori (+19%) ed espositori (+21%). Dei 4,5 miliardi di fatturato complessivo delle tecnologie alimentari, d’altra parte, il 60% deriva dall’export con punte del 90% in alcune nicchie. Cina e Russia hanno visto raddoppiare le proprie presenze. I mercati più attivi sono stati Spagna, Germania, Francia, Svizzera, Turchia, Inghilterra, Olanda e Stati Uniti. Tra i nuovi entrati, il sud della Russia è stato sotto i riflettori, perché in vista
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r&f Mystery On Board
Roma-Milano,
quel che resta di Alitalia
T
orniamo a volare con Alitalia, sulla tratta della compagnia con maggiori frequenze e con margini ancora interessanti, la RomaMilano. La nostra esperienza comincia online, con la prenotazione di un volo a/r da effettuarsi in giornata con partenza da Linate in mattinata e rientro da Fiumicino in serata. L’accessibilità del sito Alitalia è complessivamente favorevole, siamo già registrati come possessori di tessera Millemiglia, e navigare in questi cieli non ci è nuovo, quindi troviamo facilmente i voli negli orari di nostro interesse, al prezzo minimo disponibile: 219,74 euro. Uno sproposito per un volo di 45’ circa, ma come ben sappiamo non abbiamo alternative. A meno di non voler viaggiare in treno… È certo auspicabile, e vale la pena di ribadirlo anche in questa sede, che l’anacronistico monopolio di cui gode CAI, la società che controlla Alitalia, sulla tratta Milano-Roma venga sciolto al più presto e cioè allo scadere del periodo transitorio previsto alla conclusione dell’ultima crisi della Compagnia. Tornando al sito, la transazione d’acquisto si conclude rapidamente e senza intoppi, mentre qualche problema c’è, giorni dopo, al momento della stampa della carta d’imbarco: come spesso accade in Internet, la procedura salta sul più bello e riuscire a trovare nuovamente la pagina da cui è possibile ristampare i documenti del check-in è tutt’altro che semplice. Per quanto riguarda il volo, premettiamo che l’esperienza è stata sostanzialmente molto positiva. La puntualità è stata garantita tanto all’andata, quanto al ritorno. Aspetto importantissimo su una tratta very business people come questa.
Abbiamo viaggiato su apparecchi carichi all’incirca al 70% delle loro possibilità, quindi con grande comfort ma, immaginiamo, con un load factor non pienamente soddisfacente. Il rinnovo della flotta operato dalla gerenza Colaninno-Sabelli si fa apprezzare, possiamo tranquillamente dire che viaggiare a bordo dei mitici MD-80 faceva ormai molto vintage ma poco business. Il servizio di bordo viene espletato senza intoppi. La poltrona ci accoglie con i due lembi della cintura incrociati come da manuale, e la tasca riporta tutta la dotazione prevista, compresa la rivista Ulisse. Nulla da eccepire sulla pulizia. Gli annunci vengono svolti nei tempi e modi corretti, l’impianto di amplificazione funziona perfettamente ed è possibile udire le comunicazioni con chiarezza anche durante il volo. A questo proposito, segnaliamo con sollievo (con l’ottica del frequent flyer), la completa assenza di annun-
ALITalia > Check-in online Velocità
> Imbarco
Chiarezza avvisi Speedy/priority boarding Assistenza famiglie ecc. Gentilezza Velocità Code
> Accoglienza a bordo Saluto, benvenuto Sistemazione Velocità Spazio bagaglio a mano Ordine/pulizia poltrona Magazine ecc.
> Volo Annunci Cordialità e professionalità Assortimento carrello Qualità prodotti Servizio Offerta duty/free
n.d.
> Sbarco Puntualità Annunci di sbarco Assistenza famiglie ecc.
n.d.
Legenda: = migliorabile = sufficiente = apprezzabile = molto buono = ottimo
ci destinata alla vendita onboard, che su talune compagnie low cost (Ryanair per fare un nome) è ormai divenuta insopportabile. A metà volo il carrello con drink e snack percorre velocemente il corridoio e le assistenti di volo propongono una discreta scelta di bevande calde e fredde ai passeggeri, oltre a biscotti o snack salati. Mentre scriviamo questo report, Alitalia ha annunciato che questa sarà l’unica tratta breve a mantenere un servizio così “ricco”. Per il resto e per tenere a bada i costi, CAI ha scelto di erogare solo una ristrettissima scelta di bevande. Insomma la tratta più redditizia d’Europa sviluppa grazie ad Alitalia un servizio efficace ed efficiente. Certo questo non giustifica la sopravvivenza di una compagnia che ha davanti a sé un futuro tutt’altro che roseo. I conti non vanno bene come sperato, i soci francesi se la passano malissimo e difficilmente saliranno nel capitale, la concorrenza ferroviaria si farà ancora più agguerrita con la discesa sui binari di Ntv, concorrente di Trenitalia. È probabile che il 2012 sarà un altro anno cruciale per Alitalia e per questa rotta, non mancheremo di volare da queste parti. A. A.
retail&food - dicembre 2011 51
international Starbucks mette paura a Jamba Juice
Poco meno di un anno fa aveva tolto dal proprio logo la scritta “Starbucks Coffe”, per chiarire la volontà di andare oltre la vendita di caffè. A novembre la caffetteria più nota al mondo ha messo in atto una mossa del
nuovo corso: ha acquistato il (relativamente) piccolo produttore di succhi di frutta Evolution Fresh Inc. per 30 milioni di dollari. L’obiettivo immediato: inserire i prodotti nei propri locali. L’obiettivo successivo: creare una rete di juice bar, che si metterebbe in diretta concorrenza con la catena Jamba Juice, che ha 752 locali negli Usa. Non è ancora chiaro quanti bar Starbucks voglia creare.
Col turbo il travel retail di Bally
Bally compie 160 anni e continua l’espansione nel travel retail, canale in cui in pochi mesi conterà 98 punti vendita tra negozi e corner. Il marchio svizzero di pelletteria e accessori ha aperto quattro negozi in Cina in altrettanti aeroporti, di cui
l’ultimo da 67 mq nel Chongqing Jiangbei International Airport, nel sud-ovest. Altri due sono pianificati per il 2012, negli scali di Shanghai Pudong e Beijing International. L’espansione è anche in Europa: dopo le aperture recenti ad Amsterdam (con Gerzon Schiphol) e Zurigo (con The Nuance Group), quest’anno c’è stato il debutto in Russia, con un corner a Mosca Domodedovo. Dal prossimo febbraio sarà la volta del Brasile, con un nuovo negozio in partnership con Dufry nel Sao Paulo-Guarulhos International Airport.
52 retail&food - dicembre 2011
duty free world
By Kevin Rozario - London
Staying on top Restare in cima It is easy to get caught up in the economic turmoil that is threatening the Eurozone – especially if you live in Italy where so much of the focus has been centred. But it is equally important to sit back and look at the wider geographical picture when examining markets like travel retail if you want to get a true gauge of its performance and potential in these uncertain times. At the time of writing, nine-month 2011 results were coming in thick and fast and the picture that emerged was that global duty free, far from suffering from Europe’s economic maelstrom, has been flourishing. The summer months of July and August indicated very sharp travel retail sales spikes according to Generation Research and figures from the UN’s World Tourism Organization showed that July saw the highest number of international tourist arrivals ever recorded in one month (118 million) with August not far behind with 112 million. “Despite current volatility, international tourism is proving to be an important driver for many European economies, bringing much needed foreign exchange and easing the pressure on balance of payments,” says UNWTO Secretary-General, Taleb Rifai. That may be tourism spin, but it is underlined by hard numbers. Autogrill’s third quarter 2011 results showed duty free sales ahead of passenger growth in Spain and the UK, with UK revenues growing five times faster than passenger traffic (+9.8% versus +2.1%). Dufry’s organic growth was up +8.4% in the first nine months of 2011 with “all regions performing better in the third quarter” despite strong comparables in 2010. At the world’s busiest international airport, London Heathrow, operator BAA saw its duty and tax free income reach £82.2m up +15.9% in the first nine months of 2011. This was more than double the +6.1% passenger growth recorded during the period. At competitor Fraport, the operator of Frankfurt Airport, retail and real estate income in the first nine months grew +19.8% to € 340.9m, whereas passenger traffic rose by +9.8%. So it’s far from a negative picture in tourism or travel retail. And for those who are still down on Europe’s prospects, bear in mind the BRICs markets, whose nationals have Europe high on their travel agendas. UNWTO cites them as the top source markets for expenditure on travel: China (+30%), Russia (+21%), Brazil (+44%) and India (+33%), with no sign of a let up next year. No doubt 2012 will be tough, but by strongly focusing on key passenger groups, and adapting the retail offer to their needs, duty free operators have the means to maintain or even grow their spend per pax to reduce the impact of potentially sluggish economic growth in the coming year.
È facile rimanere fissati sulla crisi economica che sta minacciando la zona euro - soprattutto se si vive in Italia dove tanto l’attenzione è stata centrata. Ma è altrettanto importante mettersi comodi e guardare il quadro geografico più ampio quando si esaminano mercati come travel retail, se si vuole ottenere un indicatore reale delle sue prestazioni e del suo potenziale, in questi tempi incerti. Al momento della scrittura, i risultati dei primi nove mesi del 2011 stavano arrivando tutti in una volta e il quadro che emerge è che il duty free globale, lungi dal soffrire la tempesta europea, è stato fiorente. I mesi estivi di luglio e agosto hanno indicato picchi di vendita molto elevati nel travel retail, secondo Generation Research, e i dati dell’Organizzazione Mondiale del Turismo dell’Onu (Unwto) mostrano che luglio ha visto il maggior numero di arrivi turistici internazionali mai registrato in mese (118 milioni), con agosto a seguire non distante, con 112 milioni. «Nonostante la volatilità attuale, il turismo internazionale si sta rivelando un fattore importante per molte economie europee, portando anche valuta straniera di cui c’è molto bisogno e alleviando la pressione sulla bilancia dei pagamenti», afferma il segretario generale dell’Unwto, Taleb Rifai. Tutto ciò potrebbe essere un’interpretazione del turismo, ma è sottolineata dai solidi numeri. I risultati del terzo trimestre 2011 di Autogrill hanno mostrato vendite duty free superiori alla crescita dei passeggeri in Spagna e nel Regno Unito, con ricavi che nel Regno Unito sono cresciuti cinque volte più velocemente del traffico passeggeri (+9,8% contro +2,1%). La crescita organica di Dufry è stata del +8,4% nei primi nove mesi del 2011 con «tutte le regioni che vanno meglio nel terzo trimestre», nonostante forti dati comparabili nel 2010. Nell’aeroporto internazionale più trafficato del mondo, Londra Heathrow, l’operatore Baa ha visto le sue entrate da duty free e tax free raggiungere quota 82,2 milioni di sterline, su del 15,9% nei primi nove mesi del 2011. La crescita è stata più che doppia rispetto a quella dei passeggeri, +6,1%. Presso il concorrente Fraport, l’operatore dell'aeroporto di Francoforte, le entrate da retail e real estate nel primi nove mesi sono aumentate del 19,8%, a quota 340,9 milioni di euro, mentre il traffico di passeggeri è aumentato del 9,8%. Quindi siamo lontani da un quadro negativo per il settore del turismo o del travel retail. E per coloro che sono ancora giù sulle prospettive in Europa, tenete a mente i mercati Bric, i cui cittadini hanno l’Europa in alto nella loro agenda di viaggio. La Unwto cita questi mercati come la fonte principale per le spese di viaggio: Cina (+30%), Russia (+21%), Brasile (+44%) e India (+33%), senza alcun segno di una tregua il prossimo anno. Senza dubbio il 2012 sarà difficile, ma nettamente orientato verso i gruppi passeggeri chiave, e adattando l’offerta retail alle loro esigenze, gli operatori del duty free hanno i mezzi per mantenere o addirittura aumentare la loro spesa per passeggero, per ridurre l’impatto di una crescita economica potenzialmente lenta il prossimo anno.
Neinver: quarta bandierina in Polonia…
E
siamo a quattro. Con l’apertura del Futura Park a Cracovia, il secondo operatore europeo di outlet center, Neinver, cala il poker sul mercato polacco. La nuova struttura si divide in due parti: un parco retail e un factory outlet center, per un totale di 44mila mq di superficie lorda affittabile. I negozi complessivi sono 140 e i parcheggi 1.200. L’iniziativa retail real estate ha ottenuto la certificazione internazionale Breeam Europe, che valuta il design e la costruzione in base a rigidi parametri di sostenibilità. Le altre tre bandierine di Neinver in Polonia sono: il Factory Warsaw Ursus, il Factory Wroclaw e il Factory Poznan.
…e in Romania 100 milioni per il Maritimo
A
Costanta, sud-est della Romania, ha aperto il Maritimo Shopping Center. L’investimento, a cura dell’austriaca Immofinanz, si aggira sui 100 milioni di euro, compreso il denaro messo da Auchan per l’ipermercato. Il mall ha 130 negozi e una superficie da 50mila mq. Entro la primavera 2012 aprirà anche un cinema a otto sale. La fine del 2012 vedrà invece la fine della costruzione dello Skopje City Mall, il primo centro commerciale della sua taglia in Macedonia. I numeri: 150 shop, 86mila mq, 1.300 posti auto, investimento da 70 milioni. Lo sviluppatore del progetto è Balfin MK, una joint venture tra Fashion Group, il principale gruppo di retail nella nazione, e Balfin, sviluppatore di real estate leader nella regione.
A Incheon un super resort e casinò…
Spettacolare operazione di real estate all’aeroporto internazionale Incheon di Seul. A cinque minuti a sud dal terminal passeggeri sorgerà un complesso da 572,75 milioni di dollari: si tratterà di un resort che comprenderà un casinò per soli stranieri (soprattutto cinesi), dei centri congressi e hotel di lusso. La Incheon International Airport Corporation ha annunciato di aver preferito l’offerta della società coreana Paradise Group. In una prima fase, che durerà fino al 2016, ci sarà un hotel di lusso da 500 camere, il casinò, un centro commerciale, un hotel-ufficio (tipico coreano), una via dedicata all’arte e alla cultura. Nella seconda fase, che terminerà nel 2018, ci saranno un secondo hotel da 250 camere, una sala espositiva, un auditorium, un centro congressi, una spa e un centro direzionale. Il resort avrà anche una stazione ferroviaria.
Usa, un quarto dei mall occupato da servizi
Il Los Angeles Times ha fatto una ricostruzione dei servizi non-retail e non-restaurant nei mall californiani. Ne ha tirato fuori una serie impressionante di attività, molte delle quali fiorite grazie agli spazi lasciati vuoti dalla crisi e alla crescita degli acquisti di prodotti su internet. Tra le più innovative si trovano: scuole di musica, asili, scuole di cucina, fioristi, biglietterie per concerti, negozi per la ricostruzione delle unghie e per l’allungamento delle ciglia, pulizia delle auto, riparazione di borse, consulenza per la carriera, adozione di animali da compagnia, dentisti e perfino centri per la dialisi. La categoria nonretail e non-restaurant pesa oggi per il 17% degli spazi affittabili dei mall regionali, ma secondo l’International Council of Shopping Centers (Icsc) la quota salirà al 25% entro una decade.
A Dubai la prima carta di credito aeroportuale
MasterCard ha sviluppato la prima carta prepagata rivolta alla clientela di un aeroporto, nello specifico quello di Dubai. Si chiama DXB Connect e permette di avere sconti nei negozi di Dubai Duty Free, così come in una serie di hotel, spa, ristoranti e locali. È stata emessa dalla Abu Dhabi Commercial Bank. Intanto nei negozi di Dubai Duty Free le vendite dei primi 10 mesi del 2011 sono cresciute del 16% e le previsioni per fine anno sono di arrivare a 1,45 miliardi di dollari di ricavi. Tra i prodotti, boom dell’oro (+23%), dell’elettronica (+19%), degli orologi (+27%) e dei cosmetici (+22%). Tra le ultime novità dell’aeroporto si segnala l’arrivo al T1 di SnoozeCube, una serie di capsule in cui poter dormire tra un volo e l’altro. Al loro interno c’è un letto, una tv touch screen e l’accesso a internet ad alta velocità. Costa 17,80 dollari all'ora.
Negli aeroporti sempre più wi-fi e social network
L’84% degli scali mondiali investe in tecnologia wireless per la gestione del personale e delle operazioni aeroportuali. La metà oggi ricorre ai social media per comunicare con i passeggeri ed entro il 2014 la percentuale salirà all’81 per cento. Per quell’anno nove aeroporti su dieci intendono passare a infrastrutture virtuali (cloud), per tagliare i costi. Sempre entro il 2014 più della metà di loro sarà dotato di postazioni per l’imbarco di bagagli self-service. Sono le indicazioni e previsioni frutto dei sondaggi dell’ottava edizione del “Sita Airport IT Trends”, curato da Sita con Aci, Airports Council International.
…e a Zurigo è tempo di The Circle
Un miliardo di franchi svizzeri (800 milioni di euro): tanto vale l’enorme progetto immobiliare che dovrebbe nascere adiacente all’aeroporto di Zurgo. L’aeroporto ha per ora chiesto il permesso di costruire e se questo sarà accordato i lavori inizieranno nel 2013, per concludersi nel 2017. Di che si tratta? Di The Circle, un centro di servizi di 200mila mq che conterrà hotel, ristoranti, headquarter e uffici di aziende, così come strutture per congressi ed eventi.
retail&food - dicembre 2011 53
stazionario Grandi Stazioni, presto Verona e Venezia
Proseguono i lavori di ammodernamento per gli altri terminal in forza a Grandi Stazioni. La società del Gruppo Fs ha reso noto, infatti, che nel corso del 2012 saranno aperte nuove attività commerciali a Verona Porta Nuova e al piano terra del palazzo compartimentale di Venezia Santa Lucia. Quest'ultimo si caratterizza per la suggestività della location, con affaccio sul Canal Grande e sul nuovo ponte della Libertà. Primi opening nel 2012 sono previsti anche a Bologna Centrale e a Firenze Santa Maria Novella. Sul fronte delle stazioni già ammodernate, entro la fine del 2011 sono calendarizzate aperture a Milano Centrale, Torino Porta Nuova , Napoli Centrale e Roma Termini. Nello scalo meneghino è la volta di Bianco&Nero (gelateria, cioccolateria del gruppo Chef Express), edicola Hudson News e Bottega Verde. Sotto la Mole i nomi sono quelli di Desigual, Solissimo (occhiali da sole e accessori) e Benessere di Francesca Angelini. A Napoli si parla ancora di Desigual, ma anche di Game Express, Gutteridge e Alcott. A Roma è previsto l’arrivo di Geox.
Apple Store, fermata grand central
Al momento della stesura dell’articolo era qualcosa più di un’indiscrezione. Stando ai rumors sulla rete il negozio della Mela dovrebbe aprire i battenti nel Grand Central Terminal di New York a fine novembre (dopo la stampa del numero). La data indicata come probabile è il 22
Tris di aperture per Retail Group…
R
etail Group prosegue il proprio calendario di attività con i marchi Emozione 3, Universal Pictures e Guru. Le aperture sono previste a dicembre in formula temporary nelle stazioni di Roma e Bologna. In particolare a Termini sono arrivati con location da 35 mq in condivisione i brand Emozione 3 e
Quest’ultimi hanno optato per soluzioni shop in shop da 25 e 30 metri quadrati. In particolare la società guidata da Nicolò Marzotto sottolinea l’iniziativa in partnership con Olio Dante. «Il progetto è molto originale perché richiama concettualmente la raccolta delle olive – fa sapere l’azienda –. É
Universal Pictures. Nel terminal emiliano è sbarcato Guru con una location da 50 metri quadrati. A novembre sono stati attivati per una durata di due mesi i negozi temporanei di Olio Dante a Roma Termini e a Milano Centrale, di Emozione 3, sempre nella stazione meneghina, e di Olio Dante e Perugina a Napoli Centrale.
stato studiato da Retail Group in collaborazione con il nostro architetto Massimiliano Rubcich. All'interno ci saranno degli alberi di ulivo inseriti nell'arredo e delle installazioni di reti e scale usate nella raccolta tradizionale, nonché l'utilizzo di librerie in cartone pressato per l'esposizione del prodotto. Il pavimento sarà in cocco naturale». •
… e per Centostazioni
L
a data di apertura e i dettagli dei punti vendita non sono ancora spendibili, ma da Centostazioni arriva la conferma di tre nuove attività nel mese di dicembre. Due riguardano la toscana: alla stazione di Pisa è previsto l’avvio di un locale di servizi finanziari “Prisma Investimenti”, mentre a Livorno fa il suo ingresso il brand di ristorazione Cibiamo. Al terminal di Milano Lambrate è in programma l’ampliamento di un negozio di abbigliamento e accessori a insegna "Kelly”. •
Trenitalia, la notte è in bianco novembre, il giorno dopo il Ringraziamento, periodo di grandi acquisti. Altro elemento di risalto: la location. Le dimensioni particolarmente ampie dovrebbero permettere al quarto Apple Store di New York di essere il più grande punto vendita della catena di Cupertino nel mondo. I fans sono avvisati!
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agliare sulle rotte meno produttive. Sembrerebbe questa la strategia di Trenitalia osservando il nuovo orario in vigore dal 1 dicembre. Le carrozze notturne passeranno da 257 a 158, quindi 100 in meno, e per le restanti si apre un serio punto interrogativo. Ferrovie dello Stato ha rescisso il contratto con Railservice International, la società che aveva in appalto la manutenzione dei treni notturni. Su tali collegamenti è in previsione un nuovo bando comunitario anche per l’accoglienza sulle carrozze, sino ad ora gestita da Servirail (appartenente alla multinazionale francese Newrest-
Wagon Lits), con un appalto di soli due anni da 50,1 milioni di euro. Complessivamente il taglio ammonta quindi a circa i due quinti della flotta e a oltre 10 milioni di euro all’anno sull’investimento, che è sceso da 35,3 milioni all’anno a circa 25. Nervi tesi tra la società guidata da Moretti e Servirail riguardano anche le tratte notturne con la Francia: in seguito alla nascita di Tvt, frutto delle joint venture con Veolia, Trenitalia ha stracciato in anticipo il contratto con Servirail, in scadenza nel 2012. •
Nuova stazione Tiburtina: all’ombra di BNL in fieri
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orgerà nell’area della stazione Tiburtina il nuovo centro direzionale di BNL. Trecento milioni di investimenti per realizzare 67mila mq di uffici destinati a ospitare fino a 3.800 postazioni di lavoro, con spazi complementari dedicati alla vita lavorativa e sociale: aree per le riunioni e per la formazione, mensa aziendale, palestra, asilo nido, parcheggi. «É un’iniziativa di mercato condotta nella logica dell’efficienza e dell’efficacia – ha affermato il presidente di Bnl, Luigi Abete –, una grande manifestazione di fiducia del gruppo nell’Italia e nella città di Roma. Siamo l’unica banca ad avere qui il suo headquarter». Ha un’estensione di 7.300 mq il terreno di proprietà di Rete Ferroviaria Italiana che Bnl si è aggiudicato per 73,2 milioni di euro. L’operazione è avvenuta con una gara bandita da Ferservizi (gruppo Fs) nel quadro della valorizzazione del patrimonio immobiliare delle Fs non funzionale alle attività ferroviarie. Un piano di promozione edilizia che continuerà con la vendita di ulteriori 110mila mq di immobili da realizzare, suddivisi in cinque lotti. Intanto Bnl con l’acquisto dei terreni di Fs ha coperto la metà dell’investimento di 155 milioni di euro necessari per la costruzione della nuova stazione Tiburtina, progettata da Paolo Desideri, la cui inaugurazione al momento della stesura dell’articolo era prevista per il 28 novembre. La direzione generale di Bnl verrà costruita con standard energetici e funzionali tali da ridurre l’impatto ambientale e i costi di gestione rispetto alla situazione attuale, offrendo ai dipendenti spazi confortevoli di ultima generazione. La presenza operativa delle attività a Roma ora suddivise in otto sedi differenti sarà razionalizzata su tre poli. Bisognerà attendere settembre del 2012 perché l’acquisto sia perfezionato e poi due anni per la realizzazione. Solo allora si porrà il problema di che fare delle sedi attuali di Bnl. «Cercheremo di concentrarci sulla parte strumentale
del nostro patrimonio per valorizzare il resto, ma non vogliamo svendere», ha detto l’amministratore delegato Fabio Gallia. E tra gli immobili da collocare sul mercato c’è il prestigioso palazzo di Via Veneto. «Abbiamo fatto a lungo la corte a Mauro Moretti – nicchia Abete –, così nel 2013 festeggeremo i cento anni e inizieremo il secondo secolo trasferendoci dove c'è il fattore di sviluppo della città di Roma». Questo è solo l’inizio. L’ad di Fs Mauro Moretti pensa di replicare lo stesso modello di riqualificazione di aree dismesse con Torino Porta Susa, con Bologna, con Belfiore a Firenze e con Napoli. Adolfo Marino
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stazionario Antitrust, nel mirino la norma sul contratto Fs…
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n tema di liberalizzazioni il mercato ferroviario italiano si conferma quanto meno opaco. È cronaca di questi mesi il fallimento del vettore privato ArenaWays, dovuto principalmente alle restrizioni sulle fermate intermedie tra Torino e Milano. Mentre tra poche, pochissime settimane, dovrebbe partire il vettore guidato da Montezemolo e Della Valle, Ntv, che farà concorrenza a Trenitalia sull’Alta Velocità. In questo contesto grosse perplessità sono state espresse dall’Antitrust, Autorità garante della concorrenza e del mercato, contraria all’articolo 8, comma 3-bis della manovra di agosto. Tale articolo impone di applicare i contratti collettivi nazionali di settore, scaduti nel 2007, con particolare riguardo alle condizioni di lavoro del personale. Oltre agli effetti nefasti nel segmento merci, l’Antitrust ha speso parole inequivocabili anche per quello passeggeri, dove la liberalizzazione è in fase embrionale e il comma 3-bis rischierebbe di bloccare sul nascere il processo. La ricetta prevede invece un contratto unico della mobilità, che deve nascere dalla libera contrattazione, non per legge. •
… intanto Ntv invoca gare regionali
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rossima all’avvio del servizio Av, Ntv scalda i motori anche per le tratte regionali, i cosiddetti servizi sussidiari del trasporto ferroviario. «Ci dicono che vogliamo fare servizio solo sulle tratte migliori; non possiamo farlo sulle altre perché non ci sono gare sui servizi universali e regionali – ha affermato l'amministratore delegato di Ntv, Giuseppe Sciarrone – speriamo che nel maxiemendamento del Governo, visto che si parla di liberalizzazioni, si aprano le porte alle gare per il trasporto regionale su ferro. Se così sarà, potete stare certi che parteciperemo a qualche gara nei limiti delle nostre forze e possibilità». Interessato anche alle tratte notturne, Sciarrone ha concluso: «Tifiamo perché una apertura avvenga». •
Imaginarium Tra i brand che per primi hanno creduto nelle stazioni ferroviarie si annovera a pieno titolo Imaginarium. Il marchio spagnolo, che conta circa 370 punti vendita in 25 paesi, è presente a Roma Termini, Milano Centrale e Torino Porta Nuova. La storia che lega lo specialista nel mondo dell’infanzia agli edifici storici delle grandi stazioni italiane è cominciata da una decina d’anni, come ci ha raccontato Monica Cigognini, retail country manager di Imaginarium. Quando è iniziato il vostro progetto nelle grandi stazioni? Abbiamo un accordo quadro con Grandi Stazioni in virtù del quale vantiamo un diritto di opzione su alcune stazioni. Tale accordo è stato siglato nel 2002: prevedeva una prima apertura a Roma Termini e l’opzione su alcune posizioni precise nelle stazioni che via via si sarebbero completate. In sintesi è un preaccordo di commercializzazione. Perché avete seguito questo binario di sviluppo? Crediamo che sia un ottimo modo per veicolare il marchio, con un ritorno sia in termini di comunicazione che di redditività. Attualmente siete presenti a Roma, Milano e Torino. Quali saranno le prossime aperture? Avete indicazione sui tempi? Ci auguriamo di entrare presto a Venezia, Firenze e Bologna. Nel terminal lagunare i lavori sono iniziati mentre a Firenze e a Bologna non mi risulta al 100 per cento. Noi, in quanto operatore, arriviamo nel momento in cui la galleria sta per aprire, prima riceviamo solo delle previsioni. Su Venezia ci è arrivata la comunicazione dell’apertura per il 2012. Siete partiti nella capitale, le soddisfazione sono quelle di un tempo? A Roma Termini siamo nel secondo seennio di rinnovo del contratto. Abbiamo aggiornato il punto vendita con il nuovo format e registriamo una crescita costante tutti gli anni del 12 per cento. Quel negozio è molto importante per volume di affari.
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Recentemente siete arrivati a Milano Centrale, passando per Torino Porta Nuova. Come vanno questi due punti vendita? Sia a Milano che Torino siamo partiti in sordina. In particolare nel capoluogo piemontese ci sentivamo un po’ i pionieri, dato che eravamo tra i sei punti vendita aperti. Attualmente la stazione di Torino registra il +25% rispetto allo scorso anno e questi sono dati incoraggianti. Abbiamo un forecast su Porta Nuova di 500mila euro. A Milano abbiamo aperto il 1° luglio 2010, non il mese più idoneo perché il flusso di viaggiatori è più turistico e meno corrispondente al nostro target. Ma già dal settembre successivo abbiamo visto che il trend era positivo e il forecast di quest’anno è di 650mila euro. La stazione di Milano sta facendo un più 25% e quindi nel giro di due anni arriveremo agli 850mila euro, leggermente meno che a Roma. Questi sono dati che ci danno una prospettiva futura. A. P.
ai ferry porti Tirrenia, 2012 al via aspettando l’Europa
Da una parte la battaglia legale con Saremar, dall’altra l’attesa del responso da parte dell’Unione Europea sulla correttezza della privatizzazione. Nel frattempo la Compagnia di Navigazione Tirrenia ha reso disponibile dal 14 di novembre la prenotazione e la vendita verso tutti i collegamenti con la Sardegna e la Sicilia per la prossima stagione estiva e fino al 31 dicembre 2012. La società è attiva sugli scali di Porto Torres, Olbia, Arbatax, Cagliari in Sardegna e su quelli di Palermo e Trapani in Sicilia. Le partenze sono da Genova, Civitavecchia e Napoli.
Air Malta alla ricerca dei crocieristi
È possibile apprezzare le bellezze dei paesaggi nelle poche ore in cui la nave rimane attraccata? Evidentemente no, avrà pensato Air Malta, che ha deciso di lanciare un’iniziativa destinata ai crocieristi delle navi in partenza e arrivo sull’isola con i voli della compagnia. La formula, denominata Air Malta Cruise, è valida dal 7 novembre 2011 al 31 marzo 2012 e offre ai passeggeri l’opportunità di visitare Malta in un’altra occasione usufruendo di uno sconto del 10% sulla tariffa più bassa disponibile al momento della prenotazione. Per comprendere la portata di tale iniziativa: nei primi sette mesi del 2011 la destinazione ha registrato 280mila crocieristi, il 9% in più rispetto allo stesso periodo del 2010, 50mila dei quali trasportati da Air Malta.
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Pioggia di milioni su Napoli «
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i apre oggi una nuova fase di crescita e di sviluppo», parola di Luciano Dassatti, presidente del comitato portuale dello scalo di Napoli. Dallo stesso comitato, infatti, è stato approvato un investimento di 240 milioni di euro per la logistica, le bonifiche e la rete fognaria. A questi si aggiungono gli interventi sulla regolamentazione amministrativa. La cifra è destinata a salire di ulteriori 95 milioni necessari per realizzare il passante ferroviario e il prolungamento della linea ferroviaria. Ma non finisce qua. Il piano triennale 2012-2014 prevede investimenti sino a 667,2 milioni di euro. L’ambizioso programma sul Porto di Napoli, dichiarato ammissibile dalla Commissione Europea, sarà finanziato con i fondi Por-Fesr 2007-2013. Nel frattempo per lo scalo campano il bilancio di previsione 2012 indica un avanzo di cassa di 80,4 milioni di euro, un avanzo economico di 372,6 milioni e un avanzo finanziario di 52,3 milioni di euro. •
Pireo, nuovi servizi e banchina
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ppur qualcosa si muove. In un contesto economico al limite del collasso, è notizia di fine ottobre che il consiglio di amministrazione della Piraeus Port Authority ha approvato una serie di lavori destinati a potenziare l’offerta per le crociere. Nell’area Agios Nikolaos, nei pressi del Cruise Terminal A del porto del Pireo, verrà realizzata una nuova banchina e quella attuale verrà estesa da 180 a oltre 280 metri. Il progetto prevede inoltre l’ampliamento dell’area terminalistica e la ristrutturazione del pianoterra dell’edificio “Pagoda”. Quest’ultimo sarà utilizzato per l’accoglienza dei clienti, con un’adeguata offerta di servizi. L’avvio dei lavori è previsto a breve, mentre il completamento dell’opera dovrebbe avvenire entro maggio del 2012. In tempo per la stagione estiva. •
Catania: un polo del gusto nella Vecchia Dogana
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a Vecchia Dogana al porto di Catania è stata rimessa a nuovo e inaugurata a inizio novembre. Lo storico edifico ottocentesco è stato trasformato in un complesso di attività commerciali, di aggregazione e di
intrattenimento con una superficie di 10mila mq distribuita su tre piani. La nuova stazione marittima vanta al suo interno la terza Città del Gusto d'Italia di Gambero Rosso, il primo cinema 6D della Sicilia e uno spazio dedicato alla tradizione dell'Opera dei Pupi. Grazie alla sua offerta, la Vecchia Dogana diventa quindi il biglietto da visita per passeggeri e crocieristi che sbarcano alla città etnea e costituisce un esempio virtuoso di come si possano coniugare strutture storiche con servizi moderni. •
Resoconto del primo Cruise day italiano
Per Crociere e Porti crescita impetuosa, e complicata VENEZIA – Si è tenuto a fine ottobre il primo Cruise Day italiano, l’occasione per presentare un corposo e interessante studio sul settore della crocieristica e per mettere a confronto tra loro le principali società di gestione dei porti e gli armatori. Nella suggestiva cornice di uno dei terminal più nuovi del porto lagunare, la giornata ha visto avvicendarsi esponenti di primissimo piano del settore.
Italian Cruise Watch 2011
Lo studio realizzato da Risposte Turismo è stato presentato come il primo report dettagliato sul settore crocieristico in italia, e non abbiamo ragione per dubitarne. In totale, secondo l’European Cruise Council, nel 2010 il giro d’affari legato direttamente alle crociere è stato di 14,5 miliardi di euro. La cornice del settore vede l’offerta prevalere ancora in area caraibica, con clientela nordamericana, ma gli equilibri stanno mutando e rotte e navi si spostano sempre più verso il Mediterraneo. Civitavecchia e Venezia nel 2010 sono entrate per la
prima volta nella top ten mondiale dei porti con il maggior numero di crocieristi, raggiungendo Barcellona, fino ad allora unica classificata europea. La sintesi del settore è questa: cresce la domanda, cresce l'offerta e cresce la dimensione delle navi. Quindi nei prossimi anni si costruiranno meno navi ma (molto) più grandi. Evidente che in questo quadro il nostro Paese sta assumendo un ruolo sempre più rilevante, sia per posizione che per destinazioni. Tre porti concentrano il 50% del traffico nazionale, ognuno con più di un milione di passeggeri. È davvero impressionante seguire la crescita di traffico nell’ultimo decennio, con un tasso a tre cifre per molti scali. E l’incremento è sicuramente destinato a durare con una previsione per il 2011 del +16% rispetto all'anno precedente.
Porti & Armatori, due facce della stessa medaglia
Sorprendentemente serrato e franco il dibattito della sessione plenaria. Vale la pena quindi di riportare le più significative considerazione espresse dai vari relatori. Seguendo l’ordine degli interventi, partiamo da Giovanni Onorato, dg di Costa Crociere, che ha sottolineato come il futuro sia meno roseo di quanto facciano pensare i numeri. Per fare un esempio il gruppo cui appartiene Costa, Carnival Corp., costruiva mediamente 7-9 navi anno, oggi 2-3. Aumentano i costi operativi, ma in parallelo diminuiscono i prezzi per i passeggeri, inoltre pesa il valore del carburante che è divenuto in pochi anni la maggiore voce di costo. Quindi per continuare a costruire navi le compagnie devono essere molto profittevoli, considerato che le nuove regine degli oceani oggi valgono almeno 500 milioni di euro ognuna. Sul fronte porti è invece Edoardo Monzani, ad di Stazioni Marittime Genova, a sostenere la posizione di chi opera a terra, posizione oggi molto complicata. La mission infatti prevede l’utile ai soci, a chi investe, senza però tralasciare le esigenze delle compagnie di crociera e, dulcis in fundo, del territorio cui occorre «dare soddisfazione», perché si aspetta sempre più dai flussi e dall’indotto generato dalle crociere. Molto spesso poi porti e compagnie sono
un tutt'uno: come nel caso di Genova controllata da MSC, con qualche inevitabile (?) conflitto d'interesse. I porti sono cima di trasmissione della ricchezza che viene dal mare e nel contempo sono anche l'anello più debole, perché fanno fatica ad aggiornarsi. In Italia non esiste una politica portuale e «come disse Aponte, ci sono troppi porti e poche infrastrutture». Ultimamente, sottolinea in conclusione Monzani, «ci troviamo di fronte a compagnie che decidono di costruire mega navi con porti che magari non saranno in grado di accoglierle». Seguendo la logica dell’alternanza è toccato a Domenico Pellegrino, dg MSC Crociere, sottolineare come stia cambiando il sistema di gestione degli itinerari: le compagnie stanno cambiando porti e tagliando scali per spendere meno carburante e pagare meno gli attracchi e le soste. Le grandi navi – secondo Pellegrino – sono sempre state viste come mucche da mungere ma questo sistema è finito. La nave sarà sempre più destinazione e sempre meno vettore, con tanto, tantissimo, intrattenimento a bordo. Il rischio di perdere opportunità sottraendo il territorio all'itinerario è dietro l’angolo ma le compagnie devono andare avanti. In Italia ci sono 60 porti a vocazione crocieristica, un numero assurdo. Evidentemente manca una programmazione e manca la governance: gli investimenti non seguono una logica di sistema né un piano strategico. Per fare un esempio «in Italia c'è una stazione marittima bellissima, forse la più bella (Cagliari, ndr), dove non è mai entrata una nave», per errori nella progettazione e nella realizzazione, a quanto ci risulta. La conclusione di Pellegrino è chiara: «I porti sono stati terreno di caccia per la politica e le poltrone sono state assegnate non sempre a manager capaci, di cui peraltro ci sarebbe molto bisogno». Più conciliante, e in fondo ottimista, è parso Roberto Perocchio, ad di Venezia Terminal Passeggeri, che ha parlato di una «pace armata tra porti e compagnie». La novità di questa fase storica è la cavalcante privatizzazione dei porti. Secondo Perocchio la legge 84/94 ha voluto stimolare una concertazione nazionale per puntare sulla competizione. Per questo Venezia ha realizzato 73.000 mq di spazi coperti, perché è e vuole continuare a essere home port anche invernale, con parcheggi quasi a bordo nave, banchine più libere e sicure con torre d'imbarco decisamente innovativa. Last but not least Gianni Rotondo, dg di Royal Caribbean Cruise Line, che ha ricordato come il suo gruppo, americano, operi con sei marchi, quaranta navi in flotta, di cui venti in stagione sull'Italia. C’è quindi un progressivo interesse sul Sud Europa come mercato sourcing. E riprendendo quanto affermato dal collega di MSC, Rotondo ha ribadito che «le nostre navi, nate per i Caraibi, sono state pensate per tenere e intrattenere i passeggeri a bordo visto che in quell'area non esistono destinazioni vere, come ad esempio le città europee. Quindi la nave come destinazione per noi è già realtà». Chi ha orecchie per intendere… A. A.
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r&f vetrina
Takaje T-43 PRO, il vuoto che avanza
Studiata per i professionisti, Takaje T-43 PRO permette due modalità di confezionamento sottovuoto. I sacchetti goffrati, che conservano gli alimenti fino a cinque volte più a lungo, e il sistema a valvola brevettato. Questo rende i barattoli in vetro con coperchio in metallo capaci di tenere il vuoto.
Debatter: fuori i batteri dal frigorifero!
In occasione di Host, Samaref ha presentato Debatter: la nuova linea di refrigeratori professionali per il canale Ho.Re.Ca. Queste soluzioni sono in grado di abbattere i batteri e i cattivi odori provenienti dall’esterno. La linea Debatter offre una copertura ottimale garantendo flussi di aria pulita.
Motorola Solutions e VeriFone: il pagamento è mobile
Da Motorola Solutions e VeriFone è arrivata una soluzione completa di pagamento mobile. Basata su MicroVFI e montata su MC64 e MC75, con lettore di carta di debito/credito (DBR) DCR7000-200R, aumenta la produttività per l’utilizzo professionale e la regolarità delle operazioni.
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Nuovo look per Jack Daniel’s
Uguale nel contenuto, la nuova bottiglia di Jack Daniel’s è più squadrata. L’etichetta è stata pulita per far risaltare gli elementi iconici/distintivi del brand. Il richiamo alla tradizione è garantito dal ritratto originale di Mr Jack. Sull’etichetta del collo della bottiglia campeggia la scritta Old No.7.
La pulce nell’orecchio
Apple retail, in Italy non ci sei
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lettori permetteranno, per una volta, che inizi questa rubrica con un ricordo personale: nell’autunno del 2006 ero a New York. Apple aveva appena aperto il suo fantascientifico nuovo negozio vicino Central Park. Ero all’indirizzo segnato, dove c’è una piccola piazza e mi guardavo attorno con aria interdetta: decisamente, nessuno dei pochi negozi della piazza, sotto un piccolo porticato, assomigliava a un Apple Store. Alla fine mi
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arrendo e chiedo informazioni a un passante che mi guarda come si farebbe con il campagnolo che arriva nella grande città per la prima volta e, con cortesia, mi indica il centro della piazza. A prima vista non c’era niente, ma quello che sembrava una sorta di scultura, un cubo di vetro, a un migliore sguardo presentava una mela sopra e una scala trasparente in cristallo. Il negozio è dentro la piazza, sotto terra: aperto 24 ore su 24, sembra la hall
di Simone Filippetti
di un albergo con un frenetico via vai di persone. Un’esperienza umana e sociale, prima ancora che di shopping. Ma quella è l’America: in Italia niente di tutto questo. Che vuol fare la Mela nel nostro Paese? Non si capisce molto: la sensazione è che da noi il colosso californiano non sia né carne né pesce. Anzi, la presenza e la strategia di Apple paiono contraddire quelle della casamadre: tanto a Cupertino hanno fatto del brand, dell’appel, dello status symbol, il valore aggiunto di Apple, quanto in Italia i negozi non solo scarseggiano, ma sono anche stati aperti in luoghi che non riflettono per niente il glamour che il compianto Steve Jobs ha dato alla sua creatura. I pochi Apple Store tricolori sono tutti dentro centri commerciali, grandi outlet di periferia dove impera la legge del 3x2 e del sottocosto: alle Gru di Grugliasco, fuori Torino; al Carosello di Carugate, profonda Brianza; e così via. Finora Apple è entrata dalla porta di servizio dove il marchio si perde tra fast food maleodoranti e tristi catene di elettrodomestici. La gente compra un ipad o un Mac anche solo per design o perché fa figo avere sottomano un oggetto griffato Apple. Ma in Italia dell’allure della Mela se ne vede ben poca eppure il potenziale non manca. Vero è che nella strategia globale di una mega-multinazionale come Apple il nostro Paese è una briciola: con appena 52 milioni di euro di fatturato l’ultimo anno, l’Italia rappresenta appena l’1% del fatturato totale del colosso Usa che sprigiona in tutto il mondo un giro d’affari di oltre 60 miliardi di dollari. Fino a due anni fa, Apple Retail Italia (da bilanci della Camera di Commercio) era addirittura in perdita e solo dal 2010 è in utile. Di recente, Apple ha iniziato a cambiare passo: ha cercato di aprire un negozio nella Gallerria Vittorio Emanuele a Milano, di fronte alle boutique di Prada e Luis Vuitton. Una location prestigiosa, ma è stata sconfitta. La sua offerta per i locali, ex McDonald’s, è stata miserevolmente bassa. La mossa della Galleria sarebbe stata una prima importante pedina di un’inversione di rotta: dai centri commerciali a location premium dove si fa lo shopping del lusso. Invece è stato un flop. In rete si sono scatenate le ipotesi e spiegazioni più disparate: dagli indignati per la tirchieria di Apple, a chi dice che è stata un’offerta volutamente bassa per non essere scelti. Pare che Apple stia già trattando per un immobile in Corso Vittorio Emanuele, sempre a Milano. Sarà la volta buona? •
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Elettronica aeroportuale Non si può parlare di un decollo in grande stile, ma l’elettronica sta silenziosamente cominciando a presidiare gli aeroporti. Con negozi monomarca (es. Dixons) o tramite vending machine. retail&food - dicembre 2011 63
r&f last but not least Save presenta il masterplan per il nuovo nodo intermodale
Venezia punta sul futuro
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entre su mezza Italia imperversano alluvioni e disastrosi temporali, in questo lunedì mattina di inizio novembre a Venezia splende il sole. Enrico Marchi, presidente del Gruppo Save, ha riunito amministratori, manager, deputati, banchieri, per presentare il masterplan del nodo intermodale (aeroporto/ferrovia alta velocità) per l’aeroporto Marco Polo di Venezia. Il clima sarà di buon auspicio? Lo vedremo nel corso dei prossimi vent’anni, è questo l’arco temporale previsto per arrivare a posare l’ultima pietra. A dar man forte alle tesi di Marchi, tutte le autorità locali - dal governatore regionale Luca Zaia al sindaco Giorgio Orsoni -. Il masterplan è stato realizzato da una squadra di consulenti coordinata da One Works ed è stato illustrato dal suo ad Giulio De Carli. Mentre chi attendeva, legittimamente, la presenza del ministro Altero Matteoli (il governo Berlusconi era ancora in carica) è rimasto deluso, da Roma nessun rappresentante. Segno dei tempi. È toccato a Marchi il compito di aprire i lavori, con un intervento che ci è parso nel contempo visionario ma anche realistico e razionale. Di certo non privo di rischi o di “resistenze”. Nelle infrastrutture – ha sottolineato il presidente di Save – c'è bisogno di una programmazione di lungo, lunghissimo tempo. L'orizzonte temporale delineato dal masterplan è quello del 2030, un ventennio che dovrà essere accompagnato da una scia di oltre 600 milioni di euro di investimenti che andranno ad aggiungersi ai 400 milioni previsti dal masterplan Save, attualmente sul tavolo di Enac (Ente nazionale aviazione civile), in attesa di approvazione. Il progetto si articola in tre punti e momenti principali: la definizione delle aree per i progetti futuri; la stazione ferroviaria; il grande progetto della porta d'acqua, landmark per il territorio. Marchi ci tiene a ricordare che dal 2007 l’aerostazione veneziana è divenuta il terzo gate intercontinentale italiano (dopo Fiumicino e Malpensa). Mentre il progetto del nodo intermodale consentirebbe a Venezia di diventare il primo (e unico) aeroporto italiano con una stazione passante per treni ad alta velocità (AV). In Europa ci sono diciassette aeroporti collegati col ferro, di cui solo tre ad AV. A breve, nella prossima primavera, verrà inaugurata la nuova aerostazione di Berlino che sarà da considerare un modello di riferimento, secondo la guida di Save.
Tornando al Marco Polo, il traffico di passeggeri su Venezia è cresciuto in ragione della vocazione turistica della città (incoming) ma anche per la forza economica del territorio nordestino. Ma il gioco non finisce qui, secondo quanto prevedono gli studi effettuati per comporre il masterplan: più c'è interconnesione, più si genera traffico e più questo è pregiato. Inoltre, se si programma accuratamente, si può ridurre l'impatto ambientale causato dai movimenti di uomini e mezzi. Su questo fronte la discussione col territorio, e con i tanti scettici o critici, si apre ora. In Save c’è la consapevolezza che occorra un gruppo di lavoro comune, per valutare i pro e i contro e le misure compensative per rendere meno impattante nei confronti dei “vicini” la realizzazione della nuova opera. Quanto alle cifre, Marchi premette che lo studio del masterplan è stato effettuato anche grazie a un finanziamento Ue. Mentre sul fronte occupazionale ogni nuovo milione di passeggeri genererà 2.600 nuovi posti di lavoro, tra diretti, indiretti e indotti. Quindi di qui al 2030 – citando uno studio del 2004 – Marchi prevede oltre 30.000 nuovi posti di lavoro. Ma non sono tutte rose e fiori. L'Italia è l'ultimo tra i paesi occidentali per rapporto tra peso delle infrastrutture e Pil. Ma mancano i fondi per i progetti o mancano i progetti su cui concentrare fondi già disponibili? Ovvia la risposta secondo il presidente di Save, e ovvio il fatto che per finanziare l’opera Venezia pensi di bussare in Europa. Infatti, concludendo il suo ragionamento, Marchi intende fugare gli ultimi dubbi legati all’opera e in particolare al fatto che possa non esserci traffico sufficiente per giustificare l’iniziativa. Ed ecco la parte più ispirata del discorso: «Non bisogna utilizzare una logica ragionieristica ma occorre avere visione. Bei (Banca Europea per gli Investimenti), offre finanziamenti diretti, finanziamenti “mezzanini” in ottica di equity e anche risorse (Fondo Margherita) per coprire i primi anni di avviamento che possono non portare traffico sufficiente». Se gli amministratori locali sembrano approvare i ragionamenti di Marchi e paiono pronti a supportare la sua iniziativa (senza però dedicare fondi economici significativi), molto tiepido è parso Mauro Moretti, guida del gruppo Ferrovie dello Stato, invitato a questa rappresentazione con un ruolo non certo secondario. Moretti ha riconosciuto con piacere che l'Europa ha scelto la ferrovia in una visione strategica
Mercati in fiera NOME
PITTI UOMO MARCA BREAD & BUTTER PITTI BIMBO SAPORE 2012
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COSA
Fashion Gdo Streetwear Kids fashion Food
molto concreta, mettendo limiti alle emissioni. E che naturalmente occorre sviluppare una grande rete, di livello europeo, per dare una risposta alla globalizzazione, aumentando la qualità dei collegamenti. Però, perché c’è sempre un però, occorre che Venezia si pensi come una grande città, territorialmente estesa. Quindi bisogna pensare al quadrilatero veneto e non a Mestre, Venezia ecc. Moretti appare perfettamente a suo agio nel ruolo che gli compete, ma anche in quello di politico esperto e navigato, in grado di dare consigli se non raccomandazioni, raccontando aneddoti a mo’ di insegnamento: «Voi non sapete che dovete l'incremento di treni tra Venezia e Milano al fatto che tra Milano Lambrate e Milano Centrale sono stati spesi 10 milioni di euro per portare i binari da due a quattro. Questo collo di bottiglia rendeva vano un investimento di miliardi fatto per l'AV». Ecco la morale: prima di lanciarsi in grandi opere futurubili, occorre selezionare i punti critici del sistema attuale, e cominciare a lavorare su quelli. Quindi prima si rimuovono i colli di bottiglia (Mestre), e poi si farà la Milano Venezia AV, certo fino all'aeroporto e poi anche fino a Trieste. Insomma l’AV Milano-Venezia sarà la prima grande opera ferroviaria da mettere in agenda, ma a tempo debito e per ora senza impegno. La prudenza di Moretti non pare intimorire Marchi che replica tranquillo all’ad di Ferrovie dicendo che lo studio garantisce sostenibilità economica. In sala abbiamo sentito alcuni eleganti rappresentanti del locale mondo imprenditoriale e bancario ripetere la stanca litania no ghe se schei (non ci sono soldi). Eppure secondo il presidente di Save il nuovo nodo intermodale, o quantomeno l’inizio dei lavori, è a portata di mano. Come vedete il bicchiere? A. A.
CALENDARIO DICEMBRE 2011 - FEBBRAIO 2012 DOVE
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