retail&food ANNO 7 NUMERO 1/2 gen/feb 2012 • e 3,00
In caso di mancato recapito inviare al CMP di Milano Roserio per la restituzione al mittente previo pagamento resi
LUOGHI DI VIAGGIO • SPAZI COMMERCIALI
2012: a gara il 30% delle aree di servizio
Autostrade, l’anno della verità Caleranno le royalties? C’è speranza di fare utili? I player parteciperanno ad ogni costo?
Star Trek Retail Yamamay
Innovation Awards And the winner is...
Mystery on board Turkish Airlines
NEWS PRIMAE NOCTIS Che ne sarà di noi? Chiedetelo ai vostri clienti
L'OPINIONE Liberalizzazioni: un propulsore per lo sviluppo del commercio Il nuovo governo ha intrapreso una politica economica finalizzata alla crescita dell’Italia che prevede coraggiosi provvedimenti a favore della libertà di impresa e della semplificazione normativa. Da sempre riteniamo fondamentale per lo sviluppo del nostro Paese la definizione di un pacchetto di liberalizzazioni trasversali e che vadano ad incidere sui settori chiave dell’economia nazionale. Crediamo infatti che l’apertura al mercato promuova la concorrenza, stimoli le imprese ad innovare e di conseguenza ad offrire un servizio migliore per tutti i cittadini. In materia di commercio il decreto “Salva Italia” prevede la possibilità di apertura degli esercizi commerciali senza alcun limite di orario. Ciò significa per gli esercenti di poter gestire in totale autonomia la propria attività commerciale, declinando l’offerta sulla base della domanda dei consumatori e ricercando un bilanciamento tra miglior servizio ai clienti ed equilibrio del conto economico. Il provvedimento è già operativo e non ha bisogno di alcun recepimento a livello di normativa regionale o locale. La nuova legge rappresenta una svolta importante nel mondo del commercio e stimola le imprese ad ammodernarsi e ad adeguare le proprie attività ai mutati stili di vita dei cittadini. Una nuova sfida e un propulsore per lo sviluppo del commercio, che ci auguriamo possano essere recepiti in modo positivo dall’intero settore, dimostrando in questo modo la propensione al cambiamento che la comunità si aspetta. Giovanni Cobolli Gigli Presidente di Federdistribuzione
Editoriale
«Il 2011 è stato un anno di merda e il 2012 sarà anche peggio». Scusandosi preventivamente per il gergo, Pietro Malaspina, presidente del Consiglio Nazionale dei Centri Commerciali, ha voluto concludere così i saluti finali dell’affollato e prestigioso Gala Dinner natalizio. Malaspina dà l’impressione di essere persona mansueta, avveduta e compassata, oltre che attenta e competente. Quindi la chiarezza con cui si è espresso ha fatto correre un brivido lungo la schiena di molti. Stessa musica per quanto riguarda il dicembre horribilis degli aeroporti, con un vistoso calo di passeggeri registrato presso numerosi scali (e bar e negozi e parcheggi…). Ora si sta nel guado. I più avveduti e forti han costruito trincee più o meno infallibili, i più esposti e incapaci camminano sull’orlo del baratro. Di consigli su come fare a resistere e rimontare ne girano parecchi, riportati da autorevoli maître à penser o da espertacci dell’ultima ora. Nel piccolo, da osservatori attenti, una proposta l’avanziamo anche noi: occorre rimettere il cliente al centro. Immedesimandoci nelle Sue esigenze, aspettative e possibilità. Per ascoltarlo, aiutarlo, sostenerlo, incuriosirlo, accontentarlo, servirlo, e convincerlo. Magari con un bel sorriso sulle labbra. Il cliente è Re e tutti dipendiamo da lui.
retail&food - gennaio/febbraio 2012
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Anno 7 numero 1/2 gennaio/febbraio 2012 Direttore responsabile Andrea Aiello In redazione Fabrizio Patti, Andrea Penazzi Hanno collaborato
Tiziana Bardi, Alessandro Barzaghi, Giuseppe Bonomi, Italo Bussoli, Carmen Chieregato, Giovanni Cobolli Gigli, Giulia Comparini, Gianfilippo Cuneo, Luigi De Montis, Luca Esposito, Simone Filippetti, Fulvio Fassone, Vito Gamberale, Stefano Gardini, Paolo Prota Giurleo, Massimo Guacci, Antonio Intiglietta, David Jarach, Paolo Lombardi, Filippo Maffioli, Pietro Malaspina, Adolfo Marino, Dante Marro, David Montorsi, Giorgio Moroni, Pierpaolo Palmieri, Alberto Pasquini, Enrico Pazzali, POLI.design, Alessio Quaranta, Mario Resca, Leopoldo Resta, Vito Riggio, Kevin Rozario, Paolo Simioni, Vittorio Valenza Foto Archivio Gesto Editore, Flickr, Fotolia, Imagoeconomica, iStockphoto Segreteria Antonella Ferraraccio Pubblicità dircom@edifis.it Progetto grafico e impaginazione Quality A&M Stampa A.G.F. – Peschiera Borromeo (Mi) Redazione Viale Coni Zugna, 71 - 20144 - Milano - Italy Prezzo di una copia _ 3,00 – Arretrati _ 5,00 Abbonamento Italia: _ 30,00 Europa: _ 40,00 Resto del mondo: _ 50,00 Registrazione Tribunale di Milano N° 550 del 06/09/2006 Iscrizione al Registro degli operatori della comunicazione n° 15972 Tutti i diritti di riproduzione degli articoli e/o foto sono riservati. Manoscritti, disegni, fotografie, supporti audio e video anche se non pubblicati non saranno restituiti. Per le fotografie e le immagini per cui, nonostante le ricerche eseguite, non sia stato possibile rintracciare gli aventi diritto, l’Editore si dichiara disponibile ad adempire ai propri doveri. Ai sensi della legge 196/2003 l’Editore garantisce la massima riservatezza nell’utilizzo della propria banca dati con finalità redazionali e/o di invio del presente periodico. Ai sensi degli artt. 7 e 10 i destinatari hanno facoltà di esercitare il diritto di cancellazione o rettifica dei dati, mediante comunicazione scritta al responsabile del trattamento presso EDIFIS S.p.A. – Viale Coni Zugna 71 – 20144 Milano, luogo della custodia della banca dati medesima. retail&food è media partner ufficiale di
www.travelretail.it
retail&food
è una rivista edita da Edifis spa Viale Coni Zugna, 71 - 20144 - Milano - Italy Tel. 02 3451230 - Fax 02 3451231 info@retailfood.it www.retailfood.it
n° 1/2 gen/feb 2012
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SOMMARIO 50
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62 news primae noctis Che ne sarà di noi? Chiedetelo ai vostri clienti
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l'opinione di Giovanni Cobolli Gigli Liberalizzazioni: un propulsore per lo sviluppo del commercio
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R&f news
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Cosa occorre saper per... Ancora sugli orari di apertura degli esercizi commerciali
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imparare da loro? Le risposte nella prima puntata di “mondi retail"
Continua la corsa al foodstore Anche a Milano decolla Eat’s Prelibatezze alimentari e vini di pregio sia italiani sia stranieri hanno un nuovo tempio. È a Milano, a cavallo fra galleria del Corso e galleria Passerella. Si chiama Eat’s e occupa i due sottopiani dell’Excelsior Milano, lo store multipiano, vetrina delle griffe...
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Aeroporti, tra authority e tariffe La spintarella di Monti per il decollo dei conti
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Giochi al consumo: new entry per la grande distribuzione 2012: con la spesa si vince alla cassa
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mystery on board Turkish, economy a cinque stelle
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Parola di... eni Avanti tutta sul non-oil, ma fuori dalle autostrade
international
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dossier aeroporti Venezia, aeroporto da esportazione Con la joint venture Airest Collezioni tra Save e McArthurGlen Luxury Retail, la società di gestione è pronta a lottare nelle gare europee, replicando il modello di Venezia. Dove i primi anni...
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speciale ntv Italo, finito il tempo delle prove Il disco verde per Nuovo Trasporto Viaggiatori potrebbe arrivare a marzo. Una volta ottenuta l’omologazione del super treno...
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analisi mercato Vino e liquori, un mondo di occasioni Nel mondo la domanda di alcolici cresce e il travel retail promette di essere il più florido dei canali, purché fuori dall’Europa. Chi si sta attrezzando per competere? Intanto, com’è l’offerta nei nostri aeroporti e centri commerciali? Con un po’ di ricerche, abbiamo fatto il punto
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stazionario
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Ferry porti
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Vetrina
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la pulce nell'orecchio Starbucks e il dilemma italiano
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La foto
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Last but not least L'ora della svolta
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dossier concessionarie autostradali Autostrade per l'Italia, restyling a quota 192
indice R&f Una partenza col botto
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osservatorio prezzi A22, vince Autogrill, nonostante i rincari Le alte royalties hanno portato a prezzi più alti della media, la domanda debole ad aumenti dei listini. Sull’Autobrennero, però, negli ultimi mesi si vedono anche i primi ribassi
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star trek retail Obiettivo Yamamay
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Innovation Index 2011 And the winner is... L’analisi dei progetti nelle rubriche Prima pietra e Taglio nastro, con clasrelativo Indice di Innovazione, ha portato a realizzare una speciale sifica. Le Perle di Faenza e la Shopping Gallery Niguarda hanno ottenuto i punteggi più alti in virtù di format e location fuori del comune Prima pietra GrandApulia, gigante ai piedi del Gargano In primavera dovrebbero partire i lavori per realizzare il più grande complesso commerciale sul bacino di Foggia. Con circa 55.000 mq di gla, divisi tra shopping center e retail park, l’iniziativa promossa da Finsud Immobiliare e commercializzata da Svicom ospiterà oltre 100 negozi e varie soluzioni per l’intrattenimento
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Resoconto fiera Mapic in crescita, e il mercato? Salutiamo l’anno appena concluso con la consapevolezza che il settore del retail real estate, pur risentendo della crisi, è vivo e vegeto. La scorsa edizione della fiera di Cannes ha registrato infatti...
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Taglio nastro Napoli Centrale sul binario dello shopping Cinque anni dopo l'avvio dei lavori, a fronte di 50 milioni di euro di investimento, Grandi Stazioni ha presentato il terminal ferroviario rinnovato. Al momento l'offerta commerciale conta oltre 40 negozi. Nel 2012 grande spazio sarà riservato alla ristorazione
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Al via il concorso di idee Expo 2015, la ristorazione è svelata Ci siamo abituati alle cattive notizie sull’Expo, in anni di emergenze, cambi di progetti, bracci di ferro sulle competenze, soldi a rischio. Ma c’è anche qualche buona notizia, come l’approvazione del budget 2012 e un concorso di idee per le aree di ristoro e “architetture di servizio” Mondi retail - Autostrade Viaggio nelle aree di sosta europee Chi sono gli operatori nei principali mercati europei delle autostrade? Quante sono le aree di sosta dei nostri “vicini" Perché dobbiamo
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Rubriche stock option Orient express Aviation outlook Obiettivo personale Retail 3.0 Mercati in fiera
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r&f News Ultim'ora L'indebitata Alitalia fa shopping
La notizia era filtrata da qualche giorno. Alitalia punta al’integrazione con Windjet e Blu Panorama con le quali ha firmato un protocollo d’intesa. Adesso la fusione passa sul tavolo dell’Antitrust che dovrà pronunciarsi sul configurarsi di un’eventuale posizione dominante. Che Windjet fosse in crisi di liquidità era cosa nota: 3,1 milioni di perdite nel 2010. Nel 2011 un indebitamento crescente, disservizi con ritardi sempre più frequenti e mancata assistenza ai passeggeri. Esce di scena così Antonino Pulvirenti, che aveva fondato la low cost siciliana nel 2003 e la controlla attraverso la Finaria. Meno atteso il commiato di Franco Pecci, il gentlemen imprenditore dagli inizi nel 1998 ai comandi di Blu Panorama e Blu Express. Alitalia si rafforza nel comparto low cost e charter, in attesa che Riccardo Toto parta con la rinata New Livingston, unico possibile concorrente superstite in Italia. Da capire dove Alitalia prenderà i soldi, viste le perdite per oltre quaranta milioni di euro.
Musei, Confcultura attacca Resca
S
ei gare sulle 23 bandite nell’estate del 2010 dal Mibac, ministero per i Beni Artistici e Culturali, sono state sospese o annullate dai Tar di cinque regioni. Come dire: nuova gestione, targata Mario Resca, direttore generale per la Valorizzazione al ministero, ma musica vecchia. Dure critiche sono arrivate da Confcultura: «è un’occasione mancata – dice a r&f la presidente Patrizia Asproni -, la presenza di Resca poteva cambiare le cose. Al di là dei ricorsi al Tar c’è il problema della scarsa partecipazione dovuta a difetti dei bandi. Per la ristorazione a Firenze si erano presentate inizialmente dieci imprese. Dopo che queste hanno visto il capitolato, è rimasta solo una società locale». Il problema principale è stato il requisito che “analoghe attività pregresse fossero state svolte nel triennio di riferimento con un unico marchio”. Questa la motivazione della sospensione della gara per la ristorazione del Polo museale di Roma e dei bandi in Calabria. Bloccate per altre motivazioni le gare per il servizio di ristorazione a Firenze e quelle per i musei pugliesi. Annullata dal Tar Lazio anche una parte del bando del servizio di ristorazione presso il Polo
museale romano. Il Tar Campania ha infine fissato per il 25 gennaio l’esame di merito del ricorso sui servizi di biglietteria e altro presso la Soprintenza archeologica di Napoli e Pompei. •
Stock option BUY
NEUTRAL
SELL
L’e-commerce è tutto un viaggio
L’e-commerce in Italia fa ancora rima con trasporti. Lo ha certificato il recente Osservatorio Acquisti CartaSì 2011, secondo cui tra i dieci operatori di e-commerce, sei hanno
a che fare con il travel. Questa la graduatoria, dalla posizione uno alla dieci: Trenitalia, Ryanair, Infocamere, Alitalia, easyJet, Apple, Direct Line, Windjet, Expedia, Linear Assicurazioni. Il comparto viaggi, in termini di ricavi, conta il 40,2% del totale, per circa 3 miliardi di euro da gennaio a novembre 2011. Nello stesso periodo la spesa effettuata online è salita del 15% rispetto agli stessi mesi del 2010.
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Motivi Il brand più importante del Gruppo Miroglio, tra i player internazionali più importanti nel segmento del fast fashion, ha sfondato la fatidica quota dei 600 punti vendita, con l’ennesima apertura in Russia. Nel 2011 sono state inaugurate 50 nuove vetrine.
Oratorio commerciale L’arcivescovo di Torino, monsignor Cesare Nosiglia, ha recentemente espresso l’auspicio che si aprano oratori nei centri commerciali, con l’obiettivo di muoversi verso gli adolescenti in fuga dalle parrocchie. Realtà o miracolo?
Elior Operazione di rebranding per il colosso europeo della ristorazione. Spariscono le attuali divisioni per essere sostituite da Elior Restauration (collettiva), Elior Concessions (aeroporti, stazioni ecc.) ed Elior Services (facility management). Invariato l’obiettivo: 6 mld nel 2015.
Ristorazione Italiana La holding partenopea impegnata nella gestione dei locali Rossopomodoro lancia con i fratelli Fantini dell’Antico Caffè Cimmino un nuovo format di qsr/pizzeria: “Manicomio – Antica pizzeria milanese”. Quando il nome è tutto un programma…
L’asilo dei mariti Come tenere buoni i membri della famiglia più noiosi mentre si fa shopping? Aprendo spazi di svago per fidanzati, mariti e papà nel centro commerciale. Succede a Tolosa, in via sperimentale. Chi ci vuole provare in Italia?
Genova-Nizza Le società aeroportuali delle due città rivierasche si alleano con l’obiettivo di sviluppare traffico. Si parte con lo shuttle bus e si spera di arrivare ai voli intercontinentali. Chi vivrà vedrà.
Grandi Stazioni A che punto sono i lavori per l’apertura della rinnovata stazione fiorentina di Santa Maria Novella? In ritardo, comme d’habitude. E nel frattempo il candidato alla gestione del supermarket si è ritirato. Alitalia a Venezia La conferenza stampa viene indetta a metà dicembre e improvvisamente rinviata. La conferenza stampa viene nuovamente indetta a metà gennaio e improvvisamente rinviata. Che ci sarà di tanto difficile da annunciare per il 2012 di Alitalia all’aeroporto di Venezia? Smartbox & co. Impazzano in librerie, negozi di elettronica e bazar di ogni tipo. I cofanetti regalo promettono tanto ma al momento in cui si ricevono non sono nulla. Al codice omaggio noi preferiamo un bel prosciutto, un buon libro o un gioiello.
Ryanair, dicembre da brividi
Marco Candiani
N
el mese di dicembre Ryanair ha trasportato 4,8 milioni di passeggeri in Italia, un dato in calo del 5% rispetto ai 5 milioni dello stesso mese del 2010. La percentuale di riempimento degli aerei (load factor) è sceso dall’80 al 79 per cento. Per il portavoce della compagnia, Stephen McNamara, il calo era «previsto, perché abbiamo lasciato a casa fino a 80 aeromobili, a causa dell’alto costo del carburante». Il vettore irlandese ha comunque rilanciato per il 2012, almeno per quanto riguarda la stagione Summer degli scali di Bergamo e Bologna. A Orio al Serio sono state aggiunte tre nuove rotte (Faro-Algarve, Lipsia e Maastricht) e incrementate le frequenze per Alghero, Bari, Brindisi, Pescara e Lamezia Terme. I passeggeri previsti sono
6,7 milioni. A Bologna (scalo che a novembre ha fatto segnare un calo del 7,3% di passeggeri, il primo da molti anni) nel 2012 si aggiungerà il quinto aeromobile basato nel capoluogo emiliano. Ci saranno tre nuove rotte per Chania, Palma di Maiorca e Salonicco, a partire da fine marzo 2012. Aumentano inoltre le frequenze per Bruxelles (Charleroi), Brindisi, Ibiza, Lamezia Terme, Porto, Trapani, Valencia e Siviglia. Brividi invece a Torino: il vettore ha infatti bloccato fino al 20 gennaio le prenotazioni dei voli da Caselle, in attesa della definizione del progetto di sviluppo dello scalo. Più in generale si pone il problema delle risorse pubbliche, in un anno che non sarà affatto semplice per regioni ed enti locali. •
Anche Burger King nell’area per camionisti di Lucca
Fondaco dei Tedeschi, presto centro commerciale
opo l’esperienza apripista di Brescia Est, sulla A4, un’altra di sosta sta per essere sviluppata, questa volta alle porte di Capannori, Lucca. “La Nazione” la descrive così: un’area di 23mila metri quadrati, quasi sei milioni di investimenti, due anni di lavori. Il progetto è sviluppato dal geometra Massimo Serfafini e dalla ditta lucchese Se.Pa. di Emilia Panelli, proprietaria dei terreni. Mancano ancora le autorizzazioni. L’area,
n’altra operazione di primo livello a Venezia per la famiglia Benetton: a fine dicembre è stato ufficializzato l’accordo tra il comune di Venezia ed Edizione Srl per il restauro e il recupero del Fondaco dei Tedeschi. L’operazione prevede un investimento complessivo da parte del promotore di circa 100 milioni di euro e un indennizzo, pari a 6 milioni di euro, che la stessa società dei Benetton deve versare al comune con sede a Ca’ Farsetti per l’aumentato valore dell’immobile dovuto al cambio d’uso. Il palazzo storico situato su Canal Grande, ex sede di Poste Spa, comprato dagli attuali proprietari un paio di anni fa, diventerà un centro commerciale con negozi e ristorazione. All’interno potrebbe fare il suo ingresso Rinascente, ma le voci, seppur insistenti, non sono ancora state confermate. Oltre agli spazi commerciali saranno garantite aree a uso pubblico al piano terreno e servizi al primo piano su 200 metri quadrati. Al momento della stesura dell’articolo il doppio nodo da sciogliere riguarda le autorizzazioni delle licenze commerciali e l’ok della Soprintendenza per la realizzazione della scala mobile interna e della terrazza panoramica, come previste nel progetto disegnato dall’architetto olandese Rem Koolhass. Ma su entrambi i punti si registra da parte di Edizione un certo ottimismo. Importante il dato sull’occupazione diretta: si calcolano quattrocento dipendenti, più l’indotto. •
D
spiega il giornale toscano, è a due passi dell’autostrada e già ospita un parcheggio di Tir. Da qui l’idea di sviluppare una serie di servizi per camionisti. Sono “in stato avanzato” trattative con Burger King, e ci saranno anche un bar, un ristorante e servizi più tecnici: ricambi auto, officina e due aree di autolavaggio. •
U
Candiani dg di Servair Airchef
In Servair Air Chef arriva un direttore generale: è Marco Candiani, 49 anni, una carriera nella logistica. Con il suo arrivo succede nell’incarico di dg a Michele Mezzatesta, attualmente amministratore delegato. Dall’ottobre 2001 Candiani ha lavorato nella filiale italiana di Kuehne + Nagel, multinazionale fondata a Brema tra i maggiori operatori mondiali nei settori della logistica. Candiani si è occupato dell’approvvigionamento del gruppo Carrefour e in seguito era stato nominato direttore delle Operazioni “Retail & Consumer”.
E.Land si compra anche Coccinelle
Un secondo gioiello di Mosaicon spa (detenuto al 51% dal gruppo Antichi Pellettieri spa) e del Made in Italy passa al fondo coreano E.Land World Limited: si tratta del marchio di pelletteria Coccinelle. In precedenza, alla fine di luglio 2011, era stata la volta di Mandarina Duck. E.Land ha acquisito il 49% del capitale di Coccinelle in mano a Mosaicon e il 49% in capo ad Angelo Mazzieri, a cui si aggiunge l’usufrutto sul 2% detenuto in nuda proprietà dallo stesso Mazzieri, che continuerà a guidare la società di Sala Baganza (Parma).
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r&f News Picone lascia Autogrill
Chiusura anticipata e inattesa per l’avventura lavorativa di Vincenzo Picone in casa Autogrill, che nel maggio 2011 lo aveva nominato managing director (direttore generale) per l’Italia. Separazione consensuale, si apprende da Milanofiori. Per ora il ruolo rimarrà vacante. Si darà maggiore spazio ai responsabili delle divisioni Roads (strade e autostrade), Alessandra De Gaetano, e Travel & city (aeroporti, stazioni, centri commerciali, città), Massimo Mezzanotte. Picone era stato scelto per la sua competenza di marketing. Prima di entrare in Autogrill era stato dal 2005 nel gruppo GE, dove dal dicembre 2008 era stato direttore marketing a livello globale di GE Capital. In precedenza era stato Ceo di Palmera spa e aveva lavorato in McKinsey & Co, PepsiCo e Procter & Gamble.
Orient Express
Aeroporti, impresa senza segreti
C
omprendere le dinamiche del settore aeroportuale, sia dal punto di vista aviation sia non aviation; capire quali siano gli strumenti più adatti per migliorare le performance reddituali del business non aviation; prevedere cosa succederà nei prossimi anni a partire dall’analisi delle tendenze in atto. Sono alcuni degli obiettivi che si è posto il nuovo volume “L’Impresa aeroporto – Il marketing come leva competitiva” (Egea) del professor David Jarach, docente alla Bocconi e a capo della società di consulenza sul settore aereo diciottofebbraio. Nei suoi nove capitoli il volume tratta dai temi più “aviation” (dal 2° al 4°) a quelli più legati alle attività commerciali (in particolare il 5° e il 6°). Per farlo il professor Jarach si è avvalso di diversi contributi, tra cui quelli di nomi noti ai lettori di r&f, in quanto responsabili delle direzioni commerciali non avio dei loro aeroporti: Fulvio Fassone (Sagat - Aeroporto di Torino - e presidente di Atri), Stefano Gardini (Sab- Aeroporto di Bologna – e vicepresidente di Atri), Luigi Battuello (Sea – Aeroporti di Milano), Marco Treggiari (Adr – Aeroporti di Roma) e Lucio Murru (Geasar – Olbia Costa Smeralda). Tra le altre persone coinvolte ci sono Giuseppe Bonomi (presidente di Sea), Rocco Sabelli (ad di Alitalia), Fausto Palombelli (ad di Sagat) e Massimo Soppani (dg dell’aeroporto di Verona). •
a cura di Stra_branding - www.strabranding.com
Omniachannel: lo shopping del futuro in Cina Una popolazione con 1,3 miliardi di persone, una classe media di 200 milioni in crescita, più di 450 milioni d’internet users, compresi i 150 milioni che acquistano online. Negli ultimi cinque anni il mercato del commercio elettronico in Cina ha assunto dimensioni considerevoli, con uno sviluppo nello stesso periodo di circa il 90% all’anno. Il volume di affari generato è così cresciuto dai 750 milioni di US$ del 2004 ai 50 miliardi del 2010 e si stima che nel 2014 arrivi a 175 miliardi di US$. I 150 milioni di consumatori in internet sono una cifra destinata a crescere, come testimonia anche una recente ricerca di I RESEARCH. Gli utilizzatori cinesi di internet usano ormai quotidianamente i loro telefoni cellulari per connettersi. Più di 200.000 rivenditori hanno aperto in Taobao, il sito e-commerce leader in Cina, il loro negozio virtuale per cellulari, e tale numero si prevede aumenterà nei prossimi anni di almeno sette volte. Attualmente il mercato dell’e-commerce in Cina è dominato dalle transazioni B2C con una quota di mercato di circa il 90 per cento. Si prevede però che tale quota scenderà a un 40% nel 2015 a favore della crescita delle transazioni C2C che sarà sostenuta da una sempre maggiore propensione dei consumatori alla ricerca di una migliore qualità e di un miglior servizio offerto. Lo sviluppo del mercato in senso geografico è un altro aspetto fondamentale da tener presente nell’analizzare i trend dell’e-commerce in Cina. Infatti, mentre ora il mercato è concentrato principalmente nelle prime dieci città, localizzate soprattutto lungo la costa orientale (dove Shanghai rappresenta la maggiore quota del valore degli acquisti con circa 2,6 miliardi di US$), nei prossimi anni lo sviluppo si sposterà anche verso le città di seconda e terza fascia e tale trend arriverà a diffondersi fino alle città di quarta e di quinta fascia. 6 retail&food - gennaio/febbraio 2012
La chiave del successo degli operatori sarà a quel punto fortemente condizionata dagli aspetti logistici e dall’organizzazione aziendale, argomenti questi ultimi che affronteremo nei nostri prossimi appuntamenti. Di conseguenza, con un quadro evolutivo così positivo, la Cina si candida ad essere uno dei principali mercati per lo sviluppo del canale omnichannel. L’evoluzione del Retail Digitale, fenomeno molto variegato e complesso, sfocia nella distribuzione al dettaglio omnichannel. Questo termine definisce una varietà significativa di canali, quali siti web, negozi fisici, chioschi elettronici, direct mail, social media, cataloghi, call center, videogiochi, televisori, mobile phone, attraverso i quali le catene di distribuzione potranno interagire con i propri clienti. Le strategie di Retail omnichannel si presentano quindi come un’esperienza integrata che, in un territorio così vasto e complesso in termini di diversità dei consumatori come quello cinese, combina i vantaggi dei punti vendita fisici con quelli online, rappresentando un’entusiasmante opportunità al fine di raggiungere e penetrare tutti i potenziali consumatori sul territorio. Come sappiamo, i vantaggi del negozio online sono quelli di offrire: molte informazioni sui prodotti, massimo assortimento, valutazione e consigli dai clienti, forme di pagamento comode e rapide, contenuti editoriali e consigli per l’acquisto ed il consumo, coinvolgimento sociale al dialogo e accesso generalmente illimitato. Mentre, i vantaggi del negozio fisico sono: assortimento selezionato, comodità nei resi, esperienza di acquisto personale e coinvolgente, accesso istantaneo ai prodotti, possibilità di provare e testare i propri acquisti, assistenza e servizio personalizzato in negozio e senso di gratificazione nell’acquisto del prodotto. Cosi facendo le esperienze online e offline si combineranno assieme creando un valore aggiunto esponenziale con una varietà di nuove tecniche di marketing abbinate in modo da raggiungere sinergicamente un sempre maggiore target Francesco Pasquetti customer.
r&f News Beni Stabili si aggiudica Il Ducale di Vigevano
Quaranta milioni di euro circa, più oneri e imposte: su questa cifra è stato trovato l’accordo economico che ha portato all’acquisizione della galleria commerciale Il Ducale di Vigevano (Pavia) da parte di Beni Stabili Siiq. La notizia del perfezionamento della trattativa risale ai giorni a ridosso del Natale. L’area oggetto della transazione si estende su 16.000 mq, con 60 negozi e medie superfici, mentre come spesso capita non è inclusa l’ancora alimentare a marchio Ipercoop. L’operazione è stata finalizzata attraverso l’acquisizione del 100% delle quote della società Il Sagittario S.p.A., l’acquisto di una porzione di immobile e dei relativi rami d’azienda. Il rendimento lordo atteso sul prezzo di acquisto, si apprende dalla società acquirente, è pari a circa il 7 per cento. L’operazione prevede inoltre un eventuale conguaglio prezzo, in funzione dell’evoluzione della redditività del centro, che verrà determinato entro il primo trimestre del 2013.
Saldi, il calo è un’opinione
Mentre si va in stampa arrivano le prime cifre a consuntivo sulla prima settimana dei saldi di gennaio. Li ha dati Federconsumatori, secondo cui la spesa delle famiglie per gli acquisti a saldo risulta inferiore del 19,3% rispetto allo scorso anno, con un calo lievemente più consistente al Sud. «Il numero delle famiglie che acquistano a saldo – ha spiegato una nota dell’associazione - è rimasto pressoché invariato rispetto allo scorso anno (circa il 44-45%, pari a 10,8 milioni di famiglie), è in netta diminuzione, invece, la spesa sostenuta da ogni famiglia. Complessivamente ammonterà ad appena 2,4 miliardi di euro, con una spesa di circa 223 euro a famiglia». Difficile verificare la veridicità del dato. Altre fonti hanno stimato cifre diverse: per la Cidec (Confederazione italiana degli esercenti commercianti) -10/12%, per Federmodaitaliamilano -3%, per l’ufficio studi di Confcommercio -1% in Italia (da 6,2 a 6,1 miliardi di euro per abbigliamento e accessori) e -3% a Milano. Il calo, in tutti i casi, c’è stato.
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cosa occorre sapere per... A cura dello Studio Legale Cocuzza & Associati di Milano
Ancora sugli orari di apertura degli esercizi commerciali
I
l tema della liberalizzazione degli orari dei negozi è stato un cavallo di battaglia dell’ultimo governo Berlusconi ed ora del Governo Monti, che hanno tentato a più riprese di modernizzare in senso proconcorrenziale questo aspetto del commercio (in attesa di ulteriore deregulation come per esempio quella sulla disciplina dei saldi). Il decreto legge 6 dicembre 2011, n. 201 denominato “Salva-Italia”, convertito con legge 22 dicembre 2011, n. 214 in vigore dal 27 dicembre 2011 recante “Disposizioni urgenti per la crescita, l'equita' e il consolidamento dei conti pubblici” ha di fatto liberalizzato completamente gli orari di apertura dei negozi ed eliminato l’obbligo della chiusura domenicale e festiva, nonchè quello della mezza giornata di chiusura infrasettimanale. Tecnicamente, il citato decreto convertito estende il regime di liberalizzazione in materia di orari di apertura e aperture domenicali a favore di tutti gli esercizi commerciali, eliminando i vincoli posti dalla manovra dello scorso luglio che riconosceva tale facoltà ai soli comuni inclusi nell’elenco delle città d’arte (si veda questa rubrica nei numeri 9 e 12 di Retail & Food 2011). Inoltre viene precisato che l’innovazione non ha carattere provvisorio, indicazione che invece faceva parte dell’ultimo testo. Il citato decreto ha inoltre ribadito un principio generale, del resto già introdotto con il recepimento in Italia della direttiva Bolkestein, e cioè che costituisce principio generale dell’ordinamento nazionale la “libertà di apertura di nuovi esercizi commerciali sul territorio senza contingenti, limiti territoriali o altri vincoli di qualsiasi altra natura, esclusi quelli connessi alla tutela della salute, dei lavoratori, dell’ambiente, ivi incluso l’ambiente urbano, e dei beni culturali”. Le Regioni e gli enti locali dovranno adeguare i propri
ordinamenti a tali principi entro 90 giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione. Il passo finale per rendere la liberalizzazione degli orari completa sembra pertanto essere stato fatto. Si può prevedere che ciò generi contenzioso amministrativo: come è noto, infatti, la materia del commercio è di competenza regionale. Il Governo ha però argomentato che la liberalizzazione in esame attiene alla disciplina della concorrenza, che è di competenza statale, e pertanto è sottratta alla competenza regionale. C’è da attendersi che le Regioni e gli enti locali diano battaglia su questo punto, anche a seguito dell’opposizione di alcune associazioni di commercianti, notoriamente contrarie alla liberalizzazione degli orari perchè ritenute troppo onerose per i piccoli esercizi e di fatto favorevoli alla grande distribuzione e alle grandi catene. I prossimi mesi sono cruciali per valutare se l’applicazione pratica nei singoli comuni delle norme esaminate andrà nel senso di adottare lo spirito e la lettera di questa importante liberalizzazione.
Avv. Alessandro Barzaghi Per informazioni e quesiti gli Avvocati Giulia Comparini gcomparini@cocuzzaeassociati.it e Alessandro Barzaghi abarzaghi@cocuzzaeassociati.it saranno lieti di rispondervi.
A Milano non la solita zuppa Logo e lettering ricordano Starbucks, l’offerta l’altro marchio americano Jamba Juice. La proposta di Soupercups è però diversa: non solo insalate, sandwiches, frullati e centrifugati ma anche e soprattutto zuppe, vendute in undici versioni in tazze con prezzi da 3,80 a 5,80 euro. La società ha aperto il 15 dicembre il suo secondo punto vendita Milano, in piazza Duomo (Galleria Pattari), dopo quello di via Gabrio Casati. Nei piani del fondatore e titolare, Bilal Ozkul, di origine turca ma da una vita a Milano, l’insegna dovrebbe arrivare a 20 locali entro tre anni, partendo dal centro e arrivando alla periferia del capoluogo lombardo. «Prima partiamo da Milano e dalla Lombardia, poi valuteremo un’espansione nel centro d’Italia – ha detto Okzul a retail & food -. Ci interessano i luoghi con molto traffico, compresi i centri commerciali». Anche le stazioni e gli aeroporti non sono esclusi dai piani di Okzul, anche se entrare, per il momento, non sarà facile.
r&f News Per gli ancillari aumenti da record
Veneto City, c’è il sì di Zaia
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l progetto è di quelli che provoca clamore, soprattutto dopo che è arrivato il sì definitivo del presidente della Regione. Ma i tempi rimangono lunghi e i punti interrogativi tanti. Stiamo parlando di Veneto City: faraonica iniziativa multi-funzionale che dovrebbe sorgere in provincia di Venezia tra i comuni di Dolo e Pianiga, con un lungo fronte sull’autostrada A4. Il sì in questione è quello del presidente della regione Veneto, Luca Zaia, che di fatto ha concluso positivamente l’Accordo di Programma lo scorso 30 dicembre. In precedenza il nulla osta era arrivato dai sindaci dei due comuni coinvolti. Il tutto in un contesto molto difficile, caratterizzato da copiose critiche a mezzo stampa e proteste popolari, quest’ultime culminate con la raccolta di 11mila firme presentate in Regione dai comitati contrari al progetto. Ignorate. Ma nel grande tam tam mediatico poco, o quasi, si è detto del progetto reale e dell’iter che dovrà seguire nei prossimi mesi prima di arrivare in cantiere. Interpellata la società promotrice, Veneto City Spa, sono emersi numerosi dati. Innanzitutto tutto va chiarito che gli azionisti di Veneto City sono l’ing. Luigi Endrizzi, Giuseppe Stefanel e Mantovani SpA con oltre il 75% delle quote e poi Fabio Biasuzzi, la famiglia Andrighetti e Pittarello Holding SpA. Tornando al progetto, la superficie territoriale complessi-
va è di 718mila mq mentre la superficie netta edificabile è di 500mila mq, «il 30% in meno di quella prevista dallo scenario attuale stando al piano regolatore», si legge in una nota. Altro numero significativo: gli spazi pubblici attrezzati troveranno posto su 100mila metri quadrati. Entrando nel merito dell’offerta che andrà a comporre Veneto City, gli spazi a destinazione commerciale saranno inseriti su una superficie non superiore ai 35mila mq, massimo il 14% del progetto. L’offerta direzionale costituirà circa il 40-60%, quella ricettiva il 10% e quella di servizi il 30 per cento. Per quanto riguarda l’investimento si parla di 500/700 milioni di euro, spalmati su circa 10 anni: il tempo stimato per completare l'opera. Una forte voce di spesa potrebbe essere costituita, ad esempio, dall’uscita sul casello dell’autostrada A4 che dovrebbe essere realizzata ad hoc. Per quanto sia presto stilare ipotesi, fonti dirette fanno sapere che entro la fine del 2012 potrebbe essere completato l’iter autorizzativo. La curiosità da una parte e le perplessità dall’altra sono forti, dato che nella moltitudine di articoli pubblicati in queste settimane si parla perfino di super torri alte 80 metri. Ulteriori informazioni saranno pubblicate non appena Veneto City spa avrà completato il master plan. •
Aviation outlook
UE: arriva il CTES, fuggono le aerolinee L’inizio del nuovo anno ha segnato per il settore dell’airline business l’avvio da parte degli organismi UE del nuovo Carbon Trading Emission Scheme (CTES). In pratica, i vettori operanti nello spazio aereo UE – domestici o internazionali – sono soggetti al pagamento di una compensazione economica al superamento delle quote di CO2 assegnate loro su base annuale. In pratica, aerolinee con in flotta un parco velivoli più anziano sono soggette ad un addizionale costo operativo, mentre risultano relativamente avvantaggiati assetti più recenti. Come è noto, l’introduzione del CTES ha suscitato veementi polemiche e opposizioni in prima istanza dalle aerolinee USA e cinesi, che hanno anche minacciato di richiedere ai loro rispettivi governi l’avvio di formule di ritorsione commerciale. Non spetta qui a chi scrive fornire un giudizio di merito sul sistema CTES, quanto piuttosto produrre una ricognizione sull’impatto economico sull’industria delle aerolinee ma, soprattutto, sul prezzo medio dei biglietti aerei. Da un lato, è palese come le forti correnti recessive sull’economia mondiale avrebbero forse dovuto suggerire un posticipo nell’avvio del provvedimento, che tende a penalizzare i conti di un’industria già ad endemica bassa marginalità. Dall’altro, è altresì palese come, proprio per difendere la loro modesta profittabilità, i vettori tenderanno a ribaltare sul prezzo del biglietto – e dunque al viaggiatore – l’extra costo da CTES: si calcola già un possibile incremento tariffario, nel caso di un biglietto a lungo raggio verso gli Usa, tra i 12 ed i 16 dollari. Ma attenzione: un’altra situazione appare già frutto del CTES e,
ancora una volta, non appare foriera di buone notizie per le tasche dei consumatori/passeggeri. Air Asia X, vettore low-cost a lungo raggio e pioniere dei voli a basso prezzo tra Europa ed Asia, ha appena annunciato la sospensione di tutte le connessioni verso il Vecchio Continente a partire da marzo, proprio in virtù del CTES, a cui si abbina anche un ulteriore rincaro della Air Passenger Duty nello UK. In questo senso, assistiamo dunque ad un primo fenomeno distorsivo della concorrenza che opera in chiave riduttiva dell’offerta, a tutto vantaggio dei vettori tradizionali. Solo un segnale tattico o qualcosa di più? E’ evidente che, nell’ipotesi di un prezzo medio contenuto e di fronte ad una spirale ascendente di costo, legata al prezzo del carburante e ora al CTES, i vettori aerei possano ridefinire le loro strategie di network, ridirezionando – proprio come nel caso di Air Asia X – i loro aerei verso le aree a maggior tasso di crescita economica e di trasportato aereo. Per chi non se ne fosse accorto, non è questo il caso dell’Europa. In questo senso emerge tutta la debolezza strategica di un progetto, quale il CTES, frutto di una scelta unilaterale che, seppur mossa da nobili ideali di green management, può certamente apparire nociva al sistema economico di riferimento. Del resto, l’aviazione produce solo il 2 per cento delle emissioni inquinanti a livello mondiale, ma richiama sempre uno sproporzionato interesse del mondo politico: perché? Salute a tutti!
Per abitudine si chiamano ancora servizi “ancillari”, ma il loro peso sta diventando sempre più centrale per le compagnie aeree. Basta leggere il recente report di IdeaWorks, società di marketing partner di Amadeus (specializzata nelle prenotazioni). A livello mondiale gli introiti “ancillari” sono cresciuti nel 2011 del 43% rispetto al 2010. L’impennata si
deve soprattutto alle principali linee aree statunitensi (+87%), seguite dai vettori low cost (+33%), dalle altre linee aree tradizionali (+28%) e dai “campioni delle attività ancillari” (+13%). Tra i ricavi ancillari, la metà di essi (con riferimento solo alle linee aeree statunitensi) è generata dalla vendita di miglia per frequent flyer, notoriamente collegate ad attività di carte di credito “cobranded”. Per il resto, pesano per il 20% il supplemento bagagli e per il 30% i servizi à la carte e le vendite a bordo e via web. La maggiore crescita di questi ricavi si è concentrata nel Nord America, la minore in Europa, ferma a un “modesto” +13 per cento.
Heinemann mette le mani su Pisa
Dopo lo sbarco all’aeroporto di Bologna nella primavera 2010, l’operatore di travel retail e duty free tedesco Gebr. Heinemann aveva fatto chiaramente capire di non volersi fermare. Così, dopo che la spagnola Aldeasa (ma Gruppo Autogrill) si è nel frattempo insediata negli scali di Napoli Capodichino e di Catania, Heinemann ha calato il suo asso: si è aggiudicata il duty free del Galilei di Pisa. Lo spazio era in precedenza occupato da un punto vendita della Linea Aeroportuale Sole. Quando questa abbandonò l’aeroporto, fu chiamata Servair Airchef a fare una sostituzione al volo (meno di una settimana), con un punto vendita provvisorio chiamato Touch & Go. Ora la svolta: dal 12 gennaio ha aperto il negozio del gigante tedesco (235 negozi in 55 aeroporti di 23 Paesi), sotto l’insegna Travel Value & Duty Free. Questi i dati: 160 metri quadrati, la cui immagine sarà rinnovata entro marzo. Il contratto è di sei anni e durerà fino al 2017.
retail&food - gennaio/febbraio 2012 11
r&f News Aperto Mobi: lo spazio Mondadori - Bimbo Pensato per i più piccini all’interno del Multicenter di piazza Duomo, Mondadori ha inaugurato a inizio gennaio lo spazio Mobi. Questo si caratterizza, oltre che per l’ampia
selezione di testi e di giocattoli, anche per le attività ludiche e artistiche volte a educare il bambino alla lettura. Didattica e divertimento sono garantiti dai contenuti elaborati da Muba (Museo dei Bambini Milano), da un percorso multimediale e da laboratori creativi. I corsi, organizzati nello spazio Mobi tutte le domeniche, sono attivi da gennaio a maggio, e necessitano di prenotazione obbligatoria. La partecipazione, però, è gratuita.
È di Carrefour il Best Franchisee of the World 2011
Eletti da un’ampia giuria internazionale, Enrico e Gianni Cassandra di Carrefour si sono aggiudicati il premio “Best Franchisee of the World 2011”. L’iniziativa, alla sua prima edizione, ha visto una selezione tra complessivi 2.700 canditati. I 185 selezionati dalla giuria di esperti si sono ritrovati alla cerimonia di premiazione avvenuta lo scorso dicembre nel contesto di Villa Borghese a Firenze. Portata a termine con successo la prima edizione, il progetto continua con un business plan quinquennale, che prevede un evento internazionale di premiazione ogni anno e un evento pubblico di selezione ogni anno. Entrambi in città diverse. «In Italia gli addetti occupati nelle reti in franchising sono 185.525 – ha affermato Manuel Vescovi, organizzatore del Best Franchisee of the World 2011 –. Negli ultimi anni il sistema franchising italiano ha tenuto, dimostrando un’ottima capacità competitiva anche in condizioni congiunturali non certo facili. Questo evento, unico nel panorama internazionale nel suo genere, è stato pensato con il preciso obiettivo di gratificare i franchisee, sottolineando la loro importanza nel mondo economico».
12 retail&food - gennaio/febbraio 2012
Verona, lite sul buco da 20 milioni
A
tirar su il morale ci sono i dati di traffico del 2011: +12% in tutto l’anno, con 3,4 milioni di passeggeri trasportati. Ma questo non basta a rassicurare sulla situazione economica della Catullo spa, che gestisce gli scali di Verona e Brescia. A fine anno le previsioni sono di chiudere il bilancio con 19 milioni di perdite, come ha detto lo stesso presidente Paolo Arena. Il risultato gestionale della prima metà del 2011 ha evidenziato una perdita di 8,8 milioni di euro, in peggioramento rispetto ai -6,4 milioni dei primi sei mesi del 2010. A questo bisogna aggiungere 7,1 milioni di poste straordinarie. Sotto accusa c’è in primo luogo la situazione drammatica dello scalo di Brescia, che continua a drenare milioni alla società Catullo spa. Ma osservati speciali sono anche i costi di Ryanair. Il precedente presidente Fabio Bortolazzi, in carica fino al 27 giugno scorso, ha difeso il suo operato, contrattaccando: è stato un errore dopo la sua uscita, ha dichiarato, sia puntare sul charter sia congelare l’accordo con la Sea di Milano. Sul tema è intervenuto anche il sindaco di
Verona, Flavio Tosi, che è stato molto duro: o i soci bresciani pagano i debiti che il loro scalo continua ad accumulare, ha in sostanza detto, oppure è meglio chiudere Montichiari. •
La lettera a r&f
Riceviamo e volentieri pubblichiamo. Gentilissimi, con la presente desideriamo chiedere una rettifica della notizia apparsa sul numero di dicembre 2011 a pag 8 dal titolo “ECE fa shopping al Megalo’.” Non è infatti CBRE ESPANSIONE COMMERCIALE che si è occupata del deal ma CBRE Spa, e in particolare il dipartimento Capital Markets. Inoltre evidenziamo che da tempo la società CBRE- ESPANSIONE COMMERCIALE ha mutato la ragione sociale in CBRE SRL. Cordialmente, Alessandro Mozzanti, CEO CBRE ITALIA
Obiettivo Personale A cura di Excursus. Spazio di formazione partecipata – www.studioexcursus.com
Imparare a collaborare: una questione di tools
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ondivisione delle buone pratiche e cura delle persone e delle professionalità sono azioni strategiche per lo sviluppo di un’organizzazione: è quindi auspicabile che i manager e le società valorizzino i processi collaborativi, soprattutto in contesti di lavoro a distanza (per esempio multinazionali e franchising, dislocati su territori ampi e spesso con differenti fusi orari e tempi di lavoro). Per ottimizzare questi processi a volte basterebbe scegliere alcuni piccoli strumenti (addirittura gratuiti) per avviare meccanismi virtuosi di collaborazione e organizzazione del lavoro. Dalle consulenze che effettuiamo, spesso emerge che gli ostacoli che rallentano il raggiungimento di un obiettivo aziendale sono di natura meramente organizzativa: fraintendimenti, mancata condivisione di obiettivi e definizione di ruoli, scarsa comunicazione, poca capacità di imparare da esperienze ed errori passati. Spesso si tratta di piccoli intoppi: un calendario gestito male, gli eccessivi tempi e i costi di spostamento, la sovrapproduzione di e-mail (che spesso fa sì che lo strumento risulti inutile o addirittura dannoso), l’impossibilità di accedere alla documentazione disponibile su un dato oggetto. Partire dai punti deboli permette di fare un’analisi dei bisogni che aiuti a trovare soluzioni efficaci e poco dispendiose; fra tali soluzioni gli
online collaboration tools – gli strumenti di collaborazione online. Partendo dalle esigenze più semplici di un team di lavoro, perché non pensare di coordinarsi attraverso un calendario online condiviso (come insegna Google Calendar e più in generale tutta la suite delle altre apps)? Oppure a una piattaforma di collaborazione a distanza, magari open source come Moodle? Moodle, ad esempio, nata per la formazione a distanza e sviluppata soprattutto in ambito universitario, in realtà offre molti strumenti che possono facilitare il lavoro a distanza anche all’interno dei gruppi e delle organizzazioni: stanze tematiche, forum e possibilità di archivio materiali, calendario e strumenti come i sondaggi e i questionari, possibilità di integrarsi con altri tools di collaborazione audio/video e di gestione documentale. L’esigenza di snellire e di rendere più efficace sia comunicazione sia collaborazione è sicuramente crescente nelle imprese: è bene dunque investire il tempo per cercare le giuste soluzioni.
Eugenia Montagnini eugeniamontagnini@studioexcursus.com
r&f News Malpensa nel segno di Burger King
Il terremoto in Sea non cambia il lavoro della direzione commerciale. L’arrivo del fondo F2i di Vito Gamberale, con la sua offerta da 385 milioni per il 29,75% della società di gestione di Malpensa e Linate, non ha per ora comportato un cambiamento di management. Sono invece entrati nel cda Renato Ravasio, poi indicato come vicepresidente, e Mauro Maia, senior partner di F2i. Sul fronte commerciale, la principale novità è l’apertura di un grande Burger King più un Time Café nel landside, del T2 di Malpensa. La gestione è di Autogrill, che nel frattempo ha provveduto a una serie di restyling. Tentazioni ha sostituito un ACafé a Linate e arriverà entro la primavera a Malpensa T1. È anche stato raggiunto un accordo con Elior-MyChef per realizzare una caffetteria nei gate per Roma del T1 di Malpensa, e rivedere conseguentemente l’offerta nella food court. Sul fronte retail, è arrivata al T1 il brand di gioielleria danese Pandora, e presto al T2 aprirà un negozio di Swatch.
A Orio il parcheggio si fa furbo
Valorizzare il parcheggio dell’aeroporto offrendo sconti e promozioni per i servizi all’interno dello scalo. Dopo le sperimentazioni degli scali di Bologna e Torino, ora è la volta di Bergamo Orio al Serio. Molto interessante la promozione, valida dallo scorso 20 dicembre fino al 29 febbraio. Accedendo al sito www.parcheggioaeroporto.com e cliccando sul menu Promozioni, si può prenotare un posto auto in uno dei settori all’interno dell’area di sosta aeroportuale e avere così diritto a un carnet, da ritirare alla cassa parcheggi. Il carnet contiene: il buono per un caffè omaggio in un bar dell’aeroporto; lo sconto di un euro sul servizio di fast track; uno sconto di 3 euro sull’ingresso in Sala Vip; lo sconto di un euro sul servizio di avvolgi valigie di Securebag; un buono spesa di 5 euro per ogni 50 euro di spesa in tutti i negozi che hanno aderito all’iniziativa. Orio al Serio ha chiuso il 2011 a quota 8.419.000 passeggeri, +9,7%, grazie soprattutto ai voli nazionali (+21% fino a novembre).
14 retail&food - gennaio/febbraio 2012
L’aeroporto di Bologna entra in Rimini-Forlì?
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i profila la costituzione di una società unica per gli aeroporti dell’Emilia-Romagna, e in particolare per la gestione degli scali di Bologna, Rimini e Forlì. Bologna sarebbe il capofila, anche se ancora non è chiaro ancora nulla, compreso il destino dello scalo di Forlì, in gravissima difficoltà. Nei mesi precedenti si era invece parlato di una nuova società di gestione che fondesse solo Rimini e Forlì. «Siamo in attesa per la fine di gennaio di avere indicazioni dall’aeroporto di Bologna per la creazione di un sistema aeroportuale regionale – dice
a retail & food Stefano Vitali, presidente della Provincia di Rimini, principale azionista dell’aeroporto di Rimini -. Sarebbe una novità riuscire ad avere un pensiero strategico regionale». Ma non rischia di perderci Rimini, il cui traffico sta volando? «Se il bilanciamento tra gli scali sarà tecnico, non abbiamo nulla da temere, visto che i dati sono dalla nostra parte. E non credo che ci sarà un approccio politico, perché in questo momento le pubbliche amministrazioni non possono ripianare più nulla» •
Retail 3.0 Facebook arriva al punto...vendita Riuscire a fare shopping sul social network è la prossima sfida di Zuckerberg. Tra un “Mi Piace” e l’altro gli utenti si preparino a estrarre anche la carta di credito.
I
Il 2011 verrà ricordato per la consacrazione di Facebook come prima e vera piazza virtuale: se qualcosa esiste nella realtà, deve essere presente anche sul social network creato da Mark Zuckerberg. Ma quello appena concluso potrebbe essere ricordato anche come l’anno del lancio del primo strumento di social commerce: si chiama f-Commerce ed è la piattaforma che consente di fare shopping direttamente sulle pagine di Facebook. Rivoluzione o buco nell'acqua? Ancora è presto per dirlo, anche se di dati di vendita ufficiali per ora non se ne vedono nonostante il periodo natalizio appena trascorso, ma le potenzialità sono tante. Facebook punta moltissimo sulla possibilità di fare acquistare i milioni di utenti presenti sul social network (quasi 21 milioni solo in Italia!): in primo luogo perché i retailer posseggono tantissime informazioni sui propri fan e che riguardano la vita dell'utente a 360 gradi, e poi perché la viralizzazione dell’informazione su fb è alta e diventare
visibili agli amici degli amici dei propri fan sarà sempre più immediato e, soprattutto, gratuito. Inoltre la piattaforma f-commerce mette in grado i retailer di proporre prodotti ad hoc, ma anche di dare particolari riconoscimenti agli utenti più fedeli (ad esempio a coloro che mettono più like) premiandoli con sconti e offerte esclusive. Tra i vari brand che hanno adottato la nuova piattaforma si contano Gap, Sturbucks, Coca Cola e Disney e di recente anche Nine West ha aperto il suo shopping store su Facebook, ma è soprattutto la Diesel ad aver interpretato in maniera originale le potenzialità del social network portando Fb direttamente nei propri store Diesel Cam: è bastata una fotocamera e una postazione internet e i visitatori hanno potuto postare la propria foto dall'interno del negozio. Meglio vendere su Facebook o farsi conoscere attraverso Facebook? L'ardua sentenza ai retailer…
Massimo Colzani
Le mappe di Google in centri commerciali e aeroporti Per ora riguarda Stati Uniti e Giappone, ma presto potrebbe arrivare anche da noi. L’iniziativa in questione vede protagonista Google Maps, che si è posto l’obiettivo di mappare l’interno degli aeroporti, delle stazioni ferroviarie e dei centri commerciali di tutto il mondo. Il nuovo servizio è disponibile solo su Google Maps sui dispositivi Android e permette, ad esempio, di vedere la posizione di tutti i punti vendita all’interno degli shopping center, con tanto di suddivisione dei livelli che compongono i vari immobili.
Ferrero, debutto a Fiumicino
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errero lo scorso 15 dicembre ha aperto il suo primo negozio in un aeroporto, e lo ha fatto nell’aeroporto di Fiumicino, in airside zona Schengen, area D. Si tratta di un punto vendita che propone tutte le diverse praline della Ferrero. Per l’azienda di Alba si tratta del secondo esperimento del genere, dopo un temporary store aperto tra la fine del 2010 e l’inizio del 2011 a Milano. La Ferrero Boutique di Fiumicino è il risultato di una partnership tra Ferrero, Adr, lo studio di architettura Costa Group e il distributore aeroportuale Topline, che gestisce il punto vendita come estensione del suo attuale contratto di fornitura con l’aeroporto. Costa Group si è avvalsa per la progettazione dell'architetto Paolo Maldotti, che aveva curato anche lo shop milanese. Molto ricercata l’estetica, che punta sull’eleganza, per la copertura di praline a soffitto che diffonde bagliori e riflessi tutt'intorno. •
GIGLI, NUOVO DIRETTORE IN REGIA
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on l’arrivo del 2012 si registra un significativo avvicendamento nella direzione del centro commerciale I Gigli di Campi Bisenzio, a Firenze. Il nuovo direttore dello shopping center gestito da Larry Smith si chiama Yashar Deljoye
Sabeti, già assistente e vice direttore nel medesimo complesso. Sabeti ha 31 anni e vanta una laurea in Scienze della Comunicazione presso l’Università di Firenze e un master con Pubblitalia 80 a Milano. L’ex direttore, Alessandro Taini, è passato tra le fila di Eurocommercial Properties con il compito di supervisione della gestione di centri commerciali e coordinamento delle varie attività di investimento della Proprietà. •
retail&food - gennaio/febbraio 2012 15
r&f news News Eataly, 8mila mq alla Fiera del Levante Non solo Roma, dove nell’aprile di quest’anno aprirà alla stazione Ostiense, e Milano, dove nel 2013 arriverà nell’attuale Teatro Smeraldo. Tra le prossime mosse di Eataly c’è un punto vendita anche alla Fiera del Levante di Bari. Sarà il primo e per circa dieci anni l’unico negozio nel sud Italia. La formula è quella della mostra-mercato permanente. Sarà operativa, dicono dalla società, anche quando non ci saranno fiere in corso. L’obiettivo di apertura è il settembre 2012. Si troverà nell'ala destra dell'ingresso monumentale della Fiera del Levante, in uno spazio di 8mila metri quadrati che sarà appositamente ristrutturato e che sarà in affitto per 30 anni. L’investimento sarà tra i 5 e i 7 milioni di euro. Grande sponsor dell’operazione, il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola.
Metrò al gusto di PepsiCo
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n sorso di Pepsi, di Gatorade o magari di Lipton Ice Tea mentre si aspetta la metropolitana. Le lattine di PepsiCo non mancheranno in tutte le stazioni della metrò milanese in virtù dell’accordo siglato tra la società di bevande e Mr Vending. Le due aziende si sono aggiudicate il bando di gara indetto da Atm per i 330 distributori presenti lungo le tre linee della MM meneghina. Coinvolgendo PepsiCo, l’obiettivo di Mr Vending è stato quello di trasformare il distributore automatico da puro luogo di transito e passaggio a luogo di aggregazione e piacere. Per ottenere questo risultato, in concomitanza con la riqualificazione di tutte le stazione della metropolitane in vista di Expo 2015, i punti di ristoro saranno sottoposti a restyling con la creazione di aree relax e socializzazione luminose e accoglienti. La durata dell’accordo commerciale è di cinque anni e prevede la vendita in tutte le aree di ristoro dei prodotti PepsiCo. Saranno inoltre distribuiti i prodotti Gatorade, il tè Lipton Ice Tea e i succhi di frutta Tropicana. •
Lombardini22, riflettori su gela
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resentato a metà dicembre, il progetto del nuovo centro commerciale di Gela (Cl) mostra i muscoli, forte di una gla superiore ai 32mila mq su un area di 220mila mq, ma anche una profonda attenzione all’architettura del territorio. Protagonisti dell’iniziativa che si appresta ad andare in cantiere sono Gela Invest, Lombardini22 e La Compagnia Finanziaria. I numeri parlano chiaro anche in termini di ampio bacino di utenza, calcolato in 300mila abitanti nell’isocrona dei 40 minuti. L’aspetto architettonico, curato da Lombardini22, vede il progetto dividersi in due macro zone: la galleria commerciale e le medie superfici di vendita esterne. In particolare la mall è dotata di tre ingressi principali: uno in corrispondenza del cinema e della food court, l’altro in corrispondenza dell’ipermercato e l’ultimo baricentrico tra i due, in corrispondenza di una piazza. All’interno troviamo una successione di spazi e piazze, collegate da strade che riprendono le fattezza delle street urbane. •
16 retail&food - gennaio/febbraio 2012
Indice r&f Una partenza col botto N on possiamo lamentarci di questo primissimo scorcio d'annata: una partenza così brillante non era certo nelle nostre aspettative, visto anche il clima economico generale. E' bene sottolineare anche che l'indice Retail&Food performa molto meglio rispetto ai titoli azionari degli altri comparti, sia in Italia sia nel mondo intiero, come risulta dalla comparazione con i relativi indici. E' naturalmente troppo presto per trarre auspici per il futuro, ma accontentiamoci, e speriamo che le quotazioni tengano. Non ci resta per il momento che mettere in evidenza il gruppetto di titoli che acquisisce un miglioramento a due cifre percentuali, ed in particolare Geox, Safilo, Dufry, Fossil ed Hugo Boss.
HOLDING
MERCATO
ALCUNI MARCHI DI PROPRIETA'
QUOTAZIONI AL 30.12.2011
Aeffe Alberta Ferretti, Moschino, Pollini Italia Damiani Italia Geox Italia Luxottica Italia Safilo Group Italia Stefanel Italia Tod's Hogan, Fay Italia Adidas Reebok Xetra C.F.Richemont Vacheron Constantin, Cartier, Dunhill Vtx Dufry Svizzera Fossil Nasdaq Hugo Boss Xetra Inditex Zara, Pull and Bear, Massimo Dutti Mce Louis Vuitton, Moet Chandon,Hennessy, Fendi, Dior, LVHM Francia Zenith, Guerlain Nike Nyse Polo Ralph Lauren Nyse PPR Puma, Fnac, Gucci, Redcats, Conforama Francia Puma Xetra Swatch Group Omega, Longines, Tissot Vtx Tiffany & Co Valentina, Elsa Ferretti, Paloma Picasso Nyse
23.01.2012
indice
0,58 0,91 2,16 21,70 4,88 0,31 63,05 50,26 47,51 86,45 79,36 55,19 63,28
0,62 0,80 2,44 23,78 5,43 0,28 69,55 55,32 52,23 102,40 91,17 62,68 68,17
106,9 87,9 113,0 109,6 111,3 90,3 110,3 110,1 109,9 118,4 114,9 113,6 107,7
109,40
120,20
109,9
96,37 138,08 110,65 225,10 351,50 66,26
102,66 147,32 119,40 230,10 387,70 62,86
106,5 106,7 107,9 102,2 110,3 94,9
INDICE RETAIL&FOOD
100,0
108,4
108,4
FTSEMIB MSCI WORLD INDEX
15.089 1182,59
15.892 1235,64
105,3 104,5
L’indice Generale r&f è ponderato nella misura di 3 (retail) per tener conto della differente ampiezza dei rispettivi mercati. Tutte le quotazioni sono nella valuta della piazza relativa.
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retail&food - gennaio/febbraio 2012 19
osservatorio prezzi
A22, vince Autogrill, nonostante i rincari
Le alte royalties hanno portato a prezzi più alti della media, la domanda debole ad aumenti dei listini. Sull’Autobrennero, però, negli ultimi mesi si vedono anche i primi ribassi
L
’Autostrada A22, da Modena al passo del Brennero, è l’arteria stradale più discussa del momento. Il motivo? Il bando di gara per il rinnovo della concessione, che scadrà nell’aprile del 2014. L’attuale concessionario, la società Autostrada del Brennero spa, si aspettava che alla scadenza la gestione sarebbe stata prorogata (come avvenuto per altre autostrade) o affidata a una società in-house. Invece è seguito un bando europeo, che sta andando avanti nonostante i ricorsi, per ora respinti, di Autostrada del Brennero, società la cui quota maggiore è detenuta dalla Regione Trentino-Alto Adige e dalle Province autonome di Trento e Bolzano, oltre agli altri comuni e province attraversati. Tante sono state le interpretazioni date alla mossa, tra cui la più probabile è la volontà di fare cassa da parte del Governo precedente, intascando già nel 2012 i 70 milioni annui previsti dal bando. Ma se oggi è la concessione dell’autostrada a far parlare, nel 2007 erano le gare per la gestione dei servizi non oil delle aree di sosta sull’A22, a causa delle altissime royalties. Secondo quanto risulta a retail&food, le percentuali sui ricavi richieste agli operatori della ristorazione arrivavano fino al 49,17% (per Laimburg Ovest,
20 20 retail&food - gennaio/febbraio 2012
allora data a Moto spa, una joint venture tra Gruppo Cremonini e Compass Group, poi passata per intero a Cremonini, attraverso Chef Express). Al di là del dato di punta, ben 11 aree su 19 avevano visto royalties fissate a una quota superiore al 40 per cento, di cui quattro sopra il 45. L’effetto di questo è stato un livello di prezzi abbastanza elevato, se confrontato con altre autostrade, come l’A1 (si veda r&f di gennaio-febbraio 2010). Per l’analisi dei listini, va detto, è stato possibile usufruire di un civilissimo servizio messo a disposizione dalla società Autobrennero sul proprio sito: un confronto area per area dei prezzi di 15 prodotti non-oil, aggiornato ogni mese.
Promosse anche Hermes e Sarni
Dall’elaborazione di tale tabella, riferita a novembre 2011, è risultato che Autogrill è il gestore con i prezzi inferiori: su 15 categorie, in 9 casi i suoi prodotti sono quelli che costano meno, mentre nessuno è risultato essere il più caro. Coerentemente, la somma dei cartellini di tutti i beni venduti nelle aree di Autogrill (tre) risulta quella più bassa, pari a 22,90 euro.
Nella classifica degli operatori della ristorazione più convenienti seguono l’avellinese Hermes srl (2 aree, somma dei prezzi 23,25 euro) e la pugliese Maglione srl-Gruppo Sarni (5 aree, media prezzi 23,45 euro). Entrambe risultano avere 6 referenze convenienti e una più costosa degli altri. Le tre società meno a buon mercato, su questa tratta, sono Finifast (acquisita dal Gruppo Sarni), Chef Express e soprattutto Sirio. Finifast gestisce cinque aree di sosta, con una somma dei cartellini pari a 24,50 euro. Chef Express ne ha in concessione tre, con un valore di 24,90 euro. Infine, nelle tre aree di Sirio, si sborsano per gli stessi 15 beni 25,40 euro. In quest’ultimo caso, sono nove i prodotti più cari, e solo uno, il bicchiere d’acqua, allineato sulla fascia bassa dei listini. Nell’analisi dei dati non è immediata una correlazione tra prezzi e royalties. Basti pensare che le aree di Sirio hanno delle percentuali sui fatturati richieste dalla Società Autobrennero tra il 36 e 37%, mentre in quelle di Autogrill la quota era superiore al 40% e in quelle di Hermes pari al 45,59 per cento. L’unica correlazione
I prezzi dei prodotti non-oil sull'A22
Fig. 1 SPREMUTA BIBITA SPINA BICCHIERE ACQUA BOTT. LATTE THE E CIOCCOLATA BIRRA SPINA CAFFè ORZO CAFFè DECA MACCHIATO CAMOMILLA ARANCIA 30 CL ACQUA 0,5 L 20 CL
CAFFè cappuccino BRIOCHES ESPRESSO
SUCCO DI FRUTTA
LATTE
Paganella Est/ Po Est/ Campogalliano Est
E 1,00
E 1,30
E 1,10
E 2,40
E 1,00
E 2,20
E 2,50
E 1,10
E 1,10
E 1,30
E 1,30
E 2,80
E 2,10
E 0,50
E 1,20
E 22,90
Nogaredo Ovest / Nogaredo Est
E 1,00
E 1,30
E 1,10
E 2,30
E 1,30
E 1,80
E 2,60
E 1,20
E 1,20
E 1,40
E 1,30
E 2,60
E 2,50
E 0,55
E 1,10
E 23,25
Plose Ovest/ Plose Est/ Povegliano Est/ Garda Ovest/ Povegliano Ovest
E 1,00
E 1,30
E 1,30
E 2,30
E 1,20
E 2,00
E 2,30
E 1,20
E 1,20
E 1,30
E 1,40
E 2,95
E 2,50
E 0,50
E 1,00
E 23,45
Paganella Ovest/ Adige Ovest/ Po Ovest/ Campogalliano Ovest/ Adige Est
E 1,00
E 1,40
E 1,20
E 2,40
E 1,10
E 2,50
E 2,50
E 1,20
E 1,20
E 1,40
E 1,50
E 2,70
E 2,50
E 0,60
E 1,30
E 24,50
Laimburg Ovest/ Laimburg Est/ Garda Est
E 1,00
E 1,50
E 1,10
E 2,40
E 1,20
E 2,30
E 2,60
E 1,20
E 1,20
E 1,45
E 1,45
E 2,90
E 2,70
E 0,60
E 1,30
E 24,90
Trens Ovest/ Trens Est/ Isarco Est
E 1,00
E 1,40
E 1,30
E 2,50
E 1,40
E 2,50
E 2,50
E 1,30
E 1,30
E 1,50
E 1,50
E 3,00
E 2,50
E 0,50
E 1,20
E 25,40
AREA DI SERVIZIO
Prezzo più alto
Prezzo più basso
Società non oil aggiudicataria
Fonte: elaborazione Edifs su dati Autostrada del Brennero spa
Gli aumenti % dei prezzi da luglio 2010 a novembre 2011 AREA DI SERVIZIO
SOMMA
Società non oil aggiudicataria
CAFFè cappuccino BRIOCHES ESPRESSO
SUCCO DI FRUTTA
LATTE
Fig. 2
SPREMUTA BIBITA SPINA BICCHIERE ACQUA BOTT. LATTE THE E CIOCCOLATA BIRRA SPINA CAFFè ORZO CAFFè DECA MACCHIATO CAMOMILLA ARANCIA 30 CL ACQUA 0,5 L 20 CL
SOMMA
Paganella Est/ Po Est/ Campogalliano Est
5,3%
0,0%
10,0%
9,1%
25,0%
51,7%
8,7%
10,0%
10,0%
0,0%
8,3%
7,7%
5,0%
0,0%
9,1%
10,6%
Nogaredo Ovest / Nogaredo Est
11,1%
0,0%
0,0%
4,5%
8,3%
0,0%
13,0%
0,0%
0,0%
7,7%
0,0%
0,0%
8,7%
0,0%
0,0%
4,0%
Plose Ovest/ Plose Est/ Povegliano Est/ Garda Ovest/ Povegliano Ovest
5,3%
4,0%
30,0%
4,5%
0,0%
0,0%
4,5%
9,1%
9,1%
4,0%
12,0%
5,4%
13,6%
0,0%
0,0%
11,7%
Paganella Ovest/ Adige Ovest/ Po Ovest/ Campogalliano Ovest/ Adige Est
0,0%
0,0%
4,3%
9,1%
0,0%
13,6%
13,6%
0,0%
0,0%
0,0%
25,0%
8,0%
4,2%
0,0%
0,0%
6,3%
Laimburg Ovest/ Laimburg Est/ Garda Est
0,0%
3,4%
0,0%
0,0%
0,0%
17,9%
0,0%
0,0%
0,0%
0,0%
0,0%
0,0%
12,5%
0,0%
0,0%
2,9%
Trens Ovest/ Trens Est/ Isarco Est
0,0%
0,0%
18,2%
0,0%
0,0%
8,7%
0,0%
0,0%
0,0%
0,0%
7,1%
11,1%
13,6%
0,0%
9,1%
5,0%
Fonte: elaborazione Edifs su dati Autostrada del Brennero spa
chiara sembra essere quella tra gli alti prezzi di Chef Express e le altissime aliquote strappate allora a Moto spa (tra il 47 e il 49%). Nella tabella pubblicata in pagina si possono vedere in dettaglio i vari posizionamenti dei prezzi. In generale si tratta di scostamenti che non vanno oltre i 20-30 centesimi tra i listini più salati e quelli più abbordabili. Fanno eccezione il latte (40 centesimi tra l’euro di Autogrill e l’1,40 di Sirio), la cioccolata (1,80 Hermes e 2,50 Sirio e Finifast), la spremuta d’arancia (2,60 Hermes, 3,00 Sirio) e la bibita alla spina (2,10 Autogrill, 2,70 Chef Express).
Gli aumenti dell’ultimo anno
Con la collaborazione della società concessionaria, è stato anche possibile ricostruire la dinamica dei prezzi nell’ultimo anno e mezzo. Abbiamo infatti potuto confrontare i listini di novembre 2011 con quelli di luglio 2011, novembre 2010 e luglio 2010. Le considerazioni che si possono trarre sono numerose. Intanto, non c’è stato un evidente “effetto Iva”.
L’aumento autunnale dell’imposta sul valore aggiunto dal 20 al 21% (in attesa di capire se da metà 2012 salirà al 23%) non ha portato, dal luglio 2011 a novembre 2011, particolari rincari. Ci sono stati arrotondamenti su sette specifici prezzi, tra cui i più eclatanti sono il passaggio da 2,70 a 3,00 euro per la spremuta d’arancia di Sirio e quello da 1,95 a 2,30 euro per la cioccolata da Chef Express. Per fare un confronto, tra il luglio 2010 e il novembre dello stesso anno, gli aumenti avevano interessato 17 prezzi, considerando i listini di tutti gli operatori. Facendo un confronto tra i cartellini del novembre 2011 e quelli del luglio 2010 (tabella 2), i rincari emergono chiaramente e spesso sono impressionanti. Questi i casi più evidenti: +51% la cioccolata da Autogrill, +30% la brioche di Sarni, +25% il the di Finifast. Considerando la somma dei valori di tutti i prodotti, gli aumenti nello stesso periodo sono andati dal 2,90% di Chef Express all’11,7% di Sarni, di poco superiore al 10,6% di Autogrill. Per avere un riferimento, il tasso di inflazione nel 2011 in Italia è stato in media di circa il 2,5 per
cento. Dalla Società Autobrennero fanno notare che il traffico negli anni è sceso e che le società hanno probabilmente provveduto a tali aumenti per compensare il calo della domanda. «Non una politica lungimirante», è stato il commento di un funzionario della società. Certo, anche le royalties così stellari non è che facilitino gli acquisti. Va detto, comunque, che da un confronto tra i dati di ottobre e quelli di novembre 2011, si è notata la discesa dei prezzi per una serie di prodotti: Sirio ha infatti abbassato i listini di latte, caffè d’orzo e caffè decaffeinato. Il latte è stato ribassato anche da Sarni e Chef Express. Hanno fatto eccezione Autogrill, che ha innalzato gli importi del latte e della spremuta d’arancia, e Chef Express, che ha fatto salire quello della cioccolata. Tali discese, sempre secondo la società concessionaria, potrebbero essere dovute alla grave crisi che attraversa il turismo montano quest’anno, dato che fino a dicembre non si è visto un fiocco di neve. Che sia un segnale di inversione di tendenza? F. P.
retail&food - gennaio/febbraio 2012 21 21
Star Trek retail
obiettivo
Yamamay L
e origini del vocabolo Yamamay arrivano da molto lontano e per la precisione dall'ex Impero del Sol Levante, e richiamano il bozzolo da seta giapponese, “Bombix Yamamay” diffuso sulle colline dell'entroterra nipponico. Invece, la storia di Inticom, l'azienda che sta dietro al noto marchio di intimi, costumi e cosmetica, ha radici italianissime. Il fascino orientale della parola palindroma (cioè che si può leggere a rovescio, rimanendo identica), infatti, è calzante per un brand nato dieci anni fa da una sfida imprenditoriale della famiglia Cimmino, nota nel settore dell'abbigliamento per aver lanciato e sviluppato il marchio Original Marines e per la sua notevole esperienza nel retail (sviluppo franchising e gestione di primari mandati di alcuni importanti brand italiani di maglieria). Nasce così il marchio di intimo Yamamay e, quindi, la Inticom spa, con sede oggi a Gallarate: alla competenza commerciale della famiglia Cimmino si aggiunge quella industriale e di prodotto della famiglia Garda (ambedue soci al 50%). L'azienda della coppia Cimmino & Garda già nei primi anni fa parlare di sé, essendo da subito considerata una tra le prime dieci società emergenti nel mondo della moda. La crescita della capillare rete distributiva di boutique monomarca in franchising e in gestione diretta è una testimonianza del successo del brand di biancheria: lo scorso giugno il network Yamamay contava 515 punti vendita in franchising, 73 a gestione diretta e 21 shop in shop dai 22 complessivi ai nastri di partenza appena 10 anni fa (il primo negozio apre a Busto Arsizio). Dal 2001 la società varesotta si ingrandisce velocemente e acquisisce nel 2008 Jacked, marchio sportivo legato al nuoto, entrando nel settore dell'abbigliamento sportivo del mondo delle piscine, per arrivare in questi ultimi anni a diventare la seconda catena di negozi monomarca nell'intimo in Italia con i suoi oltre 600 punti vendita a quest'estate (il principale competitor italiano e attualmente leader nel settore è il gruppo Calzedonia, con le altre sue insegne Intimissimi e Tezenis).
Un Pianoforte suonato a più mani
La svolta, poi, al livello societario arriva proprio nel 2011 con l'uscita di scena della famiglia lombarda dei Garda, e l'ingresso al 50% nella società dei Carlino di Carpisa (noto brand nel settore della pelletteria), anch'essi campani come i Cimmino. La complessa operazione societaria avvenuta la scorsa primavera con il supporto del Banco di Napoli (55 milioni per il buyout dei Garda a fronte di un pegno sui titoli e
22 retail&food - gennaio/febbraio 2012
sulle proprietà) vede ora alla proprietà dei due marchi, Yamamay e Carpisa (e delle rispettive aziende Inticom e Kuvera), Pianoforte Holding, partecipata per il 2,5% da Sergio Ubaldo (socio e amico di vecchia data dei Cimmino) e per il restante 97,5% in modo paritetico dalle due famiglie partenopee. Alla presidenza della finanziaria il patron Luciano Cimmino, alla vice presidenza Gennaro Carlino, nella stanza dei bottoni del gruppo invece, la seconda generazione delle due famiglie con i figli non ancora quarantenni. Al timone di Inticom e Kuvera (l'azienda del brand Carpisa con sede a Nola), come amministratori delegati, Gianluigi Cimmino e Maurizio Carlino, sempre in coppia, mentre Francesco Pinto, marito di Barbara Cimmino, anch'essa in Yamamay, è presidente della società varesotta e Raffaele Carlino, fratello di Maurizio ricopre lo stesso ruolo in Kuvera. L'obiettivo per la holding è, tempo tre anni, l'ingresso in Borsa: in questo senso si sta lavorando per rafforzare il capitale con l'ingresso di Intesa Sanpaolo (stesso gruppo del Banco di Napoli), che sembra preferita come partner ai fondi di private equity. Il passaggio dovrebbe consentire di estinguere il debito nei confronti della banca partenopea e di avere un socio forte con una quota minoritaria, il 10%, con il quale iniziare un percorso che porterà alla quotazione della company e utile per finanziare l'espansione all'estero, in primo luogo in Spagna, per il marchio di Gallarate, dove Carpisa ha già un buon mercato. Tanto per fare qualche numero, la company delle due f amiglie campane ha registrato nel 2010 un fatturato congiunto (mettendo insieme i bilanci delle due realtà Kuvera e Inticom) di 259 milioni di euro (131 Carpisa, 128 Yamamay), con ricavi in crescita del 10% sull'anno prima (a parità di perimetro), positivi e in crescita EBITDA e profitti, mentre la rete conta circa 1.100 punti vendita dei brand controllati e 1.200 dipendenti (+231 sull'anno prima), complessivi con 26 anni di età media. Per l'esercizio in corso ci si aspettano risultati con il segno più sul 2010, con l'unica ombra della crisi considerato un piano industriale imperniato sui consumi femminili (senza contare l'effetto depressivo della finanziaria e l'aumento dell'IVA): l'obiettivo per il 2011 è fissato sui 270 milioni di ricavi consolidati con un EBITDA superiore al 20 per cento. Insomma, niente male come sinergie. In pentola, poi, oltre all'internazionalizzazione, uno dei motivi di rottura con i Garda, anche il lancio di una nuova catena retail (forse nel make up) da affiancare lingerie e valige.
Il network alla conquista di Europa e America Latina
Se si parla di prospettive per Yamamay (che ha la stessa età e ora le stesse dimensioni di Carpisa), allora le possibilità di crescita sono, a sentire il management, quasi tutte all'estero, visto che in Italia pare al limite dell'espansione: il massimo è stimato in altri 180 negozi, ma è un traguardo oltre il quale il mercato può dirsi saturo. Il futuro, allora sembra proprio fuori dai patri confini, e oltre all'Europa, dal 2012 inizierà l'espansione in America Latina, Brasile, Portorico e Messico. Estero + crescita del network sono i capisaldi dei progetti delle due famiglie su Yamamay: quest'estate la catena (Inticom ha circa 650 addetti, di cui il 70% nei negozi diretti, il resto in sede) contava circa 600 punti vendita concentrati prevalentemente in Italia (83,9%), dove il nord e il centro fanno la parte del leone (con
rispettivamente il 28,7% e il 23,6% dei punti vendita), lasciando al Sud e alle Isole il 17,9% e il 12,8%. La Regione con il maggior numero di store è l'industriosa Lombardia (più di 70), seguita da Lazio, Sicilia e Campania, che superano quota 60, mentre la maglia nera va alla Val d'Aosta dove il brand non è ancora presente. Oggi i fiori all'occhiello del marchio dell'intimo sono il punto vendita milanese di Vittorio Emanuele, la via dello shopping nella capitale della moda (aperto nel 2006) e il nuovo concept store, inaugurato nell'inverno 2010 nella capitale, dove oltre alla vendita dei vari prodotti Yamamay
INTICOM SPA in pillole
Data di nascita Proprietà Sede Management Business Marchi Punti vendita del marchio
2001 primo negozio a Busto Arsizio Pianoforte Holding (compartecipata Famiglia Cimmino e Famiglia Carlino) al 100%, la stessa di Carpisa. Presidente Luciano Cimmino Gallarate (VA) Presidente Francesco Pinto, amministratori delegati Gianluigi Cimmino e Maurizio Carlino Abbigliamento sportivo Yamamay (intimo e make up) e Jaked (costumi sportivi) Circa 600 in Italia e in Europa (di cui un'ottantina a gestione diretta) Fonte aziendale
c'è anche la possibilità di acquistare (coiffeur, sartoria, ecc). Un layout che è stato riprodotto nel restyling degli store di Firenze e Napoli. Fuori dal Belpaese si possono trovare quasi un centinaio di insegne del brand varesotto (circa il 17% della rete totale e per l'83% in franchising), quasi esclusivamente nell'area europea (fanno eccezione solo il Quatar e l'Azerbaijan) con un un'importante presenza in Grecia (il primo Yamamay all'estero è stato quello di Cipro nel 2004) e, appunto Spagna (ambedue intorno alla ventina di store). In tutto sono quasi una trentina i paesi interessati, ma il progetto di internazionalizzazione prevede un'espansione ulteriore del raggio d'azione con una prospettiva intercontinentale. Non va poi dimenticata la ventina di corner della catena divisi più o meno equamente tra la Svizzera e le navi di MSC crociere. Interessante è anche l'analisi del breakdown per location, dove si vede la predilezione del marchio per le città (quasi 60%), seguite dal 35% di shop nei centri commerciali, mentre gli oulet, i corner e i luoghi di transito rimangono ancora marginali, dividendosi la piccola fetta del 5 per cento. Il “piano industriale” al livello di numeri prevede l'asticella degli 800 punti vendita a fine
2013 (+30% sulla situazione dell'estate 2011), mentre gli equilibri tra gestione diretta e franchising (a giugno circa 460 affiliati in Italia e 85 all'estero) rimarrebbero sostanzialmente gli stessi. Se si va poi a dare un occhio alle statistiche di vendita e di prodotto, Yamamay si conferma un brand di intimo con più della metà di sell-out a valore di quel settore. Mare e abbigliamento/accessori si dividono alla pari una fetta di un terzo delle vendite, mentre la pigiameria si ferma a 1/10 del giro d'affari e il beauty, appena lanciato, è ancora di nicchia. Il target è più che mai donna, considerato che solo il 12% circa di venduto è per gli uomini e poco meno della metà per i bambini: in totale più dell'80% è concentrato nei reparti femminili con una buona distribuzione nelle varie collezioni stagionali (tutte intorno al 20%, compresa quella continuativa).
Turbo nel motore per la quotazione in Borsa
A mettere il naso nel bilancio 2010, poi, c'è da leccarsi i baffi. I ricavi delle vendite e delle prestazioni consolidate della capogruppo Inticom spa, insieme alle controllate Yingli Yang, Yamamay Iberica, Inticom Uk (tutte e
retail&food - gennaio/febbraio 2012 23
Star Trek retail meno stabile il MOL con i suoi 24 milioni (erano 23,4 nel 2009), anche se scende la sua percentuale sul fatturato (sale infatti il costo del lavoro per la crescita del numero degli addetti). Buone nuove anche dagli altri indici con il +5,5% del Risultato operativo e l'utile che segna 9,7 milioni (+3,5% sul 2009, mentre nel 2008 erano 8,5 mln). Insomma, tiene la marginalità del core business e gli investimenti sulla crescita del network e estero danno subito i frutti con buon riscontro sulla redditività aziendale, che sembra soffrire poco dello sforzo e per gli investimenti: il ROE è intorno al 20%, il MOL sui ricavi al 17%, così come il ROI al 16 per cento. Tutti, va detto, anche se su ottimi livelli, in leggera discesa negli ultimi tre anni.
magazzino. Insomma, l'azienda sembra proprio sana, in forma e in grado tranquillamente di autofinanziare la sua crescita. (Dati bilancio consolidato Inticom spa 2010, elaborati da LINCE – Cerved Group)
Buono anche il rapporto di indebitamento che è negli anni addirittura in discesa (dal 61,4% del 2008 al 50,9% dell’ultimo esercizio) e il Debt/Equity (Indebitamento finanziario netto/Patrimonio netto) che passa dallo 0,69 del 2008 al 0,22 dell'ultimo bilancio, anche se il trend della forbice tra debiti e crediti è in leggera crescita. Stabile il lavoro aggiunto sul fatturato, intorno al 35%, mentre per quanto riguarda la liquidità la società ha raggiunto un buon equilibrio con un indice di acid test positivo e in miglioramento. Nota dolente, ma immaginiamo conseguente all'incremento della percentuale dei negozi a gestione diretta, l’aumento della percentuale del costo del lavoro sul fatturato (come del rapporto valore aggiunto/dipendente), anche se, a dirla tutta, scende notevolmente il costo del lavoro pro capite. Stesso discorso, e molto probabilmente per le stesse ragioni, vale per l'aumento delle giacenze di
Numeri che con ogni probabilità attrarranno investitori nel caso l'accoppiata Carlino&Cimmino decida di fare quotare Pianoforte. Poi, siamo in attesa della nuova catena di negozi che la holding sta progettando di lanciare a breve. Il make up è uno dei pensieri principali del gruppo, e l'ad Gianluigi Cimmino ha fatto trapelare che per questi prodotti l'azienda intende sviluppare corner nei department store (nei Corte Inglés, nel nord e sud America) ma anche nei duty free aeroportuali. Rimane, però, l'incognita della crisi dei consumi e del rischio stagnazione del mercato italiano, e nei paesi europei dove sono presenti le insegne del Gruppo. Una strozzatura nel momento dello sforzo di decollo, non sarebbe certo il massimo, ed è forse per questo che il gruppo accelera sull'America Latina, che invece ha buoni margini di crescita. David Montorsi
Fatturato (euro)
2008
2009
2010
Margine di C/e in % del valore di produzione
2008 Valore aggiunto
2009 MOL
tre al 100%) e Jaked srl (al 55%) nell'ultimo esercizio ammontano a 133 milioni, in crescita sull'anno prima di 14 milioni (+12%), ma di ben 27 sul 2008. Va bene l'Italia, il mercato principale, 86,6 milioni (+4,7 mln sul 2009), meglio l'estero 14,9 mln (+66% sull'esercizio precedente). Cresce anche il Valore aggiunto del 15% sull'anno prima e supera i 44 milioni di euro. Più o
24 retail&food - gennaio/febbraio 2012
La pubblicità è l'anima del commercio
Tra l'altro, a proposito di finanziare, Inticom quando c'è da investire in marketing e comunicazione non si tira indietro: nel 2010 la voce conta 13,5 milioni in pubblicità e comunicazione (prevalentemente stampa e affissioni che si dividono più della metà dell'investimento). Un budget notevole che sembra sarà confermato nei prossimi anni. Testimonial del marchio sono Jennifer Lopez (ottimo investimento se l'obiettivo è l'America Latina) e il dj Bob Sinclair, e da quest'anno in onda sui principali canali nazionali lo spot con Isabella Ferrari, senza contare che il marchio è main sponsor della Futura volley di Busto Arsizio (pallavolo femminile A1) ed è sponsor tecnico fornitore ufficiale della Federazione italiana nuoto (Massimo Rosolino e Stefania Cagnotto), proprio fino alle Olimpiadi di Londra (le sponsorizzazioni complessivamente pesano per quasi il 10% sul budget). Ultima, in ordine di tempo, la collaborazione per la comunicazione con il noto sociologo Alberoni e la nascita della rivista Y.mag!
2010 Risultato Operativo
Innovation Index 2011
And the winner is…
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L’analisi dei progetti nelle rubriche Prima pietra e Taglio nastro, con relativo Indice di Innovazione, ha portato a realizzare una speciale classifica. Le Perle di Faenza e la Niguarda Shopping Gallery hanno ottenuto i punteggi più alti in virtù di format e location fuori del comune
quindi innovare per davvero. “Il perfezionamento può riguardare un processo di produzione (prodotto con migliori caratteristiche, che richiede meno componenti, meno inquinante), un servizio (rendendolo più efficiente e utile), la creazione di un oggetto artistico […], un nuovo tipo di cibo (più gustoso e invitante), una logica filosofica o spirituale (nuovo modo di vedere il mondo e gli avvenimenti che aiuta l'uomo)…”. Questa è la definizione accessibile sul portale di Wikipedia, alla voce Innovazione. Senza la pretesa di elaborare un dato scientifico, in occasione di Mapic 2010 è nata l’idea di valorizzare questo concetto attraverso la creazione di un indice ad hoc. La sua applicazione ha riguardato i progetti retail real
e le di Fa
L
’esperienza di acquisto è al centro delle attuali dinamiche di mercato. Non basta più offrire il singolo prodotto, ma è necessario dare al visi-
PRIMA PIETRA Perle di Faenza Pr Parma Retail Le Officine Venezia Lifestyle Center Settimo Cielo Castel Romano Shopping Village Kalt Center Meldola Fashion Mall 26 retail&food - gennaio/febbraio 2012
VOTO 7,75 7,4 7,3 7,1 7 7 6,4 5,75
tatore/cliente un pacchetto di servizi aggiuntivi all’interno di una struttura sia confortevole che stimolante. Possibilmente a ridotto impatto ambientale. Bisogna
TAGLIO NASTRO Niguarda Shopping Gallery Le Piazze The Style Centre Centro Sicilia Fiordaliso (ampliamento) Globo (fase 4) Puntadiferro Continente di Mapello Eurosia
VOTO 8 7,5 7,4 6,8 6,8 6,8 6,25 6
estate approfonditi nel corso del 2011 all’interno delle rubriche Prima pietra e Taglio nastro. Per dare autorevolezza all’iniziativa si è cercato il contributo di tre professionisti, specializzati in altrettanti ambiti di competenza (vedi contributi in pagina), ai quali abbiamo chiesto di esprimere un giudizio da affiancare a quello del giornalista. La media ottenuta dalla somma dei quattro voti dà l’Indice di Innovazione, che si traduce in un numero compreso tra 1 e 10. Così è stato fatto per i 16 progetti analizzati nel corso dell’anno appena concluso.
La classifica
Nella speciale classifica elaborata da r&f per la conclusione del 2011, i vincitori dell’“Innovation Index 2011” sono stati Perle di Faenza e Niguarda Shopping Gallery , rispettivamente nelle categorie “Prima pietra” e “Taglio nastro”. La galleria a cielo aperto, con l’affermazione del format Lifestyle Village, è stato l’elemento trainante per il progetto commercializzato dalla società bresciana Promos.
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L’indice di innovazione si è attestato sul punteggio di 7,75, superando di qualche decimo di punto altri progetti del calibro di Pr Parma Retail, arrivato a quota 7,4, e Le Officine, fermo a 7,3. Per la mall gestita da Cogest Italia (voto 8,0), invece, è stata determinante la location all’interno di un ospedale dalle dimensioni e dai flussi rilevanti come il Niguarda a Milano. Le Piazze The Style Center e Centro Sicilia si sono attestati al secondo e al terzo posto, rispettivamente con 7,5 e 7,4. Sul panorama italiano, sia Perle di Faenza sia Niguarda Shopping Gallery si collocano tra le iniziative pilota di nuovi filoni legati al commercio. Con i progetti in analisi questo mese si incomincia il nuovo percorso che culminerà con la classifica del 2012. A. P. Buona innovazione a tutti.
chi lavora per essa e del contesto umano di cui entra a far parte. I cosiddetti grandi innovatori sociali, da Robert Owen a Wangari Maathai, spiegano che tale capacità implica di saper “apprendere ad apprendere”, un sapere che si coltiva coniugando l’orientamento al business con altre indispensabili forme di innovazione: dalla scienza al design, dalla ricerca sulle pratiche, sulle interazioni sociali e sulle nuove forme di socialità tra gli abitanticonsumatori, allo studio di come si debba fare impresa innovando le politiche pubbliche, sociali e culturali di un territorio. Il successo di un progetto, anche nel breve termine, dipende da tutto ciò. Senza dimenticare, infine, la propensione creativa: la capacità di reinventare servizi e di incontrare bisogni ancora non intercettati.
articolato in maniera differente rispetto ai mall fino ad oggi conosciuti, più “naturale” non solo nei contenuti ma anche nella forma urbana: il posizionamento, l’accessibilità, i flussi interni ed esterni, l’inserimento nel tessuto urbano. Questi sono diventati punti focali per la sua riuscita, ed è per tale motivo che l’innovazione passa anche attraverso le scelte urbanistiche adottate.
Le strade da seguire, la parola ai giudici
Gianmarco Navarini, professore di Sociologia della Cultura, Università di Milano Bicocca Il pensiero sociologico di un quartiere o di un luogo da abitare, di una sorta di città in miniatura, attraversa sulla carta qualsiasi progetto di retail real estate. Sotto questo profilo l’innovazione si definisce come una costante tensione al futuro sostenuta da una duplice capacità. Da una parte la capacità di fare impresa, dall’altra la capacità dell’impresa nel comprendere, affrontare e risolvere i problemi culturali e socio-ambientali suoi, di
Tiziana Bardi, ingegnere, urbanista-titolare studiobardi/cad38 Negli ultimi dieci anni si è assistito a livello globale a una trasformazione del concetto dello shopping center da luogo prettamente consumistico, legato alla necessità di acquistare prodotti di prima necessità per le famiglie, a meta del relax e della sorpresa. Alcune particolari forme di “shopping center” hanno sviluppato un vero e proprio flusso turistico per la loro offerta, il loro posizionamento o l’architettura innovativa, seguendo le nuove tendenze di consumazione e trasformando i loro spazi in vere destinazioni alternative per lo svago e il tempo libero. Il centro commerciale del futuro è senza dubbio più rispettoso dell’ambiente,
Gerardo Sannella, associate director Chapman Taylor Architetti Spesso e volentieri noi architetti ci troviamo a lottare per una soluzione architettonica che ci sembra essenziale ma che al cliente sembra invece facilmente sostituibile con qualcosa di più economico. In questo frangente il nostro lavoro consiste nel convincerlo che quanto disegnato non è un tema accessorio ma che è spesso, in quanto organico con il resto del progetto, vitale per la buona riuscita dell’intervento. Lo sforzo maggiore è quello di assoggettare qualunque soluzione proposta a un tema architettonico forte. Ogni scelta di spazio, forma, colore deve rispondere ad un dictat che l’idea condivisa con il cliente impone. Stare dentro l’idea significa garantire quell’armonia che rende un progetto vivo, di carattere e perciò vincente. Un’architettura che comunichi con efficacia se stessa farà parlare di sé, divenendo presto un soggetto urbano capace di segnare con forza il territorio. Nell’attrarre il grande pubblico a sé si rivelerà un importante strumento di reddito oltre che di leva promozionale.
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prima pietra
GrandApulia,
gigante ai piedi del Gargano
In primavera dovrebbero partire i lavori per realizzare il più grande complesso commerciale sul bacino di Foggia. Con circa 55.000 mq di gla, divisi tra shopping center e retail park, l’iniziativa promossa da Finsud Immobiliare e commercializzata da Svicom ospiterà oltre 100 negozi e varie soluzioni per l’intrattenimento
Indice di innovazione
I
l motore retail è turbo, ma i consumi sono ridotti. La metafora automobilistica calza a pennello per il progetto commerciale GrandApulia, che dovrebbe sorgere entro il secondo trimestre del 2013 nei pressi di Foggia. Il cantiere dovrebbe partire nella primavera. L’iniziativa troverà posto nell’area dell’ex comparto industriale A.S.I. Foggia Incoronata, per cui vanta l’impronta di un’importante riqualificazione urbanistica. La gla prevista è di circa 55mila mq, con oltre 100 negozi e numerose soluzioni per la ristorazione e l’intrattenimento. I parcheggi a supporto saranno 4.120. L’accesso per i clienti avverrà da tre differenti entrate distribuite su tutto il fronte principale dell’edificio mentre nel retro, servito da un asse di distribuzione, verrà garantito l’ingresso ai mezzi di approvvigionamento merci. A poche centinaia di metri ci sarà anche il casello autostradale (A14) Foggia Sud, i cui lavori di realizzazione si dovrebbero concludere prima dell’apertura del complesso retail. L’intervento è promosso da Finsud Immobiliare e commercializzato da Svicom. La progettazione è firmata dalla società Arvalli e Associati. Oltre all’elevato numero dei negozi, che rimane la forza principale del progetto, e al ridotto impatto ambientale (che affronteremo in seguito), l’altro valore aggiunto è il bacino d’utenza. Su questo fronte i promotori di GrandApulia hanno stimato 32mila abitanti nei 10 minuti di percor-
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renza, 174mila nel lasso di tempo compreso tra 11 e 20 minuti e 102mila in quello da 21 a 30 minuti. Complessivamente, quindi, il dato ammonta a oltre 300mila residenti compresi nella mezz’ora di spostamento in automobile. La capacità attrattiva include la parte nord della Puglia, anche se potrebbe interessare le zone limitrofe del Molise e della Basilicata.
Retail e divertimento per tutti i gusti
Innanzitutto il progetto si compone di due strutture: un centro commerciale e un retail park. Il primo di oltre 40mila mq di gla e il secondo di 15mila metri quadrati. Il centro commerciale si sviluppa con tre piazze a dop-
Architetto, Gerardo Sannella associate director di Chapman Taylor Architetti Urbanista, Tiziana Bardi titolare StudioBardi/Cad38 Sociologo, Gianmarco Navarini, professore di Sociologia della Cultura, Università di Milano Bicocca
7 6 6,5 8 7,5
Redazione r&f (Andrea Penazzi)
Il progetto in pillole apertura prevista Inizio dei lavori Promotore Commercializzazione Progettazione Località Localizzazione Tipologia Gla totale Gla centro comm. Gla parco comm. parcheggi livelli commerciali Medie superfici Unità ristorazione Totale unità (piccole e grandi superfici)
2° semestre 2013 Primavera 2012 Finsud Immobiliare Svicom Arvalli e Associati Foggia Extraurbana Centro Comm. e Parco Comm. 55.364 mq 40.364 mq 15.000 mq 4.120 2 7 interne al C.C. 13 oltre 100
Player per le fasce isocrone della localizzazione Accesibilità: 20 minuti, con autostrade, traffico medio
15' - 20'
Format
Insegna
Provincia
Comune
Indirizzo
Centro Commerciale MONGOLFIERA FG FOGGIA Viale degli Aviatori 126
pia altezza collegate da gallerie. Nella piazza collocata più ad est è previsto l’accesso al primo piano dove si sviluppa l’ingresso al cinema multisala e a ulteriori attività di ristorazione. La foodcourt è su doppio livello e ha l’affaccio su un palco circolare al piano terra. È presto, prestissimo, per accennare ai marchi che potrebbero entrare in galleria, così come ai costi di locazione. «Il progetto è stato portato all’attenzione del mercato retail in occasione dell’ultima edizione del Mapic, durante la quale abbiamo preso contatti con tutti i player più importanti – ha reso noto la società di commercializzazione –. Attualmente quindi siamo in piena fase di start up». Nomi e costi a parte, le indicazione fornite sono abbastanza precise. L’ipermercato sarà articolato su 8.000 mq di gla. Le medie superfici interne al centro commerciale saranno sette e il dato sale a circa 15 considerando anche il retail park. Leggermente meno, 13, dovrebbero essere i locali dedicati alla ristorazione, equamente distribuiti sui due livelli dello shopping center: sette al piano terra e sei al primo piano. Leisure e intrattenimento troveranno ampio sfogo su 4.200 metri quadrati. Oltre al cinema multisala, dotato di sette schermi, saranno inseriti anche una ludoteca, una pista di pattinaggio interna e il kart indoor. Svicom ha indicato come valore aggiunto di GrandApulia proprio l’abbinamento tra il mix commerciale e la forte impronta entertainment. Altro plus sarà l’integrazione tra shopping center e retail park. «L’offerta commerciale insieme agli spazi per il leisure – si apprende – sono in grado di offrire ai futuri visitatori numerose occasioni di shopping e di svago, che attualmente trovano soddisfazione soprattutto fuori dalla provincia di Foggia, verso la zona di Bari e persino di Napoli. La presenza di centro commerciale e di un retail park adiacente ne faranno dunque uno dei poli commerciali e per il tempo libero più grandi, attrattivi e di qualità della Regione».
Tali soluzioni, oltre a favorire l’ombreggiamento degli stalli di sosta dei mezzi, garantiscono una produzione di elettricità totale pari a circa 5 MW. L’energia prodotta sarà dunque sufficiente per rendere autonomo il centro commerciale e gli spazi pertinenziali scoperti: dall’illuminazione pubblica, alle automazioni di aperture, agli impianti di sorveglianza ecc. Capitolo acqua: verrà effettuato l’accumulo dell’acqua meteorica da utilizzare per usi civili non potabili (servizi igienici), nonché per le operazioni di lavaggio degli ambienti, per il sistema antincendio, per l’irrigazione del verde e per l’abbattimento delle polveri. Da non sottovalutare la connessione con il trasporto pubblico. Il nuovo centro potrà essere raggiunto anche tramite ferrovia, dato che a poche centinaia di metri è presente la stazione di Borgo Incoronata. La rete collega la stazione ai principali centri della Provincia di Foggia. È prevista anche una nuova pista ciclabile, che si innesterà a quella già esistente per permettere il raggiungimento del centro commerciale.
Bacino di utenza: soli si sta meglio
33.500
Distanza (minuti)
19,0
Inquadramento Territoriale
Tecnologia (e risparmi): voto A
Doppio obiettivo: abbattere i costi di gestione e ridurre l’impatto sull’ambiente. Le tecniche costruttive per realizzare il centro commerciale GrandApulia saranno tali da garantire la classe energetica A. Vediamo come. In primis è previsto l’utilizzo di materiali derivanti dall’architettura bio-ecologica. Per l’impianto di climatizzazione estiva e invernale il progetto include un sistema centralizzato a pompe di calore (tipo free cooling) autonome e reversibili in ciascuna zona o locale. Questa soluzione consente un funzionamento a elevata conservazione energetica. Tema energie rinnovabili: è contemplata l’installazione di pannelli fotovoltaici, per garantire l’approvvigionamento energetico del fabbricato, di pannelli solari, per soddisfare il fabbisogno totale di acqua calda sanitaria, e anche di pensiline fotovoltaiche.
Superficie (mq)
Fonte: Sincron Inova, www.sincron-inova.it
Fasce Isocrone
Il bacino di attrazione dei 20 minuti con percorrenza automobilistica, autostrade e traffico medio, comprende unicamente comuni della provincia di Foggia, per toccare altre province è necessario spostarsi per oltre 50 minuti. Attraverso i dati forniti da Sincron Inova, focalizziamo quindi l’analisi sui dati provinciali. Per quanto riguarda la composizione socio-demografica della popo-
lazione possiamo notare, rispetto alla media nazionale, un numero medio di componenti della famiglia più alto, l’età media più bassa di 2 anni, una percentuale maggiore di under 25 e minore di over 64 anni. Vi è inoltre una percentuale di stranieri considerevolmente inferiore: 2,9% nella provincia contro il 7% a livello nazionale. Riguardo ai dati socio-economici si evince una minor percentuale di forza lavoro con una differenza di 10 punti percentuali. Il tasso di disoccupazione è maggiore della media italiana (13,5% rispetto all’8,4%), mentre i dati Indice di reddito e Indice di consumo sono inferiori. Questi valori determinano capacità di generare reddito e di spesa ridotte rispettivamente al 64% e al 74%, fatto 100 il dato nazionale. Il bacino si dimostra abbastanza sguarnito: l’unico competitor è il centro commerciale “Mongolfiera” di 33.500 mq di superficie, a una distanza di quasi 20 minuti. La struttura con la dimensione più simile a GrandApulia è il “Gran Shopping Mongolfiera” a Molfetta (Ba), di 35.000 metri quadrati. Quest’ultimo, trovandosi a quasi 90 min di percorrenza, non costituirà tuttavia un concorrente primario. A. P.
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taglio nastro
Napoli Centrale sul binario dello shopping Cinque anni dopo l'avvio dei lavori, a fronte di 50 milioni di euro di investimento, Grandi Stazioni ha presentato il terminal ferroviario rinnovato. Al momento l'offerta commerciale conta oltre 40 negozi. Nel 2012 grande spazio sarà riservato alla ristorazione
E
siamo a tre. Dopo Milano Centrale e Torino Porta Nuova, lo scorso dicembre è stata la volta per Grandi Stazioni di tagliare il nastro a Napoli Centrale. La ricetta non cambia: valorizzazione della struttura preesistente, con soluzioni architettoniche moderne e volte a favorire i flussi dei viaggiatori, e ampia offerta di negozi. Il retail, in formato travel, si conferma quindi la chiave di volta in grado di valorizzare e mettere a reddito quei grandi monumenti urbani che sono le stazioni ferroviarie. Il primo passo in questa direzione fu compiuto in occasione del Giubileo, con l'ammodernamento di Roma Termini.
I numeri dell’intervento
Il terminal partenopeo conta circa 137mila presenze giornaliere, più o meno 50 milioni all'anno. Cinquanta è anche il numero dei milioni di euro investiti da Grandi Stazioni, società del Gruppo Fs, per intervenire su oltre 29mila mq di superficie. I lavori sono durati cinque anni. La riqualificazione ha coinvolto i livelli seminterrato e piano terra, ai quali ha aggiunto una superficie rialzata: il mezzanino. In virtù di queste modifiche l'area commerciale è passata da 5mila mq a 14mila, dislocati su tre livelli, con 44 negozi attivi al momento del taglio nastro e altri in fase di apertura a inizio del 2012. Le nuove attività hanno già portato 300 posti di lavoro.
CoMMENTO Struttura e design Accesso e parcheggio
Il salto di qualità c'è. Passato e presente si intrecciano con soluzioni funzionali e di appeal Ad oggi un grande cantiere domina la piazza dove sorgeranno parcheggi e servizi. Aspettiamo
Offerta commerciale Un punto in più per la scommessa, vinta, di portare il commercio in stazione. Chapeau!
VALUTAZIONE
Spazi comuni Food court in arrivo e tanti concerti da subito. e attrattive Avanti tutta indice valutazione a cura di r&f:
= migliorabile = sufficiente = apprezzabile = molto buono = ottimo 30 retail&food - gennaio/febbraio 2012
Sul fronte degli interventi strutturali spiccano i 16.500 mq di pavimento, i 2.300 mq di marmi, i 15mila mq di controsoffitti, gli oltre 2.300 mq di vetrate esterne e i 3.000 nuovi corpi illuminanti. I collegamenti sono stati migliorati con undici scale mobili e sette ascensori, di cui quattro a uso pubblico, mentre gli spazi di attesa hanno visto l’inserimento di 136 sedute, contro le 32 precedenti.
Il nuovo salotto
Chi conosce Napoli sa piuttosto bene che la stazione, e tutta l’area circostante, si presentava sino a qualche anno fa come un luogo degradato, dove accedere solo se strettamente necessario. «Era impensabile che all’interno si potessero inserire negozi e attività di intrattenimento», ci ha raccontato qualche collega della stampa locale. La riqualifica di Napoli Centrale ha riguardato in pri-
Indice di innovazione Architetto, Gerardo Sannella associate director di Chapman Taylor Architetti Urbanista, Tiziana Bardi titolare StudioBardi/Cad38 Sociologo, Gianmarco Navarini, professore di Sociologia della Cultura, Università di Milano Bicocca Redazione r&f (Andrea Penazzi)
7,12 7 7 7,5
Stazioni. Il mix varia dagli operatori locali, ben 17, a quelli nazionali e internazionali. Le principali insegne sono Feltrinelli, che copre su due livelli l'offerta di editoria, Medimax per l'elettronica, Mango, Mötivi, Gutteridge e Desigual per l'abbigliamento e L'Occitane per la cosmetica. La ristorazione è presidiata dall'ancora McDonald's e da format
mentre le altre aree saranno aggiudicate in base a selezioni competitive. Sempre nell'ottica della diversificazione rispetto all'offerta attuale, basata sul bar tradizionale piuttosto che sul fast food, vorremmo introdurre un’offerta più classica. È prevista anche una soluzione etnica, in grado di assecondare le nicchie di bisogni che si presentano in una stazione come questa».
Sviluppo futuro, progetto Perrault
Passeggiando attorno al “diamante”, incastonato al centro della stazione, non passa inosservato il plastico del progetto Perrault (dal nome dell’architetto francese Dominique Perrault), che prevede la riqualificazione della piazza antistante: Piazza Garibaldi.
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mis la demolizione delle vecchie strutture posizionate nell’atrio che includevano la biglietteria, il deposito bagagli e la banca. Al loro posto è stato costruito un corpo, denominato “diamante”, che ospita i principali servizi per i viaggiatori. La facciata ha visto la sostituzione di buona parte delle vetrate con soluzioni montate con una struttura a ragno. Mentre la pavimentazione è stata oggetto di rinnovamento grazie alla sostituzione della gomma nera con marmi chiari, che favoriscono la luminosità e aumentano la spazialità degli ambienti.
proposti da Autogrill. Tra i servizi si annoverano, oltre alla farmacia e alla banca, le biglietterie e le aree accoglienza di Trenitalia e di Ntv (Nuovo Trasporto Viaggiatori). «Le prossime aperture – ha annunciato Mereu – sono quelle di Triumph (intimo), di Benetton, sviluppato su due livelli e sull'ala sinistra della stazione, e di Alcott (abbigliamento). Quest'ultimo occuperà una superficie di 500 mq al piano seminterrato. Inoltre stiamo portando avanti una selezione competitiva per un'area dedicata a un market di alta qualità».
Prossima tappa: la food court
Inoltre sono stati riportati a nuovo tutti i tripodi, che rappresentano gli elementi classici della stazione. Non mancano infine gli interventi sull’illuminazione, sulla segnaletica e sulla sicurezza.
L'offerta "glocale"
Una volta a regime la galleria commerciale conterà 60 negozi, adatta a soddisfare un’utenza turistica, pendolare e business. L'offerta sarà completata progressivamente nei primi mesi del 2012, come prevede la società guidata da Fabio Battaggia. «Attualmente è operativo il 70% delle unità», ha confermato a r&f Stefano Mereu, sales and advertising director di Grandi
Tre scale circolari conducono ai mezzanini: nuove strutture in acciaio e cristallo rialzate rispetto al livello terreno. Un ulteriore collegamento al mezzanino su lato corso Lucci è garantito da una scala fissa e da due nuovi ascensori. In questi spazi, vuoti in occasione della nostra visita, nei prossimi mesi verranno inserite attività commerciali a destinazione prevalentemente food. «Lo sviluppo futuro prevede soprattutto il completamento, con l'utilizzo dei piani ammezzati, della food court – ha precisato Mereu –. L'obiettivo è proporre una ristorazione caratterizzata da vari format, per dare alternative in termini di tipologia di prodotto. Ci sarà Autogrill, con un'area in cui proporrà diversi formati,
Le aree esterne a Napoli Centrale rappresentato quindi il terreno di sviluppo per un terminal che mira a diventare un vero polo intermodale, “un nodo del ferro”. In questo contesto è compreso anche Palazzo Alto. Partiamo dalle infrastrutture. In virtù dei fondi stanziati da Legge Obiettivo, pari a 18 milioni di euro per le opere complementari, saranno realizzati due parcheggi. Il primo, su Piazza Garibaldi, avrà una capacità di 335 posti su due livelli interrati. Il secondo, fuori terra, sarà prospiciente Corso Meridionale con una capacità di 448 posti. Il numero di posti auto a servizio della stazione arriverà quasi a 800 unità. Proseguiamo con la piazza ipogea. In base al progetto del noto architetto verranno realizzate la connessione al parcheggio sotterraneo e una piazza sotterranea di collegamento fra la stazione della Circumvesuviana, la nuova stazione della metropolitana, il parcheggio, la stazione ferroviaria e Piazza Garibaldi. La piazza ipogea vanterà una superficie di 7mila mq, che sarà gestita e valorizzata da Grandi Stazioni con lo sviluppo di attività commerciali. La società del Gruppo Fs ha investito oltre 20 milioni di euro in questo progetto. Last but non least, Palazzo Alto. Bonificato dall’amianto, il cantiere è attivo per trasformare Palazzo Alto in un vero e proprio centro direzionale collegato a Napoli Centrale, nel cuore della city partenopea. Sempre sotto la gestione di Grandi Stazioni, i primi due piani per complessivi 4.000 mq saranno riservati ad attività commerciali, dal terzo al decimo piano troveranno posto uffici, mentre dall’undicesimo al diciottesimo la vocazione sarà alberghiera. A. P.
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Continua la corsa al foodstore
Anche a Milano decolla ’
Eat s
Prelibatezze alimentari e vini di pregio sia italiani sia stranieri hanno un nuovo tempio. È a Milano, a cavallo fra galleria del Corso e galleria Passerella. Si chiama Eat’s e occupa i due sottopiani dell’Excelsior Milano, lo store multipiano, vetrina delle griffe più trendy dell’alta moda, del design e del food & beverage appunto, concepito da Gruppo Coin per un pubblico internazionale e inaugurato lo scorso settembre
L
a gestione dell’Eat’s meneghino è di Eat’s Food Store, società controllata da Gruppo CM, holding veneta dagli interessi diversificati. La paternità del format si deve invece a Sergio Menegazzo, uno dei tre soci di Gruppo CM (gli altri due sono Valeriana e Fausto Canzian), che già dirige l’Eat’s prototipo a Conegliano (Tv), oltre a una piccola catena di supermercati a insegna Smile nel veneziano. «Per adeguarci al posizionamento luxury di Excelsior Milano - precisa Menegazzo - l’Eat’s meneghino si è evoluto rispetto al prototipo di Conegliano, aperto poco più di un anno e mezzo fa. Ha infatti volutamente escluso uno dei tre pilastri su cui si fonda il concept originario: l’offerta alimentare delle migliori marche
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industriali». A Milano, in un’ambientazione minimal-chic, la clientela di Eat’s troverà dunque nell’area market (circa 500 mq) esclusivamente produzioni gourmet di piccoli e piccolissimi artigiani d’eccellenza per lo più italiani, ma anche stranieri. Stiamo parlando di 2.000-2.300 prelibatezze. E un’ampia scelta di prodotti freschi di stagione: dalla frutta alla verdura, dal pesce alle carni, dai formaggi ai salumi, dal pane ai dolci, a 12-15 piatti di gastronomia preparati giornalmente dai cuochi dello store. «Anche nei freschi abbiamo puntato su prodotti d’eccellenza», prosegue Menegazzo. «Basti dire che per i formaggi ci siamo affidati a Caseria Carpendo, Guffanti e De Gust. Che il nostro prosciutto cotto è un Capitelli
Qui sopra il management di Eat's, i tre soci del Gruppo CM: Fausto e Valeriana Canzian e Sergio Menegazzo.
della San Giovanni, la mortadella è dei salumifici Pasquini & Brusiani o Bonfanti, il crudo di Morgante, il culatello di Podere Cadassa e il jamón ibérico è un puro de bellota 5J di Sánchez Romero. Per il pesce ci siamo affidati ai pescatori di Burano, che ci consegnano quattro giorni la settimana il pescato fresco di laguna, di barena e dell’Alto Adriatico. Mentre le carni bovine provengono dall’allevamento di nostra proprietà alle pendici delle Prealpi trevigiane, oppure da fornitori selezionati di fassona albese, angus scozzese, manzo prussiano, wagyu giapponese, ecc.». L’offerta food del market è completata da un’enoteca con 1.300 etichette di vini italiani ed esteri, anche di provenienza insolita: per esempio della Georgia,
dell’Ungheria, della Repubblica Ceca, del Giappone, del Marocco o del Libano. All’Eat’s, insomma, si possono comprare tutti gli ingredienti per preparare in casa un pasto speciale oppure piatti pronti, dall’antipasto al dolce, presentati in curate confezioni da asporto. Volendo, però, tutte le prelibatezze in vendita si possono gustare sul posto e, secondo le modalità più indicate al momento contingente, grazie all’articolata proposta ristorativa che copre tutto l’arco della giornata: dalla colazione al dopo teatro. Quella dell’Eat’s, oltretutto è una ristorazione a più velocità: s’adatta infatti agli incalzanti ritmi metropolitani di giorno, per diventare slow la sera. Già al piano terreno il bar Excelsior dà un assaggio di quello che si potrà trovare nell’area bistrò e nel market dell’Eat’s ai sottopiani 1 e 2. In uno spazio di 150 mq, dehor incluso, l’area bar accoglie la clientela dalle 8,00 del mattino fino all’una di notte. La sua offerta è pensata per soddisfare golosi e salutisti, dalla colazione allo spuntino veloce all’uscita dal cinema o dai teatri del centro, con proposte dolci e salate preparate al momento nelle cucine dell’Eat’s ed elegantemente presentate. Un secondo spazio informale ove consumare uno spuntino veloce è allestito al sottopiano 2, in una saletta con 25-30 sedute alte e tavolini e mensole a muro allestita a un’estremità dell’area market, di fronte al banco della salumeria. Il luogo deputato a far risaltare la qualità della proposta food & wine dell’Eat’s è però il bistrò, che occupa l’intero sottopiano 1 dell’Excelsior Milano: si sviluppa su circa 500 mq e dispone di 120 sedute e di un corner wine bar. «Abbiamo optato», spiega Menegazzo «per una ristorazione dal piglio elegante, dallo smart lunch al fine dine. Al bistrò proponiamo dunque una cucina che poggia su due cardini: mediter-
raneità e contemporaneità. Protagoniste sono e devono rimanere la materie prime di qualità, rigorosamente di stagione, che proponiamo nell’area market. Perché fossero interpretate e valorizzate in modo originale e raffinato ci siamo affidati all’estro e alla creatività dello chef Matteo Gelmini, coadiuvato da una brigata di 25 persone. Matteo è un cuoco giovane (ha 28 anni, ndr), ma è capace e ha già maturato esperienze di tutto rispetto. Ha lavorato per 3 anni da Gualtiero Marchesi quando in brigata c’era Andrea Berton». Se all’ora di pranzo (dalle 12 alle 15) al bistrò dell’Eat’s si può consumare un piatto unico nutrizionalmente bilanciato, una bevanda, un dolce e il caffè a un prezzo di circa 25 euro, la sera, dalle 19 alle 23, il conto medio di una cena gourmet è di 45-50 euro, vini esclusi, scegliendo fra tre antipasti, cinque primi e altrettanti secondi e tre dessert realizzati con materie prime di stagione. Il menu cambia ogni mese. In alternativa, dalle 11 del mattino alle 23, al wine bar del bistrò si può degustare un calice (o mezzo calice o un assaggio) di vino accompagnandolo con uno dei cinque «cicchetti» (piattini) preparati al momento. La scelta di vini al calice è ampia: ben 48 etichette a rotazione che Eat’s suddivide in sei categorie per tutti i portafogli: dalla selezione day by day (4 euro al calice), ai naturalmente buoni bianchi (9 euro) e rossi (6 euro), ai grandi vini-grandi annate sia bianchi (per esempio un Batard montrachet grand cru 1999 magnum a 55 euro il calice), sia rossi (Sassicaia 1988 magnum a 80 euro), ai vini dolci non solo per dolci. «Al calice», sottolinea Menegazzo. «serviamo insomma anche vini molto pregiati e costosi di cui possiamo garantire il servizio nelle migliori condizioni, grazie al fatto che conserviamo le bottiglie nel dispensatore Dwine, che estrae l’aria e immette nella bottiglia dell’azoto».
L’Eat’s milanese, realizzato con una spesa di 3,5 milioni di euro, dovrebbe generare già nel primo anno d’attività incassi per 16-20 milioni di euro: il 60% derivanti dalle vendite del market e il restante 40% dall’attività di ristorazione. Perché il format debutti in altre città ci sarà da attendere. «Prima di siglare la partnership con Gruppo Coin per lo store milanese», spiega Menegazzo, «avevamo individuato alcune location nel Nord-Est ove riprodurre il concept originario di Eat’s. Inaugurando l’Excelsior Milano, Gruppo Coin ha annunciato l’apertura di un nuovo store a Verona per il prossimo anno. Difficilmente però saremo pronti per affiancarli. Non siamo al momento strutturati per una crescita rapida e non vogliamo fare passi più lunghi della gamba». Volendo analizzare differenze e similitudini fra l’Eat’s milanese e concept affermati a livello internazionale come Eataly (il locale newyorchese della catena ha appena ottenuto il premio per il format commerciale più innovativo al World Retail Congress 2011 di Berlino), o in fase d’espansione nel Nord Italia come Buonissimo L’Arcipelago del gusto, o esordienti come laTaste bistronomia prêt à porter, va subito detto che da Eat’s il criterio della bontà ha prevalso su quello dell’origine nella scelta delle specialità alimentari da porre in vendita al market. In Eat’s Food Store hanno inoltre badato all’eleganza delle confezioni, a differenziarsi da concorrenti già affermati in città (come Peck) o in arrivo (Eataly), anche proponendo prodotti difficili da trovare altrove in città. Come gli altri concept, anche Eat’s si è cimentata nel rendere accessibili a un vasto pubblico specialità alimentari «a tiratura limitata». Al pari di Eataly ha dato peso alla componente ristorazione. Una ristorazione griffata da uno chef emergente. Luisa Contri
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Aeroporti, tra authority e tariffe
La spintarella di Monti per il decollo dei conti N
el lontano maggio del 2009 sulle pagine di retail&food pubblicammo un approfondimento sui contratti di programma stipulati dall’Enac con le società di gestione aeroportuale. Molte le aspettative su questo fondamentale strumento di regolazione tariffaria, dai quali ci si attendeva una crescita degli investimenti negli aeroporti, un recupero d’efficienza da parte dei gestori aeroportuali, una crescita del livello dei servizi e a medio-lungo termine un aumento della capacità del sistema aeroportuale italiano. A quasi tre anni di distanza ai già annunciati contratti di programma di Bari, Brindisi, Napoli e Pisa si è aggiunto solo quello di Bologna. Palermo è in attesa di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, Catania all’esame del CIPE e Cagliari bloccato all’Enac in attesa che il neo-Ministro Passera ridefinisca la programmazione degli aeroporti italiani. La determinazione delle tariffe secondo criteri orientati ai costi effettivi sostenuti dai vettori si sarebbe dovuta tradurre automaticamente in maggiore qualità dei servizi per i passeggeri perché i contratti di programma prevedono obiettivi dichiarati. Il passeggero paga solo quei servizi di cui effettivamente fruisce mentre la quota parte degli investimenti non eseguiti viene sottratta dalle tariffe aeroportuali. Ma la rivoluzione delle tariffe è stata rallentata da un iter burocratico macchinoso, con una lunga istruttoria a conclusione della quale i contratti di programma si scontrano con veti incrociati che portano al blocco delle autorizzazioni ministeriali. Così i nostri aeroporti restano, a livello europeo, quelli con il più basso livello di investimenti per passeggero.
Il Decreto liberalizzazioni
Due precisazioni. Le tariffe (o meglio i diritti) aeroportuali sono prelievi appositamente concepiti per recuperare i costi derivanti dalla messa a disposizione di infrastrutture e servizi negli aeroporti. A pagarle sono le compagnie aeree, che poi le scaricano sui passeggeri facendole rientrare nel costo finale del biglietto. In Italia il contesto normativo che regola i diritti aeroportuali era afflitto da una sorta di strabismo legislativo. Da un lato c’erano la legge 248 del 2005 e la delibera CIPE 38 del 2007, recepite in fase applicativa dalle linee guida Enac della fine del 2008. Seguendone le linee guida sono state portate avanti le istruttorie dei contrati di programma ad oggi conclusi. Dall’altro nel 2009 è stata pubblicata una direttiva europea (12/2009) per istituire un quadro comune sulle tariffe aeroportuali e le modalità di fissazione, rimasta inapplicata e per la quale la Commissione europea minacciava una procedura d’infrazione con scadenza il 23 gennaio 2012. La direttiva, che si applica solo agli aeroporti con più di 5 milioni di passeggeri annui, è orientata alla fissazione di tariffe trasparenti, corrispondenti al livello dei servizi e alle infrastrutture messe a disposizione dai gestori. Tra i punti salienti delle costituzione di un forum permanente di consultazione fra
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gestori e vettori, e l’istituzione di un’autorità di vigilanza indipendente per assicurare l’applicazione delle misure tariffarie. Il decreto liberalizzazioni di Monti varato venerdì 20 gennaio risolve l’impasse, recependo la direttiva europea. Giocando d’anticipo sul decreto salva Italia che istituisce a sua volta un’Autorità nazionale di vigilanza per i trasporti, il decreto liberalizzazioni individua nell’Enac l’Autorità di vigilanza per la regolazione economica del trasporto aereo. Per attuare la direttiva europea però l’Enac si trova costretto a istituire per partenogenesi una “Direzione diritti aeroportuali” al suo interno e però autonoma, «separata mediante apposite regole amministrative e contabili e, in ogni caso, da efficaci barriere allo scambio di informazioni sensibili che potrebbero avere significativi effetti tra i responsabili del trattamento di dati privilegiati», come recita il decreto liberalizzazioni. Sarebbe quest’ultima Direzione diritti aeroportuali –
composta da un dirigente e dodici esperti - l’Autorità prevista dalla direttiva europea del 2009, alla quale l’Italia si adegua ben oltre i due anni previsti e al limite dello scadere di un’ulteriore deroga di sei mesi.
I compiti dell’Enac
In attesa dell’Autorità indipendente per il settore dei trasporti istituita dal decreto salva Italia, l’Enac sarà quindi l’Autorità di vigilanza aeroportuale, finanziata con una quota parte a carico dei gestori aeroportuali e dei vettori, fissata dal ministro delle Infrastrutture e dei trasporti di concerto con il ministro dell’Economia e delle finanze. Dall’Authority (Enac) e dall’Autorità (Direzione diritti aeroportuali) ci si attende il rinnovo delle tariffe dei principali gestori aeroportuali italiani, quali Adr (Roma), Sea (Milano) e Save (Venezia), al centro di lunghe, articolate e pluriennali vicende.
Contratti di programma ordinari
Aeroporti Napoli Pisa Bari Brindisi Bologna Palermo Catania Cagliari
Entrata in vigore tariffe 26-11-09 27-11-09 14-06-10 13-05-10 28-03-11 In attesa di pubblicazione in G.U All'esame del CIPE Al vaglio del CdA ENAC
Contratti di Programma in Deroga
Società di gestione
Situazione
SEA - Aeroporti sistema milanese In attesa di DPCM CdP all'esame dei Ministeri SAVE - Aeroporto di Venezia competenti ADR - Aeroporti sistema romano Documento Tecnico all'esame dei Ministeri Fig. 1 - Riepilogo vigenza contratti di programma (Edifis Intelligence)
© Foto Giorgio Melis - Archivio SOGAER
Adr, bancabilità e rischio di impresa
Il caso di Adr è noto. La convenzione che regola il rapporto di concessione della gestione aeroportuale è scaduta nel 2009 e dopo anni di trattative con l’Enac si è fatta strada la soluzione di approvare un documento unico, che includa convenzione e contratto di programma. Attualmente il consiglio d’amministrazione dell’Enac ha approvato lo schema di convenzione e di contratto di programma in deroga che recepisce alcune esigenze di Adr, la cui situazione finanziaria determinata dalla privatizzazione all’epoca e dal mancato aggiornamento dei diritti aeroportuali adesso, genera interessi debitori pari all’intero flusso finanziario generato dalla gestione degli aeroporti di Fiumicino e Ciampino. Condensare in unico documento convenzione e contratto di programma consente ad Adr eccezionali requisiti di bancabilità, con interessi più bassi ottenuti presentando al finanziatore una parte normativa (la convenzione appunto) che evidenzia la assoluta mancanza di rischi per l’eventuale perdita della convenzione. Fuori dai tecnicismi, il risultato è l’annullamento di ogni logica aziendale, perché si da luogo ad una società sostanzialmente priva di rischi. È un modello non del tutto nuovo, del resto. È il modello autostrade, caratterizzato peraltro da una stabilità tariffaria che consente entrate di cassa con un moltiplicatore con introiti sontuosi non giustificati. Il peso delle inefficienze accumulate da Adr ricadrebbe sul passeggero, quando la normativa europea e nazionale prevede che vi sia una stretta corrispondenza fra i costi sostenuti dal passeggeri, il servizio erogato e gli investimenti effettuati.
Il sistema Adr prevedeva inoltre un aumento tariffario non rivisto con scadenze fisse (annuali e/o quinquennali), ma fissato per i 40 anni della durata della concessione. La soluzione è stata trovata riportando questi nodi sul tavolo del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti che a sua volta si è appellato alla Presidenza del Consiglio. La questione è stata composta con la marcia indietro da parte di Adr sulla determinazione delle tariffe e con l’accettazione da parte dell’Enac di un indennizzo per revoca o decadenza della concessione (un sostanziale annullamento del rischio d’impresa).
Sea al vaglio di Monti
Per quanto riguarda Milano, il contratto di programma della Sea ha ricevuto i pareri favorevoli del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e del ministero dell’Economia, inoltrati alla presidenza del Consiglio dei ministri per la conclusione con un decreto di un iter meramente formale.
Le aspettative di Save
Leggermente più complessa la situazione di Save (Venezia), il cui contratto di programma con le tariffe ridefinite era giunto con rapidità al ministero dell’Economia che lo ha stoppato. Save contava infatti su una tariffa che consentisse di ripagarsi i 169 milioni di euro già spesi per l’aerostazione realizzata nel 2009, quando era in attesa di un contratto di programma mai varato, e con l’aspettativa di vedersi riconosciuti retrospettivamente costi già sostenuti. Ce la faranno l’Authority (Enac) e l’Autorità (la Direzione diritti aeroportuali) a far dimenticare la vecchia inerzia tremontiana verso gli aeroporti che ha portato alla stagnazione dei contratti di programma? Tutto ciò mentre Corrado Passera a sua volta ha voluto un momentaneo stop sulle gestioni aeroportuali, in attesa di risolvere il nodo di 18 società di gestione aeroportuale, la cui sopravvivenza è legata ai vincoli della manovra Tremonti per il contenimento della spesa, che impedisce a Regioni e Enti locali di operare trasferimenti di capitale a favore di società partecipate non quotate che abbiano chiuso tre esercizi consecutivi in perdita. Adolfo Marino
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Parola di… Eni
Paolo Grossi, è il direttore commerciale responsabile della logistica secondaria e delle stazioni di servizio Eni ed Agip sia per l’Italia che per l’estero. Entra nel gruppo Eni nel 1995, con una borsa di studio per un Mba in Finanza alla City University di Londra. Si è occupato prima di m&a, in particolare sull’estero. Per tre anni è stato in Brasile come direttore pianificazione e marketing. Ha poi ricoperto il ruolo di direttore pianificazione e controllo, prima per la divisione r&m, poi per l’intero Gruppo Eni.
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Avanti tutta sul non-oil, ma fuori dalle autostrade I
l settore delle aree di sosta ha visto progressi sul fronte oil e passi indietro sul non-oil, soprattutto nella ristorazione e in particolare nelle autostrade. Paolo Grossi, direttore Retail di Eni Refining & Mar keting, lavora nel settore r&m da 15 anni e da allora ha visto battaglie vinte e perse. Dottor Grossi, nei convegni si sente parlare di un caso italiano nelle aree di sosta, di occasioni perse e aspettative tradite. Come vede l’evoluzione delle aree di servizio negli ultimi 15 anni? Noi trattiamo ancora separatamente il mondo oil da quello non oil. Sul primo fronte negli ultimi 15 anni, seppure in un settore maturo, ci sono state tante evoluzioni. La più importante è la crescita della “selfizzazione”, a cui Eni ha dato un forte impulso. Nel 1997 abbiamo lanciato il Fai da te nell’orario di apertura, nel 2007 l’Iperself, che incentiva il rifornimento in self pre-pay durante la chiusura. Tutto questo ha permesso un risparmio di costi. Abbiamo anche proceduto a una razionalizzazione della rete, dalle 8mila aree di servizio di Agip e Ip di dieci anni fa alle 4.600 di oggi, di cui 127 in autostrada. La nostra quota di mercato si è ridotta, con quasi la metà delle aree, solo dal 40 al 30%, perché abbiamo tenuto le stazioni più grandi e con più servizi. Altri progressi, sul fronte oil, sono state le carte fedeltà, che riguardano 3 milioni di clienti, e le carte petrolifere per i proprietari di flotte, che permettono pagamenti a 30 giorni e controlli su orari e rifornimenti dei mezzi. Che cosa invece non ha funzionato? Sicuramente non ha funzionato altrettanto bene il nonoil, un settore portato a livelli di eccellenza già da Enrico Mattei cinquanta anni fa. Il quadro normativo italiano, con pesanti vincoli sugli orari di apertura e le limitazioni alla vendita di tabacchi e giornali, ha impedito lo sviluppo delle attività non oil sulla rete ordinaria che abbiamo invece sperimentato negli altri Paesi europei. Sul fronte della ristorazione, invece, si sono fatti dei passi indietro, soprattutto in autostrada. In che senso? In autostrada fino a dieci anni fa c’erano dei bandi che concedevano l’intera area autostradale alle compagnie petrolifere, le quali poi costruivano, direttamente o in Ati con altri operatori, le strutture sia petrolifere sia di ristorazione. Poi davano in affitto quelle attività ai grandi marchi della ristorazione. Ormai da qualche anno, invece, per massimizzare le royalties, lo schema delle gare ha previsto una separazione dell’area di servizio in due lotti separati, uno per l’oil e uno per la ristorazione. Le alte royalties e i tempi di concessione molto ristretti, spesso di soli cinque anni, non favoriscono l’innovazione e la qualità, perché non c’è il tempo di recuperare investimenti importanti. In autostrada c’è quindi sempre più una ristorazione commerciale con margini molto contenuti, dove prevale una logica di massimizzazione
del fatturato, con un modello fast food e low cost…. ma a prezzi elevati! Non conviene quindi essere in autostrada? Le royalties sono così elevate, anche sul fronte oil, che non c’è redditività. Le compagnie petrolifere o gli operatori della ristorazione continuano a presidiare questo segmento perché comunque abilita un effetto catena per tipologie di clienti molto importanti, come i trasportatori. A che punto è il progetto di eni café sulla rete ordinaria? Eni café è nato come Agip Café nel 2002 e nel 2005 ha raggiunto i 250 punti vendita. Oggi noi contiamo 550 eni café su mille bar complessivi aperti sulle nostre stazioni. L’altra metà è composta da bar anonimi, gestiti autonomamente da ciascun gestore. Pensiamo nei prossimi quattro anni di arrivare a mille eni café. Non perché tutti i 500 attuali anonimi verranno trasformati, perché spesso non hanno le dimensioni adatte o la potenzialità; ma perché pensiamo di convertire in eni café 300 bar anonimi e potenziare 200 stazioni oggi sprovviste di bar. Avranno tutti un’immagine distintiva ma soprattutto un format vincente in termini di offerta gastronomica e standard di servizio. Che progressi ci sono stati nei punti vendita trasformati? Nella conversione da un bar anonimo a un nostro bar eni café abbiamo mediamente un incremento del 30% del fatturato e stiamo lavorando per portare questo incremento al 60%, attraverso l’inserimento di una serie di servizi e prodotti differenzianti rispetto all’attuale offerta generica. Quando parlo di servizi, parlo anche del mondo Sisal, Lottomatica e delle ricariche telefoniche, una componente che è cresciuta al di là delle aspettative negli
ultimi anni. Parte dell’aumento del fatturato deriva da iniziative di traffic building che portano il cliente all’interno del locale, dove soddisfa altre esigenze. In questa prospettiva, stiamo portando il wi-fi gratuito per due ore in tutti i nostri Eni Café. Abbiamo l’infrastruttura per poterlo garantire. Quali sono invece i problemi sulla rete ordinaria? Rispetto all’estero sono principalmente due: i vincoli sugli orari (che però dovrebbero essere superati dalle ultime liberalizzazioni, varate dopo l'intervista, ndr) e i tanti limiti sui prodotti che possiamo vendere nelle stazioni. Il consumatore tedesco, svizzero, austriaco, dell’Est Europa ha identificato la stazione di servizio come il luogo dove trova dopo le otto di sera gli articoli di prima necessità o i regali dell’ultima ora. In Italia questo non è possibile. Inoltre anche quando qualche Comune illuminato oggi ci consente orari di apertura estesi, le potenzialità di questi locali sono molto minori di quelle che lo stesso locale avrebbe all’estero, perché il cliente è già abituato ad acquistare le stesse cose nel supermercato aperto fino alle dieci di sera. Voi quindi state puntando sul vending. A che punto è il progetto Eni Shop 24? Stiamo installando da qui al prossimo anno 1.000 vending machine outdoor posizionate sui piazzali delle nostre stazioni, perché intendiamo sviluppare, oltre alla vendita di bevande e snack, anche linee di prodotto innovative come il latte fresco, la verdura o altri generi di prima necessità a un prezzo molto competitivo. Entro la fine del 2011 stiamo installando le prime 150 vending machine. Vogliamo offrire al consumatore la possibilità di prendere un caffè a qualunque ora, magari prima di andare in discoteca, e avere il latte per la colazione a portata di auto, senza entrare in un locale. F. P.
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dossier aeroporti
Venezia,
aeroporto da esportazione Con la joint venture Airest Collezioni tra Save e McArthurGlen Luxury Retail, la società di gestione è pronta a lottare nelle gare europee, replicando il modello di Venezia. Dove i primi anni sono stati difficili ma ora si comincia a ingranare. E dove da qui al 2030 ne succederanno di tutti i colori.
VENEZIA – Passo dopo passo, camminando sul parquet scuro dell’area partenze dell’Aeroporto di Venezia Marco Polo, si vedono spuntare insegne eccellenti e sorprendenti, anche per chi qualche terminal lo ha girato: Valentino, Mont Blanc, Loro Piana, Bulgari, Ralph Laurent, tutti nel giro di una manciata di metri. Non è che l’assaggio: poco oltre si scorgono Salvatore Ferragamo, Brooks Brothers, Burberry, Rolling Luggage (Tumi), Ferrari Shop, Pal Zileri, Diesel, Gallo, e l’elenco potrebbe continuare ancora per un po’, anche se con nomi più terrestri, raggruppati al secondo piano della zona oltre i controlli di sicurezza. Cosa ci fanno tutti questi grandi nomi gomito a gomito, in un aeroporto che è sì grande ma che non ha superato, nel 2010, i 7 milioni di passeggeri, un quinto di Fiumicino (36 milioni)? La risposta è semplice: i marchi ci sono grazie a un accordo innovativo e ambizioso siglato nel 2008 con McArthurGlen, e in particolare con la divisione McArthurGlen Luxury Retail, creata per presidiare il canale travel. Il gigante europeo degli outlet aveva i contatti con i grandi nomi del lusso. E li ha convinti, anche con la collaborazione di Altagamma, ad approdare sotto l’ombrello di McArthurGlen Collezioni in uno scalo con un profilo di passeggeri interessante ma di dimensioni medie, nel quale non sarebbero mai andati autonomamente. La promessa ai grandi nomi era una spesa limitata, potendo loro condividere, nella
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logica degli outlet, una serie di costi di gestione. Si è creata quindi un’area di 1.500 mq su due livelli, con 17 punti vendita separati. Al piano terra gli spazi commerciali preesistenti sono stati incrementati: il blocco precedente si è allargato verso il corridoio che dà verso una vetrata affacciata sulla pista e, oltre questa, sul mare e sulle isole di Venezia. In questo stesso corridoio
sono state inserite ulteriori unità. I nuovi negozi hanno delle forme arrotondate e sono caratterizzati da un cartello comune, piccolo, rosso e tondo, che li distingue dagli altri punti vendita. Una continuità tra tutti gli shop è garantita dal sistema di illuminazione “Barrisol”, una fascia arrotondata che segue tutte le vetrine. Al piano superiore, invece, c’erano solo due sale vip.
Ora sono state affiancate da attività di ristorazione e da un’altra serie di negozi sotto l’ombrello di Collezioni, tra cui Bose, Carpisa, Conte of Florence, Tosca Blu, Camicissima, una Libreria Mondadori e un multimarca Best Buy (probabilmente destinato a essere sostituito). L’accordo non ha cambiato solo la faccia dello scalo veneziano, ma anche quella della società di gestione aeroportuale, che non è certo stata un’attrice secondaria. Tanto che la scorsa primavera Save, attraverso la controllata Airest, ha dato vita a una joint venture, chiamata Airest Collezioni, con la stessa McArthurGlen Luxury Retail. Così riporta un lancio di Radiocor di marzo: «Il Gruppo Save, attraverso la controllata, entrerà nella joint venture attraverso il conferimento dei suoi punti vendita retail operanti negli scali di Venezia, Treviso, Bari, Lione e Mosca, ottenendo così il 75% della nuova società. McArthurGlen Luxury Retail conferirà nella joint venture Collezioni, che opera nella sub concessione del retail aeroportuale e gestisce gli spazi commerciali presso gli aeroporti di Venezia, Dublino e Glasgow per un totale di 43 negozi». La prospettiva europea è stata d’altra parte fondamentale nella creazione della società: «la joint venture con McAthurGlen nasce dal fatto che il retail aeroportuale è diviso a livello mondiale in grandi gruppi che si ripartiscono il 90% del mercato – commenta Monica Scarpa, ad di Save e di Airest –. Sia noi che McArthurGlen volevamo partecipare a gare europee, ma eravamo degli scriccioli tra giganti come Dufry, Dfs, Nuance. Quindi abbiamo detto: invece di farci concorrenza proviamo a fare qualcosa assieme». Airest Collezioni è ora a Dublino, Glasgow, Dusseldorf, Mosca Sheremetyevo, e sta partecipando ad altre gare a livello europeo. Non che in questa storia sia andato tutto bene, anzi: una settimana dopo l’apertura, nel luglio 2008, crollava la Lehman Brothers, trascinando il mondo occidentale nella recessione e nella crisi infinita ancora sotto i nostri occhi. Ne ha risentito anche la galleria di Venezia, dove qualche contratto è saltato, specialmente nel secondo piano dell’area commerciale. Lì originariamente c’erano secondi negozi dei brand del piano terra (anche con marchi diversi: Valentino aveva per esempio insediato Marlboro Classics, che fa parte del suo gruppo), una formula che ha avuto il merito di avviare uno spazio prima del tutto privo di attività commerciali, se si escludono due sale vip, tutt’ora presenti. «Sicuramente in generale l’esperienza con McArthurGlen è andata bene, dato che abbiamo fatto la società con loro – continua Monica Scarpa –. Nel 2008 è iniziata subito la crisi, quindi rispetto alle previsioni che si erano fatte all’inizio c’è stato un po’ di ritardo nello sviluppo della parte commerciale, però in generale è andato tutto bene. Ora i dati sono tutti in forte crescita, in termini di fatturato verso terzi». Dettagli più specifici non è dato sapere. Si sa, invece, che oltre all’Europa il gruppo mira a proporsi anche in aeroporti medi italiani. Negli scorsi mesi si era fatto il nome di Napoli Capodichino, dove c’è una nuova area commerciale in airside.
l’ad di Save –. Il benchmark era in particolare la Baa dei primi anni 2000. Il presupposto era che chi gestisce l’aeroporto ha un know how specifico sui fabbisogni dei clienti e dei propri passeggeri. E quindi è nata Airest, che si chiamava Airport Elite e poi ha cambiato nome (dopo l’acquisto da Austrian Airlines della società austriaca Airest, che ha portato in dote il mercato mittleuropeo, ndr). Ha iniziato a fare la gestione diretta del f&b e del retail. Nel fare questo tipo di lavoro Airest ha capito di aver maturato un know how e degli skill tali per cui poteva partecipare a gare anche in altri aeroporti. Da qui è iniziata la crescita». Oggi il 100% del food nell’aeroporto è in mano ad Airest Collezioni: «È stato fatto un affidamento diretto, anche perché Airest è al 100% controllata dall’aeroporto di Venezia, quindi la normativa consente di fare questo, è come se lo facesse direttamente» precisa l’amministratrice. I marchi con cui opera a Venezia sono, nel food, Rustichelli & Mangione (brand acquisito dopo che era sbarcato all’aeroporto di Fiumicino), Culto Caffè e Cioccolato, il wine bar con ristorazione DeCanto, il bar Briccocafè e il self service L’Orto. Nel retail i marchi propri presenti sono Hub (edicola, cartoleria e piccola libreria), La Bottega dei Sapori (specialità regionali, con forte presenza del vino) ed Elite Travel Retail. Quest’ultimo è il format per i duty free e su quello di Venezia vale la pena di spendere alcune parole. Al momento della visita stava infatti terminando un profondo restyling che ha portato a rendere omogenea l’esposizione dei prodotti dei diversi marchi presenti, soprattutto nei profumi. Notevole a vedersi è anche l’area dedicata ai liquori, venduti in un’ampia e scenografica parete circolare. Nel retail c’è comunque un po’ di spazio anche per marchi in affitto con un sistema classico di sub concessione. Tra gli altri si trovano negozi di intimo (La Perla, Golden Point), ottica, vetri di murano, souvenir veneziani, ma anche abbigliamento (Stefanel, Ovs Industry, Boggi Milano, Henry Cottons, Napapijri) e orologeria. Qui Swatch ha sia il suo punto vendita classico sia quello dedicato agli orologi di fascia alta, Hour Passion, al suo debutto in un aeroporto italiano. Nello scalo non ci sono invece servizi, come quelli dedicati al benessere che cominciano a vedersi anche negli aeroporti italiani. Né sono nei piani perché, spiegano da Save, i servizi si adattano a scali dove i transiti (cioè i cambi di aereo) sono numerosi, mentre a Venezia non superano il 3% del traffico.
Tutto (o quasi) in casa
La rivoluzione digitale
Airest Collezioni, ambizioni europee
Airest Collezioni non è che l’ultimo tassello di un disegno chiaro. «Sin dall’inizio la strategia di Save è stata di uscire dall’attività di handling e di concentrarsi su una gestione diretta del f&b e del travel retail – sottolinea
Tra le altre attività commerciali, è ambiziosa la sfida sul fronte della pubblicità. Il calo del mercato non ha risparmiato il Marco Polo, dove però sono convinti, spiegano dall’ufficio commerciale, che «nei momenti di crisi
bisogna investire». Tra aprile e giugno partirà quindi un sistema di pubblicità digitale (digital signage), sviluppata con Clear Channel, che dallo scorso luglio è subentrata a Nada Ipsa. Ci saranno 40-50 schermi in verticale, da 60 pollici. Non ci saranno suoni e i messaggi saranno solo di pubblicità, senza informazione (già veicolata da Telesia, 10 monitor in airside, a cui si aggiungono i 13 nel landside di ICMoving). Nell’accordo con Clear Channel sono anche previsti da due a cinque “videowall” nella zona di riconsegna bagagli, ossia dei pannelli costituiti dall’unione di più schermi. All’esterno ci sarà inoltre un rivestimento digitale della torre piezometrica, cioè di raccolta dell’acqua. Due sono le direzioni degli interventi, spiega Alberto Baretta, responsabile marketing nella direzione sviluppo aeroportuale: da una parte l’ottimizzazione dell’esistente, unificando ad esempio diversi spazi in modo da aggiornarsi ai format più recenti; dall’altra il tentativo di lasciarsi alle spalle la logica del
minimo garantito, lavorando assieme alla concessionaria di pubblicità per far crescere il fatturato. Sempre in tema di digitale, un altro fronte vivo riguarda il wi-fi. Sono stati da poco accantonati i servizi di Linkem, per passare al “Guglielmo” di Tim. Per i passeggeri significa passare da 9,90 euro per l’accesso giornaliero (che vale anche per un minuto) a una tariffa di 2 euro all’ora (più due euro per la prima attivazione), utilizzabile in tutto il network, costituito da aeroporti e alberghi. In sala Vip lo stesso servizio non si paga. Tra gli altri punti su cui il management è intervenuto, spiega Camillo Bozzolo, direttore commerciale di Save, ci sono anche i parcheggi (saranno installati lettori a barre e le tariffe sono state differenziate per fasce orarie), il servizio Volavia Venezia (intermediazione dei bagagli, che «nasce un anno prima di ViaMilano ed è stato studiato dal personale di Sea») e il Club Il Milione dedicato ai viaggiatori frequent flyer (fast track, parcheggio dedicato, accesso alla vip lounge).
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dossier aeroporti I passeggeri a Venezia Anno
2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 (gen.-ott.)
Passeggeri aviazione commerciale
Fig. 1
var % anno precedente
4.127.046 4.169.480 4.207.668 5.293.491 5.859.181 5.812.410 6.328.892 7.059.141 6.878.249 6.701.689 6.854.595 7.445.871
8,6 1 0,9 25,8 10,7 -0,8 8,9 11,5 -2,6 -2,6 2,3 24,8
Il conto economico consolidato del Gruppo Save (primi tre trimestri 2011) milioni di E
Ricavi Ebitda Ebit Utile prima delle tasse Utile netto
2009*
340,1 60,1 34,7 31,3 17,8
* 2009 Restated based on Ifric 12 and Ifrs3 revised
Questi progetti innovativi sono ben poca cosa rispetto a quello che dovrebbe arrivare nei prossimi anni, e nello specifico da qui al 2030. All’inizio del novembre 2011 è stato presentato il masterplan aeroportuale a lungo termine, terminato a giugno dopo tre anni di attività di pianificazione da parte di Save, Save Engineering e un team di consulenti, coordinato da One Works (si veda anche retail&food di dicembre 2011). Il titolo della presentazione dice già molto: “Il Marco Polo, da scalo aeroportuale a nodo intermodale”. Per sintetizzare al massimo, nel 2030 ci saranno una stazione ferrovia-
9M10
9M11
337,3 66,9 40,8 42 29,3
255,5 52,1 33,6 34,5 n.d.
265,5 59,5 39,4 41,1 n.d.
Ricavi consolidati Airport management* Infrastructure management* F&B and Retail*
milioni di E
Ebitda consolidato Airport management* Infrastructure management* F&B and Retail*
Var. % 9M11/9M10
9m10
255,5 89,3 21,8 152,4
9m10
52,1 35,7 5,5 11
* Gross of Intercompany Results and non allocated costs fonte: Gruppo Save
stesso e avvio dei progetti; 2013 valutazioni di impatto ambientale; 2014 approvazione dei progetti e appalti; Var. % 9m11 2015 avvio cantieri e 2020 9M11/9M10 avvio dei servizi del Sistema 265,5 3,90% Ferroviario Metropolitano 96,9 8,60% Regionale in aeroporto. 21,7 -0,60% Tutto ciò dovrà essere 155,1 1,80% preceduto dall’approvazione del nuovo contratto di programma da parte del Var. % Governo. Manca solo la 9m11 9M11/9M10 firma finale, dato che si è concluso l’iter, che è stato 59,5 14,10% snello perché si è seguito 40,1 12,40% un regime di deroga (come 4,7 -15,30% quelli seguiti da Sea e Adr), 14,7 34,60% che non ha mancato di provocare delle polemiche (si veda l’articolo Parola di…Assaereo nel numero di dicembre 2011). Al momento della visita all’aeroporto, dato il recentissimo insediamento dell’esecutivo, la situazione era ancora di attesa. Un altro passaggio è l’implementazione del Piano Nazionale Aeroporti. Venezia è uno dei tre scali considerati strategici intercontinentali. A esso sono associati due scali con sviluppo correlabile, Treviso (gestito da Aer Tre, all’80% di Save e parte del Sistema Aeroportuale di Venezia) e il piccolo scalo di Trieste-Ronchi dei Legionari (con cui da tempo si ipotizza una integrazione). Fig. 3
Treviso di nuovo in pista
ria ipogea (ossia sotterranea) a cui si connetterà un complesso di infrastrutture di trasporto: la bretella di collegamento con il Sistema Metropolitano Ferroviario Regionale, prevista entro il 2020; la linea ferroviaria Alta Velocità/Alta Capacità Venezia-Trieste, prevista entro il 2030; la metropolitana sub-lagunare per Venezia; il People Mover di collegamento tra la Porta d’Acqua (il cosiddetto Venice Gateway), i parcheggi e l’aerostazione; infine, il sistema dei parcheggi d’interscambio e i servizi complementari. Ci sarà un’estensione del terminal in due fasi, che grosso modo porteranno a un raddoppio delle superfici attuali, più una possibile terza fase. Nel rendering
40 40 retail&food - gennaio/febbraio 2012
3,90% 14,10% 17,40% 19,30% n.d.
fonte: Gruppo Save
Andamento delle tre divisioni del Gruppo Save (primi tre trimestri 2011) milioni di E
Il futuro è un nodo
2010
Fig. 2
del Nodo intermodale si vedono anche tre blocchi di uffici su quattro livelli più il livello per i parcheggi. Particolarmente scenografici sono la copertura della stazione dei treni e della metro sub-lagunare e il Venice Gateway. In quest’ultimo caso c’è poco da stupirsi, perché porta la firma dell’architetto Frank Gehry, autore di mille edifici fantasiosi, tra cui il museo Guggenheim di Bilbao e la Walt Disney Concert Hall di Los Angeles. Il progetto prevede la realizzazione di un terminal acqueo, di un centro servizi e di un hotel, all'interno di una darsena in legno rivestita con metallo, come riferimento alle barche a vela e agli aerei. Queste le tappe del masterplan: 2012 approvazione del masterplan
L’aeroporto di Treviso, intanto, dopo essere stato chiuso per sei mesi di riqualificazione della pista di volo, ha riaperto il 5 dicembre. I lavori sono stati sostenuti in autofinanziamento da Aer Tre per un importo di circa 16 milioni di euro. Durante il periodo di chiusura i voli (e quindi i passeggeri) di Treviso sono stati spostati su Venezia, cosa che ha contribuito alla crescita record dei passeggeri nel Marco Polo (+24% da gennaio a settembre) e all’aumento delle attività commerciali. «La spesa media dei passeggeri di Treviso spostati su Venezia durante questo periodo è aumentata – spiega Monica Scarpa –. Abbiamo avuto passeggeri low cost che hanno comprato gioielli di Bulgari. Oggi i passeggeri che prendono i voli low cost non è vero che non possono spendere o non possono permettersi un altro livello di spesa. Spesso prendono compagnie a basso costo perché su tante tratte point to point sono più comode». Fabrizio Patti
analisi mercato
Vino e liquori, un mondo di occasioni
Nel mondo la domanda di alcolici cresce e il travel retail promette di essere il più florido dei canali, purché fuori dall’Europa. Chi si sta attrezzando per competere? Intanto, com’è l’offerta nei nostri aeroporti e centri commerciali? Con un po’ di ricerche, abbiamo fatto il punto
P
er chi vende vino e soprattutto liquori ed è disposto a raggiungere i quattro angoli del mondo, non è affatto un cattivo momento, né lo sarà per i prossimi anni. Lo dicono le tante statistiche che si rincorrono sul settore. Mentre in Italia si consuma meno vino (-1% in volume, con l’eccezione delle bollicine), a livello mondiale la domanda vola, tanto che il nostro export è da record (da gennaio ad agosto +14% in valore e +16% in volume). Secondo l’Iwsr, uno degli organismi di ricerca più accreditati nel settore, il consumo mondiale di liquori salirà nel 2016 a 3,32 miliardi di casse da nove litri (l’unità di misura di riferimento). Anche i vini nel mondo saranno consumati di più, seppure con una crescita meno entusiasmante: da 3,39 a 3,68 miliardi di casse. La quota di mercato della birra è invece destinata a calare leggermente. Neanche a dirlo, a guidare la salita dei consumi saranno Cina e India, a cui sarà dovuto l’85% della crescita. Il Dragone asiatico sarà protagonista anche nel vino (sarà responsabile del 75% della crescita prevista), quantunque un forte irrobustimento sia previsto anche negli Stati Uniti e in Russia. E se il mondo intero cresce, il canale del travel retail
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Fig. 1
L'offerta negli aeroporti AEROPORTO Alghero Ancona Bari Bergamo Orio al Serio Bologna
fonte: Edifis Intelligence
DUTY FREE Duty Free Duty free – Airest S.r.l. Dufrital Duty Free Shop Travel Value & Duty Free (Heinemann)
WINE BAR
de Canto Wine bar Santa Cristina-Moka
Kokkos Enoteca Essentia Bottega dei sapori Bottega dei sapori, Nespoli
Bollicine
Vecchia Malga
Brindisi Casale Cagliari Elmas Catania Fontanarossa Firenze Genova Lamezia Terme Milano Linate Milano Malpensa T1 Milano Malpensa T2 Napoli Olbia Pescara Pisa Rimini Roma Ciampino Roma Fiumicino
Vino&Caffè, Argiolas Wine Bar Aldeasa Italia srl Duty Free Food and Wine Dufry
Touch and Go Linea Aeroportuale Sole spa Good Buy Roma Shops (1)
Torino Treviso Venezia Verona
Sicilia's - Wine bar (3 pdv)
Wine Bar Wine Bar Dufry Shop Wine&Food Restaurant Harry's Bar, Pane e Vino e Dufry Last Minute, Dufry Shops San Daniele, Wine & Food Tax & Duty Free, Dufry Shops Restaurant Dufry Shops Tax & Duty Free Wine & Food Restaurant The Shop Aldeasa Duty free, Oro di Napoli (Salza-Air Café) Express Shop Aldeasa Duty Free Free Fly Shop Multistore (2) Wine bar Karawine
Good Buy Roma Shops (7)
Elite Travel Retail, Free to flyLinea Aeroportuale Sole Elite Duty Free Dufry
ENOGASTRONOMIA
Frescobaldi Wine Bar (3), Wine & Food, Vacanze Romane, GranCafè Platinum MyChef Birreria Heineken, MyChef Wine Bar (Batasiolo)
Enoteca Delizie Anelli Bonu Cose Buone dalla Sardegna (2) Bottega dei Sapori Colli Toscani Siryus
Capri Naif Gourmet Shop, Conti Dagostino Kara Sardegna (2) Pingue - Vini e Prodotti tipici Colline Toscane, Buoni & Belli Aircoop scarl, Gds & Co srl
Canestro Wine&Food Corner
de Canto, Birreria Pilsner Urquell Bottega dei Sapori Conti Dagostino
e duty free sarà quello che dovrebbe andare meglio di tutti, sempre che non arrivino nuovi shock di corto termine come in passato.
Il travel vola
Previsioni a parte, sono i dati reali a segnare lo stato di salute di vini e liquori nel travel. È sempre l’Iwsr, sul suo Duty Free/Travel Retail Summary Report 2011, a dare i dettagli: nel 2010 i volumi sono saliti del 10,4%, grazie soprattutto ai liquori (+13,5%), mentre la crescita dei vini si è fermata al 3,7 per cento. Le Americhe, l’Africa, il Medio Oriente e l’Asia-Pacifico hanno tutte registrato aumenti di vendite a doppia cifra, e la sola Europa si è fermata al 5,9% di crescita. A livello globale si è quindi toccato il livello di fatturato più alto dal 1999, quando fu abolita l’esenzione dalle tasse (duty free) all’interno degli Stati della Ue. L’accelerazione è proseguita anche nel primo semestre del 2011: i liquori hanno segnato ancora un +16,4%, secondo Generation Research, quasi due punti sopra la crescita media del canale travel. All’interno del settore, che ha comunque beneficiato di un rimbalzo a un
anno dal vulcano islandese, i liquori sono stati la seconda voce a salire più velocemente, dopo i beni di lusso. Preoccupazioni sono invece evidenziate per la seconda metà del 2011 (per la quale al momento della stampa non ci sono ancora dati) e per il 2012, nel quale i voli continueranno a crescere, ma a ritmi meno sostenuti. Le categorie più in voga sono il whisky statunitense, il cognac e la tequila, tutte salite di oltre venti punti percentuali.
Big sempre più grandi
La partita è sempre più giocata da pochi: i primi venti fornitori continuano ad accrescere la loro quota di mercato, salita complessivamente dal 69,7 al 71,5 per
cento. Tra questi, ci sono due giganti: Diageo, che in generale di crescita, sia per l’Europa che per l’Italia – vanta il 17,7% di tutte le vendite, e Pernod Ricard, a dice a r&f Manuela Savardi, export markets director di Fratelli Branca Distillerie – . In Europa siamo presenti quota 16,9 per cento. in 40 aeroporti con Heinemann, con cui siamo anche Le due stelle del firmamento non se la passano decia Bologna (e Pisa, ndr). Con loro stiamo sviluppando samente male. Diageo nel trimestre terminante il 30 un business notevole e lavorando per espanderci anche settembre (il Q1 dell’anno fiscale 2011/2012) ha visto in Asia. Nei Paesi Scandinavi, invece, ci affidiamo alla le vendite incrementarsi del 9%, grazie soprattutto al Tradal (Gruppo Bacardi – Martini). La situazione itaSudamerica (+30%). Pernod Ricard veleggia allo stesso ritmo: +8% nell’anno fiscale 2010/2011 terminato il 30 giugno, grazie, in questo Wine bar, birrerie ed enoteche nei centri commerciali caso, soprattutto all’Asia. Nel testa a testa dei marchi, è in vantaggio Insegna Centro Comm. località Diageo: oltre al brand più venduto in assoluto (Smirnoff Vodka), il gruppo america- 360 Gradi Caffe' La Gru Siderno (RC) no ha anche il re dei duty free, il whiskey E Wine Bar Heineken Beer Corner I Portali Corigliano Calabro (CS) Johnnie Walker.
I brand italiani
Per avere un’idea dei marchi italiani maggiormente attivi nel settore del travel, la strada più semplice è quella di vedere chi era presente all’ultima fiera Tfwa di
Cannes, dedicata al mercato del duty free e travel retail. Delle 89 società del settore wine&spirits, otto erano italiane: Follador Prosecco, Casa Vinicola Zonin, Distilleria Bottega, Distillerie Franciacorta, Fratelli Branca Distillerie Srl, Il Borro Srl, Molinari e Tenimenti Angelini (più la Campari, che a Cannes si presenta con la divisione internazionale). Tra i diversi marchi, Fernet Branca compare tra i cinque marchi, all’interno dei 50 top brand mondiali, che sono cresciuti più del 10% nel 2010. «Nel canale duty free e travel retail le prospettive di chiusura per il 2011 sono
Heineken Beer Corner Heineken Corner Beer Feudi Di San Gregorio Gold Blond Heineken Corner Beer Antica Enoteca Fontana Osteria Dei Caldi Sapori Seven Star City Di Vino Befed Brew Pub Befed Brew Pub Befed Brew Pub Caffe' Doc Duchi Wine Bar Heineken Beer Corner Heineken Beer Corner Heineken Beer Corner Heineken Beer Corner Heineken Beer Corner La Rosa Del Gusto Lord Bry Wine Bar Vittorio Vini Sfusi Wine Bar (Lumaro') Befed Brew Pub Enoteca - Forum Vini Heineken Beer Corner Heineken Beer Corner Madama Dora Bistrot Tartufi E Vini Zazen Pub Enoteca Per Curiosi E Gourmet Heineken Beer Corner Heineken Beer Corner Vanabi Dot.Com Heineken Beer Corner Manticora - Wine Bar Smuggler's Creek Affi Wine Bar Cone' - Wine Pizza
Porto Degli Ulivi Le Fontane Vulcano Buono Campania Pegaso Euro Torri Il Castello I Petali Di Reggio Friuli Freccia Rossa Globo Le Due Torri La Fornace Shopcity Il Leone Bicocca Village Brianza Globo Oriocenter Le Due Torri Oriocenter Oriocenter Fiordaliso Milano Nord Auchan 45° Nord I Bricchi Carrefour Burolo Centro Le Due Valli Snos Gallery Center 8 Gallery 45° Nord
Rizziconi (RC) Catanzaro Lido (CZ) Nola (NA) Marcianise (CE) Pagani (SA) Parma Ferrara Reggio Emilia Tavagnacco (UD) Brescia Busnago (MI) Stezzano (BG) Tradate (VA) Lonato (BS) Milano Paderno Dugnano (MI) Busnago (MB) Orio al Serio (BG) Stezzano (BG) Orio al Serio (BG) Orio al Serio (BG) Rozzano (MI) Cinisello Balsamo (MI) Moncalieri (TO) Isola d'Asti (AT) Burolo (TO) Pinerolo (TO) Torino Torino Moncalieri (TO)
Le Masserie
Ragusa
Centro Sicilia Shopping Le Vigne Porte Di Catania The Mall Multisala Cabiria Centro Sesto I Gigli Affi Cone'
Duchi Wine Bar
Le Corti Venete
Duchi Wine Bar
Verona Uno La Grande Mela Shoppingland
Catania Castrofilippo (AG) Catania Reggello (FI) Scandicci (FI) Sesto Fiorentino (FI) Campi Bisenzio (FI) Affi (VR) Conegliano Veneto (TV) San Martino Buon Albergo (VR) San Giovanni Lupatoto (VR)
Route 66 Cadillac Bar Fig. 2
Lugagnano di Sona (VR) fonte: Edifis Intelligence
retail&food - gennaio/febbraio 2012 43
analisi mercato
A sinistra, bottiglie di vokda da Caviar House & Prunier, a Londra Heathrow T5. In senso orario, da sinistra in alto: la Oenothèque a Parigi Charles de Gaulle; Bubbles ad Amsterdam Schiphol (HmsHost); lo Champagne Bar nella stazione St. Pancras di Londra; scorcio del duty free Atü di Istanbul Atatürk.
L'intervista «Coi nostri corner intercettiamo tutti i flussi» Simone Masè, trade marketing manager di Heineken Italia «Il format dell’Heineken Beer Corner è il nostro cavallo di battaglia. Si sposa prevalentemente con centri commerciali, aeroporti, multisala, stazioni, porti». Così presenta la formula di birreria più diffusa nei centri commerciali Simone Masè, trade marketing manager di Heineken Italia. Oggi questa formula conta circa 25 punti di consumo, all’interno dei 230 “oriented pub” che fanno riferimento a marchi del gruppo Heineken in Italia. Che caratteristiche ha l’Heineken Beer Corner? Vanno sottolineati più aspetti: il primo è che la birra Heineken la fa da protagonista, attraverso il richiamo del brand negli arredi. L’offerta prevede anche del buon cibo. Il secondo aspetto è che si sviluppa in situazioni ad alto flusso di persone in transito. Il terzo è che vogliamo richiamare l’interno di un micro birrificio, non dal sapore retrò ma moderno e contemporaneo, attraverso componenti in rame e acciaio. Quando nasce questo formato? Circa cinque anni fa, anche se questo format di locali è in continua evoluzione, ogni anno c’è qualche cambiamento. Sono locali gestiti direttamente o in franchising? La gestione è affidata a imprenditori. Non è una
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formula di franchising: noi offriamo un servizio di supporto in termini di studio architettonico e di formazione del personale, ma non chiediamo alcuna fee. Chiaramente la birra deve essere Heineken. Si stipula un contratto di fornitura, solitamente triennale. Come vi spiegate che siete l’unica catena nota nel settore dei centri commerciali? È un tema di importanza della marca. L’imprenditore preferisce avere delle marche molto riconoscibili e che danno un certo tono al locale. Il nostro angolo verde si distingue, è premium. Avete dei dati economici sul formato? Un locale caratterizzato di questa tipologia ha un business della birra che rende il 25% in più rispetto a quanto farebbe se non fosse caratterizzato. Noi offriamo un supporto in termini di know how perché spesso il gestore non si rende conto che servire una birra correttamente porta ad aumenti di ricavi del 10-15 per cento.
liana, invece, vede una crescita a Roma (nei Good Buy Shop di Adr) e nei negozi di Dufry a Linate e Bergamo, mentre Malpensa soffre di un calo dei transiti, anche se noi siamo sostanzialmente stabili nei volumi di vendita 2011 rispetto al 2010». I duty free degli scali italiani, secondo alcuni operatori sentiti nella preparazione dell’articolo, possono vantare dei miglioramenti nell’offerta (esposizione e promozioni) con il passare degli anni. Tuttavia, mancano delle iniziative coraggiose in termini di marketing, come le presentazioni spettacolari di prodotti di cui si legge nella stampa specializzata internazionale o l’installazione di negozi temporanei. Solitamente oltre che di vendite promozionali con hostess non giungono notizie. Lontani sono anche i casi esemplari delle grandi enoteche che sempre più spesso spuntano negli aeroporti (si vedano le foto in questa pagina). Enoteche che sovente hanno un grande riscontro: basti pensare allo scontrino record staccato nell’aeroporto Charles de Gaulle di Parigi Terminal 2E (Oenothèque, per dettagli si veda r&f di novembre 2011): 49.905 euro per sei bottiglie. Non sono però casi isolati: ogni anno più di un milione di bottiglie di vino e circa 400mila bottiglie di champagne sono vendute negli scali parigini.
L’offerta negli aeroporti
La figura 1, a pagina 42, fa un quadro dell’offerta su vini e liquori negli aeroporti italiani. In primo luogo ci sono i tradizionali duty free, tra i quali si segnalano le novità di Heinemann e Aldeasa. L’operatore tedesco, giunto in Italia nella primavera del 2010, ha clamorosamente bissato a Pisa (si veda notizia a pagina 11). Aldeasa, la controllata spagnola di Autogrill, è invece sbarcata nel 2011 a Catania e Napoli. Spicca invece per assenza ancora Palermo, dove il duty free shop di Linea Aeroportuale Sole, chiuso per le difficoltà finanziarie della società, non è ancora stato sostituito.
Notizie di stampa hanno poi anticipato la messa all’asta dei Good Buy Shop negli scali romani, gestiti finora da Adr. Tra i duty free shop vale la pena di citare anche quello dedicato di Firenze (gestione Adf), Duty Free Food and Wine. Nell’aeroporto toscano c’è inoltre il negozio Colli Toscani, uno dei diversi shop di enogastronomia che si trovano negli aeroporti italiani (si veda ancora la tabella), anche sotto forma di corner (come nel caso di Conti Dagostino a Napoli). L’insegna più diffusa è quella della Bottega dei Sapori di Airest, Gruppo Save. Un altro fenomeno che si è sviluppato nel corso degli anni è quello dei wine bar negli aeroporti. Il target medio-alto dei frequentatori degli scali è ideale per dei formati basati sull’offerta di vino. Come noto, a dare il via alla tendenza furono i punti vendita di Frescobaldi (nel tempo diventati tre) presso l’aeroporto di Fiumicino. Seguirono iniziative di altre case, come gli Antinori a Bergamo Orio al Serio (con gestione Cremonini) e i Batasiolo a Torino (con MyChef). Emanazioni di grandi operatori della ristorazione sono poi i wine bar “de Canto” (Airest, Gruppo Save) e quelli “Wine & Food Restaurant” di MyChef. Diverse realtà sono poi locali, come “Vino&Caffè” e “Argiolas Wine Bar” a Cagliari o il “Karawine” di Olbia. Tra le novità rispetto all’ultima analisi di mercato sul tema (r&f di ottobre 2010), si segnalano l’ingresso di Pane e Vino e San Daniele (Gruppo Fantinel), nel T1 di Malpensa, con Servair Airchef, e i tre wine bar Sicilia’s nello scalo di Catania Fontanarossa. È prevista a breve l’apertura di un wine bar anche nell’aeroporto di Rimini.
non si segnali una spiccata presenza di questa offerta. Si contano però la birreria “Gold Blond”, nel Centro Commerciale Campania di Marcianise e il caratteristico pub irlandese/ristorante Smuggler’s Creek ne I Gigli di Campi Bisenzio (Firenze), con le pareti ricoperte di legno. Ma tra i grandi si distingue soprattutto l’Oriocenter di Orio al Serio. Al suo interno ci sono due wine bar, La Rosa del Gusto e Lord Bry Wine Bar, e una delle birrerie Heineken Beer Corner. Proprio il format di Heineken è l’insegna più diffusa nei centri commerciali (si veda intervista in pagina), nei quali se ne contano una quindicina, principalmente in Lombardia, ma anche in Calabria, Piemonte, Sicilia e poi Toscana e Campania. Un’altra insegna di birreria diffusa è BeFed Brew Pub.
La maggior parte dei locali BeFed sono su strada, ma nei mall ce ne sono tre in Lombardia e uno in Piemonte. Ancor meno organizzati sono i wine bar, che in genere sono espressioni di realtà locali. Vale la pena segnalare i “Duchi Wine Bar”, presenti all’interno di Il Leone Shopping Center di Lonato (Brescia) e in due complessi veneti, Verona Uno e Le Corti Venete. In generale sono ancora attività marginali, rispetto al numero degli esercizi di ristorazione in questi complessi. Probabilmente il centro commerciale è visto come un contesto poco qualificante per questo tipo di esercizi. Anche se dare per scontate troppe cose, quando si parla di mall, si rivela spesso un errore. Fabrizio Patti
I pionieri nei centri commerciali
Se questa è la situazione degli aeroporti, ben più indietro è quella nei centri commerciali (tabella 2). Questo è vero soprattutto per la vendita dei vini in bottiglia, che nei mall si concentra solitamente all’interno dell’ipermercato, a volte con formule molto sofisticate (si pensi ai casi di Coop, Iper e Auchan). Ci sono però delle rare eccezioni, come l’Enoteca – Forum Vini, presso il centro commerciale I Bricchi di Isola d’Asti, che propone vini della (rinomata) zona vinicola sia sfusi che confezionati. La ricerca di altre location simili è complicata, in mancanza di rilevazioni ufficiali. Si segnalano, comunque, l’Enoteca per Curiosi e Gourmet, ne Le Masserie di Ragusa, specializzata in prodotti tipici, e Vittorio Vini Sfusi, nel Fiordaliso di Rozzano (Milano). I complessi commerciali abbondano invece di attività di ristorazione e bar. Tra i punti vendita, alcuni sono connotati come wine bar o birrerie, per quanto la distinzione con gli altri bar potrebbe non sempre essere netta. Una ricerca tra i siti internet dei principali centri commerciali italiani evidenzia come nei mall maggiori
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Resoconto fiera
Mapic
in crescita, e il mercato?
Salutiamo l’anno appena concluso con la consapevolezza che il settore del retail real estate, pur risentendo della crisi, è vivo e vegeto. La scorsa edizione della fiera di Cannes ha registrato infatti una crescita di affluenza. Resta, però, il punto interrogativo legato all’economia italiana ed europea. Euro incluso
A
ncora più della percezione, positiva, i numeri parlano chiaro. Il Mapic in versione 2011 conferma la propria capacità di catalizzare energie e proposte, convogliando nella tre giorni di Cannes 8.000 visitatori, il 9% in più rispetto all’edizione precedente, quando furono 7.400. Altri dati, altrettanto indicativi della vitalità del comparto, sono rappresentati dalle 300 catene che hanno scelto il palcoscenico del Mapic per la prima volta, portando la somma dei retailer partecipanti a quota 2.300 (+12% rispetto all’edizione del 2010), e dalle 300 società di investimento che hanno varcato l’ingresso del Palais Des Festivals tra il 16 e il 18 novembre scorsi. Guardando ai paesi più rappresentati, troviamo la Francia padrona di casa e l’Italia. Nei top cinque rientrano anche Regno Unito, Russia e Belgio. La Turchia si segnala per avere registrato un forte incremento. In termini di progressiva globalizzazione la fiera organizzata da Reed Midem vede la partecipazione di sempre più nazioni, tra cui Brasile, Cile, Cina, Singapore e Giappone. Spostando l’attenzione dai dati di partecipazione ai prestigiosi Awards, non sono state riservate particolari soddisfazioni ai nostri delegati. La scelta della giuria ha visto vincitori Desigual, per l’espansione della catena, Abercrombie & Fitch, come migliore retailer in centro città, Asics, per il nuovo concept retail, il centro Eurovea a Bratislava, nella categoria retail development, e la Galeria Echo a Kielce (Polonia), nella categoria refurbished development. Come annunciato prima della rassegna, il chairman di Geox Mario Moretti Polegato è stato nominato personalità dell’anno. Il mercato italiano ha potuto vantare quest’attestazione in quanto Paese ospite d’onore dell’edizione 2011. I riflettori puntati sul nostro mercato hanno garantito inoltre una maggiore visibilità: la sessione “Great projects for great players”, organizzata da Cncc con la collaborazione di Quotidiano Immobiliare, ha dato grande
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risalto ad alcuni progetti di sviluppo. Tra questi compaiono la riqualificazione del Palazzo del Lavoro a Torino, promossa da Corio, il progetto del Villesse Shopping Center nei pressi di Gorizia, in portafoglio a Inter Ikea, l’iniziativa I Silos Shopping Centre, promosso da Trieste Silos SpA, che vede la partecipazione di Unieco e Coop Consumatori Nordest, e il grande complesso commerciale di Settimo Cielo Shopping Center & Retail Park, promosso da Promocentro. In tale contesto è risaltato l’annuncio formulato da John Tegnér, amministratore delegato di Inter IKEA Centre Group, riferito non solo alla singola iniziativa di Villesse ma anche allo sviluppo futuro di Inter Ikea nel nostro Paese: «Il progetto di Villesse, che entra adesso in fase di costruzione, rappresenta un investimento di 220 milioni di euro che sarà inaugurato nel 2013. È il primo intervento di un piano di sviluppo long-term di IICG in Italia, che prevede almeno due ulteriori strutture commerciali con un negozio IKEA come ancora primaria». Non sono mancate poi le singole presentazioni, tra cui quella che vede impegnata Altarea nel progetto di Ponte Parodi a Genova. Ma i dati positivi non devono illudere: se per gli operatori intervistati la tenuta dell’Euro non è da considerarsi in discussione e l’affidabilità del mercato italiano rimane alta, nonostante una politica quantomeno inadeguata, altrettanto ottimismo non è riservato alla capacità della banche di erogare finanziamenti e alle amministrazioni pubbliche di velocizzare e rendere coerenti gli iter burocratici. Sui consumi, infine, dopo una diffusa ripresa nella prima parte dell’anno è stata registrata una pericolosa altalena: in discesa nella seconda parte dell’estate e in risalita in autunno. I dati sui consumi natalizi sono cosa più recente: purtroppo nulla di buono sotto l’albero. A. P.
Monopolis Lifestyle Center, quest’ultimo in partnership con Center Srl. Infine abbiamo trasformato il progetto egiziano Cleopatra Mall in un format che intendiamo esportare in tutto il mondo.
Angelo Facchinetti, amministratore delegato Fashion District Quest’anno siamo al Mapic con due obiettivi principali. Il primo è ripresentare il nostro Gruppo agli operatori del settore, alla luce di alcuni cambiamenti importanti che hanno riguardato l’azionista di controllo e il management. L’azionista finanziario importante ora è Gruppo Mittel, quotato alla Borsa Valori di Milano. L’altra ragione è che stiamo lavorando alla creazione di un nuovo format presso l’outlet di Molfetta: sarà un parco commerciale con all’interno un outlet di dimensione rilevante e altri format. Il progetto prevede una riqualificazione e possibili ulteriori sviluppi. L’inaugurazione avverrà tra un anno. Tale iniziativa nasce da un’esigenza di riposizionamento dato che il modello di outlet tradizionale comincia a essere un po’ stanco. Quello su Molfetta sarà un test, che se farà successo replicheremo altrove.
Fabio Porreca, CEO di Svicom Sono diverse le novità che abbiamo portato all’attenzione di visitatori e stakeholder. Tra queste il nostro progetto di punta è il nuovo centro commerciale GrandApulia con annesso retail park a Foggia di cui seguiamo la commercializzazione: oltre 100 negozi e più di 17 medie superfici specializzate su una GLA complessiva di 55.000 metri quadrati. Inoltre stiamo operando la commercializzazione di Castel Romano Shopping Village, un retail park di ispirazione lifestyle, che aprirà questo settembre e per cui ci occuperemo anche del lancio e della gestione della struttura. Abbiamo portato altri due progetti in commercializzazione: il parco commerciale Le Cinque Porte di Fisciano e il
Andrea Faini, managing director di World Capital Real Estate Al Mapic portiamo un progetto di retail park sito a Olbia, tra l’aeroporto e il centro commerciale Auchan, di livello estetico elevato. Lo sviluppo è diviso in due fasi. La prima è di 12mila mq, con tre o quattro medie superfici, per un investimento di 40 milioni di euro. La seconda è di 40mila metri quadrati. La commercializzazione sulla prima fase è conclusa al 40% circa e stiamo iniziando a commercializzare la seconda. In termini di permessi e tempi di realizzazione, le autorizzazioni per la prima fase sono già state rilasciate e la consegna dei relativi immobili è prevista tra la fine del 2012 e l’inizio del 2013. L’offerta comprenderà tutta la gamma: dal bricolage allo sportivo, dall’elettronica alla zona dedicata al fashion. L’idea è di creare una piazza che viva anche di sera, con servizi e una ristorazione sviluppata.
Claudio Albertini, amministratore delegato di Igd Siiq Presentiamo due nuove iniziative: una a Livorno e l’altra a Chioggia. Porta a Mare cambierà il volto del water front di Livorno e prevede cinque ambiti di sviluppo. Andrà avanti a lotti, il primo è già stato avviato e stiamo cantierizzando le Officine Storiche. Dei 70mila mq complessivi, la superficie commerciale occuperà circa il 30 per cento. In termini di offerta Porta a Mare si caratterizzerà per la vocazione turistica e per le
proposte legate alla città. Sul progetto di Chioggia, un retail park, abbiamo avuto le autorizzazioni. Sono previste una parte food, delle medie superfici e una piccola galleria. Sarà completato entro la fine del 2013. Le altre nostre iniziative consistono nelle espansioni dei centri commerciali Esp a Ravenna, Porto Grande a San Benedetto del Tronto (Ap) e Centro d’Abruzzo a San Giovanni Teatino (Ch).
Alberto Brioschi, direttore commerciale di C.S.T., Gruppo Finim Il progetto di Selva Candida è stato licenziato in sede di Conferenza dei servizi nell’estate scorsa, abbiamo la conferma della disponibilità di aumento di licenze e anche della concessione edilizia. Il progetto c’è, ma su misura della grande distribuzione. Ci sono due trattative in corso, una con un gruppo italiano e l’altra con un gruppo europeo. Immaginiamo che la posa della prima pietra possa avvenire in primavera. Ci saranno 70 punti vendita, per una gla di 24.500 metri quadrati. La struttura sarà aperta. In fase finale di realizzazione abbiamo il centro commerciale Città dei Templi ad Agrigento. Le unità verranno consegnate agli operatori in primavera e l’apertura è prevista prima dell’estate 2012. La struttura sarà di 21mila mq su due livelli commerciali serviti da altrettanti parcheggi. La commercializzazione è in fase avanzata.
Alberto Albertazzi, head of property Italia di Henderson Global Investors In Italia cerchiamo immobili core, tra centri commerciali, parchi commerciali e high-street retail, principalmente nel
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Resoconto fiera Centro-Nord. È tornato a spaventare un po’ il mercato del Sud. Molta attenzione la dedichiamo ai fondamentali: alle caratteristiche degli immobili, che devono essere “prime” e controbilanciare una percezione generale di rischio del nostro mercato che in questo momento è più alta che in passato. Siamo anche gestori di immobili in Italia, con 14 asset principalmente retail, e quindi disponiamo di un osservatorio sul campo che ci mostra come il settore si sta muovendo. A tal riguardo notiamo un’ulteriore divaricazione tra asset prime e secondari. Purtroppo è qualche mese che non investiamo in Italia, riscontriamo una forte concorrenza di investitori istituzionali internazionali e la scarsità di prodotto di buona qualità.
Carlo Maffioli, presidente di Promos Prioritarie per il 2012 sono le aperture di due progetti: Cilento Outlet Village e Perle di Faenza. Del primo siamo contenti dell’andamento della commercializzazione, giunta al 70-80 per cento. Per quanto riguarda il secondo, con offerta full price, la commercializzazione ha superato il 50% e contiamo di aprire all’80% dell’occupance. Le Perle sarà incentrato sul tema dell’ambiente, con giochi d’acqua e molto verde. Inoltre avvieremo in Friuli, avendo ottenuto le autorizzazioni, la seconda fase di Palmanova Outlet Village. Abbiamo poi il progetto Pisa Outlet Village, che dovremmo aver sbloccato, e il retail park a Sant’Eufemia (Brescia). Questo sarà un polo commerciale di 20mila mq di gla incentrato sul settore della casa e dei casalinghi. Infine siamo entrati in corsa nell’outlet di Melilli, in Sicilia, che a oggi conta il 45-50% di occupance. Rodolfo Rustioni, amministratore delegato di Rustioni & Partners Siamo nell’immobiliare commerciale da circa 25 anni e, intercettando le esigenze di cambiamento del mercato, ci stiamo strutturando per recepire al meglio quello che vogliono le aziende. Seguiamo l’immobiliare commerciale a 360 gradi, per cui seguiamo anche la commercializzazione dei centri e dei
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uno in Lombardia e l’altro in Veneto, tutti retail park. Gino Antonacci, chief operating officer di Corio Italia L’iniziativa più importante è il riutilizzo del Palazzo del Lavoro a Torino, simbolo dell’esposizione di Italia ‘61. Stiamo lavorando con l’autorizzazione della Soprintendenza. L’obiettivo è riqualificare l’immobile e trasformarlo con un intervento all’interno, dove creeremo un parchi commerciali. Lavoriamo a diversi progetti importanti di centro città e di retail park, per i quali disponiamo delle autorizzazioni. Abbiamo in itinere delle autorizzazioni per dei centri commerciali. Le ultime realizzazioni più importanti sono quelle di Corso Vittorio Emanuele a Milano, il blocco da 12mila mq che è identificabile tra Sephora e Foot Locker, e di Olbia, dove abbiamo finito di commercializzare un centro commerciale. I prossimi progetti in cantiere saranno
percorso urbano in contrasto con il rigore della struttura esistente. Contiamo di iniziare i lavori nel 2012. Avremo due anni di cantiere per realizzare questo centro commerciale naturale, di 28mila mq di gla, con servizi alla persona, fashion, alimentare e tantissima ristorazione di qualità. Ci saranno due livelli commerciali, con un terzo adibito ad attività di didattica e a eventi. L’altro progetto a cui lavoriamo sarà ubicato sulla strada Romea, a Marghera: sarà un
grande centro commerciale che vedrà la luce in due anni e mezzo circa. Alessandro Facchini, Amministratore di Europ Invest Management Presentiamo i nostri progetti outlet e retail park posizionati nel bacino mediterraneo, più quelli in sviluppo in Italia. Tra questi la seconda fase dell’outlet di Città Sant’Angelo, che prevede l’apertura a marzo di una sessantina di negozi, il retail park a Valdichiana di fianco all’outlet e Fashion Valley a Reggello (Fi). Quest’ultima è un’operazione
estremamente innovativa perché basata su un concetto di alta qualità e di alti marchi in un unico centro dedicato a loro. È un progetto contenuto, tra i 5 e i 10mila mq, che avrà una successiva
fase di sviluppo. Attualmente sono state affittate 23 posizioni su 30. Il Mapic è l’occasione per proporlo all’estero: consentirà ai marchi ritenuti di alta gamma, ma solo in Europa, di diventare visibili in altri paesi perché all’interno di un enclave di lusso italiana. Jerry Boschi, expansion manager Italy at Sonae Sierra L’obiettivo per la fiera è completare la commercializzazione del centro commerciale Le Terrazze, che ha superato quota 90 per cento. Vogliamo arrivare il più vicino possibile al 100% e quindi affittare gli ultimi dieci negozi. Le rimanenti unità da allocare riguardano parte dell’offerta leisure, un’unità della food court, qualche servizio, ma soprattutto abbigliamento perché l’area del fashion è quella più ampia. Le ancore sono già tutte collocate. Nonostante il danno indiretto provocato dalle alluvioni in Lunigiana, a causa delle quali non abbiamo avuto cemento per tre settimane, l’apertura non slitta. I tenant stann o già entrando. Per il dopo Le Terrazze il nostro lavoro è un work in progress: ho diversi incontri per altrettanti potenziali progetti. Siamo in fase di contrattazione più o meno avanzata.
Sergio Prampolini, Responsabile area consulenza urbanistica-commerciale e legale per la grande distribuzione presso Center S.r.l. Portiamo quattro progetti, due insistono sulla Puglia e due sull’Emilia Romagna. Sulla Puglia il più importante è quello di Casamassima (Ba): un retail park a completamento del centro commerciale Auchan. Il complesso svilupperà 50mila mq di gla, in cui saranno inserite medie e grandi strutture con un mix merceologico tematizzato sulla casa e in parte sui beni per la persona. La presentazione del progetto in forma definitiva è avvenuta quest’anno al Mapic, dove abbiamo iniziato a valutare le insegne per posizionare le ancore. L’altra iniziativa è un lifestyle a Monopoli con una gla di 40mila metri quadrati. Ci saranno medio-grandi strutture e una galleria che ricrea un centro storico. In Emilia lavoriamo a un progetto di ristrutturazione e ricommercializzazione a Bologna e a una riqualificazione del parco commerciale Il Diamante a Ferrara. Roberto Marchetti, direttore generale Mall System La fiera per noi è andata bene, vantiamo una certa credibilità anche perché
in questo periodo abbiamo collaborato all’apertura di quattro nuovi centri o parchi commerciali: Continente di Mapello, Galleria Borromea, una porzione di Settimo Cielo Retail Park e la Fortezza di Modica. Nel 2012 sarà la
volta di Pr Parma Retail, lifestyle center con circa 70 punti vendita, medie superfici e un’area dedicata alle attività ludico ricreative e allo sport, e di Avellino. A dicembre (2012, ndr) sarà completato il parco commerciale di 11mila mq esterno al Globo. I progetti sul 2013 sono quelli di Afragola (Na), già commercializzato al 60%, di Partinico (Pa), che prevede un centro commerciale, un outlet e un’area ludico ricreativa con un multiplex a 17 schermi, e di Castelli di Calepio (Bg), di circa 40mila mq di gla in piena fase di commercializzazione.
retail&food - gennaio/febbraio 2012 49
Al via il concorso di idee
Stecca A
Expo 2015,
La stecca A (lunghezza massima = 90 m), a sud del Decumano, è il primo edificio di servizio a disposizione dei visitatori che entrano da ovest (accesso per metro e ferrovie). Per questo motivo ospita servizi di accoglienza come un infopoint, il servizio di assistenza per disabili, il punto di ritrovo per i bambini e l’ufficio reclami / oggetti smarriti, oltre ad un ristorante self service, negozi di merchandising e servizi igienici. L’area è caratterizzata da una grande visibilità e un elevato passaggio di visitatori, soprattutto per quanto riguarda il prospetto ovest che si affaccia su un hortus.
la ristorazione è svelata Ci siamo abituati alle cattive notizie sull’Expo, in anni di emergenze, cambi di progetti, bracci di ferro sulle competenze, soldi a rischio. Ma c’è anche qualche buona notizia, come l’approvazione del budget 2012 e un concorso di idee per le aree di ristoro e “architetture di servizio”
F
inalmente una buona notizia, o meglio una non cattiva notizia, per l’Expo 2015 di Milano. La società di gestione ha indetto un concorso di idee per le aree di ristorazione, spazi commerciali e servizi per i visitatori e i partecipanti. Il bando è una delle prime iniziative concrete assieme alla ben più consistente gara da 272 milioni per la realizzazione della cosiddetta “piastra” e segue una serie di liti e ritardi, denunciati a metà dicembre anche dalla Corte dei Conti, che tutti i (troppi) soggetti in ballo si stanno lasciando alle spalle. A una ricostruzione puntuale degli avvenimenti degli ultimi mesi retail & food dedicherà un articolo sul numero di marzo. Il concorso di idee appena bandito è solo un primo passo che porterà alla realizzazione delle “architetture di servizio”, ossia i servizi e le attività commerciali presenti in 14 grandi stecche, oltre a 12 bar in edifici di medie dimensioni e a una decina di chioschi. In base alle idee del progetto vincitore (primo premio 90mila euro), si svilupperanno i successivi livelli di progettazione preliminare, definitiva ed esecutiva. Nota di merito: potranno partecipare anche architetti alle prime armi e senza grandi strutture alle spalle. Hanno tempo fino al 24 febbraio. Più che per il dettaglio sui progetti, ancora ignoto, il bando e le sue linee guida sono utili perché svelano quante e dove saranno le varie attività che apriranno i battenti nell’area espositiva a sud della fiera di RhoPero tra il 31 marzo e il 23 novembre 2015. In breve, le architetture di servizio saranno di tre tipi. Ci sono innanzitutto gli edifici di grandi dimensioni
50 retail&food - gennaio/febbraio 2012
denominati “stecche”. Sono disposte perpendicolarmente al Decumano (o World Avenue), distano circa 200 metri una dall’altra e raccolgono tutte le diverse funzioni di servizio presenti sul sito: ristorazione, spazi commerciali, servizi ai visitatori, servizi ai partecipanti, sicurezza, logistica, magazzini e locali tecnici. Sono 14 (e non 12 come scritto nel masterplan dell’aprile 2010) e occupano una superficie coperta complessiva di circa 20mila mq e una superficie lorda complessiva di 58.600 metri quadrati. Sono disposte su tre livelli, di cui uno interrato. Occupano un lotto di forma rettangolare, con un affaccio di 20 metri sul Decumano, uguale per tutti. La larghezza degli edifici è di 15 metri, la lunghezza varia da 34 a 175 metri a seconda delle stecche. L’affaccio di ogni edificio dovrà essere arretrato di 10 metri dal Decumano: l’obiettivo è infatti quello di generare una sequenza di piani aperti dedicati alla sosta, al relax e all’attesa. Lo spazio aperto, spiegano le Linee Guida del bando, dovrà ospitare un “punto d’acqua” che offra al visitatore la possibilità di dissetarsi e rinfrescarsi e potrà ospitare installazioni, elementi di arredo e per l’ombreggiamento, elementi per l’informazione, alberi e vegetazione e molto altro. Da un lato di ogni stecca si trova uno dei percorsi secondari paralleli al Decumano, dall’altro, a seconda dei casi, aree verdi attrezzate, un ramo del canale d’acqua o un lotto di un Paese espositore, elemento che può portare un forte passaggio di persone. Il secondo tipo di costruzioni sono gli edifici di medie dimensioni o “unità di servizio”. Ospitano bar o wc uniformemente distribuiti nei pressi del canale che
Stecca B1
La stecca B1 (lunghezza massima = 50 m), a nord del Decumano, è un fabbricato unico mono-funzionale che ospita un ristorante self service. L’edificio non è dotato di un’area all’aperto adiacente, ma confina sul lato ovest, sul lato nord e sul lato est con i lotti dei Paesi. Lungo il fronte ovest si trova il percorso secondario che porta dal Decumano al canale.
Stecca C2
La stecca C2 (lunghezza massima = 34,95 m), a sud del Decumano, è caratterizzata dalla vicinanza con il canale che delimita il lato est del lotto. Le gradinate consentono l’accesso all’acqua e offrono uno spazio informale per il relax. Sul lato ovest il percorso che attraversa il sito da nord a sud è un importante passaggio per la logistica, connesso con l’anello di viabilità perimetrale. Il fronte sud confina con il percorso alberato che costeggia il canale. La stecca ospita un bar e servizi igienici.
Stecca D
La stecca D (lunghezza massima = 172,85 m) costituisce, insieme alla stecca E, una “food court”, un sistema di servizi orientati alla ristorazione organizzati intorno a un’area verde attrezzata comune alle due stecche. Il lato ovest dell’edificio si affaccia per una parte su un lotto di piccole dimensioni e per un lungo tratto sul canale, separato da esso solo da un’area pedonale larga 3 m. Nella stecca si alternano locali per la ristorazione (self service e quick service area), negozi (merchandising e banca) e servizi igienici.
Stecca E
La stecca E (lunghezza massima = 172,85 m) offre un’ampia varietà di servizi di ristorazione, con un self service, una quick service area, un bar e un ristorante. Il lato ovest di questi locali si apre su un hortus che offre ombra e posti a sedere per il relax. Sul lato est invece il percorso coperto dalle tende costeggia i lotti dei Paesi e conduce a una grande vasca di fitodepurazione e al canale. Il sistema “food court” costituito dalle aree D ed E insieme allo spazio verde attrezzato che le unisce diventa così un elemento di attrazione e di qualità degli spazi aperti.
Stecca C1
La stecca C1 (lunghezza massima = 92,35 m), a nord del Decumano, è caratterizzata dalla vicinanza con il canale. Un percorso largo 3 m a circa 1 m di altezza rispetto all’acqua offre ai visitatori una piacevole vista all’ombra delle tende. Sul lato ovest il percorso largo 5 m è un importante passaggio per i flussi di merci e persone. Anche il fronte nord si affaccia sul canale, godendo di una darsena che degrada verso l’acqua, spazio di sosta e relax per i visitatori. La stecca ha una forte connotazione commerciale, dato che raccoglie diversi negozi e servizi utili ai visitatori come l’agenzia viaggi, la banca, il negozio di telefonia / elettronica e un negozio di merchandising. Ospita, inoltre, servizi di sicurezza e, al piano +1, i locali di servizio e spogliatoio per il personale addetto alla pulizia del sito.
Stecca G1
I numeri della stecca H1 (presa a riferimento per il concorso di idee)
Stecca H1
Superficie lorda indicativa Ristorazione (tot): - Self Service: - Bar: Negozi merchandising: Bancomat: Centro assistenza tecnica: Primo Soccorso: Primo Soccorso Antincendio: Servizi igienici: Magazzini e locali di servizio: TOTALE:
La stecca G1 (lunghezza massima = 175,50 m) si trova al centro di un sistema di spazi di straordinario interesse. A nord la Piazza d’Acqua ospita concerti e spettacoli, a nord est gli spazi tematici degli agroecosistemi e i lotti delle regioni internazionali, a est un grande spazio espositivo di un Paese, a ovest un hortus sul quale si affacciano i padiglioni del cardo, la via italiana. Tre grandi spazi per la ristorazione (un self service e due quick service areas), servizi igienici e negozi risponderanno alla forte domanda data dal prevedibile affollamento della zona. La stecca H1 (lunghezza massima = 166,25 m), a nord del Decumano, si trova in una posizione strategica, dato che il lato nord si affaccia sugli agroecosistemi, un elemento del sito fortemente attrattivo. Il lato est, inoltre, confina con un hortus dal disegno irregolare composto da aree verdi ad andamento parallelo al lato lungo della stecca. (…) All’interno della stecca sono ospitate tutte le categorie funzionali delle Architetture di Servizio, ovvero ristorazione, spazi commerciali, sicurezza (primo soccorso medico e primo soccorso antincendio), servizi al visitatore (servizi igienici) e servizi ai partecipanti.
(P.0 e P.+1) 1650 mq 1200 mq 450 mq 290 mq 10 mq 375 mq 275 mq 100 mq 1050 mq 2493 mq 6243 mq
I numeri dell’Expo secondo il masterplan (aprile 2010)
Stecca H2
La stecca H2 (lunghezza massima = 140,68 m), a sud del Decumano, è favorita dalla vicinanza con una lunga darsena, che costeggia l’edificio sul lato est, e che è accessibile grazie a gradoni che degradano verso l’acqua. A ovest si trova un padiglione cluster e un’area verde di dimensioni ridotte, che confina con uno spazio logistico a servizio delle attività dell’Open Air Theatre. Il mix funzionale di ristorazione (due quick service areas e un bar), servizi igienici e negozi offre un servizio variegato in risposta alle necessità dei visitatori.
Stecca G2
La stecca G2 (lunghezza = 85,50 m) ospita un self service e servizi igienici a disposizione principalmente dei visitatori che affolleranno la zona durante gli eventi nell’Open Air Theatre, che si trova a sud della stecca. Ad ovest l’hortus separa e allo stesso tempo mette in comunicazione l’edificio di servizio con i padiglioni del cardo.
Stecca F2
La stecca F2 (lunghezza massima = 172,85 m), è attraversata da un percorso pedonale trasversale che collega tra di loro i principali elementi d’interesse circostanti, come l’Open Air Theatre, la Porta della Via d’Acqua, i Thematic Coporate Pavilions. Uno di questi padiglioni tematici confina con il lato est della stecca, insieme a il lotto di un Paese. Lungo il lato ovest si trova invece un hortus, oltre il quale un cluster e un altro Thematic Coporate Pavilion sono elementi di forte attrattività. L’area ospita principalmente servizi di ristorazione rapida, con una ricca offerta di bar e quick service area, oltre a servizi igienici, servizi per la sicurezza e pronto soccorso.
Stecca F1
La stecca F1 (lunghezza massima = 50 m), di piccole dimensioni, ospita un solo ristorante self service, in una posizione privilegiata data dall’affaccio dell’edificio su una darsena. L’interazione con lo spazio aperto e con il canale è facilitata dalla presenza di gradoni che scendono fino all’acqua. Il lato nord si attesta sul percorso perimetrale che costeggia il canale, in corrispondenza di una delle piattaforme che ospitano le Organizzazioni non Governative. La presenza di un cluster che riunisce diversi Paesi e la vicinanza con gli agroecosistemi invitano i visitatori a percorrere la strada lungo il lato est dell’edificio.
• Il sito espositivo: 110 ettari • The World Avenue: 1,5 km di lunghezza | 35 m di larghezza • Un lotto per ogni Paese: 140 Partecipanti di cui 130 Nazioni e 10 Regioni internazionali • La distribuzione dei Paesi: 5 aree bioclimatiche • Il Cardo - L’Italia e le sue regioni, città, province: 325 m di lunghezza | 30 m di larghezza • Piazza Italia - dove l’Italia incontra il Mondo: 4.350 mq • Palazzo Italia - l’ospitalità italiana • Le aree tematiche: 6 aree tematiche, 95.000 mq • Gli agroecosistemi e le serre: 6 ettari di cui le Serre 25.000 mq con 45 m di altezza • Le aree corporate di sviluppo tematico: 3 aree, 50.000 mq • Expo Village, l’accoglienza dei Partecipanti: 160 edifici affacciati sul canale, 320 appartamenti, 1.200 persone • Le aree eventi: 6 aree indoor e outdoor • Le aree di servizio e ristorazione: 12 aree con 30.000 mq • Il Canale: 4.5 km di lunghezza | 90.000 mq • Il Waterside path: 4 km • Aree di ingresso e di uscita: 2 • La Lake Arena: 98 m di diametro • Le tende: 100.000 mq • La partecipazione della società civile: Cascina Triulza 12.000 mq 6243 mq
gira attorno all’area espositiva e nei pressi degli spazi pubblici e per eventi. Ci saranno 10 bar di tipo A (massimo 225 mq su un piano, dimensioni massime 15 x 15 metri) e due di tipo B (massimo 200 mq, su un piano, dimensioni massime 10 x 20 metri), entrambi con spazi all’aperto per i tavoli. Il terzo tipo, infine, è rappresentato dagli edifici di piccole dimensioni o “chioschi”. Dieci sono utilizzati per la ristorazione, sei come infopoint. I primi (dimensioni massime 5 x 10 metri) si trovano in prossimità del percorso perimetrale, lungo il canale, i secondi sono invece collocati negli “hortus”, le aree verdi in prossimità delle stecche di servizio. Gli spazi verdi ispirati agli horti romani sono dotati di panche, sedie e tavoli, dove i visitatori potranno consumare i pasti acquistati nelle zone di ristorazione. Nell’infografica in queste pagine sono descritte nel dettaglio le caratteristiche delle varie stecche e delle altre unità, come riportato nelle Linee Guida del concorso di idee. •
retail&food - gennaio/febbraio 2012 51
mondi retail - Autostrade
Viaggio nelle aree di sosta europee Chi sono gli operatori nei principali mercati europei delle autostrade? Quante sono le aree di sosta dei nostri “vicini" Perché dobbiamo imparare da loro? Le risposte nella prima puntata di “mondi retail”
R
52 retail&food - gennaio/febbraio 2012
Germania
Gran Bretagna
Spagna
Un primo elemento di riflessione riguarda il numero di aree di sosta in relazione ai chilometri di autostrada. È vero che l’Italia ne ha troppe e questo numero elevato è alla base di tanti problemi di qualità è redditività? Lo studio del Cesit rivela come la distanza media tra le aree di ristoro in Italia è di 27,18 chilometri, mentre in Francia è di 46,7, in Spagna di 63,7, in Gran Bretagna di 67 e in Germania di 69,9. Poco dopo, nelle “conclusioni finali”, spiega che nei tre Paesi europei analizzati, ovviamente esclusa l’Italia, «si rileva un generale orientamento delle imprese concessionarie autostradali rivolto alla razionalizzazione del numero di aree di servizio, anche tramite la diffusione di aree accessibili da entrambe le direzioni, al fine di ridurre i costi di gestione». La vicinanza tra le aree di servizio non è l’unica criticità della nostra rete. Motivo di lamentela degli operatori è spesso la durata ridotta dei contratti (si veda il Parola di…Eni alle pagine 36-37). Anche all’estero la durata dei contratti si è ridotta, spiega Cesit, ma appare ancora superiore a quella italiana. Si orienta infatti su un orizzonte temporale di 15 anni in Francia, di 25 anni in Inghilterra e di 15/20 anni in Spagna. Ci sono poi le royalty pagate dall’impresa di ristorazio-
Francia
Aree, meglio poche ma buone?
una conseguente differenziazione degli importi degli ne alla società concessionaria. Secondo lo studio, in investimenti richiesti alle imprese affidatarie, delle Francia «vi è una tendenza a passare dal 2 al 7% del royalty calcolate sul fatturato, con l’obiettivo di adefatturato, con punte del 10-12% in alcune aree». In guare le offerte alle reali possibilità di sviluppo commerGran Bretagna «il corrispettivo pagato al concessionaciale delle aree affidate». rio autostradale è pari al 15% del fatturato dell’impresa affidataria dell’area di ristoro»; in Spagna «nei casi conI mercati ai raggi X siderati la concessionaria autostradale e l’impresa affiSe lo studio del Cesit è utile per avere un quadro d’indataria dei servizi di ristorazione hanno costituito una sieme, le ricerche di Gira-Food Service, che ha da poco società e dunque non vi sono royalty». Giusto per fare un confronto, in Italia, secondo un recente artiFig. 1 Distanza media fra aree di ristoro (Km) colo del Sole 24 Ore, le royalty sul fatturato si attestano su una media del 20%, con punte del 40% per l’Autobrennero (si veda anche l’Osservatorio prezzi alle pagine 69,94 67,08 20-21). 63,74 In conclusione, all’estero «le imprese concessiona46,78 rie autostradali – dice lo studio Cesit – prestano 27,18 elevata attenzione alla sostenibilità economica della gestione aree: infatti esse in fase di affidamento differenziano le aree per grado di attrattività e potenzialità fonte: Cesit per Confimprese commerciale, elaborano Italia
iflettere sull’Italia guardando quello che succede all’estero. È il compito, ambizioso, che si pone la nuova rubrica “mondi retail”, che parte questo mese. In ogni numero l’obiettivo sarà quello di approfondire un mercato, in linea con il “focus” del mese della rivista. Si comincia quindi con le autostrade. L’Italia si prepara al rinnovo nel 2012 delle concessioni di ben 250 aree di sosta (tra oil e ristorazione). La situazione nel nostro Paese è abbastanza nota: ci sono 487 concessioni per le aree ristoro, con Autogrill a fare notoriamente la parte del leone, avendo il 60% delle concessioni e 300 aree di servizio gestite. Seguono Maglione (Gruppo Sarni) con il 9%, Chef Express (Gruppo Cremonini) con il 7%, Finifast (insegna Fini) con il 5,5%, Ristop (di Airest, Gruppo Save) con il 4,5% e MyChef (Gruppo Elior) con il 3,5 per cento. Com’è strutturato il mercato nei principali Paesi europei? Quante sono le aree di sosta, quali i principali operatori e quali i modelli di concessione? Abbiamo cercato di ricostruirlo con l’aiuto di tre fonti: i dati di Asecap (l’associazione europea delle concessionarie autostradali), i dati forniti da Gira-Food Service, società di consulenza specializzata nella ristorazione organizzata, e uno studio del Cesit (Centro studi sui sistemi di trasporto), realizzato per Confimprese nel 2009, ma ancora valido nel suo impianto.
Autostrade e aree di servizio europee in pillole Aree di servizio
Paese
Stazioni carburanti
Fig. 2
ristoranti
hotel
concession. Km aut. autostrade
Austria
276
88
63
19
3
2.176
Croazia
124
75
17
7
4
1.241
Danimarca Francia Germania
0
0
0
0
2
34
624
364
337
26
19
8.847
340 (1)
-
-
-
1
12.788
Grecia
96
27
16
1
8
1.659
Irlanda
4
4
12
1
8
329
Italia (2)
425
426
174
16
23
5.689
Marocco
34
34
34
0
1
1.096
Norvegia (3)
0
0
0
0
41
872
Olanda
1
0
0
0
1
20
Polonia
26
12
9
4
3
300
Portogallo
38
71
71
7
7
1.701
Regno Unito
1
1
1
1
1
42
Repubblica Ceca
265
68
-2
-2
1
1.319
Serbia
177
109
20
60
1
603
Slovacchia
55
20
32
2
1
415
Slovenia
58
44
36
0
1
607
Spagna
140
110
108
8
33
3.366
Ungheria
143
69
40
15
5
1.081
2.487
1.522
970
167
164
44.184
Tot. membri Asecap
fonte: Asecap (1) Nessuna informazione disponibile (2) La società Autostrade di Venezia e di Padova SpA non è più un membro di Aiscat dal 01.12.2009 (3) Non ci sono ristoranti, hotel o aree riposo direttamente connesse con "toll companies" in Norvegia
Modelli a confronto
Fig. 3
FRANCIA
GRAN BRETAGNA
Si favorisce l’integrazione gestionale e degli edifici delle aziende petrolifere, e imprese della ristorazione e/o grande distribuzione. I modelli di villaggio commerciale rappresentano la formula ormai predominante. L’impresa di ristorazione offre propri brand e/o brand in franchising. Due modelli: strategic set "accentrato" e "decentrato"
Le aree di servizio sono affidate a una impresa commerciale specializzata nelle gestione di aree di servizio e che sceglie l’azienda petrolifera, offre propri brand e/o brand in franchising. Tre modelli: "Quasi Mercato","Mercato autorizzato" e "Outsourcing strategico"
fonte: Cesit
lanciato lo studio “Trasporti di Terra Europa”, danno un’idea di chi gioca sui singoli mercati. In Francia il mercato della ristorazione autostradale è caratterizzato dalla presenza di due principali operatori, Eliance (gruppo Elior), leader di mercato, e
Autogrill, a cui segue Ssp. Ci sono poi una SPAGNA serie di indipendenti, tra cui Sighor e i gruppi Le aree di servizio sono petroliferi. A parte Shell affidate ad una partnership ed Esso, gestiti da Elior, fra impresa concessionaria autostradale e impresa gli altri operatori petrodella ristorazione. L’impresa liferi infatti hanno stipudi ristorazione offre lato accordi con insegne propri brand e/o brand in franchising. Tre modelli: commerciali e con grup"Quasi mercato", "Value pi della grande distribuadded Partnership" e zione. L’83% della quota "Outsourcing strategico" di mercato è in mano a catene. Autogrill nel Paese ha una presenza consolidata in particolare sulle grandi aree, tra le quali quella di Montélimar (A7), la più grande d’Europa, rinnovata nel 2010, lungo la direttrice Est. Oltre ad avere i suoi marchi (a eccezione di Ciao), è franchisee di brand quali Class’ Croute, Brioche Dorée e Bert’s. Negli ultimi due anni, nota Gira, il business della ristorazione ha registrato performance positive sostenute da: buoni
livelli di traffico, diminuzione dell’Iva, diversificazione dell’offerta ristorativa e diffusione dei concept a forte notorietà. Lo studio del Cesit sottolinea come il transito medio sia di 5.000 veicoli al giorno per area. La Germania si caratterizza invece, spiega Gira, per una forte presenza di operatori indipendenti (quota del 60%) nelle circa 340 aree, anche se nel corso degli anni è cresciuta la presenza degli operatori a catena. Autobahn Tank & Rast è il principale concessionario nonché proprietario di circa il 95% per cento delle aree di servizio autostradali. La differenziazione dei concept è l’elemento chiave per le performance degli operatori. La formula del take away è quella maggiormente apprezzata, in particolare quella del coffee to go. Nel comparto food i prodotti più richiesti (dai sandwich alle focacce, ai Broetchen) sono comunque quelli freschi e preparati al momento. Le scelte di Tank & Rast sono determinanti per la diffusione dei marchi. Domina Burger King, seguito da McDonald’s, Ssp e Marchè con Movenpick. In crescita anche Eliance (gruppo Elior) e Autogrill. Quest’ultimo, entrato nel mercato nel 2008, ha progressivamente esteso la sua presenza dopo l’accordo siglato con Tank & Rast nel 2009. Attualmente Autogrill è presente in circa 20 aree di servizio e opera con i seguenti marchi: Burger King, Nordsee, Gusticus, Axxe, Lavazza, Segafredo. In Spagna la rete autostradale si compone di 11.000 km, di cui solo 3.000 sono a pagamento (autopistas), mentre gli altri sono gratuiti (autovias). Le aree di servizio su tutta la rete sono circa 250, con l’86,7% di quota di mercato per le catene. Nella ristorazione autostradale, Areas (Gruppo Elior) è il principale operatore, con 39 aree nelle autopistas statali a pedaggio (fonte Cesit, anno 2009). Segue Autogrill, che è presente in oltre 30 aree lungo le autopistas e le autovias. Rilevante anche la presenza degli operatori indipendenti, tra i quali figurano tre gruppi spagnoli: Cafestore, Abades e Arturo Cantoblanco. Il Belgio ha una fitta rete autostradale interamente gratuita. Le aree di servizio sono circa 70, la maggior parte delle quali con strutture di ristoro. Nella ristorazione prevalgono le formule self service e soprattutto bar snack. Gli operatori hanno però allargato l’offerta prediligendo la ristorazione rapida e i marchi a forte notorietà. I gruppi di ristorazione detengono la maggioranza del mercato, con una quota di circa il 78% nel 2010. Dopo l’acquisizione di Carestel nel 2006, Autogrill è presente in 30 aree di sosta ed è il principale operatore del settore. Ha marchi sia di proprietà che in licenza, tra cui Quick, Pizza Hut, Deliway. Tra gli altri operatori oltre al belga Van Der Walk si sono recentemente aggiunti Ssp e Eliance. Come in Francia, le società petrolifere sempre più fanno partnership con alcune insegne come Deliway e Panos Corner. La Gran Bretagna, censita dal Cesit, conta circa 70 aree di ristoro sulle autostrade (2.954 km). Le principali imprese affidatarie sono Moto (25 aree), Roadchef F. P. (16) e Welcome Break (19).
retail&food - gennaio/febbraio 2012 53
dossier concessionarie autostradali
a cura di Fabrizio Patti
Autostrade per l’Italia, restyling a quota 192 L ’anno che comincia vedrà tantissime gare per i rinnovi contrattuali delle aree di sosta. Delle circa 250 gare, 150 riguarderanno Autostrade per l’Italia, di cui all’incirca 50 la parte ristoro. Non è al momento ancora stato reso noto l’elenco delle singole aree. Per questa abbondanza di gare, quest’anno concentreremo la nostra attenzione sulle diverse società concessionarie autostradali, a partire dalla più importante per dimensioni. Come si vede nella tabella numero 1, le aree di servizio gestite da Aspi sono 216. Nel 2002, spiegano dalla società, è stato avviato un piano di investimenti che ha coinvolto Autostrade per l’Italia e i partner commerciali Oil e Ristoro per riqualificare ed ampliare tutte le 207 aree di servizio presenti al tempo sulla rete e realizzarne 9 nuove per un totale di 216. Alla fine del 2010 (periodo preso a riferimento dall’ultima carta dei servizi) 188 aree sono state completamente realizzate, al 30 settembre 2011 il numero era pari a 192. Con questo, spiegano, «si intende che su queste aree sia Aspi che i partner oil e ristoro hanno completato l'intervento previsto». Ci sono 232 edifici a bar (in totale 214) e ristoranti (in totale 92). Tra i servizi da segnalare ci sono le aree per i bambini e gli spazi per camionisti, ossia degli spazi attrezzati, situati generalmente nella zona oil, dove si trovano divani, docce, computer, per il relax degli autotrasportatori. Ci sono poi le iniziative Caffè Gratis, Angolo della Prevenzione, aree “Sosta Amica” e “Prezzo Amico”, i Parcheggi rosa, il Monitoraggio dei processi di vendita ed assistenza front-office presso i Punto Blu, l’iniziativa Campagna Amica.
Dossier Area di sosta 2012 Autostrade per l'Italia
Fig. 1
Numero aree di sosta Bar Ristoranti Negozi Superficie complessiva (mq * 1000) Superficie commerciale (mq * 1000) Hotel Wi-fi Fax 160 Sportelli Bancomat Spazi attrezzati per camper Aree dedicate agli animali Aree giochi per i bambini Baby corner Spazi dedicati ai camionisti Servizi igienici accessibili ai disabili Sale riunioni e sale viabilità TV con info viabilità, meteo, news Hi-point - Information Point Officine Parcheggi per autovetture Parcheggi per tir e bus
216 214 92 9 8057 270 5 48* 40 in 36 aree 130 21 41 165 22 in 14 aree 216 12 111 35 9 21000 7500
fonte: Edifis intelligence su dati Autostrade per l'Italia
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I progetti relativi alle aree di sosta
Fig. 2
Caffè Gratis
Ancora attiva nelle 76 aree Sosta Amica. Distribuzione di caffè gratis da mezzanotte alle 5
Angolo della Prevenzione
Servizio gratuito per gli autotrasportatori presente in 2 aree sull’A1 (Arda Ovest e Prenestina Est): controllo in tempo reale dello stato di salute e confronto con personale medico in video comunicazione.
aree “Sosta Amica”
In queste 76 aree (oggetto di rinnovo contrattuale nel 20082009) ci sono iniziative finalizzate a offrire livelli di eccellenza alla clientela, in termini di responsabilità sociale, qualità, pulizia, convenienza e servizi offerti.
aree “Prezzo Amico”
In queste 79 aree sono presenti pannelli elettronici per il confronto dei prezzi del carburante rispetto a quelli della viabilità ordinaria.
Parcheggi rosa
Posti nelle immediate vicinanze dei punti di ristoro, sono dedicati alle donne in gravidanza e alle neomamme.
Aree giochi
Nel 2010 realizzati 10 spazi esterni dedicati ai bambini (36 in totale).
Monitoraggio dei processi di vendita ed assistenza front-office presso i Punto Blu
Realizzato in collaborazione con le Associazioni dei Consumatori per il monitoraggio della Qualità del servizio, dei processi di vendita e assistenza del front-office presso i Punto Blu.
Pannelli fotovoltaici
In 88 aree. Servizio lanciato nel 2008 e completato nel 2010. Installazione di pensiline fotovoltaiche ombreggianti nelle aree di sosta per le autovetture. A fine 2010 sono stati, inoltre, completati i lavori di 10 impianti fv presso 4 edifici direzionali. Aspi ha 100 impianti realizzati (di cui 51 già in produzione e 49 ultimati ma in fase di connessione alla rete elettrica nazionale) e una potenza complessiva di circa 7 MW.
Campagna Amica
Progetto implementato nel 2011 su alcune aree di servizio, in collaborazione con Coldiretti ed il Codacons (http://www.autostrade.it/aspi-coldiretti.html).
Giochi al consumo: new entry per la Grande Distribuzione
2012: con la spesa si vince alla cassa Operatore
Raccolta (*)
Quota mercato
Snai Lottomatica Sisal Microgame Intralot Eurobet Cogetech Bwin/GD Merkur Win Betclic Altri Totali
119,8 68,7 44,2 27,7 21,8 18,2 15,4 12,8 3 1,3 2,3 335,2
35,7% 20,5% 13,2% 8,3% 6,5% 5,4% 4,6% 3,8% 0,9% 0,4% 0,7% 100%
Principali operatori del mercato (stime Agicos)
U
n vecchio adagio recita: "chi dal gioco spera soccorso metterà il pelo lungo come l'orso". Sembra tuttavia che gli italiani contemporanei non tengano in gran conto la saggezza degli avi visto che nel 2011 hanno deciso di affrontare la crisi affidandosi alla dea bendata. Un recentissimo rapporto sull'industria dei giochi ha infatti certificato che alla fine di ottobre 2011 la spesa complessiva di lotterie e affini ha superato i 62 miliardi di euro (più di quanto si è speso nell'intero 2010) e si avvia a superare i 70 miliardi di euro entro la fine dell'anno segnando un +16 per cento. Devono essersene accorti al ministero delle Finanze
perché tra i provvedimenti che hanno subìto un'improvvisa accelerazione ve n'è uno che per alcuni anni era rimasto impigliato tra le maglie della burocrazia. Si tratta dei "giochi sulla spesa", un nuovo tipo di lotterie che si propone di trasformare le casse dei supermercati in autentiche slot-machines. Lo stimolo ad intervenire nasce dall’interesse dello Stato a soddisfare due esigenze: da un lato contrastare l'imponente elusione fiscale legata in particolar modo al gioco illegale; dall'altro limitare i fattori di dipendenza che caratterizzano alcune tipologie di gioco. E così ecco quello che sembra l'uovo di Colombo: favorire l'ingresso del gioco in un ambiente (il canale
Le novità sui giochi Il 10 Novembre 2011 i Monopoli di Stato (Aams) hanno dato il via libera all’ingresso sulla scena italiana dei cosiddetti Giochi al Consumo e così, dalla prossima primavera, sarà ancora più semplice tentare la fortuna. Dopo le tabaccherie, le ricevitorie e i game point specializzati, sarà possibile giocare direttamente alle casse di quelle catene in cui ci si reca comunemente a fare i propri acquisti. La giocata viene registrata sullo scontrino fiscale relativo l’acquisto effettuato, che diventa a tutti gli effetti la ricevuta di gioco necessaria per partecipare all’estrazione dei premi messi in palio. Ad essere coinvolti nell’esercizio di questa nuova lotteria non sono solo i supermercati ma in generale la grande distribuzione organizzata e tutte quelle attività commerciali dedite alla vendita di servizi e beni di consumo. Supermarket, bar, generi alimentarie, stazioni di servizio, questi sono solo alcuni esempi delle attività che a breve potranno essere coinvolte attivamente all’interno del mercato del gioco di sorte. Per partecipare alla gara per l’assegnazione delle licenze è necessario costituire una partnership fra un’azienda specialista di giochi e uno o più Partner Strategici del mondo retail, presentare uno o più progetti di gioco e, naturalmente, ricevere il riscontro positivo da parte dei Monopoli di Stato. Il primo soggetto coinvolto avrà il compito di garantire la regolarità di svolgimento del gioco lungo tutta la filiera e il collegamento in tempo reale con i server di Aams, i secondi quello di garantire l’omologazione e il regolare funzionamento dei sistemi di cassa e dei misuratori fiscali. Già stabilito anche il metodo di ripartizione degli incassi dei Giochi al Consumo: 8% al rivenditore, 2,5% ai Monopoli di Stato, 4,5% ai concessionari, 30% all’erario e 55% al Montepremi. La semplicità di questa nuova lotteria è il suo carattere fondamentale e questo aspetto, unito alla grande predisposizione che caratterizza la popolazione italiana per questa tipologia di passatempo, fa ben sperare in un positivo riscontro da parte del grande pubblico. L’Italia si posiziona infatti al 4° posto a livello mondiale fra i Paesi più dediti al gioco con una spesa pro-capite mensile di 96 euro: nei primi dieci mesi del 2011, il settore dei giochi pubblici per raccolta ha già superato l’intero 2010. Sono stati incassati 62 miliardi e 335 milioni di euro a fronte dei 61 miliardi e 453 del totale anno precedente e in forte crescita è proprio il segmento delle lotterie, dominato dai giochi a vincita istantanee (Gratta e Vinci al primo posto), che passano da 7,7 a 8,5 miliardi (dati Agicos, 25/11/2011).
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retail) che tocca all'incirca la totale popolazione e offre nel contempo le maggiori garanzie di sicurezza e controllo. In pratica a partire dall'anno prossimo potrà accadere che terminata la spesa, la cassiera ci proponga di giocare una modica cifra che ci verrà addebitata nello scontrino, come un qualsiasi altro prodotto. Parliamo di supermercati ma sarebbe più corretto riferirsi a tutti i format retail in generale, perchè l'unico vincolo posto dal legislatore è la presenza di un registratore di cassa conforme e una partnership con una società di lottery riconosciuta da Aams (Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato). Nel mondo extra Gdo il pensiero corre quindi immediatamente alla imponente rete delle stazioni di servizio che già oggi, attraverso Autogrill, rappresentano i best seller di Lotterie e Gratta&Vinci. Ma come funzioneranno i nuovi giochi? Fino all'uscita del bando ufficiale (atteso entro marzo 2012) ci sono ancora alcune aree incognite. Ciò che sembra già sicuro in base al decreto 249 del 2005, è che per giocare bisognerà aver acquistato almeno un prodotto e la giocata massima non potrà superare i 5 euro a scontrino. Questo implica che per effettuare due giocate saranno necessarie due spese distinte. I vantaggi che lo Stato trarrà dai “giochi sulla spesa” sono evidenti: nuova fonte di gettito, trasparenza della filiera e allo stesso tempo contingentamento delle giocate. Quello che finora non sembra essere apparso evidente agli operatori della Distribuzione è la dimensione economica di questa nuova opportunità. Se per ipotesi il 10% dell'imponente fatturato dei giochi transitasse per le casse dei retailer, questo da solo varrebbe un incremento di 7 miliardi per l’intera categoria, che presumibilmente andrebbe a distribuirsi sulle singole catene secondo le rispettive quote di mercato. Bisognerebbe poi tenere conto anche dell'effetto "addictive" che i nuovi giochi potrebbero esercitare sul popolo di giocatori più ostinati. È chiaro infatti che, visti i limiti posti alla singola giocata, le catene potrebbero riscontrare un significativo aumento degli scontrini e dei volumi di vendita dei prodotti tradizionali. In buona sostanza i Giochi al Consumo potrebbero essere il primo provvedimento volto a favorire con vigore la ripartenza della domanda interna. In barba all'antica saggezza popolare. Marco Montangero (Montangero&Montangero)
Mystery On Board
Turkish,
a cinque stelle
economy
P
ochi giri di parole: il viaggio Malpensa-Istanbul con la Turkish Airlines è pienamente promosso. Aereo moderno, servizio con poche pecche, buona qualità della ristorazione. Cominciamo dall’inizio. La partenza è a Milano Malpensa, Terminal 1. Il check-in scorre via liscio e poco dopo si arriva all’imbarco, che comincia con 15 minuti di ritardo. Annunci chiari, in italiano e inglese, curiosamente non in turco. I posti sono assegnati, per cui non c’è ressa. In tutti i casi, i passeggeri sono divisi in tre gruppi, A, B e C. Chi viaggia in business può passare davanti a tutti. In 5 minuti l’imbarco è completato. Si entra con il finger e prima di entrare in cabina si possono prendere gratuitamente quotidiani italiani e turchi. A bordo dell’Airbus A321, nuovo di pacca, riceviamo un saluto in inglese, a volume piuttosto basso ma accompagnato da un sorriso. La sistemazione a bordo è abbastanza rapida, circa 4 minuti. Si intravede una prima classe con poltrone di pelle nera, luce flessibile dedicata e poggiapiedi. Quando si passa all’economy, però, non c’è un salto abissale: le poltrone sono anch’esse di pelle nera, con cuciture rosse e qualche inserto dello stesso colore, così
come le cinture di sicurezza. I poggiatesta, anch’essi in pelle e comodi, sono alternativamente rossi o neri. Su ogni sedile sono adagiati degli auricolari in una bustina di plastica. Lo spazio è abbondante. Le cappelliere sono alte, così una valigia sta disposta su un lato senza troppi problemi. Una volta seduti l’attenzione è catturata dallo schermo sul sedile. Meriterebbe un articolo a sé. In breve, su di esso scorrono inizialmente le informazioni di sicurezza. A renderle divertenti ci pensano delle gag realizzate coinvolgendo una serie di calciatori del Manchester United, tra cui Wayne Rooney. Finiti gli annunci di sicurezza (con invito a dare feedback sul viaggio), ne scorriamo meravigliati i contenuti. La cosa più succosa è la sezione entertainment: si possono ascoltare musica, vedere film o documentari, giocare a qualche videogame. Abbiamo fatto qualche test: la musica è divisa in 19 sezioni, tra cui una dedicata alla lettura del Corano. Le categorie vanno dalla musica tradizionale turca alle colonne sonore. Tra i film se ne contavano una settantina, divisi in 9 categorie. Abbiamo visto Harry Potter e di Doni della Morte, parte Seconda. Sullo schermo touch screen si
Turkish Airlines > Check-in Velocità Gentilezza
> Imbarco Chiarezza avvisi Speedy/priority boarding Assistenza famiglie ecc. Gentilezza Velocità Code
n.d.
note: Posti assegnati. Ritardo di 15 minuti ma ingresso con finger
possono scegliere lingua e opzioni video e mantenere una finestra con il video mentre si naviga tra gli altri contenuti. Questi hanno anche varie informazioni sulla compagnia, sui programmi per frequent flyer, sulla rotta e posizione dell’aereo ecc. Particolare curioso: si può telefonare ad altri passeggeri. Durante gli annunci i video o le musiche si sospendono. Sotto lo schermo c’è un telecomando estraibile, sul retro del quale c’è una tastiera qwerty e bottoni per i videogiochi. Capitolo magazine: riposto in una busta di plastica che ne salvaguardia l’integrità, è in turco e inglese. Presenta servizi di turismo su località turistiche turche e del resto del mondo. L’ultima parte è dedicata alle informazioni sulla compagnia aerea e sull’aeroporto di Istanbul, di cui viene riportata una mappa delle attività commerciali. Una coccarda in copertina ricorda che la Turkish ha vinto il premio 2011 di Skytrax come miglior compagnia aerea europea. Capitolo pranzo: il menu viene distribuito all’inizio del volo dalle hostess. L’inflight caterer è Turkish Do&Co. Il pranzo prevede un antipasto con salmone affumicato e insalata di patate con yogurt. Entrambi ottimi. Per piatto principale si può scegliere tra un “billur kebab”, con melanzane al forno e “baby chicken”, oppure del manzo con ratatouille e riso “bulgur”. Abbiamo pietà per il pulcino (o galletto) e ci diamo al manzo. Buono, forse solo un po’ gommoso. A breve distanza dall’arrivo del vassoio spunta anche del pane caldo. Si finisce con cheesecake e caffè, non turco ma americano. Il menu non ha riportato i prezzi: sembra un difetto, ma si scopre che il pranzo è incluso nel prezzo (il giorno prima il volo costava 125 euro). Capitolo servizio: le hostess sono in completo blu scuro, abbastanza serioso, con foulard. Quando passano con il carrello indossano un grembiule. Sono gentili, però un po’ brusche quando chiedono “beef or kebab?” oppure quando chiedono che bevanda si preferisce. Complessivamente è comunque un servizio veloce, preciso e poco invasivo. La toilette vale una nota. Il lavabo è nero con inserti
> Accoglienza a bordo Saluto, benvenuto Sistemazione Velocità Spazio bagaglio a mano Ordine/pulizia poltrona Magazine ecc.
note: Alla voce magazine un voto in più per i quotidiani gratis
> Volo Annunci Cordialità e professionalità Assortimento carrello Qualità prodotti Servizio Offerta duty/free
note: Non c'è servizio di vendita prodotti a bordo
> Sbarco Puntualità Annunci di sbarco Assistenza famiglie ecc.
n.d.
note: 10 minuti di ritardo più 10 per scendere dall'aereo
Legenda: = migliorabile = sufficiente = apprezzabile = molto buono = ottimo
rossi, il resto è bianco panna. Si può scegliere tra acqua calda e fredda, le tovagliette sono morbide, c’è il fasciatoio, pulizia ottima. What else? Gli annunci del comandante potrebbero essere più chiari. All’arrivo ci sono stati 10 minuti di ritardo e una passeggera non si è vista arrivare la valigia. Ma ciò non scalfisce un giudizio complessivamente molto positivo. F. P.
retail&food - gennaio/febbraio 2012 57 57
International Gap, il momento di Francia e Hong Kong
Dopo lo sbarco in Italia, Gap ha aperto il suo primo negozio di Banana Republic in Francia. È a Parigi, sugli Champs-Élysées, vicino ai negozi di Adidas e Abercrombie & Fitch, si estende per 1.500 metri quadrati. Gap ha anche inaugurato il suo primo store a Hong Kong, anch’esso di 1.500 metri quadrati, su quattro livelli. È il nono nella “Greater China”. Il gruppo intende arrivare a 45 vetrine in quest’area entro il 2012.
Low cost a lungo raggio, ci siamo?
Se ne parla da un po’, ma ora sembra che ci siamo: una compagnia low cost volerà dall’Europa verso destinazioni intercontinentali. Sarà la Norwegian
Air Shuttle, che ha programmato voli per New York e Bangkok dall’inizio del 2013. Il vettore ha per questo ordinato sei Boeing 787 Dreamliner.
Sonae Sierra, un undici schierato in Brasile
L’undicesimo centro commerciale di Sonae Sierra in Brasile aprirà il 27 marzo prossimo. Situato nella regione nota come “Triangulo Mineiro”, Uberlandia Shopping (questo il nome del mall) rappresenta un investimento da 62 milioni di euro. A fine dicembre l’89% della gla era già affittata. Questi i numeri: 45.300 mq di gla, due livelli, 166 negozi satellite, sei di grandi dimensioni, 17 ristoranti, un ipermercato WalMart e cinque cinema Cinemark. I mall in Brasile sono in continua espansione e sono frequentati spessissimo dai clienti, sia per la sicurezza migliore delle strade, sia per la loro climatizzazione.
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duty free world
By Kevin Rozario - London
Dufry is the one to watch Dufry è quella da guardare Toughening conditions across most developed countries has not stopped one of the world’s top three biggest travel retailers from expanding through acquisition and partnership. Switzerlandbased Dufry has been earmarking key emerging markets, and judging by its aggressive stance, expect more activity from the company in 2012. Having signed a major deal to enter the Indian domestic travel retail market through a partnership with InterGlobe Retail on the Delhi metro at the end of last year, and also snapped up its biggest duty free rival in South America, Argentina’s Interbaires in the summer, the company has just pushed its Russian operations to a new level by again buying into a leading competitor. In January, Dufry took a 51% stake in a joint venture with Regstaer Group which operates the Regstaer duty free operations at Moscow’s Sheremetyevo International Airport. These include nine shops covering 1,200 square metres and are worth in excess of $50 million annually. The transaction includes an exclusive commercial and purchasing agreement for Regstaer Group’s operation at Moscow’s city airport Vnukovo. Dufry already has a strong presence at Moscow’s two hubs of Sheremetyevo and Domodedovo, so the acquisition not only strengthens that presence but gives it a new position at the capital’s third airport. The company says the deal “will be the basis for further development of the business in the region” and there is little doubt that Dufry will use its new power base to build an eastern empire in the CIS area if all goes well with the partnership. By focusing on emerging and fast-growing regions such as India, Latin America (where it already controls the crucial Brazilian market), and now Russia, Dufry can offset potentially slower sales in its mature markets like the US and Europe, and still deliver growth to shareholders assuming emerging travel retail markets hold up in the face of a global economic crisis. The new Russian business should adds at least CHF24.0m to Dufry’s Eurasia division revenues which were CHF247m in 2010 while significantly more new retail space will be opened in this region in 2012 than any other and give it greater prominence than it has had in the recent past.
L’inasprimento delle condizioni economiche nella maggior parte dei paesi sviluppati non ha fermato uno dei tre più grandi travel retail di massimo livello del mondo dall’espandersi attraverso acquisizioni e partnership. La società basata in Svizzera Dufry si è messa a marcare i principali mercati emergenti e, a giudicare dal suo atteggiamento aggressivo, c’è da aspettarsi un’attività ancora maggiore da parte della società nel 2012. Dopo aver firmato un importante accordo per entrare nel mercato indiano del travel retail attraverso una partnership con InterGlobe Retail per la metropolitana di Delhi alla fine dello scorso anno, ed essersi anche preso il suo rivale più grande duty free in Sud America, l’argentino Interbaires, in estate, l’azienda ha appena spinto la sua attività in Russia a un nuovo livello, ancora una vota acquisendo uno dei principali concorrenti. Nel mese di gennaio Dufry ha rilevato una quota del 51% in una joint venture con il Regstaer Group, che gestisce le concessioni duty free di Regstaer nell’aeroporto internazionale Mosca Sheremetyevo. Queste comprendono nove negozi che coprono 1.200 metri quadrati e valgono oltre 50 milioni di dollari all’anno. La transazione include un accordo di esclusiva commerciale e acquisti per il le attività del Regstaer Group nell'aeroporto cittadino di Mosca Vnukovo. Dufry ha già una forte presenza nei due hub di Mosca, Sheremetyevo e Domodedovo, per cui l’acquisizione non solo rafforza la presenza in questi, ma gli conferisce una nuova posizione presso il terzo aeroporto della capitale. L’azienda dice che l’affare «sarà la base per un ulteriore sviluppo del business nella regione» e non vi è dubbio che Dufry utilizzerà la sua nuova potente base per edificare un impero orientale nell'area della Csi, se tutto va bene con i partner. Concentrandosi sulle regioni emergenti e in rapida crescita come India, America Latina (dove controlla già il cruciale mercato brasiliano), e ora la Russia, Dufry può compensare le vendite potenzialmente più lente nei mercati maturi come gli Stati Uniti e l’Europa, e ancora garantire una crescita agli azionisti, assumendo che i mercati emergenti del travel retail reggeranno di fronte a una crisi economica globale. Il nuovo business russo dovrebbe aggiungere almeno 24 milioni di Franchi Svizzeri di ricavi alla divisione Dufry Eurasia, che ne contava 247 milioni nel 2010, mentre nel 2012 lo spazio retail nuovo che sarà aperto in questa regione sarà maggiore che in qualsiasi altra, cosa che le darà maggiore importanza di quella che ha avuto nel recente del passato.
Gatwick e Zurigo, la spesa è più magra
S
cende la spesa media dei passeggeri, in due aeroporti europei tra i principali. A Londra Gatwick nel primo semestre dell’anno 2011/2012, chiuso il 30 settembre scorso, il denaro speso da ciascun viaggiatore è stato il 3,2% in meno dello stesso periodo dello scorso anno. Il contesto è ancora positivo: i ricavi per le attività commerciali sono saliti del 5%, sebbene meno del +8,5% di passeggeri. La causa è l’incremento percentuale di viaggiatori con le compagnie low cost easyJet e Norwegian. A Zurigo, che già negli scorsi mesi aveva segnato una diminuzione della spesa per passeggero, va peggio: l’incremento dei viaggiatori è stato limitatissimo (+1,4%) e la discesa della spesa pro capite (-4%) ha determinato un -2,6% dei ricavi per le attività commerciali. Ma potrebbe essere solo un calo momentaneo: le partenze sono state interessate da lavori dove il 5 dicembre ha aperto un enorme spazio duty free di The Nuance Group da 2.100 metri quadrati.
Il Mood non basta, Amf fa tris a Stoccolma…
Tre centri commerciali nel cuore di Stoccolma sono stati acquistati dalla Amf Fastigheter, l’immobiliare che nella zona centrale della capitale svedese ha già due progetti retail chiave: la Gallerian, nella via commerciale Hamngatan, e il Mood Stockholm (si veda r&f di novembre 2011). I nuovi centri acquistati si chiamano Fältöversten, Rings e Västermalmsgallerian. Sono stati rilevati da tre differenti società, a prezzi che non sono stati resi noti.
…e la Svezia abbassa l’Iva
Le famose polpette, il salmone e le aringhe costeranno meno. Il governo svedese ha infatti deciso di diminuire l’Iva per i servizi di hotel e ristorazione dal 25% al 12 per cento. Il motivo: attrarre turisti, facendo diminuire la percezione della Svezia come un Paese caro. Altre latitudini.
Cura dimagrante per Arcadia Group
Il gruppo Arcadia chiuderà 250-260 dei suoi negozi (2.500 di proprietà più 600 in affitto) nei prossimi tre anni. Si tratta di circa la metà degli shop a cui scadrà il contratto di affitto. Lo ha annunciato ceo, il controverso miliardario sir Philip Green, in un’intervista alla Bbc. Il gruppo conta nove brand di abbigliamento (i più noti sono Miss Selfridge, TopShop e TopMan) e al termine dell’anno fiscale chiuso alla fine di agosto ha visto il fatturato scendere da 2,78 a 2,68 miliardi di sterline e i profitti da 213 a 133 milioni di sterline. Già una sessantina di vetrine ha chiuso i battenti quest’anno. Le prime 12 settimane del nuovo anno fiscale hanno visto una frenata dei ricavi “like-for-like” del 4,4 per cento.
Hermes, scudo anti Lvmh
Guerra di nervi dentro Hermes. L’icona mondiale del lusso vede una lotta serrata per il suo controllo. Da una parte c’è Louis Vuitton Moet Hennessy (Lvmh): entrato a sorpresa nell’ottobre 2010 con il 17% delle quote, il gruppo guidato da Bernard Arnault ha continuato da allora a salire, nonostante la forte contrarietà dell’azienda, in gran parte ancora familiare. A metà dicembre tutti gli eredi Hermes (tranne uno, che ha il 6%) hanno reagito creando una holding anti-Lvmh nella quale hanno bloccato per 20 anni il 50,2% del capitale, con diritto di prelazione su un altro 12,3 per cento. Arnault non ha aspettato molto a fare la contromossa e ha incrementato la sua quota fino al 22,28%, contro il 21,4% detenuto in precedenza. In questo modo ha anche superato la quota del 15% dei diritti di voto, arrivando al 16 per cento.
Sbarro, la proprietà va ai creditori
La bandiera italiana di Sbarro, la quinta catena di pizzerie negli Usa, continuerà a sventolare. La società è infatti uscita dal famigerato Chapter 11, anticamera del fallimento. Il fondo di private equity MidOcean, che lo aveva pagato 400 milioni di dollari nel 2007, è uscito dalla proprietà. La catena è ora nelle mani dei precedenti creditori, tra cui figura anche Bank of America. Secondo il ceo ad interim di Sbarro, Nicholas McGrane, la riorganizzazione elimina il 70% del debito (circa 280 milioni di dollari su 400) e fornisce l’accesso a 35 milioni di dollari di nuovo capitale dai nuovi proprietari. Da aprile, quando era iniziata la procedura Chapter 11, la società newyorchese aveva chiuso 25 locali su oltre mille.
retail&food - gennaio/febbraio 2012 59
International Wendy’s, sorpasso in vista su Burger King
S
La Spagna 17 volte con Ssp
Dodici locali food & beverage nell’aeroporto Tenerife Sud Reina Sofia, due all’aeroporto di Ibiza e due nell’aeroporto Gran Canaria. Sono gli ultimi contratti rinnovati da Ssp in Spagna. Tra i contratti di Tenerife ci sarà un nuovo bar di Gambrinus (birra del gruppo Heineken), in un viale fuori dal terminal. Diversi saranno i format locali, tra cui un ristorante free flow chiamato La Montana Roja, dedicato a una riserva naturale dell’isola.
i fa interessante lo scontro per la seconda piazza nel mercato statunitense delle catene fast food di hamburger. Secondo l’analista Mark Kalinowski di Janney Capital Markets Wendy’s supererà Burger King al secondo posto forse già quest’anno, nonostante abbia meno locali del rivale (6.578 contro 7.523 negli Usa). Le vendite di Wendy’s a parità di vetrine sono cresciute negli ultimi due trimestri, quelle di Bk sono scese. Nel prossimo futuro Wendy’s ha un enorme piano di espansione: ben 8.000 locali nel mercato internazionale, di cui il 30% in Cina e Brasile. Intanto la catena torna in Giappone, da cui era uscita nel 2009. Aprirà cento locali nei prossimi cinque anni e 700 nel lungo termine, ha detto la società. Si muoverà attraverso una joint venture con Higa Industries, che fino al 2010 è stato master franchisee di 180 Domino’s Pizza. In Italia Wendy’s ha avuto solo una breve esperienza, prima di lasciare.
Yum! alle stelle in Cina e India
C
ina e India, India e Cina. Sono le parole cardine attorno a cui gira la strategia di crescita di Yum! Brands, 38mila ristoranti in 117 paesi tra KFC, Pizza Hut e Taco Bell. In Cina Yum ha già la bellezza di 4mila locali, ha stime di crescita dei ricavi per il 2011 del 15% (5% a parità di negozi e il 10% dovuto alle nuove aperture) e ha pianificato 600 inaugurazioni per il 2012. Non vi basta? Allora sappiate che l’obiettivo per il 2020 è di 9mila locali, che sfrutteranno la crescita della classe media. L’India al momento è poca cosa: 150 ristoranti. Ma entro il 2015 saranno nelle previsioni 550, e per questo il gruppo ha creato una divisione, la quarta, dedicata solo al subcontinente indiano. Le altre divisioni sono per i mercati Usa, Cina e resto del mondo (Yri). Su quest’ultimo fronte si scommette su Russia, Sudafrica, Germania e Francia. Ma il piatto ricco è a est.
Il lusso di Pechino anche nello Wuhan Airport
Qualche mese fa il nuovo Terminal 3 del Bejing Capital International Airport aveva svelato a tutti la sua sfilata di negozi di marchi internazionali del lusso. Ora il Bejing Airports Group ha replicato in un altro dei vari terminal di sua proprietà; lo Wuhan Airport, il 14esimo scalo più trafficato della Cina, con 11,6 milioni di passeggeri annui. Nell’aeroporto
Jamba, un corner per le scuole
sta arrivando un marchio dopo l’altro. Ultimi giunti, il 30 dicembre, sono i negozi di Swarovski, Hour Passion (il format di fascia alta del gruppo Swatch) ed Estée Lauder, che hanno seguito gli opening dell’inizio di dicembre di L’Occitane en Provence e Salvatore Ferragamo.
60 retail&food - gennaio/febbraio 2012
Scordatevi i pur lodevoli programmi nostrani per inserire la frutta nelle vending machine per le scuole. Negli Stati Uniti Jamba Fruit (752 locali e un miliardo di dollari di fatturato) sta infatti affilando le armi per entrare massicciamente nel canale delle scuole primarie e secondarie. Ha per questo messo a punto un format adatto a locali self-service e lo ha installato in 30 scuole pilota. Jamba sta anche approfittando di un’occasione d’oro: diversi provvedimenti degli Stati hanno vietato la vendita di junk-food (comprese le bibite zuccherate) nelle scuole. I prodotti di Jamba (frullati e confezionati) che stanno arrivando negli istituti scolastici sono per questo in linea con gli standard previsti dagli stati e dai distretti scolastici.
Londra, anche il mall è temporaneo
Si chiama Boxpark il nuovo centro commerciale che ha aperto nella via “hip”, o al passo coi tempi, dell’east end di Londra. Ma centro commerciale non è la definizione giusta: meglio “pop up mall”, di cui è il primo esempio al mondo. Si tratta di un villaggio composto da 60 container, dipinti di nero e bianco. Ogni container ospita un negozio personalizzato, tra cui ci sono i nomi di Puma, Nike, Calvin Klein e The North Face. L’ideatore è Roger Wade, che in un video (rintracciabile su Vimeo) spiega di essersi ispirato a una serie di strutture costruite con container, dal Platoon di Seul, alla “12 Container House” del Main, fino a un Illy Café ricavato in un container a New York. Lo spazio di Londra è stato affittato per cinque anni, poi si trasferirà in un’altra zona della capitale. Ospita anche punti di ristorazione, librerie e galleria d’arte contemporanea.
Su AirBaltic auto in vendita e iPad a noleggio
La trovata è di quelle che non passano inosservate: AirBaltic, compagnia di bandiera della Lettonia, è stata la prima compagnia aerea a vendere un’auto a bordo. Si trattava di una versione della MiniCooper. Non che viaggiasse in cabina: l’offerta prevedeva che i passeggeri pagassero a bordo 50 euro per un voucher. Una volta atterrati, l’acquisto si poteva completare sul sito www.airbalticshop.com. In seguito un rappresentante di AirBaltic chiamava l’acquirente, gli faceva provare l’auto e scegliere le soluzioni di pagamento e finanziamento. Non è ancora chiaro quante ne siano state vendute. La compagnia ha anche lanciato nell’ottobre 2010 un servizio di noleggio di iPad (in media 2 su ogni aereo), sui voli che durano più di due ore. I passeggeri possono vedere film, cartoni animati, giochi o giornali elettronici. È gratis per chi viaggia in business e costa 9 euro per i passeggeri dell’economy class. Da allora sono stati usati per 30mila ore.
Ristorazione, l’America ci crede
“Bullish”, cioè “ottimista, rialzista”. È l’aggettivo che la rivista National Restaurant News usa per descrivere le previsioni per la ristorazione nel 2012 uscite dalla sua indagine MillerPulse di dicembre (campione di 70 gestori di società di ristorazione). Non solo per la prima volta da aprile si registra un ottimismo a lungo termine da parte di tutti i segmenti di ristorazione, ma un quarto degli intervistati ha detto di pensare che nei sei mesi successivi le cose andranno meglio che a novembre. In vista delle vacanze di Natale, il 62% si aspettava risultati migliori dell’anno prima. L’indagine di dicembre riferita al mese di ottobre non ha comunque segnato dati esaltanti: la crescita rispetto a un anno prima è stata del 2,5%, in linea con il dato di ottobre. Meglio è andato il segmento quick service (+3,4%) rispetto al full service (casual dining e fine dining) salito solo dell’1,4 per cento. Il problema è il traffico di clienti, che a novembre è sceso dello 0,1% (-1,1 per il full service e +0,9 per il quick service), il dato più negativo dell’anno.
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Speciale Ntv
Italo, finito il tempo delle prove
Il disco verde per Nuovo Trasporto Viaggiatori potrebbe arrivare a marzo. Una volta ottenuta l’omologazione del super treno prodotto dalla francese Alstom sapremo quando partirà il servizio, quanto costerà il biglietto e chi vincerà la sfida dell’alta velocità su ferro. Se Moretti o Montezemolo
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anto, tantissimo, si è detto di Ntv, al secolo Nuovo Trasporto Viaggiatori. Merito, può darsi, della suggestiva presentazione del treno Italo avvenuta lo scorso dicembre nelle officine di Nola (Na), dove si effettuerà la manutenzione dei convogli. Merito, sicuramente, dell’imprenditore che ha promosso questo progetto, Luca Cordero di Montezemolo, dei soci e di tutto il suo entourage. Merito, soprattutto, della promessa di rendere più aperto e competitivo il settore italiano del trasporto passeggeri su ferro, grazie al primo vettore privato dell’alta velocità in ambito europeo. Svelato il treno, non sono stati svelati gli arcani, o meglio le strategie che renderanno il vettore davvero competitivo in termini di tempi di percorrenza e di prezzi. Tutto, tranne i listini, è stato detto anche del servizio di ristorazione a bordo fornito dal partner Eataly, di Oscar Farinetti. In attesa che il treno riceva l’omologazione, per ora si parla di marzo come mese probabile per l’avvio del servizio.
Il treno con il leprotto
La flotta di Ntv è composta di 25 treni, ognuno dei quali dispone di 11 carrozze. Il colore, neanche a dirlo, è rosso, sinonimo di velocità. I bolidi prodotti dalla francese Alstom sono in grado di raggiungere i 360 km/h. La trazione di Italo è la stessa montata sul treno che nel 2007 ha stabilito il record mondiale di 575 km/h. L’architettura articolata e la trazione distribuita (cinque coppie di motori sono installati lungo tutto il convoglio) eliminano gran parte delle vibrazioni e del rumore a bordo, ottimizzano l’aerodinamica, garantiscono una maggiore sicurezza e riducono i costi di manutenzione del 15 per cento. Tutte queste informazioni sono ovviamente fornite da Ntv. Gli ulteriori vantaggi dichiarati sono i minori consumi energetici nella misura del 10%, l’alta riciclabilità dovuta al fatto che il 98% dei materiali si può riutilizzare, le basse emissioni di gas serra, l’autosufficienza energetica garantita dal sistema frenante elettrodinamico con recupero di energia e il minore
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Tratte e stazioni, con qualche scommessa Altro capitolo da approfondire: tratte e stazioni. Se le prime riguardano comprensibilmente le città principali, Roma e Milano in primis, ma anche Torino, Bologna, Firenze, Napoli, Salerno, Venezia e Padova, le seconde escludono i due principali terminal italiani, Roma Termini e Milano Centrale, e puntano su quelli specifici per l’alta velocità e su quelli in posizioni strategiche. Nel caso della Capitale i due scali interessati sono Tiburtina e Ostiense, mentre nella città meneghina sono Rogoredo e Porta Garibaldi. Se la scelta appare immediatamente comprensibile per le due stazioni Av, Tiburtina e Rogoredo, dove fa sosta anche il Frecciarossa di Trenitalia, per le altre occorre una riflessione. Da Ntv si apprende che Ostiense “serve una zona della città, quella Sud, SudOvest, particolarmente importante per i viaggi di affari e di lavoro, dalla quale Termini e Tiburtina non sono facilmente raggiungibili”. Per quanto riguarda Porta Garibaldi si legge che “è collocata in una zona centrale, all’interno del più importante progetto di riqualificazione della città”. Aggiungiamo noi che in questo scalo fa sosta anche il Tgv. Di contro, negli ultimi anni Grandi Stazioni ha potenziato l’offerta di servizi, di retail e di ristorazione nelle 13 stazioni di competenza, profilandola proprio sul cliente dell’alta velocità. Lo stesso cliente che sino a qualche anno prima sceglieva l’aereo per raggiungere Roma da Milano e viceversa e che faceva shopping nei duty free shop posizionati in air-side. In questo contesto Roma Termini e Milano Centrale rappresentano le maggiori gallerie commerciali in forza alla società del Gruppo Fs sia per gla che per numero di negozi. Tali considerazioni fanno supporre che in termini di visibilità e di servizi a terra la scelta di Ntv possa lasciare sul campo qualche punto al suo competitor. Sarà determinante in quest’ottica il fattore prezzo e la qualità dei servizi on board.
quello più comune di “classe”. Ntv ha motivato questa scelta adducendo che “lo stile, la qualità dei posti e il comfort sono ai massimi livelli per tutti i viaggiatori”. Tuttavia va sottolineato, parlando di servizi, che esistono ovviamente differenze significative per il viaggiatore che sceglie l’ambiente esclusivo, denominato Club, per colui che opta per quello intermedio, denominato Prima, e per quello che ripiega sulla soluzione meno expensive,
Mettendo da parte per un attimo il tema della ristorazione, l’ambiente Club prevede la collocazione della carrozza a un’estremità del treno, per garantire maggiore tranquillità, 19 sedute e due “salotti” acquistabili a corpo. Nei salotti, pensati per aumentare ulteriormente la privacy, è possibile fare accomodare al massimo quattro persone e il servizio è garantito da personale dedicato. Ogni poltrona è dotata di schermo touchscreen da 9 pollici. I clienti di Prima possono “accontentarsi” di poltrone organizzate in file da tre, che consentono ampi spazi individuali, e di varie comodità: dal comando luci di lettura al vano porta oggetti collocato tra i sedili doppi. L’area Break servirà loro per sgranchirsi le gambe. Ai tre ambienti si aggiungono altre due soluzioni, che portano a cinque i possibili modi di viaggiare. Queste sono la Prima Relax, vagone dove sono vietati i rumori e le suonerie, e la Smart Cinema, dotata di 8 schermi da 19 pollici ad alta definizione posizionati sul soffitto della carrozza. Da segnalare la disponibilità del canale Sky Tg24 e di un novero di film distribuiti da Medusa. A terra, nella varie stazioni, sarà attivo Casa Italo: un centro servizi aperto a tutti i viaggiatori Ntv.
Food, made in Eataly
inquinamento acustico. L’affidabilità di Italo è stata testata su 130mila km percorsi lungo le linee convenzionali nel periodo compreso tra marzo 2011 e dicembre.
Ambienti e servizi
Premesso che a motori spenti abbiamo avuto modo di salire a bordo e di verificare parte della dotazione del treno, Italo è stato presentato alla stampa con tre diversi ambienti. Il termine “ambiente” sostituisce
chiamata Smart. Partendo dall’offerta base, non di poco conto, annoveriamo la seduta più comoda grazie alla poltrona ampia e rivestita in pelle Frau, la connessione gratuita alla rete wi-fi, che dovrebbe funzionare senza particolari rallentamenti grazie alla tecnologia satellitare e all’utilizzo della fibra ottica (questa permette anche di vedere la televisione in diretta) e la presenza di due schermi a led su ogni vagone che danno informazioni sul viaggio.
La qualità della ristorazione, tutta italiana anche nel nome, è stata affidata al partner Eataly. Aboliti la carrozza ristorante e i vassoi preconfezionati, la scelta è caduta su un servizio al posto, con prodotti di stagione. Si passa dal polpo con patate e olive in estate alla zuppa di ceci ed erbette a dicembre. Ogni due settimane i menu vengono rinnovati. I prezzi sono stati annunciati come competitivi grazie alla filiera corta, ma devono ancora essere svelati. Altrettanta cura è stata dedicata al packaging, determinante per la conservazione del prodotto, chiamato Italobox. Il vasetto, ispirato al “bento” giapponese, contiene il menù, le posate, il tovagliolo e la bevanda. Può essere scaldato in base alla pietanza compresa al suo interno. Tutto questo, se richiesto, e il caffè espresso compreso nel servizio di benvenuto al posto, è riservato ai clienti dell’ambiente Club. Le porzioni di Eataly possono essere servite anche in Prima, sempre rigorosamente al posto. Ai viaggiatori Smart è dedicata invece un’Area Snack con distributori automatici. •
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Stazionario per Triumph tris nelle grandi stazioni
Triumph spinge sullo sviluppo nelle stazioni ferroviarie. Già presente a Milano Centrale e a Torino Porta Nuova, il marchio di abbigliamento intimo si è aggiudicato in un primo momento le gare competitive indette da Grandi Stazioni per Roma Termini e per Napoli Centrale, e in un secondo momento ha vinto anche la gara per Verona Porta Nuova. Nello scalo capitolino l’unità immobiliare è collocata al piano interrato e vanta una dimensione di circa 46 metri quadrati. Nel terminal partenopeo l’unità è ubicata al piano interrato con una metratura di 25 mq circa. La durata contrattuale per entrambe le soluzioni è di sei anni più sei.
Trenitalia, una sforbiciata da 20mila km al giorno
Minori risorse dallo Stato rispetto a quelle preventivate e minori incassi sulle tratte regionali, per 134 milioni di euro, hanno determinato, o contribuito a determinare, una sforbiciata giornaliera da oltre 20mila km. Circa 15 volte la distanza tra Bolzano e Reggio Calabria, tanto per darne un’idea. Questo è il risultato dell’entrata in vigore, l’11 dicembre scorso, del nuovo orario di Trenitalia. La distanza percorsa quotidianamente dal parco treni del vettore ferroviario è diminuita da 43.443 km a 23.131 km, con una riduzione della flotta di 32 unità tra Intercity, Eurocity, Eurostar e convogli notturni. Prima dell’ultimo taglio il numero dei treni ammontava a 144. Eloquente, a tal proposito, è stato il commento dell’amministratore delegato di Trenitalia, Vincenzo Soprano, pubblicato sulle pagine di Repubblica. «Con meno risorse disponibili potevamo scegliere: o ridurre le ore del servizio coperto o eliminarlo del tutto». Ovviamente non si è fatta attendere la risposta dei rappresentanti dei consumatori, in primis dei pendolari, e degli esponenti politici locali. Addirittura nel caso della Sicilia, del Trentino Alto Adige e del Friuli Venezia Giulia viaggiatori e assessori parlano di isolamento. Ma proteste si registrano in quasi tutta la Penisola. Non è stata ridotta, perché remunerativa, l’offerta dell’alta velocità.
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Finalmente tiburtina!
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naugurata dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano il 28 novembre la nuova stazione Alta Velocità di Roma Tiburtina, dedicata a Cavour. Sono solo le prime giornate dell’era Monti e la sobrietà la fa da padrona: auto blu tutte italiane e botulino ai minimi storici. Gianni Letta gentiluomo, scruta e solleva il mento all’ombra del neosuperministro Corrado Passera. Parterre a corrente alternata, specchio dei tempi: Guarguaglini e Casini (in dissolvenza incrociata), Veltroni e Meloni (Giorgia), il trio Alemanno, Zingaretti e Polverini amministratori concentrici. Padroni di casa il presidente di Fs Lamberto Cardia e l’ad Mauro Moretti, sempre brillante. A dieci anni dalla gara e dopo tre anni di lavori – un record di qua dalle Alpi – la stazione è pronta o quasi. Diciotto treni a
partire dall’11 dicembre, 140 convogli al giorno a regime e la parte commerciale con negozi e uffici operativa tra un anno. Sono giorni di grande tensione sui mercati per il nostro Paese e il lastrone d’acciaio alto venti metri con le parole di Cavour scolpite sopra non riesce a cancellare il gusto metallico dell’aria che tira. Fuori qualche tafferuglio con i familiari delle vittime di Viareggio, il personale dei Wagon Lits e i no-Tav, che protestano tenuti a distanza di sicurezza. Lo skyline di Roma ancora fatica a metabolizzare la stazioneponte high tech concepita dall’architetto Paolo Desideri con soluzioni simili a quelle degli aeroporti: vip lounge e uffici a bolla sospesi nella struttura reticolata e una galleria commerciale lunga 300 metri e larga 60. •
Frecciarossa, ritoccati i «livelli di servizio»
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ioca d’anticipo l’amministratore delegato di Gruppo Fs, Mauro Moretti, lanciando la nuova offerta per i treni ad alta velocità. Sarà l’effetto della prossima concorrenza portata da Ntv, che prima ancora di svelare i prezzi ha puntato sulla diversificazione e sulla qualità della proposta, ma già da diverse settimane il Frecciarossa ha adottato la configurazione divisa per «livelli di servizio». Denominazione che ha mandato in pensione quella di “classe”. Dal marketing alla sostanza: Moretti ha investito 500 milioni di euro per il restyling dei convogli dell’alta velocità con nuovi arredi e soluzioni tecnologiche, tra cui connessione a internet (in teoria finalmente funzionante) e schermi informativi.
Dalle due classi si è passati a quattro livelli di servizio, che comportano altrettanti prezzi. Il livello Standard, più economico della ex seconda classe, presenta una forbice di listino compresa tra 49 e 86 euro per la tratta Milano-Roma, quello Premium presenta un ticket che oscilla da 70 a 100 euro, quello Business tra 81 e 116 euro mentre quello Executive, il top, è proposto a 200 euro. Di conseguenza, anche l’offerta dei servizi a bordo varia nelle diverse “ex classi”. Proprio sul questo aspetto, dopo la scelta iniziale da parte del vettore di precludere la carrozza bar/ristorante ai clienti con formula “Standard”, riservando a loro il classico carrellino bar, lo scorso 13 gennaio Trenitalia ha corretto il tiro aprendo la carrozza bar/ristorante a tutti i viaggiatori. Il cambiamento di rotta, tanto auspicato dai rappresentanti dei consumatori e non solo attraverso polemiche sul web e a mezzo stampa, è stato reso noto attraverso una nota sul sito www.fsnews.it: «Si tratta di una scelta commerciale adottata dopo questo primo periodo di sperimentazione e dopo aver raccolto i commenti e i suggerimenti dei viaggiatori, anche attraverso il web». Nulla è cambiato nell’offerta degli altri livelli di servizio, per i quali segnaliamo quello Executive che comprende bevande durante tutto il viaggio e pasti gourmet di prodotti freschi, caldi o freddi, serviti al posto a colazione, pranzo e cena. Inoltre, si apprende dal sito di Trenitalia, l’offerta di giornali nazionali e internazionali è stata arricchita con riviste mensili di prim’ordine. •
Centostazioni: anno nuovo, negozi nuovi
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a società guidata da Paolo Simioni riparte dopo le feste natalizie con otto aperture di negozi nelle prime settimane del nuovo anno. Quattro in formula tradizionale e altrettanti in formula temporanea. Il primo blocco vede interessati gli scali di Padova, Pisa e Napoli Mergellina. Le aperture riguardano il punto vendita di saponi biologici hand made a marchio Sapò e lo shop di cosmetici Make Up, entrambi su 40 mq presso la stazione veneta. Nel terminal toscano, sempre su una dimensione contenuta di 40 mq, ha trovato posto uno shop di oggettistica e articoli da regalo denominato “Il treno del risparmio”. L’agenzia di comunicazione Banca Idea ha avviato la propria attività nello scalo campano su una superficie di 150 metri quadrati. Sul fronte dei temporary shop Centostazioni ha dato il via alle operazioni di Domodossola, Ferrara, Gallarate e Roma Ostiense con quattro nuovi punti vendita complessivi. Questi portano rispettivamente il marchio di Cooperativa Santa Giuditta, che su 30 mq commercializza prodotti da forno e di pasticceria artigianale, di Stock B2C, specializzato in stock di abbigliamento e accessori attivo fino a giugno su 40 mq, di Xxl, con offerta di prodotti dalla grafica ai servizi internet operativo anch’esso fino a giugno su 48 mq, e infine di Francesca Pitta, che propone abbigliamento e accessori donna e sarà attivo fino a marzo 2012. •
Ma a Ostiense è ancora emergenza umanitaria
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ra l’obiettivo di una stazione rinnovata, con a suggello l’ingresso del nuovo vettore ferroviario Ntv e di Eataly, e la realtà attuale della stazione Ostiense di Roma, c’è di mezzo un’emergenza umanitaria che dura da parecchio tempo. Nei reportage fotografici, consultabili anche in rete, appaiono chiaramente la tendopoli di profughi e senzatetto ai margini dei binari, i rifiuti abbandonati per terra e l’imbrattamento dei muri. Senza cadere nell’errore di addossare l’intera responsabilità alla proprietà del terminal, Rfi, o alla società di Gruppo Fs addetta alla gestione e alla valorizzazione dell’offerta commerciale, Centostazioni, è palese che è necessario un intervento di tutti gli enti preposti, a partire da quelli pubblici locali, affinché si risolva in primis l’emergenza umanitaria. Solo allora sarà possibile mettere in sicurezza la stazione e sviluppare un’adeguata proposta commerciale e di servizi sia per i viaggiatori pendolari che per quelli dell’alta velocità. Stesso discorso, in scala minore, per la stazione di Roma Tiburtina. Nonostante sia stata inaugurata solo recentemente, sono già numerose le segnalazioni di servizi igienici rotti e complessivamente inagibili. •
Retail Group, l’ora di Nike
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uove aperture di negozi, soprattutto temporanei, hanno contraddistinto la fine del 2011 e l’inizio del 2012 per Retail Group. Sotto l’albero di Grandi Stazioni la società guidata da Nicolò Marzotto ha inserito marchi del calibro di Mandarina Duck, Sergio Tacchini e Pull Love. Ma non solo: per marzo è finalmente previsto l’opening di Nike a Milano Centrale. Il noto brand di pelletterie e di accessori, Mandarina Duck, ha aperto due pop up store, uno a Milano Centrale e l’altro a Roma Termini, attivi fino a fine aprile, con un concept studiato in collaborazione con Retail Group. «I due negozi all'interno delle stazioni ferroviarie sono un sistema di vendita strategico per aumentare la brand awareness del marchio e far conoscere i nostri prodotti a un numero sempre maggiore di consumatori – ha commentato Christopher Bizzio, amministratore delegato di Mandarina Duck –. Nei prossimi mesi il progetto interesserà anche altre importanti stazioni ferroviarie, in linea con il piano di crescita e di espansione del marchio». Con Sergio Tacchini Retail Group ha proseguito la collaborazione, iniziata a Milano, attraverso un nuovo punto vendita nello scalo capitolino. Per Pull Love, dopo l’esperienza temporary sul fronte binari a Milano Centrale, è stata la volta di fare il salto con un punto fisso nel piano biglietteria. Ancora sul fronte dell’abbigliamento, questa volta per bambini, il piano aperture di Retail Group ha riguardato il brand I DO con l’avvio di due punti vendita sempre a Roma e a Milano. Passando alla ristorazione, nella stazione meneghina è stata la volta di My Good Food, marchio nuovo con offerta take away di alta qualità. My Good Food, rende noto Retail Group, testa il suo primo temporary store a Milano Centrale, in vista di aperture di negozi fissi nel corso del 2012 sul territorio milanese e non solo. Segnali di sviluppo arrivano anche da Napoli Centrale, dove Casa Barone, marchio di agricoltura biologica campana, ha aperto il suo shop in shop nel temporary di Retail Group dedicato al food in compagnia di Olio Dante e Perugina. •
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Ai ferry porti Silversea-Slow food: tappa in Toscana
Dalla coltivazione al consumo finale. Questo, in sintesi, il percorso di sensibilizzazione gastronomica a disposizione degli ospiti di Silversea che sceglieranno il pacchetto di tre notti in Toscana a contorno della crociera. La formula è stata messa a punto dalla compagnia di crociere di piccole dimensioni di concerto con Slow Food. L’iniziativa permetterà ai viaggiatori di scoprire l’origine delle pietanze che andranno a consumare durante la navigazione, in particolare nel ristorante “La Terrazza”. In linea con la propria mission, Slow Food Italia approfitterà di questa occasione per far conoscere le tradizioni gastronomiche, i vini locali e l'azione svolta sul territorio. Il soggiorno è previsto come opzione pre-crociera della Silver Wind che da Barcellona salperà per Roma il 17 aprile, per quella che il 30 dello stesso mese salperà da Roma diretta a Venezia e ancora per quella che il 22 ottobre salperà da Roma diretta a Barcellona.
Royal Caribbean, arriva la formula Volo + Crociera Addio a difficoltosi incastri di voli e hotel per raggiungere i porti e allungare la vacanza di qualche giorno. Royal Caribbean ha risol-
to questo problema lanciando i nuovi pacchetti 'Volo + Crociera'. Avvalendosi del servizio dell'operatore il cliente può prenotare i collegamenti aerei, i trasferimenti dall'aeroporto al porto e viceversa e scegliere un hotel dove soggiornare prima e dopo la crociera. Tutto questo è possibile in virtù di convenzioni stipulate tra la compagnia di crociere, alcune compagnie aeree e strutture ricettive. «Sono sicuro che questa novità – ha commenta Gianni Rotondo, direttore generale di Rcl Cruises Italia – agevolerà i processi di vendita e accrescerà la soddisfazione del cliente finale».
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Concordia, il mito è affondato
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uasi immobile, sommersa per metà, spettrale: è la fine di Costa Concordia e del mito che rappresentava. Lo scorso 13 gennaio la punta di uno scoglio ha infranto non solo lo scafo di una nave ma l’idea di sicurezza, di organizzazione e di tecnologia che alimentava un mercato fiorente come quello delle crociere. La gestione delle operazioni che ha portato la Costa Concordia ad arenarsi all’Isola del Giglio, provocando la morte accertata di 15 persone e oltre 20 dispersi (dato disponibile al momento della stesura dell’articolo), mette sotto accusa anche l’immagine dell’Italia nel mondo. Come se in un momento di forte crisi di credibilità internazionale potessimo permetterci pure questo. Ma il primo pensiero è tutto rivolto ai famigliari delle vittime e dei dispersi. È presto, prestissimo, per azzardare conclusioni su chi abbia le responsabilità della sciagura, sarà la magistratura ad accertarlo, ma nel fosco quadro tracciato da testimonianze e ricostruzioni nessuno appare senza colpe. A partire dal sistema crociere che ha spinto sempre di più sulla leva commerciale, a tal punto da mettere a rischio la vita delle persone a bordo solcando rotte troppo vicino alla costa. Tramite la diffusa pratica dell’inchino. Rotta, quella del 13 gennaio, oltre al limite di legge, del buon senso e della capacità tecnica di navigatori, manager e top manager. Prima ancora di verificare, attraverso i numeri, l’eventuale
Trieste vuole l’Alta Velocità
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ortare i collegamenti ferroviari a servizio del porto di Trieste, attingendo ai fondi Ue. È una possibilità che sta prendendo corpo e che potrebbe inserirsi nel più ampio progetto gestito dallo Stato per la realizzazione del tratto transfrontaliero Trieste-Divaccia dell’Alta Velocità, finanziato dall’Unione Europea. Di questo si è già discusso nella sede della Regione a Udine in un incontro tecnico avvenuto a inizio gennaio, dove tra gli altri ha partecipato anche il funzionario del ministero delle infrastrutture e dei trasporti Riccardo Riccardi. Sempre su questo tema è previsto un tavolo di lavoro a inizio febbraio che vedrà presente l’amministratore delegato del Gruppo Ferrovie dello Stato, Mauro Moretti, assieme al Comune, all’Autorità Portuale e alla Regione. L’obiettivo, sullo sfondo, è quello aumentare i traffici portuali e attrarre nuovi investitori. •
impatto economico su Costa Crociere e sull’intero comparto delle crociere, sarà necessario riconquistare la fiducia dei turisti attraverso una forte presa di responsabilità da parte di tutti gli attori che vivono, regolamentano e vigilano sul mare: compagnie marittime, autorità portuali e Governo tanto per citarne alcuni. Questo per evitare che esistano altre Costa Concordia in futuro. Un primo argine è in arrivo dal Consiglio dei ministri, che al momento della stesura dell’articolo si accingeva a emanare il decreto sulle rotte sensibili. Questo metterà un blocco sulle rotte che attraversano le aree protette. Altro argine, già in discussione prima ancora del 13 gennaio, riguarda la città di Venezia. A maggior ragione dopo il naufragio l’autorità portuale della città lagunare ha messo in piedi due strategie, una efficace nel breve termine e l’altra di più ampio respiro. La soluzione, potenzialmente operativa entro il 2013, sarebbe quella di realizzare un percorso alternativo per la Stazione Marittima. L’altra proposta, attiva già dal 2017, sarebbe quella di costruire un nuovo terminal dedicato alle navi da Crociera fuori dalla Laguna, alla bocca di Malamocco. L’idea è piaciuta al ministro dell’Ambiente, Corrado Clini. Questi provvedimenti impedirebbero ai giganti del mari di attraversare il centro storico e il Canale delle Giudecca. Dal 13 dicembre questi giganti sono un po’ meno buoni. •
Sardegna: Saremar contro la crisi
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ancavano solo i dati ufficiali di fine anno per certificare il tracollo di passeggeri su traghetto che ha investito la Sardegna nel 2011. Determinante l’aumento congiunto dei prezzi applicato da tutte le compagnie di navigazione per i collegamenti da e verso l’isola. Questo nonostante la pezza messa dalla Regione Sardegna che ha trasformato la Saremar in una low cost dei mari. Dagli ultimi dati, forniti dal Autorità Portuale degli scali di Olbia, Porto Torres e Golfo Aranci, si evince che all’Isola Bianca il numero dei movimenti nave è crollato del 17,48%, mentre il traffico passeggeri è precipitato del 30%, per un totale di 2 milioni e 670mila passeggeri. Dato che ci riporta al lontano 2001. Golfo Aranci ha tenuto in termini di movimenti nave (+5,19%) grazie al potenziamento dei collegamenti con Civitavecchia effettuato da Saremar, ma ha perso altrettanto (-5,2%, pari a -62.161 unità) in termini di passeggeri. Porto Torres ha perso il 13% dei passeggeri, pari a quasi 130mila unità in meno. Nel 2011 sono stati persi complessivamente negli scali del Nord Sardegna circa 332mila passeggeri. A parziale bilanciamento per l’industria turistica locale l’incremento del flusso turistico sulle compagnie aeree, che nel 2011 hanno visto decollare il numero dei propri clienti. A scanso di equivoci tra luglio e agosto il traffico aereo sulla Sardegna è cresciuto ben oltre la media nazionale, con punte a luglio del +24,2% ad Alghero, del +20% a Olbia e del +15,6% a Cagliari e ad agosto del +11,4% ad Alghero, del +12,4% a Cagliari e del +10,6% a Olbia (fonte
Assaeroporti, dati sul traffico nazionale). Alla crisi prova a rispondere anche quest’anno la Regione Sardegna, che attraverso il governatore Ugo Cappellacci ha reso noto che l’esperimento della scorsa estate con Saremar non è stato un episodio unico. «Le prenotazioni sono già disponibili – ha spiegato Cappellacci – con le stesse tariffe della stagione 2011». Le attività di Saremar sono riprese il 16 gennaio. •
Color Line a braccetto con Heinemann
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a linea di traghetti norvegese Color Line ha stretto una partnership con l’operatore di duty free aeroportuale e di travel retail, Gebr Heinemann. L’accordo, che prenderà il via da maggio 2012, riguarda l’acquisto e la logistica dei prodotti duty free a bordo delle navi. Tra questi si annoverano le categorie spirit, vini liquorosi, confectionery, tabacco, profumi e cosmetici. Color Line, attiva in Norvegia, Svezia, Danimarca e Germania, è una tra le maggiori compagnie navali in Europa in virtù dei sui 4 milioni di passeggeri ogni anno. •
Brindisi, verso la nuova banchina crociere
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Investimenti di questo genere hanno un effetto moltiplicatore di quattro», parola del presidente dell’Autorità portuale di Brindisi, Iraklis Haralambidis, interpellato dalla stampa locale sul progetto del nuovo accosto e del terminal crociere, appena approvato dal comitato portuale. Guardando alla crescita del comparto nella città pugliese, i numeri sembrerebbero dalla sua parte: stando ai primi dati sulla stagione crocieristica 2012 sono già 27 gli approdi programmati. La nuova banchina, adatta ad accogliere le navi da crociere di grandi dimensioni, sarebbe quella di Costa Morena Est. «Brindisi non è una città turistica ma potrebbe facilmente diventarlo se le persone e le imprese ne percepissero le opportunità – ha spiegato sulle pagine della Gazzetta del Mezzogiorno il presidente dell’Autorità Portuale –. Vi posso promettere che non appena Brindisi si accorge che ogni settimana sbarcano 2.000 visitatori “ricchi”, che cercano souvenir, una bottiglia di vino o olio, un bar, una trattoria ecc., i negozi non rimarranno più chiusi da mezzogiorno in poi». •
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Vetrina Dietor in versione nature
Punta ai 10 milioni di italiani che stanno alla larga dai dolcificanti artificiali per dubbi sugli effetti sulla salute il nuovo Dietor Cuore Naturale. È ricavato dalla stevia, sostanza naturale che dolcifica 300 volte più dello zucchero e che ha avuto da poco il via libera dalla Ue. Sta partendo una distribuzione capillare nei bar e nella gdo.
Dimmidisì, Cesare
Sesta referenza della gamma DimmidiSì – I Piatti Unici, arriva sugli scaffali la Cesar Salad, popolare negli Usa. La ricetta è questa: lattuga iceberg, salsa Caesar, condimento fresco e speziato, scaglie di Grana Padano Dop e crostini. È confezionata in ciotola, con condimento in bustina e set servizio (forchetta e tovagliolo di carta). Dura 7 giorni e costa 3,20 euro.
L’eleganza del Pos
Il forno che sa di nostalgia
L’estetica dal sapore retrò e familiare è il punto di forza del nuovo forno Amalfi Vintage di Moretti Forni. Fondamentali i dettagli: la teflonatura della struttura, le pannellature in rame antico, il vecchio logo denso di atmosfere lontane. I forni Amalfi appartengono alla serie P. Quest’anno è stata anche lanciata la Serie M, con un sofisticato pannello di controllo elettronico in Lcd.
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Fujitsu ha lanciato il terminale Pos “TeamPos 7000 Point of Sale All-in-One”. I suoi pregi: l’eleganza, la versatilità (scanner, camera, dispositivo biometrico opzionali), le numerose opzioni di installazione (su palo, alla cassa, alla parete). Adatto dagli ipermercati agli hotel, promette bassi consumi energetici e possibilità di aggiornamenti per il prolungamento della vita utile.
La pulce nell’orecchio
di Simone Filippetti
D
ire a un americano il nome Starbucks è come pronunciare a un italiano il nome Barilla. Negli Stati Uniti, la catena di coffee shop con il logo verde della medusa è il simbolo del caffè. Chiunque sia andato in giro per New York, se n’è accorto: in ogni angolo di strada c’è un locale a insegna Starbucks; spesso ce ne sono più d’uno agli angoli di uno stesso incrocio. Ma quel logo è tabu in Italia: provate a pronunciare il nome Starbucks a un italiano medio e tutti risponderanno con un “che”? Eppure Starbucks esiste da 40 anni ed è una delle più vecchie multinazionali: nata a Seattle, ben prima di Apple o della Microsoft (anch’essa fondata a Seattle), che pure sono nomi noti anche al grande pubblico indistinto, realizza 6 miliardi di fatturato e se si pensa che la spesa media è 4-5 dollari, si capisce l’enormità del numero e quanto sia sviluppato e radicato il business. Ne devi vendere di caffè per fare quei volumi. Anche se sconosciuta in Italia, Starbucks è una multinazionale al pari di Nike o Nestlè. Solo che nel nostro paese la McDonald’s del caffè non ha mai provato a mettere piede. Da tempo circola voce però che possa rompere il tabù e aprire filiali anche in Italia. Niente di ufficiale, solo voci e
Starbucks
e il dilemma italiano speculazioni per ora. Che narrano che il caffè americano, allungato con acqua calda, nelle confezioni da mezzo litro, il frappuccino (la versione a stelle e strisce del cappuccino, mischiato col frappè) diventeranno anche qui da noi bevande di consumo quotidiano. Ma se per 40 anni il colosso Usa è rimasto fuori dall’Italia, pur entrando in Paesi vicini e limitrofi come la Spagna, Svizzera e Grecia, un motivo ci sarà. McDonald’s, che pure in America non è un posto cool e trendy, con quei locali arredati in modo triste e con un target verso una clientela con poca capacità di spesa, in Italia ha fatto faville perché l’hamburger è l’emblema dell’America. Mangiare un Big Mac non è solo pranzare velocemente a un prezzo contenuto, è comprare un pezzo di sogno americano (non a caso in Italia i ristoranti di McDonald’s sono posti fighi, con un design ricercato da locale di
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livello medio-alto e sono tutti in location di pregio, in centro città). Ma il caffè, no. Non funziona. Il caffè è italiano. Anzi, napoletano. Come si vende agli italiani un caffè fatto dagli americani? Non sono i jeans Levi’s o le Timberland. Di fronte a un Frappuccino o un Chai Tea Latte (un tè speziato macchiato) gli italiani inorridirebbero. La maxi-tazza di cartone che ha reso celebre Starbucks è stata pensata per città dove la gente esce di casa s’infila in auto o in metropolitana e si beve il proprio caffè allungato con panna e altri aromi mentre va al lavoro. In Italia, la tazzina è un culto. Al bar si va per il piacere, per scambiare due chiacchiere. E poi c’è un problema logistico. I bar, ognuno a gestione familiare, sono in Italia quello che Starbucks è in America: uno a ogni angolo di strada. Non ci sarà dunque mai storia per Starbucks in Italia? Da solo è difficile, ma se
si trovasse un partner commerciale forte, chissà. Una testa di ponte per entrare nel paese dove si beve più caffè al mondo pro-capite, gli americani ce l’hanno. È Autogrill con cui da anni ha in piedi accordi commerciali (Autogrill gestisce varie insegne Starbucks negli aeroporti dove ha le concessioni). Perché non usare un marchio forte nel Paese, con una sua rete di locali avviati e in location strategiche? Ci sarebbe già un precedente analogo: Burger King. Il concorrente non avrebbe avuto la forza per entrare da solo in Italia. Ma alleato con Autogrill è riuscito a penetrare nel nostro mercato. E non è escluso che a Seattle pensino a fare lo stesso. Più che sulla tazzina, Starbucks potrebbe far leva su altri fattori: il suo modello di consumo. In America i locali non assomigliano al classico fast-food. Sono quasi dei salottini dove la gente si ritrova. La connessione wi-fi gratuita li rende dei posti di socializzazione e di incontro. Specie per i giovani e gli “smanettoni”, fanatici di iPad e iPhone. Un tipo di intrattenimento e modello commerciale che in Italia manca del tutto. Basterà per convincere i padri del caffè a bere un frappuccino? •
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La foto
Trasporti ad alta capacitĂ Italia, estate 2011
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Last but not least
L’ora della svolta
L
eggere le proposte dell’Antitrust è sempre stato un esercizio consolatorio e frustrante. Consolatorio perché si trovavano indicazioni idealmente perfette per far sviluppare l’economia nazionale. Frustrante perché in genere queste indicazioni venivano presto cestinate. Questo vale per i trasporti ma per mille altri settori. Leggendo le proposte per la crescita che la stessa Agcm ha mandato al Governo e al Parlamento lo scorso 5 gennaio, la sensazione è stata per la prima volta diversa. è stata di fiducia, perché la maggior parte dei temi e dei suggerimenti dell’Antitrust sono già stati messi in campo dal governo, tra le proteste di mezza Italia, in particolare di quella corporativa. Non ci nascondiamo, al di là di un consolidato scetticismo, tutte le contraddizioni che ruotano attorno alla figura del super-ministro Corrado Passera e del suo vice-ministro Mario Ciaccia, anche se il gesto di vendere le azioni a prezzo stracciato va comunque riconosciuto al ministro. Ma, sarà anche per la presenza del sottosegretario Antonio Catricalà e dello stesso Mario Monti, la sensazione è che qualcosa sia cambiato. Di
più: se non ora, quando ci sarà un’occasione più propizia per interventi di sistema? Il discorso, per limitarci ai trasporti, vale sia per il Piano nazionale aeroporti che per la promessa Autorità dei Trasporti, o delle Reti. Quanto al Piano aeroporti, l’Enac si è impegnata a concludere entro la fine di gennaio una relazione basata sullo studio finito nel 2010 da One Works, Kpmg e Nomisma. Allora l’ex ministro Altero Matteoli decise di tenerlo nel cassetto, per non scontentare tutti i territori che sarebbero stati toccati dalla nuova classificazione (strategici, primari, complementari), che per gli ultimi significava fine dei contributi pubblici, anche locali. Passera nella sua prima audizione alla Camera ha spiegato che è finita l’era di un aeroporto per provincia e pare stia seguendo in prima persona il fascicolo, pur tenendo mani libere sugli interventi da mettere in atto. Staremo a vedere. L’Autorità dei Trasporti va ancora riempita di contenuti. Di buono per ora c’è che non si creerà un nuovo carrozzone ma che farà capo all’Autorità per l’energia elettrica e il gas. La bozza del maxipiano sulle liberalizzazioni del governo (nella versione disponibile al
Mercati in fiera NOME PITTI UOMO MARCA BREAD & BUTTER PITTI BIMBO SANDWICH & SNACK SHOW SAPORE 2012 Ipack-Ima MIPIM PROMOTION EXPO VINITALY WORLD TRAVEL CATERING & ONBOARD SERVICES EXPO PASSENGER TERMINAL EXPO 2012 ICSC EUROPEAN CONFERENCE
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COSA
momento di andare in stampa), prevede che questa Autorità sia competente nei settori autostradale, ferroviario, aeroportuale, portuale e della mobilità urbana collegata a stazioni, aeroporti e porti, taxi. È quindi rispuntato il settore autostradale, prima affidato all’Anas. Come avviene per il settore dell’energia, l’Authority stabilirà le condizioni minime di qualità dei trasporti nazionali e locali, definirà i diritti degli utenti nei confronti dei gestori, predisporrà degli schemi dei bandi di gara per i servizi di trasporto in esclusiva. Nelle autostrade potrà stabilire sistemi tariffari con price cap, cioè con aumenti in cui si sottrae all’inflazione il tasso di produttività attesa. Una misura sacrosanta, dato che non è sopportabile un sistema dove chi ha le concessioni rischia poco o nulla e ha diritto ad adeguamenti delle tariffe automatici. Nel settore ferroviario, definirà i criteri per la determinazione dei pedaggi da parte del gestore dell’infrastruttura e i criteri di assegnazione delle tracce e della capacità. Sembra però ancora lontana la separazione tra Rfi e Trenitalia. Infine i taxi: l’Autorità stabilirà il numero delle licenze in circolazione e tariffe. I vantaggi di una simile authority sono sulla carta numerosi. Come ha sottolineato Andrea Giuricin su Chicago Blog, il primo effetto positivo si avrebbe sulla concorrenza nei servizi di trasporto locale, dove finora «quelle poche volte che non c’era l’assegnazione in house, la gara si concludeva con la vittoria scontata da parte dell’incumbent». Ma anche negli altri settori potrebbe garantire, come da obiettivo dichiarato nel decreto, «l’efficienza produttiva delle gestioni e il contenimento dei costi per gli utenti, le imprese e i consumatori, condizioni di accesso eque e non discriminatorie alle infrastrutture ferroviare, aeroportuali e alle reti stradali». Sembra un libro dei sogni, considerando l’entità degli interessi in gioco. Ma non dobbiamo dimenticare che in qualche caso le Autorità funzionano. All’estero, certo, ma a volte anche in Italia, come nel caso della stessa Autorità per l’energia elettrica e il gas, che con tutti i suoi limiti ha saputo migliorare nettamente la qualità del servizio. Noi vogliamo avere fiducia, voi? Fabrizio Patti
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