retail&food ANNO 6 NUMERO 6 GIUGNO 2011 • e 3,00
Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 n°46) art. 1. comma 1, DCB Milano
LUOGHI DI VIAGGIO • SPAZI COMMERCIALI
Retail Real Estate
Speciale eire Progetti, date, numeri, interviste: il futuro delle gallerie commerciali
Dossier aeroporti 6° Forum ATRI
Parola di...
Mediamarket
Mystery on Board Costa Crociere
News primae noctis
PRIVATIZZARE L’ICE? ERA ORA! mma Marcegaglia sa fare proposte audaci. E Oggi è la volta della privatizzazione dell’ICE, un carrozzone di 116 uffici sparsi nel mondo la cui
efficienza, come sanno bene i nostri esportatori, è sempre stata quanto meno discutibile. Ed invece, potrebbe essere un formidabile strumento di promozione dell’Italia, se solo fosse capace di coordinare le ambizioni, collettive ed individuali, che pure esistono nel mondo dell’imprenditoria: se solo sapesse, come si dice, “fare sistema”. L’idea peraltro non è eccentrica: a ben guardarla, sarebbe scontata e persino banale. La sua carica “rivoluzionaria” dipende unicamente dal fatto che, nel Bel Paese, diventa provocatorio e rivoluzionario andare contro la burocrazia… e contro i burocrati. Centosedici uffici nel mondo: quanti degli attuali 750 “posti di lavoro” sarebbero messi in discussione? Quanti “Direttori” e “Capi Ufficio” dovrebbero cambiare drasticamente le loro abitudini lavorative? Emma Mercegaglia Quindi l’impresa è difficile, ma ciò non toglie che sia doveroso, adesso che l’idea è lanciata, cercare di andare fino in fondo, cercando di mobilitare anche Confcommercio, Api, Cida e quante altre sigle possibili per organizzare un fronte comune dell’imprenditoria italiana: forse l’unico o ultimo fronte “riformista” sincero che ci rimane!
EDITORIALE
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L’OPINIONE La sfida: dare esperienza all’acquisto di Pietro Malaspina* Dopo tre anni di crisi del comparto immobiliare, possiamo dire che in Italia il “retail real estate” è stato colpito meno che in altri paesi europei. Non abbiamo avuto né un crollo dei valori paragonabile a quello che si è verificato in altri mercati né un completo arresto dello sviluppo di nuovi progetti. Mancano purtroppo segni concreti di ripresa dell’attività: poche transazioni, anche se di dimensioni rilevanti, ma non in numero tale da “fare mercato” e soprattutto pochissimo sviluppo, dato che quasi tutti i progetti in corso erano stati messi in cantiere prima della crisi. Possiamo ragionevolmente ritenere che la fase di assestamento verso il basso sia superata, ma mancano gli elementi per dare un giudizio sulla crescita futura: non sono chiari né i tempi della ripresa né le linee di tendenza che la caratterizzeranno. È certo che l’investimento in immobili commerciali è e sarà per molto tempo condizionato da un atteggiamento estremamente “risk adverse”. Nel quadro sopra delineato è plausibile attendersi: una significativa crescita delle operazioni di ampliamento o ristrutturazione degli asset esistenti, una maggiore attenzione per i progetti urbani, anche di dimensioni contenute ma molto sofisticati in termini di concettualizzazione commerciale, strutturale e architettonica, una propensione allo sviluppo di format percepiti dal consumatore come “convenienti” per il rapporto prezzo-qualità. La sfida che attende gli operatori del retail real estate è quella di coniugare le nuove regole del mercato immobiliare con l’esigenza irrinunciabile di offrire ai frequentatori dei “luoghi del commercio” una esperienza complessiva gratificante, di cui l’acquisto sia solo una componente non obbligatoria. * Presidente Cncc - Consiglio Nazionale dei Centri Commerciali
retail&food - giugno 2011 1
Anno 6 numero 6 giugno 2011 Direttore responsabile Andrea Aiello In redazione Fabrizio Patti, Andrea Penazzi Hanno collaborato Tiziana Bardi, Alessandro Barzaghi, Giuseppe Bonomi, Italo Bussoli, Carmen Chieregato, Giulia Comparini, Gianfilippo Cuneo, Luigi De Montis, Luca Esposito, Simone Filippetti, Fulvio Fassone, Vito Gamberale, Stefano Gardini, Paolo Prota Giurleo, Massimo Guacci, Antonio Intiglietta, David Jarach, Paolo Lombardi, Filippo Maffioli, Pietro Malaspina, Adolfo Marino, Dante Marro, David Montorsi, Giorgio Moroni, Pierpaolo Palmieri, Alberto Pasquini, Enrico Pazzali, POLI. design, Alessio Quaranta, Mario Resca, Leopoldo Resta, Vito Riggio, Kevin Rozario, Paolo Simioni, Vittorio Valenza Foto Archivio Gesto Editore, Flickr, Fotolia, Imagoeconomica, iStockphoto
è ora di leggere
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Lettori di Retail&Food
Diffusione regionale (aree Nielsen)
5% Enti e Ministeri 15% Servizi
20% Gestori aree
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AREA 4 Abruzzo Molise Campania Puglia Basilicata Calabria Sicilia Sardegna
Toscana Marche Umbria Lazio
32% Retail
LOCALITà __________________________ PROVINCIA __________ TEL. UFFICIO ____________ TEL. CELLULARE __________________ FAX __________________ E-MAIL ___________________________ NOTE O RICHIESTE _________________________________________
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Trentino Friuli Ven. Giulia Veneto Emilia Romagna
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SOCIETà _________________ FUNZIONE _____________________ INDIRIZZO ______________________________ CAP ____________
8% 19%
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Piemonte Liguria Valle d’Aosta Lombardia
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n° 6 giugno 2011
SOMMARIO
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46 news primae noctis Privatizzare l'ICE? Era ora!
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l'opinione di Pietro Malaspina La sfida: dare esperienza all'acquisto
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R&f news
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Vending Cruise - Confida Il vending sale in crociera Quattro giorni a stretto contatto in una location del tutto originale. La scommessa vinta da Confida. Circa 180 aziende attive nel settore dei distributori automatici si sono ritrovate a bordo di Costa Deliziosa per guardare alle future strategie di ripresa
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cosa occorre sapere per... Retail e turismo
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Intervista Con Ferrari corre anche il retail
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indice retail
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Parola di pierluigi bernasconi Mediamarket: il futuro del retail è hi-tech
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osservatorio prezzi Food e servizi, a Torino vince Le Fornaci Nel confronto tra i due mall maggiori nei pressi della Mole, Le Gru e Le Fornaci, è il secondo ad avere prezzi minori, per quasi tutti i prodotti rilevati nella ristorazione e nei servizi.
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star trek Retail Obiettivo Basicnet
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dossier aeroporti Travel Retail, il motore degli aeroporti Parola d’ordine: centralità. Il business non aviation pesa sempre più in Europa nei conti degli scali e ha raggiunto la consapevolezza di non essere più solo un ricavo accessorio. Ora però, è necessario cambiare infrastrutture e procedure di conseguenza. L’Atri nel suo sesto Forum, lancia la sveglia.
Speciale eire 2011 Eire convoca gli Stati Generali del Retail Estate La rassegna milanese arriva alla settima edizione, gli organizzatori confidano in un'ampia partecipazione sia dall'Italia che dall'estero. Le premesse ci sono. Ci sono anche i progetti retail: i centri multifunzionali rappresentano l'avanguardia
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Mystery on board Costa Crociere, nessuno sconto al divertimento
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analisi mercato Bread around the clock Sono un’ancora di salvezza per i panifici, ma anche una formula sempre più apprezzata dai clienti.
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Le “bakery-café”, diffusissime con catene all’estero e soprattutto in Francia, si fanno strada anche in Italia. Con spazi potenzialmente enormi anche negli aeroporti e autostrade. Dossier aree di servizio Sarni
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international
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stazionario
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Ferry porti
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Vetrina
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LA pulce nell'orecchio
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LA foto
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LAst but not least
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Rubriche Stock option Orient express Aviation outlook Obiettivo personale Retail station Mercati in fiera
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retail&food - giugno 2011 3
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r&f news Il fast track di Bologna
Con riferimento all’Osservatorio Prezzi del mese di aprile di r&f, la società Sab, che gestisce l’aeroporto di Bologna, precisa che il servizio Fast Track è incluso nei servizi della Vip Lounge ed è uno dei punti di forza dell’offerta della sala. Nell’articolo era stato sottolineato come non fosse possibile l’acquisto del solo servizio Fast Track. Con riferimento alla sala Vip del Marconi, era stato scritto che «l’accesso riservato alla sala imbarchi, tramite corsia dedicata, completa l’esperienza di viaggio».
Quaranta ai vertici di Eurocontrol
Alessio Quaranta, direttore generale dell’Enac, è stato eletto vice presidente dell’Assemblea (Provisional Council) di Eurocontrol dai delegati dei trentanove Stati
A Orio la spunta la …ed è a rischio Compagnia delle Opere… il polo del lusso
C
ambio al vertice dell’aeroporto di Bergamo. Nonostante i risultati di bilancio lusinghieri del 2010 (ricavi +4,8%, di cui commerciali +11%), il presidente Mario Ratti non è stato riconfermato dopo l’assemblea dei soci che ha nominato il nuovo cda. Al suo posto è arrivato Miro Radici, industriale bergamasco considerato vicino alla Compagnia delle Opere. Secondo Il Giornale di Bergamo, Mario Ratti era sostenuto dalla locale Camera di Commercio, dalle banche azioniste e da altre sigle imprenditoriali, che avrebbero voluto la continuità. Una delle conseguenze del cambio della guardia sarà con tutta probabilità un atteggiamento più positivo sull’alleanza con Sea e con gli Aeroporti del Garda, ipotesi che, secondo la stampa locale, era considerata criticamente dal precedente presidente. Il nuovo cda è passato da 9 a 10 consiglieri, dei quali 7 espressione della componente bergamasca e 3 di quella di Sea, che possiede il 31% delle azioni. Amministratore delegato è stato nominato Andrea Mentasti, manager varesino di indicazione leghista, in uscita dalla direzione generale dell'ospedale S. Paolo di Milano. •
L
e nuove regole dell’Enac sulle distanze di sicurezza negli aeroporti mettono a rischio progetti immobiliari per 250 milioni di euro all’aeroporto di Orio al Serio. Lo rivela il Sole 24 Ore Lombardia. All’inizio di aprile l’Enac ha pubblicato un documento in cui ha previsto l’introduzione di una fascia di rispetto di un chilometro intorno alle piste. In tali aree vanno evitati centri commerciali, congressuali e sportivi. Sarebbero così a rischio il futuro “Polo del lusso”che dovrebbe sorgere vicino all’Oriocenter e l’operazione di recupero dell’ex centro servizi realizzato dal ministero delle Finanze negli anni Novanta ma mai utilizzato. A confermare i problemi è stato l’assessore al Territorio della Regione Lombardia, Daniele Bellotti. Dalla Sacbo, però, fanno notare che la partita non è ancora chiusa. Uno degli appigli è che la regola non sia retroattiva e non coinvolga progetti già autorizzati, come il Polo del lusso. Quello che è certo è che il provvedimento non romperà le uova nel paniere solo a Bergamo, ma a tutti gli altri principali aeroporti, a cominciare da Malpensa. E pensare che il real estate è considerato il vero business su cui gli scali si dovranno concentrare nei prossimi anni. •
Stock option BUY
NEUTRAL
SELL
Alessio Quaranta aderenti all’organizzazione. Eurocontrol è l’organismo intergovernativo fondato nel 1960, di cui l’Italia fa parte dal 1995, che riunisce 39 Paesi e gestisce la navigazione aerea sui cieli del continente europeo. Ha un ruolo chiave anche nella gestione di crisi che coinvolgono l’aviazione civile.
Giù i ricavi di Fiera Milano
Nel primo trimestre 2011 i ricavi di Fiera Milano spa sono calati del 22% rispetto allo stesso periodo del 2010, scendendo a quota 74,6 milioni. Il Mol è sceso meno, da 18,8 a 15,5 milioni, per effetto di una diminuzione del 19% dei costi operativi. Nessun dramma dalla Fiera, il cui ad Enrico Pazzali ha sottolineato come il dato sconti lo spostamento di alcune manifestazioni dell’anno in periodi successivi, come il Made Expo (che sarà a ottobre). Ma a pesare è anche la crisi generalizzata che ha colpito li settore fieristico. La società conferma tuttavia la previsione di un Mol a fine anno di 27 milioni di euro.
4 retail&food - giugno 2011
Orio-Sacbo Chiude con un utile di 12 milioni il bilancio 2010 di Sacbo, società che gestisce l'aeroporto di Bergamo Orio al Serio. In particolare schizzano a +11,4% i ricavi commerciali derivanti da retail e food. Siamo sulla pista giusta. Tuttofood Le apparenze, o meglio le premesse, a volte ingannano. Comunicazioni e sensazioni lasciavano intravedere un'edizione fiacca della kermesse milanese, giunta al terzo appuntamento, ma impressioni e pareri raccolti in fiera sono stati molto positivi. Ovs industry Se in Italia il restyling del brand legato al Gruppo Coin è stato un successo, ora tocca all'estero con le prime aperture in Francia e Grecia. Attualmente sono una settantina le vetrine aperte fuori Italia ma, oltre al restyling, si attende la crescita.
Galleria Vittorio Emanuele Il salotto buono di Milano è pronto a sfrattare McDonald's per far accomodare un importante brand del retail: chi dice Apple, chi scrive Gucci, chi accenna a Prada (peraltro già presente in Galleria). Tra retail e food... vinca il migliore. Gemina Gemina, la controllante di AdR (Aeroporti di Roma) corre in borsa, il titolo negli ultimi mesi ha continuato a salire nella speranza che si sblocchi il piano tariffario con tutti gli investimenti ad esso collegati. E soprattutto che si sgonfi il debito: 1,3 miliardi a fine 2010. Consumi Barcollano ma non crollano. Nessuno li sostiene, tutti li vogliono. Nuovi prodotti, nuovi spazi d'acquisto, nuovi orari, nuovi canali... ma i soldi son sempre quelli, giusti giusti. Se il Governo non si muove, il retail cresce altrove.
Alitalia Perde pezzi la compagnia aerea italiana, escono di scena i fratelli Fratini, ma la loro quota verrà coperta da Intesa. Un esempio che altri vorrebbero seguire, anche in considerazione dei risultati di CAI: aumentano i passeggeri ma si allontana il pareggio. Rinascente Sempre più scomposta la battaglia per il controllo de la Rinascente, storico brand milanese, al centro di una disputa tra i thailandesi di Central Retail e Maurizio Borletti, erede della famiglia dei fondatori. Miroglio Che ci azzecca un duro di Confindustria, ex manager Fiat, esperto di intelligence, con uno dei marchi più noti del fashion made in Italy? Sfugge ai più, ma non al Gruppo Miroglio che ha nominato Carlo Callieri Presidente.
Coin a Bc Partners, Pai capitalizza
A
lla fine il fondo francese Pai è riuscito a vendere la sua quota del Gruppo Coin alla società di private equity inglese Bc Partners. Il prezzo di vendita è stato di 6,5 euro per azione. Nel 2005 Pai aveva acquistato a 2,17 euro per azione, pari a 181 milioni di euro, più altri 300 milioni di euro per coprire i debiti. Oggi per il 69,3% del Gruppo Coin, Pai riceve da Bc Partners 644,6 milioni di euro. Il valore del Gruppo è così salito a 930 milioni di euro, a cui si aggiungono 360 milioni di debito, pari a 1,29 miliardi di euro di value market (6,6 volte l’Ebtida 2010). Pai si è anche impegnata a rilevare il 2,1% di Gruppo Coin in mano al management e il 7,3% degli ex azionisti Upim, catena acquistata lo scorso anno. Al closing dell’operazione Pai lancerà un’offerta pubblica di acquisto per queste quote, sempre al valore di 6,50 euro. In verità le due società non operano direttamente: Pai deteneva le azioni tramite Giorgione Investimenti; mentre Bc Partners ha fondato una newco ad hoc, chiamata Icon srl. •
Vincenzo Cremonini
Un 2010 da record per Cremonini
I
l Gruppo Cremonini ha comunicato i dati di bilancio 2010, con lo sfondamento della magica soglia dei 3 miliardi di euro per quanto riguarda i ricavi, giunti, per la precisione, a 3,04 miliardi di euro. Una cifra impressionante, ma in linea con un trend di crescita che ha visto il 2008 chiudere a 2.676,6 milioni di euro e il 2009 a 2.792,5. Per quanto riguarda la ripartizione dei ricavi tra i settori operativi, il 39% deriva dalla produzione tramite Inalca, controllata al 100%; un altro 39% è relativo alla distribuzione al foodservice grazie a Marr, controllata al 58,8% e infine il 22% proviene dal settore della ristorazione con Chef Express e Roadhouse Grill controllate al 100%. Nel 2010 il margine operativo lordo (EBITDA) è giunto a quota 206 milioni di euro (+27,1% rispetto al 2009), mentre il risultato operativo consolidato (EBIT) è stato pari a 122,2 milio di euro (+31,5% sul 2009). Particolarmente positivi i dati relativi ad Inalca che, chiusa la parnership con JBS, raggiunge un EBIT di di 58,3 milioni di euro, più del doppio rispetto ai 23,4 milioni del 2009. •
Burger King, a Roma spazio al franchising
B
urger King, assistita dallo studio legale Rödl & Partners, ha avviato un processo di re-franchising dei company restaurants attivi sul mercato nazionale. A quanto risulta a retail&food, sono stati per ora interessati quattro locali nell’area di Roma, assegnati a diversi franchisee. La società ha di recente annunciato un ambizioso piano di espansione, che porterà nelle sole Lombardia e Veneto ad aprire nei prossimi 5 anni rispettivamente 20 e 15 locali. Nel corso del convegno “Ordine & Extravaganze 2011” di Popai Italia, Gaetano Cecere, senior development manager della Mediterranean Division di Burger King, ha anche annunciato altre novità: la società sta studiando, con il gruppo Autogrill, nuovi formati più adatti alle diverse location. Nelle autostrade sono allo studio piccoli formati, da 30 mq. Nella Stazione Centrale di Milano, invece, un’ipotesi è di inserire, oltre al punto vendita principale, anche chioschi satelliti in altre zone. I tempi non sembrano invece maturi per dar vita anche in Italia ai “Whopper Bar” (l’equivalente di Bk dei McCafé). Il marchio avrebbe ancora bisogno di consolidarsi sul territorio prima di aggiungere la caffetteria. •
Privatizzazione per Genova, idea Lufthansa Dopo l’ok dell’Enac, manca solo il disco verde del ministero dell’Economia per la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del bando di gara per la privatizzazione dell’aeroporto Cristoforo Colombo di Genova. Il vincitore, ha chiarito l’Autorità portuale della città, attualmente azionista di maggioranza, dovrà farsi carico interamente del piano industriale già deliberato. Tra i concorrenti in Lizza ci sono il leader di Msc, Gianluigi Aponte e Pino Rasero, presidente e ad di Leonardo Technology, ossia del parco tecnologico degli Erzelli, posto di fronte allo scalo, oltre naturalmente al fondo F2i capitanato da Vito Gamberale. Aeroporti di Roma, che ha il 15%, per ora non si farebbe avanti, mentre la Camera di Commercio (25%), potrebbe far parte di una cordata genovese, guidata dall’imprenditore Aldo Spinelli. In questa cordata, secondo l’edizione genovese de La Repubblica, potrebbero far parte sia lo stesso F2i sia la compagnia tedesca Lufthansa, che «pare interessata a esaminare la possibilità di un investimento in un’area chiave per lo sviluppo dei traffici mediterranei, come appunto Genova». Lo scetticismo su questa ipotesi, però, prevale in ambienti aeronautici.
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r&f news A Capodichino il debutto di Aldeasa
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Aeroporto turco nelle mani di Astaldi
Il Gruppo Astaldi ha acquistato, tramite Astaldi Concessioni, il 92,85% di Mondial. Si tratta della società concessionaria del terminal internazionale dell’aeroporto Milas-Bodrum, in Turchia. Nella concessione sono previste la progettazione, la costruzione e la successiva gestione del terminal internazionale dello scalo, situato nel sud-ovest della Turchia, in un’area a elevata densità turistica. È di circa 100 milioni di euro l’investimento per la realizzazione del nuovo terminal, che si estenderà per 100mila metri quadrati.
Orient Express
oco dopo Heinemann a Bologna, un altro travel retailer internazionale ha fatto il suo debutto in Italia, a dimostrazione della vivacità del comparto. Aldeasa, società spagnola del gruppo Autogrill e uno dei principali operatori al mondo di retail aeroportuale, ha aperto nell’aeroporto di Napoli Capodichino, in collaborazione con Gesac, il suo primo duty free in Italia. Il negozio ha il formato “walk through” e si trova nell’airside, subito dopo i controlli. Si estende su una superficie di 700mq, è a insegna “The Shop” (un marchio di Aldeasa) e propone articoli “tax and duty free” fra cui cosmetici e profumi delle principali marche internazionali, dolciumi, accessori da viaggio, tabacchi, cibo e bevande. Uno spazio è dedicato alle degustazioni dei prodotti e alle promozioni speciali. Nell’area a insegna "Thinking Napoli" si può poi trovare un ampio assortimento di specialità locali, souvenir della città e prodotti tipici della regione (olio d’oliva, aceto, formaggi, cioccolato, grappa, limoncello e il noto vino campano Lacryma Christi). Lo stile particolare di Thinking Napoli è ispirato al chiostro della Basilica di Santa Chiara, con le arcate a volta e le maioliche dipinte a mano. Marco Consalvo, direttore generale di Gesac, società di gestione di Capodichino, ha commentato: «Siamo molto soddisfatti e fieri che uno dei retailer aeroportuali principali al mondo, Aldeasa, abbia
deciso di investire nel nostro aeroporto aprendo il primo negozio in Italia con tutti i suoi prodotti migliori. Siamo sicuri che tutti i nostri passeggeri apprezzeranno non solo le diversificate categorie di prodotti, inclusi i nostri migliori marchi e prodotti locali presenti nella sezione Thinking Naples, ma anche la qualità del servizio di questo operatore qualificato e internazionale». •
a cura di Stra_branding - www.strabranding.com
I multi-brand stores in Giappone, una nuova opportunità distributiva Negli ultimi anni, nonostante la debolezza mostrata dall’andamento delle vendite retail nel mercato giapponese, alcune particolari forme di distribuzione commerciale stanno mostrando segnali di crescita molto incoraggianti. Tra di esse, oltre ai retailers del fast fashion, alle outlet malls ed ai siti e-commerce per telefoni cellulari, sottolineamo anche il canale dei multi-brand specialty stores il cui business è in crescita ed è molto interessante per i marchi stranieri del fashion. Come molti di voi certamente sapranno, i department stores giapponesi non vengono più considerati come i retailers di riferimento in quanto da anni ormai le loro performances di vendita mostrano segni di debolezza. Tale situazione dipende da svariati fattori e i dibattiti sull’argomento sono ricorrenti. Ciononostante, molti professionisti del settore ritengono che una delle principali cause sia la mancanza di esperienza e know-how nel perseguire ed implementare le corrette strategie di merchandising. Durante gli anni Novanta, infatti, quando i marchi stranieri dominavano il mercato del fashion in Giappone, molti department stores hanno permesso a quest’ultimi di costruire e connotare spazi di vendita dedicati come fossero negozi indipendenti al loro interno. Addirittura, alcuni marchi occupavano gli spazi circostanti l’entrata del ground floor, al punto da rendere difficile l’individuazione del nome della catena del department store ospitante. Quest’ultimo, in pratica, operava con modalità molto simili a quelle delle agenzie di real estate, negoziando degli affitti per tsubo (3,3 metri quadrati) con tariffe differenti in funzione del piano e della posizione offerta. Molti talentuosi merchandisers e buyers, durante questo periodo di “real estate business”, lasciarono i department stores e iniziarono nuove carriere all’interno dei multibrand stores o intrapresero proprie attività imprenditoriali. Quanto detto con la sola eccezione del department store Isetan che, capendo questa tendenza, ha perseverato nella propria strategia di considerare il merchandising un'arma vincente e una caratteristica distintiva del proprio business. In generale, i clienti giapponesi mantengono ancora una buona considerazione nei confronti dei department stores, tuttavia le giovani generazioni non considerano più “cool” lo shopping al loro interno e, al contrario, apprezzano maggiormente l’immagine e lo stile dei multi-brand stores e dei negozi indipendenti su strada, trovando al loro interno una segmentazione di prodotto più consona alle proprie aspettative. Questi ultimi sono ora i leader del mercato.
6 retail&food - giugno 2011
Se, durante il vostro prossimo viaggio a Tokyo, dedicate del tempo alla visita di uno di questi negozi (Beams, Ships, Edifice, United Arrows, Journal Standard o Tomorrow Land, per fare alcuni esempi), verrete attratti dalla selezione dei prodotti e dal merchandising ma anche dalla clientela nel negozio, molto più trendy e cool rispetto a quella che frequenta i department stores. Noterete, inoltre, che lo staff di vendita è più esperto e ben informato sulle caratteristiche del prodotto. Infine, i marchi che hanno relazioni di business con i negozi sopra citati possono apprezzare anche la curiosità dei buyers nel richiedere informazioni sul prodotto e la loro profonda conoscenza del settore. Sfortunatamente, a causa della scarsa conoscenza del mercato, molti marchi europei non sfruttano le potenzialità che possono scaturire dal rapporto con questi buyers che sono desiderosi di costruire relazioni di lungo periodo, creando una comune mentalità “win to win” e non banalizzando la relazione ad un semplice rapporto “sell & buy”. I multi-brand stores hanno spesso più di venti punti vendita ed è molto importante condividere le loro strategie di comunicazione sul territorio: hanno dei propri budget da destinare in pubblicità e, fornendo loro dei campioni di prodotto adeguati al fit giapponese, i marchi possono ricevere della pubblicità gratuita all’inizio di stagione. Spesso svolgono attività promozionali, quali ad esempio eventi o trank show, che rappresentano opportunità interessanti anche per la conseguente esposizione mediatica in tutto il Giappone. I buyers, nello spirito della buona collaborazione instaurata, trasferirebbero all’azienda importanti imput in base ai feedback ricevuti dal mercato in modo che essi possano essere utilizzati per la progettazione delle future collezioni. Questa attività, se di successo, aprirebbe la disponibilità ad estendere la presenza del vostro marchio a più doors con conseguenti maggiori ordinativi. Abbiamo notato che non è semplice integrare i feedback di mercato con le esigenze di sviluppo delle collezioni. Tuttavia, la collaborazione con questi retailers potrebbe sfociare nella semplice realizzazione di capi speciali che è stata la base del successo di molti marchi importanti. Noi abbiamo sperimentato direttamente alcuni progetti di collaborazione in tal senso che si sono poi rivelati vincenti. Vaner Alper
retail&food - giugno 2011 7
r&f news Lombardini libera il Becco Giallo
Aprirà a fine giugno all’Oriocenter la nuova creazione di Base Lombardini Food Group, specializzato nella ristorazione veloce. Si chiama Becco Giallo ed è una formula fast food con offerta meramente avicola (solo pollo, in tutte le salse, dalla cotoletta al kebab). Sostituisce un locale già esistente di Base Lombardini, da poco ribrandizzato Sugò (prima si chiamava Lord Bry). Quello nel centro di Orio al Serio (Bg) è il primo tassello di un’opera di ribrandizzazione del gruppo che porterà a riconvertire larga parte dei locali con questo marchio. Il locale afferisce alla food court e si estende per 100 mq. Sono possibili sviluppi successivi per corner di 50 mq, anche in ambito cittadino, o per locali da 200 mq con servizio al tavolo. Il secondo Becco Giallo aprirà nel centro commerciale di Curno (Bg).
Da Malpensa a Pechino si vola senza sosta
Dal 15 giugno sarà operativo un volo diretto di AirChina dall’aeroporto di Milano Malpensa a Pechino. La frequenza sarà di tre volte alla settimana, lunedì, mercoledì e sabato con partenza alle 21 e arrivo alle 19 ora locale. La tratta è stata presentata alla Camera di Commercio di Milano dal presidente della Sea Giuseppe Bonomi e Li Jiang, direttore generale di Airchina per l'Europa.
Rainbow MagicLand, nel food 480 assunzioni
Sarà la ristorazione il piatto forte delle assunzioni nel nuovo parco dei divertimenti Rainbow MagicLand di Valmontone, a poca distanza dall’outlet di Fashion District. Dei 1.200 posti di lavoro attesi dalla Rainbow MagicLand, società del gruppo Alfa Park, il 40%, circa 480, riguarderanno il food, tra cuochi, pizzaioli e camerieri. I punti di ristoro saranno 28, di cui cinque ristoranti.
8 retail&food - giugno 2011
Geox, dividendo da 18 centesimi
F
atturato in calo dell’1,7%, utile di 58 milioni di euro e dividendo a 18 centesimi per azione. Questo in estrema sintesi il bilancio 2010 di Geox, approvato dall’assemblea della società. “Il 2010 – ha commentato il presidente e fondatore, Mario Moretti Polegato – si è chiuso con un fatturato consolidato pari a euro 850 milioni, sostanzialmente stabile rispetto all’esercizio precedente (-1,7% rispetto agli 865 milioni di euro del 2009, ndr), grazie ad un soddisfacente secondo semestre, in crescita del 9 per cento». Per Polegato «tale andamento positivo della seconda parte dell’anno interessa sia le calzature (+5%) che l’abbigliamento (+29%) ed è distribuito in Italia, Europa e Nord America mentre i mercati emergenti accelerano con un +17 per cento. Particolare soddisfazione è data dai nostri negozi monomarca diretti che nella stagione Autunno/Inverno 2010 hanno riportato una crescita comparabile del 14 per cento». La posizione di cassa in positivo per oltre 90 milioni ha consentito di distribuire un dividendo da 0,18 euro per azione, per un totale di 47 milioni di euro, l’80% dell’utile. Negli anni precedenti tale dividendo era stato più alto: 0,20 euro nel 2009, 0,24 nel 2008 e 2007, mentre nel 2005 era stato
Mario Moretti Polegato di 0,85 euro. L’Assemblea ha inoltre approvato un nuovo piano di stock option a favore di dirigenti e collaboratori strategici, con anche interventi per perseguire risultati di medio-lungo termine. •
Aviation outlook
Low cost, il futuro è a lungo raggio? Senza troppi clamori, ma con passo costante, aumenta l’offerta “low cost a lungo raggio” tra l’Europa e l’Asia: è di qualche settimana fa l’avvio del servizio regolare tra Parigi Orly e Kuala Lumpur, che si affianca a quello già in essere tra Londra e la capitale malese, entrambi operati da Air Asia X. L’apparente successo di queste connessioni, oltre che essere foriero di nuove aperture nell’immediato futuro, pone nuovamente in discussione un modello accantonato qualche anno fa con il fallimento delle operazioni di Oasis, che per prima aveva provato a connettere Londra e Hong Kong a prezzi bassi. È allora riproducibile l’esperienza low-cost, di così grande successo nel mercato a breve raggio, anche sulle distanze più lunghe? È bene prima di tutto precisare che numerosi adattamenti al format d’offerta entrano in gioco con la riproduzione del format low-cost verso connessioni più distanti. Vengono in sostanza edulcorati gli aspetti più estremistici del concetto di servizio, in primis l’elevata densità dei sedili in un’unica classe di servizio, a favore di un’offerta a due classi (business ed economy) di livello qualitativo inferiore rispetto ai vettori tradizionali, ma altresì con un forte sconto sulla tariffa proposta al passeggero. L’altro elemento di differenza, questa volta rispetto ad un’aerolinea tradizionale, consiste nella possibilità di proseguire da Kuala Lumpur verso gran parte delle destinazioni asiatiche (operate dalla capogruppo Air Asia), ma senza l’interconnessione di biglietto e bagaglio. In sostanza, si allungano i tempi totali di viaggio, data una maggiore permanenza nello scalo di interconnessione, oltre che alcuni aspetti dell’operatività, legati in prima istanza alla necessità di ritirare il bagaglio e di doverlo nuovamente registrare verso la destinazione finale. Nulla di trascendentale, a fronte di un forte sconto, s’intende, aspetto che sta attraendo verso il servizio “low cost a a lungo raggio” anche una parte di clientela d’affari.
Sarà vera gloria? Esistono ulteriori margini di espansione? Non c’è dubbio che l’ormai imminente – dopo anni di ritardo sui tempi previsti – consegna dei nuovi velivoli Boeing 787, capaci di volare non stop tra l’Australia e l’Europa, potrà segnare un’ulteriore crescita del format “low cost a lungo raggio”. A partire da JetStar, sussidiaria di Qantas, che proprio su tale tipologia di rotte punta per la consacrazione a livello globale del suo modello di business. E le destinazioni transatlantiche? Qui il discorso è più complesso, dato che apparentemente i progetti in questo senso già formulati negli anni scorsi da Ryanair e da Easyjet sembrano essere stati accantonati. Però non c’è dubbio che la crescente maturità dei mercati europeo e statunitense, con una crescita a livello domestico inferiore a quella prospettata a livello internazionale, favorirà inevitabilmente – prezzo del petrolio permettendo – un ritorno su questa idea. Soprattutto se, magari, le stesse JetStar e Air Asia X decidessero di far proseguire le loro rotte dall’Europa agli Stati Uniti… Fantascienza? Qualche settimana fa Singapore Airlines ha lanciato il servizio Singapore-Barcellona-San Paolo.. E nel settore delle aerolinee il tasso di imitazione e la velocità di sua implementazione sono molto rapidi. Salute a tutti! Prof. David Jarach www.diciottofebbraio.it
retail&food - giugno 2011 9
r&f news Su Livealltogether.com uno sguardo all’Europa
C
’è un nuovo portale dedicato a percorsi culturali e turistici, ma anche enogastronomici. Si chiama Livealltogether.com ed è dedicato alle informazioni su Italia, Francia, Spagna, Regno Unito, Germania, Ungheria, Romania e Grecia. È nato a Roma su iniziativa di Marco Gabriele Proietti, ad di 3Communication&Partners, in collaborazione con lo studio NWDesigns. I contenuti sono organiz-
zati nelle categorie arte, musica, cinema, tradizioni culturali, formazione, università, bandi Ue, notizie su come spostarsi e viaggiare. Si possono poi trovare hotel, b&b, appartamenti, ristoranti, spa e centri benessere. Le aziende possono acquistare una scheda tecnica per avere visibilità sul sito. Recentemente il portale è stato anche ampliato con il servizio di booking online. •
Leonardo Caltagirone lancia l’outlet urbano
U
n nuovo concetto, quello di outlet inserito nel contesto urbano e organizzato per “continenti tematici”, è alla base del progetto Parco Leonardo Square. Si tratta della prima iniziativa del Gruppo Leonardo Caltagirone nel mondo dell’outlet e si trova nel comune di Fiumicino (Roma). Poco distante si trova il grande Centro commerciale Leonardo,
230 negozi, sempre del Gruppo Leonardo Caltagirone. Del nuovo outlet, che è attualmente in fase avanzata di commercializzazione, non sono ancora noti la data di apertura e il numero di negozi. Si sa però che lo spazio avrà cinque continenti tematici: Moda, Motori, Sport, Casa e Sapori. Questi luoghi, dice una nota del gruppo, affacciati su un sistema di piazze pedonali, sono progettati e ambientati per esaltare l’eccellenza delle marche e offrire ai clienti un’esperienza di shopping superiore a quella offerta dai tradizionali outlet, «che ricreano artificialmente le piazze e le strade cittadine». •
10 retail&food - giugno 2011
Eataly al Porto Antico
...e A bordo di Ntv c’è Eataly
Farinetti sbarca a Genova e si imbarca per New York...
Notizia bomba nel mondo del catering ferroviario: Ntv, la compagnia guidata da Luca Cordero di Montezemolo, ha stretto un accordo con Eataly per il catering di bordo (non è prevista la carrozza ristorante). Come riporta Finanza&Mercati, la sceltà è avvenuta con un beauty contest riservato a selezionatissimi operatori. Il valore del contratto viene stimato dal quotidiano in 5-6 milioni di euro all’anno. Le due società alla fine dell’anno scorso hanno dato inizio alla loro intesa: hanno infatti deciso che la stazione Ostiense di Roma, destinata a essere usata come terminal da Ntv, ospiterà il più grande megastore di Eataly al mondo: 15mila metri quadrati e 16 ristoranti.
Montichiari, per i soci pronta la via di fuga
Oscar Farinetti e Paolo Lombardi
A
veva promesso di aprire Eataly nel week end di Pasqua e c’è riuscito. Il 25 aprile Oscar Farinetti appariva particolarmente soddisfatto per l’impegno onorato al momento del taglio del nastro in compagnia dei Presidenti di Regione e di Provincia, Claudio Burlando e Alessandro Repetto, e della Sindaco Marta Vincenzi, al terzo piano dello storico Edificio Millo, costruito nel 1876 nel cuore del Porto Antico, restaurato da Renzo Piano negli anni ’90. Lo spazio di 2.000 metri quadrati è attrezzato a punto vendita alimentare e inoltre offre 4 punti ristoro conviviali, un ristorante di pesce “Il MarinRistoro del Porto Antico”, un'area per eventi e didattica (40 posti a sedere di fronte alla cucina a vista Arclinea), una libreria tematica e un reparto dedicato agli oggetti per tavola e cucina. Il formato si uniforma agli altri 11 negozi (il primo lanciato a Torino nel 2006) che in Italia, Stati Uniti e Giappone hanno issato l’insegna EATALY-Alti Cibi. Il sito genovese, completato a piano terra da un dehors con caffetteria e gelateria artigianale e collegamento diretto al terzo piano da 2 ascensori trasparenti, parte da un investimento attorno ai 3 milioni di euro (messi a disposizione da una cordata di imprenditori piemontesi, con a capo appunto Farinetti, e da Coop Liguria) e dà lavoro a circa 70 dipendenti. I prodotti offerti negli scaffali e sulle bancarelle al terzo piano sono oltre 6.000; circa il 40% proviene dalla Liguria e in generale si registra un’ampia rappresentanza di Presidi Slow Food. Mentre le aree verso la città e i corridoi interni sono riservati agli scaffali, ai banchi di vendita, alle cucine e ai servizi, i tavoli dei ristoranti tematici e de Il Marin (il solo per il quale sia richiesta la prenotazione) sono affacciati verso il mare con vista dello skyline genovese: Bigo, Lanterna, Matitone e colline tutto compreso, protetti da una vetrata panoramica firmata dalla società Renzo Piano Building Workshop.
Eataly è aperto tutti i giorni dalle 10 alle 22,30 (chiuso il 1° maggio Festa dei Lavoratori) e nei primi sei giorni d’attività ha servito più di 15.000 clienti: i buongustai genovesi, in attesa da almeno quattro anni, e i numerosi turisti che hanno affollato Genova attratti anche dalla quinquennale Euroflora2011. Il 25 aprile anche Farinetti ha fatto tappa alla esposizione mondiale dei fiori, attraccando di prima mattina alla banchina della Darsena Nautica di Fiera di Genova con il ketch (2 alberi con 4 vele) di 22 metri “I love Barolo”, co-capitanato da Giovanni Soldini; dopo la visita ai padiglioni ed i saluti irrituali a Paolo Lombardi e Roberto Urbani, presidente e a.d. di Fiera, ha caricato erbe aromatiche per il giardinetto della barca e una pianta di Pinus Pinea (simbolo botanico dell’Italia) da presentare al sindaco di New York. Al termine dell’inaugurazione di Eataly, I love Barolo è salpato per la traversata oceanica, programmata con tre tappe intermedie per consentire di variare i compagni di viaggio lungo la rotta (Palma di Maiorca, Gibilterra, Madeira), con l’obiettivo di raggiungere New York il 2 giugno. Scopo del viaggio dalla Superba alla Grande Mela, dall’Anniversario della Liberazione alla Festa della Repubblica, “invitare tutti gli italiani a partecipare per il proprio Paese”. I venticinque protagonisti dell’impresa sono imprenditori e manager, chef, personaggi dello spettacolo e della cultura, collegati tra loro dall’intento di coinvolgere tutti gli italiani nel progetto ”7 mosse x l’Italia”: un documento (da redigere nei giorni di traversata, con contributi via internet anche da chi è rimasto in terraferma) per suggerire ai nostri politici e governanti le 7 mosse da attuare subito (entro 7 mesi) per migliorare la situazione del nostro Paese: destinatario il 2 giugno il Console generale d’Italia negli USA, Francesco Maria Talò. Gennaro Esposito
Le perplessità dei soci bresciani di Aeroporti del Garda, la società che gestisce gli scali di Verona e di Brescia, sull’alleanza con Sea (Malpensa e Linate) e Sacbo (Orio al Serio) potrebbe essere risolta con un’opzione put. Si tratterebbe di un nuovo patto parasociale in base al quale i soci bresciani, nel caso si opponessero all’alleanza,
sarebbero liquidati, lasciando mani libere alla maggioranza degli azionisti di Verona (e Trento). È la linea, riporta l’Arena, del sindaco di Verona Flavio Tosi. Ma contrarietà e perplessità sono state espresse dai soci bresciani stessi, che hanno interpretato la mossa come una “cacciata” di Brescia. Sullo sfondo c’è la preoccupazione dei soci della Leonessa, già in minoranza, di contare ancora meno. Gli stessi soci – Camera di Commercio e Provincia di Brescia – avevano in precedenza proposto di salire al 25% del capitale (ora sono circa all’8%), in cambio di una clausola che richiedesse una maggioranza qualificata del 76% per compiere scelte. Per lo scalo è previsto un utilizzo prevalentemente come cargo, dopo la fallimentare esperienza del traffico passeggeri.
retail&food - giugno 2011 11
r&f news La corruzione attorno ai mall? Funziona così
L
’ultimo caso eclatante si è verificato a Castel Mella, nel bresciano, dove un assessore comunale e il capufficio tecnico, assessore in un altro comune, sono stati arrestati e subito dopo sospesi dal loro partito, la Lega Nord. L’accusa: aver ricevuto una tangente da 22mila euro per «ammorbidire» i controlli e realizzare un centro commerciale su un terreno sottoposto a vincolo paesaggistico-ambientale. In manette sono finiti anche il costruttore e il geometra che ha fatto da tramite. Non è però un caso isolato: le cronache degli ultimi anni raccontano di episodi simili a Buccinasco (Milano), Bari, Ferrara, Benevento, Martignacco e Fiume Veneto, in Friuli, Villabate (Palermo), Napoli, Taggia (Imperia), Perugia. I capi di imputazione che ricorrono più spesso sono quelli di “corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio”, “omissione in atto d’ufficio”, “interesse privato in atto pubblico” e “peculato”. Ma quali sono gli anelli deboli dell’iter autorizzativo, dove è più facile che si presentino episodi di corruzione? Lo spiega a r&f un funzionario comunale che si occupa di attività commerciali e che ha chiesto di rimanere anonimo. In genere le grandi strutture commerciali nascono da una pianificazione regionale che recepisce le proposte degli enti locali a seguito di manifestazioni di interesse da parte di privati. Il recepimento di tali proposte avviene attraverso conferenze dei servizi, accordi territoriali, convenzioni con privati e modifica degli strumenti urbanistici vigenti. La pianificazione è spesso lunga, dura anche 7-8 anni. La parte più critica, spiega il funzionario, non è tanto la parte di edilizia commerciale, perché ottenere un permesso di costruire è semplice, ma la fase precedente, quella della classificazione delle aree. Ogni comune, infatti, può decidere di far passare un’area da verde
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a commerciale e per farlo ha diversi strumenti, tra cui dei bandi. Attraverso di essi si raccolgono le manifestazioni d’interesse dei privati volte ad ottenere un cambio di destinazione d’uso a fronte della perequazione, ossia di opere di viabilità accessoria (come le rotonde), ed eventualmente di altre opere di utilità pubblica, come la costruzione di scuole o teatri. Tutto legittimo. La trappola, però, è che per accelerare l’iter autorizzativo un sindaco, un assessore o funzionario potrebbe richiedere al privato di far fare una consulenza a una data società amica, secondo una logica di creazione del consenso (magari in cambio del finanziamento di campagne elettorali di singoli soggetti). Oppure semplicemente di dare una tangente. Di solito ciò non avviene direttamente, ma con una donazione a un’associazione di beneficienza o a una società sportiva nella quale l’assessore o il funzionario ha un ruolo. Queste realtà, infatti, hanno una contabilità agevolata che permette passaggi di denari disinvolti. Un secondo punto critico riguarda la realizzazione delle opere pubbliche per la perequazione. Anche in questo caso l’accordo illecito prevede di far lavorare aziende vicine a chi dà l’autorizzazione. Un terzo momento tipico è infine quando si rende necessario per i privati chiedere un incremento di volumetria o degli indici edificatori. Pure in queste circostanze avvengono le donazioni sospette di cui sopra. Ma come si esce da questa situazione? Il funzionario non ha dubbi: «È necessario che ci siano leggi chiare e certe per tutti. Oggi invece non solo ogni regione legifera a modo proprio, ma c’è un’interpretazione diversa in ogni comune e anche nello stesso comune a distanza di tempo». Questo spazio per le interpretazioni genera corruzione. «Gli imprenditori non devono chiedere di interpretare, ma pretendere il rispetto dei tempi e delle norme» conclude. Le istituzioni, a quel punto, non avrebbero più scuse. •
Obiettivo Personale A cura di Excursus. Spazio di formazione partecipata – www.studioexcursus.com
L'organigramma. Questo sconusciuto
N
elle organizzazioni di lavoro si parla molto di organigramma, di ridefinizione dell’organigramma, di modelli e schemi di organigramma eppure pare sempre che siano pochi coloro che lo conoscono realmente, che lo utilizzano e che vi fanno ricorso per un’ottimizzazione delle risorse umane e dei tempi di lavoro. Questo strumento, attraverso il quale viene definito chi fa cosa, non sempre viene usato nelle organizzazioni e, laddove è stato redatto, raramente è presente nella quotidianità della vita organizzativa. Attraverso l’organigramma, l’azienda definisce e ricorda a se stessa, e nel tempo, quali ruoli siano presenti al suo interno, chi li ricopra, quali funzioni siano annesse a ciascuno di essi e quali competenze specifiche vengano richieste; è a partire da organigrammi chiari e condivisi con tutti i dipendenti (dai dirigenti fino ad arrivare al personale operativo) che un’organizzazione può coordinare strategicamente il lavoro al
proprio interno, raggiungendo gli obiettivi prefissati. Ciascuno sa con chi può interfacciarsi per lavorare al meglio, per trovare tempestivamente ed efficacemente risposta ai propri quesiti. Organizzazioni complesse, dislocate su differenti territori e predisposte nell’offrire molteplici servizi/prodotti, frequentemente incorrono in processi comunicativi e decisionali difficoltosi; alla complessità strutturale si assomma una conoscenza fragile della struttura organizzativa, del chi fa cosa. Difficoltà presente anche in quelle realtà che vedono al proprio interno un alto turn over del personale. È proprio in queste organizzazioni che l’organigramma dovrebbe accompagnare facilitandolo l’ingresso di nuovi dipendenti, accelerando i tempi di inserimento, di socializzazione e di produttività. In tal senso l’organigramma diviene uno strumento dinamico e generativo di buone prassi organizzative.
Eugenia Montagnini eugeniamontagnini@studioexcursus.com
A Berlino l’ innovazione nella ristorazione
Neorestauration organizza l’evento Cir Berlin 2011 Foodservice, nono congresso internazionale dei concept di ristorazione. Si terrà i prossimi giovedì 16 e venerdì 17 giugno. Il 16 ci saranno otto tra convegni e tavole rotonde con testimonianze, analisi
di trend e di problematiche, con a seguire, alle 18.30, la consegna di cinque premi dedicati all’innovazione nella ristorazione. Il 17 sarà invece dedicato a un tour tra le esperienze di ristorazione più significative e innovative di Berlino. I lettori di retail&food avranno diritto a uno sconto. Info: www.cirfoodservice.com .
retail&food - giugno 2011 13
r&f news Codice Turismo, la Fipe attacca
«L’azione di protesta sarà durissima». È la frase più dura della lettera di protesta che ha scritto la Federazione italiana pubblici esercizi sul codice-riforma del ministro del Turismo Vittoria Brambilla. Oggetto degli strali è la norma che consente a tutte le strutture ricettive (alberghi, campeggi, b&b, agriturismi etc) di fare somministrazione di alimenti e bevande per le persone non alloggiate nelle stesse strutture. Per la Fipe il problema è che gli alberghi &co non fornirebbero le stesse «garanzie di professionalità e integrità morale richieste invece ai pubblici esercizi». Come conseguenza, secondo la federazione, il codice crea «asimmetrie nel mercato, perché mette sullo stesso piano tipologie differenti di imprese che cosi possono proporre lo stesso servizio». Ma la lamentela non si ferma solo a richieste protezionistiche: per la Fipe, infatti, la norma finirebbe addirittura per svalutare l’attrazione sui turisti stranieri basata sulla ristorazione italiana.
14 retail&food - giugno 2011
Nova Marghera, commercializzazione avanti tutta
È
entrata nella fase finale, quella più concitata, la commercializzazione del Venezia Urban Lifestyle. L’iniziativa da 30 milioni di euro, promossa da Nova Marghera, dovrebbe concludersi entro l’autunno di quest’anno. Il complesso si compone di un fabbricato ex magazzino di fertilizzanti, che assomiglia allo scheletro di un gigantesco cetaceo arenato sulle rive di Marghera, e di un corpo di fabbrica a sé stante, un tempo mensa aziendale. Lo spazio tra le due strutture è la nuova piazza di Porto Marghera. All’interno vi troveranno posto attività food, spazi commerciali di vendita ed esposizione, negozi di vicinato, uffici, servizi alla persona, iniziative culturali e di intrattenimento, fitness e spa. In totale le unità retail
saranno una ventina, con due medie superfici e due unità di ristorazione, distribuite su una gla di quasi 10mila metri quadrati. I parcheggi a supporto saran-
no quasi mille. Da sottolineare che Venezia Urban Lifestyle è il primo caso di recupero e ristrutturazione funzionale a Venezia Marghera. •
cosa occorre sapere per...
Sonae Sierra, cambia il board, cresce l’utile
A cura dello Studio Legale Cocuzza & Associati di Milano
Retail e Turismo
Da una parte i bilanci, in miglioramento, dall’altra il cambio di capitano sul timone italiano. Così si presenta la primavera di Sonae Sierra, azienda specializzata nel settore dei centri commerciali. Sul primo fronte risalta il dato dell’utile netto, cresciuto nel primo trimestre del 2011 del 42% rispetto allo stesso periodo dello
S
i sente parlare molto in questi giorni di retail e turismo e del filo che li collega: in quale relazione stanno? Recentemente ho avuto modo di studiare l’argomento, con la lettura di approfondimenti della stampa specializzata e la partecipazione a un panel su questo argomento. Almeno in un paio di casi si può sostenere che il retail sia addirittura il motore del turismo, generando un flusso turistico che altrimenti mancherebbe. Il primo è il caso di Milano, città che ha fatto dello shopping una delle sue attrazioni principali in mancanza dei monumenti e dei richiami forti di altre città artistiche: si può dire assodato che una buona parte dei visitatori della città della moda ritiene lo shopping nelle vie del centro una delle ragioni stesse del viaggio. Il secondo è il caso delle factory outlet malls, che in Italia hanno visto forse la loro espansione più clamorosa e di successo: mi pare altrettanto provato che il “turismo” per esempio nella zona di Serravalle abbia registrato un’impennata a seguito dell’apertura dell’outlet, mentre consta che alcuni tour operator inseriscano nei propri “pacchetti” anche una visita presso le migliori outlet. Fatte queste prime doverose premesse, si potrebbe indagare quale ruolo possano giocare le amministrazioni comunali nel promuovere turismo e retail. Il termine “marketing territoriale” è molto di moda, però testimonia un concetto importante. Molte amministrazioni si sono infatti rese conto che non basta attendere che il turismo arrivi, ma è spesso necessario promuoverlo attivamente, attraverso vera e propria pubblicità oppure eventi ad hoc. Il sistema non è molto dissimile da quello utilizzato dai centri commerciali per promuoversi nel territorio, con la variante che appare meno scontato ove ciò venga fatto dalle amministrazioni comunali. Ma anche la legislazione locale in tema di commercio può fungere da motore del turismo. Non mi riferisco solo all’ovvio argomento delle aperture domenicali, che in alcuni Comuni determinano il successo o l’insuccesso di interi centri commerciali, ma anche alla politica che ciascun Comune segue
rispetto alla riconversione di grandi strutture site dei centri storici e alle licenze commerciali. Noi tutti conosciamo la ritrosia di alcuni Comuni a permettere la riconversione di spazi prima adibiti a cinema e teatri, mentre abbiamo osservato come grandi città abbiano ultimamente aperto la via a questo tipo di metamorfosi riqualificando interi tratti di vie dello shopping: non è forse questo uno strumento formidabile per decretare il successo o l’insuccesso dei centri storici come zone di retail? Sul fronte delle licenze commerciali, come già notato in questa rubrica (retail&food giugno 2010), il recepimento in Italia della direttiva Bolkestein avrebbe dovuto in generale favorire l’apertura di nuovi punti vendita e la discesa in Italia di catene commerciali prima non presenti. Per certi versi è stato così, il mercato italiano è ora percepito come meno complicato da parte dei brand stranieri. Per altri versi, il nostro sistema vive ancora una cronica frammentazione, per cui ciascun Comune fa storia a sé in tema di licenze commerciali, talora favorendo le aperture (in alcuni casi si è parlato di apertura di medie strutture a seguito di semplice DIA in sostituzione dell’autorizzazione), talora sottoponendole a un ventaglio di requisiti, non sempre comprensibili e forse non sempre leciti. È ragionevole ritenere che la tendenza, talora cauta, sia comunque nel senso di coniugare organicamente, nelle città vocate, turismo e retail.
Avv. Alessandro Barzaghi Per informazioni e quesiti gli Avvocati Giulia Comparini gcomparini@cocuzzaeassociati.it e Alessandro Barzaghi abarzaghi@cocuzzaeassociati.it saranno lieti di rispondervi.
Aeroporti: i dati di traffico del 2010 L’Enac ha pubblicato sul proprio sito www.enac.gov.it la prima parte del documento “Dati di traffico 2010”. Sono presentate tutte le tabelle su movimenti, passeggeri e movimentazione cargo, divisi per voli nazionali, internazionali, di linea e non di linea (charter e aerotaxi). Per ciascuno scalo sono anche presenti le serie storiche dall’anno 2000. Lo scorso anno negli aeroporti italiani sono transitati 138.893.023 passeggeri, il 7% in più rispetto al 2009, i movimenti sono incrementati del 3,6% e il totale di merci trasportate dal cargo del 17 per cento.
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10
Aeroporto
Totale pax
Var. % 2009/10
Incidenza % sul totale
ROMA FIUMICINO MILANO MALPENSA MILANO LINATE BERGAMO VENEZIA CATANIA NAPOLI BOLOGNA ROMA CIAMPINO PALERMO
35.956.295 18.714.187 8.295.436 7.661.061 6.801.941 6.301.832 5.535.984 5.432.248 4.563.852 4.341.696
7,6 7,9 0 7,2 2,2 6,7 4,9 14 -4,1 -0,3
25,9 13,5 6 5,5 4,9 4,5 4 3,9 3,3 3,1
Jerry Boschi scorso anno. Il dato assoluto si attesta su 10,4 milioni di euro. Scorporando la percentuale di crescita si evince che a fare la differenza è l’aumento dell’utile netto indiretto (+40%), mentre l’utile netto diretto si attesta a un +3 per cento. Un altro dato indicativo è la crescita dello 0,9% della vendita delle unità retail nel portafoglio in gestione a parità di perimetro. In casa Italia risalta l’avvicendamento tra Giancarlo Bianchi e Jerry Boschi, nominato General Manager di Sierra Developments Italy.
Da Datalogic 130 top manager
Successo per il “Partner Meeting 2011” di Datalogic Mobile, lo scorso 4 maggio a Bologna. Hanno partecipato ai lavori 130 persone in rappresentanza di 80 distributori, rivenditori, solution provider, system integrator e software house. I principali argomenti trattati hanno riguardato le prospettive del Gruppo Datalogic (operatore quotato in Borsa attivo nel mercato di codici a barre, mobile computer per la raccolta dati e sistemi a tecnologia Rfid), le evoluzioni delle tecnologie e casi di successo nell’ambito logistico, della ristorazione e del retail.
fonte: Enac
retail&food - giugno 2011 15
16 retail&food - giugno 2011
indice retail 2011 Maggio: è iniziata la "forte" ripresa? D
obbiamo segnalare una decisissima inversione di tendenza, generalizzata in tutti gli ambiti geografici. In Italia: tutti i titoli sono in progresso, in particolare quelli che, come Geox e Damiani, erano stati nei mesi scorsi un po' trascurati dagli acquisti. Nel complesso poi i titoli italiani del settore retail hanno un incremento doppio rispetto all'indice generale FSEMIB (122 contro 108). Nel resto del mondo: anche qui il progresso interessa tutti i titoli, con la sola eccezione di Dufry; anche i nomi penalizzati nel recente passato, come Puma e Nike, si stanno riprendendo alla grande, tornando verso la parità rispetto all'inizio dell'anno. In questo caso l'indice del comparto si è riportato allo stesso livello dell'indice mondiale, recuperando il terreno perso nel primo trimestre. Non mancano comunque i casi di vistoso superamento, e tra questi ricordiamo Fossil, Hugo Boss e Polo.
PRINCIPALI SOCIETA’ MARCHI POSSEDUTI
HOLDING Aeffe Bulgari Damiani Geox Luxottica Safilo Group Stefanel Tod's
INDICE ITALIA
Adidas C.F.Richemont Dufry Fossil Hugo Boss Inditex LVHM Nike Polo Ralph Laureen PPR Puma Swatch Group Tiffany & Co INDICE
QUOTAZIONI AL
MERCATO 03/01/11
Alberta Ferretti • Moschino • Pollini Hogan • Fay
Italia Italia Italia Italia Italia Italia Italia Italia
Reebok Vacheron Constantin • Cartier • Dunhill Zara • Pull and Bear • Massimo Dutti Louis Vuitton • Moet Chandon • Hennessy • Fendi • Dior • Zenith • Guerlain Puma • Fnac • Gucci • Redcats • Conforama Omega • Longines • Tissot Valentina • Elsa Ferretti • Paloma Picasso
Xetra Xetra Svizzera Nasdaq Xetra Xetra
0,50 8,17 0,86 3,43 22,65 13,59 0,50 73,80
18/04/11
0,80 12,26 0,97 4,34 21,87 12,44 0,49 80,01
11/05/11
0,84 12,27 1,06 4,74 23,16 12,93 0,51 95,15
indice
168,00% 150,18% 123,26% 138,19% 102,25% 95,14% 102,00% 128,93%
100,00 107,84 121,99 121,99% 47,51 44,32 125,80 72,69 50,00 56,17
46,75 39,32 107,10 91,12 55,36 57,95
53,20 44,84 104,90 105,97 62,50 60,38
111,98% 101,17% 83,39% 145,78% 125,00% 107,50%
Francia
118,66
109,75
123,70
104,25%
Nyse Nyse Francia Xetra Xetra Nyse
85,59 111,65 118,83 237,76 313,96 62,11
77,95 126,33 113,30 197,30 306,50 63,57
83,50 132,69 123,75 227,65 339,95 69,35
97,56% 118,84% 104,14% 95,75% 108,28% 111,66%
100,00
96,35
RESTO DEL MONDO
106,04 106,04%
INDICE RETAIL ALL COUNTRY
100,00
97,25
0,00%
FTSEMIB MSCI ALL COUNTRY
20.436 313.611
21.184 327.812
22.121 334.752
108,25% 106,74%
L’indice Generale Retail è ponderato nella misura di 3 (retail) per tener conto della differente ampiezza dei rispettivi mercati. Tutte le quotazioni sono nella valuta della piazza relativa.
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osservatorio prezzi
Food e servizi, a Torino vince Le Fornaci Nel confronto tra i due mall maggiori nei pressi della Mole, Le Gru e Le Fornaci, è il secondo ad avere prezzi minori, per quasi tutti i prodotti rilevati nella ristorazione e nei servizi.
A
lle Gru per bere un caffè, alle Fornaci per mangiare o bere. In uno dei due indifferentemente, ma con una preferenza per Le Fornaci, per usufruire di servizi quali il parrucchiere, il lavasecco, il calzolaio/ferramenta o l’intrattenimento dei bambini. È il responso, in pillole, dell’Osservatorio Prezzi, che questo mese è andato a esplorare i due shopping center maggiori dell’area torinese. Il primo, lo Shopville Le Gru di Grugliasco, è uno dei più conosciuti tra i centri commerciali italiani. Può vantare 180 negozi, 24 fra bar, ristoranti e fast food e soprattutto alcuni nomi di indubbio richiamo tra le medie superfici: Apple Store, da poco aperto, Fnac, La Feltrinelli, MediaWorld, Zara, Disney Store e il grande negozio di bricolage Obi. Le Fornaci Mega Shopping, nella vicina Beinasco, a circa 7 km da Grugliasco, conta 120 negozi e si caratterizza per avere al suo interno molte attività di ristorazione e alcune medie superfici tra cui un grande punto vendita di Poltronesofà. C’è anche un distributore di benzina della Repsol piuttosto conveniente (un litro di verde costava 1,475 euro, 10 centesimi in meno che negli altri distributori il giorno della rilevazione). Tra gli altri servizi, si segnala il cinema multisala The Space. È diviso in due parti, in mezzo alle quali scorre una strada a più corsie. A connetterle ci pensa una pensilina pedonale sopraelevata. Per quanto non nuovissimi dal punto di vista architettonico, i due complessi commerciali sono insomma i due punti di riferimento della zona. Un terzo centro molto interessante, il 45° Parallelo Nord di Moncalieri, pur molto innovativo in questi ambiti, è stato escluso dalla rilevazione perché di dimensioni complessive non paragonabili (circa 50 negozi).
Caffetteria, lo spunto de Le Gru
Se il confronto tra i due shopping center si fer-
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masse alla caffetteria, a uscirne vincitore per convenienza sarebbe sicuramente Le Gru: sui 17 punti di ristorazione che servono il caffè, ben 11 lo vendono a 90 centesimi e due a 80, mentre solo tre raggiungono l’euro. Uno, I Love Angus Beef, arriva a 1,40 euro. Gli esercizi de Le Fornaci, invece, hanno ritenuto nella quasi totalità di non farsi una guerra di prezzi: 8 su 9 hanno infatti deciso che il prezzo giusto di una tazzina era di 1 euro tondo. Un discorso simile vale per il caffè decaffeinato: mentre a Le Gru il valore medio è attorno a 1 euro (con l’eccezione del Caffè del Centro, in assoluto il più caro tra tutti i punti esaminati, che lo piazza a 1,20), presso Le Fornaci 7 esercizi su 9 lo vendono a 1,10 euro. Minori le differenze, invece, per il cappuccino e per il croissant, dove sono quasi simili sia i picchi inferiori e superiori dei prezzi sia i valori medi. Già nella caffetteria si riscontrano due tendenze che torneranno anche parlando di food: da una parte l’emergere di due punti di ristoro particolarmente convenienti, Brek ne Le Gru e il Coop Café ne Le Fornaci; dall’altra il fatto che Le Fornaci appare più omogeneo nei prezzi, soprattutto quelli di fascia alta. Su 9 complessivi, ben 8 esercizi hanno il prezzo massimo uguale per il caffè, 7 per il decaffeinato, 5 per il cappuccino e 6 per il croissant.
Food: qualità a Grugliasco, convenienza a Beinasco
Eccoci al food, dove la carta (o il menu) canta: su 14 beni esaminati, nella totalità dei casi la media dei prezzi presso il centro Le Fornaci è risultata inferiore a quella del mall di Grugliasco. Le Gru, va anche detto, ha tuttavia una varietà di offerta e una qualità su un livello superiore rispetto al concorrente. Cominciamo dai panini. Presso lo Shopville di Grugliasco il prezzo più diffuso è di 2,50 euro.
Abbassa decisamente la media Brek, il punto vendita che ha sia il cartellino più basso (1,60 euro) sia quello più alto (4,10 euro) nel mall. Tra i valori più alti, ma dal rapporto qualità/prezzo più convincenti, si segnala il Top Food City Snack, che a partire da 3,20 euro serve sandwich preparati al momento, piuttosto abbondanti e originali negli ingredienti (di carne, pesce e verdura). Meno fantasia si ritrova a Beinasco, dove però tutti tranne un punto vendita tra quelli esaminati offrono il panino base a meno di 2,50 euro e solo uno, il bar Las Americas, arriva su quella cifra. C’è molta più varietà in entrambi i centri commerciali per quel che riguarda i toast, differenti per formato da punto a punto. In media costano però di più alle Gru (2,74 euro) che alle Fornaci (2,20). Stessa musica per il trancio di pizza dove, come per i toast, è il Coop Café del centro di Beinasco a fare da benchmark (1,80 per il toast e 1,50 per la pizza). Alle Fornaci si distingue anche la pizza di Spizzico, venduta a 1,90 euro in promozione. Un discorso a parte va fatto per i primi e per i secondi. A caratterizzare il centro di Grugliasco ci sono la convenienza di Brek (3,90 il primo più economico e 3,50 il secondo) e la grande varietà dell’area chiamata Piazza del Mercato. Si tratta di una grande food court dove sono ospitati soprattutto gli 11 punti vendita a marchio Top Food. Vi si trovano tra gli altri un self-service, una risotteria, una steak house, un ristorante di pesce e un locale dedicato esclusivamente alla carne alla griglia (I Love Angus Beef). Molti di questi hanno servizio al tavolo e coperti con tovaglie da trattoria. È abbastanza logico che il prezzo in questi punti vendita tenda a salire. Nel ristorante di pesce, ad esempio, non si trova un primo a meno di 9,50 euro. Ma l’importante è potere scegliere: chi vuole un compromesso tra qualità e portafogli potrebbe per esempio optare per un menu “primo, secondo, contorno e acqua” a 6,50 euro, da Brek. Altre scelte economiche si trovano da Nino Defilippis, self service che vanta pasta fresca artigianale (primi da 5,20 euro) e in altri locali di Top Food (come la Risotteria, prezzo base 4,20 euro). Anche in questo caso la scelta è meno ampia da Le Fornaci, dove però la media dei prezzi si abbassa,
Centro commerciale Prodotto
LE GRU Più economico
LE FORNACI Più caro
Più economico
Più caro
Media LE GRU
Media LE FORNACI
Caffè 0,80 Nino Defilippis, 1,40 TF I Love Angus Beef 0,85 CoopCafé 1,00 8 esercizi 0,94 0,98 McDonald's Cappuccino 1,10 Brek 1,30 Caffè Ambrosiano, 1,10 CoopCafé 1,30 Maglione, Las Americas, 1,23 1,24 Baby Café, Nino Defilippis, I Coloniali Paissa, TF Cafè Lounge, Spizzico Caffetteria del Centro, Las Americas San Francisco Caffè Caffè decaffeinato 0,90 Brek, Il Chiosco, 1,20 Caffè del Centro 1,00 CoopCafé, 1,10 7 esercizi 1,01 1,08 Palombini Panini Peperoncino Croissant (base) 0,80 Brek, Caffè Ambrosiano 1,10 TF Café Lounge 0,80 Mister Mukka 1,00 6 esercizi 0,98 0,95 Panino (più economico) 1,60 Brek 3,50 Cibiamo 1,80 Caffetteria del Centro, 2,50 Las Americas 2,62 2,07 /La Bottega del Caffè San Francisco Caffè Toast (base) 1,70 Palombini Panini 3,50 Baby Café 1,80 Coop Café 2,60 Las Americas 2,74 2,20 Pizza (trancio base) 2,00 Brek 3,10 Spizzico 1,50 Coop Café 2,70 Tomato Pizza 2,55 1,98 Primo 3,90 Brek 9,50 TF Ristorante di Pesce 3,30 Ciao 5,20 Nino Defilippis 5,46 4,00 Secondo 3,50 Brek 12,50 TF Steak House 4,50 Nino Defilippis 4,90 Ciao 7,64 4,70 Acqua (Pet 50 cl.) 0,80 Mondogelato 1,30 Caffè del Centro, 0,60 Coop Café 1,00 10 esercizi 1,00 0,96 I Love Angus Beef Bicchiere d'acqua 0,35 Cibiamo/ 0,50 Brek, Baby Café 0,30 Peperoncino, 0,50 Las Americas 0,43 0,38 La Bottega del Caffè Tomato Pizza Coca Cola (lattina 33 cl/Pet 50 cl) * 2,00 Il Chiosco, Bandiera Blu, 2,80 Café de Paris 1,20 Coop Café 2,70 Tomato Pizza 2,18 1,93 Palombini Panini, Le Tre Spighe Birra (lattina/bottiglia 33 cl.) * 2,30 Cibiamo/ 5,00 Caffè del Centro 1,80 Coop Café 3,40 Caffetteria del Centro 3,02 2,53 La Bottega del Caffè Birra (spina piccola 20 cl.) 1,30 Nino Defilippis 3,00 Baby Café, Caffè del Centro 1,30 Nino Defilippis 3,50 Las Americas 2,45 2,33 Red Bull/Burn lattina 2,50 TF Cafè Lounge 4,50 Caffè del Centro 2,80 Pizza e Sole 3,50 Tomato Pizza 3,31 3,08 Cono Gelato 2 gusti 1,50 Bandiera Blu, Da Luigi, - - 1,30 San Francisco Caffè 1,50 Mister Mukka, YoYogurt, 1,50 1,46 Mondogelato I Coloniali Paissa, Caffetteria del Centro Macedonia 2,00 Da Luigi, Palombini Panini 4,00 I Love Angus Beef 2,50 Las Americas 2,70 Spizzico 2,89 2,60 Aperitivo alcolico 1,60 Brek 5,00 Baby Café 2,20 Coop Café 2,50 Beer Corner, Tomato Pizza 2,80 2,40 Lavaggio a secco (giacca e pantaloni) 5,30 Lavanderia Taborsec - - 4,80 Lavasecco - - 5,30 4,80 Orlo classico 6,00 Lavanderia Taborsec - - 6,50 Lavasecco - - 6,00 6,50 Orlo risvolto 6,30 Lavanderia Taborsec - - 7,70 Lavasecco - - 6,30 7,70 Piega Capelli Donna 18,00 Franck Provost, - - 10,00 Rocco Rostagno 17,00 Jean Louis David 18,00 13,50 Jean Louis David Moda Capelli ** Shampo taglio Uomo 22,00 Franck Provost - - 15,00 Rocco Rostagno 20,00 Jean Louis David 22,00 17,50 Moda Capelli Tacco a spillo donna 6,50 Multiservice Point - - 5,70 Presto Service - - 6,50 5,70 Tacchi uomo 10,00 Multiservice Point - - 9,70 Presto Service - - 10,00 9,70 Duplicazione chiavi commerciali base 1,80 Multiservice Point - - 2,10 Presto Service - - 1,80 2,10 Trolley bagaglio a mano 29,90 Segue… 39,90 Carpisa 29,90 Sergi 39,90 Carpisa 34,90 34,90 Occhiali da donna D&G 119,00 Ottica Avanzi, - - 119,00 Optissimo, Ottica Salva - - 119,00 119,00 Salmoiraghi e Viganò Profumo J'Adore (eau de parfume 100 ml) 99,90 Sephora pt 100,50 Sephora 1°p 98,70 La Gardenia 100,00 Kami 100,20 99,35 Intrattenimento bambini 120' 3,50 Grulandia - - 2,00 Area Bimbi - - 3,50 2,00 * Per le bibite e per la birra confezionata, si è preso in considerazione il prezzo più basso tra lattina e bottiglia. ** la piega costa 10 euro per i capelli lunghi, 12 per quelli medi e 15 per quelli lunghi
grazie al self service Ciao di Autogrill (primi da 3,30 euro) e al bar Las Americas (3,50), con la punta del self service Nino Defilippis (5,20), presente anche in questo centro.
Bevande, il Coop Café detta la linea
I risparmi nel mall Le Fornaci sono evidenti anche per tutte le bevande. Per rendersene conto basta fare una comparazione dei prezzi medi tra i complessi commerciali di Beinasco e Grugliasco. Il primo risulta più conveniente per la bottiglietta d’acqua (0,96 centesimi contro 1 euro), per il bicchiere d’acqua (0,38 vs 0,43), per la bibita, in lattina o pet da 50 (1,93 vs 2,18), per la birra in lattina (2,53 vs 3,02), per quella alla spina (2,33 vs 2,45) e per la lattina di Red Bull o Burn (3,08 vs 3,31). Anche l’aperitivo alcolico è leggermente più conveniente: 2,40 euro in media, contro 2,80. Tra i singoli esercizi, alle Gru c’è una certa varietà tra i più economici, con una evidenza maggiore per Palombini Panini, per il chioschio Bandiera Blu e per il locale in franchising Cibiamo/La Bottega del Caffè. La spina piccola di birra a 1,30 è una nota di merito per il locale Nino Defilippis. Molto più caro è invece il Caffè del Centro, che si fa notare per i 5 euro per la birra confezionata e per i 4,5 euro per la lattina di drink energetico.
Presso Le Fornaci è invece ancora una volta protagonista il listino del Coop Café, da supermercato: in particolare risalta per la bottiglietta d’acqua venduta a 60 centesimi, le bibite a 1,20 euro e la birra confezionata a 1,80 centesimi. Più cari sono invece Las Americas e Tomato Pizza. Nei gelati, infine, il prezzo base per un cono bigusto è quasi ovunque di 1,50 euro, con l’eccezione dell’1,30 euro proposto dal San Francisco Caffè presso Le Fornaci.
Nei servizi è testa a testa
Meno nette sono le differenze nei servizi. Confrontando i lavasecco nei due centri commerciali, si vede come quello delle Fornaci conviene per il lavaggio a secco, mentre quello delle Gru per fare l’orlo ai pantaloni. Il paragone dei prezzi presso i due calzolai/ferramenta mostra come alle Fornaci convenga risuolare le scarpe e cambiare i tacchi, mentre è meglio andare a Le Gru per duplicare le chiavi. La vera differenza la avverte chi vuole passare dal parrucchiere: il centro di Beinasco è decisamente più economico, soprattutto per le tariffe decisamente low cost del negozio Rocco Rostagno Moda Capelli dove la piega si paga da 10 a 15 euro a seconda della lunghezza della chioma. Anche lasciare i bambini a degli animatori mentre
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si fa la spesa conviene presso Le Fornaci: per un intrattenimento, con giochi e un laboratorio, di 120 minuti nel mall di Beinasco si pagano 2 euro (1 per i primi 90’), mentre a Grugliasco se ne devono tirare fuori 3,50. In tutti e due i casi non pare una grande spesa, confrontata con qualsiasi tariffa di baby-sitter. Dal punto di vista qualitativo, Grulandia è parso più accattivante rispetto alla più piccola Area Bimbi de Le Fornaci. Nei pochi prodotti non food presi in considerazione, infine, la partita è risultata del tutto in parità, con una lieve convenienza a favore de Le Fornaci per un solo bene in considerazione, un noto profumo. Una curiosità: a Le Gru la Fnac e l’Apple Store sono quasi affiancate. Per questo motivo quando può la catena francese mette in evidenza il più possibile le promozioni sui prodotti dell’azienda di Cupertino, come un iPod Touch da 8 Gb di quarta generazione, venduto a una trentina di euro in meno rispetto al vicino.
Conclusioni
Tirando le somme: da vari punti di vista la permanenza a Le Gru è più piacevole. Non mancano, a saperle cercare, occasioni di risparmio. Ma se si vuole spendere meno senza perdere tempo a confrontare prezzi, meglio dirigere la macchina verso Beinasco. F. P.
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Star Trek retail
R
iassumere la filosofia di un'azienda in un nome non è facile. In questo caso Marco Boglione, fondatore di BasicNet, gruppo italiano con sede a Torino che opera nel settore dell'abbigliamento ci è riuscito benissimo. La 'Rete essenziale' è nata a metà degli Anni '90 da un'asta fallimentare di un'azienda piemontese, il Maglificio Calzificio Torinese. Proprietaria di Kappa, Robe di Kappa e Jesus Jeans, è diventata in pochi anni una realtà dinamica nel panorama imprenditoriale italiano con l'ingresso nel 1999 in Piazza Affari e l'acquisto qualche anno dopo del marchio K-Way e Superga, due brand storici che sono andati ad arricchire il portfolio aziendale. Il modello di business ideato da Boglione vuole una struttura ridotta ai minimi termini che diffonda i prodotti collegati ai suoi marchi (oltre a quelli ricordati
sopra, vanno aggiunti AnziBesson e Lanzera) attraverso una rete globale di aziende licenziatarie e indipendenti a cui la capofila fornisce un supporto nelle strategie di crescita e di marketing a fronte di royalties. Il core business dell'azienda torinese, quindi, trova origine più che dalla produzione e la commercializzazione dei capi d'abbigliamento, nella possibilità di organizzarsi in rete e comunicare in tempo reale per ottimizzare i margini di guadagno grazie alla tecnologia ICT. È per questo che al management del gruppo piace autodefinirsi “fully web integreted company”.
Attraverso un fallimento, il rilancio dei sabaudi
Tanto inglese e tanto web per una realtà tutta italiana che ha le sue origini nel primo ventennio del seco-
lo scorso, quando nel 1916 apre a Torino il Maglificio Calzificio Torinese, fondato dalla famiglia Vitale. Negli anni '60 la società, che fino a quel momento produceva essenzialmente abbigliamento intimo, si lancia nel campo dell'abbigliamento giovanile e sportivo. Nasce così dal principale marchio di calze posseduto dalla società piemontese, la “K”, Robe di Kappa, il cui logo con la donna e l'uomo seduti schiena contro schiena ha accompagnato la storia d'Italia per diversi decenni fino a essere cucito anche sulle maglie della nazionale italiana di calcio. Ed è proprio la sponsorizzazione sportiva il volano per la crescita a livello internazionale dei marchi piemontesi: la Robe di Kappa vive negli anni '80 il suo periodo migliore. Il brand con i due giovani seduti di schiena compare sulle maglie di numerose squadre di football e soprattutto su quella della nazionale USA di atletica leggera alle Olimpiadi di Los Angeles nel 1984 e di Seul quattro anni dopo. Ma non si può dimenticare che fu la MCT a lanciare il
obiettivo
BasicNet
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primo marchio di jeans italiano, prodotto dal 1971: la Jesus Jeans, celebre per la campagna pubblicitaria di Oliviero Toscani ed Emanuele Pirella, che coniarono lo slogan 'non avrai altro jeans all'infuori di me', o del più celebre 'chi mi ama mi segua' a commentare il lato B della modella Donna Jordan, semicoperte da short decisamente succinti, che attirarono le critiche addirittura da Pier Paolo Pasolini sul Corsera. Nei anni '80 compare a fianco al patron Maurizio Vitale un giovane manager, Marco Boglione, che, dopo una breve esperienza come copywriter in una piccola agenzia pubblicitaria, diventa a soli 25 anni il braccio destro dell'amministratore delegato come responsabile commerciale e marketing. Il ragazzo ci sa fare e, subito, fonda la Football Sport Merchandise, la prima società italiana (tra le prime anche in Europa) a ottenere dalle principali squadre di calcio la licenza per produrre e distribuire abbigliamento per il tempo libero contrassegnato dai loro marchi. L'imprenditoria Boglione ce l'ha nel sangue, è quasi
AZIONISTI 3,74%
2,79%
2,66%
4,32%
2,44%
38,25%
4,52% 5,23%
Mercato: 38,25%
VENDITE AGGREGATE PER AREA GEOGRAFICA
Marco Boglione (direttamente 0,26% e attraverso la controllata Basicworld S.r.l. 35,79): 36,05% Wellington Management Company LLP: 5,23% Boglione Francesco: 4,52% Norges Bank Investment Management: 4,32% Basicnet S.p.A: 3,74%
DATI FINANZIARI
Golden Step limited ltd: 2,79%
36,05%
Credit Suisse servizi fiduciari S.r.l.: 2,66% Lemanik Sicav: 2,44%
un'ossessione: nei primi anni '80 fonda anche la Mototaxi nel capoluogo piemontese, servizio di delivery che spopolerà negli anni successivi in tutti le città italiane. Nel 94, invece, FSM rileva dall'asta
fallimentare la MCT, caduta in disgrazia nello sforzo di diventare con i suoi marchi azienda leader nel panorama dello sport mondiale. Un'operazione giudicata troppo rischiosa dalle banche che rifiutano l'appoggio a Boglione, che però non si fa cadere le braccia. A capo della Football Sport Merchandise di Torino, il giovane imprenditore sabaudo rileva la società che aveva lasciato dieci anni prima grazie anche al supporto della Phenix, licenziataria esclusiva del marchio Robe di Kappa in Giappone. Poi, la Li&Fung, oggi leader mondiale del trading di soft goods con fatturati a 12 cifre, interviene con altre risorse. Diciassette anni dopo Boglione può esibire un gruppo presente in tutto il mondo con più di 360 milioni di euro in vendite aggregate, in crescita del 16% sull'esercizio precedente, anche grazie al rilancio di altri marchi nobili, ormai decaduti, come Superga e K-Way, acquisiti nella seconda metà del decennio precedente.
web, necessario per mettere in rete imprenditori terzi indipendenti (circa 300) a cui vengono concessi in licenza i marchi e a cui sono fornite collezioni tramite società di trading licenziatarie e, spesso, partecipate del gruppo, mantenendo come core business tradizionale l'abbigliamento sportivo. La capofila garantisce risparmi di tempo grazie alla piattaforma tecnologica agli imprenditori licenziatari locali, che permette di comprimere i costi grazie a un sistema di trading company: la produzione avviene nelle fabbriche, a prezzi proporzionalmente inferiori se il volume dei prodotti richiesti aumenta. Ambedue i soggetti 'indipendenti', produttori e distributori, sono in rete grazie al sistema di BasciNet e alla società piemontese pagano commissioni per la gestione del sistema, del design delle collezioni e del marketing, che viene gestito con un forte controllo centrale. Il web permette di esternalizzare l'azienda, ma il presupposto primo Inglese, internet è che lo sviluppo della piattaforma e impresa: BasicNet informatica e la proprietà dei marchi, Boglione infatti per rilanciare i mari due veri core business della comchi nel portafoglio della fallita MCT, pany torinese, rimangano di propriefonda la BasicNet che si serve su tà aziendale. un modello di business basato sul Alla testa del gruppo con il Gruppo BasicNet in pillole controllo del 36% circa del capitaData di nascita 1994, fondata da Marco Boglione che rileva la Maglificio le rimane saldo Cotonificio Torinese da un'asta fallimentare Sede Torino Marco Boglione, Management Marco Boglione, Presidente; Franco Spalla, presidente della amministratore delegato capofila BasicNet Business Abbigliamento sportivo spa: molto stacMarchi Kappa, Robe di Kappa, Jesus Jeans, Superga, K-Way, AnziBesson, Lanzera cati nel capitale Società controllate 14 in tutto il mondo in maniera diretta sociale, poi, una Fonte aziendale serie di finanziarie
e il fratello Francesco. Nella stanza dei bottoni Franco Spalla, l'amministratore delegato della company, che ad oggi controlla direttamente o indirettamente quasi una ventina di società, che nei settori di gestione delle licenze (BasicProprieties, oltre a Jesus Jeans, AnziBesson Trademark e BasicNet Asia), dei licenziatari di proprietà (BasicItalia, prevalentemente) e nella gestione immobiliare (BasicVillage). Un bell'impero che, attraverso Kappa, il suo marchio leader, sponsorizza più di una decina di squadre di calcio in Sudamerica (prevalentemente Argentina e Uruguay), una trentina in Europa (in Italia Cagliari, Sampdoria e Roma in serie A), la nazionale italiana di rugby, e le più importanti squadre di basket. Le sponsorizzazioni, continuando la tradizione del vecchio MCT, attraverso i suoi marchi, sono la fetta più grande degli investimenti per la comunicazione: l'anno scorso il gruppo piemontese ha messo sul piatto più di 14 milioni in sponsor (uno in più dell'anno prima) e ha speso quasi 2 milioni in pubblicità. E non è un caso che gran parte delle sponsorizzazioni sia nel mercato domestico, visto che l'Italia è il paese dove la capofila sta sviluppando quasi totalmente il suo progetto di retail in un momento di grande trasformazione della distribuzione: nel 2010 il gruppo attraverso la controllata BasicItalia ha un network di 189 punti vendita (di cui 28 diretti, gli altri in franchising) e solo nell'ultimo anno ne sono stati aperti ben 50 (24 Superga, 23 Robe di Kappa – di cui 3 junior, 3 K-Way),
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Star Trek retail con una crescita di tutto rispetto (+22%) per i tempi di vacche magre che stiamo vivendo. Senza contare le aperture di outlet nei centri commerciali di Valmontone (RM), Vicolungo (NO), Castelguelfo (BO), Molfetta (BA), Foiano della Chiana (AR) e Franciacorta (BS). Il numero di punti vendita sale anche nel primo quadrimestre di quest'anno con 19 nuovi negozi, che portano a 202 il numero di store del network del gruppo. Infatti, le vendite dirette consolidate per il Bel Paese valgono circa 120 milioni di euro, un terzo di quelle di tutto il mondo. Il fatturato aggregato dei licenziatari mostra una situazione dinamica in positivo: con punte di rilievo in Asia e Oceania (+147% sul 2009), anche se la fetta di torta per questo mercato è più o meno 1/7 del complessivo. Ma non va dimenticato che BasicNet è da tempo nell'ex Celeste Impero: nel 2006, infatti, il gruppo ChinaDongXiang, già licenziatario, acquista il marchio Kappa per la Cina e Macao dalla società piemontese per 35 milioni di dollari, mette assieme ingenti capitali, realizza una crescita record dei prodotti e nell'ottobre scorso quota il gruppo alla Borsa di Hong Kong. Un altro alleato forte per Boglione, in una zona di crescita a due cifre.
Alla conquista degli USA, passando da Mosca
L'area UE, che la fa da padrona con il 70% delle vendite complessive, cresce a ritmi comunque sostenuti (+8,5%), mentre è l'Oltreoceano a soffrire con un secco -10 per cento. Ma anche se il mercato americano è poco più del 2% del business complessivo il dato non fa certo piacere all'imprenditore piemontese che poco tempo fa dichiarava alla stampa: «Vorrei essere forte negli Stati Uniti come lo siamo diventati in Cina e vorrei mettere il turbo alla nostra presenza in India». L'assalto agli States non deve essere cosa facile, considerata la presenza nell'area di competitors enormi (Nike, ad esempio). Intanto è stato siglato nei primi tre mesi del 2011 un nuovo accordo di licenza per il mercato stelle e strisce per il marchio Superga con il gruppo che fa capo al designer Steven Madden, oltre a un nuovo contratto quadriennale di licenza di K-Way per quel mercato. I risultati dello sforzo di penetrazione si iniziano a vedere con una crescita del business in quell'area quasi del 60% sullo stesso periodo dell'esercizio 2010. Una nuova frontiera può essere la Russia con la recente firma dell'accordo con il Gruppo Sport
›Il segreto del successo:
Master di Mosca (leader nel retail e wholesale dell'abbigliamento sportivo) per la distribuzione dei prodotti Kappa e Robe di Kappa per 5 anni, che dovrebbe portare a uno sviluppo commerciale di 60 milioni di dollari. E se il core business del gruppo sono i suoi marchi e la gestione del network di licenziatari, allora le cose sembrano andare bene perchè il settore delle 'licenze e marchi' nel 2010 ha visto per il brand Kappa nuovi contratti di licenza per Slovacchia, Singapore, Malesia, Indonesia, Vietnam, Sud Africa e Algeria, oltre a rinnovi per altre importanti aree, e per Superga nuove licenze a Cuba, Corea del Sud, Regno Unito e Turchia. Oltre all'ingresso di K-Way in Giappone. Mentre per i licenziatari di proprietà (il network gestito da BasicItalia) è andato meno bene: la crescita in Italia e nella extra UE, delle vendite è stata zavorrata dalle perdite nei paesi UE. Benone vanno anche le royalties e le commissioni di sourcing con la sola maglia nera, questa volta, dei paesi europei extra UE in contrazione sull'anno prima: una frenata che
intervista
asset intangibili e sostenibilità Intervista a Marco Boglione, presidente di BasicNet “Imprenditore è bello”. Lo slogan è parte del titolo del suo libro: ci dica una sola ragione per investire in Italia oggi, nel pieno della crisi. La principale è che sono italiano. Ho passato la mia vita in Italia, qui sono andato a scuola: dove dovrei investire? Poi penso che bisogna partire dal nostro paese per estendere l'attività e l'impegno al livello internazionale, anche perchè questo è il mercato globale con cui dobbiamo fare i conti. Certamente l'Italia non è il posto ideale per fare impresa per tutta una serie di arretratezze (il settore finanziario e quello distributivo ne sono l'esempio), ma questo lo ritengo un motivo in più per rimboccarsi le maniche e cercare nella crisi nuove opportunità. BasicNet trae la sua forza dal fatto di essere all'avanguardia sui modelli di business: quale sarà la prossima mossa? Svilupperete all'estero una rete retail organizzata come quella di BasicItalia nel nostro paese? Siamo innovativi perchè non fatturiamo magliette, ma diritti e servizi. Quasi 500 imprenditori che lavorano con noi ora credono in questo progetto: all'inizio non è stato semplice. Rinunciamo a molto del nostro valore aggiunto nella catena dell'offerta, per rimanere più 'sostenibili', rischiando di meno e puntando molto sulla crescita degli asset intangibili: i nostri marchi. BasicItalia nasce per adattarsi a un mercato particolare come quello italiano polverizzato e molto indietro rispetto ad altri più sviluppati. E' un'esperienza che ci può tornare utile in futuro quando il modello sarà maturo ed esportabile.
BasicNet dopo i successi asiatici punta agli Usa: come fare a entrare in un mercato così 'blindato' da competitor che sono dei veri e propri pesi massimi? Da anni cerchiamo di consolidare Kappa in America: il mercato a stelle e strisce è un po' il nostro oggetto del desiderio. Per ora stiamo andando bene con Superga e K-Way, due marchi però più semplici per la loro facilità a distinguersi perchè 'icona'. Per quanto ci riguarda non molliamo e continuiamo a cercare i partner adatti, ma senza stress. Gli indici della redditività del bilancio consolidato BasicNet sono in calo da un po' di tempo, nonostante il giro d'affari sia in crescita: dove sta l'inghippo? All'ultima assemblea dei soci ho detto che il bilancio di BasicNet ha fatto il record positivo, mentre BasicItalia quello negativo per la crisi dei mercati e per l'alternanza del dollaro, principalmente: è ovvio che il consolidato di gruppo ne risenta. Il mercato italiano a causa della crisi non sta andando bene e per mantenere quote (in salita comunque del 4/5%) siamo scesi sui margini. Il tutto mentre le royalties e le commissioni vanno a gonfie vele: e questo ci ovviamente fa ben sperare.
però non va a intaccare un risultato che si attesta sui 32,5 milioni per questo settore di business in crescita di 4 sul 2009 (+23%). Il dato è confermato anche nell'anno corrente con un secco +18% per royalties e commissioni sui primi tre mesi dell'esercizio precedente. Nel complessivo il 2010 è un buon anno, anche se al segno + dei ricavi (164,9 milioni, 10 in più del 2009) non si può non vedere una contrazione della redditività, che comunque, anche se in discesa, rimane positiva: scende l'EBITDA a 23 milioni (era 32 l'anno prima) e il risultato netto segna 8,5 milioni, poco più della metà di quello dell'anno prima. La brutta news è che sale l'indebitamento, con una posizione finanziaria netta complessiva di 79 milioni (19 più del 2009 con un net debt/equity ratio a 0,99 da 0,79) e soprattutto che sale tutto sulla posizione finanziaria netta a breve termine (+23 milioni sul precedente esercizio). Non una bella notizia anche se il trend è in frenata nell'anno corrente (-1,8% su fine 2010). I primi tre mesi del 2011 non sono certo da applausi e l'andamento, seppur con indici positivi, sembra rallentare e non di poco: salgono le vendite aggregate dei licenziatari (104,8 milioni con un +15% sullo stesso periodo dell'anno scorso), rimane di fatto costante il fatturato (45 milioni: -0,7%), ma l'EBITDA si dimezza, pur rimanendo positivo (5 milioni rispetto ai 9,2 di fine marzo 2010), e la stessa sorte tocca al risultato netto consolidato fermo a poco meno di 2 milioni sui 5 precedenti. Il tutto, perché si è deciso di frenare sui prezzi, abbassando i margini, ci dicono dal management, proprio per mantenere quote di mercato in un momento di ristrettezze soprattutto nel mercato italiano. Insomma, si può festeggiare in tranquillità il centenario del marchio Superga, senza però stare troppo a leccarsi i baffi: per mantenere gli standard abituali dell'azienda piemontese non si può certo correre il rischio di rallentare, fedeli al titolo del libro del fondatore 'Piano piano che ho fretta'. David Montorsi
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Speciale
retail&food - giugno 2011
Speciale
Eire convoca gli Stati Generali del Real Estate
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La rassegna milanese arriva alla settima edizione, gli organizzatori confidano in un'ampia partecipazione sia dall'Italia che dall'estero. Le premesse ci sono. Ci sono anche i progetti retail: i centri multifunzionali rappresentano l'avanguardia
T
orna l'appuntamento annuale dedicato al settore del real estate italiano. Tra il 7 e il 9 di giugno i padiglioni di Fiera Milano Rho ospiteranno la settima edizione di Eire, che porterà in dote 35mila metri quadrati di superficie espositiva, oltre 450 tra operatori e istituzioni e circa un centinaio di convegni, seminari ed eventi. Lo scopo della società che organizza la rassegna, Ge.Fi, è quello di implementare l’affluenza dello scorso anno, quando riuscì ad attrarre 14mila operatori professionali provenienti da 50 paesi. Allora lo scenario di settore si presentava ancora più difficile, quindi le premesse per un’ulteriore crescita ci sono. La principale novità di quest’anno è rappresentata dalla convocazione degli Stati Generali del Real Estate italiano. Questi si declineranno attraverso i numerosi convegni sui temi di finanza, estero, retail, fonti rinnovabili, turisticoalberghiero, leisure, stadi e tempo libero, sviluppo, pubblica amministrazione etc. Al termine della tre giorni verrà elaborata una proposta conclusiva: il “Manifesto del real estate in Italia”. L’obiettivo è quello di portare all’attenzione pubblica lo stato dell’arte del real estate, le problematiche da affrontare e la strada da percorrere. In questo contesto si colloca anche il convegno istituzionale retail real estate di mercoledì 8 giugno (pad. 4, blue conference room, ore 09.30), organizzato dal Cncc e da Popai Italia in collaborazione con Ge.Fi. e il comitato scientifico di Eire. Il tema è: Retail e immobiliare commerciale, tra convergenze e divergenze. Tra le tematiche citate, guardando alle nuove proposte degli operatori presentate nello Speciale Eire di retail&food, è possibile constatare come il mercato abbia già recepito alcuni filoni di cambiamento. Centri multifunzionali, con una forte componente leisure e con
retail park e outlet integrati, rappresentano la nuova frontiera. Tra i 10 progetti italiani in analisi e la case history straniera, sono numerosi i casi con una forte ristorazione e la presenza di multisala. Due sono legati a location di stadi (Nuovo Stadio U.S. Foggia Calcio e Shopping Center Stozice su Lubiana) e altrettanti presentano un’offerta outlet (GranSalento Village e Partynico Shopping Village). Si annovera, inoltre, la presenza di strutture di grandi dimensioni, tra cui quella di Ikea, che prevede oltre 90mila mq di gla includendo il negozio dell’insegna svedese, quello già citato di Partynico in forza a Gruppo Policentro, e il centro Laurentino commercializzato da Cushman&Wakefield. In forte sviluppo anche la parte ricettiva, con la presenza di alberghi inseriti all’interno dei progetti.
L’analisi dei progetti Nel fornire un quadro sintetico che consenta di inquadrare le diverse iniziative, tre dati sono sembrati di particolare rilievo e li abbiamo ottenuti utilizzando VirtualMarket. Anzitutto la mappa del bacino di attrazione, che, date le dimensioni dei progetti presentati, abbiamo considerato come i 20 minuti di percorrenza in automobile con traffico medio. Abbiamo inoltre incluso i competitor, qualora presenti nel bacino, prendendo in considerazione solo le strutture superiori ai 10.000 mq di Gla. I player elencati derivano dalle banche dati di Sincron Inova. Altre informazioni sensibili sono i Numeri Indice del Reddito e dei Consumi per ogni bacino, confrontati con quelli provinciali e regionali. Questi numeri forniscono un colpo d’occhio sulla “ricchezza” e sulla “capacità di consumo” dell’area di attrazione dei diversi interventi, fatto 100 il dato nazionale.
Barbara Taccini Responsabile marketing di Sincron Inova
EIRE 2011
a cura di Andrea Penazzi
Antonio Intiglietta, Presidente di Ge.Fi. consolidando sempre di più il nostro ruolo di punto di riferimento per il settore in Italia. Abbiamo lavorato per ottenere maggiori riconoscibilità, crescita e affluenza degli operatori. Abbiamo la riconferma di partecipazione dei soggetti principali della scorsa edizione e nuovi sviluppi a livello internazionale. Nelle relazioni con i vari soggetti del Retail RE, è molto evidente che Eire è diventato un appuntamento imprescindibile. Questo è sicuramente il frutto del nostro lavoro per sviluppare la rete dei rapporti attraverso il confronto quotidiano con i professionisti del settore. Confronto che ci aiuta a mettere a fuoco le necessità e gli obiettivi degli operatori, nonché le opportunità del mercato. Eire diventa così un luogo di sintesi in risposta alle esigenze di sviluppo che emergono durante tutto l’anno. L’internazionalizzazione di Eire è una strada intrapresa. Quali paesi saranno rappresentati quest’anno? Eire 2011 accresce la sua vision di respiro internazionale grazie alla presenza di istituzioni e operatori privati di paesi dell’area europea– mediterranea, come Francia, Austria, Malta, Egitto e Grecia, e dell’area balcanica-est europea come Montenegro, Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia, Romania, Serbia, Bulgaria, Ungheria e Russia. A cui vanno aggiunti gli Usa per l’America del Nord e alcuni paesi emergenti nel settore Real Estate come Brasile e Nicaragua per l’Area Latina, Iran per il Medio-Oriente, Capo Verde per l’Area Africana e le Filippine per l’Oriente. Eire sarà un palcoscenico ideale anche per le società italiane che
vogliono sviluppare all’estero. A tal riguardo ci saranno esempi importanti. Sarà l’estero, quindi, la chiave per il successo di questa e delle future edizioni? Si tratta di nazioni che hanno una particolare spinta verso lo sviluppo, dove il desiderio di crescere è elevato e la percentuale di giovani è altissima. L’Italia può e deve giocare un ruolo di sintesi delle opportunità di sviluppo di questi paesi, molti dei quali hanno indici positivi di crescita economica e nello stesso tempo la necessità di importanti riqualificazioni urbanistiche, infrastrutturali e anche turistico - commerciali.
Speciale
Quali iniziative avete messo in campo per consolidare il portafoglio di aziende? L’iniziativa più importante sono gli Stati Generali a EIRE 2011, che saranno convocati nel momento dell’apertura della fiera. La nuova edizione della rassegna si pone come un momento fondamentale di riflessione per tutta la community italiana del real estate. Una community che spesso fatica a inserirsi nel mercato anche a causa di una certa “impasse” delle politiche nazionali. La verità è che c’è una grande necessità di identità in questo settore. È per questo motivo che la settima edizione di Eire aprirà i battenti con il convegno inaugurale dal titolo: “Cos’è il Real Estate in Italia?”. Quali saranno i temi forti di Eire 2011? I convegni istituzionali tratteranno i temi più attuali del settore, fra cui: la situazione del settore in Italia, il rapporto tra immobiliare commerciale e retail, il social housing con la presentazione di nuove esperienze e dei dati del monitoraggio permanente, la potenzialità della logistica per lo sviluppo delle imprese e dell’economia sul territorio, le energie rinnovabili. Ma non solo. Riproporremo i corsi di formazione per la Pubblica Amministrazione. Eire ha sempre lavorato, e continuerà in questa direzione, perché l’incontro fra operatori del Real Estate e Pubblica Amministrazione sia sempre più proficuo. Per questa edizione che affluenza vi aspettate? Contiamo di ripetere il risultato in “controtendenza” della scorsa edizione,
La redazione di retail&food sarà presente a EIRE presso lo stand F-12 del padiglione 4. Vi Aspettiamo!
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Dati tecnici Apertura prevista Autunno 2012 Promotore Inter IKEA Centre Group Commercializzazione Inter IKEA Centre Italia S.r.l. / Larry Smith S.r.l. Progettazione Design International Località Villesse (Go) Localizzazione Extraurbana Tipologia Centro Commerciale Gla 90.000 mq incluso il negozio IKEA Parcheggi 4.200 Livelli commerciali 2 Medie superfici 11 ancore Unità ristorazione 18 Totale unità 170 Variabili socio-demografiche Numero Indice Reddito (NIR) Numero Indice Consumo (NIC)
00' - 20'
Provincia GORIZIA
109 111
109 114
Regione FRIULI-VEN. GIULIA 113 111
Italia 100 100
1 Ramonda 2 Mercatone Zeta 3 Emisfero 4 Palmanova Outlet Village
VILLESSE SHOPPING Lungo l'A4 sullo svincolo per Villesse /Gorizia-Slovenia
S
Speciale
arà un negozio Ikea l’ancora principale del futuro centro commerciale di Villesse, vicino a Gorizia. Villesse Shopping diverrà il primo esempio in Italia di centro commerciale con un negozio della catena svedese integrato. Secondo il promotore, Inter Ikea Centre Group, la sinergia tra l’offerta retail della galleria e il punto vendita Ikea consentirà di incrementare gli ingressi al centro commerciale fino al 25 per cento. Il progetto si svilupperà su 90.000 mq di superficie, distribuiti su un unico livello, e ospiterà circa 170 negozi. A questi ai aggiunge quello Ikea già operativo. Saranno inoltre presenti un ipermercato di 14.000 mq, ristorazioni e un’area leisure con cinema multisala. Il parcheggio conterrà circa 5.000 posti auto. La fase di commercializzazione è già avviata e l’apertura è prevista per il 2012.
Dati tecnici Aperture prevista 2013 Promotore La Policentro Commercializzazione Mall System Progettazione Gruppo Policentro Località Partinico (PA) Localizzazione Extraurbana Tipologia C. C./F. O. C./Parco Commerciale Gla centro commerciale 37.184 mq GLA complessiva 70.300 mq Parcheggi 5.000 complessivi Livelli commerciali 1 Medie Superfici nel centro commerciale 10 Unità ristorazione 10 Totale unità 107 Variabili socio-demografiche Numero Indice Reddito (NIR) Numero Indice Consumo (NIC)
PARTYNICO SHOPPING VILLAGE retail&food - giugno 2011
prospiciente la S.S.113, a 3 km da Partinico (Pa)
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E
sempio di complesso polifunzionale integrato, il progetto di Partynico Shopping Village prevede centro commerciale, factory outlet e retail park, per un totale di 107 unità retail. Tra queste spiccano le 10 medie superfici all’interno dello shopping center. Inoltre è predisposto ad ospitare anche un centro sportivo e un hotel con centro congressi. L’iniziativa di La Policentro, estesa su un lotto di 26 ettari nel quasi omonimo comune in provincia di Palermo, ospiterà una gla complessiva di circa 70mila metri quadrati. Circa 46mila mq di gla costituiranno il centro commerciale, oltre 12mila il parco commerciale e circa 20.600 l’outlet. I parcheggi saranno in totale quasi 5mila. Strategica la scelta della location: prospiciente la S.S. 113, a 3 km dal centro cittadino. L’apertura è prevista per il 2013.
00'-20'
Provincia PALERMO
Regione SICILIA
Italia
59 67
68 69
69 69
100 100
Dati tecnici Apertura prevista Settembre 2013 Promotore Commerciale Brendolan – Verona Commercializzazione I.C.C. Italiana Centri Commerciali Progettazione Studio Gabbiani & Associati - Vicenza Località San Bonifacio - Verona Localizzazione Extraurbana Tipologia Centro Commerciale e Centro Entertainment Gla 39.800 mq Parcheggi 2.500 Livelli commerciali 1 Medie superfici 8 Unità ristorazione 8 Totale unità 52
Variabili socio-demografiche Numero Indice Reddito (NIR) Numero Indice Consumo (NIC)
00' - 20'
Provincia VERONA
Regione VENETO
Italia
105 111
115 122
112 116
100 100
1 SOAVE CENTER 2 LE CORTI VENETE 3 VERONA EST
Centro San Bonifacio
Speciale
lungo la S.S. 11 (Verona – Vicenza), all'uscita del Casello A4 Soave-San Bonifacio
R
ivolto ai residenti delle valli a nord e delle pianure a sud di San Bonifacio (Vr), il nuovo complesso retail commercializzato da Italiana Centri Commerciali sarà posizionato lungo la S.S. 11, in area tangente il casello di Soave, sull’Autostrada A4 Milano – Venezia. Centro San Bonifacio ospiterà una gla di quasi 40mila mq e si svilupperà su due lotti di terreno distinti. In quello più ad ovest sorgerà lo shopping center, basato su un ipermercato e circa 35 negozi affacciati su una galleria chiusa. In quello ad est sarà realizzato un complesso misto, contraddistinto da un parco commerciale, con 4/5 unità di varia dimensione, e un centro entertainment, con 10 sale cinematografiche, un F.E.C. di grandi dimensioni e 6 unità di ristorazione. I parcheggi saranno 2.500. L’apertura è prevista per settembre 2013.
Dati tecnici Apertura prevista Promotore Commercializzazione Località Localizzazione Tipologia Intervento Gla Parcheggi Livelli commerciali Medie superfici Unità ristorazione Totale unità
Variabili socio-demografiche Numero Indice Reddito (NIR) Numero Indice Consumo (NIC)
fine 2012 Edilmix Srl Jones Lang LaSalle SpA Urbino (PU) Urbana Galleria Commerciale 10.000 mq 7.900 mq circa Circa 800 posti auto 1 + piano superiore fornace Supermercato + 2 MS da definire (area Ex Fornace) 27 + fornace
00' - 20' 93 102
Provincia PESARO e URBINO 96 103
Regione MARCHE
Italia
99 100
100 100
LA FORNACE lungo la S.S. 73, all’ingresso di Urbino l progetto di La Fornace si inserisce con i suoi 7.900 mq di gla alle pendici di Urbino, lungo la S.S. 73 proveniente da Fano. Lo sviluppo, da 10mila mq complessivi, prevede un supermercato da 2.500 mq, due medie superfici, una galleria da 25 negozi e un’area ristorazione. A servizio della struttura saranno costruiti un parcheggio da 800 posti auto, una nuova viabilità, che consentirà un comodo accesso dalla strada principale, e un impianto di risalita collegato al capolinea degli autobus. Le piccole dimensioni di La Fornace appaiono adeguate al contesto: come sostiene la società di commercializzazione, Jones Lang LaSalle, nell’isocrona dei 20 minuti il bacino di utenza conta oltre 30mila residenti, che salgono a 70mila nei 30 minuti. Gli studenti universitari, circa 20mila, completano il quadro dei potenziali consumatori. L'apertura è prevista entro il 2012.
retail&food - giugno 2011
I
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Dati tecnici Apertura prevista Promotore Commercializzazione Progettazione Località Localizzazione Tipologia Gla Parcheggi Livelli commerciali Medie superfici Unità ristorazione Totale unità
Variabili socio-demografiche Numero Indice Reddito (NIR) Numero Indice Consumo (NIC)
2014 SIRCOM SIRCOMGROUP SIRCOMGROUP PUGLIA, NEL SALENTO SS 613 CHE COLLEGA Brindisi e Lecce FACTORY VILLAGE 20.000 mq 2.500 posti auto 1 2 ristorante inserito nell’albergo 2 medie superfici e 57 negozi
00' - 20'
Provincia BRINDISI
Regione PUGLIA
Italia
65 75
68 76
69 76
100 100
GRANSALENTO FACTORY VILLAGE lungo la S.S. 613 (Brindisi - Lecce), in provincia di Brindisi
S
Speciale
hopping, sport, divertimento e soluzioni per il business: tutto questo offrirà il GranSalento Factory Village. Il complesso polifunzionale, promosso e commercializzato da Sircom, si svilupperà su oltre 27 ettari lungo la S.S. 613 che collega Brindisi e Lecce. L’ancora principale sarà l’outlet da 20mila mq di gla, con 57 punti vendita e due medie superfici, serviti da oltre 2mila posti auto dedicati. Ma non mancheranno attrazioni per valorizzare il territorio. Un anfiteatro, esteso 12.000 mq con 2.500 posti a sedere e parcheggi annessi. Parco giochi e parco acquatico per bambini, da 9.400 mq, immersi nella vegetazione. Un giardino botanico e una stazione di rifornimento. La parte ricettiva vedrà la realizzazione di un hotel da 90 camere, con centro congressi e centro benessere. L’apertura è prevista per il 2014.
Dati tecnici APERTURA 14 NOVEMBRE 2010 PROMOTORE LE PIAZZE SRL NEWCO. 100% UNIECO SOC.COOP. COMMERCIALIZZAZIONE SVILUPPI URBANI CUSHMAN & WAKEFIELD PROGETTAZIONE TECNICOOP BOLOGNA LOCALITÀ CASTEL MAGGIORE LOCALIZZAZIONE URBANA TIPOLOGIA LIFE STYLE CENTRE GLA TOTALE 21.000 MQ GLA RETAIL 16.300 MQ PARCHEGGI CIRCA 1.000 LIVELLI COMMERCIALI 1 (AREA FITNESS SU DUE LIVELLI) MEDIE SUPERFICI 2 + SUPERMERCATO UNITÀ RISTORAZIONE 7 TOTALE UNITÀ 60 CIRCA
Variabili socio-demografiche Numero Indice Reddito (NIR) Numero Indice Consumo (NIC)
00' - 20'
Provincia BOLOGNA
148 140
135 133
Regione EMILIAROMAGNA 121 125
Italia 100 100
1 Centro Navile 2 Officine Minganti 3 Centrolame 4 Centroborgo 5 Meraville 6 Vialarga 7 Centronova 8 Centro Meridiana 9 Retail Park 10 Shopville Gran Reno
LE PIAZZE
retail&food - giugno 2011
Via Pio La Torre n8, Castel Maggiore (Bo)
28
C
aratterizzato dal concept “open air”, lo scorso novembre è stato inaugurato a Castel Maggiore (Bo) Le Piazze Lifestyle Shopping Centre, realizzato da Unieco e commercializzato da Sviluppi Urbani e Cushman&Wakefield. Il complesso coniuga attività retail e direzionali con uno sviluppo architettonico che rappresenta la continuazione del tessuto urbano. Grande attenzione è stata rivolta all’impatto ambientale. Il centro presenta una gla complessiva di 21mila mq, dei quali 16.300 sono occupati da attività commerciali e 4.700 da uffici. Tra le insegne, circa 50, si segnalano il supermercato Coop&Coop e le medie superfici Euronics e Prime (centro fitness e beauty). Al momento l’attività di leasing è concentrata sull’inserimento dei servizi (esempio banca e ufficio postale), l’offerta retail è praticamente a regime.
Dati tecnici Apertura prevista Promotore Commercializzazione Progettazione Località Localizzazione Tipologia Gla Parcheggi Livelli commerciali Medie superfici Unità ristorazione Totale unità
Variabili socio-demografiche Numero Indice Reddito (NIR) Numero Indice Consumo (NIC)
novembre 2011 Sercom spa CBRE-ESPANSIONE COMMERCIALE srl Marco Giampa’ (Modulor-Catanzaro) Modica Periferica Centro commerciale 21.815 mq 1.800 2 11 6 68 (compresa superficie alimentare)
00' - 20'
Provincia RAGUSA
Regione SICILIA
Italia
74 67
75 67
69 69
100 100
La Fortezza Contrada Michelica, Modica (Rg)
I
Speciale
l complesso La Fortezza si estende su una Gla complessiva di quasi 22mila mq e conta un totale di 68 unità commerciali, distribuite sui due piani. Nel dettaglio l’offerta prevede un Conad superstore di 3.500 mq di Gla, 11 medie superfici, 6 tra bar e ristoranti e una cinquantina di negozi. La galleria vede la presenza di insegne nazionali quali Expert, Silvian Heatch, Golden Point, Zuiki, Lumberjack, Z, accanto a operatori locali come ad esempio Thierry’s (abbigliamento uomo donna), Metropolitan (jeanseria), Apnea e Mojto abbigliamento. Il centro sarà servito da un parcheggio di 1.800 posti auto. Promotore dell’iniziativa è Sercom, società attiva nella regione con altri investimenti, mentre al timone della commercializzazione si trova Cbre-Espansione Commerciale. L’apertura del centro è prevista entro la fine del 2011.
Dati tecnici Apertura prevista Promotore Commercializzazione Progettazione Località Localizzazione Tipologia Gla Parcheggi Livelli commerciali Medie superfici Unità ristorazione Totale unità
SHOPPING CENTER STOŽICE retail&food - giugno 2011
Zona Stozice, Ljubljana Tomavevo (Slovenia)
30
C
ollocato tra la nuova Arena e lo stadio a 3 km dal centro cittadino, il Mall of Ljubljana costituirà una vera e propria passeggiata di negozi sotterranea da 140 unità. Il progetto, commercializzato dal Larry Smith, combinerà retail e intrattenimento su due livelli per una gla di circa 60.000 metri quadrati. Al piano superiore saranno inseriti un ipermercato, un department store da circa 4.200 mq, una medie superficie con articoli sportivi da 2.600 mq, un multisala e una food court con 12 ristoranti. Tra gli elementi di maggiore attrazione, due coffee-bar e due locali a tema con terrazze saranno collocati con vista sulla piazza aperta. Il piano inferiore sarà dedicato al Furniture World. Un grande fai-da-te e altri negozi specializzati soddisferanno tutte le necessità relative a questo settore. L’apertura è prevista per novembre 2011.
novembre 2011 Grep Larry Smith Italia Sadar+Vuga Ljubljana – Slovenia periferica Centro Commerciale 60.000 MQ 3.000 2 8 22 140
Distanze infrastrutture e bacino d'utenza infrastruttura
Tangenziale Centro di Ljubljana Stazione ferroviaria Aeroporto internazionale
distanza
accesso diretto 4 km 4 km 25 km
abitanti
isocrona
100.000 più 500.000
10' 30'
Fonte: Larry Smith Italia
Dati tecnici Apertura prevista 2013 Investimento 160 milioni di euro Promotore Franca commerciale Commercializzazione n.d. Progettazione GA&Partners – Grandi Architetture & Partners Località Foggia Localizzazione Periferica Tipologia Complesso Polifunzionale Superficie totale 342.725 mq Gla retail 11.500 mq totale unità 4 msd, 45 di vicinato Parcheggi 1.800
Variabili socio-demografiche Numero Indice Reddito (NIR) Numero Indice Consumo (NIC)
00' - 20'
Provincia FOGGIA
Regione PUGLIA
Italia
74 84
64 76
69 76
100 100
1 MONGOLFIERA
Speciale
Nuovo stadio U.S. Foggia Calcio Via San Severo, Foggia
U
n complesso polifunzionale per l’intrattenimento e il divertimento di grandi e piccini. Lo stadio sarà una delle ancore principali. Così si presenta l’iniziativa legata alla costruzione del nuovo impianto sportivo dell’U.S. Foggia Calcio promossa da Sports & Leisure Consortium. Oltre allo stadio, che presenterà una capacità di 20/25mila posti, saranno costruiti un impianto sportivo multidisciplinare indoor e outdoor, un centro di formazione sportiva con annessa foresteria, un complesso retail dedicato allo shopping, all’intrattenimento, alla ristorazione e ai servizi di base per il cittadino e un albergo. Non mancherà una componente di residenziale. A supporto del maxi progetto il promotore realizzerà adeguate infrastrutture. L’investimento complessivo sarà di 160 milioni di euro e i tempi di cantiere compresi tra 24 e 36 mesi.
Dati tecnici Apertura prevista SECONDO SEMESTRE 2013 Promotore PARSITALIA Commercializzazione CUSHMAN & WAKEFIELD LLP Progettazione DESIGN INTERNATIONAL Località ROMA Localizzazione Periferica Tipologia CENTRO COMMERCIALE Gla 60.000 MQ Parcheggi 3.200 POSTI CIRCA Livelli commerciali 3 Medie superfici 12 Unità ristorazione 15 Totale unità (piccole, medie e grandi superfici) 160 Variabili socio-demografiche Numero Indice Reddito (NIR) Numero Indice Consumo (NIC)
Centro Commerciale Laurentino
S.p. 2/C laurentina, presso uscita 25 del gra ituato nel quadrante sud di Roma, nei pressi dello svincolo 25 del Gra, il centro Laurentino dovrebbe sorgere entro il secondo semestre del 2013. Il progetto, promosso da Parsitalia e commercializzato da Cushman & Wakefield, presenta una gla totale poco superiore ai 60mila mq distribuiti su tre livelli commerciali. Il piano terreno ospiterà quasi 23mila mq, quello intermedio quasi 20mila e quello superiore circa 18mila. La galleria vedrà 160 unità, con ben 12 medie superfici e 156 unità di ristorazione. L’offerta prevede, in primis, un ipermercato da oltre 8mila mq e uno store di elettronica di quasi 7.000 mq distribuito su due livelli. Non mancheranno la multisala, su oltre 3.700 mq, il family entertainment center, su oltre 3.000 mq e il centro fitness da quasi 3.800 metri quadrati. I parcheggi a supporto saranno circa 3.200.
00' - 20'
Provincia Roma
Regione LAZIO
Italia
140 111
126 105
115 102
100 100
1 EUROMA 2 2 PARCO DEI MEDICI 3 I GRANAI 4 ANAGNINA 5 DOMUS 6 LA ROMANINA 7 CASTEL ROMANO DESIGNER OUTLET 8 CINECITTA' 2 9 LEONARDO 10 CASILINO 11 MARKET CENTRAL DA VINCI 12 CASETTA MATTEI 13 GALLERIA ALBERTO SORDI 14 TOR VERGATA RETAIL PARK 15 TOR VERGATA 16 PANORAMA
retail&food - giugno 2011
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Dati tecnici Apertura prevista dicembre 2013 Investimento 100 milioni di euro Promotore Finsud srl Commercializzazione Finsud srl / Project Service srl / SVICOM (Sviluppo Commerciale srl) Progettazione Arvalli e Associati Località Foggia – Borgo Incoronata Localizzazione extraurbana Tipologia Centro Commerciale Gla 40.364 mq Slp 49.955 mq Parcheggi 91.365 mq Livelli commerciali 2 Grandi e medie superfici 8 Unità ristorazione 8 Totale unità 103 unità (107 con ampliamento)
Variabili socio-demografiche Numero Indice Reddito (NIR) Numero Indice Consumo (NIC)
00' - 20'
Provincia FOGGIA
Regione PUGLIA
Italia
75 84
64 76
69 76
100 100
1 MONGOLFIERA
Foggia Borgo Incoronata Località incoronata, foggia. Tra S.S. 16 e l'A 14
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Speciale
l futuro shopping center si colloca a sud est di Foggia, in località Incoronata (zona ASI), tra la S.S. 16 e l’A 14. Il comparto commerciale e i relativi parcheggi si sviluppano in un area di circa 180.000 metri quadrati. La superficie coperta è di 47.398 mq, quella lorda di pavimento di quasi 50mila e quella di vendita di 25.000. Sono previste un totale di 103 unità, suddivise tra grandi e medie strutture di vendita, esercizi di vicinato, servizi, tempo libero (ludoteca, pattinaggio, cinema di sette sale) e ristorazione. Il centro commerciale si sviluppa con tre piazze a doppia altezza collegate da gallerie. Nella piazza collocata a est è previsto l’accesso al primo piano, dove si sviluppano l’ingresso al multisala e ulteriori attività di ristorazione. Verranno adottate soluzioni finalizzate al contenimento energetico e alla sostenibilità ambientale.
Spazio al leisure
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rmai anche i brand della cosiddetta alta gamma parlano di democrazia commerciale, che vuol dire non solo creare prodotti alla portata di ampie fasce di popolazione e dei diversi livelli di reddito, garantendo sempre un contenuto di innovazione, immaginazione e qualità, ma anche servizi per il tempo libero. Quello che può riassumersi nel concetto di “Leisure”, così come elaborato da alcuni soci del Cncc. Proprio per avere il contributo del Consiglio Nazione dei Centri Commerciali, nella persona specifica per questo settore, abbiamo intervistato Roberto Folgori, presidente della
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Commissione Consultiva Servizi di Cncc.
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Giunti a metà del 2011, come vede la ripresa del settore retail real estate dalla crisi? Nel 2011 le operazioni di maggiori dimensioni a mia conoscenza sono state nel settore retail, forse non è ancora abbastanza ma lo si può interpretare come un segnale positivo. Molti operatori stranieri ricominciano a mostrare interesse per questo comparto, ma per attrarre gli investimenti bisognerà lavorare per eliminare gli ostacoli burocratici e normativi oggi esistenti, che frenano e demotivano tali interessi. Molti operatori saranno presenti, ma non tutti con lo stand. Pensa che vedremo pochi progetti ma buoni?
Credo che quest’ anno inizierà questo processo di rifondazione, non esserci è una occasione persa. Eire non è solo una fiera dove esibire progetti ma a mio avviso è soprattutto un laboratorio dove sviluppare idee e creare contatti e collaborazioni. Dalla fiera Mapic di Cannes è emerso che il centro commerciale tradizionale è meno appetibile. Al contrario si diffondono le iniziative con una forte componente entertainment e che uniscono centro commerciale a retail park. È questo il futuro? Sono tra i sostenitori più convinti di questa tesi. Il centro commerciale deve essere guidato da un motore sociale di scambi, economici certo, ma soprattutto di scambi relazionali ed esperienziali. All’interno del Cncc alcuni soci stanno ragionando e definendo il concetto di Leisure. Proprio a conferma del ruolo dell’Eire, come laboratorio di idee, nella giornata del 9 giugno ci sarà un evento dedicato a questo tema. Quale sarà il contributo di Cncc, in termini di convegni e iniziative, durante questa edizione di Eire? Io segnalo due eventi: quello già detto sul Leisure e il convegno organizzato con Popai il giorno 8 giugno, intitolato “Retail e immobiliare commerciale tra convergenze e divergenze”. Lei è presidente della Commissione Consultiva Servizi di Cncc, sotto
questo aspetto la fiera milanese può riservare opportunità? Ho grandi aspettative. Il prodotto centro e parco commerciale ha una componente finanziaria, una componente immobiliare, ma a mio modesto avviso, il suo cuore è sociale e commerciale. L’idea guida è che deve servire alle persone che abitano nel bacino di riferimento per due motivi: per fare commercio e per passarci del tempo libero, piacevolmente, anche senza aver in programma acquisti. Il Leisure appunto.
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Vending Cruise - Confida
Il vending sale in crociera
Quattro giorni a stretto contatto in una location del tutto originale. La scommessa vinta da Confida. Circa 180 aziende attive nel settore dei distributori automatici si sono ritrovate a bordo di Costa Deliziosa per guardare alle future strategie di ripresa
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utti a bordo per fare sistema. Il comparto del vending fa quadrato al largo della coste di Liguria, Francia e Spagna per cogliere i segnali di una ripresa che sembra tracciata. Il settore, che sino ad ora ha viaggiato a diverse velocità, cerca di allinearsi sull’aumento dei listini per dare marginalità al business. I nuovi prezzi faranno fronte all’aumento delle materie prime, in primis zucchero, caffè e combustibile. Questa strategia, promossa da Confida, fa leva sul Teorema del Valore, che prevede quattro vertici: accreditamento verso le istituzioni, qualità, comunicazione al cliente finale e necessità di fare sistema. Il progetto avviato dall'associazione di settore culminerà con una forte campagna di comunicazione b2c che prenderà avvio
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dal prossimo autunno con sei spot di quindici secondi. "Macchinetta amore mio" è il claim finale di questi spot, pensato per premiare il consumatore parlando il suo linguaggio. Momento cardine, in questo percorso, è stato l'evento Vending Cruise, che ha avuto luogo a bordo di Costa Deliziosa tra il 7 e il 10 di maggio, toccando i porti di Savona, Barcellona e Ajaccio. Quattro giorni, caratterizzati da numerosi convegni e presentazioni di case history, dove hanno partecipato oltre mille persone e 180 aziende. Mettere insieme diverse anime, con esigenze particolari, è stato l'aspetto più difficile. Un ulteriore valore aggiunto è stata la presenza di operatori internazionali, partendo dall'associazione del vending europea, Eva (European Vending Association), e da quel-
le nazionali di Francia, Germania, Inghilterra e Spagna. La sfida di Pinetti Acclamato al termine della quattro giorni, l’evento è stato una sfida voluta e vinta soprattutto dal presidente di Confida, Lucio Pinetti. Convenevoli a parte, la sua presa di posizione è stata marcata. «Il nostro dovere è quello di trovare soluzioni e fornire strumenti nuovi per generare valore alle vostre imprese e al consumatore. I quattro pilastri del Teorema del Valore sono da applicare contemporaneamente. Il primo riguarda l'accreditamento verso le isti-
tuzioni: in quest’ottica lo scorso febbraio Confida ha organizzato un evento presso la Camera dei Deputati per assumere una presa responsabilità. Il secondo vertice è la qualità: abbiamo ideato una certificazione di servizio, che verrà riconosciuto da un ente di certificazione terzo, Csqa. La qualità da sola non basta se non è riconosciuta dall'utente, che non è il buyer ma il consumatore che ogni giorno schiaccia il pulsante. Per raggiungerlo è stata avviata una campagna di comunicazione di massa per un investimento di un milione di euro. La Vending Cruise serve per fare sistema. Se insieme non condividiamo queste politiche è tutto inutile. Questo progetto di comunicazione deve proseguire per almeno 5 anni. Quest’autunno andranno in onda circa 4.000 spot in un mese, con un messaggio che rispecchia i valori del vending e non quelli di Confida. Questi valori sono la qualità senza sosta. Non siamo mai chiusi per ferie, lavoriamo 24 ore su 24, 365 giorni all'anno».
La certificazione La certificazione del servizio è uno dei punti cardine. La formulazione di questo attestato è stata affidata a Csqa-Certificazioni. Per l’ente ha parlato Maria Chiara Ferrarese, responsabile food. «Lo standard è privato. Il suo valore è rappresentato dai requisiti che devono essere oggettivi e, laddove sia previsto, anche misurabili. Tali requisiti si sommano a quelli di legge e non si sostituiscono. Questo strumento è flessibile e si adatta alle esigenze del committente, non è stabile nel tempo ma può essere integrato da altri elementi. La Carta dei servizi, un patto che l'azienda fa con il pro-
prio consumatore, contiene sette requisiti. Tra questi si annoverano l’attenzione alle esigenze e alle aspettative del cliente, la professionalità e la correttezza, l’affidabilità e la regolarità, l’assistenza tecnica tempestiva, la garanzia di pulizia e igiene. L'errore di uno – ha concluso Ferrarese – può compromettere il lavoro di tutti».
le usano almeno una volta al giorno. Il target da raggiungere è rappresentato dalle 167 milioni di persone (23%) che non le usano. Il giro d’affari tocca i 12miliardi di euro, 9.800 aziende, 3,8 milioni di macchinette in Europa. I luoghi di lavoro incidono per l'81 per cento. Nell’ultimo anno sono state vendute 295mila nuove macchine: la parte del leone la fanno quelle che commercializzano bevande calde e fredde, con 210mila. Per gli snack se ne registrano 60mila mentre le restanti contengono lattine. Parlando di fatturati, il 2009 è stato l'anno nero con un calo del 31%, ma nel 2010 la crescita è stata del 18% per cui le prospettive sono buone. Scomponendo il dato nei singoli trimestri, si è registrato un buon andamento delle vendite nel secondo e nel terzo trimestre del 2010, il primo è stato stabile mentre il quarto leggermente in calo. Il mercato italiano si conferma il primo, seguono quello francese e tedesco. L’Europa dell'Est è all’ultima posizione». Lo sguardo sull’Italia Leader in Europa, il mercato italiano traccia la rotta. Per delineare il dato interno è stata incaricata, con un contratto di tre anni, la società di consulenza Accenture Manager. Paolo Andrigo, responsabile canale vending, ha illustrato i primi risultati, sottolineando che l’elaborazione è ancora in corso. «Rispetto al 2009 le ore di
Lo sguardo sull’Europa Data la folta rappresentanza di associazioni e di aziende internazionali, i dati sul 2010 del vending in Europa erano l’altra fonte di interesse. La base di partenza era il -31% registrato nel 2009. A
svelare il quadro del 2010 è stato il presidente di Eva, Arnaud Van Amerongen: «In Europa 295 milioni di persone usano le vending machine una volta alla settimana (43% degli adulti) e 161 milioni
casse integrazione sono diminuite e l'attività industriale si è ripresa del 5,3 per cento. Il fatturato del settore vending è in aumento del 7,19% rispetto al 2009, con uno spostamento dalle macchine del freddo a quelle degli snack. Le consumazioni sono salite del 7,68% e il parco macchine del 6,73 per cento. Scomponendo il dato di fatturato per tipologia di macchina, il caldo registra un + 10,02%, lo snack cresce del 23,88% mentre il freddo cala del 17,25 per cento. A. P.
Interviste Massimo Trapletti, amministratore delegato di Ivs Italia Nel 2010 abbiamo lavorato molto sull’efficienza, aumentando i prezzi, riducendo i costi e ottimizzando le varie strutture. Il fatturato è stato più o meno stabile, mentre è incrementata la marginalità. Nel primo quadrimestre del 2011 la crescita prevista non si è verificata. Investiamo molto sulla qualità, cercando di offrire un valore aggiunto, affinché il cliente sia contento. Ivs lavora molto sull’innovazione. Gestendo le stazioni ferroviarie, la metrò di Roma, gli aeroporti di Fiumicino e Ciampino, più una parte di Malpensa, ha la possibilità di testare continuamente i nuovi prodotti. Solo referenze di qualità. Per esempio nelle grandi stazioni, a partire da giugno, installeremo isole specializzate per il non food in testa alle banchine mentre per il food lanceremo nuovi prodotti con macchine automatiche brandizzate e specializzate. Mario Toniutti, vice presidente di Gruppo Illiria Gruppo Illiria è nato tra gli anni ‘70 e ’80. È una realtà sorta in Friuli Venezia Giulia che nel tempo ha creato filiali a livello nazionale. La prima a Roma, poi a Torino, a Milano e infine sull'Appennino Bolognese, grazie alla quale riusciamo a servire anche il capoluogo emiliano e Firenze. Il Gruppo ha circa 340 dipendenti e un fatturato consolidato, nel 2010, di circa 40 milioni di euro. Operiamo principalmente nell'ambiente del lavoro pubblico e privato. Stiamo provando a entrare nei luoghi di viaggio, ma non è facile fare contratti centralizzati e avere una capillarità così fitta. Avevamo la possibilità di fare il contratto con Centostazioni, ma bisognava avere altre dimensioni. In compenso lavoriamo a un altro progetto, che vorremmo sviluppare su Roma, molto simile a quello sulle stazioni ma che riguarda altri mezzi di trasporto. Roberto Pace, responsabile qualità di Gedac Siamo operativi nei luoghi di lavoro, il nostro target di cliente conta circa 15-20 persone. Operiamo in Toscana, soprattutto a Firenze, Prato e Pistoia. In parte tocchiamo anche Siena e Lucca. L’azienda si struttura a livello abbastanza familiare. Il 2010 si è concluso leggermente in ripresa rispetto a 2008 e 2009. Abbiamo portato una significativa percentuale di crescita sul fatturato, agendo soprattutto sulla leva del prezzo e quindi sulla marginalità. Con un po’ di lungimiranza, visto anche l’aumento delle materie prime, da 2 o 3 anni stiamo praticando questa strategia grazie alla quale ci siamo ripresi. Il cliente è abituato a riconoscere la qualità dei nostri servizi, per cui reagisce abbastanza bene e difficilmente cambia. Il 2011 si prospetta abbastanza positivo, i consumi dovrebbero ripartire in quantità consistente.
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Intervista
Con Ferrari corre anche il retail Intervista a Federica Marchionni, Direttore Brand di Ferrari SpA Quando è stata avviata l'attività di Ferrari Store e quali le prime sedi? Il primo Ferrari Store è stato aperto a Maranello nel 2001. Quello e lo store presente all'interno del Museo Ferrari, rappresentano gli unici due punti vendita di proprietà, mentre il resto della rete è composto da negozi in franchising. A questo hanno fatto seguito rapidamente i punti vendita di Milano, Roma, Las Vegas, Los Angeles, per arrivare ad oggi con 40 Ferrari Store nel mondo. Quale l'obiettivo strategico, le merceologie trattate, i criteri di selezione delle sedi e le tipolo-
aree dedicate alle diverse categorie merceologiche, senza tralasciare i rimandi storici, sportivi e stilistici. I prodotti si dividono in FAN, a marchio Scudetto, dedicati ai tifosi della Scuderia, e Lifestyle, linee di abbigliamento e accessori per uomo, donna e bambino dal gusto stilistico ricercato e dal design unico in grado di rispecchiare, in chiave contemporanea, i valori di artigianalità e qualità che da sempre caratterizzano il mondo Ferrari. Non mancano i memorabilia, pezzi unici legati al mondo delle corse, come, ad esempio parti originali delle monoposto di Formula 1. E poi tecnologia (computer e telefoni), attrezzi per il tempo libero (surf, slittino), e ovviamente giochi per i più piccoli. C'è una forte attenzione al valore
Federica Marchionni esclusiva e strategica, a fianco dello Showroom: all'angolo tra Park Avenue e 55th street, a pochi passi da Madison Avenue e Fifth Avenue, tappe obbligate dello shopping nella Grande Mela, e una delle più importanti vie commerciali al mondo. Prossimamente inaugureremo uno store a Barcellona, in Paseo de Gracia. Le attività legate al brand Ferrari, che quindi includono le attività dei Ferrari Store, generano circa il 20% del margine operativo. Abbiamo stimato che il valore complessivo annuo degli scontrini staccati nel mondo per prodotti a marchio Ferrari (anche in canali diversi dai Ferrari Store e sia per prodotto diretto che in licenza) è di circa 2 miliardi di dollari.
gie dei punti vendita (dimensioni, immagine, assortimento)? Ferrari è sinonimo di valori sportivi, passione, eccellenza e lusso. Tutti questi valori si ritrovano nei Ferrari Store, luoghi dove appassionati e fan accedono al mondo Ferrari, che ne racchiudono l'anima racing a lifestyle, raccontano la storia e i valori di un marchio noto in tutto il mondo che raccoglie intorno a sé milioni di entusiasti e tifosi. Gli store offrono molto più di una semplice shopping experience, grazie a un concept sviluppato sulla base dei tratti distintivi della Ferrari, e
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del brand, quindi la selezione dei prodotti rispecchia gli standard qualitativi che appartengono al nostro Dna, garantendo una gamma esclusiva. Anche le location, gli spazi e le dimensioni dei negozi devono sempre rispondere a questa filosofia. La progettazione degli spazi è strettamente connessa al progetto di design e della grafica, studiata ad hoc per ogni Ferrari Store. Sin dall'inizio l'obiettivo è stato di creare un ambiente coinvolgente, in grado di catturare tutti i sensi e di trasmettere un'idea avvincente attraverso un'interpreta-
zione fisica e iconografica. Nella primavera del 2011 qual è l'ampiezza della rete dei punti vendita e quale il fatturato 2010? Ad oggi siamo presenti nelle più importanti vie commerciali del mondo, con 40 store tra cui Milano, Roma e Venezia, New York, Londra, Dubai e Abu Dhabi, Atene, Kiev, solo per nominarne alcuni. Nel 2010 ci sono state importanti aperture come quella di Johannesburg e New York ad esempio, nella centralissima Park Avenue, posizione
Questa attività è gestita attraverso quale soggetto societario (è una divisione di Ferrari auto o è un soggetto controllato ma autonomo)? A eccezione degli store di Maranello, che sono di proprietà, gli altri store sono in franchising. Per questi ci affidiamo a partner internazionali specializzati nel retail. Piani di sviluppo a breve (aperture in calendario) e a medio termine? Le prossime aperture sono previste a Barcellona in maggio, poi Monaco e Madrid, a cui seguiranno anche nuove vetrine in Cina e Brasile. •
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Parola di Pierluigi Bernasconi
Pierluigi Bernasconi, è il fondatore e Ceo di Mediamarket. Inizia la sua carriera nella consumer electronics in Hitachi, dove negli anni ricopre diversi ruoli. Nel 1989 fonda Mediamarket e nel 1991 inaugura il primo punto vendita Media World, cambiando il mondo della distribuzione. Nel 2009 ritira dalle mani del Presidente della Repubblica il Premio dei Premi, a nome di tutti i collaboratori Mediamarket. Nel 2010 viene nominato dal Presidente della Repubblica Cavaliere del Lavoro.
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Mediamarket: il futuro del retail è hi-tech
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e sino a qualche anno fa erano le grandi piattaforme alimentari a trainare i centri commerciali, ora sono le medie superfici a registrare le migliori performance. Tra queste si segnala Mediamarket con i brand Media World e Saturn, presente negli shopping center con il 60% dei propri punti vendita, complessivamente 104. La società guidata da Pierluigi Bernasconi vanta 88 presidi Media World e 16 Saturn, per un fatturato totale che nel 2010 ha superato i 2,5 miliardi di euro. Solo nello scorso anno sono stati aperti cinque nuovi megastore con queste insegne (Saturn a Napoli, Catania e Stezzano; Media World a Bolzano e Grosseto) per un investimento superiore ai 22 milioni di euro. In occasione del ventesimo anno di vita in Italia, Mediamarket ha pianificato un 2011 ricco di iniziative speciali rivolte sia ai clienti che ai collaboratori. Per capire il mondo di Mediamarket a 360 gradi abbiamo quindi parlato con il fondatore e Ceo, Pierluigi Bernasconi. Partiamo dai numeri. Quale segno mostra il bilancio 2010 e quali sono le previsioni per il 2011? Nel 2010 il giro d'affari è cresciuto del 7% rispetto all'esercizio precedente e ci siamo posizionati al 55° posto nella classifica assoluta per fatturato delle aziende italiane, dieci posizioni più in alto rispetto al 2009. La quota di mercato del 15% conferma il ruolo di primo piano che Mediamarket gioca nel settore della consumer electronics. Ottimo risultato anche per le vendite via web realizzate attraverso il portale di e-commerce Media World Compra On Line, che ha chiuso il 2010 con 53,2 milioni di fatturato, 25 milioni di utenti unici, 50 milioni di accessi e 547 milioni di page views all’anno. Quanto pesa per le due insegne il canale dei centri commerciali? Questo canale ha sempre rappresentato per Mediamarket uno dei principali driver di sviluppo territoriale. Non il solo, ma sicuramente il più importante. Circa il 60% dei nostri punti di vendita è infatti ubicato all’interno di queste strutture. Il primo megastore del Gruppo è stato aperto nel 1991 a Curno (Bg), all’epoca il più grande shopping center italiano. Il plan di aperture cosa prevede per il 2011? Ne sono previste 6, per oltre 24 milioni di investimento e circa 400/500 assunzioni, che porteranno gli attuali 7.500 collaboratori a quota 8.000. Ci concentriamo sui progetti che sono in uno stato di avanzamento tale da poterci dire relativamente sicuri della loro realizzazione. È tutta una questione di tempi che per la complessità del sistema italiano spesso non sono solo lunghi ma indefiniti. Inoltre alcune previsioni rallentano perché le inaugurazioni degli stessi centri commerciali vengono posticipate di alcuni mesi. In generale le operazioni di sviluppo territoriale continueranno ad essere ben distribuite su tutto il territorio nazionale. Se alcune regioni del Nord stanno ormai raggiungendo la saturazione per
l’insegna Media World, le stesse sono bacini di forte interesse per Saturn. L’espansione della rete al Centro e al Sud è un obiettivo invece condiviso da entrambe le insegne. I vostri megastore rappresentano delle vere e proprie ancore degli shopping center, ma quali sono i vantaggi che vi derivano da queste location? I nostri punti di vendita sono in grado di esercitare una fortissima attrazione commerciale anche in posizioni stand alone. Essere l’ancora di un centro commerciale di successo consente di beneficiare di una maggiore pedonalità, che può tradursi in un numero maggiore di acquisti di impulso, e quindi migliorare, a parità di altre condizioni, le performance di fatturato e il mix di margine. I punti di vendita stand alone, invece, accolgono più spesso clienti che visitano il negozio in quanto oggetto di una shopping expedition mirata. Quali caratteristiche deve avere un nuovo centro commerciale per stuzzicare il vostro interesse? I grandi centri e parchi commerciali regionali sono senz’altro quelli di nostro interesse poiché sembrano in grado di rispondere meglio alle congiunture negative. Apparirà scontato ma le condizioni essenziali per l’apertura di un punto vendita sono la qualità del sito, per esempio l’accessibilità e la visibilità dell’immobile, e le dimensioni del bacino d’utenza. Ovviamente durante i periodi di crisi le scelte delle location devono essere ancora più oculate e selettive. Si deve prestare molta più attenzione alla valutazione e alla selezione delle opportunità di business. In particolare: la sostenibilità dei canoni e delle spese, la tipologia del centro commerciale, le dimensioni e la qualità del bacino di riferimento. I nuovi progetti di mall “tradizionali” sono diminuiti, a vantaggio di nuove formule. Lei come vede le iniziative che si apprestano ad andare in cantiere? Il retail park è una formula relativamente nuova per la realtà distributiva italiana, con ottime pro-
spettive di sviluppo. Probabilmente è corretta l’affermazione che i parchi creano più traffico degli shopping center. Nella definizione dei merchandising plan dei centri commerciali prevalgono a volte le logiche immobiliari e finanziarie, rispetto a quelle commerciali. Ciò comporta un aumento del numero delle unità, una riduzione della loro superficie media e canoni di affitto elevati. In questi casi l’àncora è l’ipermercato, format che sembra risentire particolarmente della crisi dei consumi in atto. I parchi commerciali ospitano invece prevalentemente gli “specialisti”, con superfici di vendita elevate e con maggiore capacità attrattiva e competitiva, visti i minori costi di affitto e di gestione. Nell'ultimo periodo abbiamo visto in stazione Centrale a Milano, negli aeroporti di Orio al Serio e di Malpensa un vostro presidio vending. Quali obiettivi e strategie ha in mente per queste strutture? Si tratta di un completamento del nostro modello di business, nell’ottica di una multicanalità più innovativa. Il nuovo servizio vuole essere un punto di riferimento easy and fast per i clienti Media World, per aumentare la fedeltà verso il brand offrendo un’ulteriore occasione di acquisto e un servizio immediato dedicato in prevalenza al "consumo da viaggio". Il 2011 ha visto in calendario una serie di interessanti novità, come Media World To Go, la prima vending machine di prodotti di elettronica di consumo. Sei distributori automatici a brand Media World sono già operativi presso l’Ospedale San Raffaele di Milano, gli aeroporti di Milano Malpensa e Orio al Serio, la Stazione Centrale di Milano, le aree di servizio Scaligera Sud a Verona e San Zenone Ovest (A1, Mi-Bo). Entro la fine dell’anno prevediamo di collocare circa 10 vending machine in luoghi ad elevato passaggio pedonale. Ci saranno novità anche sul fronte Internet? L’offerta web raddoppia con il lancio di Saturn Online Shop, attivo da maggio. Andrea Penazzi retail&food - giugno 2011 39
dossier aeroporti - Speciale forum Atri
Travel Retail,
il motore degli aeroporti
Parola d’ordine: centralità. Il business non aviation pesa sempre più in Europa nei conti degli scali e ha raggiunto la consapevolezza di non essere più solo un ricavo accessorio. Ora però, è necessario cambiare infrastrutture e procedure di conseguenza. L’Atri nel suo sesto Forum, lancia la sveglia
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l travel retail è cresciuto, ha conquistato una centralità strategica finora negata e i suoi protagonisti si stanno attrezzando per farlo correre ancora di più, anche in Italia. Sono le parole chiave emerse nel sesto Forum dell’Atri (Associazione travel retail Italia), che si è svolto lo scorso 20 maggio nella Sala Blu dell'aeroporto Leonardo da Vinci ed è stato segnato dall’ottimismo. È stato il padrone di casa, Giulio Maleci, amministratore delegato di Aeroporti di Roma, ad aprire gli interventi. Lo ha fatto mettendo l’accento sulla necessità di innalzare la qualità dei servizi dello scalo esistente (Fiumicino Sud) e il conseguente livello di soddisfazione, oggi tra i livelli più bassi d’Italia. Questo perché, ha spiegato, solo con servizi adeguati (oltre al ruolo che dovrà avere la compagnia di bandiera), potrà avere successo l’ambizioso progetto di realizzazione del nuovo terminal Fiumicino Nord (o Changi), che si propone di divenire un grande hub da 100 milioni di passeggeri, di cui la metà in transito. Parole d’ordine decisamente nuove per un amministratore delegato di Adr.
Josè Maria Palencia (Aldeasa) e Gunnar Heinemann (Gebr Heinemann)
adeguate per sviluppare il traffico e i master plan degli scali». Non è più il momento, ha aggiunto, di considerarlo solo all’interno di una strategia di diversificazione del business aeroportuale e soprattutto va superato, senza ulteriori ritardi, l’approccio esclusivamente “aviation” per quanto riguarda la progettazione delle infrastrutture e la gestione degli imbarchi e delle informazioni.
In secondo luogo la minor tensione che sembra attraversare i consumi in aeroporto rispetto a quelli in città nei momenti di crisi congiunturali. Ci sono poi esempi di fiducia nel canale che valgono più di tante ricerche: nel sedime dell’aeroporto di Atene, l’Ikea (oltre a ad altri grandi retailer) ha scelto di installare il suo secondo store greco, da oltre 25mila metri quadrati. La Tesco,
Lo hanno capito da tempo scali europei, come Dublino, dove il non avio pesa addirittura per il 70 per cento. Primario, in questi scali, è anche il business legato al real estate, visto non solo come una fonte di reddito, ma come un volano per lo sviluppo del traffico. A sostenere queste tesi ci sono diversi fatti: in primo luogo, elenca Gardini, «una ricerca della Nielsen secondo la quale gli aeroporti sono al secondo posto nella classifica dei luoghi alternativi al consumo, subito dopo i centri commerciali».
leader nella gdo britannica, ha aperto recentemente a fine 2010 un supermarket agli arrivi dello scalo di Glasgow aperto 24 ore al giorno e un progetto di diverse aperture in aeroporti europei è allo studio anche del gruppo Conad Leclerc. In conclusione Gardini ha ribadito la convinzione che l’aeroporto debba fare di tutto per migliorare l’esperienza del passeggero-cliente all’interno dell’aeroporto elevandone la qualità complessiva. Questo, ha concluso, «sarà presto un elemento sul quale gli aeroporti saranno misurati dagli stessi passeggeri».
Il non avio è “core”
A ribadirle con vigore ci ha pensato Stefano Gardini, direttore business non aviation dell’aeroporto di Bologna (Sab) e vicepresidente di Atri. «Il passeggero - ha sottolineato - vive un’esperienza, e la sua propensione alla spesa è direttamente proporzionale alla qualità di questa durante la permanenza all’interno del terminal. Su questo non c’è dubbio come non c’è dubbio che siamo noi, aeroporti e operatori, a gestire le componenti di questa esperienza e a poter trasformare un’esperienza stressante in una piacevole, rilassata e di qualità». Con queste premesse il ruolo del non aviation diventa realmente primario: «Il non avio è core business - ha continuato - e senza una radicale e profonda trasformazione del business model tradizionale degli aeroporti non si creeranno risorse
Il food, innovazione a ogni costo? Quanto può essere dirompente l’innovazione nei punti di ristoro aeroportuale? Ha finito per essere questa la domanda principale della tavola rotonda del Forum Atri dedicata al food & beverage. A scaldare l’ambiente ci ha pensato Franco Costa, presidente di Costa Group, che ha invitato gli operatori a puntare su locali specializzati su un solo tema: pesce, mozzarella, olio, latte, frutta o pizza napoletana. Grande enfasi è stata posta anche sui temporary store. Hanno risposto sia Giuseppe Liguori della divisione aeroporti di Autogrill sia Leopoldo Resta, direttore commerciale di MyChef. Resta ha sottolineato la necessità di un equilibrio tra innovazione e ricavi continuativi durante il giorno. Liguori ha detto di preferire il formato della food court con diverse specializzazioni. Ha in questo senso annunciato un “villaggio etnogastronomico” a Fiumicino, sul modello del “Carousel du Louvre”. Francesco Malservisi, responsabile del food di Adr, ha detto che la società parte da un punto di partenza negativo ma è disposta a cambiamenti radicali, anche attraverso un’indagine sulla qualità della ristorazione.
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Le mosse giuste degli altri
Come fare, però, a far crescere la qualità dei servizi? Lo ha spiegato il professor David Jarach, presidente di diciottofebbraio aviation advisory. Il primo consiglio pratico è di ridurre lo stress del passeggero. Per farlo si può agire sulle famiglie, creando dei kindergarten, come nello scalo di Calgary. Oltre a puntare sulla componente “leisure” è poi indispensabile ridurre le code, sia ricorrendo al fast track, sia aumentando il numero dei varchi per i controlli di sicurezza. A Manchester, benchmark citato diverse volte, i var-
a cura di Fabrizio Patti
Retail, i piani di Heinemann e Aldeasa, Sea e Adr Sono stati Gunnar Heinemann dell’omonimo travel retailer tedesco, e José Maria Palencia di Aldeasa, appena sbarcata con un duty free a Capodichino, i due ospiti d’onore della tavola rotonda dedicata al retail aeroportuale. Heinemann ha ribadito la volontà della società di affermarsi in Italia, dopo l’apertura del duty free di Bologna, anche come fornitore e non solo come retailer. Palencia ha detto che Aldeasa è “tremendamente fiera” dello store partenopeo. Ha anche annunciato l’apertura di un secondo negozio in Italia (270 mq, di cui 90 in area extra-Schengen), nell’airside di Catania-Fontanarossa, la cui inaugurazione avverrà probabilmente a giugno. Palencia ha anche messo in guardia contro i pericoli del low cost per i retailer. Gli altri intervenuti sono stati i direttori commerciali dei due principali scali italiani: Luigi Battuello di Sea e Marco Treggiari di Adr. Battuello si è soffermato soprattutto sui progetti per il T2 di Malpensa. Treggiari ha spiegato come Adr stia lavorando per dare più visibilità ai marchi italiani e migliorare la segnaletica. Ha poi illustrato il nuovo piano viabilità.
chi sono 16 e un cartello rassicura sul fatto che l’attesa massima sarà di 5 minuti durante tutto il giorno. «Più la coda per gli X-Ray è lunga, più si corre dopo. Ogni minuto perso nelle operazioni ha un impatto più che proporzionale sulle vendite – ha messo in evidenza -, e questo vale soprattutto per i voli low cost, nei quali si assiste a un assalto alla diligenza» causato dalla mancanza di posti a sedere assegnati. Per evitare la corsa all’imbarco ci sono altri espedienti banali: comunicare ai passeggeri quanto è distante il gate, attraverso schermi (Sydney) o più economicamente con adesivi (Copenhagen); migliorare la segnaletica, non limitandosi a un approccio burocratico (solo toilette); non comunicare il gate assegnato fino a pochi minuti prima dell’imbarco, in modo da far stare i viaggiatori in aree commerciali (soluzione più adatta per i grandi aeroporti). Il professore ha inoltre sottolineato l’importanza di un “ingeneering del retail mix” attento, così come di una disposizione dei negozi studiata e che privilegi i percorsi walk-through. Ha invitato a osare di più con i “temporary shop” negli scali, a non commettere l’errore di trascurare la gastronomia locale e di effettuare una politica di pricing chiara, per comunicare che gli aeroporti non sono più cari della città. Parlando di low cost, non poteva mancare un riferimento alla “One baggage only policy”, praticata dalle compagnie a basso costo, Ryanair in testa. Gli operatori possono rispondere, ha spiegato, come ha fatto Dublino: attraverso la pratica della spedizione dei prodotti all’aeroporto di arrivo o a casa dei passeggeri.
Il mercato europero dei serivizi commerciali 10 miliardi di euro
Il mercato italiano - 750 milioni di euro
baggage only rule”, inoltre, per Fassone Media & Market; 16% Core categories; 35% Media & Newsagent; 12% «la strada di agire sul fronte normativo, come in Spagna, non porta a soluzioni scontate – ha detto Fassone – È allora forse meglio trovare una formula che soddisfi sia le compagnie Food & Beverage; 26% che gli aeroporti». Food & Beverage; 30% Airport travel retail; 54% Il presidente dell’Atri Specialist retail; 27% Fonte: Atri - Etrc Fonte: Atri - Etrc ha poi illustrato i dati del settore: oggi il mercato europeo aeroportuale dei servizi comSpesa pro capite da alzare merciali vale 10 miliardi di euro, di cui il 35% Il punto sull’evoluzione del business aeroporrappresentato dalle “core categories” (profumi, tuale in Europa è stato poi fatto dal presidente liquori, tabacco, fine food etc.), il 27% dallo dell’Atri, Fulvio Fassone, direttore commerciale “specialist retail” e il 26% dal food & beveradi Sagat (aeroporto di Torino). Le aree tematiche ge. «L’andamento del 2010 mostra un grande calde sono oggi tre: in primo luogo quella della recupero – ha detto – con un forte incremento sicurezza, con il rinvio dell’abolizione dei limiti della spesa pro capite per passeggero», cosa che per il trasporto di liquidi a bordo, inizialmente ha permesso di riprendere il risultato pre-crisi. A previsto per il 29 ma rimasto sulla carta perché la salire sono stati soprattutto gli accessori e l’abbitecnologia non è ancora affidabile. La confusiogliamento, e un andamento positivo hanno avuto ne finisce quindi per regnare. Il secondo tema è anche i vini e liquori, «a dimostrazione della flesquello dei prodotti: restrizioni sono state messe sibilità del travel retail, che riesce a trovare soluin atto in ambito europeo sulla vendita di tabaczioni anche a fronte delle restrizioni». Il mercato co e liquori, tra i beni più venduti nei duty free. italiano vale invece 750 milioni, con una magForse in futuro sarà la volta di limiti posti a una giore incidenza del food & beverage (30%) e del serie di cibi poco salutari. Infine è in discussione segmento media & market (12%). Soprattutto, il tema del mercato: l’Etcr, di cui l’Atri fa parte, è inferiore la spesa del passeggero: nel 2010 la spinge perché si consideri il travel retail/duty free media Ue era di 5,20 euro, mentre in Italia di come un mercato unico con una specificità e non 4,33 euro. Seppure in crescita rispetto ai 3,94 come un insieme di mercati periferici. Sulla “one
I protagonisti
Fulvio Fassone, presidente Atri, dir. com. Sagat «Il miglioramento dell’associazione è e deve essere continuo. Credo che di volta in volta il Forum porti ospiti e tematiche di grande interesse per tutta la filiera, non solo per i retailer. Ho notato che il confronto, magari acceso, nel dopo Forum porta a degli sviluppi molto interessanti e importanti. È il frutto più prezioso di questi incontri, che non si esauriscono nelle parole ma si trasferiscono nello sviluppo da
parte degli operatori (aeroporti, retailer, fornitori di servizi) di prodotti migliori, a beneficio dei passeggeri. Quest’anno per il travel retail ci sono segnali positivi. La sfida è vedere se i ricavi andranno meglio della crescita del traffico».
e a prendere delle scelte. Noi ci confrontiamo sui nuovi format, ci scambiamo le esperienze, sappiamo delle aperture negli aeroporti molto prima che questi avvengano. Credo che il futuro sia abbastanza promettente. Atri nel corso degli anni ha raggiunto obiettivi importanti. Nei primi convegni eravamo in pochi, ora attorno a questo evento si manifesta un interesse non più solo di operatori specializzati. E grazie a qualche intervento prendiamo anche operatori stranieri che sono in Italia da pochissimo tempo ma che sono sulla bocca di tutti».
Stefano Gardini, vicepres. Atri, dir. business non avio Sab «È importante parlare, confrontarsi. Senza confronto noi non sappiamo nulla del mercato. Senza benchmark non riusciamo a fare nulla
Francesco Malservisi, responsabile food & beverage Adr «È la prima volta che partecipo. L’impressione è piacevole, perché mi sembra di riscontrare una volontà di confronto. Nessuno ha voluto
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dossier aeroporti - Speciale forum Atri euro del 2009, si tratta di valori ancora inferiori del 17% rispetto all’Europa, corrispondenti a 130 milioni di euro all’anno. Perché questo avviene? «Per le dimensioni più piccole degli aeroporti – ha spiegato Fassone -; per la maggiore presenza di viaggiatori low cost; per problemi infrastrutturali e di layout, nonostante i progressi fatti; per la frammentazione dell’offerta e delle formule (gestione diretta degli aeroporti, indiretta, con operatori nazionali o internazionali); per gap culturali tra le società di gestione e gli operatori retail». Differenze non ancora scomparse, se è vero che ci sono ancora esponenti di enti pubblici che hanno invitato gli aeroporti a «smettere di fare i centri commerciali». •
Le due commistioni con gli altri luoghi di viaggio Quali sono le commistioni tra gli aeroporti e gli altri luoghi di viaggio dal punto di vista commerciale? È la domanda posta dal moderatore, professor David Jarach, ad Andrea Aiello, direttore di r&f, durante la terza tavola rotonda. «Sono due – la risposta -: la gestione dei flussi di viaggiatori e la necessità di adottare soluzioni “temporary”. Per il resto credo che l’aeroporto debba allontanarsi dagli altri luoghi di commercio». La ricetta: non standardizzare i marchi e valorizzare le tipicità. Il rischio di omologazione degli spazi è stato sottolineato anche da Lucio Murru, direttore commerciale dell’aeroporto di Olbia (Geasar), il quale ha parlato dei negozi dello scalo che vendono prodotti regionali e del sito di ecommerce. Daniele Ferrero (Venchi) ha raccontato come i clienti di nazionalità diverse abbiano comportamenti simili negli acquisti presso i loro punti vendita, mentre Roberto Meneghesso (McArthurGlen) ha sottolineato come chi proviene dagli aeroporti sia il 12% dei clienti degli outlet della società. Andrea Stolfa (Alitalia) ha infine spiegato che la compagnia ex di bandiera non punta alla “one bag rule”, preferendo una logica di segmentazione (più peso concesso al crescere dell’importanza del biglietto). Ha anche auspicato una maggiore collaborazione tra compagnie, aeroporti e brand.
I protagonisti
affermare i propri concetti. Noi come Adr abbiamo dei progetti sul temporary: il primo è un ristorante da sviluppare in collaborazione con un’associazione, sicuramente di alta cucina. Vorremmo dare spazi che possano essere utilizzati coniugando offerta, informazione e anche un po’ di spettacolarizzazione dell’offerta food. Altre idee di temporary dedicate al food su cui stiamo ragionando sono legate a brand di produttori. Dopo l’Antica Focacceria San Francesco abbiamo dei contatti (con singoli ristoranti da replicare, ndr) con soggetti di cui non posso svelare il nome».
Luigi Battuello, direttore commerciale non aviation Sea «Per il T2 di Malpensa abbiamo un progetto che troverà la sua realizzazione in tre anni. È una rivisitazione dell’ingresso e della ripartizione tra airside e landside. Useremo le aree dismesse di check-in per creare una grande area commerciale con logica walk-through. Nel frattempo nel T2 apriranno a breve Kiko Make Up, Giochi Preziosi, Tosca Blu e altri negozi in 3-4 mesi. Aprirà anche Burger King con Autogrill alla fine dell’anno, nel landside. L’accordo riguarda anche gli altri scali di Sea. Anche al T1 continua l’upgrading del food: Cremonini aprirà un nuovo format di ristorante free flow al T1 imbarchi, ci saranno poi Pane Vino e San Daniele al Satellite e un altro bar innovativo». Giuseppe Liguori, divisione aeroporti Autogrill «Nonostante abbia un portafoglio marchi
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molto alto, Autogrill nel mondo aeroportuale ha una forte attenzione alle location. Quando lo richiedono il mercato e il luogo e ci sono la possibilità e la volontà da parte nostra e dei landlord di costruire qualcosa di particolare, non ci tiriamo indietro (come nel caso del caffè Piazza Castello a Torino, ndr). [Quanto al tema del dibattito del Forum sulla necessità di valorizzare i singoli alimenti], ho voluto sottolineare come all’interno della food court, dove c’è la possibilità di far convivere offerte diverse, si possono sperimentare scelte particolari, come quella dell’etnico o delle insalate».
Roberto Meneghesso, country manager Italia McArthurGlen «Penso che la nostra oggi sia una voce fuori dal coro. Ma tra le gallerie commerciali degli aeroporti e quelle dei nostri outlet ci sono molte similitudini. Il food per esempio è molto importante anche per gli outlet. Ci sta poi a cuore inoltre l’eventuale possibilità di scambiare esperienze sul mondo aeroportuale. Ci interessa in particolare il gran flusso di turisti che transitano dagli aeroporti e che rappresentano il 12% del volume d’affari dei nostri centri. Capire come poter intercettare al meglio già in fase di arrivo un numero così elevato di persone è uno degli obiettivi della mia presenza qui oggi». Gunnar Heinemann, co-proprietario Gebr Heinemann «Sono il presidente dell’organizzazione tedesca corrispondente all’Atri. Anche noi parliamo
delle minacce al business. Ma qui c’è più discussione sui problemi e sulle tendenze, cosa che apprezzo perché permette di cogliere molto bene lo spirito del mercato, anche a chi come me è qui per la prima volta. Mi hanno inoltre colpito i dati sulle dimensioni del mercato italiano: ci incoraggiano ad andare avanti e ad essere ambiziosi. Lo store di Bologna è in linea con il budget, che era molto ambizioso. Siamo molto fiduciosi e abbiamo avuto colloqui con altri scali italiani. Tutti vogliono gestire i duty free da sé. Noi d’altra parte operiamo anche come fornitori». Leopoldo Resta, direttore commerciale MyChef «La qualità degli speaker dei Forum è senz’altro in crescita rispetto alle edizioni passate. Nei rapporti tra operatori della ristorazione e gestori aeroportuali esistono due strade: quella formale delle gare e quella del dialogo, che è da preferire. Il dialogo infatti non preclude per i gestori né risultati economici né qualitativi, perché si può interrompere se il gestore non vede assicurati i propri obiettivi. Le gare, invece, non permettono di interrompere un processo una volta avviato. [Sul tema dell’offerta di ristorazione a tema unico, dibattuta nel Forum], il vero punto è quanto debba essere violenta l’innovazione. MyChef è molto innovativa, ma ha senso osare solo a certe condizioni, per esempio introducendo elementi innovativi all’interno di una food court che ha già un’offerta per panini e pizza».
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r&f Mystery on board
Costa Crociere,
nessuno sconto al divertimento
U
na macchina perfetta, o quasi, che solca i mari toccando le più affascinanti località portuali del mondo. Non manca nulla a bordo, ogni metro quadrato è studiato per soddisfare una funzione specifica. Anche le pareti hanno il loro perché: disegni e colori praticamente ovunque contribuiscono ad alimentare l'esperienza di viaggio. La mente del viaggiatore, costantemente iperstimolata, quasi si dimentica di essere a bordo di una nave. Neanche il mare, se appena increspato, riesce a distrarre da musica, giochi, attrazioni, casinò, spettacoli, piscina e cibo. Una volta all'interno solo i soffitti leggermente bassi danno l'idea della nave. Tanto, troppo per essere un ambiente naturale. Ma non è un ambiente naturale che la gente si attende, quindi giusto così. Costa Deliziosa, l'ammiraglia della compagnia, lunga quasi 300 metri e alta una decina di piani, si presenta maestosa all'esterno e un centro commerciale del divertimento all'interno. Le stanze,
per arredamento e colori, garantiscono quella rilassatezza che altrove a bordo è difficile da trovare. Ma partiamo dal nostro itinerario. Ci siamo imbarcati dal terminal Costa a Savona, abbiamo fatto tappa a Barcellona, ad Ajaccio e siamo tornati nella città ligure. Va segnalato che, nonostante il numero di turisti provenienti anche dall'estero sia sempre maggiore, né in autostrada, né sulla strada provinciale né in quella urbana è segnalato il terminal di Costa Crociere. Un problema per chi non conosce la zona, da risolvere al più presto. Una volta arrivati nel parcheggio il personale di Costa ci ha seguito in ogni procedura: per chi è arrivato in automobile, come noi, provvede a etichettare e prelevare la borsa, che verrà fatta trovare direttamente in camera, poi fa pagare il parcheggio (il prezzo convenzionato era di 10 euro al giorno) e consegna alcuni documenti necessari per imbarcarsi, tra cui il numero del gruppo di
imbarco. Il passo successivo è di entrare nel terminal Palacrociere, che si presenta sue due piani, moderno, di colore prevalentemente chiaro, con servizi di ristorazione, un bar con sedute sia interne che esterne nella terrazza (i prezzi al banco per caffè e bibite sono accettabili), uno sportello di informazioni per i turisti e i servizi di toilette. Puliti ma non tanti in caso di grande afflusso. Ovviamente non mancano i desk con il personale di Costa, pronto a rispondere con gentilezza a tutte le domande degli ospiti, e gli schermi Lcd, che comunicano le informazioni sulle procedure di imbarco. Dal secondo livello del Palacrociere si fa ingresso a bordo attraverso un passaggio sopraelevato, sul quale si effettuano i controlli dei documenti. Nel complesso la procedura di imbarco risulta abbastanza lenta e macchinosa: sono ben tre i punti di controllo, compreso lo scanner finale del bagaglio a mano e la registrazione, con tanto di fotografia scattata al momento, sul database di Costa. Arrivati alle 12 al parcheggio, verso le 13,30 circa siamo all'interno della nave. Data la fame, e un po' di stress, è il momento giusto per consumare il pasto. Al nono piano è servito il pranzo a buffet. Il cibo viene cucinato al momento e le isole di somministrazione sono tante. L'offerta è ampia, di qualità talvolta discreta, talvolta sufficiente. Il concentrarsi di tanti odori diversi, in locali al chiuso, rende l'aria abbastanza satura. Il problema degli odori continuerà durante tutta la crociera, dato che a bordo si può fumare in diverse aree, che non sono protette rispetto agli ambienti comuni. Si salpa. Verso le 17.30 c'è la simulazione di incendio, comunicata con anticipo in tutta la nave in cinque lingue, che prevede di indossare i giubbotti di salvataggio e recarsi obbligatoriamente sul ponte al terzo livello, sotto ai bracci che sostengono le scialuppe di salvataggio. Tutti i passeggeri vengono messi in fila per uno. La procedura viene completata con la voce dello speaker che, sempre in cinque lingue, spiega il comportamento da mantenere in caso di pericolo. Conclusa anche questa procedura, finalmente un po' di relax in stanza. La cabina, almeno nel nostro caso, si presenta semplice, ordinata e pulita, con tanto di balconcino dotato di due seggiole e tavolino. Il bagno è dotato di doccia, lavandino, specchio e asciugamani puliti. Non si percepisce l'idea di
Costa crociere > Imbarco Chiarezza avvisi Assistenza famiglie ecc Gentilezza Velocità Code
Note: Avvisi comunicati chiaramente. Numerosi i blocchi di sicurezza
> Accoglienza a bordo
Saluto, benvenuto Sistemazione Velocità Ordine/pulizia stanza
Note: Servizio in camera e di accoglienza ineccepibile
> Navigazione Annunci Cordialità e professionalità Qualità prodotti* Servizio Offerta duty/free
* media qualità per i prodotti a buffet. Per il caffè espresso si paga al bar Note: A poche miglia dalla costa i negozi vengono chiusi
> Sbarco Puntualità Annunci di sbarco Assistenza famiglie ecc Legenda: = migliorabile = sufficiente = apprezzabile = molto buono = ottimo
© Edifis Intelligence
lusso. La giornata si completa con la cena, tavolo da una decina di persone riservato al ristorante. La scelta è tra circa tre porzioni per portata, si possono ordinare tutti i piatti presenti in lista senza limiti. Oltre all’acqua, sono servite bottiglie di vino bianco e rosso. La qualità rimane discreta, meglio i primi e i secondi, meno bene i dolci. Durante il pasto, compreso nel prezzo, vengono offerte sfiziosità extra e quindi non comprese. Nel nostro caso sono state portate da un cameriere mentre consumavamo una pietanza, senza avvisare che comportavano un costo aggiuntivo. Una volta servite, dopo pochi secondi un altro cameriere si è presentato a chiedere la carta per il pagamento. Metodo per arrotondare eticamente non ineccepibile. Dopo la cena si aprono alla clientela numerose soluzioni di divertimento, dai concerti al teatro, di forte impatto, al casinò, ai negozi (4 o 5 punti multimarca, con prevalenza di profumi e gioielli, tutti scontati del 20% essendo duty free). Conclusa la giornata, che per certi versi si ripete a quelle successive, possiamo sottolineare la precisione dell’organizzazione, che fa della sicurezza un punto di forza. Occhio al portafogli, la carta di credito viene fatta abbinare alla carta della stanza e ogni occasione è buona per fare spendere qualche euro! Andrea Penazzi
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Sono un’àncora di salvezza per i panifici, ma anche una formula sempre più apprezzata dai clienti. Le “bakerycafé”, diffusissime con catene all’estero e soprattutto in Francia, si fanno strada anche in Italia. Con spazi potenzialmente enormi anche negli aeroporti e autostrade.
foto di Alberto Anderloni
analisi mercato
C
’era una volta un’Italia in cui il pane non mancava mai a tavola, era parte fondamentale del pasto e se avanzava non si buttava. In cui i pranzi si svolgevano sempre o quasi a casa e in cui un rito quotidiano era il passaggio dal panificio a ritirare le michette, rosette, pane di Altamura o francesini a seconda di dove si abitava. Quell’Italia è lontanissima. Sembra passato un secolo anche solo rispetto al 2000, perché da allora gli italiani hanno ridotto di un terzo il proprio consumo di pane. Si mangia sempre meno in casa e sempre più fuori, si preferiscono soluzioni considerate (a torto o ragione) più dietetiche, si pensa sia più semplice immagazzinare dei cracker che passare ogni giorno dal panettiere. Tra i canali di vendita quello dei “prestinai” è poi in particolare difficoltà. Già una decina di anni fa
Bread around the clock un’indagine della Ac Nielsen per RiminiFiera accertava che le famiglie che comprano pane nei supermercati erano diventate più numerose di quelle che lo fanno nelle panetterie (77% contro il 66%). Tutto questo ha inevitabilmente avuto effetti negativi sui panifici che, però, invece di arrendersi, hanno cambiato pelle. Portando la domanda dalla loro parte.
Nuove panetterie
Una prima reazione è consistita nell’allargare la gamma dei prodotti: non più solo pane di farina di frumento, ma di segale, avena, di diversi cereali combinati, e poi pane alle olive o alle noci, focacce, pizzette, torte salate e prodotti di pasticceria. Ma il vero uovo di Colombo si è chiamato somministrazione: nelle panetterie sono prima arrivati i caffè e, col tempo, gli aperitivi, il vino, i primi piatti, i secondi. Il tutto accompagnato da tavolini e da un arredamento sempre più alla moda. In questo modo i panificatori hanno potuto, oltre che fare fronte al calo
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dei consumi tradizionali, anche risolvere uno dei problemi tipici delle panetterie, la concentrazione degli acquisti in poche ore al giorno. In due parole, naturalmente in inglese, questo concetto si traduce con bakery caffè. Il fenomeno è conosciuto all’estero, e soprattutto in Francia, dove le boulangerie da tempo avevano assunto questa forma e dove si sono sviluppate delle catene ormai estese in tutto il mondo. Due sono gli esempi più eclatanti. Paul, parte del gruppo Elior, è una boulangerie le cui origini risalgono al 1889. Oggi ha 326 punti vendita in Francia e altri 130 in 19 altri paesi nel mondo. Un altro riferimento è Le Pain Quotidien. Il format, fondato 20 anni dal belga Alain Coumont, conta oggi 151 bakery-restaurant in 19 nazioni. Insiste molto sul tema degli ingredienti biologici e sulla nostalgia per i bei tempi andati. Tra le sue caratteristiche, un tavolone su cui i clienti mangiano fianco a fianco. Ma anche in Italia le acque si sono smosse. Una ricerca Swg sul consumo dei prodotti da forno, citata un anno fa dal Corriere della Sera, non lascia dubbi su come al cambiamento dell’offerta la domanda abbia seguito con entusiasmo: «Il 32% degli italiani – si legge nell’articolo
GMG PARTNERS SPA (Redipane)
Dati al 31 dicembre
2008
2009
PANET SRL (Panizzeria) 2008
2009
MARINONI SRL 2008
BAKERY PRINCI SRL
2009
2008
2009
LUINI SRL 2008
2009
Valore produzione 2.291.752 3.156.398 4.333.877 3.166.407 4.401.707 4.464.512 6.521.185 6.712.357 2.902.712 3.292.736 var. fatturato 47,2 -32,2 1,2 2,8 13,1 Reddito operativo 123.603 63.746 -1.487.459 -1.249.922 444.380 446.363 134.568 303.064 1.781.918 2.120.277 var. reddito operativo -48,4 -16,0 0,4 125,2 19,0 Risultato netto 34.783 19.480 -1.409.463 -520.804 263.303 277.267 -231.022 128.294 1.237.375 1.464.195 % valore produzione acquisti 65,0 69,4 37,0 30,8 41,0 40,4 29,6 26,5 14,0 12,6 servizi 25,2 27,6 30,0 36,5 4,4 4,2 16,9 19,2 12,1 10,6 affitti 0,6 0,8 19,8 24,1 7,5 7,7 13,4 12,5 1,3 1,2 lavoro 0,9 0,7 30,3 26,0 29,9 31,3 31,2 29,6 9,2 9,4 ammort 1,7 1,2 15,8 19,8 6,0 5,7 6,2 6,8 1,7 1,4 reddito operativo 5,4 2,0 -34,3 -39,5 10,1 10,0 2,1 4,5 61,4 64,4 Fatturato/acquisti 1,4 1,4 2,4 2,7 2,4 2,5 3,4 3,8 7,2 7,9
›Il pane (con caffè)
– mangerebbe sempre (o spesso) in panificio, con un risparmio atteso di quasi due euro a pasto. Nel 2007 erano appena il 12% e il 52% dichiarava che in un panificio non avrebbe mai voluto mangiare. Insomma le cose stanno cambiando e sicuramente una grande scossa al settore l’ha data la legge Bersani del 2006, che ha liberalizzato tutto il comparto. Dagli orari di produzione alla licenza per aprire un forno (ora non più necessaria)». L’associazione dei panificatori di
intervista
l’ho inventato io
Franco Costa, presidente di Costagroup «Siamo coscienti che è al pane che dobbiamo il nostro successo. Il pane è alla base di ogni nostro concept». Così si legge in una presentazione dalla società produttrice di arredi per locali Costa Group e per capire il motivo di questo amore ne abbiamo parlato con il presidente, Franco Costa. Come mai avete puntato molto sulla formula pane e aperitivo? È elementare: perché lo facciamo da 30 anni, soprattutto all’estero, dove ci siamo formati e facciamo tuttora metà del fatturato. Venti e più anni fa in Spagna siamo stati i primi a fare le panetterie con il punto caldo. Sono poi nate tutte le grandi catene spagnole. Quel merito credo che vada riconosciuto a noi. La nostra esperienza è nata anche con Paul e con altri gruppi in giro per il mondo. Quindi era una conseguenza il fatto che appena si creavano delle opportunità anche in Italia, facevamo capire al panettiere che non ci sono altre vie per riempire la giornata che aggiungere la somministrazione. Quali sono gli esempi di successo all’estero? Tantissimi, abbiamo lavorato con catene che sono diventate dei giganti. A parte Paul, le potrei citare Paris Baguette, in Corea e in Spagna Fornet de Rosendo. Com’è invece la situazione in Italia, dove di catene ci sono solo Redipane e La Panizzeria? Devo dire che la vedo molto nera. Mi fa piacere che ha citato Redipane. Il primo locale è nato a Bologna con la nostra collaborazione. E così tanti altri. Ora nella grande distribuzione abbiamo lanciato 16 Libbre a Marcianise, nel centro commerciale Campania, con dei risultati spavento-
samente buoni. Pensi anche all’importanza che abbiamo dato alla panetteria dentro gli Eataly, sia a New York che nell’ultimo negozio di Genova. È una formula che ha le potenzialità per espandersi nel canale aeroportuale? Io lo credo molto. Credo che il pane, come ogni elemento primario, come l’olio, la carne, la frutta, la verdura, abbiano ognuno nel suo settore delle potenzialità enormi nel settore aeroportuale. Chiaramente ci vuole chi ci crede e chi sia bravo a farlo. Credo che ci sia poco spazio per i furbi. Avete progetti in cantiere? In tutti i progetti che abbiamo nel mondo aeroportuale il pane è primario. In questo momento ci sono 5-6 aeroporti internazionali dove noi abbiamo in concorso operazioni dove c’è il mondo del pane. Quando fa un formato sul pane pensa al pendolare che torna a casa col pane? No, io credo al valore aggiunto del pane, non credo al pane di per sé. Il pane diventa un elemento fondamentale perché può essere manipolato e si può sviluppare in diecimila cose. Io parlo di farina, non tanto di pane. Se vendi solo pane, se non sei un mega fenomeno è dura. Invece vedo molto interessante la trasformazione del prodotto base, quindi la farina, che diventa, passando tramite il pane, un elemento di accompagnamento o di altri prodotti o del pane stesso lavorato in maniera particolare.
Milano oggi a retail&food commenta favorevolmente il processo in corso, sottolineando come si tratti di un espediente necessario per sopravvivere. Ma i pionieri di questi negozi ibridi in passato hanno dovuto lottare non poco per imporsi. «Negli anni Settanta decidemmo di introdurre la vendita di caffè nelle panetterie – racconta Maria Marinoni, erede della nota famiglia di panettieri milanesi Marinoni, operativi dal 1903 –. Pensavamo alle signore che all’epoca non frequentavano i bar e che in panetteria si trovavano invece a loro agio. All’epoca fummo contrastatati dagli altri panificatori, che ci accusavano di sminuire il prodotto pane. Ma fu un successo, e oggi tutti hanno un bar dentro la panetteria». Chi vive a Milano sa di che si parla. Pattini e Marinoni ora si sono divisi (a causa della crescita di numero degli eredi di entrambi i soci originari), ma ciascuno continua con la formula mista panificio-bar. Maria Marinoni, in particolare, ha dato il proprio nome al negozio presso la stazione di Milano Cadorna (bar, panificio e frullateria) e rilevato un anno fa il locale Gusto Giusto, in via Broletto, che ha 120 posti a sedere tra dehors, sala interna e sala superiore. Ora, ci dice la signora, sono arrivate delle proposte per un’apertura presso la nuova sede della Regione Lombardia (la piazza del grattacielo Pirellone Bis) e per una location a Londra. La capitale britannica è attualmente sede di un altro pioniere tra le panetterie milanesi: Princi. Oltre ad avere quattro locali nel centro del capoluogo lombardo, infatti, la società guidata da Rocco Princi - origini calabresi ma ormai icona milanese - ne conta anche una a Soho, nel cuore di Londra. A Milano l’aperitivo da Princi è divenuto un’istituzione, anche per la sintonia degli arredi con il pubblico
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analisi mercato che frequenta la zona di Brera e di Moscova, dove si concentrano tre delle quattro location (la quarta è dietro il Duomo). Ma i nomi a Milano potrebbero essere molti altri, visto che il concetto ha fatto davvero presa: Salezucchero, in corso Sempione, il panificio Donelli di piazza Gobetti, Chicchi e Bacche presso la stazione di Porta Genova sono alcuni esempi di evoluzioni di panettieri tradizionali. Ci sono poi realtà più raffinate. Tra questi c’è Pane & Caffè (via Murat), il cui arredamento è stato curato dalla società di architettura Costa Group. L’azienda guidata da Franco Costa (si veda l’intervista in pagina) è quella che più ha creduto nella formula. Al gruppo si deve infatti la creazione, vent’anni fa, del locale La Cantinetta di Firenze e di una serie di altre realizzazioni in giro per l’Italia, a dimostrazione che non si tratta di un fenomeno solo meneghino. Tra i più recenti ci sono: Zogra, nel centro di Alessandria, IT Boulangerie a Piacenza, 3 Lire a Napoli e La Suprema a La Spezia. Nel centro commerciale Campania di Marcianise (Caserta) ha aperto anche un format adatto agli shopping center, chiamato 16 Libbre. Sono tutti incentrati sull’ibridazione dei forno, ristorante e wine-bar e sul concetto di cambiamento di pelle durante la giornata. La Suprema, a La Spezia, ha portato all’estremo il concetto: al mattino è caffetteria e panificio, poi un muro a scomparsa nasconde la parte dove si vende il pane e il locale dopo pranzo diventa prima sala da the, poi luogo per happy hour, ristorante per la cena, lounge bar per il dopocena con musica e addirittura mini hotel per la notte.
Aeroporti e stazioni, location perfette
Oltre che in città, la formula sta prendendo piede anche negli aeroporti. La società Airest (gruppo Save) ha ad esempio acquistato Rustichelli & Mangione, nato con le caratteristiche fin qui descritte e oggi presente negli scali di Venezia e Roma, oltre che nelle stazioni di Padova e Gallarate, nell’Antegnate Shopping Center (in provincia di Bergamo) e nell’outlet McArthurGlen di Noventa di Piave (Venezia). Ci sono anche due locali in Austria. La forza di questo formato nel mondo degli aeroporti è confermato dalla nascita e crescita del marchio Briciole. Si tratta di un concetto (nelle versioni con o senza caffetteria) inventato da MyChef e inserito negli aeroporti di Linate, Malpensa
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I bilanci
T1, Malpensa T2 e all’interno del Politecnico di Milano. «Abbiamo sviluppato Briciole perché cercavamo di fare una cosa completamente nuova e stiamo avendo risultati eccellenti – commenta Leopoldo Resta, direttore commerciale di MyChef –. Il punto forte è rappresentato dal prodotto, che arriva da fornitori notevoli ed è composto da una parte dalla focaccia ligure e dall’altra da tutta la gamma di pane francese che si trova nelle boulangerie: dalle baguette al pane con canditi o noci, dalle Quiche Lorraine alla patisserie. Ma la forza del marchio è rappresentata anche da altri aspetti: il primo è che funziona a tutte le ore, il secondo è che ha una flessibilità che le permette, dando diverso peso alla componente di asporto, di andare bene sia nell’airside che nel landside. Potenzialmente il format può funzionare ovunque, in altri aeroporti o nelle autostrade, per esempio su una tangenziale di Milano, o in un grande centro commerciale».
Nuove catene?
Tale è l’attenzione verso il formato bakery-café che non potevano che svilupparsi delle catene. Ancora non c’è nulla di paragonabile ai due esempi stranieri citati sopra. Degni di nota sono comunque Redipane e La Panizzeria. Redipane si definisce il “primo bakery café” e offre una gamma di prodotti da forno – pane, focacceria, torte e pasticceria – oltre a caffetteria e a un companatico d’eccezione, i prodotti della Parmacotto. I suoi otto locali si snodano lungo la Via Emilia, dalla provincia di Reggio Emilia a quella di Forlì Cesena. Un’altra catena, di dimensioni maggiori anche se attualmente in contrazione, è La Panizzeria, che vende pane e diversi prodotti da forno. Oggi è in 25 città di sei regioni. A Milano, principale centro, ci sono nove filiali. Tra le focaccerie che si sono trasformate in catena la più nota è l’Antica Focacceria San Francesco. Nata a Palermo nel 1834, è uno dei locali più longevi d’Italia e ha assunto col tempo una serie di significati anche simbolici: fu cantata
in una nota canzone dei Modena City Ramblers come esempio della Sicilia che si oppone alla criminalità e negli scorsi anni è diventata una bandiera dell’associazione Libera per aver denunciato una richiesta di estorsione. La sua qualità culinaria, basata sul “pani ca meusa” (pane e milza) e su altri caratteristici cibi da strada panormiti, l’ha prima portata a Milano (in una fase iniziale in accoppiata con Princi, poi da sola) e poi fatta entrare nell’orbita delle Librerie Feltrinelli. La società editoriale ha infatti acquistato il 49% dell’Antica Focacceria e ha deciso di inserire dei corner in circa trenta delle proprie librerie. La tendenza a trasformare in una catena un forno di successo già esistente è forte e potrebbe dare corso ad altri casi. Oltre ai già citati Princi e Marinoni, a Milano un altro nome che viene subito in mente è quello del Panificio Luini, molto noto in città per i suoi panzerotti. «Le richieste di collaborazione ci sono pervenute e ci pervengono con molta frequenza e con tipologie molto articolate: dal cliente affezionato che è tornato dalle ferie e vorrebbe aprire un nostro punto vendita nell’ultimo villaggio visitato, al singolo imprenditore del settore, al gruppo più strutturato» confida a r&f Cristina Luini, che però non si sbilancia oltre. La società ha infatti in passato aperto un punto vendita a Londra, ma l’esperimento non funzionò. Se i vantaggi di creare una catena sono evidenti nella possibilità di sfruttare un marchio forte, non mancano infatti gli inconvenienti. Tra i principali si possono citare la difficoltà nella standardizzazione della preparazione del prodotto; la necessità di fare training e supervisione costante, cosa per cui serve un organico sufficiente; i timori di svalutazione del marchio all’interno del punto vendita principale; l’identificazione del marchio con la città; infine, i sensibili problemi di “protezione” del processo produttivo. Incognite che trovano anche dei fondamenti guardando i bilanci di alcune delle principali insegne fin qui citate.
L’analisi fatta sui bilanci di sei aziende da parte della società di consulenza MicroSectors per r&f mostra come il settore abbia alcune caratteristiche positive ed altre negative (si veda la tabella nella pagina precedente). «Fra queste ultime – sottolineano gli analisti Anna Mussa ed Emilio Roncoroni – vi sono indubbiamente gli elevati costi di avviamento: sono pari a 1,55 milioni di euro per Pattini e Marinoni (negozio di p.za Cadorna a Milano), a 596mila euro per Princi, 1,53 milioni per Panet (La Panizzeria)». C’è poi la presenza di perdite di esercizio e conseguente ripianamento: Panet nel 2009 ha chiesto ai soci (Agritech ha il 95%) di integrare il capitale per 1 milione di euro a copertura perdite pregresse; Gmg Partner (Re di Pane) nel 2010 ha aumentato il capitale sociale da 110mila a 510mila euro e si è trasformata in spa; Princi nel periodo 2003–2009 ha avuto 3 esercizi in perdita per totali 573 mila euro e 4 in utile per 875mila euro. La terza caratteristica del settore è la necessità di azionisti rilevanti per finanziare le attività: Panet è controllata da Agritech mentre Gmg Partner da Tagliavini. In entrambi i casi di tratta di imprese con attività affini a quelle finali. Sono inoltre deboli le economie di scala, perché l’apertura di nuovi punti vendita non sempre sviluppa economie di scala forse per le ridotte attività centrali. Fra le caratteristiche positive si possono annoverare l’elevata variabilità dei modelli organizzativi: «Si passa da soluzioni tradizionali con iniezioni di modernità (Luini) a soluzioni avanzate come le reti di Panet e di Gmg Partner – commenta la società di consulenza -. Luini grazie alla continuità di una proposta di vendita e con un solo punto vendita raggiunge performance impensabili per gli altri competitors». Positiva è poi la gestione di organizzazione ad elevata complessità. «I modelli più moderni si caratterizzano per l’adozione di soluzioni distributive prevalentemente indirette (franchising, soluzione adottata con decisione da La Panizzeria) con l’attivazione di ruoli e competenze dedicate; per la distribuzione di semilavorati centralizzati allo scopo di garantire una omogenea qualità del prodotto. Infine per lo sviluppo di politiche di marketing sofisticate tese a creare brand di prodotti tendenzialmente riconducibili alle commodity», nota lo studio. È sempre pane, insomma, ma con tutta un’altra immagine. F. P.
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dossierareediservizio2011
A cura di Fabrizio Patti
Sarni È
il Gruppo Sarni l’oggetto della quinta puntata della rubrica dedicata ai formati della ristorazione e dei market in autostrada. Sarni è la seconda insegna per numero, con 44 punti autostradali (Autogrill ha 300 punti, Cremonini 38, Ristop 23 e MyChef 19), ai quali vanno aggiunti quelli della catena Fini Fast, acquisita lo scorso febbraio. Si segnala che per i formati bar e pizza l’ultimo restyling risale al 2006. Quelli del ristorante self service e del market risalgono invece al 2009 e 2010 rispettivamente. A distinguere il Gruppo c’e poi la superficie inferiore alla media per gli spazi del bar (MyChef arriva a 180 mq, Sarni a 60), della pizza al trancio (il record e dei 300 mq di Autogrill, contro gli 80 massimi del gruppo pugliese) e del ristorante self service (Autogrill arriva fino a 900 mq, Sarni a 200). Di contro, è molto più sviluppato della media il “Market più”, che si estende anche per 600 mq nei mall, contro i 300 dei concorrenti. Il market ospita al suo interno una vasta gamma di prodotti tipici regionali, punto di forza della catena. L’enfasi sul prodotto si ritrova anchenegli altri formati, dato che l’assortimento dei beni è segnato come elemento più innovativo per tutte le categorie esaminate.
I formati della ristorazione e del market in autostrada Formato Bar nome mq min-max data creazione data ultimo restyling numero punti autostradali in cui è presente scontrino medio (solo autostrada) sedute min-max clienti serviti/anno (solo autostrada) presenza scontistica per pendolari elemento più innovativo del formato Pizzeria al trancio nome formato mq min-max data creazione data ultimo restyling numero punti autostradali in cui è presente scontrino medio (solo autostrada) sedute min-max clienti serviti/anno (solo autostrada) presenza scontistica per pendolari elemento più innovativo del formato Ristorante self service/free flow nome formato mq min-max data creazione data ultimo restyling numero punti autostradali in cui è presente scontrino medio (solo autostrada) sedute min-max clienti serviti/anno (solo autostrada) presenza scontistica per pendolari elemento più innovativo del formato Market
nome formato mq min-max data creazione data ultimo restyling numero punti autostradali in cui è presente scontrino medio (solo autostrada) clienti serviti/anno (solo autostrada) presenza di prodotti locali/regionali (della regione in cui è presente il punto vendita) presenza area con prodotti freschi per pendolari presenza scontistica per pendolari elemento più innovativo del formato
Caffè emozioni - Dolci seduzioni 30 - 60 mq 2004 2006 44 n.d. 4-8 23.726.000 (dato bar-market) Menù mattina - Club sarni aumento assortimento prodotti bar Pizza & sfizia - Sarnotto 30 - 80 mq 2004 2006 31 n.d. 12-24 2.545.000 Fatti furbo - Sarnotto - Gustosello - Club sarni introduzione di nuove pizze e focacce ripiene Ristogusto 100 - 200 mq 2004 2009 15 n.d. 30-172 8.212.000 Pranzotto -Pranzottino - Pranzottello - Club sarni aumento dei prodotti a basso contenuto calorico e per vegetariani Market più 150 - 300 mq (600 nei mall) 2004 2010 44 n.d. 23.726.000 (dato bar-market) in tutti i pdv ci sono prodotti tipici regionali Sapori freschi Club sarni presenza di corner dedicati ai prodotti tipici
© Edifis Intelligence
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international Profondo rosso per Vueling
Perdita netta di 23 milioni di euro: è il risultato registrato dalla low cost spagnola Vueling nel primo trimestre 2011. Un dato che secondo la compagnia è usuale data la stagionalità dell’attività, ma che è stato anche influenzato dal rincaro del 41% del costo del petrolio. A causa del caro-greggio la compagnia ha deciso di ridurre il numero dei propri voli. Intanto il vettore è anche sbarcato all’aeroporto Cristoforo Colombo di Genova, dove opera un volo per Barcellona. Si tratta dell’ottavo scalo italiano raggiunto dalla low cost.
Desigual si accomoda al Fox Town
Tris di ingressi nell’outlet Fox Town di Mendrisio, Canton Ticino, Svizzera: il parco negozi (250 marchi in 160 spazi) ha visto l’ingresso del marchio di fast fashion spagnolo Desigual e degli italiani Pollini (calzature, Gruppo Aeffe) e Blumarine,
ammiraglia della carpigiana Blufin. Da metà maggio presso il centro è anche partita l’operazione “personal stylist”, per offrire consulenze gratuite alla propria clientela. Il servizio nasce dalla collaborazione con l’Istituto europeo di design (Ied).
Negozi triplicati al Tom Bradley di L.A. L’amministrazione di Los Angeles ha approvato il suo progetto da un miliardo di euro (1,45 miliardi di dollari) per raddoppiare la superficie dell’aeroporto internazionale dedicato a Tom Bradley. L’area totale è attualmente di 1 milione di piedi quadrati, circa 93mila metri quadrati. Le aree commerciali saranno addirittura triplicate, da 50mila sq ft (4.600 mq) a 140mila (13mila mq). I lavori termineranno, nelle previsioni, nel 2013 e la nuova struttura sarà in grado di ospitare 4mila passeggeri all’ora, contro i 2.800 attuali.
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duty free world
By Kevin Rozario - London
Taking the limelight Luci della ribalta There is a perception in many parts of Europe that duty free shopping is all about airports. Not in Scandinavia and the Baltic region. The ferry business here has a muscular presence within the channel mix and one company, Tallink-Silja Line, is ranked by Generation Research among the top six locations in the world for duty free sales in 2009 (when combining collective turnover across all its ferry routes) ahead of hubs such as Paris Charles de Gaulle and Amsterdam Schiphol. This makes Tallink Group a powerful force in travel retail and it commands a healthy respect from major brands and suppliers as a result. It is now raising that profile by running annual duty free sales fairs, the second of which, lasting two days, ended on 11 May. The aim is to enable the ferry line's onboard staff to meet and mingle with brand executives and get to know the products they are selling a little bit better. What is notable about the fair is its size. The inaugural event was held in one of Tallink's hotels but the latest one had to be upgraded to an exhibition hall on two levels to accommodate the extra brand and Nordic distributor interest. It was big enough to rival a small trade show. In total more than 80 exhibitors were there - up from just over 50 in 2010 - with spirits, wine, beer and cider companies taking the lion's share of space, and perfumery confectionery, toys and tobacco on the much smaller upper level. Tallink staff visitor numbers also rose from 800 to around 1,000 this year and there is every reason to believe that the group, which had sales of € 814 million in 2009/10, will encourage more participation in the future. The company ceo dropped by to take a look at the proceedings, a sure sign of the internal attention the fair is now receiving after just two events, and an indicator of just how important duty free revenues have become to the ferry business in general. «We expect to attract even more brands in 2012», says Tallink business development director Magnus Skorshammer, «given that we had to limit numbers this year due to space». It is very likely that, as well as the expansion of confectionery exhibitors, new categories such as fashion and accessories will swell the fair next time around. And that could set the stage for other large-scale fairs dedicated solely to individual duty free retailers elsewhere.
Vi è una percezione in molte parti d'Europa che gli acquisti duty-free abbiano solo a che fare con gli aeroporti. Non in Scandinavia e nella regione del Baltico. Il business dei traghetti qui ha una presenza muscolare all'interno del mix di canale e una società, la Tallink-Silja Line, è stata classificata da Generation Research tra le prime sei posizioni al mondo per le vendite duty free nel 2009 (considerando il fatturato collettivo di tutti i suoi traghetti ), davanti ad hub come Parigi Charles de Gaulle e Amsterdam Schiphol. Questo rende il Tallink Group una potenza nel travel retail e obbliga di conseguenza i grandi marchi e i fornitori ad avere un salutare rispetto. Il suo profilo sta ora emergendo grazie all’esecuzione annuale di fiere sulle vendite duty free, la seconda delle quali, della durata di due giorni, è terminata il 11 maggio. L'obiettivo è di permettere al personale a bordo del traghetto di incontrarsi e mescolarsi con i dirigenti dei marchi e di conoscere un po' meglio i prodotti che stanno vendendo. Ciò che è degno di nota della fiera è la sua dimensione. L'evento inaugurale si è svolto in uno degli hotel della Tallink, ma per l’ultimo si è dovuto ricorrere a una sala di esposizione su due livelli per ospitare i marchi extra e il distributore Nordic. Era grande abbastanza da rivaleggiare con un piccolo trade show. In totale più di 80 espositori erano lì – in crescita dai poco più di 50 del 2010 - con le imprese di liquori, vino, birra e sidro a fare la parte del leone per quanto riguarda lo spazio, e prodotti di profumeria, pasticceria, giocattoli e tabacco nel più piccolo piano superiore. Il numero di visitatori tra lo staff della Tallink è anch’esso salito, da 800 ai circa 1.000 di quest'anno, e vi è ogni ragione di credere che il gruppo, che ha registrato un fatturato di 814 milioni di euro nel 2009/10, incoraggerà una maggiore partecipazione in futuro. L’amministratore delegato della società è sceso a dare uno sguardo agli avvenimenti, un segno sicuro dell’attenzione interna che la fiera sta ora ricevendo dopo appena due eventi, e un indicatore di quanto importanti siano diventati i ricavi duty fee per il business dei traghetti in generale. «Ci aspettiamo di attrarre ancora più marche nel 2012», dice il Business Development Director di Tallink, Magnus Skorshammer, «dato che abbiamo dovuto limitare i numeri di quest'anno a causa dello spazio». È molto probabile che, così come c’è stata l'espansione degli espositori dolciari, nuove categorie come la moda e gli accessori gonfieranno i numeri della fiera la prossima volta. E ciò potrebbe gettare le basi per altre fiere di grandi dimensioni dedicate esclusivamente ai retailer duty free altrove.
Ristorazione commerciale, un 2010 da 51 miliardi
H
a raggiunto il valore di 51,54 miliardi di euro il giro d’affari delle prime 50 aziende di ristorazione che operano in cinque nazioni europee: Francia, Regno Unito, Germania, Italia e Spagna. A dirlo è uno studio di Neorestauration.com. L’aumento del fatturato complessivo è stato del 4,62 per cento. A guidare di gran lunga la classifica aggregata è McDonald’s, che ha raggiunto 15,54 miliardi di euro di fatturato (il dato si riferisce a tutto il mondo), il 4,54% in più rispetto all’anno prima. Seguono nel ranking Yum! (3,12 miliardi e +0,96% di fatturato) e Burger King Corp. (2,242 miliardi e +0,96%). Dietro ci sono Mitchells & Butlers, Lsg/Lufthansa Services Gmbh, Spirit Group, Ssp, Whitebread Restaurants e l’italiana Autogrill (1,347 miliardi, +3,86%). La seconda italiana è Cremonini, al 19esimo posto con 676 milioni di fatturato. Ancora più positivo è stato l’andamento in Francia: +8%, con anche in questo caso McDonald’s in testa (3,9 miliardi, +7,96% e 1195 locali), seguita da Agapes Restauration (Flunch e altri marchi) e da France Quick Sas.
In Perù 22 mall in due anni
Nel 2000 in Perù si contavano solo sette centri commerciali, sei dei quali nella zona di Lima. Oggi sono 39, 16 attorno alla capitale. Ma la corsa è tutt’altro che conclusa. Secondo Gonzalo Ansola, presidente della locale associazione di shopping center, tra il 2011 e il 2013 sorgeranno altri 22 mall nel Paese, per un investimento di più di 687 milioni di dollari (480 milioni di euro). Come distribuzione geografica, 13 saranno ancora nei dintorni di Lima e nove nelle province. Entro quest’anno ne saranno conclusi sei. Tra gli investitori più attivi ci sono Royal Plaza (gruppo Interbank) e Multimarket Zonal (gruppo Romero).
Tax free agli arrivi, Nuance dà il via in Svizzera
Il primo giugno scatta la possibilità di fare acquisti duty free anche negli arrivi degli aeroporti internazionali della Svizzera, dopo la recente approvazione di una specifica legge. The Nuance Group, travel retailer svizzero, ha colto l’occasione e annunciato l’apertura di due punti vendita negli arrivi degli scali di Ginevra e Zurigo, i cui battenti apriranno proprio il primo giugno, per una superficie complessiva di 2.000 metri quadrati. Alla fine dell’estate seguirà un secondo shop agli arrivi di Zurigo. «Assieme ai nostri partner aeroportuali, miriamo a fornire nuove esperienze di acquisto, non solo per i residenti in Svizzera ma anche per i viaggiatori d’affari e di piacere che viaggiano da e per la Svizzera», ha dichiarato Andrea Belardini, ceo di The Nuance Groupe Europe. «Ora, con l’aggiunta dei negozi agli arrivi, avremo la possibilità di catturare tutti i flussi in arrivo».
Dunkin’ Brands pronta per la borsa
Un’offerta pubblica iniziale (Ipo) è stata presentata da Dunkin’ Brands in vista della prossima quotazione al listino Nasdaq di New York. La società conta di raccogliere una sottoscrizione di azioni pari a 400 milioni di dollari. Dunkin’ Brands è la società che possiede i marchi delle caffetterie Dunkin’ Donuts e delle gelaterie Baskin-Robbins. Nel dicembre 2005 Pernod Ricard, che aveva appena preso il controllo del precedente proprietario Allied Domecq, ha venduto il gruppo Dunkin’ Brands. A comprare fu un consorzio di società di private equity composto da Bain Capital, The Carlyle Group e Thomas H. Lee Partners, per 2,425 miliardi di dollari.
Svelato il nuovo T2 del Charles de Gaulle
È stato presentato l’ampio progetto di ristrutturazione dei terminal 2A e 2C dell’aeroporto ParisCharles de Gaulle, a nord della capitale francese. Come ha spiegato il presidente e ceo della società di gestione Adp, Pierre Graff, a partire dal secondo trimestre del 2012 questi terminal saranno collegati tra loro da un nuovo edificio che coprirà più di 16.500 metri quadrati e che permetterà di risparmiare tempo e di offrire maggiori comodità.
Metà Europa vola low cost
Il traffico passeggeri intra-europeo toccherà il 50% del totale nel 2020. A prevederlo è l’Elfaa, associazione delle compagnie low cost europee, in uno specifico studio. Nel 2005 la quota era del 25%, salita al 38% nel 2010. Secondo lo studio, la crescita annua delle compagnie a basso costo sarà del 7,2%, contro il 2,7% di quelle tradizionali.
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international A Las Vegas il Tivoli Village da 700 milioni
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Della Finnair la migliore lounge al mondo
La Lounge Finnair dell’aeroporto di Helsinki-Vantaa (terminal 2) è stata votata come la migliore al mondo dai 4.000 clienti frequent flyer del circuito Priority Pass. Le candidature erano 600. Si tratta della prima volta, in sette anni di concorso, che il premio non va a una sala di uno scalo statunitense. A far vincere quella della Finnair ha contribuito la presenza di una sauna. La sala può contenere circa 250 clienti e i suoi servizi comprendono sei cabine doccia, un buffet ricco, un bar e un tv Led. Ci sono il wifi gratuito, postazioni di lavoro con iMac Apple e scrivanie di design della ditta finlandese Powerkiss, che permettono di ricaricare i cellulari con tecnologia wireless. I servizi vengono garantiti grazie alla cooperazione con il partner aeroportuale di lunga data Ssp Finland Oy.
Hotel self-service, debutto a Parigi
Si chiama Hi Matic, si trova vicino a Place de la Bastille, a Parigi, ed è il primo albergo self service, senza personale di servizio e totalmente automatico. Conta 42 camere, vanta un arredamento all’avanguardia, si presenta come eco-friendly. Le camere sono dotate di iPad e wi-fi, e l’unico modo per accedervi è la prenotazione su internet, con la quale si riceve un codice di accesso per i servizi. La registrazione si effettua attraverso un touch screen, senza intervento umano. Automatizzata è anche la ristorazione. I costi non sono in realtà accessibilissimi: per una doppia si va da 144 a 177 euro.
54 retail&food - giugno 2011
o scorso 28 aprile ha aperto il Tivoli Village di Las Vegas, “shopping ed entertainment center” che ha richiesto un investimento colossale, pari a 700 milioni di dollari (490 milioni di euro). Proprio per i suoi costi la sua apertura originale, prevista per il 2007, è stata rinviata a oggi in ragione della recessione. La prima fase del progetto, che è un villaggio “in autentico stile europeo” nell’area di Queensridge, consiste in circa 21mila mq di spazi commerciali e altri 13.500 mq di uffici di alta fascia. Il retail mix contiene negozi di beni di lusso, boutique di moda, punti vendita dedicati alla salute e al benessere e una serie di ristoranti, tra cui il Brio Tuscan Grille, di
McDonald’s accelera ancora in Cina
I piani erano già ambiziosi, ma ora McDonald’s ha deciso di imprimere un’accelerata al suo sviluppo in Cina. La catena di fast food ha annunciato che aprirà altri 700 locali nell’ex Celeste Impero entro l’anno fiscale 2013, portando a 2.000 le presenze complessive. Per sostenere la crescita la società ha detto che assumerà 50mila persone per lo staff dei ristoranti. Mille di questi saranno laureati, destinati a posizioni di management. Lo scorso dicembre i vertici di McDonald’s avevano parlato di 175-200 nuovi negozi da aprire quest’anno. Alla base dell’accelerazione, secondo il presidente e ceo Dan Thompson, c’è la crescita, a parità di locali, del 6,5% dei ricavi nel primo trimestre dell’anno. Un risultato che è stato ottenuto, ha sottolineato il ceo, solo per crescita dei clienti e senza effetto di promozioni.
stile italiano. Una seconda fase, la cui conclusione è prevista per il 2012, aggiungerà altri 30mila mq, e lo stesso farà una terza fase, che terminerà alla fine del 2013. La nuova realtà sarà collegata con l’esistente Boca Fashion Village. Nel progetto originale erano previsti anche 340 appartamenti su tre palazzi, ma l’idea è stata accantonata a causa del crollo del mercato immobiliare. Nonostante la chiusura di diversi centri commerciali nella zona, gli sviluppatori del Tivoli Village, la società Ehb, hanno detto che è affittato il 72% degli spazi commerciali e il 55% di quello per gli uffici. •
Blockbuster, l’acquisto che uccide il retail
La catena di videonoleggio più famosa al mondo, Blockbuster, è stata acquistata per soli 320 milioni di dollari da Dish Network, il secondo operatore statunitense nel settore delle tv satellitari. L’acquisto è avvenuto in un’asta fallimentare, dato che la società da settembre aveva presentato istanza di bancarotta. Ma non è che la transazione possa lasciar ben sperare i dipendenti dei 1.700 negozi della catena: nell’accordo Dish ha rilevato anche i diritti per trasmettere i film in streaming su internet, il marchio Blockbuster e le liste dei clienti. Gli analisti si aspettano che Dish crei quindi un modello di business basato sul noleggio online, continuando a chiudere i negozi. Alla base dell’insuccesso di Blockbuster, che ha 1 miliardo di dollari di debiti e che nel 2002 aveva raggiunto un valore di mercato di 5 miliardi di dollari, c’è la concorrenza di internet, sia per i download illegali sia per la presenza di player di successo come Netflix.
Cina, assalto al duty free di Hainan
Un flusso di 15.000 visitatori al giorno, circa 1.300 all’ora, ha interessato il nuovo negozio duty free della città turistica di Sanya, nell’isola di Hainan, nel Sud della Cina. L’imponente afflusso – con le inevitabili code – è stato dovuto ai nuovi regolamenti che hanno permesso ai cittadini cinesi di comprare sull’isola oggetti esentasse a certe condizioni. Dal 20 aprile al 2 maggio i clienti passati sono stati 203mila, e 55mila di loro hanno effettuato almeno un acquisto. L’area di vendita si estende per 7mila mq e al suo interno si trovano 10mila prodotti di oltre 100 marchi internazionali di categorie tipiche del commercio duty free, dai profumi alle borse di moda. Gli sconti vanno dal 10 al 35% rispetto al listino.
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stazionario Centostazioni: lo shopping è solidale
Non solo shopping nel calendario di aperture di Centostazioni. Entro giugno sono programmate quelle di un albergo a L’Aquila, di un’agenzia di autonoleggio a brand Autocapital Rent a Caserta, di un’agenzia immobiliare Remax a Parma, di una parafarmacia a Livorno e di una panetteria - focacceria IGP di prodotti tipici locali a Ferrara. In particolare si segnala l’attivazione, presso la stazione di Monza, della prima iniziativa “Temporary - Benefica”. Si tratta di “Leggere fa bene”, mostra - mercato del libro promossa dall’agenzia per il no profit “Aragorn” a sostegno dei progetti della Fondazione Ariel. Quest’ultima dal 2003 è impegnata nell’assistenza delle famiglie con bambini colpiti da Paralisi Cerebrale Infantile e da altre gravi disabilità neuromotorie.
Retail Group, aperture in caldo
A
ncora shop in apertura, soprattutto temporanei, per la società guidata da Nicolò Marzotto. Dopo quelli avviati ad aprile di Sergio Tacchini a Milano Centrale e di Silvian Heach e Mango a Napoli Centrale, nel mese di maggio Retail Group ha avviato otto progetti. Lo scorso mese a Roma Termini hanno aperto i battenti lo shop fisso di Mango e i temporary di Sundek (operativo da maggio ad agosto) e di Isi + Goodwin (da maggio a giugno). Nel terminal meneghino sono stati avviati lo shop di Goodwin e i punti temporanei di Sundek (da maggio ad agosto), di 3M (solo per il mese di maggio) e di Cartai (maggio/giugno). Più a ovest, a Torino Porta Nuova, è stata la volta del temporary a insegna Valsoia, attivo da maggio ad agosto. Nel mese in corso dovrebbe accendere le vetrine il temporary di Armata di Mare (giugno/ottobre).Gli opening di Vyta a Torino Porta Nuova e a Napoli Centrale sono previsti per luglio. Tra le nuove
iniziative si segnala quella di Valsoia a Torino, che punta sull’ecologia e sul biologico. L’intero box è coperto di prato e all’interno sono inserite delle strutture con piante e lampade che lo rendono particolare. •
Tre progetti per Grandi Stazioni Dall’evento Ordine & Extravaganze, organizzato da Popai a inizio maggio, sono emerse le nuove iniziative di Grandi Stazioni. Relatore al convegno sulle food court, Stefano Mereu (Sales and Advertising Manager di Grandi Stazioni) ha introdotto diversi progetti, sia in Italia che all’estero. Per la stazione di Varsavia è stata avanzata una proposta per una food court compatta. Su Napoli Centrale c’è il progetto per gestire una parte della piazza davanti alla stazione. All’interno di un palazzo nell’area dovrebbero trovare spazio due piani di ristorazione. A Roma Termini, già approvata dalla Soprintendenza, sarà realizzata una piastra commerciale da 6.000 mq con vista binari. Un’ampia porzione di questo spazio sarà riservata all’offerta food.
Retail Station
Trenitalia I servizi ai passeggeri, sia bordo che a terra, costituiscono un tema di forte innovazione. In ambito nazionale gli stimoli sono dovuti soprattutto al miglioramento tecnologico e all’ingresso di competitor che proprio attraverso i servizi puntano a fare la differenza. Questo scenario non può prescindere dalle strategie adottate dal maggiore operatore: Trenitalia. Per conoscerle abbiamo parlato con Gianfranco Battisti, Direttore Divisione Passeggeri e Alta Velocità di Trenitalia. tuito. Le sale FrecciaClub accolgono i passeggeri ‘premium’ di Trenitalia in Quali soluzioni avete adottato e quali vi apprestate ad attivare ambienti confortevoli e sono al tempo nel breve termine? stesso un centro servizi per tutte In ambito di acquisto, pensando ai clienti più tecnologicamente esigenti, le fasi del viaggio. L’obiettivo è far le ultime novità sono le ‘apps’ per smartphone. Pensando ai clienti più percepire ai nostri clienti il comfort di tradizionali abbiamo aperto nuovi sportelli Self Service. In stazione abbiacasa e l’efficienza dell’ufficio. mo posizionato appositi Desk Alta Velocità per offrire prenotazione veloci, Come vede la futura concorrenza con Ntv proprio sul campo dei vendita immediata, assistenza e informazioni. A bordo, oltre al sistema servizi ai passeggeri? wifi, offriamo informazioni di viaggio con monitor interattivi in ogni carLa concorrenza stimola a fare meglio e ad innovare e per questo la rozza. Tutto questo in aggiunta ai servizi di bar e ristorante e al welcome vediamo come un’opportunità e non una minaccia. Ntv ha il vantaggio di drink riservato ai clienti di prima classe delle Frecce. partire da zero e capitalizzare su quanto abbiamo fatto fino ad oggi, ma Per realizzare la rete wireless avete stretto rapporti con un opeovviamente noi non stiamo a guardare. Abbiamo avviato da tempo alcuni ratore importante. Come si articola queste partnership? progetti innovativi come quello del ‘concept’ di viaggio basato su 4 livelli L’accordo è partito nel 2010 e ha visto la collaborazione fra Trenitalia e di servizio. Telecom Italia per attrezzare tutta la linea AV con gli apparati di comuIl tema della ristorazione a bordo è un’altra questione sensibile. nicazione e la flotta AV con l’equipaggiamento tecnico per il servizio. La Quale linea state adottando e come pensate di impostare il servitecnologia Wifi Umts di Telecom Italia consente ai clienti Frecciarossa zio per il futuro? di collegarsi ad Internet durante tutto il percorso AV da Torino a Napoli, In questi anni abbiamo evoluto il livello di offerta con continui interventi anche nei tratti di galleria. sui prodotti e sui fornitori. La gestione è complessa, potremmo dire che Proprio del servizio Wifi si è letto di qualche rallentamento di gestiamo la più grande catena di ristorazione in Italia, se si considera il troppo del segnale. State provvedendo in tal penso? numero dei treni che offrono ogni giorno questo servizio. Il nostro obietTelecom sta lavorando per ottimizzare il segnale Umts lungo tutta la linea tivo è garantire qualità e soddisfazione, con prodotti italiani. Per il futuro AV. È bene precisare che il Wifi Frecciarossa è una tecnologia basata non lavoriamo su quello che il cliente ci chiede, sviluppando nuovi modelli su linea Adsl ma su rete Umts. Quindi, come tale, non può avere le stesche tengono principalmente conto dei tempi di percorrenza. L’obiettivo è se performance di velocità. coniugare velocità e qualità. Sono previste soluzioni per i passeggeri anche a terra? A. P. A brevissimo offriremo nelle nostre sale FrecciaClub il segnale wifi gra-
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ai ferry porti Crociere, è boom in Spagna
Porti a rischio paralisi
Il settore crocieristico continua a macinare risultati positivi sulle coste del Mediterraneo, e non solo, diventando una e vera propria gallina dalle uova d’oro
per gli operatori che vi gravitano attorno. Dalla Spagna arriva l’ennesima conferma. Nel primo trimestre i crocieristi transitati dai porti della nazione iberica sono cresciuti del 21,7% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. I porti delle Canarie guidano la classifica, con al primo posto Las Palmas arrivato a 281.418 passeggeri (+39,9%) e Santa Cruz de Tenerife a 264.743 passeggeri (+16%). Al terzo posto c’è Barcellona con 192.351 e al quarto Malaga con 88.505 unità. Complessivamente i crocieristi transitati dai porti spagnoli tra gennaio e marzo sono stati 987.311 contro gli 810.880 contati nello stesso periodo dello scorso anno.
Royal Caribbean in doppia cifra
È una crescita che non conosce crisi quella ottenuta nel primo trimestre del 2011 dal gruppo crocieristico Royal Caribbean. Attiva con i marchi commerciali Royal Caribbean International, Celebrity Cruises, Pullmantur, Azamara Club Cruises e Croisières de France, la società americana ha chiuso i primi tre mesi con un utile netto pari a 91,6 milioni di dollari (+4,7% rispetto allo stesso periodo del 2010), a fronte di un fatturato di 1,6 miliardi di dollari (+12,5%). Ancora più impressionante il dato sull’utile operativo, cresciuto del 63% a 149,5 milioni. L’incremento è spinto in primis dalla forte affluenza di passeggeri, arrivati a quota 1.214.809 unità (+8,7%).
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i mancate decisioni si può anche morire». Questo è il grido di allarme lanciato dal presidente dell’Autorità portuale di Genova, Luigi Merlo, nell’intervista rilasciata a inizio maggio sulla testata La Repubblica. In particolare il numero uno dello scalo ligure ha sparato a zero sulla politica portata avanti dall’attuale governo. Ci sono «vincoli assurdi che non consentono agli enti di spendere come potrebbero e vorrebbero. Noi, da tempo, chiediamo che questi vincoli vengano rimossi. Ho l’impressione che non ci si renda conto che questo riduce fortemente la nostra capacità operativa. Basterebbe davvero poco, un po’ di attenzione, una norma mirata, qualsiasi cosa che ci permetta di liberare risorse sul territorio». La critica all’esecutivo
del presidente Merlo non verte, quindi, sulla mancanza di fondi, che potrebbero essere bocciati dall’Unione Europea, ma sulla latitanza politica. «Io non sto parlando di aiuti, io parlo di norme, di regole che consentano all’Italia di poter giocare ad armi pari con i concorrenti. Questo vale ovviamente per i nostri porti, che continuano a restare senza autonomia finanziaria». Lo spettro è l’avanzata dei mercati esteri a scapito di quello interno. «I cantieri tedeschi offrono condizioni finanziarie migliori a chi costruisce nel loro paese e l’industria asiatica, Corea e Giappone in testa, sta cominciando a proporsi per la costruzione di navi da crociera, con prezzi molto ribassati. Come è possibile non intervenire a sostegno delle aziende italiane?». •
Privatizzazione Tirrenia, la gara dei rinvii
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prile poteva essere il mese giusto per vedere chiusa la partita Tirrenia. Ma guardando al percorso storico di questa privatizzazione non si poteva certamente essere ottimisti. Tra la seconda metà del mese e i primi giorni di maggio (momento della stesura dell’articolo) i segnali sono stati di segno opposto, con il commissario straordinario Giancarlo D’Andrea impegnato a valutare offerte migliorative di quella presentata dalla cordata Cin (Compagnia Italiana di Navigazione), che tuttavia rimane favorita. Il progetto da 200 milioni cash subito e 180 da versare in tre rate da 60 milioni, man mano che saranno versati i 72 milioni di contributi statali annuali previsti per 8 anni, evidentemente non ha soddisfatto D’Andrea. Quest’ultimo infatti, dietro l’impulso del comitato di vigilanza sulla procedura, ha riaperto la data room. I tempi per eventuali nuove offerte, che potrebbero vedere protagonista Mediterranea Holding, dovrebbero rientrare entro la fine di maggio. Sullo sfondo c’è la commissione di Bruxelles, con cui il governo italiano si è impegnato a portare a termine la privatizzazione di
Tirrenia entro la primavera. Last but non least, il nodo della legittimità degli aiuti di Stato rimane intricato: una volta chiusa la cessione potrebbe portare a un esame di legittimità. •
Aponte, tra shopping e shipping
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’obiettivo più appetitoso rimane Tirrenia all’interno della cordata Cin, ma intanto Gianluigi Aponte ha portato a termine un altro colpo aggiudicandosi il 50% della azioni di Grandi Navi Veloci. Il titolare di Gruppo Msc aggiunge quindi un nuovo asset al proprio impero. La cronaca: lo scorso 2 maggio l’assemblea straordinaria degli azionisti di Grandi Navi Veloci ha deliberato un aumento del capitale riservato a Marinvest. Alla fine dell’operazione, Marinvest, che fa capo ad Aponte, controllerà il 50% di Gnv, mentre l’altra metà sarà suddiviso fra Investitori Associati (con il 35% della quota), Idea (con il 9,2%) e il fondo Charme (con il 4,6%). A questa operazione si aggiunge il “matrimonio” tra le compagnie Grandi Navi Veloci e Snav, anche’essa facente capo ad Aponte. È sempre di
inizio maggio la notizia di un accordo che consentirà di commercializzare le linee operate da entrambe attraverso le rispettive strutture di vendita. Si verrà a creare quindi una sola macchina commerciale con una forza di mercato pari a 6 milioni di passeggeri, 800mila veicoli trasportati, 2,8 milioni di metri lineari, 30 navi quasi tutte di proprietà. Le linee saliranno a 19. Il valore aggiunto dell’accordo sarà dato dalla complementarietà dell’offerta. Gnv è radicata al Centro-Nord, con una posizione di forza nei collegamenti verso la Sardegna, la Sicilia e nelle linee internazionali verso il Maghreb, la Spagna e Malta. Snav è radicata invece nelle regioni meridionali, con linee verso la Sicilia, la Sardegna, la Croazia, le Pontine, le Eolie e il golfo di Napoli. •
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r&f vetrina Nelle Feltrinelli ebook al sicuro con Checkpoint
In metà delle librerie Feltrinelli sono in vendita lettori ebook. Da quando i negozi hanno adottato la soluzione antifurto Showsafe di Checkpoint, i lettori multimediali si possono consultare, con conseguente aumento di interesse e di vendite. Il dispositivo permette infatti di collegare i prodotti a un cavo allarmato che ne alimenta anche la batteria.
Anche i piccoli lavano bene
Lavatrici ed essicatoi professionali ma di dimensioni limitate, adatti quindi per piccole strutture ricettive, pizzerie, trattorie, campeggi e centri benessere. Sono prodotti da Grandimpianti Industrial Laundry Equipment, con le nuove serie GH6 e GD6, le cui soluzioni promettono di abbattere anche tempi e consumi di ogni ciclo.
Sugnato o pulito, il crudo è dolce
Il prosciutto crudo di Villani Salumi completa la sua gamma con due nuovi prodotti: il Crudo Dolce Villani Sugnato ha un aspetto artigianale e un sapore intenso con leggero retrogusto di fumo dolce. Il Crudo Dolce Villani pulito sottovuoto ha caratteristiche simili, ma viene ripulito dalla sugna (lo strato protettivo di grasso) a fine stagionatura e poi confezionato sottovuoto.
La pizza da tostapane per celiaci
Tris di creme per Antica Gelateria
Sono al Caffè, alla Gianduia e al Limone le versioni di Gran Crema dell’Antica Gelateria del Corso, novità di quest’anno della casa di Parma, ora nel Gruppo Nestlé. La crema è realizzata solo con il gelato mantecato di Antica Gelateria. L’anno scorso la crema di caffè è stato uno dei maggiori fenomeni culinari dell’estate.
La Mini Pizza Margherita è l’ultima novità della linea di pizze surgelate Bella Italia. A produrla è Ds-gluten free, specialista dei surgelati senza glutine. La mini pizza si più preparare nel tostapane, con 7 minuti di cottura dopo averla lasciata a temperatura ambiente per 10 minuti.
“Outstanding” la rossa di Collesi
Successo per le birre ImperAle Collesi della Fabbrica Della Birra Tenute Collesi di Apecchio (PU). Nel World Beer Championship di Chicago ha conquistato la medaglia d’oro la birra rossa “Ubi”, che è stata qualificata da sei giudici come “outstanding”, cioè superlativa. Medaglie d’argento per le bionde Ego e Alter, per la nera Maior e per l’ambrata Fiat Lux.
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La pulce nell’orecchio
Aeroporti e politica, il caso Lombardia
Roberto Formigoni
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li aeroporti sono diventati il nuovo terreno di lotta e spartizione della politica. Manuale Cencelli applicato alla lettera, spartizione di potere e poltrone, e lotte intestine che nulla hanno a che vedere con l'aviation industry. Col rischio che il business sia sempre meno gestito a favore di clientelismi e inciuci. Due casi: la Sea di Milano, controllata dal Comune e dalla Provincia, ora in rampa di lancio in Borsa. E l’aeroporto di Bergamo, dedicato alle low cost, in mano a un gruppo di amministrazioni locali. La società che gestisce gli scali di Linate e Malpensa, ma ha anche una quota di Orio al Serio, doveva già sbarcare a Piazza Affari nel 2000, negli anni della bolla della new economy. Poi
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non se ne fece nulla. Va invece ora, undici anni dopo, quando il mercato è molto più ostico alle quotazioni e non è disponibile a riconoscere valutazioni generose a chi si quota. Perché? Molto probabilmente perché la politica, il proprietario ultimo della Sea, ha bisogno di fare cassa e racimolare soldi. Soprattutto con le elezioni in vista: chi vincerà (al momento della stampa si attende il ballottaggio, ndr) dovrà mantenere le promesse fatte e avrà bisogno di trovare risorse per le tante opere pubbliche avviate, ma a oggi in bilico. In realtà gli aeroporti sono i candidati ideali per la Borsa: un business da “utility”, un’attività in parte regolamentata (e quindi a ricavi e lussi di cassa certi) e in parte legata ai
consumi discrezionali. In vista poi dell’Expo, far approdare la Sea ha un senso industriale, perché si stima un boom del traffico e dei passeggeri. Gli aeroporti, però, sono il biglietto da visita di un Paese, la prima immagine di una nazione che il viaggiatore straniero vede. Dunque i soldi che la Borsa porterà alla Sea sarebbero una manna se venissero utilizzati per fare migliorie negli aeroporti. Anche perché la strada da fare è tanta: Linate mostra tutti i suoi anni e non è più adeguato ai tempi (basti pensare ai pulmini che ancora portano i passeggeri in aereo, senza fingers). Malpensa è più nuovo e moderno, ma rimane una cattedrale nel deserto, scomoda da raggiungere e dove manca ancora un collegamento, degno di questo nome, tra i due terminal. Ci sono voluti 10 anni perché venisse inaugurato un collegamento ferroviario diretto senza soste. Malpensa, assicura la Sea, ha un bilancio tornato ai livelli del 2008 prima dell’addio di Alitalia all’hub (sostituita poi da Lufthansa), eppure la sensazione è che non tutto sia così felice. La stessa Lufthansa, da due anni sbarcata come compagnia di riferimento nello scalo, ha tagliato tre tratte internazionali (Madrid, Budapest e Lisbona), proprio a ridosso della stagione estiva che a Malpensa è quella più importante: non è una bella notizia, sia per gli incassi di Sea nel breve periodo, sia come segnale sulla reale capacità di hub di Lufthansa. Ma il danno peggiore, per la Sea, sarebbe se la quotazione si rivelasse l’ennesima operazione puramente finanziaria. Tutto dipenderà da quanto sarà l’incasso che la quotazione porterà: si parla di 300 milioni. Per ora, però, la politica sembra più interessata a pompare soldi dall’azienda: ancor prima che la quotazione vada in porto i soci hanno deciso di prelevare un dividendo straordinario di 170
di Simone Filippetti
milioni. Hanno però avuto l’accortezza di metterci davanti la foglia di fico della condizione sospensiva: la maxi cedola sarà pagata solo se Sea andrà effettivamente in Borsa. In ogni caso, i 170 milioni sommati ai 40 di dividendo ordinario ha come conseguenza che buona parte dell’incasso della futura quotazione finirà, indirettamente, per finanziare i soci e solo in minima parte il programma di investimenti monstre da 1,5 miliardi in cantiere nei prossimi 5 anni. A Orio al Serio vanno in scena le baruffe locali, ed è sempre la politica in mezzo. La Sacbo è diventata un gioiellino che fa utili in pochi anni: non è roba da poco nel disastrato settore delle infrastrutture (in Italia la maggior parte degli aeroporti minori regionali è in perdita). Ma quando le cose vanno bene, la politica vuole metterci le mani sopra. Per comandare e spartirsi potere, soldi, appalti e poltrone da regalare agli amici. Invece di discutere di strategie commerciali, di infrastrutture e collegamenti, il problema principale dei soci della Sacbo, negli ultimi tempi, è stato quello di decidere quanti posti in consiglio assegnare, in ossequio alla lottizzazione pura. Le amministrazioni locali volevano aumentare le poltrone da nove a dieci per avere un posto in più; la Sea addirittura a undici perché a quel punto anch’essa reclamava un posto in più. Alla fine l’accordo è stato trovato su dieci. La cloche di Bergamo è andata a un uomo in quota Lega, Andrea Mentasti. Per l’ambita poltrona di Presidente è stato scelto il noto e stimato imprenditore locale Miro Radici: una scelta squisitamente industriale a prima vista. Ma lo stesso neo-eletto si è premurato di far sapere che è stato il presidente della Regione Roberto Formigoni a chiamarlo per quell’incarico. Aggiungi un posto a tavola. •
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La foto
Cattedrali nel deserto Burj Khalifa the tallest building in the world,818 metri, 160 piani, Dubai
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r&f last but not least Dove portano le “grandi manovre” industriali
Alla ricerca di un nuovo Beneduce?
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e vicende Lactalis-Parmalat, Edison e Premafin- FonSai, hanno impresso una decisa accelerazione ai piani che Giulio Tremonti aveva in mente e che, con una certa cautela, stava realizzando: la creazione di un «fondo sovrano» per intervenire nei punti critici dell’economia nazionale. Un disegno imposto dalle deludenti prove che l’imprenditoria nostrana ha dato in appuntamenti decisivi: per fare solo qualche esempio, Telecom Italia, Metroweb-Fastweb, Bnl, Alitalia sono tutte imprese finite nell’orbita del capitale straniero, spesso pubblico, per la penuria di mezzi e di capacità della nostra “immatura” imprenditorialità. Così, lo scorso 11 aprile, l’assemblea straordinaria dei soci della Cassa Depositi e Prestiti (in breve CDP), recependo le indicazioni del decreto governativo di qualche giorno prima, ne ha modificato lo statuto perché la Cassa possa contribuire a un «fondo strategico» capace d’intervenire negli assetti di qualsiasi impresa, anche quotata. L’iniziativa fa il paio con la legge antiscalate, anche questa voluta da Giulio Tremonti, «identica a quella francese», tanto che, come dice il Superministro, «la presenteremo a Bruxelles direttamente in lingua francese. E se non va bene simul stabunt, simul cadent...»
C’è chi è rimasto indietro, vedi Galan
Il cambio di passo di Giulio Tremonti non solo non è passato inosservato, ma ha sollevato diffusi malumori. Molti, infatti, ancora non si sono accorti che, come ha osservato Massimo Mucchetti sulle colonne del Corriere della Sera, il salvataggio della finanza occidentale a opera degli Stati ha accantonato la cosiddetta “economia di mercato degli anni '90”. Ci sono infatti quelli che non hanno mai preso visione dei cosiddetti “fondamentali” dell’economia italiana, i quali, dal 1993 a oggi, grazie al disastro delle cosiddette privatizzazioni, evidenziano solo segni meno, e coloro che non si informano su quanto accade nel mondo: per esempio in Francia dove, nel 2005, il governo di Dominique de Villepin intervenne per impedire la scalata di Enel a Suez; oppure in Germania, dove la signora Angela mise il
veto sull’acquisto di Opel da parte di Fiat, benché il venditore non fosse né pubblico, né tedesco, bensì privato e statunitense; per finire negli Usa, dove i nove zeri messi in campo da Barak Obama allettano sempre più Sergio Marchionne. Insomma, c’è ancora chi pensa che privatizzare e deregolare producano imprese migliori, e a tutti questi epigoni della reaganomics non è parso vero di scagliarsi contro il Superministro usando a mo' di insulti termini come “nuova Iri”, “neostatalismo” e così via…, fino ad arrivare a Giancarlo Galan, “forzista della prima ora, sempre rimasto fedele a quello spirito del ‘94”, per il quale “siamo scesi in politica in nome di idee liberali e oggi siamo finiti con un governo perennemente commissariato da un socialista come Giulio Tremonti”.
I problemi di Mucchetti
Ma qualche obiezione fondata sui piani di Giulio Tremonti è arrivata, invece, da osservatori attenti come appunto Massimo Mucchetti. Per il Nostro, sul progetto CDP emergerebbero tre problemi. Il primo, un quesito: perché Parmalat sì e Fiat no? Il secondo consiste nella strategia e nella finanza dell’operazione; infatti, per fare un esempio, “chiunque lanciasse su Parmalat l'Opa tricolore, con o senza Cdp dietro, dovrebbe avere un disegno industriale e capitali propri. Una controscalata a debito, da rimborsare con la cassa di Parmalat, sarebbe un triste dejà vu”; il terzo problema è che resta da identificare il “nuovo Beneduce”, che dovrebbe governare gli interventi: «L'Iri era fatto da un gruppo di manager, banchieri e grand commis di valore… mentre oggi Tremonti non ha una tecnostruttura che ponga rimedio ai fallimenti del mercato attuale, al di là delle emergenze». Ma vediamoli questi problemi: per quanto riguarda il primo, non è da escludere che, nei propositi di Giulio Tremonti, vi sia anche Fiat; quanto al secondo, il debito pubblico è la vera palla al piede per qualsivoglia ipotesi di riscossa nazionale: ma non è da escludere che, prima o poi, la soluzione arrivi, e si chiamerà “patrimoniale”. Veniamo al terzo: è vero che l'Iri era dotato di ottimi manager, ma non è vero che oggi Tremonti non li abbia. Sono, infatti, a disposizione del Superministro
Mercati in fiera
Giulio Tremonti molti uomini formatisi alla “vecchia” scuola. Per esempio Massimo Sarmi, o Vito Gamberale.
Un buon candidato
Quest’ultimo in particolare potrebbe proprio essere, per curriculum e per l’attuale collocazione, il candidato ideale per diventare il “braccio armato” del Ministro dell’Economia. Nato nel 1944, dopo la laurea in ingegneria Gamberale inizia a lavorare all'Anic, e poi, fino al 1977, si occupa di valutazione di imprese nei settori tessile, siderurgico e meccanico per conto dell’Istituto Mobiliare Italiano. Dopo una breve parentesi alla Gepi come responsabile per le acquisizioni e le dismissioni, torna in Eni per ricoprire incarichi di vertice in aziende controllate, portando a termine la privatizzazione di Lanerossi. Nel 1991, passa al gruppo Stet diventando amministratore delegato della Sip, nella quale crea Telecom Italia Mobile. Nel 1998, entra nel gruppo Benetton con l’obiettivo di partecipare alla privatizzazione di Autostrade, di cui diventa amministratore delegato; ne uscirà nel 2006, dopo che la proprietà annuncia il progetto di fusione con la società spagnola Abertis, non condividendo le finalità dell’operazione. Dal 2007, è amministratore delegato di F2i, Fondi Italiani per le Infrastrutture SGR, un fondo controllato appunto da CDP, che investe nelle infrastrutture, e anche qui sta dando buona prova di sé. Nel suo portafoglio ci sono già quote di Alerion Clean Power (16%) e di Hfv (49%), che operano nelle energie rinnovabili, di Enel Stoccaggi (49%), della holding autostradale Infracis (26%), dell’impresa logistica Interporto Rivalta Scrivia (23%), di Enel Rete Gas (60%) e, infine, di uno dei principali aeroporti italiani: Napoli-Capodichino, che movimenta oltre cinque milioni di passeggeri. Gamberale fa già quindi parte del disegno del Ministero dell’economia, e quindi, per rimanere nel campo delle possibilità non è da escludere che possa essere proprio lui il “nuovo Beneduce”. Vittorio Antonini
CALENDARIO GIUGNO 2011 - SETTEMBRE 2011
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