retail&food ANNO 6 NUMERO 10 ottobre 2011 • e 3,00
In caso di mancato recapito inviare al CMP di Milano Roserio per la restituzione al mittente previo pagamento resi
LUOGHI DI VIAGGIO • SPAZI COMMERCIALI
Milano in attesa di Expo 2015
Nuovi centri direzionali
Non solo uffici ma anche residenze, tanto retail e nuovi spazi food. Ecco come i progetti cambieranno le nostre abitudini.
Parola di...
Oscar Farinetti
Osservatorio Prezzi I multiplex di Roma
Star trek
Aeffe Group
NEWS PRIMAE NOCTIS Disfare sistema
L'OPINIONE Tra divertimento e apprendimento, tante opportunità per retail e ristorazione Cultura e intrattenimento costituiscono un binomio sul quale si stanno muovendo tanti parchi tematici, poli museali e acquari in Italia e nel mondo. Un binomio che deve andare di pari passo con l’innovazione e la sperimentazione. Il nostro Paese è ricco di strutture che propongono esperienze culturali ma che spesso non riescono a stare al passo con le richieste di un pubblico sempre più attento alla qualità delle proposte per il proprio tempo libero, soprattutto quando si tratta di avvicinare alcuni pubblici più difficili come i giovani e le famiglie. È importante proporre nuove modalità di fruizione della cultura, basate sul coinvolgimento diretto del visitatore, un coinvolgimento non fine a se stesso ma funzionale a trasmettere messaggi educativi. In questo senso, reputo che in Italia ci sia spazio per nuove strutture purché sappiano unire l’aspetto emozionale a quello di contenuti ad alto valore aggiunto. In questo ambito, in Italia deve crescere anche l’attenzione alla parte dei servizi al visitatore che contribuiscono in maniera significativa a rendere piacevole l’esperienza di visita. Il mondo degli acquari e dei parchi a tema offre notevoli opportunità per il settore retail e ristorazione. Conditio sine qua non sono il buon livello qualitativo della proposta, la corretta contestualizzazione all’interno della struttura e lo sviluppo di progetti sinergici con le realtà coinvolte, che diventano veri e propri partner e non semplici fornitori.
Editoriale
Ci sono espressioni che entrano nel gergo comune e, per anni, non ne escono più. Danno soddisfazione a chi le pronuncia, sono digerite facilmente e universalmente ma, molto spesso, sono paragonabili al celebre “nulla sotto vuoto spinto”. Pensiamo alle “eccellenze”, quante ce ne sono oggi in Italia? Convegni, fiere, meeting, presentazioni… tutti pieni di eccellenza, infarciti del più alto livello qualitativo raggiungibile. Possibile? Siamo sempre così bravi? Certo che no! E poi c’è il bellissimo “fare sistema”: quante volte l’abbiamo sentito negli ultimi cinque o dieci anni? Dobbiamo fare sistema… solo facendo sistema… l’importanza di fare sistema… e poi regolarmente ognuno per i fatti suoi, o meglio ancora tutti contro tutti. Se oggi in Italia un sistema c’è, troppo spesso è rappresentato dalle tante, brutte, furbe, usanze per fare affari e dal triste corollario di impresari e faccendieri. Metodi opachi e autoreferenziali, tutt’altro che sistemici, nutrono aziende, cooperative e compagnie, politica e logge, consorterie e ordini. Ma se questo è il sistema, disfiamolo non facciamolo. E piuttosto cominciamo ad abbandonare le “espressioni vuote” e torniamo a concentrarci su parole vere e concrete: prodotti, mercato, concorrenza, trasparenza. Così cresce un Paese.
Giuseppe Costa, Presidente Costa Edutainment SpA
retail&food - ottobre 2011 1
Anno 6 numero 10 ottobre 2011 Direttore responsabile Andrea Aiello In redazione Fabrizio Patti, Andrea Penazzi Hanno collaborato Tiziana Bardi, Alessandro Barzaghi, Giuseppe Bonomi, Italo Bussoli, Carmen Chieregato, Giulia Comparini, Gianfilippo Cuneo, Luigi De Montis, Luca Esposito, Simone Filippetti, Fulvio Fassone, Vito Gamberale, Stefano Gardini, Paolo Prota Giurleo, Massimo Guacci, Antonio Intiglietta, David Jarach, Paolo Lombardi, Filippo Maffioli, Pietro Malaspina, Adolfo Marino, Dante Marro, David Montorsi, Giorgio Moroni, Pierpaolo Palmieri, Alberto Pasquini, Enrico Pazzali, POLI. design, Alessio Quaranta, Mario Resca, Leopoldo Resta, Vito Riggio, Kevin Rozario, Paolo Simioni, Vittorio Valenza Foto Archivio Gesto Editore, Flickr, Fotolia, Imagoeconomica, iStockphoto
è ora di leggere
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Lettori di Retail&Food
Diffusione regionale (aree Nielsen)
5% Enti e Ministeri 15% Servizi
20% Gestori aree
AREA 3
AREA 4 Abruzzo Molise Campania Puglia Basilicata Calabria Sicilia Sardegna
Toscana Marche Umbria Lazio
32% Retail
TEL. UFFICIO ____________ TEL. CELLULARE __________________ FAX __________________ E-MAIL ___________________________ NOTE O RICHIESTE _________________________________________
48%
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25%
28% Ristorazione
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Trentino Friuli Ven. Giulia Veneto Emilia Romagna
AREA 2
INDIRIZZO ______________________________ CAP ____________ LOCALITà __________________________ PROVINCIA __________
8% 19%
SOCIETà _________________ FUNZIONE _____________________
Piemonte Liguria Valle d’Aosta Lombardia
AREA 1
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n° 10 ottobre 2011
SOMMARIO
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news primae noctis Disfare sistema
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invece, il regno è di pochi giganti, e di qualche indipendente che ha saputo migliorare il servizio.
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darà vita a un progetto da oltre un miliardo di euro e 500 negozi...
l'opinione di Giuseppe Costa Tra divertimento e apprendimento, tante opportunità per retail e ristorazione
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R&f news
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A Milano cambia la geografia del retail RE Centri direzionali, il nuovo mondo Prima erano solo aggregati di uffici con qualche bar. Oggi sono progettati integrando gli spazi destinati a uffici, residenze e attività commerciali. Per questo i centri direzionali di nuova generazione riservano opportunità a retailer e ristoratori. Osservatorio GDO Non c’è pace negli assetti proprietari della Grande distribuzione
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Cosa occorre saper per... E' opportuno sapere che...
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indice retail Anche il retail sente la crisi (ma siamo sempre sopra!)
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osservatorio prezzi A Roma il cinema è… tradizione
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Novità nell'offerta food di Malpensa Cremonini, con Sea un nuovo SapoRE
star trek retail Obiettivo Aeffe
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parola di... oscar farinetti Eataly è in viaggio
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Prima pietra P.R. Parma Retail, lo shopping per palati fini Il progetto, promosso da Parcor Srl e da La Policentro, vedrà la luce nei primi mesi del 2012. Con i sui 40mila mq di gla il nuovo Lifestyle Center sarà il più grande centro commerciale della città ducale. Oltre ai negozi, un centinaio, l’offerta di ristorazione e di tempo libero sarà il valore aggiunto
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Dossier aeroporti Rimini, magia russa Il grande botto è arrivato: volano i passeggeri, lievitano i ricavi commerciali, si batte la concorrenza su un boccone troppo appetibile per lasciarselo scappare, i turisti russi. Lo scalo di Rimini non vuole più commettere gli errori del passato, come quando si fece sbattere la porta in faccia da Ryanair.
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Taglio Nastro Puntadiferro cuore fashion A due passi dalla città e dal casello dell'Autostrada A14, il nuovo centro commerciale di Forlì dimostra uno stile architettonico moderno e curato. Altrettanta attenzione è stata profusa all'interno nella scelta degli operatori. Originali i layout.
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Mystery on board Moby, questione di centimetri I garage si presentano come un puzzle di automobili, i ponti superiori come un labirinto colorato di materassini e teli da mare. Più sostanza che forma per la nave traghetto Tommy, attiva sulla rotta Livorno – Olbia. Precari i controlli di sicurezza, anche se non obbligatori.
un grande progetto con qualche interrogativo Westfield Milan, sarà questo il mall of Italy? La joint venture siglata tra Gruppo Percassi e Westfield Group
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Analisi mercato Profumi, vince il green Anche tra le fragranze e i cosmetici la crescita è trainata dai prodotti naturali e bio. Per questo nella lieve ripresa del 2011 corrono soprattutto erboristerie e parafarmacie. Nei mall,
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dossier aree di servizio Confronto a tutto campo
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International
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Stazionario
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Ferry Porti
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Vetrina
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La pulce nell'orecchio Gestire spazi premium, immagine e non solo...
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La foto
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Last but not least Aeroporti: traffico record, offerta commerciale insufficiente
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Rubriche stock option Orient express Aviation outlook Obiettivo personale Retail 3.0 Retail station Mercati in fiera
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retail&food - ottobre 2011 3
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r&f news Valdastico Sud, bando per oil e ristorazione
Mentre la Valdastico Nord è oggetto di speranze (venete), la Valdastico Sud, da Vicenza a Rovigo, è in via di ultimazione (termine lavori previsto, 2012). Per due aree di sosta su questo tratto l’Autostrada Serenissima ha pubblicato due avvisi per la manifestazione di interesse, uno per l’oil e uno per i servizi di bar-ristorazione e vendita di alimentari/altri beni (market). Per entrambi i servizi la scadenza della concessione sarà nel 2026 e il termine per la manifestazione di interesse è il 17 ottobre 2011. L’avviso si può consultare sul sito www. autobspd.it .
Due aree all’asta sull’A12
È scaduto il 28 settembre il bando per l’affidamento fino al 31 dicembre del 2013 del servizio di ristoro su due aree di sosta dell’A12 GenovaLivorno. Si tratta di Fine Est e Savaiano Ovest. Per entrambe le aree sono previsti i servizi bar, ristorante free flow o self-service e il market. La durata è di soli due anni in conseguenza dell'evoluzione del contesto competitivo atteso a seguito del progetto di completamento della Livorno-Civitavecchia. Gli investimenti e i corrispettivi richiesti ai nuovi affidatari, spiegano dall’advisor Roland Berger Strategy Consultants, terranno conto di tale limitata durata. Alla scadenza degli affidamenti saranno previsti nuovi bandi.
Per PZero monomarca numero uno
Abbigliamento, calzature e una serie di accessori in gomma: sono gli ingredienti del primo monomarca Pirelli PZero, che ha aperto i battenti il 20 settembre in piazza San Babila, a Milano, accanto a Zara Home. Nel design dello store ci sono forti richiami al mondo degli pneumatici e del design industriale. Tra i prodotti ci sono gli stivali in gomma colorata, di moda lo scorso anno, la borsa PBag e le sneakers in gomma Rubber Races, oltre a orologi, gommoni e sci.
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Serenissima-A22, Tosi le vuole unite
G
randi manovre nelle autostrade del Nord-Est. In vista del rinnovo della concessione della A22 (con una gara europea che rischia di far venire meno le risorse agli azionisti pubblici), il sindaco di Verona Flavio Tosi ha proposto ai soci trentini di creare una gestione comune tra l’A4 Brescia-Padova e l’A22 Autobrennero. Il Comune di Verona ha il 4,8% della Serenissima Brescia-Padova e il 5,5% dell’A22, arteria di cui Lorenzo Dellai detiene il 5,34% come presidente della Provincia di Trento e il 32,3% come presidente di turno della Regione Trentino-Alto Adige. In ballo ci sarebbe la volontà da parte di Tosi di agevolare la costruzione del tratto dell’A31 (Valdastico, gestita dalla Serenissima) verso nord, in direzione Trento. Un’ipotesi da sempre avversata dalla Provincia di Trento, che non vuole più di un’autostrada sul territorio. Ma Tosi guarda anche quel che accade sulla Serenissima: qui i Comuni di Padova e Vicenza e la Provincia di Vicenza sono in attesa di sapere se riusciranno a incassare circa 106 milioni di euro dalla
Flavio Tosi vendita del 13% delle loro quote totali. L’obiettivo? Fare cassa. Verona invece non sembra intenzionata a vendere. •
Stock option BUY
Louis Vuitton Spettacolare debutto in aeroporto per la celebre griffe che ha aperto uno store di 550 mq presso l’aeroporto coreano di Incheon, uno degli scali star per qualità e rendimenti del travel retail. Il lusso è sempre più a Oriente… Chef Express Da agosto nell’area di servizio Bisenzio Est (A1) ha aperto un corner di alta norcineria, grazie alla collaborazione con una storica gastronomia locale. Taglieri e panini da consumare in loco ma anche per il take away. Torna la fame in autostrada. Milano Prêt-à-porter Crisi o non crisi, la moda italiana tira. E nell’edizione appena chiusa del prêtà-porter milanese si sono presentati 230 marchi, il 15% in più rispetto allo scorso anno. Brand storici e affermati, ma anche giovani talenti… sempre di moda.
NEUTRAL
Yamamay Francesco Pinto, presidente di Inticom parla di una possibile, prossima, quotazione a piazza Affari per il gruppo Pianoforte, holding tra Inticom (Yamamay) e Kuvera (Carpisa). Il dossier è allo studio di Intesa San Paolo. Intimo e borse… in Borsa. Coin Calano del 4,2% i ricavi netti del primo semestre 2011 per Coin (rispetto allo stesso periodo del 2010). Ma aumentano ebitda (+9,3%) e ebit (+39,7%). E intanto il gruppo macina aperture, restyling e lancia nuovi progetti. Swatch&Tiffany Tre anni di partnership, con risultati scarsi o nulli ecco il divorzio. Ottima rete distributiva per Swatch, gran nome e prodotti per Tiffany. Ma il commercio non è una somma algebrica e anche i grandi sbagliano.
SELL
Apple La garanzia? In casa Apple dura solo un anno, metà di quanto preveda la legge italiana ed europea. Essere leader di mercato ogni tanto può dare alla testa. Ora però indaga l’Antitrust… Air France Agosto col segno più per il vettore aereo francese, ma la tendenza nel medio periodo è negativa. E così, visto anche lo stallo dell’economia, oltralpe ci si appresta ad un nuovo piano di tagli e riduzioni. Altro che comprare Alitalia… Alitalia Alitalia agli italiani! E’ stato il grido di battaglia nella fase pre CAI della nostra ex compagnia di Bandiera. E via a menarla con valori nazionali e patriotici. Ora però apprendiamo che Alitalia è stata tra i main sponsor del leghistissimo Giro di Padania. Come la mettiamo?
Comiso, arrivano i soldi (per ora)
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o scetticismo si è rafforzato anno dopo anno, da quando nel 2007 è stato effettuato il primo collaudo di un volo civile. L’apertura dell’aeroporto di Comiso (36 milioni di investimento, 29 nazionali e 7 europei) da allora viene sempre promessa per l’estate successiva, ma a vuoto. Scetticismo rafforzato da ritardi snervanti, come l’ultimo: il 15 settembre, terminati i collaudi, la struttura doveva passare dal Comune alla società di gestione Soaco (controllata dalla Sac di Catania) e quindi essere certificata dall’Enac. Invece per problemi burocratici (non è stato perfezionato il contestuale passaggio dalla società consortile C.F.C al Comune) è tutto slittato. La vera novità è che la Regione ha sbloccato 4,5 milioni di euro per rimuovere l’ostacolo principale all’apertura: pagare i controllori di volo dell’Enav. Qui però si apre il vero nodo che tiene fermo lo scalo: la Regione ha trovato una soluzione ponte, lo ha detto il presidente regionale Raffaele Lombardo, e chiede che poi paghi lo Stato. Il ministero delle Infrastrutture ha infatti già firmato per riconoscere Comiso come scalo nazionale con assunzione delle spese dei servizi
(poco più di un milione l'anno) a carico dello Stato e dovrà inserire Comiso nel contratto di programma tra il Ministero e l’Enav. Ma Giulio Tremonti ha bloccato tutto e per questo nelle ultime settimane si sono moltiplicati gli appelli al Governo, con mediatore Angelino Alfano. Non è mancato quello del ministro Stefania Prestigiacomo. Che risposte darà il Governo a se stesso? •
Outlet Village Pisa, al via il cantiere
Doveva essere una struttura da 15mila mq, ma la decisione della Regione Toscana di ridurne la superficie aveva congelato il progetto. Dopo due anni la situazione si è sbloccata con la decisione della società promotrice, Crespina Investimenti Srl, di aprire comunque il cantiere dell’Outlet Village Pisa. La dimensione approvata al momento rimane di circa 10.000 mq, anche se dalle parole del sindaco di Crespina,
Melilli Outlet, il nastro è tagliato Il percorso è stato accidentato e i protagonisti sono cambiati: con circa un anno di ritardo, lo scorso 16 settembre ha aperto i battenti il Melilli Outlet Licensed by Fashion District. Il foc ubicato a 10 km da Siracusa ha visto negli ultimi 12 mesi una lunga fase di incertezza, sino a quando con il nuovo anno il progetto è stato preso in gestione dalla bresciana Promos. In pochi mesi di commercializzazione la società guidata da Carlo Maffioli ha raggiunto il traguardo del taglio del nastro, avvenuto con una soft opening. La prima fase ad essere avviata conta 15mila mq di superficie commerciale, mentre una volta a regime i metri quadrati arriveranno a 24mila con un centinaio di negozi. L’investimento complessivo, finanziato da UniCredit, è di 75 milioni di euro. La gestione dell’outlet è stata affidata a Promanagment Srl dalla proprietà Tecnall Srl, società licenziataria in esclusiva per la Sicilia del marchio Fashion District.
Eurosia, a Mediolanum per 29 milioni
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naugurata lo scorso marzo nella zona sud-est di Parma, la galleria del centro commerciale Eurosia è stata acquistata dal fondo immobiliare Mediolanum Real Estate per circa 29 milioni di euro. La transazione ha visto coinvolta in qualità di venditore la società Eurosia, partecipata con quote paritarie da Coopsette e Impresa Pizzarotti. La mall in questione ha una superficie di 6.500 metri quadrati e include una trentina di punti vendita. Tale operazione segue la cessione a Coop Nordest dell’ancora food a insegna Ipercoop, sempre da parte di Eurosia. In una nota le due società promotrici hanno espresso soddisfazione «per la cessione immobiliare che conferma la validità del progetto Eurosia sia sotto il profilo commerciale che per l’inserimento nel territorio e per la soluzione architettonica». •
Thomas D’Addona, si intravede la possibilità di un cambio di strategia in Regione, che permetterebbe il ritorno alla estensione originale approvata dallo stesso comune. I lavori dovrebbero terminare nell’estate del 2013 a fronte di un investimento di 55 milioni di euro, comprensivi di 4,5 milioni di opere di urbanizzazione.
Gestire il mall, un gioco da ragazzi!
Giunti conquista i tre punti
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razie a tre aperture in poche settimane, la catena di librerie Giunti al Punto è arrivata a quota 163 bandierine in Italia. La tripletta ha visto interessati in ordine cronologico l’outlet di McArthurGlen di Noventa di Piave (Ve), il centro commerciale Villasanta nella provincia di Monza Brianza e, lo scorso 16 settembre, il nuovo outlet di Melilli. Con la location vicino a Siracusa sono nove le librerie Giunti in Sicilia. L’obiettivo della catena si conferma quello di inserirsi in location di grande affluenza, ponendosi come luogo d’incontro e centro propulsore di cultura e intrattenimento. La politica di prezzi vede la scontistica raggiungere il 15% per i libri a catalogo, in linea con la nuova normativa nazionale, mentre è più incisiva per quelli fuori catalogo. •
Gestire un centro commerciale è ormai un gioco da ragazzi. Niente soldi reali e trafile di anni per avere i permessi: con la nuova applicazione Mega Mall Story in pochi minuti hai il tuo shopping center virtuale. Il team nipponico Kairosoft ha lanciato sull’Apple Store a 2,99 euro il gioco che permette di gestire e sviluppare un centro commerciale, assumendo personale e inaugurando negozi. Lo scopo è quello di espandersi e ottenere più popolarità. Ma attenti, il risultato non è scontato. Possono capitare eventi inaspettati e il periodo influisce sui clienti e i trend di consumo. Nel negozio virtuale della Mela l’applicazione si affianca ad altre soluzioni simili.
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r&f news Campagnoli presidente di Bologna Fiere
Alimentari senza segreti
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Cambio al vertice della Fiera di Bologna: Duccio Campagnoli ha sostituito Fabio Roversi Monaco (ex rettore dell’Università di Bologna e presidente della Fondazione Carisbo) nella carica di presidente. Campagnoli era già “consigliere delegato” da febbraio e membro del cda dal 2008. è stato assessore allo sviluppo dell’Emilia-Romagna ed è vicepresidente sia dell’Aefi (associazione delle società e degli enti fieristici italiani) sia della Fondazione Italia Cina. Tra i programmi di Campagnoli: lavorare a un forum internazionale dell’innovazione industriale e tecnologica, fare sinergia con le altre fiere regionali e rafforzare la posizione in Cina.
’è speranza di avere successo per un negozio di alimentari indipendente nell’epoca dei supermercati e dei centri commerciali? Sì, se si hanno alcuni strumenti per gestire efficacemente il punto vendita: saper riconoscere la qualità dei prodotti, saper allestire il negozio, saper comunicare con la clientela, saper costruire un piano di marketing, saper controllare l’andamento economico del punto vendita, prevedere le criticità e attuare interventi correttivi. È quanto sostiene Cristina Bertazzoni, consulente della Levoni spa (salumi) e professore a contratto all’Università di Brescia, nel volume “Gestire un negozio alimentare – Manuale con suggerimenti pratici”, appena editato da Franco Angeli (150 pagine,19 euro). Come dice il sottotitolo, il taglio è molto pratico e il libro spazia dagli aspetti da considerare per capire se un prosciutto è di qualità all’allestimento del banco vendita, fino ai metodi di fissazione del prezzo e di diagnosi della gestione del negozio. •
Orient Express
a cura di Stra_branding - www.strabranding.com
INNOVAZIONI DISTRIBUTIVE Come abbiamo già avuto modo di evidenziare in questa rubrica, in Cina la principale formula distributiva retail è rappresentata dalle Shopping Mall, centri commerciali che offrono una gamma di marchi completa al fine di soddisfare la shopping experience dei consumatori cinesi. La presenza di queste ultime, seppur con posizionamenti diversi, inizia ad essere capillare sul territorio cinese con un rinnovamento continuo nelle principali aree metropolitane. Nuove Mall sorgono anche in prossimità di quelle esistenti offrendo una maggiore attrattività, concept più moderni e servizi logistici più avanzati, spostando così i flussi di traffico a loro vantaggio. Questo fenomeno fa sì che le logiche da seguire per un corretto posizionamento dei brand siano in continuo cambiamento, richiedendo molta attenzione e una corretta pianificazione nella scelta delle location. La dinamicità e il forte carattere competitivo di questo contesto distributivo spingono inoltre i Developer cinesi, cioè i grandi gruppi che gestiscono i progetti immobiliari, a perseguire processi di differenziazione tesi all’ideazione di format distributivi innovativi. Infatti, diventa imperativo attrarre il consumatore finale con un’offerta di servizio più allargata e non solamente dedicata allo shopping. Ciò richiede quindi la capacità di progettare complessi architettonici sempre all’avanguardia e nello stesso tempo anticipare i nuovi flussi di persone che in funzione del completamento della nuova rete di trasporti terrestri e aerei sull’intero territorio cinese. A riguardo, è importante osservare che ad oggi, in molte città cinesi, il trasporto urbano è molto penalizzante per via di un traffico congestionato. Spesso i mall diventano difficilmente raggiungibili per lo shopping all’uscita dell’ufficio. Ci sembra quindi interessante segnalare un nuovo progetto di Shanghai, denominato “THE HUB” di cui stiamo seguendo alcune fasi del master plan e la cui realizzazione verrà completata entro la fine del 2014 su un sito di oltre 62.000 mq che diventeranno 380.000 mq commerciali. La singolarità di questo progetto risiede nel voler creare un’oasi urbana di Shanghai dedicata per la prima volta a 3 temi chiave della nostra vita quotidiana: business, lifestyle e cultura. Fig.1: THE HUB di SHUI ON LAND
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Nella fattispecie, THE HUB è stato progettato per poter accogliere in un unico ambiente architettonico d’avanguardia e di design: - uno shopping mall di oltre 110.000 mq il cui mix di marchi sarà bilanciato tra i settori del lusso, del food e del design; - un centro direzionale per uffici e per show-room di marchi internazionali e domestici; - lo Xiantiandi lifestyle Village di oltre 15.000 mq pensato come entertainment destination; - un albergo di lusso di oltre 400 camere nonché un urban resort - un teatro polifunzionale di oltre 1.200 posti per ospitare eventi, premiazioni e spettacoli culturali I progettisti di THE HUB Fig.2: YANGTZE RIVER DELTA (YRD) hanno considerato tre concetti chiave: A) Centralità dell’ubicazione: Nel distretto di Hongqiao, nell’ovest dell’area metropolitana di Shanghai, cuore pulsante del distretto dello YANGTZE RIVER DELTA (YRD), nucleo del potere economico cinese. Questa area, infatti, con l’8% della popolazione nazionale, rappresenta il 21,3% del prodotto interno lordo cinese ed il 20% del totale delle vendite retail. B) Logistica innovativa: The HUB è direttamente collegato al Hongqiao Transportation Hub, che si può raggiungere a piedi in pochi minuti per recarsi: - alla rete di metropolitana e di autobus per spostarsi nell’area ed i suoi satelliti - alla nuova stazione dei treni ad alta velocità, da cui si potrà raggiungere in meno di un’ora un bacino di oltre 75 milioni di persone - al terminale del nuovo aeroporto di Hongqiao Questo transportation hub acconsentirà un’affluenza stimata in oltre 1,4 milioni di utilizzatori al giorno entro il 2014, oltre ad offrire parcheggi per più di 5.000 posti auto, THE HUB è ubicato a 600 metri dal National Convention & Exhibition Center, il più grande al mondo nel suo genere. C) Ospiterà un Lifestyle con impatto ambientale ridotto. Non potevano infine mancare forti caratteristiche di eco-sostenibilità. Progettare un’oasi rispettando i criteri della certificazione LEED Gold che viene rilasciata dal US Green Buiding Council, più del 50% dell’area edilizia ha ottenuto dal governo cinese il rating più alto nel Green Building Label.
r&f news Agorà passa a Gruppo Arcotecnica-Wtp
L’operazione è di quelle che non passano inosservate. Agorà Srl, società del Gruppo Aedes specializzata nella gestione dei progetti retail, è stata acquisita da Gruppo Arcotecnica – Wtp. L’accordo prevede la cessione del 100% delle quote di proprietà di Agorà Srl a Pryma Re Spa, società di Gruppo Arcotecnica- Wtp. «La scelta strategica dell’acquisto di Agorà da parte di Prima Re Spa – ha spiegato il presidente di Gruppo Arcotecnica – Wtp, Davide Viganò – si inserisce nel piano di sviluppo di Arcoretail, retail management company, costituita lo scorso anno da Gruppo Arcotecnica e Luca Bastagli Ferrari di Global Re Sol. In Arcoretail confluiranno le attività gestite attualmente da Agorà».
Benetton lancia George Hogg
Con due aperture in sordina (davvero insolita) in Francia e una prossima a Padova, ha debuttato una nuova catena di Benetton. Si chiama George Hogg, in onore del giornalista-esploratore inglese che nella Seconda guerra sino-giapponese (1937-1945) mise in salvo 60 orfani cinesi, morendo poco dopo a 30 anni. La nuova catena viene
George Hogg (a sx), con Alessandro Benetton indicata dalla stampa (in particolare da Le Figaro, la prima testata a darne conto) come rivolta a un pubblico misto. Gli abiti sono colorati, prevalentemente di base, per donne e di materiali naturali come cashmere e angora. La stampa italiana invece ha definito “low cost” l’insegna. I punti vendita francesi sono a Nantes, in luogo di una boutique Sisley, e a Parigi, in rue Étienne-Marcel. A Padova aprirà in via Emanuele Filiberto di Savoia.
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Quattroruote promuove solo il Sud
S
essantatre piatti provati in 21 aree di soste in tre giorni lungo l’A14. Con questo controllo a tappeto il mensile Quattroruote ha preso il polso della ristorazione nelle aree di sosta. Con risultati deludenti, dato che solo 8 ristoranti hanno avuto almeno tre stelle su cinque (voto “discreto”) e solo uno ha raggiunto le quattro stelle (buono), mentre nessuno cinque. Sotto accusa vengono messi la bassa qualità di alcuni piatti (risotti soprattutto), lo scarso assortimento dopo l’orario di punta, il legame con il territorio spesso assente. Voti maggiori arrivano per le aree della Puglia, per la qualità della cucina e l’abbondanza delle porzioni. A uscire vincitori sono stati Sarni (Dolmen di Bisceglia Ovest è l’unico ad avere 4 stelle) e Autogrill. Di Sarni il mensile elogia le materie prime fresche e il tratto casalingo. Salvo ammettere che questa mancanza di standardizzazione comporta anche lunghe attese e cali di qualità (Le Saline Ovest ottiene una sola stella).
La media di Autogrill risulta la stessa, ma il livello di standardizzazione evita sorprese spiacevoli (tranne che a Montefeltro Ovest). Gli altri operatori, Chef Express, MyChef, Fini e Ristop, escono meno bene dal test, con l’attenuante che il loro numero è limitato e non ci sono confronti che tirino su la media. •
Aviation outlook
Privatizzare gli aeroporti? Ecco quando conviene Sulla base delle ultime riflessioni dell’Esecutivo in merito alla riduzione del debito pubblico nazionale, sta riemergendo il tema delle privatizzazioni delle società concessionarie di infrastrutture e delle public utility locali. Chiaro in questo senso è il riferimento al caso delle società di gestione aeroportuali che, nella maggioranza dei casi, vedono ancora oggi, e non solo nel nostro Paese, una dominanza del capitale da parte di stakeholder pubblici. In questo senso, l’obiettivo della privatizzazione sembrerebbe essere duplice: una riduzione del debito sovrano, abbinato ad un apparente incremento nelle capacità market-driving del soggetto privatizzato. In via di principio, non è sempre detto che un cambio di governance azionaria produca un miglioramento sulle performance economico-reddituali. Nei fatti vi è un’ampia evidenza di casi a livello internazionale in cui è anzi dimostrato il contrario, con gestori aeroportuali a controllo pubblico sovraperformanti in chiave di ROI. In questo caso è certamente la presenza di un ottimo e specializzato management di settore la vera ragione strategica della generazione di extra-profitti dall’attività caratteristica d’impresa. Nel caso del nostro Paese, tuttavia, è palese che la presenza, in certi casi soffocante, del sistema degli attori pubblici si trasferisca in richieste inconsistenti al management: quali l’aumento costante del novero di voli pur in presenza di un bacino d’utenza asfittico, piuttosto che l’espansione delle infrastrutture di scalo. Certamente vige qui il noto assioma “più voli, più voti”, con le inerenti ricadute a livello occupazionale e che tanti danni ha prodotto nel corso degli anni. Accade, infatti, che una supina adesione a tali diktat si traduca per la gestione aeroportuale in significative perdite in conto esercizio. Gli attori pubblici, chiamati a ricapitalizzare, non potranno, peraltro, dar seguito a questa richiesta in virtù dell’assenza di fondi disponibili, portando così ad uno stato di crisi la gestione aeroportuale. Nel nostro Paese vi sono chiari casi di quanto appena descritto senza entrare nel merito, ben noto agli addetti ai lavori.
In questo senso, l’ingresso di capitale privato, oltre che a fornire in certi casi, come detto, la linfa vitale per il mantenimento delle operazioni, può davvero produrre un cambiamento di rotta. Di fronte a chiari patti di governance, che attribuiscano al socio privato l’effettiva gestione dello scalo al riparo da costanti pressioni esterne, il socio privato potrà stimolare una riflessione di medio-lungo termine basata su: propensione a sviluppo del traffico solo in ipotesi di autosostenibilità, almeno parziale, dello stesso; superamento del focus sul solo volume dei passeggeri, stimolando al contrario una riflessione sul valore medio di questi; sviluppo significativo ed innovativo della componente di ricavi non-avio, quale supporto anche alle iniziative avio di cui sopra; efficientamento delle componenti gestionali operative, attraverso la riduzione delle duplicazioni e delle inconsistenze di natura produttiva/organizzativa. Agendo così nasce il circuito virtuoso “vinci-vinci” che ogni privatizzazione dovrebbe generare, non solo a livello di facciata ma anche di reale risultato sul campo. Un’ultima annotazione: quando si parla di privatizzazioni e, nello specifico, quotazione in Borsa è altresì importante valutare la quantità di flottante aziendale che viene ad essere offerto. In molti casi flottanti ridotti danno infatti luogo a privatizzazioni artificiali e tradiscono in ultima istanza proprio l’obiettivo della trasparenza multi-investitore che ogni privatizzazione dovrebbe proporsi. Prof. David Jarach www.diciottofebbraio.it
r&f news Da H&M il digital dà spettacolo
Città Fiera raddoppia
Alitalia, svaluta anche Gavio
l centro commerciale più grande del Friuli Venezia Giulia, situato a pochi minuti da Udine, si appresta a raddoppiare la propria superficie. Il progetto del nuovo sviluppo è stato suggellato con l’accordo tra Gruppo Bardelli e la società di retail leasing Cushman&Wakefield. Inaugurato nel 1992, il Città Fiera in forza a Gruppo Bardelli è stato ampliato nel 2003, nel 2007 e recentemente nel 2010. In virtù di questo percorso lo shopping center vanta attualmente 200 negozi, un ipermercato, un cinema multisala, sala giochi, sala bingo e ristoranti multietnici. Con il nuovo progetto la struttura abbraccerà un’area di ulteriori 80mila metri quadrati, che verosimilmente saranno realizzati in vari step. «Una parte dell’ampliamento è già iniziata e riguarda la media superficie dove andrà a posizionarsi Leroy Merlin –
Non solo immagini in movimento sugli schermi, ma schermi che si muovono, in quattro direzioni e a 30 metri al minuto, e portano il cliente dentro il negozio. È l’ultima frontiera del digital signage ed è stata messa a punto nello store di H&M sugli Champs-Elysées, a Parigi. L’esperimento fa parte di una vasta operazione di allestimenti degli spazi interni ed esterni curata dall’architetto francese Jean Nouvel. Sono stati installati 10 schermi Panasonic da 103 pollici e c’è stato l’ausilio di Texel Technology, società specializzata in digital marketing. Complessa la gestione dei contenuti: un sistema sincronizza movimenti e immagini e per esempio permette di creare l’illusione che due modelli si facciano un cenno quando due schermi si avvicinano.
Dopo Benetton, Pirelli, Air France-Klm e Intesa (che ha anche acquisito la quota della Fingen dei fratelli Fratini di Firenze), anche il Gruppo Gavio ha svalutato
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Obiettivo Personale A cura di Excursus. Spazio di formazione partecipata – www.studioexcursus.com
Leader efficaci in organizzazioni complesse
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la quota di azioni in Alitalia. Lo si apprende nel bilancio del gruppo Aurelia, dove il valore della partecipazione nell’Alitalia-Cai è stato ridotto da 20 a 12,741 milioni a fine 2010. Nell’ultimo semestre la perdita netta è stata di 94 milioni di euro, inferiore ai 164 milioni del 2010, per effetto di sopravvenienze e proventi non ripetibili. Nei primi sei mesi i passeggeri sono aumentati del 5,7%, contro il +9,3% del settore, e il load factor, pur aumentato a luglio, è rimasto al 78 per cento. All’orizzonte c’è anche la fine del monopolio di fatto esecitato sulla rotta Linate-Fiumicino in forza del decreto Marzano. I privilegi scadono a dicembre, a meno che l’Antitrust non conceda una proroga.
10 retail&food - ottobre 2011
ha dichiarato a r&f il presidente di Gruppo Bardelli, Antonio Maria Bardelli –. Intendiamo portare avanti uno sviluppo flessibile, l’obiettivo è di arrivare a una gla totale di 160mila mq con 260/300 punti vendita complessivi. Le medie e grandi superfici specializzate dovrebbero raddoppiare, passando dalle attuali 10 a 16-20, e aumenteranno anche i punti dedicati alla ristorazione, passando da 19 a 25. Grande spazio sarà riservato al settore della casa, circa 30mila metri, ma pensiamo anche di ingrandire il garden, dare spazio all’hard discount e stiamo studiando soluzioni per il tempo libero che coinvolgano il mondo dei motori». È possibile che i lavori siano realizzati entro la metà del 2013 a fronte di un investimento che dovrebbe aggirarsi sui 200 milioni di euro. •
utti i dirigenti desiderano essere dei leader efficaci, carismatici e capaci di venir riconosciuti come autorevoli dai propri collaboratori; la leadership, in un’organizzazione di lavoro, è una funzione centrale perché permette di definire e di strutturare i ruoli e le funzioni all’interno di un gruppo di lavoro, di raggiungere gli obiettivi e livelli significativi di crescita. La figura del leader è quindi centrale ma la sua autorevolezza e abilità professionale non è data semplicemente dal ricoprire un ruolo. Prima di tutto il leader deve trovare un equilibrio tra il bisogno individuale e il bisogno collettivo: tra la membership (cioè il bisogno degli individui che sono parte di un gruppo) e la groupship (cioè i bisogni del gruppo perché entità a sé) e sviluppare il senso di appartenenza al gruppo/staff da parte di tutti i membri. Se il gruppo è troppo sbilanciato verso i bisogni dell’individuo, è un gruppo che sta insieme per il piacere di stare insieme, che non raggiungerà gli obiettivi di lavoro perché la relazione tra i membri si svilupperà nella direzione del piacere e l’obiettivo del risultato perderà la sua importanza. Se il gruppo è troppo sbilanciato verso l’operatività, invece, mancherà la relazionalità, importante perché il gruppo è composto da persone
e quindi l’essere troppo concentrati sui risultati senza considerare la positività delle relazioni demotiva le persone a partecipare, le mette in una posizione di competizione sterile nella quale non si riconoscono. Una prospettiva interessante ed efficace nell’interpretazione della leadership in un’organizzazione complessa non è la visione di un leader perfetto e tuttofare e neppure la prospettiva di una dicotomia tra chi coordina e il resto del gruppo, ma una visione che viene definita leadership di servizio. Il leader di servizio è chi lavora non sul gruppo, facendo tutto da solo, ma con il gruppo: una persona che opera insieme al gruppo, un esperto di relazioni, una persona che sa far emergere le positività e le potenzialità di ogni collaboratore. Pensiamo al gruppo di lavoro, allo staff, come a delle diversità che s’incontrano e si armonizzano per raggiungere il miglior risultato possibile. Ruolo del leader è proprio quello di capire quali sono le risorse che ciascuno ha e che può portare all’interno del gruppo, per ottenere il miglior risultato possibile, per andare incontro alla finalità del gruppo e quindi dell’organizzazione.
Eugenia Montagnini eugeniamontagnini@studioexcursus.com
r&f news Sea, a quando la Borsa?
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utunno o primavera prossima? Non è ancora chiaro quando avverrà la quotazione in Borsa di Sea-Aeroporti di Milano. Di certo il momento a Piazza Affari è pessimo per quotarsi ed è quindi ragionevole l’attendismo. Ha fretta invece il Comune di Milano di Giuliano Pisapia, azionista all’84%, che si attende per il 16 dicembre
dell’Economia),l’aumento previsto di 7-8 euro a passeggero dovrà essere accompagnato da investimenti per 500 milioni in cinque anni. Dato che il Comune i soldi li vuole, si sta anche sondando la via “Vito Gamberale”, il cui fondo F2I, già in possesso di Napoli Capodichino, si è detto interessato purché sia venduta anche l’autostrada Milano-Serravalle. L’ipotesi a metà settembre era però congelata, per l’opposizione al piano di Guido Podestà, presidente della Provincia di Milano, ente che dal famigerato acquisto di Filippo Penati dai Gavio ha dell’infrastruttura il 53 per cento. •
Confimprese mette i “‘Negozianti in cattedra’
il dividendo ordinario (35 milioni) e la maxicedola da 124,64 milioni prevista in caso di quotazione. I 160 milioni sono infatti già stati messi a bilancio dall’ex giunta Moratti. La seconda strada è fare debiti (oggi l’indebitamento è 304 milioni contro i 402 milioni del 2008), una via possibile grazie ai buoni risultati del primo semestre 2011. Via, però rischiosa, perché quando verrà firmato il contratto di programma (ancora fermo al ministero
Uno stimolo concreto per favorire la ripresa del settore reail. Questo è l’obiettivo dell’iniziativa ‘Negozianti in cattedra’, promossa da Confimprese. L’evento, mirato per gli operatori del settore, si terrà il 24 ottobre presso la sede dell’ente in Piazza Sant’Ambrogio. Al centro della giornata sarà il confronto tra negozianti di successo e catene di successo: una formula studiata per far emergere gli asset vincenti, migliorare il proprio business e per dare avvio a start up di rilievo. Protagonista sarà Sergio Mattana, autore del libro ‘Il coraggio della quotidianità’, che intervisterà gli imprenditori protagonisti del commercio milanese in Italia: Borghi, Pettinaroli e Peck.
Excelsior e Eat’s, Milano ha un nuovo gioiello
Come nelle grandi capitali straniere, a partire da Parigi, anche a Milano è boom per i food store di alta fascia. Ultimo arrivato è il nuovo Eat’s Store aperto a Milano sotto l’Excelsior Milano, polo del lusso del gruppo Coin avviato l’8 settembre e realizzato nell’ex cinema Excelsior, in una traversa di corso Vittorio Emanuele II. L’offerta culinaria è divisa in tre parti: al piano zero si
Retail 3.0
Leader efficaci in organizzazioni complesse Ormai i consumer si conquistano sui dispositivi mobili e Foursquare ha da qualche tempo aperto la strada alla promozione dei punti vendita sui social network.
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el giugno scorso, a poco più di due anni dalla sua nascita, Foursquare ha superato i 10 milioni di utenti e si attesta come principale strumento social per la promozione geolocalizzata di negozi, bar e ristoranti. Ideato dalle menti creative di Dennis Crowley e Naveen Selvadurai, l’applicazione ha soppiantato nel 2011 il blasonatissimo Facebook per indice di penetrazione tra i possessori dei telefonini “intelligenti”; il merito va anche ai tanti retailer che hanno incentivato non poco la diffusione e la conoscenza del social network. Sì, perché tra le prime catene ad aver intuito il potenziale di Foursquare ci sono Feltrinelli, Coin, Jimmy Choo, Vodafone One, Nokia Store, Ikea e H&M che hanno sfruttato la possibilità di proporre sconti e gadget agli utenti che si trovano nei paraggi dei propri punti vendita: basta recarsi presso il negozio, eseguire il check-in, cioè registrarsi sul sito e identificare la propria posizione gps,
e approfittare degli “specials” dedicati a chi mostra in cassa l’avvenuto check-in. E per i “Major”, ovvero gli affezionati che durante la settimana effettuano tanti checkin da meritarsi l’appellativo di “sindaco” di quel preciso luogo, le offerte possono addirittura tramutarsi in regali. Un fenomeno promozionale che sta assumendo dimensioni davvero notevoli, anche per gli innumerevoli risvolti che l’applicazione può avere (già si vocifera di accordi con Groupon ed altri gruppi di acquisto online). Basti pensare che ogni giorno vengono istituiti più di 360 milioni di check-in e generati 78 mila nuovi major. Se poi si considera che, secondo una ricerca Nielsen, in Italia già nel 2011 è previsto il sorpasso degli smartphone sui cellulari (si contano 20.000 di utenti di dispositivi mobili, +52% rispetto al 2010), il gioco per i retailer è presto fatto.
trova l’Excelsior Café, bar raffinato (colori dominanti: rosso e acciaio) aperto dalle 8 del mattino all’una di notte. Ma il piatto forte è ai piani inferiori: l’Eat’s Store si trova al sottopiano 2 ed è alla seconda prova dopo il debutto a Conegliano Veneto (Tv). Si tratta di un grande spazio (500 mq) basato su due concetti: il primo è un food store che ospita una raffinata dispensa di specialità gourmet. Fa pensare a Eataly e ancor di più all’ultimo piano della Rinascente di Milano. Il secondo è un insieme di isole, dedicate alle carni, al pesce, ai formaggi, all’ortofrutta, al pane e ai lievitati. A completare l’offerta è l’Eat’s Bistrot (500 mq), al sottopiano 1. è un locale che ha punti forti nel food (chef Matteo Gelmini alla sera) e nei vini. Di qualità il layout, progettato dallo Studio Versuro: nel Bistrò prevalgono i grigi eleganti e nello Store il bianco, sinonimo di pulizia.
Massimo Colzani
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r&f news Piccoli centri nascono e crescono
Nuove iniziative retail real estate, di dimensione relativamente contenute, alimentano lo sviluppo della grande e media distribuzione lungo la Penisola. Di recente sono emersi due casi in particolare che riguardano shopping center: l’apertura del centro commerciale La Filanda a Faenza e il disco verde, da parte del Tar della Campania, per l’ampliamento del centro commerciale Buonvento, vicino alla città di Benevento. Il primo vanta 7.200 mq di superficie di vendita al pubblico, con una trentina di negozi, un superstore Conad da 2.500 mq, 1.600 posti auto e circa 250 impiegati. Tra le varie insegne si segnalano Marco Polo Expert, Polaris Scarpe e Takko Fashion. L’investimento complessivo di Commercianti Indipendenti Associati – Conad è stato di circa 50 milioni di euro, più altri 10-15 dei singoli negozi. Si annovera, inoltre, la presenza del distributore di carburante low cost. Il secondo, che al momento conta una quarantina di negozi, potrà costruire un immobile da 30mila metri cubi per la media distribuzione non alimentare. La società promotrice è Moccia Irme spa, guidata dall’ingegnere Gennaro Moccia.
Trapani, niente pista libera
Da una parte la soddisfazione per essere stato, nel 2010, il primo scalo al mondo per crescita percentuale nel segmento degli aeroporti compresi tra il milione e mezzo e i cinque milioni di passeggeri. Dall’altra la crescente inquietudine per il ritardo della piena operatività. Sono state settimane di grande tensione quelle tra la fine di agosto e la metà di settembre per lo scalo di Trapani Birgi, utilizzato largamente per le operazioni militari in Libia. Ai primi di settembre la società di gestione Airgest lamentava di non aver avuto disposizioni sul ritorno alla normalità, di non aver ancora visto i 10 milioni di risarcimento promessi dal Governo e i 2 della Regione Sicilia. A preoccupare l’aeroporto è soprattutto la possibilità che Ryanair, senza indicazioni certe sulla disponibilità della pista, non si impegni anche per l’orario estivo 2012.
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cosa occorre sapere per... A cura dello Studio Legale Cocuzza & Associati di Milano
E’ opportuno sapere che…
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ssai spesso nei contratti relativi ai locali commerciali si trova richiamato, per disciplinare la misura degli interessi per ritardato pagamento dei canoni, il decreto legislativo n. 231/2002 esecutivo della direttiva 2000/35/CE relativa alla lotta contro i ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali. Tale decreto introduce, fra l’altro, il diritto del creditore ad interessi maggiorati rispetto al tasso legale vigente in caso di ritardato pagamento, senza necessità di messa in mora da parte di quest’ultimo. L’ambito di applicazione del decreto 231/2002 è limitato ai pagamenti effettuati a titolo di corrispettivo nelle transazioni commerciali (intese come fornitura di merci o prestazione di servizi dietro pagamento di un prezzo) intervenute fra imprese ed anche tra imprese e amministrazioni pubbliche. In tal caso gli interessi di mora previsti dal decreto decorrono, come si è detto, automaticamente, senza necessità di preventiva messa in mora, dalla scadenza del trentesimo giorno successivo dalla data di scadenza del pagamento prevista nel contratto o del ricevimento della fattura o della richiesta di pagamento. Dall’ambito di applicazione del decreto 231/2002 sono espressamente escluse le transazioni con i consumatori, i pagamenti dovuti a titolo di risarcimento danni etc. Il decreto non si applica neppure ai debiti per canoni di locazione o di affitto non essendo tali rapporti inquadrabili, secondo la disposizione normativa, come transazioni commerciali. Tuttavia, in relazione a tali rapporti le parti possono prevederne l’applicabilità mediante un richiamo espresso, e quindi in forma scritta, nel loro contratto. Ciò come si è detto accade spesso per l’indubbio vantaggio per il locatore/ concedente derivante dalla possibilità di applicare sulle somme dovute, in caso di ritardato pagamento oltre i 30 giorni dalla scadenza, il tasso di interesse maggiorato, in via del tutto automatica, senza quindi la necessità di inviare una formale richiesta di messa in mora, in misura considerevolmente superiore al tasso legale. Ed infatti il saggio degli interessi dovuti dal debitore ai sensi dell’articolo 5 del decreto 231/2002 è pari al tasso applicato dalla Banca centrale europea alla sua più recente operazione di rifinanziamento principale
effettuata il primo giorno lavorativo del semestre di riferimento, maggiorato di sette punti percentuali. Il saggio di riferimento in vigore il primo giorno lavorativo del semestre in questione si applica per i successivi sei mesi. Il suddetto saggio di interessi, al netto della maggiorazione prevista dal decreto viene pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana il quinto giorno lavorativo di ciascun semestre solare. Attualmente, per il semestre luglio-dicembre 2011, il saggio applicato dalla Banca Centrale Europea è pari a 1,25 e pertanto il saggio di interessi ai sensi dell’articolo 5 del D. Lgs.231/2002 è pari all’8,25%, risultando di gran lunga superiore al semplice interesse legale. In data 16 febbraio 2011 il Parlamento Europeo ed il Consiglio hanno adottato una nuova direttiva (2011/7/UE) contro il ritardo di pagamento nelle transazioni commerciali. La nuova direttiva introduce alcune novità (che dovranno comunque essere “recepite” nel nostro ordinamento entro il 16 febbraio 2013 e che quindi non sono ancora vigenti) sia con riferimento ai termini di pagamento, prevedendo per i pagamenti nelle transazioni commerciali tra pubbliche amministrazioni e imprese una armonizzazione a livello europeo dei termini di pagamento mediante l’introduzione di un termine massimo di pagamento di 60 giorni di calendario vincolante oltre il quale maturano gli interessi a favore delle imprese, sia anche con riferimento al saggio degli interessi nelle transazioni tra imprese e pubbliche amministrazioni, che viene incrementato di un punto percentuale.
Avv. Giulia Comparini Per informazioni e quesiti gli Avvocati Giulia Comparini gcomparini@cocuzzaeassociati.it e Alessandro Barzaghi abarzaghi@cocuzzaeassociati.it saranno lieti di rispondervi.
Cagliari, lo stadio non s’ha da fare È braccio di ferro a Cagliari tra il presidente del Cagliari Calcio, Massimo Cellino, da una parte, ed Enac e Aeroporto di Elmas dall’altra. Oggetto del contendere: la realizzazione del nuovo stadio del Cagliari a 350 metri dalla pista. Cellino ha acquistato, tramite la società Santa Caterina, i terreni e ora rivendica il suo diritto di costruire. L’Enac, però, è decisa a far valere il suo recente regolamento sulla impossibilità di costruire a meno di un chilometro dalla pista. D’accordo è anche la società di gestione dello scalo, Sogaer, che nell’area vorrebbe espandersi nell’ambito del nuovo piano di sviluppo del valore di 47 milioni di euro dello scalo sardo. Questo prevede tra le altre cose l’ampliamento degli spazi per la nuova aviazione generale, inaugurata lo scorso 28 luglio. Da qui anche la volontà di acquisire i terreni di Cellino, con cui non c’è però assolutamente accordo sul prezzo. «Vogliamo acquistare i terreni ai prezzi che valgono, non a quelli a peso d’oro che dice Cellino, e chiediamo di avere una perizia sul loro valore» ci ha detto una fonte dell’aeroporto. È andato oltre il presidente della Sogaer, Vincenzo Mareddu, che all’Unione Sarda ha dichiarato: «Se non ci mettiamo d’accordo sul prezzo d’acquisto, l’unica strada a disposizione dell’Enac sarà l’esproprio».
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’Autorità portuale genovese, guidata da Luigi Merlo, ha messo in vendita la propria quota, cioè il controllo, con il 60 per cento delle azioni, dell’aeroporto Cristoforo Colombo. Lo scalo, presieduto da Marco Arato, socio dello studio Bonelli-EredePappalardo, e guidato dal direttore generale Paolo Sirigu, è in utile da anni e sta progressivamente aumentando le proprie performance. A fine 2011, infatti, chiuderà il bilancio a quota un milione e mezzo di passeggeri, in crescita del dieci per cento rispetto a un 2010 che già lo aveva visto crescere del 14 per cento. Quindi, quasi 400 mila passeggeri in più in due anni. Il tutto grazie a una robusta iniezione di voli low cost per i principali hub europei. Il management sembra voglia sempre più puntare su quest’ultimo segmento di utenti. Posizionato a otto chilometri dal centro città, il Colombo disporrà presto di una stazione ferroviaria dedicata, la Sestri aeroporto, che i viaggiatori raggiungeranno attraverso un tapisroulant lungo cinquecento metri. L’infrastruttura è ritenuta ideale per i passeggeri dei voli cosiddetti low cost, i quali, di solito, non hanno alcuna intenzione di spendere più per il taxi che per il biglietto aereo. Questi dati sembra abbiano risvegliato molti appetiti. Infatti, nonostante un bando oneroso e rigoroso, il quale prevede una base d’asta di 30 milioni di Euro più i 13 milioni d’investimenti previsti dal piano industriale approvato nel 2008, la scadenza per manifestazioni d’interesse, che sareb-
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Grandi manovre al Cristoforo Colombo
bero dovute pervenire Numero di passeggeri entro il 23 luglio scorso, è stata spostata al 2 2000 1.063.146 agosto per l’affollamen 2001 1.001.494 5,8% to dei pretendenti. 2002 1.040.442 3,9% Tra questi ultimi, sono 2003 1.057.663 1,7% da segnalare l’Aeropor 2004 1.074.951 1,6% to di Zurigo, il colosso 2005 1.013.288 5,7% turco Limak Yatirim, gli 2006 1.080.001 6,5% argentini di Corporation 2007 1.128.399 4,5% America, il fondo F2i gui 2008 1.202.168 6,5% dato da Vito Gamberale 2009 1.136.798 5,4% e presieduto da Ettore 2010 1.287.524 13,26% Gotti Tedeschi, il grupAssetto proprietario po armatoriale Msc di 60% Autorità Portuale di Genova Gianluigi Aponte, la 25% Camera di Commercio di Genova cordata genovese messa 15% Aeroporti di Roma S.p.A. insieme dall’imprenditore Aldo Spinelli, proprietario fra le altre cose anche del Livorno Calcio. I bene informati danno per favorito F2i, il quale avrebbe i quattrini e le competenze per imporsi. Tuttavia, sempre i bene informati non nascondono che il competitor più insidioso sia Limak Yatirim. A favore di Vito Gamberale giocherebbe, però, il sostegno di Carige, la potente banca genovese guidata da Giovanni Alberto Berneschi e «l’italianità», dote non secondaria in un momento nel quale il patrimonio nazionale, produttivo e infrastrutturale, sembra essere oggetto di un vero e proprio assalto alla diligenza. Entro l’anno, la scelta del vincitore. Sempre che nessuno dei due azionisti di minoranza, Camera di commercio di Genova e Aeroporti di Roma, non decidano di far valere il diritto di prelazione. Vittorio Valenza ➜
Genova: il fronte dell’aeroporto
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r&f news
Duty free: a Catania finalmente Aldeasa…
Si avvia a soluzione un fronte di crisi degli scali siciliani: alla fine di settembre (dopo la chiusura del numero di r&f, nrd) aprirà i battenti, a meno di altre sorprese, il duty free shop di Aldeasa nell’aeroporto di Catania. L’inaugurazione era prevista per luglio ma l’operatore ha dovuto aspettare la fine dell’estate per ottenere le licenze necessarie, nonostante avesse già aperto in Italia, presso l’aeroporto di Napoli. Dalla Sac di Catania si stima che il mancato incasso dovuto ai ritardi burocratici (ai quali la società si è detta completamente estranea) è di circa 700mila euro. Nel frattempo, tuttavia, hanno dato soddisfazione i tre nuovi negozi che hanno sostituito lo shop Ultimoda, che occupava tre lotti in airside: si tratta dei punti vendita Aeronautica Militare, Camomilla Italia (moda) e di Sicilia’s (gastronomia tipica). È anche prevista a breve l’apertura de “I dolci di Nonna Vincenza”, già presente in airside, anche nel landside.
…e Palermo ancora al palo
Musica più lugubre a Palermo: è rimasto chiuso tutta l’estate e non è ancora stato sostituito il duty free dalla Linea Aeroportuale Sole (Las), che la società veneta si era aggiudicata nel 2008 assieme ad altri lotti. Il duty free è stato chiuso il 19 maggio scorso perchè Las è stata messa in liquidazione. D’altra parte, Las oggi non fa più parte formalmente del gruppo Ligabue, che l’ha ceduta ad una srl di un proprio dipendente, spiegano dallo scalo. A breve verrà indetta una nuova gara per la gestione pluriennale di quello spazio commerciale. Non sono ancora stati stimati i danni: «Questo accertamento è in corso da parte di alcuni periti – fanno sapere dalla società di gestione dell’aeroporto - stante che Gesap sta attivando alcune azioni risarcitorie a carico degli amministratori di Las e di altri soggetti ad essa collegati».
18 retail&food - ottobre 2011
Juventus Stadium, la partita si gioca sugli spalti
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n lungo nastro, tagliato da Andrea Agnelli la sera dell’8 settembre, ha consacrato il nuovo impianto sportivo nel cuore di Torino alla Vecchia Signora. Lo Juventus Stadium si distingue, in primis, per essere il primo complesso di proprietà di un importante club italiano. Oltre al valore affettivo per milioni di tifosi, l’investimento immobiliare di circa 120 milioni di euro è finalizzato a far lievitare le entrate nella voce “ricavi da stadio” della società sportiva. Le previsioni parlano addirittura di triplicare il dato, portandolo da 11,5 a 32 milioni di euro. Per raggiungere tale obiettivo non sono secondari i
servizi offerti ai tifosi. La scheda tecnica dell’impianto parla infatti di una capienza massima di 41mila persone, che saranno servite da 21 bar, 8 ristoranti, 64 palchi vip e 4mila parcheggi. Dopo l’inaugurazione dello scorso 8 settembre, fondamentale sarà il taglio nastro ad ottobre del centro commerciale collegato allo stadio e del museo. Per quest’ultimo la previsione di opening è la prossima primavera. •
Polo del Lusso, decolla il progetto di Percassi
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ttenuti durante l’estate i permessi per costruire, il cantiere diventa realtà per il primo blocco del maxi Polo del Lusso promosso da Gruppo Percassi. Il progetto, da 148mila mq, di cui 90mila per la parte commerciale e 58mila a finalità terziarie, sarà realizzato nel comune di Azzano San Paolo (Bg), a due passi dall’aeroporto di Orio al Serio e a un passo dal centro commerciale Orio Center. L’investimento complessivo raggiungerebbe i 250 milioni di euro. Come riportato dalla stampa locale, al momento il noto costruttore bergamasco avrebbe ritirato le autorizzazioni per costruire solo due delle tre fasi previste, per una superficie di 109mila mq, comunque superiori ai circa 75mila mq di Orio Center. Le prime due
fasi sono estese rispettivamente 33mila mq e 76mila mq, in particolare la prima comprende la galleria commerciale e una struttura cinematografica con 15 sale. Un punto interrogativo riguarderebbe la terza fase, che prevede la serie di torri con clinica medica e uffici. Il motivo si riferisce alla vicinanza con l’aeroporto, che impone altezze limitate. Sul fronte dell’offerta commerciale un altro punto interrogativo coinvolge la vicinanza al maxi progetto Westfield Milan, che lo stesso Gruppo Percassi ha annunciato in joint venture con Westfield Group (vedi articolo pag. 35). Due progetti mastodontici, con una forte impronta sul lusso e relativamente vicini non rischiano di farsi concorrenza? •
Tav, con l’”effetto esterno” vale 12 miliardi
La lettera/ La Milano Mare non c’è più
inora di stime sul ritorno economico della Tav Torino-Lione circolavano solo quelle pessimistiche, come quelle del professor Marco Ponti del Politecnico di Milano. Ora però è stata presentata dal commissario del governo, Mario Virano, l’analisi costi-benefici dell’investimento, fatta dalla società italiano francese Ltf su incarico della commissione intergovernativa. L’analisi copre un periodo lunghissimo, fino al 2012, e considera una serie di variabili, come il traffico merci fino al 2053 e la monetizzazione degli effetti esterni (riduzione delle emissioni nocive, degli incidenti stradali e delle congestioni stradali e aree). Ne escono fuori tre scenari: uno negativo, uno intermedio e uno positivo. Nello studio viene preso per buono quello intermedio. In questo caso il Van (il saldo, attualizzato al 3,5%, tra i costi di costruzione e di gestione e i benefici) è di 81 milioni di euro in 60 anni, a cui vanno aggiunti 11,891 miliardi di effetti esterni. Nello scenario positivo il Van totale sarebbe di 24,8 miliardi, in quello pessimista negativo per 1,1 miliardi (-8,9 senza considerare gli effetti esterni).•
Gentile redazione, la scrivente società, in merito all’articolo “Autostrade, il risiko milanese” apparso sul numero di luglio/agosto, nella sezione “La Pulce nell’orecchio” a pagina 62, intende precisare che la corretta ragione sociale della stessa è Milano Serravalle-Milano Tangenziali S.p.A. Nell’articolo citato la società viene più volte menzionata come “Milano-Mare”. Con l’obiettivo di ristabilire una corretta formazione ai lettori si riporta una sintetica cronistoria della nostra ragione sociale: nel 1951 fu costituita la S.p.A. per l’Autostrada SerravalleMilano-Ponte Chiasso; nel 2003 diviene Milano Mare – Milano Tangenziali S.p.A.; nel 2005 viene rinominata Milano Serravalle – Milano Tangenziali S.p.A. Ringraziando per l’attenzione mostrata, si porgono i più cordiali saluti. Carmen Zizza, Direttore Relazioni Istituzionali, Sviluppo e Comunicazione Milano Serravalle - Milano Tangenziali S.p.A.
F
indice retail 2011 Anche il retail sente la crisi (ma siamo sempre sopra!) L 'effetto estate (borsistico) si fa sentire anche nel nostro comparto. I titoli italiani perdono un buon 20%, e la caduta riguarda tutte le azioni, eccettuato il solo Bulgari, che riesce a mantenersi in quota. Alcune cadute sono rovinose, come quella di Stefanel, mentre altri titoli, pur perdendo parecchio nel mese, riescono a mantenere parte dei guadagni accumulati nel primo semestre. Nel resto del mondo non va certo meglio: la caduta, in questo caso di dieci punti percentuali, è anche qui abbastanza generalizzata, con le sole eccezioni di Puma e Ralph Laureen. La caduta più sensibile è forse quella di Fossil, che riesce a perdere nel mese il 25% del suo valore. Insomma, dobbiamo dire che le acque si stanno facendo agitate anche nel mondo del lusso accessibile, però non dobbiamo mai dimenticare che, mentre gli indici delle borse mondiali e di quella italiana arretrano vistosamente dall'inizio dell'anno (rispettivamente -30% e -7% circa), gli indici del retail restano ancora positivi, in entrambi i casi di un 5% abbondante.
PRINCIPALI SOCIETA’ MARCHI POSSEDUTI
HOLDING Aeffe Bulgari Damiani Geox Luxottica Safilo Group Stefanel Tod's
Alberta Ferretti • Moschino • Pollini Hogan • Fay
INDICE ITALIA
Adidas C.F.Richemont Dufry Fossil Hugo Boss Inditex LVHM Nike Polo Ralph Laureen PPR Puma Swatch Group Tiffany & Co
Italia Italia Italia Italia Italia Italia Italia Italia
Reebok Vacheron Constantin • Cartier • Dunhill Zara • Pull and Bear • Massimo Dutti Louis Vuitton • Moet Chandon • Hennessy • Fendi • Dior • Zenith • Guerlain Puma • Fnac • Gucci • Redcats • Conforama Omega • Longines • Tissot Valentina • Elsa Ferretti • Paloma Picasso
INDICE R&F ESTERO
INDICE R&F ALL FTSEMIB MSCI ALL COUNTRY
COUNTRY
L’indice Generale Retail è ponderato nella misura di 3 (retail) per tener conto della differente ampiezza dei rispettivi mercati. Tutte le quotazioni sono nella valuta della piazza relativa.
QUOTAZIONI AL
MERCATO
03/01/11
19/07/11
15/09/11
0,50 8,17 0,86 3,43 22,65 13,59 0,50 73,80
1,08 12,22 1,13 3,53 22,57 9,06 0,58 90,65
0,84 12,25 1,02 2,69 19,72 8,28 0,34 76,30
100,00
indice
168,00% 149,94% 118,60% 78,43% 87,06% 60,93% 68,00% 103,39%
125,70 104,30 104,30%
Xetra Xetra Svizzera Nasdaq Xetra Xetra
47,51 44,32 125,80 72,69 50,00 56,17
53,18 44,46 98,85 128,92 73,13 62,05
48,96 40,60 80,70 98,99 65,12 61,65
103,05% 91,61% 64,15% 136,18% 130,24% 109,76%
Francia
118,66
122,80
113,70
95,82%
Nyse Nyse Francia Xetra Xetra Nyse
85,59 111,65 118,83 237,76 313,96 62,11
90,64 134,54 126,65 215,35 351,95 81,19
87,94 143,22 109,20 251,20 306,15 73,99
102,75% 128,28% 91,90% 105,65% 97,51% 119,13%
100,00
114,98 105,84 105,84%
100,00
120,34 105,70 105,70%
20.436 313.611
18.229 14.435,00 317.768 292.670,00
70,64% 93,32%
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retail&food - ottobre 2011 21
osservatorio prezzi
A Roma il cinema
Roma). Anche il panino più economico lo si trova attorno ai tre euro, ma parte dai 2,10 di Spizzico (Porta di Roma) e arriva ai 3,20 di Brek a Roma Est (che per dovere di cronaca offre anche dei mini-panini a € 1,50). Il kebab a Roma non ha perso la sua carica di esotismo e non sempre lo si trova. Varia dai 4,20 da Oriental Halal Kebab (Roma Est) ai 4,70 di Arabian Kebab (Parco Leonardo). Probabilmente sconta la diffidenza del pubblico familiare e la fascinazione per l’oriente (Wok, Sen Sushi) dei (pochi) professionisti urbani della Capitale.
A tavola: vince la tradizione
è… tradizione I
multiplex di Roma sembrano rispecchiare fedelmente la geografia urbana e umana di una città i cui quartieri e i cui gruppi sociali sono veri e propri “clan”, separati e contrapposti, con i loro usi e le loro idiosincrasie che finiscono per costituire una sorta di rivendicazione identitaria. Il dato comune che emerge è un tradizionalismo di fondo, la tendenza ad abbandonarsi ad abitudini radicate perché rassicuranti. Su tutto vince una naturale diffidenza verso il nuovo, né per pigrizia mentale né per scelta, ma per istinto di autoconservazione, in una città che ha visto succedersi processioni di popoli e di secoli. Per questo il romano esita a correre dietro alla novità del momento, ma anzi se ne tiene a prudente distanza di sicurezza. Il sushi, che altrove ha colonizzato le abitudini alimentari in una vertigine minimalista di massa, a Roma si vede poco. Almeno da queste parti. I menu restano tradizionali e anche i ristoranti a tema (Old Wild West, Wiener Haus, Cantina Mariachi) recano un esotismo ampiamente addomesticato. Abbiamo visitato a metà settembre cinque multiplex della capitale per il nostro osservatorio prezzi: tre UCI Cinemas (Roma Est, Porta di Roma e Parco Leonardo), il The Space Cinema di Parco de’ Medici e lo Stardust Village. Il clima è ancora estivo e nonostante le scuole siano già iniziate la città resta proiettata sul mare e sulla vita da spiaggia. Anche per lo spettacolo delle 20.00 i cinema sono poco frequentati, probabilmente per il persistere durante il giorno di temperature che sfiorano i quaranta gradi. Le miti, soleggiate ottobrate romane sono per ora impensabili in questo strano autunno canicolare.
Caffetteria
Il caffè lo si può bere a 0,80 quasi dappertutto: da Lino’s Coffee (Porta di Roma), al bar dello Stardust, da Brek a Roma Est. Leggermente più caro da Spizzico (€ 0,85) a Parco Leonardo, dove si notano le variazioni più ampie con € 1,10 da Giovanni Rana e Arabian Kebab. Un’impennata a 1,30 euro la registriamo al Jack Bullet Café del Village dello Space Cinema, dove il numero di esercizi è minore e il cliente è captive. Da notare che all’interno del piccolo Stardust a distanza di pochi metri il prezzo del caffè passa da 0,80 nell’unico bar a 1 euro
22 retail&food - ottobre 2011
da Ben and Jerry’s. Lo stesso range ampio lo si riscontra per il caffè decaffeinato: da 0,90 (Lino’s Coffee – Porta di Roma, Brek Roma Est), a 1 euro allo Stardust e al Gran Caffè Leonardo (Parco Leonardo) e a 1,30 euro al Village dello Space Cinema. Si segnala l’assenza del caffè freddo quasi in tutti gli esercizi, tranne quelli dall’aria più tradizionale, il bar dello Stardust e il Gran Caffè Leonardo, in entrambi a 1,30 euro. Risente del contesto climatico e del tipo di clientela la quotazione della cioccolata calda con panna, a detta del personale degli esercizi visitati poco richiesta. Si va dai 2,50 del bar Stardust, e di Lino’s e Fratelli La Bufala (Porta di Roma) ai 3,50 del Gran Caffè Leonardo.
Paradigmatica la food court accanto all’UCI Cinemas di Roma Est: allinea De Gustibus, Fresh and Fast e Brek nel segno del cibo più tradizionale. Qui un piatto di pasta costa € 3,70 da Fresh and Fast (ma è in offerta con il 50% di sconto a 1,75), lo stesso prezzo riscontrato da Flunch a Porta di Roma. A Parco Leonardo la spunta Giovanni Rana con un’ampia offerta per € 5,90. Anche in tal caso salgono bruscamente i prezzi dove l’offerta è minore, fino agli 8,00 euro al ristorante dello Stardust. Ampio lo spettro dei prezzi a Porta di Roma, dove si arriva fino ai 10,00 euro di Anema e Cozze, passando per i 5,50 di un piatto di noodles da Wok. Fra i 6,00 (Stardust, Rosso Pomodoro Parco Leonardo) e i 7,10 (That’s Amore Pizzeria Space Cinema Village) la pizza margherita al tavolo, che dai fratelli La Bufala a Porta di Roma costa € 6,50. Molto sensibili le variazioni riscontrate sulla bistecca di manzo e contorno, che va dai 9,30 della Cantina Mariachi a Parco Leonardo ai 18,50 di Jack Bullet’s e That’s Amore a Parco de’ Medici.
Le bevande
Dappertutto (ad eccezione dello Stardust, € 1,20) la bottiglietta d’acqua la si può trovare a 1 euro. Grande uniformità di prezzo tra gli esercizi di Roma Est (€ 1,00), grande variabilità a Parco Leonardo e a Porta di Roma, dove all’interno del cinema il prezzo schizza a € 2,00 (per 0,75 cl) con puntate intermedie su € 1,50 a Parco Leonardo (Rosso Pomodoro, Gran Caffè Leonardo). Non fa eccezione la birra chiara media che passa dai 2 euro di Pans (Roma Est) ai 4,50 di Jack Bullett Café e That’s Amore Pizzeria al Village dello Space Cinema. Un ampio ventaglio di prezzi lo si riscontra all’interno dello stesso centro commerciale di Porta di Roma, dove il cliente può scegliere tra 15 esercizi quello che meglio gli si confà per gusto e inclinazioni. Raccoglie una clientela urbana e affluente, fatta anche dei giovani professionisti che vi gravitano per lavoro o perché hanno scelto di vivere in zona. Spendono in funzione del locale scelto e non sorprende quindi che la bottiglietta da 50 cl di Coca Cola passi da € 1,80 (Alice Pizza Point), ai 2,10 di Flunch, ai 2,50 (Dok Kebab, Numero Uno, Arabian Kebab) fino ai 3,00 del bar del cinema.
Gli snack: trancio di pizza, panino, kebab
Con meno di tre euro si riesce a mangiare un trancio di pizza ovunque con un prezzo medio attorno ai 2,50 (ma ce ne vogliono 3,10 al Gran Caffè Leonardo e ben 4,40 da Jo Pizza a Porta di
Lo stesso si può dire dell’hamburger con patatine, che va dai 3,10 euro di Flunch a Porta di Roma ai 7,50 dello Stardust e di De Gustibus Roma Est, con un prezzo medio al di sopra dei 7,00 euro.
Rilevazione prezzi multiplex roma The Space cinema
Stardust Village
Nr. Sale cinema: 18 Nr.Ristoranti: 5
Caffè
Prezzo
Esercizio
1,30
Jack Bullet Café
UCI Cinemas Roma Est
Nr. Sale cinema: 11 Nr. Esercizi: 4
Prezzo
Esercizio
0,80
Bar Stardust
Uci Cinemas Porta di Roma UCI Cinemas Parco Leonardo
Nr. Sale cinema: 12 Nr. Esercizi: 7
Prezzo
Esercizio
0,80
Brek, De Gustibus
Nr. Sale cinema: 14 Nr. Esercizi: 15
Prezzo 0,80
Esercizio Lino's Coffe
Nr. Sale cinema: 24 Nr. Esercizi: 17
Prezzo
Esercizio
0,85
Spizzico
Caffè decaffeinato
1,30
Jack Bullet Café
1,00
Bar Stardust
0,90
Brek, De Gustibus
0,90
Lino's Coffe
1,00
Caffè freddo
n.d.
n.d.
1,30
Bar Stardust
n.d.
n.d.
n.d.
n.d.
1,30
Gran Caffè Leonardo Gran Caffè Leonardo
Cioccolata con panna
n.d.
n.d.
2,50
Bar Stardust
n.d.
n.d.
2,50
2,90
Spizzico
Bottiglietta d'acqua (50 cl)
1,20
Gizza Gelati e Pizza
1,00
Bar Stardust
1,00
tutti gli esercizi
1,00
Lino's Coffe, Fratelli La Bufala Spizzico, Arabian Kebab, Flunch, Jo Pizza
1,00
Sfizi e Gusto, Spizzico
bottiglietta di Coca-Cola (50 cl)
2,50
n.d.
n.d.
2,20
Pans & company
1,80
Alice Pizza Point
2,00
Gran Caffè Leonardo
Birra chiara media
4,50
3,50
Bar Stardust
2,00
Pans & company
2,40
Spizzico
3,60
Arabian Kebab
Trancio di pizza
2,40
Gizza Gelati e Pizza That's Amore Pizzeria Jack Bullet Café Gizza Gelati e Pizza
2,50
Bar Stardust
2,20
Oriental Halal Kebab
2,80
Flunch
2,50
Panino
3,00
Cinema
2,50
Bar Stardust
3,20
Break
2,10
Spizzico
3,00
Gran Caffè Leonardo Gran Caffè Leonardo, Sfizi e Gusto
7,10
6,00
Ristorante Pizzeria
n.d.
n.d.
6,50
Fratelli La Bufala
6,00
Rosso Pomodoro
6,70
That's Amore Pizzeria That's Amore Pizzeria
8,00
Ristorante Pizzeria
3,70
Fresh and Fast
3,70
Flunch
5,90
Giovanni Rana
6,80
Arthurland
7,50
Ristorante Pizzeria
7,50
De Gustibus
3,10
Flunch
6,50
Cantina Mariachi
16,00
Ristorante Pizzeria
12,50
De Gustibus
9,90
Flunch
9,30
Cantina Mariachi
4,50 n.d.
Ristorante Pizzeria n.d.
4,70 4,00
4,70 3,00
4,20 3,00
Old Wild West Spizzico
4,00
Old Wild West Spizzico Dok Kebab, Numero Uno
4,70
Arabian Kebab
Pizza margherita al tavolo Piatto pasta prezzo base Hamburger in piatto con patatine Steak manzo e contorno
18,50
Insalatona Menu bambini
4,20 6,90
That's Amore Pizzeria Jack Bullet Café Arthurland Arthurland
Kebab
n.d.
n.d.
n.d.
n.d.
4,20
McDonald's McDonald's Oriental Halal Kebab
Sushi combinazione più economica
n.d.
n.d.
n.d.
n.d.
n.d.
n.d.
n.d.
n.d.
9,00
Sen
Piadina
n.d.
n.d.
n.d.
n.d.
4,20
2,00
Dok Kebab
3,00
4,50
Arthurland Antica gelateria del Corso
4,50
Ristorante Pizzeria
2,90
Oriental Halal Kebab De Gustibus
2,90
Flunch
2,70
2,00
Ben & Jerry's
2,00
San Crispino
2,50
Menodiciotto
1,70
Gran Caffè Leonardo Spizzico Gran Caffè Leonardo
Dolce al tavolo Gelato 2 gusti da asporto
1,70
FOCUS CINEMA Pop corn piccolo Pop corn medio Pop corn gigante Coca-Cola piccola Coca-Cola media Coca-Cola grande Caramelle all'etto Prezzo più alto
3,50 4,50 5,50 3,10 4,10 4,80 2,50
3,50 4,50 6,00 2,50 3,50 4,50 4,00
3,50 4,50 5,00 3,50 4,00 4,50 2,00
Prezzo più basso
3,00 3,50 5,50 3,00 3,50 4,20 2,20 © Edifis Intelligence
6,60 da Wiener Haus a Porta di Roma, € 7,80 da Rosso Pomodoro a Parco Leonardo. Grande variabilità anche sui menu per bambini, dai 3,00 euro di Spizzico (Parco Leonardo e Roma Est) ai 6,90 di Arthurland (Space Cinema). Chi vuole concludere il pasto con un dessert deve sborsare in media € 4,50 (Arthurland Space Cinema Village), a meno che non vada da Spizzico Parco Leonardo (€ 2,70) o da Flunch e De Gustibus (€ 2,90).
Focus cinema
Pop Corn e Coca Cola costano decisamente più cari nei multisala con un’offerta commerciale più ridotta: fino a 1 euro di differenza sul singolo prodotto rispetto ai concorrenti. Addirittura balza da 2,00 (Roma Est) a 4,00 euro (Stardust) il prezzo delle caramelle all’etto, molto alto dove non c’è concorrenza alcuna. Minore il margine di variabilità dell’insalatona, che nella versione base gravita attorno ai 4,00 euro, ma abbiamo rilevato prezzi di € 6.90 da De Gustibus a Roma Est (dove la “base” è a 4,50), €
3,00 3,50 5,50 2,90 3,60 3,90 2,20
Conclusioni
I multisala romani possono essere suddivisi in due tipologie. Quelli sviluppati con una struttura ben articolata attorno, con numerosi servizi di ristorazione con un’offerta ricca e variata (i tre Uci
Cinemas). In questi multiplex abbiamo trovato i prezzi migliori ma anche le variazioni più considerevoli sullo stesso prodotto. L’offerta è rivolta a un cliente che sceglie anche la location ed è disposto a pagare la differenza di conseguenza. Vi sono poi quelli che vanno poco oltre la funzione del vecchio cinema di quartiere (lo Stardust e lo Space Cinema): pochi esercizi con un’offerta limitata. Ma sono questi ultimi paradossalmente i più interessanti perché hanno un potenziale di crescita molto ampio. Una brusca sterzata sull’offerta, più ricca e variegata, potrebbe senz’altro trainare la domanda e far aumentare la propensione alla spesa degli utenti. Esemplare è il The Space Cinema che sorge a Parco dei Medici nei pressi di numerose grandi aziende e del centro direzionale Alitalia. Solo tre ristoranti (una pizzeria, un ristorante con american bar e un ristorante a tema) e una pizza al taglio. Prezzi quasi sempre più alti che altrove anche perché la concorrenza è poca. E uno sfruttamento degli spazi più fieristico che da centro commerciale, che lascia grandi margini di crescita. Adolfo Marino
retail&food - ottobre 2011 23 23
Star Trek Retail
obiettivo
“
I
Aeffe
l mercato del lusso è 'sopravvissuto' alla peggior crisi di sempre” dichiarava a inizio anno Massimo Ferretti, presidente di Aeffe, «e sembra essere attualmente in buona forma; i grandi brand si sono rafforzati in seguito alla selezione che il mercato ha operato». Una selezione darwiniana che due anni fa, nel pieno della crisi, sembrava voler toccare anche la sua azienda, presente nel settore dall'inizio dei ruggenti anni '80, con la produzione e relativa commercializzazione di un'ampia gamma di prodotti di moda (prevalentemente prêt-à-porter, calzature, pelletteria e lingerie) di cui il marchio più noto è sicuramente Moschino. La recessione del 2009 si è fatta sentire bella forte in casa Aeffe: 26,3% di decremento del fatturato nel 2009, Ebitda in rosso per quasi 13 milioni di euro, quando l'anno prima lo stesso indice segnava +34,3 milioni, e una perdita di gruppo intorno ai 20 milioni (il 2008 si era chiuso con un utile di 7,7 milioni). Sono numeri che ammazzerebbero un toro. Il tutto, tra l'altro, non molto dopo la quotazione in
24 retail&food - ottobre 2011
Piazza Affari (luglio 2007). Altri dodici mesi così e a San Giovanni Marignano (RN), sede del gruppo, avrebbero cominciato a non dormire più la notte dalla preoccupazione. La company romagnola, però, anche grazie al fatto che l'anno scorso ha visto un ritorno di crescita dei fatturati medi delle società operanti del settore 'luxury goods' (secondo le stime di Bain & Company intorno al 8% su base mondiale), ha iniziato a risalire la china, cominciando prevalentemente a contenere le perdite: 219 milioni di giro d'affari (sostanzialmente stabile sul 2009), Ebitda positivo per 3,5 milioni (in netta crescita sull'anno prima), e un risultato in rosso di 12,5 milioni (quasi la metà del rosso precedente). Non certo numeri da champagne e caviale, ma comunque un risultato accettabile, che fa tirare un respiro di sollievo al management della società italiana, soprattutto se si guarda la progressione degli ultimi tre trimestri dell'anno scorso: +7%, +9% e +11 per cento. Un trend confermato, inoltre, nei primi 6 mesi del 2011 con una crescita del +16,6% del giro d'affari sullo stesso periodo dell'anno prima: Da segnalare soprattutto il netto
recupero della marginalità con un Ebitda che a 4,4 milioni segna un quasi +300% su quello dei dodici mesi precedenti, proprio mentre, anche se il risultato rimane in rosso, si contraggono le perdite sulla semestrale del 2010. Sono dati, anche se lontani dai quasi 300 milioni di fatturato del 2008 (con Ebitda che sfiorano i 35 milioni e utili di quasi 8), comunque incoraggianti, soprattutto se messi in relazione con le previsioni per l'anno in corso che ci parlano di una crescita più contenuta rispetto a quello passato, anche in virtù delle difficoltà degli States, del Giappone dopo il terremoto e del mercato europeo, in special modo quello italiano, a causa delle recenti montagne russe delle Borse del Vecchio Continente. Così Massimo Ferretti confermava quest'estate l'ottimismo di alcuni osservatori (l'Osservatorio Altagamma prevede ancora un +8% per il settore lusso) anche sulla seconda parte dell'anno, in un panorama in cui la crescente complessità e competitività del settore richiede l'eccellenza in tutte le leve della catena del valore. Anche gli analisti di Mediobanca sembrano in
Aeffe Fashion Group in pillole
Data di nascita Proprietà Sede Management Business Punti vendita Brand
1981, primo show room di Alberta Ferreti, 1990 nasce Aeffe spa, 2007 quotazione in Pza Affari La famiglia Ferretti attraverso Fratelli Ferretti Holding srl e IM Fashion sa controlla il 68%. Quotata in Borsa a Milano San Giovanni Marignano (RN) Massimo Ferretti, presidente; Alberta Ferretti, Vice presidente; Simone Badioli, Amministratore delegato Settore “Luxury goods”: abbigliamento, calzature e pelletteria 250 in Europa, Asia e USA (159 in franchising, gli altri di proprietà) Alberta Ferretti, Moschino e Pollini (di proprietà) e Jean Paul Gaultier, Blugirl e Authier(in licenza) Fonte aziendale
linea con le speranze del presidente Aeffe, dal momento che hanno passato questa primavera il titolo della casa riminese da neutral a outperform, e prevedono che il gruppo romagnolo chiuderà il 2011 a 240 milioni di giro d'affari con un incremento sull'anno scorso del 10%, un Ebitda di 11,6 milioni, più che triplicato rispetto ai 3,5 del 2010: Il tutto, però, senza riuscire, nonostante gli sforzi, a evitare perdite: il break even, infatti, secondo gli analisti, è previsto per l'anno prossimo, con 260 milioni di ricavi e l'Ebitda a più di 19, molto vicino ai fasti di ventiquattro mesi fa.
La parte del leone la fanno Moschino e il prêt-à-porter
Insomma, nonostante il recupero, sono tempi decisamente diversi dalla prima metà degli anni ottanta, l'età dell'oro per la moda e il lusso, quando, nel 1981, Alberta Ferretti (oggi Vice presidente del gruppo) apriva il suo primo showroom a Milano, per poi fondare Aeffe spa, l'attuale capogruppo, nel 1990. Sono trascorsi quasi vent'anni dalla morte di Franco Moschino, “l'enfant terrible” della
moda internazionale, che ha legato il suo nome all'impegno sociale, ai diritti umani, al pacifismo, all'ecologia e alla rottura delle convenzioni. Più di una decina, poi, dal successivo rilevamento, nel 1999, del suo brand, Moschino appunto, da parte di Aeffe, che lo aveva prodotto fin dal suo esordio alle sfilate. Insomma, di acqua sotto i ponti ne è passata, e intanto la società romagnola è cresciuta, fino a diventare un importante player nel settore del lusso al livello internazionale. Oggi il gruppo di San Giovanni in Marignano, confermando la sua vocazione multibrand, una costante fin dall'inizio della sua storia, sviluppa, produce e distribuisce le proprie collezioni con marchi di proprietà, come Alberta Ferretti, Moschino e Pollini, sia con marchi in licenza come Jean Paul Gaultier (in collaborazione dal 1995), Blugirl e Authier. La struttura organizzativa, poi, vede l'attività societaria divisa in due segmenti sulla base delle diverse linee di prodotti e marchi. La prima per dimensioni sul giro d'affari è la divisione prêt-à-porter con le realtà aziendali di Aeffe, Moschino e Velmar (acquisita nel 2002), che si occupa delle collezioni di abbigliamento di lusso, lingerie, beachwear e loungewear con i marchi di proprietà e quelli in licenza e ne gestisce la distribuzione attraverso sia il canale wholsale (maggioritario) sia quello retail, prevalentemente con società controllate. Per dare qualche dato, Aeffe spa produce circa 800.000 capi fra abbigliamento e accessori ogni anno (74% tessuto, 16% maglieria, 10% accessori), e conta circa 50 punti vendita esclusivi tra boutique monomarca e shop in shop, è presente in circa 2.000 punti vendita tra boutique multimarca e department store. Moschino spa, invece, controllata al 70% dalla capogruppo, gestisce 11 licenze (profumi, orologi, occhiali, lingerie, abbigliamento
mare, underwear, abbigliamento bambino, ombrelli, cravatte, foulard, guanti,) e circa 95 fra negozi a gestione diretta e franchising. Velmar spa, infine (100% di Aeffe spa) produce circa 300.000 capi tra abbigliamento intimo e sportivo (63%) e mare (37%), ed è presente in oltre 2.000 punti vendita specializzati. La 'sorella minore' delle due è invece la divisione calzature e pelletteria, che consiste nella realtà aziendale Pollini (con le società da essa controllate), di cui da febbraio la capogruppo è arrivata a essere proprietaria del 100% del capitale sociale (era il 72%). Entrata a fare parte del gruppo riminese da una decina d'anni, Pollini è un marchio storico della pelletteria italiana, attivo dal 1953. Anche qui per essere chiari, l'azienda fabbrica circa 600.000 pezzi tra calzature (72%) e accessori di pelletteria (28%), conta circa 45 punti vendita esclusivi tra boutique monomarca a gestione diretta ed in franchising, ed è presente in oltre 2.500 punti vendita specializzati. La divisione abbigliamento è la più importante, non solo per il numero di società controllate, ma anche per quanto riguarda il suo peso specifico nel giro d'affari (78% del fatturato consolidato l'anno scorso), lasciando al brand Pollini, rappresentante della divisione calzature e pelletteria, il 12,4% del complessivo (il settore in generale copre il 22% dei ricavi di gruppo). La parte del leone tra i marchi (quelli di proprietà realizzano più del 90% del fatturato) la fa Moschino con più della metà dei ricavi del gruppo (56,6% a giugno 2011), davanti ad Alberta Ferretti, secondo con il 21,2%, poi sul gradino più basso del podio JP Gaultier (4,6%) e gli altri (5,2%).
250 negozi in Europa, Asia e USA
Nella stanza dei bottoni del gruppo, che complessivamente conta circa 1.500 dipendenti e più di venti aziende (controllate direttamente e indirettamente), concentrate nella divisione prêt-à-porter (solo 3 in quella calzature e pelletteria), i due Ferretti, Massimo e Alberta, rispettivamente presidente e vice presidente, sono affiancati da Simone Badioli, amministratore delegato. E' sempre la famiglia Ferretti, attraverso la Fratelli Ferretti Holding srl, il principale azionista del gruppo, quotato in Piazza Affari da quasi quattro anni, con in tasca il 68% del capitale sociale (38% direttamente e il resto tramite IM Fashion). Anche se il retail è minoritario rispetto al wholesale, che la fa da padrone con una fetta di quasi due terzi (comprensivo anche dei ricavi provenienti dalla rete in franchising) del giro d'affari globale del gruppo, il network di punti vendita gestiti direttamente dei brand Aeffe conta a giugno di quest'anno 90 insegne, in crescita di 3 rispetto a dodici mesi prima (erano 79 a fine 2008) con location nelle capitali internazionali della moda, soprattutto per i due marchi di punta, Moschino e Alberta Ferretti, mentre Pollini ha una rete prevalentemente italiana. Un discorso a parte lo meritano gli showroom: due a Milano, uno Moschino e l'altro Ferretti, JP Gaultier, Cacharel e Pollini, due a Londra con quello a insegna Alberta Ferretti e uno di Moschino, mentre a Parigi, New York e Tokyo ce n'è uno e con tutti i brand del gruppo. I negozi in franchising sono poi 159 (138 due anni e mezzo fa), più o meno gli stessi rispetto il giugno 2010. Le insegne del gruppo sono presenti soprat-
retail&food - ottobre 2011 25
Star Trek Retail Principali dati e indici economico finanziari 2010/2009 Totale ricavi Margine operativo lordo (EBITDA) Risultato operativo (EBIT) Risultato ante imposte Risultato d'esercizio per il gruppo Risultato base per azione Cash Flow (Risultato d'esercio + ammortamenti) Cash Flow/Totale ricavi
Capitale Investito Netto Indebitamento Finanziario Netto Patrimonio netto di Gruppo Patrimonio netto di gruppo per azione Attività a breve/Passività a breve Attività a breve-magazzino/Passività a breve Indebitamento finanz. netto/Patrimonio netto ROI: Utile operativo/Capitale investito netto
Esercizio 2009
Esercizio 2010
222,9 -13,0 -27,1 -30,8 -20,1 -0,197 -10,5 -4,7
225,1 3,5 -13,1 14,6 -12,5 -0123 -0,5 -0,2
31 dic. 2009
31 dic. 2010
258,2 87,7 143,2 1,3 2,1 1,0 0,5 -10,5
251,2 95,5 129,8 1,2 2,1 0,9 0,6 -5,2
I° sem. 2010
I° sem. 2011
106,8 -2,3 -8,9 -8,5 -6,3 -0,062 -0,4 -0,4
122,5 4,4 2,6 -4,6 -5,1 -0,050 1,8 1,4
31 dic. 2009
30 giu. 2010
31 dic. 2010
30 giu. 2011
258,2 87,7 143,2 1,3 2,1 1,0 0,5
259,1 95,6 136,7 1,3 2,1 1,0 0,6
251,1 95,5 129,8 1,2 2,1 0,9 0,6
252,4 103,5 133,2 1,2 2,1 1,0 0,7
(Valori in milioni di Euro) (Valori in milioni di Euro) (Valori in milioni di Euro) (Valori in milioni di Euro) (Valori in milioni di Euro) (Valori in unità di Euro) (Valori in milioni di Euro) (Valori in percentuale)
(Valori in milioni di Euro) (Valori in milioni di Euro) (Valori in milioni di Euro) (Valori in unità di Euro) Quoziente Quoziente Quoziente (Valori in percentuale)
Principali dati e indici economico finanziari 1 semestre 2011 e trend Totale ricavi Margine operativo lordo (EBITDA) Risultato operativo (EBIT) Risultato ante imposte Risultato d'esercizio per il gruppo Risultato base per azione Cash Flow (Risultato d'esercizio + ammortamenti) Cash Flow/Totale ricavi
Capitale Investito Netto Indebitamento Finanziario Netto Patrimonio netto di Gruppo Patrimonio netto di gruppo per azione Attività a breve/Passività a breve Attività a breve-magazzino/Passovotà a breve Indebitamento finanz. netto/Patrimonio netto
(Valori in milioni di Euro) (Valori in milioni di Euro) (Valori in milioni di Euro) (Valori in milioni di Euro) (Valori in milioni di Euro) (Valori in unità di Euro) (Valori in milioni di Euro) (Valori in percentuale)
(Valori in milioni di Euro) (Valori in milioni di Euro) (Valori in milioni di Euro) (Valori in unità di Euro) Quoziente Quoziente Quoziente
Aeffe Group: Proprietà Fratelli Ferretti Holding 38%
Divisione del business Henderson 3%
% on Total Sales
Tullio Badioli 5%
Footwear & Leather Goods
Mediobanca 2%
22%
Aeffe 5%
Prêt-à-porter
78%
Market 23%
Fonte aziendale
Fonte aziendale
IM Fashion 24%
tutto in Europa (45 negozi a gestione diretta e 55 in franchising) e in Asia (42 di proprietà e ben 97 indiretti), mentre il mercato a stelle e strisce rimane tra i tre il meno coperto con solo 10 punti vendita di cui 3 diretti. Una distribuzione che rispecchia più o meno il giro d'affari che premia il mercato domestico con più del 40% del fatturato fatto nel Belpaese (in crescita sullo stesso periodo dell'anno scorso del 18% e migliora il trend del 2010 sul 2009 fermatosi al +3,8%) e quasi un quinto nel resto del Vecchio Continente (+11%), mentre il 2010 si era chiuso con un –3,6% sull'esercizio precedente. Segue il Giappone con un'incidenza dell'8% (+15,3% su giugno 2010, nonostante il terremoto). A un'incollatura gli Usa con poco più del 7%, ma in frenata
26 retail&food - ottobre 2011
Fonte aziendale
(-5,9% e in controtendenza sul +9% complessivo del 2010 sull'anno prima). Il mercato russo con il 6,6%, è in crescita esponenziale (+29,7%) dopo le vacche magre del 2010 (-6,4%). Chiude il resto del mondo, prevalentemente Asia, con una fetta del 14% del giro d'affari e un trend decisamente positivo (+32,2%), a fronte dei risultati non certo buoni dello scorso esercizio (-13,4%).
Mentre si risale la china, occhio all'indebitamento
Insomma, nessuna rivoluzione, ma una realtà aziendale che dal tonfo di due anni fa cerca di riorganizzarsi, aumentando la marginalità dei propri prodotti, ottimizzando i processi e rendendo più competitiva l'organizzazione. I mercati di
riferimento sono rimasti a grandi linee gli stessi, con le oscillazioni legate alle diverse situazioni economiche, come il rispettivo peso specifico nel giro d'affari complessivo del gruppo. Allo stesso modo non cambia molto anche in relazione alla composizione del fatturato complessivo delle due divisioni, abbigliamento e calzature e pelletteria, e in linea di massima anche i marchi mantengono più o meno le stesse quote all'interno delle vendite di gruppo. Cresce la quota del retail (era il 27% del fatturato nel 2009 e diventa il 32% l'anno scorso, con una crescita del 10%), in linea con i principali player del settore, che puntano sempre di più alla gestione diretta per il segmento lusso con l'obiettivo di dare massima personalità ai propri brand di riferimento. L'impressione è che all'orizzonte non ci siano grandi cambi della strategia che ha portato il gruppo riminese a sfiorare quota 300 milioni di ricavi nel 2008, quasi raddoppiando il fatturato in 9 anni, con indici di redditività da leccarsi i baffi come il rapporto MOL/ricavi a due cifre o i 7,5 milioni di utili nel 2008 (addirittura 15,3 nel 2007), il tutto con tassi di indebitamento di poco superiori al 50%, certamente bassi per il settore. Il 2009 sembra essere archiviato come una parentesi, pesante, ma da cui si può uscire, facendo tesoro dell'esperienza, senza particolari rivoluzioni, adeguandosi a un mercato che sta cambiando e che probabilmente farà molta fatica a tornare ai livelli pre-crisi. Intanto l'anno nero ha lasciato un po' di tossine nel motore del gruppo guidato dai Ferretti, con un progressivo peggioramento della posizione finanziaria netta (103,5 milioni di debiti a giugno con un +8 mln sullo stesso periodo dell'anno scorso e 15,8 sull'esercizio 2008) e un aumento della quota relativa ai debiti a breve termine su quelli a lungo, mentre il patrimonio netto è in discesa. Un dato da tenere sotto osservazione per evitare che prenda una brutta piega, anche se l'indice sembra ancora sotto il livello di guardia. David Montorsi
prima pietra Il progetto, promosso da Parcor Srl e da La Policentro, vedrà la luce nei primi mesi del 2012. Con i suoi 40mila mq di gla il nuovo Lifestyle Center sarà il più grande centro commerciale della città ducale. Oltre ai negozi, un centinaio, l’offerta di ristorazione e di tempo libero sarà il valore aggiunto
P.R. Parma Retail, lo shopping per palati fini
E
ra il gennaio del 2009 quando i primi articoli sul Pr Parma Retail ne parlavano come di un innovativo concept di shopping center di futura realizzazione. Allora la commercializzazione era affidata a Stores Development e la data di apertura era prevista per l’autunno del 2010. Ancora in occasione del Mapic 2009 il Pr Parma Retail era tra i progetti di punta della società guidata da Corina Grandia Muñoz. Poi, con la crisi, i protagonisti cambiarono e l’iniziativa subì un inevitabile rallentamento. Ma quello che conta, oggi, è il risultato. Il Pr Parma Retail è in avanzato stato di cantiere ed è passato nell’ampio portafoglio di La Policentro, in veste di promotore commerciale, che attraverso Mall System ne cura la commercializzazione. Promotore immobiliare è Parcor Srl mentre la realizzazione è affidata alla cooperativa Cesi. L’apertura prevista è stata indicata nella primavera del 2012. Interpellata da r&f, La Policentro non ha fatto mistero di nutrire grandi aspettative sul progetto: «L’area commerciale si configura come un “lifestyle center” di ultima generazione e ha una carat-
28 retail&food - ottobre 2011
terizzazione hi-tech, con particolare attenzione a effetti di leggerezza e trasparenza, presenza di elementi strutturali a vista e ampio uso di acciaio e vetro – ha reso noto l’azienda –. Le dimensioni sono un altro elemento caratterizzante: con 41.000 mq di gla la struttura si colloca tra i centri commerciali più grandi e ha i numeri per proporsi come una vera destinazione per lo shopping e il tempo libero di tutta la famiglia. Il layout è stato adattato anche in corso d’opera per accogliere alcuni format innovativi, proprio nell’ambito del leisure». Del progetto originario sono rimaste simili le metrature, prima indicate in 39mila mq di gla e ora intorno a 40-45mila. Il numero di punti vendita è cresciuto di una decina di unità, da 90 a 100. Al contrario i parcheggi sono diminuiti, passando da 2.500 a 1.800. L’investimento dichiarato si posiziona intorno ai 100 milioni di euro per uno shopping center che a regime darà lavoro a oltre 700 persone, tra occupazione diretta e indotto. La struttura sarà rivolta a un bacino di utenza stimato dai promotori in 172mila abitanti nell’isocrona dei
20 minuti. Il numero sale a più di 388mila nei 40 minuti. Incide, sotto questo aspetto, la vicinanza al casello di Parma dell’autostrada A1. La presentazione ufficiale del’iniziativa agli operatori locali, avvenuta in cantiere, ha avuto luogo a fine giugno.
Acquisti tra sport e divertimento…
Forte di una consolidata esperienza nell’attività di commercializzazione, Mall System ha dato una propria impronta al progetto. Se già Stores Development aveva indicato nell’ambito sportivo un driver vincente, la società con sede ad Agrate Brianza ha dato una forte accelerata anche sul fronte dell’intrattenimento e della ristorazione. L’offerta retail rimane comunque la vera anima del progetto. Negli oltre 40mila mq di superficie commerciale saranno operativi infatti ben nove tra grandi e medie superfici specializzate e 80 negozi di vicinato. Top secret, al momento della stesura dell’articolo, sono i nomi dei futuri tenant e anche
Il progetto in pillole Primavera 2012 Circa 100 milioni di euro Parcor srl La Policentro spa Mall System srl CESI Soc Coop Parma Extraurbana Lifestyle center 41.000 mq 1.800 2 15 10
Apertura prevista investimento Promotore immobiliare Promotore Commerciale Commercializzazione Realizzazione Località Localizzazione Tipologia Gla Parcheggi Livelli commerciali medie superfici Unità ristorazione totale unità (piccole, medie e grandi superfici)
100
Indice di innovazione Architetto, Gerardo Sannella associate director di Chapman Taylor Architetti Urbanista, Tiziana Bardi titolare StudioBardi/Cad38 Sociologo, Gianmarco Navarini, professore di Sociologia della Cultura, Università di Milano Bicocca Redazione r&f (Andrea Penazzi)
la composizione del mix merceologico. Tuttavia Mall System ha reso note alcune indicazioni significative: «La commercializzazione è arrivata a circa l’80% e hanno già aderito al progetto numerose insegne nazionali ed internazionali, anche di alto livello. Si sta valutando l’inserimento di particolari catene legate all’ambito sportivo, oltre ovviamente allo shopping più classico». Nel mirino dell’operatore ci sarebbero, in questo momento, le insegne e le catene locali. Informazioni più precise arrivano sul versante food e tempo libero. In particolare la ristorazione sarà composta di dieci unità «a copertura delle principali esigenze», per il divertimento saranno riservati circa 10mila metri quadrati con tre diverse proposte leisure, un centro sportivo integrato e un baby parking. «Il parco commerciale presenta aspetti innovativi non solo da un punto di vista architettonico e strutturale – si apprende dal promotore commerciale –, ma anche nella scelta del mix merceologico e nella combinazione di attività commerciali, di intrattenimento e per il tempo libero. Ad oggi
sono previsti una pista di go kart con corsi di guida sicura ed attività inerenti, attività sportive gestite anche in collaborazione con scuole del territorio, campi da calcetto che potranno diventare anche sede di allenamento per le squadre di calcio e una bellissima pista da bowling con relativa sala giochi. Tutti questi elementi saranno integrati nel complesso commerciale in modo armonico, ogni area godrà di una propria autonomia ma al contempo sarà supportata da tutti i servizi di ristorazione e commerciali presenti nel parco. Si mira a dotare il centro di un’offerta di servizi alla persona innovativi e aggreganti. Per fare ciò sono state contattate primarie società attive nei settori della formazione sportiva, dell’intrattenimento, del tempo libero, dell’organizzazione di eventi, senza tralasciare la shopping experience».
… e all’aria aperta
Pr Parma Retail si ispira al modello del lifestyle center all’aperto, una formula già presente in ambito europeo ed extraeuropeo che sta pren-
7,4
7,5 7 7 8
dendo piede in Italia. Proprio recentemente hanno aperto i primi centri commerciali con caratteristiche analoghe, altri sono in fase di cantiere. La scelta architettonica non è stata solo stilistica ma anche funzionale. «La crisi ha reso necessario lo studio di un modello innovativo: un parco commerciale che garantisca gli stessi comfort di una galleria riducendo i costi per gli operatori presenti – ha specificato La Policentro –. Il concept si ispira a una struttura aperta e leggera, in cui funzionalità ed estetica si armonizzano per valorizzare la permanenza nel centro. La grande copertura in vetro e acciaio, disegnata dallo studio Signorotto di Treviso, avvolge come una conchiglia il cuore della struttura, assicurando una permanenza gradevole nella food court e nell’area eventi, con tutte le condizioni meteo. Tutto questo riducendo l’impatto ambientale e i costi di gestione della galleria, coperta ma non climatizzata». Gli spazi interni, con percorsi e piazzali interamente pedonalizzati, saranno caratterizzati dalla presenza di luoghi per eventi, aree a verde ed elementi di arredo atti a ricreare un ambito urbano. Non mancheranno investimenti e soluzioni tecnologiche per il risparmio energetico. Sono previsti la centralizzazione di impianti e la predisposizione al futuro teleriscaldamento, l’installazione di pannelli fotovoltaici in copertura per utenza elettrica condominiale, vetrazioni basso emissive, tetti verdi per mitigare l’irraggiamento e il calore estivo. Sarà realizzato un sistema di raccolta e riciclo d’acqua, oltre all’uso di acqua di falda per irrigazione e antincendio senza captazione da rete pubblica. Costo approssimativo per tecnologie green: 1,5 milioni di euro. L’ecosostenibilità di Pr Parma Retail si misura anche con il collegamento diretto con il trasporto pubblico urbano ed extraurbano.
retail&food - ottobre 2011 29
prima pietra Player per le fasce isocrone della localizzazione Accesibilità: 20 minuti, con autostrade, traffico medio Fasce Isocrone
Insegna
Provincia
Comune
Indirizzo
Superficie (mq)
Distanza (minuti)
05' - 10'
Centro Commerciale
16.531
7,6
Centro Commerciale BARILLA CENTER PR PARMA Via Emilia Est ang. Largo Paul Harris
13.000
8,1
Via Bormioli Rocco ang. Via Sergio Silva
17.500
8,2
10' - 15'
CENTRO TORRI PR PARMA Via San Leonardo 69/A ang. Via Mazzacavallo
Centro Commerciale EUROTORRI PR PARMA
10' - 15'
Centro Commerciale EUROSIA PR PARMA Strada Traversetolo
16.510
10,8
Centro Commerciale PANORAMA PR PARMA Via Silvio Pellico 20
12.640
13,0
15' - 20' Centro Commerciale LA CORTE RE SANT'ILARIO D'ENZA Via Federico Fellini 47
4.200
18,3
Fonte: Sincron Inova, www.sincron-inova.it
Format
Inquadramento Territoriale
Un bacino agro-dolce
Il bacino di attrazione dei 20 minuti con percorrenza automobilistica, autostrade e traffico medio, abbraccia principalmente il comune e parte della provincia di Parma. Arriva solo a toccare la provincia di Reggio Emilia, penetrando nella fascia isocrona dei 15/20 minuti i comuni reggiani di Gattatico, Poviglio e Sant’Ilario D’Enza. Da un punto di vista demografico, come si nota dai dati dell’inquadramento territoriale forniti da Sincron Inova, si tratta di un territorio caratterizzato da una popolazione più adulta rispetto alla
30 retail&food - ottobre 2011
media nazionale italiana: sia per una maggiore percentuale di over 64 (di oltre 2 punti percentuali), sia per una età media degli abitanti maggiore di 2 anni, (44,5 provinciali anziché i 42,5 nazionali). Vi è un’alta percentuale di stranieri in generale nella Regione Emilia Romagna (il 10,5% rispetto al 7% di media italiana), accentuata nella provincia parmense (11,5%) e ancora di più nel comune (12,9%). Passando ai valori economici i numeri indice di reddito e consumo sono incoraggianti, rappresentando, indicizzati alla media nazionale, capacità di
reddito e di consumo maggiori di oltre il 20% a livello provinciale e di oltre il 30% a livello comunale. All’interno del bacino sono presenti altri sei player, tutti centri commerciali di piccole dimensioni: dal più ridotto, peraltro il più lontano, denominato “La Corte”, che con i suoi 4.200 mq si configura come un centro di vicinato, al più grande “Eurotorri” di 17.500 mq di superficie. Tutti i competitor sono situati a sud rispetto a Pr Parma Retail, gravitando in prossimità del comune capoluogo. Va sottolineata, nel breve/medio termine, la presenza del costruendo Parma Urban District. Un ambizioso progetto da quasi 50mila mq di gla con protagonisti sul fronte della realizzazione Coopsette e Pizzarotti, uniti nella società Sviluppi Immobiliari Parmensi, mentre su quello della commercializzazione Cbre-Espansione Commerciale. Non va dimenticata, infine, la presunta realizzazione nella stessa zona di una struttura commercializzata come se fosse un retail park, anche se al momento non sarebbe dotata dei necessari permessi. La notizia è stata approfondita nel numero di settembre di r&f. A. P.
taglio nastro
Puntadiferro, A due passi dalla città e dal casello dell'Autostrada A14, il nuovo centro commerciale di Forlì dimostra uno stile architettonico moderno e curato. Altrettanta attenzione è stata profusa all'interno nella scelta degli operatori. Originali i layout
cuore fashion
U
n’ampia cupola in vetro, dal diametro di 52 metri, si fa largo nel parcheggio coperto situato al piano zero sotto la struttura. Irraggiata di luce naturale, la piazza sottostante la cupola ospita qualche panchina e aiuola. Nel mezzo i tapis roulant e gli ascensori portano un flusso continuo di persone al livello commerciale. L’impatto visivo è piacevole, il comfort è garantito. Così si presenta il nuovo shopping center Puntadiferro a Forlì, inaugurato al pubblico lo scorso 7 aprile. Promotori dell’iniziativa, da oltre 30mila mq di gla e 500 dipendenti, sono Coopsette e Cia (Commercianti Indipendenti Associati), mentre a Cbre - Espansione Commerciale sono state affidate la commercializzazione e la gestione. La nostra descrizione è partita dall’ingresso interno in quanto è l’elemento architettonico distintivo di Puntadiferro. Tuttavia osservando il complesso dall’area di ristoro alle gallerie dei negozi, senza trascurare l’ingresso esterno, anch’esso particolarmente curato, emerge la volontà del progettista di creare un luogo confortevole, funzionale ed esteticamente ricercato. Il progetto in pillole Non mancano piccoli 7 aprile 2011 Data di apertura particolari che potrebbeCoopsette, Cia (Commercianti ro essere migliorati come, Promotore Indipendenti Associati) ad esempio, alcune galle- Commercializzazione Cbre - Espansione Commerciale rie scarsamente illuminate Progettazione Design International – Studio Bacchi Forlì e il brusio della food court Località Periferica che, abbinato al volume Localizzazione Centro Commerciale alto della radio in strea- Tipologia Gla 33.863 ming, disturba il pranzo. 2.900 (di cui 1.800 coperti) Parcheggi Tra i fattori da non trascu- Livelli commerciali 1 rare a livello prettamente Medie superfici 7 9 commerciale, Puntadiferro Unità ristorazione 97 + Iper si inserisce in un baci- Totale unità (piccole, medie e grandi superfici) E. Leclerc no privo di competitor e àncora alimentare gode di una catchment dimostrazione del buon impatto sul territorio, lo area indicata dalla società scorso 16 luglio è stato tagliato il traguardo del di commercializzazione in oltre 390mila residenti. primo milione di visitatori. Altro valore aggiunto è l’accessibilità: la posizione Nota dolente: un’offerta leisure all’altezza di quelperiferica, di fianco al palazzetto dello sport, lo la retail e diffusa tra i nuovi centri commerciale rende facilmente raggiungibile sia dalla città che avrebbe completato il progetto, dando maggiori dall’autostrada A14, distante una manciata di prospettive soprattutto agli operatori della ristoraminuti in automobile. L’accessibilità è favorita, inolzione. Il rimpianto aumenta se si considera che in tre, da tre strade che impediscono il congestionatutta la città di Forlì, come ci ha raccontato il diretmento del traffico. Le indicazioni portano il cliente tore del centro commerciale, non esistono cinema a lasciare la macchina nei posti al coperto sotto la multisala. L’orario di attività di Puntadiferro è comstruttura, circa 1.800, e ad entrarvi dalla cupola in preso infatti tra le 9 e le 21 dal lunedì al sabato, vetro. I posti auto complessivi, sommando quelli con possibilità per l’area food di restare operativa del parcheggio a raso, arrivano a quota 2.900. A
32 retail&food - ottobre 2011
sino alle 22. Le domeniche di apertura sono 22 complessive: le quattro di dicembre più 18 durante l’anno, da sfruttare soprattutto nei mesi autunnali da settembre a novembre.
Nessuno manca all’appello
Puntadiferro include un centinaio di punti vendita dislocati su un unico piano, per la precisione sono 97 più l’ipermercato a insegna E.Leclerc – Conad da 12.625 mq di gla. Il mix da un lato premia le migliori marche e dall’altro introduce elementi di novità, non solo per quanto riguarda il layout dei negozi. Oltre all’àncora alimentare, posizionata sul lato sinistro rispetto al parcheggio esterno che prendiamo a riferimento, il parco negozi include sette medie superfici. La principale in termini di metratura è il mega store di Marco Polo Expert, esteso circa 3.000 metri quadrati e ubicato sul lato opposto rispetto all’iper. Il negozio in questione rappresenta il più grande punto vendita della catena di elettronica nella città. Lungo lo stesso perimetro di Expert sono posizionate le unità di Toys (circa 1.200 mq) e di H&M (circa 1.500 mq). Questi tre shop, fanno sapere dalla direzione, riescono a bilanciare i flussi all’interno del centro
CoMMENTO Struttura e design
Accesso e parcheggio
VALUTAZIONE
Non è la solita scatola. Anche l'occhio vuole la sua parte!
Tre strade per evitare gli ingorghi, un pargheggio interno coperto per tutte le stagioni!
Offerta commerciale Tanti top player, con qualche novità
Spazi comuni Food court al massimo. AAA cercasi intrattenimento e attrattive indice valutazione a cura di r&f:
= migliorabile = sufficiente = apprezzabile = molto buono = ottimo
Indice di innovazione Architetto, Gerardo Sannella associate director di Chapman Taylor Architetti Urbanista, Tiziana Bardi titolare StudioBardi/Cad38 Sociologo, Gianmarco Navarini, professore di Sociologia della Cultura, Università di Milano Bicocca Redazione r&f (Andrea Penazzi)
commerciale. A valorizzare il design delle gallerie laterali sui quali si affacciano sono le ampie coperture in vetro che riducono al minimo il fabbisogno di luce artificiale. Lo stesso non si può dire per altre aree del centro, dove i coni di luce si riducono per dimensione rendendo necessari sistemi di illuminazione che lasciano però alcune zone di ombra. L’altra unità superiore ai mille metri quadrati porta insegna Conbipel ed è posizionata di fianco a quella di Benetton, non lontano dall’ingresso sul parcheggio esterno. Completano il novero delle medie superfici i negozi di Deichmann e di Mötivi, compresi tra i 400 e i 600 metri quadrati. L’offerta commerciale si arricchisce di una galleria con 80 negozi cosiddetti di vicinato. I locali in questione sono posizionati attorno all’ingresso principale, nel cuore della struttura, sui lati “lunghi” e dirimpetto alle medie/grandi superfici. Non sono organizzati in vere e proprie isole merceologiche, come sottolineano dalla direzione, anche se è evidente la ricerca di concentrare alcune tipologie di prodotto in determinati spazi. Per fare degli esempi: i punti vendita di intimo Yamamay, Intimissimi, Tezenis, Calzedonia e Golden Point sono posizionati a pochi passi l’uno dagli altri, lo stesso vale per la jeanseria con Den Store, Tukono Shima e
Jack&Jones. Al momento della nostra visita, a fine luglio, tutte le superfici erano commercializzate e soltanto poche unità dovevano ancora essere avviate. Tra queste si annoverano quelle di Max&Co, Stradivarius (Gruppo Inditex), Sirmoney e una parafarmacia/ erboristeria. Tuttavia, come anticipato dalla direzione, entro settembre l’offerta sarebbe stata a pieno regime. Una menzione, tra i servizi, la merita la clinica dentale Gianni Bona, tra le poche negli shopping center italiani e con un target di clientela medio alto. Le performance sarebbero all’altezza delle aspettative. Altra iniziativa di un certo appeal è il Luxory Living: outlet di arredo firmato che di sicuro non passa inosservato.
Food court, più fast che slow
Affollata all’orario di pranzo, forse lo sarà anche di sera sino alle 22. L’orario è stato recentemente prolungato di 60 minuti. La food court di Puntadiferro si presenta nella classica piazza con tavolini a utilizzo libero e attorno una cornice di ristoranti/ bar. Due grande vetrate, una frontale e una sopra il centro della piazza, garantiscono un forte apporto di luce naturale. I metri quadrati a disposizione della food court sono circa 900, con 280
6,8
7 7 6 7
posti a sedere. Gli esercizi operativi sono otto con un’offerta prevalentemente veloce. L’unico locale “slow”, con tavolini interni, si chiama Tokio e propone cibo giapponese distribuito su nastro. Altro ristorante, ma self service, è il format Gustami di Camst, che propone anche tranci di pizza sia semplice sia farcita. Per una soluzione ancora più veloce non poteva mancare McDonald’s, in forza alla società Dadina Srl. Con un layout e prodotti in perfetto stile Usa si propone la catena tex mex America Graffiti, diffusa a livello locale e presente al Puntadiferro nel formato express. Seguono, di fianco, il punto Mastro Pizza, la gelateria Odara e il bar Moka Rica. La scelta del commercializzatore di inserire questa tipologia di operatori dipende, probabilmente, dall’assenza di soluzioni entertainment in grado di attrarre consumatori nelle ore serali e di allungare quindi il tempo dei pasti. Per il divertimento dei più piccoli e la tranquillità dei più grandi, la piazza si completa con l’area bimbi custodita chiamata Magicabula. Tra i progetti futuri, spiegano dalla direzione, vi è quello di attivare un servizio wifi, che contestualmente verrebbe fornito anche nella piazza sormontata dalla cupola in vetro. A. P.
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Un grande progetto con qualche interrogativo
Rendering del progetto Mall of Italy
Westfield Milan,
sarà questo il mall of Italy?
La joint venture siglata tra Gruppo Percassi e Westfield Group darà vita a un progetto da oltre un miliardo di euro e 500 negozi. Il complesso di 170mila mq dovrebbe sorgere in tempo per Expo 2015 nell’area milanese di Segrate. Ma la magistratura indaga sull’iter di approvazione per la nuova viabilità.
S
i scrive Westfield Milan, si legge Westfield Group. La società australiana con investimenti in 124 grandi centri commerciali situati in mezzo mondo, comprendenti 25mila negozi per un totale di attività gestite superiore a 59 miliardi di dollari australiani, ha infatti deciso di fare rotta sull’Italia. Questo dopo aver fatto scuola con il Westfield London, inaugurato pochi anni fa e apprestandosi a lasciare un segno indelebile negli annali dei centri commerciali con il neonato Westfield Stratford City, aperto al pubblico lo scorso 13 settembre nell’area olimpica di London 2012, descritto in esclusiva per i lettori di r&f nel numero di settembre. Il protagonista italiano di questo colossal, firmatario della joint venture al 50%, è il noto costruttore e presidente dell’Atalanta, Antonio Percassi. Altro operatore coinvolto, società di rilievo nel settore retail, è Cushman&Wakefield, che nell’occasione ha assistito Gruppo Stilo (appartenente a Gruppo Percassi) nella transazione. Il faraonico progetto, conosciuto anche come
Idroscalo Center, non è di quelli che si vedono frequentemente tra gli stand delle fiere nostrane, anzi per l’Italia sarebbe una novità assoluta. Ma a dire il vero a inizio 2010 il Gruppo Percassi presentò il “prototipo” di Westfield Milan, che allora si chiamava “Mall of Italy” e che avrebbe dovuto vedere la luce nel 2013 (Prima Pietra, retail&food, marzo 2010, pag. 30). Tornando all’attualità, per ora sono disponibili solo pochi numeri, ma significativi. L’area coinvolta, di 60 ettari, è quella dell’Ex Dogana a Segrate vicino all’aeroporto di Linate, con un bacino potenziale di 5,4 milioni di persone nell’area di Milano. Il complesso occuperà una superficie totale di 280mila mq, con uno shopping center di 170mila mq e circa 500 negozi. L’idea è – come per i centri inglesi cui abbiamo accennato sopra – di posizionarvi anche marchi, per lo più italiani, dell’alta moda. Tra le varie soluzioni sono previsti un cinema multisala, un albergo a 5 stelle, un centro dedicato alla famiglia e una struttura di edutainment (educazione legata al divertimento). I lavori dovrebbero
partire nel 2012 e concludersi in tempo per Expo 2015, che sarà acquartiarato nella periferia nordoccidentale della metropoli lombarda. Ma fatto l’annuncio, ecco la sorpresa. Infatti desta crescente preoccupazione un filone dell’inchiesta condotta dalla procura di Monza attorno al “Sistema Falck”, con al centro la figura dell’ex presidente della Provincia di Milano, il Pd Filippo Penati, volta a chiarire l’iter di approvazione del piano viabilistico necessario proprio al maxi insediamento commerciale di Segrate. Impossibile, al momento della stesura dell’articolo, conoscere i particolari del procedimento giudiziario su cui verte l’indagine della magistratura. Di certo si sa che sono al vaglio degli inquirenti i rapporti tra il Gruppo Percassi, la pubblica amministrazione locale e alcuni professionisti a questa collegati. Intrighi giudiziari a parte, un altro aspetto da chiarire è quello economico. Westfield Milan necessita di un investimento stimato in oltre 1,2 miliardi di euro. Ma la somma attualmente coperta con certezza – secondo quanto riporta il comunicato ufficiale di Westfield – arriva a 230 milioni di euro, coperti al 50% da Westfield che verserà due tranche (65 milioni subito e 50 quando avrà inizio lo sviluppo) assicurandosi così il 50% della jointventure con Gruppo Stilo/Percassi. Sulla parte rimanente dell’investimento abbiamo contattato il gruppo bergamasco, senza però ottenere alcuna risposta. Insomma l’impegno assunto da Westfield lascia ben sperare sull’esito di questo innovativo progetto, che r&f seguirà costantemente. Sperando che l’indagine della magistratura si concluda presto e senza strascichi. Andrea Aiello e Andrea Penazzi
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A Milano cambia la geografia del retail RE
Centri direzionali, il nuovo mondo Prima erano solo aggregati di uffici con qualche bar. Oggi sono progettati integrando gli spazi destinati a uffici, residenze e attività commerciali. Per questo i centri direzionali di nuova generazione riservano opportunità a retailer e ristoratori.
U
n nuovo canale per i retailer si sta affacciando prepotentemente: il centro direzionale. Non però il tipo di struttura che abbiamo imparato a conoscere negli scorsi decenni: una serie di palazzi destinati a uffici, con un paio di attività di bar o mensa e qualche servizio di necessità. Il centro direzionale “2.0” prevede una coesistenza sin dalla sua progettazione di uffici, negozi e in qualche caso di residenze. E Milano sta diventando un laboratorio per questo tipo di progetti. Per calare il discorso nel concreto, si prenda il progetto di Porta Nuova. Per i non milanesi, si tratta di una grande riqualificazione delle tre aree Garibaldi-Repubblica-ex Varesine, per decenni degradate. Diversi sono gli interventi del mega-progetto: dal “bosco verticale” progettato dall’architetto Stefano Boeri ai tre grattacieli circo-
lari di quella che fino a qualche tempo fa veniva chiamata la “Città della Moda”. Tra gli aspetti che sono stati meno trattati c’è però il futuro sviluppo di una galleria commerciale all’aria aperta di circa cento tra negozi e attività di ristorazione, in oltre 1,5 km di camminamento pedonale. Siamo riusciti a saperne qualcosa di più: saranno tre gli spazi commerciali di Porta Nuova. Il primo sarà nella via pedonale che da corso Como porta al piazzale della Stazione Garibaldi. Qui sono previsti circa 10 negozi, prevalentemente con un target giovane. Proseguendo si arriva alla piazza stessa, che si divide su due livelli. In quello superiore, sullo stesso piano dei tre alti palazzi disposti a cerchio, troveranno posto gli shop delle griffe di moda. Ufficiosamente stanno circolando i nomi di grandi firme della moda. Al livello -1 ci sarà invece un supermercato e una food court composta da una ventina di insegne. Al piano -2 si troverà un parcheggio. La terza parte è costituita dalla “promenade” che parte dalla piazza della stazione per proseguire verso via Melchiorre Gioia. Qui sono previsti 60 negozi: allontanandosi dalla piazza, ci saranno prima altri shop di griffe, al piano terra di edifici dedicati a uffici, e man mano marchi di livello di prezzo inferiore. Un lotto sarà dedicato a un albergo. Verso il fondo ci saranno palazzi per residenze, sotto i quali troveranno posto negozi per famiglie, per esempio di fast fashion, e palestre. In totale i mq commerciali (in superficie lorda pavimento) sono 10mila nell’area Garibaldi, 7mila nell’area Varesine e 850 nell’area Isola. «Porta Nuova – spiega Laura Perino della società di consulenza Reno – è un interessante progetto internazionale. È il primo esempio portato in Italia di come nascono i nuovi quartieri all’estero, come a Singapore e Hong Kong. Nascono contemporaneamente progetti di totale integrazione tra retail, terziario e residenziale, oltre, in questo caso, a un parco pubblico, al museo e all’albergo». Altra particolarità è data dal fatto che la commercializzazione è seguita da apposite società, con una modalità simile a quella attuata nei centri commerciali. A Porta Nuova la commercializzazione è curata dalla Dea - Real estate advisor. A sviluppare i progetti è invece Hines (nel caso di Varesine con Galotti), mentre sono vari gli investitori, tra cui spicca Fondiaria Sai. Quello di Porta Nuova è però solo un esempio di nuovo centro direzionale, con residenziale e retail. La nuova tipologia di centri direzionali, fanno sapere dalla società di commercializzazione Cushman & Wakefield, nasce per alcuni motivi ben precisi: innanzitutto, soprattutto nel caso di strutture peri-
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A lato e nelle pagine seguenti, rendering delle aree commerciali di Porta Nuova. A pagina 36, in basso, la piazzetta commerciale di CityLife
feriche, i vari servizi di ristorazione, banche-poste, palestre e qualche negozio, sorgono per rendere più attrattivi spazi lontani dal centro cittadino. Inoltre a prevedere quote per il residenziale e il commerciale è l’amministrazione comunale, la quale concede la possibilità di riedificare su aree ex-industriali a patto di non limitare l’offerta agli uffici. Per lo stesso motivo le strutture a volte prevedono spazi culturali. Il secondo progetto più noto è CityLife, nella ex Fiera di Milano. In questo caso il sistema commerciale, progettato dalle “archistar” Zaha Hadid e Arata Isozaki, offre ristoranti, bar, esercizi commerciali per lo shopping di qualità, banche e altri servizi alle persone e alle imprese. Le unità, distribuite tra piazze e percorsi pedonali articolati su due livelli, sono un centinaio. L’area è di circa 18mila metri quadrati e risponde a un bacino di utenza di 13mila persone. Ai due estremi del sistema commerciale si troveranno il Palazzo delle Scintille e il Museo di Arte Contemporanea. «Principale nodo di scambio e di incontro di CityLife – si legge sul sito del progetto – è la piazza delle Tre Torri, direttamente connessa alla nuova stazione MM5 e ai grattacieli. Lungo il percorso che va dal Palazzo delle Scintille alla Torre Hadid si sviluppa una prima zona commerciale. Questa si collega direttamente con scale mobili alla galleria, progettata da Zaha Hadid, che propone i negozi e gli spazi commerciali più attrattivi e innovativi». La società CityLife ha due grandi azionisti: Generali Properties, società immobiliare del
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A Milano cambia la geografia del retail RE
Gruppo Generali, e il Gruppo Allianz, assicurazioni e finanza. Parlando di grattacieli a Milano, non si può poi omettere il capitolo del Pirellone Bis. Nella nuova “Piazza Città di Lombardia”, ai piedi della nuova sede della Regione, a giugno ha aperto il bar/selfservice Terraferma, fino a settembre disponibile
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solo per i dipendenti della Regione. Sono seguiti un punto vendita Juice Bar, un bar Panino Milano (dell’ex socio di Panino Giusto, Silvano Allambra, a settembre) e da ottobre è atteso un punto vendita della nota gastronomia Peck. Più defilato, verso dicembre aprirà i battenti il Bovisa Tech, nuovo “polo del design, ricerca e
tecnologia di Milano” in una delle zone più dense di fabbriche dismesse della città. Posto a poca distanza dalla sede distaccata del Politecnico e vicino alla stazione delle Ferrovie Nord, sarà un complesso di 17mila mq di uffici, con però moltissimi spazi commerciali: nella prima fase ne sono previsti 24, destinati a salire a 59 con i 35 della seconda fase (per oltre 7mila mq di spazi). L’investimento per il progetto, guidato dal Gruppo Immobiliare Ceccarelli, sarebbe secondo fonti giornalistiche di 60 milioni di euro. L’apertura era prevista inizialmente nella primavera scorsa. Ma l’elenco è ancora lungo: il Maciachini Center, in posizione semicentrale, nasce da un progetto di totale riqualificazione dell’area che fu della Società farmaceutica Carlo Erba. Il concetto è quello di un parco polifunzionale comprensivo di uffici, spazi commerciali e ricettivi, attività di ristorazione multietnica, un grande centro fitness, attività culturali (il museo delle marionette, ancora da fare), aree congressi, negozi e altri servizi. La prima fase è stata finita nel 2006, la seconda nel 2010. Tra le attività ci sono la palestra Virgin, uno Spizzico di Autogrill, uno spazio per uffici ma anche showroom di Levi’s e una tavola calda/pasticceria, Tomaselli. Tra i nuovi profili che i milanesi hanno imparato a conoscere c’è poi il Wjc, World Join Center, gestito dalla Ge.Fi. (Gestione Fiere). Inizialmente doveva essere dedicato alla gioielleria. Oggi, a margine del centro congressi e degli uffici, si trovano alcune attività commerciali, tra cui Panino Giusto. Per non dimenticarsi di altre strutture dove le attività commerciali sono fondamentali: si pensi al centro direzionale Milanofiori, dove adiacente alla zona con uffici è stato realizzato un parco commerciale imponente. Per seguire nel dettaglio tutti questi progetti, dal prossimo numero retail&food instaurerà una rubrica che tratterà singolarmente i diversi progetti, allo scopo di segnalare ai lettori, in particolare ristoratori e retailer, le opportunità che si aprono in questo inedito canale commerciale. F. P.
Osservatorio GDO
Non c’è pace negli assetti proprietari della Grande distribuzione egli ultimi mesi, sono passati di mano Sisa, Finiper, Billa, Coin-Upim-Oviesse e La Rinascente. Analizziamo la situazione dei singoli gruppi, per capire quali saranno gli scenari futuri.
N
Secondo i bene informati, Coop, Conad, Selex, Esselunga avrebbero visionato il dossier e il cambio di proprietà potrebbe avvenire nelle prossime settimane.
Finiper
Dati & Numeri
Lo scorso febbraio, il gruppo Finiper di Marco Brunelli ha rilevato il 20 per cento della finanziaria Sisa proprietaria dei marchi e delle insegne dell’omonimo gruppo distributivo bolognese. Lo scorso 29 giugno è stata varata l'incorporazione di Finiper Italia, ex Finiper Europe, lussemburghese già riportata in Italia, nella capogruppo Canova 2007. Dopo di che, lo scorso luglio, Canova 2007 ha acquistato per 100 milioni di Euro il 20 percento di Finiper che era nelle mani della francese Carrefour. A conferma della volontà di mantenere l'italianità del gruppo mentre tutti erano convinti che il futuro di Finiper sarebbe stato francese. A seguito di questo riordino, è stato anche rivisitato lo statuto di Finiper, introducendo una rilevante e politicamente significativa novità: l’azionariato dei dipendenti. Infatti, il capitale sociale è stato diviso in azioni di cosiddetti «tipo B, C e D», ognuno con una serie di caratteristiche peculiari. Per esempio, la non trasferibilità per un certo numero di anni. I più attenti osservatori, per esempio il Corriere economia, hanno interpretato questa mossa come un segnale che andrebbe nella direzione di voler mantenere la grande catena distributiva in mani italiane.
Il gruppo tedesco lo scorso anno ha realizzato a livello europeo 53 miliardi di ricavi con una crescita del 4 per cento rispetto al 2009, e ha previsto investimenti per 1,3 miliardi destinati all’apertura di 350 negozi, quasi tutti però in Germania. In Italia Rewe ha una quota di mercato del 2,5 percento che vale 2 miliardi di Euro di ricavi, e ha due catene: Penny Market che conta 290 store in 17 regioni e Billa che ha 200 punti vendita di cui 101 ex Standa. L’insegna è radicata nel Triveneto, ma è presente anche in Liguria, Piemonte e soprattutto a Milano e provincia, dove Standa contava 28 dei 50 punti di vendita in Lombardia.
cordo la media dei corsi del Gruppo era stabilmente sopra i 7 euro. A febbraio, a ridosso della scadenza del periodo di trattativa in esclusiva, si è toccato anche un massimo di 7,93 Euro. Dal 2005 al 2009 il gruppo Coin-Oviesse era stato controllato, con il 78 percento delle azioni, dalla banca francese Paribas, attraverso il fondo di private equity Pai Partners, erede, tra l’altro, del comparto no-food di Standa. Alla guida rimane Stefano Beraldo, il quale intende rivoluzionare la struttura dell’offerta: sviluppo internazionale e lusso. Come riporta Repubblica Affari e Finanza: «Negli ultimi mesi - dice l’amministratore delegato - abbiamo portato la presenza estera a 93 punti vendita, aprendo 13 nuovi store. La nostra presenza internazionale sarà forte anche con negozi diretti. Abbiamo già aperto un Ovs diretto a Parigi, mentre in India e Cina andremo con delle joint venture. L’obiettivo è poi il consolidamento nell'Europa dell'Est. In Russia, tra venti giorni, apriremo a San Pietroburgo, poi a Mosca. Ci interessano, infine, i mercati di Polonia e Turchia dove ancora non siamo presenti». L’altra sfida è il lusso: «Nel nostro Paese – rimarca Beraldo – c’è un vuoto in questo settore. I top brand non possono aprire su strada perché il mer-
Dati & Numeri Per Finiper, presente con gli ipermercati della Grande I e i supermercati di Unes e il nuovo U2, il 2010 si è chiuso con un giro d'affari di due miliardi e 470 milioni di Euro: lo 0,5 per cento in più dell'anno precedente.Soddisfacente s’è rivelata la nuova formula degli U2: i supermercati Every day low price, i cosiddetti soft discount, dove si trovano i prodotti di uso quotidiano con lo stesso prezzo fisso tutto l'anno.
Billa
È la quinta volta, in ottant’anni di storia, che Standa, o quel che ne rimane, finisce in vendita: dopo il fondatore Franco Monzino, fu la volta della Montedison di Raul Gardini, poi venne la Fininvest di Silvio Berlusconi, poi, ancora, i fratelli Franchini e, l’anno scorso, la tedesca Rewe, terzo gruppo europeo della distribuzione, la quale ribattezzò Billa quella che un tempo era «la casa degli italiani». Rewe pensava che il vecchio nome e il vecchio logo non avessero più appeal tra i consumatori. Ma anche questo escamotage pare non aver funzionato. Così, dopo circa un anno, pare sia arrivato il tempo di ristrutturare e alienare.
Coin-Oviesse-Upim
Anche per Coin non c’è tregua: nelle prime settimane di luglio è stato raggiunto l’accordo tra il fondo di private equity Pai Partners e all’angloamericana Bc Partners per la cessione a quest’ultima del Gruppo Coin. Bc Partners ha sborsato 6,5 Euro per azione e, attraverso l’opa obbligatoria, acquisirà, allo stesso prezzo, il flottante di 30 milioni di azioni, il 21,2 percento del capitale. Prima della chiusura dell’ac-
cato residenziale delle nostre città non giustificherebbe simili investimenti, ma non esistono neanche department store per il segmento alto. Ecco perché nasce Excelsior, che vedrà la sua prima apertura a Milano a settembre; forse ce ne sarà uno a Verona tra un anno ed un altro a Padova dedicato solo al gioiello e alla pelletteria. In tutto ne prevediamo 56. Qui si potranno trovare tra gli altri: Tiffany, Christian Louboutin, Jimmy Choo, Manolo Blahnik, Marc Jacobs».
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Osservatorio GDO
La Rinascente
I destini sembrano essere ancora intrecciati: al cambio della guardia in casa Coin-Oviesse-Upim ha corrisposto, il 26 maggio scorso, un nuovo, ennesimo, passaggio di mano della Rinascente. Infatti nel 2005 La Rinascente-Upim fu rilevata, per 888 milioni di Euro, da una cordata denominata Tamerice Srl composta da: • Investitori Associati, 46% • Deutsche Bank Real Estate Opportunities Group, 30% • Pirelli Real Estate, 20%
• Gruppo Borletti, 4% Nello stesso anno, Rinascente-Upim fu incorporata nella controllante, dando origine a La Rinascente Spa. Alla vigilia del Natale 2009, fu stipulato l'accordo tra i due gruppi: da La Rinascente, che rimaneva nella disponibilità della cordata composta da Investitori Associati, Pirelli Re, Deutsche Bank e famiglia Borletti, veniva scorporato Upim. Dopo di che la Cordata e le due banche creditrici, Unicredit e Natixis, conferirono partecipazioni e crediti in un veicolo controllato al 60 per cento dagli
istituti di credito e al 40 dagli azionisti. Il veicolo, a sua volta, prese una partecipazione del 7 per cento del Gruppo Coin: una valutazione implicita di Upim pari a circa 40 milioni di Euro. Upim portava con sé 140 negozi diretti e 247 affiliati anche se il bilancio chiuso a settembre 2008 presentava una perdita di 19,2 milioni (era -0,9 milioni nel 2007) a fronte di ricavi scesi da 520 a 493 milioni. Questi punti vendita andarono ad aggiungersi a gli oltre 450 di Coin. Con l’operazione emigrava Oltralpe il controllo di un altro pezzo di economia italiana e si consolidava la presa del capitale francese nel settore della cosiddetta «Grande distribuzione organizzata», detta anche «Distribuzione moderna». Negli scorsi mesi, i thailandesi di Central Retail hanno sborsato per quella che fu la principessa della Grande distribuzione 250 milioni di Euro, compresi 45 milioni di indebitamento. A nulla sono servite le profferte e i ricorsi legali di Maurizio Borletti, l'erede della famiglia fondatrice e azionista, con il 4 percento, del precedente assetto proprietario. Come riportano le cronache, il giudice dell'ottava sezione civile del Tribunale di Milano, Vincenzo Perozziello, ha valutato inconsistente la pretesa di Maurizio Borletti di un diritto di prelazione. L'azione di Borletti ha avuto, tuttavia, un risultato positivo: la sua strenua opposizione ha costretto il gruppo guidato da Tos Chirathivat ad alzare il prezzo dai 178 milioni offerti lo scorso autunno fino a 205 milioni offerti il 2 maggio. Vittorio Valenza
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Aeroporti 2012
il terzo report commerciale di retail&food 15.000 copie, uscita a dicembre dettagli, listino, formati: info@retailfood.it
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Novità nell'offerta food di Malpensa
Cremonini, con Sea un nuovo SapoRE Presentato a Malpensa il risultato della “sfida” lanciata da Sea a Cremonini: una formula di ristorazione nuova, fresca e con richiami alle tipicità milanesi
U
n format tutto nuovo, pensato per gli aeroporti, realizzato a braccetto con la Sea, con una particolare attenzione alle tradizioni locali. Sono questo concetti chiave del nuovo SapoRE di Chef Express (Gruppo Cremonini), situato alle partenze di Malpensa Terminal 1 e inaugurato ufficialmente il 27 luglio scorso. Il locale però funziona da qualche mese ed è quindi possibile trarre già qualche bilancio: da quando è stato aperto i ricavi sono incrementati del 20% rispetto alla precedente gestione Compass, ma la
società si aspetta di salire a una crescita del 40-45 per cento. Ma di che locale si tratta? «Con SapoRE è stata rivista la dimensione del self service/free flow: è un locale moderno e attento alle nuove esigenze dei clienti», è stata la presentazione di Valentino Fabbian, ad di Chef Express. A rendere particolare il ristorante ci sono almeno tre elementi: in primo luogo il carattere retrò di alcuni arredi (come l’affettatrice artigianale rossa, i salumi appesi al soffitto, la verdura e il pane ada-
«Presto la replica a Fiumicino»
L'intervista
Valentino Fabbian, amministratore delegato di Chef Express Qual è il primo bilancio di Cremonini a Malpensa? A Malpensa abbiamo ereditato un’attività abbastanza statica. Secondo noi l’offerta non c’entrava molto con le richieste del cliente e l’abbiamo rivisitata. SapoRE è già aperto da qualche mese e dimostra che le scelte fatte sono positive, tant’è che viaggiamo oltre il 20% fatturato in più rispetto all’anno precedente. Ma contiamo che questo incremento raggiunga quasi il 40 per cento, in particolare con l’aggiunta di altri posti a sedere all’esterno del locale. Anche agli arrivi, dove pure ci sono dei lavori, Mr Panino ha risultati molto migliori rispetto a prima. Per la realizzazione di SapoRE, Sea ha parlato di un lavoro a quattro mani. Che cosa vi hanno chiesto? Il concedente, come anche altri concedenti, sta intervenendo nella realizzazione. Non affittano più solo il locale, ma richiedono anche specifiche attività e aggiustamenti per entrare in sintonia con il loro mondo, in questo caso degli aeroporti. Altre volte c’è un’imposizione del nostro marchio, in questo caso invece c’è un’accettazione delle richieste del concedente. E questo devo dire che sta funzionando. Dobbiamo aspettarci un SapoRE a Fiumicino e in altri aeroporti? Assolutamente sì. A Fiumicino stiamo già predisponendo un cambiamento di quattro dei nostri sedici locali. In quattro cambieremo l’offerta: avremo sicuramente un’attività etnica agli arrivi, con un prodotto che si chiama Wok, ispirato al Far East e dove il cibo è cotto sulla famosa padella wok. Avremo poi un inserimento di una pizza, sempre agli arrivi internazionali, che si aggiunge all’attività che abbiamo, è una pizza napoletana fatta al momento ad alto livello. Con che marchio? Il marchio non lo posso ancora dire. Si parla di RossoSapore del gruppo Sebeto. Potrebbe essere RossoSapore. Sicuramente è un primario marchio che ci permette di avere un’offerta di grandissima qualità, con una napoletanità
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vera. Poi avremo un’attività di ristrutturazione nel vecchio molo D, dove si troverà la presenza di un wine bar, oltre al bar tradizionale. Dovrebbe essere realizzato in collaborazione con Santa Cristina, gruppo Antinori, come a Orio al Serio. E poi al cosiddetto charter, terminal AA, vedrà la luce un Mr Panino rinnovato. Essendoci molte low cost in quella zona, Mr Panino è l’attività più consona. RossoSapore potrà andare con voi in altri posti? RossoSapore è un buon prodotto, lo abbiamo assaggiato da più parti, penso che sia un’espressione di una pizza più moderna di quella che si vede abitualmente in giro. E uno specialista come Rossopomodoro ha fatto un grande lavoro. Potrebbe essere anche in altri posti. È uno dei progetti che se andrà a compimento può portarci delle collaborazioni. Abbiamo visto crescere Roadhouse Grill nelle città. Adesso entra negli aeroporti, con un formato da 250 metri quadrati. Anche di più. Il minimo è 250 mq, ma a Fiumicino abbiamo posto per 400. La location adatta è agli arrivi, visto che non è una ristorazione veloce? Se si vogliono prendere anche dei clienti dall’esterno la location adatta è agli arrivi. Noi però contiamo di dare una ristorazione che non sia solo veloce anche a quelli che hanno un’attesa tra un volo e l’altro di una o due ore. Roadhouse Grill ha spazio in futuro a Milano Stazione Centrale? Sì, contiamo entro la fine dell’anno di aprire alla Stazione Centrale, con uno spazio di grande rilevanza e ci auguriamo anche di successo. Sarà vicino a un nostro bar Mokà.
giati sul bancone, le padelle di rame appese a una parete, le mensole in stile contadino e le piastrelle con mattoni in stile rustico), affiancati però a linee molto moderne. In secondo luogo la presenza di gigantografie con dettagli di piatti che coprono tutte le pareti. Infine la dislocazione di tre differenti banconi: “Focaccia e Mortadella”, dedicata ai panini, “Pasta e Primi” e soprattutto “Cotoletta &
Co”, dove si servono i secondi, tra cui non manca mai la parente meneghina della Wiener Schnitzel. «A Malpensa abbiamo inserito un concetto nuovo perché da qui passano turisti da tutto il mondo. Mettendo il corner cotoletta abbiamo cercato di dare una tipicità locale» ha sottolineato Claudia Cremonini, responsabile delle relazioni esterne del gruppo. Si sta predisponendo un secondo locale SapoRE a Fiumicino, e in quel caso il format sarà adattato per inserire una specialità della Capitale. Intanto però la Sea rivendica di averci messo del suo: «Questo è un progetto a quattro mani. Abbiamo sfidato il gruppo Cremonini a fare qualcosa di unico che parlasse anche di Milano – ha commentato durante la conferenza stampa Luigi Battuello, direttore commerciale non aviation di Sea -. Siamo qui a celebrare lo sbarco ufficiale di Cremonini e siamo felici che abbiano investito in questo locale. È il segnale di inizio della ristorazione di qualità che vogliamo nei nostri aeroporti». Di «importante ruolo del concedente, che ha dato molti stimoli» e di «sfida accettata» ha parlato anche poco più tardi Fabbian. Di certo non è un piccolo investimento quello affrontato dal gruppo di Castelvetro di Modena: 1,5 milioni di euro, per il SapoRE con bar Mokà e per il Mr. Panino Mokà agli arrivi. I locali, se le
previsioni saranno rispettate, fattureranno 6 milioni di euro all’anno. Il format di sandwich ha sostituito agli arrivi un precedente locale moderno e un po’ algido e presenta un design rinnovato. Anche in questo caso i miglioramenti dei ricavi sono evidenti: +20% rispetto alla gestione precedente. Mr Panino aprirà a sua volta a Fiumicino (si veda l’intervista in pagina), assieme a un punto Wok e a un RossoSapoRE, tutti gestiti dal gruppo emiliano. Nello scalo romano Chef Express installerà a breve anche un locale della bisteccheria in stile texano Roadhouse Grill, che dopo le buone performance nelle casette cittadine e nella Stazione Termini della Capitale, ha avviato una positiva esperienza in un centro commerciale, Il Globo di Busnago (Mi). Con la nuova metratura ridotta da 400 a 250 mq, il format potrebbe entrare teoricamente in altri aeroporti. Lo spazio di Fiumicino sarà comunque di 400 metri quadrati. In campo aeroportuale rinnovamenti sono stati annunciati anche per Cagliari. Il settore, d’altra parte, è piccolo rispetto agli altri segmenti del gruppo ma è cresciuto: i 40 punti vendita in 7 scali genereranno a fine 2011 circa 50 milioni di euro, contro i 38 del 2010. L’intero settore della ristorazione, invece, salirà a 700 milioni, rispetto ai 675 del 2010 (già salito del 21% rispetto al 2009). Nel 2010, ha concluso Fabbian, l’Ebitda è stato di 24 milioni, «che sarebbero stati 36 se non ci fosse stato il problema delle ferrovie spagnole. Nel 2011 ci aspettiamo un Ebitda di 40 milioni». F. P.
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Parola di Oscar Farinetti
Oscar Farinetti, sposato, tre figli, nasce ad Alba nel 1954. Dal 1972 al 1976 frequenta, a Torino, Economia e Commercio, per poi entrare subito nell'impresa di famiglia. Dal 1978 al 2003 è prima consigliere, in seguito amministratore delegato e presidente del gruppo di elettrodomestici UniEuro. Dal 2002 al luglio 2003 è nel board della multinazionale inglese Dixons e, negli stessi anni, collabora ad attività didattiche per l'Istituto Cermes-Bocconi e per l'Università degli Studi di Parma. Dopo aver inventato il format Eataly, primo supermercato al mondo dedicato interamente ai cibi di alta qualità, che apre a Torino il 27 gennaio 2007, nel settembre 2008 lascia la poltrona di amministratore delegato per rimanerne presidente. Nel frattempo segue le aperture di altri Eataly: Dal luglio 2008 è amministratore delegato dell'azienda vitivinicola Fontanafredda. Vive a Novello, vicino ad Alba.
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Eataly è in viaggio I
ntervistiamo Oscar Farinetti, classe 1954, tramite vivavoce mentre è in viaggio verso Firenze, nel mezzo di un anno che lo vede impegnato a gestire progetti innovativi (tra i maggiori: apertura del settimo Eataly italiano al Porto Antico di Genova, la regata e il progetto politico/culturale ”7 mosse per l’Italia”) e registra il conferimento del Premio Artusi 2011 (8 ottobre a Forlimpopoli) per “il contributo all’affermazione del cibo made in Italy e della cultura italiana sapendo collegare tradizioni culturali ed esigenze di mercato”. Dopo aver presentato le ultime operazioni realizzate da Eataly (dicembre 2010 e luglio 2011) chiediamo a Farinetti di parlarci del futuro a cui sta lavorando assiduamente. Attorno a fine anno, mentre la rete delle insegne issate su edifici non banali continua a espandersi, Eataly si metterà in viaggio sui treni NTV. Quale è la logica del progetto e quali i programmi della collaborazione? Si tratta di una grande sfida: nel nostro Paese (e non solo da noi) in viaggio non si è mai mangiato bene; l’organizzazione della ristorazione quando ci si sposta in treno e in aereo è un fatto complesso di difficile gestione. Girando in questi anni in Giappone, dove gli Eataly in funzione sono diventati cinque nel giro di quattro anni, ho sperimentato che qualità e servizio a bordo sono di alto livello e che il comfort e la soddisfazione per il cliente sono elevati. Così ho deciso di “copiare” i giapponesi elaborando una nuova formula di ristorazione in viaggio e abbiamo trovato in NTV - Nuovo Trasporto Viaggiatori spa, la rete di collegamenti ferroviari che debutterà a fine 2011 raggiungendo, con venticinque treni veloci Italo, nove città e dodici stazioni (Torino, Milano, Padova, Venezia, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Salerno n.d.r.), un’impresa concretamente motivata a collaborare per la riuscita del progetto. Entrambi abbiamo l’esigenza di innovare e la collaborazione aggiungerà il valore di una ristorazione di qualità al pacchetto dei fondamentali offerti da una compagnia ferroviaria che vuole distinguersi: rete diffusa, velocità e puntualità, materiale rotabile moderno e ambienti confortevoli e tecnologicamente avanzati, servizi efficienti. In sintesi grande qualità a prezzi competitivi. Una sintesi che rappresenta il vostro stile… Il modello Eataly è semplice: i viaggiatori potranno comprare una scatola, ispirata al tradizionale bento giapponese, contenente nel nostro caso tre barattoli di vetro per le tre portate. Le tre vivande, pastorizzate per garantire durata senza perdere fragranza, si distingueranno per essere realizzate con alimenti e ingredienti di grande qualità; inoltre nella confezione il consumatore potrà leggere la descrizione dettagliata delle materie prime e della preparazione degli alimenti. Quest’ultimo punto è cruciale perché, come dimostrato dall’esperienza, la degustazione con-
sapevole aumenta la soddisfazione del fruitore, rispetto al semplice fatto di nutrirsi, e contribuisce a rendere il viaggio più confortevole. Una proposta diversa per distinguersi sul mercato; indubbiamente diversa è anche la sede della base logistica del progetto “mangiar bene in treno”. Insieme a NTV stiamo attrezzando la Stazione Ostiense, dove per Italia ’90 funzionò l’air terminal per il check in/out delle squadre di calcio e dei tifosi collegato direttamente all’aeroporto di Fiumicino; finito il campionato, la struttura disegnata dall’arch. Julio Fuentes è rimasta inutilizzata per oltre vent’anni e alla fine del 2011 sarà rivitalizzata dall’attività a Roma della struttura Eataly più grande al mondo: il complesso delle nostre attività per il pubblico della Capitale e per i viaggiatori NTV (preparazione, somministrazione, vendita, servizi) avrà a disposizione un’area di 14.000 mq, mentre altri 2.000 mq saranno riservati alle esigenze di NTV. Dopo il treno prevedete di “riqualificare” anche la ristorazione in volo e di entrare negli spazi a terra: aeroporti, stazioni ferroviarie e marittime? Non abbiamo progetti/programmi per chi vola anche se a me piacerebbe migliorare l’offerta di Alitalia, che è la compagnia di bandiera e come tale è comunque uno dei biglietti da visita del Paese. Non sono invece interessato ad entrare nel retail e nella ristorazione nel segmento “luoghi di viaggio a terra”; non offrono le situazioni
adatte: le presenze passeggeri sono certamente in crescita ma si tratta di persone che vanno sempre più di corsa, arrivano all’ultimo momento, non hanno in quegli spazi la serenità per apprezzare il piacere di una qualità diversa; meglio offrirsi loro in altri momenti e in contesti più adatti. Se il treno è una “grande sfida”, quali sono i “sogni” di Oscar Farinetti a medio termine, diciamo da oggi al 2015? Il primo sogno è di migliorare il nostro Paese; sento la necessità di contribuire a realizzare le grandi potenzialità che lo caratterizzano, liberare le grandi vocazioni eccellenti bloccate da oltre vent’anni: agroalimentare, turismo, design. L’iniziativa “7 mosse per l’Italia” è un esempio di quel che si deve fare: mettere insieme idee ed esperienze, portare gli uomini migliori a decidere ed a realizzare le tante cose necessarie per migliorare il Paese. Chi ha esperienza d’impresa sa che quando i risultati non ci sono l’unica cosa da fare è cambiare il capoazienda, sostituendolo con chi ha le competenze giuste. Il secondo sogno è completare la rete delle insegne Eataly in Italia; oltre all’apertura a Milano di una struttura più ampia, abbiamo al momento sul tavolo i progetti per Firenze, Napoli, Bari… Con il 2013 intendiamo riaprire la partita all’estero elaborando progetti innovativi per tre città importantissime: Londra, Toronto e Berlino. Nel 2014 compirò 60 anni e sarà il momento di impostare un nuovo capitolo della vita. Paolo Lombardi
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dossier aeroporti Il grande botto è arrivato: volano i passeggeri, lievitano i ricavi commerciali, si batte la concorrenza su un boccone troppo appetibile per lasciarselo scappare, i turisti russi. Lo scalo di Rimini non vuole più commettere gli errori del passato, come quando si fece sbattere la porta in faccia da Ryanair.
gioca da anni l’Aeroporto Federico Fellini di Rimini, che quest’estate ha superato il record storico di presenze e stima di raddoppiare, o quasi, i propri passeggeri.
C
Per comprendere l’attuale situazione dello scalo di Rimini è utile conoscerne la storia, fatta di glorie passate, di decadenza e di occasioni perse, fino alla recente rinascita. «Tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio degli anni Settanta, Rimini era il terzo aeroporto italiano per passeggeri, 588mila nel record del 1972 – ci spiega l’avvocato Massimo Mancini, presidente di Aeradria spa, società di gestione dello scalo –. Era un mondo totalmente diverso da quello attuale, dove il viaggio aereo era molto limitato e per Rimini voleva dire soprattutto charter dalla Germania, Inghilterra, Olanda e Paesi Scandinavi». Sono gli anni d’oro, celebrati da innumerevoli canzoni e film ed entrati nell’immaginario collettivo. Che però a mano mano si esauriscono. Il primo passo della decadenza dello scalo, spiega l’avvocato, già
osa ci fa una torre di Pisa alta due metri nell’aeroporto di Rimini? Lo spiega la scultura che la affianca: una riproduzione, della stessa altezza, del Cremlino. Pregevoli doni della vicina Italia in Miniatura, sono un omaggio ai tantissimi visitatori russi che transitano dall’aeroporto e che usano spesso la città romagnola come una base per dei tour tra le nostre città d’arte. A voler essere maliziosi, quelle due riproduzioni sono anche un simbolo del gusto un
po’ kitsch di questo tipo particolare di visitatore, peraltro estremamente generoso, con cui l’aeroporto si trova a fare i conti. I dati d’altronde parlano chiaro: quest’anno c’è stato il boom dei turisti moscoviti e dei loro connazionali in Italia e la Romagna in particolare ha visto crescere le loro presenze sulle spiagge del 20 per cento. Un ruolo da protagonista, in questo rinnovato amore dei compatrioti di Cechov per l’Italia, lo
Rimini, magia russa
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Gloria, decadenza e rinascita
sindaco di Riccione, è la creazione delle Regioni, nel 1970, e la conseguente affermazione dell’aeroporto di Bologna. Ma lo shock arriva dopo, nel 1989: mentre il mondo trattiene il fiato di fronte alla caduta del Muro, Rimini vede la fine di un’epoca arrivare dal mare. Le mucillagini, che infestano la riva e trasformano l’acqua in una fanghiglia inavvicinabile fanno scappare i turisti stranieri. Se nel giro di un anno, infatti, la Riviera recupera tutte le presenze, scopre che ora si tratta quasi solo di italiani. In aeroporto gli stranieri passano subito dal 40 al 20% e i numeri si assottigliano. Poi è la volta delle occasioni perdute. «Quando Ryanair sbarca in Italia e si tiene ancora alla larga dai maggiori scali – racconta Mancini – valuta i grandi attrattori di traffico italiani e individua la Toscana, e quindi lo scalo di Pisa, Venezia, e quindi Treviso, e la Riviera, e quindi Rimini. Con una piccola differenza: da quel momento Pisa e Treviso iniziano una crescita inarrestabile, mentre Rimini va in difficoltà nel rapporto con Ryanair su temi allora non ben chiariti, cioè la possibilità
Le previsioni 2011 per il non avio Ricavi Food & Beverage Retail Parcheggi Advertising Totale fonte: Aeradria spa
800-900 1.200 420-430 300 2.800
di sostenere con azioni promozionali e di marketing i voli. Nasce un problema e si arriva alla rottura, perdendo quella grande opportunità». La coglierà in seguito Forlì, che però dopo qualche anno vedrà la compagnia approdare a Bologna. Intanto Rimini, mentre sembra affondare, vede una ciambella con scritte in cirillico. E questa volta non se la lascia scappare. «Nello stesso periodo della rottura con Ryanair Rimini ha l’occasione, inizialmente per la presenza di alcuni tour operator russi, di diventare la prima porta del nascente traffico russo verso l’Italia. Avvia quindi un’azione efficace, stringendo contatti con tour operator e compagnie russe. Nel giro di pochi anni vengono soppiantate le presenze storiche da Germania, Inghilterra e Scandinavia». Il resto è storia recente: i passeggeri ex-sovietici arrivano a sfiorare la metà del totale. L’ultima accelerazione si deve alla volontà di non farsi superare dalla concorrenza e alla mossa strategica di avviare voli dagli aeroporti minori e non solo da Mosca. A quattro anni dall’inizio di questa politica le città collegate, oltre alla capitale, sono 11, da San Pietroburgo a Ekaterinburg, da Rostov a Kazan. Contemporaneamente è aumentata la quota dei voli di linea o di compagnie low cost rispetto ai charter. Se fino al 2009 il traffico dalla Russia era solo charter, ora è per metà di linea. La strategia ha dato buoni frutti: nei primi sei mesi dell’anno (esclusi i piatti forti di luglio e agosto) i turisti russi transitati dall’aeroporto sono aumentati del 63%, toccando quota 153mila. Con loro è cresciuto tutto l’aeroporto: +72% le presenze da gennaio a giugno, numeri da capogiro anche ad agosto (al 21 del mese si è superato il record storico del 1972, 588mila passeggeri) e previsioni per la fine dell’anno poco sotto la quota di un milione. Si tratterebbe di un quasi raddoppio rispetto al 2010, che pure aveva visto una crescita del 44% rispetto ai 382mila visitatori del 2009. A cambiare è anche la permanenza dei turisti russi: in una prima fase Rimini era solo una porta dell’Italia. Dopo una notte partivano per un tour di una o due settimane per il Paese e in genere tornavano in Riviera solo per l’ultima notte. Ora, invece, una quota crescente sceglie di fermarsi in Riviera. Inoltre, sono numerosi anche i commercianti e gli uomini d’affari, che arrivano in primavera e autunno, i mesi tradizionalmente meno vivaci dello scalo.
Retail da grandi
Quali sono gli effetti sul retail aeroportuale di tutti questi movimenti? Moltissimi. A parlare sono ancora una volta i numeri: a metà dello scorso decennio i ricavi non aviation erano di 450mila euro. Nel 2010 avevano raggiunto la quota di 1,8 milioni di euro. Per il 2011 le previsioni del presidente Mancini sono addirittura di 2,8 milioni. Di questi, circa 8-900mila verranno, secondo le stime della società, dal food&beverage, circa 1,2 milioni dai negozi, poco meno di 300mila dalla pubblicità e 420-430mila dai parcheggi (poco sviluppati data la prevalenza di traffico incoming). Anche se si vanno a guardare i numeri dei negozi e delle superfici (per cui non c’è un dettaglio), si nota come siano alti: solo oltre i controlli di sicurezza si contano 19 negozi più un bar, che nelle ultime settimane è stato affiancato da un secondo. Valori, fa notare Mancini, che sono più
I passeggeri di Rimini Anno
2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 gen-giu. 2011
Passeggeri aviazione commerciale
248.179 221.189 206.802 220.996 351.367 279.634 320.724 494.244 429.945 378.534 549.134 332.931
var. % anno precedente
1,6 -10,9 -6,5 6,9 59 -20,4 14,7 54,1 -13 -12 45,1 74,7
fonte: Assaeroporti
propri di un aeroporto da 2-3 milioni di visitatori che di uno da 500mila-1 milione. Tutto merito dei connazionali, in questo caso, di Abramovich: «Mentre il grosso delle comunità turistiche, una volta risolti i problemi fondamentali, ha budget evidentemente ridotti – spiega Mancini – i russi in questo momento hanno una capacità di spesa notevolmente superiore». All’assetto attuale della zona airside, al primo piano del terminal, si è arrivati solo nello scorso aprile, quando sono stati riorganizzati gli spazi. In precedenza, spiega Linda Medici, responsabile marketing e commerciale non aviation di Aeradria, la zona commerciale era divisa tra le partenze Schengen e quelle extra-Schengen. «Tutta la zona commerciale era visitata in prima battuta dai passeggeri extra-Ue e saltuariamente, quando non c’era commistione dei passeggeri, anche da quelli Schengen». Ora ai negozi accedono tutti i passeggeri (che si dividono in un secondo momento, scendendo al piano terra, tranne che per un gate europeo al primo piano), con un incremento di passaggi notevoli per i commercianti, da 250mila a poco meno di un milione. Ma finora, spiega la responsabile, «il non avio non ha risentito immediatamente dell’aumento dei dati avio, anche se a luglio c’è stata una crescita. I passeggeri non trovano il gate subito sopra ma di sotto, per cui bisogna che si abituino e che migliori la segnaletica». Assenti al momento della visita, i cartelli sono stati aggiunti ai primi di agosto, in forma provvisoria. È allo studio una versione più efficace, forse con totem informativi. Una seconda difficoltà è data dal fatto che prima i negozi erano pensati solo per i turisti extraUe, in particolare i russi. Ora sono visitati anche dai passeggeri Ue che, continua Linda Medici, «hanno gusti diversi». Detto in termini meno diplomatici, pochi hanno il coraggio di entrare in negozietti zeppi di souvenir, tra cui le immancabili maschere veneziane e Mosé michelangioleschi, che tanto piacciono ai russi e che peraltro vanno molto bene. «I nuovi shop invece rispondono sia alle esigenze Ue che extra Ue, si vede proprio la differenza», sottolinea la responsabile commerciale non avio. Nella rimodulazione del piano partenze, infatti, sono stati aggiunti cinque negozi, tra cui il punto vendita di pelletteria e abbigliamento Hector, marchio famoso a Riccione e presente a Ibiza, Madrid e Barcellona, che vanta degli stivaletti in stile indiano di tendenza. Tra le novità, ci sono l’ottica e la gioielleria Mens (attaccate con entrate diverse) e la cartoleria Il Triangolo. In primavera è stato aperto anche lo shop di
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dossier aeroporti
abbigliamento Gds, il cui punto forte sono i capi Brandina, realizzati appunto con il tessuto delle brandine. Di recente è stato aggiunto anche un piccolo spazio con giochi elettronici, sia per bambini che per adulti. In tutti i casi si tratta di marchi locali. L’unica eccezione è rappresentata dal duty free, gestito dalla Linea Aeroportuale Sole (Gruppo Ligabue). Ritiratasi da Palermo, Catania, Trapani e Pisa (e in bilico a Olbia), la società invece non ha problemi a Rimini. «Da noi hanno un profilo di rendimento buono, per cui dovremmo rifare l’anno prossimo il contratto – spiega Medici –. Possiamo volentieri incontrare anche altri, ma a oggi l’obiettivo è di consolidare gli operatori che ci sono, avendo appena ampliato l’area commerciale. È miope dover cercare sempre nuovi clienti. Essendo noi un aeroporto piccolo, è anche opportuno che ci sia un tipo di rapporto stabile». Detto tutto questo, un miglioramento della qualità sarebbe auspicabile e, probabilmente, lungimirante. Nell’area retail appena aperta, infatti, ci sono alcuni elementi migliorabili: si nota innanzitutto l’assenza di una fascia sopra le vetrine in cui siano segnalati i nomi dei negozi. Al massimo ci sono vetrofanie, ma il risultato è che tutti i punti vendita risultano piuttosto anonimi. L’allestimento dei locali è piuttosto artigianale, in qualche caso gradevole in altri abbastanza sciatto. Anche la appena aperta sala giochi non è assolutamente attrattiva. La terrazza che dà sulla pista al momento della visita era semivuota e con tavolini di plastica che non invogliavano a occuparla. Quando aprirà il secondo bar, tuttavia, servirà come fronte esterno del locale e probabilmente migliorerà. Un intervento di maggiore assistenza da parte del gestore aeroportuale, o di una società esperta nella gestione di centri commerciali o altre gallerie aeroportuali, sarebbe quindi auspicabile e porterebbe benefici per tutti gli operatori. Qualche intervento, tuttavia, è prossimo, soprattutto nella ristorazione.
Segnali dal food
Nel piano partenze attualmente c’è un bar, gestito dalla società cooperativa Aircoop. Datato e non proprio sfolgorante, è collegato anche a una sorta di bazar con specialità tipiche gastronomiche e non. Proprio per l’inadeguatezza del punto attuale, la stessa società ha aperto ai primi di settembre un secondo bar e presto il primo sarà sottoposto a un restyling. Movimenti nella ristorazione si segnalano anche al piano terra, nella zona
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arrivi. Il bar presente, di recente ammodernamento, sarà affiancato, a ottobre, da un wine bar con vendita di piadine. Si tratta di un’innovazione importante perché finora il cibo non valorizzava le specialità locali. C’è poi un self service, al primo piano, vicino agli uffici, ma sebbene sia in teoria utilizzabile anche dai clienti, di fatto è usato solo dai lavoratori come mensa. A parte c’è un ristorante di livello superiore riservato ai lavoratori (in cui ci è stato offerto il pranzo, ottimo). «Il self service è veramente datato, piuttosto che risistemarlo andrebbe rifatto da capo», spiega Medici. Un ristorante tipico comunque non guasterebbe, visto che l’offerta è attualmente solo di bar. La gestione di tutti i locali ricade sulla cooperativa Aircoop, con sede all’aeroporto. La scelta è chiara: non mettere in concorrenza diversi operatori, perché l’aeroporto è piccolo e servono legami stabili con chi garantisce il servizio anche nei periodi invernali con il traffico ai minimi termini. Uno strumento per stimolare l’innovazione e la qualità sarebbe comunque da cercare, probabilmente per via contrattuale. Una srl, e in particolare la Sistema Milano, ha invece in gestione la nuova sala Vip, agli arrivi. Sarà aperta a ottobre e offrirà un servizio di catering dedicato e postazioni internet. Le riunioni d’affari, invece, vengono ospitate a richiesta in vari uffici dell’aeroporto, tra cui la principale è la sala del Consiglio, dove si tengono anche dei corsi. Gli arrivi non hanno al momento attività commerciali, tranne un’edicola molto scarna, i due bar e gli sportelli degli autonoleggio. Ci sono anche dei banchi temporanei usati dai tour operator russi, che hanno la funzione di evitare affollamenti nella zona dei check-in. In parte l’area degli arrivi è stata ristrutturata ed è molto gradevole, in parte mostra gli anni dello scalo. Certi particolari andrebbero curati di più: vicino al bar si trovavano dei cartelloni pubblicitari di cartone appoggiati su basi di metallo, non il massimo dell’estetica. Molto bella, invece, la facciata esterna. È stata realizzata, spiega il presidente Mancini, in collaborazione con l’artista riminese Marco Morosini, reinterpretando il suo lavoro “Uomini e Uomini”. Si distingue per la vivacità cromatica e l’uso interessante di uno specchio.
Arriva il cinema
Una domanda inevitabilmente scappa al cronista che visita l’aeroporto: perché, se l’aeroporto è dedicato a Federico Fellini, del maestro che descrisse con amore e poesia impareggiabili
Rimini in Amarcord non c’è traccia nello scalo, a parte il logo della società? Alla risposta, si scopre, l’aeroporto sta pensando da tempo ed è prossimo concretizzarla. «Dal 2006-2007 abbiamo avviato una fase nuova di riqualificazione di una struttura i cui ultimi interventi risalgono a 15-20 anni fa – premette Mancini -. Abbiamo seguito l’iter ovvio, cioè partire dagli interventi strettamente funzionali all’attività del volo», tra cui un nuovo manto stradale per la pista, la nuova centrale elettrica e nuovi impianti luminosi. «Solo di recente – continua – ci stiamo facendo carico di alcune problematiche anzitutto di riqualificazione. Abbiamo cercato di intervenire su due fronti: sia sul lato piazzale pista sia sul lato strada statale (la facciata principale, ndr). Fra questi ci siamo posti nell’ultimo anno il tema di come personalizzare la struttura, dal momento che è dedicata a un personaggio di rilevanza internazionale. Ho sempre avuto chiaro che non bastava mettere dei manifesti, ma che bisognava pensare a qualcosa di diverso». Ossia: un cinema in zona airside. O meglio: una saletta aperta sui lati, in modo che si possano tenere d’occhio i gate, con una sorta di ingresso, caratterizzato dal raso rosso tradizionale del Fulgor di Rimini, legato alla storia di Fellini. Dello stesso cinema sono state già acquistate le sedie d’epoca. Le sale in realtà saranno due (e due gli schermi), con divisione per passeggeri Schengen ed extra-Schengen, anche se sembreranno una sola perché saranno divise da uno schermo di vetro. Saranno trasmessi clip, corti o estratti da lavori antologici dedicati a Fellini. Manifesti saranno posizionati nel percorso che porta alla zona dei gate, assieme a una cinepresa ideale, e ad alcuni materiali scenografici, per avere i quali ci sono contatti con l’erede di Fellini, la nipote Francesca Fabbri Fellini. A quel punto, continua Mancini, manifesti dei film o alcuni dei celebri bozzetti del regista potrebbero essere appesi anche in altre aree dello scalo. Pare che abbiano un effetto ipnotico: raccontano le cronache di luglio che il mitico Lou Reed, irritato e andato in una delle sue celebri escandescenze in aeroporto a causa di un ritardo, si sia calmato solo dopo aver visto alcune stampe felliniane. Si spera quindi che il progetto Fellini migliori l’estetica un po’ fredda e anonima dello scalo. Meglio ancora, anche in questo caso, sarebbe se a seguire l’operazione fosse un architetto che di questi aspetti si è già occupato. Fabrizio Patti
r&f Mystery On Board
Moby,
MOBY
questione di centimetri I garage si presentano come un puzzle di automobili, i ponti superiori come un labirinto colorato di materassini e teli da mare. Più sostanza che forma per la nave traghetto Tommy, attiva sulla rotta Livorno – Olbia. Precari i controlli di sicurezza, anche se non obbligatori.
N
ell’estate dai prezzi roventi, con relativa polemica tra gli armatori e la Regione Sardegna, abbiamo voluto documentare la qualità dei servizi a bordo di una tra le principali compagnie marittime che serve l’isola dei Nuraghi, Moby (tratta Livorno-Olbia). Il grande afflusso di persone registrato durante il nostro viaggio sulla nave traghetto Tommy va in controtendenza rispetto all’andamento negativo che ha contraddistinto in generale i primi mesi dell’anno. L’unità in questione può trasportare 2.200 passeggeri, assieme a circa 700 autovetture, e include 105 cabine, 260 poltrone reclinabili, negozio, ristorante, self-service, bar, pizzeria, piscina, sala giochi e area gioco bimbi. In particolare la maggior parte dei servizi si trova al ponte numero 5, mentre la pizzeria Mascalzone Latino al numero 7. La ristorazione è gestita da Ligabue Catering. La scelta di partire alle 23,30 di in un giorno feriale, lunedì 1 agosto, ha evidenziato in primis prezzi più accessibili rispetto alle soluzioni diurne e di weekend. Come ipotizzabile, la clientela giovane ha optato per il posto ponte mentre le famiglie per il pernottamento in cabina. Meno prevedibile, invece, il ritardo di oltre un’ora sull’orario di partenza. Il motivo, osservando la banchina dal ponte superiore, sembrava essere la difficoltà nell’imbarcare tutte le automobili. In particolare restava fuori una manciata di veicoli con i rispettivi conducenti visibilmente irritati. Che si sia verificato un caso di overbooking? Va segnalato che il problema è stato risolto positivamente e che nessuna vettura è rimasta a terra. Inoltre il ritardo è stato ridotto
durante la navigazione. Un punto interrogativo riguarda il tema della sicurezza nel porto di Livorno: né all’ingresso del terminal né durante la fase di imbarco ci sono stati chiesti i documenti di riconoscimento. È stato visionato solo il foglio di prenotazione che non include fotografia. Interpellata l'autorità portuale, ci è stato segnalato che il codice anti terrorismo non si applica alle tratte nazionali, e che sta alla compagnia di navigazione decidere se chiedere i documenti. Nonostante non ci sia alcun obbligo che imponga l'identificazione dei passeggeri, riteniamo che maggiori controlli siano auspicabili. Sprazzi di cronaca. Il nostro viaggio è partito con un’agevole operazione di imbarco. Una volta ai ponti superiori abbiamo assistito alla ricerca dello “spazio vitale”. In pochi minuti ogni angolo della nave e i divanetti sono stati presi d’assalto dai passeggeri per stendervi teli e materassini da mare. I più organizzati hanno trovato riposo in caldi sacchi a pelo, utili per difendersi dal sistema di condizionamento dell’aria. Prima della partenza lo speaker ha annunciato la possibilità di consumare un pasto al self-service, al ristorante e in pizzeria. Durante la notte i locali di ristoro sono stati chiusi, ad eccezione dei punti bar. In questo modo è stato possibile osservare i listini di caffetteria e snack, regolarmente esposti. Il caffè era proposto a 1,10 euro, la pet da 50 cl di acqua a 1,50, lo yogurt a 1,30, il muffin a 2,80 e la fetta di torta a 2,90. Sul fronte del salato il panino primo prezzo costava 3,90. Abbiamo quindi provato il servizio al bancone: siamo stati serviti velocemente e la qualità dei prodotti si è
> Imbarco Chiarezza avvisi Assistenza famiglie ecc Gentilezza Velocità Code
Note: Oltre un'ora di ritardo. Insufficiente il sistema di sicurezza
> Navigazione
Annunci Cordialità e professionalità Qualità e prodotti Servizio
Note: Negli orari sensibili si creano lunghe code alle casse dei bar. Veloce il servizio al bancone.
> Sbarco Puntualità Annunci di sbarco Assistenza famiglie ecc
Note: Gli annunci sono chiari, inevitabile un po' di assembramento sulle scale. Legenda: = migliorabile = sufficiente = apprezzabile = molto buono = ottimo
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dimostrata discreta. Dopo le 6 del mattino si sono create lunghe code alle casse. Al momento della nostra visita il negozio era chiuso. Lo shop esponeva in vetrina referenze a marchio Robe di Kappa, Cellular Line e ancora fumetti quali Zagor e Tex, peluches, dolci, souvenir e in generale soluzioni utili per il viaggio e il soggiorno al mare. Tra gli ulteriori servizi a bordo si segnala Seanet, che prevede l’utilizzo del telefonino anche in mare aperto. Il prezzo per le chiamate in uscita con operatore Vodafone è di 2 euro al minuto mentre con Wind è di 1,50 euro al minuto (fonte http://onboard.seanet.se/roaming-6/). Per le chiamate in entrata il prezzo è di 1 euro al minuto mentre per gli sms in uscita è di 50 centesimi con entrambi gli operatori. Sul sito non sono evidenziati i listini con gestore Tim. Nota dolente: nel nostro caso, con iPhone 3g, una volta saliti a bordo non è stato più possibile utilizzare il cellulare con normale rete Vodafone nonostante la nave fosse attraccata al porto di Livorno. Inoltre, contestualmente all’imbarco, la stessa compagnia telefonica ha stranamente inviato un messaggio di “Benvenuto in Svezia”, evidenziando i relativi costi per chiamare l’Italia. Tutte le comunicazioni ai viaggiatori, sia durante la navigazione che nella fasi di imbarco e sbarco, sono state effettuate in modo chiaro sia in italiano che in inglese. Discreta la pulizia dei locali, meno nel bagno delle donne. Lo sbarco ha avuto luogo con un leggero ritardo, senza disagi. A. P.
retail&food - ottobre 2011 53
analisi mercato
N
ulla è più effimero e illusorio di un profumo: la dolce fragranza della ripresa è comparsa per un attimo ed è sparita, lasciando dietro di sé una labile scia. Solo il 28 giugno scorso all’assemblea annuale dell’associazione di categoria Unipro si presentavano i dati 2010, decisamente confortanti: +5,2% l’aumento del valore della produzione, e un incremento della domanda interna dell’1,3 per cento. “A livello mondiale il 2011 viene indicato dai maggiori centri di ricerca economica come l’anno di ricongiungimento rispetto ai valori pre-crisi”, spiegava la ricerca. Poco dopo, a metà luglio, sono stati diffusi i dati del preconsuntivo 2011. Ancora positivi nel complesso (+5,8% soprattutto per il +19% delle esportazioni), descrivono in realtà una domanda interna molto stanca: togliendo l’export si scende a circa lo 0,6% di crescita (elaborazione di retail&food), soprattutto per effetto del calo dell’1,5% di supermercati e ipermercati, che insieme rappresentano il 40% della domanda. Altri segmenti rimangono però interessanti e tra questi le erboristerie. Dopo il +5,5% nel 2010 per un peso del 4% sul fatturato del settore, guadagnano un ulteriore 5 per cento, agevolate da opzioni di acquisto sempre più orientate al green e al naturale. Bene anche le farmacie e parafarmacie, il cui +3,3% del 2010 si riduce però a un +2% per una sorta di fine dell’effetto boom. Ignorate dai media distratti, corrono anche le vendite porta a porta e per corrispondenza (+6% nel 2010) a cui si sta aggiungendo il commercio online. E le profumerie? Meglio del previsto: +1,8% il preconsuntivo del 2011, che segue il +1,2% del 2010,
Anche tra le fragranze e i cosmetici la crescita è trainata dai prodotti naturali e bio. Per questo nella lieve ripresa del 2011 corrono soprattutto erboristerie e parafarmacie. Nei mall, invece, il regno è di pochi giganti, e di qualche indipendente che ha saputo migliorare il servizio.
Profumi,
vince il green un balsamo, è il caso di dirlo, dopo i deludenti andamenti del biennio precedente.
Catene, padroni non assoluti
All’interno delle profumerie, in generale, si assiste al classico fenomeno dell’affermazione delle catene a scapito degli indipendenti. Che non sono però spacciati: «è vero che la tendenza è questa – sottolinea Gian Andrea Positano, responsabile del Centro Studi e Comunicazione di Unipro –, ma molti indipendenti hanno saputo sopravvivere grazie alla capacità di reazione a fronte del nuovo approccio da parte del consumatore: il cliente è molto meno condizionato dalle pubblicità ma pretende un certo tipo di assistenza». Dunque, una commessa esperta di dermatologia e cosmetologia, o in grado di suggerire il profumo adatto alla personalità del cliente può bilanciare la forza dei grandi marchi. I quali, d’altro canto, qualche ferita la mostrano, nonostante la loro progressiva affermazione. retail&food ha esaminato i bilanci 2010 di tre grandi società, Limoni (non consolidato), Profumerie
54 retail&food - ottobre 2011
Douglas e La Gardenia (Sephora fa invece parte di Lvmh Italia spa e per Marionnaud il bilancio era fermo al 2009). Tutte e tre le catene hanno dei valori della produzione in crescita: Limoni dello 0,5% (a quota 345,8 milioni), Douglas del 2,5% (175,8 milioni) e La Gardenia del 4,3% (136 milioni). Ma il risultato netto era positivo solo per Douglas (3,4 milioni di utili), mentre erano in rosso sia Limoni (-7 milioni, comunque meglio del -11 del 2009) sia La Gardenia (-6,5, in confronto al -9,9 del 2009). Nel caso di Limoni a pesare è soprattutto la gestione finanziaria, in rosso per quasi 25 milioni, e la cosa non sorprende dato che il nuovo management (peraltro in uscita) ha ereditato un buco di bilancio di 60 milioni e un debito con 41 banche da rifinanziare. Tra i punti forti della strategia di rilancio del gruppo c’è il progetto dei monomarca private label sotto l’insegna B by Limoni. Aperture recenti sono quella nell’Ospedale Niguarda di Milano e, a giugno, nel centro commerciale Le Cupole di San Giuliano Milanese e nel Fiumara di
Genova. L’obiettivo dell’insegna è di realizzare 10 nuovi opening entro il 2011. A portare Limoni, la principale catena italiana, verso il risanamento, è stato negli ultimi anni il fondo Bridgepoint. Qualche mese fa lo stesso fondo londinese di private equity ha annunciato di aver messo le mani su La Gardenia, la terza catena per diffusione. Allo stato attuale, dunque, Limoni e La Gardenia hanno un unico padrone. Ma fonti vicine a Limoni fanno notare che non è in atto un’integrazione tra le due insegne.
Giganti e nani al centro commerciale
Per queste insegne un canale fondamentale di sviluppo è quello dei centri commerciali: nella ricognizione effettuata nel numero di luglio/agosto 2010 di r&f, emergeva come circa un terzo dei punti vendita delle catene si trovi nei mall. Particolarmente convinta dal canale è Douglas, che vi conta poco meno del 60% dei propri negozi. «Il settore profumeria è una “bestia rara” nel mercato italiano», esordisce un’analisi della società di consulenza Reno elaborata per r&f. Il settore è una «giungla nella quale Reno conta nel proprio database 652 punti vendita in 538 centri commerciali. Assestandosi attorno al 1,2 si evince immediatamente che la presenza media
della merceologia è bassa rispetto ad altre». In questa giungla, continua la società, «ci sono pochissimi “alberi secolari” e un “sottobosco” di piccole insegne che gravitano intorno ad essi. Abbiamo infatti una nettissima divisione fra importanti insegne nazionali e piccole insegne regionali, con un esiguo numero di insegne interregionali». I nomi abbiamo già imparato a conoscerli: sulla vetta troviamo Limoni che conta 138 punti vendita nei centri commerciali, quota raggiunta attraverso l’acquisizione
tutti i canali, anche attraverso acquisizione di piccole catene presenti in tutte le strutture commerciali: troviamo infatti punti vendita in centro commerciale, outlet, retail park e centro storico. «È una politica di sviluppo non condivisa dalle altre insegne nazionali – spiegano gli analisti milanesi – le quali, tendenzialmente, si tengono lontane da outlet e retail park focalizzandosi su centri commerciali e centri storici. Una scelta che accomuna le catene nazionali è invece quella di aprire store in centri commerciali di tutti i “rating Reno”, anche se la maggior percentuale si trova in strutture appartenenti alla categorie B/BB/BBB (ossia tra i più piccoli esclusi i centri “convenience”, ndr)». Sono invece solo 8 le insegne definibili come “interregionali” (coprendo da 3 a 7 regioni). Olimpia Beauté – che è diffusa nel circuito Esselunga –, Acqua e Sapone, Cosmea, Beauty Star, Marco e Luisa Vaccari sono sviluppate in regioni del centro nord Italia, mentre Idea Bellezza ed Estasi Profumerie sviluppano al Sud. Va considerata a parte Modus Beauty Store, unica che come canale di sviluppo del proprio marchio ha scelto gli outlet ed è presente in 7 regioni. Meno rare le catene regionali: nello Stivale se ne contano 10 (il riferimento è sempre solo ai centri commerciali). Nel dettaglio troviamo: Capriccio Profumeria in Umbria e Marche, Galeazzi nelle sole Marche, Marazia in Sicilia, Profumeria Squillace in Calabria e in Sicilia, Rossi Profumi in Emilia, Ravelli Profumerie e Lively (acquistata da Limoni) in Lombardia, Ethos in Piemonte e Lombardia, Linea Bellezza (acquistata da Limoni) in Sardegna, Beauty Point nel Lazio.
Erboristerie e make up
Due interessanti derivazioni del settore profumeria sono i format che possono essere racchiusi sotto i due “cappelli” di “erboristeria e cosmetica” e “make-up”. Tra le erboristerie nazionali si segnalano L’isola verde (138 punti vendita nei mall), Bottega Verde (123 punti vendita e 10 outlet), L’Erbolario (71
Presenza e andamento aeroporti e stazioni
Grande visibilità è assicurata anche dagli aeroporti e dalle vendite a bordo aereo, e per questo motivo i produttori e i distributori, soprattutto quelli piccoli, sono disposti a ridurre i margini pur di essere presenti nel canale (si vedano le interviste in pagina). L’importanza è d’altra parte reciproca, perché i profumi rappresentano una quota rilevantissima dei ricavi dei duty free aeroportuali: circa il 30% (fonte Generation DataBank), la seconda voce dopo i beni e accessori di lusso, di poco superiori. Per questo ogni aeroporto, anche i più piccoli, ne prevede la vendita, o all’interno dei duty free o
L'intervista Dopo la crescita, il travel (che si è tenuMassimo Vidal, ammistratore delegato Mavive
della catena Garbo. Seguono, a notevole distanza, Douglas (81 punti vendita), La Gardenia (62), Sephora (56) e Mariannaud (45). Tra le insegne La Gardenia ha attuato la strategia di svilupparsi in
punti vendita e 1 outlet), Erboristerie d’Italia (29 punti vendita) e Yves Rocher (34 punti vendita) che ha da poco aggiornato il proprio format e ne ha affiancato uno che prevede uno spazio dedicato all’estetica. A livello interregionale troviamo solo l’insegna Il regno delle erbe (6 punti vendita in 6 regioni). Le regioni su cui sono diffuse piccole catene sono il Piemonte con Bio Bottega, la Lombardia con Erbolandia e l’Emilia Romagna con l’insegna Erboristeria del Borgo. Quando si parla di make-up, invece, si trova una situazione particolare: Kiko, player nazionale con più di 100 negozi in centro commerciale, ha saputo cogliere un’occasione d’oro. Sulle sue tracce troviamo: it style, che conta 12 punti vendita in centro commerciale, il gruppo Limoni con il suo format B By Limoni che oggi conta 5 punti vendita e una nuova insegna: Libre, che si inserisce nell’home market integrando la passione per la produzione con quella per il retail. Pupa ha, invece, deciso di aprire store solo in outlet. Le presenze negli outlet sono principalmente appannaggio di Bottega Verde, Douglas, Kiko, La Gardenia, Modus Beauty Store e Pupa. Si tratta di punti vendita ai quali è assicurata anche una buona visibilità.
Come fa una società del settore della profumeria a crescere del 40% l’anno scorso e del 30% quest’anno, a fronte di un mercato asfittico? Puntando sull’estero, in primo luogo, dove fattura ormai 22 dei 28 milioni a budget per il 2011. Ma anche scommettendo sui prodotti biologici e su due marchi forti come Zippo e Police. Ora, spiega l’ad Massimo Vidal, è tempo di affacciarsi sul travel retail. Com’è la temperatura del mercato? Il mercato domestico italiano nei primi mesi dell’anno ha avuto un appesantimento, perché i magazzini a Natale sono rimasti pieni. Ci sono poi delle situazioni specifiche: Limoni, sta per esempio riorganizzando in blocco il management e rimandando alcune decisioni. Come vedete invece il canale dei duty free? Nel travel non abbiamo una presenza significativa, perché è un mercato che si rivolge ai grossi marchi mondiali. Ma cominciamo a entrare in quell’ottica. Noi siamo a Fiumicino e Malpensa, sebbene non nella zona duty free. Quest’anno la nostra partecipazione alla fiera Tfwa di Cannes
ta a settembre, ndr) ha l’obiettivo principale di entrare in questi punti vendita, nei quali investiremo buona parte del nostro budget pubblicitario. Il duty free infatti è una fonte di spesa, un investimento. Siete invece presenti nelle vendite a bordo aereo? Siamo con una compagnia indiana, la Flamingo e con alcune compagnie del Medio Oriente, tra cui Aegipt Air, e stiamo parlando con Emirates. Ci presentiamo con i marchi Zippo e Police. Sono più severe le condizioni delle compagnie aeree rispetto ai retailer aeroportuali? Sono equivalenti. Anche gli aeroporti hanno condizioni veramente pesanti. Chiedono il 70% di sconto duty free che già è l’80% del prezzo domestico. I margini praticamente sono nulli e tutte le altre attività di assistenza non rientrano nel budget.
retail&food - ottobre 2011 55
analisi mercato I bilanci delle catene
Fig. 1
Limoni spa (solo Italia)
Douglas Italia
La Gardenia
2010 2009
2010 2009
2010 2009
Valore produzione 345.877 344.110 175.841 171.440 136.032 130.364 variazione % 2010/09 0,51% 2,57% 4,35% Materie prime 193.875 198.870 89.745 93.492 67.833 65.869 Servizi 30.158 30.613 13.428 14.530 9.492 9.292 Affitti e canoni di leasing 26.054 26.574 17.169 14.783 14.637 14.763 Personale 58.497 58.950 34.983 33.648 25.834 23.031 Ammortamenti 14.249 15.208 7.839 7.123 18.286 19.888 Reddito operativo 16.755 9.591 6.549 4.224 -184 -1.007 Gestione finanziaria -24.944 -25.449 133 -194 -4.286 -5.624 Utile pre imposte -7.889 -15.858 6.682 4.030 -4.819 -8.892 Risultato netto -7.283 -11.539 3.473 2.055 -6.580 -9.959 MOL 46.250 40.108 n.d. n.d. 19.978 20.196 Magazzino 97.019 94.395 34.379 38.908 36.957 35.891 Patrimonio netto 47.106 54.869 36.618 33.144 40.440 47.020 Debiti bancari a m/l 307.276 324.966 0 0 76.990 90.860 Debiti bancari a breve 33.218 26.946 2.178 12.204 23.953 19.140 Debiti vs fornitori 147.313 129.737 17.839 23.389 41.489 38.225 Crediti vs clienti 4.725 4.674 2.038 2.626 1.045 666 Disponibilità liquide 35.964 23.018 1.149 2.605 25.615 29.369
Le profumerie nelle stazioni Circuito Grandi Stazioni Milano Centrale Bologna Centrale Roma Termini Torino Porta Nuova
Fig. 3
Dufry Perfumery, Sephora Erboristeria BenEssere di Francesca Angelini, Bottega Verde, Coin, L'Occitane, Sephora, Yves Rocher Sephora
Fonte: sito Grandi Stazioni
con shop separati. Come si vede nella tabella in pagina, le grandi catene di profumerie non sono contemplate, mentre sono presenti parafarmacie (tra cui spicca BenEssere a Venezia, Treviso e Fiumicino), erboristerie (come Bottega Verde a Malpensa T1) e negozi di trucchi (come Kiko Make Up Milano a Orio al Serio, Malpensa T2 e Linate).
Formati di duty free separati si trovano a Milano Malpensa T1 e Linate, Firenze e Torino. Questa scelta, fa notare Fulvio Fassone, presidente dell’Atri, Associazione travel retail Italia e direttore commerciale di Sagat, si ritrova nei principali scali europei e permette di valorizzare maggiormente i prodotti, a patto naturalmente di avere spazi a disposizione. Altri punti vendita autonomi ci sono a Napoli (Carthusia), Reggio Calabria (Profumeria Vespia), Rimini e Ancona (Beauty and Fashion Profumerie, di recente apertura). Ma come va il settore? Apparentemente molto bene (+11,7% in Europa nel primo semestre 2011). Ma si tratta soprattutto di un rimbalzo a un anno dalla “nube islandese”, e in corrispondenza di un aumento di traffico del 10,4 per cento. «Si tratta
Fonte: edifis Intelligence
Fig. 2 Duty free, profumerie e parafarmacie negli aeroporti Ancona Falconara Duty free, Beauty and Fashion Profumerie Parafarmacia - Dr.ssa Rossella Galetta, Duty free – Bari Airest S.r.l., Travel retail /Multicorner – Airest S.r.l. Bergamo Orio al Serio Dufrital Duty Free Shop, Kiko Make Up Milano Bologna Travel Value & Duty Free (Heinemann), Bioera Parafarmacia Cagliari MDF Travel Shops, Parafarmacia FARMAfly Catania Aldeasa Italia srl (Prossima apertura) Firenze Duty Free Beauty Genova Dufry Shops Lamezia Terme Sascal Parafarmacia Milano Malpensa T1 Dufry Shops Perfumery, Bottega Verde, Farmacia (2) Milano Malpensa T2 Kiko Make Up Milano, Farmacia Milano Linate Dufry Shops Perfurmery, Kiko Make Up Milano Aldeasa Italia srl, Carthusia, Parafarmacia, Napoli Ischia Termae (prossima apertura) Free Fly Shop Multistore (Airside e Landside), Olbia Parafarmacia Delitala Pisa Touch and Go Reggio Calabria Profumerie Vespia Rimini Free to fly - Linea Aeroportuale Sole, Profumeria Roma Fiumicino Good Buy Roma shops (7 pdv), BenEssere, Outlet (2), Farmacia (2) Roma Ciampino Good Buy Roma shops Torino Beauty&Fashion Corner, Parafarmacia EOS Pharma Trieste Ronchi dei Legionari Duty Free Shop Treviso Elite Travel Retail, Free to fly - Linea Aeroportuale Sole, BenEssere Verona Dufry Shops Venezia BenEssere, Elite Duty Free, Elite Travel Retail Fonte: siti internet delle società di gestione aeroportuale
L'intervista Da soli si può vincere sui profumi. Dal 2009 gestiamo inoltre quattro Guido Vitali, direttore commerciale Aeroporto di Firenze L’effetto novità e la selezione dei marchi fanno la differenza quando si vendono profumi in aeroporto. Ne è certo Guido Vitali, direttore commerciale dell’aeroporto di Firenze, che ha scelto di creare, e gestire direttamente senza ricorrere ai classici operatori del travel retail, un negozio duty free dedicato solo alle fragranze. Come mai la scelta di una gestione diretta? L’idea nasce più in generale dalla volontà di aumentare i ricavi non avio, che nel 2003, quando sono arrivato, erano inferiori ai 5 milioni di euro e che nel 2011 sono stati di 11 milioni. La crescita è avvenuta dopo che abbiamo esteso la gestione diretta, in precedenza riservata solo a parcheggi e properties, alla pubblicità e agli eventi. L’incremento di fatturato ci ha fatto riflettere e portato a gestire direttamente prima il duty free specializzato in food e vino toscani, poi, dall’agosto 2008, quello focalizzato
56 retail&food - ottobre 2011
boutique di moda. Attualmente i ricavi dei duty free sono di 3,5 milioni all’anno, di cui 1,5 circa derivanti dai profumi. Come scegliete i marchi? La premessa è che l’80% dei nostri voli sono internazionali e che non abbiamo low cost, per le caratteristiche della pista. I passeggeri hanno in genere un’alta frequenza di volo e alto reddito. Pensando a questo tipo di passeggeri, pur tenendo i 60 brand iniziali abbiamo concentrato la nostra attenzione su 25 marchi forti che coprono l’80% delle vendite. Sono prevalentemente internazionali ma con una compagine di case italiane, come Ferragamo e la linea Santa Maria Novella, che hanno ottimi risultati. E che tipo di prodotti sono più venduti? Ciò che fa la differenza è la novità. I nostri viaggiatori conoscono bene i mercati e sono sensibili alle campagne pubblicitarie globali e quindi apprezzano la presenza di novità. Per questo ogni anno al Tfwa di Cannes facciamo un ragionamento con le grandi case, che alla fiera presentano i loro piani di marketing.
più che altro di una crescita sui volumi – sottolinea Fassone. In Italia la tendenza è simile, ma va sottolineato come molti punti vendita siano chiusi rispetto allo scorso anno». Si tratta in particolare di Catania, dove l’arrivo di Aldeasa è in ritardo, e Palermo, dove dalla scorsa primavera il punto vendita della Linea Aeroportuale Sole non è stato sostituito. Rispetto agli aeroporti la linea seguita nell’altro canale travel, le stazioni, è radicalmente diversa: qui dominano i grandi nomi e un posto di primo piano spetta a Sephora. Il marchio francese del gruppo Lvmh può contare sui negozi a Roma Termini, Torino Porta Nuova e sul grande e nuovo punto vendita di Milano Centrale, di fronte ai binari. Nel circuito di Grandi Stazioni va a Roma Termini il primato dei punti vendita di profumerie/erboristerie/parafarmacie, ben sei, mentre a Milano sono tre e a Torino e Bologna una. Diversi esempi ci sono anche nel circuito Centostazioni: a Brescia e Milano Porta Garibaldi si segnalano i punti B.Youi, ad Asti “T&T” è una tabaccheria e profumeria, mentre a Napoli Mergellina il brand è “Le Parfum de Brigitte” e a Foggia “Marvin”. Erboristerie e parafarmacie sono poi presenti nelle stazioni di Roma Trastevere, Pisa, Pistoia, Prato, Pescara, Parma e Rimini e nei supermercati di Roma Trastevere, Roma Ostiense, Padova, Rimini, Trieste e Treviso. Fabrizio Patti
dossierareediservizio2011
A cura di Fabrizio Patti
Confronto a tutto campo
G
solo in un terzo dei casi (33%, elaborazione r&f). Hanno la maggiore incidenza Sirio (3 sui solo 4 punti) e Sarni (31 su 44, pari al 70 per cento). Meno affezionate al formato sono Fini (25%) e Autogrill, che ha la pizzeria in circa un punto vendita su quattro ma vanta di gran lunga il primato numerico, 77. Come numero massimo di sedute contemplate primeggiano Spizzico (0-100) e Pizza Chef di MyChef (0-90), seguite da La Pizza di Fini (0-80). I self service sono presenti nel 31% delle aree censite. In questo caso la percentuale maggiore è appannaggio di Fini (66%), mentre quella minore di Cremonini (18%).
iunge al termine con un riassunto delle puntate precedenti l’analisi compiuta sulle caratteristiche dell’offerta dei principali operatori della ristorazione nelle aree di sosta italiane. Dato che la pubblicazione è avvenuta in sette puntate dallo scorso gennaio a settembre (si veda l’indicazione ai piedi della tabella), i dati potrebbero non essere aggiornati. Ecco i risultati. I bar L’offerta più classica, presente in tutte le aree di servizio autostradali, è quella dei bar. Il più diffuso è come prevedibile il Bar Snack di Autogrill (199 punti), società che vanta anche 83 ACafé. Quanto alla data di nascita, dalle segnalazioni delle società emerge che il formato più antico è quello di Fini (1961). Ma più che l’origine del marchio ha più senso guardare la data dell’ultimo restyling: tutti ne hanno fatto uno negli ultimi due anni, tranne nel caso di Sarni, fermo al 2006. Confrontando le sedute massime del formato, MyChef e Cremonini sono le due società che garantiscono più posti, fino a 50, mentre Ristop (0-10) e Sarni (4-8) sono quelle che ne mettono a disposizione meno. Tutti sono restii a comunicare la spesa media, tranne Cremonini (5,8 euro).
Il market Nelle dimensioni dei market si distingue invece Sarni, che non scende mai sotto i 150 mq e nei mall arriva a spazi di 600 metri quadrati. Il restyling più recente per i mercatini risale agli ultimi due anni per tutti tranne che per MyChef, fermo al 2004. La società si distingue però per una curata comunicazione dei settori merceologici. Tra gli elementi più innovativi del formato si segnala anche il corner SiCucciolo di Sirio, dedicato agli animali domestici. Tutte le catene dichiarano inoltre la presenza di prodotti locali o regionali e di un’area con prodotti freschi pensati per i pendolari.
Pizzeria e self service Se tutte le aree hanno un bar, le pizzerie sono presenti I formati della ristorazione e del market in autostrada AUTOGRILL
FORMATO BAR
30 - 85 area cliente, 75 - 155 complessivi
PIZZERIA AL TRANCIO
CREMONINI
Gran Cafè 60-180
Mokà e Chef Express 40 - 160
RISTOP
SARNI
SIRIO
FINI
Ristop
Caffè emozioni - Dolci seduzioni
Sicafé***
Fini
40-80 complessivi
30 - 85 area cliente, 75 - 155 complessivi
30 - 60
70-150
data creazione
2003
1994
2007
1987
2004
2010
1961
data ultimo restyling
2010
2009
-
2009, nuovo restyling programmato per il 2011
2006
2011
2010, in corso restyling di tutti i punti vendita
numero punti autostradali in cui è presente
83 Acafè (di cui 5 new restyling), 199 Bar snack
19
38 (ovvero tutti quelli in cui è presente l'offerta di ristorazione)
23, di cui 2 pdv in franchising
44
4
24 di cui 1 in franchising
sedute min-max
0-35
0-50
0-50
0-10
4-8
0-35
0-40
clienti serviti/anno (solo autostrada)
205 milioni
5 milioni
nd.
Media complessiva per punto vendita: 1 milione / anno
23,7 milioni (dato bar-market)
2 milioni
Oltre 18 milioni
elemento più innovativo del formato
Immagine, piastre panini
Brioche farcita al momento, focacce di Recco, crema frozen di caffè, supersconto per dessert se a fine pasto
Panino vip, dolci e croissant prodotti nella factory Vif di Pomezia
Aumento assortimento prodotti bar
Immagine, vetrine
Brioche farcite al momento
Spizzico*
nome formato
RIST. SELF SERVICE FREE FLOW MARKET
Bar Snack* - Acafè*
nome mq min-max
MYCHEF
PizzaChef
Pizza e Vizi
Ristop / R pizza
Pizza & sfizia - Sarnotto
SIpizza***
La Pizza
mq min-max
20 - 300
30-250
30-80
50-150 complessivi
30 - 80
15-50
30-250
data creazione
1989
1993
2010 (passaggio dal brand Leone Cose Buone e Pizza e Vizi)
1994
2004
2010
2003
data ultimo restyling
2008
2008
2010 e ancora in corso di estensione a tutti i pdv
2009, nuovo restyling programmato per il 2011
2006
2011
Previsto nel 2012
numero punti autostradali in cui è presente
77
6
14
7
31
3
6
sedute min-max
0 - 90
0-100
10 - 50
n.d.
12-24
0-25
0-80
clienti serviti/anno (solo autostrada)
2,3 milioni
300mila
n.d.
Media complessiva per punto vendita: 1 milione / anno
2,54 milioni
n.d.
280mila
elemento più innovativo del formato
Pizza 10 e lode, Supermenu
Prodotti add-on: mini-spiedo di pollo alla mediterranea, anelli di cipolla, mozzarella con croccante panatura
Pizze con prodotti tipici regionali, fritti a ridotto contenuto calorico
-
Introduzione di nuove pizze e focacce ripiene
Trancio ricco
Lievitazione Naturale di 48 ore
Ciao*
nome formato mq min-max
Commerciali : 80 - 750; complessivo: 120 - 900
Antica Locanda 160-500
Gusto Ristorante 30-160
Ristop / L'Orto 180-400 area commerciale (back escluso) · 120-300 area cliente (back, banco e retrobanco esclusi)
Ristogusto 100 - 200
Il Tagliere 150-400
Fini 120- 800
data creazione
1981
2004
2006
1987
2004
2008
1961
data ultimo restyling
2009
2004
-
2009, nuovo restyling programmato per il 2011
2009
2011
2010
numero punti autostradali in cui è presente
84
6
7
8
15
2
16
sedute min-max
30-500
50-250
20 -160
70-180
30-172
50-200
30-350
clienti serviti/anno (solo autostrada)
8,7 milioni
1 milione
n.d.
Media complessiva per punto vendita: 1 milione / anno
8,2 milioni
800mila
1,315 milioni
elemento più innovativo del formato
Immagine e assortimento
Il format stesso, replica della trattoria locale italiana: nel prodotto e nell'ambientazione rustica
Menu dedicati ai bambini, assortimenti regionali
Tagliata e amarone
Aumento dei prodotti a basso contenuto calorico e per vegetariani
Scelta, varietà dei prodotti
Nuova Immagine e qualità dei piatti tipici con menù dedicati ai diversi target
Market24*
nome formato mq min-max
20 - 350**
MyMarket 20-300
Il Mercatino Crai 20-181
Ristop 50-180 complessivi
Market più 150 - 300 (600 nei mall)
SImarket*** 20-100
Fini 30- 250
data creazione
1977
2004
2003
1987
2004
2010
1971
data ultimo restyling
2009
2004
Attualmente in corso
2009, nuovo restyling programmato per il 2011
2010
2011
2010
numero punti autostradali in cui è presente
300
19
30
23, di cui 2 pdv in franchising
44
4
24 di cui 1 in franchising
23,7 milioni (dato bar-market)
600mila
Oltre 22 milioni
clienti serviti/anno (solo autostrada)
35 milioni
3 milioni
n.d.
Media complessiva per punto vendita: 1 milione / anno
presenza di prodotti locali/ regionali (della regione in cui è presente il punto vendita)
Sì, nel corner "La Bottegaccia*"
Corner "Sapori dell'Antica Locanda"
Linea Piaceri Italiani Crai, ai quali si aggiungono corner dedicati ad aziendre locali
Sì
Sì, in tutti i punti vendita ci sono prodotti tipici regionali
sì, in tutti i punti vendita ci sono prodotti tipici regionali
Sì, con i prodotti "Sapori d'Italia" anche in corner dedicati e dal 2010 un banco di Gastronomia "Tutto il Buono di Fini"
presenza area con prodotti freschi per pendolari
Sì, nel corner "Via con Te*"
Sì
Corner prodotti freschi, nati dalla collaborazione con Montana
Sì
Sapori freschi
Sì, nel corner "Sifruit"* e "Siverdura"*
Sì nel banchi freschi in particolare le confezioni "in Viaggio" oltre al pane fresco
elemento più innovativo del formato
Nuovo corner "Titoli*", dedicato a cd, dvd e libri
Comunicazione dei settori merceologici ("LeggiMy" per i libri, "CuraMy" per la toilettry, … 18 categorie), corner Etnico (prodotti etnici), corner "Occasioni"
"Angolo delle Occasioni" con idee regalo per tutta la famiglia
n.d.
Presenza di corner dedicati ai prodotti tipici
Corner "SIcucciolo"* dedicato ai generi di prima necessità per animali domestici
Nuova immagine e layout con la creazione di 3 Mondi divisi per macro categorie (AREA Dolci e giochi, AREA snack salato/tipicità e gastronomia e AREA viaggio e libero). Banco di Gastronomia per take away e preparazione a vista di tipicità.
pubblicato sul numero di gennaio/febbraio 2011
pubblicato sul numero di marzo 2011
pubblicato sul numero di aprile 2011
pubblicato sul numero di maggio 2011
pubblicato sul numero di giugno 2011
pubblicato sul numero di luglio/agosto 2011
* Marchi registrati da Autogrill S.p.A. ** Nelle nuove realizzazioni e nelle ristrutturazioni di negozi esistenti non si superano mai i 270MQ *** Marchi registrati da Sirio S.p.A.
58 58 retail&food - ottobre 2011
pubblicato sul numero di settembre 2011 © Edifis Intelligence
international Bijoux Terner sale di livello
Un nuovo format, chiamato AdiXion, è stato messo a punto nell’aeroporto di Miami da Bijoux Terner, catena di negozi di bigiotteria che ha negli scali un canale importante. Il nuovo concetto abbandona la tradizionale scelta di vendere tutto a un solo prezzo (intorno ai 10 dollari). Ci sono invece cinque diversi marchi, ciascuno con un proprio livello di prezzo, che spazia da 20 a 50 dollari. La scelta permetterà di vendere prodotti più vari, come borsette e occhiali da sole.
Schiphol a luci rosse
Gli hotel dei transiti dell’aeroporto di Schiphol, tra cui il decantato hotel-cabina a ore, hanno rivelato un risvolto inquietante: sono regolarmente usati come luogo di appuntamenti tra prostitute dei paesi dell’Est e passeggeri. A dirlo un’inchiesta dell’Irish Times. Gli incontri, secondo il giornale, avvengono su appuntamento o con un adescamento direttamente nello scalo. La pratica è illegale: anche se la prostituzione è ammessa in Olanda, il luogo non è autorizzato. La polizia locale, per l’Irish Times, non intende però prendere provvedimenti “se non saranno segnalati abusi”.
A Parigi vola il Duty Free
Prende il largo il Duty Free Paris, marchio ombrello lanciato nel 2009 per i negozi tax free degli scali parigini: nel primo semestre dell’anno le vendite sono cresciute del 20,9 per cento. Grazie a questo apporto, il fatturato
dei negozi in airside è salito del 13,4%, con un incremento della spesa media per passeggero di dieci punti percentuali. Bene anche i noleggi auto (+10,5%) e i parcheggi (+6%). In totale la divisione Retail&Services ha registrato una crescita del 6,3 per cento, a quota 479 milioni di euro. Nel complesso la società Adp ha visto salire i ricavi dell’1,8% e l’Ebitda del 6,3 per cento. Le previsioni sono di raggiungere nel 2015 un Ebitda superiore del 40% rispetto al 2009.
60 retail&food - ottobre 2011
duty free world
By Kevin Rozario - London
Fighting for the Chinese Customer In lotta per il cliente cinese Airport retailers around the world which, in the past couple of years, have been greatly benefiting from an increasing number of outbound Chinese travellers willing to spend lavishly on prestige brands had better watch out. The Chinese government is acutely aware of its own people’s penchant for luxury and is taking steps to keep as much spending as possible at home – not abroad. The extent of PRC prestige spending overseas is astounding. At global accountancy and consultancy company KPMG, the principal for business development in China, Anson Bailey, says: “Overseas purchases account for 56% of Chinese luxury sales with 30% of consumers researching their purchases online.” In its most recent survey of the fashion and luxury market, the Milan office of consulting group Bain & Co estimates that Greater China (consisting of China, Hong Kong, Macau and Taiwan) is already the number three luxury market in the world with 2010 sales of €17.6 billion (just behind Japan at €18bn and the US far in front with €48.1bn). China on its own had sales of €9.2bn. Earlier this year the Chinese government created its first ever offshore duty-free island at Hainan, a popular holiday destination, with new legislation allowing its citizens to purchase duty free goods to the tune of CNY5,000 (€570) plus the bonus of a single item above this amount, with certain restrictions. This ruling came into effect in April and resulted in a scramble to shop at the duty free shop in Sanya, the main town on the island. More than one million people have passed through the store’s doors in the first 100 days. The operator China Duty Free Group is delighted and has ambitious plans for a much larger duty free complex in nearby Haitang Bay to cater to the huge demand. Furthermore the Chinese government is in the process of reviewing plans for the creation of arrivals duty free shops where a focus on prestige brands will be guaranteed. This will become another way of ensuring its citizens spend their money at home as long as these shops can offer enough saving compared to prices downtown and in overseas airports. This two-pronged attack, as well as others being considered – for example free trade and experimental zones in Ruili and Pingtan, and the roll out of a tax refund system in Beijing and other major cities – will claw back some of the €9.4 billion claimed by CDFG to be spent by PRC travellers abroad last year. Not good news for travel retailers outside the PRC.
I retailer aeroportuali in giro per il mondo che in anni recenti hanno tratto grande beneficio da un numero crescente di viaggiatori “outbound” cinesi desiderosi di spendere generosamente per marchi di prestigio, farebbero bene a stare attenti. Il governo cinese è perspicacemente consapevole dell’inclinazione della sua gente per il lusso e sta prendendo provvedimenti per tenere il più possibile la spesa in casa - non all'estero. L’entità della spesa della Repubblica Popolare Cinese in beni di prestigio all’estero è stupefacente. Presso la società globale di revisione e consulenza Kpmg, la principale per lo sviluppo del bunisess in Cina, Anson Bailey dice: «Gli acquisti all’estero pesano per il 56% delle vendite di lusso cinesi, con il 30% dei clienti che ricercano i loro acquisti online». Nella sua più recente indagine sul mercato della moda e del lusso, l’ufficio di Milano del gruppo di consulenza Bain & Co stima che la Grande Cina (che comprende la Cina, Hong Kong, Macao e Taiwan) è già il mercato del lusso numero tre al mondo con 17,6 miliardi di euro di vendite nel 2010 (dietro solo al Giappone, a quota 18 miliardi di euro, e agli Stati Uniti, di gran lunga in testa con 48,1 miliardi). La Cina da sola ha avuto vendite per 9,2 miliardi. All’inizio di quest’anno il governo cinese ha creato la sua prima isola duty-free offshore di sempre, ad Hainan, una popolare destinazione turistica, con una nuova legislazione che permette ai cittadini di comprare beni duty free per un valore di 5.000 yuan (570 euro) più il bonus di un singolo oggetto sopra questo ammontare, con alcune restrizioni. Questa regolamentazione è entrata in vigore ad aprile e si è risolta in una mischia per fare acquisti nel duty free shop a Sanya, la principale cittadina dell’isola. Più di un milione di persone sono passate dalle porte del negozio nei primi cento giorni. L’operatore China Duty Free Group è felice e ha piani ambiziosi per complesso duty free più grande nella vicina Baia di Haitang per soddisfare l’alta richiesta. Inoltre il governo cinese è in fase di revisione dei piani per la creazione di negozi duty free agli arrivi, dove sarà garantito un focus sui marchi di prestigio. Ciò diventerà un altro modo di assicurarsi che i propri cittadini spendano i loro soldi nel mercato domestico, dal momento che questi negozi permettono di risparmiare abbastanza rispetto al centro città e agli aeroporti all’estero. Questo duplice attacco, così come altri che vengono presi in considerazione – per esempio il commercio libero e le zone sperimentali a Ruili e Pingtan, e la diffusione di un sistema di rimborso fiscale a Pechino e in altre grandi città – farà recuperare alcuni del 9,4 miliardi spesi, secondo il Cdfg (China Duty Free Group), dai viaggiatori cinesi all’estero lo scorso anno. Non una buona notizia per i travel retailer fuori dalla Repubblica Popolare.
Lounge, Londra è la più Vip
U
na ricerca della società inglese Cpp ha censito le sale vip negli aeroporti. Ne è emerso che è Londra la prima città al mondo per numero di lounge, 37, mentre considerando il singolo aeroporto primeggia Francoforte, con 26 sale. Seguono New York (21), Los Angeles (15), Tokyo, Atlanta e la tedesca Osnabruck (13). E in Italia? Milano ne conta 5 a Malpensa e 2 a Linate, Roma 6. Quasi un terzo delle 700 sale esaminate è negli Usa, il 12% in Germania, l’11% nel Regno Unito e solo il 3,3% in Italia, dove se ne trovano 23. A meno di due chilometri dal T5 di Londra Heathrow, intanto, è stato inaugurato l’hotel Hilton London Heathrow Airport Terminal 5. Vanta 350 camere ed è circondato da 13 acri (circa 50mila mq) di vegetazione. L’indiano Mr Todiwala’s Kitchen e The Gallery sono i punti forti della ristorazione.
Il controllo sicurezza? A Parigi è automatico
Passo 1: presentarsi autonomamente all’ingresso di un passaggio automatico. Passo 2: inserire il passaporto dotato di banda per la lettura ottica nel terminale. Passo 3: entrare nel passaggio. Passo 4: apporre il dito sul sensore che riconosce le impronte digitali e superare la frontiera. Si articola in questi quattro step il nuovo e avveniristico sistema di controllo di frontiera automatizzato (Parafe) introdotto negli aeroporti di Parigi Charles De Gaulle e Orly. Lo scopo è naturalmente il guadagno di tempo in partenza e in arrivo. Per usufruire del servizio è necessario registrarsi (in due punti al CdG e in uno a Orly), lasciando le proprie impronte digitali. Possono usarlo i cittadini di Ue, Spazio economico europeo e Svizzera e residenti nella Ue con permesso di soggiorno europeo.
a Lufthansa i world travel awards
L’Oscar delle compagnie aeree, ossia il World Travel Awards 2011, è andato alla Lufthansa, per l’area europea, e alla Etihad Airways per il Medio Oriente. Per il vettore tedesco è il quarto successo in 18 anni di premio. La Swiss, compagnia dello stesso gruppo e vincitrice per 11 edizioni, è risultata la miglior compagnia business in Europa (Qatar Airways in M.O.). Come miglior aeroporto europeo è stato votato lo scalo di Zurigo, mentre il miglior hotel aeroportuale del continente è il Sofitel di Londra Heathrow. Nel Middle East su questi due fronti ha fatto il pieno Dubai. I 213.000 professionisti del settore che hanno votato Lufthansa hanno premiato tra le altre cose i nuovi sedili sottili che regalano 4 cm in più ai passeggeri (170 milioni di euro di investimento), il programma di wi-fi a banda larga FlyNet e la prossima partenza di 50 voli settimanali con gli Airbus A380.
retail&food - ottobre 2011 61
international Ssp vince a Vienna
Con un contratto da 70 milioni di euro (ufficiosi) per 5 anni di durata, l’operatore inglese del f&b aeroportuale Ssp ha fatto il suo debutto nel mercato austriaco. Entro il giugno 2012 aprirà sei locali nell’estensione chiamata “Skylink” dell’aeroporto internazionale di Vienna. Sarà presente tra gli altri una food court con l’emporio di fine-food Meinl. Ci saranno anche Caffè Ritazza e la panetteria Panopolis, che uniranno la loro line-up e avranno al loro interno prodotti locali, come la Sachertorte. Troveranno posto anche un ristorante con servizio al tavolo, un pub locale e un wine bar austriaco.
DragonMart, altri 150mila metri
Il gigantesco DragonMart di Dubai si avvia a essere ancora più mastodontico: lo sviluppatore Nakheel sta pianificando di aggiungere 158.000 mq di spazio per retail e 5.000 posti auto ai 150.000 mq del centro, che è già il più grande hub commerciale di prodotti cinesi fuori dalla Cina. Si tratta infatti di un grande centro commerciale cinese costruito nel 2002, lungo 1,2 km, a forma di drago e con uno stuolo di negozi: sul sito della società ne sono segnati addirittura 3.950 tra spazi per retail e per grossisti. Nella directory ne figurano però “solo” 849, di cui più di 80 vendono materiali di costruzione. I commenti di Tripadvisor parlano di infinita teoria di cianfrusaglie a poco prezzo. L’espansione includerà cinema, una food court, dei department store e un grande supermarket. Sul sito è già segnato come aperto un Auchan.
Ocado come Tesco
Prima dell’estate Tesco stupì il mondo della distribuzione creando uno shop virtuale in una fermata della metropolitana di Seul, in Corea. Alla fine di agosto anche Ocado, il più grande “droghiere” indipendente online del Regno Unito, ha avviato una sperimentazione analoga, nel mall One New Change, nel quartiere finanziario di Londra. Se la sperimentazione avrà successo, ci potranno essere altre location nella nazione, ha detto il ceo di Ocado al sito di Bloomberg. Intrigante il funzionamento della novità: una vetrina riproduce le immagini di 500 prodotti. Gli utenti, dopo aver scaricato un’apposita applicazione, passano il proprio smartphone e scansionano il codice a barre associato alle merci, acquistandole. Poco dopo i prodotti vengono inviati a casa, dove arrivano nel giro di poche ore.
62 retail&food - ottobre 2011
Cambia il vertice di McDonald’s Europe…
D
opo neanche un anno cambia ancora il presidente di McDonald’s Europe: Steve Eastbrook ha lasciato il ruolo e da ottobre sarà sostituito da Doug Goare, che cura la supply chain e lo sviluppo immobiliare per la catena. Eastbrook, 44 anni, inglese, è stato a capo di McDonald’s Uk. Ora guiderà il Gondola Group, noto per il marchio Pizza Express. La notizia ha sorpreso anche gli analisti, perché l’area europea stava andando molto bene per McDonald’s (+5% a luglio). Intanto il marchio in Francia sta pianificando di introdurre dei panini a base di baguette fresche nei punti vendita francesi. Nel Regno Unito, invece, indicherà nei menu le calorie degli alimenti, aderendo volontariamente a un’iniziativa del governo chiamata “Responsability Doug Goare Deal”.
…e Burger King licenzia la mascotte
L
a mascotte “The King”, simbolo di Burger King, viene mandata in pensione. Lo scopo: focalizzarsi di più, nelle pubblicità, sulla qualità e sulla nutrizione. È solo uno dei cambiamenti che sta approntando il secondo operatore di fast food al mondo, a fronte di risultati economici negativi. Nel secondo trimestre dell’anno, infatti, la corporation ha visto cadere i ricavi del 4% e i profitti netti del 12,7 per cento. Usa e Canada sono andate peggio, mentre l’Emea è cresciuta del 2,2% e l’America Latina del 6,8. Tra le novità che si stanno testando ci sono smoothies (frullati), parfait, insalate e prodotti a base di avena. Una novità per una catena molto più focalizzata, rispetto a McDonald’s, sul prodotto core, l’hamburger.
Verso la privatizzazione di Madrid e Barcellona
Sono arrivate sei manifestazioni di interesse per la privatizzazione degli scali di Madrid Barajas e Barcellona El Prat. L’Aena, società di gestione che ha il 90% di entrambi gli scali, ha stimato un valore complessivo di 5,3 miliardi di euro. I pretendenti sono: Ferrovial (che già ha la britannica Baa) con Cpp Investments; Ifm Luxembourg e Infinity Investments; Gmr Infrastructure; Fcc con Changi Airports e Siemens; Aeroports de Paris con Gip Illex e Az-Argos; un raggruppamento formato da Fraport (Francoforte), Global Oresme, Global Lubbock e Global Buridan. Non si è invece presentata la Sintonia della famiglia Benetton, nonostante la stampa italiana nelle settimane precedenti avesse ipotizzato un suo inserimento, magari con Changi, società di gestione dello scalo di Singapore che affianca Sintonia in Gemina, a cui fa capo Aeroporti di Roma.
In Brasile è mall mania
Sono climatizzati e sono sicuri. Per questo i centri commerciali incontrano sempre più il favore dei brasiliani. Come riporta il “Friday’s Globe and Mail”, alla fine del 2012 il numero di mall nel Paese sarà del 40% più alto rispetto a 7 anni prima. La crescita si deve anzitutto alla favorevole congiuntura degli ultimi anni: dal 2003 30-40 milioni di persone sono uscite dalla povertà per aggiungersi alla classe media, e da qui al 2030 si attende un’ulteriore crescita di 40-45 milioni. Ma ci sono anche fattori specifici: un manager dello sviluppatore canadese Brookfield Asset ha fatto notare che i consumatori brasiliani vanno nei mall 2-3 volte alla settimana. Il motivo: il fresco assicurato e la sicurezza, maggiore rispetto a quella dei centri città. Nel centro commerciale Riosul di Rio, per esempio, ci sono 100 guardie armate.
Quel gioiellino di Apple
Gli Apple Store si confermano i negozi che rendono di più per superficie occupata: secondo un’analisi di RetailSails, i punti vendita della società di Cupertino incassano 5.626 dollari per piede quadrato all’anno. La seconda classificata nel ranking è Tiffany, che si ferma a poco più della metà, 2.974. Ancora più distanti gli altri: solo Coach, Iululemon Athletica e GameStop riescono a stare sopra la soglia dei mille dollari a piede quadrato. In una classifica analoga di Bernstein Research di cinque anni fa Apple era già risultata prima, ma ora il divario si è allargato.
Boom a Zurigo, ma solo agli arrivi
Bicchiere mezzo pieno per i ricavi commerciali dell’aeroporto di Zurigo. A luglio le vendite sono incrementate del 4,6% rispetto a un anno prima, ma il fatturato per passeggero è sceso del 3,7 per cento. Se i risultati globali non sono stati soddisfacenti, è andato molto bene, secondo la società di gestione, il nuovo duty free di The Nuance Group posto agli arrivi, dopo che il parlamento elvetico ha reso possibile il tax free anche nel landside.
stazionario Retail (Group) sempre più temporary
Torino Porta Nuova
Da Nord a Sud delle Penisola si conferma dinamica l’offerta commerciale nelle grandi stazioni già completamente o in parte ammodernate. Gli spazi gestiti da Retail Group vedono un ampio numero di iniziative a
Milano, Roma e Napoli. Alcune novità riguardano anche Torino e Firenze. Nella principale stazione capitolina è la volta dei temporary a marchio Perugina, 3M, Guru, Olio Dante, H2O e Pull Love (quest’ultimi condividono la stessa location). Un punto vendita tradizionale sarà quello di Armata di Mare. A Milano Centrale tutte le soluzioni sono temporanee e portano i marchi Dettol, Nivea, Perugina e Olio Dante. Napoli Centrale si segnala per tre soluzioni shop in shop, Pull Love, Guru e H2O, e per il punto vendita Olio Dante. A Torino Porta Nuova è stato avviato il temporary Beretta. Di particolare rilievo è l’apertura a Firenze, nella ex Sala d’attesa Prima Classe, a marchio Silvian Heach.
perde i binari?
D
opo decine di milioni di euro e anni di lavoro per ristrutturarla, dal 2013 Torino Porta Nuova rischia di essere una stazione con negozi e servizi ma senza binari. Non c’è ancora una comunicazione ufficiale da parte di Gruppo Fs, e neanche di Grandi Stazioni, ma l’ipotesi sembra tutt’altro che un sogno di una notte di mezza estate. La possibilità che l’edificio realizzato nel 1861 vada in pensione nonostante il lifting è stata paventata dal sindaco del capoluogo, Piero Fassino, in seguito a un incontro con l’amministratore delegato di Gruppo Fs, Mauro Moretti, avvenuto lo scorso agosto. «Quando si
completerà il passante – ha dichiarato ai cronisti il sindaco – le due stazioni principali saranno Porta Susa e Lingotto. Porta Nuova non sarà più centrale. L’amministratore delegato di Ferrovie, Moretti, mi ha detto che sono pronti a discutere delle cessione dell’edificio e di tutta l’area retrostante». Il boccone da circa 50mila metri quadrati, per un valore di 300 milioni di euro di solo terreno più l’edificio, fa di certo gola a Gruppo Fs, alle casse vuote del Comune e alle imprese di edilizia. Quest’ultime andrebbero a realizzare un ampio quartiere residenziale vicino al centro storico. •
Retail Station
Mango Un passo alla volta il noto brand di fashion femminile, Mango, è entrato nel circuito delle grandi stazioni, prima con iniziative temporanee, poi con punti vendita tradizionali. L’elemento costante, tuttavia, è stato l’accordo con Retail Group, che ne ha accompagnato e condiviso lo sviluppo. L’ultima apertura in ordine cronologico è stata nel terminal di Milano Centrale. Per saperne di più abbiamo parlato con Michele Pozzo, dell’expansion department di Mango. Quanti negozi tradizionali e temporanei avete nelle stazioni italiane? L’esperienza di Mango nell’ambito retail all’interno di stazioni ferroviarie é iniziata da tempo, non solo in Italia, e ha sempre portato delle ottime soddisfazioni. Nel 2010 sono stati aperti per sei mesi, sempre in collaborazione con Retail Group, due piccoli temporary store all’interno della Stazione Centrale di Milano. Uno dedicato all’abbigliamento e uno agli accessori. Oggi contiamo tre punti vendita veri e propri in Italia, in particolare nelle stazioni di Napoli Centrale, Roma Termini e Milano Centrale. L’elenco segue l’ordine cronologico di aperture nel corso del 2011. Quali sono le performance e gli obiettivi per questi negozi? Si tratta di obiettivi, e di conseguenti risultati, che sono superiori alla media considerando l’alto traffico e gli orari di apertura. L’aspetto curioso é che il week end non rappresenta la top performance settimanale. Questo è uno dei rari casi. A quanto ammonta l’investimento per ogni punto vendita?
64 retail&food - ottobre 2011
L’investimento è in linea con quello di tutte le attività retail. La differenza è che, trattandosi di una stazione e quindi di una situazione molto “particolare”, ci sono dei limiti architettonici e dei particolari accorgimenti che bisogna considerare. Avete intenzione di aprire altri negozi in questo canale? Se si, dove? La crescita della piattaforma retail all’interno delle stazioni, operata da Grandi Stazioni, e l’espansione di Retail Group, con tutti i suoi brand, ci permetterà sicuramente di proseguire nella nostra partnership e nel nostro sviluppo su questo canale. Uno dei progetti imminenti dovrebbe essere a Venezia S. Lucia. Quali sono le caratteristiche dell’accordo con Retail Group? è una partnership che prevede la gestione del prodotto da parte di Mango e la gestione dell’aspetto retail e della vendita vera e propria da parte di Retail Group, agevolato dalla propria esperienza e struttura sul canale. È molto probabile, però, che nell’immediato futuro possano nascere dei progetti con Retail Group anche al di fuori delle stazioni.
Hotel e ristoranti nelle Centostazioni
N
on solo negozi e formule di ristorazione veloce nel circuito di Centostazioni. Oltre ai servizi e all’offerta retail, la società guidata da Paolo Simioni punta sulla diversificazione dell’offerta con soluzioni ricettive e di ristorazione lenta. Numerosi, inoltre, gli spazi dedicati a iniziative equosolidali. Stazione di riferimento per il network, Milano Porta Garibaldi ha visto l’avvio di un temporary store, attivo fino a dicembre, a brand Attirance-Natural Handmade Cosmetics. L’insegna Ccusi, con articoli di bigiotteria, dopo l’esperienza temporanea diventa esercizio tradizionale con la formula 6+6. Lo shop si posiziona al livello binari su una superficie di circa 100 metri quadrati. Nel terminal di Gallarate si segnala l’apertura al piano atrio del bar-ristorante a gestione Buffet srl, esteso 400 mq su un unico livello. Presso lo scalo romagnolo di Ravenna si annovera la nuova biglietteria ATM Puntobus (trasporto pubblico locale), con assistenza clienti e moderne tecnologie per emissione e ricarica dei titoli di viaggio. Nella città toscana di Pisa apre la Panetteria della Stazione, situata al piano terra, con un’estensione di circa 50 metri quadrati. Le novità più originali arrivano però dalla stazione di L’Aquila e Ascoli Piceno, dove sono stati avviati rispettivamente un albergo al primo piano del fabbricato, su 800 mq, e La Locanda dei Longobardi, situata al primo piano su 300 metri quadrati. Non meno importate, nei giorni 10 e 11 ottobre è prevista in 16 stazioni l’iniziativa “Equopertutti”di Altromercato. •
Bergamo, assegnato l’appalto
D
opo una lunga fase di stallo, l’appalto per la riqualificazione della stazione di Bergamo ha finalmente una società incaricata. Centostazioni ha assegnato i lavori ad Arconvent. La decisione arriva in seguito alla recente sentenza del Consiglio di Stato, che ha confermato quella del Tar, nella quale la disputa tra il Consorzio stabile ambrosiano e Arconvent è stata risolta a favore di quest’ultima. Le due aziende si erano posizionate rispettivamente prima e seconda al bando di gara indetto dalla società di Gruppo Fs. A questo punto l’avvio del cantiere appare imminente. «I lavori dovrebbero durare 18 mesi, così come la ristrutturazione dell’area delle autolinee, opera che sarà finanziata da Comune e Regione Lombardia», ha spiegato l’assessore alla mobilità, Gianfranco Ceci. Questa sentenza permette inoltre a Centostazioni di accelerare sulla commercializzazione dei futuri spazi adibiti a retail e servizi, per la gioia dei pendolari rimasti privi anche del bar. •
retail&food - ottobre 2011 65
ai ferry porti Monaco: musei e commercianti nel Cruise Bureau
Come ottimizzare i servizi, e incrementare i ricavi, pensando al crescente flusso di crocieristi? Una soluzione è arrivata dalla direzione del Turismo e dei Congressi di Montecarlo. L’ente ha attivato il Cruise Bureau per coordinare l’attività crocieristica nel principato raggruppando agenti marittimi, alberghi, musei, centri di attrazione, trasporti e commercianti. L’iniziativa si è resa necessaria a fronte dei dati in continua ascesa. Nel 2010 la crescita è stata del 36% rispetto al 2009, con un dato assoluto di 320mila crocieristi. Aumenta a due cifre anche il numero degli scali (+24%), con 235 unità.
Cin-Tirrenia, l’affare è fatto
I
l fidanzamento è stato lungo e difficile, ma alla fine il matrimonio tra Cin e Tirrenia si è celebrato. Sino all’ultimo momento l’esito della privatizzazione non era scontato, dopo che lo scontro tra la Compagnia Italiana di Navigazione e la Regione Sardegna stava facendo saltare l’operazione.
sull’operazione e su questi fondi si attende il via libera dell’Europa. L’accordo siglato tra i tre armatori napoletani e il commissario straordinario Giancarlo D’Andrea contempla l’acquisto del marchio Tirrenia, di 18 navi e delle linee attraverso la convenzione con il Ministero dei Trasporti.
Il lieto fine di questa odissea è arrivato a fine luglio, quando Cin ha «ha deciso di procedere all’acquisto della compagnia statale salvaguardando per il futuro la continuità territoriale e i livelli occupazionali». Il costo dell’operazione, come stabilito già da mesi, è di 380 milioni di euro, anche se nel saldo vanno contemplati i 72 milioni di euro di finanziamenti pubblici che Tirrenia dovrebbe percepire in otto anni. Il condizionale è d’obbligo perché
Sono esclusi, invece, la Siremar, i fast ferries, le proprietà immobiliari e le opere d’arte. Per il futuro della compagnia si profilano, inoltre, l’ammodernamento della flotta attraverso ristrutturazioni, demolizioni e noleggi, l’acquisizione di altre linee e di rotte internazionali. L’obiettivo, ha spiegato Manuel Grimaldi sulle pagine de Il Sole 24 Ore, è di rendere Tirrenia un colosso, leader nel Mediterraneo e di spessore internazionale. •
Aponte al timone di Stazioni Marittime
Nessun colpo di sirena per Royal Caribbean, ne approfitta Gianluigi Aponte. All’asta per aggiudicarsi il 24% di Stazioni Marittime, controllata da Finporto e messo in vendita dall’Autorità portuale di Genova, la compagnia di
Saremar in rotta di privatizzazione? crociere norvegese/americana si è tirata indietro. Royal Caribbean era in cordata con l’agenzia marittima Medov di Giulio Schenone ed aveva presentato una manifestazione di interesse. Strategia opposta per Marinvest e Costa Crociere. In questo modo l’armatore Gianluigi Aponte ha messo le mani sulla maggioranza delle quote, perché già controllava attraverso Grandi Navi Veloci (per il 50% di Marinvest) il 32% di Stazioni Marittime. La partecipazione di Aponte dovrebbe attestarsi ora intorno al 53%, facendone l’azionista di riferimento. La base d’asta per entrare nella gestione della società che controlla il terminal passeggeri del capoluogo ligure era 6,4 milioni di euro.
66 retail&food - ottobre 2011
L
a Saremar, in mano alla Regione Sardegna, potrebbe diventare una vera e propria flotta sarda a maggioranza privata. La proposta di Confesercenti regionale, rivolta agli imprenditori isolani, è quella di comprare il 51% del pacchetto azionario. Tale operazione garantirebbe la continuità territoriale ai passeggeri e alle merci, a prezzi contenuti, tutto l’anno. «Vorremmo coinvolgere il maggior numero di persone interessate a una svolta nei trasporti marittimi: i singoli imprenditori, ma
anche e soprattutto le camere di commercio, le banche e tutte le istituzioni che abbiano a cuore la Sardegna», ha dichiarato il presidente regionale di Confesercenti, Marco Sulis. L’appello potrebbe fare leva non solo sugli spiriti di indipendenza ma anche sui portafogli, svuotati dopo la crisi del settore turistico sardo durante la scorsa estate. «Le perdite – ha testimoniato Carlo Amanduzzi, presidente di AssHotel-Confesercenti – si attestano al 25 per cento nel 2011». A dimostrazione dell’impatto positivo generato da Saremar nei mesi scorsi, va sottolineato che la ripresa sul fronte passeggeri del porto di Savona è stata alimentata, a partire dal 24 giugno, proprio dall’avvio della linea Savona – Porto Torres gestita dalla compagnia regionale. •
Crociere: l’estate dei record…
… ma calano le entrate giornaliere
ecord dopo record, il mercato delle crociere conferma la crescita alimentando lo sviluppo dei porti. Nel Mediterraneo si distinguono ancora una volta i terminal principali, tra cui quello di Barcellona e di Civitavecchia. Un numero su tutti: il terminal catalano lo scorso 21 agosto ha centrato il massimo storico con 31mila crocieristi e otto navi attraccate. Allargando la prospettiva all’anno in corso, il porto di Barcellona ha registrato 121 scali nel mese di agosto, 541 nel 2011 e 1,6 milioni di passeggeri tra gennaio e luglio. Le performance non danno segno di crisi in tutto il paese iberico, che nella prima metà dell’anno ha totalizzato oltre 3,2 milioni di crocieristi. Dall’altra parte del Mediterraneo, in Grecia, il settore dovrebbe guadagnare nel 2011 circa 3,5 miliardi di euro grazie ai 4,5/5 milioni di viaggiatori stimati, in crescita del 18% rispetto al 2010. Non va peggio in casa nostra: nel weekend di Ferragosto il porto di Civitavecchia ha totalizzato oltre 82mila passeggeri, 47mila crocieristi e 25mila imbarcati sui traghetti. Lo sviluppo del comparto crociere continua ad attrarre investimenti, come nel caso di Venezia. Nel prossimo triennio Venezia Terminal Passeggeri investirà ulteriori 30 milioni di euro, dopo che dal 1997 ad oggi ne ha già investiti 32. Tra le varie cose, la nuova tranche di lavori permetterà la ristrutturazione di fabbricati 109/110 della Marittima: un’area di 14mila mq destinata esclusivamente a uso crocieristico. •
a crescita dei ricavi nel 2010 è stata del 8,9 per cento, ma il dato non è ancora tornato quello del 2008, pari a 24,9 miliardi di dollari. Il valore assoluto si è fermato a quota 24 miliardi. Questi sono i risultati a livello globale rilevati da Clia, la Cruise Lines International Association. A determinare il fatturato inferiore rispetto a quello del 2008, nonostante l’offerta sia più alta, è il calo della spesa (-1,3%, pari a 1.620). In diminuzione sono anche le entrate giornaliere per passeggero (-1,2%), ferme a 223 dollari. Per il futuro si parla ancora di crescita. La stessa Clia ha reso noto che sarebbero 36 milioni gli americani intenzionati a effettuare una crociera nel periodo 2012-2014. La stima supera di 3 milioni quella diramata nel 2008, quando erano di 33 milioni, e di 5 milioni quelle del 2006. Tra le destinazioni preferite si confermano al primo posto i Caraibi. “Solo” sesto il Mediterraneo e settima l’Europa. •
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Italian Cruise Day, appuntamento a Venezia Il settore delle crociere si dà appuntamento in Laguna in occasione dell’Italian Cruise Day. L’evento, che si terrà il prossimo 28 ottobre presso la sede di Venezia Terminal Passeggeri, prevede incontri e dibattiti sul futuro del comparto nel nostro Paese. Saranno presenti, tra i vari partecipanti, il direttore di Costa Crociere, Gianni Onorato, il direttore generale di Msc Crociere, Domenico Pellegrino, e il direttore generale di Royal Caribbean Cruise in Italia, Gianni Rotondo. Non mancheranno relazioni sul contributo che la crocieristica dà all’industria turistica e all’economia, targate Agenzia Nazionale del Turismo (Enit), Federazione Italiana Associazioni Imprese Viaggi e Turismo e Federturismo Confindustria.
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r&f vetrina
Da Electrolux, il panino in 30 secondi Smartbox, l’emozione prende il volo
Tre nuovi cofanetti, il restyling del packaging dell’intera gamma e nuove partnership. Ma la vera novità di Smartbox è il cofanetto“Jet Fighter”, valido solo per una persona, costa 1.999 euro e dà diritto a un volo su un aereo da caccia in otto basi militari in Italia, Europa e Stati Uniti.
Con Hsg Panini (High Speed Grill) di Electroluc bastano 30 secondi per preparare un sandwich a prova di chef. La piastra superiore scalda per contatto, dando l’effetto tostatura, la superficie ad infrarossi rende il pane croccante e le microonde garantiscono la giusta temperatura anche nel cuore del prodotto.
L’ Exotic Fresh Food è più leggero con Natui Cabiria e il Gruppo Tenua presentano Natui, brand pioniere nei piatti pronti da frigo. Presente nella Gd con una linea di sandwich, si contraddistingue per ricette leggere e genuine. I driver vincenti: nessun aggiunta di coloranti e conservanti, tre giorni di scadenza e al posto della maionese creme di verdure create ad hoc.
Meno tempo, più sapore con Le Fave Bonduelle
Pensate per la ristorazione moderna, Bonduelle Food Service propone le Fave Minute. Grazie all'utilizzo della cottura a vapore i tempi di cottura in cucina si dimezzano. Il consumo si effettua semplicemente riscaldando il prodotto o aggiungendolo da surgelato alla ricetta. E si limita la perdita di valori nutritivi.
Aquavitamin, sete di salute
San Benedetto ha annunciato Aquavitamin, una linea di bevande a base di acqua minerale naturale, vitamine e altri elementi necessari per il benessere fisico. Ogni bottiglia, da 0,5 litri, fornisce il 25% di razione giornaliera raccomandata. Le varianti sono: BEAUTYou, GENyous, IfeelGOOD e READYtoGO
Da Villani Salumi il Culatello con cotenna
Particolarmente apprezzato nella degustazione, il Culatello con cotenna dell’azienda Villani Salumi è realizzato con il cuore del prosciutto di Parma. Stagionato in cotenna per 16 mesi e poi confezionato sottovuoto, è frutto di un’accurata selezione ed è privo di fonti di glutine e derivati del latte.
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La pulce nell’orecchio
Foto di Marco Curatolo
Gestire spazi premium, immagine e non solo…
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talia-Francia si contendono le concessioni nei ristoranti à la mode. Nell’estate del crollo dei mercati finanziari e della drammatica crisi dell’euro, una piccola notizia è scivolata (quasi) inosservata (ma non ai rappresentanti più attenti e smaliziati del grande mondo del food&beverage). MyChef ha detronizzato Autogrill dalla prestigiosa location della Triennale di Milano: il colosso di Rozzano ha perso la concessione del ristorante dentro il museo affacciato su Parco Sempione. Ma la cronaca corre veloce, Autogrill presenta ricorso, questo viene accolto e la gara è annullata. Nell’attesa della nuova gara e del nuovo vincitore, Triennale decide di affidare pro tempore il servizio a
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MyChef. Ma, come si dice, non finisce qui. Due estati fa erano le “Baruffe Chiozzotte” tra due veneti purosangue, la famiglia Benetton (con Autogrill appunto) ed Enrico Marchi (il dominus di Save, l’aeroporto di Venezia), a tenere banco. All’epoca il nodo del contendere era l’aeroporto di Palermo, dove era andata all’asta la concessione per gestire i servizi di ristorazione. Roba da pochi milioni di euro ma con enormi potenzialità di sviluppo che facevano gola perché nello scalo siciliano ogni anno transitano milioni di passeggeri. Vince Airest, società di food&beverage controllata da Save, che batte Autogrill. Ma i Benetton, che hanno comprato la società degli “ex panettoni di
di Simone Filippetti
Stato” dall’Iri a fine anni 90, non ci stanno e fanno ricorso: Airest-Save non potrebbe partecipare e si appellano al Decreto Bersani, che vieta a società con soci pubblici locali di operare fuori dai loro confini. Ne è iniziato uno scontro su cui ancora non è stata detta l’ultima parola perché Autogrill ha poi vinto il ricorso, ma Marchi non ha mollato la presa e a sua volta ha minacciato di ricorrere alla Corte europea per ottenere ragione. Ancor prima qualcuno ricorderà lo scontro tra Autogrill e il gruppo Cremonini, con Chef Expess (che all’epoca si chiamava ancora Moto), dove accanto agli italiani si allungava l’ombra del big inglese Compass (poi travolto dalla crisi). L’estate appena finita ha visto invece la contesa per lo strategico mercato delle concessioni, fare un salto di qualità e spostarsi a un livello più alto: il nuovo avversario si chiama Elior. Perché l’insegna è sì MyChef, ma dietro c’è il colosso francese della ristorazione e del catering aziendale: un big da quasi 3 miliardi di euro di giro d’affari, quotato alla Borsa di Parigi. Autogrill è un colosso mondiale grande il doppio, e il contratto alla Triennale sono briciole ma lo sgambetto di MyChef va oltre il puro valore economico. Perché la concessione ha un alto valore simbolico e strategico: la Triennale è uno dei luoghi “cult” di Milano, tra le principali attrazioni turistiche di Milano per i visitatori internazionali. Nonché una prestigiosa vetrina del Made in Italy. Poter “esporre” alla Triennale regala una forte visibilità. Tanto più che per quel ristorante Autogrill aveva addirittura chiamato Carlo Cracco, uno dei più rinomati chef italiani, la cui fama è internazionale. Difficile coinvolgere una star dei fornelli in un Autogrill autostradale. Ed è questo il punto: il gruppo guidato da GianMario Tondato sta cercando di uscire dai confini della ristorazione di autostrade e aeroporti (business dai grandissimi volumi ma dai margini stabili o in decrescita) per imporsi come gestore di spazi commerciali, come lo possono essere una Rinascente o un Harrod’s, dove il nome Autogrill ancora non compare. In quest’ottica un ristorante griffato dentro la Triennale (che infatti si chiama Cracco Coffee Design, non Autogrill) è un volano importante per accreditarsi in Italia, ma soprattutto all’estero, come gestore di spazi. Autogrill è un brand noto, la cui penetrazione sul mercato è altissima; ma pur sempre commerciale e non premium: il business della gestione di spazi apre invece frontiere e opportunità di business inimmaginabili. •
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La foto
Il nuovo Eat's di Milano, foodstore e ristorazione danno nuova forza alla distribuzione
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r&f last but not least Aeroporti: traffico record, investimenti su alcuni scali “strategici” e di dare meno priorità a quelli “primari” e ancora meno a quelli “complementari”, perché le risorse pubbliche vanno concentrate. Sarebbe ora di sapere se il ministro ha solo timore di scontentare le realtà locali o se proprio non crede nell’utilità del piano (discusso per mesi nella Commissione trasporti della Camera).
adeguati investimenti lo sviluppo non potrà andare avanti. A dirlo chiaramente è il Rapporto 2010 dell’Enac: «le attuali infrastrutture aeroportuali non saranno in grado di sostenere adeguatamente le future potenzialità di sviluppo del traffico aereo». Per questo l’Enac ha dedicato tutta la prima parte del rapporto alla pubblicazione di un’ampia sintesi del Piano Nazionale Aeroporti e a chiesto con una forza insolita al Governo di attuarlo. E assieme a questo favorire un sistema più semplice per l’approvazione dei contratti di programma. Troppi anni passano dalla discussione all’approvazione, col risultato che, se si arriverà quest’anno ad
Anche questa sarebbe un’opinione rispettabile: con un piano nazionale elaborato dieci anni fa probabilmente alcuni scali non avrebbero successo (basti pensare a Orio al Serio), le low cost sarebbero state lasciate fuori per favorire la compagnia di bandiera e oggi non avremmo superato la Francia come numero assoluto di passeggeri. Invece siamo cresciuti, in totale anarchia, campanile contro campanile, grazie ai finanziamenti pubblici degli enti locali (oggi nella versione chiamata co-marketing, per niente trasparente). Ma probabilmente ora è arrivata una nuova fase, anche perché di compagnie di bandiera non c’è più traccia, perché l’intermodalità è una necessità, perché molti nostri scali stanno andando verso una saturazione (ancora Orio, Firenze etc.) e senza
approvare quelli per Roma, Milano e Venezia, si sarà comunque perso troppo tempo. In questo contesto non bisogna dimenticare il non avio. Abbiamo scritto più volte di come il settore del travel retail stia crescendo. Ma vedere situazioni come quelle di Catania o Palermo, in cui i duty free rimangono fermi tutta l’estate è sconcertante. Così come non si può non rimanere delusi confrontando la creatività messa in opera negli scali europei (Parigi, Monaco, Amsterdam, Zurigo) e la piattezza dell’offerta nostrana. I dati sul non avio ci dicono che in questi mesi è cresciuto come i passeggeri, niente di più. Ma se il modello di business degli aeroporti di oggi prevede zero valore aggiunto dall’aviation e tutto dal non avio, è ora di darsi una mossa. F. P.
offerta commerciale insufficiente
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ecord, anzi record assoluto! È stato un finire dell’estate pieno di entusiasmo per gli aeroporti italiani: Bologna, Pisa, Bergamo, Firenze (pur con la minaccia di uscita di Meridiana), Rimini, Lamezia Terme, Cagliari, Venezia, Catania, Perugia, Ancona e diversi altri hanno diramato comunicati in cui hanno giustamente festeggiato i migliori risultati di sempre. Anche Malpensa ha registrato dati in forte crescita, nonostante la retromarcia di Lufthansa Italia. Che tutti i dati salissero quest’anno rispetto a quello passato era scontato, dato che lo scorso aprile un vulcano innominabile aveva bloccato l'intera Europa. Ma che la crescita si estendesse anche ai mesi estivi non lo era. Invece si è arrivati a un +8,6% da gennaio a luglio rispetto allo stesso periodo del 2010 e ci si proietta verso l’anno con più passeggeri della storia nazionale. Lo scorso anno, d’altra parte, l’Italia aveva già brillato e con una crescita del 7% del traffico era stato l’unico, tra i principali Paesi europei, a recuperare i livelli di traffico passeggeri pre-crisi. Un risultato sorprendente, si legge nel rapporto 2010 dell’Iccsai, se si considera quanto debole sia stata la crescita del Pil, discorso che vale anche per la prima metà del 2011. Nello stesso rapporto si dice che la domanda crescerà ancora, perché la propensione al volo dei cittadini italiani è cresciuta ma non è ancora al livello degli altri grandi Stati della Ue. E crescerà anche di molto: da qui al 2030 si va verso un incremento vertiginoso dei passeggeri che passerebbero dai circa 140 milioni di oggi a 230 milioni. Ma possiamo limitarci alle fanfare? Assolutamente no, anzi, è bene avere qualche seria preoccupazione. Il primo motivo è che il Piano Nazionale Aeroporti, consegnato nel lontano maggio 2010 da Kpmg, Nomisma e One Works all’ente e da questi al ministero delle Infrastrutture e Trasporti, è rimasto da allora nel cassetto del ministro. Il piano tiene conto delle previsioni di crescita e svolge per ciascuno scalo delle analisi sui limiti, vincoli e capacità di sviluppo e su altri cinque temi, tra cui quello dell’accessibilità. Ma, si sa, sulla base di questo chiede anche di concentrare gli
Mercati in fiera NOME
Anuga Vae Expo ICSC EUROPEAN OUTLET CONFERENCE CIBUS TEC HOST ITCA DUBAI EXHIBITION SALONE FRANC. MILANO MAPIC SIA GUEST
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COSA
CALENDARIO OTTOBRE 2011 - DICEMBRE 2011 DOVE
QUANDO
WEB
Food and beverage Colonia Take away Parigi
08-12/10 11-12/10
www.anuga.com www.vaeexpo.com
Retail
Milano
12-13/10
www.icsc.org
Tecn. alimentare Ristorazione, Horeca, Alberghi Ristor. on board Retail Retail Real Estate Accoglienza
Parma
18-21/10
www.cibustec.it
Milano
21-25/10
www.host.fieramilano.it
Dubai Milano Cannes Rimini
25-27/10 4-7/11 16-18/11 26-29/11
www.itcadubai.com www.salonefranchisingmilano.com www.mipim.com/mapic www.siarimini.com