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retail&food ANNO 6 NUMERO 9 SETTEMBRE 2011 • e 3,00

Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 n°46) art. 1. comma 1, DCB Milano

LUOGHI DI VIAGGIO • SPAZI COMMERCIALI

Aeroporti tra duty free e retail

TUTTO IL BELLO DEL TRAVEL Opinione, Osservatorio prezzi, Dossier, Pulce, Foto, Mystery... tutte le potenzialità del r&f aeroportuale.

SIVO

ESCLU

Analisi Mercato Shoes & co.

Parola di...

Luigi Battuello

Grandi progetti retail Westfield Stratford



NEWS PRIMAE NOCTIS Alcune banalità sulla manovra

L'OPINIONE Una nuova fase per i vettori low-cost? La recente crescita del trasporto aereo in Italia è passata attraverso lo sviluppo del low-cost: dal 2000 al 2010, oltre il 90% dell’aumento della capacità aeroportuale è stato generato da questa tipologia di vettori, principalmente Ryanair ed easyJet. Nell’ultimo biennio, tuttavia, la quota di mercato low-cost ha iniziato a stabilizzarsi intorno al 30% dei posti offerti per quanto riguarda il traffico domestico, con Ryanair in seconda posizione dopo Alitalia, e al 40% per quanto riguarda invece il traffico tra l’Italia e l’Europa, con Ryanair leader. Questi dati possono essere interpretati con un primo segnale di raffreddamento del mercato in Italia e la possibile apertura di una nuova fase di sviluppo. La crescita dei vettori low-cost si sta spostando su collegamenti con distanze maggiori, serviti con frequenze settimanali sempre più basse. In altre parole, le migliori opportunità di crescita sono già state colte e gli sviluppi futuri sono rivolti verso collegamenti sempre più sottili, al limite di sostenibilità del modello low-cost. Anche le strategie di prezzo si stanno adeguando. Negli ultimi mesi i prezzi offerti sono aumentati a fronte di minori sconti per prenotazioni anticipate. Si nota inoltre un’inversione di tendenza da parte di Ryanair, con l’entrata in aeroporti caratterizzati da una presenza significativa di compagnie tradizionali. Gli scali italiani cresciuti maggiormente nel 2010, tra cui Bologna e Torino, sono appunto quelli che hanno saputo anticipare questa nuova linea di sviluppo, che vede una maggiore compresenza dell’offerta delle compagnie tradizionali e degli operatori low-cost. Tale strategia non è esente da rischi, come dimostra l’uscita di Lufthansa Italia da Malpensa per effetto della pressione di easyJet. Dopo una prima fase di forte sviluppo low-cost trainato dalla generazione di domanda latente su nuove rotte, il futuro passa attraverso un ulteriore aumento della competizione anche sulle rotte già servite. Alitalia e Meridiana sono avvisate.

Editoriale

La manovra fiscale appena varata, come è del tutto ovvio, non ci porta regali, ma sacrifici e tagli. E va bene, se dobbiamo stringere la cinghia (e se non ci sono alternative credibili), lo faremo. Ma al governo (da chiunque presieduto) possiamo e dobbiamo chiedere che, almeno, sacrifici e tagli abbiano una certa dose di razionalità, e questa a volte sembra mancare. Ma non vogliamo farla troppo lunga, né unirci ai cori lamentosi che giungono da ogni parte; ci limitiamo, per fare un esempio, a dire che se il governo vuole mettere una pietra tombale sulle grandi opere infrastrutturali, non ha che da confermare il provvedimento (poi ritirato per fortuna) che riduce per i Concessionari la possibilità di ammortizzare gli investimenti all’1% annuo. Garantito che nessun privato (e nessuna banca…) vorrà più investire, su un orizzonte temporale di 100 anni… Aggiungiamo alcune considerazioni altrettanto ovvie: lo Stato ha bisogno di soldi, è vero; chiunque sia chiamato a contribuire certamente si lamenterà, è vero; non si può dare retta a tutti, è vero. Ma è pur sempre possibile “confezionare” le richieste con intelligenza, con equità e con una certa capacità di calcolare il loro impatto sull’economia, sul futuro e sulla società: “governo”, nel suo significato etimologico, vuol proprio dire questo!

Renato Redondi, Direttore del Comitato Scientifico ICCSAI, Università degli Studi di Brescia

retail&food - settembre 2011

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Anno 6 numero 9 settembre 2011 Direttore responsabile Andrea Aiello In redazione Fabrizio Patti, Andrea Penazzi Hanno collaborato Tiziana Bardi, Alessandro Barzaghi, Giuseppe Bonomi, Italo Bussoli, Carmen Chieregato, Giulia Comparini, Gianfilippo Cuneo, Luigi De Montis, Luca Esposito, Simone Filippetti, Fulvio Fassone, Vito Gamberale, Stefano Gardini, Paolo Prota Giurleo, Massimo Guacci, Antonio Intiglietta, David Jarach, Paolo Lombardi, Filippo Maffioli, Pietro Malaspina, Adolfo Marino, Dante Marro, David Montorsi, Giorgio Moroni, Pierpaolo Palmieri, Alberto Pasquini, Enrico Pazzali, POLI. design, Alessio Quaranta, Mario Resca, Leopoldo Resta, Vito Riggio, Kevin Rozario, Paolo Simioni, Vittorio Valenza  Foto Archivio Gesto Editore, Flickr, Fotolia, Imagoeconomica, iStockphoto

è ora di leggere

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A retail&food hanno collaborato tra gli altri: Giuseppe Bonomi Gianfilippo Cuneo Luigi de Montis Fulvio Fassone Vito Gamberale Antonio Intiglietta Paolo Lombardi Pietro Malaspina Pierre Marin Enrico Pazzali Mario Resca Vito Riggio

Presidente Sea Aeroporti di Milano Presidente del Comitato Investimenti per Il Fondo Sinergia Presidente Assocatering Presidente Associazione Travel Retail Italia Presidente F2i Presidente Expo Italia Real Estate Presidente Fiera di Genova Presidente Consiglio Nazionale Centri Commerciali Amministratore Delegato John Lang LaSalle Italia Amministratore Delgato Fieramilano Presidente Confimprese Presidente Enac

Ai sensi dell’articolo 2 comma 2 del codice di deontologia relativo al trattamento dei dati personali nell’esercizio dell’attività giornalistica, si rende nota l’esistenza di una banca-dati personali di uso redazionale presso la sede di Milano – viale Coni Zugna, 71. Gli interessati potranno rivolgersi al responsabile del trattamento dei dati personali Antonella Ferraraccio, presso la sede di Milano, per esercitare i diritti previsti dalla legge n. 675/967.

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è una rivista edita da Edifis spa Viale Coni Zugna, 71 - 20144 - Milano - Italy Tel. 02 3451230 - Fax 02 3451231 info@retailfood.it www.retailfood.it

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Diffusione regionale (aree Nielsen)

5% Enti e Ministeri 15% Servizi

20% Gestori aree

AREA 3

AREA 4 Abruzzo Molise Campania Puglia Basilicata Calabria Sicilia Sardegna

Toscana Marche Umbria Lazio

32% Retail

TEL. UFFICIO ____________ TEL. CELLULARE __________________ FAX __________________ E-MAIL ___________________________ NOTE O RICHIESTE _________________________________________

48%

__________________________________________________________

25%

28% Ristorazione

2 2 retail&food - settembre ottobre 2010 2010

Trentino Friuli Ven. Giulia Veneto Emilia Romagna

AREA 2

INDIRIZZO ______________________________ CAP ____________ LOCALITà __________________________ PROVINCIA __________

8% 19%

SOCIETà _________________ FUNZIONE _____________________

Piemonte Liguria Valle d’Aosta Lombardia

AREA 1

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n° 9 settembre 2011

SOMMARIO 37

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30 news primae noctis Alcune banalità sulla manovra

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l'opinione di Renato Redondi Una nuova fase per i vettori low-cost?

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R&f news

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Cosa occorre saper per... Aperture domenicali selvagge? Retail 24h/24h?

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Brand in Italy Caruso, moda maschile e tradizioni italiane

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indice retail

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osservatorio prezzi La competizione fa sul Serio Low cost i biglietti degli aerei, meno gli scontrini di ristoranti/bar. Analizzando i listini food degli scali di Bergamo, Verona e Venezia emerge che è quello lombardo a presentare l’offerta più strutturata. Ma anche con i picchi di prezzo più alti. A Venezia Airest, società del Gruppo Save, vince facile (e sola)

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star trek Retail Obiettivo Ottica Avanzi

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Londra è pronta al 2012 - Esclusivo Westfield Stratford City, a un passo dalle Olimpiadi

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Prima pietra Castel Romano, un village che fa sistema Presentato in occasione di Eire e attualmente in cantiere,

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il retail park di Castel Romano è un esempio di progetto sinergico e complementare rispetto ad altre realtà retail e di entertainment, già operative o in costruzione. La commercializzazione delle 57 unità è in progress

Analisi di Mercato Centro che vai, scarpa che trovi Bata, Geox e Scarpe&Scarpe occupano assieme un terzo dei punti vendita dedicati alle calzature nei mall, ma per il resto il mercato è frammentato, con spazio per catene regionali e indipendenti. Il quadro di un mercato ancora stagnante, dove però la produzione ha ricominciato a correre

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Dossier aree di servizio Finifast

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International

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Stazionario

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Ferry Porti

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Vetrina

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La pulce nell'orecchio Duty free, Italia tra ritardi e distorsioni

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Taglio nastro Globo 4, un altro giro di giostra Inaugurata la nuova fase a fine 2010, in autunno è prevista l’apertura del multiplex. All’orizzonte compare la sesta estensione, che include il big box di Decathlon già avviato lo scorso giugno. A fronte di questo sviluppo il centro commerciale di Busnago (Mb) si conferma tra i top player italiani con 150 negozi

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Sani, belli e buoni... in concept Solo frutti per noi! Siamo lontani dai 700 locali dell’americana Jamba Juice, ma tante catene stanno scaldando i motori per coprire il segmento delle bevande a base di frutta con negozi specializzati. Chiquita, Zumo, Juice Bar e tanti altri sono nomi che presto saranno comuni tra aeroporti, mall e le spiagge più mondane

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Parola di… Luigi Battuello Sea: in pressing sulla qualità

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La foto

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Dossier aeroporti Olbia, tra sacro e profano Un’aviazione generale principesca, tante eccellenti iniziative per la città ma anche problemi di spazi e stagionalità non semplici. Olbia aspetta di conoscere il suo futuro e si gode un momento magico (ringraziando il caro traghetti)

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Last but not least I punti fermi di Expo

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Mystery in airport Cork, aerostazione “no frills”

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Rubriche Orient express Aviation outlook Retail station Mercati in fiera

6 8 56 64

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r&f news Al via i lavori per Meldola Fashion Mall

è

previsto in queste settimane, a settembre, l’avvio dei lavori per il Meldola Fashion Mall. L’apertura dovrebbe avvenire tra novembre 2012 e marzo 2013. L’annuncio dell’avvio del cantiere è stato dato dall’ideatore dell’iniziativa, nonché fashion designer del brand “John Ashfield”, Andrea Celli. La struttura sarà posizionata all’ingresso di Meldola (Fc), nel cuore della riviera romagnola, ospiterà la nuova sede di John Ashfield e altri 50 luxury store con prestigiosi marchi nazionali e internazionali. L’architettura di stile anglosassone si estenderà su un’area di 30mila mq, dei quali 15mila adibiti a negozi, ristorazione, servizi, bed&breakfast e spazi per il tempo libero. I parcheggi saranno 600. Oltre al portafoglio di insegne, attualmente in fase di definizione, il valore aggiunto del progetto sarà

dato dalla location. Il Mall sorgerà in un’area visitata annualmente da oltre 30 milioni di turisti e con un bacino di utenza di oltre 4,5 milioni di residenti. I flussi saranno garantiti dalle nuove tangenziali di collegamento con i caselli autostradali di Forlì e Cesena Nord. •

Partecipa alla ricerca sul travel retail

A

tri ha aperto sul proprio sito www.travelretail.it un questionario finalizzato a raccogliere la voce e l'interesse di tutte le componenti che operano nel contesto del travel retail nazionale. L'obiettivo della ricerca di mercato è di aumentare l'awareness associativa e, allo stesso tempo, raccogliere idee e proposte d'azione da tutti coloro non ancora iscritti all’Associazione. Per chi deciderà di aderire alla survey è prevista la partecipazione a titolo gratuito al prossimo evento associativo, il Workshop Atri del 20 ottobre. •

Torna il Report Aeroporti

D

opo il grande successo di Aeroporti 2010, è in preparazione Aeroporti 2012, il terzo Report Commerciale di retail&food dedicato agli aeroporti italiani. La pubblicazione – unica in Italia – descrive a 360 gradi il business degli aeroporti (dati e numeri e analisi di aziende) in tutte le sue componenti: aviation, retail, ristorazione, inflight catering, duty free e duty paid, servizi ai viaggiatori e forniture per gli aeroporti. Il Report, unitamente a retail&food, costituisce oggi lo strumento di consultazione preferito da tutti gli operatori professionali e da moltissimi viaggiatori per una rapida e aggiornata ricerca di fornitori di beni e servizi e di notizie utili aeroportuali. L’uscita è prevista per il dicembre 2011, in 15.000 copie. Per informazioni: info@retailfood.it . •

Al Rainbow c’è solo Pepsi

Nel nuovo parco di divertimenti Rainbow Magicland di Valmontone, vicino a Roma, la PepsiCo è diventata fornitrice ufficiale e sponsor. L’accordo prevede la fornitura esclusiva per tre anni di Pepsi, Gatorade, Lipton Ice Tea, Tropicana, 7Up e dei succhi Lonza nei 28 punti di ristoro del parco. Il Rainbow Magicland si estende per 600mila mq ed è il più importante del Centro-Sud. PepsiCo aveva legato il proprio nome all’intrattenimento stringendo accordi con diversi parchi, tra cui di recente Minitalia Leolandia.

Il telepass di Sea parte col botto Il 50% di transazioni a Malpensa e l’80% a Linate: sono le percentuali di utilizzo, nelle prime settimane dall’avvio, del nuovo servizio di accesso ai parcheggi con Telepass messo a punto da Sea. Motivo del successo è la

semplicità di utilizzo: basta usare le corsie di accesso e di uscita abilitate per registrare l’entrata e pagare la sosta con addebito automatico sul conto corrente. Non è necessario firmare alcun contratto. Gli aeroporti milanesi sono i primi a offrire il servizio, ma Autostrade per l’Italia punta in pochi anni a offrire il servizio Telepass nei principali parcheggi italiani.

Dal 19 al 23 settembre torna il Tfwa

La fiera Tfwa di Cannes, dedicata al duty free & travel retail, si terrà da lunedì 19 a venerdì 23 settembre nel Palais des Festivals. Lo scorso anno i visitatori furono 5.398, l’8% in più del 2009. Tra i 27 espositori nuovi ci sono Fratelli Rossetti, Safilo e Tommy Hilfiger. Speaker d’eccezione, l’ex Segretario Generale dell’Onu, Kofi Annan.

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r&f news Parma, il parco commerciale fantasma

I

l cantiere procede ma non è ancora possibile stabile se sorgeranno magazzini, quelli sì autorizzati, o un parco commerciale, espressamente vietato da ciò che resta del Comune di Parma dopo lo scandalo mazzette sulla gestione del verde pubblico. Stiamo parlando dei lavori nella frazione di Ugozzolo (Pr), di fianco al maxi store di Ikea (che nella vicenda non c’entra) e del costruendo inceneritore, anche quest’ultimo sembrerebbe non autorizzato ma è tutta un’altra storia. Senza contare che nei pressi sorgeranno altri due poli commerciali (PR Parma Retail e Parma Urban District) con tutte le carte in regola, che sarebbero danneggiati dall’ingresso di un ulteriore concorrente. L’azienda che lavora al cantiere del possibile retail park è la società bresciana Fogliata Spa mentre la società impegnata nella commercializzazione sarebbe la Immobiliare Arco. A lanciare la notizia è stato il sito di RepubblicaParma.it, con un articolo corredato da video pubblicato in rete lo scorso luglio. Sia nel testo che nel video si può appurare la telefonata tra il giornalista, che si finge manager di una catena di calzature, e l’addetto di Immobiliare Arco. La conversazione sembra non lasciare dubbi sull’attività in essere di commercializzazione. Altrettanto evidente, però, è il documento rilasciato dal Comune di Parma allo stesso giornalista e disponibile online sul sito della testata, dove si evince che “… i titoli abitativi sopra citati non contemplano superfici adibite alla vendita al dettaglio e/o all’ingrosso”. Per sbrogliare la matassa di informazioni abbiamo interpellato telefonicamente fonti vicine all’amministrazione comunale. «Quello che dice l’articolo è reale – conferma a r&f la fonte, che ha deciso di restare anonima –. Il costruttore ha chiesto il permesso per realizzare magazzini e depositi.

Orient Express

Se oggi andassimo a fare un controllo vedremmo strutture che possono diventare magazzini, quindi fino a quando non apriranno non possiamo fare nulla. A quanto so l’impresa edile ha già chiesto la variante urbanistica per il cambio di destinazione d’uso ma a mio parere è difficile che la ottenga». Il rischio di ricevere una denuncia, oltre che per i diretti interessati, coinvolge anche i retailer. «Se aprissero in queste condizioni interverrebbe una procedura di abuso e la responsabilità ricadrebbe sia su di loro (Fogliata Spa e Immobiliare Arco, ndr) che sugli operatori commerciali. Le ipotesi a questo punto sono due. Nella prima (Fogliata Spa e Immobiliare Arco, ndr) potrebbero chiedere una modifica del Pua (Piano urbanistico attuativo), con la quale dalle quantità indicate nella scheda si stralcerebbe una parte del territorio prevedendo in questo modo due strutture di

al massimo 2.500 mq separate tra loro. Se la destinazione d’uso fosse per attività alimentari la misura sarebbe minore. In questo caso la competenza delle autorizzazioni sarebbe del Comune che si esprimerebbe attraverso un voto del consiglio comunale. La seconda ipotesi (quella più probabile, ndr) prevede che chiedano di fare un parco commerciale, per esempio di 20mila metri quadrati. In quel caso dovrebbero presentare in Provincia la richiesta di modifica del Ptcp (Piano territoriale di coordinamento provinciale) e in particolare dell’allegato “piano commerciale provinciale”. Tale modifica coinvolgerebbe anche la Regione attraverso una conferenza dei servizi. A quel punto bisognerebbe modificare gli strumenti comunali, il Psc (Piano strutturale comunale) e il Poc (Piano operativo comunale). L’iter sarebbe di circa 2 anni». •

a cura di Stra_branding - www.strabranding.com

Brand building in Cina Come abbiamo avuto l’occasione di evidenziare durante il nostro recente intervento al “Luxury Summit” organizzato dal Sole 24 Ore, La Cina, in continua espansione, è un mercato che richiede un approccio strutturato a marchi che intendono cogliere le opportunità che esso può offrire. La competizione per conquistare i consumatori e gli spazi retail si fa sempre più forte e si registra inoltre la tendenza dei grandi marchi a raddoppiare i propri spazi retail, mentre i mall ed i department store tendono a riproporre sempre gli stessi brand. In questo scenario, i first entrant, cioè i marchi che da tempo operano in Cina, hanno accumulato un grande vantaggio competitivo mentre i nuovi entranti incontrano barriere crescenti: devono farsi riconoscere e costruire la propria brand awareness mentre gli spazi retail chiave a loro disposizione si riducono. Facendo leva sulla nostra esperienza diretta nel territorio, riteniamo di poter suggerire ai marchi di piccole e medie dimensioni i seguenti consigli su come penetrare il mercato cinese in modo efficace: Il marchio deve fare leva sulla brand awareness di cui gode nel suo paese di origine, basata sulla sua storia, i suoi valori e le qualità specifiche che hanno contribuito alla sua creazione. Il tempo è un elemento fondamentale nel successo di un marchio. Sebbene i tempi di ritorno in Cina si siano ridotti, il successo richiede comunque tempo e non ci sono scorciatoie. La Cina può, infatti, offrire enormi soddisfazioni ma richiede pazienza, investimenti e risorse dedicate. La prospettiva di facili guadagni nel breve termine è illusoria. Occorre poi fare un'enorme opera di educazione. I consumatori e gli operatori degli shopping mall e department store non conoscono le realtà italiane. La comunicazione

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gioca quindi un ruolo essenziale in quanto se non comunichi non esisti. Comunicare prima ancora di entrare nel mercato è un must. Al riguardo, esistono mezzi alternativi alla pubblicità, che è molto costosa in Cina, ma altrettanto efficaci, come le presentazioni alla stampa, eventi, sponsorizzazioni, blog, ecc. Eventi mirati e selettivi sono il modo migliore per raggiungere i propri consumatori target, specie se il marchio è di nicchia. In Cina è anche fondamentale centrare un posizionamento coerente nei confronti dei propri competitors, evitando di essere troppo cheap ma allo stesso tempo di essere irragionevolmente costosi perché questo limita inevitabilmente il mercato potenziale. I prezzi retail devono essere continuamente controllati e devono riflettere lo spread corretto tra il mercato cinese e quello di origine. La maggior parte dei marchi di piccole e medie dimensioni sceglie di penetrare il mercato attraverso accordi di franchising. Tuttavia, un numero crescente di marchi opta per una presenza diretta ad Hong Kong e nelle maggiori città cinesi, Pechino e Shanghai. Ciò fa si che molti distributori preferiscono evitare di operare in queste città nei primi anni dell’attività di introduzione del marchio sul mercato. Non necessariamente, infatti, il lancio deve avvenire a Pechino o Shanghai in quanto le città di secondo livello possono offrire ottime soddisfazioni. Da ultimo, per quanto riguarda l’estensione territoriale degli accordi, essendo la Cina un mercato enorme, sarebbe logico lavorare con più partners. Tuttavia, se il marchio non gode di una forte brand awareness, è molto difficile poter lavorare con più distributori sin dall’inizio. Meglio allora selezionare un solo distributore, limitando l’estensione territoriale e lasciandogli delle opzioni per il futuro. Giovanni Di Salvo



r&f news Fidenza Shopping Park passa a Cordea Savills

Il valore dell’operazione è stato di 40 milioni di euro. Con questa cifra Cordea Savills SGR SpA, per conto del nuovo fondo immobiliare chiuso riservato a investitori qualificati Radegonda, ha acquistato da Unieco il Fidenza Shopping Park. Advisor del venditore è stata la multinazionale Jones Lang

trovato l’accordo: Sportingenova spa, partecipata dal Comune della Lanterna, ha assegnato la gestione alla Sampdoria e al Genoa, che si avvarranno della collaborazione della Tre Colli spa di Carrosio (Alessandria). Si tratta di un’impresa della famiglia Persegona, che tramite la Praga Holding RE ha realizzato l’outlet di Serravalle. Secondo il Secolo XIX la Tre Colli è vicina alla famiglia Garrone, proprietaria della Samp, cosa che aveva provocato le perplessità dei Rossoblù. Dalle benemerenze acquisite liberando il Comune dalla conduzione dello stadio, secondo voci potrebbe scaturire l’autorizzazione a costruire una nuova struttura accessoriata con centro commerciale e servizi annessi, magari un nucleo religioso polivalente. •

Genova, stadio a cinque stelle

U

na decina di skybox, ossia di salottini vista campo per vip, un museo da far visitare a turisti e crocieristi, due megastore per il merchandising di Sampdoria e Genoa e un nuovo ristorante con piatti a tema. Non si esclude un cambio del nome, intitolando l'impianto a uno sponsor. Sono le novità della nuova gestione dello stadio di Genova. Dopo una lunga trattativa, infatti, a luglio è stato

Aviation outlook LaSalle. Il parco commerciale, attivo dal 2008, è posizionato all'uscita del casello autostradale di Fidenza lunga l’A1, a metà strada tra Milano e Bologna, all’interno di in un’area commerciale consolidata e adiacente all’outlet Fidenza Village. Il portafoglio marchi si compone di grandi catene, tra cui H&M, Decathlon, Pittarello, Prenatal, Comet, Maisons du Monde, Casa, OBI e Dondi Salotti. In totale le unità retail sono 21 su 26mila metri quadrati. Sono possibili, inoltre, futuri ampliamenti.

Alta Velocità: altri 300 milioni dalla Bei

Una bella boccata d’ossigeno per il completamento dell’Alta Velocità tra Milano e Napoli arriva dalla Banca europea per gli investimenti. Lo scorso luglio, a Roma, è stato sottoscritto un contratto di finanziamento da 300 milioni di euro a vantaggio di Rete Ferroviaria Italiana (Gruppo Fs). In virtù di questa operazione salgono a cinque i miliardi di euro prestati dall’ente europeo, a fronte di un costo totale di tutte le infrastrutture pari a 32 miliardi di euro.

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Chi paga il mio stipendio? Il cliente! Che, di fronte ad una precaria neutralità economica delle attività aviation-related, lo sviluppo dei ricavi non-avio sia l’unica reale fonte di profittabilità per le gestioni aeroportuali è un tema di cui personalmente sono promotore da più di un decennio. E numerosi sono gli interventi di potenziamento degli spazi non-avio che insieme al mio team abbiamo realizzato a livello europeo. Ciò nonostante, continua a permanere una collocazione di inferiorità del business non-avio rispetto a quello avio nella mente di molti top manager aeroportuali, guidati ancora una volta dall’impatto politico (“più voli, più voti”) che la movimentazione degli aeromobili può loro procurare. A fronte di ciò, i risultati economico-finanziari del settore aeroportuale nazionale sono sotto gli occhi di tutti. Per alcuni scali medio-piccoli si registrano ormai posizioni di perdita gestionale strutturale e di uno stock di debito considerevole già accumulato, a fronte della difficoltà o impossibilità degli azionisti pubblici di ricapitalizzare le relative società di gestione. Per gli scali medio-grandi, si registra invece un gap rispetto alle performance dei player internazionali, con un upside legato al sottostimato sviluppo dei flussi non-avio legato, per esempio, a quel 30% in meno che oggi caratterizza la spesa media per passeggero in Italia rispetto alle migliori pratiche continentali. Naturalmente non è possibile uniformare il giudizio su tutti gli scali nazionali; ve ne sono alcuni, come Torino, Bologna e Olbia, che negli ultimi anni hanno sensibilmente sviluppato questo driver e che infatti, non a caso, sono ai vertici per la redditività del settore. Anche Sea ha in essere un brillante significativo progetto di crescita a doppia cifra delle sue fonti di ricavo non-avio, mentre a Roma il percorso sembra ancora in fieri. Ciò che deve essere tuttavia chiaro è che l’alternativa spesso utilizzata dai manager nostrani per la quadratura dei conti delle imprese aeroportuali, vale a dire il taglio dei costi, appare sempre più difficilmente proiettabile in costante ottica futura a fronte di forme di economicità – in alcuni casi, s’intende - già raggiunte.

Se la centralità del business non-avio è dunque chiara ed inconfutabile, quale linfa per la profittabilità d’impresa ma prima ancora per il finanziamento delle costose operazioni aviation, che fare per coloro che ancora dormono sui falsi allori di condizioni di rendita monopolistica? In primis, l’arte del benchmarking: confrontarsi ed imparare dagli altri, in ambito nazionale ma soprattutto estero, toccando con mano gli elementi di successo delle formula di business dei primi della classe, è un metodo relativamente economico per aprire la mente e stimolare cambiamento. Secondariamente, riprogettare gli spazi: ho realizzato interventi di riprogettazione del layout del terminal che, a parità di metri quadri, possono aumentare la resa commerciale del 20%. Qui il mantra appare rappresentato dalla gestione dei flussi dei passeggeri in ottica commerciale e non legato a sterili quanto superate esigenze operative di imbarco rapido dei passeggeri dettate dalle funzioni aviation. In ultima istanza, ponetevi una semplice domanda: chi paga a fine mese il mio stipendio e ne garantisce l’erogazione per i prossimi mesi? Se la risposta – come dovrebbe essere in contesti di mercato – è il CLIENTE, allora quanto detto sopra non potrà che essere, in ultima istanza, banale. Se poi, come sta accadendo anche in Italia, la vostra società di gestione dovesse rispondere ad azionisti privati, questa domanda non vi sarebbe nemmeno formulata, ma, bensì, imposta da soggetti orientati alla profittabilità del business e, se del caso, pronti a migrare rapidamente verso lidi più sicuri da questo punto di vista. Salute a tutti! Prof. David Jarach www.diciottofebbraio.it





r&f news cosa occorre sapere per... A cura dello Studio Legale Cocuzza & Associati di Milano

Aperture domenicali selvagge? Retail 24h/24h?

I

l Decreto Legge 6 Luglio 2011 n. 98 ha introdotto rilevanti novità in tema di aperture domenicali ed orari di apertura degli esercizi commerciali. Le nuove disposizioni ribadiscono che i Comuni inseriti negli elenchi regionali delle località turistiche o città d’arte possono esercitare liberamente l’attività di vendita nella giornate domenicali e che gli orari di apertura di esercizi posti in tali Comuni possono estendersi, in via sperimentale, anche per 24 ore giornaliere. Tali disposizioni dovranno essere attuate dalle Regioni entro la fine dell’anno, ma è giusto ricordare che potrebbero perdere efficacia nel caso in cui non vengano confermate dal Parlamento entro 60 giorni dall’entrata in vigore (e quindi, nel caso di specie, entro il 6 settembre 2011). La potestà legislativa in tema di commercio appartiene, come è noto, alle Regioni. Tuttavia lo Stato mantiene la potestà legislativa in tema di tutela della concorrenza ovvero di aspetti generali della materia. Ecco perché il legislatore nazionale, con finalità di tutela della concorrenza e libera circolazione delle merci, è potuto intervenire su tali aspetti. Ai sensi della Legge Bersani (D. Lgs. 114/1998) gli esercizi commerciali possono restare aperti per 13 ore giornaliere ed osservano la chiusura domenicale e festiva; tuttavia i Comuni possono individuare fino a otto domeniche nel corso dell’anno (oltre le domeniche del mese di dicembre) in cui gli esercizi commerciali possono esercitare l’attività di vendita. I comuni a vocazione turistica e le città d’arte possono derogare all’obbligo di chiusura domenicale e festiva. La regolamentazione delle aperture domenicali è contenuta anche nelle leggi regionali, alcune delle

12 retail&food - settembre 2011

quali consentono ai Comuni che non rientrano nelle città d’arte di individuare, di concerto con le organizzazioni di categoria, ulteriori domeniche di apertura dei negozi rispetto alle otto giornate previste dalla normativa nazionale. Alcuni TAR hanno poi fornito ulteriore spinta verso una completa liberalizzazione di questi aspetti, facendo leva su principi di diritto comunitario, ed hanno messo in luce che i Comuni, nel determinare il calendario delle aperture domenicali, devono tenere in debita considerazione le richieste delle organizzazioni di categoria e delle associazioni sindacali, percorrendo tutte le ipotesi volte a permettere le aperture domenicali oltre il limite minimo. Le disposizioni da ultimo approvate dal Consiglio dei Ministri non rappresentano quindi una vera e propria novità in tema di aperture domenicali: la vera portata innovativa del provvedimento consiste nella liberalizzazione degli orari di vendita all’interno delle città d’arte, in cui sostanzialmente sarebbe possibile esercitare l’attività di vendita 24 ore al giorno. Le norme di cui sopra hanno portata sperimentale: qualora dovessero dare buona prova, non è esclusa l’estensione anche ai comuni che non rientrino nelle liste delle città d’arte.

Avv. Alessandro Barzaghi Per informazioni e quesiti gli Avvocati Giulia Comparini gcomparini@cocuzzaeassociati.it e Alessandro Barzaghi abarzaghi@cocuzzaeassociati.it saranno lieti di rispondervi.



r&f news Quale futuro per Verona Fiere? I tempi sono duri per le fiere ma anche per gli enti locali. È per questo che il Comune di Verona ha deciso di mettere in vendita il 24% di Verona Fiere, ente (e non spa) di cui possiede da sempre il 54 per cento. Dato che il valore complessivo della Fiera è valutato in 141 milioni, la base d’asta sarà di 33,84 milioni, anche se il Comune punta a rastrellarne una quarantina. Dei soldi, spiega La Repubblica, una quota andrà nel bilancio del Comune per rispettare il Patto di stabilità, una parte per finanziare nuove infrastrutture e una parte per rimpinguare il fondo di dotazione dell’ente fiera. Il tutto rimanendo socio di riferimento, oltre a mantenere, grazie a una modifica recente dello statuto, anche il diritto di prelazione e di gradimento dell’acquirente. Una mossa per “tutelare il territorio”, come ha detto il sindaco Flavio Tosi, e che di fatto escluderebbe Fiera Milano e i francesi di GL Events. Candidati sono invece la Banca Popolare di Vicenza, la Cattolica Assicurazioni e Veneto Sviluppo, finanziaria della Regione Veneto. Della partita dovrebbe essere anche la Camera di Commercio di Verona, tra i fondatori dell’ente scaligero.

Crea International arreda Air Bank

U

na banca amichevole e libera dalle costrizioni delle filiali tradizionali. Così è stata pensata la Air Bank, da poco inaugurata a Praga e progettata dalla società Crea International, nota per aver curato il design anche di CheBanca!. Tra le caratteristiche, ci sono le postazioni in cui si possono sedere fianco a fianco, davanti a un pc, l’addetto e il cliente. I colori sono vivaci, verde vivo e nero. L’interior design, spiega una nota dell’azienda, si ispira all’Agorà greca, e in effetti la ricordano la struttura a gradoni e le colonne presenti nel locale di Praga. Massimo Fabbro, cofondatore e CEO della società milanese, commenta così il progetto: «Credo che il concept di Air Bank rappresenti un nuovo inizio nello scenario del retail banking. Un negozio vero e proprio dove potersi sentire alla pari con la banca, semplice e senza fronzoli che accoglie il cliente in un ambiente inaspettato e amichevole». •

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Obikà nella tana del lupo

L

o scorso 15 luglio è stato inaugurato nell’aeroporto di Napoli Capodichino il terzo punto vendita aeroportuale del mozzarella-bar Obikà. Ha una superficie di 230 mq circa e si trova al primo piano dell'area partenze, dopo i controlli di sicurezza nella nuova area commerciale. Come nei precedenti casi di Malpensa e Fiumicino, il locale è gestito da Autogrill. Nell’Obikà, che ha un posizionamento di fascia alta, i cibi sono preparati a vista, nello stile dei sushi bar. Il centro dell’offerta è la Mozzarella di bufala Campana Dop. L’asticella è alta, perché il pubblico napoletano in fatto di mozzarella di certo sarà esigente e perché nello scalo sono già presenti due punti vendita specializzati in quest’alimento, a insegna Fattorie Garofalo (quello in airside senza somministrazione). •

Buongustare, sapore antico a Fiumicino

U

n ambiente da vecchia bottega e una selezione di prodotti alimentari italiani di qualità dalle diverse regioni italiane. Sono i pilastri su cui poggia il nuovo punto vendita Buongustare, alle partenze internazionali dell’aeroporto di Fiumicino. A gestirlo è la famiglia Giannelli, che da generazioni si occupa di produzione e distribuzione di prodotti alimentari di qualità. Gli interni sono di Costa Group, che ha voluto inserire una serie di elementi che ricordassero le vecchie botteghe italiane: tra questi la macchina per la pasta fresca, la pesa per la farina, l’affettatrice per i salumi e scaffalature di ferro e legno grezzo per i vini. C’è però anche spazio per la modernità: nello spazio per la degustazione si può per esempio vedere a video la storia dei prodotti. Il target sono sia i turisti stranieri che gli italiani. •

Pricing, la guida per incrementare la redditività

C

ome agire sulla leva del prezzo? La risposta è fornita nel nuovo libro scritto da Danilo Zatta, intitolato Le basi del Pricing ed editato da Ulrico Hoepli Editore. In un periodo di grande incertezza economica, il testo si propone come guida basilare e pragmatica su come sfruttare la leva del prezzo per incrementare la redditività aziendale e identificare nuove opportunità di crescita. Zatta è considerato uno dei massimi esperti nel campo, è consulente direzionale per multinazionali e Pmi in tutto il mondo e vanta presenze come relatore in importanti convegni come il World Business Forum. •

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r&f news

S

i rinnoverà per altri due anni la partnership tra Lavazza e il torneo di tennis di Wimbledon. Ora è tempo dei bilanci della prima collaborazione tra il marchio italiano e il torneo. «È stato un importantissimo product placement, che rientra nella nostra logica di internazionalizzazione del brand, dato il richiamo mondiale del torneo, in particolare verso Asia e Sud America». Così Monica Balocco, direttore marketing Lavazza Away From Home, definisce il progetto Wimbledon, di cui è project leader. «Perché Wimbledon? Perché rappresenta la qualità e la tradizione, ci siamo trovati

Lavazza, a Wimbledon un milione di coffee sui fondamentali», ha aggiunto. Il marchio di caffè italiano non è risparmiato: dal 20 giugno al 3 luglio scorso ha servito circa un milione di caffè, utilizzando 200 macchine in 60 punti di ristoro, tra bar e ristorazione automatica. I bar e ristoranti sono stati in particolare 13, tra cui tre realizzati ad hoc: si tratta del Baseline Café, il principale, che ha veicolato il claim della campagna pensata da Armando Testa, “Enjoy the Real Italian Espresso Experience At

16 16 retail&food - settembre 2011

Wimbledon”; dell’Aorangi Café, all’interno di una food court e caratterizzato dal servizio veloce; e infine del punto di ristoro all’interno dell’area stampa, chiamato Broadcast Café. Ingente lo staff impegnato: 600 persone, composte da baristi professionisti Lavazza e addetti dello storico caterer locale che hanno seguito uno specifico corso di formazione organizzato dal personale Lavazza dei Training Center di Torino e del Regno Unito. Il valore dell’investi-

mento non è stato reso noto, ma la società fa sapere che influisce per circa il 10% sul budget di advertising internazionale. L’advertising internazionale costituisce a sua volta circa il 40% degli investimenti di advertising globali. Alcune ricette sono state prodotte appositamente per Wimbledon, ossia l’Iced Latte e il Lavazza Amaretto Espresso. Anche le tazzine sono state personalizzate, nei colori verde e viola, che contraddistinguono l’evento. •



Brand in Italy

Caruso, moda maschile e tradizioni italiane I

l marchio Caruso, moda maschile, appare nel mercato internazionale a dicembre 2008, con l'ingresso di Umberto Angeloni (imprenditore classe 1952) nel capitale e nello sviluppo strategico di MA.CO/Raffaele Caruso con sede a Soragna (PR), showroom e uffici commerciali a Milano nel quadrilatero della moda, clienti nel retail di prestigio in Italia e nel mondo. Qual è l'idea alla base del progetto di sviluppo del marchio che combina le tradizioni culturali italiane dell'alta sartoria, del cibo e del belcanto? Esprime l’eccellenza del Made in Italy – quello che coniuga leggenda, tradizione, innovazione, ispirazione – legata al tessuto ed al vissuto dell’azienda. Il consumatore affluente del “reset world” postrecessione in cui viviamo, non si accontenta più di una data nel logo del brand, o di un bel librone auto-celebrativo, un giubileo, un testimonial a pagamento, una pubblicità vistosa… dai prodotti richiede invece e innanzitutto “autenticità” in termini di process e di provenance , “rilevanza” anche sul piano culturale ed etico, e “valore” in termini di costo-beneficio. Tutto questo si trova in abbondanza nel prodotto e nel marchio Caruso. La partenza del progetto basato sulle solide radici di una manifattura con 50 anni d'attività coincide con l'esplosione della bolla finanziaria mondiale; quali sono i numeri del primo triennio d'attività? La Great Recession è stata indubbiamente molto pesante per il mercato del classico sartoriale, tuttavia ha aperto una finestra di opportunità per aziende e prodotti che avessero le caratteristiche sopra descritte, nonché di visibilità per brand dal messaggio fre-

sco e nuovo. Grazie ad Alberto Caruso, figlio del fondatore, l’azienda aveva già raggiunto il culmine del suo successo come produttore, si trattava allora di emergere anche come marchio, sostenendo tutti i necessari investimenti nonostante la recessione in atto. In termini di fatturato, dal picco del 2008 (€ 60 milioni) si è quindi scesi ai € 45-47 del biennio successivo, per poi balzare ai € 61 attesi nel 2011, cui dovrebbe seguire una crescita organica Umberto Angeloni a due cifre che porterà al raddoppio del volume d’affari entro il 2015. Presenza nei punti vendita d'eccellenza della moda, radici nella cucina sapida della Bassa emiliana (anolini, culatelli, prosciutti, formaggi grana) e icona della lirica come testimonial. I progetti di Angeloni a medio termine per Caruso? Lo sviluppo del brand e della mission aziendale. Riguardo al primo punto, una volta definito concept e posizionamento del marchio, avviata la sua comunicazione, sviluppato il ventaglio merceologico congruente al core product (l’abito), ampliata la presenza geografica in partnership con la migliore distribuzione multi-brand, il passo successivo è quello di rendere sempre più focalizzata l’esperienza del brand-prodotto. Pertanto lo sviluppo di corner, shop-in-shop, ed infine flagship, dedicati a Caruso. In termini di mission aziendale, l’eccellenza tecnicoproduttiva sta evolvendo in una leadership anche nella “progettualità”, a servizio di grandi brand e designer stranieri che vedono nell’azienda Caruso e nel Made in Italy il futuro del lusso e della qualità. L'uomo contemporaneo viaggia sempre più e i luoghi del viaggio moderno diventano “empori” sempre più ampi. Che cosa ne pensa Angeloni? Sul tema del viaggio aereo come “esperienza” in sé e dei suoi luoghi di transito (aereo, aeroporto) come vera e propria “destinazione” ho scritto un piccolo libro nel 2005, Fluxuations. Attraverso lo spaziotempo rappresentato dal “flusso” il moderno viaggiatore viene a contatto con oggetti e realtà molto diversi – lingue, notizie, cibo, merce, ecc., tutti coesistenti in sana armonia e più a misura d’uomo. Anche i templi dei brand globali sono meno arroganti ed aggressivi, obbligati a ridursi di scala, a mostrare solo una selezione della loro gamma ed abbassare i prezzi. Man mano che il flux evolve e diventa “nazione” (la più grande del mondo con i suoi 6 miliardi di abitanti) mi aspetto che al suo interno possano evolvere formule di accoglienza, intrattenimento, ristorazione, shopping, wellness, ecc. che siano originali anziché soltanto dei cloni di quelle esistenti nelle città. Qualcosa già si intravede... Paolo Lombardi

18 retail&food - settembre 2011




indice retail 2011 Segnali contrastanti dal secondo semestre I l secondo semestre inizia decisamente male soprattutto in Italia, Paese la cui Borsa, come attesta il FTSEMIB, sprofonda perdendo 10 punti dopo i 12 persi nel mese precedente. Nel resto del mondo abbiamo calma piatta, non certo scossa dal modesto incremento di un punto. Se però ci riferiamo al mercato del lusso accessibile, il discorso cambia completamente. Cambia in Italia: malgrado una lieve battuta d'arresto nel mese, solo due titoli su otto sono in calo, tutti gli altri guadagnano terreno, anche senza arrivare al "fenomeno" AEFFE che ha più che raddoppiato il suo valore in sette mesi. E cambia anche nel "resto del mondo", che compie nel mese un balzo di 9 punti, arrivando al + 14% (Hugo Boss e Tiffany guidano la danza). Anche in questa area geografica i titoli negativi sono solo due su 15, cosicchè possiamo dire ancora una volta che il comparto del retail moderno dà grosse soddisfazioni agli investitori che ci credono…

PRINCIPALI SOCIETA’ MARCHI POSSEDUTI

HOLDING

QUOTAZIONI AL

MERCATO 03/01/11

20/06/11

19/07/11

0,50 8,17 0,86 3,43 22,65 13,59 0,50 73,80

1,13 12,17 1,07 4,05 20,93 11,13 0,61 82,80

1,08 12,22 1,13 3,53 22,57 9,06 0,58 90,65

indice

Aeffe Bulgari Damiani Geox Luxottica Safilo Group Stefanel Tod's

Alberta Ferretti • Moschino • Pollini Hogan • Fay

Italia Italia Italia Italia Italia Italia Italia Italia

INDICE ITALIA

Adidas C.F.Richemont Dufry Fossil Hugo Boss Inditex LVHM Nike Polo Ralph Laureen PPR Puma Swatch Group Tiffany & Co

Reebok Vacheron Constantin • Cartier • Dunhill Zara • Pull and Bear • Massimo Dutti Louis Vuitton • Moet Chandon • Hennessy • Fendi • Dior • Zenith • Guerlain Puma • Fnac • Gucci • Redcats • Conforama Omega • Longines • Tissot Valentina • Elsa Ferretti • Paloma Picasso

Xetra Xetra Svizzera Nasdaq Xetra Xetra

47,51 44,32 125,80 72,69 50,00 56,17

50,97 50,75 99,83 106,73 56,59 60,63

53,18 44,46 98,85 128,92 73,13 62,05

111,93% 100,32% 78,58% 177,36% 146,26% 110,47%

Francia

118,66

112,15

122,80

103,49%

Nyse Nyse Francia Xetra Xetra Nyse

85,59 111,65 118,83 237,76 313,96 62,11

81,11 124,04 114,25 201,80 322,75 73,80

90,64 134,54 126,65 215,35 351,95 81,19

105,90% 120,50% 106,58% 90,57% 112,10% 130,72%

INDICE R&F ESTERO

100,00

216,60% 149,57% 131,40% 102,92% 99,65% 66,67% 116,00% 122,83%

128,20 125,70 125,70

100,00

105,54 114,98 114,98%

INDICE R&F ALL COUNTRY

100,00

116,87 120,34 120,34%

FTSEMIB MSCI ALL COUNTRY

20.436 313.611

L’indice Generale Retail è ponderato nella misura di 3 (retail) per tener conto della differente ampiezza dei rispettivi mercati. Tutte le quotazioni sono nella valuta della piazza relativa.

19.645 313.750

18.229 317.768

89,20% 101,33%

© Edifis Intelligence

retail&food - settembre 2011 21


osservatorio prezzi

C

he siamo in aeroporto si vede dai listini di ristoranti e bar. Rispetto a quelli applicati in altre location del travel retail dalle stesse catene, qui i prezzi volano. Un cappuccino e un croissant possono arrivare a costare 3,80 euro, mentre un panino più una birra in lattina/bottiglia da 33 cl anche 10,90. L’ennesima conferma che questo canale rappresenta una vetrina d’eccellenza non alla portata di tutti i budget. L'analisi dei listini è stata eseguita a cavallo di giugno e luglio su un paniere di 18 prodotti food, comprensivi di soluzioni caffetteria, panini, bevande e market. Oltre ai marchi presi in esame, ne sono presenti altri la cui offerta non è confrontabile con quella dei punti vendita in tabella. È il caso di McDonald’s a Bergamo (gestione My Chef-

Orio al Serio, Aeroporti Sistema del Garda per il Valerio Catullo e Gruppo Save per il terminal Marco Polo. Save veste anche il ruolo di capogruppo di Airest che gestisce tutta la ristorazione presso l'aerostazione di Venezia.

Il caffè si aggrappa all’euro

Il consumo veloce per eccellenza si mantiene su prezzi accessibili. La bevanda nera è venduta al costo di un euro in quasi tutti gli esercizi commerciali. A Orio solo l'insegna Gnam la propone a 10 centesimi in più. Listino ad 1,10 euro anche a Verona e Venezia nei locali di Airest. Il segmento caffetteria si dimostra “caro” per tutti gli altri prodotti. Per il cappuccino si parte dall’1,60 euro chiesto da My Chef e Marianna (locale con

La competizione fa sul Serio Low cost i biglietti degli aerei, meno gli scontrini di ristoranti/bar. Analizzando i listini food degli scali di Bergamo, Verona e Venezia emerge che è quello lombardo a presentare l’offerta più strutturata. Ma anche con i picchi di prezzo più alti. A Venezia Airest, società del Gruppo Save, vince facile (e sola) Elior) e di The Frozen Yogurt e di DimmidiSì a Verona. In questo scalo, inoltre, l'insegna Marco Polo non ha comunicato i dati. Per le insegne in portafoglio ad Autogrill, Airest e My Chef si è preferito indicare l’operatore di ristorazione e non i singoli format. Questo perché i prezzi sono standardizzati in tutti i rispettivi punti vendita. Le varie insegne sono state comunque segnalate a margine. I listini pubblicati sono stati forniti dalle società di gestione degli scali, rispettivamente Sacbo per

servizio di caffetteria, gelateria e pasticceria) a Bergamo e dai locali di Airest a Verona e a Venezia. Si arriva però sino ai 2,50 euro richiesti da Juice Bar. Il punto vendita specializzato in succhi, centrifugati, smoothies, macedonie e boost si dimostra il più caro anche per il caffè decaffeinato (1,30 euro), il croissant (1,30 euro) e la spremuta d’arancia. Se per i primi due prodotti lo scarto verso la concorrenza è di pochi centesimi o talvolta allineato, per la spremuta d’arancia la forbice di prezzo tocca anche i 90 centesimi.

Rilevazione prezzi Aeroporti di Bergamo, Venezia e Verona Autogrill*

Insegna Caffè espresso Cappuccino Caffè decaffeinato Croissant (base) Spremuta d'arancia Acqua (Pet 50 cl.) Coca Cola (Pet 50 cl) Coca Cola (33 cl lattina) Panino più economico Panino più caro Toast (base) Pizza (trancio base) Birra (lattina/bottiglia 33 cl.) Birra (spina piccola 20 cl.) Chewing-gum (astuccio + economico) Red Bull lattina Magnum Algida Classic Patatine confezionate (più economica) Prezzo più alto

1 1,70 1,20 1,10 3 1,50 3 n.d. 3,70 5,20 3,30 n.d. 3,50 3,20 1,50 3,50 2,30 1,95

Verona

Venezia

Gnam

Juice Bar

MyChef

Panino Giusto

Marianna

Airest**

Tramezzino.it

Airest***

1 1,60 1,20 1,10 n.d. 1,50 3 n.d. 3,90 5,30 n.d. n.d. n.d. n.d. 2,10 n.d. n.d. n.d.

1,10 1,70 1,30 1,10 3 1,40 3**** 2,50 3,20 5,20 3,70 4,70 4 3,20 2,40 3,80 2,30 1

1 2,50 1,30 1,30 3,80 n.d. n.d. 3 4,90 5,90 5,90 n.d. 5 n.d. n.d. 5 n.d. 3

1 1,60 1,20 1,30 3 1,50 3**** n.d. 4 5,20 3,50 2,80 4,30 3,10 2,30 3,10 n.d. 1,40

n.d. n.d. n.d. n.d. n.d. 1,50 3 2,60 4 6,80 4,50 3,30 2,80 2,80 n.d. n.d. n.d. n.d.

1 1,60 1,10 1,30 3,50 1,30 3 n.d. 3,30 5 3,30 3,30 4,50 3,50 2 3,50 n.d. 1,80

1,10 1,60 1,20 1,30 2,90 1,60 2,80 2,70 3,10 5,20 3,50 4,10 3,10***** 3,10 1,90 3 2 0,50*******

n.d. n.d. n.d. n.d. 3,30 1,50 3 n.d. n.d. n.d. 4 n.d. 3****** n.d. n.d. n.d. n.d. n.d.

1,10 1,60 1,20 1,30 2,90 1,60 2,80 2,70 3,10 5,20 3,50 4,10 3,10***** 3,10 1,90 3 2 1,70

Prezzo più basso

* con i marchi Segafredo, Puro Gusto, Tentazioni, Motta ** con i marchi Ristop, Briccocafè, Culto ***** prodotto in bottiglia ****** non specificato il formato ******* formato da 50 gr

22 retail&food - settembre 2011

*** con i marchi Briccocafè, L'Orto, Culto, Rustichelli&Mangione, deCanto

**** Pepsicola

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Bergamo Santa Cristina (Cremonini)


Red Bull, essendo un marchio ben preciso. In questa circostanza il listino passa dai 3 euro di Airest ai 5 euro di Juice Bar.

Meno salato grazie alla concorrenza

Panini, toast e pizze: la concorrenza, soprattutto a Bergamo, si fa sentire. Premesso che la rilevazione non tiene conto della parte qualitativa del prodotto, ma esclusivamente del primo prezzo e del prezzo top, è interessante segnalare come il range di listini sia piuttosto vario. Il panino base varia dai 3,10 euro chiesti da Airest sia al Catullo che al Marco Polo e dai 3,30 euro a Bergamo da Marianna, sino ai 4,90 imposti da Juice Bar. Si segnala che Autogrill propone il mini panino a 1,70 euro. Il panino top è compreso tra i 5 euro, sempre nel locale a insegna Marianna, e i 6,80 di Panino Giusto. Oltre 2,50 euro separano il prezzo di Autogrill per il toast base, fissato a 3,30, da quello di Juice Bar, fissato a 5,90. Il trancio di pizza è un prodotto leggermente meno diffuso, non essendo disponibile nei locali Autogrill, presso Juice Bar e Tramezzino.it . Tra gli altri competitor il prezzo più accessibile è quello di My Chef, pari a 2,80 euro, mentre quello più caro è di Gnam, pari a 4,70.

Prezzi pazzi al market

Chewing-gum, Magnum Algida e patatine confezionate presentano soluzioni molto varie. La forbice è già evidente tra il prezzo di Autogrill per l’astuccio più economico di chewing-gum (1,50 euro) e quello di Gnam (2,50 euro). Il dato appare più in linea per il gelato Magnum Algida: la forbice tra i competitor non supera i 30 centesimi. Altro balzo, invece, per le patatine confezionate. Lo scarto più grande è tra il pacchetto venduto da Airest al Valerio Catullo, nel formato da 50 grammi, e quello commercializzato da Juice Bar. I due listini toccano rispettivamente i 50 centesimi e i 3 euro. Da segnalare che il formato “normale” di patatine confezionate proposto da Airest è venduto a 1,70 euro, come si evince dalla rilevazione presso l’aeroporto Marco Polo.

Conclusioni

Bibite, variazioni senza bollicine

Al pari del caffè nel segmento caffetteria, l’acqua nel settore bevande dimostra un prezzo tutto sommato standard. L’oscillazione più sensibile varia dall’euro e trenta centesimi del locale Marianna all’euro e sessanta centesimi richiesto da Airest nei suoi punti. Trenta centesimi che tuttavia possono fare la differenza nel bilancio di fine anno. Laddove disponibile, anche la Coca Cola, sia nei formati da 50 cl in bottiglietta sia da 33 cl nella

lattina, evidenzia uno scarto di prezzo compreso nei 50 centesimi. Il divario maggiore si registra ad Orio al Serio tra il punto vendita Gnam, che propone la lattina da 33 cl a 2,50 euro, e Juice Bar, che chiede 3 euro. Ma davanti a una bionda la reazione cambia. Il salto di prezzo vede protagonista ancora una volta Juice Bar, con i suoi 5 euro per una lattina/ bottiglia da 33 cl, e Panino Giusto, che al contrario si posiziona su 2,80 euro. Per trasparenza è giusto segnalare che la rilevazione non tiene conto della marca della birra. Diverso il caso della

Rimanendo nel campo dei prezzi, Juice Bar rischia il cartellino rosso. Sui 12 prodotti presenti nel paniere presenta il prezzo più elevato in 10 casi. Sul versante opposto Marianna si può segnalare come particolarmente conveniente nel segmento caffetteria. In generale, tuttavia, sul fronte del primo prezzo la battaglia tra i competitor è piuttosto accesa. Da segnalare due aspetti in particolare. Il primo vede i listini su valori intermedi, tendenti verso il basso, sia di Autogrill che di Airest. Il secondo aspetto da segnalare è la forte variazione, verso l’alto, dei prezzi praticati in aeroporto rispetto a quelli applicati per esempio nel canale delle stazioni ferroviarie dai medesimi brand. Altro canale del travel retail che, a detta dei vari operatori, non si può certo definire low cost per quanto riguarda i canoni di locazione. Questo emerge confrontando i dati in tabella con quelli dell’Osservatorio prezzi di retail&food del numero di maggio, che ha preso in considerazioni i listini di Milano Centrale e Torino Porta Nuova. A. P.

retail&food - settembre 2011 23


Star Trek Retail

A

d aprile di quest'anno si è concretizzata l'acquisizione da parte di Ottica Avanzi (Avanzi Holding spa), attraverso la sua controllata creata ad hoc Ottica Tirreno, dei negozi (poco più di 20) di Mister Optik, catena di occhiali low cost attiva prevalentemente in Toscana e in Emilia. Un'operazione di crescita per l'azienda bolognese in controtendenza rispetto a un mercato italiano del settore in forte rallentamento, come abbiamo avuto modo noi di retail & food già di segnalare nel numero di aprile. I dati del 2010 parlano chiaro: mercato domestico in calo del 2,5% e consumi stagnanti (-0,5% in Italia, mentre Francia e Germania segnano una moderata ripresa), con picchi negativi del -7% sugli occhiali da sole e una flessione soprattutto sui modelli più cari, specialmente rivolti a un target femminile. Insomma, un investimento che sa di sfida nel nostro Paese dove la frammentazione distributiva nel settore è ancora la regola: su 10mila ottici circa sparsi sul territorio nazionale, meno di 700 fanno riferimento a catene (in testa la milanese Samoiraghi &Viganò, a ruota Avanzi e poi le vetrine del gruppo Randazzo), 5500 circa sono riuniti in gruppi di acquisto (Free Optik e Green Vision i più importanti) e i restanti 4000 sono

aperture e 4 dismissioni, mentre nel 2009 ci si era fermati a 2 inaugurazioni) e si prevede di arrivare a capodanno 2011 con 165 insegne del gruppo nel nostro paese. Il che tradotto significa, oltre all'operazione Mister Optik, finalizzata questa primavera, ma già in cantiere dall'estate scorsa, 20 nuove aperture quest'anno. Per quanto riguarda il giro d'affari, invece, si punta a un fatturato complessivo di 100 milioni di euro a fine 2011 (+15% sullo scorso esercizio). L'avviso ai principali competitor sul mercato domestico, Salmoiraghi & Viganò, è stato recapitato: i bolognesi fanno sul serio per costruire un network con un numero di insegne che possa insidiare il trono degli ottici milanesi (circa 400 diretti e complessivamente 500 del gruppo). In casa Ottica Avanzi infatti, non hanno timore a mostrare i muscoli anche perché da una dozzina di anni sono controllati da un colosso del calibro della multinazionale Grand Vision BV (prima Pearle Europe), leader nel settore nel Vecchio Continente (specialmente nell'area tedesca) e in espansione nel mondo (In Sud America e in India, oltre che nell'ex URSS e in Medio Oriente), presente in 40 paesi, con 4400 negozi affiliati e 2,7 miliardi di giro d'affari l'anno scorso e circa 20mila

obiettivo

Ottica Avanzi indipendenti. Ma la direzione sembra tracciata, anche perché ormai il fatturato delle catene copre per il 70% il giro d'affari settoriale, la concorrenza sui prezzi e le opportunità che i network offrono sul presidio degli spazi commerciali degli shopping mall sembrano rendere obbligate le scelte.

A Bologna mostrano i muscoli

Quindi, l'acquisizione di Mister Optik è in linea con il potenziamento di Ottica Avanzi, azienda sempre molto attenta ai grandi marchi e al servizio di qualità, anche nel mercato low cost, diverso dal suo di riferimento e in fase di tenuta, e al passo con il piano di crescita che, a detta del management, ha l'obiettivo di superare quota 300 insegne nel 2015, che di fatto significa il raddoppio del network attuale in quattro anni. Fissata l'asticella, nel capoluogo emiliano, sede storica dell'azienda fondata quasi cinquant'anni fa, sembrano lavorare alacremente per la riuscita del progetto: il saldo dei punti vendita aperti è stato assolutamente positivo l'anno scorso (16

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dipendenti. Tra l'altro, il colosso multinazionale con sede nei Paesi Bassi fa a sua volta parte del gruppo Hal Investement, che nel settore dell'ottica sta rafforzando non poco la sua posizione con una partecipazione di controllo di poco meno del 40% nella padovana Safilo, uno dei maggiori produttori di occhiali da sole per la moda e il secondo produttore mondiale di occhiali per giro d’affari e leader a livello globale nel segmento degli occhiali dell’alto di gamma.

Non va poi dimenticato che nelle vetrine di Ottica Avanzi si trovano brand come Dior, Gucci, Prada; Armani e D&G oltre a i marchi distribuiti in esclusiva dalla catena Miki Ninn, Sguardi Light Fly e Eye Wish. Alla base della strategia di distribuzione, inoltre, Daniele Voltini, amministratore delegato della società emiliana, conferma la linea dei punti vendita diretti. Nel settore ottico, infatti, l'aspetto medicale non è secondario sulla vendita del prodotto e, quindi, la qualità e la professionalità della gestione hanno un loro peso. Un'attenzione confermata della XII edizione di Osservatorio Consumatori, indagine annuale sui comportamenti di acquisto in Italia di Sign, divisione studi di Marketing & Trade, che ha messo Ottica Avanzi al primo posto nella classifica del settore dell'ottica (al 6° in generale sui vari settori della distribuzione), stilata in base alla valutazione di vari aspetti: prezzo,

Ottica Avanzi (Avanzi Holding) in pillole

Data di nascita Proprietà Sede Management Business Punti vendita Giro d'affari

1966 a Bologna Grand Vision BV (dal 1999), multinazionale del gruppo Hal Investiment Bologna Daniele Voltini, amministratore delegato Distribuzione retail di articoli ottici 153 in tutta Italia (seconda catena del settore per numero di negozi nel nostro paese) 84 milioni per il 2010. Fonte aziendale


scorso e 80 in preventivo per quest'anno) che servono 5 milioni di visitatori stimati dall'azienda, di cui il 20% diventa anche cliente. Cifre importanti che mostrano la netta preminenza della gestione diretta e il radicamento del brand in alcune aree del Bel Paese, ma anche la sua attuale assenza totale da altre, o il suo sottodimensionamento rispetto alle potenzialità in alcune zone come il ricco Nord Est. E se nel futuro il franchising potrebbe essere un'opportunità ulteriore di crescita, lo potranno essere anche politiche di nuove acquisizioni come quella della catena toscana del low cost, attente a quelle zone dell'Italia dove il marchio bolognese non è presente. In più, in linea con la tendenza dei maggiori retailer, l'attenzione è concentrata nello sviluppo della rete soprattutto negli shopping mall e nelle aree metropolitane, con le recenti aperture nei centri di Genova, Bologna e Milano, che vanno a implementare il numero di punti vendita nelle principali città del Nord Italia. Non prende piede, invece, il settore del travel, al contrario di Salmoiraghi & Viganò che ha recentemente aperto alla Stazione Centrale di Milano e a Torino Porta Nuova. Per capirci, insomma, più della metà dei negozi a insegna Ottica Avanzi (a cui poi vanno aggiunti i 22 di Mister Optik), è situato nei centri commerciali, seguono i centri cittadini dei capoluoghi di provincia con una cinquantina di punti vendita, di cui

L'intervista

Ospitalità emiliana ed esperienza internazionale per continuare a crescere prodotto, personale, servizi, negozio e comunicazione, in una ricerca con 9 città campione e più di un migliaio di intervistati. Anche per questo l'approccio scientifico al marketing non manca nell'azienda bolognese e gli investimenti recenti in questo campo non sono stati secondari (652mila euro nel 2010 per il miglioramento dei sistemi informativi). Così con l'aiuto della tecnologia (sistema Rfid) si cerca di migliorare da una parte la gestione del negozio dal punto di vista del cliente, velocizzando le code e mettendo in risalto le promozioni, dall'altra, attraverso un sistema di 'scaffale intelligente', che registra in tempo reale le movimentazioni di prodotto, ottimizzare la catena di approvvigionamento, eliminare gli out of stock e intercettare maggiormente i gusti dei visitatori. L'esperienza ha già segnato un +22% nelle vendite e ha contribuito a diminuire i resti, che con un volume di 450mila paia di occhiali e la stessa cifra di lenti a contatto l'anno possono incidere notevolmente sul bilancio con una gestione non attenta.

Cristo si è fermato a Eboli, Ottica Avanzi a Campobasso

Andando ad analizzare la rete di negozi, dobbiamo prima di tutto dare i dati complessivi: 156 punti vendita di gruppo, di cui 134 diretti con insegna della società, 20mila metri quadri di spazi espositivi, con più di 800 dipendenti (60 assunzioni l'anno

Intervista a Daniele Voltini, ad di Avanzi Holding Dopo un buon 2010, come stanno andando gli affari quest'anno? Abbiamo chiuso il 2010 con un fatturato di 85 milioni mentre per il 2011 prevediamo di chiudere l’anno con un fatturato che sfiora i 100. Durante i primi 6 mesi dell’anno abbiamo registrato una crescita del fatturato di oltre il 16% e del risultato netto di oltre il 20%, confermando il trend estremamente positivo già realizzato negli anni precedenti. Perché il rallentamento del mercato italiano nell'ultimo biennio si è fatto sentire poco in casa Ottica Avanzi? La formula commerciale di Ottica Avanzi pone il cliente al primo posto. Riteniamo che il cliente, oltre alla certezza di ricevere un prodotto e un servizio al massimo livello di professionalità, voglia vivere una esperienza di acquisto piacevole, entusiasmante, semplice e conveniente. Il nostro format e la nostra politica commerciale ruotano attorno a questo concetto. Sia che il cliente voglia un controllo della vista o un paio di occhiali confortevoli, una montatura o un paio di occhiali da sole alla moda, una soluzione personalizzata su misura o un prodotto pratico per tutte le occasioni, o semplicemente che un cliente voglia dare un occhiata per farsi un idea, nei nostri punti vendita lo può fare in un modo semplice e divertente e sempre al miglior

prezzo. I negozi sono molto piacevoli e ricchi di informazioni a disposizione di chi entra, l’assortimento di prodotto è molto ampio e la varietà delle nostre promozioni ed offerte su misura incrociano i bisogni di tutti. L’assistenza tecnica è garantita da personale altamente qualificato. La combinazione di questi elementi, unica e distintiva sul mercato, è la chiave del successo di Ottica Avanzi. Al livello territoriale e di tipologia di gestione, che sviluppo prevedete per il vostro network di negozi? Attualmente la maggior parte dei nostri negozi è posizionata al Nord-Centro Italia, ma stiamo valutando la possibilità di espanderci anche al Sud per aprirci a nuove opportunità. La strategia di crescita prevede principalmente uno sviluppo diretto con negozi di proprietà, ma non escludiamo di aprire una linea di sviluppo anche in franchising soprattutto a seguito delle innumerevoli richieste che ci arrivano da parte di ottici indipendenti. Un vantaggio e un limite nell'essere in una gruppo multinazionale. L’appartenenza ad un grande gruppo internazionale, Grand Vision BV, primo in Europa e secondo nel mondo, ci permette di proporre alla nostra clientela occhiali di primo livello ad un prezzo estremamente competitivo. Il far parte di una multinazionale, inoltre, ci permette più in generale di approcciare tutte le nostre iniziative con un’expertise rilevante, frutto di ricerche e sondaggi effettuati in maniera strutturata nei diversi paesi, in modo da conoscere meglio le problematiche legate alla vista e di adottare le giuste soluzioni in maniera efficace.

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Star Trek Retail circa trenta complessivamente nelle maggiori città come Roma, Milano, Genova, Bologna e Torino (con il capoluogo lombardo e quello emiliano primi a pari merito con 7 pv, seguiti a ruota dalla capitale con 6 e poi le altre). La presenza regionale non è poi molto diversa ed è concentrata nel Nord Ovest, mentre il ricco Veneto resta defilato: 10 insegne nella regione, 1/4 della Lombardia e 1/3 del Piemonte. Il posto più alto del podio di questa speciale classifica spetta proprio alla Lombardia con quasi 40 presenze, su un gradino sotto il Piemonte con una trentina, poi l'Emilia Romagna con 26 poi tutte le altre fino a Lazio, Abruzzo e Molise, linea di confine dell'espansione verso Sud. Grand Vision BV nel mondo

Fonte aziendale

Fatturato (Euro)

Fonte aziendale

Rapporto di indebitamento (%)

Fonte aziendale

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Debiti, questi sconosciuti

Leggendo tra le pieghe dei conti, poi, l'azienda guidata da Voltini sembra decisamente solida al livello finanziario e ben messa anche per quanto riguarda il trend dei risultati operativi negli ultimi anni: un buon punto di partenza che sostiene l'aggressività delle insegne emiliane sul mercato nostrano. Infatti, la prima nota positiva che salta all'occhio è la solida situazione finanziaria con un rapporto di indebitamento che si è attestato l'anno scorso su un ottimo 26,1% (era quasi 24% l'anno prima), tra l'altro in discesa rispetto al 34,4% di cinque anni fa. La posizione finanziaria segna circa 5

milioni di euro, 800mila in meno dell'anno prima, nonostante l'operazione Ottica Tirreno per Mister Optik e un rimborso consistente alla multinazionale controllante. Si conferma lo zero nei debiti, in linea con l'esercizio precedente, un buon equilibrio nella liquidità (acid test al 130,9%) e un rapporto tra mezzi propri e capitale investito in crescita (era il 65,7% nel 2006, è quasi il 74% lo scorso esercizio), a testimonianza, oltre che dell'indipendenza finanziaria, delle possibilità di crescita della società. Il circolo virtuoso contabile continua con il giro d'affari sempre in crescita, moderata, ma costante negli ultimi 5 anni: il valore della produzione era di quasi 70 milioni nel 2006, oggi tocca gli 84 milioni (+9,3% sull'anno prima). Inoltre, dopo due anni di difficoltà (in particolar modo il 2007 con 3,25 milioni di perdita e l'esercizio successivo con 350mila euro di passivo), l'azienda è ritornata a fare utili negli ultimi due esercizi: 2,7 milioni nel 2009 e quasi 1,8 l'anno scorso. Da Bologna ci tengono a far sapere che non deve trarre d'inganno il dimezzamento dell'utile per l'ultimo esercizio: a pesare c'è stato un ricavo straordinario di 1,6 milioni nel 2009 per la vendita di un negozio e che quindi lo scorso bilancio a livello operativo sembra sia andato ancora meglio dell'anno precedente. Un risultato più che soddisfacente in un 2010 che, a cercare il pelo nell'uovo, non ha mantenuto le promesse dei primi 5 mesi del 2010 dove lo sviluppo è stato del 6,6%, per poi frenare nei successivi a causa di una rallentamento generale del mercato dei consumi, arrivando a una crescita comparabilmente positiva per i 12 mesi cumulabili del 2010 se confrontati allo stesso periodo del 2009. Fanno leccare i baffi agli investitori olandesi anche gli indici di redditività che sono decisamente positivi (ROS e ROI) di poco sopra il 10%, dimostrando una buona efficienza economica della gestione, oltre a una positiva resa del capitale investito. Due parole vanno spese anche sul 'motore' della catena ottica bolognese: il rapporto MOL/ricavi negli ultimi 5 anni è sempre stato superiore al 10%, con un range che va dal 10,9% del 2006 all'11,4%, del 2010, arrivando al record del 13,7% nel 2007, nonostante il risultato in rosso per quell'esercizio. Qualche neo in un panorama da cartolina lo scoviamo nell'aumento delle spese di produzione (+10,4% sul 2009, quando era salita solo di 4 punti sull'anno prima) e il rapporto fatturato/dipendente che rimane fermo al semaforo dei 109mila euro: la crescita dei costi vari (tra cui quelli di preapertura e del personale per le nuovi assunzioni) forse pesa proporzionalmente di più in una fase espansiva di investimenti, quando i nuovi punti vendita devono ancora entrare in rodaggio. Insomma, i buoni costumi dei pragmatici emiliani, attenti alla fase organizzativa, finanziaria e gestionale, sono rimasti di casa a Ottica Avanzi, nonostante la proprietà sia straniera. Che, per inciso, è un bel vantaggio, essendo un peso massimo del settore con una rete di controlli nelle aziende giuste. Il mercato italiano, per finire, proprio perchè frammentato e arretrato può riservare ampi margini di crescita per una catena energica come quella bolognese. Molto dipenderà dalle prossime mosse di espansione territoriale della catena guidata da Daniele Voltini e dal grado di reattività del settore nel nostro paese in un momento, come questo, di grandi cambiamenti. David Montorsi



Londra è pronta al 2012 - ESCLUSIVO

Westfield Stratford City a un passo dalle Olimpiadi

LONDRA - Nei primi caldi giorni di luglio, quando progetti e fantasie cominciano a dirigersi verso spiagge e isole, improvvisamente squilla il telefono rosso in redazione. Il team di Innesco, importante agenzia inglese di pr, ci invita a visitare un innovativo progetto di retail real estate. l'Invito è accettato senza incertezze. Voliamo a Londra in una tempestosa serata di metà luglio, il mattina dopo ci aspetta la visita al cantiere del nuovo maxi parco commerciale targato Westfield, il Gruppo australiano coinvolto nella gestione di 119 centri commerciali “regional”, distribuiti tra Australia, USA e UK. Il nostro obiettivo è un tour in anteprima - e in esclusiva per i lettori di r&f - del Westfield Stratford City (WSC) la cui inaugurazione è prevista per il 13 settembre.

Il progetto, tra retail e futuro

Westfield Stratford City si inserisce in uno dei più ampi e rilevanti progetti immobiliari europei (2,8 milioni mq) ma è anche il più grande shopping centre urbano made in UE: un investimento di £ 1,45 miliardi, l'equivalente di circa 1,6 miliardi di euro (sostenuto dal Westfield Group e due fondi pensione, uno olandese e uno canadese), finalizzato a realizzare 270.000 mq di spazi per il retail (613.000 mq destinati a uffici), 300 negozi e 70 tra caffè e ristoranti . Oltre a ciò il Vue cinema con 17 schermi ipertecnologici, il bowling con

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14 piste e un casinò Aspers, il più grande del Regno Unito. Ma anche tre hotel 4* e 3* per un totale di 617 camere. Tutto questo nell'area del nascente London's Olympic Park, a nord-est di Londra, dove nell'estate 2012 si concentrerà una folla stimata in 10 milioni di persone per assistere ai giochi olimpici. E poi? E prima? Tranquilli, le isocrone del nuovo Westfield danno 4,1 milioni di residenti entro i 45' di auto e 6,7 milioni compresi nei 60'. In più, a tranquillizzare l'indole dei più ansiosi, ci sono i

lusinghieri risultati raccolti dal Westfield London, centro aperto a Shepherd's Bush, nella parte opposta della città, quella occidentale, nell'ottobre 2008. Tornando a Stratford, la nostra visita si è svolta a otto settimane dall'inaugurazione e quello che abbiamo visto è stato davvero impressionante. L'area di cantiere è un via vai continuo di carpentieri, imbianchini, ingegneri e architetti, un immenso formicaio umano perfettamente organizzato e pronto a generare uno spazio di com-


Fig. 1

Catchment

Effetto Olimpiadi

• 4,1 milioni di residenti (entro i 45') • 42,4% compresi nelle categorie ACORN con maggiore possibilità di spesa • 33% compresi tra i 25 e i 44 anni • £ 3.24 miliardi di spesa ponderata

Il 70% dei visitatori passerà per il WSC: • 9.7 milioni di spettatori paganti • 70.000 volontari • 20.000 giornalisti • 10.500 atleti • 5.000 sponsor

Fonte: Westfield Group

Fig. 2

Masterplan

Trasporti e collegamenti

Sviluppo totale area 2,83 milioni di mq • 270.000 mq per spazi retail e leisure • 613.000 mq per uffici • 120.000 mq per 3 hotel • 16.700 mq di strutture pubbliche

• e 170,3 milioni investiti da Westfield per i trasporti pubblici locali • e 227 milioni di opere infrastrutturali gestite direttamente da Westfield • 5.000 posti auto • Collegamenti diretti con le principali strade e autostrade • 58 treni/ora col centro di Londra Fonte: Westfield Group

Fig. 3

Posti di lavoro • 25.000 posti di lavoro creati in fase di costruzione del centro • 10.000 posti di lavoro deriveranno dalle attività di retail • 2.000 di questi saranno forniti dalla Retail Academy creata in loco • 18.000 posti di lavoro totali a centro avviato

Fig. 4

300 fashion, food e lifestyle brands tra cui:

Fonte: Westfield Group

Forever 21 Esprit Next Hollister Reiss Hugo Boss Topshop H&M River Island Primark Boots WH Smith Monsoon Nike Timberland Uniqlo Superdry Lacoste 70 punti di ristoro tra cui: Jamie’s Italian Bumpkin Wahaca The Cow (Geronimo Inns) Wagamama GBK Strada Pizza Express Nandos Jom Makan Las Iguanas TGI Friday Giraffe Fonte: Westfield Group

L'offerta retail e food, il Westfield London

mercio incredibilmente moderno, da manuale. L'integrazione con il sistema di trasporto pubblico è stata progettata, finanziata, realizzata e consegnata dalla stessa Westfield: abbiamo visto coi nostri occhi la nuova stazione metro, già pronta a giugno (!) ed è pronta anche quella per i treni ad alta velocità. L'obiettivo dichiarato è quello di arrivare almeno ad eguagliare il livello del centro di Shepherd's Bush, visitato all'80% da utenti di mezzi pubblici. Ma questo è solo uno dei mille aspetti interessanti di questo scheme come ci raccontano le guide della nostra visita e come ribadisce autorevolmente Bill Giouroukos, director of operation di Westfield UK, incontrato poco dopo il tour in cantiere, presso l'headquarter europeo della società, in pieno centro città, a metà strada esatta tra i due centri commerciali. A colpire sono alcuni particolari come la qualità dei servizi con una lobby da grand hotel a dare il benvenuto a chi arriva dall'ipertecnologico parking, i servizi vip per la clientela “sofisticata”, l'attenzione ad ogni segmento di clientela (le decine di negozi per bambini sono concentrati al piano più basso, prossimi ai parcheggi, così come chiedono le mamme). E poi l'offerta alimentare costituita dal bel formato di market Waitrose, dal più ampio Marks & Spencer e da una formula originale ed aggiornata di mercato alimentare coperto, sulla scorta di quanto già sperimentato in alcuni centri commerciali urbani francesi e non solo.

è impossibile citare gli oltre 300 brand che, al momento in cui scriviamo, hanno già confermato la loro presenza nel nuovo centro Westfield (il 92% degli spazi è stato affitato). Ma esplorando il cantiere abbiamo visto la presenza di alcuni dei “soliti noti” ma anche qualche interessante sorpresa. Lo stile della casa impone comunque tanta innovazione, anche agli habitué, e tanti nuovi ingressi soprattutto nel campo della ristorazione e caffetteria. Il progetto prevede cinque livelli: con il retail concentrato nei 3 inferiori, l'offerta di ristorazione al primo, secondo e quarto livello e le attività leisure al quinto. Il centro avrà aree interne ma anche esterne, con aperture panoramiche sul parco olimpico e sugli impianti sportivi e viali perimetrali paragonabili a quelli del centro dell'area di Shepherd's Bush. A proposito di questo, è lì che abbiamo trascorso il nostro pomeriggio londinese.

Per renderci conto delle peculiarità di un centro Westfield. A colpirci sono stati elementi come la promenade esterna con la lunghissima fila di ristoranti “al fresco”, cioè dotati di veranda. Tali e tanti da dare l'illusione – il clima londinese non perdona – di essere sul viale a mare di una località di villeggiatura. Negli interni invece è davvero notevole l'ampiezza degli spazi, la loro luminosità, il wi-fi gratuito, il design unico di alcuni monomarca (es. Timberland, Apple ecc), il Village che raccoglie il meglio dei top brand del lusso (con tanta Italia), le food court composte da un'offerta food ricca, invitante e mai scontata... Prima di fermarci, un consiglio: fate presto una gita a Londra e visitate i due centri, ne vale davvero la pena (se volete info, contatti o un aiuto nell'organizzare il viaggio e gli appuntamenti chiamateci al telefono rosso della redazione); e infine l'auspicio che prima o poi anche in Italia apra un centro commerciale con queste caratteristiche. Andrea Aiello

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prima pietra

Castel Romano,

un village che fa sistema Presentato in occasione di Eire e attualmente in cantiere, il retail park di Castel Romano è un esempio di progetto sinergico e complementare rispetto ad altre realtà retail e di entertainment, già operative o in costruzione. La commercializzazione delle 57 unità è in progress.

C

astel Romano Shopping Village non è il primo caso in Italia di realizzazione di un retail park accanto a un outlet. Due esempi, tra i vari, sono i complessi commerciali attorno al foc McArthurGlen di Serravalle Scrivia (Al) e a quello di Value Retail a Fidenza (Pr). Iniziative simili, altrettanto interessanti, sono i parchi a tema vicini ai factory outlet center. Un esempio è il Rainbow Magic Land, aperto di recente di fianco alla cittadella dello shopping di Valmontone (Roma), quest’ultimo in forza a Fashion District. In tali casi la seconda struttura ad essere realizzata mira a generare sinergia con quella già esistente, dando vita a un forte polo di attrazione. In tutte queste realtà non mancano possibilità, in parte già colte, di realizzare hotel e alberghi accanto a tali complessi. Tuttavia il progetto di Castel Romano, che sarà inaugurato tra ottobre e novembre del 2012, va oltre questi concetti perché somma le esperienze recenti, spingendo sulla leva della sinergia. L’iniziativa si inserisce nel quadrante a sud di Roma, a ridosso dell’uscita “Castel Romano” sulla S.S. 148 Via Pontina che interseca il Grande Raccordo Anulare (uscita 26), da cui il Centro dista soli 11 chilometri. Rilevante è la posizione

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accanto al noto outlet di McArthurGlen. Ma a differenza della già citata case history di Serravalle, le due strutture capitoline sono completamente indipendenti tra loro dal punto di vista della proprietà e della futura gestione. Nelle intenzioni del promotore il valore aggiunto di Castel Romano Shopping Village sarà dato dalla realizzazione, sempre nel medesimo territorio, del parco a tema Cinecittà Word. Sia il foc che il parco divertimenti attraggono o dovrebbero attrarre ciascuno circa 4 milioni di persone all’anno, (queste sono le cifre spese dal promotore del futuro retail park nella brochure del progetto) e proprio questo bacino, sommato ai 300mila residenti che abitano nell’isocrona dei 20 minuti (fonte aziendale), sarà il vero serbatoio di Castel Romano Shopping Village. Il progetto in analisi vede protagonista Seci Real Estate Spa, società nata negli anni ’90 con l’obiettivo di gestire, valorizzare e riqualificare il patrimonio immobiliare del Gruppo Industriale Maccaferri. Nel ruolo di commercializzatore è impegnato l’operatore internazionale Cushman&Wakefield. La progettazione esecutiva è stata curata dalla società romana Presint Engineering, mentre il concept architettonico e quello commerciale sono

stati formulati da Chapman Taylor. Per trasparenza si segnala che a questa azienda appartiene l’architetto Gerardo Sannella, giudice del nostro indice di innovazione.

Big box tra divertimento e alta moda

Circa 22mila mq di superficie commerciale per una grande struttura di vendita, sette medie superfici e un supermercato, 57 negozi di piccole dimensione e una food court. Investimento: circa 50 milioni di euro. L’obiettivo della commercializzazione è di creare un’offerta per un target di riferimento molto ampio. «Il nostro sarà un intervento complementare, non concorrente, al vicino outlet dove si trovano grandi firme – rende noto la società promotrice –. Daremo quindi la possibilità ai frequentatori di trovare insegne di primo livello ma al contempo con prodotti a prezzi accessibili». I primissimi nomi, che fungono da traino in sede di commercializzazione e che saranno gli alfieri del progetto, sono già stati ufficializzati: H&M (abbigliamento fast fashion), Scarpe&Scarpe (calzature), Acqua&Sapone (bellezza e igiene), Euronics (elettronica di consumo) ed Eurospin (discount). «Avendo già individuato le insegne “ancora” al momento ci stiamo concentrando sulle superfici di vicinato, con particolare attenzione a marchi con un forte appeal, anche prettamente locale – ha proseguito Seci Real Estate – . Roma, in questo senso, rappresenta una realtà commerciale con una grande vivacità». La ristorazione occuperà un ruolo strategico,


milioni di euro. Solo per la realizzazione dell’impianto fotovoltaico per la produzione di energia elettrica, che sarà immessa nella rete pubblica, verranno spesi circa 2,5 milioni di euro. È prevista anche la raccolta delle acque meteoriche, che sarà effettuata in apposite vasche per consentire l’innaffiamento delle aree verdi. La Usl di Roma, puntualizza la società promotrice, non consente di utilizzare le acque meteoriche per gli scarichi sanitari o per la pulizia delle aree esterne.

Auspicata sinergia

Pur trattandosi questa volta di un retail park e non di un centro commerciale tradizionale, abbiamo mantenuto un bacino di 20 minuti di percorrenza in auto, con autostrade e traffico medio. Come si intuisce dalla mappa fornita da Sincron Inova, il bacino di attrazione si estende per la

Il progetto in pillole Apertura prevista investimento Promotore Commercializzazione progettazione Località Localizzazione Tipologia Gla Parcheggi Livelli commerciali Grandi/medie superfici Unità ristorazione totale unità (piccole, medie e grandi superfici)

mirando ad attrarre persone anche dal foc, ricco di soluzioni retail ma meno appetibile nell’offerta alimentare. «Non solo è prevista una food court, ma la sua realizzazione intende porsi come alternativa alla ristorazione presente nell’outlet, al momento carente. Il progetto prevede infatti una food court di almeno quattro unità dotate di spazio esterno. Quest’area è stata pensata per vivere anche dopo l’orario di chiusura del Centro». Al vaglio del promotore ci sono inoltre soluzioni per l’intrattenimento, quali spazi dedicati alle famiglie e in particolare ai bambini. Sul lungo termine, per una seconda fase di ampliamento, il progetto mira a introdurre operatori qualificati nella cura della persona. Al momento circa il 60% della Gla è già stato contrattualizzato o è in via di contrattualizzazione. Nessun dato, invece, viene diramato sui costi di locazione fissi e variabili.

Il contenitore: moderno ed eco-friendly

Moderno nel design, accogliente e con tecnologie ecosostenibili. Queste sono le linee guida che caratterizzano il progetto del Castel Romano Shopping Village e gli investimenti, in merito, non sono mancati. «Abbiamo voluto creare un ibrido tra il centro commerciale con le sue mall e un outlet – ha specificato la società di progettazione Chapman Taylor – definendo un modello di vendita aperto molto mediterraneo in cui la possibilità di fare shopping si trasformi in una forma di piacevole

ottobre/novembre 2012 circa 50 milioni di euro Seci Real Estate SpA Cushman & Wakefield LLP + agenzie locali Concept architettonico e commerciale Chapman&Taylor; progettazione esecutiva Presint Engineering Castel Romano, Roma extraurbana retail park 22.500 mq circa 1.140 1 1 grande e 7 medie 4 57

intrattenimento. Siamo ricorsi però a un linguaggio contemporaneo: la pulizia delle geometrie Architetto, Gerardo Sannella è consona al nostro 7 tempo. Crediamo che sia associate director di Chapman Taylor Architetti arrivato il momento che Urbanista, Tiziana Bardi anche in Italia si impon7 titolare StudioBardi/Cad38 ga, nell’ambito del retail, la cultura del design conSociologo, Gianmarco Navarini, temporaneo come spec7 professore di Sociologia della Cultura, chio in cui si rifletta la Università di Milano Bicocca vita dei nostri giorni. È una lunga battaglia da 7 Redazione r&f (Andrea Penazzi) fare contro operatori che badano solo ai profitti e non comprendono che investire nell’architettura di qualità è l’unico modo maggior parte in provincia di Roma. In particoper sopravvivere in un mercato difficilissimo». lare il 98,2% degli abitanti del bacino risiede Sul fronte della fruibilità, il nuovo complesso darà nella provincia, di cui il 61,2% nel capoluogo. la possibilità di piacevoli passeggiate all’aperto, al L’inquadramento territoriale consente una comriparo dalla pioggia grazie alla predisposizione di parazione tra alcuni valori comunali, provinciali, pensiline in cristallo lungo i fronti-vetrina, elementi regionali e la media italiana. Sia per i dati comunali inusuali per le equivalenti strutture presenti sul terche per quelli provinciali, fatta eccezione per una ritorio romano. I parcheggi, circa 1.140, saranno percentuale maggiore di stranieri (9,8% contro divisi su più piani: al livello seminterrato, con un l’8,8% regionale e il 7,0% nazionale), la composifronte aperto verso la strada pubblica, la capacità zione demografica è sostanzialmente in linea con sarà pari a 657 posti auto, mentre al piano terra, la media nazionale. Leggermente superiore è la con il fronte al livello commerciale, la disponibilità percentuale femminile; appena minore è quella di sarà di 484 unità. under 25 (22,3% comunale e 23,0% provinciale Una nota a parte merita l’inserimento di tecnologie contro il 23,9% nazionale); poco superiore è l’età volte a limitare l’impatto energetico, per le quali media comunale. gli investimenti ammontano indicativamente a 3 Da notare come sia maggiore il numero di auto,

Indice di innovazione

7

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prima pietra Player per le fasce isocrone della localizzazione Accesibilità: 20 minuti, con autostrade, traffico medio Fasce Isocrone

00' - 05'

Insegna

Provincia

Comune

Indirizzo

Factory outlet CASTEL ROMANO DESIGNER OUTLET

RM

ROMA Via del Ponte Di Piscina Cupa 64 - Loc. Cast. Rom.

Centro Commerciale I PADIGLIONI

Superficie (mq)

Distanza (minuti)

25.000

0,8

RM POMEZIA Via Castelli Romani 2

4.000

9,8

Centro Commerciale SEDICI PINI

RM POMEZIA Via del Mare 95 - Loc. La Macchiozza

23.600

13,4

Centro Commerciale GALLERIA GARDA DUE

RM

3.550

14

Via Cristoforo Colombo ang. Viale Dell'Oceano Centro Commerciale EUROMA 2 RM ROMA Pacifico 83

51.375

17

Centro Commerciale LAURENTINO

6.200

18

05' - 10'

Fonte: Sincron Inova, www.sincron-inova.it

Format

10' - 15' ROMA

Viale dei Caduti per la Resistenza 289 - Loc. Spinaceto

15' - 20'

Inquadramento territoriale

32 retail&food - settembre 2011

RM

ROMA Via Laurentina km 7

anche di quelle sopra i 2.000 cc di cilindrata, per abitante. Passando ai dati economici rappresentati dai valori del Numero Indice di Reddito e Consumo, il Nir è superiore rispetto alla media nazione di un 26% nella provincia e di ben un 41% nel comune di Roma. Questo però non porta a un uguale aumento del Nic, che risulta maggiore rispetto alla media italiana del 10% a livello comunale e del 5% in ambito provinciale. Nel bacino dei 20 minuti non sono presenti altri parchi commerciali, ma cinque centri tradizionali di cui tre inferiori ai 10.000 mq e due più grandi: “Sedici Pini” con 23.600 mq di gla e “Euroma 2”, che con i suoi 51.375 mq è il quarto centro per grandezza del Lazio. Punto importante sarà la vicinanza con Castel Romano Designer Outlet e con il futuro parco a tema Cinecittà Word, da giocarsi, come più volte sottolineato, in chiave sinergica. A. P.



taglio nastro

Globo 4, un altro giro di giostra Inaugurata la nuova fase a fine 2010, in autunno è prevista l’apertura del multiplex. All’orizzonte compare un’ulteriore estensione, che include il big box di Decathlon già avviato lo scorso giugno. A fronte di questo sviluppo il centro commerciale di Busnago (Mb) si conferma tra i top player italiani con 175 negozi.

I

l Globo fa parlare di sé grazie ad ampliamenti, nuovi negozi e soluzioni innovative. Lo shopping center in forza a Mercurio Spa, e a Gruppo Corio e a Finiper (ipermercato), sta per compiere i suoi primi 18 anni, dimostrando da una parte una certa maturità e dall’altra una forte propulsione verso i nuovi trend di consumo e di life style. Oltre all’offerta commerciale, che vede presenti tutti i negozi delle catene top sia food che non food, ampio spazio è stato destinato all’intrattenimento e al divertimento di grandi e piccoli. Queste caratteristiche rendono il Globo un luogo decisamente family oriented. Qualora vi fossero dubbi sulla propensione allo

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sviluppo e sul radicamento nel territorio del centro in oggetto, i numeri del complesso a cavallo tra Busnago e Cornate d’Adda parlano chiaro. Dal 1993, data del primo insediamento, sono state portate a termine tre fasi di espansione, rispettivamente nel 2001, nel 2004 e nel 2010. La gla ha superato quota 54mila mq, con 150 negozi operativi tra piccole, medie e grandi superfici. Il dato attuale sale a 175 se si includono gli shop esterni. L’ultima tranche di aperture, con il taglio nastro della fase 4, ha visto l’ingresso di 16 unità retail su una gla di oltre 12mila metri quadrati. Anche i parcheggi sono aumentati, passando da 4.500 a 6.000, dei quali una quota considerevole al coper-

to. Gli ingressi sono diventati sei. E la risposta del pubblico non è mancata: dalla direzione del centro fanno notare come le presenze nel 2011 siano cresciute, variando da un minimo di 650mila a un massimo di 770mila al mese. Sullo sfondo c’è una nuova fase di espansione, di cui la società di commercializzazione Mall System ha reso noti la gla e il numero di negozi. La superficie lorda affittabile crescerà di ulteriori 16.427 mq e le nuove unità saranno nove, inclusa quella di Decathlon che ha aperto lo scorso giugno. Da segnalare: la proprietà della galleria di Globo 1, 2 e 3 è di Gruppo Corio, mentre Mercurio Spa mantiene Globo 4 e i futuri ampliamenti.

Spazio a stile e divertimento

Arrivando dagli ingressi numero 1 e 2 appare presto una prima giostra. Alta tre o quattro metri, con i cavalli che girano e i bambini che si divertono. Sui lati i nonni e i genitori. Sicuramente un bel quadro familiare, ma non è questa la nuova giostra che ha reso famoso il Globo. Continuando a camminare, superando le 120 giostrine per bambini posizionate lungo il labirinto di gallerie, si arriva a una piazza ampia e luminosa. Nel mezzo, tra due


videogiochi, il Milan Park ed Edison Librerie. CoMMENTO VALUTAZIONE La caratterizzazione dell’area con format innovativi e la conformazione Ottima la parte nuova, ma qualche investimento in più su  Struttura e design quella vecchia... architettonica, una piazza con ingresso dedicato proveniente dal parcheggio, Sei ingressi, parcheggi adegauti e in parte coperti. AAA hanno permesso alla società di gestioAccesso e parcheggio Cercasi ombra nel parcheggio esterno  ne, Cogest Italia, di rendere Globo 4 uno spazio autosufficiente rispetto al Offerta commerciale Tanti marchi al massimo livello. Se anche Zara dispone di una resto del centro commerciale. Piazza  location "normale"… delle Colonne è operativa infatti anche dopo l’orario di chiusura delle gallerie Spazi comuni Gli spazi comuni non mancano. Con il cinema il divertimento  sarà al top e attrattive e il timing potrebbe spingersi oltre la mezzanotte quando sarà inaugurato il multiplex, anch’esso raggiungibile dal secondo livello. indice valutazione a cura di r&f: La nuova fase di espansione ha visto  = migliorabile  = sufficiente = apprezzabile  = molto buono  = ottimo contestualmente il rinnovo di alcuni locali e il turn over di qualche insegna all’interno della parte “vecchia”. Nell’ultimo periodo hanno ammodernato il layout rampe di tapis roulant che portano al secondo Foot Locker, Oltre, Cinti e Stefanel. Gli avvicendalivello commerciale, è posizionata la Venetian menti hanno riguardato Fergi e La Boutique del Carousel a due piani più grande del mondo, così Regalo, al loro posto sono entrati rispettivamente almeno recita l’house organ distribuito presso lo Triumph (intimo) e Marco Orian (gioielleria). Inoltre shopping center, alta 15 metri con un diametro è stato inserito lo shop di Jules (abbigliamento di 12. Il costo per ogni corsa è davvero compeuomo). titivo: solo 25 centesimi. Tutt’attorno si sviluppa Piazza delle Colonne, il Globo 4. Al piano terreno si posizionano Clarks (calzature), Tally Weijl (abbiArchitettura tra passato gliamento donna), la media superficie da 2.500 e presente mq Megabiobottega (il supermercato biologico più A un tratto la galleria si alza di un paio di metri, la grande d’Europa), Darty, Lindt, Bialetti e Terranova. luce aumenta di intensità, gli spazi si dilatano e si Ancorati nella struttura del Globo 3, ma affacciati vedono grandi colonne che raggiungono il tetto a su Piazza delle Colonne, ci sono Geox, Adidas e circa 15 metri di altezza. Segue.., che erano già presenti prima dell’ampliaI colori chiari, predominanti, conferiscono eleganza mento. Al primo piano, alla struttura, cha tuttavia si presenta funzionale un unicum dato che grazie anche a numerose sedute posizionate ai Il progetto in pillole tutto il resto dello shoppiedi della giostra. Nella prima parte della piazza ping center è articolato si articola un ampio spazio vuoto, dove vengono 1993 Data di apertura fase 1 al livello terreno, risalta organizzati gli eventi. Le feritoie sul soffitto conData di apertura fase 4 2010 Mercurio spa Promotore fase 4 con i suoi marchi di alta tribuiscono al ricambio dell’aria, mentre la grande Mall System srl Commercializzazione moda la media superficie vetrata posizionata sopra l’area leisure permette Arch. Walter Monzani, Mercurio spa Progettazione di Pellizzari; di fianco si l’afflusso di luce naturale. La percezione è gradeBusnago / Cornate d’Adda Località posizionano Conté Biella vole e di maggiore respiro rispetto al resto del cenExtraurbana Localizzazione Scarpe e In Time (abbitro commerciale. Il contrasto tra nuovo e vecchio è Centro commerciale + retail park Tipologia gliamento). Ristorazione abbastanza evidente, nonostante la “rinfrescata” Gla complessiva 54.283 mq 12.283 mq Gla fase 4 e divertimenti si collocadelle gallerie con tonalità giallo chiare che donano Parcheggi 6.000 no anch’essi nel piano maggiore lucentezza. Un aspetto che stona, ad Livelli commerciali 2 superiore. In particolare esempio, è lo stato dei pavimenti: luccicanti nel Medie superfici totali 21 l’offerta food si compoGlobo 4 e abbastanza usurati nelle altre parti, con 7 (di cui 1 multisala Medie superfici fase 4 di prossima apertura) ne di soluzioni innovative qualche piccola “sbeccatura” qua e là. Sempre 19 Unità ristorazione totali come il primo Roadhouse nelle zone “storiche” appare evidente la logica di 7 Unità ristorazione fase 4 Grill in un centro comottimizzare gli spazi sfruttando ogni metro quadra150 Totale unità (piccole, medie e grandi superfici) merciale, il bar tavola to. Rispetto all’eleganza del Globo 4, nella parte 1, 16 Totale unità fase 4 calda Heineken, l’ame2 e 3 si registrano soluzioni di intrattenimento o di rican coffee Bar Arnold vendita di prodotti posizionate in mezzo alla pasCoffee, la galletteria seggiata. Una maggiore presenza di luce naturale, Befed, il ristorante giapinoltre, migliorerebbe la qualità della permanenza. ponese Yun Restaurant, Positivo l’intento della gestione di ridurre i consumi il ristorante italiano Don energetici e di migliorare la raccolta dei rifiuti. In Architetto, Gerardo Sannella 5 Peperone, anch’esso particolare ci sono stati segnalati la sostituzione associate director di Chapman Taylor Architetti il primo punto vendita dei vecchi gas refrigeranti con dei nuovi a basso Urbanista, Tiziana Bardi della catena ad entrare impatto, l’aumento della temperatura nella galleria 7,5 titolare StudioBardi/Cad38 in uno shopping center. di un grado d’estate e la diminuzione di un grado Ma è l’offerta ludica di inverno e l’impiego di luci a raso nel parcheggio Sociologo, Gianmarco Navarini, e per il tempo libero il che si accendono al passaggio delle automo7 professore di Sociologia della Cultura, valore aggiunto di Globo bili. Non sono presenti, al momento, pannelli Università di Milano Bicocca 4. Carousel a parte, fotovoltaici e il grande parcheggio compreso tra sono presenti aree bowDecathlon e il centro potrebbe avvantaggiarsi di 7,5 Redazione r&f (Andrea Penazzi) ling, mini bowling per alberi. In questo caso anche l’impatto visivo, oltre Valutazione da 1 a 10 i più piccoli, biliardini, a quello ambientale, ne gioverebbe. A. P.

Indice di innovazione

6,8

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Sani, belli e buoni... in concept

Solo frutti per noi! Siamo lontani dai 700 locali dell’americana Jamba Juice, ma tante catene stanno scaldando i motori per coprire il segmento delle bevande a base di frutta con negozi specializzati. Chiquita, Zumo, Juice Bar e tanti altri sono nomi che presto saranno comuni tra aeroporti, mall e le spiagge più mondane.

L

a logica delle catene si estende anche ai frullati, ai frappé, alle spremute, ai centrifugati e agli smoothies. Guai a confondere queste bevande se si parla con chi sta sviluppando i format. Ma il succo, pardon la sostanza, non cambia: l’idea di sviluppare un’insegna specializzata nella vendita di questi prodotti a base di frutta, fresca o in qualche caso surgelata, sta attecchendo. E tante realtà che per ora hanno pochi locali pilota hanno rivelato a r&f di avere progetti di espansione estremamente ambiziosi, come i 200 punti Chiquita Fruit Bar che dovrebbero diffondersi nei prossimi anni in tutta Italia.

Milano fa scuola

A chi bazzica Milano, parlando di locali specializzati in frullati, viene in mente soprattutto un nome, Viel. Non si tratta, come molti pensano, di una catena. Sono tre locali distinti gestiti dagli

eredi dei fratelli che fondarono la prima gelateria a portare il nome. Per Viel, che ha aperto una tradizione cittadina a base di frullato a merenda, non ci sono progetti di espansione, né sotto forma di proprietà né di franchising, come riferito al telefono dal gestore di uno dei locali. In passato, invece, l’insegna era entrata, senza troppo successo, nel canale aeroportuale e in particolare a Malpensa. Ma nel capoluogo lombardo si segnalano anche novità. È il caso di due marchi che servono frullati con polpa di frutta tropicale surgelata importata dal Brasile. Si chiamano Fruteiro do Brasil, con due locali cittadini, e Açai, che ha quattro punti vendita, a Milano, a Bergamo, a Bologna e ad Albenga. Açai Italia fa parte di un gruppo internazionale e ha come core business la distribuzione dei prodotti a bar, grossisti e privati. Per l’insegna c’è un progetto di espansione, che tuttavia è troppo presto per realizzare, dato che il primo punto

vendita, a Milano in via Stradivari, è stato aperto solo due anni fa. Per rimanere alla sola città lombarda si segnalano anche i sette locali di Fragole e Carote, che uniscono all’offerta di centrifugati, spremute di agrumi, yogurt, macedonie e torte, anche una serie di prodotti salati, dalle zuppe alle insalate, dalle verdure grigliate ai tramezzini. È un concetto simile a quello che ha portato negli Usa alla nascita di una catena gigantesca, sviluppatasi attorno al concetto degli smoothies, dei succhi e del cibo sano: Jamba Juice. La società è quotata al Nasdaq e conta ben 700 locali negli States, essendo diventata un punto di riferimento in tutto il mondo in questo segmento. Ma non è certo l’unica. Da questa parte dell’Atlantico almeno altri due gruppi si sono distinti negli ultimi anni: Zumo nel Regno Unito e i Chiquita Fruit Bar in Germania. Realtà che in effetti hanno fatto il loro ingresso anche in Italia e che hanno negli aeroporti e nei centri commerciali due canali di primario interesse.

Catene scatenate

I Chiquita Fruit Bar nascono in Germania, dove ci sono 13 locali, a cui se ne aggiungono altri due in Belgio e uno in Svizzera. Cinque punti vendita si trovano all’interno di stazioni ferroviarie, ad Heidelberg, Colonia, Monaco, Potsdam e Stoccarda, e uno in aeroporto, a Düsseldorf. Fuori dai centri cittadini, l’insegna si è installata anche in un centro commerciale di Amburgo. In Italia ha strappato il contratto di master franchising il gruppo Emme Sei, che ha in portafoglio tra gli altri la catena di pizzerie Fratelli La Bufala. «Il Chiquita Bar è un progetto a cui sto dedicando molta attenzione – spiega Sandro Abeille, responsabile dello sviluppo internazionale e vice-

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Sani, belli e buoni... in concept presidente di Emme Sei –. Finora ci sono cinque punti vendita ma il nostro obiettivo è di averne 200. Siamo il loro primo master franchising e abbiamo l’esclusiva per Italia. Spero in realtà di accaparrarmi anche altre nazioni. La domanda per questi prodotti è molto forte». Il primo punto vendita è stato aperto nel centro commerciale Le Befane di Rimini, con un corner affianco a un locale del gruppo. Altri due sono nei centri commerciali I Gigli di Campi Bisenzio (Firenze), nell’ambito della pizzeria Vulkania, e nel complesso di Giugliano (Napoli). Le due aperture che più entusiasmano Abeille sono però sulle spiagge. Un chiosco è stato aperto per l’estate a Rimini, alla fine del lungomare, e uno sulla spiaggia di Mondello, nei pressi di Palermo. Sono sulla sabbia, su una pedana di legno e per questi locali è stata pensata un’animazione e una distribuzione di merchandising, un po’ come avviene per i tour delle radio on the beach. Corner nei centri commerciali e chioschi in spiaggia sono due dei quattro format studiati per l’espansione della catena. Il terzo, illustra Abeille, riguarda i locali nei luoghi di grande passaggio, come gli aeroporti e le stazioni, sul modello tedesco. L’ultimo è invece rappresentato dai punti vendita in franchising che dovranno essere sviluppati in luoghi dal flusso almeno discreto. Per stare in piedi questi locali, che avranno 16 mq e richiederanno un investimento di 50mila euro, hanno infatti bisogno di 300 scontrini al giorno, corrispondenti a 1.000/1.500 euro di incasso gior-

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nalieri. L’altro master franchisee di un gruppo internazionale in Italia è Zumo. È specializzato in smoothies, cioè in bevande simili a frappé o frullati ma molto più cremose, e conta 130 punti vendita. Negli anni di maggior successo le vetrine erano 160, ma ora sono scese, soprattutto per le difficoltà incontrate in Irlanda. A portarlo nel nostro paese come master franchisee è stato Piero Rocca, che è riuscito a installarlo presso l’aeroporto di Napoli Capodichino, fino a pochi mesi fa di proprietà della Baa, inglese come la catena Zumo. «La crisi si è sentita anche in questo settore – commenta – e di conseguenza in Italia c’è stato un rallentamento dello sviluppo. Abbiamo preso contatti con centri commerciali, aeroporti e stazioni, nella prospettiva di una espansione, ma le proposte che abbiamo ricevuto non sono state buone». Ora però è arrivato il momento di partire con lo sviluppo. Tra la fine del 2011 e il 2012 sarà la volta di due punti vendita all’interno di centri commerciali, il canale in questo momento prediletto, uno in Lombardia e uno in Emilia Romagna. Sono allo studio anche format temporanei. È già stata sviluppata negli scorsi anni, invece, la catena di chioschi mobili Lemonbar, ideata e gestita da Marco Lucchetta e incentrata sulla somministrazione di bevande a base di agrumi freschi, sia analcoliche che blandamente alcoliche. «In un paese normale – attacca Lucchetta – sarei già arrivato ad avere 500 chioschi in Italia. Invece c’è il problema delle lobby che impediscono la


concorrenza e dell’invidia. Quando mettiamo un Lemonbar i bar chiamano vigili amici e cominciano a fare terrorismo, anche se davanti ai giudici poi vinciamo noi. In Italia è più facile vendere droga che acqua e limone, e nessun sindaco ci ha mai autorizzato un posteggio. In Istria, invece, l’abbiamo subito avuto a Capodistria». Anche per queste difficoltà, Lucchetta sta ora puntando su un format fisso, da inserire nei centri commerciali e negli aeroporti. Il primo locale è arrivato nel prestigioso Dubai Mall, il grattacielo più alto del mondo, dove si trova all’ingresso. Per fine anno sono previsti arrivi in un centro commerciale in Italia e uno in un paese vicino. Negli aeroporti, infine, la società è stata contattata dalla britannica Ssp, gigante della ristorazione aeroportuale con cui farà partire un progetto. Negli aeroporti, o meglio nello scalo di Orio al Serio, opera già Juice Bar, che nel settore travel ha da qualche mese fatto il suo ingresso anche nella Stazione Centrale di Milano. Completano il ventaglio delle location un corner nella Rinascente di piazza Duomo a Milano e in due palestre della stessa città. «Siamo in crescita dal 2004 e non abbiamo avuto contrazioni – racconta Maurizio Orlando, amministratore della catena –. Sono in apertura altri tre punti vendita entro la fine dell’anno, a Milano: uno in via Agnello (zona Duomo, ndr), uno nella piazza del nuovo Palazzo della Regione Lombardia e uno in un centro commerciale alle porte di Milano, che sarà un test per questo canale». L’aeroporto,

continua, è stata un’esperienza positiva perché è stato possibile attrarre traffico business, anche se lo scalo è a maggioranza low cost. Per la Stazione, invece, è presto per fare bilanci. «Andiamo bene – spiega – perché vendiamo solo prodotti trasformati da noi. Per un terzo i prodotti sono biologici e per il resto a filiera controllata e la qualità ci permette di intercettare clienti benestanti o che capiscono che vale la pena spendere un euro in più del solito. Per il 70% sono donne, che possono scegliere quali ingredienti inserire, un accorgimento che ci fa apprezzare anche da chi ha intolleranze».

Dulcis in aeroporto

In aeroporto c’è anche l’unico esperimento retail del marchio DimmidiSì. Nata come costola de La Linea Verde, specializzata in verdure di quarta gamma, non si è limitata alle insalate ma si è dedicata anche ai piatti pronti e ai frullati, distribuiti soprattutto nella grande distribuzione organizzata. «Verona è stato un laboratorio, la Gdo rimane il core business – sottolinea Vittorio Riboldi, ad di Vitaminika, società a cui fa capo il marchio –. Ma siamo attenti alle tendenze di mercato, che sono l’aumento di consumi fuori casa e la domanda di prodotti salutari. Per questo il nostro obiettivo è quello di creare una rete di locali, che si sviluppi nei centri commerciali, nei luoghi di lavoro e nei luoghi di transito. Non le nascondo che la gestione diretta è faticosa, vorremmo poter proporre presto il franchising». F. P.

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Parola di Luigi Battuello

Foto di Roberto Valenti

Luigi Battuello, nato a Cervinara (AV) il 1° dicembre 1965, si è laureato in Scienze Politiche alla “Federico II” di Napoli. Dal 26 aprile del 2010 è Direttore Commerciale Non Aviation di Sea. Ha conseguito il titolo di dottore commercialista nonché un Master in International Development presso la Scuola di Direzione Aziendale STOA’ di Ercolano (NA). È stato Country Manager Italy e Centre Manager di McArthurGlen, nonché General Manager di Weitnauer Roma.

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Sea: in pressing sulla qualità R

«

etail is detail». Si può riassumere in tre parole l’aria nuova portata alla Sea di Milano dall’arrivo, come direttore commerciale non aviation, di Luigi Battuello, ex country manager per l’Italia di McArthurGlen, il colosso inglese degli outlet. Con quali parole definirebbe il retail aeroportuale? È un settore con un grandissimo potenziale di sviluppo, gestito fino a oggi troppo con l’ottica dei landlord e poco con l’ottica del consumatore finale. La chiave di sviluppo è il massimizzare tutte le leve del retail. Questo ci conduce a un passaggio successivo: non sono convinto sul tema dei minimi garantiti (per i retailer in aeroporto, ndr), che pure preserverebbero la redditività del settore. In che senso? I minimi garantiti devono essere frutto dell’indicizzazione della performance. È un’ottica che stiamo seguendo sia nel retail che nel food e che ci sta dando grandissimi risultati. Laddove abbiamo condiviso con gli operatori le scelte sull’offerta, sul format, sul posizionamento, addirittura sul prodotto e sul pricing, i risultati sono stati straordinari. Parlo dei ricavi per royalties pagate a Sea come frutto della performance, dove per performance intendo: punto vendita presidiato da più addetti, immagine complessivamente più curata e gradevole, prodotto più fresco. Il nuovo metodo è quindi già stato applicato? Da subito, sia in caso di scadenze contrattuali sia quando lo abbiamo concordato con gli operatori. Ho solo dovuto studiare alcune questioni airport specific, con l’aiuto di collaboratori che operano in Sea da decenni e da cui posso imparare tantissimo. I primi interventi li abbiamo fatti a dicembre dello scorso anno con il gruppo MyChef a Malpensa T1. La cosa importante è che tutto deve passare dalla soddisfazione dei clienti. Per questo lanceremo un servizio di mystery shopping a breve per monitorare almeno ogni sei mesi il servizio. Sia per il retail che per il food? Sì. Lo renderemo un fatto stabile della nostra policy. Abbiamo un team di quattro persone che lavorano solo sulle retail operation. Questa è una novità assoluta nel mondo aeroportuale, non so se anche a livello internazionale. Queste quattro persone si occupano quotidianamente dello standard di servizio, della performance del punto vendita, del suo aspetto, della maniera in cui sono esposti i prezzi e in cui vengono erogati i saldi. Gli inglesi dicono: retail is detail. Ora, non ci siamo ancora, però intendo mettere una pressione enorme sui retailer per essere all’altezza degli altri aeroporti internazionali. Prima di McArthur si occupava di duty free. Com’è cambiato il travel retail rispetto a dieci anni fa? Oggi il vecchio duty free con la miscellanea degli articoli in 1.000 metri quadrati non esiste più. È cambiato il retail in generale: nella gdo francese così come nei duty free più avanzati non si va più

a mettere delle gondole ma a creare dei mondi autonomi. Si sta andando verso la specializzazione, perché il consumatore è diventato molto più esigente ed è disposto a pagare di più in cambio di un servizio migliore per dettagli e know how, come la cantina fornitissima che si è vista a Parigi. Secondo me è una rivoluzione che cambierà moltissimo gli aeroporti anche dal punto di vista del design. Parlando del “terzo terzo” di Malpensa (la nuova area internazionale da aprire entro il 2015, ndr), io credo che dovremo sicuramente incidere sul design. Che cosa ha in mente? Non basta più soltanto il negozio o la pluralità dei negozi. Il design nel quale lo shop è inserito è molto importante, perché crea un’esperienza diversa per il consumatore. In un terminal della Nuova Zelanda hanno ricreato con elementi di design parti della cultura dei nativi locali e hanno inserito in quell’area il retail. Noi cercheremo sicuramente di fare un omaggio alla città di Milano. Un’altra tendenza è quella del green. Non riguarda solo i prodotti biologici, sta diventando il nuovo dna del retail e del food. Noi sicuramente vivremo questo trend, se possibile anticipandolo nelle prossime scelte. I piccoli retailer vedono gli aeroporti come dei mondi inaccessibili. Cosa si può dire a loro? Io credo moltissimo nel brand locale, ma a una condizione: devi avere anche una grandissima capacità di fatturato. Naturalmente si possono pensare a degli spazi appositi, magari non in airside. A Copenaghen, per esempio, hanno creato una sorta di galleria con tutte le specificità locali. È una cosa che si potrebbe fare, magari in area arrivi o in area riconsegna bagagli. Non le pare che gli aeroporti tendano ad assomigliarsi un po’, anche nel food? È vero, così come è vero che l’innovazione nel food oggi è quasi tutta in mano a piccoli imprenditori. Vorrei poter far lavorare le eccellenze, soprattutto del bacino milanese e lombardo, con gli operatori del mondo aeroportuale, più solidi e in grado di offrire un servizio affidabile. In tema di innovazione mi piace moltissimo citare anche il nuovo formato del gruppo Cremonini, Saporè, aperto a Malpensa T1. È stato frutto di un lavoro a quattro mani tra Cremonini e Sea. Sta funzionando molto bene, non cannibalizzando alcuno degli altri operatori.

Per quanto riguarda il food, a che punto è il restyling? Abbiamo cominciato già nel corso del 2010, anche prima del mio arrivo, a Linate con Il Panino Giusto e Briciole Bar, replicato a Malpensa T1, dove è arrivato anche Time Café nella zona della biglietteria delle Ferrovie Nord. Quali sono le novità del 2011? Sono diverse: al T1 di Malpensa siamo partiti con il restyling fatto da Cremonini con i brand Mokà/ Mr Panino e Mokà/SapoRé; con Sea Services a settembre apriremo il wine bar Pane Vino San Daniele e un Lavazza Expression. Con MyChef a giugno abbiamo ampliato il Panino Giusto e apriremo un nuovo bar e corner. Nel T2, dopo Briciole Bar con MyChef, stiamo per inaugurare Rossosapore (a metà luglio, ndr) con Sea Services. Con Autogrill, invece, a settembre partiranno i lavori per un Burger King, nel piano rialzato del landside. Infine a Linate, dopo Briciole Bar e una nuova caffetteria di MyChef, sarà la volta di introdurre con Autogrill una gelateria Motta, a ottobre, e a dicembre di trasformare un ACafé in Tentazioni. Nel retail si continua a puntare sul lusso? Nel T1 di Malpensa abbiamo innalzato l’autorevolezza della piazza commerciale, spostando tutti i ristoranti nella food court di MyChef e mettendoci i brand del lusso, tra i quali quest’anno si sono aggiunti Ferragamo, Zegna, Brooks Brothers e prossimamente Burberry. Adesso Sea sta lavorando moltissimo con Dufrital per accompagnare i marchi del lusso in un percorso di uscita dai duty free e di creazione di negozi stand alone, in modo da valorizzare la propria immagine attraverso l’insegna. Chiaramente faremo uno sforzo importante in questa direzione anche nel “terzo terzo”, dove avremo 7.000 mq di retail. Quali novità ci saranno negli altri terminal? Il T2, che era rimasto un po’ più indietro nella commercializzazione, sta vivendo un risveglio. Stanno per aprire un Kiko Make Up Milano e Tally Weijl, è stato inaugurato Tosca Blu e stiamo per finalizzare altri accordi. A Linate, che ha i suoi anni, da qui all’Expo andremo a fare un’azione di restyling che riguarda sia il design sia l’offerta. In quest’area ci sono sei negozi completamente nuovi: Parah, Dixons Travel, Boggi, Kiko, Thun e sta per aprire Tosca Blu. Ora stiamo progettando la costruzione di altri due store sempre in quell’area. F. P. retail&food - settembre 2011 41


dossier aeroporti

è

in crescita, è in utile, è pieno di soluzioni fantasiose e innovative e ha un’aviazione generale a cinque stelle, dove sono di casa emiri e capi di Stato e di governo (a partire da uno, indovinate chi). Ma l’aeroporto di Olbia, porta della Costa Smeralda, è anche affetto da due malattie difficili da contrastare: l’impossibilità (per ora) di aumentare lo spazio dei negozi, per effetto di una legge regionale estremamente restrittiva, e una stagionalità accentuata che rende ogni passo ambizioso più lungo della gamba.

Olbia,

tra sacro e profano

Vento in poppa

Sotto un patio circondato da oleandri, bouganville ed erbe aromatiche, non sembra proprio di trovarsi in un aeroporto. Siamo nel Kara Kiosk, un bar all’aperto che si trova a pochi passi dall’ingresso del terminal. Tetti e pavimento di legno, il locale ha tutta l’aria di un chiosco sulla spiaggia. Di fronte è posizionata la mitica Azzurra 83, la barca appartenuta al principe Karim Aga Khan IV (proprietario di Meridiana e dell’aeroporto) e a Gianni Agnelli che fece conoscere in Italia la Coppa America. Disseminate ci sono poi delle opere d’arte che ritraggono degli animali con stile da fumetto, tanto amate dai bambini da essere spesso scambiate per giostrine e per questo vandalizzate. È in tale contesto che incontriamo il responsabile della business unit commerciale non aviation di Geasar, la società che gestisce lo scalo della Costa Smeralda, Lucio Murru. «Stiamo avendo una crescita di traffico mai vista negli ultimi dieci anni – comincia –. A giugno i passeggeri sono saliti del 17%, nei primi dieci giorni di luglio sfioriamo il 27% di crescita. È un traffico che non si sta trasformando tutto in ricavi commerciali. Ma in airside abbiamo avuto una crescita di fatturato del 20%, mentre prima dei controlli ci fermiamo al 5. È un aumento che riguarda soprattutto il food&beverage». Questa impennata non è tutta farina del sacco dell’aeroporto, che ha avuto buoni risultati fino al 2006 e da allora ha vivacchiato, anche perché nel frattempo Cagliari e Alghero sono diventati basi di Ryanair. A dare una bella mano è stata la politica scriteriata seguita dalle società di navigazione. I prezzi dei traghetti sono inizialmente più che raddoppiati, poi la Regione ha messo una pezza trasformando la Saremar in una low cost dei mari. Troppo tardi, però, perché gli albergatori hanno avuto cali del 20% e chi poteva rinunciare all’auto ha pensato bene di prendere l’aereo. «Onestamente ci hanno dato una mano anche le crisi del Nord Africa, soprattutto in termini di turisti provenienti dalla Francia» aggiungerà qualche ora più tardi Stefania Filigheddu, airport business development manager dello scalo. In effetti, del 27% di crescita, una quota importante si deve ai voli internazionali, saliti di 21 punti percentuali.

A servizio della città

I dati parlano chiaro: in un mese come febbraio da Olbia passano 45mila passeggeri, ad agosto 340mila. Con queste caratteristiche nei periodi invernali chi vuole vendere qualcosa deve provare ad attrarre le persone che vivono in città (il cui centro è a meno di 5 km). Per questo la maggior parte delle attività commerciali si trova prima dei controlli di sicurezza e per questo lo sforzo del management della Geasar è quello di inserire dei

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Un’aviazione generale principesca, tante eccellenti iniziative per la città ma anche problemi di spazi e stagionalità non semplici. Olbia aspetta di conoscere il suo futuro e si gode un momento magico (ringraziando il caro traghetti). marchi forti. L’esempio più calzante è la libreria Feltrinelli, la più grande della città oltre che una delle più estese della Sardegna. C’è anche un ottico Green Vision e la valigeria Carpisa. Una certa attrazione esercita anche il negozio di abbigliamento per bambini Quore, per fare un altro esempio. Si sarebbe potuto dire lo stesso dell’intimo Yamamay, se il marchio non avesse appena aperto uno shop anche nel nuovo e (minacciosamente) vicino centro commerciale Auchan. Molto interessante, anche se dedicato pressoché ai turisti, è il negozio di prodotti regionali Kara Sardegna, gestito dalla controllata Cortesa, dove si trovano sia manufatti che beni alimentari. “Kara” in sardo vuol dire faccia, anche se al posto della “k” si usa una più comune “c”. L’idea del nome, così come del logo, un sole stilizzato che è una riproduzione di una mattonella di un’antica chiesa della zona, è stata ispirata dal pubblicitario Gavino Sanna. Da allora è in soffitta il vecchio nome “Frutti di Sardegna” e “Kara” viene usato come un marchio di fabbrica in buona parte dei punti vendita, sia tra i negozi sia tra bar e ristoranti (Kara wine bar, Kara Kiosk, Kara Ice etc.). Ogni riferimento al costo dei prodotti, invece, non è voluto e in effetti con una “c” sarebbe stato più evidente. «Ci dà grandi soddisfazioni, fattura da solo 2 milioni di euro», nota Murru, che pure ricorda come il negozio fosse più grande, prima che le restrizioni sui liquidi a bordo dessero un gran colpo alla vendita di vino e olio locale. Sempre per i forestieri, del Continente o del resto del mondo, è pensata la piccola boutique dell’outlet The Mall, segnalata anche da numero-

si “stick” disseminati per lo scalo. A servizio della città non ci sono però solo le attività commerciali: l’aeroporto è un unicum perché al suo interno si trova un’università. È frequentata da 900 studenti del corso di laurea in Economia e management del turismo, gemmazione dell’Università di Sassari. Si trova al primo piano dell’airside e conta qualche aula e un’aula magna notevole. Sullo stesso livello si trovano il business center, una banca, una sede della locale Confindustria e qualche “temporary office” da affittare per riunioni. Di fronte si trova un piccolo museo che ha come piatto forte un ingranaggio attribuito al cosiddetto “Planetario di Archimede”, citato da Cicerone e trasportato a Olbia (e lì perduto) dal conquistatore di Siracusa, il console Marco Claudio Marcello. I pannelli e un video illustrativo valorizzano il reperto. La stessa area ospitava, nel giorno della visita, altri elementi insoliti: in primo luogo una serie di disegni di bambini e ragazzi delle scuole, realizzati durante incontri con gli artisti locali le cui opere si trovano nello scalo (scultori, fotografi, pittori). In secondo luogo, su alcuni piedistalli, una decina di strumenti musicali della tradizione sarda. In questo caso il contesto era una mostra legata al festival Time in Jazz, composta anche da gigantografie di paesaggi della zona, sagome di musicisti jazz, fotografie di un pane rituale antropomorfo e di jazzisti all’opera nei paesi del festival. A inaugurarla, il giorno della visita, c’era il presidente e direttore artistico della kermesse, il jazzista Paolo Fresu, originario della vicina Berchidda, fulcro del festival.


I passeggeri di Olbia VERONA Anno

2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 gen-mag. 2011

Passeggeri aviazione commerciale

var. % anno precedente

Passeggeri aviazione generale

var. % anno precedente

14,4 1 2,4 12,1 1,8 5,3 9,7 -1,9 0,3 -6 -2,8 11,3

13.355 14.369 16.645 19.751 23.682 25.765 27.418 29.541 27.773 25.184 23.639 3.112

25,5 7,6 15,8 18,7 19,9 8,8 6,4 7,7 -6 -9,3 -6,1 6,5

1.323.263 1.336.499 1.368.499 1.534.503 1.561.980 1.645.453 1.804.667 1.770.665 1.775.551 1.668.905 1.622.608 405.463

fonte: Assaeroporti

il 2010 di geasar Geasar aviation Geasar non avio Cortesa Eccelsa

Ricavi

Var. % 2010/09

16 milioni 8 milioni 8 milioni 5 milioni

+3% -0,37% +44% +7%

fonte: Geasar

Tecnologia a metà del guado

Un altro metodo adottato per combattere la stagionalità del terminal si chiama e-commerce. Su uno dei tre siti emanazione dell’aeroporto, chiamato www.karasardegna.com , si trovano prodotti tipici, in gran parte alimentari, con l’eccezione di alcuni libri e quadri. «Molti dei nostri passeggeri auspicavano di farsi mandare a casa i prodotti e di riceverli anche fuori stagione», spiega Lucio Murru. Nonostante le buone performance, il sito è in fase di rielaborazione profonda, come l’altro sito satellite del portale principale, www.ciaosardinia.com. Si tratta di un portale di offerte turistiche su alloggi, attrazioni e attività sportive. «Abbiamo creato una forza di marketing territoriale, riempiendo un vuoto: prima la Sardegna era vista come un deserto dal punto di vista dell’offerta territoriale, i turisti pensavano che oltre al mare non ci fosse nulla». Lo sforzo di creare il sito, spiega Murru, è stato inizialmente fatto con un ente turistico regionale, poi abolito dalla precedente giunta, e ora conta solo su una pallida collaborazione a livello provinciale. «Nonostante il vuoto delle istituzioni abbiamo deciso di andare avanti lo stesso – spiega – perché abbiamo capito che è uno strumento per spingere l’aviation». Dove la Regione ha dato una mano, sul fronte tecnologico, è invece nel wi-fi. A sorpresa si scopre che a fornire una connessione senza fili gratuita non sono solo gli scali asiatici o francesi, ma anche quello di Olbia. Basta registrarsi e si è online. C’è solo un problema: possono registrarsi solo persone con il telefono italiano, e considerato l’alto numero di stranieri in arrivo è un ostaco-

lo grave. Si sta superando, spiega il manager non aviation, attraverso un sistema integrativo in fase di rodaggio. C’è anche una collaborazione con l’applicazione per smartphone, chiamata iSmeralda, che però dovrebbe essere sostituita da una app realizzata appositamente per l’aeroporto.

Airside, progetti di gloria

La struttura dell’aeroporto è gradevole, superiore alle aspettative. Merito di un profondo intervento effettuato all’inizio degli anni 2000 che ha aggiunto al vecchio terminal due ali laterali e il molo imbarchi. Le ali laterali (una adibita al check-in, l’altra alla riconsegna bagagli) sono caratterizzate da aperture tonde nel soffitto ed elementi in metallo che ricordano il “Bigo” del Porto Antico di Genova. Qua le strutture sono chiamate evocativamente “nuraghi”. Un altro elemento di pregio è il copioso numero di piante posizionato tra l’airside e la zona di riconsegna bagagli. Anche in questo caso la scelta è in linea con le tendenze negli scali internazionali. Passati i controlli di sicurezza, tuttavia, c’è un po’ di delusione. I negozi si contano infatti sulle dita di una mano: ci sono gli shop di abbigliamento Zinco e Country Store, quest’ultimo creato da una discoteca locale; un punto vendita di t-shirt; un’edicola ben fornita Trade News; un negozio di prodotti tipici (non a marchio Kara per differenziare i prezzi, più alti) e il duty free “Free Fly Shop” della Linea Aeroportuale Sole (Gruppo Ligabue). Completa il panorama un bar, a gestione locale (a prima vista non di alto profilo), con annesso giardino esterno, chiamato Smoking

Garden Café. «Ora non abbiamo tanti spazi – racconta Murru – perché la Regione Sardegna contingenta severamente le superfici commerciali superiori a 2.500 metri quadrati. Abbiamo chiesto, e stiamo aspettando la risposta, di poter escludere da questa previsione almeno l’airside. In quel caso potremo estendere l’area dopo i controlli». Nel caso arrivasse una risposta positiva, è già stato pensato un piano: l’airside si allargherebbe di qualche metro verso il landside (eliminando un cortiletto), sarebbero spostati di 90 gradi i controlli di sicurezza e si potrebbe a quel punto creare un grande duty free con logica “walkthrough”. Nell’airside rinnovato è probabile che il duty free shop di Ligabue, oggi in difficoltà finanziarie, possa essere sostituito con altri soggetti, anche internazionali. Al di là del duty free, le altre categorie merceologiche che l’aeroporto vuole coprire sono quelle dell’abbigliamento sportivo, adatto al target dei vacanzieri, e quello dell’elettronica di consumo. In questi casi la società di gestione comunica degli inviti a presentare le offerte. Tra gli altri progetti strutturali, si segnala anche il piano di installazione di pannelli fotovoltaici lungo la pista per 1,5 Mw di potenza complessiva e quello di realizzare una nuovo collegamento stradale che renderà più rapido l’accesso alla Statale Carlo Felice (SS131).

Food, tutto fatto in casa

Sul fronte della ristorazione, invece, la gestione è autartica, ossia delegata alla società controllata Cortesa srl. «È una scelta impegnativa, è una vita più tranquilla quella del gestore puro – dice Murru –. Ma dà soddisfazioni: siamo al quarto anno di gestione diretta, nei primi abbiamo avuto una marginalità ridotta ma ora i risultati sono interessanti, ogni anno miglioriamo i contatti con i fornitori e il prodotto. Il Kara Kiosk, per esempio, prima era solo un terzo dell’attuale, ora è stato aggiunto un forno a legna per la pizza, apprezzata nella zona». Nell’offerta gastronomica si contano anche il bar e self service Kara Food, il maggiore del landside,

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dossier aeroporti il raffinato Kara Wine Bar e il nuovo Kara Ice. Quest’ultimo si affaccia sull’esterno dello scalo (e lo stesso farà il wine bar), allineato al Kara Kiosk, in modo da creare un alleggerimento del terminal in caso di affollamento.

Aviazione generale

Cortesa è anche responsabile del ristorante e del catering del terminal dell’aviazione generale, il vero parco dei divertimenti dell’aeroporto di Olbia. Perché al terminal si affacciano, oltre ai “soliti” milionari, anche personalità esotiche, in scene felliniane. Il giorno della visita era parcheggiato sulla pista l’Airbus A330-202 da una sessantina di metri del re del Qatar, in attesa di ripartire l’indomani. Quando arrivano personalità di questo tipo, racconta Antonello Stefanopoli, responsabile del food & beverage di Cortesa, bisogna essere pronti a tutte le richieste, gastronomiche e non. Può anche capitare che un addetto Geasar corra a cercare un dvd appena uscito o venga spedito in tutta fretta a Milano alla ricerca di una bottiglia Magnum da 16mila euro. Di certo non ci si annoia. «Dovremmo attrezzarci per preparare cucina kosher», diceva tra il propositivo e l’esasperato lo chef dell’elegante ristorante affacciato sulla pista. «Chi arriva si aspetta lo stesso servizio che avrebbe arrivando in auto davanti a un hotel a 5 stelle» continua Stefanopoli. Così, anche al di là della ristorazione, il livello è adeguato. Arrivando da fuori al terminal di aviazione generale, inaugurato

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Lucio Murru da poco, nel 2009, si vedono le inconsuete macchine per l’autonoleggio, tra cui una non certo mimetica Ferrari (anche il terminal commerciale d’altra parte si difende sull’autonoleggio, dato che ben 17 compagnie vi svolgono servizio). Accolti da Francesco Cossu, manager Operations & Security di Eccelsa, altra controllata di Geasar che gestisce l’aviazione generale, abbiamo potuto visitare il terminal. Vi sono ospitati marchi retail, sia di prodotti enogastronomici (soprattutto vini) sia di abbigliamento di altissima fascia (de Grisogono e Loro Piana). Tra una lounge aperta, una chiusa, le sale riunioni e le sale relax per gli equipaggi, si notano anche le numerose opere d’arte e le pubblicità di marchi prestigiosi (come Rolex e Audi, presenti anche nello scalo commerciale).

In utile e con Cagliari nel mirino

Una delle note positive dell’aeroporto di Olbia, al di là delle problematiche che possono esserci, è che il bilancio di Geasar è da sempre in utile, seppure con variazioni. La società ha realizzato nel

2010 ricavi aviation per più di 16 milioni di euro (+3%), e non aviation per 8 milioni (-0,37%), derivanti da canoni di sub concessione. A questi vanno aggiunti quelli sempre non avio di Cortesa: 8 milioni (+44%) e i 5 milioni di euro di Eccelsa (+7%). Cortesa, a sua volta, vede dividersi i suoi 8 milioni di ricavi tra i 6 milioni di attività dirette (ristorazione e catering), parcheggi (1,5 milioni) e pubblicità e sponsorizzazioni (0,5 milioni). Quest’ultime sono gestite per metà internamente e per metà con un’altra società. A monte di Geasar c’è la nuova Meridiana Holding, che controlla anche Meridiana Fly e Meridiana Mantenance. In questo modo la Geasar non è più controllata dal vettore vero e proprio e ha le mani un po’ più libere nell’assegnare le rotte alle compagnie. L’azionista di riferimento, il principe Aga Khan, non intende però fermarsi lì e ha espresso il desiderio di possedere anche almeno il 40% dell’aeroporto di Cagliari, rilevando parte della quota della Camera di Commercio del capoluogo sardo. I pretendenti però sono altri quattro e su questo fronte la gara è tutta aperta. Fabrizio Patti




r&f Mystery in airport

Cork,

Mistery in Shop – Bar

aerostazione “no frills”

S

emplice, efficiente, minimalista. Tre aggettivi descrivono l’aeroporto internazionale di Cork, sud dell’Irlanda. Sarà perchè l’Irlanda è la patria della Ryanair o forse perché la filosofia del “no frills” (niente fronzoli) è una regola di vita in un Paese che viene da secoli di povertà. Frugalità, tuttavia, non è la prima sensazione che salta agli occhi arrivando allo scalo che si trova a pochi chilometri alla città. Non ci sono treni o metropolitane che collegano Cork all’aeroporto, ma solo dei bus: è l’unico rimprovero che si può fare sugli aspetti logistici. Ma il traffico non è mai un problema per una nazione di pochi milioni di abitanti. Soffitti altissimi, una struttura in vetro e legno dal design nuovo e moderno; leggero e, soprattutto, luminosissimo. Così si presenta l’aeroporto all’ingresso. La zona check-in è piccola, ma funzionale con vari banconi, la possibilità di fare self check-in (ma solo con Aer Lingus). Sparse in giro, nume-

utili per chi viaggia, senza troppi lussi. La zona imbarchi è al piano superiore, dopo aver attraversato i varchi di controllo: nonostante un certo affollamento, la procedura è stata veloce e senza intoppi. La sala d’attesa ha un’immensa vetrata da cui ammirare il verde paesaggio della campagna irlandese, che da solo vale più di cento negozi o attrattive, e la pista. Un relax per gli occhi. Non aspettatevi di fare un’esperienza di shopping ad alto livello o indimenticabile: non ci sono boutique, non troverete griffe o maison del lusso mondiale. C’è però tutto quello che serve quando si viaggia. Il duty free (il nome è The Loop) oltre ai tradizionali prodotti di consumo (tabacchi, alcolici, accessori per il viaggio, profumi), offre anche una buona varietà di prodotti tipici locali, dal salmone fresco sottovuoto (provato, decisamente buono) al whisky e all’immancabile birra, con la classica Guinness. D’altronde, nonostante la monumentalità architettonica e il design

> Varietà offerta numero pdv in landside numero pdv in airside possibilità di scelta tra premium e budget attrattività marchi internazionali attrattività marchi locali > Adeguatezza location food

ubicazione locali f&b numero di posti a sedere presenza di tavolini in comune chiarezza segnaletica > Layout dei punti vendita Originalità design Omogeneità e armonia Qualità materiali e arredi Ordine e pulizia Comfort Segnaletica prezzi/cartellini numero bagni pulizia bagni > Sicurezza Gestione controlli filtri (cortesia, efficienza, chiarezza messaggi) Tempi controlli filtri > Duty Free Chiarezza comunic. su sconti duty free Chiarezza comunicazione su possibilità di portare a bordo oggetti > Valutazioni generali Qualità/prezzo Ambiente Adeguatezza alla location Legenda:  = migliorabile  = sufficiente = apprezzabile  = molto buono  = ottimo

rose e utilissime postazioni internet a pagamento (soprattutto per chi ha dimenticato di stamparsi a casa il biglietto Ryanair). Peccato, però, nessuna connessione wifi. Davvero un aspetto da migliorare. Un bar, della catena Subway (panini caldi e bibite), più alcuni distributori automatici è tutto quello che ha da offrire la zona accettazione. Non molto, per la verità, ma il minimo essenziale. Degna di nota, e apprezzabile assai, invece, la presenza di uno sportello bancomat proprio nella zona checkin. E anche di un ufficio postale. Chapeau. Pochi posti a sedere però. Insomma, attenzione ai servizi

da scalo intercontinentale, alla fin fine si tratta di un aeroporto di una città di medie dimensioni. Oltre al duty free, c’è un newsstand che, più in piccolo, ripropone la stessa formula del The Loop, con l’aggiunta di snack e piccoli acquisti. La ristorazione è anch’essa molto basilare: due ristoranti al piano superiore, nella zona adiacente ai controlli di sicurezza. Classici british bar, a partire dall’arredamento che vuol far ricordare l’interno in legno di un tipico pub. Menu sostanzialmente limitato dove ovviamente hamburger, fish&chips e pork chop la fanno da padrone. Ci si sfama con un decente piatto caldo e un posto a sedere.

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© Edifis Intelligence

Niente di più, niente di meno. Fastidioso e sinceramente non all’altezza delle ambizioni dello scalo, la chiusura dei finger. Come tutti i moderni scali, anche l’aeroporto di Cork è dotato di bracci a ogni gate, ma entrambe le volte, in partenza e in arrivo (tra l’altro con un volo di linea della compagnia di bandiera Aer Lingus), i passeggeri sono stati invitati a utilizzare le scale per scendere sulla pista e poi usare la classica scaletta. Tutte e due le volte, poi, pioveva e faceva freddo. Nel caso di anziani o persone disabili, questo è un disagio inaccettabile. E un grosso difetto per lo scalo. S. F.

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analisi mercato

Centro che vai, scarpa che trovi Bata, Geox e Scarpe&Scarpe occupano assieme un terzo dei punti vendita dedicati alle calzature nei mall, ma per il resto il mercato è frammentato, con spazio per catene regionali e indipendenti. Il quadro di un mercato ancora stagnante, dove però la produzione ha ricominciato a correre.

M

ai arrendersi!» è stato uno dei messaggi più chiari dell’associazione dei calzaturifici italiani, in uno degli ultimi discorsi dell’ex presidente, Vito Artioli, prima di essere sostituito da Cleto Sagripanti (ad di Manas e presidente di Aerdorica - aeroporto di Ancona Falconara). L’associazione di produttori aveva dalla sua l’orgoglio e la speranza: dopo un 2009 “annus horribilis” (-12% di volumi prodotti e -15,9% di fatturato esportato) sembrava che la delocalizzazione e la chiusura fossero le uniche strade percorribili per le aziende. A sorpresa, invece, il 2010 ha fatto rialzare la testa al settore: la produzione è salita del 2,3% in volume (202,5 milioni di paia) e del 4,4% in valore (6,756 miliardi di euro, guidata dalle esportazioni (+13%). L’export nei primi mesi del 2011 ha continuato a salire, ma non così i consumi: -0,9% la quantità e +2,2% la spesa. Un’altra fonte, Sita Ricerca, dice che nei primi 5 mesi del 2011, il mercato del footwear aveva consumi in calo dello 0,9% e prezzi in crescita dello 0,6 per cento. In tutti i casi si sono invertite le parti rispetto allo scorso anno, quando invece i consumi, seppur quasi fermi, risultavano molto migliori della produzione.

Chi se la passa meglio

Secondo i dati Sita, a soffrire maggiormente da gennaio a maggio sono stati i segmenti donna (-1,6%) e bambino (-1,1%), mentre sono quasi stabili le scarpe da uomo (-0,2%) e in leggera crescita quelle sportive (+1,1%). «Sono sempre ben richieste le scarpe tempo libero e le calzature alte, a stivaletto – commenta l’analista di Sita, Maurizio Castelli –. Vanno bene le ballerine bambina e sono

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in crescita le sneakers (+1%) ma non le scarpe per lo sport attivo». L’evoluzione dei canali distributivi, continua, «è in linea con le tendenze delle ultime stagioni: da una parte c’è lo sviluppo delle grandi superfici specialiste di calzature, come Globo, Pittarello, Scarpe&Scarpe eccetera, e la forte crescita degli outlet e degli acquisti on-line. Dall’altra si fa critica la situazione dei negozi di articoli sportivi e dei negozi tradizionali di periferia o di paese». Quanto all’andamento delle singole società, grazie alla collaborazione con la società di consulenza MicroSectors sono stati analizzati i bilanci delle principali aziende di cui erano disponibili i consuntivi 2010: Geox, Scarpe&Scarpe, Pittarello Diffusion (marchio contrassegnato dal coniglio), Cinti, Keys-Miber, Kickers-società Italiana Calzature, Timberland Italy (si veda la tabella in pagina per i dettagli). «Nonostante il difficile periodo economico – notano gli analisti di MicroSectors Anna Mussa ed Emilio Roncoroni – nel 2010 tutte le sette società in esame chiudono il bilancio in attivo, seppur con la contrazione dei ricavi per quattro di loro. Questo evidenzia un’attenzione elevata alla minimizzazione dei costi. Tutte le aziende infatti hanno messo in atto differenti azioni di contenimento dei costi ravvisabili, per alcune di esse, anche in una migliore gestione/rotazione del magazzino, ossia Scarpe&Scarpe, Cinti, Keys-Miber e Kickers-società Italiana Calzature». Alcuni parametri sono caratteristici di questo settore: «Per quanto concerne la redditività – continuano – si nota come il fatturato sia circa 1,5-2 volte il costo della materia prima, mentre vi è un’estrema variabilità nel rapporto fra Mol e Risultato Operativo rispetto al fatturato». Come evidenziato per altri settori, puntare sul retail è una strategia da cui i produttori non possono più prescindere. «L’osservazione delle migliori performance dei negozi monomarca – aggiungono – spinge le aziende del campione a maggiori investimenti in tal senso. Il negozio monomarca consente infatti una maggiore affermazione del brand e fidelizzazione del cliente. La crescita viene realizzata sia tramite shop a gestione diretta sia tramite quelli in franchising». Nonostante le aziende analizzate abbiano i bilanci in attivo, sul mercato si sono registrare delle vendite: tra questi la Timberland (società centrale e non la filiale italiana) è stata ceduta dalla famiglia Swarz alla Vf Corporation (Wrangler,

Eastpak e North Face) per due miliardi di dollari; Pittarello Service, ossia il marchio contrassegnato dall’elefantino, ha invece ceduto la maggioranza alla famiglia Benetton e in particolare a “21 Investimenti”.

Mall, spazio anche per gli indipendenti

Nell’analisi sul mercato delle calzature effettuata nel maggio 2010, una elaborazione di r&f aveva messo in evidenza come, tra le 19 principali insegne esaminate, il 44% dei punti vendita si trovasse nei centri commerciali. Escludendo la catena Valleverde, la quota sfiorava il 50 per cento. Quest’anno, grazie alla collaborazione della società di consulenza Reno, è possibile disegnare un quadro più preciso delle presenze negli shopping center, partendo dall’analisi di 1.172 punti vendita presenti in 428 centri commerciali, 24 outlet e 36 parchi commerciali. Innanzitutto è possibile sapere quanto pesano le calzature sul totale dei negozi negli shopping center: il 5 per cento, con variazioni dal 2% al 10 per cento. In secondo luogo, si nota la tendenza ad aprire negozi in tutte le tipologie di centri commerciali, senza mai escludere quelle di rank BBB e A della classificazione Reno (si veda la tabella X). Questo è possibile anche perché le catene hanno a disposizione dei negozi flessibili. «In alcuni casi – nota la società – le insegne hanno sviluppato più format in modo da poter raggiungere strutture commerciali diverse: dalle shopping street delle città ai centri commerciali fino ad arrivare ai retail park». Bata, per esempio, può contare sui concept Bata City, Bata Superstore e Bata Factory Store, oltre ai negozi Athletes World, dedicati ai modelli sportivi. Una quarta caratteristica del mercato è il fatto che un po’ di spazio agli indipendenti, anche nei centri commerciali, è rimasto. Dei 1.172 punti vendita analizzati, 879 fanno parte di catene nazionali, interregionali o regionali, mentre gli altri sono indipendenti o sviluppano solo in outlet. Nel mondo delle scarpe succede anche che ci siano pezzi da novanta che nei mall credono ben poco: fra questi spiccano Clarks (presente però in quattro centri commerciali prime), Kammi e Merrel. Altri invece hanno deciso di puntare su città e outlet, come Camper.


›«L’era dei multimarca intervista

Allo stesso modo, Baldinini ha aperto 15 punti vendita negli outlet italiani (e altri sei all’estero), Corso Roma ha un negozio in un solo centro commerciale e 9 in outlet, Dear Design, multimarca che ha assorbito tra gli altri il marchio Pancaldi 1888 ha 13 shop nel canale e Bruno Magli 8 store distribuiti fra Emilia, Lazio, Piemonte, Sicilia e Toscana.

I campioni dei centri commerciali

Un altro fattore di distinzione di questa merceologia è la suddivisione molto frammentata delle quote di mercato, anche se le quote maggiori spettano alle tre insegne principali. A livello nazio-

è finita»

Valerio Tatarella, presidente Primadonna In principio – e per quasi mezzo secolo – fu il multimarca. Ma nella storia della distribuzione di calzature della famiglia Tatarella, di Bari, da quattro anni si è chiusa un’era ed è cominciata quella dei monomarca, con il marchio Primadonna. Lo sviluppo è stato prepotente, perché in tre anni sono stati aperti 150 negozi (39 diretti e 111 in franchising), di cui 40 nei centri commerciali, avviati nell’ultimo anno. Ne parliamo con il presidente, Valerio Tatarella. Come mai questa scelta strategica? È successo qualche anno fa. Dopo una fiera all’estero siamo tornati in Italia con l’idea che il multibrand era finito. Più i monobrand vanno avanti, meno spazio c’è per i multibrand, che diventano fragili. Così abbiamo dato via ai monomarca, con una fascia di prezzo simile ai multimarca (scarpe da 39-69 euro, ndr) e produzione al 70% in Asia e al 30% in Italia, tra Trani e Napoli. Che progetti avete ora? Il nostro impegno ora è per lo sviluppo nel centro nord Italia. Il progetto industriale prevede di arrivare a 350-

nale leader indiscusso è Bata che, con i suoi tre format, ha raggiunto quota 184 negozi di cui 6 in outlet e 6 in parchi commerciali; Geox segue con 140 negozi di cui 7 in outlet e 2 in parco commerciale. Sul terzo gradino del podio, fra i leader di mercato, troviamo Scarpe&Scarpe con 63 punti vendita di cui 7 in parco commerciale. Si affaccia prepotente al mercato Primadonna che, con 42 punti vendita su

370 negozi entro fine 2013. Ci sarà anche lo sviluppo all’estero, con nostre società controllate, abbiamo già quattro negozi in Spagna. Come mai non avete puntato subito sui centri commerciali? Tre anni fa a chi mi proponeva di entrare in un centro commerciale rispondevo di lasciare stare, perché non pensavo fosse un buon business. Ci siamo decisi nell’ultimo anno e oggi siamo in contatto con alcuni sviluppatori. Cerchiamo maggiormente i centri commerciali esistenti, anche se quelli che vanno bene finiscono per chiedere cifre troppo alte. Stazioni e aeroporti vi interessano? Tra le stazioni ci potrebbe interessare solo Termini a Roma, che è l’unica che funziona. Per gli aeroporti è diverso: difficilmente si vendono scarpe perché sono prodotti di volume; tuttavia per motivi di immagine potremmo pensare a qualche scalo, come Fiumicino.

più di 150 in Italia e 4 punti vendita all’estero, sta dando forte impulso al suo sviluppo sia direttamente sia attraverso il franchising. Dieci aperture sono in programma tra settembre e ottobre 2011, fra cui i due punti vendita presso i centri commerciali Le bolle di Eboli e Conca D’oro di Palermo. Guardando i follower, con un totale di punti vendita compreso fra 20 e 50, troviamo in ordine Cinti (39), Primigi (39 punti vendita ed unica insegna a livello nazionale di calzatura bambino così diffusa

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analisi mercato I bilanci delle insegne di calzature Geox (cons.)

2010

2009

Fig. 1 Scarpe & Scarpe

2010

2009

Cinti

2010

2009

Pittarello Diffusion

2010

2009

Keys - Miber

2010

2009

Kickers - Soc. Ita. Calzature

Timberland Italy

2010

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2009

2009

dati in migliaia di euro Ricavi 695.714 735.344 236.397 230.296 23.734 24.559 131.576 127.553 32.179 34.482 13.376 14.665 85.656 73.461 Risultato netto 49.655 74.819 8.077 4.372 9 -118 703 23 7 20 643 -2.178 1.547 706 MOL 120.213 160.365 22.223 18.815 980 608 1.265 1.395 983 1.156 2.621 10 5.647 4.857 variazione % ricavi -5,4 2,6 -3,4 3,2 -6,7 -8,8 16,6 MOL -25,0 18,1 61,2 -9,3 -15,0 26110,0 16,3 magazzino 9,2 -8,4 -25,6 12,4 -13,1 -5,8 9,8 mark up fatturato/costo mp 1,84 1,93 2,09 2,03 2,17 1,88 1,10 1,11 1,52 1,52 2,31 1,92 1,34 1,35 MOL/ricavi 17,3 21,8 9,4 8,2 4,1 2,5 1,0 1,1 3,1 3,4 19,6 0,1 6,6 6,6 RO/ricavi 10,6 15,8 6,3 5,0 2,6 1,1 0,7 0,9 1,6 2,1 7,6 -9,1 3,4 2,1 Fatturato/dipendente 662.585 670.323 158.869 153.531 147.416 171.741 1.665.519 1.678.329 338.726 344.820 n.d. n.d. 778.691 854.198 Costo lavoro/addetto 42.856 37.891 24.403 23.189 21.484 24.392 46.000 44.513 36.284 35.930 n.d. n.d. 36.427 43.814 Fatturato/pdv 669.600 2.251.400 431.527

Le tipologie di insegne di calzature nei centri commerciali Indipendenti 25%

Fig. 3 Catene Nazionali 69%

Catene Interregionali 7% Catene Regionali 5%

Fonte: Reno

Fonte: MicroSectors

La classificazione Reno dei centri commerciali Rank

Type

Retail Space (M2 Gla)

Stores

Fig. 2

Typical Anchor Stores

Typical Market area

Visitors (Mio)

AAA Super Regional More than 60.000 More That 100 Most Stores Anchor 100 Km More Than 8,5 AA 06 - ago Regional From 40.000 to 60.000 From 80 to 100 Iper + Some Stores Anchor A 05 - giu BBB Ommunity-Larg From 20.000 to 40.000 From 25 to 80 Iper 3,5/4,5 Within 15 min. BB Neighborhood From 5.000 to 20.000 From 15 to 25 Supermarket 2,5/3,5 C Convenience Less That 5.000 From 5 to 15 Convenience e Store Fonte: Reno

Le insegne nazionali nei centri commerciali

Fig. 4

Fonte: Reno

›«Per chi ha spalle larghe intervista

c’è spazio»

Matthias Sommer, amministratore delegato di Deichmann Italia Perché una società che vende scarpe decide di entrare in un mercato stagnante come quello italiano e di farlo in grande stile? «Le difficoltà degli altri marchi noi le vediamo come un’opportunità» risponde Matthias Sommer, ad di Deichmann, colosso tedesco (quasi tremila punti vendita nel mondo) di calzature a basso costo, entrato dal marzo 2008 in Italia. Dove ha subito cominciato a correre. Come sta andando il ritmo di aperture di Deichmann? Vorrei partire dal 2010: abbiamo chiuso con 41 punti vendita, ne abbiamo aggiunti 6 nella primavera 2011 e ne seguiranno altri 6-7 da qui alla fine dell’anno. Deichmann si è espansa anche in Spagna, Portogallo e Slovenia, ma l’Italia ha avuto il tasso di espansione più elevato. Si aggiungono ogni anno 12-13 negozi, lo sviluppo sarà sia al Nord che al Sud, dove a settembre apriremo un punto vendita vicino a Napoli. Entriamo sia nei centri commerciali sia nei retail park. Un terzo formato è nel centro cittadino, finora solo in Germania ma stiamo lavorando per aprirlo anche in Italia.

50 retail&food - settembre 2011

Quali sono i segnali economici del 2011? Nel 2011 a parità di 28 negozi confrontabili siamo finora sopra la previsione. Il primo trimestre non è stato brillante perché la Pasqua è arrivata un mese dopo dell’anno scorso e il riscontro dei saldi è stato mediocre. I saldi estivi sono invece partiti bene, meglio del mercato che invece ha deluso. Su 47 negozi solo pochissimi sono ancora al di sotto delle aspettative. Vediamo che altri competitor sono in vendita o devono rallentare l’espansione. Noi invece vediamo una situazione di crisi come una possibilità di espanderci, siamo fortunati perché abbiamo un’azienda storica e molto in salute dietro le spalle. Pensate di acquisire le catene in vendita? La nostra velocità di crescita ci rende ottimisti di poter stare molto bene anche senza acquisti di altre catene. Poi le altre catene hanno spesso superfici maggiori delle nostre che non rispecchiano i nostri standard.

in centro commerciale), Pittarello contrassegnato dall’elefantino (35 di cui 8 retail park), Bagatt (34), Docksteps (32 di cui 7 in outlet), Deichmann (29), Pittarello contrassegnato dal coniglietto (25 di cui 4 in retail park) ed, infine, Vitulli (24) e Tata Italia (23). A seguire, fra le catene con una certa rilevanza nazionale, troviamo Kammi (15) e Kickers (10), sebbene i centri commerciali per queste due insegne non siano prede prioritarie. Di recente si è affacciata nel retail diretto la Lumberjack: ha 25 punti vendita monomarca, di cui alcuni nei centri commerciali, come il recente “Centro Sicilia” di Misterbianco (Catania). Tra le catene interregionali che sono sviluppate in un numero di regioni che va da 5 a 8, troviamo 7 insegne. Prima fra tutte si segnala Via Maestra, che ha aperto 14 punti vendita in 5 regioni. Keys, Blocco 31 e Valleverde sono fra le più importanti con 10 punti vendita la prima e 9 la seconda e la terza; seguono Betty Flowers (8), C6 (8), Walk Safari (8) e Peluso (7). Missis, che ha posizionato bandierine in 6 regioni ha, invece, la quota di mercato minore con 6 punti vendita. Passando ad analizzare le catene regionali notiamo che il reggimento è più numeroso rispetto ad altri settori merceologici: ne contiamo, infatti, 11. La più grande è Promenade che ha sviluppato 17 punti vendita in Lombardia. Novità ne ha aperti 13 di cui 10 in Veneto e 3 in Friuli, segue Filanto con 9 stores tutti in Puglia tranne 1 in Lazio, immediatamente prima di Tendenze con 7 punti vendita; al seguito, con 6 punti vendita Baby Bug e Axa, sviluppati principalmente in Campania e Di Varese con base centrale in Emilia. Nadhì e Nathì sviluppano rispettivamente in Veneto e Sicilia. Ultimi Hassan in Lazio e I calzaiuoli in Sicilia. Fabrizio Patti




dossierareediservizio2011

A cura di Fabrizio Patti

Finifast

C

on Finifast arriva alla settima puntata la rubrica dedicata ai formati della ristorazione e dei market in autostrada. Il marchio di Modena, di recente acquisito dal Gruppo Sarni (Maglione srl), si pone al quarto posto per punti vendita (24), dopo Autogrill, Sarni e Cremonini, e davanti a Ristop per un solo locale. Tra le caratteristiche di Finifast c’è la longevità dei formati: il bar è datato 1961, così come il self service, mentre il market risale al 1971 e la pizzeria al trancio al 2003. Per tutti è in corso un restyling dal 2010, tranne che per la pizzeria, per cui inizierà nel 2012. Gli spazi sono ampi per tutti i formati (meno forse il mercato). Punti di forza sono la rinomata ristorazione nei self service (in particolare per i tortellini) e l’offerta di prodotti regionali e freschi nel market e nei banchi gastronomia. Si segnala anche la presenza di una variegata scontistica per i pendolari. Da notare sono le brioche farcite al momento nei bar, la pizza a lievitazione naturale di 48 ore, i menu dedicati a diversi target nei ristoranti e la divisione per macroaree dei market.

I formati della ristorazione e del market in autostrada Formato Bar nome mq min-max data creazione data ultimo restyling numero punti autostradali in cui è presente scontrino medio (solo autostrada) sedute min-max clienti serviti/anno (solo autostrada) presenza scontistica per pendolari elemento più innovativo del formato Pizzeria al trancio nome formato mq min-max data creazione data ultimo restyling numero punti autostradali in cui è presente scontrino medio (solo autostrada) sedute min-max clienti serviti/anno (solo autostrada) presenza scontistica per pendolari elemento più innovativo del formato

FINI 70-150 1961 2010 ( in corso restyling di tutti i punti vendita) 24 di cui 1 in franchising n.d. 0-40 oltre 18.000.000 Menù Buongiorno e Menù sconti Telepass e Telepass premium Brioche farcite al momento La Pizza 30-250 2003 Restyling previsto nel 2012 6 n.d. oltre 280.000 1.315.000 si Menù Pizza Lievitazione Naturale di 48 ore

Ristorante self service/free flow nome formato mq min-max data creazione data ultimo restyling numero punti autostradali in cui è presente scontrino medio (solo autostrada) sedute min-max clienti serviti/anno (solo autostrada) presenza scontistica per pendolari elemento più innovativo del formato

FINI 120- 800 1961 2010 16 n.d. 30-350 1.315.000 Sconto Camionisti e Autisti, Menù a 9,90 euro per soli camionisti in alcune aree e solo per la cena Nuova Immagine e qualità dei piatti tipici con menù dedicati ai diversi target

Market nome formato mq min-max data creazione data ultimo restyling numero punti autostradali in cui è presente scontrino medio (solo autostrada) clienti serviti/anno (solo autostrada) presenza di prodotti locali/regionali (della regione in cui è presente il punto vendita)

FINI 30- 250 1971 2010 24 di cui 1 in franchising n.d. oltre 22.000.000 Sì, con i prodotti SAPORI D' ITALIA anche in corner dedica- ti e dal 2010 un banco di Gastronomia "Tutto il Buono di FINI"

presenza area con prodotti freschi per pendolari presenza scontistica per pendolari elemento più innovativo del formato

Sì nel banchi freschi in particolare le confezioni "in Viaggio" oltre al pane fresco Sì Nuova immagine e layout con la creazione di 3 Mondi divisi per macro categorie (AREA Dolci e giochi, AREA snack salato/tipicità e gastronomia e AREA viaggio e libero). Banco di Gastronomia per take away e preparazione a vista di tipicità. per animali domestici © Edifis Intelligence

retail&food - settembre 2011 53


international Aeroporto di Dubai, via al piano

È stato dato il via libera all’investimento da 5,4 miliardi di euro per l’espansione del Dubai International Airport da 60 a 90 milioni di passeggeri entro il 2018. Le attività commerciali di questo scalo serviranno a finanziare il vicino Dubai World Central, che si candida a maggior aeroporto del mondo con 120 milioni di passeggeri di capacità (apertura nel 2022).

EasyJet scommette su Southend

Dall’aprile 2012 easyJet comincerà a volare dal piccolo aeroporto London Southend Airport, oggi usato solo per una manciata di tratte regionali. Il vettore low cost inglese, che volerà sul terminal a pochi mesi dalle Olimpiadi, pensa di trasportare 800mila passeggeri, con 70 voli alla settimana per 10 destinazioni europee, tra cui Barcellona, Faro e Ibiza.

Gap non teme l’Egitto

Il cambio di regime e il movimento di protesta giovanile in Egitto non spaventano Gap, anzi. A luglio l’insegna a stelle e strisce ha aperto il suo primo negozio nel paese, presso il Mall of Arabia del Cairo. Con lo stesso franchisee, The Fawaz Al Hokair Group, inaugurerà a ottobre altri due shop, nel City Stars Mall e nel Sun City Mall. Nello stesso mese, con Aksal Group, per Gap e Banana Republic sarà la volta di Casablanca, nel nuovo Morocco Mall. Il gruppo approderà a novembre anche in Sud America, a Santiago del Cile. L’obiettivo è di 26 store entro il 2016 tra Cile, Perù e Brasile.

Taco Bell a tutto intrattenimento

Schermi tv con una programmazione dedicata e wi-fi gratuito saranno presenti in tutti i 5.600 ristoranti di Taco Bell negli Usa. La programmazione sarà del Restaurant Entertainment Network, già usato da Denny’s, Arby’s, Wendy’s, Carl’s Jr e Hardee’s. Oggi il wi-fi gratis c’è solo in 40 locali. Chi non vorrà mangiare i burritos sentendo i contenuti e gli spot sugli schermi potrà usare il drive-through, utilizzato d’altra parte dal 70% dei consumatori della catena.

54 retail&food - settembre 2011

duty free world

By Kevin Rozario - London

Arriving in style Arrivare in stile The Nuance Group has inaugurated a second arrivals store at Zurich Airport in Switzerland – its flagship location. The July opening in Terminal 1 exemplifies just how much the travel retail market is changing as customers look for more convenient retail solutions for their busy lives, and as retailers adapt to their demands. The new 1,200 square metre store is one of Europe’s biggest and its walk-through format features concepts that Nuance claims “have never before seen in arrivals retail”. An example is the construction of a walk-in humidor, and a Mövenpick shop-in-shop with the full product line of wine and champagne – a first for the industry. Lindt Delice macarons are the focus of another concept, and regular wine and fine food tastings are promised. Zurich Airport has ambitions to be known as a top retail destination, and arrival shopping is a differentiating factor in Europe as it exists on only a very limited scale in other markets except Norway. Head of Commercial Patrick Graf says: “The opening of a second arrivals store strengthens our position and what we stand for – a real duty free paradise.” In combination with Nuance’s smaller arrivals store in Terminal 2 which opened in June, the retailer now offers 1,800 square metres of shopping for passengers entering Switzerland through Zurich. It also has an arrivals store at Geneva airport which opened in June. The shops are the result of research into customer behaviour which showed that convenience is a big factor when shopping in arrivals. The idea of carrying products on board flights has lost its appeal due to the penalties being imposed by low cost carriers for extra onboard bags, and because of better awareness about the environmental cost in terms of extra fuel usage. Capitalising on this, Nuance expects to introduce a collect-on-return service this summer which lets passengers, at both Geneva and Zurich airports, pick up goods ordered online or in-store upon their arrival into Switzerland. Arrival shopping is an opportunity that is only just being exploited, but one with plenty of mileage for retailers looking to ‘touch’ the passenger at all points on their travels. The Nuance Group CEO Europe Andrea Belardini comments: “Arrivals stores extend our services and fulfil demands for retail options at every step of the journey.”

The Nuance Group ha inaugurato un secondo negozio agli arrivi dell'aeroporto di Zurigo in Svizzera - la sua location di punta. L'apertura di luglio al Terminal 1 esemplifica proprio quanto il mercato del travel retail stia cambiando, in quanto i clienti cercano soluzioni di retail più comode per la loro vita indaffarata, e i rivenditori si adattano alle loro richieste. Il nuovo negozio di 1.200 metri quadrati è uno dei più grandi d’Europa e il suo formato walk-through presenta concept che, sostiene Nuance, «non sono mai stati visti prima nel retail agli arrivi». Un esempio è la costruzione di un “walk-in humidor” (stanza attrezzata per la conservazione di sigari mediante climatizzazione e umidificazione), e uno shop-in-shop Mövenpick con la linea completa di prodotti di vino e champagne una prima assoluta per il settore. I macaron (dolci a base di meringa) di Lindt Delice sono al centro di un altro concept, e abituali degustazioni di vino e fine food sono promesse. L’Aeroporto di Zurigo ha l'ambizione di essere conosciuto come una delle migliori destinazioni per il retail, e lo shopping agli arrivi è un fattore di differenziazione in Europa, dal momento che esiste solo su una scala molto limitata negli altri mercati, a eccezione della Norvegia. Il responsabile dell’area commerciale, Patrick Graf, dice: «L'apertura di un secondo negozio agli arrivi rafforza la nostra posizione e ciò che rappresentiamo - un vero paradiso del duty free». In abbinata con il negozio più piccolo di Nuance agli Photos by Zurich Airport arrivi del Terminal 2 aperto a giugno, il retailer offre ora 1.800 metri quadrati di shopping per i passeggeri che entrano in Svizzera attraverso Zurigo. Nuance ha anche un negozio agli arrivi all'aeroporto di Ginevra che ha aperto a giugno. I negozi sono il risultato di una ricerca sul comportamento dei clienti che ha dimostrato come la comodità sia un fattore importante quando si acquista agli arrivi. L'idea di portare prodotti a bordo dei voli ha perso il suo fascino a causa delle sanzioni imposte da parte dei vettori a basso costo per i bagagli extra, e a causa di una maggiore consapevolezza sul costo ambientale in termini di maggior consumo di carburante. Sfruttando questo, Nuance prevede di introdurre un servizio “ritira al ritorno” questa estate che consenta ai passeggeri, sia a Ginevra che a Zurigo, di prendere la merce ordinata online o in negozio al loro arrivo in Svizzera. Lo shopping agli arrivi è un'opportunità che è stata solo appena sfruttata, ma ha un sacco di strada davanti per i rivenditori che desiderano 'toccare' i passeggeri in tutti i punti nei loro viaggi. L’amministratore delegato di The Nuance Group Europe, Andrea Belardini, commenta: "I negozi agli arrivi estendono i nostri servizi e soddisfano le richieste per le opzioni di retail in ogni fase del viaggio."


Cina, opportunità infinite negli aeroporti…

I

l travel retailer cinese China Duty Free Group (Cdfg) ha messo in fila tutti gli interventi previsti tra aperture e ampliamenti di negozi presso i terminal del Dragone asiatico. Il vice presidente di Cdfg, Charles Chen, durante la fiera Tfwa di Singapore ha parlato soprattutto degli aeroporti di Dailan e Kunming. A Dailan ad agosto è stata prevista l’apertura del nuovo terminal internazionale, nel quale l’area per il negozio duty free è stata ampliata da 700 mq a 1.800. A Kunming, invece, entro dicembre dovrebbe essere pronto il nuovo aeroporto, il più grande della Cina. L’area duty free si estenderà dagli attuali 460 mq a 2.300, di cui 700 in una zona dedicata ai marchi di lusso internazionali. Sono 13 i progetti di ampliamenti o costruzioni da qui al 2015 (si veda la tabella). Chen ha anche parlato delle opportunità nel travel retail legate alla nuova Alta Velocità ferroviaria.

…ma il mall dei record è un fallimento globale

N

on tutte le ciambelle cinesi riescono però col buco. Anzi, in qualche caso il fallimento è proporzionato alla grandezza del progetto. Il South China Mall a Dongguan, nella provincia del Guangdong, ne è l’esempio più illuminante: aperto nel 2005, è il più grande mall del mondo, circa 700mila mq di gla, due volte il Mall of America, il maggiore complesso statunitense. Come documentato di recente da un servizio della tv australiana Dateline, il 95% dei 2.350 spazi per negozi è vuoto. Il poco personale presente è occupato alla manutenzione (ma già si vedono crepe) o a portare i pochissimi visitatori nel giro in gondola di 20 minuti attraverso il centro. La tv australiana ha intervistato un negoziante di giocattoli, che ha ammesso: «da ieri ho visto solo un cliente». Il servizio ha poi parlato di altre città fantasma cinesi, come il nuovo distretto di Zhengzhou, sottolineando come sia in corso una grave bolla immobiliare nel paese.

List of Airport with expansion & Reconstruction Plan 2011-2015

Chongqing Airport Xi'an Airport Chengdu Airport Shenzhen Airport Shenyang Airport Tianjin Airport Shenyang Airport Nanjing Airport Guangzhou Airport Changchun Airport Yantai Airport Beijing Airport Wuhan Airport

2011 2012 2012 2013 2013 2013 2013 2013 2014 2014 2014 2015 2015

The terminal will be increased from 103,000 m2 to 160,000 m2 New T3 terminal will be put into use The new terminal of 290.000 m2 will be built The domestic departure hall will be expanded The terminal of 200.000 m2 will be built The terminal of 250.000 m2 will be built The terminal of 200.000 m2 will be built The 2nd terminal of 200.000 m2 will be built The 2nd terminal of 531.000 m2 will be built The terminal of 73.000 m2 will be built The terminal of 98.000 m2 will be built The 2nd airport will be built, annual throughput reaching 80 million The 3nd terminal of 290.000 m2 will be built Fonte: Moodie Report

retail&food - settembre 2011 55


stazionario Tempi Incerti per le stazioni lombarde

Un grido di protesta echeggia sulle pagine della stampa locale di Bergamo e Pavia. Nel caso di Bergamo la situazione si è fatta rovente dopo che il Tar di Brescia ha bloccato l’appalto per i lavori di ristrutturazione indetto da Centostazioni. Questo ha comportato, in via indiretta, la chiusura del bar della stazione, dato che il gestore non ha rinnovato il contratto di affitto. Interpellata telefonicamente, la società di gestione in forza a Gruppo Fs ha comunicato che i tempi per l’avvio del cantiere dipendono dalla Consulta e che i servizi food basilari per la clientela sono garantiti attraverso la presenza di distributori vending dotati di bibite e snack. Diversa è la situazione di Pavia, dove permangono unità commerciali vuote. «Le unità vuote in questione sono due ma entrambe sono contrattualizzate – rende noto Centostazioni –. Una si libera a breve, per cui siamo disponibili a ricevere proposte. Per l’altra siamo in attesa che l’attività sia avviata. Più che sollecitare il partner non possiamo fare».

Milano, una Centrale di idee

D

«

opo tutti i lavori fatti, dopo anche le difficoltà, non possiamo lasciare il grande cantiere-Centrale a metà…». Queste le parole di Fabio Battaggia, amministratore delegato di Grandi Stazioni. È tutt’altro che finita la ristrutturazione del complesso di Milano Centrale, che nelle sue parti non funzionali al traffico passeggeri vede ampie potenzialità di sviluppo per attività retail e servizi. Dalle pagine del Corriere della Sera emerge che, nei piani di Battaggia, rientrerebbero gli ex magazzini di via Sammartini con i loro 33mila mq di superficie. I lunghi tunnel con i binari che servivano per lo scalo merci potrebbero diventare una cittadella etnica di ristoranti, bar e locali. Al vaglio anche due parcheggi con quattro piani interrati in piazza Luigi di Savoia e in via Sammartini,

rispettivamente da 900 e 600 posti. Altrettanto interessante, però, sarebbe il “conto” da pagare per realizzare le opere: circa 25 milioni di euro per i parcheggi e 30 per la riqualificazione dei magazzini. Al momento il progetto deve essere approvato dal Comune e solo dopo partirà la caccia ai fondi. Proprio sugli stanziamenti, visto anche il buco che deve affrontare la giunta Pisapia, l’auspicio di Battaggia sarebbe di quello di aprire a sponsor privati. Nel frattempo presso il terminal meneghino hanno fatto la comparsa altre attività commerciali: tra le più recenti si annoverano Burger King, Wok, Panino Giusto, Venchi, Mango, Sephora e Guess. Entro l’autunno si parla di Nike, ma per il marchio sportivo l’ultima parola spetta a Retail Group. •

­­­Retail Station

MammaRò La tradizione del Made in Tuscany fa sosta a Milano Centrale. Al piano metropolitana dello scalo meneghino ha aperto lo scorso 2 luglio il primo punto vendita del marchio MammaRò nel nord Italia. L’insegna di oggettistica per la casa, presente con 10 monomarca nel Bel Paese e con tre punti all’estero, torna a Milano dieci anni dopo la fine dell’esperienza in corso Buenos Aires. Del ritorno sulla piazza lombarda e delle strategie per lo sviluppo futuro abbiamo parlato con Luca Riscaldina, responsabile dell’area finanza e del controllo di gestione, nonché socio di MammaRò. Quali sono le caratteristiche del nuovo punto vendita e quale investimento ha comportato? Il negozio si estende su 80 mq commerciali, l’area effettiva di vendita è di circa 60 metri quadrati. L’investimento ammonta a 30/40mila euro per arredi e allestimenti, mentre nel complesso arriva più o meno a 50mila. Il contratto di 6 mesi, rinnovabile per altri 6, è stipulato con la società Retail Group che cura la gestione del locale. Ovviamente l’assortimento è deciso da MammaRò. Gli orari di apertura sono dalle 8 alle 20 dal lunedì alla domenica, con due persone sempre presenti. I dipendenti sono tre a rotazione. L’iter, dal momento della decisione all’apertura, quanto tempo ha richiesto? Abbiamo deciso di portare avanti questa iniziativa 3 o 4 mesi fa, circa a marzo. Quindi sia noi che Retail Group siamo stati molto rapidi. Perché avete scelto il canale delle stazioni? Questo di Milano è un progetto pilota finalizzato a veicolare il marchio. È la prima apertura che realizziamo all’interno di un terminal ferroviario e pensiamo di replicarla se darà i risultati previsti. Vogliamo investire nel nuovo modo di fare shopping: una modalità che premia i luoghi dove la gente si aggrega durante le attività quotidiane. La stazione, riqualificata e divenuta centro commerciale, vanta flussi sia di residenti locali che di viaggiatori. E perché, in particolare, a Milano Centrale? Il capoluogo lombardo è una vetrina importante. Cercavamo una piazza

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che a livello commerciale potesse rispondere a tutti gli sforzi economici e di struttura che stiamo portando avanti. Inoltre il marchio MammaRò è già stato presente nella città lombarda, per cui volevamo riportarcelo. Vi siete posti obiettivi di scontrino medio e di fatturato? Ci aspettiamo che questo negozio generi un forte richiamo e che sia in grado di raccontare la filosofia del marchio. Per farlo intendiamo sfruttare questo spazio anche per l’organizzazione di eventi, come la presentazione di libri o aperitivi, affinché il corner MammaRò non sia solo un punto di vendita ma anche un luogo di aggregazione per gli amanti della Toscana. Lo scontrino medio, in genere di 40/50 euro, all’interno di questo locale non è ancora verificato. Oltre le stazioni, lo sviluppo futuro cosa prevede? Un ulteriore passo sarà la presenza di MammaRò all’interno del circuito Do.It, non sappiamo se a Santhià o a Colonnella. L’intenzione è di promuovere l’italianità del prodotto. Restando nel mondo del travel, siete interessati agli aeroporti? Sino a tre anni fa abbiamo avuto un negozio al Galileo Galilei di Pisa, ne siamo usciti perché i costi di base erano molto elevati e in tanti casi il ritorno non era adeguato. Con l’avvento delle compagnie low cost chi sale sull’aereo meno peso imbarca e meno è penalizzato dal punto di vista dei costi… A. P.


Retail Group all’insegna del temporary

S

oprattutto temporary ma non solo. Per il secondo semestre del 2011 Retail Group si appresta a portare avanti oltre 10 aperture di negozi all’interno delle grandi stazioni italiane. Milano Centrale si conferma la location più dinamica, ma in pipeline compaiono anche Roma Termini, Napoli Centrale, Firenze Santa Maria Novella e Torino Porta Nuova. Nella lunga carrellata di marchi si annoverano 3M, che dopo il successo ottenuto nel terminal meneghino ha deciso di replicare il suo temporary store anche nella capitale. Con Olio Dante sono in calendario le aperture a Roma, Milano e Napoli con altrettanti negozi temporanei nei quali verrà promossa l’italianità e la genuini-

Retail Group: Nuove aperture città ROMA ROMA ROMA MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO TORINO TORINO NAPOLI FIRENZE

Tipologia TEMPORARY TEMPORARY TEMPORARY TEMPORARY TEMPORARY TEMPORARY TEMPORARY TEMPORARY PDV TEMPORARY TEMPORARY PDV PDV

MQ 35 50 40 25 20 20 20 20 80 30 30 25 95

Brand PERUGINA 3M OLIO DANTE PERUGINA BERETTA OLIO DANTE DETTOL NIVEA MAMMARO’ PULL LOVE BERETTA OLIO DANTE SILVIAN HEACH

periodo OTTOBRE/MARZO 2012 SETTEMBRE/OTTOBRE NOVEMBRE/DICEMBRE OTTOBRE/MARZO 2012 SETTEMBRE/OTTOBRE NOVEMBRE/DICEMBRE SETTEMBRE DICEMBRE/MAGGIO LUGLIO/DICEMBRE LUGLIO/ DICEMBRE SETTEMBRE/OTTOBRE NOVEMBRE/DICEMBRE DA SETTEMBRE

tà dei prodotti. Analoga iniziativa per il marchio Beretta, che è in procinto di aprire a Milano e Torino. In questi negozi saranno commercializzati i nuovi prodotti “Viva la Mamma Box” e “Zero24”. Opening mirati nel terminal lombardo riguardano Reckitt Benckiser e Nivea. Il primo aprirà un temporary a insegna Dettol. Il prodotto di lancio sarà il detergente No Touch: un sapone che aiuta a ridurre la diffusione di germi e batteri. Il secondo aprirà il suo punto vendita temporaneo in occasione del centenario dalla fondazione. •

Approda il format “CibiamoStation” Aumenta l’appeal commerciale nei luoghi del travel e anche le stazioni attraggono nuovi format. È il caso di Cibiamostation all’interno della Temporary Station di Parma, ideato da Cibiamogroup per offrire prodotti italiani di qualità e un servizio veloce, garantito da un reparto take away. Il locale in oggetto è il primo di una serie di aperture previste dal marchio nel corso dell’anno all’interno del network di Centostazioni. I prossimi opening saranno a Savona, Livorno, La Spezia e Reggio Emilia. Caratterizzato da un’immagine giovane e fresca, il format prevede l’accurata scelta delle materie prime e la vendita diretta di prodotti tipici locali.

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ai ferry porti Otranto, retail vista mare

Cresce, almeno sulla carta, il numero dei porti turistici con annesse aree retail. Queste strutture, dagli investimenti non piccoli, sono a servizio di una clientela turistica nei periodi estivi e mirano a vivere di quella locale durante il resto dell’anno. Un esempio è stato presentato lo scorso luglio e riguarda la città di Otranto. L’iniziativa prevede un esborso di 60 milioni di euro per realizzare 417 posti barca e yacht fino a 40 metri. Il progetto è stato redatto dalla società Condotte d’Acqua Spa, con sede a Roma, e prevede una forte attenzione alla qualità dei servizi a terra. Tutti gli ambienti collocati al di sotto della quota 6,5-7 metri sono destinati al commerciale e a un parcheggio a doppio livello che contiene circa 400 posti auto, interrati sotto la piastra delle residenze. Nella parte residenziale il planning prevede 68 mini-alloggi. Tra le varie richieste avanzate dall’amministrazione, accolte nel progetto definitivo, vi è quella di realizzare un molo foraneo banchinato per ospitare l’attracco di navi da crociera, intensificando questi flussi, già oggi presenti, con grande vantaggio per la città.

Maxi duty free nel futuro China’s Wusong Port

«I passeggeri avranno la stessa esperienza che in aeroporto». Queste sono le parole pronunciate da Xu Linbin, director of the riverside development and construction management committee of Baoshan Disctrict. Entro due o tre anni verrà realizzata una grande zona retail all’interno del nuovo Wusong Port, che includerà 40mila metri quadrati di gallerie commerciali con numerose aree duty free e 160mila mq di business area con hotel, uffici e una recreation street. Una parte del porto internazionale sul fiume Yantze è stata completata a inizio estate. La struttura sarà in grado di ricevere oltre 80 navi nel 2012 e di servire più di 200mila persone all’anno.

58 retail&food - settembre 2011

Il pasto si consuma a Prua

L

a società protagonista è la stessa che ha ideato il circuito Do.it (Design Outlet Italiano). Il nuovo format sviluppato da Retail in Progress, denominato La Prua, mira a concentrare una ristorazione di eccellenza in un unico centro disegnato da grandi architetti. La location prescelta è ovviamente il porto. Il primo esempio è stato realizzato nel terminal di Rimini, città all’avanguardia nel settore turistico. La struttura romagnola è di proprietà della Gecos Generale Costruzioni SpA. «Il nostro progetto coinvolgerà altre location, altri porti e diversi modi di pensare la ristorazione, pur rimanendo sempre totalmente italiana – ha illustrato il protagonista dell’iniziativa e presidente di Retail in Progress, Mario Esposito,–. Tutte le location sono progettate da architetti con uno sguardo al design e coinvolgendo l’eccellenza del nostro Paese nel campo dell’arredamento».

Sul fronte food, pochi marchi ma mirati. Maxelà, nata dalla passione dei soci Alessandro Garrone, Marco Pedrelli e Roberto Costa, consiste in una macelleria con servizio di ristorazione, in grado di offrire una food experience unica per gli amanti della buona carne italiana. Oro rosso, ristorazione/pizzeria a km zero del territorio aquilano e abruzzese. Kalamaro fritto, che reinventa il modo di fare fritto con alcune realizzazioni particolari come il “kalamburgher”. Caffè dell’orto, dove si possono degustare molteplici centrifugati di frutta e tisane. Mama Ice, che propone gelato artigianale, curato nella scelta dei prodotti bio, negli abbinamenti e nei dettagli delle confezioni in vetro. La cucina di mare vanta La Prua Ristorante Pescheria, ristorazione tipicamente romagnola, e il Fish Bar, con crudités e creatività del pesce. •

A Venezia è tempo di shopping

è

sempre tempo di divertimento e di shopping per i crocieristi, anche prima di salire a bordo. Dallo scorso 13 luglio i passeggeri pronti all’imbarco nel nuovo terminal crociere di Venezia, denominato Isonzo II, possono ingannare l’attesa facendo acquisti nel duty free o assaporando la cucina italiana. I servizi di retail e ristorazione sono gestiti rispettivamente da Venice Duty Free, che fa capo a Meridian Duty Free, e da Marco Polo Food. Il terminal è diviso in due zone: l’area arrivi di 7.485 mq e l’area partenze di 7.130 metri quadrati. Quest’ultima presenta percorsi e terrazza belvedere di 2.150 metri quadrati. L’area partenze dispone di una superficie duty free di 84 mq, di un’area ristoro di 145 mq e di una sala vip. L’imbarco dei passeggeri è reso più sicuro e confortevole da una passerella mobile sopraelevata che ne divide il flusso rispetto alla movimentazione dei bagagli e all’approvvigionamento delle derrate. Il Terminal

Isonzo II, realizzato in 18 mesi, ha comportato un investimento complessivo di 12 milioni di euro, di cui 7 provenienti dall’Autorità Portuale di Venezia e 5 dalla società Venezia Terminal Passeggeri. La struttura a pieno regime potrà garantire la movimentazione di 600mila passeggeri l’anno, aumentando la capacità ricettiva per accogliere al meglio gli oltre 1,8 milioni di viaggiatori previsti per il 2011 (+11,69% rispetto al 2010). •



r&f vetrina

Da Ink, nuove soluzioni Tad

Miele “octoplus” ancora più flessibile

Mezzo metro quadrato, quanto basta alla nuova colonna bucato Miele Professional per trattare 16 kg di biancheria a ciclo. L’ultimo modello della famiglia “octoplus” si adatta bene ad alberghi, ristoranti e altre attività commerciali che devono gestire molta biancheria in uno spazio contenuto.

Ink ha lanciato nuove soluzioni Targeted Advertising Service con Brussels Airlines, Germanwings and Ryanair. In base al profilo dei passeggeri e dei terminal da cui si parte, messaggi promozionali mirati possono essere veicolati sulle carte d’imbarco print-at-home e mobile e sulle mail di conferma.

L’Ho.Re.Ca Design diventa Collection, by Lavazza

Lavazza presenta la nuova Lavazza Ho.Re.Ca. Design Collection, marchiata dall'inconfondibile logo blu. Contraddistinti da linee semplici, negli oggetti predominano il bianco e la trasparenza dei materiali più nobili come plastiche alimentari di nuova concezione, vetro, acciaio e ceramica.

Berni, sughi pronti on the road

Un road show per lanciare i nuovi sughi pronti. A partire da settembre gli abitanti di otto città italiane dovranno tenere d’occhio le piazze e le strade alla ricerca di un ApeCar marchiato Berni, dal quale uno chef offrirà loro assaggi di pasta con i nuovi condimenti. Prima tappa a Parma.

Con Heineken il sidro diventa Gold

Più sapore nei croissant Bauli

Bauli rinnova la gamma della croissanterie con un restyling del packaging e con l’arricchimento della ricetta. “I segreti del croissant del pasticcere” sarà il messaggio per il consumatore. Uova di alta qualità, lievito madre Bauli, lievitazione naturale, creme e confetture extra dei ripieni saranno gli ingredienti.

60 retail&food - settembre 2011

Il nome è un richiamo alla leggenda di Guglielmo Tell. Heineken ha lanciato sul mercato Strongbow Gold: un sidro con un’immagine accattivante rivolto a un pubblico glamour e giovane. La bevanda, moderatamente alcolica, contiene oltre il 50% di succo di mela e si presenta con un gusto frizzante.



La pulce nell’orecchio

di Simone Filippetti

Duty free, Italia tra ritardi e distorsioni

G

ioielli di Bulgari. Borse di Prada. Cravatte di Hermes. E ancora oggi entrando in qualsiasi aeroporto di una città importante sembra di essere in Via Montenapoleone a Miano o in via Condotti a Roma. Gli esperti del settore lo chiamano travel retail, per la gente normale è una nuova abitudine di consumo e di socialità: in aeroporto ormai non si va più solo per prendere un aereo, ma anche per comprare beni di lusso o fare acquisti “importanti”. Negli scali c’è nascosta una miniera di affari, peraltro molto meno colpita dal calo dei consumi e dalla recessione: psicologi e sociologi spiegano che quando si è lontani da casa e dagli affetti (e l’aeroporto è il classico non-luogo, né partenza né arrivo), aumenta la propensione perché ci sente soli. Se attorno ci sono offerte, è quasi sicuro che un acquisto verrà fatto. Combinate questa propensione con l’evidenza statistica che il tempo trascorso in aeroporto è in aumento (sulla scia dei sempre maggiori controlli di sicurezza). Anche se con la crisi il numero di viaggiatori è sceso, non cala la spesa di beni di consumo di fascia alta: l’anno scorso infatti quella spesa è salita del 13 per cento. Un mercato ricco, ancora da esplorare. In Europa il travel retail è una torta da 10 miliardi di euro all’anno. Ma l’Italia, come sempre, lamenta una vistosa arretratezza e fa da classico fanalino di cosa. Il quinto paese al mondo per il turismo (eravamo la prima meta di viaggio negli anni 70, ora su gradino più alto del podio c’è la Cina, ma questo è un altro penoso capitolo della perdita di competitività e attrazione del Paese) muove “appena” un miliardo con una spesa media a viaggiatore molto più bassa. Se nel Vecchio Continente lo scontrino tipo è di 5,2 euro: da noi si arriva a 4,3. Ci balla almeno un euro: un enormità considerando i volumi del business. Il che significa centinaia di milioni di euro

62 retail&food - settembre 2011

Il nuovo duty free Heinemann a Bologna ogni anno di mancati introiti. Perché? Il motivo è semplice. La maggior parte delle aree commerciali dentro gli aeroporti in Italia sono ancora in mano alle stesse società aeroportuali. Che nel 90% dei casi sono emanazione di enti pubblici o società parastatali. Questo accade per lo più negli scali di provincia o, più in generale, minori. Lì dove la politica e il clientelismo sono ancora fortemente radicati: il peccato originale degli aeroporti italiani, ossia l’essere un settore succedaneo alla politica e non come un servizio al consumatore. Logiche partitocratiche, di mera spartizione di incarichi e poltrone, che fanno a pugni con principi di libero mercato ed efficienza economica. Per non perdere una fettina del loro potere, quasi mai la gestione degli spazi, che potrebbero diventare negozi e duty free, è affidata a operatori professionali esterni. Così il mercato italiano dei duty free langue: nessuno si strapperà i capelli, ma nei tempi di difficoltà economica e disoccupazione giovanile ai massimi, l’Italia perde l’ennesima occasione per creare ricchezza e posti di lavoro, movimentare denaro e, beneficio non banale, dare un impulso al Made in Italy, usando gli scali come vetrine per i nostri prodotti. Dove non c’è miopia, poi, il difetto è la presbiopia, ossia l’esatto opposto: nei casi in cui si è tentata

un’apertura a terzi, i risultati sono stati controversi e al limite del monopolio, come a Venezia dove la Save è gestore dell’aeroporto ma ha creato una società ad-hoc, la Airest, che gestisce in-house sia la ristorazione che i duty free. O a Milano dove le concessioni sono trentennali. Sono casi limite che rischiano di strozzare ogni concorrenza e tentativo di libero mercato. Alla fine non ci rimette solo il consumatore, che non può beneficiare di una scelta o dell’effetto benefico della concorrenza, ma tutta l’industria del travel retail soffocata in Italia o da nanismo dal sapore prettamente provinciale oppure dall’eccesso opposto di iper-liberalizzazioni che creano storture di mercato. Qualcosa però sta cambiando: a Bologna, ad esempio, sono da poco entrati i tedeschi di Heinemann. La spagnola Aldeasa, che fa capo ad Autogrill, ha appena ottenuto una concessione per gli aeroporti di Napoli e Catania. Piccoli, importanti, segnali che testimoniano la vivacità e le opportunità di questo canale ma che rischiano di rimanere episodi isolati se non c’è una volontà politica di far sviluppare il mercato. A proposito di Autogrill: curioso che il numero uno al mondo (un colosso da 6 miliardi di fatturato) nei duty free e nel retail, in Italia si ritrovi a gestire praticamente briciole. Ma si sa: nemo propheta in patria. •


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La foto

Berlin Brandenburg Airport il nuovo aeroporto per la capitale della Germania. VerrĂ inaugurato il 3 giugno 2012 con una capacitĂ iniziale di 27 milioni di passeggeri.

retail&food - settembre 2011 63


r&f last but not least

I punti fermi di Expo A

pprezzo Giuliano Pisapia. Ne apprezzo i toni pacati, lo sguardo serio e lo stile da non-politico. Per questo sto seguendo con apprensione e qualche brivido la vicenda dell’Expo che costituisce un prolungato bagno di realpolitik. Sempre doloroso per noi sognatori. Ascoltati i pareri, letti i giornali, fatta leva su quel quid di sentimentale che mi ostino a vedere negli uomini pubblici, credo di essere arrivato ad alcuni punti fermi. Eccoli qui. Primo: è difficile far tornare i conti. I metri quadri su cui realizzare l’Expo, infatti, costano. I soldi messi nella newco che comprerà i terreni (l’Arexpo voluta da Formigoni) sono complessivamente 120 milioni di cui 50 spettano a Cabassi. Questi ultimi pagati dal Comune. Come rientrare dell’investimento? Basterà l’orto planetario di Boeri, grazie al quale Milano ha vinto? Secondo: i cittadini si sono espressi chiaramente nel referendum consultivo di giugno per mantenere nelle aree dell’Expo, al termine della manifestazione, proprio il parco agroalimentare: 260.000 metri quadri di orti con le coltivazioni di ciascuna nazione del globo. Ma basterà? Terzo: ha ragione Boeri. Il sindaco ha firmato con la Regione un documento un po’ di manica larga per i costruttori, che permette, al termine dell’Expo, un indice di edificabilità di 0,52. Tradotto: 520.000 metri quadri di cemento su un milione disponibili. L’orto globale non bastava, evidentemente. Quarto: ha ragione la Moratti. L’accordo di programma che ha firmato Pisapia, litigando furiosamente con Boeri, è incredibilmente simile al progetto presentato dalla giunta precedente. Per discolparsi, il sindaco, l’ha buttata sulla collegialità «È il momento di dire basta ai litigi» e sulla necessità di velocizzare il programma, per scivolare, in conclusione, su un insieme fumoso di «housing sociale», «interesse pubblico» e «territorio vivo» che poco fanno capire della sostanza del problema, che pure è lì sotto gli occhi di tutti. «Intendiamo agire attraverso nuovi rapporti istituzionali», dice l’inquilino di Palazzo Marino.

Quinto: Formigoni e Pisapia vanno d’amore e d’accordo. Ora che si sono liberati dell’ingombrante presenza di Letizia Moratti, che ha dato subito le dimissioni da commissario dell’Expo, è tutto un cinguettio tra i due. Il primo, in giacchetta arancione (il colore di Pisapia), si dice lieto che il secondo abbia accettato la sua autocandidatura al posto di commissario generale (con compiti di alta rappresentanza estera con i 150 paesi dell’Expo). Il sindaco, per cui si prospetta il posto di commissario straordinario (con l’obiettivo di accelerazione sulle procedure pubbliche e di gestione della cassa), parla esplicitamente di un nuovo assetto: «Il fatto che la nomina riguardi Formigoni mi sembra giusto e corretto sul piano istituzionale». Una diarchia non belligerante, per ora tinta di rosa, pardon, arancione.

Mercati in fiera NOME

COSA

CALENDARIO SETTEMBRE 2011 - NOVEMBRE 2011 DOVE

MICAM Calzature Milano Duty free TFWA Cannes & Travel retail Anuga Food and beverage Colonia Vae Expo Take away Parigi ICSC EUROPEAN OUTLET Retail Milano CONFERENCE CIBUS TEC Tecn. aliment. Parma Ristorazione, HOST Milano Horeca, Alberghi ITCA DUBAI EXHIBITION Ristor. on board Dubai SALONE FRANC. MILANO Retail Milano MAPIC Retail Real Estate Cannes SIA GUEST Accoglienza Rimini

64 retail&food - settembre 2011

Sesto: Pisapia ha ragione. In meno di due mesi ha messo a segno, pur con qualche scorciatoia impostagli dalla realpolitik, diversi colpi vincenti. Ha sbloccato dalle sabbie mobili l’intricata questione dei terreni, ha fatto digerire al consiglio comunale e al riottoso Boeri un piano certamente non perfetto e, infine, ha siglato una pace (neanche troppo) armata con il potentissimo governatore della Regione. Da inguaribile sentimentale e ottimista, conservo nel mio cuore, in segreto, la convinzione che saprà rassicurare i milanesi anche sul fatto che l’area dell’Expo non verrà cementificata in maniera selvaggia. E che le opportunità per il settore del retail, della ristorazione e dell'ospitalità siano serie e durature. Spero troppo? Romano Zante

QUANDO

WEB

18-21/09

www.micamonline.com

18-23/09

www.tfwa.com

08-12/10 11-12/10

www.anuga.com www.vaeexpo.com

12-13/10

www.icsc.org

18-21/10

www.cibustec.it

21-25/10

www.host.fieramilano.it

25-27/10 4-7/11 16-18/11 26-29/11

www.itcadubai.com www.salonefranchisingmilano.com www.mipim.com/mapic www.siarimini.com




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