retail&food 2013 03

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travel retail shopping mall

Anno 8 • Numero 3 • MARZO 2013 • e 5,00

In caso di mancato recapito inviare al CMP di Milano Roserio per la restituzione al mittente previo pagamento resi

Analisi mercato

Digital signage: l’autarchia non basta Nuove soluzioni e costi in calo: la comunicazione digitale alla portata di tutti

Taglio nastro

Cilento Outlet Village

Dossier aeroporti Malpensa

Osservatorio prezzi GDO: private label



NEWS PRIMAE NOCTIS Roma, bizzarro confronto commercial-ferroviario

L'OPINIONE

Investimenti retail in calo. Tengono solo gli immobili prime

Il volume di investimento nel quarto trimestre in Europa sembra aver aperto uno spiraglio per il settore degli immobili commerciali, grazie al completamento di alcune transazione di dimensione significativa che hanno portato il dato a 8,5 miliardi di euro, il 43% del totale annuo. In Italia, invece, la riduzione annua è stata molto consistente, pari al -84%, per un volume di soli 281 milioni. Il risultato riflette sia una riduzione del numero di transazioni, scese da 26 a 12, che del volume medio transato, passato da 76 milioni nel 2011 a 23 nel 2012. Inoltre il 2012 è stato caratterizzato dall’assenza sia di deal di grosse dimensioni che di transazioni su prodotti di retail moderno (escluso High Street), pari a 54 milioni contro i quasi 580 del 2011, con gli investitori domestici che hanno dominato il mercato. Un altro tratto distintivo: la polarizzazione del prodotto, in termini sia di location che di qualità. Per il 2013 l’outlook sul mercato investimenti Retail è incerto. È probabile che il quadro macroeconomico rinforzerà la polarizzazione che già penalizza gli operatori presenti in location e immobili meno forti, aggiungendo ulteriore pressione su canoni e margini. Gli immobili prime rimarranno attraenti per gli investitori anche a prezzi relativamente aggressivi, ma per il più ampio mercato degli immobili quasi-prime e secondari di qualità il re-pricing sarà determinante nell’incoraggiare l’attività degli investitori sul mercato italiano. Affinché il mercato recuperi dinamismo, tuttavia, i proprietari di immobili quasi-prime e secondari di qualità non possono più evitare una maggior dose di realismo nell’avanzare aspettative di prezzo nel corso delle negoziazioni. (Articolo completo, con relativo grafico, è pubblicato sul sito www.retailfood.it).

Editoriale

Trasferta romana, come tanti oramai mi muovo in treno. Andata in Frecciarossa, con discesa al nuovo terminal Tiburtina. Ritorno via Italo, con partenza dal vecchio “Air Terminal” Ostiense. Non voglio farmi mancare nulla. In 24 ore un viaggio dentro al viaggio, da una stazione all’altra, tra passato e futuri (al plurale), con un chilometro di differenza. La “nuova” stazione AV Tiburtina, inaugurata a fine novembre Eataly a Roma Ostiense 2011, immensa e luccicante, vive in uno stato di preoccupante torpore, con lunghissimi e suggestivi corridoi deserti, spazi commerciali chiusi e un solo chiosco a tenere alta la bandiera del food. Lungaggini burocratiche, lentezze amministrative, non è colpa di nessuno ma… ai poveri viaggiatori, pochi servizi e zero shopping. E intanto nelle casse di Grandi Stazioni, zero fatturato. Il vecchio e brutto Air Terminal Ostiense invece è stato acquisito, ristrutturato e interamente occupato da Eataly, dalle migliaia di prodotti – freschi e confezionati – in vendita to go e­ da 19 bar/ristoranti tematici, più uno di tono superiore. Uno sbalorditivo campionario della produzione enogastronomica italiana, apprezzata e assaporata da residenti, turisti e viaggiatori. Quattro piani arredati con semplicità e – immaginiamo – poca spesa, diversi partner tecnici e tecnologici, ognuno dei quali ben presentato dalla comunicazione in store. Insomma un grande esempio di cosa sa esprimere la produzione italiana ma anche di come sia possibile presentare e vendere questa meraviglia. Chiudiamo il nostro confronto parafrasando De Andrè in chiave agricola quando cantava “dai diamanti non nasce niente, dalla letame nascono i fiori”. A. A.

Davide Dalmiglio, national director retail & capital markets di Jones Lang LaSalle

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Anno 8 numero 3 marzo 2013

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TRAVEL RETAIL SHOPPING MALL

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Direttore responsabile Andrea Aiello - andrea.aiello@edifis.it In redazione Fabrizio Patti - fabrizio.patti@retailfood.it Andrea Penazzi - andrea.penazzi@retailfood.it

Analisi mercato

DIGITAL SIGNAGE: l’autarchia non basta Nuove soluzioni e costi in calo: la comunicazione digitale alla portata di tutti

Taglio nastro

Cilento Outlet Village

Hanno collaborato

Dossier aeroporti Malpensa

Osservatorio prezzi GDO: private label

Tiziana Bardi, Alessandro Barzaghi, Giuseppe Bonomi, Italo Bussoli, Carmen Chieregato, Giovanni Cobolli Gigli, Giulia Comparini, Gianfilippo Cuneo, Luigi De Montis, Luca Esposito, Simone Filippetti, Fulvio Fassone, Vito Gamberale, Stefano Gardini, Paolo Prota Giurleo, Massimo Guacci, Antonio Intiglietta, David Jarach, Paolo Lombardi, Filippo Maffioli, Pietro Malaspina, Adolfo Marino, Dante Marro, David Montorsi, Giorgio Moroni, Pierpaolo Palmieri, Alberto Pasquini, Enrico Pazzali, POLI.design, Alessio Quaranta, Mario Resca, Leopoldo Resta, Vito Riggio, Kevin Rozario, Paolo Simioni, Vittorio Valenza  Foto Archivio Edifis, Flickr, Fotolia, iStockphoto Segreteria Antonella Ferraraccio Pubblicità dircom@edifis.it Progetto grafico e impaginazione Quality A&M Stampa A.G.F. – Peschiera Borromeo (Mi) Redazione Viale Coni Zugna, 71 - 20144 - Milano - Italy Prezzo di una copia _ 5,00 – Arretrati _ 10,00 Abbonamento Italia: _ 50,00 Europa: _ 90,00 Resto del mondo: _ 110,00 Registrazione Tribunale di Milano N° 550 del 06/09/2006 Iscrizione al Registro degli operatori della comunicazione n° 15972 Tutti i diritti di riproduzione degli articoli e/o foto sono riservati. Manoscritti, disegni, fotografie, supporti audio e video anche se non pubblicati non saranno restituiti. Per le fotografie e le immagini per cui, nonostante le ricerche eseguite, non sia stato possibile rintracciare gli aventi diritto, l’Editore si dichiara disponibile ad adempire ai propri doveri. Ai sensi della legge 196/2003 l’Editore garantisce la massima riservatezza nell’utilizzo della propria banca dati con finalità redazionali e/o di invio del presente periodico. Ai sensi degli artt. 7 e 10 i destinatari hanno facoltà di esercitare il diritto di cancellazione o rettifica dei dati, mediante comunicazione scritta al responsabile del trattamento presso EDIFIS S.p.A. – Viale Coni Zugna 71 – 20144 Milano, luogo della custodia della banca dati medesima.

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n° 3 marzo 2013

SOMMARIO

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46 NEWS PRIMAE NOCTIS Roma, bizzarro confronto commercial-ferroviario

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L'opinione di Davide Dalmiglio Investimenti retail in calo. Tengono solo gli immobili prime

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R&f News

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Cosa occore sapere per... Il subentro in posizioni retail

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R&f News opening

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INdice R&F Una buona partenza (tutto sommato...)

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Osservatorio prezzi Auchan vince la sfida delle private label L’analisi dei listini a marca privata, su un paniere food e non food di 20 prodotti, vede protagonista l’Auchan dell’omonimo centro commerciale di Monza...

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star trek retail Destinazione Monnalisa

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Taglio nastro Cilento Outlet Village, retail a vocazione turistica Un nuovo outlet di 24mila mq di gla è stato inaugurato lo scorso 15 dicembre vicino a Eboli (Sa). Attualmente conta 55 negozi , ma il gestore Promanagement mira ad arrivare a 75 entro pochi mesi...

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long life La Grande Mela, back to the future Il centro commerciale veronese continua a correre: fatturato annuo di 150 milioni di euro e vacancy rate a zero. Al suo interno 120 negozi, un “piccolo” ipermercato e soprattutto tanto food&leisure. Sembra un concept pensato oggi, ma risale al 1996. Il recente restyling ha migliorato anche l’appeal della galleria

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Dossier Aeroporti Malpensa, un terzo terzo rivoluzionario Qualcosa di spettacolare è in arrivo nel Terminal 1 di Malpensa. Quando nel 2015 sarà completato il Terzo Terzo, ci sarà una piazza del lusso di livello internazionale, un ristorante stellato, un duty free da oltre 2mila mq e un layout finalmente moderno...

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Parola di… Luca Bastagli Ferrari Arcoretail: «400 milioni di euro per i nuovi progetti in sviluppo»

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Outlet in lista di attesa Roncade, Occhiobello e Brugnato, qualcosa si muove Tra outlet che aprono, o si ampliano, e altri che vorrebbero aprire, ma non ci riescono, questo mercato si conferma molto complesso...

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I costi per operare in America Perché gli Usa tornano una terra promessa Tante aziende europee, comprese quelle italiane, stanno tornando a investire negli Stati Uniti. Per quale motivo? Non ci sono solo le tasse basse, ma un sistema di incentivi poco conosciuto e un mondo del lavoro molto flessibile. Tutti i dettagli nell’analisi dell’avvocato d’affari Charles Bernardini

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Workshop Retail in cina Alla conquista del dragone. Ma come?

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Mystery in shop Essere Benessere: più di una farmacia, meno di un supermercato

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Dossier Autostrade – le strategie anticrisi Chef Express: sconti sui canoni minimi davanti al baratro

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Aerolinee Ryanair, O’Leary: la “one bag rule”? Solo una questione di sicurezza

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54 Tendenze retail È scattata l’ora del visual merchandising Far innamorare i clienti di un negozio, renderli felici di comprare e di far parte di un mondo. È uno dei compiti del visual merchandising, versione più completa e commerciale della vecchia vetrinistica, che con ritardo prende piede anche in Italia. Così per i “visual” non c’è crisi. Ecco chi sono, come operano e che formazione hanno Analisi mercato Digital Signage: l’autarchia non basta La segnaletica digitale è sempre più diffusa. I prezzi si abbassano, la tecnologia si adatta a ogni situazione, i soggetti lungo la filiera si consolidano. Ma si parla sempre di singoli progetti, quasi mai di circuiti efficienti. Il rischio è di regalare anche questo comparto a operatori stranieri

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news arredo

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news tecnologia

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international

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vetrina

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la foto

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la pulce nell'orecchio Alitalia, il salvataggio che copre d’oro Fantozzi e i consulenti

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Rubriche stock option 4 new markets outlook 6 abc franchising - international franchise 8 comunicazione di servizio 11 obiettivo personale 12 Retail innovation 360° 14 mercati in fiera 72

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News

Stato-Regioni, rinvio per il Piano aeroporti

È ancora tutta da scrivere la storia del Piano nazionale aeroporti, varato con un atto di indirizzo dal ministro Corrado Passera a fine gennaio, poco prima della scadenza del mandato. Il Piano, già criticato dall’Enac perché poco aderente ai lavori preparatori elaborati dall’ente nazionale aviazione civile sulla base di uno studio di tre società di consulenza (Kpmg, One Works, Nomisma), doveva essere discusso a febbraio dalla Conferenza Stato-Regioni. Tuttavia, di fronte all’aperta ostilità delle regioni in cui sono presenti gli scali penalizzati, l’incontro è saltato ed è stato rinviato a dopo le elezioni politiche.

Food in gara a Orio e Verona

L’aeroporto di Orio al Serio mette in gara (bando scaduto il 14 febbraio scorso) un bar “salutare”, categoria fin qui rappresentata da Juice Bar. È uno spazio da 34 mq nel landside, zona checkin. Royalty minime 26% più Iva, minimo garantito di 115mila euro annui più Iva e 11mila per magazzino e comunicazione nell’aeroporto. Il Valerio Catullo di Verona ha invece lanciato un tender (scaduto

il 18 febbraio) per una formula commerciale di sintesi tra food e retail. C’è totale libertà di formulazione dell’offerta e del modello di servizio per i 101 mq nel T1 Partenze, pian terreno. Contratto di 5 anni, royalty base 22%, minimo garantito annuo di 242mila euro più oltre 20mila tra magazzino e spese generali.

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Vendite dei mall: -6% al Sud

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ontinua il brutto momento per i fatturati della distribuzione moderna. Una discesa di 6,2 punti percentuali si è registrata nel 2012 nei centri commerciali dell’area 4 di Nielsen, ossia in Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata, Campania e Sicilia. A dicembre il calo è stato minore, pari al 2,09 per cento. A dirlo è una rilevazione di Nielsen per Confimprese Lab. Meglio, ma sempre negative, le altre zone d’Italia: su base annua il saldo è -2,11% per il Nord-Ovest, -1,60% per il Nord-Est più Emilia Romagna e -2,65% per il Centro e Sardegna. «E’ innegabile – ha commentato Mario Resca, presidente Confimprese – che la situazione sia cambiata e di con-

Il Centro Sicilia di Misterbianco, Catania

seguenza il mercato italiano dei centri commerciali stia vivendo un congelamento di nuovi progetti, riconducibile a due motivi: la riduzione del ritorno sull’equity e la crescente difficoltà nel reperire finanziamenti per l’avvio di nuovi progetti. A ciò si aggiungono l’attuale crisi e soprattutto una drastica riduzione della propensione al consumo». I retailer associati a Confimprese hanno registrato nel 2012, rispetto al 2011, un aumento dell’incidenza delle spese di affitto sul fatturato dello 0,65 % e dei costi di personale sul fatturato di mezzo punto percentuale, con la conseguente erosione di metà del proprio margine. •

Stock option BUY

NEUTRAL

SELL

Super Difficilmente assisteremo a una fioritura di griffe come quella che negli anni ’80 ci portò Armani, Versace, Ferrè, Krizia & co. Ma la nuova manifestazione per stilisti emergenti, Super, lanciata a Milano da Pitti Immagine e Fieramilano fa davvero ben sperare…

Cisalfa Dopo averla fondata, venduta, ed aver assistito ad un quasi-fallimento, la famiglia romana Mancini ha riacquistato (grazie alle banche) il 100% della catena sportswear Cisalfa. Obiettivo risanamento, con più tessile e una diversa presenza dei punti vendita.

Andrea Ragnetti A leggere i corsivi, il destino di Andrea Ragnetti, ceo Alitalia-Cai da un anno scarso, sembra deciso. Cacciato “per colpe non solo sue”. D’altro canto, che c’azzecca un marketing manager di Philips con la guida di una compagnia aerea disastrata?

Furla L’apertura di cento boutique Furla in una quarantina di città cinesi: ecco il frutto atteso dalla partnership firmata dalla famiglia Furlanetto con Fung Capital Asia. Intanto il fatturato 2012 dovrebbe arrivare a +18% sul 2011. Mica bruscoli!

H&M La collaborazione tra il colosso svedese fastfashion e la piccola Brick Lane bikes porterà una linea di abbigliamento per ciclisti in 180 store di ogni continente. Globalizzati sì ma anche segmentati, e sempre più green.

Lindt Continua lo sviluppo della rete di monomarca Lindt. Nel 2013 dovrebbero nascerne altri cinque, arrivando a quota 48. Tutti a gestione diretta e in capo – in Italia – alla varesina Select Trade Spa. Dolcissimi complimenti.

Groupon Groupon è uno strumento, e bisogna saperlo usare (bene). Non come ha fatto un ristoratore livornese, che ha riempito il suo locale di clienti ma, avendo praticato prezzi troppo bassi, si trova ora sull’orlo del fallimento. Chi è causa del suo mal…

Lusso sul web Un’indagine di Value Partners relativa all’andamento delle vendite on line dell’alto di gamma in Cina – il mercato più ampio e promettente – racconta di un “bagno di sangue”. Troppa competizione, zero margini, tanti flop. Non è tutto oro quello che luccica… Findus Findus Group – che nulla c’entra con il marchio Findus italiano – ha servito ai clienti UK carne equina, di dubbia provenienza, nei suoi hamburger di “puro manzo”. Dopo mucca pazza il Regno Unito inciampa in cavallo tarocco. L’avessimo fatto in Italy…


cosa occorre sapere per... A cura dello Studio Legale Cocuzza & Associati di Milano

Il subentro in posizioni retail Una modalità per subentrare in posizioni retail è la cessione del ramo di azienda di cui si compone il punto vendita. Questo tipo contrattuale si presta maggiormente a cessioni effettuate per immobili in centri storici, in quanto spesso essi sono soggetti a semplici locazioni e come è noto la legge prevede il trasferimento del contratto di locazione al cessionario di ramo di azienda, pur accordando alla proprietà un diritto di opporsi (solo per gravi motivi). Le cessioni di posizioni in centri commerciali sono più difficilmente inquadrabili in questo tipo contrattuale, in quanto si potrebbe obiettare che non è possibile la cessione di qualcosa (il ramo di azienda) che non è proprio (il ramo sarebbe infatti del concedente che lo affitta). Per superare questa obiezione si deve giungere a configurare un ramo di azienda “più ampio” che comprenderebbe al suo interno il ramo di azienda in affitto, ovvero due rami di azienda paralleli, uno contenente gli arredi, i dipendenti e la merce (di proprietà del brand) e uno comprendente il diritto al godimento degli spazi, alcuni impianti e la licenza commerciale (di proprietà del concedente). Entrambi le figure sono utilizzate nella prassi delle cessioni. La cessione di ramo di azienda comporta in ogni caso una responsabilità in solido (mitigabile con determinate cautele contrattuali) tra cedente e cessionario per sopravvenienze fiscali e obbligazioni nei confronti dei dipendenti (che salvo in alcuni casi hanno diritto di essere trasferiti con il ramo di azienda ceduto). Tali responsabilità rendono questa forma contrattuale più gravosa. Nella prassi pertanto per perfezionare una operazione di subentro in una posizione retail si ricorre allo strumento assai più snello della scrittura privata per anticipata risoluzione di contratto: un accordo con cui una parte acconsente a pagare una determinata somma (il “key-money”) ad un’altra parte (generalmente il tenant precedente). Tale somma viene corrisposta a titolo di compenso per l’anticipata risoluzione del contratto ed è volta ad indennizzare il tenant per la rinuncia a godere degli anni rimanenti

del contratto (sia di locazione che di affitto di ramo di azienda: infatti la scrittura può essere utilizzata in ambedue i casi). La struttura contrattuale, atipica, è in sè quindi decisamente più semplice. La cautela sta nel trovare la giusta tutela di chi deve pagare e chi deve ricevere il key-money: il primo avrà interesse a corrispondere la somma quando sarà certo di poter entrare nei locali ed esercitarvi un esercizio commerciale, dopo aver svolto i lavori di sistemazione desiderati e soprattutto avere ottenuto un contratto di godimento degli spazi di proprio gradimento. Il secondo avrà interesse a esser certo di lasciare la posizione solo a fronte del pagamento effettivo del key-money, al contempo limitando le garanzie nei confronti di chi subentra. La sottoscrizione di contratti preliminari condizionati rende attuabile quanto sopra, pur rimandando a un momento successivo il verificarsi di tutte le condizioni. La strutturazione di questo tipo di accordi è spesso resa più complessa da vari fattori quali: la presenza di più parti, subaffitti o sublocazioni in corso, ovvero tempistiche strette: il tutto è tuttavia regolabile contrattualmente con clausole ad hoc.

Avv. Alessandro Barzaghi Per informazioni e quesiti gli Avvocati Giulia Comparini gcomparini@cocuzzaeassociati.it e Alessandro Barzaghi abarzaghi@cocuzzaeassociati.it saranno lieti di rispondervi.

Errata corrige: Nel servizio “Star Trek - Destinazione OpenGames” pubblicato sul numero di gennaio/febbraio è stata erroneamente segnalata la presenza di OpenGames in otto Mondadori Multicenter, che invece vedono la presenza di GameStop. Ci scusiamo con gli interessati e con i lettori per l’inesattezza. Nell’articolo di Analisi di mercato – “Nei mall è derby Italia-Francia” (gennaio/febbraio 2013, pagine 54-57) abbiamo scritto erroneamente: “I ricavi del Gruppo Zannier nel 2011 sono stati quindici volte inferiori a quelli dell’anno precedente”. Il dato si riferiva invece al risultato netto, come si poteva evincere dalla tabella a pagina 56, che comprende altresì l'attività wholesale degli altri 13 marchi del Gruppo che affiancano il marchio Z.

Milano-Bettola, metropolitana e centro commerciale?

La zona è già satura di centri commerciali ma, come scrisse Manzoni, “ai posteri l’ardua sentenza”. Parliamo del maxi progetto polifunzionale che dovrebbe sorgere a Milano presso il nuovo capolinea della metropolitana Linea 1, in località Bettola. Le due società proprietarie delle aree attorno al futuro capolinea al confine con Monza hanno chiesto infatti al Comune di Cinisello e alla Regione di poter realizzare “interventi di carattere pubblico, privato e di interesse pubblico e generale”, mediante “un mix funzionale di destinazioni di rilevanza strategica ad elevata attrattività”. In sintesi si parla di un centro commerciale con aree ludico-ricreative e di spettacolo, ricettive, per quasi 96mila metri quadrati.

Ikea, pronti 300 milioni per il maxi store di Legnano (Mi)

Inizio dei lavori nel 2013 e taglio del nastro nel 2015. Il progetto di Ikea per il maxi store vicino a Legnano prevede un investimento di 300 milioni di euro, necessari a realizzare oltre 60mila mq di negozio, 40mila mq di magazzino, parcheggi e una bretella che collegherà il Saronnese al Sempione. Il tutto porterà oltre 1.000 posti di lavoro.

La Ue adotta un piano d’azione per i negozi La Commissione europea ha adottato il 31 gennaio un Piano d’azione per il commercio al dettaglio e un Libro verde sulle pratiche commerciali sleali nella supply chain tra imprese di prodotti (alimentari e non alimentari). Le azioni previste dal rispondono a cinque priorità: dare maggiori diritti ai consumatori informandoli meglio; migliorare l’accessibilità dei servizi al dettaglio; favorire relazioni commerciali più eque e sostenibili lungo la catena di fornitura dei prodotti alimentari e non alimentari; collegare meglio tra loro il commercio al dettaglio e l’innovazione; migliorare l’ambiente di lavoro. (L’articolo completo si può trovare sul sito www.retailfood.it).

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News

Antegnate Shopping Center, fatturato su del 10%

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estare al passo con le nuove tendenze e rinnovare il mix dei negozi dà risultati anche in tempi di crisi. Dati alla mano, un esempio virtuoso è quello di Antegnate Shopping Center, complesso retail da 100 negozi e 35mila mq di gla ubicato in provincia di Bergamo. Nel corso del 2012 il fatturato del centro commerciale gestito da Avm e di proprietà Axa Real Estate è cresciuto del 10%, arrivando vicino al traguardo dei cento milioni di euro. E sorprendentemente il fatturato cresce più dei visitatori, aumentati dell’8 per cento. In particolare dicembre ha visto oltre 300mila presenze, pari al 15% in più rispetto allo stesso mese del 2011. Nel corso del 2012 è stato avviato un processo di revisione del merchandising mix, che ha visto l’ingresso di Stradivarius, L’Erbolario, Marionnaud,

McDonald’s, Tezenis e altri. Questo percorso raggiungerà il suo apice durante il 2013, con l’apertura di H&M su oltre 2.000 metri quadrati. A dare maggiore attrattività al centro sarà anche la futura apertura della Brebemi, grazie al casello dedicato Antegnate-Calcio insieme a quello di prossimità Fara Olivana-Romano di Lombardia. •

New markets outlook a cura di STRA_BRANDING – www.strabranding.com

…Ritmo brasilero! oppure crescimento brasilero! A lungo si è parlato del Brasile come paese e mercato del futuro. Quel futuro sembra finalmente essere arrivato, definitivamente. Il decollo del Brasile verso il suo destino da superpower iniziato nei primi anni 2000 non sembra infatti aver risentito della crisi finanziaria internazionale. Ancorato alle sue sterminate risorse naturali ambite dall’economia globalizzata, sostenuto dalla rapida crescita economica delle sue classi JK Iguatemi di San medie, dagli ingenti investimenti in infrastruttuPaolo, la Shopping Mall re da parte del settore pubblico e dallo sviluppo aperta nel Giugno 2012 economico da parte del settore privato e degli con 230 negozi investitori stranieri, il Brasile procede, apparentemente irrefrenabile, verso il suo futuro, pronto a celebrarlo nelle imminenti grandi occasioni del campionato mondiale di calcio del 2014 e delle Olimpiadi del 2016. Divenuta oggi la quinta economia mondiale, il Brasile appare sempre più come un mercato di grandi opportunità e qualche inevitabile contraddizione. Opportunità non solo legate ai consumi di massa ma anche a quelli dei segmenti alti, in rapida crescita. Il mercato del lusso e del premium, oggi stimato a circa 10 miliardi di dollari e cresciuto del 20% negli ultimi 5 anni, viene proiettato da diverse fonti autorevoli a cinque volte tanto entro il 2025. Sono, infatti, proprio i consumi della popolazione con redditi superiori ai 30.000 US$ che si ritiene cresceranno a tassi superiori al 7% annuale. Questi consumatori, se confrontati con i loro pari di altri mercati in rapida crescita, mostrano ancora ampi spazi di crescita nei consumi discrezionali. Allo stesso livello di reddito i consumatori cinesi hanno infatti una spesa pro capite del 300% superiore ai consumatori brasiliani e quelli russi del 64%. Ampi spazi di crescita quindi dei consumi di fascia alta che creeranno grandi opportunità per coloro che riusciranno adeguatamente a capire ed a giocare su un mercato ancora fortemente protetto da dazi e burocrazie, per tanti aspetti isolato dal resto del mondo e con sue logiche, abitudini e regole spesso burocratiche legate anche alla complessa architettura confederale del paese. Esistono modestissime probabilità che la corrente condizione di protezione (ad esempio, i dazi nel fashion sono del 35%), venga considerevolmente alleviata nel medio periodo. Questo fa si che oggi i prodotti importati, una volta sdoga-

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nati sovente con procedure lunghe e farraginose, distribuiti in un paese enorme dalle logistiche ancora alquanto modeste e presentati in negozi sfavillanti in mall moderni e molto cari, vengano proposti al consumatore finale a prezzi di fatto doppi rispetto a quelli riscontrabili, ad esempio, per gli stessi prodotti a New York. Opportunità quindi non facili o scontate. Più evidenti per i super brand globali del lusso la cui notorietà e desiderabilità può portare i consumatori più affluenti ad accettarne prezzi così maggiorati. Opportunità davvero rilevanti poi per i players locali capaci di migliorarsi e sostenere posizionamenti nella fascia premium. Opportunità più complesse invece per marchi e aziende straniere con un posizionamento medio che, pur potendo ambire a soddisfare il crescente bisogno di prodotti aspirazionali in un paese come il Brasile, ad esempio, fortemente affascinato dall’italianità, troverebbero difficile sostenere con successo livelli di prezzo di fatto raddoppiati. Aziende e marchi che devono perciò trovare percorsi di ingresso che gli permettano di localizzare una quota importante delle loro produzioni. A giustificare lo sforzo di adattamento e di costruzione di strategie di ingresso “personalizzate” rimane comunque il potenziale importante ben esemplificato anche dalla rapida crescita degli spazi commerciali qualificati nei centri commerciali, arrivati nel 2012 a più di 500 unità ed in continua espansione non più tanto a San Paolo, Rio o Brasilia ma sempre più nelle tante grandi città disperse nell’immenso territorio di questo paese (nonostante oggi solo il 19% delle vendite retail avviene in questi centri, contro il 50% del Messico). Alimentare e ristorazione, moda e accessori, arredo e illuminazione ma anche impiantistica ed attrezzature industriali appaiono settori merceologici in grado di prospettare grandi opportunità per le aziende Italiane perché l’italianità è viva nel tessuto culturale di questo paese assetato di varietà e di prodotti di qualità dove, si dice, quasi un terzo degli abitanti hanno almeno un poco di sangue italico. Opportunità sulle quali è però necessario investire in un’ottica strategica e quindi di medio periodo, dedicandosi quindi alla costruzione di approcci di ingresso intelligenti e magari rinunciando all’idea di trovare soluzioni di scontate o fortuite. Chi ha saputo già farlo oggi ne è certamente felice perché sa di essere nel posto giusto. Gian Mario Borney



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News

Riparte Web Franchising Expo

A pochi mesi dalla chiusura della prima edizione, la fiera virtuale Web Franchising Expo torna online. L’evento, promosso da Assofranchising, è online dal 15 di febbraio sino al 30 di settembre, con un periodo di interattività compreso nei giorni 14 e 15 marzo e 19 e 20 settembre. A neanche metà febbraio l’organizzazione ha annunciato la partecipazione di oltre 90 espositori, di cui 72 marchi franchisor, 13 sponsor e 9 associazioni del franchising estere. Lo scorso anno Web Franchising Expo ha registrato 100mila visitatori unici, 9mila utenti registrati e 96 paesi collegati.

Sagat, Winteler nuovo ad nel cda firmato F2i

Si è insediato martedì 5 febbraio il nuovo cda di Sagat, la società di gestione dell’aeroporto di Torino. Il nuovo ad è Daniel Winteler. Confermato nel ruolo di presidente Maurizio Montagnese, mentre ha inserito cinque consiglieri F2i, che a dicembre ha rilevato prima

ABC franchising a cura di Assofranchising

La sperimentazione della formula commerciale

L

a sperimentazione della formula commerciale è un requisito richiesto dalla legge 129/2004 a tutte le aziende che intendono proporre la propria attività in franchising. L’articolo 3, comma 2 infatti è chiaro: «Per la costituzione di una rete di affiliazione commerciale l’affiliante deve aver sperimentato sul mercato la propria formula commerciale». Le intenzioni del legislatore sono quelle di favorire la creazione di reti in franchising di aziende che si sono confrontate, con successo, con il mercato. La giurisprudenza in materia individua come periodo di sperimentazione almeno un anno di attività di un punto vendita pilota, che abbia quindi un bilancio di esercizio. La sperimentazione non deve essere necessariamente effettuata sul territorio italiano ma anche all’estero. La sperimentazione comprovata permette

quindi al franchisor di presentarsi con le credenziali giuste verso i potenziali affiliati e allo stesso tempo permette ai potenziali affiliati di verificare la bontà di un’attività in franchising o meno. Oltre a tutto ciò la sperimentazione è fondamentale per il franchisor per individuare le debolezze e i punti di forza del proprio format franchising, in modo da poter affinare e sviluppare al meglio la propria rete commerciale.

International franchise

Fes, si cambia: viva Huston!

A

ncora non si apriva il Franchise Expo South (Fes) e già arrivava una comunicazione di Mfv Expositions che informava del cambio di location per il 2014. Email che mi ha incuriosito molto: perché spostare l’evento proprio a

il 28% del Comune di Torino (a cui è rimasto il 10%) e poi il 24,4% in mano a Sintonia (Benetton). Nel board sono stati confermati solo Gian Luigi Garrino (quota Equiter, che ha il 12,4% di Sagat) e Paolo Vernero (Regione Piemonte). Tra i nuovi componenti, per F2i spiccano Laura Pascotto, che ha esperienze di investment banking nel settore aeroportuale e autostradale, e Giuseppina Falappa, con un passato presso Beni Stabili e gruppo Sanpaolo Imi. Daniel Winteler, che dal 2006 ha guidato Alpitour, era nel cda di Sagat da metà 2011, giunto su indicazione del sindaco Piero Fassino. Sostituisce Fausto Palombelli, ceo dal luglio 2011 e in precedenza direttore generale dal 2004, dopo una carriera in Alitalia, iniziata nel 1989.

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Tom Portesy - President, MFV Expositions

Houston? Dopo ben otto anni di Miami il Fes si trasferirà nella più grande città del Texas , ma anche la quarta città più grande degli Stati Uniti. Houston vanta la terza più grande popolazione ispanica degli Stati Uniti unitamente alla più grande numerosità di giovani di tutta la nazione. Inoltre, Houston è al secondo posto tra le città nell’elenco di Fortune relativo alle prime cinquecento companies americane. Houston, se fosse una nazione indipendente, sarebbe tra le prime trenta più grandi del mondo mentre è al secondo posto come tasso di crescita di occupazione industriale nel settore dell’aeronautica, dell’energia e della tecnologia Per tutti questi motivi è ora la nuova sede di Franchise Expo South. Siamo curiosi di visitare questa nuova location in un nuovo e più vivace mercato… e ci auguriamo che ci siano anche tante aziende Italiane! Federico Fiorentini direzione@brdconsulting.it A cura di BRD Consulting - www.brdconsulting.it




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News I corsi di Confimprese del 2013 RISORSE UMANE Train the trainer. Trasmettere le proprie competenze ai collaboratori 14/3/2013-9/4/2013 Tecniche e modalità di selezione del personale di front-line 30/5/2013 COMMERCIALE Retail real estate: tipologie contrattuali e principali rischi 11/4/2013 Social media marketing, uno strumento a supporto delle vendite 18/4/2013 Relazione, comunicazione e vendita: i fondamentali 23/5/2013 Motivare e valorizzare il team di vendita 10/10/2013 COMPETENZE MANAGERIALI - TRASVERSALI Tecniche di motivazioni per sé e per i propri collaboratori 7/3/2013 Leadership e team building: fare WE 9/5/2013 Management attraverso la delega 13/6/2013 Tecniche e strumenti per la gestione di team a distanza 3/10/2013 INTERNAZIONALIZZAZIONE Retail business model: creazione, sviluppo e difesa nello scenario internazionale 16/5/2013 Internazionalizzazione e multiculturalità: nuove risorse per un nuovo equilibrio 20/6/2013 SEMINARI FRANCHISING Progettazione e lancio di una rete in franchising 21/3/2013 Lo sviluppo del brand a livello internazionale tramite il franchising 6/6/2013 FORMAZIONE OBBLIGATORIA Corso sicurezza per Dirigenti 27-28/6/2013 Addetti primo soccorso 17-18/10/2013 Addetti antincendio a basso rischio 24/10/2013 Ai lettori di Retail & Food il prezzo speciale riservato agli Associati Confimprese: € e200 per tutti corsi (anziché e300) e e400 per il percorso franchising (anziché e550) Per informazioni: segreteria@confimprese.it

Comunicazione di servizio

I maccheroni aprono la collana “Il gusto verace”

È stato pubblicato il primo dei cinque fascicoli dedicati alle ricette di Rossopomodoro curati da Allan Bay, noto critico gastronomico del Corriere della Sera. Si chiama “I Maccheroni”. I prossimi volumi della collana “Il gusto verace” saranno intitolati “L’orto e le ricette povere”, Il profumo del mare e della terra”, “Pizze&Sfizi” e “La cucina del recupero”. Le ricette sono state elaborate dagli storici chef di Rossopomodoro Antonio Sorrentino ed Enzo de Angelis. Il rapporto tra critico e catena si spiega in una delle introduzioni. Il presidente di Sebeto, Franco Manna, racconta che una recensione di Allan Bay su Vivi Milano cambiò nel 1999 la storia di un suo ristorante (Steak and Rice) «e probabilmente la mia stessa vita».

A cura di Acqua Group – www.acquagroup.it

SHOPTAINMENT, RETAILTAINMENT, EDUTAINMENT: TANTI NEOLOGISMI MA TUTTI INDICANO LO STESSO TREND

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luoghi del retail non sono più solo luoghi di consumo ma anche luoghi di socializzazione, per fare gruppo (adolescenti) e una “destination place” (famiglie) che devono dare costantemente ai loro consumatori la possibilità di vivere esperienze, trasformando la transazione in una relazione. L’intrattenimento svolge un ruolo sempre più importante per creare traffico e sviluppare la relazione tra consumatore e punto vendita. Cresce quindi la necessità di distinguere i diversi punti vendita nella percezione del cliente attraverso strumenti diversi da quelli funzionali all’approvvigionamento in senso stretto. Lo shoptainment, retailtainment o in generale tutto ciò che rientra nell’entertainment hanno dimostrato inoltre importanti benefici in termini di traffico creato in virtù di due motivi: il tempo trascorso nei centri commerciali più orientati al lei-

sure è di 3,5 ore contro 1 rispetto a quello di un centro commerciale tradizionale (Wolf, 2000, p. 26) e perché l’intrattenimento funge da magnete di visitatori. Da ciò, cresce la tendenza ad utilizzare format di eventi di grande livello, sviluppati anche in collaborazione con grandi Major della comunicazione: grandi mostre ed installazioni, all’interno degli spazi commerciali, che avvicinino al grande pubblico esperienze educative prima “chiuse” solo nei musei. L’edutainment in questo caso: un uso qualitativo del tempo passato all’interno degli spazi commerciali, coniugando cultura, educazione, spettacolo, divertimento e, soprattutto, emozione, in esperienze uniche e significative. Davide Arduini e Andrea Cimenti

Presidente di Acqua Group e Amministratore Delegato di Acqua Group

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News

Eat Out rilancia Pans&Company

A inizio febbraio è stata presentata anche in Italia la nuova immagine di Pans&Company, formato di ristorazione veloce dello spagnolo The Eat Out Group. Il nuovo layout è stato svelato presso il locale aperto, già dal 2002, nella stazione di servizio Eni (ex Agip), al km 8,4 dell’Aurelia, a Roma. Una location molto moderna perché nella stessa area di servizio sono presenti anche un Carrefour Express e un grande ristorante McDonald’s. Il nuovo Pans&Company si pre-

senta con tinte calde, giocando su diverse tonalità del legno, e con una cornice verde di piante mediterranee (in plastica) che hanno il loro focus nell’ulivo, circondato da un suggestivo e ampio tavolo quadrato. Il rinnovo operato da Eat Out non è però solo estetico: sono state introdotte numerose nuove referenze in menù, come panini, fritti e insalate. Alla presentazione, oltre alla country manager di Pans&Company Italia, Rossella Antelmi, sono intervenuti Victor Xampeny, direttore sviluppo corporate di The Eat Out Group e Mateo Fernandez, dell’Area Internazionale della stessa azienda. Xampeny ha pronosticato la probabile apertura di altri due o tre locali Pans&Company in Italia durante il 2013. Il formato è ora in Italia con otto ristoranti in Lazio (cinque centri commerciali, tre aree di servizio Eni) e uno in Lombardia.

Il dentista entra alla Coop

Ipermercati sempre più ricchi di servizi, rigorosamente con la logica del low cost, per attrarre i visitatori e far ripartire i fatturati. In quest’ottica l’ultima novità è l’apertura, lo scorso 23 febbraio, del primo corner dentistico del circuito Coop all’interno dell’ipermercato del Centro Commerciale Leonardo di Imola. Altri due dentisti-coop prenderanno servizio entro l’anno a Bologna e in Romagna. I corner dentistici saranno gestiti dalla nuova società I.denticoop.

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A l’Atoll di Angers il Prix Procos 2013

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Prix Procos riuniscono ogni anno i maggiori esponenti del commercio francese, quali insegne, promotori immobiliari, politici locali, rappresentanti delle camere del commercio e dell’artigianato. La 21ema edizione si è svolta a Parigi, presso il Pavillon Gabriel, il 17 gennaio, alla presenza del ministro dell’Artigianato, del commercio e del turismo francese, madame Sylvia Pinel. I “prix 2013” hanno avuto come tema portante le mutazioni della società, con particolare attenzione alla gestione delle reti, allo sviluppo sostenibile, alle nuove

iniziative ed ai concept innovativi. Cinque premi sono stati attribuiti ad altrettante categorie dal Comitato Organizzativo e dalle insegne aderenti al club: Prix Concept Novateur de Centre Commercial, attribuito ad Atoll (Angers), della Compagnie de Phalsbourg, per la qualità degli spazi urbani, con codici architettonici moderni e completamente innovativi per lo standard europeo; Prix du Commerce Indépendant Innovant, attribuito a Boco (Parigi), piccola catena di ristoranti bio che concilia pasti veloci e a piccoli prezzi con ricette di chefs etoilés Michelin; Prix Procos d’honneur, attribuito a Jean-Marc Gaucher, presidente direttore generale di Repetto, famosa maison ispirata all’universo della danza (che dopo la Rinascente di Milano aprirà in Italia alcuni negozi monomarca), per la dimensione mondiale del suo concept. Per concludere il Prix Pépite Petites Villes 2013 è stato attribuito alla cittadina di Challans ed il Prix Spécial Mécénat, consegnato all’associazione «Toutes à l’école», rappresentata dalla sua fondatrice, madame Tina Kieffer. Tiziana Bardi, titolare StudioBardi/Cad38

Obiettivo Personale A cura di Gi Group

Tutti i vantaggi dell’apprendistato riformato La nuova disciplina dell’apprendistato, introdotta con il testo unico (D.Lgs n. 167/2011), è stata formulata dal legislatore nell’intento di istituire una nuova forma contrattuale di ingresso nel mondo del lavoro meno costosa per l’azienda e più flessibile, rispetto ad altre forme contrattuali. Le parti sociali del commercio hanno recepito in un apposito accordo, siglato nel marzo 2012, le nuove norme, declinandole sulla scorta delle specificità proprie del settore. In particolare, la nuova formulazione prevede che il numero degli apprendisti non possa superare il 100% dei lavoratori specializzati in servizio; laddove l’azienda non abbia più di 3 dipendenti, gli apprendisti non potranno essere più di 3. Potranno essere assunti con un contratto di apprendistato professionalizzante, della durata massima di 36 mesi (variabile in funzione della qualifica da conseguire), i giovani di età compresa tra i 18 e i 29 anni che seguiranno un apposito piano formativo che preveda un numero di ore di formazione professionalizzante, anche in modalità on the job, in aula o in e-learning, variabile in funzione della qualifica da conseguire, unitamente alla formazione trasversale per un massimo di 120 ore nel triennio. Non potranno, tuttavia, attivare contratti di apprendistato tutte quelle aziende che non abbiano mantenuto in servizio almeno l’80% degli apprendisti assunti nei 24 mesi precedenti. I vantaggi economici previsti per le imprese che scelgono l’apprendistato sono costituiti dalla possibilità di inquadrare il lavoratore fino a due livelli inferiori rispetto alla categoria spettante e di beneficiare di uno sgravio contributivo del 100% per i primi 3 anni, in caso di aziende con meno di 10 dipendenti. Per quelle più grandi, il contributo per l’azienda

è del 10% per tutto il periodo. La normativa introduce anche la possibilità di adottare l’apprendistato in somministrazione di lavoro a tempo indeterminato, delegando alle agenzie per il lavoro la valorizzazione massima delle esigenze dell’azienda e del lavoratore. Il vantaggio per le imprese è evidente: affidare a un soggetto terzo specializzato la gestione della parte amministrativa e burocratica e poter utilizzare al meglio le potenzialità di una formazione ad hoc, erogata per accrescere le conoscenze e le abilità della singola risorsa. L’impiego dell’apprendistato in somministrazione consente, quindi, alle aziende di superare gli ostacoli che ad oggi hanno impedito un utilizzo diffuso della nuova disciplina contrattuale, quali: la declinazione su base regionale delle norme legate alla formazione obbligatoria, la necessaria presenza di un tutor aziendale con adeguate competenze, l’obbligo della preventiva autorizzazione del piano formativo da parte dell’Ente bilaterale e la successiva registrazione nel libretto formativo. Avvalersi di un’agenzia per il lavoro per l’utilizzo delle prestazioni di un apprendista in regime di somministrazione consente di avere un supporto nella gestione di tali attività e di offrire al giovane gli strumenti per formarsi adeguatamente e progredire all’interno dell’organizzazione aziendale, conferendo, allo stesso tempo, valore all’azienda stessa.

Maurizio Canessa, Retail Division Manager di Gi Group maurizio.canessa@gigroup.com



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News

Pittarello: +29% fatturato nell’era di “21 Investimenti”

Si sente eccome l’effetto “21 Investimenti” sui numeri del gruppo Pittarello. La società di investimenti di Alessandro Benetton ha acquisito l’operatore di retail veneto, tra le maggiori realtà del settore calzature (insegna Pittarello rosso) nel luglio 2011. Da allora è cominciate l’espansione, come attestano i dati relativi al 2012: ricavi +29% (150 milioni contro i 116 del 2011), scarpe vendute +36% (7,5 milioni, contro 5,5 milioni dell’anno prima). Non sono invece stati resi noti i dati relativi a Mol e utile. I negozi lo scorso anno sono passati da 53 a 80, anche per il superamento del tradizionale bacino di riferimento, Triveneto e Lombardia, a favore di un’espansione in tutta Italia. I piani di sviluppo per il 2013 prevedono l’ingresso in Croazia e Slovenia e l’inaugurazione di altri 20 nuovi negozi. Pittarello è una delle 23 aziende nel portafoglio italiano di 21 Investimenti, che conta inoltre oltre 30 nomi nel portafoglio francese.

Assaeroporti: nel 2012 calo dell’1,3%, crollo dei piccoli scali

è

stato pubblicato da Assaeroporti il consuntivo del traffico degli aeroporti italiani nel 2012. Nei 38 scali monitorati sono transitati quasi 147 milioni di passeggeri (-1,3% rispetto al 2011). La riduzione del traffico totale dei movimenti degli aeromobili è stata invece del 4,5 per cento. Hanno perso traffico gli aeroporti con più di 10 milioni di passeggeri (-1,437 milioni, pari al -2,5%), quelli con traffico compreso tra 5 e 10 milioni (-266mila, ossia -0,6%) e soprattutto quelli con meno di un milione di passeggeri all’anno: -320mila, pari a 6 punti percentuali. Unici a crescere sono gli aeroporti tra 1 e 5 milioni, che hanno guadagnato 124mila passeggeri. Più interessante vedere il comportamento dei singoli scali. Tra i maggiori, Fiumicino ha perso l’1,8%, Malpensa il 4%, mentre a crescere sono stati il terzo e quarto scalo, Linate (+1,1%) e Orio al Serio (+5,6%). Sotto si soffre ancora: Venezia -4,6% (ma pesa il ritorno dei voli a Treviso) e Catania, dove il fallimento WindJet ha avuto come risultato una discesa di oltre 8 punti percentuali. Guadagnano qualche decimale Bologna (nonostante i lavori nel terminal) e Napoli Capodichino, mentre scendono molto Palermo (-7,7%) e Roma Ciampino (-5,9%). Si assestano dopo anni di crescita gli aeroporti pugliesi di Bari e Brindisi – Foggia è invece quello con il risultato

Retail Innovation 360°

peggiore, -87% e solo 7mila passeggeri. L’anno difficile di Torino e Verona si concretizza in una discesa di traffico di oltre 5 punti percentuali ciascuno. Come detto, sono gli aeroporti piccoli a soffrire di più. Uno dei risultati più inattesi è la discesa del 13% di Rimini, dopo anni di salita vertiginosa. Peggio di tutti (con l’eccezione di Crotone) sono andati gli aeroporti con meno di 200mila passeggeri: -34% Parma e Bolzano, -32,9% Brescia, -87% Foggia, -13% Grosseto e -23% Siena, un terminal che ha visto 3.745 persone tra chi parte e chi arriva. Scali, questi, a cui il Piano aeroporto finalmente approvato (seppur in forma molto edulcorata) preclude d’ora in poi contributi statali. •

Trend traffico passeggeri aeroporti italiani 2009-2012

fonte: Assaeroporti su dati società di gestione aeroportuale

A cura di Kiki Lab - www.kikilab.it

Con questo articolo iniziamo una nuova rubrica dedicata alle tendenze e ai casi di innovazione del Retail nel mondo. Un grazie ai nostri partner internazionali di Ebeltoft Group con cui realizziamo la ricerca annuale Retail Innovation (in uscita: marzo 2013, con prefazione di Oscar Farinetti)

Emmas Enkel: dalla bottega alle vendite on-line Il commercio on-line continua a crescere in tutto il mondo a ritmi elevati, con l’eccezione del retail alimentare. In realtà anche questo settore offre opportunità molto interessanti, come sta dimostrando un concept innovativo aperto nel 2012 a Dusseldorf: Emmas Enkel. Si tratta di un convenience store che inizialmente può sembrare un negozietto tradizionale, dal gusto volutamente un po’ retrò e un’ambientazione domestica, con un’area bar che sembra un soggiorno con tanto di lampadario. Presto però i clienti scoprono che ha sviluppato molto bene un concetto di cross-canalità molto amichevole e invitante. Infatti, se nei suoi 120 mq offre solo 500 referenze, il suo assortimento si estende con altre 1.700 referenze presenti unicamente nel magazzino, che possono essere scelte con un mix di possibili processi d’acquisto. Acquisto in negozio via iPad, assistito dall’addetto o touch screen, con una modalità self-service oppure col cellulare tramite i QR code. Mentre gli addetti, che ricevono l’ordine in tempo reale, recuperano i prodotti in magazzino, è

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possibile sedersi in poltrona (rigorosamente anni ’50) e gustarsi un caffè. Oppure acquisto on-line per poi ritirare in negozio o ricevere a casa, modalità che sta crescendo velocemente, insieme al fatturato totale, man mano che i clienti si fidelizzano. Tendenza: Nativo digitale. Chiave innovazione: Mix di processo tradizionale e iper-moderno Fabrizio Valente fabrizio.valente@kikilab.it


Sea, la spesa dei passeggeri cresce e salva il non avio

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icavi da retail e ristorazione cresciuti nel 2012 dell’1,5%, per un totale di 217 milioni di euro. Una crescita del 4% della spesa media dei passeggeri. Sono i

Aeroporto di Bologna, si dimette il direttore generale Con uno stringato comunicato stampa, l’aeroporto Marconi di Bologna ha comunicato le dimissioni di Armando Brunini dal ruolo di direttore generale della Sab, la società di gestione dello scalo. Massimo riserbo dall’aeroporto circa i motivi delle dimissioni e sui tempi della sua sostituzione. A quest’ultimo riguardo, Armando Brunini la Sab ha fatto sapere che una società di cacciatori di teste sta selezionando il nuovo dg. La stampa locale ha riferito indiscrezioni che parlano di un’offerta ricevuta da un’altra società. Brunini era diventato dg nel settembre del 2007. Negli anni ha accompagnato la crescita di traffico (da 4,3 milioni di passeggeri del 2007 ai quasi 6 milioni del 2012) e più recentemente i lavori di ristrutturazione nel terminal, che termineranno alla fine dell’estate.

dati relativi al 2012 di Sea-Aeroporti di Milano. La sorpresa vera è Malpensa. Qui il traffico è sceso del 4%, ma si è registrato un incremento del 2,1% nei ricavi da negozi (non considerando quindi la ristorazione). La crescita media pro capite è stata di ben il 10 per cento rispetto all’anno prima. Particolarmente prezioso l’apporto dei passeggeri cinesi e russi, che hanno una spesa pari rispettivamente a 4,6 e 4,3 volte la media dei viaggiatori extra-Ue. A Malpensa nel 2012 si sono registrate 17 nuove aperture e quattro ristrutturazioni di punti vendita. Più attesa era la performance positiva a Linate: nello scalo cittadino il traffico lo scorso anno è salito dell’1,3% e i ricavi commerciali da negozi sono cresciuti del 4,7 per cento. La spesa media per passeggero è salita del 3,4 per cento. •

Il caso è uno dei 40 della ricerca Retail Innovations 8 che sarà presentata a Milano il 20 marzo. Testimonianze italiane: StaiBene Coop, Saturn, AW Lab, T.riciclo, Coop.fi Novoli, Ham Holy Burger, Avanzi. Info: kiki@kikikab.it

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News opening

Lindt, altri cinque opening nel 2013

Nuove aperture e nuovo canale di vendita per la catena Lindt in Italia. Il brand svizzero, che conta al momento 43 locali nel Belpaese, ne aggiungerà cinque nel corso del 2013. Lo sviluppo è portato avanti dalla società Select Trade, che si è concentrata inizialmente nel canale dei factory outlet center e poi in quello dei centri commerciali. La novità, ora, è l’allargamento ai centri storici delle principali città. In quest’ottica si annoverano i recenti tagli del nastro a Firenze e a Roma, ai quali seguiranno le aperture di Milano, Venezia e Verona. Il format si manterrà su metrature tra i 200 e i 400 mq, che permettono di esporre l’intera gamma di prodotti e di effettuare servizio di somministrazione di bevande calde e fredde.

Città dei Templi, cresce il retail

Inizio dell’anno ricco di novità al centro commerciale Città dei Templi, inaugurato lo scorso autunno nei pressi di Agrigento. All’interno del nuovo shopping center gestito da Uno G. (Gruppo Finim) hanno aperto in ordine cronologico Original

RossoIntenso a Fiumicino con la coppia Autogrill-Zonin

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i chiama RossoIntenso il nuovo wine bar dell’aeroporto di Roma Fiumicino. Lo gestisce Autogrill, in partnership con il gruppo vinicolo Zonin. Si trova nell’area imbarchi C, zona Schengen, ed è stato inaugurato lo scorso 7 febbraio. Il locale, un chiosco con sgabelli al bancone, è una delle tre location che finora erano gestite da Marchesi de’ Frescobaldi. Alla fine di gennaio è stato così aperto il Ferrari Spazio Bollicine (gestione MyChef, in collaborazione con il Gruppo Lunelli), nell’area usata soprattutto per i voli Fiumicino-Linate. Il terzo locale, nell’area extraSchengen, è tuttora a gestione Frescobaldi. RossoIntenso è il primo wine bar che Autogrill gestisce in Italia e si tratta di una declinazione in veste italiana del proprio format Beaudevin: una delle due insegne di wine bar in portafoglio al gruppo di Milanofiori, insieme con il

suggestivo champagne bar Bubble. Altra novità è il contributo di Zonin, azienda che finora aveva fatto esperienza di locali con somministrazione solo fuori dall’Italia, attraverso i wine bar Gustavo sviluppati negli Usa e in Giappone. Per quanto sia nota nel mondo soprattutto per il prosecco, la casa di Gambellara (Vi) ha scelto di non puntare troppo sulle bollicine, né sul proprio nome. Ha invece preferito dare spazio alle etichette delle numerose aziende vinicole acquisite in Italia. L’offerta prevede quindi vini da diverse regioni, quali Veneto, Piemonte, Sicilia, Puglia e Trentino, per un totale di 35 vini tra bianchi, rossi e da dolce. Il locale ha un’offerta di fascia medio-alta, con uno scontrino medio superiore ai 25 euro. La concessione scadrà nel gennaio 2018. •

In totale sono sei le aperture di Adr

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on solo i nuovi Ferrari Spazio Bollicine e RossoIntenso, e non solo food. I primi due mesi del 2013 hanno visto un fitto calendario di aperture nel principale aeroporto gestito da Adr. Presso lo scalo romano di Fiumicino hanno fatto il loro ingresso il brand di abbigliamento Camomilla Italia e Thun, il nuovo format di accessori donna della società altoatesina. Sul fronte dei servizi si annovera l’arrivo dei cambiavalute

American Express e Yex Change, mentre tra gli spostamentisi segnalano quelli di Ferrari Shop su una superficie di 230 mq e di Bulgari. La formula integrata bar, gelateria, pizzeria ed edicola, con i marchi Rossosapore, Mokà, Algida Store ed Emporio, sotto la gestione di Chef Express, ha visto la ristrutturazione e l’ampliamento del locale, che ora si estende al Terminal 2 su circa 310 metri quadrati. •

Le nuove aperture nell'aeroporto di Fiumicino Marines, operativa dal 21 dicembre su una gla di 129 mq, l’insegna di ristorazione Peperosata, dal 5 gennaio su una gla di oltre 240 mq, il brand di abbigliamento Annaelle, anch’esso dal 5 di gennaio ma su una gla di 78 mq, il negozio di sportswear Adidas, inaugurato lo scorso 12 gennaio su 199 mq, e Burger King. L’operatore di fast food ha aperto il 24 gennaio all’interno della food court che si trova al piano terra vicino all’ingresso, su una gla di 208 metri quadrati.

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BRAND

LOCATION

ATTIVITà

MESE DI APERTURA

OPERAZIONE

MQ

Ferrari Spazio Bollicine by Mychef American Express Yex Change Ferrari Shop Camomilla Italia RossoIntenso by Autogrill Bulgari Thun Rossosapore - Mokà - Algida Store Emporio by Chef Express

Area Imbarchi B T3 Transiti T3 Transiti T3 Transiti T1 Partenze Area Imbarchi C T1 Mezzanino Area Imbarchi C

Wine Bar Cambiavalute Cambiavalute Abbigliamento e Gadget Abbigliamento Wine Bar Gioielleria Accessori donna Bar Pizzeria Gelateria Edicola

Gennaio 2013 Gennaio 2013 Gennaio 2013 Gennaio 2013 Febbraio 2013 Febbraio 2013 Febbraio 2013 Febbraio 2013

nuova apertura nuova apertura nuova apertura spostamento nuova apertura nuova apertura spostamento nuova apertura Ristrutturazione e Ampliamento

65 10 10 230 63 45 65 50

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News opening Primo E.Leclerc Carrefour Express, Conad in Veneto, nel CC Tiziano a Malpensa debutto in aeroporto

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Prima apertura di un ipermercato a insegna E.Leclerc Conad in Veneto. Il punto vendita è stato inaugurato a fine gennaio nel Centro Commerciale Tiziano a Olmi di San Biagio di Callalta, in

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l 15 febbraio è stato inaugurato un Carrefour Express nell’aeroporto di Malpensa. Si trova nel landside del T1, piano stazione ferroviaria, e sostituisce il precedente Air Market. Ora si preannuncia un salto di qualità, sia in termini di layout che di offerta. I prezzi sono allineati a quelli del centro città; non sarà in ogni caso possibile, spiegano da Sea, superare del 5% i listini cittadini. A gestire il punto vendita è Sea Services. Il negozio si estende su 200 mq, con l’opzione di aumentare la superficie in futuro. Ancora in fase di test gli orari di apertura (chiusura tra le 19:30 e le 20:30), di sicuro molto più estesi rispetto a prima. Per Carrefour l’apertura fa parte di un piano di sviluppo nel canale travel (si veda r&f di gennaio/febbraio 2013), iniziato nelle aree di sosta di La Pioppa Ovest e in altre tre, sempre con MyChef. L’apertura di Malpensa brucia sul tempo quella

nell’aeroporto di Bologna, annunciata per lo scorso dicembre e rinviata in primavera per i lavori nel terminal. Nel T1 di Malpensa a febbraio ha debuttato nel canale travel anche Yamamay Beauty, la nuova insegna dedicata alla cosmesi di Inticom spa. È un chiosco che si va ad aggiungere agli shop di Yamamay presenti nel terminal 1 e 2 dello scalo varesino e a Linate. •

A Capodichino l’official store del Napoli provincia di Treviso, dopo un’intensa campagna pubblicitaria. L’ancora alimentare si estende su una superficie di oltre 5mila mq, dà lavoro a un centinaio di addetti e propone un assortimento di circa 30mila referenze. L’orario di attività dell’ipermercato segue quello della galleria commerciale: dalle 8,30 alle 21 dal lunedì al sabato e dalle 10 alle 20 la domenica.

Al Marconi, 650 mq aggiuntivi per Heinemann Duty Free

L’inaugurazione ufficiale avverrà solamente nel mese di maggio, ma l’ampliamento del Duty Free shop all’Aeroporto Marconi di Bologna è già realtà. La location, gestita dall’operatore tedesco di travel retail Gebr Heinemann attraverso la società controllata Travel Retail Italiana, si presenta su 650 mq aggiuntivi, diventando ben cinque volte e mezzo più grande di prima. Un secondo duty free shop, sottoposto a lavori di rinnovamento in area non-Schengen, sarà completato per metà anno, quando occuperà una superficie di 360 mq: oltre quattro volte più grande rispetto a prima. Entrambi i duty free shop presso il Marconi saranno organizzati con la logica del walk-through.

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Un negozio ufficiale di una squadra di calcio in un aeroporto. Ciò che in Europa è frequente (si pensi agli shop del Barcellona e del Bayern Monaco negli scali delle rispettive città di appartenenza) in Italia non si era ancora visto, se non con qualche articolo nei duty free o nelle edicole aeroportuali. Ora l’aeroporto di Napoli Capodichino fa da apripista, con uno shop in sala partenze, al piano terra, gestito direttamente dalla Società Sportiva Calcio Napoli. Il negozio, un open space, propone il merchandising ufficiale del club azzurro: abbigliamento, anche per neonati, accessori moda, oggettistica, cravatte Marinella realizzate ad hoc per il Napoli. Oltre, ovviamente, a maglie, palloni e gagliardetti autografati dai calciatori. Seguiranno l’esempio anche gli aeroporti di Milano, Roma, Torino, Genova e Firenze?

Braccialini, nel mirino Cina, Russa ed Emirati Arabi

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inque nuovi punti vendita all’estero, in Paesi in forte crescita, e spinta sull’e-commerce. Queste sono le strategie messe in campo dal Gruppo fiorentino Braccialini, specializzato nel settore pelletteria. Tra le prossime aperture, entro l’estate, sono state ufficializzate le due in Cina, presso lo shopping mall Flora Plaza, a Guiyang, e nel department store Wangfujing a Chengdu, che porteranno a 23 il numero dei negozi nel Paese asiatico. Due saranno i nuovi negozi anche in Russia, con l’apertura fissata ad aprile a Ekaterinburg e successivamente negli Urali, a Ufa, per un totale di 15 presenze con monomarca nella regione ex Sovietica e di 13 in Russia. Entro l’estate è inoltre previsto un flagship nel prestigioso contesto del World Trade Center di Abu Dhabi, area in cui l’azienda è già presente con tre shop a Dubai. A fronte di questo sviluppo saranno 57 i monomarca nel mondo. E sull’orizzonte si profila l’ingresso in Messico. •


Settimo Cielo Retail Park, arrivati Mondo Convenienza e Arcaplanet

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ai così tanti visitatori sono entrati in un singolo negozio della catena durante i primi quattro giorni di attività. Parliamo delle 40mila persone che hanno invaso il nuovo punto vendita di Mondo Convenienza, aperto a febbraio al Settimo Cielo Retail Park di Torino su una gla di 4.200 metri quadrati. Contestualmente, presso la medesima struttura, è stato inaugurato anche il supermercato per animali a insegna Arcaplanet, esteso 439 metri quadrati. Ma il calendario aperture del parco commerciale gestito da Cogest Italia

Gruppo Prada, lo sviluppo è worldwide

Brasile, Stati Uniti e Cina. Il Gruppo Prada sta portando avanti un calendario di aperture che comprende tutto il globo, con diverse strategie per i marchi Prada e Miu Miu. Per il primo ha puntato alla Cina orientale, con le boutique di Changchun e di Najing, e agli Stati Uniti, con il negozio a San Diego. Per il secondo al Brasile, dove arriva a tre punti vendita grazie al nuovo monomarca di San Paolo, città in cui raddoppia la propria presenza, e a quello di Rio de Janeiro. Meta di questo sviluppo sono soprattutto gli shopping center. Nel caso di Prada le destinazioni

non si ferma qua: a fine marzo arriveranno Maison du Monde, su 4.170 mq di gla, e Cucine Schmidt, su 450 mq di gla; a settembre sarà il turno di RoadHouse Grill, su 507 mq, e di altri ristoranti, che completeranno la terza e ultima fase di Settimo Cielo Retail Park. Lo sviluppo complessivo su questa location, portato avanti da Promocentro Italia, prevede la costruzione di un centro commerciale con ipermercato e di un’area ludico-ricreativa. Il tutto su una gla di circa 90mila metri quadrati. •

Fenomeno Maxi Zoo, 13 aperture nel 2013

N

ei primi giorni di febbraio Maxi Zoo ha inaugurato il primo punto vendita nel comune di Milano, un grande flagship store in viale Monza. È la bandierina numero 26 in Italia per la catena di pet food tedesca, che nello Stivale è arrivata nel 2005. I negozi sono diventati 10 nel 2011 e 25 nel 2012, tutti nel Nord e soprattutto tra Lombardia e Triveneto. Se il nome non vi dice niente, c’è un dato che va considerato: il Gruppo Fressnapf, a cui fa capo la catena, ha raggiunto lo scorso anno un fatturato di 1 miliardo e 460 milioni di euro, in virtù di un portfolio di 1.200 negozi. Nella conferenza stampa di presentazione dello store milanese, l’ad di Maxi Zoo Italia Marco Premoli e Torsten Toeller, ceo e fondatore del Gruppo Fressnapf – di cui

Il nuovo negozio Prada presso il Charter Shopping Center di Changchun Il Maxi Zoo di Pieve Fissiraga Maxi Zoo fa parte – hanno annunciato 13 aperture nel 2013, con 110 assunzioni, e l’obiettivo di 100 negozi entro il 2015. Nonostante la crisi l’insegna ha infatti numeri solidi: dal 2011 al 2012 c’è stato un incremento di fatturato a rete corrente del 79% e a rete costante del 7 per cento. Le previsioni per il 2013 sono del +50% a rete corrente e del +4% a rete costante. •

Lavazza Espression, a Stoccolma prima volta con Ssp Continua a far parlare di sé il format Lavazza Espression. Alla fine di gennaio era arrivato l’annuncio del piano di sviluppo nel Regno Unito (50 locali nei prossimi mesi e fino a 400 in dieci anni), con la consulenza degli sviluppatori immobiliari di Cushman &Wakefield. A febbraio ha aperto il punto vendita nell’aeroporto di Stoccolma Arlanda. Si tratta del primo bar dell’insegna in Svezia e del primo gestito dalla società di ristorazione Ssp, uno dei giganti del travel retail a livello internazionale. Per Lavazza Espression non è una novità la presenza negli aeroporti. Tra le prime realizzazioni ci sono state le aperture a Malpensa T1 (con Sea Services) e negli scali di Dublino, Bucarest, Belfast, a cui sono seguite le più recenti negli scali East Midlands, nel Regno Unito, e di Yerevan, in Armenia. In Spagna è per ora presente negli aeroporti baleari di Ibiza e Palma de Mallorca ma, grazie a un accordo con Àreas, le aperture dovrebbero moltiplicarsi.

sono quelle del mall Fashion Valley di San Diego, dove si posiziona su 400 mq, del Charter Shopping Center di Changchun, con 500 mq distribuiti su un unico livello, e del Deji Plaza Mall di Nanjing, con 810 mq su due livelli. Grazie a quest'ultima apertura sono 25 gli shop Prada nella Repubblica Popolare. Per Miu Miu le location sono quelle del Cidade Jardim a San Paolo e del department store Village Mall di Rio de Janeiro. Particolarmente interessante è il design concept negli spazi Prada, firmato dall’architetto Roberto Baciocchi. In tutti i negozi i pavimenti sono in marmo, a scacchi bianchi e neri, sono state inserite buche espositive dai profili in acciaio lucido in pareti in tela dalle cromie verde pastello, i banchi sono in acciaio e cristallo e i divani in velluto con sfumature del verde e del castorino.

retail&food - marzo 2013 19


Indice r&f

a cura di Edifis Intelligence

Una buona partenza (tutto sommato...) a crisi dell'economia reale incombe, pare aggravarsi, e tutti Lce ne lamentiamo; esiste però qualche cono di luce, che ci fa ben sperare per il futuro. Questo mese ve ne indichiamo due: il primo è il buon andamento dell'indice Morgan Stanley delle borse mondiali, che apre l'anno con un ottimo + 5,3%. Il secondo ci riguarda più da vicino, ed è ancor meglio: l'indice r&f, basato su 20 primari titoli del nostro settore, si colloca al +7,4%; meglio quindi delle borse mondiali, per non parlare del Ftsemib che apre l'anno borsistico italiano con uno sconsolante - 4,9%... Dobbiamo quindi ancora una volta affermare che investire nei titoli del lusso accessibile si può rivelare un ottimo affare. Però fate attenzione: il nostro non è un invito ad investire, ma piuttosto un augurio che facciamo di cuore a tutto il settore.

AZIONI Aeffe

Il negozio di Gucci nella strip di Las Vegas, credit Cayusa

ALCUNI MARCHI DI PROPRIETà Alberta Ferretti, Moschino, Pollini

Mercato

Quotazioni al 02.01.2013

20.02.2013

Indice

Italia

0,56

0,63

112,5%

Damiani

Italia

0,92

0,99

107,6%

Geox

Italia

2,17

2,58

118,9%

Luxottica

Italia

31,07

34,18

110,0%

Safilo Group

Italia

6,66

8,47

127,2%

Stefanel

Italia

0,41

0,37

90,2%

Tod's

Hogan, Fay

Italia

96,1

102,30

106,5%

Adidas

Reebok

Xetra

67,33

70,57

104,8%

C.F.Richemont

Vacheron Constantin, Cartier, Dunhill

Vtx

71,5

74,95

104,8%

Dufry

Svizzera

119,60

125,51

104,9%

Fossil

Nasdaq

94,04

102,76

109,3%

Xetra

81,36

87,82

107,9%

Mce

105,50

99,75

94,5%

Francia

138,80

129,50

93,3%

Nike

Nyse

51,84

52,04

100,4%

Polo Ralph Lauren

Nyse

152,11

173,51

114,1%

Francia

142,69

171,55

120,2%

Xetra

224,85

227,92

101,4%

Vtx

385,67

426,77

110,7%

Nyse

58,93

64,40

109,3%

100,0

107,4

107,4%

16.893,40

16.074,03

95,1%

1.338,55

1.410,10

Hugo Boss Inditex

Zara, Pull and Bear,Massimo Dutti

LVHM

Louis Vuitton, Moet Chandon, Hennessy, Fendi, Dior, Zenith, Guerlain

PPR

Puma, Fnac, Gucci, Redcats, Conforama

Puma Swatch Group

Omega, Longines, Tissot

Tiffany & Co

Valentina, Elsa Ferretti, Paloma Picasso

INDICE RETAIL&FOOD FTSEMIB MSCI WORLD INDEX

L’indice Generale r&f è ponderato nella misura di 3 (retail) per tener conto della differente ampiezza dei rispettivi mercati. Tutte le quotazioni sono nella valuta della piazza relativa.

20 retail&food - marzo 2013

105,3% © Edifis Intelligence



Osservatorio prezzi

Auchan

vince la sfida delle private label

L’analisi dei listini a marca privata, su un paniere food e non food di 20 prodotti, vede protagonista l’Auchan dell’omonimo centro commerciale di Monza. Il confronto tra i principali competitor che presidiano l’area nord/est milanese conferma sostanzialmente un grande equilibrio, in cui pochi centesimi fanno la differenza

C

on 30 euro al centro commerciale è possibile fare una spesa alimentare abbastanza completa, carne e pesce freschi a parte, puntando su prodotti dall’ottimo rapporto qualità prezzo. Questo, in primis, è quanto emerge dall’analisi dei listini effettuata a cavallo tra gennaio e febbraio presso l’Ipercoop del Metropoli di Novate Milanese, l’Auchan dell’omonimo centro commerciale di Monza, il Carrefour dello shopping center di Limbiate (Mb) e l’Esselunga del piccolo centro commerciale di Lissone (Mb). Per ognuno dei competitor abbiamo preso in analisi il format più grande, quindi l’ipermercato nei primi tre casi e il superstore nel quarto. L’altro elemento di spicco, non meno importante, riguarda la sfida interna ai quattro colossi dell’alimentare, che attraverso le relative private label si contendono la fedeltà dei propri clienti. In base al nostro paniere, composto di

22 retail&food - marzo 2013

20 referenze a marchio privato della linea omonima all’insegna, si evince che Ipercoop è leggermente più cara, in virtù di una somma totale di 32,21 euro. Segue Esselunga a un solo centesimo di distanza. Carrefour si posiziona appena sopra i 30 euro, con 30,80. Auchan è la più economica, unica sotto la quota psicologica di 30 euro, con un dato assoluto di 29,67. La nostra ricerca, che non ha valore scientifico o statistico, non ha preso in considerazione le linee a marchio privato più basic, come Discount per Carrefour, Il Meno Caro per Auchan e Fidel per Esselunga. Precisiamo che altri operativi, di non secondaria importanza, saranno presi in considerazione nei prossimi articoli di Osservatorio prezzi.

La battaglia sui centesimi

Pochi centesimi sul medesimo prodotto fanno la differenza, a tal punto che non mancano i casi di ex aequo.

Partendo dalle referenze food che si consumano nelle prime ore della giornata, per il mezzo litro di latte Uht i quattro competitor sono compresi tra i valori assoluti di 55 e 59 centesimi, con Auchan e Esselunga a braccetto sul prezzo più basso. Allineati sulla confezione di biscotti da 700 gr, ma in questo caso sul listino più alto (2,09 euro), sono Carrefour e Auchan. Per questo prodotto stupisce il prezzo, talvolta più basso, applicato per la confezione da 800 grammi, sempre a marca privata. I restanti prodotti del paniere dedicati alla colazione sono quelli con il maggiore divario: per la confezione singola di caffè macinato il gap tra Auchan e Ipercoop è di 80 centesimi, con il primo a 1,99 euro e il secondo a 2,79. Cinquanta centesimi è invece la differenza tra le insegne francesi Carrefour e Auchan, (entrambe a 3,69 euro) ed Esselunga (4,19 euro) per il barattolo di miele da 500 grammi. La marmellata, infine, vede due formati differenti: Carrefour e Ipercoop con il vasetto da 400 gr; Auchan ed Esselunga con il vasetto da 370 grammi. Nonostante la differenza sia relativa, il nostro confronto si limita a osservare che Ipercoop propone un listino più economico di 40 centesimi rispetto a quello di Carrefour e allo stesso modo che Auchan propone un prezzo 20 centesimi più basso di Esselunga. Arrivando alle soluzioni per i due pasti principali, pranzo e cena, segnaliamo variazioni di prezzo comprese tra i 40 e i 50 centesimi per il pancarrè e le uova, di circa 20 centesimi per gli spaghetti e il tonno al naturale e di 15 centesimi per la busta di risotto alla milanese e la confezione da tre pezzi di piselli in scatola. Ingredienti quali la farina 00 e l‘olio extra vergine di oliva seguono strategie molto differenti: praticamente livellate per il primo, con ex aequo a 55 centesimi Carrefour,

Auchan e Esselunga e a soli 4 centesimi in più Ipercoop; piuttosto eterogenee per il secondo, con la punta più cara di 4,59 euro segnata da Ipercoop e quella più economica proposta a 3,69 euro da Auchan. Fresco e bibite completano l’offerta food. Sul primo fronte prendiamo in considerazione la confezione di burro da 125 grammi e la confezione di cornetto gelato classico da sei pezzi. Sul secondo analizziamo la confezione da un litro di succo di frutta e la bottiglia da 1,5 litri della Cola.Partendo dal burro appare interessante il gap di 26 centesimi tra Esselunga (0,89 euro ) e Carrefour (1,15 euro ), mentre per la confezione dei gelati cornetti classici il divario tra la proposta di Carrefour e quella di Ipercoop supera la barriera dell’euro:


di 98 centesimi e “batte” di un soffio Carrefour, che ne chiede 99, e di 6-7 centesimi rispettivamente Auchan e Esselunga. La forbice si riallarga per la confezione da quattro unità di saponette igienizzanti per il wc. Tuttavia va segnalato che Auchan presenta un prezzo più vantaggioso (1,15 euro) ma include “solo” tre pezzi nella confezione. Per questo motivo è Esselunga a risultare la meno cara, con 1,28 euro, contro 1,39 di Ipercoop e 1,41 di Carrefour.

Conclusioni

Circa 2,50 euro su un paniere di 20 prodotti segnano la differenza tra la private label più economica, Auchan, e quella più cara, Coop. Tuttavia, se consideriamo la confezione ridotta di tavolette igienizzanti per il wc proposta dall’operatore francese, ci accorgiamo che il gap è potenzialmente inferiore. A fronte di una differenza media di 127 millesimi di euro tra la proposta più cara e quella

più economica, possiamo parlare un’attenzione spasmodica alla concorrenza, dove le iniziative di fidelity con i punti caricati sulle tessere o gli sconti praticati in cassa possono fare la differenza. Ulteriori novità e iniziative riguardano il Carrefour di Limbiate e l’Ipercoop di Novate Milanese. Il primo, al momento della nostra visita, comunicava all’ingres-

I listini delle Private Label

Carrefour

Ipercoop

so uno sconto temporaneo sull’Iva da applicare a determinati prodotti freschi per le persone con più di 65 anni o comprese in nuclei familiari di almeno cinque persone. Il secondo, in fase di rimodulazione del layout, lasciava presupporre un ridimensionamento degli spazi e potenzialmente dell’assortimento. A. P.

(CC di Limbiate)

(CC di Novate Milanese)

(CC di Monza)

Auchan

Esselunga

Latte Uht, confezione da 1/2 l

0,59

0,57

0,55

0,55

Biscotti, confezione da 700 gr (primo prezzo)

2,09

1,92

2,09

1,97*

Caffè classico

2,09

2,79

1,99

2,25

Miele, barattolo da 500 gr

3,69

3,98

3,69

4,19

Marmellata, barattolo 400 gr

1,79

1,35

1,25**

1,45**

Pancarrè, confezione da 330 gr

0,49

0,55

0,40

0,99***

Spaghetti di grano duro, confezione da 500 gr

0,45

0,64

0,45

0,48

Risotto alla milanese in busta

1,12

0,97

1,09

1,09

Uova da allevamento a terra, confezione da 4

1,57

1,28

1,29

1,19

Tonno al naturale, confezione da 3 pezzi per 80 gr

1,86

1,95

2,09

2,05

Piselli in scatola, confezione da 3 pezzi (320 gr)

1,25

1,39

1,25

1,39

Farina 00, confezione da 1 kg

0,55

0,59

0,55

0,55

Olio extravergine di oliva, bottiglia da 1 l

4,15

4,59

3,69

4,29

Burro, confezione da 125 gr

1,15

0,95

1

0,89

Gelato cornetto classico, confezione da 6 pezzi

1,89

2,98

2,19

2,59

Succo di frutta, confezione da 1 l (primo prezzo)

1,15

1

1,15

1,15

Bibita, bottiglia da 1,5 l

0,85

0,75

0,86

0,85

Carta casa, confezione da 2 pezzi

1,67

1,59

1,89

1,96

Detersivo per piatti, confezione da 500 ml

0,99

0,98

1,05

1,04

Tavoletta igienizzante wc, confezione da 4 pezzi

1,41

1,39

1,15****

1,28

Totale

30,80

32,21

29,67

32,20

(CC di Lissone)

Prodotto a marca privata

1,89 il primo; 2,98 il secondo. Si gioca sul filo dei centesimi il prezzo per la bibita: dai 75 centesimi di Ipercoop, la più conveniente, si passa agli 85 di Carrefour e Esselunga, sino agli 86 di Auchan. In questo caso la monetina più piccola in circolazione fa davvero la differenza. Il paniere non food, infine, consta di tre referenze ampiamente diffuse: il rotolone di carta casa, il detersivo per i piatti e la tavoletta igienizzante per il wc. Il primo, nella confezione da due unità, vede una differenza di circa 50 centesimi tra la soluzione di Ipercoop (1,59 euro) e quella di Esselunga (1,96 euro). Impercettibile, o quasi, è il gap per la confezione da 500 ml di detersivo per i piatti: Ipercoop spunta un prezzo

Prezzo più alto

Prezzo più basso

© Edifis Intelligence

I prodotti contrassegnati da * non rientrano nell'analisi dei più costosi e dei più economici * confezione da 800 gr ** confezione da 370 gr *** confezione da 400 gr **** confezione da 3 pezzi

retail&food - marzo 2013 23


Star Trek retail

S

ono lontani i tempi de “il monello” di Charlie Chaplin con la sua salopette rattoppata, il maglione usurato e il suo berretto troppo largo. Ora le mamme sono sempre più attente alla moda, anche per i loro bimbi, e il segmento dell'abbigliamento per i più piccoli non va male, a dispetto della crisi, anche in Italia: nel 2011 il fatturato settoriale si è attestato a oltre 2,6 miliardi di euro, nonostante la contrazione dei consumi nazionali dell’1,5 per cento. Continua infatti a crescere l'export, con un +11,7% che ha fatto seguito al +7,2% del 2010. In questo panorama si colloca Monnalisa, brand italiano posizionato su una fascia alta di mercato e sempre più conosciuto nel settore dell'abbigliamento ed accessori per bambino di tutto il mondo. Il marchio è presente in più di 50 Paesi, con una distribuzione tramite flagship store, corner e shop in shop nei più noti department store. Fondata ad Arezzo nel 1968 da Piero Iacomoni e Barbara Bertocci (sua moglie), oggi rispettivamente presidente del cda e direttore creativo, l'azienda toscana si contraddistingue subito per la sua spiccata propensione a operare nei

mercati internazionali, pur mantenendo un forte legame con il territorio, soprattutto nelle forniture e nella produzione dei capi d'abbigliamento.

Dall'antica Arezzo al Nuovo Mondo

Nel 2011 Monnalisa realizza il 51% dei suoi 41,5 milioni di fatturato fuori dai confini nazionali, ma già a fine anni '80 l’export toccava il 20 per cento. Ed è proprio grazie all'estero e ai mercati emergenti (42% del fatturato è overseas) che l'azienda della famiglia Iacomoni cresce a ritmi sostenuti, raddoppiando in cinque anni il suo giro d'affari, attestatosi a 41,5 milioni di euro nel 2011 contro i 21,5 nel 2006: i Paesi target sono Australia, Giappone, Usa, Canada, ma soprattutto i mercati emergenti di Russia, Brasile e Cina, che saranno i driver dello sviluppo. Un’espansione che permette alla società toscana di avere per il 2011, nella nicchia di mercato del comparto bambino che divide con altre sei aziende competitor, una quota di mercato relativa (rapporto tra la propria quota di mercato e quella del leader del mercato) del 62%, con un buon +6% sull'anno prima.

La combinazione tra innovazione, ricerca nuovi mercati e styling ha portato la società aretina a essere una importante realtà nel panorama delle piccole e medie imprese con importanti riconoscimenti come il “Label of the year 2007” ricevuto ad Amsterdam in occasioni degli European Kids Fashion Awards dello stesso anno, l'assegnazione del Bilancio 2006 assegnato da Ferpi (Federazione relazioni pubbliche italiane) e la certificazione di responsabilità sociale Sa8000 (prima azienda italiana del settore moda). Oggi Monnalisa spa, che produce e vende le linee del brand omonimo aretino, è inserita all'interno di un gruppo articolato in cinque aziende: Babalai, che cura la progettazione delle collezioni, Penta Service, che si occupa delle parti industriali della produzione (taglio, stoccaggio e controllo), Monnalisa & Co., a cui fa capo la gestione retail monomarca e lo showroom di Milano, e P.J., cui compete la gestione immobiliare. C'è poi la finanziaria di famiglia Jafin spa, che oltre a occuparsi dei servizi amministrativi e risorse umane detiene il 49% del capitale sociale di Monnalisa, mentre la maggioranza è

Destinazione

divisa tra i veri membri sempre della famiglia Iacomoni.

Produzione in Italia, negozi in tutto il mondo

La società toscana è ormai una realtà complessa e strutturata (138 dipendenti), che distribuisce i suoi prodotti (più del 90% è collocato sul mercato) attraverso diversi canali: il wholesale, con un migliaio di clienti di cui il 76% consolidati nel 2011 (erano 67% nel 2009); il wholesale retail, con i monomarca in partnership; e il corporate retail, con i monobrand a gestione diretta, che con quelli in partnership (compreso l'ecommerce) pesa per il 30% sul fatturato aziendale. In totale la rete monomarca conta una quarantina di punti vendita. Ci sono poi lo store online, con l'e-business retail recentemente lanciato dall’azienda aretina, gli shop in shop (più di trenta nel mondo) all'interno di grandi magazzini internazionali come Harrods, La Rinascente o Galeries la Fayette, e una decina di spazi in Europa. Sempre in tema di negozi a insegna Monnalisa, il 2013 si è aperto con l'inaugurazione nell'avveniristico complesso Shanghai Mart del secondo showro-

Monnalisa 24 retail&food - marzo 2013


om a Shanghai (il primo aperto l'anno scorso insieme a uno shop in shop nel grande magazzino della catena giapponese Takashimaya) e all'apertura di un megastore nel quartiere residenziale di Gubei District. La Russia si conferma uno dei mercati più in espansione (l'Est Europa copre più del 15% del giro d'affari) con tre aperture a San Pietroburgo, Chelyabinsk e Sochi. A febbraio sono previste la inaugurazioni degli shop di Tallin, in Estonia, e Toronto, in Canada. Per l'Italia invece c'è il nuovo negozio di Bologna. Un programma consistente di sviluppo che si va a sommare agli opening del secondo semestre del 2012: a Bari, Yerevan (Armenia), Buvda (Montenegro), Belgrado (Serbia), Bankstown/Sidney (Australia), oltre a quelle nell'area russa con Kaliningrad e Novosibirisk (oltre al restyling del monomarca di Mosca). Per finire, nuovi store sono stati aperti in Brasile (Florianopolise e Rio de Janeiro) e a Shanghai, nell'ex Celeste Impero. L'ubicazione delle inaugurazioni è coerente con quello della distribuzione geografica del business, che ha visto il mercato domestico, nonostante rappresenti

L'intervista Cina, Russia e Sud America: i mercati emergenti sono il futuro Intervista ad Andrea Mattesini, retail & e-commerce manager di Monnalisa spa Come è andato il 2012, anno terribile per la crisi dei consumi, per Monnalisa? In Italia, da qualche stagione abbiamo avviato una politica di riqualificazione del nostro portafoglio clienti verso la fascia alta, ottimizzando i servizi pre e post vendita, adottando politiche flessibili. Soprattutto, abbiamo offerto collezioni vincenti e premianti in termini di sell-out. In sintesi, reputazione solida e relazioni forti che ci consentono di progettare il futuro con fiducia. Il nostro fatturato si è attestato intorno ai 40,5 milioni di euro ma possiamo prevedere una crescita nel 2013 del 5%, grazie ai mercati overseas. Monnalisa è sempre in espansione all'estero: quali sono i mercati di maggior interesse per il vostro brand? Focus sulla Cina, in cui abbiamo aperto in pochi mesi il secondo showroom e in cui “sbarcheremo” in coincidenza con il loro Capodanno, con il nostro più grande monomarca, nello splendido quartiere di Gubei, a Shanghai. La Russia è per noi un mercato già consolidato, che ci dà enormi soddisfazioni in termini di affezione al brand. Anche l’area del Sud America è per noi di notevole interesse. Contemporaneamente, ci stiamo consolidando in tutto il vecchio continente, sviluppando e incrementando gli spazi a disposizione all’interno dei principali department store. Relativamente alle location delle vostre boutique monomarca, per il futuro come considerate la vostra presenza nei luoghi di transito (stazioni e aeroporti) e nei centri commerciali? Abbiamo studiato un nuovo modello di business da implementare all’interno del canale travel retail, formula in grado di soddisfare qualsiasi esigenza di ampiezza di gamma con un livello di servizio elevatissimo. Il merchandiser mix nel settore dell’abbigliamento bambino è piuttosto complicato a causa dell’elevato numero di taglie e varianti colore. Le nostre collezioni sono molto consistenti (la creatività della nostra officina creativa è…effervescente!) e le metrature disponibili in ambito travel retail piuttosto limitate. Da qui l’idea di creare un sistema in grado di virtualizzare gli stock in modo da rendere disponibile al consumatore finale un elevato numero di Sku’s. Riguardo ai centri commerciali, siamo alla ricerca continua di opportunità che siano in grado di conciliare immagine e vendite. Qual è il punto forte della vostra strategia aziendale? Il nostro punto forte? Eccellenza nel fare – con collezioni di grande impatto stilistico e di gusto contemporaneo, e vocazione a innovare. In ogni ambito dell’azienda. Ma forse, e soprattutto, una trascinante passione per quello che facciamo.

la maggiore concentrazione in termini di distribuzione dei clienti, essere recentemente superato da quello estero. Per l'organizzazione del network di monobrand, i flagship store italiani (tranne quelli di Roma e Bari) sono a gestione diretta. Hanno una funzione centrale nella strategia della società non

solo in termini di fatturato, ma anche perché permettono di sperimentare e collaudare nuove formule di vendita e nuovi approcci nei confronti del cliente che poi vengono estesi a tutti i monomarca non diretti. Da segnalare, poi, che tutti gli store stranieri sono in partnership, dal momento che la società

Monnalisa in pillole Data di nascita Proprietà

1968, ad Arezzo da Piero Iacomoni e dalla moglie Barbara Bertocci Famiglia Iacomoni direttamente e attraverso la finanziaria Jafin spa Monnalisa è collocata all’interno di un gruppo articolato di altre 5 aziende: Struttura di gruppo Babalai, Penta Service, Monnalisa & Co, Jafin, PJ Arezzo, ma ha sedi secondarie anche a Civitella Val di Chiana (AR), Milano, Sede Firenze e Parigi Piero Iacomoni Presidente, Barbara Bertocci Direttore creativo e Christian Simoni Management Direttore generale Business Abbigliamento e accessori di fascia alta per bambini Una quarantina di boutiques monobrand, più di trenta shop in shop nelle catene Retail di grandi magazzini internazionali e una decina di space Wholesale 800/1000 clienti Il brand Monnalisa è presente col suo network retail e wholesale in una Presenza nei mercati cinquantina di paesi nel mondo: la riparizione del fatturato è 74% Domestic (UE 17) e 26% Overseas, mentre il 49% del giro d'affari è in Italia 2012, bilancio previsionale 40,5 milioni di euro. Fatturato Nel 2011 giro d'affari di 41,5 milioni di euro e nel 2010 36,5 milioni fonte aziendale

toscana non adotta mai la formula del franchising. Per quanto riguarda il processo produttivo, le due collezioni all'anno di abbigliamento per bimbi del marchio aretino sono prodotte tramite esternalizzazioni in laboratori localizzati soprattutto nell'Italia centrale, mentre le fasi di ideazione e creazione della collezione sono gestite da Babalai, azienda consorella. Monnalisa si occupa del supporto interno e del controllo della rete commerciale, di vendita e acquisti di materie prime, la gestione della logistica e del controllo qualità, mentre Penta Service si occupa del controllo, stoccaggio e taglio dei tessuti che poi, assieme agli accessori, arrivano ai laboratori di confezione, ricamo, stampa, tintura per poi passare alle successive fasi di lavorazione fino al prodotto finito che torna, al termine del ciclo circolare, a Magnolia per essere distribuito nei negozi.

Solidità e produttività fanno sorridere il bilancio

Se poi si va a fare i conti in tasca all'azienda toscana i numeri parlano abbastanza chiaro: il 2011 si chiude con 41,5

retail&food - marzo 2013 25


Star Trek retail milioni di fatturato, quando dieci anni prima ci si attestava a 12,9 (erano 7,7 nel 1996) con una accelerazione fortissima negli ultimi cinque anni che hanno portato di fatto al raddoppiamento del giro d'affari. I dati previsionali sul bilancio 2012, comunicati dall'azienda, che dovranno poi essere confermati nei bilanci ufficiali, segnano però un rallentamento con l'asticella in discesa sui 40,5 milioni. Rimanendo nei bilanci già depositati, salgono i ricavi dalle vendite che erano 30,6 milioni nel 2009, toccando quota 41,5 due anni dopo (36,5 mln nel 2010), trend simile a quello del valore della produzione (30,47 mln, 38,17 mln e 43,08 la progressione degli ultimi tre bilanci) e gli indici di redditività sono sempre alti: Roi al 21,83% nel 2011 (era 18,93% ventiquattro mesi prima, ma aveva toccato quota 30,66% nel 2010) e sempre molto positivi nell'ulti-

mo esercizio con risultati sopra le due cifre il Roe (12,8%) e il Ros (10,29%), anche se in contrazione rispetto il penultimo bilancio. Tanto per capirci, comunque, sopra la prestazione del micro comparto di riferimento in cui il Roi medio è al 13%, il Roe al 12% e il Ros al 6 per cento. Il motore funziona benone con il Valore aggiunto che passa dai 14 milioni del 2009 ai 17,94 dell'ultimo esercizio (il Mol passa da 3,6 mln ai 5,34 del 2011). La situazione patrimoniale ci indica una realtà con un indice di indebitamento contenuto e sempre inferiore al 50% nell'ultimo triennio (47,03% nel 2011 più o meno in linea con gli altri esercizi) e il quoziente primario di struttura sembra molto solido (era 1,89 nel 2009, è 2,14 due anni dopo, passando per un 2,28 nel 2010). L'azienda, infatti, è fortemente patrimonializzata, con un netto pari a 19 milioni contro un attivo

struttura del gruppo (2011)

fonte aziendale

distribuzione dei clienti nel mondo (2011)

fonte aziendale

distribuzione del valore aggiunto (2011)

fonte aziendale

26 retail&food - marzo 2013

fisso di 9 milioni e gli utili (2,47 milioni nel 2011 in linea con i 2,15 di due anni prima, ma in frenata sui 3,7 del 2010) vengono reinvestiti nell'impresa. Nonostante la crescita del fatturato gli indici di liquidità rimangono buoni anche se crescono i debiti verso i fornitori e il magazzino (salgono anche i crediti commerciali a bilanciare): il quoziente di disponibilità è più o meno stabile a 1,70 (dato 2011), così come l'acid test (indice di liquidità immediata), che si rafforza dallo 0,97 nel 2009 all'ultimo 1,1. Insomma, la gestione del cda eletto due anni fa che vede i membri della famiglia più Pierangelo Arcangioli, membro esterno di estrazione economico-finanziaria, con Christian Simoni come direttore generale da un paio d'anni, sembra condurre senza problemi la nave nel difficile mare della moda, in questi anni turbolenti. Anche se rimane qualche nube all'orizzonte relativa proprio alla crisi globale, che inevitabilmente incide nella contrazione del fatturato della società aretina prevista per il 2012, il vascello varato dal Piero Iacomoni più di quaranta anni fa sembra ben solido. Ma soprattutto il battello sembra ben costruito per viaggi di scoperta, verso Paesi e mercati lontani, che se ben gestiti, sono ormai più redditizi delle aree domestiche, di questi tempi in recessione. Proprio questa sembra la scelta dei timonieri nel mantenere il difficile mix di creatività e produzione italiana per l'export in mercati emergenti, meno toccati dalla crisi, e molto più ricettivi, anche per la loro composizione sociale per quanto riguarda i prodotti di fascia medio/alta. David Montorsi



Taglio nastro

Cilento Outlet Village retail a vocazione turistica

D

obbiamo immaginarlo illuminato dal sole, con i dehors aperti, i gazebo, la fontana attiva, l’area bimbi gremita e soprattutto con l’offerta commerciale a pieno regime. Così dovrebbe presentarsi con l’inizio della primavera il Cilento Outlet Village, aperto il 15 dicembre e in grado di attrarre oltre 400mila visitatori nei primi due mesi di attività. La nostra visita, avvenuta l’8 di febbraio, ci ha permesso di fare il punto sullo stato dell’arte e sulle prossime tappe insieme al direttore del complesso, Gian Claudio Marsilio. L’ex dirigente di Neinver, ora in quota a Promanagement, ci ha spiegato come le imminenti aperture, gli allestimenti previsti nelle passeggiate e nelle piazze e le future iniziative di marketing territoriale andranno a completare l’esperienza di acquisto, a migliorare la permanenza all’interno del villaggio e la capacità dello stesso di inserirsi nel territorio. Con il taglio del nastro a ridosso del Natale è stata aperta al pubblico la Fase 1, che ospita 75 unità commerciali distribuite su una gla di 24mila metri quadrati. Tuttavia, come è fisiologico per questo canale distributivo, l’offerta andrà a regime nel giro di qualche mese: al momento della nostra visita erano operativi 55 negozi e un’altra manciata di punti vendita erano in apertura. La Fase 2, già costruita sul lato ovest e in piena attività di commercializzazione, porterà

Un nuovo outlet di 24mila mq di gla è stato inaugurato lo scorso 15 dicembre vicino a Eboli (Sa). Attualmente conta 55 negozi , ma il gestore Promanagement mira ad arrivare a 75 entro pochi mesi. L’apertura della fase 2, fissata per il 2014, aumenterà l’offerta a 120 shop e la gla a 34mila metri quadrati

Il progetto in pillole Indirizzo Localizzazione Apertura fase 1 Apertura prevista fase 2 Proprietà galleria Commercializzazione Gestione Investimento Tipologia Livelli commerciali Gla fase 1 Gla complessiva Totale unità fase 1 Totale unità complessive Medie superfici Unità ristorazione Posti auto parcheggio

28 retail&food - marzo 2013

Eboli – Strada Statale 18 Tirrenia inferiore. Km 79+250 Extraurbana 15 dicembre 2012 2014 Gruppo Irgenre Promos Promanagement 80 milioni di euro Factory Outlet Center 1 24.000 34.000 75 120 10 6 3.000

la gla totale a 34mila mq e il numero dei negozi a circa 120. L’investimento complessivo ammonta a circa 80 milioni di euro. Il nuovo outlet, secondo realizzato in Campania dopo quello di McArthurGlen a Marcianise (Ce), è ubicato nei pressi di Eboli, circa 100 km a sud dal competitor, nella provincia di Salerno. Il villaggio dello shopping è posizionato lungo la Strada Statale 18 Tirrenia Inferiore, al km 79+250, dalla quale è ben visibile e direttamente accessibile tramite un ingresso dedicato che dà sul parcheggio a raso di 3.000 posti. Questo, a sua volta, presenta un’uscita sulla medesima arteria. In virtù di tale location, baricentrica rispetto a Salerno, l’area archeologia di Paestum e la costiera amalfitana, Promanagement ha evidenziato un potenziale bacino d’utenza compreso tra la Campania centromeridionale e la Basilicata occidentale, che tradotto in numeri significa 500mila residenti nei 30 minuti di percorrenza in automobile e 2,5 milioni di residenti nei 60 minuti. Allargando l’isocrona a 90 minuti il dato cresce sino a cinque milioni. A questi vanno aggiunti i sei milioni di turisti che annualmente arrivano in Campania e il milione di persone che ogni anno transita da e per le regioni limitrofe. Tali valori spiegano perché il turismo rappresenti per Promanagement un driver primario, che in quest’ottica sta lavorano con i tour operator, con le strutture ricettive e leisure della zona, con gli enti locali e in particolare con gli operatori del comparto crocieristico di Salerno, in fase di forte espansione. Non mancheranno, inoltre, gli eventi: ne sono previsti da 15 a 20 nella grande piazza principale durante il periodo compreso tra maggio e ottobre. Protagonista di questa iniziativa immobiliare commerciale è Gruppo Irgenre, che detiene la proprietà del Cilento Outlet Village, mentre la commercializzazione e la gestione sono appannaggio del bresciano Gruppo Promos, rispettivamente con le società Promos e Promanagement. Anche la progettazione rimane in capo all’azienda lombarda. Sul fronte sicurezza, intesa come portierato, è attività la società Onet, mentre le guardie armate sono fornite da Gruppo Battistolli, che si è appoggiato a operatori locali.


Indice di innovazione Offerta: spiccano le medie superfici low cost

Sino ad ora siamo stati abituati a vedere negli outlet italiani dei negozi di dimensioni comprese tra i 100 e i 200 metri quadrati. Store di metrature più ampie sono stati posizionati all’interno di retail park, costruiti in un secondo momento di fianco ai villaggi outlet. I parchi commerciali, dotati di ingressi indipendenti, si differenziano dai f.o.c. limitrofi non solo in ambito architettonico, per la tipologia e il livello dei brand, ma anche per la proposta full price. Tra le principali novità introdotte nel Cilento Outlet Village c’è quella di aver unito in un unico formato l’outlet e il retail park, portando quest’ultimo all’interno del villaggio con un posizionamento di prezzo coerente a quello dell’outlet. Ovviamente anche a livello architettonico è evidente una totale continuità. Questo è stato possibile per l’ampia gla a disposizione del promotore, che ha inserito nel Cilento Outlet Village attorno alla piazza principale una decina di medie superfici di vendita. In questo novero spiccano Diffusione Tessile su 2.300 mq (unico punto vendita in Campania),

Architetto, Alessandro Stroligo Associate Director di Chapman Taylor Urbanista, Tiziana Bardi titolare StudioBardi/Cad38 Sociologo, Gianmarco Navarini, professore di Sociologia della Cultura, Università di Milano Bicocca Redazione r&f (Andrea Penazzi) Gruppo Ittierrre su 1.800 mq, Bata, Ragno/Lanificio di Tollegno e Satur, a cui si aggiungeranno presto un importante brand dedicato al bambino, uno all’abbigliamento donna e uno spazio specializzato sul food. In tutti i tre casi le trattative sono in fase avanzata, con l’ultima posizione che dovrebbe vedere protagonista un noto produttore locale attivo nel settore lattiero-caseario. Questo operatore, di concerto con altri produttori locali, dovrebbe gestire uno store con servizio vendita e degustazione delle tipicità campane. Tale punto ven-

6,87 6 7 7 7,5

dita, ci ha spiegato il direttore, sarà un ulteriore strumento per inserirsi nel tessuto locale e diventare attrattori turistici. Altra caratteristica del Cilento Outlet Village è la presenza di una piazza del lusso accessibile direttamente dal secondo ingresso. In questo spazio sono già allocati alcuni brand di alto livello e altre unità sono opzionate con questa specifica destinazione. Tra quelle già operative citiamo Galliano, Missoni e il Luxury Mall, multimarca con all’interno Roberto Cavalli, D&G, Valentino e altri. Il resto del portfolio marchi vede brand

stranieri, nazionali e locali a vocazione nazionale. In ambito sportswear spiccano Nike, Puma e Adidas, nel campo dell’abbigliamento e calzature Benetton, Geox, Fiorucci, Harmont&Blaine, Alcott Gutteridge e Camomilla Italia, nel settore casa Bialetti e Living’ De Longhi. Tra le prossime aperture, già contrattualizzate, si possono annunciare quelle di Bencivenga, Nuvola, Désirée e Yamamay Beauty (nuova declinazione del marchio) e Yamamay Intimo. Complessivamente i negozi di Pianoforte Holding saranno sei. Il posizionamento del portfolio brand su un livello medio e medio/alto sarà confermato anche nella seconda fase dell’outlet, dove attorno alla futura piazza si sta valutando di unire alcune unità con lo scopo di valorizzarle. Dal punto di vista del layout interno agli shop, constatiamo la diversa interpretazione dei brand rispetto al canale outlet: mentre alcuni negozi propongo uno scaffale molto semplice, altri hanno optato per arredamenti ricercati che seguono da vicino quelli dei monomarca tradizionali. Su tutti ci ha impressionato positivamente quello di Alcott. Altra tendenza: alcune insegne come Diffusione

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Taglio nastro Tessile hanno anticipato la presentazione della collezione primaverile. Questa strategia, ci ha spiegato Marsilio, sarà replicata da numerosi negozi in occasione dei mesi estivi per colpire i turisti con le collezioni autunnali e non solo con quelle in saldo. L’offerta si completa con sei location destinate alla ristorazione. Oltre alla già citata superficie con vendita e degustazione di prodotti tipici campani segnaliamo l’insegna Edoedo, con proposta di pizzeria e cucina tradizionale dotata di circa 100/120 sedute più dehors sulla piazza principale, il Cilento Cream & Coffee, specializzato nell’offerta

di gelati, il nuovo format brasserie di Harmont&Blaine Jeans Café, il locale Un altro caffè, il Varesino con prodotti prevalentemente Lindt e la casetta di McDonald’s. Quest’ultima, ubicata nel parcheggio, è dotata di McDrive e segue orari di apertura indipendenti. Tra i servizi al pubblico, oltre all’Infopoint dove si farà anche attività promozionale del territorio, sono presenti due sportelli di Banca di Credito Cooperativo, l’area giochi per bambini estesa 200 mq, le toilette, prossimamente la nursery e la fermata per il servizio di trasporto pubblico locale. È prevista inoltre l’installazione di quattro schermi bifacciali touchscreen.

Architettura in stile locale, con attenzione al green

Un villaggio che riprende lo stile architettonico locale, con passeggiate aperte e ampie, piazze con fontane e panchine. Sotto quest’aspetto il Cilento Outlet Village si mantiene ancorato a un modello consolidato, che vede come capostipite il Designer Outlet di Serravalle di McArthurGlen. Nonostante al momento della nostra visita alcuni particolari non fossero ancora installati, è possibile immaginare quale sarà il risultato finale. A livello generale segnaliamo due ingressi dotati di cancellate e videosorvegliati, di cui uno specifico per la piazza del lusso, e quattro piazze, di cui una principale di dimensione ragguardevole. In quest’area sarà installata a marzo una grande fontana, dotata di particolari sistemi di illuminazione, in grado di sviluppare scenografie di forte impatto. Con l’inaugurazione della seconda fase

le piazze diventeranno cinque. Da segnalare ci sono due elementi in particolare: i colori degli edifici, piuttosto accesi e piacevoli, e la presenza di verde. Quest’ultimo vede la piantumazione di vegetazione mediterranea e di numerose aiuole, che, immaginiamo, in primavera daranno un piacevole effetto visivo. Il legame con il territorio è stato ulteriormente consolidato grazie a un progetto in essere che vede protagonisti l’Università di Salerno e in particolare il dipartimento di Medicina: in 25mila mq sarà realizzato un giardino botanico con l’obiettivo di creare percorsi didattico colturali per le scuole e i turisti. Presto l’area bimbi sarà dotata di gazebo e di coperture, quest’ultime saranno utilizzate anche per riparare dal sole le passeggiate nei periodi più caldi. Al momento è in fase di studio l’installazione di un impianto fotovoltaico. Andrea Penazzi

CoMMENTO Struttura e design Accesso e parcheggio

VALUTAZIONE

Il format è tradizionale. L'aggiunta di alcuni dettagli in primavera farà la differenza.



Sulla SS 18, è servito da un ingresso e un'uscita seperati. Ampio il parcheggio, ma attenzione al traffico!



Offerta commerciale Interessanti le medie superfici low cost e l'arrivo di alcuni brand nella zona di Salerno. Presto l'offerta sarà al top.



Spazi comuni La piazza principale sarà teatro di numerosi eventi.  e attrattive La ristorazione tipica campana: un richiamo per i turisti. indice valutazione a cura di r&f:

 = migliorabile  = sufficiente = apprezzabile  = molto buono  = ottimo 30 retail&food - marzo 2013



Long life Il centro commerciale veronese continua a correre: fatturato annuo di 150 milioni di euro e vacancy rate a zero. Al suo interno 120 negozi, un “piccolo” ipermercato e soprattutto tanto food&leisure. Sembra un concept pensato oggi, ma risale al 1996. Il recente restyling ha migliorato anche l’appeal della galleria

I

riflettori del retail internazionale sono stati puntati, nelle settimane scorse, sulla conferenza stampa indetta dallo sviluppatore Unibail Rodamco. Il Gruppo francese, attualmente impegnato in un cantiere a Parigi e in un altro a Barcellona, ha dichiarato per bocca di Christophe Cuvillier, membro del board Unibail Rodamco nonché chief operating officer (Coo) del Gruppo, di voler portare lo spazio in galleria destinato a ristorazione e

intrattenimento dal tradizionale 5-8% al 15 per cento (per tutti i dettagli della conferenza stampa vedi r&f di gennaio/ febbraio). L’iniziativa appare interessante, al passo con i tempi, e si inserisce in un lungo percorso di innovazione che ha visto tra i protagonisti, in tempi non sospetti, alcuni operatori anche italiani. Ripercorrendo a ritroso questo percorso, per la seconda edizione della rubrica Long Life abbiamo selezionato un esem-

pio tutto italiano: lo storico centro commerciale situato alle porte di Verona, La Grande Mela, datato 1996/1997 e in proprietà a maggioranza dell’immobiliare CinquErre. Nonostante gli anni ’90 siano lontani, gli elementi in comune tra il complesso retail veneto e quelli snocciolati dal colosso Unibail Rodamco per i propri sviluppi in cantiere sono tanti, a partire proprio dagli spazi dedicati alla ristorazione e all’intrattenimento.

Grazie a una progettazione pionieristica, La Grande Mela dedica infatti l’intero terzo livello commerciale all’offerta food&leisure, con 1.200 mq di food court (14 sono le attività di ristorazione complessive), un cinema a otto sale, un bowling da 20 corsie, la sala giochi e l’area bimbi. Questo si sposa con un ipermercato snello da 8mila mq di gla, dotato di un marchio radicato sul territorio come Rossetto, 13 medie superfici e un

La Grande Mela,

back to the future

32 retail&food - marzo 2013


parcheggio da 3mila posti auto complessivi a servizio di ogni livello. Sul fronte strutturale segnaliamo anche il restyling completato nel 2011, che ha svecchiato l’immagine interna della galleria, dando maggiore risalto ai brand e dotandola di nuove tecnologie per la sicurezza e il risparmio energetico. Questo mix di innovazione ha portato a risultati altrettanto significativi: i visitatori annui sono passati dal 1996 a oggi da 4,5 milioni a 8 milioni, il fatturato del centro si attesta a 150 milioni di euro e il tasso di vacancy è pari a zero, con un turnover ridotto che ha interessato le piccole superfici. Tutti i dati sono forniti dalla società di gestione Cogest Italia.

stata la presenza del parcheggio a servizio del piano, senza il quale l’ipermercato avrebbe trovato naturale collocazione al livello inferiore. Quando La Grande Mela è stata inaugurata, i 1.200 mq di vendita dedicati alla ristorazione (di cui 800 di food court) erano una superficie piuttosto ampia. Da allora i format si sono ingranditi e, come ci ha raccontato Cogest Italia, «oggi non c’è spazio per accogliere nuovi player, pur a fronte di numerose richieste». L’operazione più recente ha visto il subentro di tre nuovi tenant in altrettanti locali a servizio della food court: PlayCenter (che gestisce anche un’offerta bar), Vaniglia (gelateria) e La Conchiglia (pizzeria al

Il centro in pillole Indirizzo Gestore

Comune di Sona (VR) Cogest (dal pre-opening a tutt’oggi) Condominio. Immobiliare Proprietà CinqueErre Spa in maggioranza Direttore nel 1996 Roberto Marchetti; Direttore del centro Direttore attuale Marco Cingottini Data di apertura 11/07/1996 Investimento iniziale Attualizzati circa 50 milioni di euro Investimento restyling 2010 Altre 2 milioni Gla iniziale 36.000 mq Gla 1997 49.400 mq (inaugurazione terzo livello) Inaugurazione refurbishment Gennaio 2011 Gla attuale 49.400 mq Numero iniziale di punti vendita 120 Numero attuale di punti vendita 120 Ancora alimentare/gla Iperalimentare Rossetto/8.000 mq Numero di medie superfici 13 Numero di unità di ristorazione 14 Multisala The Space, Grand Canyon Disco Bowling, Intrattenimento/tempo libero Sala Giochi Eldorado e baby area Livelli commerciali 3 Numero di visitatori iniziale 4.500.000 Numero di visitatori attuale 8.000.000 Fatturato annuo 150 milioni di euro Posti auto 3.000 Classe energetica F

L’inaugurazione, anno 1996

In termini di layout, La Grande Mela è concepito su tre livelli, ognuno dei quali è servito da un parcheggio al piano, con nove ingressi, quattro rampe mobili, due scale mobili e tre ascensori. Già nel 1996 il mix merceologico presentava caratteristiche molto attuali: un’ancora alimentare ridotta per superficie ma focalizzata sul fresco, medio/grandi unità specializzate e un intero piano dedicato all’intrattenimento. Quest’ultimo aperto nel 1997. Da segnalare anche la scelta di inserire l’Iper alimentare Rossetto al secondo livello, in modo da favorire il flusso sull’intera struttura. A rendere possibile tale collocazione, piuttosto inusuale, deduciamo sia

trancio), tutti e tre operatori locali. Per quanto riguarda l’offerta ludico ricreativa, il terzo livello comprendeva il primo multisala in un centro commerciale: allora a insegna Warner Village con otto sale, oggi diventato The Space Cinema. Ci sono inoltre un bowling da 20 piste e una sala giochi, gestiti da PlayCenter, e un’area bambini concepita non solo per l’animazione tradizionale ma anche per i compleanni e le feste a tema. Con l’apertura di un Semeraro all’esterno, nel 2007, si sono poste le premesse per lo sviluppo di un retail park complementare. Precursore dei tempi anche sul fronte del marketing, La Grande Mela fu il primo centro commerciale in Italia a implemen-

retail&food - marzo 2013 33


Long life tare nel 1996 un piano di Crm, gestito attraverso una tessera riconosciuta da tutti gli operatori del centro. All’epoca vennero dotati di terminale tutti i negozi, collegati con la fibra ottica alla “cabina di regia”, e vennero registrate più di 60.000 tessere nei primi 15 mesi. «Oggi la Big Card – dichiara Cogest – si conferma un efficace strumento di comunicazione e marketing, oltre a fornire ai gestori del centro informazioni in tempo reale sui comportamenti di acquisto e il profilo del cliente».

Il restyling nel 2010

Nel 2010 la struttura è stata sottoposta a un radicale restyling interno, promosso dal consiglio di amministrazione del centro con il supporto della società di gestione, Cogest Italia. Gli obiettivi di questi lavori, affidati in qualità di general contractor alla società di Verona, L’Elite, hanno viaggiato su due binari: da una parte favorire la funzione aggregativa e socializzante del centro, rendendo l’ambiente più moderno, luminoso e accogliente; dall’altra dare più rilevanza e visibilità ai punti vendita, rinnovare gli impianti tecnologici e quelli di sicurezza. Nel dettaglio, l’interno della galleria ha visto nuovi corpi illuminanti, nuovi pavimenti e rivestimenti di design contemporaneo. Sono stati installati un impianto TVCC interno ed esterno, con sorveglianza 24 ore su 24, e un impianto di conta persone a tecnologia termica. È stata inoltre creata una cascata, la più grande del suo genere in Veneto con 13,60 metri di altezza, che interpreta il pensiero base del feng-shui: cadendo dal terzo livello al piano terra purifica l’aria dell’ambiente circostante. I lavori si sono compiuti

Bacino di utenza Isocrona

Popolazione nell’isocrona

Popolazione isocrona cumulata

10 minuti

161.392

161.392

20 minuti

289.544

450.936

30 minuti

380.835

831.771

fonte: Cogest Italia

L’evoluzione storica dell’area competitiva Centro commerciale

Anno di inaugurazione

Galleria Auchan a Bussolengo (Vr)

Pre-esistente

Verona Uno di San Giovanni Lupatoto (Vr)

1996 (ampliato nel 2010)

Grand’Affi di Affi (Vr)

1998

Le Vele di Desenzano (Br)

2003

Le Corti Venete di San Martino Buonalbergo (Vr)

2005

Il Leone di Lonato (Br)

2008

fonte: Cogest Italia

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nell’arco di cinque mesi, senza compromettere l’orario di apertura della galleria e con il coinvolgimento di dodici aziende specializzate. L’investimento complessivo, sostenuto dagli operatori, ha superato i due milioni di euro. Non è mancata, poi, una forte attenzione sull’impatto ambientale delle soluzioni inserite: nel dettaglio tutti i corpi illuminanti della galleria sono stati sostituiti con lampade a basso consumo e tuttora si sta provvedendo alla sostituzione delle plafoniere dei parcheggi coperti con lampade al Led. Solo per questi interventi l’investimento è stato di 170mila euro. La nuova immagine de La Grande Mela è stata anche occasione per il rilancio del centro attraverso una consistente campagna di comunicazione e marketing, che a partire dal Natale 2010 «ha consolidato il posizionamento della galleria, proponendo una brand identity unica e riconoscibile», ha precisato la società di gestione. Ulteriori lavori: a breve verrà realizzata un’isola ecologica completamente delimitata e gestita da personale specializzato, «per un’attenta differenziazione dei rifiuti conferiti».

L’offerta di abbigliamento e calzature comprende, tra gli altri, Piazza Italia, Benetton, Sisley, Stefanel, 012, Pennyblack, Max&Co, Fiorella Rubino, Motivi, Oltre, Nara Camicie, Prenatal, Original Marines, Lo by Lovable, Intimissimi, Calzedonia, Tezenis, Golden Point, Celio, Clayton, Belmonte, Invidia, Geox, Oregon-Timberland, Okaïdi, Un Jour Ailleurs e Deborah Milano. Fanno notizia Geox Kids Lab, uno dei primi ad aprire in un centro commerciale e il primo con il nuovo format, e il monomarca Deborah Milano Store, il primo in un mall italiano. Di ultima concezione si

presenta anche il layout del punto vendita Full Style, specializzato nell’abbigliamento uomo e donna. La ristorazione, oltre ai tre operatori già citati, vede tra gli altri McDonald’s e Autogrill, quest’ultimo declinato in vari format storici tra cui Spizzico e Ciao. Complessivamente la food court presenta un’offerta tradizionale, sbilanciata sulla pizza, sul bar e sui ristoranti self service, mentre è quasi assente, al contrario, una vera proposta di cucina etnica. Importanti indicazioni sul posizionamento del centro riguardano i range di affitto e i costi di gestione, sui quali Cogest non ha

fatto mistero, come di sua consuetudine. I canoni di locazione delle medie superfici sono compresi approssimativamente tra i 150 e i 200 euro/mq/anno, mentre per le piccole oscillano dai 500 ai 700 euro/ mq/anno. I costi di gestione ammontano a circa 110 euro/mq/anno per le superfici piccole e medie e sono compresi tra i 60 e gli 80 euro/mq/anno per le grandi. Da segnalare, infine, che il refurbishment della galleria nel 2010 ha innescato un complessivo processo di rinnovamento, con più di 15 negozi sottoposti a restyling nel corso del 2012. Andrea Penazzi

L’offerta commerciale oggi

Come accennato in precedenza, il turn over dei brand all’interno de La Grande Mela è stato piuttosto basso, soprattutto per quanto riguarda gli anchor store. Nel particolare le tredici medie superfici sono: Regina Grandi Magazzini, Comet, Obi e Pittarello al primo livello; Iperalimentare Rossetto, Toys, Pellizzari e Game7 al secondo; The Space Cinema, Grand Canyon Disco Bowling, Sala Giochi Eldorado e la baby area al terzo.

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Dossier aeroporti

Malpensa,

un terzo terzo

rivoluzionario Qualcosa di spettacolare è in arrivo nel Terminal 1 di Malpensa. Quando nel 2015 sarà completato il Terzo Terzo, ci sarà una piazza del lusso di livello internazionale, un ristorante stellato, un duty free da oltre 2mila mq e un layout finalmente moderno. Intanto, un assaggio di quel che ci aspetta si può trovare nel nuovo terzo satellite

U

na piazza del lusso degna del Quadrilatero della moda. Ristorazione diffusa, con tanto di ristorante stellato e champagne bar. Una ridefinizione del tutto rivoluzionaria, per l’Italia, dei flussi dei passeggeri e dei controlli dei passaporti, a tutto servizio delle attività commerciali. Sono tra le novità più interessanti del grande progetto del “Terzo Terzo” di Malpensa, o per meglio dire del completo rifacimento del Terminal 1 dello scalo varesino. Tutto questo sarà realtà entro l’Expo, ossia entro la primavera del 2015. retail&food ha potuto visionare in esclusiva tutti i progetti della nuova aerostazione, di cui riportiamo le piantine in queste pagine. Nella stessa occasione abbiamo potuto effettuare un giro nel nuovo satellite (ossia una struttura collegata da un braccio al corpo principale del terminal), il cosiddetto “satellite nord”, in compagnia di Luigi Battuello, direttore commerciale non aviation di Sea, società di gestione degli aeroporti milanesi. Ecco tutte le novità.

Il satellite

L’aeroporto di Malpensa nelle scorse

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settimane si è ampliato di 35mila metri quadrati. Un satellite previsto da molti anni è stato completato ed è diventato operativo dal 23 gennaio. Ospita voli extra-europei, soprattutto verso il Medio e l’Estremo Oriente, e in futuro sarà il punto di partenza per tutti i collegamenti extra-Schengen, esclusi quelli per le destinazioni a rischio, ossia Stati Uniti e Israele, che rimarranno sull’attuale satellite B. La nuova struttura ha diversi pregi. Dal punto di vista operativo, è dotata di finger in grado di accogliere contemporaneamente due Airbus A380. I passeggeri possono essere imbarcati da tre pontili: uno per il ponte superiore e due per il ponte principale. Di questi, uno collega direttamente la sala Vip della compagnia con l’aeromobile. Dal punto di vista estetico, come mostrano le foto in pagina, si ha uno stacco nettissimo rispetto alla precedente immagine di Malpensa. Non pavimento scuro e colonne verde acqua, ma pavimenti chiari e pareti color argento, per un effetto di luminosità molto maggiore. Merito, questo, anche dei materiali utilizzati: per l’esterno sono stati usati

zinco-titanio, Grc (Calcestruzzo con fibra di vetro) e acciaio porcellanato. Le pareti interne sono in acciaio borchiato e vetro e sono modulari per una migliore gestione del loro utilizzo (pubblicità, informativa al pubblico, ecc.), mentre i pavimenti sono in marmo. Il progetto architettonico sia degli interni che degli esterni è stato realizzato da Gregorio Caccia Dominioni, quello esecutivo direttamente da Sea col Consorzio Malpensa Construction. Poche ma molto interessanti le attività commerciali. Due si trovano prima del satellite vero e proprio, in una struttura intermedia chiamata “tulipano”, per la sua particolare forma. Si tratta di un negozio Piquadro e di un punto vendita Tosca Blu, quest’ultimo affiancato da una rivendita del marchio fratello Minoronzoni Golf, dedicato all’abbigliamento per questo sport. Nel satellite vero e proprio ce ne sono altre tre: un piccolo duty free di Dufry (gestione Dufrital, partecipata da Sea), un’edicola a marchio Hudson News e, soprattutto, un Gran Caffé Motta, a gestione Autogrill. Il marchio, dall’estetica elegante (a partire dall’insegna nero

e oro), ispirata allo storico bar Motta di Milano, era stato lanciato qualche anno fa, dopo un test in Svizzera, proprio in un aeroporto lombardo, a Linate, e poi replicato a Zurigo e nella Stazione Centrale di Milano. Rispetto a quei punti


vendita il passo in avanti sembra concreto. Soprattutto, pare che si stia superando il principale limite del formato, ossia un’offerta troppo simile a quella dei locali base di Autogrill. A giudicare dai piatti provati durante la visita e serviti al tavolo, il processo di rinnovamento dell’offerta, anche attraverso la ricerca di nuovi fornitori, sta proseguendo con risultati positivi. Da menzionare senz’altro sono inoltre le due sale vip presenti nel “tulipano”, per circa 3mila mq complessivi. Non abbiamo potuto visionare quella di Emirates, ma è bastata quella di Sea, la Sala Montale. «È la lounge più grande in un aeroporto europeo» spiegano dall’ufficio stampa dell’aeroporto. Di certo è molto estesa e curata. I divani e le altre sedute sono di Poltrona Frau, le luci di Cappellini. All’ingresso spicca un grande videowall (fornito da Samsung) con immagini che richiamano le destinazioni raggiunte dai voli del satellite. Gli ambienti sono svariati: nell’area principale ci sono la zona bar, le sedute per il ristorante (self-service), con vista sulla pista, e la working area. Ci sono poi sotto-salette: la Vvip (very vip lounge), più riservata, la family room, con tanto di consolle di videogiochi X-Box, la smoking room e una sala relax, con vista sulle Alpi e chaise longue moderne, in pelle, allineate. I pavimenti sono in pier gris, con effetto marmo antico, mentre i muri hanno rivestimenti in legno fonoassorbenti.

Il terzo terzo

Il terzo satellite è però, come detto, solo l’antipasto del progetto grande e ambizioso chiamato “Terzo Terzo”. Di che si tratta? Forse non tutti sanno che, quando nel 1998 venne aperta

la nuova aerostazione, ossia l’attuale Terminal 1 (l’attuale T2 era la vecchia aerostazione), una parte rimase vuota, incompiuta. Erano presenti le mura esterne, ma l’interno era completamente spoglio e invisibile a passeggeri e non addetti ai lavori. Questa grande area, estesa per circa un terzo dell’aerostazione e posizionata nella parte settentrionale, diventerà operativa gradualmente nei prossimi 18 mesi. Il volto del terminal a quel punto sarà completamente cambiato, per un totale di 124mila mq rinnovati. Ci saranno nuovi flussi di traffico, una capacità aumentata fino a toccare i 30 milioni di passeggeri annui (ora sono circa 13 milioni più altri 5 circa del T2). Ma soprattutto a mutare radicalmente sarà l’offerta commerciale. Vediamo i dettagli.

Il piano check-in

A livello operativo, una delle novità maggiori è lo spostamento dei controlli di sicurezza dal piano partenze (primo piano) al piano dei check-in (secondo piano). I varchi saranno posti nella parte centrale del secondo piano. Sui lati di quest’area ci saranno le file dei check-in. Rimarranno uguali quelle attualmente presenti sul lato sud. Saranno invece aggiunte tre file (e altre tre più piccole nella zona più remota) nella nuova parte settentrionale. Quanto alle attività commerciali, rimarrà l’attuale food court al secondo piano, gestita da MyChef. Ci saranno però delle modifiche: saranno aggiunte delle attività di bar e ristorante (si contano una decina di locali f&b e quattro shop non food) e gli spazi saranno trasformati in modo tale da rendere più visibili i punti vendita da parte dei passeggeri che attraversano l’area. Sul fronte settentrionale, oltre i banchi check-in si troverà una nuova area retail, con due negozi e due attività f&b gestite da MyChef (Briciole Bar) e Autogrill. Entrambe le società hanno oggi dei locali nell’area che diventerà la parte centrale del nuovo T1 e che ospiterà, come detto, i varchi radiogeni. I passeggeri, passati i controlli di sicurezza, scenderanno da uno scalone centrale, verso l’area partenze, al primo piano.

Il piano partenze

Il cuore della nuova offerta commerciale è proprio qui. Come si vede nella piantina riportata nelle pagine successive, in alto, la parte centrale delle partenze sarà occupata da un grande duty free (Dufry): si estenderà su 2.200 mq, raddoppiando quindi l’attuale superficie. Il passeggero che prende la via a sinistra, verso nord, si indirizza verso gli imbarchi extra-Schengen. Chi prende a destra, va verso gli imbarchi dei voli europei.

Ma attenzione: non ci sarà subito una separazione tra le due categorie di passeggeri. Una grande novità consiste infatti nell’aver progettato i controlli dei passaporti solo alla fine del percorso, poco prima del tragitto che porta ai satelliti Nord o B (quest’ultimo, a questo punto piuttosto lontano, sarà riservato solo ai voli per Stati Uniti e Israele). Dal punto di vista commerciale, questo significa una grande opportunità: mettere a disposizione di tutti i passeggeri, sia Schengen che extra-Schengen, un’unica area di 150 punti vendita e circa 8mila mq di gla. Il vantaggio, evidente, è che non si rinuncia a metà dei passeggeri e non si rendono necessarie duplicazioni di marchi. Gli unici negozi

doppi saranno quelli di necessità, come le edicole. La disposizione dei negozi non sarà comunque casuale e seguirà un masterplan. Nella parte nord, appena dopo il duty free, partirà la zona più interessante del progetto: una piazza del lusso, formata da 16 punti vendita grandi (circa 100 mq l’uno) dei marchi più importanti del lusso italiano e internazionale. Nomi non se ne possono fare, ma basti pensare a qualche grande brand presente nel Quadrilatero della moda a Milano, oltre a qualcuno già attivo nell’aerostazione (in quel caso, si tratterà di uno spostamento). La commercializzazione di quest’area è già completa. Grandi sorprese, pare di capi-

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Dossier aeroporti re, si dovranno attendere dal punto di vista estetico. Probabilmente ci sarà un riferimento forte ai landmark del centro di Milano. Oltre la piazza del lusso, ci saranno altri 13 negozi (di cui sette a formare una seconda piazzetta), posizionati su una fascia di prezzo inferiore. Tra questi ci saranno quelli delle categorie “travel essential”. Tra la fine del duty free e l’area di questi negozi si contano poi quattro spazi per chioschi, che potranno ospitare, per esempio, gioiellerie o altre merceologie adatte a formule di retail “open”.

La ristorazione in airside

Particolarmente interessante il capitolo ristorazione. Qui la parola d’ordine è “dimenticare la food court”, a favore di una ristorazione più diffusa, come si trova nel T5 di Londra Heathrow. La

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prima formula che si trova è nella “piazza del lusso”. Si tratta di una caffetteria/ snack-bar/pasticceria, non chiusa, contornata da circa 70 sedute. L’insegna non è ancora nota, mentre è certo che la gestione sarà di Sea-Services. Oltre la piazza del food, l’area dei negozi “normali” vede tre punti f&b. Il primo, nella seconda piazzetta, sarà uno champagne bar a gestione MyChef. La stessa società ha appena inaugurato un wine bar di bollicine a Fiumicino con il marchio Ferrari Spazio Bollicine, quindi è logico attendersi una replica di tale formato. Il secondo punto vendita sarà una gastronomia italiana con caffetteria e ristorazione veloce, estesa su circa 150 metri quadrati. Il terzo locale sarà un esteso ristorante guidato da uno chef stellato Michelin. Sarà anch’esso a gestione MyChef e vedrà coinvolto lo


stesso chef che dal 4 marzo 2013 (dopo la stampa del numero) gestirà il nuovo ristorante operativo a Milano Linate. Il benchmark, d’obbligo, è il ristorante di Gordon Ramsay a Londra Heathrow, così come quello di Jaime Oliver a Londra Gatwick. Un ulteriore ristorante sarà posizionato appena dopo i controlli dei passaporti. Sarà anch’esso molto grande, soprattutto per ragioni pratiche: in caso di ritardi o cancellazioni di voli dovrà essere in grado di ospitare molti viaggiatori (soprattutto se dovesse trattarsi di un volo con A380) diretti verso i satelliti Nord e B. Questo riguarda la futura area a settentrione. Nel frattempo cambierà molto anche l’area a sud, attualmente riservata ai passeggeri Schengen. Nella direttrice dei voli europei «avremo la possibilità di migliorare tantissimo il merchandising e brand mix – spiega Luigi Battuello –. Ci stiamo già muovendo, guardando al prossimo assetto. Nei primi sei mesi del 2013 apriremo sette nuovi negozi, tra cui Pinko, Walford e Kiko». In quest’area così ampia, di libera circolazione, una delle sfide maggiori (a parte quello di riempire l’aerostazione di passeggeri, ma quello è un altro discorso) sarà quella di far transitare i passeggeri da una parte all’altra del terminal. Una funzione che sarà svolta dalla ristorazione, ma anche dai servizi. Battuello, reduce da un tour tra i maggiori scali del Far East, dice che anche su questo fronte le sorprese non mancheranno. Fabrizio Patti

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Parola di Luca Bastagli Ferrari

Luca Bastagli Ferrari, laureato in psicologia presso l’Università degli Studi di Padova. Attualmente Ceo di Arcoretail, in precedenza Ad di Fashion District e di Camera Nazionale della Moda Italiana. Ha maturato una lunga esperienza nei settori moda, lusso, immobiliare e retail e nell'elaborazione di canali distributivi innovativi. Esperienza che gli ha consentito di contribuire efficacemente allo sviluppo manageriale e commerciale di diverse grandi aziende a livello nazionale e internazionale.

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Arcoretail:

«400 milioni di euro per i nuovi progetti in sviluppo»

L

uca Bastagli Ferrari vanta 25 anni di carriera nel mondo della moda e del retail. Già amministratore delegato della Camera Nazionale della Moda e di Fashion District, nel 2010 ha traghettato Global Re Sol all’interno del gruppo Arcotecnica. L’operazione ha dato vita ad Arcoretail, società specializzata nella progettazione, nello sviluppo, nella gestione e nella promozione di luoghi di commercio. A dare linfa al progetto è stata l’acquisizione, nel 2011, del gestore di centri commerciali Agorà da parte di Gruppo Arcotecnica. Oggi Arcoretail, con un portfolio di oltre 20 shopping center, si è smarcata per un modo innovativo di affrontare il mercato in virtù di una logica meno immobiliare e più commerciale. Ne abbiamo parlato con lo stesso Luca Bastagli Ferrari, ceo di Arcoretail. Il mondo della moda rappresenta una parte predominante del suo percorso professionale. Quali valori e quali insegnamenti le ha trasmesso? La moda mi ha insegnato tutto. In primis mi ha insegnato a essere il più rapido possibile, mentre il mondo immobiliare si caratterizza per essere lento per forma mentis. Si dice che per fare un centro commerciale, anche con le autorizzazioni in mano, occorrano 18 mesi, ma non è vero: con Fashion District, autorizzazioni in mano, in nove mesi abbiamo realizzato contemporaneamente 35mila mq a Roma e 24mila mq a Mantova. Inoltre mi ha insegnato che non esistono certezze, per esempio il capo più venduto in una stagione è il primo a essere eliminato nella stagione successiva, e che è necessario partire dall’attività per valorizzare l’immobile e non dall’immobile per valorizzare l’attività. Non solo location, ma anche format quindi… Il centro commerciale non è più solo commercio. Che cosa debba essere non lo sappiamo perché dipende da tanti fattori. La location determina la base di ragionamento, ma su quella base bisogna lavorare per scoprire soluzioni alternative a quelle che il mercato già offre. Durante la sua attività manageriale qual è stato il filo conduttore e cosa ha cambiato in corsa d’opera? Il filo conduttore è la curiosità, la volontà di cercare sempre nuove possibilità. Al contrario ho modificato totalmente l’approccio al mercato finanziario, non solo perché i tempi sono cambiati ma perché credo fermamente che lo strumento finanziario debba essere visto come un partner, come una componente dell’operazione.

Arriviamo al suo incarico in Arcoretail. Come è nata questa avventura e con quali obiettivi? Anni di conoscenza con il Gruppo Arcotecnica e una grande condivisione con Davide Viganò (chairman del Gruppo Arcotecnica/WTP, ndr) ci hanno portato ad acquisire insieme la società Agorà, a fondere le esperienze e proseguire su questa operazione nonostante la crisi. L’obiettivo è introdurre sul mercato un nuovo modo di fare gestione dei centri commerciali e di fare sviluppo. Un modo meno immobiliare. Sul vostro sito sono descritti diversi progetti in sviluppo, soprattutto nel sud del Paese. Quali sono i principali? Per quanto riguarda i centri commerciali puntiamo sicuramente sulla Sicilia, dove recentemente abbiamo avviato insieme a Gruppo Franza una nuova realtà imprenditoriale denominata Arcoretail GF. Questa regione permette ancora di sviluppare commercio organizzato, a esclusione di zone come Catania e Palermo dove è stato costruito fin troppo. Per esempio ci sono aree come il messinese, il trapanese e Gela dove non ci sono centri commerciali. Tra i nostri progetti più significativi c’è quello di Milazzo, che prevede un piccolo shopping center urbano all’interno dell’ex stazione. Sul fronte non dei centri commerciali ma delle realtà assimilabili portiamo avanti i progetti Agrivillage e Community Sport Hub, che vedranno le prime realizzazione rispettivamente a Chieti e a Serravalle nel contesto dell’outlet. L’investimento per tutti questi progetti a quanto ammonta? L’importo è compreso tra i 350 e 400 milioni di euro, in buona parte già stanziati. Ci può raccontare in cosa consiste il progetto Agrivillage? L’obiettivo è dare spazio al settore enogastronomico italiano, realizzando un canale distributivo in cui le aziende possano presentare direttamente i loro prodotti. Consiste in un village, quindi in uno schema architettonico simile a quello dell’outlet, fruibile sia dagli addetti ai lavori che dal consumatore finale. In questo momento sono tre i progetti Agrivillage in corso, per i quali siamo già in fase di commercializzazione. Le prime aperture sono previste entro un anno e mezzo. Spostandoci sui retailer, la crisi come ha cambiato i rapporti di forza tra gestori e catene? Con la piccola catena il rapporto è cambiato. Prima molti gestori vessavano i piccoli operatori, ma oggi i tempi sono tali per cui non si può vessare più nessuno. Le grandi catene, per assurdo,

hanno fatto il passo contrario. In alcuni casi, uno o due anni fa, dimostravano una certa arroganza facendo leva sulla loro forza di garantire la redditività dei punti vendita. Ma adesso anche questo fenomeno si è livellato. Il trend legato agli affitti è ancora in flessione? Con la crisi sono scesi complessivamente del 20-25%, incluso il 2012. Tengono meglio le catene internazionali o italiane, grandi o piccole? Oggi la problematica non è il prodotto ma le aperture sbagliate. Le catene, piccole o grandi, che hanno valutato attentamente il loro sviluppo riescono a tenere bene. Quelle che si sono fatte prendere dagli entusiasmi o dalle ipotesi di quotazione in Borsa o dalla volontà di avere il maggior numero possibile di negozi incominciano ad avere problemi. Si comportano meglio i negozi gestiti direttamente o in franchising? Se l’operatore locale è scelto e formato bene sicuramente in franchising. La catena per aprire direttamente deve avere una forza di penetrazione del prodotto stupefacente perché gli addetti sono formati per essere dei buoni gestori, non dei buoni negozianti. E c’è differenza a vantaggio dei secondi. Spesso nella grande distribuzione organizzata ci si dimentica della professionalità del commerciante, preferendogli il gestore. Ci può annunciare in anteprima l’ingresso nel nostro Paese, all’interno dei vostri centri commerciali, di qualche brand internazionale? Al momento no. Mentre sulla ristorazione e l’intrattenimento riservate delle novità? Stiamo lavorando tantissimo su un progetto specifico sull’intrattenimento, applicabile ai centri commerciali ma anche indipendente. Nel concreto stiamo radunando format che arrivano un po’ da tutte le parti del mondo per costruire una formula di intrattenimento nuova per l’Italia ma già consolidata in alcuni paesi. Entro il mese in corso (febbraio, ndr) crediamo di firmare gli accordi e di poterci presentare al mercato finanziario con un prodotto nuovo, che sarà ampiamente presentato al prossimo Mapic. Oltre a importare format dall’estero pensate anche di sviluppare fuori dall’Italia? Stiamo aprendo una filiale all’estero, che ci vedrà impegnati principalmente su tre mercati: cinese, turco e russo. Andrea Penazzi

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Outlet in lista di attesa

Roncade, Occhiobello e Brugnato, qualcosa si muove Tra outlet che aprono, o si ampliano, e altri che vorrebbero aprire, ma non ci riescono, questo mercato si conferma molto complesso. Almeno tre sono i progetti che negli ultimi anni hanno dovuto affrontare peripezie di varia natura. Di questi, Lo ShopInn in provincia della Spezia sembra spedire più velocemente

Una veduta del futuro ShopInn di Brugnato

T

empi biblici, se pensiamo al mercato del retail, ma fisiologici, se pensiamo al districato e contorto mondo della giustizia italiana, interessano tuttora almeno tre progetti di outlet in Italia. In ordine cronologico, dal più “vecchio” al più recente, sono il Roncade Outlet Gallery, bloccato nel 2008, Occhiobello Outlet Village, fermo dal 2010, e lo ShopInn di Brugnato, che a causa dell’alluvione in Liguria nel 2011 è stato costretto a rallentare il proprio iter. E nel frattempo è arrivata la crisi, che ha aggiunto problemi economici ai problemi burocratici, cambiando notevolmente lo scenario in cui queste strutture andranno o andrebbero a posizionarsi. Tra queste la situazione apparentemente più chiara è quella dello ShopInn di Brugnato, in provincia della Spezia. L’iniziativa della società San Mauro è finalmente approdata in cantiere da un paio di mesi, dopo che il Comune di Brugnato ha provveduto a ripristinare le difese spondali lungo il fiume Vara.

Contattata telefonicamente in seguito alla recente firma del project finance da parte di un pool di banche, la società promotrice ha delineato in modo chiaro le prossime tappe: «L'Autorità di bacino ci ha dato delle indicazioni da seguire, tra cui l'innalzamento di tutta l'area di circa 80 centimetri rispetto al piano originario – ha reso noto l’azienda –. Tale richiesta è stata recepita per cui già da diverso tempo abbiamo ottenuto un nuovo permesso per costruire. A ciò si è aggiunta la notizia a fine gennaio sul finanziamento deliberato dalle banche, che ci ha reso molto soddisfatti anche perché lo ShopInn è l'unico progetto finanziato in questo periodo. Fattore, quest’ultimo, che ci mette ulteriormente al riparo da eventuali competitor agevolandoci molto sulla commercializzazione, seguita dalla società 18 Montenapoleone, arrivata al 30% in termini di contratti affittati e con numerose trattative già avviate. La grande esperienza di questa società con i marchi del lusso, sia

italiani che internazionali, in zone come il Quadrilatero della moda di Milano, assicurerà allo ShopInn un livello dei brand alto o medio/alto. Nonostante questo sia il primo progetto outlet su cui lavora. Con tali premesse contiamo di rispettare i piani originari o al massimo di ritardarli di qualche mese, e quindi di aprire a marzo 2014. Anche il fattore dell’investimento non cambia, mantenendosi sui 50 milioni di euro». Va tuttavia segnalato il momento di difficoltà in cui verserebbe Coopsette, general contractor dell’operazione, che potrebbe portare a un rallentamento e/o a un cambio di guida nella direzione del cantiere, ma non a un blocco del progetto stesso. Diversa appare la condizione in cui versano gli outlet già costruiti, ma mai inaugurati, di Roncade e di Occhiobello. Sul primo, la proprietà Gruppo Basso ha recentemente ottenuto il via libera dal Consiglio regionale del Veneto, dopo una lunga battaglia legale approdata al

Tar e al Consiglio di Stato che l'ha vista contrapposta ad altri operatori locali. Questo, si ipotizza, potrebbe portare entro la fine del 2013 all’agognato taglio del nastro, anche se i rumors parlano di un possibile riposizionamento del progetto su una formula non outlet. Su Occhiobello, invece, gli ultimi aggiornamenti risalgono allo scorso autunno. Dopo il placet ad aprire ricevuto dal Consiglio di Stato, che ha ribaltato la sentenza del Tar, la direzione di Occhiobello ha prima comunicato a inizio 2012 l’apertura nel medio/breve termine, poi si è espressa a settembre rimandando la stessa al 2013, causa scenario di crisi, e annunciando la realizzazione nel frattempo del secondo stralcio dell’investimento: 15 milioni di euro per implementare le attuali 74 unità commerciali, con annesse le opere di viabilità. In sostanza, Occhiobello non lascia ma raddoppia. Ma raddoppia sia le opportunità che i rischi. A. P.

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I costi per operare in America

Perché gli

Usa

tornano una terra promessa

G

li scorsi mesi sono stati una sequela di annunci di aziende italiane pronte a conquistare il mercato americano. Oltre al più famoso caso di FiatChrysler, hanno fatto parlare di sé a questo riguardo soprattutto società dell’agroalimentare e della ristorazione: Barilla, Giovanni Rana, Eataly, Lavazza, per fare i nomi più noti. Questa tendenza non riguarda solo l’Italia. Come ha messo in evidenza un articolo del New York Times lo scorso 5 febbraio, «nonostante l’attenzione in anni recenti rivolta ad Asia e Sud America, gli Usa sono di nuovo un mercato in crescita. L’America rimane un luogo dove per le imprese europee è più facile fare affari rispetto a mercati emergenti». C’è poi un’altra tendenza messa in evidenza dai giornali negli ultimi mesi, il ritorno della produzione di aziende americane dalla Cina agli Usa, in particolare per prodotti destinati al mercato nordamericano. Un caso su tutti: nel dicembre del 2012, Apple ha annunciato il trasferimento di qualche produzione negli Stati Uniti, dopo che il concorrente cinese Lenovo aveva annunciato una nuova produzione in Usa nell’ottobre scorso. Il Boston Consulting Group in uno studio ha dato anche una cifra di questo trend: il 48% delle aziende americane con produzione in Cina sta progettando il trasferimento della produzione di nuovo negli Usa. Questo avviene, secondo l’indagine, per questi motivi: - gli stipendi in Cina stanno aumentando al tasso del 20% all’anno; negli Usa crescono molto meno e dopo la crisi negli Stati Uniti i lavoratori sono assai più flessibili in merito ai costi; - questo trend accelererà nel 2015, quando il costo di lavoro in Cina sarà solo 10% meno che negli Usa; - il tasso di produttività è del 3-4% più alto per operai americani rispetto a quelli cinesi; - l’energia negli Usa è a buon mercato e abbondante, in parte per il boom di gas di scisto (shale gas);

costo dell’elettricità negli Usa per Kilowattora: Stato

Tante aziende europee, comprese quelle italiane, stanno tornando a investire negli Stati Uniti. Per quale motivo? Non ci sono solo le tasse basse, ma un sistema di incentivi poco conosciuto e un mondo del lavoro molto flessibile. Tutti i dettagli nell’analisi dell’avvocato d’affari Charles Bernardini

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Massachusetts New Jersey New York Pennsylvania Illinois Indiana Michigan Ohio Wisconsin Iowa Minnesota Florida Georgia North Carolina South Carolina Texas Arizona Colorado Nevada California

residenziale commerciale 1.5.12 1.5.12 15.39 13.88 16.02 12.53 16.86 14.45 12.95 9.46 11.90 8.40 10.45 9.20 13.71 10.74 11.30 9.55 13.15 10.43 10.37 7.56 10.95 8.47 11.58 9.93 10.50 9.44 10.69 8.59 11.49 9.38 11.18 8.42 10.78 9.12 10.81 8.84 12.08 8.92 15.06 12.21

Tab. 1 industriale 1.5.12 12.84 10.28 6.77 7.21 6.06 6.47 7.44 6.01 7.23 5.02 6.36 8.26 5.54 6.21 5.85 5.64 6.06 6.70 5.46 9.90


La mappa degli incentivi Il costo degli affitti degli uffici

Tab. 2

Cittá

Affitto Uffici US$ Sq Ft pa.

New York

US$ 70-114

Boston

US$ 40-88

Los Angeles

US$ 46-77

Milano

US$ 77

Toronto

US$ 35-71

Chicago

US$ 27-49

Roma

US$ 63 Fonte: CD Richard Ellis

Il costo degli affitti industriali

Tab. 3

Cittá

Affitto Uffici US$ Sq Ft pa.

Chicago

$6-7

New York City

$8-9

Los Angeles

$9-10 Fonte: www.loopnet.com

- i costi di trasporto sono ridotti; - gli incentivi governativi americani funzionano; - per prodotti indirizzati al mercato americano, i consumatore preferiscono quelli made in Usa, invece che made in Cina. Il risultato è che sempre di più aziende europee, incluse quelle italiane, decidono di produrre, o almeno assemblare in Usa per quel mercato, considerando anche il risparmio di costo e tempo per trasporto a clienti nordamericani. Perciò, scopo di quest’articolo è dare uno sguardo a quanto costa operare negli Usa, in linea di massima, anche da esperienza raccontata da clienti.

Costituire Società

Non c’è minimo capitale. Non necessita notai come in Italia. Spese burocratiche per costituire sono fra $600$1.000. Gli onorari dei legali per costituire un ente (“inc.” o “llc”) con unico azionista sono di solito fra $2.000-$4.000 dollari e includono: redigere i patti parasociali o il contratto operativo, ottenere i codici fiscali (tax numbers) federali e statali, registrazione nel comu-

Le imposte statali sulle società (deducibili dalle imposte federali) Tab. 4 Esempi: Indiana – 8,5% Wisconsin – 7,9% Illinois – 7,0% Missouri – 6,25% Michigan – 6,25% Kentucky – 4,6% Pennsylvania– 9,9% New Jersey – 9,0% California – 8,84% New York – 7,1% Florida – 5.5%

Una differenza notevole fra i sistemi fiscali e governativi americani e italiani risiede nel fatto che gli enti locali governativi americani (comuni, contee, stati) possiedono ampio potere di imporre tasse e, perciò, ampio potere di fissare incentivi economici, con lo scopo di attirare e mantenere posti di lavoro e investimenti. Il risultato è che la metà degli investimenti industriali negli Usa utilizzano incentivi economici governativi. Anche per gli investimenti commerciali è possibile ottenere incentivi, e, perciò, ridurre il costo dell’investimento negli Usa e il rischio, qualora l’investimento preveda: - costruzione d’immobili; - costituzione di una sede nazionale/nordamericana con posti di lavori amministrativi; - negozi con numeri importanti di dipendenti; - attività in un’area definita sottosviluppata I criteri che i governi locali utilizzano per dare incentivi economiche sono: - creazione di nuovi posti di lavoro - mantenimento dei posti di lavoro esistenti - investimenti di un minimo livello in immobili, macchinari e ristrutturazioni Gli

strumenti di intervento pubblico sono uno o più di uno: • crediti d’imposta - imposta sul reditto - imposta immobiliare • contributi a fondo perduto • prestiti diretti a tasso basso • garanzie governative su prestiti privati • titoli obbligazionari per finanziare costruzioni • infrastruttura • esenzioni fiscali o riduzioni di imposte: - sulle vendite - sull’ energia - sugli immobili

• Rimborso spese per: - formazione - s pese legali, professionisti vari, finanziamento - acquisto di terreno - pulizia ambientale

Dida Charles Bernardini, avvocato di Ungaretti & Harris

Il periodo per ottenere l’incentivo e la forma del credito includono: • credito normale: 10 anni, rinnovabile • alternativa: cambiale • tempo burocratico • arrivare a un accordo di principio (non ancora formalizzato da un contratto): un mese • formalità: 6-9 mesi

ne/contea/stato dove l’ente avrà sede, preparare verbali organizzativi. La progettazione fiscale (tax planning) UsaItalia richiede qualche migliaio di dollari, dipende dalla complessità dell’operazione. Insomma, è molto meno costoso, con molto meno tempo (una volta deciso e controllato il nome, si costituisce entro ventiquattro ore) che in Italia. Come ha messo in evidenza un recente articolo dell’economista Luigi Zingales, “per avviare un’attività negli Stati Uniti ci vogliono in media solo 4 giorni, contro 62 in Italia.”

Manodopera

Secondo la testimonianza di clienti, e sostenuto da uno studio della Boston Consulting Group del 2012, il costo della manodopera in Usa è circa il 10-15% più basso in valore assoluto che in Italia; considerando la maggiore produttività, il risparmio è del 35 per cento. Il costo della manodopera, seppur importante, non è la componente che attira di più quando si investe negli Usa. Ad attirare è, invece, la “flessibilità” del mercato di lavoro americano. In Usa, in assenza di discriminazione razziale, di sesso, di religione, di età o contro handicappati, e con l’eccezione delle poche, grandi, aziende con sindacati, si può licenziare senza avviso, senza giusta causa, senza indennizzo. Le società hanno la facoltà di stabilire i turni e assegnare a tali turni i lavoratori. Le

aziende di successo maggiore non esagerano con questa flessibilità, invece valorizzano i dipendenti capaci, per mantenerli in azienda. Rimane il fatto che tale flessibilità permette in tempi difficili di reagire con velocità.

Altri costi e incentivi

In linea di massima, il costo dell’energia negli Usa per persone e aziende è circa del 50% inferiore che in Italia. Più bassi sono anche i costi per gli affitti di uffici e stabilimenti industriali. Come mostra il box in pagina, un altro dei vantaggi è quello degli incentivi che vengono concessi alle imprese. In questo caso vale la pena, per un investimento importante in Usa, valutare con un professionista americano con esperienza in materia la strategia da negoziare con enti governativi locali per ottenere sovvenzione e aiuto economico – prima di firmare contratti per immobili o costruzione, perché una volta impegnato così, si perde il “leverage”, cioè, la forza da trattare con gli enti governativi americani. Per il dettaglio sulle ritenute alla fonte dei redditi generati negli Usa, base alla Convenzione contro la doppia imposizione tra Italia e Usa, e per un esempio di tassazione degli utili ante imposte, si veda la versione integrale dell’articolo sul sito www. retailfood.it (tag Bernardini Usa). Charles R. Bernardini avvocato presso lo studio Ungaretti & Harris LLP, Chicago

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Workshop Retail in Cina

Alla conquista del

Dragone.

Ma come?

è

“il” mercato per eccellenza per produttori e retailer: grande, in continua espansione, con potenzialità enormi e una predilezione per i marchi italiani. La Cina non ha solo un bacino di 1,3 miliardi di abitanti: può contare su vendite al dettaglio arrivate a circa mille miliardi di dollari all’anno e che registrano un tasso di crescita annuale del 15 per cento. Ma il gigante asiatico è anche uno dei mercati più rischiosi, dove i passi falsi sono dietro l’angolo: dalla difesa del marchio alla gestione del personale, dalla scelta delle location alla comunicazione con i consumatori cinesi, le sfide per i retailer europei sono tantissime e le scelte strategiche difficili. Alcune risposte ai dubbi di chi si appresta a operare nel Dragone intende darle il workshop “Business retail in China: casi italiani di successo”. Lo organizza Confimprese, con la collaborazione di retail&food, dello studio legale Eversheds Bianchini, della società di consulenza Gea e di MiCo-Milano Congressi. Il seminario è rivolto alle imprese retail italiane interessate a cogliere le opportunità di sviluppo che questo mercato offre, con l’obiettivo di condividere know how e esperienze concrete a supporto del processo di internazionalizzazione. Come mostra il programma riportato nella pagina a fianco, la sessione plenaria mattutina sarà dedicata al macro-tema “Il mercato cinese: trend e prospettive di sviluppo per le aziende retail”. I legali Alvise Donà dalle Rose, dello studio Eversheds Bianchini, e Sharon Shi, della sede centrale della law firm inglese, daranno in primo luogo una overview sulla situazione economica e sul quadro legislativo del Paese. Ci sarà poi un focus sulle opportunità di sviluppo nelle Free Trade Zone (FTZ), come l’isola di Hainan, dove l’anno scorso sono stati registrati livelli record di vendite, soprattutto di prodotti di lusso. I tre interventi successivi riguardano passaggi fondamentali per gli investitori: capire quali siano gli strumenti finanziari a supporto dell’internazionalizzazione; comunicare adeguatamente al consumatore cinese (contri-

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buto di Francesco Biggio Ferraris, della Scuola di formazione permanente della Fondazione Italia-Cina); e cogliere l’importanza di conoscere la cultura cinese per fare business (intervento di Giovanni Lanzarotti di Ogivily & Mather Advertising). Spazio anche per le case

history, oltre che per i saluti introduttivi di Mario Resca, presidente di Confimprese, e di Francesco Montuolo, executive vice president della stessa associazione. Il pomeriggio vedrà invece dei workshop di approfondimento, con sezioni parallele su temi specifici: dalle 14.30 alle 15.30 i temi saranno la tutela del marchio in Cina (con i legali Bryan Clayton di Eversheds Llp e Beatrice Bigonzi di Eversheds Bianchini) e il retail real estate in Cina, con l’intervento di Alessandro Mazzanti, ceo in Italia di Cbre, uno dei maggiori operatori internazionali nel settore dell’immobiliare commerciale. Dalle 15.30 le due sessioni parallele saranno invece rispettivamente sull’e-commerce in Cina e sulla gestione delle risorse umane. Quest’ultima sarà tenuta ancora dall’avvocato Sharon Shi e verterà in particolare sull’Hr in caso di accordi di agenzia e franchising. A seguire ci saranno due ore dedicate ad incontri oneto-one. •


Il programma “Business Retail in China: casi Italiani di successo” Milano, 8 aprile 2013 ore 9.30 – 18.30

MiCo Milano Congressi - Via Gattamelata 5 - Ingresso Ala Nord (Gate 15) 9.30 Registrazione partecipanti Sessione plenaria 10.00 Apertura dei lavori - Mario Resca, Presidente Confimprese 10.30-13.00 Il mercato Cinese: trend e prospettive di sviluppo per le aziende retail

Overview macroeconomica e quadro legislativo del Paese Alvise Donà dalle Rose, Partner Eversheds Bianchini Sharon Shi**, Partner Eversheds LLP

Opportunità di sviluppo nelle Free Trade Zone (FTZ) e soluzioni per la logistica nel retail An Qingmin, Executive Vice President General Secretary Bonded Warehouse branch CAWS China Association of Warehouses & Storage Beijing China Zhang Miao, Managing Director Sinotrans Air Transportation Deevelopment Co. Ltd Thianzhu Airport, Beijing China

Strumenti finanziari a supporto dell’internazionalizzazione Intervento in via di definizione

Comunicare al consumatore cinese Francesco Boggio Ferraris, Responsabile Scuola di Formazione Permanente della Fondazione Italia Cina

Conoscere la cultura cinese per fare business Giovanni Lanzarotti*, Head of Planning Ogilvy & Mather Advertising

Case history - In via di definizione

13.00 Conclusioni - Francesco Montuolo, Executive Vice President Confimprese 13.30 Light lunch Workshop di approfondimento 14.30 Sessioni parallele-Focus sui temi: La tutela del marchio in Cina Bryan Clayton**, Partner Eversheds LLP Beatrice Bigonzi, Partner Eversheds Bianchini

15.30

In collaborazione con:

Retail Real Estate in Cina Alessandro Mazzanti, CEO CBRE Sessioni parallele-Focus sui temi:

E-commerce in Cina - Thomas Wu**, Partner di Value Partners Hong Kong Office HR: Agency e Franchising Agreement in China Sharon Shi**, Partner Eversheds LLP

16.30 Incontri one-to-one 18.30 Chiusura lavori * relatori invitati in attesa di conferma

** intervento in lingua inglese

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Mystery in shop

Essere Benessere: più di una farmacia, meno di un supermercato

Essere Benessere • Servizio Velocità Cortesia Professionalità

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• Layout Aspetto esterno Originalità design Omogeneità e armonia Qualità materiali e arredi Ordine e pulizia Comunicazione in store Acquisti d'impulso

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• Prodotto Assortimento Esposizione Promozioni

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• Valutazioni generali Qualità/prezzo Ambiente Adeguatezza alla location Innovatività

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Legenda:  = migliorabile;  = sufficiente; = apprezzabile;  = molto buono;  = ottimo

I

l format “city store” di Essere Benessere è stato salutato come una delle principali novità nel mondo del retail in Italia negli ultimi anni. A ragione. Mai, prima d’ora, era stato trasposto nel nostro Paese il modello dei drugstore americani o inglesi, parafarmacie arricchite da merceologie tipiche dei supermercati di prossimità. Il modello preso a riferimento è l’americano Walgreen. La stampa ha raccontato il gesto coraggioso dei proprietari di Essere Benessere, Danilo Salsi e Fabio Pedretti, che l’anno scorso hanno acquistato tutti i punti vendita italiani di Blockbuster, avviata alla chiusura. Hanno coinvolto nell’operazione soggetti industriali (Finiper con il 10%, Bioera con l’8% e Valedo con il 3%) e in pochi mesi hanno creato una rete estesa di city store, che si sono aggiunti alle farmacie del marchio già esistenti. L’investimento è stato di 40 milioni di euro, di cui 32 coperti da aumenti di capitale. Abbiamo deciso di visitare uno dei city store più importanti in Italia, quello di Milano in via Papiniano, esteso su circa 700 metri quadrati. All’esterno l’azzurro della banda di plastica del Blockbuster è stato sostituito dall’arancione, colore che caratterizza il format. Una croce a led blu la rende riconoscibile come parafarmacia. Sopra, un’insegna di “U! Come tu mi vuoi”, dell’Unes (gruppo Finiper, nuovo socio al 10% di Essere Benessere) comunica che il punto vendita è an-

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che altro. Sulla vetrina delle vetrofanie tonde color lilla informano che il negozio è aperto 7 giorni su 7, 24 ore su 24 (è una delle prime attività a farlo in Italia) e comunicano gli sconti: fino al 50% in generale e fino al 35% sui farmaci. Due “window bill”, o locandine, ribadiscono il concetto degli orari di apertura e invitano a scoprire i vantaggi della carta fedeltà.

Layout

Entrando, si osserva la struttura del punto vendita: sulla destra, dando le spalle all’uscita (e al bancone) ci sono gli scaffali dedicati all’igiene e alla salute. Sulla sinistra ci sono quelli alimentari. A tenere ben distinti i due reparti ci pensa il colore dei segnalatori merceologici: arancione per i primi e marrone per i secondi. Tali segnalatori non si limitano a indicare le tipologie dei prodotti, ma si concentrano sulla funzione e cercano anche di instaurare un rapporto diretto con i clienti. Così, accanto ai più semplici “pasta e riso” o “condimenti”, si trovano le scritte “Sos bucato”, “Sos piatti” e così via. Lo stesso avviene nella parte “arancione”. Generalmente la corrispondenza tra insegna e prodotti esposti è rispettata. Unica eccezione trovata: giocattoli per bambini sotto l’insegna “corpo in forma”. Gli scaffali sono bianchi e comunicano un senso di puli-


I prezzi sono meno elevati di quel che ci si potrebbe aspettare. Un pacco di pasta da mezzo chilo costa 42 centesimi. Più conveniente delle altre farmacie, il format appare esserlo meno rispetto ai supermercati, come la quasi dirimpettaia Esselunga.

Servizi e personale

zia ma anche una certa freddezza. Fa contrasto il colore scuro del pavimento, la cui superficie grezza non è però piacevolissima a vedersi. Il colore sugli scaffali è dato soprattutto dalle comunicazioni delle promozioni, spesso con elementi di richiamo perpendicolari al ripiano della gondola (stop rayon). Le promozioni sono comunicate efficacemente anche da sagome pubblicitarie di cartone appese al soffitto (roter), di colore lilla. In generale il punto vendita trasmette un’idea di razionalità, mentre il coinvolgimento è limitato. Anche gli acquisti d’impulso sembrano poco incentivati. In questo la differenza con il modello Walgreen è marcata.

Comunicazione

A ravvivare l’ambiente ci pensa anche la comunicazione. Tante locandine invitano ad avvicinarsi agli scaffali, con slogan, come “tutti a tavola, si mangia!” o “belli freschi!”. Ci sono poi dei manifesti più articolati, dove si spiega la filosofia del punto vendita. Altra leva di comunicazione è la radio in store. È molto discreta, a bas-

so volume, con molta musica e poco parlato. Rispetto all’audio a tutto volume di Blockbuster, è un bel miglioramento. Ci sono poi dei volantini con le offerte e una rivista, definita efficacemente “instore free magazine”.

Assortimento e prezzo

L’assortimento è abbastanza ampio, anche se poco profondo. Da una parte ci sono farmaci senza ricetta, prodotti per dimagrire e il fitness, cosmetici, prodotti per l’igiene personale, i bambini, gli animali. Dall’altra pane, frutta, prodotti alimentari confezionati, condimenti, prodotti per bucato, casa e cucina, surgelati, bibite e vini, piatti pronti. Si trovano anche dei libri su bambini, fitness e salute. In genere le referenze sono di marchi leader, c’è solo qualche articolo private label di Unes (Il viaggiator goloso). Il banco frigo con i piatti pronti presentava tutti prodotti scontati al 50%; rispetto ai filmati del giorno dell’inaugurazione, tuttavia, era semivuoto.

Alla voce servizi vale la pena di segnalare i tre tavolini posti nei pressi dell’entrata. Sono arancioni, in plastica, hanno ciascuno dei set di posate in plastica e dei quotidiani. Ci si può sedere a consumare i pasti. Tra le facilities si segnala anche la stanzetta dove si può misurare la pressione. Non lontano c’è anche una bilancia a gettoni, un classico da farmacia. Il wi-fi è gratuito. C’è poi “il servizio” per eccellenza, cioè l’orario di apertura 24 ore su 24, festivi compresi. Abbiamo scambiato due parole con una addetta alla vendita. Indossava il camice ed era probabilmente (non abbiamo verificato) una farmacista. Si è dimostrata gentile e preparata, di fronte a una domanda su un farmaco. Probabilmente si potrebbe fare di più nelle procedure di front office. Di fronte alla domanda: «posso mangiare al tavolino?», la risposta spontanea «faccia pure, i tavoli sono lì apposta», potrebbe essere sostituita da una più preparata, come «si accomodi, prego» e magari un sorriso. Non abbiamo potuto verificare la gestione della coda perché, particolare non è da poco, il locale era vuoto. Durante i 30 minuti di permanenza, dalle 13:30 alle 14 del 12 febbraio, in piena pausa pranzo, i clienti entrati si contavano sulle dita di una mano. La giornata, va detto, era di neve. F. P.

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Dossier Autostrade – le strategie anticrisi

A cura di Fabrizio Patti e il turn over, non abbiamo preso gli stagionali, abbiamo chiesto ai lavoratori di prendere tutte le ferie. Ora abbiamo finito le nostre munizioni. Bisognerà fare dei tagli più drastici e valuteremo quali azioni intraprendere. Non abbiamo ancora deciso che intervento effettuare, dipende da che risposte avremo da parte del concedente e dal governo. Se non saranno sufficienti, ci sarà la cassa integrazione o, se le cose peggiorassero ulteriormente, la mobilità. Cerchiamo di aiutare i nostri lavoratori, che sono stati sempre collaborativi.

Chef Express: sconti troppo bassi davanti al baratro

C

onti in rosso, posti di lavoro a rischio: senza interventi da parte dei gestori delle autostrade e del nuovo governo, il settore della ristorazione in autostrada è destinato a esplodere. È questa la visione di Valentino Fabbian, amministratore delegato di Chef Express (Gruppo Cremonini), secondo operatore a rispondere alle domande – uguali per tutti – della rubrica Dossier Autostrade, quest’anno dedicata alle strategie anticrisi. Di fronte al calo di viaggiatori e di fatturato sulle autostrade, quali iniziative state prendendo nei confronti delle società concedenti e con quali risultati? Noi abbiamo preso contatto con Aspi (Autostrade per l’Italia, ndr) ma anche con le altre autostrade dove siamo presenti. Autostrada del Brennero e Autostrada dei Fiori, che hanno un sistema di royalty variabili, ci hanno concesso delle aperture. Diversa è la situazione di Aspi, la quale ha un canone fisso, che cozza con il fatturato. E questa è una problematica veramente devastante perché il conto economico non sta in piedi. A fondo pagina abbiamo perdite che sono pari a circa il 10% del fatturato,

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il quale è sceso di 20-25 punti percentuali. A fronte di questa situazione, Aspi ci ha concesso una leggera riduzione, che per noi rappresenta qualcosa di molto piccolo. Chiedevamo uno sconto del 10%, ci hanno concesso l’1,5 per cento. Rimane un gap molto forte. Lei è anche vicepresidente di Confimprese. Che cosa possono fare le società di ristorazione a livello di categoria? Attraverso Confimprese abbiamo richiesto l’apertura di un tavolo presso il ministero dello Sviluppo economico, per poter dialogare con i concedenti, che a oggi non vogliono venirci incontro. Gli incontri sono alle fasi preliminari. Il sottosegretario competente (del governo uscente, ndr) ha detto che avrebbe fatto le dovute azioni per risolvere questo problema. C’è stata anche la richiesta di proclamare lo stato di crisi del settore e quindi prendere le azioni necessarie per tenerlo in piedi. Uno dei problemi è che ci sono tante aree, una ogni 20 km, che siamo obbligati a tenere sempre aperte. Tra le richieste, oltre a quella di rivedere i canoni, c’è la possibilità

di tenere chiusa di notte una area ogni tre. La riduzione dei canoni inciderebbe anche sui prezzi di vendita, oggi sono alti a causa del livello delle royalty. Quale sarà il vostro atteggiamento in vista dei prossimi rinnovi autostradali, ben 138 nel prossimo biennio? Vedremo quale sarà il nuovo modello di bando di gara. Se sarà fatto come quello precedente, non parteciperemo per niente. Abbiamo visto tante gare andare deserte nell’ultimo anno, sia al Nord che al Sud, è un’indicazione importante. L’augurio è che non si voglia far morire questo settore così importante per l’economia italiana e per i consumatori. Ci aspettiamo che non ci sia più un canone fisso ma solo variabile e che ci siano dei cap. Deve anche essere rivista la questione degli investimenti pesantissimi fatti pagare al concessionario per immobili che poi vengono restituiti gratuitamente ai concedenti. Questo ci differenzia rispetto agli altri Paesi, dove tali investimenti sono a carico dei concedenti. Così se in Europa ci sono delle royalty del 14%, in Italia in molti casi sono superiori al 30 per cento. Le manutenzioni e gli investimenti corrispondono poi al 10% del fatturato, facendo arrivare gli oneri al 40 per cento. Andrà poi rivista la durata delle concessioni, oggi troppo breve. I lavoratori delle società di ristorazione sono particolarmente esposti a rischi in questo momento. Quale politica state seguendo al riguardo? Noi abbiamo bloccato le assunzioni

Come cambiano i vostri prodotti in termini di offerta e posizionamento prezzo? Continuiamo sulla strada di avere dei prodotti premium, che sono comunque richiesti e che ci permettono di mantenere il fatturato. D’altra parte abbiamo inserito delle referenze a basso prezzo, anticrisi, come l’hot dog a 2 euro o il panino base a 2,50, o alcuni prodotti accessibili che permettono di mantenere i volumi. Quali promozioni state mettendo in atto? Abbiamo aumentato le scontistiche per gli articoli del market e le offerte del giorno e della settimana per i prodotti di ristorazione. Stiamo definendo l’introduzione di una fidelity card che dia diritto a promozioni. Come stanno cambiando i vostri format? Abbiamo inserito diverse novità nell’area di La Pioppa Est, aperta di recente. Gourmet, un format di alta gamma, ci sta dando grosse soddisfazioni. Permette di catturare una clientela che pensavamo non comprasse in autostrada. Ci sono clienti che arrivano ad acquistare un culatello da 300 euro. Rossosapore ha dato un impulso qualitativo alla pizza e funziona molto bene. È presente McDonald’s, un grande plus, che ha anche la formula drive. Con essa pensiamo di riuscire a incrementare le vendite dei viaggiatori che non hanno tempo di fermarsi. Infine ci sono le proposte per i bambini: Edicolandia vende giochi, audiovisivi e altro. Interessante è la riformulazione degli ambienti: ci sono rumori della giungla e un campo di calcio dove se si segna parte un applauso. Nel market tradizionale c’è un corner Lego. Tutto questo ci sta dando ritorni buoni, nonostante investimenti di oltre 6 milioni di euro. È un modello replicabile, se l’economia ce lo permetterà. •


Aerolinee

Q

ualche giorno fa un tweet: per Ryanair la “one bag rule” è una questione di sicurezza, non commerciale. Oggi il ceo della low cost irlandese, Michael O’Leary, ha confermato a retail&food questa posizione, nel corso di un’affollata e animata (come sempre quando c’è di mezzo lui) conferenza stampa nell’aeroporto di Orio al Serio.

nostra regola». Lo spunto della conferenza erano i dieci anni di Ryanair nello scalo bergamasco, che è diventato una delle basi più importanti (“il nostro aeroporto preferito”, secondo O’Leary) e l’annuncio di nuove quattro rotte da Orio dalla prossima estate: Kalamata (Grecia), Knock (Irlanda), Malta e soprattutto Catania. Qui, dopo

Verona aveva denunciato i presunti aiuti di Stato ricevuti da Ryanair, il ceo dedica una slide con ben otto bordate, infierendo sulle perdite di Meridiana dal 2010 al 2012, messe a confronto con i profitti di Ryanair, e sui lavoratori licenziati dalla compagnia

Micheal O'Leary, ceo di Ryanair

La possibilità di portare un solo bagaglio a mano viene contestata da molti aeroporti e associazioni di categoria, come Aci Europe, perché danneggerebbe le attività commerciali nei terminal a beneficio delle vendite a bordo degli aerei. La stessa regola non si applica nello stesso modo a tutti gli aeroporti (pare che dipenda da una contrattazione con i gestori aeroportuali). C’è la possibilità che si arrivi a una posizione comune, come chiedono gli aeroporti? «Noi abbiamo un load factor altissimo, con 170-180 passeggeri per volo, e non c’è spazio nelle cappelliere per un secondo bagaglio a mano – ha detto –. Abbiamo visto il dibattito nel Parlamento europeo (come riportato qui, ndr), ci hanno detto che lo facciamo per soldi. No, è solo una questione di spazio e di sicurezza. Noi incoraggiamo i passeggeri a fare acquisti negli aeroporti, ma li incoraggiamo anche a metterli nel bagaglio. Non credo che cambieremo la

Ryanair,

O’Leary: la “one bag rule”? Solo una questione di sicurezza

il fallimento di WindJet, erano rimaste Alitalia, Meridiana e Easyjet. «Siamo la prima compagnia a basso costo a volare su Catania, visto che finora c’erano quelle ad alte tariffe Alitalia e Easyjet», ha detto O’Leary, con una stoccata alla low cost inglese. Le bordate maggiori sono arrivate soprattutto ad Alitalia («i passeggeri volando con noi risparmiano 2 miliardi rispetto a quello che spenderebbero volando con Alitalia», ha fatto scrivere su una slide) e soprattutto contro Meridiana. Al vettore sardo, che a

guidata dall’Aga Khan. O’Leary non ha confermato la stima fatta qualche giorno fa dal Corriere della Sera, che ha parlato di 300 milioni di euro dati al vettore complessivamente dagli enti locali italiani. «Ryanair non riceve alcun aiuto di Stato – ha detto rispondendo a una domanda di r&f –. Fa solo negoziazioni con gli aeroporti e accordi di “joint marketing” con gli enti turistici. Entrambe le attività sono state esaminate dalla Corte europea, a seguito del caso Charleroi nel 2006, che non ha riscontrato

aiuti di Stato ma solo attività commerciali normali. Gli unici soggetti che ricevono aiuti di Stato in Italia sono le compagnie che fanno le rotte di continuità territoriale con la Sardegna, Alitalia e Meridiana, che riceve aiuto religioso dall’Aga Khan (capo spirituale della corrente sciita islamita, che negli scorsi giorni ha annunciato la ricapitalizzazione per Meridiana da 100 milioni di euro, ndr). Noi magari possiamo chiedere al papa, in quanto irlandesi, se ci sovvenziona». Più precisa è stata la risposta alla terza domanda. Dopo l’apertura della rotta per Catania, sarà possibile volare anche su Comiso, quando lo scalo aprirà, in primavera? «Siamo in discussione con Comiso. Noi non abbiamo alcun problema a volare sia su entrambi gli scali, se va bene alle società di gestione» (la Sac a Catania e la sua controllata a Comiso, Soaco, ndr). Sulla possibilità di effettuare voli a lungo raggio, in origine annunciata per il 2013: «abbiamo avuto dei ritardi nella consegna degli aerei, per le tante richieste da compagnie asiatiche. Ci piacerebbe partire con il lungo raggio, ma il progetto potrebbe slittare di 5 anni». Una svolta è stata invece annunciata sulla questione dei contributi dei dipendenti. «Dal momento che è cambiata la legge in Italia, lo scorso anno, i nuovi dipendenti – ha detto – pagheranno le tasse in Italia. I vecchi potranno scegliere se pagarle in Italia o in Irlanda. Ryanair si atterrà alle nuove regole europee sui lavoratori mobili». Esclusa, invece, la possibilità di pagare i contributi passati. «Noi le tasse le abbiamo già pagate, in Irlanda, eravamo coperti dalle leggi europee. Non le dobbiamo pagare una seconda volta». F. P.

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Tendenze retail

C

’erano una volta i vetrinisti, artisti in grado di creare composizioni fantasiose, eleganti o provocatorie per attirare i clienti nei punti vendita. Oggi il loro ruolo si è evoluto. Meglio, si è andato a integrare, essendone inglobato, nel più ampio mondo del visual merchandising. L’arma in più dei negozi, quella in grado di ipnotizzare il cliente, rallegrarlo, fargli pensare “che sarà mai spendere qualcosina in più?” e fargli tornare la voglia, una volta uscito, di tornare al più presto. Ma di che cosa si parla quando si parla di visual merchandising e chi sono i soggetti che se ne occupano

Far innamorare i clienti di un negozio, renderli felici di comprare e di far parte di un mondo. È uno dei compiti del visual merchandising, versione più completa e commerciale della vecchia vetrinistica, che con ritardo prende piede anche in Italia. Così per i “visual” non c’è crisi. Ecco chi sono, come operano e che formazione hanno

È scattata l’ora del

visual merchandising

lungo la filiera? Lo abbiamo chiesto a due visual merchandiser dal valore riconosciuto: il primo è Gianfranco Giacoma Caire, storica figura del settore e autore del libro “Visual Merchandising”, edito da “Creative Group”. Il secondo è Giovanni Licari, libero professionista e coordinatore del master serale di visual merchandising presso lo stesso Ied, oltre che docente al master diurno dello stesso istituto. «Il visual merchandising riguarda l’esposizione della merce nel punto vendita» esordisce Giacoma Caire. «Ma non finisce lì: è una serie di fattori, di operazioni che vengono fatte nei negozi. Si parte dall’esterno, dall’insegna e dalla vetrina. Le vetrine devono essere allestite in maniera che catturino l’attenzione in pochi secondi, non più di tre, e servono per far entrare il cliente in un punto vendita. Sono lo specchio del negozio, dove va creata una rappresentazione teatrale». Questo è però solo il primo tassello. C’è poi l’esposizione sugli scaffali, che segue delle proprie regole, come il fatto che gli shelf di diversa altezza hanno diverso valore. «Il visual merchandiser sistema i prodotti nel punto vendita creando proposte – continua Caire –. Il cliente spesso non sa cosa comprare. Per esempio, nella moda, se si creano delle combinazioni di vestiti, sarà più facile che lo scontrino sia più alto». A completare il novero di accorgimenti nel punto vendita ci sono la temperatura, le luci,

Gianfranco Giacoma Caire

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che non devono essere piatte, e il colore. Nel complesso devono creare un ambiente e raccontare una storia. «Ormai lo hanno capito anche negli ospedali – continua Caire –. La teoria del colore ci dice che questo influisce sulla psiche dell’uomo: racconta le cose, stimola l’organismo. Ora l’abbiamo chiaro, ma negli anni Ottanta ricordo che ci fu il periodo del minimalismo, con arredi asettici e freddi, che ricordavano delle sale operatorie». «Il visual merchandising consiste nel far vedere le merci – è la definizione di Licari –. Rispetto alla vetrinistica, «il valore del visual merchandising è che contempla spazi più allargati. Prevede il posizionamento degli arredi, le percezioni sui diversi sensi: vedere, sentire, odorare, toccare». Ogni negoziante sceglie poi quale parte valorizzare di più: «Zara, per esempio, investe tantissimo sulle vetrine

esterne, mentre il suo concorrente H&M, pur curando le vetrine, è molto più attento agli spazi interni». In questo contesto, cruciale è anche il ruolo del personale, sia nell’assistenza alla vendita sia alla cassa: è infatti sia il luogo dove il cliente può avere un ripensamento, sia l’ultimo ricordo che rimane al consumatore. Se negativo, condizionerà tutta la valutazione dell’esperienza. Non bisogna dimenticare, infatti, che tutto questo processo serve a vendere di più. «Il valore aggiunto di questa tecnica è quello che fa vedere le merci in un modo che possa dare dei risultati in termini commerciali – sottolinea Licari –. Ci sono statistiche che mostrano come il visual merchandising aumenti le vendite». La vetrinistica «fino a 20 anni fa era intesa come un’elaborazione del bello in termini visivi – aggiunge –. Il visual


merchandising ingloba questa parte con una maggiore attenzione indirizzata alla parte commerciale». Un esempio su tutti: l’Ikea, che ha creato un modo di vivere e di rappresentarsi grazie a un marketing dove il visual merchandising gioca un ruolo di primo piano.

Un’attività in salute

Giovanni Licari

Quello che è certo è che «in un mercato in cui il cliente è protagonista – dice ancora Licari – sempre più aziende e settori prevedono queste strategie e finalmente le inseriscono nei piani di marketing. È un fenomeno nato nella moda, ma che si è esteso a qualsiasi categoria commerciale. Io lavoro tantissimo con il food ma lo fanno anche i colorifici». Pur essendosi sviluppato soprattutto nei Paesi anglosassoni, «oggi anche le aziende italiane hanno capito che i visual servono», secondo Licari. «Non c’è una particolare difficoltà – conferma Caire –. Le aziende in un momento così difficile richiedono visual esperti, uno o due per punto vendita, perché se un visual è bravo fa aumentare le vendite». Una prospettiva condivisa da alcuni operatori del settore. «A oggi non ci lamentiamo particolarmente. Nel contesto non brillantissimo in cui siamo molte realtà hanno trovato lo stimolo per fare qualcosa in più che in momenti più tranquilli non erano portati a fare. Magari i budget di grandi aziende sono stati ridimensionati, ma lavoriamo con una pluralità di contesti tale da soffrire poco», dice Riccardo Gnani, dell’ufficio commerciale di Studio Stands, società di Travagliato (Bs) che produce soluzioni espositive e complementi d’arredo per negozi, su commissione. Visualdisplay, di Udine, è invece specializzata nel lavorare per le brand company (cioè i produttori), creando espositori da terra e da scaffale e strumenti di visibilità integrati agli arredi dei punti vendita. Per la visual marketing advisor, Chiara Endrigo, «sicuramente è un mercato che è cresciuto tantissimo negli ultimi anni. Quando abbiamo iniziato, nel 1999, la comunicazione nei punti vendita era considerata molto marginale. Ma se una volta fatto 100 il budget di comunicazione di un marchio, 70 andava alla comunicazione istituzionale e 30 agli elementi “below the line”, come il visual merchandising e alle brochure, ora la proporzione si è invertita. Questo è dovuto anche alla crisi, perché le aziende sono più propense a investire su iniziative concrete e di prossimità piuttosto che su vaste campagne».

Free lance, interni e fornitori

Ma chi svolge il ruolo del visual merchandiser? C’è stata sicuramente un’evoluzione, racconta Gianfranco Giacoma Caire. Se negli anni Cinquanta e Sessanta, quando la vetrinistica sorse in modo consapevole, c’erano singoli professionisti che venivano chiamati dai negozi per allestire le vetrine, soprattutto sotto Natale o San Valentino, ora molto è cambiato. Anche se non c’è un approccio univoco. Sono sicuramente rimasti i singoli free-lance, ma ci sono anche studi composti da più professionisti, non più di 10-15 persone in tutto. «Le aziende in questo campo saranno una ventina, tra grandi e piccole», commenta, e non ci sono particolari statistiche per avere raffronti. Le grandi catene di retail hanno poi i loro visual merchandiser interni. «Quelle legate alla moda hanno tutte una struttura di visual – aggiunge Licari –. Può essere una sola persona o una squadra, si può arrivare a cento persone». All’interno del punto vendita, al visual merchandiser, che cura il progetto (o lo affida a una società terza) e lo fa eseguire, rispondono diverse figure: i vetrinisti, gli illuminotecnici, i pittori, e le persone specializzate nelle vetrofanie. Difficilmente sono persone interne, soprattutto nel caso di catene. Quando un’insegna di queste fa un progetto, uguale per tutti i punti vendita (per San Valentino, ad esempio), si rivolge a diverse aziende specializzate sul territorio. In mezzo ci sono i fornitori dei materiali, che li producono su progetto dei visual e li fanno portare presso i negozi. Il ruolo dei fornitori non è pero solo passivo, come dimostra il caso della società A4A, che realizza oggetti di arredamento e design del tutto particolari, in cartone, per studi, fiere e negozi. «Collaboriamo spessissimo con i visual interni alle varie aziende – spiega Giovanni Rivolta, socio, con Nicoletta Savioni, dell’azienda –. Il visual parte dando o dei bozzetti o semplicemente un’idea che rappresenta l’azienda per cui lavora. Noi poi lavoriamo per creare concretamente gli oggetti, dopo aver realizzato dei render, o visualizzazioni. Tanto è più astratta l’idea, tanto più per noi è facile intervenire. Altrimenti scardina il nostro ruolo di designer. L’anno scorso un’azienda ci ha proposto, ad esempio, il tema del surf. A partire da quello abbiamo scelto una serie di elementi, dai coralli alle tavole ai pesci». Una tendenza forte degli ultimi anni, spiegano i due esperti, è che nei department store il lavoro degli allestitori interni, che fino a pochi anni fa avevano degli appositi atelier, è stato progressivamente sostituito da quello dei marchi esposti, ciascuno dei quali replica dei propri modelli, adattandoli al contesto di riferimento. Quanto alla formazione dei visual merchandiser, essa è piuttosto varia. Così la vede Licari: «Per chi vuol fare il visual merchandiser, avere una dote iniziale innata è necessario. Avere cioè potere nel riconoscere equilibri in quello che vediamo, proporzioni, armonia. Detto questo, il visual merchandising permette approcci diversi, perché è compreso tra arte, marketing e psicologia. Ho conosciuto dei visual molto tecnici, pratici e non necessariamente predisposti all’arte. Poi è necessaria una preparazione tecnica, all’inizio teorica e poi pratica. Nei corsi triennali riservati ai neodiplomati, spiega Licari, ci sono ragazzi provenienti da licei o istituti tecnici. In quelli serali ci sono o persone che sono già visual o che fanno altro e vogliono cambiare vita». F. P.

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Analisi mercato

Digital Signage:

l’autarchia non basta La segnaletica digitale è sempre più diffusa. I prezzi si abbassano, la tecnologia si adatta a ogni situazione, i soggetti lungo la filiera si consolidano. Ma si parla sempre di singoli progetti, quasi mai di circuiti efficienti. Il rischio è di regalare anche questo comparto a operatori stranieri

C

osa succede quando l’arte della vetrinistica o il complesso di attività del visual merchandising incontrano la tecnologia del digital signage? Potenzialmente possono fare bingo: catturare l’attenzione del cliente e spingerlo all’acquisto tramite una “call to action”, per esempio avvisandolo che una promozione è in corso. Come si può osservare passeggiando nelle grandi città, il ricorso agli schermi (led o lcd) nei negozi è in

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aumento. Un esempio su tutti: la zona di piazza San Babila a Milano, la piccola Las Vegas d’Italia. Qui ci sono i tre casi più interessanti sviluppati di recente nello Stivale, spiega Daniele Tirelli, presidente di Popai Italia (l’associazione internazionale di marketing nel retail) e autore del libro Digital Signage (Franco Angeli, 2009). Si tratta di uno store di Brian&Barry, all’inizio di via Durini, a pochi metri dalla piazza.

Il flagship store del marchio anglofono, ma monzese, è una delle più grandi installazioni d’Europa, con 154 monitor sincronizzati in 17 vetrine (si veda l’intervista a Leonardo Comelli di M-Cube, che l’ha realizzata). Poco distante ci sono il negozio di Vodafone, all’inizio di corso Europa, anch’esso ricco di schermi, e il nuovo Kiko Make Up Milano (gruppo Percassi), nei pressi della chiesa di San Carlo. Quest’ultimo si fa notare per una

spettacolare installazione a led sul soffitto, con disegni e messaggi che mutano di continuo (si veda l’intervista ad Alessandro Rosci di Tecnovision). Il punto vendita di Kiko è emblematico di come la tecnologia sia divenuta relativamente più accessibile. Oggi per uno schermo led da un metro per due si paga circa 15-20mila euro, nel 2008 si sarebbe pagato il doppio (fonte: Tecnovision). Di conseguenza, se inizialmente gli schermi


Contenuti – M-Cube Il Coin Excelsior di Milano

Le agenzie tradizionali si battono sul tempo

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a tecnologia è importante, ma ancor di più (e sempre di più) lo sono i contenuti. È la visione di M-Cube, società di Trieste, nata nel 2001 e attiva sui fronti del digital signage e delle radio in store. «Prima le aziende pensavano solo alla tecnologia. Ora questa è un dato di fatto, quello che conta è il valore aggiunto che la tecnologia può apportare e soprattutto che contenuti può gestire e veicolare», racconta Leonardo Comelli, direttore Leonardo Comelli commerciale di M-Cube. Per rispondere a questa esigenza, la società ha sviluppato una divisione interna esclusivamente dedicata ai contenuti, M-Cube Content Lab, che si affianca al tradizionale servizio di gestione del network. Vi lavorano creativi, grafici, copywriter. «Guardando al fatturato (circa 4 milioni di euro per 30 addetti, ndr) si può riscontrare il crescente peso dei contenuti all’interno del nostro business che raggiungono oggi un 40% mentre il restante 60% è ancora appannaggio dei servizi tecnologici», aggiunge Comelli. Su questo specifico fronte, continua, «il mercato non è ancora maturo. Ci sono agenzie tradizionali che in parte rispondono a queste esigenze di mercato ma non sono ancora troppo organizzate. Noi, grazie alla decennale esperienza maturata sul campo, siamo in grado di sviluppare contenuti e creare palinsesti interattivi e multimediali attraverso l’integrazione con altri sistemi aziendali. Conosciamo, inoltre le specificità della comunicazione digital signage, che si caratterizza per un audience di riferimento in continuo movimento che va quindi attratta con contenuti immediati e ricchi di significato». Tra i progetti di M-Cube ci sono lo store Brian&Barry di Milano (vedi articolo principale) e altri progetti (riservati) per menu board digitali nell’ambito della ristorazione. Un altro segmento in forte evoluzione in questo senso è la gdo, racconta Comelli. Non ancora con schermi sugli scaffali («siamo pronti, con prodotti derivati dagli smartphone»), ma con schermi nei pressi del banco del fresco. «Il lavoro sta aumentando tantissimo – conclude Comelli –. I display si stanno imponendo, i retailer e i loro architetti li richiedono. Ci stiamo anche aprendo ai mercati esteri: sta per partire un progetto che prevede installazioni in 150 negozi per clienti italiani in Cina». inseriti nelle vetrine o dentro ai negozi erano appannaggio solo delle grandi griffe internazionali, ora anche catene di fascia meno alta possono accedere a queste soluzioni. La tecnologia, d’altra parte, permette di adattare con molta flessibilità gli schermi alle esigenze delle vetrine o degli spazi interni. Così l’attenzione, gradualmente, si sta spostando sempre più verso i contenuti. Gli esempi citati, continua Tirelli, per quanto interessanti, non fanno che confermare un grande limite del digital signage in Italia: il proliferare di «tanti piccoli progetti che ciascuno gestisce in proprio, con il rischio di caducità». Il problema, dunque, è che «nessuno fa networking», «è un settore polverizzato», si fanno piccoli investimenti mentre una soglia minima per essere efficace dovrebbe essere di «due milioni di euro distribuiti su dei veri network». Altro problema, sottolinea Tirelli, è la mancanza di creatività: «le nostre agenzie dedite all’above the line non hanno creduto nel digital signage, dicono di essere esperte di pubblicità digitale ma poi non hanno creato delle divisioni ad hoc e spesso traslano il contenuto delle tv sui digital billboard». Non è qualcosa di fronte a cui alzare le spalle, continua il presidente di Popai, perché «il futuro vedrà consegnare alle aziende internazionali questo mercato. Saranno loro a poter arrivare con un portafoglio ben predisposto, e questa sarà un’ennesima occasione persa per la nostra economia». Ci sono delle eccezioni positive, come il circuito messo a punto da Publipharma, che copre circa tremila farmacie, ma sono più numerosi gli esempi di passi falsi o troppo timidi. «Come Popai sollecitiamo delle azioni

Mondo Led - Tecnovision

Da Armani a Kiko: le installazioni sono più accessibili

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ed e solo led. In tutto il mondo, da 25 anni. Così si può descrivere brevemente l’attività di Tecnovision, di Buccinasco (Mi), attiva sia nella pubblicità digitale outdoor che negli eventi e nello sport. Tra i progetti più noti ci sono quelli di Coin a Milano, sia nella storica sede di piazza Cinque Giornate, sia nel nuovo e noto complesso commerciale di lusso Excelsior, in una traversa di corso Vittorio Emanuele. Più di recente, poco lontano, ha dato vita all’installazione nel negozio di Kiko Make Up Milano (vedi articolo principale). Come va nello specifico il settore delle insegne a led lo abbiamo chiesto al marketing manager di Tecnovision, Alessandro Rosci: «Ci sono report internazionali – risponde – che parlano di una crescita del 9-10% all’anno almeno fino al 2015-2016. La crescita è abbastanza omogenea nei vari Paesi, anche in Italia». Uno dei meriti è l’abbassamento dei costi (si veda l’articolo), che ha permesso di allargare la clientela a operatori non necessariamente blasonati e spendaccioni. Il messaggio veicola, continua, soprattutto il prodotto: nel caso dell’alta moda (Armani e D&G sono stati tra Alessandro Rosci i primi clienti della società) si tende solo a far vedere le sfilate delle collezioni, mentre i marchi di fascia meno elevata prevedono anche messaggi di offerte e comunicazioni. Tecnovision è uno dei pochi produttori di hardware: ora è rimasta in Italia la progettazione e ingegnerizzazione dei sistemi elettronici, mentre da qualche anno la produzione vera e propria è stata trasferita in Cina. Fattura circa 14 milioni (il 2012 è stato «più o meno stabile rispetto all’anno precedente») e impiega circa 40 dipendenti, esclusi gli agenti.

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Analisi mercato

Affissione digitale nell'aeroporto di Bruxelles progettuali da rivolgere ai centri commerciali in quanto ambiente ideale, ma anche oltremodo complesso. Questi progetti sinora non hanno avuto seguito. In questi contesti si pongono infatti dei problemi di competizione e di coordinamento tra i diversi negozi presenti, piuttosto complicati, ma che non si possono ignorare: per esempio, la comunicazione è

affidata a una o più agenzie, si fa solo in galleria o anche nei negozi? Chi raccoglie gli investimenti pubblicitari? Chi li coordina con quelli su altri media? Chi ne misura l’efficacia? Che genere di comunicazione? Locale o nazionale? Problemi che si potrebbero risolvere, ottenendo dei risparmi, se ci fossero spirito pioneristico, cultura, capacità organizzativa e

Il negozio Kiko di corso Vittorio Emanuele a Milano

Hardware – Lg Electronics Italia «Continua la crescita nel mondo e in Italia» Mauro Polticchia, category marketing business solutions manager Non solo grandi catene, ma anche singoli punti vendita. Non solo grandi schermi ma anche piccoli monitor adattabili ai contesti più vari. Il digital signage si fa ubiquo e continua a crescere a livello internazionale e in Italia, racconta Mauro Polticchia, di Lg Electronics Italia. Siamo arrivati a una svolta sul digital signage? Crediamo che il 2013 sarà un anno di particolare attenzione per il digital signage in termini di approccio al canale e di innovazioni tecnologiche, basti pensare alle tecnologie in arrivo come il “Trasparent Display”, il “3D Signage”, il “Touch Signage”, il signage su ampissimo schermo. A tal proposito, abbiamo presentato durante l`importante fiera del settore, Ise di Amsterdam, il nostro 84” con risoluzione Ultra Hd. Per cosa viene richiesto oggi il digital signage? Ci sono alcuni prodotti che per dimensione e prezzo si collocano a metà tra i due mercati, Business e Consumer; da installare, ad esempio, negli studi professionali, come potrebbe esserlo uno studio di architettura o di web designer, piuttosto che negli showroom di home entertainment di fascia elevata; posizionabili, dunque, esattamente sul ponte che congiunge le due macroaree. In questo modo, Lg si rivolge a professionisti con prodotti utilizzabili anche in tal senso. Quali sono i settori commerciali dove l’interesse per il digital signage è più consolidato? Le superfici commerciali, gli showroom, gli hotel e i ristoranti, gli ambienti finanziari, i trasporti, gli ospedali. Questi sono gli ambienti in cui il digital signage è consolidato, ma non dimentichiamo il forte impulso che arriva dalle vetrine degli store e negozi. Qual è lo stato di salute del settore? Gli istituti di ricerca confermano la continua crescita del digital signage a livello internazionale. Non dimentichiamo, nello specifico, che l’Italia ne costituisce il sesto mercato al mondo. In questo settore, LG Electronics intende essere protagonista È un business che conviene solo per grandi catene o anche su scala ridotta? Stiamo notando un incremento che proviene dalle realtà su scala più ridotta, ne sono un esempio le numerose richieste di digital signage che provengono dai singoli punti vendita in differenti settori.

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di comunicazione». Va detto che – come scritto nel numero di gennaio/febbraio di r&f –, sono in pista di lancio dei progetti di questo tipo, come quello comunicato da Cbs Outdoor (50 centri commerciali saranno coinvolti, ognuno con circa 50 schermi). Se nei centri commerciali i sistemi di schermi sono ancora agli albori, molto di più si è fatto nel mondo del travel. Gli esempi più noti sono quelli delle Grandi Stazioni, sia con gli schermi in testa ai binari sia con videowall più recenti. Per restare nelle stazioni, da segnalare quello della rete di Ferrovie Nord Milano (treni Trenord), che alterna news (dal sito del Corriere della Sera), informazioni dalla società di gestione su lavori e progetti e brevi spot pubblicitari. Sempre a Milano, schermi verticali con messaggi di 5 secondi si trovano in alcune stazioni metropolitane (come Cadorna) e negli aeroporti gestiti da Sea. Restando in tema aeroportuale, tra i diversi progetti si segnalano anche quelli di Venezia, recentemente implementati. Un prodotto innovativo installato di recente in alcuni scali è il Kube, realizzato dall’azienda bresciana Bbs. È presente per ora a Orio al Serio e Pisa, e presto, spiegano i responsabili del marketing commerciale della società, Alessandro Grossi ed Elena Ercoli, le installazioni saranno estese ad altri scali. Si tratta di quattro schermi (nel caso di Orio disposti su quattro facce, come in un cubo, nel caso di Pisa affiancati) che veicolano informazioni di promozione turistica, sia di enti pubblici


System Integrator – Gruppo Masserdotti

Video, luci e profumi per sedurre i clienti

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che di privati. Il canale aeroportuale all’estero è uno di quelli che ospita le installazioni più interessanti (nella foto, un videowall nell’aeroporto di Bruxelles). Guardando la filiera del digital signage, i soggetti sono quindi: i produttori di hardware (industria), settore in cui a livello mondiale i maggiori sono Samsung, Lg, Nec, Panasonic, Philips; gli internet service provider (o distributori), alcuni dei quali hanno creato

delle reti di trasmissione molto efficienti ad hoc, come la Mainsoft, guidata da Antonio Corrado; i creatori di contenuti, mercato polverizzato tra le agenzie di comunicazioni tradizionali, con qualche eccezione; e i system integrator, ossia installatori di hardware e software che sono soprattutto aziende di medie dimensioni. Infine, ovviamente, i clienti, ossia i punti vendita. Fabrizio Patti

ll’interno del Gruppo Masserdotti, che si occupa di arredamenti di interni e stampa digitale, una divisione sta prendendo sempre più piede. È quelle chiamata “comunicazione multisensoriale”. Si occupa di digital signage, ma non solo, perché uno degli aspetti che più stanno a cuore ad Alberto Masserdotti, amministratore delegato della società, è quello di integrare ai video anche le luci e gli odori, oltre che i sistemi touchscreen. Il progetto è partito quattro anni fa, dopo che per un po’ era dovuto rimanere nel cassetto. «L’idea di multisensorialità – spiega – nasce da subito. Quando ho sviluppato il primo software, 13 anni fa, ho pensato a una vestizione marketing che mi permettesse di coinvolgere maggiormente i sensi, adottando un approccio alla tecnologia più umano. Quando un cliente entra in un punto vendita e vede un tal video con una tal musica e un tal odore, è molto più semplice che sia colpito e che recepisca il mesAlberto Masserdotti saggio». Nella pratica il sistema di diffusione degli odori viene applicato soprattutto al mondo del retail (e comunque il più lontano possibile dal food). Per esempio, nelle agenzie di viaggio si può sentire l’odore del mare o quello degli abeti in montagna. Alle immagini e agli odori si possono inoltre collegare le luci e l’audio. Un vestito estivo potrebbe invece essere abbinato a una luce molto chiara e a un’essenza di limone. Quanto al digital signage tradizionale, esso prevede tre modelli commerciali: l’installazione in singoli negozi o piccole catene, con fornitura di hardware e software (e pagamento delle due soluzioni, anche separatamente); il sistema “rent” per le grandi catene, che prevede un noleggio con opzione di riscatto finale; infine il modello pubblicitario. È quello adottato per esempio negli aeroporti: la società di gestione di uno scalo ottiene in quel caso delle royalty (o un affitto fisso) dalla società concessionaria di pubblicità, la quale a sua volta stringe un deal con l’installatore di tecnologia e software (system integrator).

Ds e analisi clienti – Majrani Group

Con Pop Channel vendite anche sestuplicate

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nire l’arredo, la segnaletica digitale e un sistema di classificazione automatica dei clienti. È quanto ha fatto Majrani Group con il progetto Pop Channel. «Per la prima volta siamo in grado di rendere il visual merchandising e il digital signage non solo una questione creativa, ma una scienza di shopper marketing», dice Riccardo Majrani, fondatore del gruppo e vicepresidente di Popai Italia. La società era nata nel 1996, specializzata nel visual merchandising. Poi, nel 2009, viene fondato un centro di ricerca a Ginevra, con lo scopo di misurare l’effetto della comunicazione sul punto vendita. Oggi la società offre un servizio integrato, che può anche prevedere l’arredamento. Ma il punto di forza è l’offerta tecnologica, con sistemi in grado di verificare l’attenzione dei consumatori fuori e dentro il punto vendita (sono elaborate solo stringhe di dati, per questioni di privacy). Si possono quindi contare quanti dei consumatori che guardano la vetrina entrano e quanti vanno verso i singoli scaffali. L’integrazione con il digital signage permette, per esempio, di far cambiare l’immagine sugli

Riccardo Majrani schermi a seconda che si avvicini un giovane o un senior, un uomo o una donna. Sensori sugli scaffali fanno poi scattare jingle promozionali quando si prende un prodotto. «Le vendite sono imbarazzanti, lo dicono i retaler – commenta Majrani –. Nei negozi si hanno tassi di crescita a parità di spazio occupato dal 30-40% fino al 500 per cento». L’attività è in Italia, Svizzera e Spagna. Attivazioni prossime sono in Brasile e, da marzo, in Cina. Il turnover del gruppo è di circa 12 milioni di euro, i dipendenti sono 40.

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newsarredo

Gas: svelato a Madrid il nuovo retail concept

I

Morellato: cambio di format e obiettivo Cina

Nuovo format e più spinta sullo sviluppo, soprattutto in Cina. Questa è la strategia adottata dal brand di origine veneziana Morellato, che ha introdotto l’innovativo concept retail nel negozio milanese di corso Buenos Aires. Il re-opening nella città meneghina vede intrecciarsi stile heritage e immagine hi-tech, in virtù dei mosaici e degli specchi retroilluminati dai led che richiamano la facciata del Palazzo Ducale di Venezia. Con questo concept Morellato si appresta ad aprire ad Abu Dhabi e punta alle 300 vetrine in Cina entro il 2013, contro le 180 attuali. Lo sviluppo avverrà attraverso potenziali partner.

l brand di jeanswear Gas ha scelto il centro commerciale Grand Plaza 2 di Madrid per svelare il nuovo retail concept. Nei 110 mq del monomarca aperto a fine 2012 i valori del marchio, quali freschezza, innovazione, cura dei dettagli e qualità di materiali e lavorazioni, sono riconoscibili attraverso un concept versatile e flessibile, capace di interpretare spazi e metrature anche molto diversi. Lo shop presenta un mix di materiali naturali e tecnologie innovative, come sedute in pelle, elementi di appoggio in vetro e noce italiano e strutture metalliche in calamina. L’elemento iconico principale è il denim wall, che all’aspetto solido e concreto del cemento unisce una flessuosa forma semicircolare. Questo fa da sfondo al core business del marchio, il jeans, esaltandone l’aspetto autentico e il carattere forte. L’atmosfera accogliente e intima è data dall’utilizzo di una tonalità profonda di blu, colore Gas per eccellenza. •

Crc, decolla il progetto duty free per l’aeroporto di Gibilterra

è

pronto, e soprattutto su misura, il progetto per la realizzazione dei duty free all’interno dell’Aeroporto di Gibilterra. Crc, insieme a Continental Design, ha tenuto conto della location, degli spazi e dell’architettura dell’aerostazione per creare modelli e strutture funzionali lavorate in metallo, legno, laminati e vetro. Tra le varie soluzioni, Crc ha optato per la struttura integrata

al banco, che garantisce l’ottimizzazione dello spazio, per i ripiani in vetro, che donano leggerezza ai prodotti esposti, per il design lineare e minimale, che permette un’esposizione ordinata e chiara, per i legni dai colori caldi, che danno eleganza e armonia alla composizione, e per particolari e finiture che garantiscono solidità alla struttura. Il tutto è concepito per coniugarsi con l’effetto di modernità e di pulizia formale dell’aeroporto di Gibilterra. •

Primo Frette at Home, a Milano con look contemporaneo Avrà un’immagine tutta nuova, espressione di un lifestyle contemporaneo, il marchio Frette nel primo monomarca con la declinazione Frette at Home. Lo shop, di cui l’apertura è prevista in primavera a Milano, presenterà un’architettura fluida e dinamica e si estenderà su due piani, nei quali l’intero spazio si giocherà sulla trasparenza, sulla leggerezza e su un design sobrio e misurato. Al primo livello, dove il colore dominante sarà il rosso, l’esposizione accoglierà l’area notte. Contiguo, sul medesimo livello, ci sarà lo spazio Frette Garden, che seguirà sia l’allestimento degli interni sia la selezione delle collezioni. Un salotto con caminetto completerà lo scenario. Al piano terreno, invece, troveranno spazio altri ambienti della casa con proposte di arredi, oggetti e accessori.

Swarovski, il negozio è una Crystal Forest

Il punto di partenza non poteva che essere il cristallo. Parliamo del restyling in corso nei punti vendita Swarovski, che interesserà tutta la rete su scala internazionale. «Vogliamo raccontare con la boutique una vera e propria Crystal Forest, la foresta incantata, con colori e materiali studiati dal famoso designer Tokujin Yoshioka», ha spiegato Michele Molon, managing director Swarovsky Cgb Italia. L’obiettivo del rinnovamento, che solo in Italia interessa 260 monomarca, è quello di creare spazi più esclusivi e rappresentativi del marchio.

Vodafone, al via il restyling dei negozi

Presto i negozi Vodafone di tutta Italia avranno un nuovo concept. L’iniziativa, che interessa circa 900 shop, vede protagonista la compagnia telefonica e la società LemaContract, della famiglia Meroni. Il progetto, disegnato da Vodafone Uk e declinato per l’Italia dall’architetto Davide Cumini e dal team di Iarchitects, mira a rendere più accogliente l’ingresso dei punti vendita e a migliorare l’esperienza di acquisto, lavorando su accorgimenti tecnologici, stilistici e architettonici. Lo spazio sarà quindi open, con linee semplici e ridotte. La parte più innovativa sarà il Top TenTable: un’area in cui i clienti potranno sperimentare i 10 prodotti più venduti del momento, oltre alle vetrine multimediali del servizio Smart Vodafone.

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newstecnologia Ncr, 10mila casse automatiche per Walmart

Nel corso del 2013 Ncr installerà 10mila casse self-service in oltre 1.200 punti vendita di Walmart negli Stati Uniti. La ragione è il crescente gradimento di queste soluzioni. Secondo una recente indagine in Usa (su un campione di 400 consumatori nei punti vendita) il 64% dei clienti di negozi alimentari che utilizzano casse automatiche e il 44% di coloro che optano per le casse tradizionali ritengono migliore il servizio offerto dalle catene retail dotate di selfcheckout. Intanto Ncr ha acquisito la società israeliana Retalix, specializzata in software per il retail, per 650 milioni di dollari. Il colosso di Duluth, Georgia, Stati Uniti, nell’agosto del 2011 aveva già sborsato 1,2 miliardi di dollari per Radiant Systems Inc., un produttore di chioschi e software per ristoranti e hotel.

Mobile payment: la corsa è partita

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La lepre ha davvero preso in spalla la tartaruga». È una delle immagini più evocative del quarto Osservatorio Nfc&Mobile Payment del Mip, la school of management del Politecnico di Milano, pubblicato il 21 febbraio scorso. Il titolo dello studio è altrettanto chiaro: “Mobile Payment: l’Italia s’è desta!”. Dopo aver sottolineato la grande vivacità che il settore attraversa a livello internazionale, l’indagine si concentra sui

pronti a diventare servizi commerciali nel 2013, ma soprattutto è stata consolidata la base infrastrutturale – 2,5 milioni di utenti con telefono Nfc e quasi 30.000 Pos che ci si attende divengano rispettivamente 6 milioni e 170.000 a fine 2013». Tre fatti del 2012 testimoniano più di altri che anche l’Italia è entrata nel vivo del fenomeno Mobile Payment: l’arricchimento dell’offerta commerciale, gli accordi di sistema tra i

numeri del mobile payment in Italia nel 2012: «Nel mobile remote payment & commerce – i pagamenti e gli acquisti via cellulare a distanza – continuano a crescere sia l’offerta sia il transato complessivo, che si avvicina alla soglia del miliardo di euro (900 milioni per l’esattezza), trainato dalla crescita a tripla cifra del mobile commerce (da 74 a 180 milioni). Nell’ambito del mobile proximity payment & commerce – i pagamenti e gli acquisti via cellulare in “prossimità” – sono stati attivati numerosi servizi, in fase sperimentale nel 2012 e

principali attori e la presa di posizione del governo sui pagamenti elettronici. Se questo è il presente, il futuro è molto più interessante. «In 4 anni da oggi, nel 2016 - si legge ancora - stimiamo un transato di mobile payment & commerce totale che potrebbe superare i 10 miliardi di euro all’anno – quasi 4 miliardi per il remote e un valore compreso tra 5 e 10 miliardi per il proximity». Per tornare all’anno appena passato, sul fronte del mobile payment sono partite numerose sperimentazioni di mobile proximity payment con tecnologia Nfc promosse dalle banche e dalle telco (Bnl YouPass, BperCard Mobile Payment, Enjoy Mobile Payments di UBI Banca, Move and Pay di Intesa Sanpaolo, Servizi Proximity di PosteMobile, Tim Wallet, Vodafone Smart Pass Nfc). Sono stati lanciati nuovi servizi di mobile remote payment promossi dagli esercenti (Auchan, Mondo Convenienza, Ataf, AMT Genova, Start Romagna, etc.) e nuove applicazioni e siti dedicati di mobile Commerce (Charta, Grimaldi Lines, Gucci, Libraccio, Prezzofelice.it). •

Limoni sceglie i software aKite

Enzo Andrini, coo di Limoni spa, e Wladimiro Bedin, presidente della Bedin Shop Systems srl, hanno siglato un accordo pluriennale per l’adozione presso tutti i 450 negozi di Limoni dei servizi software aKite. Si tratta di una “suite” di

“servizi Pos & in-store” per negozi e catene retail, progettata per sfruttare la piattaforma di cloud computing Microsoft Windows Azure. È un’applicazione aperta che consente l’integrazione dei Pos con sistemi quali l’Erp (enterprise resource planning), Crm (customer relationship management), e-commerce, ma anche web marketing e social network. Per Enrico Andrini il progetto è «fondamentale per supportare lo sviluppo e il riallineamento del business, con particolare riguardo ai complessi processi promozionali e di controllo dei risultati in tempo reale».

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Roadhouse, il pasto diventa hi-tech

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iventa più tecnologica e interattiva la permanenza all’interno delle steakhouse Roadhouse Grill (Gruppo Cremonini). La catena di casual dining ha avviato un progetto per creare all’interno dei locali dei corner attrezzati con display touchscreen, attraverso i quali i clienti potranno accedere a una serie di servizi web e applicazioni appositamente selezionate. La sperimentazione è partita all’interno del locale di Bergamo di via Roggia Guidana 1A, presso la Circonvallazione Paltriniano, da poco ristrutturato. Qui sono state installate sei postazioni SmartCorner dotate di

Movimentazione bagagli, Datalogic arriva in altri otto aeroporti L’azienda italiana Datalogic ha realizzato negli ultimi mesi diversi progetti per la movimentazione e il trattamento automatico dei bagagli in aeroporti di recente realizzazione, per un totale di 60 stazioni di identificazione automatica. Gli scali coinvolti sono quelli di Calcutta (India), Bogotà (Colombia), Lodz (Polonia) e Dubai (Eau). Commesse sono state inoltre ottenute per prossime realizzazioni a Gedda (Arabia Saudita), San Pietroburgo (Russia), Oman e Bangalore (India). Si tratta dei sistemi per la movimentazione dei bagagli Bhs (baggage handling system). Datalogic, che ha sede a Lippo di Calderara di Reno (Bologna) ed è guidata dall’ad Romano Volta, è stata pioniera di questa tipologia di soluzioni: ha infatti realizzato il primo sistema automatico di lettura delle etichette (Atr) poste sui bagagli nell’aeroporto milanese di Linate nel 1984. Oggi è attiva in oltre cento aeroporti.

un tablet Android da 10 pollici, che presto sarà sostituito da un monitor touch screen da 15 pollici. Questo pannello renderà disponibili i servizi, attraverso un’interfaccia user friendly, grazie alla piattaforma DesktopMate di Mobile Application Management, sviluppata da Softec Spa di Firenze. Tra i servizi a cui si può accedere ci sono social network (basta ricordarsi di fare il logout alla fine!), news su trasporti e meteo, intrattenimento audio e video, attualità e sport, comunicazione personale e giochi. L’istallazione degli SmartCorner proseguirà • anche nei nuovi locali.

Mobotix, nuovo software per l’analisi dei clienti

Capire quali scaffali di un negozio attirino di più il pubblico, quali stand di una fiera facciano soffermare più a lungo i visitatori o quali siano le aree più frequentate in un aeroporto in una data ora. Sono solo alcune delle informazioni

Ingenico compra Ogone e fa terno sui pagamenti elettronici

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no dei leader mondiali nei sistemi di pagamento elettronico, Ingenico, ha annunciato di aver raggiunto un accordo di massima con la società di private equity Summit Partners, per l’acquisizione di Ogone, azienda leader in Europa per i pagamenti online. Valore dell’operazione: 360 milioni di euro. «L’acquisizione di Ogone è fondamentale per Ingenico, che ha puntato la propria strategia di crescita verso una sempre maggior capacità di gestione di ogni tipologia di pagamento elettronico e si affianca all’acquisizione di Easycash e di Roamdata avvenute nel corso degli anni precedenti», ha commentato Philippe Lazare, ceo di Ingenico. Uno degli scopi dell’acquisizione è di sfruttare le complementarietà delle attività (online per Ogone, Pos e mobile per Ingenico), per avere più opportunità e, in numeri, un Ebitda maggiore di 20 milioni di euro entro il 2015. Ingenico, con sede centrale a Parigi, ha 4mila dipendenti ed è attiva in 125 Paesi con 20 milioni di terminal. Ogone, basata a Bruxelles, ha avuto nel 2012 un fatturato di 42 milioni di euro e 280 dipendenti. •

che può fornire il nuovo software MxAnalytics di Mobotix. Il programma si lega alla telecamera Hemispheric Q24M-Sec. Una delle particolarità del sistema è che i report generati (scaricati tramite interfaccia e-mail, web o MxControl-Center) vengono memorizzati automaticamente all’interno delle telecamere. Non è quindi necessario un pc o un server esterno per la registrazione e la rielaborazione delle immagini.

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International Burger King, il franchising migliora i conti

Ricavi nel quarto trimestre 2012 scesi del 30% per Burger King, ma utili netti saliti del 33,6%, da 88 a 117 milioni di dollari. Sono i primi effetti

(sperati) del grande piani di “refranchising” del marchio di Miami. Nel 2012 la società ha “refranchisizzato” 871 ristoranti di proprietà. Ora il conto è di 12.997 locali, di cui 15.579 in franchising e solo 418 di proprietà. Nel trimestre le vendite a parità di negozi sono cresciute del 2,7 per cento, grazie soprattutto al Nord America (+3,7%).

Turchia choc: a Istanbul il più grande aeroporto del mondo

Sei piste, una superficie del sedime di 77 milioni di mq lungo la costa del Mar Nero, una capacità prevista a regime di 150 milioni di passeggeri all’anno. Sono i numeri impressionanti del futuro aeroporto di Istanbul, destinato a sostituire l’attuale Ataturk (si veda r&f di marzo

L'aeroporto di Istanbul Ataturk 2012), 45 milioni di passeggeri, situato non lontano dal centro della megalopoli sul Bosforo. Costo previsto: 5,6 miliardi di dollari (oltre 4 miliardi di euro). L’annuncio dell’avvio del progetto è arrivato dal ministro dei trasporti della Truchia, Binali Yildrim. Sono previste quattro fasi, la prima delle quali sarà completata già nel 2017. È partita già a febbraio la gara internazionale per la ricerca del costruttore, che potrà anche gestire lo scalo per 25 anni.

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duty free world

By James Ross - London

Momentum builds at Nuance Nuance prende slancio Zurich-based The Nuance Group is on a roll right now. It has won important duty free tenders across the globe, been through a corporate rebranding – including a new and updated website – and has just announced a restructure of its management from April to include a global business development (BD) function. The restructure seemed inevitable given its recent string of new contracts. Tender wins in Mumbai and Bangalore airports in India give the company a firm footing in this fast-growing market. Nuance had already been trading successfully at Bangalore, but the new agreement extends its business there for five years from May, while winning the fashion and luxury concession at Mumbai will offer the retailer useful insights into the high-end shopping habits of Indian travellers – useful in many other locations in the world where Nuance operates. Closer to home, Nuance has also picked up concessions to operate duty free and duty paid shops at terminals in Burgas and Varna airports in Bulgaria and, more crucially, will start trading at St Petersburg Pulkovo Airport’s new terminal when it is completed next year. That contract marks the company’s first foray into the largely untapped Russian market. Part of Nuance’s winning formula is what president and ceo, Roberto Graziani, calls “our ‘glocal’ approach” which mixes the company’s global store model with a local or national culture. While this is not a new idea, airport authorities clearly like the way this concept is presented by Nuance. The new contracts – in markets that are all fast-emerging – should be a revenue boost for the company, but managing so much new business efficiently is one reason why the restructure and BD function is being put in place. The coordinating post of a global Chief Commercial Officer is new while BD will define the company’s geographical priorities and coordinate each region in achieving its growth objectives. Coupled with the group’s modern new branding unveiled in January, the changes point to a company that is not resting on its laurels but looking to capitalise quickly on its recent successes. Nuance looks like it is shaping up for a strong year ahead.

Il travel retailer con base a Zurigo The Nuance Group in questo momento sta andando a gonfie vele. Ha vinto delle gare importanti per vari duty free in giro per il globo, è passata attraverso un rinnovamento dell’immagine aziendale – che ha incluso un nuovo e aggiornato sito internet – e ha appena annunciato una ristrutturazione del suo management da aprile, per includere la funzione di sviluppo del business globale (BD, business development). La ristrutturazione è sembrata inevitabile data la recente serie di nuovi contratti. Le vittorie nelle gare negli aeroporti di Mumbai e Bangalore, in India, danno alla società una solida base in questo mercato a crescita accelerata. Nuance ha già operato con successo a Bangalore, ma il nuovo accordo estende il suo business nello scalo per cinque anni da maggio, mentre vincere la concessione per la moda e il lusso a Mumbai offrirà al retailer utili informazioni sulle abitudini di acquisto dei viaggiatori indiani – utili in molti altri luoghi nel mondo dove Nuance opera. Più vicino a casa, Nuance ha anche saputo cogliere concessioni per gestire i negozi duty free e duty paid nei terminal degli aeroporti di Burgas e Varna, in Bulgaria e, cosa più cruciale, comincerà a operare nel nuovo terminal dell’aeroporto Pulkovo di San Pietroburgo, quando sarà completato, il prossimo anno. Il contratto segna la prima incursione nel mercato russo, di gran lunga non ancora sfruttato. Parte della formula vincente di Nuanche è ciò che il presidente e ad, Roberto Graziani, chiama «il nostro approccio “glocale”, che mescola il modello globale di negozio della società con la cultura locale o nazionale. Sebbene questa non sia un’idea nuova, le autorità aeroportuali apprezzano chiaramente il modo in cui questo concetto è presentato da Nuance». I nuovi contratti – in mercati tutti velocemente emergenti – dovrebbero rappresentare una spinta per i ricavi della società, ma maneggiare efficientemente un business tanto nuovo è una delle ragioni per cui la ristrutturazione e la funzione BD sono state messe in atto. Il ruolo di coordinamento di un direttore commerciale globale è nuovo, mentre la funzione BD ridefinirà le priorità geografiche della società e coordinerà ogni regione per ottenere gli obiettivi di crescita. Accoppiati alla nuova e moderna immagine del gruppo svelata a gennaio, i cambiamenti mostrano una società che non sta riposando sugli allori ma cercando di capitalizzare velocemente i sui recenti successi. Sembra che Nuance stia davvero preparandosi a un forte anno venturo.


Ad Abu Dhabi si presenta la Galleria del lusso

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rende forma l’ambiziosissimo progetto del Sowwah Central, un mall da record nell’isola di Al Maryah, nell’emirato di Abu Dhabi. Il prossimo agosto aprirà la prima parte del progetto: The Galleria, un centro commerciale dedicato al luxury shopping e alla ristorazione da 51mila metri quadrati. Negli scorsi mesi erano stati resi noti i primi nomi dei marchi coinvolti: Louis Vuitton, Cartier, Prada, Gucci e Bulgari. A febbraio sono ne sono stati annunciati altri 48 (tra cui Dior, Burberry, Ralph Laurent, Miu Miu e gli italiani Moschino e Pomellato). Ben 25 i locali f&b, tra cui un Armani Café. La commercializzazione è già al 100%, ha fatto sapere lo sviluppatore, la Gulf Related, joint venture tra una società americana (Related Companies, che ha alle spalle iniziative a destinazione mista come il Time Warner Center di New York) e Gulf Capital, fondo di Abu Dhabi. I due soggetti sono impegnati nel ben più ambizioso Sowwah Central. Sarà un enorme mall da 214mila mq, che rappresenterà il fulcro dell’isola Al Maryah. A sua volta sarà collegato a un complesso edilizio (che comprenderà anche la Borsa) da 1,5 milioni di metri quadrati. Combinati, The Galleria e il Sowwah Central avranno più di 500 tra negozi, ristoranti e locali per il divertimento. Ci saranno due department store da 20mila mq ciascuno e 80 punti di ristorazione, tra cui uno panoramico all’aperto sul soffitto. Il complesso prevede anche due torri da 37mila mq ciascuna, una dedicata a un hotel a 5 stelle e l’altra a residenze di lusso.

Usa: Supervalu vende 877 negozi per 3,3 miliardi di dollari

Maxi passaggio di proprietà nel retail statunitense. Con un accordo dal valore di 3,3 miliardi di dollari (2,4 miliardi di euro), il gruppo Supervalu di Minneapolis, gravato dai debiti, ha venduto una serie di catene, per un totale di 877 negozi. Si tratta delle insegne Albertsons, Acme, Jewel-Osco, Shaw’s (nella foto) e Star Market, e delle farmacie in-store Osco e Sav-on. A comprare è stato un gruppo di investitori, tra cui gli immobiliaristi Kimco Realty, e guidato dalla società di private equity Cerberus Capital Management. Per capire il livello di indebitamento, gli acquirenti stanno pagando 100 milioni di dollari in contanti e assumendo 3,2 miliardi di dollari del debito. Kimco e Cerberus avevano già unito le forze per acquistare 655 negozi Albertsons nel 2006. L’accordo lascia a Supervalu l’attività di distribuzione alimentare all’ingrosso, la catena da 1.300 store Save-A-Lot e le insegne di supermercati Cub, Farm Fresh, Shoppers, Shop ‘n Save e Hornbacher.

A Dufry i negozi ufficiali dei Mondiali brasiliani

La divisione di Dufry Group dedicata allo sport ha siglato un accordo per gestire i negozi ufficiali di merchandising per i Mondiali di calcio del Brasile del 2014, oltre che della Confederation Cup di San Paolo nel 2013. L’accordo è stato firmato con Globo Marcas, il “master licensee” degli eventi. Dufry Sports gestirà quindi i punti vendita dedicati sia negli aeroporti internazionali brasiliani sia quelli ufficiali nelle città che ospiteranno le partite. Dufry è attiva in Brasile nel mondo dello sport fin dal 2007, quando fu responsabile di 72 negozi per la vendita di prodotti legati ai giochi Panamericani di Rio.

In gara tutti i parcheggi degli aeroporti spagnoli

Dopo i tre maxi-lotti per i duty free, vinti da Wdfg, la società di gestione di tutti gli aeroporti spagnoli, Aena, sta per bandire una nuova gara, relativa ai parcheggi. Ci saranno due lotti, per un totale di 32 aeroporti: il primo per gli aeroporti del Nord e Ovest (tra cui Madrid, Siviglia e quelli delle Canarie) e il secondo per quelli del Sud ed Est, tra cui Barcellona e Ibiza. Il business dei parcheggi ha generato ricavi nel 2012 per 91 milioni di euro. I due lotti prevederanno un’offerta minima di 102 milioni di euro, per cinque anni di concessione. Aena ha specificato che uno degli scopi è rendere omogeneo ed efficiente il servizio parking, oltre che ridurre i costi e aumentare i ricavi.

Virgin Atlantic diventa una galleria d’arte in volo

Innovativo servizio di vendite on board per Virgin Atlantic: per tutto il mese di febbraio sono state vendute sulla rotta Londra-New York le opere dell’artista britannico Ben Eire. Prezzo dei quadri (che riflettono lo stile avventuroso del fondatore di Virgin, Richard Branson): tra 2.500 e 15mila sterline.

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International la casa dell’A380 si svela a Dubai

L’hanno chiamato “The home of the A380”, perché tutti i suoi 20 gate sono in grado di accogliere gli Airbus a due piani. È il nuovo Concourse A del terminal 3 dell’aeroporto internazionale di Dubai. Si estende per un’area complessiva di 528mila mq distribuiti su 11 livelli e sarà riservato ai voli di Emirates, come tutto il T3. Tale terminal, va ricordato, è il più grande edificio al mondo per “floor space”, pari a oltre 1,7 milioni di metri quadrati. Il Concourse A è collegato con il T3 da una navetta ferroviaria. La capacità dell’aeroporto sale da 60 a 75 milioni di passeggeri; nel 2018 arriverà fino a 90 milioni. Tra le caratteristiche: le lounge sono le più grandi del mondo, con spa, cucine, sale conferenze, business center, aree per il divertimento e per i bambini. Numerosi i marchi presenti del food&beverage: tra questi la grande Heineken Lounge, Carluccio’s, il Moet & Chandon Champagne Bar, Starbucks, Costa e McDonald’s.

Puma e H&M, utili in ribasso

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uarto trimestre 2012 critico per Puma, almeno in Europa. L’utile netto dell’azienda tedesca di sportswear è sceso del 69,5%, a 70,2 milioni di euro, affossato dai cattivi risultati in Europa. Sono invece state positive le performance in Asia e Nord America, tanto che le vendite totali sono cresciute dell’11,7%, a quota 804,7 milioni di euro, grazie soprattutto agli accessori. Nell’intero anno i ricavi sono stati di 3,27 miliardi di dollari, +8,7 per cento. Nel 2013 saranno chiusi 90 negozi,

McArthurGlen, sarà in Provenza il terzo outlet francese

Con il rilascio delle autorizzazioni prende corpo il terzo outlet di McArthurGlen in Francia, dopo quello di Troyes inaugurato nel 1995 e quello di Roubaix nel 1999, nonché il 23° del Gruppo inglese nel mondo. La Commission Nationale d’Aménagement Commerciale (Cnac), hanno espresso parere positivo per una gla di 26mila mq nella regione turistica Provenza-Alpi-Costa Azzurra. Il McArthurGlen Designer Outlet Provence comprenderà circa 120 negozi, tra cui alcuni dei nomi dell’alta moda e del lusso. La collocazione nella città di Miramas gli permetterà di raggiungere consumatori sino a 45 minuti, da Aix-en-Provence, e a 50 minuti, da Marsiglia, ma sopratutto di intercettare i flussi di residenti e di turisti provenienti dai vicini raccordi con le autostrade A8, A7 e A54, che

collegano Marsiglia a Nizza, Lione, Avignone e Nîmes. La previsione annuale di visitatori si attesta a 2,5 milioni di persone.

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soprattutto nei Paesi consolidati. Con quelli aperti altri in quelli emergenti, il conto totale passerà da 590 a 540 punti vendita. Anche H&M ha visto una lieve diminuzione degli utili anteimposte: da 6,8 a 6,6 milioni di corone (780 milioni di euro) da settembre a novembre 2012. Il motivo in questo caso sono i grandi investimenti per l’online, per i nuovi negozi (anche per inseguire Zara) e il lancio della nuova insegna premium “& Other Stories”. •

Chicago O’Hare: non solo food, arrivano 13 negozi

Godiva, 50 negozi in Cina nel 2013

È una delle icone del cioccolato belga nel mondo (anche se la proprietà è della turca Yildiz Holding), oltre che uno dei marchi protagonisti del travel retail internazionale. Ora Godiva ha annunciato la sua svolta asiatica: entro il 2013 intende aprire 50 punti vendita in Cina, con l’obiettivo di arrivare a 100 negozi negli anni successivi e di puntare allo stesso tempo sull’e-commerce. Attualmente, secondo quanto detto dal ceo di Godiva Jim Goldman a Bloomberg, la Cina rappresenta solo il 5% dei ricavi del brand, ma è il Paese che cresce più velocemente.

Come riportato negli scorsi mesi da r&f, l’aeroporto di Chicago O’Hare, terzo al mondo per passeggeri, sta aggiungendo all’offerta food, sin qui dominante (come nella maggior parte degli aeroporti statunitensi) quella non food. Il Chicago City Council ha confermato a metà febbraio che sono stati siglati accordi per l’apertura di 13 negozi. Tra i nomi ci sono quelli di Brooks Brothers (camicie), Montblanc Boutique (penne e accessori), Erwin Pearl (gioielli). Tra gli altri, si segnalano due locali dedicati al benessere: la “Terminal Gateway Spa” (manicure e massaggi) e “Minute Suites”, una sorta di lounge dove rilassarsi o lavorare. Lo spazio delle concessioni (che assicureranno un minimo garantito di 5,6 milioni di dollari annui, con fee tra il 12 e il 19%) è di 1.230 mq, di cui 720 mq di nuovo spazio e il resto in sostituzione di attività precedenti.

Europa amara per gategroup

Crescono i ricavi di gategroup, ma solo grazie ai Paesi emergenti. Il grande operatore di catering ha chiuso con un fatturato in salita dell’11%, a quota 2.993 milioni di franchi svizzeri (2.425 milioni di euro). È invece sceso l’Ebita, da 201 a 170,8 milioni di franchi (138 milioni di euro). La società ha commentato: «mentre il resto del business globale ha mostrato crescita e risultati solidi, questo non è stato sufficiente per compensare i deboli risultati nel comparto European Airline Solutions, che rappresenta circa il 40% dei ricavi del gruppo». La stessa fotografia è attesa per il 2013. Intanto sono stati annunciate riduzioni di costi nel Vecchio Continente per circa 18 milioni di euro.



Vetrina Rv Roncato, più creatività con i trolley Uno SL

Con Stiga la cura del verde è davvero “green”

La novità di casa Stiga offre tre funzioni in un unico apparecchio: soffiatore, aspiratore e trituratore. Dotato di alimentazione a corrente, il soffiatore SBL 2600 del brand GGP permette inoltre di lavorare in giardino con energia pulita, a zero emissioni, e soprattutto con la massima facilità e maneggevolezza.

Da Sony: soluzioni digital signage con tecnologia HTML5

A Ise 2013 Sony ha introdotto una soluzione cost-effective di digital signage per i display Bravia, che sfrutta la tecnologia browser HTML5 per mostrare contenuti ricchi di funzionalità senza l'utilizzo di un set-top box. Questa tecnologia sarà disponibile con la prossima gamma di display professionali Bravia in primavera/estate.

Leggerezza, funzionalità e ricerca dei materiali più efficienti, ma anche sicurezza, dimensioni e sostenibilità sono i must di Rv Roncato, che tra le ultime novità presenta i trolley Uno SL. Questi, contraddistinti da un tocco creativo, presentano le grafiche artistiche e le immagini più colorate e intriganti del momento.

La firma di Fratelli Oserso anche su kiwi e mele

Fratelli Orsero amplia la propria gamma con i kiwi e le mele. Le mele Golden F.lli Orsero saranno disponibili per tutto l’anno, mentre le mele Deliziose e i kiwi F.lli Orsero da ottobre ad aprile. Il prodotto sarà distribuito in Italia da Gruppo GF, attraverso la società Fruttital Srl, le propri filiali e i propri clienti.

Belfine: ecco le delizie al cioccolato per Pasqua

Per Pasqua non possono mancare i Coniglietti di cioccolato al latte e gli Agnellini di cioccolato bianco o al latte della società belga Belfine. I prodotti dell’azienda specializzata nella produzione di leccalecca di cioccolato, importati da Eurofood, sono realizzati con il 100% di burro di cacao e senza grassi vegetali.

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Funzionalità multi-canale avanzate con Point-of-Service di Fujitsu

Svelati i dettagli sulla nuova soluzione Point-of-Service integrata di Fujitsu, che consentirà ai retailer di accedere alla customer experience multicanale direttamente dal negozio. L'attuale soluzione PoS, il software GlobalSTORE, è già un sistema completo e customizzabile per back-office e gestione del contante.


Dyson Airblade Tap: lava e asciuga in un’unica soluzione

By Honeywell, lo smartphone su misura di retail

L’asciugamani Dyson Airblade Tap lava e asciuga le mani senza che ci si debba allontanare dal lavandino. Sensori a infrarossi localizzano le mani e azionano l’erogazione dell’acqua. Poi un circuito integrato attiva il più recente motore digitale Dyson in grado di generare due lame d’aria, che fuoriescono a 690 Km/h.

Da Orion Diagnostica le nuove etichette autoadesive

Orion Clean Card Pro è la pratica soluzione usa e getta per la rilevazione delle proteine sulle superfici negli ambienti dove si preparano e si imballano i prodotti alimentari. L'ultima innovazione ottenuta tramite le etichette autoadesive è sviluppata dalla finlandese Orion Diagnostica, insieme a Auraprint Oy e il VTT.

Lo smartphone ibrido Dolphin 70e Black di Honeywell è in grado di fare scansioni, di accedere a Internet e acquisire dati, di resistere a cadute, polvere e al contatto con l'acqua. Il design è rinforzato, la batteria dura 12 ore e dispone di lettore areaimaging di livello enterprise per la scansione dei codici a barre.

Formaggi confezionati: Dalter punta su Campirossi

Vaschette tonde, da 60 a 120 gr, sacchetti di grattugiato da 100 gr, bustine monodose da 20 gr di Parmigiano Reggiano e grattugie ricaricabili fanno parte della gamma di pack a marchio Campirossi, prodotta da Dalter Alimentari, disponibile in Italia per il normal trade e per la grande distribuzione.

Qualità mozzafiato per i nuovi sistemi Hi-Fi wireless Panasonic

Diffusione a tre vie, un tweeter di qualità superiore e la tecnologia Full Digital Amplifier System. Queste le caratteristiche dei nuovi modelli della serie PMX di Panasonic, SC-PMX9 e SC-PMX7, che offrono eccellenti prestazioni audio. Il PMX9 è anche compatibile con diverse tecnologie di streaming wireless.

Rossi&Rossi presenta in Italia Domaine de Canton

Sempre attento alle particolarità da introdurre in Italia, Rossi&Rossi presenta il liquore allo zenzero Domaine de Canton. Prodotto vicino alla regione del cognac, questo liquore unisce la tradizione orientale ai più raffinati distillati francesi e viene proposto in una bottiglia satinata che evoca le lanterne orientali.

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La foto

Roma Tiburtina, ora di punta Stazione Alta VelocitĂ di una Capitale europea? Ebbene sĂŹ

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La pulce nell’orecchio

di Simone Filippetti

Alitalia,

il salvataggio che copre d’oro Fantozzi e i consulenti

Q

uanto è costato il salvataggio, peraltro fallimentare, dell’Alitalia? Tanto, troppo, e tutto a carico dei contribuenti italiani. Che hanno pagato per niente, visto che nessuno dei nodi dell’Alitalia è stato risolto. Ma, beffa del destino, ora i tartassati cittadini italiani si trovano adesso non una, ma due compagnie traballanti. C’era una volta la compagnia di bandiera, vanto del Paese con quella livrea tricolore. Poi, schiacciata dai debiti, fu costretta ad alzare bandiera bianca. All’epoca Romano Prodi provò a maritare Alitalia con la più solida ed efficiente Air France. I francesi sbavavano dietro alla compagnia italiana, che significava mettere le mani su Roma, una delle mete del turismo mondiale con 26 milioni di passeggeri. Era una buona idea, a costo zero. Bisognava, però, rinunciare al tricolore: l’azienda sarebbe finita in mani francesi. Il governo Prodi cadde e Berlusconi, abile demagogo qual è, in campagna elettorale agitò la bandiera dell’italianità. Bandiera sbiadita, ma che nel Paese ha sempre molti seguaci. Mai l’Alitalia ai francesi. E così fu: Alitalia fu divisa in due. Ai patrioti, decine di

imprenditori accorsi al capezzale, la parte buona (perché sia mai che gli imprenditori in questo Paese si assumano dei rischi veri); lo Stato si fece carico dei debiti. E di quest’altra Alitalia, chiamata “bad company” (un nome un programma), dove è finita tutta la “monnezza” dei bilanci Alitalia. Da scaricare sul Paese perché la bad company è ancora tutta in mano allo Stato. E quindi pagata coi soldi della gente. Fare gli imprenditori ricevendo dallo Stato un’azienda “pulita” non è grande fatica. Soprattutto poi se il conto lo pagano i contribuenti. Già all’epoca della cordata tricolore fu messo un balzello iniquo. Ogni biglietto emesso aveva una maggiorazione di 6 euro che doveva servire a “finanziare” il salvataggio. E fin qui ci si potrebbe almeno consolare con l’osservazione che almeno il mini-salasso cadeva solo su chi prendeva l’aereo e non sulle famiglie o i pensionati. Solo che ancora non si sapeva quanto sarebbe costata la bad company. Ma adesso è venuto fuori anche il conto di Augusto Fantozzi, ex ministro e tributarista di fama, chiamato a liquidare la bad company. Ed è roba da capogiro. Per

Mercati in fiera NOME MIPIM PROMOTION EXPO RETAIL SENZA FRONTIERE 2013 FRANCHISE EXPO PARIS ICSC RETAIL CONNECTIONS VINITALY BUSINESS RETAIL IN CHINA WORLD TRAVEL CATERING & ONBOARD SERVICES EXPO PASSENGER TERMINAL EXPO 2013 ICSC EUROPEAN CONFERENCE EUROPEAN MARKETING CONFERENCE TUTTOFOOD DIGITAL SIGNAGE & VISUAL COMMUNICATION FORUM 2013 RETAIL BUSINESS FORUM

72 retail&food - marzo 2013

COSA

tre anni di lavoro si è fatto pagare dallo stato 6,2 milioni di euro. Significa uno stipendio di 2 milioni all’anno. Eppure devono essere sembrati troppo pochi a Fantozzi (che col più famoso ragioniere ha poco a che spartire) visto che ha chiesto al ministro Corrado Passera pure un’integrazione: altri 3 milioni di euro. Fanno oltre 9 milioni per oltre 10mila giorni di lavoro, retribuiti a 900 euro per ogni giorno, festivi inclusi. Non male. Non bastasse, altri 13 milioni di parcelle sono andate a vari studi professionali legati allo stesso Fantozzi. Pensate sia finita? Nemmeno per sogno. In tutto la gestione della vecchia Alitalia da parte dei cosiddetti “professionisti” è ammontata a 35 milioni di euro spesi in consulenze. Mentre 35mila creditori aspettano ancora di essere liquidati (manca da un anno e mezzo il piano di riparto): è come se per ogni creditore la vecchia Alitalia abbia speso mille euro senza nemmeno aver risolto la questione. C’è da dire che l’uomo ha anche provato

a difendersi: in una intervista alla stampa ha detto di essere persino “stupito” delle critiche che lo hanno sommerso quando si è saputo di queste cifre da capogiro. Non è vero che il suo stipendio è stato di 6 milioni ma di 5,68 milioni di cui 2,7 a un altro fiscalista. Fantozzi ha guadagnato solo 3 milioni. Bontà sua. Fosse servito a qualcosa: mentre la vecchia Alitalia si fa pagare a peso d’oro, la nuova fatica a decollare. Il salvataggio della compagnia di bandiera, che poi di bandiera non lo è più, è stato tutto scaricato sulla collettività. Senza peraltro alcun beneficio collettivo perché anche la nuova Alitalia perde soldi, tanti, e non crea nuova occupazione o nuovo lavoro. Ma anzi vorrebbe licenziare ed ha disperato bisogno di un partner. I capitani coraggiosi non vedono l’ora di uscire. Sei anni dopo chissà se quegli stessi contribuenti che inneggiavano a un’Alitalia in mano italiana, sarebbero dello stesso parere. •

CALENDARIO MARZO 2013 - MAGGIO 2013 DOVE

QUANDO

WEB

Real estate Cannes 12-15/03 www.mipim.com Comunic. e marketing Milano 13-15/03 www.promotionexpo.it Convegno retail Milano 20/3 www.kikilab.it/eventi Franchising Parigi 24-27/03 www.franchiseparis.com Shopping centre leasing Londra 27/03 www.icsc.org Vino e Distillati Verona 7-10/04 www.vinitaly.com Retail Milano 8/04 www.retailfood.it Catering Amburgo 9-11/04 www.worldtravelcateringexpo.com and onboard services Airport Ginevra 9-11/04 www.passengerterminal-expo.com Retail real estate Stoccolma 17-18/04 www.icsc.org Marketing Londra 13-15/05 www.icsc.org Food Milano 19-22/05 www.tuttofood.it Digital signage 21/05 www.iir-italy.it & visual communication Milano Retail Gubbio 23-24/05 www.richmonditalia.it




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