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Leggere ai defunti può cambiare il mondo
from Artemedica n.11
Leggere ai defunti può cambiare il mondo La guarigione di un suicidio
di Judith Krischik tratto da Info3
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Richard, il figlio di Doré Deverell, si è ucciso nel 1982. Doré si è proposta di aiutarlo a uscire dal suo isolamento di suicida e a penetrare nel mondo spirituale. Nel suo libro Light Beyond The Darkness descrive come egli si sia sviluppato penetrando in una sfera piena di luce in cui regna la pace e come poi abbia percepito che si è reincarnato in sua prossimità.
Siamo appena entrati nel suo appartamento di Fair Oaks in California e Doré Deverell decide di mostrarmi le foto della sua famiglia. Non appena solleva l’album dal basso tavolino del suo soggiorno e lo apre ne casca fuori la foto di una ragazzina di circa sei anni. La rialza in fretta e la infila tra le ultime pagine dell’album. “Questa è qualcun altro” dice un po’ imbarazzata e passa subito a presentarmi la sua famiglia. Mi basta un momento per capire; la mia involontaria scoperta mi dispiace quasi. Quella è Maria, come la chiama Doré Deverell nel suo libro, convinta che sia il suo defunto figlio Richard. Doré Deverell e Richard sono stati intimamente legati per tutta la vita, forse anche troppo intimamente, infatti si sono resi la vita reciprocamente proprio difficile. Il figlio maggiore di Doré presentava già da piccolo i tratti dell’autismo, si ritirava in se stesso, non aveva amici e rivelò ben presto capacità di pensiero adulte, intellettuali. A 15 anni ebbe il primo attacco epilettico. Il suo talento di musicista e compositore, sostenuto dalla madre, fu brutalmente soffocato dagli psicofarmaci che da quel momento dovette prendere sino alla morte. Quegli attacchi lo isolarono ulteriormente. Dopo aver finito a fatica gli studi non trovò lavoro e visse col minimo esistenziale passato dalla pensione sociale. I legami con la famiglia si spezzarono ed egli cadde sempre più in basso. Nel luglio del 1982, all’età di 36 anni, si annegò nel Lake Washington. Né i genitori, né il fratello o la sorella avevano compreso quanto alla fine si era allontanato da loro. Doré Deverell, in quegli anni, combatteva per la propria vita. La sua infanzia infelice, la sua incapacità ad aiutare Richard, il suo matrimonio ormai impossibile da salvare l’avevano condotta vicino alla morte. Era alcolizzata e malata di cancro. Quando, agli inizi degli anni ‘70, suo marito la lascia, lei prende la propria vita nelle sue mani. Guarisce il suo corpo con la medicina olistica e una dieta speciale; quello è l’argomento del suo primo libro. Inizia a frequentare la Anonimi Alcolisti. La ripresa ricerca spirituale la conduce nell’ambiente New Age di Los Angeles, dove inizia a tenere conferenze e seminari per narrare l’esperienza della propria guarigione. Sono soprattutto la psicosintesi di Roberto Assagioli e il rebirthing a schiuderle nuove strade. All’inizio degli anni ‘80 va a trovare Babaji in India. “Pensavo di aver trovato qualcuno che mi dicesse quello che dovevo fare. Ma accadde esattamente il contrario. Nelle due settimane che trascorsi là, Babaji recise i legami che auspicavo stabilire con lui e con l’oriente. Al mio ritorno in California avevo il cuore spezzato. Per mesi fui un relitto. Solo due anni dopo incontrai l’antroposofia, proprio grazie a Richard e al suo suicidio”.
Si può modificare il karma Nonostante avesse vinto l’alcolismo e il cancro, Doré non riuscì a coinvolgere nella propria evoluzione suo figlio, che da tempo viveva da solo. I suoi tentativi di liberarlo dalla dipendenza dai farmaci e di portarlo a seguire una terapia alternativa per l’epilessia fallirono. Quando Richard si annegò anche la situazione esistenziale di Doré peggiorò. “Poiché non si riusciva a trovare il cadavere di Richard chiesi aiuto a una veggente mia amica. Mi disse che riusciva a vederlo nel momento della morte. Non riusciva più ad andare avanti. Aveva alzato lo sguardo e detto ‘Perdonami’. Mi disse pure che in quel momento gli era stato accanto un angelo”. Dopo la morte di Richard, Doré si ripromise di investire il denaro ereditato dal padre defunto per persone come Richard. Scrive: “Non riuscivo a sopportare di dover credere che la vita di Richard restasse priva di significato. (…) Durante una meditazione mattutina gridai al mondo spirituale: ‘Cosa vuoi da me?’ E la risposta arrivò attraverso una dolce voce: ‘Forse potresti aiutare ad educare i bambini’.” Pochi giorni dopo si recò al Rudolf Steiner College nel nord della California, a Fair Oaks, come consigliatole da un’amica. Là per la prima volta sentì parlare della lettura ai defunti. Iniziò subito a farla. Per sette anni lesse brani dei testi di Rudolf Steiner al suo defunto figlio Richard. Per fargli piacere iniziò con le conferenze di Steiner sulla musica.
“Credo che leggendo ai defunti si possa cambiare il mondo. Questa è la mia opinione, sulla quale si fonda tutto il mio libro. L’esperienza mi ha dimostrato che si può modificare il karma. Leggere per
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Richard e, successivamente, anche per altri defunti è una libera attività. Io la definisco il karma del Sole, al quale si contrappone il karma della Luna che deve realizzarsi di necessità. Sono stupefatta per la gran differenza che intercorre tra i rapporti che abbiamo avuto per legame familiare e la relazione spirituale stabilita successivamente. È qualcosa di completamente diverso. Negli ultimi anni, mentre scrivevo il libro, ho iniziato a considerare Richard in modo del tutto differente. Prima ero talmente cieca. Lui non si lamentava mai, si limitava a tirare avanti e avanti finché non ce l’ha fatta più. Ma era sempre alla ricerca di risposte. Quando, dopo la sua morte, ho iniziato a leggere per lui, l’ha letteralmente assorbito in sé. Io mi sento molto attratta da quel-la individualità”.
Cosa intende dire, nel libro, quando afferma che, alla fine, l’individualità di Maria/Richard le è stata di maggior aiuto di quanto lo sia stata lei per loro?
Beh, un tempo io non sopportavo di stare con persone che in qualche modo non stavano bene. Quando qualcuno aveva un attacco in mia presenza in seguito lo evitavo. Per affrontare tutta quella sofferen-za con Richard ho dovuto cambiare completamente. Senza di lui non sarei arrivata al punto in cui sono. Credo che avrei avuto bisogno di sei vite. Io mi sentivo talmente colpevole quando lui era ancora vivo. Scoprire finalmente quello che potevo fare per lui, per me è stata una liberazione.
Come ha saputo dell’evoluzione di Richard
scoprire finalmente quello che potevo fare per lui, per me è stata una liberazione era una consapevolezza intuitiva, simile a quella che ho avuto entrando per la prima volta al Rudolf Steiner College e ho subito saputo di farne parte i defunti sono affamati, qualsiasi argomento spirituale è cibo per loro
nel mondo del dopo-morte? Come era il vostro contatto reciproco?
Richard mi appariva nei sogni, quelli che precedono immediatamente il risveglio. Credo che i defunti ci appaiano nei sogni perché non siamo sufficientemente sensibili da percepirli consapevolmente.
Come ha imparato a prestare attenzione ai sogni? Durante la mia attività di consulente a Los Angeles mi avvalevo anche dei sogni. Ritengo, tuttavia, che fosse il mondo spirituale a volere entrare in contatto con me a quel modo. I sogni in cui mi appariva Richard non li ho neppure definiti sogni in senso stretto, ma messaggi. Sapevo semplicemente che avevano un significato e li annotavo. Era una consapevolezza intuitiva, simile a quella che ho avuto entrando per la prima volta al Rudolf Steiner College e ho subito saputo di farne parte.
Ha iniziato allora a portare determinate domande nel sonno? No, forse lo facevo inconsciamente. Intendo dire che stavo appena iniziando a conoscere l’antroposofia. Mi esercito a farlo oggi, ma non sono ancora brava a porre domande la sera e a ottenere la risposta l’indomani.
A volte però Richard le appariva anche di giorno, come faceva a percepirlo? Con la sensibilità. Lo sentivo attorno a me e per lo più accadeva quando era agitato. Una volta gli chiesi se l’avrei incontrato morendo. All’epoca stavo molto male. Avevo grossi problemi cardiocircolatori. Pensavo di stare per morire. Di colpo sentii la sua presenza ovunque attorno a me. Era molto agitato e disse: “No, no, no. Ora non puoi andartene. Non ce la faccio ancora da solo; non ho ancora luce a sufficienza. E questo vale anche per te, anche tu non hai abbastanza luce per te stessa se te ne vai ora”.
Come ha superato quel momento?
Ho chiamato un sacerdote della Comunità dei Cristiani. Gli ho raccontato che avevo iniziato a pregare per i suicidi. All’epoca avevo anche “aperto” a tutti i suicidi il gruppo a cui leggevo e per cui pregavo. Egli mi disse subito che poteva essere pericoloso, anche per la mia salute. Disse che dovevo proteggermi per impedire a influenze malefiche di avvicinarmisi. A volte l’energia dei defunti e dei suicidi viene afferrata e sfruttata da entità malefiche. Da allora, prima di leggere, prego sempre Cristo di proteggermi. Ho anche ridotto il gruppo. Oggi leggo per circa 25 defunti che mi immagino, uno per uno, prima di iniziare.
Oltre a Richard, hanno preso contatto con lei anche altri defunti? No, l’unico che sentivo era Richard. Solo quando è morta mia sorella e ho iniziato a leggere anche per lei, circa un anno dopo ho sognato che mi portava un giovanotto con cui ero stata fidanzata da ragazza e che poi non avevo sposato. Mi disse: “Lo porto con me a mangiare perché è affamato”. Prima non avevo mai pensato di includerlo nel mio gruppo. Era completamente scomparso dalla mia coscienza. La storia risaliva a quasi cinquant’anni prima. Rudolf Steiner afferma che i defunti sono affamati, qualsiasi argomento spirituale è cibo per loro. Ecco perché lo portò con sé a mangiare.
Oggi Doré rivolge la sua attenzione soprattutto sulla sua defunta nuora, sua sorella e suo marito. Non legge più per Richard/Maria. Al termine del suo libro scrive in merito: “Sono sicura di fare esattamente ciò che le anime mi hanno pregata di fare. Richard non ha, infatti, più nessun contatto con me da quando gli ho garantito il mio sostegno poco dopo la nascita di Maria. Non ho neppure più sognato che Maria avesse bisogno del mio aiuto. Se ci sarà bisogno di ulteriore aiuto da parte mia lo saprò”.
Doré preferisce non parlare di Maria e dei suoi genitori. Le sta molto a cuore che la ragazzina scopra un giorno da sola il suo precedente destino. Oggi la famiglia amica vive in un altro stato degli Usa e tra di loro ci sono ottimi rapporti. “Credo che la bimba un giorno ricorderà il suo suicidio, che cosa significhi uccidersi e ne parlerà e scriverà. Posso sbagliarmi, ma questo è ciò che penso. Ammiro quest’anima che ha avuto il coraggio di reincarnarsi dopo così poco tempo. È stata una libera azione di Richard”.
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