Ottagono, February 2013

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DESIGN architecture magazine

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i - e 10,00 GB - e 16,50 NL - e 17,50 D - e 18,00 F - e 17,00 E - e 12,00 P - e 12,00 USA - US$ 21,95 Br - BRL 55,00 HK - HK$ 140,00

257 febbraio/february 2013

Italia

imprese coraggiose

Compositori Comunicazione s.r.l. - Mensile - Anno XLVIII - ISSN 0391-7487 - Poste Italiane spa - Spedizione in a. p. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1 LO/MI

italy: brave business

02 / 2013

full text in english

esperimento legno The wood experiment // autoproduzione Self-production // interieur 2012 // paesaggi sonori Soundscapes // restauro ed eventi traumatici destructive events and restoration produzione: speciale caldo/freddo // Production: special-heating/cooling


FOTO DI SIMONE ANZINI

42 / FOCUS ON

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FOCUS ON / 43

IL LASER E LA MANO BY LASER AND BY HAND Elena Franzoia

Ritorna all’artigianato l’innovazione made in Italy. Nel caso di De Castelli associando tecnologie ipermoderne a finiture esclusive, per donare al metallo nuove prospettive / Made-in-Italy innovation revives hand crafting. In the case of De Castelli cutting-edge technologies are combined with exclusive finishes to open up new perspectives for metal

Albino Celato fonda De Castelli nel 2003 a Cornuda, nel Trevigiano, alle estreme propaggini di quella montagna veneta che poco più su, nel Bellunese, vanta un’antica e prestigiosa storia di proto-distretto produttivo specializzato nel settore metallifero. Celato sceglie dunque un materiale inusuale nel mondo dell’arredo – il metallo, soprattutto ferro – ma ben radicato nella tradizione locale. Lo svecchia da pregiudizi cimiteriali e cliché decorativi, allontanandolo dalla tradizione della forgiatura per interpretarne il potenziale di versatilità e innovazione necessario ad accostarsi a trend ed esigenze della contemporaneità. Senza rinnegare una tradizione familiare che vanta tre generazioni di fabbri e maestri artigiani, Celato imbocca una strada differente, affrontando in toto la scala del progetto – numerosi sono i contributi portati da De Castelli a spazi privati, commerciali e ricettivi in Italia e all’estero, ad esempio i negozi Zara – e chiamando a collaborare architetti, paesaggisti e designer. Nascono così le linee Collection e Landscape (dedicate agli esterni) ed Edition che, pensata per gli interni, chiama a raccolta alcune tra le più prestigiose firme del progetto italiano. Tra i bestseller più noti e recenti, Michele De Lucchi disegna nel 2010 la libreria Existence in Cor-Ten. “Una libreria fatta da tante scatolette sovrapposte di dimensioni, altezze e disposizioni diverse”, spiega De Lucchi, “per organizzare i libri per autore, editore, grandezza, grossezza, apprezzamento, rifiuto, piacere,

dispiacere qualche volta. Le scatolette sono sovrapposte disordinatamente, come si addice a una mente creativa. Tra l’una e l’altra si sono creati degli spazi, dei pertugi, che sembrano vicoletti in mezzo alle vecchie case dei bei paesi italiani, dove possono essere sistemati piccoli monumenti che altro non sono che i nostri piccoli oggetti”. Sempre nel 2010, Aldo Cibic disegna il tavolo e le sedute Riviera, dalle linee e spessori essenziali, mentre nel 2011-2012 i tavoli Pic-nic di Loreta-Pacifici-Fiecconi e Mastro di Gumdesign reinterpretano in modo accattivante e scultoreo la tradizione del ferro accostato al legno e alla pietra. Altro recente best seller, la cassettiera Celato (disegnata da R&D De Castelli, team creativo aziendale) flirta con il nome del titolare per un raffinato oggetto che svela la sua funzione touch by touch. A dimostrazione di queste importanti collaborazioni, alcune opere d’arte autografe dai piccoli dettagli metallici – appese nella elegante showroom di Cornuda – testimoniano la stima dei progettisti nei confronti di Celato e della sua squadra. Squadra che, pur contando solo 30 persone, rappresenta un interessante spaccato dell’attuale società multietnica. “Data la particolarità delle lavorazioni”, spiega Celato, “in cui tutte le finiture avvengono manualmente, l’unica cosa che chiedo a chi vuole lavorare con me è sapere saldare. Per il resto, la formazione avviene in azienda, dove tutte le macchine – che comprendono anche lavorazioni laser – e le stesse lamiere sono

Il mobile Celato (design R&D De Castelli), edito nel 2011, presenta cassetti in betulla fruibili grazie a una leggera pressione della mano. La ‘corazza’ esterna è disponibile in tutti i metalli lavorati dall’azienda. Pagina a fianco, Albino Celato nello stabilimento a Cornuda (Treviso). The 2011 Celato chest (design R&D De Castelli) has birch drawers that open thanks to gentle manual pressure. The external ‘armour’ is available for all metals processed by the company. Opposite page, Albino Celato at the De Castelli HQ, Cornuda (Treviso).


80 / FACTORY

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L’OFFICINA DELLA SPERIMENTAZIONE EXPERIMENTAL WORKSHOP Silvia Airoldi photo Mark O’Flaherty, Petr Krejci

DAL PROGETTO ALLA VALUTAZIONE DELL’IMPATTO AMBIENTALE, FINO ALLA PRODUZIONE DEI PROTOTIPI IN AMBITO PROFESSIONALE. LE 12 SEDUTE DI ‘OUT OF THE WOODS’ ESPLORANO LE POTENZIALITÀ DEL LEGNO / FROM DESIGN TO ENVIRONMENTAL IMPACT ASSESSMENT, THROUGH TO PROTOTYPE-MAKING IN A PROFESSIONAL CONTEXT. THE 12 ‘OUT OF THE WOODS’ CHAIRS EXPLORE THE POTENTIAL OF WOOD


Ottagono 257 02/2013

Il buon esempio di una ‘lezione’ che si trasforma in pratica del fare contraddistingue il progetto ‘Out of the Woods’, nato dalla collaborazione del Royal College of Art di Londra e dell’American Hardwood Export Council (Ahec), l’associazione che promuove a livello mondiale l’utilizzo del legno di latifoglia americano. L’obiettivo del corso di Design Products ha superato il ‘limite’ della progettazione per approdare all’esempio concreto dello sviluppo produttivo, complici un materiale principe nel settore dell’arredo, il legno appunto, l’analisi del suo impatto ambientale nel processo di realizzazione e la guida professionale di Benchmark, nota per la produzione di mobili di design con tecniche di lavorazione specializzate. Il brief affidato agli studenti era di disegnare un oggetto con funzione di seduta, una sedia, uno sgabello, una panca o comunque dare corpo a qualsiasi altra ‘idea’ per potersi sedere, utilizzando una delle 20 essenze di latifoglie americane. I 12 progetti, ideati da giovani designer suddivisi in coppie o singolarmente, hanno esplorato le potenzialità del legno sia dal punto di vista creativo sia dell’uso del materiale, anche in riferimento alle caratteristiche della specie legnosa. La ricerca sulla valutazione del ciclo di vita (LCA- Life Cycle Analysis) in merito al segato grezzo di latifoglie americane essiccato in forno, commissionata da Ahec e redatta da PE International, ha costituito il punto di partenza per l’analisi della sostenibilità delle sedute, dal legno estratto dalla foresta al processo di produzione, fino alla loro dismissione. Uno studio in ‘tempo reale’ perché i progettisti hanno messo a punto

FACTORY / 81


96 / DESIGN ENCYCLOPAEDIA

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A come

AUTOPRODUZIONE DALL’INDUSTRIAL DESIGN ALL’INDUSTRIOUS DESIGN

SELF-PRODUCTION FROM INDUSTRIAL TO INDUSTRIOUS DESIGN Stefano Maffei*, Massimo Bianchini*

Esperienze di autoproduzione, nuovi soggetti e processi d’impresa. Come una generazione di innovatori indipendenti sta creando il paesaggio produttivo del futuro Experiences in self-production: new business entities and processes. How a generation of independent innovators is shaping the manufacturing landscape of the future


DESIGN ENCYCLOPAEDIA / 97

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L’autoproduzione è certamente un fenomeno storico di sperimentazione progettuale che ha una lunga storia nel campo disciplinare del design. Il suo significato si è però progressivamente allargato e approfondito ed è divenuto uno dei punti centrali per capire le dinamiche future della trasformazione produttiva-distributiva e del consumo. Per comprenderla una chiave importante è quella di raccontarne gli interpreti. Chi sono oggi gli autoproduttori? Sono innovatori indipendenti che progettano, fabbricano, vendono e promuovono in maniera autonoma e indipendente i propri prodotti-servizi. Sono quelli che sempre meno fanno per l’industria (almeno quella classica) e sempre di più si industriano per fare. Potremmo definirli come dei riconfiguratori di ruoli, attività-processi e filiere (non solo produttive ma anche ideative e distributive) che vedono nelle attività di autoproduzione un modo per popolare il mondo dell’esperienza umana con artefatti personali, più spesso personalizzati o personalizzabili. Operano guidati da una fortissima attitudine sperimentale. Questa caratteristica li rende, per alcuni aspetti, assimilabili alla figura dell’artigiano o del maker senza però condizioni limitanti, come il vincolo dell’esecuzione manuale nei processi di produzione o la necessità di essere autori unici del processo progettuale. Sono figure contemporanee e non nostalgiche che mescolano e trasformano in maniera aperta processi ideativi e realizzativi low-tech e hightech, testardi ‘Maverick’ che hanno la capacità di relazionarsi, sia nelle forme organizzate delle comunità sociali tradizionali sia in quelle mediate dal web, con le nuove forme-piattaforme della distribuzione on line e on site. L’autoproduttore è l’alfiere di una nuova forma di produzione che lotta per affermarsi in un mondo dove l’economia di scala è un dogma scolorito e in cui comincia ad affacciarsi la consapevolezza di una rinnovata relazione con le merci che nasce da una cultura del consumo evoluta e ‘intellligente’, per qualità e sostenibilità, quindi on demand, custom made, spesso e soprattutto orientata a una produzione-distribuzione on site. Gli autoproduttori sono quindi dei designerimpresa, ovvero imprenditori che usano il progetto, le competenze tecnico-produttive e distributive (loro o di altri) per elaborare soluzioni di prodotto/servizio da immettere nel mercato, comprese le tecnologie e i dispositivi stessi necessari alla produzione se non già disponibili sul mercato. I loro processi di autoproduzione sono da intendersi come: un insieme di attività organizzate che hanno lo scopo di materializzare nuovi prodotti-servizi attraverso un

processo costituito da auto-orientamento/scelta strategica, auto-progettazione, auto-costruzione, auto-comunicazione, auto-distribuzione. Tutte queste dimensioni possono essere compiute in modo differente e libero, ma devono coesistere in maniera sistemica per potere davvero parlare di autoproduzione. Quanto elencato non è necessario sia compiuto in prima persona da un individuo o un collettivo che, nel caso non lo realizzi direttamente, deve però esserne almeno il committente-organizzatore. L’autoproduzione contemporanea è perciò un’attività aperta e non dogmatica che genera un nuovo ecosistema di soggetti e processi con possibili continuità storiche e contiguità identitarie. Essa intreccia una forte relazione con la tecnologia: la miniaturizzazione delle tecnologie sottrattive e la rapida evoluzione di quelle additive (3D printing) sono unite a una riscoperta della sperimentazione di tecniche e processi analogicomanuali. Queste combinazioni rendono possibili scale di produzione mono e micro (pezzi unici, edizioni limitate, made to order). Allo stesso modo diversi mix di design tool e piattaforme web per la progettazione collaborativa rendono possibile una riconfigurazione complessiva di quella che una volta era la fabbrica trasformandola in una microfactory, ovvero un’unità produttiva di piccole o piccolissime dimensioni capace di gestire differenti tipi di produzioni, di scopo ma anche di scala. Anche l’idea di apertura e connettività dei processi di autoproduzione rappresenta una novità: la logica produttiva storica non ha (quasi) mai ragionato in questi termini relativamente al cambiamento degli artefatti. Il passaggio evolutivo dai prodotti per tutti ai prodotti di tutti è alimentato da una parallela transizione in atto nel mercato del progetto: da un numero ristretto di creativi che progetta per una massa di persone a un numero (sempre più) allargato di creativi che può progettare per un unico individuo, fino al ribaltamento finale dei ruoli dove è l’utente che progetta per il designer (si vedano operazioni come Cuusoo Diary di Elephant Design). Alcuni casi fanno capire meglio come queste trasformazioni abilitino una molteplicità di casi e approcci che sono generativi di una varietà vitale di approcci e sperimentazioni, rispecchiando allo stesso tempo le diverse culture e tradizioni auto-produttive di riferimento. La conclusione è che c’è del nuovo in questo (secondo alcuni) vecchio cliché: collegando tra loro le diverse esperienze, i nuovi autoproduttori tratteggiano una evidente trasformazione di scenario caratterizzata da un passaggio dal design per l’industria al design dell’industria.

* Stefano Maffei Architetto e Ph.D in design. Professore associato, insegna Design dei Servizi e Fenomenologia del Design alla Scuola del Design del Politecnico di Milano. Attualmente si occupa di innovazione nel service design, nuovi modelli produttivi-distributivi e micro sistemi di fabbricazione avanzata distribuita. È inoltre curatore e critico di Subalterno1, una delle più importanti gallerie del design di autoproduzione. Qualified architect with PhD in design. An associated professor, he teaches Service Design and Design Phenomenology at the School of Design, Polytechnic of Milan. He is currently active in the sectors of service design innovation, new production/ distribution models and advanced distributed manufacturing microsystems. He is also curator and critic at Subalterno1, one of the most influential galleries for self-made design.

* Massimo Bianchini Dottorando in design. È ricercatore a contratto al Politecnico di Milano presso il Dipartimento INDACO. Opera nell’Agenzia SDI lavorando sulle strategie e gli strumenti per la valorizzazione del Sistema Design Italia. La sua ricerca dottorale si occupa di design per la micro produzione ed esplora i nuovi processi creativi collegati ai modelli produttivi emergenti, dalla fabbricazione digitale alla produzione distribuita. Currently he is a PhD candidate in design. He is also a fellowship researcher at the INDACO Department, Polytechnic of Milan. He contributes at the agency SDI (Sistema Design Italia), on strategies and tools for improving the Italian Design System. His PhD research is on micro-production design and explores the new creative processes connected with emerging production models, from digital manufacturing to distributed production.


26 126/ RESTORATION / ITALIAN JOURNEY

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Ottagono 257 02/2013

ITALIAN JOURNEY / 127

IL RESTAURO DI FRONTE ALLA GRANDE LACUNA R E S T O R AT I O N F A C E S T H E G A P Keoma Ambrogio

LE DISTRUZIONI DI BENI MONUMENTALI DA EVENTI TRAUMATICI: ATTEGGIAMENTI E PROSPETTIVE PER UNA REINTEGRAZIONE CONSAPEVOLE THE DESTRUCTION OF HISTORIC MONUMENTS BY TRAUMATIC EVENTS: ATTITUDES AND PROSPECTS FOR RAISING REINTEGRATION AWARENESS


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