DESIGN ARCHITECTURE MAGAZINE
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I - € 10,00 GB - € 16,50 NL - € 17,50 D - € 18,00 F - € 17,00 E - € 12,00 P - € 14,85 USA - US$ 21,95 BR - BRL 55,00 HK - HK$ 140,00
distretto 2.0
Compositori Comunicazione s.r.l. - Mensile - Anno XLVII - ISSN 0391-7487 - Poste Italiane spa - Spedizione in a. p. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1 LO/MI
I NUOVI VOLTI DELLA PIETRA INDUSTRIAL DISTRICTS 2.0 THE NEW FACES OF STONE
10 / 2013
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YACHT DESIGN, DALLA FORMAZIONE ALL’AMERICA’S CUP FROM TRAINING TO THE AMERICA’S CUP // FOOD DESIGN AND FOOD INCUBATORS // TADAO ANDO RIQUALIFICA IL TEATRINO DI PALAZZO GRASSI A VENEZIA TADAO ANDO RENOVATES THE PALAZZO GRASSI THEATRE IN VENICE // GIOVANI DESIGNER: MATS HORBACH E BMW CREATIVE LAB YOUNG DESIGNERS: MATS HORBACH AND BMW CREATIVE LAB
54 / FOCUS ON
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YACHT
Dinosauri o mammiferi? Nuovi principi della didattica per sopravvivere in una realtà in continuo cambiamento Dinosaurs or mammals? New methods of survival in a constantly evolving reality
DESIGN PROSPETTIVE DI FORMAZIONE Andrea Ratti *
In un periodo storico in cui il connotato distintivo più evidente sembra essere quello dell’incertezza, affrontare il tema della formazione richiede di mettere in campo capacità di visione e di prospettiva molto solide. Mai come in questo periodo infatti la possibilità di fare previsioni sulla probabile evoluzione dei sistemi, dei mercati o delle dinamiche socio-politiche è sempre più condizionata da un numero di variabili crescente, fortemente interrelate tra loro e, conseguentemente, di difficile e univoca interpretazione. In un simile contesto riuscire a indirizzare le attività di preparazione dei giovani in modo da mettere loro a disposizione gli strumenti più adeguati per affrontare e governare i cambiamenti del futuro non è semplice, ma alcune riflessioni al riguardo possono essere fatte. La storia dell’evoluzione degli esseri viventi sul nostro pianeta ci ha insegnato per esempio che le specie che hanno mostrato le migliori attitudini all’adattamento nei confronti delle mutazioni del contesto climatico e/o dell’habitat sono anche quelle che sono riuscite a sopravvivere trovando il modo più efficace per superare o convivere con i cambiamenti. Secondo recenti e accreditate teorie scientifiche, i dinosauri non sarebbero stati in grado, per esempio, di mettere in atto una strategia di sopravvivenza
al drastico cambiamento climatico indotto dalle conseguenze dell’impatto di un gigantesco asteroide sulla Terra, mentre sorte diversa è toccata alla maggior parte dei mammiferi. Cosa c’entrano i dinosauri con il settore nautico e con la formazione? Forse non tanto, o forse qualcosa, resta il fatto che i cambiamenti che il settore è chiamato ad affrontare in questo momento non sono concettualmente lontani rispetto a quanto è stato chiesto agli esseri viventi qualche decina di milioni di anni fa. Oggi al settore è richiesto infatti di affrontare cambiamenti di tipo strutturale legati al fatto che lo spettro della domanda attuale sta cambiando rapidamente e in modo radicale sia in termini quantitativi, ma ancor di più a livello qualitativo. Il peso che il mercato interno o europeo può avere nel determinare la sopravvivenza di un cantiere nautico è ormai modesta dal momento che la domanda più significativa proviene attualmente da mercati emergenti che non sono semplicemente lontani, ma richiedono di mettere in atto strategie di sviluppo del prodotto che non possono basarsi sugli stessi presupposti economici e culturali che hanno determinato lo sviluppo dell’industria nautica al quale abbiamo assistito fino a qualche anno fa. Compiere un salto nella direzione della progressiva internazionalizzazione comporta quindi non solo
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mettere in atto una rivisitazione della propria struttura organizzativa, ma soprattutto attuare cambiamenti di prospettiva nel modo di concepire prodotti e di stare sul mercato. Vendere oggi una imbarcazione in Cina o in Brasile non significa semplicemente esportare oltre i confini o andare a produrre in quei contesti, ma rivolgersi a un’utenza che richiede, a volte in forme non ancora esplicite, un prodotto in grado di rispondere a un complesso di requisiti radicalmente diverso. La penetrazione di nuovi mercati per contenere gli effetti della crisi non può essere portata avanti con prospettive di successo nel medio periodo prescindendo dal ripensamento della tipologia di prodotto da proporre su questi nuovi mercati. Nella cultura cinese, per esempio, l’idea di utilizzare una imbarcazione per pernottare o vivere a bordo, così come di stendersi in coperta a prendere il sole, non rientra nei modelli d’uso attesi per un mezzo nautico. La questione quindi non può essere risolta adattando un oggetto che è nato attorno a quelle specifiche funzioni semplicemente sostituendo una cabina armatoriale con una meeting room o un televisore con un apparecchio per il karaoke. Occorre piuttosto partire da una riprogettazione dei mezzi per vivere il mare, ripensandoli nei loro stessi presupposti di senso e di significato. Da questo punto di vista, allora, formare persone in grado di gestire questo tipo di processi continua a rendere indispensabili solide basi metodologiche di progetto accompagnate da una spiccata apertura mentale e culturale. Prospects for learning. In a period of time whose most obvious distinguishing feature seems to be uncertainty, addressing the theme of learning means fielding a very solid ability for vision and perspective. Indeed, now as never before, a skill for predicting the possible evolution of systems, markets or socio-political dynamics is increasingly conditioned by a number of variables that are strongly interrelated, and, consequently, difficult to univocally define. In such a context it is not easy to direct the learning curve of young people and offer them the tools best suited to addressing and managing future changes, but we can voice some thoughts in this respect. The history of the evolution of our planet’s living beings has taught us, for example, that the species which have shown the best abilities in adapting to climate and/or habitat mutations are also those which have managed to survive by finding the most effective way to overcome or deal with these changes. Recent, reliable scientific theories suggest that dinosaurs, for example, were unable to implement a strategy for surviving the drastic climate change induced by the consequences of the impact of an massive asteroid on Earth, while most mammals enjoyed a different fate. What do dinosaurs
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have to do with the marine industry and with learning? Maybe not much or maybe something, but the fact remains that the changes the industry is called to face right now are not conceptually distant from those required of living beings tens of millions of years ago. Currently the sector is expected to address structural changes linked to the fact that the spectrum of present demand is changing rapidly and dramatically in terms of quantity but even more so in terms of quality. The influence of the domestic or European market in determining the survival of shipbuilding has now become modest since the most significant question is currently coming from emerging markets that are not just far away, but require implementation of product development strategies that cannot be based on the same economic and cultural assumptions that led to the development the marine industry witnessed a few years ago. Taking a leap in the direction of growing internationalization supposes not only definition of organizational structure, but also implementation of changes of perspective in design of products, in order to stay on the market. Selling a boat in China or Brazil at the moment does not simply mean exporting beyond borders or going to manufacture in these areas, but addressing an audience that demands – sometimes not in forms that are yet explicit – a product able to meet a number of radically different requirements. The penetration of new markets to contain the effects of the crisis cannot be pursued hoping for success in the medium term, even if the type of product to be proposed on these new markets is rethought. In Chinese culture, for example, the idea of using a boat for overnight accommodation, on-board living, or sunbathing on deck, are not part of the expected patterns for a vessel’s use. Therefore the issue cannot be resolved by adapting an object that was developed with these specific functions in mind, simply replacing a cabin with a meeting room or a TV with a karaoke device. It is imperative to start from a new design of crafts for experiencing the sea, rethinking their very assumptions of sense and significance. Consequently, from this point of view, training people capable of handling these types of process continues to make it essential to have solid methodological design foundations accompanied by a broadminded approach and culture. © RIPRODUZIONE RISERVATA
* Andrea Ratti Architetto e dottore di ricerca in Innovazione tecnica e Progetto nell’architettura, svolge attività didattica e di ricerca presso il Dipartimento di Design del Politecnico di Milano. Codirettore del Master in Yacht Design del Politecnico, è vicepresidente di ATENA Lombardia (Associazione Italiana Tecnica Navale), membro del Consiglio Direttivo di Assocompositi (Associazione Italiana Materiali Compositi), e della commissione UNI-yacht recycling. Coordina le attività di progetto, costruzione e conduzione delle derive di 1001 Vela, sviluppando ricerca applicata su tecnologie innovative in campo nautico. Architect and PhD in Technical Innovation and Design in Architecture, and researcher and teacher at Milan Polytechnic Design Department. He is the co-principal of the Polytechnic’s Master in Yacht Design, Vice President of ATENA Lombardia (Italian naval technical association), board member of Assocompositi (Italian association for composite materials), member of the UNI-yacht recycling commission. He coordinates design, construction and sailing of 1001 Vela drop keels, developing applied research on innovative technologies in the nautical field.
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96 / DESIGN ENCYCLOPAEDIA
F come
FOOD DESIGN INTORNO AL CIBO ABOUT FOOD Anna Meroni*, Marta Corubolo*
Accezioni contemporanee di un’espressione molto diffusa: progettare il cibo come veicolo di qualità di vita Contemporary meanings of a widespread expression: designing food as a vehicle for quality of life
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Spesso, i sistemi alimentari (l’insieme di pratiche e soluzioni per produrre e consumare il cibo nelle diverse culture) sono assimilati, per modi, velocità di cambiamento, esigenze d’innovazione ed evoluzione della domanda, agli altri che governano la nostra quotidianità. Se da un lato è vero che la disponibilità di nuove soluzioni tecnologiche per la produzione, trasformazione e conservazione del cibo sia in grado, potenzialmente, di configurare scenari rivoluzionari, non è necessariamente vero che questi scenari incontrino interesse e disponibilità del ‘consumatore’ (qui inteso proprio come ‘colui che mangia’). Tutt’altro. E, difatti, la percentuale d’insuccesso nel lancio di nuovi prodotti o servizi sul mercato è tra le più alte di tutti i settori. Di che tipo di design, dunque, c’è bisogno? Da almeno 15 anni a questa parte l’espressione ‘food design’ imperversa in molte circostanze e definisce una varietà molto ampia di interventi che vanno dal cibo in sé agli utensili, dai ‘format’ di retail e ristorazione agli eventi, dall’imballaggio ai servizi. Ogni accezione ha la sua storia ed è evidentemente legittima: lo è diventata nel momento preciso in cui i designer si sono appropriati dell’espressione ‘food design’ per farla diventare parte del proprio repertorio disciplinare. Prima di allora, definiva un’attività di stampo scientifico, legata alle tecnologie alimentari, volta a progettare l’insieme delle caratteristiche gastronomiche, organolettiche, strutturali e di conservazione del cibo. Un’attività che si distingueva da quella del cuoco tradizionale poiché implicava l’uso di processi produttivi industriali e di modalità di consumo di massa, differite nel tempo e nello spazio dalla preparazione. La ‘designerizzazione’ dell’espressione ha rimescolato le carte e legittimato più definizioni. Quale accezione può oggi meglio rispondere alla domanda formulata più sopra: di che tipo di food-design c’è bisogno? Il bisogno risiede, a nostro avviso, nella necessità di progettare soluzioni in grado di combinare prodotti e servizi in modo significativo per il consumatore, così da offrirgli strumenti per aumentare la sua capacità di agire e risposte alla sua personale idea di qualità. Le soluzioni secondo noi più interessanti si distribuiscono nei vari passaggi della filiera agroalimentare e intercettano alcuni segnali d’innovazione sociale, secondo una strategia che sembra essere promettente per aumentare le possibilità di successo di una nuova soluzione. Basarsi sull’innovazione sociale, cioè sulla capacità di ciascuno di trasformare il modo in cui organizza la vita quotidiana, è in fondo una maniera per far evolvere anche i sistemi più conservativi. I modelli che configurano le nostre abitudini alimentari si generano nell’infanzia e rispecchiano la nostra cultura: cambiare abitudini alimentari equivale a ridefinire il significato di atti basilari della quotidianità e agire sui fondamenti ‘biologici’ dell’identità. Il cambiamento, quando avviene, è un processo lento, che
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deriva dal convergere di numerose cause e che si manifesta, sovente, come soluzione auto-organizzata. Per questo motivo, i prodotti e i servizi che rappresentano oggi alcuni dei più interessanti esempi di food design sono, a nostro avviso, quelli che sanno suggerire o interpretare queste nuove soluzioni, elaborando valori e significati che altrove nella vita quotidiana appaiono perduti o trascurati. Da sempre, il cibo è convivialità, celebrazione, accoglienza, piacere: non è vero che, oggi, queste qualità siano state sostituite da priorità funzionali, da velocità e genericità. Innovazioni promettenti ci appaiono invece quelle che contribuiscono a riportare qualità nella nostra vita e ci ancorano a valori e sistemi di appartenenza. Quando il food design opera secondo una prospettiva di filiera, cioè consapevole della profondità e dell’articolazione dei sistemi, produce soluzioni che ci permettono di rivedere le nostre abitudini alimentari alla luce di opzioni e valori nei quali proiettiamo l’intero modo di vivere. I casi studio qui illustrati si articolano secondo la sequenza dei passaggi della filiera alimentare: coltivare, trasformare, distribuire, vendere, cucinare e trasformare. Ciascun caso interessa, tuttavia, più passaggi e ne implica la quasi totalità, perché orienta il consumatore verso alcune delle idee di qualità più sopra menzionate, quali: - sperimentale vs esperto: soluzioni che invitano alla sperimentazione e a cimentarsi in modo creativo nelle pratiche alimentari senza subire il diktat dell’eccellenza, ma con spirito esplorativo (Grow the Planet, Kultivator, Munchery); t autentico vs spettacolare: soluzioni che, senza bisogno di messe in scena spettacolari, avvicinano chi consuma a chi produce il cibo (Farm:, Mercato della Terra); t conviviale vs edonistico: soluzioni che mettono in luce la potenzialità conviviale e relazionale del cibo, stimolando le persone alla condivisione (Comunità del cibo Pasta Madre, Conflict Kitchen); t selezionato vs generico: soluzioni che permettono di orientare le proprie scelte in modo competente, in cambio d’impegno personale o come espressione di convinzioni (Hubbub, People’s Supermarket); t domestico vs pubblico: soluzioni che reinventano o tramandano il valore della domesticità, dell’accoglienza e della cura (Dabbawala, Mealku, Home Food – Le Cesarine). Il food design non si limita dunque all’intervento sul prodotto o sul servizio, ma opera su un sistema di valori che interessa l’intera filiera; non esclude la tecnologia, ma la utilizza per rendere possibili nuovi modelli di relazione e attività. E nel fare questo, alimenta anche una nuova vena imprenditoriale, di cui gli emergenti ‘hub’ tematici sono espressioni significative per come innovazione sociale e creatività professionale possano coevolvere in nuove forme d’impresa (si veda il box sui ‘Food Incubators’).
* Anna Meroni Dottore di ricerca in Design. Docente di design dei servizi alla Scuola del Design del Politecnico di Milano e ricercatore presso il Dipartimento di Design, dove è coordinatrice del POLIMI-DESIS Lab (Design for Social Innovation and Sustainability). I suoi interessi di ricerca riguardano il design dei servizi per l’innovazione sociale e la sostenibilità. È direttore del Master in Housing sociale e collaborativo e co-direttore del Master in Design strategico di Poli.design. Ph.D. in Design. Professor of Services Design at the School of Design of the Politecnico di Milano, and researcher at the Department of Design, where she is co-ordinator of the POLIMI-DESIS Lab (Design for Social Innovation and Sustainability). Her research interests involve the design of services for social innovation and sustainability. She is director of the Master’s Program in Social and Collaborative Housing, and co-director of the Master’s Program in Strategic Design at Poli.design. * Marta Corubolo Designer e assegnista di ricerca presso il Politecnico di Milano. I suoi interessi di ricerca riguardano il design dei servizi per l’innovazione sociale con particolare attenzione per i settori delle reti alimentari e dell’abitare collaborativo. È docente al Master in Housing sociale e collaborativo di Poli. design e docente alla Scuola del Design del Politecnico di Milano. Designer and research fellow at the Politecnico di Milano. Her research interests involve the design of services for social innovation with a special focus on sectors in the food supply chain and collaborative housing. She teaches on the Master’s Program in Social and Collaborative Housing at Poli.design, as well as at the School of Design, at the Politecnico di Milano.
134 / ITALIAN JOURNEY
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A TUTTO MARMO ALL MARBLE Valentina Croci
IN ITALIA SI CAVA E SI LAVORA LA PIETRA DA SEMPRE. IL SAPER FARE TRAMANDATO TROVA OGGI NUOVE POSSIBILITÀ PRODUTTIVE GRAZIE ALLE TECNOLOGIE DIGITALI E A UN RITROVATO RAPPORTO TRA PROGETTISTI E IMPRESE. E LE AZIENDE DEL LAPIDEO SI TRASFORMANO DA TERZISTI A MARCHI DI PRODOTTI FINITI STONE HAS ALWAYS BEEN QUARRIED AND WORKED IN ITALY. THE KNOW-HOW PASSED ON DOWN TODAY MEANS NEW PRODUCTION SCOPE, THANKS TO DIGITAL TECHNOLOGY AND RE-AFFIRMED DESIGNER/COMPANY TIES. MARBLE ENTERPRISES ARE NO LONGER CONTRACTORS BUT BRANDS OFFERING FINISHED PRODUCTS
© DAZEE
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166 / PORTRAIT
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POWER TO THE IMAGINATION Elena Vai
Ispirazione e bellezza diventano i valori essenziali nei progetti di un giovane designer appena diplomato alla Design Academy Eindhoven Inspiration and beauty are fundamental values in designs by a young talent fresh out of the Design Academy Eindhoven
Illustrazione tratta da Imagine, ‘How day and night came to be’. La tesi contiene una serie di favole inventate e illustrate dall’autore insieme a riflessioni sul ruolo fondamentale dell’immaginazione per raggiungere il bello e il funzionale. An illustration from Imagine, ‘How day and night came to be’. The dissertation holds a series of fables invented and illustrated by the author, with reflections on the essential role of imagination to achieve beauty and function.
© ATELIER MATS
L’immaginazione al potere
Lontano anni luce dalle implicazioni politicosociali sessantottine, l’olandese Mats Horbach dello slogan ‘l’immaginazione al potere’, che ha fatto conoscere Herbert Marcuse fra gli studenti universitari di allora, ne fa la sua filosofia di vita. Spogliato dalle istanze storico-critiche e dal concetto di contestazione, il giovane progettista riveste l’atto dell’immaginazione di un’aura di potenzialità espressive in cui rintracciare forme elementari, declinabili all’infinito, dalle quali partire per la buona riuscita di ogni progetto di design. Dopo avere terminato gli studi secondari, Mats Horbach s’iscrive alla Technical University di Eindhoven per studiare industrial design. Durante il percorso formativo entra in contatto con l’ambiente della Design Academy Eindhoven e ben presto realizza di essere più interessato alla fase ideativa e al disegno che non alla ingegnerizzazione del prodotto. È nel milieu dell’Accademia che ‘si sente a casa’ e per questo motivo decide di seguire la vocazione di designer e di frequentare la scuola. Al secondo anno l’incontro con il professore Frans Ottink segna la svolta verso la consapevolezza di volere intraprendere il percorso di progettista. Nonostante Mats Horbach non abbia seguito il suo corso, Ottink diventa mentore del giovane aiutandolo a riflettere sulla sua etica di progettazione e a trovare la sua strada, dandogli la fiducia necessaria per “fare le cose che vuole fare”, come afferma. È in questa ottica che si devono leggere gli esiti del progetto ‘Imagery cabinets’, parte del suo lavoro di tesi dello scorso anno, presentato al Fuorisalone milanese 2013. Si tratta di 90 modellini in legno di differenti fogge, declinazioni di un identico mobile contenitore.
PORTRAIT / 167
MATS HORBACH Nato a Leida nel 1988, nel 2012 si laurea cum laude alla Design Academy Eindhoven e fonda Atelier Mats. Attualmente è impegnato nella progettazione di arredi in legno per l’olandese Kuperus & Gardenier. In collaborazione con Anne Ligtenberg sta disegnando il marchio per una collezione di giochi per bambini. Il 9 ottobre inaugura una personale presso Z33 House for contemporary art a Hasselt in Belgio. Born in Leiden in 1988, in 2012 he graduated Cum Laude from the Design Academy Eindhoven and founded Atelier Mats. He is currently working on wood furniture design for the Dutch company Kuperus & Gardenier. Collaborating with Anne Ligtenberg, he is designing the trademark for a collection of children’s toys. On October 9, he opened a solo show at Z33 House for Contemporary Art in Hasselt, Belgium. http://www.ateliermats.nl
© ATELIER MATS
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