Ottagono, April 2013

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DESIGN ARCHITECTURE MAGAZINE

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I - € 10,00 GB - € 16,50 NL - € 17,50 D - € 18,00 F - € 17,00 E - € 12,00 P - € 12,00 USA - US$ 21,95 BR - BRL 55,00 HK - HK$ 140,00

progetto

3( =0:065, *9,(;0=( Compositori Comunicazione s.r.l. - Mensile - Anno XLVII - ISSN 0391-7487 - Poste Italiane spa - Spedizione in a. p. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1 LO/MI

DESIGN. CREATIVE VISION

04 / 2013

FULL TEXT IN ENGLISH

PREVIEW MILANO DESIGN WEEK 2013 // GIAPPONE. RIDISEGNARE LE TRADIZIONI JAPAN. REDRAWING TRADITIONS // DESIGN FOR ALL // USM. STORIA ED EVOLUZIONE USM. HISTORY AND EVOLUTION // GIRO D’ITALIA DELL’ARCHITETTURA THE ARCHITECTURAL TOUR OF ITALY ABRUZZO-MOLISE


40 / FOCUS ON

DESIGN

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QUAL È LA NATURA DEL PENSIERO CREATIVO? Dall’uso consapevole, all’apprendimento fino al più intrigante lato inconscio WHAT IS THE NATURE OF CREATIVE THINKING? From an aware use, to learning, through to its most intriguing subconscious aspect

THINKING Nicola Crea *

I luoghi comuni sulla creatività vanno sfatati. Il creativo non è solo quel tipo simpatico cui tutto sembra concesso. La creatività è una modalità di pensiero, come c’insegna Alberto Oliverio (L’arte di pensare, 1997). Potenzialmente ne siamo tutti dotati. Le attività umane richiedono oggi l’uso consapevole del pensiero creativo, che è attentamente studiato per scoprirne natura e origini. Le ricerche sono complesse a causa delle implicazioni biologiche, mediche, psicoanalitiche e persino mistiche o paranormali. Si consideri che non sono ancora ben definite la funzione precisa e le relazioni tra cervello, mente, spirito e anima. Alcune considerazioni però ci trovano concordi. Nel 1950 Richard Sperry identificò la funzione delle diverse aree del cervello, studiando pazienti che avevano subìto danni irreversibili. Il lobo destro, sede delle attività artistiche e creative, è un riferimento nell’apprendimento del disegno per Betty Edwards (Disegnare con la parte destra del cervello, 1979). Apprendere la creatività significa scoprire capacità innate, libere da impedimenti di carattere culturale e psicologico accumulati nel periodo della formazione. Alex Osborn nel 1942, inventando il brainstorming, strumento molto diffuso nella pratica della creatività, ebbe un’intuizione: il giudizio differito, cioè astenersi dal criticare le idee in gestazione, per garantire maggiore produttività, e solo dopo aver

raccolto liberamente le idee, passare al giudizio e alla selezione. Hubert Jaoui, nel suo testo di formazione alla creatività, Crea Prat del 1984, indica come sia prioritario rimuovere i blocchi psicologici inconsapevoli che ci condizionano. Cita Erik Berne, artefice della teoria dell’Analisi transazionale e spiega come il genitore normativo presente in noi tarpi le ali alla creatività. In fase d’incoscienza o di sonno, non siamo soggetti a questi blocchi e la nostra mente spazia libera. Patricia Garfield in Creative dreaming, del 1974, teorizza lo svolgimento di attività creative durante il sonno e descrive come la creatività sia legata al nostro inconscio. L’aspetto più intrigante dello studio della creatività è infatti la ricerca di un rapporto con il nostro lato più sconosciuto e inconsapevole. Già Sigmund Freud (L’interpretazione dei sogni, 1910) aveva affrontato l’argomento, seguito da Carl Gustav Jung, che aveva iniziato i suoi studi a partire dall’analisi di fenomeni paranormali. Daniel Goleman ha descritto (Intelligenza emotiva, 1995) il forte impatto dell’emotività sui processi mentali, che, secondo Joseph LeDoux, sono parzialmente inconsci. Il nostro organo pensante, per la gestione delle emozioni, si affida al sistema limbico, composto di strutture interconnesse chiamate amigdale e ippocampo, che agisce in modo inconsapevole. In contatto con l’inconscio possiamo produrre visioni


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e concetti non accessibili con percorsi logici convenzionali. Il processo deterministico della logica aristotelica non basta a concepire con regolarità pensieri lontani dalle conoscenze acquisite. È necessario mantenere indipendenti le fasi di produzione e selezione applicando separatamente intelligenza divergente e convergente, codificate da Joy Paul Guilford nel 1971. Il progresso e la conoscenza procedono per abbinamenti e analogie in apparenza involontarie. Si tratta di processi mentali che avvengono con il contributo della nostra parte inconsapevole. Infatti, tutti gli strumenti sviluppati per la pratica della creatività presuppongono un contatto con questa parte più intima e sconosciuta. Che si tratti di sogni lucidi, attitudine mentale, meditazione, o di tecniche adottate nella professione (TRIX, PAPSA, Mental maps, ROLE, Six thinking hats), l’efficacia della creatività è subordinata all’eliminazione dei blocchi culturali e psicologici, e all’attivazione di una modalità di pensiero che includa gli aspetti emotivi, inconsci e divergenti dell’intelligenza. Il neonato adatta il livello intellettivo al contesto in cui vive, perdendo parte delle sue potenzialità. Con l’evoluzione delle prestazioni cerebrali, un giorno avremo capacità mentali o mnemoniche, che, in condizioni particolari, solo alcuni sono riusciti sinora a esprimere. Allora sarà interessante verificare se la creatività sia in assoluto una prerogativa esclusiva dell’uomo o se si potrà replicarla o integrarla con sistemi informatici e intelligenza artificiale. Clichés about creativity need to be set aside. Like the idea that someone who is creative is simply a charmer and gets away with everything. Being creative is a mind-set, as Alberto Oliverio wrote in his L’arte di pensare (1997). Potentially we are all gifted. Human actions today require the conscious use of creative thinking, which is under careful study to discover its nature and origins. Research is complex because of the biological, medical, psychoanalytic, and even mystic or paranormal implications. We should bear in mind that the precise function and relations between brain, mind, spirit, and soul are not yet well defined, although we must agree with some of the considerations put forward. In 1950, Richard Sperry identified different areas of the brain, studying patients who had suffered irreversible damage. The right lobe is the seat of artistic and creative activities, and for Betty Edwards was the point of reference for learning to draw (Drawing with the Right Side of the Brain, 1979). Learning creativity means discovering innate abilities, free from cultural and psychological impediments accumulated during development. In 1942, Alex Osborn invented brainstorming, a tool widely used in exercising creativity. Osborn’s intuition about deferred judgment, i.e. refraining from criticism of developing

FOCUS ON / 41

ideas to ensure increased productivity, and make judgement and selection only after collecting ideas without restriction. In his 1984 text on teaching creativity, Crea Prat, Hubert Jaoui indicated that it is a priority to remove psychological blocks of which we are unaware. Quoting Erik Berne, originator of the transactional Analysis theory, he explains how the normative parent present in us clips the wings of creativity. When we are unconsciousness or sleeping we are not subject to these blocks and our mind roams. In her 1974 Creative Dreaming, Patricia Garfield theorized how creative activities unfold during sleep and described how creativity is tied to our subconscious. Indeed, the most intriguing aspect of the study of creativity is finding the relationship with our most unknown and unconscious side. Sigmund Freud had broached the subject in 1910 (The Interpretation of Dreams), followed by Carl Gustav Jung, who had begun his studies starting from the analysis of paranormal phenomena. In Emotional Intelligence (1995), Daniel Goleman described the impact of emotion on mental processes, which Joseph LeDoux believed are partially unconscious. Our organ of thought relies on the limbic system for managing emotions. This system is composed of interconnected structures called the amygdale and hippocampus, and acts in an unconscious way. In touch with the subconscious we can produce visions and concepts that are not accessible by conventional logical paths. The deterministic process of Aristotelian logic is not sufficient to conceive thoughts distant from acquired knowledge with any regularity. The production and selection phases must remain independent, applying separately divergent and convergent intelligence (encoded by Joy Paul Guilford in 1971). Progress and knowledge proceed by seemingly involuntary combinations and analogies. These mental processes occur with the help of our subconscious. In fact, all the tools developed for practicing creativity require contact with this most intimate and unknown area. Whether it is lucid dreaming, meditation, mental aptitude, or professional techniques (TRIX, PAPSA, Mental maps, ROLE, Six Thinking Hats), the effectiveness of creativity is subject to the elimination of cultural and psychological blocks, and the activation of a way of thinking that includes emotional, unconscious and differing intelligence aspects. New-borns adapt to the intellectual level of the context in which they live and thus lose some potential. With the evolution of brain performance, one day we will have mental or mnemonic capacities that only a few, in special conditions, have succeeded in expressing so far. Then it will be interesting to see if creativity is the absolute and exclusive prerogative of humans or if we can replicate or integrate it with computer systems and artificial intelligence. © RIPRODUZIONE RISERVATA

* Nicola Crea Professore associato presso il Politecnico di Milano. Attualmente è docente di Creatività, Design del Prodotto e Car design. Si occupa di ricerca nei settori dell’Advanced design e dell’auto-imprenditorialità. Associate professor at Milan Polytechnic. He currently lectures in creativity, product design and car design. He carries out research in the advanced design and elf-enterprise sectors.


84 / DESIGN ENCYCLOPAEDIA

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D come

DESIGN FOR ALL NEL RISPETTO DELLA RESPONSABILITÀ SOCIALE EXPANDING ON SOCIAL RESPONSIBILITY Gianni Arduini

Da progettazione per la disabilità a soluzioni che pongono l’uomo al centro: un concetto in evoluzione From design for disability to solutions placing people centre-stage: an evolving concept


DESIGN ENCYCLOPAEDIA / 85

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Con il termine Design for All spesso ci si riferisce a temi legati quasi esclusivamente al Design per la Disabilità. Il confine fra le due discipline è estremamente labile, infatti parecchi prodotti, come l’ascensore, possono essere utilizzati per rendere più facile la vita delle persone disabili ed essere impiegati con giovamento anche da chi non presenta difficoltà. Di contro una protesi non può essere di aiuto a chi non presenta amputazioni. L’attenzione ai problemi connessi con le disabilità personali può esser fatta risalire alla fine degli anni Quaranta in Europa, Giappone e Stati Uniti, con il rientro dei veterani della Seconda Guerra Mondiale. Negli anni immediatamente successivi si sviluppa una nuova sensibilità volta alla eliminazione delle barriere architettoniche, limitata ancora alle persone con difficoltà motorie. Solo nel 1961 negli USA si registra l’emanazione della prima norma – ancora non obbligatoria – sulla ‘accessibilità’. Negli anni Settanta la cultura del superamento delle barriere inizia a evolversi nel senso della non-discriminazione e delle pari opportunità. In questa fase la progettazione e realizzazione di ambienti e prodotti non discriminatori diviene strumento per la conquista dei diritti civili per tutti. Sempre negli Stati Uniti il primo vero atto che estende il campo di applicazione dei criteri minimi di accessibilità a tutti gli edifici di uso pubblico si ha nel 1990 con l’Americans with Disabilities Act (ADA). Il termine ‘Universal Design’ viene coniato nel 1985 dall’architetto Ronald Mace, disabile lui stesso. Mace lo definisce come “la progettazione di prodotti e ambienti utilizzabili da tutti, nella maggior estensione possibile, senza necessità di adattamenti o ausili speciali”. Precisa inoltre che “non è una nuova scienza, uno stile, e non è unico. Esso richiede solo una conoscenza dei bisogni e del mercato e un approccio di buon senso perché tutti noi progettiamo e produciamo beni utilizzabili dal maggior numero possibile di persone”. Mace riconoscerà poi che il termine ‘universale’ non era ideale perché avrebbe potuto creare l’aspettativa di soluzioni di fatto impossibili da realizzare. Questo approccio metodologico trova una sua strutturazione nel 1997 con la definizione di sette principi di progettazione sviluppati dal Centro per l’Universal Design, tuttora operante presso la North Carolina State University. Il Design for All ha radici sia nel funzionalismo scandinavo degli anni Cinquanta, sia, a partire dagli anni Sessanta, nel design ergonomico, principi che in Svezia danno vita al concetto di ‘società per tutti’, con riferimento in primo luogo all’accessibilità/ usabilità. Questa idea confluisce nelle Regole delle Nazioni Unite per le Pari Opportunità per le Persone Disabili, adottate dall’Assemblea Generale dell’ONU nel dicembre 1993. In Italia nel 1983 nasce la commissione Design per la Disabilità dell’ADI (Associazione per il

Disegno Industriale). Il gruppo, formato al tempo da giovani designer, inizia ad affrontare in modo più concreto il tema del progetto per la disabilità, che fino ad allora era stato trattato all’interno dell’associazione soltanto dal punto di vista teorico-culturale. L’anno successivo vengono proposti anche i primi prodotti ‘reali’, progettati da designer italiani. Sempre nello stesso anno si comincia a parlare di Design per l’Utenza Ampliata, ormai consapevoli che sia necessario progettare oggetti utilizzabili non solo dai disabili, ma anche da chi convive con loro e usufruisce delle medesime attrezzature. Nel 1994 come immediata filiazione dell’EIDD (European Institute for Design Disability), ora Design for All Europe, nasce, inizialmente come delegazione tematica dell’ADI, l’IIDD (Istituto Italiano per il Design e la Disabilità) ora Design for All Italia. Nel 1999 viene fondato HBgroup, che si occupa professionalmente di design per l’Utenza Ampliata e per la disabilità. Nel 2008 nasce il Design for All Lab con l’intento di sviluppare il discorso culturale e politico sul tema. Il fatto che il termine Design for All abbia acquisito una importanza mediatica ha portato la definizione stessa a diventare il compendio di tutta quella serie di definizioni di cui la comunità dei designer ama discutere: Universal Design, Inclusive Design, Design per l’Utenza Ampliata, Barrier-Free Design e anche Usabilità/Ergonomia. Tutti termini che, con qualche diversa sfumatura, propongono una pratica progettuale sostenibile che vuole stimolare la creazione di prodotti, sistemi e spazi ambientali che tengano conto della diversità fisica e culturale tra le persone, della necessità di una inclusione sociale e di eguaglianza. Le definizioni di cui sopra sono praticamente identiche e le differenze così piccole che un ‘non addetto’ farebbe fatica a capire la necessità di averne così tante. È importante considerare che l’Industrial Design è una pratica che nasce per rispondere alle necessità delle persone. Per fare questo si deve procedere nello sviluppo e nella organizzazione di una importante serie di capacità professionali e conoscenze, senza dimenticarsi di operare nel rispetto della responsabilità sociale. Vista l’incidenza reale nella relazione persona/oggetto e la salute delle persone, l’uso quotidiano degli oggetti come penne, maniglie, sedie, auto, tastiere determina lo sviluppo del progetto di design. Quindi il concetto che l’Uomo è il centro del progetto definisce una determinata serie di azioni. Io sono arrivato a pensare che ora sia tempo di ragionare soltanto in termine di design, il design dovrebbe rispettare tutti i requisiti richiesti dal progettare secondo il Design for All: il coltello per il pane progettato da Maria Benktzon dell’Ergonomidesign è design, lo spremiagrumi di Stark per Alessi è un bell’esempio di styling o di multiplo d’arte.

Il buon design abilita, il cattivo design disabilita Good design enables, bad design disables PAUL HOGAN

Skyline, cucina progettata da Roberto Lucci e Paolo Orlandini per Snaidero, rimane il miglior esempio italiano di Design for All, in grado di adattarsi alle esigenze di ciascun utente, disabile o meno, mediante soluzioni flessibili. Skyline, a kitchen designed by Roberto Lucci and Paolo Orlandini for Snaidero. This remains the best Italian example of Design for All, since it features flexible solutions that adapt to the needs of the user, disabled or otherwise.

* Gianni Arduini Industrial designer, consulente per il design di beni durevoli e ad alta complessità per diverse e importanti aziende nazionali e straniere. Svolge attività didattica presso università e istituti superiori di Design. Membro del BEDA, fa parte dell’Osservatorio permanente del Design ADI. Ha vinto un Compasso d’Oro e ricevuto parecchie menzioni in premi nazionali e internazionali di design. È stato tra i fondatori dell’EIDD e dell’IIDD, ora DfA Italia, di cui è stato il primo presidente. Industrial designer, and design consultant for durable goods and highly complex products to many and prominent companies in Italy and abroad. He lectures at various universities and design schools. A BEDA member, he is also part of the Permanent Design Observatory at ADI. He has won a Compasso d’Oro and received numerous awards and special mentions in Italian and international design competitions. He co-founded EIDD and IIDD (now DfA Italia), and was the first chairman of the latter.


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WORLD NEWS / 97

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Sei imprese artigiane del distretto di Kyoto tracciano la loro evoluzione, alla ricerca di una audience internazionale, nel progetto ‘Japan Handmade’. Grazie al design e alla direzione creativa dello studio danese OeO Six craft companies in the Kyoto area trace out their evolution, targeting an international public, in the project ‘Japan Handmade’. Thanks to design and to creative direction by the Danish studio OeO

La mano come tocco di perfezione A REFINED HAND Silvia Airoldi

Seta, bambù, legno, ceramica, fili di metallo intrecciati: dalla poesia di antiche lavorazioni artigianali giapponesi a un racconto contemporaneo ispirato dal design, ma scritto con la maestria delle mani. Nel ‘titolo’, Japan Handmade, si manifesta il cuore del progetto, nato dalla collaborazione fra sei aziende dislocate nel distretto di Kyoto, depositarie di tradizioni centenarie, e lo studio danese di design OeO. L’incontro è a Parigi, al primo debutto in Europa, nel corso di Maison&Objet e a parlarci dell’iniziativa è Thomas Likke, direttore creativo di OeO, la società di consulenza nell’ambito del design strategico che ha curato il concept e la direzione creativa di Japan Handmade. “Più che un brand è un ombrello che raggruppa le imprese artigiane”, spiega Likke, e dalla forza della loro unione emerge la carica del più ampio messaggio affidato alla tradizione. Con il contributo del design perché, prosegue il direttore creativo, “nel corso della mia esperienza passata come redattore e designer, che ha visitato molte fiere, ho notato che i lavori artigianali giapponesi, pur esprimendo la loro meravigliosa natura e bellezza, tendevano a interpretare un gusto locale. Dall’essere ammirati a essere inseriti ed esibiti in contesti occidentali può volerci molto tempo. Così abbiamo aiutato le aziende a evolvere creando nuove tipologie di oggetti, per la vita quotidiana, rivolti a un consenso ‘globale’. È questa l’essenza del progetto: dal locale al globale, appunto”. Non una rivoluzione ma un’evoluzione rispettosa dell’‘anima giapponese’ e delle lavorazioni

L’azienda Kanaami-Tsuji, specializzata nella tecnica antica dell’intreccio a mano di fili metallici, Kyo-Kanaami. Sopra Toru Tsuji, ultima generazione a guida dell’impresa, e la nuova collezione di accessori per il vino, design OeO, che riprende i motivi tradizionali di decoro, kiku-dashi (crisantemo) e kikko-ami (tartaruga). The firm Kanaami-Tsuji specialises in the age-old technique of Kyo-Kanaam – intertwining metal wire by hand. Above left: Toru Tsuji, the latest generation to helm the company. Above: designed by OeO, the new collection of wine accessories picks up on the traditional patterns of Kiku-Dashi (chrysanthemum) and Kikko-Ami (tortoiseshell).


124 / ITALIAN JOURNEY

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GIRO D’ITALIA DELL’ARCHITETTURA THE ARCHITECTURAL TOUR OF ITALY

17. ABRUZZO E MOLISE edited by

Michela Giammarini, Francesca Marzetti

©SIMONE ANZINI

Q U A L I T À D E L L’ A M B I E N T E U R B A N O E Q U A L I T À D E L L’ A R C H I T E T T U R A . L’ E V O L U Z I O N E C U LT U R A L E DELLA SOCIETÀ ABRUZZESE E M O L I S A N A N E L L’ U LT I M O D E C E N N I O QUALITY OF THE URBAN ENVIRONMENT AND QUALITY OF ARCHITECTURE. T H E C U LT U R A L E V O L U T I O N O F S O C I E T Y IN ABRUZZO AND MOLISE IN THE LAST TEN YEARS


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