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LA SPIRALE DEL RIFIUTO

CHE COSA COMPORTA LA REALIZZAZIONE DI UN TERMOVALORIZZATORE PER LA CITTÀ DI ROMA? LE PROSPETTIVE DI QUESTA IMPORTANTE INFRASTRUTTURA INFATTI SONO TANTE E SIGNIFICATIVE ANCHE IN PROSPETTIVA MANAGERIALE, OLTRE CHE SOCIALE E AMBIENTALE. L’OPINIONE DI ENZO BAGLIERI, DIRETTORE EDITORIALE DI LOGISTICA MANAGEMENT, RIVISTA “SORELLA” DI CHIMICA MAGAZINE

di Enzo Baglieri,

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Associate Dean SDA Bocconi School of Management

Il nostro dibattito nazionale si arrocca di tanto in tanto sul progetto del termovalorizzatore di Roma, città che personalmente amo e in cui peraltro proprio in questi giorni abbiamo ufficialmente inaugurato una sede della Scuola di Management del mio Ateneo. Traggo quindi ispirazione dalla controversa (sarebbe meglio dire mancata) gestione dei rifiuti romani degli ultimi venti anni per dedicarmi in questo editoriale al tema della circolarità del rifiuto urbano.

Al di là delle polemiche di parte, è necessario sottolineare che la soluzione della termovalorizzazione del rifiuto è regolata dal piano d’azione dell’Unione Europea per l’economia circolare, cui si sottolinea, sin dal 2015, che la transizione verso un’economia circolare richiede “un’azione lungo l’intero ciclo di vita di un prodotto, dalla produzione alla creazione di mercati per le materie prime secondarie”. Oltre all’esigenza quindi di classificare i rifiuti in base alla priorità data alla rigenerazione, al riuso e al riciclo, è necessario impegnarsi anche per ridurre la quantità di rifiuti smaltiti in discarica. Il recupero di energia dai rifiuti ha quindi un ruolo fondamentale, che diventa oltremodo prioritario in questa fase di impennata dei costi energetici e delle relative materie prime. il 60% dei rifiuti viene riciclato o riutilizzato e la restante parte è trattata in impianti di termovalorizzazione. Questa soluzione tecnologica è, dal punto di vista tecnico, peraltro irrinunciabile, specie nel caso di città complesse come Roma. Infatti attualmente poco più del 40% dei rifiuti romani viene riciclato, mentre il resto per la maggior parte viene spedito fuori dal territorio comunale. Quand’anche si allineasse il tasso di riciclaggio dei rifiuti della capitale agli standard europei raggiunti da altre città italiane, rimarrebbe comunque quel 30% degli 1,7 milioni di tonnellate di rifiuti generati annualmente nel Comune che dovranno essere trattati. Per evitare di smaltire questo restante 30% integralmente in discarica e per rispettare il requisito europeo di limitare il conferimento in discarica al 10% entro il 2035, sarà inevitabile perseguire una strada di natura tecnologica come appunto l’impianto di incenerimento a energia. Per inciso, non stiamo parlando di tecnologie dell’impero del male, ma di impianti che in Italia sono in funzione da decenni in città italiane come Milano, Torino e Brescia.

L’aumento dei prezzi dell’energia dovrebbe dare ulteriore impulso alla costruzione dei termovalorizzatori. L’utilizzo dei rifiuti per la produzione di elettricità o calore consentirebbe di diminuire le importazioni di combustibili fossili e di ridurre lo smaltimento in discarica. Ad Uno degli argomenti contro la realizzazione degli im- esempio, il risparmio annuo dell’impianto di Torino è pianti di termovalorizzazione pare essere la confusione stimato in 70.000 tonnellate equivalenti di petrolio che, tra gli obiettivi di circolarità dell’economia e la possibili- al prezzo del greggio al giorno in cui rilascio questo edità di riutilizzare in misura integrale il rifiuto pro- toriale, equivalgono a quasi 50 milioni di euro dotto. Tuttavia, per ragioni tecnologiche, di risparmiati in un anno dalla città. logistica del rifiuto, di sicurezza e anche di sostenibilità finanziaria dei processi di Oltretutto, la termovalorizzazione del rigenerazione, riuso e riciclo, anche le L’aumento dei prezzi rifiuto consente un beneficio ambiencittà più virtuose generano comunque dell’energia dovrebbe tale immediato grazie alla riduzione circa il 30% di rifiuti residui. Il versa- dare ulteriore impulso delle emissioni fuggitive di gas immento di questi in discarica è una non alla costruzione dei portato. Ad esempio, il gas importato soluzione al problema della circolarità termovalorizzatori dalla Russia viaggiava per migliaia di e risulta contraria a qualunque scelta di chilometri dalla Siberia fino al nostro buon senso, poiché la discarica ha comun- confine, generando perdite stimate fino al que dei costi e un impatto ambientale non 10% del totale trasportato. È da notare che le irrilevante per cicli di vita molto lunghi. Va inoltre emissioni di metano, in particolare, hanno un’imsottolineato che l’Unione Europea ha adottato l’obiettivo pronta di carbonio spaventosa poiché una tonnellata di di ridurre il conferimento dei rifiuti in discarica al 10% metano ha lo stesso potenziale di riscaldamento globale entro il 2035. I dati di Eurostat indicano che in Ger- di 20 tonnellate di CO2. mania, Olanda, Svezia e Austria questo obiettivo è già stato raggiunto e solo una piccola percentuale di rifiuti È evidente quindi che ancora una volta il tema su cui si finisce ancora in discarica, mentre approssimativamente dibatte non è tecnico, poiché questa soluzione e la com-

binazione di tecnologie sono tecnicamente note e note sono le soluzioni ai problemi che possono generale. Inoltre sono ambientalmente sostenibili e finanziariamente convenienti. Il punto su cui si dibatte è quindi ideologico e parte dal presupposto che la progettazione di un sistema industriale e sociale basato sulla circolarità possa e debba raggiungere l’obiettivo del 100% della re-immissione nel ciclo produttivo e dei consumi delle materie utilizzate nel ciclo precedente.

Poiché si tratta di una prospettiva ideologica, altrettanto ideologicamente non possiamo che essere d’accordo sull’esigenza di puntare verso questo obiettivo ambizioso. Rimane tuttavia il fatto che le grandi trasformazioni sociali e culturali, in contesti sempre più complessi e iperconnessi, non possono avvenire in tempi brevi e, per essere ancora più precisi, mi pare difficile che avvengano in una legislatura.

Sarebbe molto più intelligente, anche ideologicamente, proporre dei percorsi che rapidamente avvicinino verso l’obiettivo più ambizioso, sapendo anche che quanto più ci si avvicina, tanto più, per la legge dei rendimenti marginali decrescenti, inevitabilmente serviranno tempi più lunghi e investimenti maggiori. Nel breve, tuttavia, per fare un esempio, la termovalorizzazione potrebbe essere combinata con altre tecnologie, come la produzione di biogas dai rifiuti biodegradabili contenuti nella porzione solida urbana. L’investimento in questi impianti consentirebbe di soddisfare gli obiettivi del Piano nazionale italiano per il clima e l’energia, che prevede l’obiettivo di produrre 7 miliardi di metri cubi di biometano entro il 2030, pari a quasi un quarto delle importazioni italiane di gas naturale dalla Russia nel 2021. Sempre a beneficio degli ambientalisti (ma a casa degli altri) la deviazione di una tonnellata di rifiuti biodegradabili dalla discarica alla digestione anaerobica per la produzione di biogas può impedire fino a 2 tonnellate di emissioni di CO2 equivalente, che non è certo un valore trascurabile.

In definitiva, la circolarità del rifiuto è perseguibile se si è consapevoli dei tempi della sua realizzazione. L’assenza di questa consapevolezza finisce per indurre nella spirale del rifiuto per cui, a esser contrari a prescindere, si rinuncia a tutto comunque.

La circolarità del rifiuto è perseguibile se si è consapevoli dei tempi della sua realizzazione

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