Ravenna IN Magazine 05 2022

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n.5 2022 www.inmagazine.it ravenna ADOLFO DE STEFANI COSENTINO IMPRENDITORE LUNGIMIRANTE SPECIALE ROMAGNA SPECIALE CELEBRAZIONI

Pezzi unici, fa tt i a mano, con pa ss ione

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In chiusura del 2022, Ravenna IN Magazine rende omaggio al meglio dell’imprenditorialità e della creatività. Nessuno come Adolfo De Stefani Cosentino ha il polso del mercato dell’auto in Italia, offrendo uno sguardo sul futuro. La biblioteca Classense, patrimonio di tutti, ha una nuova direttrice che parla dei prossimi progetti. A Ravenna il Natale porta anche la firma di Andrea Bernabini, con le sue Visioni di eterno. Tra i regali sotto l’albero? Le penne del progetto Made in Italy Pininfarina di Davide Fabi. Spazio anche al tocco magico di Elisa Lanconelli capace di trasformare fotografie in vere e proprie illustrazioni digitali. Per gli amanti della storia, il ricordo del gioco del pallone, fenomeno di massa con squadre cittadine e impresari. Ci sono poi le storie di Debora Zoli, a caccia di talenti del basket e di Enrico Minguzzi, inventore di immagini.

Edizioni IN Magazine s.r.l.

Via Napoleone Bonaparte, 50 - 47122 Forlì | T. 0543.798463 www.inmagazine.it | info@inmagazine.it Anno XXI N. 5 dicembre/gennaio Reg. di Tribunale di Forlì il 16/01/2002 n.1

Direttore Responsabile: Andrea Masotti Redazione centrale: Clarissa Costa

Coordinamento di redazione: Roberta Bezzi

Artwork e impaginazione: Francesca Fantini

Ufficio commerciale: Roberto Amadori, Gianluca Braga Stampa: La Pieve Poligrafica Villa Verucchio (RN) Chiuso per la stampa il 9/12/2022

Collaboratori: Alessandra Albarello, Chiara Bissi, Andrea Casadio, Roberta Invidia, Lucia Lombardi, Anna De Lutiis, Massimo Montanari, Serena Onofri, Aldo Savini.

Fotografi: Lidia Bagnara, Biblioteca Gambalunga di Rimini, Andrea Bonavita, Alessandro Catrani, Elisa Collinelli, Massimo Fiorentini, Elisa Paolucci Giannettoni, Epimaco “Pico” Zangheri.

Tutti i diritti sono riservati. Foto e articoli possono essere riprodotti solo con l’autorizzazione dell’editore e citando la fonte. In ottemperanza a quanto stabilito dal Regolamento UE 2016/679 (GDPR) sulla privacy, se non vuoi più ricevere questa rivista in formato elettronico e/o cartaceo puoi chiedere la cancellazione del tuo nominativo dal nostro database scrivendo a privacy@inmagazine.it

24 06 / PROFILI ADOLFO DE STEFANI COSENTINO 06 41 20 12 / LETTURA PATRIMONIO DI TUTTI 16 / VISUAL ART ANDREA BERNABINI 20 / STILE PININFARINA SEGNO 24 / CREAZIONI ELISA LANCONELLI 31 / STORIA GIOCO DEL PALLONE 35 / SPORT DEBORA ZOLI 41 / PITTURA ENRICO MINGUZZI 43 / SPECIALE IN MAGAZINE ROMAGNA 61 / SPECIALE CELEBRAZIONI AZIENDALI 04 / PILLOLE NOTIZIE DALLA PROVINCIA EDITORIALE
DI ANDREA

PILLOLE

LE MOSTRE DEL MIC

FAENZA | Si intitola 19081952. A ricordo di un’impresa di sogno la nuova esposizione permanente del MIC di Faenza, a cura di Valentina Mazzotti in collegamento con la mostra di Salvatore Arancio We Don’t Find The Pieces They Find Themselves. L’esposizione ripercorre le vicende che portarono alla fondazione del museo e sul suo rapido sviluppo, fino alle drammatiche distruzioni della seconda guerra mondiale e alla rapida ricostruzione postbellica con la riapertura del museo nel 1952. Al MIC, fino al 14 maggio, è possibile visitare anche la mostra di Galileo Chini. Ceramiche tra Liberty e Déco a cura di Claudia Casali e Valerio Terraroli che rende omaggio a un artista poliedrico, tra i pionieri del Liberty.

STAGIONE D’OPERA E DANZA

RAVENNA | Si intitola Soluzione crisi. Le 7 strategie definitive per risolvere i debiti il nuovo libro scritto dal commercialista ravennate d’adozione Gianpiero De Martinis, per la nuova collana Strumenti di SBC Edizioni. È un piccolo manuale pensato per titolari di micro-attività, ossia la ricca platea di partita Iva a forte rischio indebitamento. “Dopo aver pubblicato due anni fa un primo libro,” spiega, “sono ritornato sull’argomento spinto dall’attualità: in un tessuto economico in difficoltà, nel dopo pandemia e con problemi legati al caro bollette e alla guerra, da inizio anno lo Stato ha ripreso a bombardare le attività con cartelle esattoriali per il recupero crediti, sospese per due anni.”

RAVENNA | Si apre il 14 gennaio, con la nuova produzione del Tamerlano di Vivaldi, la Stagione d’opera e danza del teatro Alighieri. A portarla in scena l’Accademia Bizantina guidata da Ottavio Dantone. Si proseguirà con la Bohème, ripresa dall’allestimento nato dalla regia di Cristina Mazzavillani Muti, e con Il barbiere di Siviglia da un progetto di Fanny & Alexander. Anche gli appassionati di danza avranno di che deliziarsi con MM Contemporary Dance Company, la compagnia fondata da Michele Merola, Kibbutz Contemporary Dance Company da Israele e Malandain Ballet Biarritz, fondato da Thierry Malandain. Una stagione ricca di suggestioni per catturare il pubblico di tutte le età.

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IMPRENDITORE

ADOLFO DE STEFANI COSENTINO E LE SFIDE DEL MONDO AUTO

LUNGIMIRANTE

Adolfo De Stefani Cosentino è uno dei massimi esperti del settore automobilistico. A Ravenna tutti lo conoscono come titolare della De Stefani, concessionaria e officina autorizzata Mercedes-Benz, Smart e MG, ma in tutta Italia è noto anche per essere il presidente di Federauto, carica che gli è stata rinnovata nel marzo 2021 e che ricopre dal 2018. In pochi sanno, invece, che nasce come commercialista, professione che ha esercitato per otto anni finché, nel 1981, lo zio di sua moglie Stelvio De Stefani – che non aveva figli – lo ha in pratica adottato e fatto entrare in società. Da allora la sua vita è completamente consacrata alle autovetture. De Stefani, cominciando dalla concessionaria che ha una storia più che secolare: quali sono state le tappe principali di sviluppo? “Tutto inizia nel 1910 con la bottega artigiana fondata da Evaristo De Stefani in cui si costruiscono e vendono carrozzine e biciclette. Nel 1927, con l’acquisizione delle OMOfficine Meccaniche si passa agli autocarri.

Con l’entrata in scena di Stelvio nel 1958 viene acquisita la concessione per tutta l’Emilia-Romagna delle automobili Simca. Il 1985 è l’anno della grande riorganizzazione aziendale e con l’acquisizione del marchio Mercedes-Benz, a cui è seguita quella di Smart e di MG. A Ravenna, c’è la sede storica a Ponte Nuovo, a cui si aggiungono le filiali di Forlì, Imola e Cesena. Dal 2016, siamo presenti sia a Ravenna che a Lugo anche con Destauto, una nostra controllata al 58%, per i marchi Renault e Dacia.”

Come si riesce a superare indenni le tante crisi economiche e a restare competitivi? “Come amo ripetere, bisogna distinguere una ‘azienda vecchia’, che è tale proprio perché ormai ‘impolverata’, da una ‘vecchia azienda’ che invece è riuscita a superare le crisi. Ecco, noi siamo una ‘vecchia azienda’. La crisi più importante di qualsiasi azienda, in realtà, non è di tipo economico ma generazionale: spesso non si va oltre la seconda, noi siamo già alla quarta con i miei nipoti già inseriti

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PROFILI

in azienda anche se sotto la mia direzione.” Com’è cambiato il mondo dell’auto a Ravenna?

“Mio padre mi raccontava che la prima base della De Stefani era in centro, in piazza dell’Aquila nei locali di Palazzo Trincossi, dove ora c’è una banca. Prima dell’ultima guerra, l’auto era un lusso da ricchi, dopo si è assistito al boom della motorizzazione. Negli anni Sessanta, c’è stata la moda dei mercati che gradualmente hanno perso il loro fascino. Ed ecco che è nata la necessità di avere sedi fisiche perché il cliente non era più disposto a fare chilometri. Oggi il mercato dell’auto è maturo e si avvia ad affrontare un

DAL 1981, ADOLFO DE STEFANI COSENTINO È ALLA GUIDA DELLA NOTA CONCESSIONARIA RAVENNATE DE STEFANI CON OLTRE UN SECOLO DI STORIA. DAL 2018 È ANCHE PRESIDENTE DI FEDERAUTO A CUI SI DEDICA CON PASSIONE.

importante punto di sostituzione perché la tecnologia ha cambiato tutto.”

Un tempo il potenziale cliente girava con la mitica rivista Quattroruote sottobraccio, oggi?

“Ora si è abituato a configurare l’auto già su internet e ad arrivare in concessionaria già sicuro di quello che vuole. Con la nascita e il moltiplicarsi dei siti web, le nuove vetrine, il cliente ormai si ‘cattura’ tramite internet: è lì che si gioca la vera partita con consulenze e strategie ad hoc.”

Fino al 2024 sarà alla guida di Federauto. Conta di continuare?

“Per evitare che me lo propongano, ho fatto cambiare lo statuto con una norma che impone un massimo di due mandati. Sono stati anni entusiasmanti ma anche pesanti e il ricambio è necessario per innovare.”

Un po’ come tanti altri comparti, il mercato dell’auto è in forte rallentamento… “Sì. Forse non sono stato fortunato… Durante i miei mandati, ci sono stati il passaggio dalle auto a motore endotermico a quelle elettriche, poi la pandemia e ora l’arrivo di nuovi regolamenti. Il lockdown è stato devastante, dimostrando inoltre tutti i limiti della globalizzazione, del non avere più fabbriche produttrici di preziosi componenti ‘sotto casa’. Le poche aziende produttrici di microchip, tutte tra Taiwan, Giappone e Corea, sono state bloccate. Con la ripresa della produzione, le aziende automobilistiche si sono messe in fila ad aspettare, ed è ancora così perché in realtà i microchip servono anche a chi realizza PC e altri prodotti. Se si considera che per ogni auto nuova ci sono 5-6 mila microchip, si capisce l’entità del problema.” Un problema che non si era mai verificato prima?

“Di tal portata, no. Ma con il terremoto di Fukushima del 2011, la chiusura dell’unica fabbrica al mondo del pigmento metallizzato, ha messo in serio pericolo la fornitura mondiale di vernici.”

Guardando avanti, quali proiezioni è possibile fare?

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PROFILI
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LARICE

“LA NOSTRA È UNA ‘VECCHIA AZIENDA’ CHE È RIUSCITA A SUPERARE LE VARIE CRISI, FRA CUI QUELLA DEL PASSAGGIO DI CONSEGNE: NOI SIAMO GIÀ ALLA QUARTA GENERAZIONE CON I MIEI NIPOTI GIÀ INSERITI IN AZIENDA.”

“Secondo uno studio del Sole 24 Ore, c’è ancora da aspettare per una normalizzazione in quanto la crisi dei microchip – che ha inciso su 13 milioni di autovetture – influenzerà anche il 2023. Quest’anno chiuderemo con una produzione di 1 milione 300 mila auto nuove, la stessa registrata negli anni Sessanta, a fronte di 9 milioni di auto circolanti. Se si considera che prima del lockdown l’Italia era un Paese che stava andando verso i 2 milioni di auto nuove, si capisce l’entità della crisi. Oggi come oggi, con l’aumento dei prezzi legati alla tecnologia anche nelle utilitarie, risaliremo verso 1,5-1,6 milioni di auto nel giro di 5/6 anni, se andrà bene, con un ulteriore invecchiamento delle auto. In Italia l’età media di un’auto è di 11 anni e 8 mesi, di gran lunga superiore a quella della Germania e dei Paesi del Nord Europa.”

Come va il mercato dell’elettrico?

“È fermo al 4% quest’anno, ben lontano dal 50% della Norvegia. Non c’è da stupirsi,

queste auto costano molto, in media 38 mila euro contro un prezzo medio di 22 mila euro. Attualmente gli incentivi sono serviti solo ai ricchi che se la comprano per sfizio. Basterebbe seguire l’esempio della Germania, ossia rendere detraibili le auto per le partite Iva, quelle che realmente fanno muovere il parco auto, con cambi ogni 30-36 mesi. In questo modo, si otterrebbero auto semi-nuove a disposizione di coloro che hanno una capacità di spesa inferiore ma che sarebbero interessati a un usato in buone condizioni e moderno. Perché va detto che la tecnologia non è solo un problema di inquinamento ma anche di sicurezza su strada.”

Lo chiederete al nuovo governo?

“Certamente, così come proporremo di rendere gratuito il passaggio dell’auto che ora costa 400-500 euro e altri ammortamenti e incentivi che devono diventare strutturali. Detto questo, ci vorrà un ventennio a cambiare il mercato dell’auto.”

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IN ALTO E NELLE PAGINE PRECEDENTI, ADOLFO DE STEFANI COSENTINO, TITOLARE DELLA DE STEFANI DI RAVENNA.

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PATRIMONIO

TUTTI

Figure eminenti, vivaci intellettuali, conservatori e bibliofili di valore si sono alternati nel tempo alla guida della Biblioteca Classense di Ravenna. Da pochi mesi è in carica, vincitrice di un concorso ad hoc, Silvia Masi, 52 anni, laureata in Storia contemporanea, con un master in Automazione delle biblioteche e degli archivi. Con una ventennale esperienza in diverse istituzioni è stata direttrice dal 2015 della Biblioteca Salaborsa di Bologna, la principale istituzione non universitaria della città. Nel 1803, in seguito alle soppressioni napoleoniche dei beni monastici, l’antica libreria dei monaci Camaldolesi, edificata tra XVII e XVIII secolo dall’abate Pietro Canneti all’interno dell’Abbazia di Classe, fu eletta a biblioteca civica di Ravenna. Da allora è uno dei poli culturali della città.

Masi, conosceva l’istituzione e il ricco patrimonio della Biblioteca Classense prima di assumere il ruolo di direttrice? “Certamente. La Biblioteca Classense rap-

presenta un modello nell’ambito bibliotecario per il felice connubio tra biblioteca moderna, impegnata in un intenso programma di promozione della lettura rivolto in modo particolare a bambini e ragazzi e alle scuole, e biblioteca di conservazione di un ricco e preziosissimo patrimonio antico, tra cui spiccano pezzi unici come l’Aristofane – unico esemplare al mondo che contiene tutte e 11 le commedie dell’autore – e altri di inestimabile valore in quanto testimonianze della storia dell’editoria in Italia, come il De Oratore di Cicerone, il primo incunabolo stampato nel nostro paese, o infine collezioni estremamente significative per la storia letteraria italiana come la Raccolta Dantesca Olschki, acquistata a inizio Novecento dall’omonimo editore e collezionista.”

Che cosa l’ha emozionata di più: le collezioni antiche, il fondo fotografico, i fondi speciali, gli spazi recuperati dell’antico complesso?

“Se le caratteristiche del patrimonio clas-

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LETTURA
SILVIA
DIRETTRICE DELLA BIBLIOTECA CLASSENSE DI
DI CHIARA BISSI FOTO MASSIMO FIORENTINI
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sense mi erano note, non mi aspettavo invece che la biblioteca abitasse un luogo di tale bellezza dal punto di vista architettonico, caratterizzato dalla perfetta armonia tra i meravigliosi chiostri e la splendida teoria di sale, alcune delle quali riccamente decorate e arricchite da opere d’arte e dagli arredi originali settecenteschi. Nell’insieme un luogo di grande atmosfera e fascino in cui lavorare, studiare, partecipare a iniziative culturali… davvero un gioiello prezioso di cui la comunità ravennate e non solo può godere.”

Il patrimonio librario a stampa è stimato in 850.000 unità bibliografiche, ci sono manoscritti, incisioni, mappe, fotografie, do-

cumenti d’archivio, materiale multimediale. Quali sono i numeri salienti per conoscere il presente e la storia della biblioteca?

“Mi pare importante sottolineare l’impatto della biblioteca sulla vita della città attraverso i principali dati di utilizzo: per la sede centrale, nel 2021, sono stati 8.471 gli utenti che hanno fatto almeno un prestito per un totale di 98.395 prestiti complessivi, e quasi 66.000 le richieste di consultazione di materiali esclusi dal prestito e ben 113.000 gli ingressi; nelle 7 sedi decentrate sono stati 4.130 gli utenti attivi per un totale di 49.600 prestiti.”

Fra i compiti assegnati c’è quello di “proiettare la Classense nel futuro”. Quali sono i progetti in corso e come vede la biblioteca nei prossimi dieci anni?

“Tra i progetti a medio-lungo termine, c’è quello di rendere accessibili spazi che adesso sono sottratti all’utilizzo pubblico: primo fra tutti la meravigliosa Aula Magna settecentesca della biblioteca, adesso chiusa per lavori di restauro e consolidamento, le sale storiche al piano superiore. Intendiamo inoltre procedere a una più efficiente organizzazione dei magazzini per liberare spazi per servizi e attività. Puntiamo a una maggior capillarità dei servizi bibliotecari dotando di punti prestito aree della città che non ne sono al momento fornite e che sono in forte espansione abitativa e logistica, come ad esempio la Darsena, operando nei parametri di sostenibilità gestionale ed economica. Fondamentale sarà curare il posizionamento anche internazionale della biblioteca tra le importanti istituzioni culturali del nostro paese, attraverso prestiti e altre collaborazioni con gli altri istituti europei e non solo. Proprio in questi giorni, ad esempio, abbiamo concluso gli accordi con il Fine Arts Museum di San Francisco per il prestito di un manoscritto contenente un disegno di Botticelli che verrà esposto durante un’importante mostra a fine 2023, incentivando lo studio e la conoscenza di questo testo, per molti versi ancora misterioso.”

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LETTURA
“LA BIBLIOTECA È UN LUOGO DI GRANDE FASCINO, UN GIOIELLO DI CUI TUTTI POSSONO GODERE. UN PROGETTO PER IL FUTURO? RENDERE ACCESSIBILI GLI SPAZI DELLA MERAVIGLIOSA AULA MAGNA SETTECENTESCA.”

EMOZIONI

L’ARTE DEL VIDEO MAPPING DI ANDREA BERNABINI

DI LUCE

Fotografo, visual artist, creatore di progetti visivi. Andrea Bernabini, ravennate classe 1961, ha un percorso personale costruito attraverso fotogrammi e passaggi visivi che lui stesso ha fissato attraverso i suoi tanti progetti artistici. Tra i primi a portare in Italia il video mapping, attraverso concept culturali e grandi eventi, è un convinto sostenitore del potere di questa nuova frontiera della realtà aumentata, dove “tutto, dimensioni, colori, luci, musica e storytelling, è creato per stupire lo spettatore, che sia il turista o il cittadino che cammina nella propria città.”

Confermando i successi precedenti, anche quest’anno Ravenna e i suoi monumenti si illuminano con il suo progetto Le luci delle parole. L’intenzione è proprio quella di portare luce, valorizzare e attrarre.

In questo momento storico, dove la crisi energetica ha toccato tutte le città e amministrazioni, ha riscontrato ostacoli per la realizzazione dei suoi progetti?

“Ovviamente ci sono difficoltà ma non tut-

ti fortunatamente hanno ceduto al buio di questo periodo e credo che non faccia bene a nessuno spegnersi, tanto meno alle città d’arte come la nostra. Una città spenta è una città che non porta turisti e porta tristezza ai cittadini stessi.”

Quando è cominciato questo progetto a Ravenna?

“Visioni di eterno è un’idea che ho concepito e presentato a Ravenna nel 2009. Venne subito accolta con grande entusiasmo da tutti. Oltre all’ottimo riscontro di pubblico, migliaia di turisti ne rimasero subito affascinati. Il progetto prevedeva la valorizzazione con la tecnologia e l’arte del video mapping degli otto monumenti Unesco. Ogni anno veniva illuminato con le video installazioni un monumento prescelto attraendo migliaia di persone al giorno.”

Da Ravenna alle estremità del mondo, dove l’ha portato questo tipo di arte?

“Nel 2014 sono stato chiamato a Doha in Qatar, per partecipare al National Day dove,

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VISUAL ART
DI

insieme al mio team, ho realizzato un mapping, il più grande mai fatto a 360 gradi, sul monumento The Falcon Cap alto 70 metri.”

Come si crea un progetto di video mapping? “Inizialmente mi piace abbozzare lo storytelling, lavorare su un concetto. Successivamente porto avanti la ricerca di storie, materiali e immagini. Il mio intento è produrre emozione, raccontare una storia che sia anche ad alto impatto grafico. Un lavoro complesso che viene realizzato a più mani con gli artisti del mio team.”

Come si spiega il successo?

“Il nostro cervello non è abituato alle grandi immagini e trovarsi davanti a tale grandezza provoca un effetto potente lasciando un forte stupore. Le amministrazioni e le aziende hanno capito il valore e il ritorno in immagine che si ha investendo in questo tipo di arte e comunicazione.”

In quali altri ambiti può essere utilizzato? “Oltre alle città, ho realizzato progetti per la moda come la sfilata di Ermanno Scervino,

per eventi promuovendo brand, per presentazioni e congressi.”

Quale percorso artistico l’ha portato al mapping?

“Nasco fotografo, cresciuto nello studio di Daniele Casadio frequentato anche da Alex Majoli. Ho viaggiato per anni in giro per il mondo collaborando con agenzie in particolare di Milano. La mia sete di ricerca e di andare oltre le conoscenze consolidate mi ha avvicinato alla sperimentazione; con Polaroid creai un metodo innovativo di manipolazione dei materiali e la stessa Polaroid Italia mi appoggiò sponsorizzando le ricerche per continuare il mio lavoro, realizzando così mostre e pubblicazioni.”

Dalla fotografia ai video: come è avvenuto il passaggio?

“Alla fine degli anni Novanta iniziai a collaborare a spettacoli teatrali di John De Leo, Stefano Benni e Carlo Lucarelli. Inserii in quei contesti le prime video installazioni, imparando sul campo e formandomi. Fino a

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IN ALTO, IL FOTOGRAFO E VISUAL ARTIST RAVENNATE ANDREA BERNABINI.

quando non vidi il mapping per la prima volta in Francia nel 2008.”

Oggi come descriverebbe il suo lavoro? “Con la Neo Visual Project, oltre al mapping, affianchiamo le aziende che vogliono promuovere i loro prodotti e servizi. Venendo dal campo dell’arte abbiamo una visione diversa dai classici canoni pubblicitari. Oggi le aziende vogliono questo: trovare sempre il modo più innovativo di raccontarsi e di stupire. Un’idea particolare è stata quella realizzata per Achille Lauro in occasione dell’evento Eurovision di San Marino.”

Uno sguardo al futuro: cosa sta realizzando?

“Sto lavorando all’applicazione della multimedialità nella progettazione dedicata ai musei che richiedono sempre più l’utilizzo di nuove tecnologie. Ne abbiamo appena finito uno a Riccione. In contemporanea ho ripreso in mano tutta la parte di fotografia artistica, con nuovi progetti. Ho realizzato un libro fotografico per i 100 anni dell’ippodromo di Cesena, dove ho messo in risalto l’essenza del rapporto di amore fra uomo e cavallo.”

Un consiglio per un giovane che volesse intraprendere questo percorso?

“Credere nei propri sogni e far rispettare il valore del proprio lavoro.”

SOTTO, VIDEOPROIEZIONI SULLA BASILICA DI SAN VITALE A RAVENNA. IN ALTO, ALTRE CREAZIONI DI BERNABINI.

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LA PENNA

IL PROGETTO MADE IN ITALY PININFARINA DI DAVIDE FABI

ETERNA

Si chiama Pininfarina Segno l’ultimo progetto di Davide Fabi, amministratore delegato di Signature Srl, società italiana con sede nella periferia industriale di Ravenna, dove si trova anche un vasto ed elegante spazio espositivo. Pesarese di nascita, ha studiato medicina, ha gestito diversi locali e nel 2016 ha fondato con altri due soci la Napkin, una micro azienda nata in un garage del Ravennate che si occupava della vendita di salviette compresse in pasticche per il mondo dell’hôtelerie e della ristorazione. “È stato il primo esperimento con un gruppo di amici ravennati,” racconta Davide Fabi. “Inizialmente quasi come fosse un gioco, poi abbiamo avviato una attività commerciale creando una Srl. Fin da subito la nostra forza è stato l’ottimo rapporto che c’è sempre stato fra di noi, di amicizia e fiducia. Col passare degli anni abbiamo sentito il desiderio di creare una produzione alterna-

“PROPONIAMO UNA NUOVA IDEA DI SCRITTURA,” RACCONTA DAVIDE FABI. “DA SUBITO ABBIAMO VOLUTO DARE UNA PROFONDA ITALIANITÀ

AL PRODOTTO, DATA SIA DALLA STORIA DI LEONARDO DA CUI TUTTO HA AVUTO INIZIO SIA DALLA PRODUZIONE SOLO ITALIANA.”

tiva. Abbiamo adottato il detto ‘Innovazione fa rima con ambizione’ che ci corrispondeva anche se non è stato facile accantonare un business già avviato e soprattutto convincere i soci ad avventurarsi in un mercato tutto nuovo, ancora da costruire.”

Davide riesce a persuadere i suoi ad approfondire la ricerca di una antica tecnica di cui aveva letto ai tempi dell’università, ovvero quella della Silverpoint usata da Leonardo da Vinci per scrivere senza usare inchiostro. Avrebbero creato qualcosa di completamente nuovo: l’Ethergraf, che incontra il favore del mercato, e così nasce la Signature. La prima versione di Ethergraf usa un nuovo tipo di materiale composto da una particolare lega metallica capace di scrivere per ossidazione su carta comune. In quegli anni Pininfarina era alla continua ricerca di innovazione, di nuove idee e nuove sfide e Davide offrì loro una collaborazione per mettere in commercio questa idea fantastica che veniva presentata come ‘terra di mezzo’, una via di mezzo tra la penna e la matita ma che, in realtà, non voleva imitare né l’una né l’altra. Questo nuovo modo di concepire la scrittura venne da subito

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DI FOTO LIDIA BAGNARA

“PININFARINA SEGNO NASCE NEL 2018 GRAZIE ALLA PARTNERSHIP

TRA SIGNATURE E PININFARINA. SI TRATTA DI UN PROGETTO CREATIVO, UN HUB CHE UNISCE ECCELLENZE NEI SETTORI PIÙ DISPARATI.”

visto con favore. “Da subito abbiamo voluto dare una profonda italianità al prodotto,” dice Fabi, “data sia dalla storia di Leonardo da cui tutto ha avuto inizio, sia dalla produzione fatta esclusivamente in Italia, aggiungendo la narrazione della scoperta che attribuiva molto fascino all’oggetto: per vendere un prodotto bisogna prima saperlo raccontare al cliente. Crediamo sia più importante la percezione del prodotto che il prodotto stesso.”

Signature entra quindi in partnership con Pininfarina. Si allargano gli orizzonti e nasce Pininfarina Segno nel 2018. Sembra impossibile che il mon-

do della penna possa esercitare un tale fascino. Naturalmente è stato necessario modificare l’idea di Leonardo da Vinci, quindi le penne che oggi si vedono in mostra possono contenere inchiostro ma quello che stupisce piacevolmente è lo stile, l’eleganza e la preziosità Chi compra gli oggetti e come è la mappatura del mercato? “Questa unione,” precisa, “cresce tanto sia come fiducia che come business e si occupa di scrittura ma anche di accessori. Mi piace definirlo un progetto creativo, un hub che unisce eccellenze nei settori più disparati: design, materiali, tecnologia, artigianato e comunicazione. Vendiamo i no-

stri prodotti in oltre 700 negozi italiani: gioiellerie, rivendite di articoli da scrittura e Concept Store, esportiamo in oltre in 24 Paesi attraverso distributori in esclusiva che raccontano storia, made in Italy, passione, artigianalità, oggetti unici realizzati a mano. Proponiamo una nuova idea di scrittura che in alcun modo sostituisce i comuni strumenti, ma supera il concetto di pura funzione, trasformandosi nell’accessorio di design perfetto per chi desidera avere sempre una storia da raccontare.”

Mentre Fabi racconta questa fantastica avventura, impossibile non notare nell’occhiello della sua giacca un piccolo fiore, che in realtà è una piccolissima penna. Nella mostra ve ne sono tante altre e sono proposte soprattutto come regalo per giovani. L’oggetto che stupisce maggiormente è una penna tempestata di brillantini che, contrariamente ai costi accessibili delle altre penne, costa ben 40.000 euro. Si sa che in certi Paesi, dove il petrolio sgorga quasi spontaneo, un piccolo regalo come questo può essere un messaggio di buon gusto e di stile, la caratteristica di tutti gli oggetti prodotti da Pininfarina Segno.

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STILE
NELLE FOTO, DAVIDE FABI E ALCUNE PENNE DEL PROGETTO PININFARINA SEGNO.
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ELISA LANCONELLI TRASFORMA FOTOGRAFIE IN ILLUSTRAZIONI DIGITALI

24 CREAZIONI
TOCCO
MAGICO
DI
ALESSANDRA ALBARELLO FOTO ELISA LANCONELLI

LANCONELLI È STATA CONTATTATA

DALL’ASSESSORE GIACOMO COSTANTINI DEL COMUNE DI RAVENNA PER FAR RIVIVERE I LUOGHI DANTESCHI ATTRAVERSO UN NUOVO SGUARDO.

Per entrare nel ‘favoloso mondo’ di Elisa Lanconelli, partiamo dal suo motto Let your spirit soar (‘Eleva il tuo spirito’), senza però cercare di lambiccarci troppo il cervello per attribuirlo a qualche filosofo o personaggio famoso… “È una frase di Homer dei Simpson,” spiega infatti Elisa, svelando subito l’arcano, e prosegue: “L’ho trovata bellissima e l’ho fatta subito mia. Nei miei disegni cerco sempre di individuare una chiave che permetta anche allo spirito degli altri di elevarsi, di prendere le proprie emozioni e ‘buttarle’ in quello che vedono, staccandosi dalle cose normali per poter vedere qualcosa di più.” Eh già, quel qualcosa di più che emerge dalle sue illustrazioni digitali, partendo da foto che rielabora, trasformandole attraverso la magia del suo tocco artistico. Immagini reali e visioni poetiche e astratte si sovrappongono e si intrecciano. Luoghi di città che pensavamo di conoscere suggeriscono altre let-

ture, svelano e rivelano aspetti e angoli nascosti. Nulla è quindi come appare. Neppure lei che si autodefinisce “ironica e bionda dal 1991.” Dove naturalmente il 1991 è il suo anno di nascita, l’ironia una sua qualità ben precisa e… il biondo (a parte il colore dei capelli)? “È raccontare quella scaltrezza che ci vuole tutti i giorni, fingendo a volte di cadere dalle nuvole e giocando con gli stereotipi,” rivela.

La sua parte spirituale e la sua parte terrena convergono continuamente anche nelle sue illustrazioni, nella sua vita. Stupisce infatti scoprire che Elisa Lanconelli è a tutti gli effetti un ingegnere edile e che per anni l’illustrazione e la fotografia sono stati semplicemente un hobby, prima di diventare un vero e proprio lavoro. Tutto è iniziato per caso, una mattina, prima di un esame di ingegneria: “Ho guardato la tazza del caffè appoggiata sul tavolo e ho pensato: ‘per svegliarmi mi ci dovrei tuffare’. Così

l’ho fotografata con l’iPad di mio papà e mi ci sono disegnata dentro. Da lì è partita la mia voglia di cercare di vedere all’interno delle foto, che è poi cercare di vedere all’interno della realtà,” racconta, esprimendo così il suo desiderio di restituire con leggerezza quella profondità che pretende da se stessa e dalle foto. Nel 2017 il regista dello spot

pubblicitario di Air Dolomiti nota le sue illustrazioni su Instagram e le propone una prima collaborazione. Ma la vera svolta arriva nel 2020, in un momento di crisi identitaria per Elisa che, in piena pandemia e lasciato il lavoro di ingegnere a Firenze, ritorna a Lugo dai suoi genitori, ritrovando così le sue radici, quella ‘romagnolità’, come lei la chiama, che è un mix di testardaggine, ottimismo, concretezza, ironia e savoir-vivre, ma scoprendo anche un suo inaspettato lato romantico.

Sempre tramite Instagram, dove attualmente Elisa conta ben 12.500 follower, viene contattata da Giacomo Costantini, assessore al Turismo e Smart City del Comune di Ravenna, per la realizzazione di un progetto per il settecentesimo anniversario della morte di Dante. L’input era di far rivivere i luoghi danteschi attraverso un nuovo sguardo, raccontando il territorio con illustrazioni che restituissero alla città una dimensione artistica, poetica ed emozionale, ma anche culturale. “È stato un grande onore che Stefano Bonaccini, presidente della Regione Emilia-Romagna, mi abbia poi dedicato un post,” aggiunge lei con orgoglio. Scattando spesso personalmente le foto su cui interviene con le illustrazioni, Elisa respira e si riappropria degli spazi urbani. “Sono due momenti separati, non so mai in anticipo come interverrò sulle foto,” specifica. E di foto, per ogni lavoro, ne scatta

moltissime per essere sicura di avere quella giusta (è qui che ritorna la precisione, organizzazione e razionalità dell’ingegnere) ma per renderle ancora più ‘wow’ vorrebbe tanto acquistare un drone. Dalla sua curiosità e passione scaturiscono anche divertenti e istruttivi fun fact con cui svela aspetti insoliti e sconosciuti della storia di luoghi e personaggi. E non solo… La sua creatività si estende fino alla realizzazione di materiale di merchandising con le sue illustrazioni, protagoniste già di due mostre personali a Villa Torlonia di San Mauro Pascoli e all’Istituto Italiano di Cultura di Edimburgo

Ma ritorniamo al legame di Elisa Lanconelli con Ravenna e la Romagna: “È fortissimo, l’ho riscoperto anche attraverso il mio progetto ‘Romagna Solatia’ per il quale, durante la pandemia, ho intervistato molti lavoratori stagionali, chiedendo come immaginavano l’estate dopo il Covid. Pur non intavolando il discorso partendo da un’identità territoriale, veniva sempre fuori ‘ma noi romagnoli siamo così, ce la faremo comunque’. Mi ci sono riconosciuta,” racconta.

Nel pochissimo tempo libero Elisa visita mostre soprattutto di artisti che non conosce e, naturalmente, disegna ovunque, anche sulle sue unghie, decorate con cuoricini. “In effetti ogni tanto sperimento su me stessa la nail art,” dice divertita. Ma questa è un’altra storia. O un altro progetto?

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IN ALTO, ALCUNE CREAZIONI DI ELISA LANCONELLI, DEDICATE ALLE CITTÀ DI RAVENNA E DI RIMINI.

NEL SUO LOCALE

IN VIA MAZZINI A

RAVENNA, MICHELE BASIGLI AMA

ESPRIMERE TUTTA LA SUA CREATIVITÀ E SCEGLIERE PRODOTTI STAGIONALI DI QUALITÀ DAI PICCOLI

PRODUTTORI LOCALI.

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PIZZA FUTURA SAPORI

ROMAGNOLI

Stagionalità, qualità e tradizione. Sono questi i tre ingredienti con cui Pizza Futura ha conquistato ravennati e turisti in questi ultimi quattro anni. L’attività è stata aperta il 10 agosto 2018 su iniziativa di Michele Basigli, nella celebre via dei Poeti , ossia la suggestiva via Mazzini, da molti consideratala strada di accesso al centro storico, percorribile a piedi e in bicicletta, a due passi da monumenti Unesco, uffici e scuole, oltre che ben servita da

parcheggi. “Mai scelta si è rivelata più felice,” racconta Basigli. “Dopo aver fatto la gavetta per oltre dieci anni, maturando esperienza in proprio con altri soci, ho fatto il grande passo, cogliendo l’occasione di aprire un locale tutto mio che mi ‘rappresenta’. Oltre ai tanti clienti affezionati ravennati, la pizzeria è molto apprezzata dai turisti, in crescita ultimamente anche grazie all’arrivo delle crociere. Quelli che restano in città una settimana tornano

anche 2 o 3 sere, perché amano il prodotto e vanno sul sicuro.” Il locale ha una cinquantina di posti a sedere ed è sempre al completo, al punto che durante il fine settimana è necessario fare anche il doppio turno. Si lavora dal martedì al sabato a pranzo e a cena, una scelta molto apprezzata dal personale che così ha due giornate per stare in famiglia e tornare al lavoro più carico di energia. “Anche i clienti hanno capito la bontà di questa scelta,” tiene a precisare Basigli, “e non mancano di tornare sempre volentieri per gustare una nuova pizza. In futuro, ci sono tutti i presupposti per poterci allargare, ma restando sempre in centro. Intanto, ci godiamo l’opportunità di mettere sedie e tavolini in strada che il Comune ci ha dato durante la pandemia e che ha contribuito a creare l’abitudine di stare all’aperto tutto l’anno.” Lavorando con l’asporto e le consegne a domicilio, Pizza Futura ha affrontato con il sorriso il periodo più duro del Covid, mentre Basigli ne ha approfittato per fare dei corsi online con Mirko Savoia per ulteriormente perfezionare l’impasto della pizza. “Anche i clienti se ne sono accorti,” rivela. “Rispetto all’inizio, la pizza è di tipo napoletano con un cornicione sostenuto e un impasto digeribile e fragrante grazie al prefermento biga. Per quanto riguarda gli ingredienti, invece, è una vera pizza ‘romagnola’ grazie a prodotti forniti dai migliori produttori locali, come le farine del Molino Benini, l’olio di Brisighella del frantoio Ossani,

“LA PIZZA È DI TIPO NAPOLETANO CON UN CORNICIONE SOSTENUTO E UN IMPASTO DIGERIBILE E FRAGRANTE.

PER QUANTO RIGUARDA

GLI INGREDIENTI, INVECE, È UNA VERA PIZZA ‘ROMAGNOLA’ FATTA CON I MIGLIORI INGREDIENTI SELEZIONATI DEL TERRITORIO.”

il sale di Cervia, a cui si aggiungono il pomodoro San Marzano dell’Agro Sarnese-Nocerino Dop e il fior di latte del parco naturale Roccamonfina in Campania.” Tra i prodotti locali utilizzati per farcire la pizza, vi sono poi i salumi di mora romagnola dell’azienda Zavoli di Saludecio e il Grigione del Montefeltro, un maiale allevato a San Leo allo stato brado, particolarmente saporito, così come le verdure a km zero dell’azienda Mater Naturae che ha un orto

biologico senza serre e coltiva solo prodotti di stagione. Per chi lo desidera, Pizza Futura propone anche un impasto integrale sempre con grani romagnoli, quello con grano duro pugliese di Senatore Cappelli e quello al farro monococco dell’azienda Anima Bio vicina a Mezzano. Anche la birra, il caffè e gli amari che accompagnano il pasto o lo finiscono, sono scelti con cura, privilegiando piccoli produttori locali. In cucina Ba-

sigli ama esprimere tutta la sua creatività e cambiare il menù in base alla stagionalità. “Mi piace la ricerca, la sperimentazione, la voglia di osare, di spingermi sempre oltre,” rivela. Fra le pizze più richieste dell’autunno ci sono per esempio la Zucca fumata con crema di zucca, speck di Mora romagnola, gorgonzola dop riserva e noci; la Grigione in porchetta con Grigione di Montefeltro, broccoli e maionese fatta artigianalmente; la Marroni &

C. con porcini scottati, castagna lessata, spinacino e nocciole tostate; la Cartufola con prosciutto crudo al sale di Cervia, topinambur, galletti, raviggiolo e timo; la Ma che cappero! con porro, patata dolce, cipolla croccante, emmentaler Dop e foglie di capperi di Pantelleria dell’azienda La Nicchia. Tra le classiche, la più gettonata è la capricciosa, che si distingue perché condita con il carciofo romanesco con il gambo, alici di Cetara e i capperi.

pizza

Ravenna | Via Giuseppe Mazzini, 41 | Tel. 0544 169 6372 | www.pizzafutura.org

GIOCO DEL

PRATICA E FENOMENO DI MASSA CON SQUADRE CITTADINE E IMPRESARI

PALLONE

“Il concorso oggi è stato numerosissimo. E la partita composta de’ migliori giocatori parte monaci, parte cavalieri, e parte altri amici di casa.” Era il 17 luglio 1789 e a Ravenna perfino i monaci di S. Vitale, con gran seguito della popolazione e la benedizione dello stesso cardinale legato, si dedicavano a uno svago assai poco confacente al clima rigoroso che ci si aspetterebbe da un monastero. La ‘partita’ – intesa nel significato di ‘squadra’ – era infatti quella dedita al ‘gioco del pallone’, una delle prime forme di sport semiprofessionistico e uno dei fenomeni sociali più caratteristici dell’Italia di quel tempo. Un campo di 80-100 metri di lunghezza e una ventina di larghezza, un muro d’appoggio alto circa altrettanto, due squadre composte da tre persone che si rilanciavano un pallone di cuoio, appunto facendolo rimbalzare sul muro, con l’ausilio di un bracciale di legno: queste, all’incirca, le caratteristiche del gioco, noto appunto anche come ‘pallone a bracciale’. Di origini assai antiche, aveva cominciato ad affermarsi verso la metà del XVI secolo, trasformandosi da passatempo nobiliare a spettacolo popolare ospitato nelle strade e nelle piazze. Anche Ravenna si

impose in maniera assai precoce, a giudicare dal bando con cui, già nel 1546, il governatore della città proibì a “persona alcuna di giocare al palone et mancho a palla picholla” nelle strade attorno al monastero di Classe (l’attuale biblioteca Classense) sotto pena di una multa, decisamente salata, di cinque scudi. Purtroppo, questa rimane per molto tempo l’unica testimonianza di una pratica che però assunse senza dubbio, nel corso dei decenni,

un carattere sempre più di massa. Alla fine del Settecento, quando ricompaiono documenti che ne parlano, era ormai un fenomeno pienamente strutturato, con caratteristiche che ricordano sotto diversi aspetti quelle del calcio di oggi. Accanto a una pratica che doveva essere assai diffusa come passatempo popolare c’erano anche vere e proprie squadre cittadine, con ‘impresari’ che organizzavano tornei ingaggiando i giocatori e lucrando sulla

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STORIA

C’ERANO VERE E PROPRIE SQUADRE CITTADINE, CON ‘IMPRESARI’ CHE ORGANIZZAVANO TORNEI E INGAGGIAVANO GIOCATORI. SI GIOCAVA IN PIAZZA DEL POPOLO, POI IN UNO SPAZIO IN VIA ZAGARELLI ALLE MURA E, INFINE, NEL ‘PRATO DI CLASSE’.

vendita dei biglietti per il pubblico. Il quale, da parte sua, si appassionava per le sfide con le compagini delle città vicine, e al tempo stesso alimentava un notevole giro di scommesse. “Il fanatismo per il pallone,” scriveva il conte Ippolito Gamba Ghiselli nel 1781, “cresceva ogni giorno. Andrea Costa aveva fatto venire un certo Pierino da S. Costanzo, ch’era bravissimo pallonista e lo aggiunse alla partita-squadra di Ravenna col prezzo di 23 zecchini alla finita del gioco: viaggi pagati, tavola, e alloggio di branda, e caffè, e teatro, parimente pagato, con una metà delle scommesse che si facevano a suo favore.” Uno degli aspetti più caratteristici della frenesia per il pallone era infatti l’esistenza di professionisti ingaggiati dagli impresari per

rinforzare le squadre cittadine e accendere l’interesse dei tifosi: vere e proprie celebrità che acquisivano anche fama nazionale, come ad esempio quel Carlo Didimi al quale perfino Giacomo Leopardi dedicò nel 1821 l’ode al ‘vincitore nel pallone’. Gamba Ghiselli riferisce di diverse sfide della squadra ravennate soprattutto con i rivali faentini e forlivesi, ricche di aneddoti gustosi. A ospitare le partite furono per lungo tempo luoghi della città appositamente dedicati, dove venivano eretti palchi in legno temporanei destinati al pubblico. Verso il 1770 il campo di gioco era in piazza del Popolo, nell’area di fronte al palazzo Dal Sale (l’odierna sede Unicredit). Qualche anno dopo venne trasferito nell’attuale piazza Garibaldi, ma nel 1790 il già citato impresario (ed egli stesso giocatore) Andrea Costa, insieme ai nobili Francesco e Ippolito Lovatelli, ottenne dal Comune il permesso di adattare uno spazio in via Zagarelli alle Mura, nel punto dove la strada forma tuttora una sorta di piazzale verso l’angolo con via Pascoli. Questo luogo –che fino a tempi relativamente recenti continuò infatti a essere popolarmente noto come e’ zug de palon – rimase l’arena ufficiale del gioco per circa un secolo. Purtroppo, le imprese sportive che qui ebbero la loro ribalta sono rimaste condannate all’oblio, in mancanza di un testimone che le abbia tramandate. Si sa però che verso la metà dell’Ot-

tocento, quando ormai molte città cominciavano a dotarsi di apposite arene denominate ‘sferisteri’, la soluzione escogitata una cinquantina di anni prima cominciava a mostrare tutti i suoi limiti. La difficoltà di dotarsi di luoghi adeguati all’esercizio delle discipline sportive fu una delle cause del declino della passione per il pallone che, pur verificatosi in tutta Italia alla svolta del Novecento, fu a Ravenna particolarmente precoce. Abbandonato verso il 1890 il vecchio campo ormai fatiscente, per qualche tempo un’arena di fortuna fu allestita nella zona allora poco urbanizzata accanto alla stazione, nell’odierno viale Maroncelli In ogni caso, nei primi anni del secolo la pratica era ormai quasi scomparsa. Nel 1906 il direttore dell’istituto tecnico, ospitato nel complesso della Classense, lamentava che il ‘prato di Classe’ (l’attuale largo Chartres) era adibito a usi impropri, fra cui appunto quello di campo di gioco del pallone. Impossibile stabilire con certezza se si tratti della prima testimonianza ravennate sul moderno football o dell’ultima sul gioco tradizionale. Siccome però la prima partita di calcio a noi nota in città risale solo al 1913, l’ipotesi più probabile sembra la seconda. In tal caso, per una bizzarra ironia della storia la parabola del vecchio gioco del pallone, dopo avere alimentato per quattro secoli le passioni di generazioni di ravennati, si chiudeva nel luogo stesso in cui era iniziata.

STORIA
SOTTO, L’ANTICO PALLONE IN LEGNO NOTO COME IL ‘PALLONE A BRACCIALE’.
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A CACCIA

DEBORA ZOLI TRA LE POCHE PROCURATRICI DI BASKET AL MONDO

DI TALENTI

Da Borgo Tuliero a Long Beach, passando per Dubai. Dalle piste di motocross e dai circuiti ai palazzetti del basket pro. Debora Zoli, 40 anni, faentina, è una di quelle persone che a un certo punto hanno incontrato le loro personali sliding door e accettato di guardare oltre, aprendole.

“Era la stagione 2001/02,” racconta. “Lavoravo nell’Andrea Costa Imola Basket come interprete dei giocatori americani ma anche come loro assistente nelle pratiche burocratiche e contrattuali e negli aspetti della loro vita quotidiana. Al tempo stesso collaboravo con testate giornalistiche locali per le quali scrivevo di automobilismo e motociclismo. A Imola ho cominciato a entrare in contatto con molti agenti e ho iniziato a capire cosa serviva per fare sì che quello che già allora era un mio sogno potesse diventare realtà.”

Spesso i sogni, soprattutto quelli che implicano un cambio drastico di vita, vanno incoraggiati. Così si spiega la scelta di andare a vivere a Dubai. “In realtà è stato un passaggio intermedio. Mi occupavo del settore immobiliare, ma avevo cominciato a intensificare il mio lavoro di agente chiudendo già diversi contratti.”

E il lavoro da agente diventa così intenso da sovrastare quello da immobiliarista e rendere inevitabile il trasferimento negli Stati Uniti, a Los Angeles. I passaggi sono molto rapidi: l’acquisizione della licenza Fiba della Federazione internazionale di basket e quella Nba, specifica per il basket professionistico americano, e in mezzo la laurea in Business Administration conseguita

a Londra. “Per quanto riguarda la licenza Fiba, che si prende in Svizzera, ho avuto la fortuna di acquisirla il primo anno in cui è stata proposta,” ammette. “È stato un esame abbastanza facile e breve. Adesso sicuramente è un ostacolo più alto. Quella licenza permette di muoversi in tutti i mercati e di lavorare ovunque ma non nella Nba. Per entrare nel grande mondo del basket

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SPORT
DI MASSIMO MONTANARI

SPORT

DOPO UNA LAUREA IN BUSINESS

ADMINISTRATION E LE

LICENZE FIBA E NBA, FONDA L’AGENZIA DG SPORT E OGGI HA LA PROCURA DI OLTRE 50 ATLETI E PROCURATORI

CHE LAVORANO IN PREVALENZA NEL MERCATO GIAPPONESE.

statunitense ho dovuto acquisire anche quella licenza specifica: un esame più difficile che ha richiesto molte più ore di studio.” Poi ancora, ecco l’apertura di un’agenzia, la DG Sport, nella quale lavorano adesso cinque persone, “freelance che si occupano di scouting, di marketing, di organizzazione eventi e di camp,” e soprattutto di giocatori, in numero sempre maggiore. “Oggi ho la procura di una cinquantina tra atleti e allenatori,” ricorda, “che in prevalenza militano e lavorano nel campionato giapponese. Il Giappone è un mercato dove ho più clienti e almeno una volta all’anno vado lì. Ma anche il mercato asiatico in generale mi sta portando molti contatti. Al momento non ho atleti che militano in Italia ma in passato ho portato a Ravenna Emanuel Holloway, a Imola Jesse Perry e alla Virtus Bologna Abdul Gabby, e alcuni giocatori a Trapani, Capo d’Orlando e Cremona.

Come si cresce nel numero delle procure? Soprattutto con il passaparola. Un cliente, cioè una squadra o un dirigente sportivo, che lavora con me da diversi anni, mi presenta o mi raccomanda un giocatore, non necessariamente proveniente dal college che resta comunque il principale bacino di selezione e reclutamento. Il resto proviene dagli scout che lavorano con me, già introdotti in alcune scuole.” Nell’agenzia di Debora Zoli non ci sono donne oltre a lei. “Nel

mondo ci sono circa 700 agenti internazionali certificati,” specifica. “Di questi solo una trentina o poco più sono donne ma la maggior parte lavora nel settore femminile. Io sono tra le poche procuratrici a gestire solo giocatori. Di sicuro sono l’unica emiliano-romagnola che fa questo tipo di lavoro. E questo rende ancora più grande la mia gioia di essere riuscita ad arrivare dove volevo.”

Long Beach non è solo il centro nevralgico della vita di Debora, che vive lì da 9 anni. Quello è anche il posto in cui ha conosciuto suo marito: “Si chiama Daniel e non c’entra nulla con lo sport. Ci siamo conosciuti in un caffè italiano qui a Long Beach ma non è stato un colpo di fulmine. Abbiamo incrociato lo

sguardo più volte, non c’è stata fretta. Lui ha saputo fin da subito il lavoro che svolgo, ma ha accettato tutto.” L’unico viaggio che lei fa con Daniel è quando torna in Italia, nella natia Romagna che le resta sempre nel cuore. “Viene con me così gli faccio conoscere il nostro meraviglioso Paese,” racconta ancora. “Ogni volta che posso torno a Faenza: lì mi aspettano i miei nonni, i miei genitori e quattro Jack Russell. È vero, casa dolce casa ma non sento nostalgia o mancanza a parte ovviamente i miei familiari. A Long Beach mi mancano sicuramente il cibo di casa nostra e i nostri ingredienti tipici però quando ci si abitua a Long Beach, al suo clima che vizia, dopo un po’ che ci si allontana si sente il bisogno di tornare.”

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IN ALTO, DEBORA ZOLI CON CLYDE DREXLER, A DESTRA, ALLENATORE ED EX GIOCATORE DI BASKET PROFESSIONISTA AMERICANO.

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SORBETTERIA DEGLI ESARCHI IL VERO GUSTO DEL GELATO ARTIGIANALE

Inaugurata a settembre del 1997, festeggia l’importante traguardo dei primi 25 anni di attività la Sorbetteria degli Esarchi a Ravenna. Situata in Via IV Novembre n. 11, a pochi passi dalla Piazza del Popolo, è il posto giusto in cui assaporare i gusti della tradizione, realizzati con ingredienti altamente selezionati, per la gioia degli affezionati clienti e dei numerosi turisti che sopratutto in estate ‘invado -

no’ la città. Un negozio storico, tra le prime gelaterie nel cuore dell’ex capitale bizantina, in cui evidente è l’omaggio al mosaico e allo splendore di quell’epoca aurea negli interni volutamente classici, in un tripudio di legno, pietra e l’immancabile nicchia arricchita con colorate tessere. Anni di attività che salgono a 37 se si considerano anche i 12 della Gelateria San Vitale , aperta nel lontano 1985 in Via Cavour,

vicino alla ‘Porta Adriana’. Ideatrice della fiorente azienda a conduzione familiare è stata la mamma Nicoletta Molducci, appassionata di cucina fin da giovanissima età. A gestire l’attività oggi, dal 2012, è la figlia Melina, grazie anche allo straordinario aiuto di Cristian, socio, gelataio e compagno di vita. “Sono praticamente cresciuta in mezzo ai gelati, da quando avevo poco più di 10 anni,” racconta Melina. “Ho iniziato dalle incombenze più semplici come spaccare le uova, spremere i limoni e sciogliere il cioccolato in laboratorio, per poi passare a fare coni e vaschette dietro al bancone, e soprattutto a dedicarmi all’accoglienza dei clienti, la cosa che più amo fare. Mi piace coccolarli, accompagnarli nella scelta dei gusti, a volte consigliando gli abbinamenti migliori o più gettonati.”

Nel corso degli anni Melina si è anche laureata in Giurisprudenza e avrebbe potuto fare l’avvocato, ma alla fine ha prevalso il richiamo alle origini, alla grande passione per il gelato.

“Ringrazio mia madre per avermi trasmesso il concetto di dedizione al lavoro e per avermi insegnato a non scendere mai a compromessi per ottenere sempre il risultato migliore.”

Il punto di forza della gelateria – oltre alla cura del cliente – è proprio la qualità del prodotto “Il nostro è un gelato artigianale corposo,” racconta, “fatto fresco tutti i giorni con prodotti naturali e accuratamente selezionati, seguendo le nostre antiche ricette studiate e bilanciate con grande

GELATERIA
VIA IV NOVEMBRE
RAVENNA
I PRIMI 25
ATTIVITÀ.
CRISTIAN PUNTANO SULLA TRADIZIONE
SULLA QUALITÀ
PRODOTTO.
LA STORICA
DI
A
FESTEGGIA
ANNI DI
MELINA E
E
DEL

“IL NOSTRO È UN GELATO ARTIGIANALE CORPOSO, FATTO FRESCO TUTTI I GIORNI, CON MATERIE PRIME SEMPLICI E DI QUALITÀ. OLTRE A GUSTI CLASSICI COME LO ZABAIONE, IL CAFFÈ, LA MALAGA, O L’AMARENA, ABBIAMO ALCUNE SPECIALITÀ COME IL BACIO DI COSTANZA, IL CREMINO E RICOTTA E FICHI CARAMELLATI.”

attenzione e di cui siamo particolarmente fieri e gelosi. In fondo, il segreto di un buon gelato è proprio questo, ingredienti semplici e di qualità e tanta passione.”

La Sorbetteria degli Esarchi offre una vasta gamma di gusti classici come zabaione, caffè, tiramisù, malaga, o amarena, solo per citarne alcuni. Tra le specialità della casa, invece, meritano sicuramente un posto d’onore: il Bacio di Costanza , “dedicato a mia sorella”, che è realizzato con pasta di mandorla, granelle e cioccolato; il Cremino, un bi-gusto,

ispirato al celebre cioccolatino Fiat; e poi ancora la ricotta con fichi caramellati, il marron glacè, ciambella romagnola, cassata siciliana, zuppa inglese, e infine “il nostro specialissimo Aftereight” con cioccolato fondente e menta. Si tratta dunque di gusti semplici ma dalla grande personalità e dai sapori ben definiti. Il gelato della Sorbetteria degli Esarchi è inoltre gluten free, con la sola eccezione dei gusti che contengono biscotti all’interno. Inoltre ci sono anche gusti senza uova o senza latte, per tutti i gusti e

tutti i palati, adatti anche a chi soffre di intolleranze. Seguendo la stagionalità dei prodotti, in estate è possibile gustare anche lo yogurt fresco naturale e i famosi sorbetti alla frutta fresca, tra cui spiccano in particolare il fico, l’uva fragola, il melone e il cocomero. In inverno si possono gustare golose crêpe fatte al momento, brioche con gelato e i marron glacé

A testimoniare la bontà dei prodotti sono i numerosi clienti, italiani e stranieri, che una volta finito il gelato tornano dentro al

negozio per fare i complimenti o decidono di fare il bis, se non addirittura il tris. “Questo ci dà grande soddisfazione e ci ripaga dei sacrifici che affrontiamo quotidianamente per portare avanti l’attività, in cui mettiamo davvero tanta dedizione e amore,” conclude Melina. Non stupisce quindi l’alto numero di riconoscimenti ottenuti, tra cui menzioni e recensioni in diverse guide turistiche , oltre l’aver guadagnato il primo posto in un recente sondaggio sulle migliori gelaterie di Ravenna.

Ravenna | Via IV Novembre, 11 | Tel. 327 885 5976

INVENTORE

ENRICO MINGUZZI OFFRE UNA VISIONE ALTERNATIVA DELLA REALTÀ

DI IMMAGINI

L’atelier degli artisti non sono ambienti neutri, contengono una gran quantità di dati e informazioni che rivelano il modo di operare, il valore attribuito alla conservazione e disposizione delle opere ultimate e, soprattutto, svelano aspetti della personalità dell’artista. Lo studio di Enrico Minguzzi in pieno centro a Bagnacavallo era in origine una grande cantina di inizio Novecento che è stata ristrutturata. È luogo di lavoro ma anche abitazione e giardino, divisi da grandi vetrate che evidenziano la distinzione ma non la separazione e lasciano intendere come arte e vita, il vivere quotidiano e il momento della creatività siano inscindibili.

Originario di Alfonsine, anche se all’anagrafe risulta nato a Cotignola nel 1981, fin da ragazzo ha manifestato una predisposizione che si è rivelata talento per la pittura. Così, ha seguito un corso regolare di studi, prima al liceo artistico a Ravenna dove ha appreso la tecnica, poi all’Accademia di Belle Arti di Bologna dove hanno avuto un ruolo formativo le lezioni di anatomia dell’arte di Davide Benati, grazie al quale è entrato in rapporto con la Galleria Cannaviello di

41 PITTURA
DI ALDO SAVINI FOTO LIDIA BAGNARA

PITTURA

PUR SENTENDOSI ROMAGNOLO, NON È LEGATO A UNA TRADIZIONE LOCALE. I SUOI PAESAGGI NASCONO IN STUDIO E IL COLORE HA UN RUOLO SIGNIFICATIVO NELLA DEFINIZIONE DELL’EQUILIBRIO DELL’IMMAGINE.

Milano. Il periodo milanese si è concluso con il richiamo della Romagna che lo ha indotto a ‘ritornare a casa’ e a stabilirsi definitivamente a Bagnacavallo. Si sente romagnolo, ma non si ritiene legato a una tradizione locale da proseguire, guarda più all’esterno che al territorio, non fa parte di un gruppo specifico. Il percorso creativo ha un filo conduttore mirante a travisare la realtà per offrirne una visione alternativa, uno sguardo diagonale o laterale.

Agli esordi ha indagato quello che gli stava attorno, le cose più semplici della quotidianità per stravolgerne la visione abituale, rendendole quasi monumentali. Questo modo di osservare lo si ritrova nei cicli successivi, incentrati prima sul paesaggio e poi sulla natura morta che mor-

ta non è. Il suo rapporto con il paesaggio non sta nel restituire immagini veritiere quanto farle affiorare dalla propria immaginazione o dai ricordi, più legate alla percezione di quel luogo che a quello che è quel luogo, e ciò consente di poter leggere come il territorio sia vissuto nella contemporaneità. I suoi paesaggi non sono realizzati en plein air secondo la tradizione inaugurata dagli impressionisti, ma nascono sempre in studio Il colore ha un ruolo significativo nella definizione dell’equilibrio dell’immagine, anche se nel tempo la sua tavolozza è andata abbassandosi di tono riducendo le esplosioni di colori accesi, dove gli accostamenti di colori in contrasto sono in funzione di un’esigenza di equilibrio in quanto danno bagliori che

rendono viva e dinamica l’immagine.

Anche la luce è costruita mentalmente, tendenzialmente appiattita, non modellata sul chiaro scuro, l’accensione luminosa fluorescente a volte subisce variazioni in funzione dell’occhio e della percezione.

Da poco più di sei mesi si sta confrontando anche con la scultura, anche se non si definisce scultore. Ha scoperto le cose ‘facendo’, in corso d’opera, trattando la schiuma di poliuretano, la spugna e la resina epossidica con le mani, il cutter e le forbici. Le sue sculture nascono dopo i dipinti, quindi vicine al suo lavoro pittorico, per rivendicare anche per le opere tridimensionali il potere della forma dinamica, esuberante, ascensionale, ma sempre immaginata e inventata.

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NEL SUO GENERE. IN POCHE CENTINAIA DI METRI C’È UNA CONCENTRAZIONE DI STILI E DI OPERE CHE RAPPRESENTANO UNA SORTA DI “CATALOGO A CIELO APERTO”

DELL’ARCHITETTURA DEL PERIODO.”

Poco più di un chilometro e mezzo, in cui si condensa un pezzo di storia di Forlì e dell’Italia con la sua più alta espressione architettonica. È quello che l’assessore alla cultura del Comune di Forlì, Valerio Melandri, ha chiamato il ‘miglio bianco’ e su cui l’amministrazione di centro-destra guidata dal sindaco Gianluca Zattini ha avviato una decisa opera di restauro. Stiamo parlando del Quartiere Razionalista di Forlì che dalla Stazione dei treni si snoda fino a piazzale della Vittoria e che comprende edifici realizzati nel Ventennio, colpiti dallo stigma Fascista e per questo lasciati a lungo al degrado, come l’ex Gil, l’ex Collegio Aeronautico, il Monumento ai caduti con le Vittorie alate e diversi altri edifici che rappresentano una sorta di ‘catalogo a cielo aperto’ dell’architettura del periodo “Questa zona di Forlì rappresenta un unicum nel suo genere perché in pochissimo spazio troviamo tanti stili diversi,” dice Melandri. “Per avere una varietà simile, a Roma devi fare 50 chilometri passando dall’Eur al Foro Italico, dalla Città Universitaria al Palazzo Piacentini. A Forlì, in poche centinaia di metri, abbiamo l’ex Gil di Cesare Valle, le case dei Postelegrafonici, le palazzine progettate da Cesare Bazzani, l’edificio che fu l’asilo dedicato a Rosa Maltoni, ognuno di questi è ascrivibile a un periodo storico di cui il Razionalismo fu l’espressione più famosa e anche, è bene ricordar-

lo, l’ultima architettura italiana conosciuta nel mondo dopo il Rinascimento.” Un’operazione, quella di recupero e valorizzazione di un patrimonio a lungo dimenticato, che non è esente da critiche da parte di chi vorrebbe associare a questo progetto anche una sorta di ‘riabilitazione’ del regime che lo commissionò. Una lettura che l’assessore non condivide. “Alcune associazioni dicono ancora che si tratta di un patrimonio dissonante. A pensarci bene, tutti i patrimoni sono a loro modo dissonanti: l’arte ha sempre fatto il paio con la politica, quindi, è ovvio che porti con sé un’eredità che si presta ad essere giudicata. Vogliamo parlare di Giulio II, il ‘Papa terribile’ come venne chiama-

to, che posò la prima pietra dei Musei Vaticani e della Cappella Sistina? Era un papa guerriero e sanguinario, allora demoliamo tutto? Cancelliamo anche Depero per il suo stretto rapporto con il Fascismo? Non deve più succedere, secondo me, che si colleghi un certo tipo di arte alla politica e la si definisca dissonante, se un’architettura è di pregio lo è anche se è stata fatta in un periodo storico buio.”

Il ‘miglio bianco’, chiamato così per il colore delle architetture dell’epoca che sono principalmente bianche, è uno degli asset su cui il Comune punta per convogliare su altri punti di Forlì i flussi turistici del San Domenico, che ancora oggi lambiscono il centro senza davvero interes-

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IN APERTURA UNA VEDUTA AEREA DEL “MIGLIO BIANCO” CHE VA DALLA STAZIONE FERROVIARIA A PIAZZALE DELLA VITTORIA. ACCANTO, L’ASSESSORE ALLA CULTURA VALERIO MELANDRI CHE HA LANCIATO L’IDEA.

sare la città. “Certo, Forlì non è Firenze però abbiamo alcune caratteristiche che possono interessare almeno 50-100mila persone all’anno. Tra queste, appunto, c’è il ‘miglio bianco’, il Razionalismo e l’architettura del Ventennio, poi c’è Caterina Sforza, icona del Rinascimento forlivese, non dimentichiamo il Risorgimento – siamo la città di Aurelio Saffi con la sua casa museo e la sua tomba al Cimitero monumentale – e le grandi mostre del San Domenico che oggi ci caratterizzano più di tutto. Il museo sarà la punta di diamante del sistema SAN, acronimo dei tanti contenitori culturali di Forlì – San Domenico, San Sebastiano, San Giacomo, Santarelli – che saranno in piccolo il nostro Maxi di Roma a cui ci ispiriamo.”

Insomma, un progetto che dal ‘miglio bianco’ si estende per mettere a sistema tutte le poten-

zialità cittadine. Nei progetti del Comune c’è anche un biglietto unico che metterà in collegamento le grandi mostre con gli altri riferimenti culturali. Tornando al Quartiere Razionalista (in cui rientrano per la loro collocazione anche gli ottocenteschi Giardini della Vittoria di piazzale della Vittoria, anch’essi oggetto di restauro), i lavori hanno già restituito splendore alle Vittorie alate sulla cui cima è di nuovo accesa la lampada, spenta dopo i danneggiamenti della Seconda Guerra Mondiale e mai più riaccesa. Anche viale della Libertà ha una illuminazione tutta nuova e una risistemazione di alberature e pavimentazione (“non si faceva da 100 anni”); in via di rifacimento anche gli intonaci dell’ex Collegio Aeronautico (“uno dei più grandi d’Italia”) e il Comune è pronto a dar vita a due chicche che aumenteranno l’offerta

per i turisti e l’attrazione verso il Quartiere Razionalista. “Nell’ex Gil sarà realizzato l’Auditorium della Musica con il contributo da parte del Conad di ben 2 milioni di euro spalmati su 20 anni, e arriverà anche il Museo nazionale della ginnastica, grazie al nostro compianto concittadino Bruno Grandi. Si farà anche il Museo del volo nell’ex Collegio Aeronautico, dove valorizzeremo il quadrilatero dei mosaici per metterli in collegamento con i mosaici antichi di Ravenna, raccontando come l’arte musiva sia stata espressione del potere in momenti storici molto diversi tra di loro.”

A restauro concluso l’intenzione dell’assessore Melandri è di candidare il ‘miglio bianco’ a Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco. “Il Quartiere Razionalista è un modo per valorizzare e non rinnegare quello che rende Forlì unica al mondo.”

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UN PARTICOLARE DEL VIALE DELLA STAZIONE DI FORLÌ DOVE SI CONCENTRANO DIVERSI STILI DELL’ARCHITETTURA RAZIONALISTA.

ANGOLO

IN SPIAGGIA A DOHA PER I MONDIALI DI CALCIO CON L’IDEA DI GAFFURI

DI ROMAGNA

IN MAGAZINE ROMAGNA
DI ROBERTA BEZZI FOTO ELISA PAOLUCCI GIANNETTONI

Se i mondiali di calcio 2022 in Qatar sono da dimenticare per l’assenza degli Azzurri in campo, al contrario sono da ricordare per la bontà dell’offerta di intrattenimento made in Romagna. Chi avrebbe mai pensato di allestire uno stabilimento balneare in stile cervese a Doha? Forse nessuno prima di Alessandro Gaffuri, amministratore delegato e fondatore di Cels Group, multinazionale già da anni attiva in Medio Oriente con un fatturato di 23-24 milioni di euro e 50 dipendenti fissi. Milanese di nascita ma ormai romagnolo d’adozione, visto che si divide tra Dubai, Doha e Milano Marittima, è noto sul territorio soprattutto per gli allestimenti luminosi e il villaggio di Babbo Natale oltre che per gli eventi estivi. Per la Fifa gestisce ben 24 progetti in Qatar, legati al divertimento e all’accoglienza dei tifosi da tutto il mondo, fra cui il bagno Angolo di Romagna, le innovative installazioni di Marco Lodola, i

L’IDEA È DEL VISIONARIO ALESSANDRO GAFFURI, CEO E FONDATORE DI CELS GROUP, CHE HA PENSATO A PROGETTI PER LA GESTIONE DEL DIVERTIMENTO E DELL’ACCOGLIENZA DEI TIFOSI DA TUTTO IL MONDO.

tunnel immersivi di un chilometro e mezzo e i sette chilometri di allestimenti sul lungomare di Doha.

“Ho iniziato nel 2015 a lavorare per il governo del Qatar,” spiega Gaffuri, “realizzando manifestazioni e festival importanti, con coreografie e migliaia di droni in cielo, per investimenti anche di 4-5 milioni di euro per un’ora

di show. Con tali disponibilità economiche la mia società è cresciuta in fretta, arrivando poi a occuparsi anche di concerti per le star Katy Perry e Maluma. L’idea di allestire uno stabilimento balneare in stile romagnolo,” prosegue, “nasce nell’ambito del progetto di supporto dell’isola Qetaifan dove si ricercano investitori immobiliari. Qui mi è stata offerta l’opportunità di aiutare l’isola nel completare l’offerta della spiaggia dove c’è una Fun Zone, ossia un’area vicina agli stadi dove offrire eventi quando non c’è la partita.” Nel complesso, sono coinvolte 600 persone per un investimento totale di oltre 20 milioni di euro. Il divertimento è garantito durante tutto l’arco della giornata: di giorno in spiaggia e di notte con la musica di dj internazionali, show di droni, fiamme laser e giochi d’acqua. Tra i numerosi artisti romagnoli invitati, meritano una citazione una resident band romagnola con musicisti ravennati, forlivesi e

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L’ANGOLO DI ROMAGNA È FREQUENTATO SOPRATTUTTO DA RESIDENTI OCCIDENTALI E ASIATICI, OLTRE CHE DAI NUMEROSI TURISTI E TIFOSI DI PASSAGGIO.

IN NUMERI: 800 OMBRELLONI, 3.000 LETTINI E 500 SDRAIO.

riminesi, dj Fabio Bartolini del Pineta, insieme ad altri colleghi della riviera, e Matteo Scaioli già di casa con la sua Maquina Parlante con cui conquista il pubblico. “A parte l’acquisizione di licenze molto care per distribuire alcolici,” ricorda Gaffuri, “non ci sono restrizioni particolari. Dimostrando una grande attenzione per la sicurezza, la Guardia Costiera locale e il ministero dell’Interno ci hanno messo a disposizione 20 bagnini locali a supporto dei 6 romagnoli

portati da noi, per coprire 500 metri lineari di spiaggia.” L’Angolo di Romagna è frequentato soprattutto da residenti occidentali e asiatici, oltre che dai numerosi turisti e tifosi di passaggio. “Mancano invece i qatarini,” specifica il fondatore di Cels. “Essendo molto sensibili al tema dell’alcol, in genere non frequentano posti dove c’è poco controllo sul consumo di tali bevande.”

Ed ecco alcuni numeri dello stabilimento balneare: 800 ombrel-

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IN APERTURA, ALESSANDRO GAFFURI (IL TERZO DA DESTRA), AD E FONDATORE DI CELS GROUP, INSIEME AL TEAM DI QETAIFUN.
marlugioielli.it

loni, 3.000 lettini e 500 sdraio. I materiali sono stati messi a disposizioni dagli otto stabilimenti balneari cervesi coinvolti nel progetto: Bandito, Mosquito, Bicio, Papao, Tangaroa, Spiaggia 30, Cortesi e Lanzarini. Tra gli imprenditori coinvolti c’è Alessandro Fanelli del Bandito 211. “Collaboro da tre anni con il gruppo Cels,” racconta. “Ho subito trovato il progetto molto stimolante dal punto di vista sia mediatico che delle attività. In quanto presidente della Pro Loco di Milano Marittima, oltre che presidente del sindacato Ristoratori Fiepet Confesercenti Cervia, qualunque attività di promozione turistica per me è sempre determinante. Spero che questo progetto possa ripetersi.” Per Fanelli dunque questa è la strada giusta da percorrere. “Il nostro Paese è percepito come un brand,” spiega. “Non c’è ovviamente una conoscenza specifica di Cervia e del turismo

classico romagnolo ma il nostro spirito festaiolo è noto. Ed è questo il motivo per cui l’offerta è stata principalmente incentrata sull’intrattenimento. Proporre una filosofia è un modo di farsi conoscere. Guardando al futuro, si può cercare di espandere l’attività, con il supporto delle istituzioni, promuovendoci nel mon-

TRA GLI IMPRENDITORI COINVOLTI, C’È ALESSANDRO FANELLI DEL BANDITO DI CERVIA: “UN’ESPERIENZA MOLTO STIMOLANTE, DA RIPETERE. PROPORRE UNA FILOSOFIA È UN MODO DI FARSI CONOSCERE ALL’ESTERO.”

do più come regione che come località. Siamo ancora indietro purtroppo, perché si investe poco in marketing e comunicazione, elementi invece fondamentali. Sarebbe bello riuscire a mettere insieme l’intrattenimento della spiaggia con il wellness e lo sport dell’entroterra romagnolo e con la Motor Valley emiliana.”

54 IN MAGAZINE ROMAGNA
IN QUESTE PAGINE, LA SPIAGGIA DEL BAGNO ANGOLO DI ROMAGNA A DOHA.

Uno diverso dall’altro come i nostri ospiti... Fantastici

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PERLA

I 100 ANNI DI RICCIONE, MUSA E ICONA ITALIANA

DELL’ADRIATICO

Lo sviluppo di Riccione da piccolo borgo agricolo a capitale del turismo nazionale prima, e internazionale poi, ha qualche cosa di unico nella storia del turismo. “Tutto parte da un treno: mezzo indispensabile per l’accessibilità e per un veloce collegamento con Rimini. L’idea di creare una piccola fermata temporanea avviene nei primi anni Sessanta dell’Ottocento a un curato di campagna, don Carlo Tonini,” racconta Davide Bagnaresi, professore e studioso dell’Università di Bologna, specializzato in tematiche storiche legate al mare, al turismo e alla storia del motociclismo.

Ma a chi doveva servire quel treno? “Siamo ancora anni luce dal turismo di massa e dall’uso della spiaggia come lo intendiamo noi adesso. Però, c’è un però. Stanno uscendo da parte di dottori universitari di tutta Europa numerosi trattati medici che descrivono ampiamente le capacità curative del sole. Il sole – lo dicono i dot-

RICCIONE ENTRA NELL’IMMAGINARIO COLLETTIVO DELLA NAZIONE E DIVENTA MUSA ISPIRATRICE, OLTRE CHE DESTINAZIONE TURISTICA D’ECCELLENZA, RACCONTATA E MUSICATA.

tori – è capace di curare tutto, dalla scrofolosi al rachitismo: malattie endemiche nelle città. Ed ecco allora la seconda idea di don Tonini: portare a Riccione, col treno, bambini scrofolosi provenienti da Bologna. Il successo è immediato: a Riccione giungono nel corso degli anni un numero tale di bambini che, lungo la spiaggia, si verranno a

creare dagli anni Settanta i primi imponenti sanatori.”

Parte poi la seconda ondata di questo sviluppo: dove vengono ospitati i primi villeggianti? Il vuoto che da sempre contraddistingue la spiaggia inizia a colmarsi. “Si chiama passaparola. Prima i genitori dei bambini, poi aristocratici e industriali. Non esistono strutture per riceverli, locande e bagnini che rendano gradevole il soggiorno in spiaggia. I riccionesi devono inventarsi un lavoro. Si affittano case, si creano baracche e ripari per il sole. Lo sviluppo potrebbe sembrare lento ma è costante. Anno dopo anno le richieste crescono e allora si rendono necessari i primi piani regolatori. La zona a marina cambia il suo aspetto. Cambia il suo aspetto Viale Viola (oggi Viale Ceccarini) e nascono nuove ville. Proprietaria è, ovviamente, l’aristocrazia emiliana. Sul finire dell’Ottocento Riccione è a tutti gli effetti una destinazione turi-

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DI LUCIA LOMBARDI FOTO EPIMACO “PICO” ZANGHERI

IN MAGAZINE ROMAGNA

stica in grado di competere anche con la vicina Rimini. Ma c’è un problema: Riccione fa parte di Rimini.”

Così, Riccione inizia a rivendicare la sua autonomia. “Riccione è divenuta una frazione irrequieta, tra lei e Rimini c’erano all’epoca ben 12 chilometri di terra di nessuno, di paludi. Rimini la sera è ben illuminata, a Riccione manca persino l’acqua potabile. Il divario è troppo e l’accusa da parte riccionese è quella di essere abbandonati.” Gli abitanti di Riccione iniziano con sempre maggior frequenza a chiedere investimenti per modernizzare il territorio. “Arriva poco di ciò che è richiesto,” continua Bagnaresi. “Per fortuna a colmare la lacuna ci sono benefattori (o meglio benefattrici) venuti da lontano. Il riferimento

è ovviamente Maria Boorman Ceccarini.” Anno dopo anno, dalla percezione dell’abbandono si passa alla consapevolezza di potercela fare da soli. Quindi cosa succede? “Nasce la Pro Riccione, il cui scopo è quello di raggiungere l’autonomia. Ne fanno parte i primi imprenditori turistici che nel frattempo sono nati, ma anche i proprietari di villini. La ‘battaglia’ è lunga, perseverante fino all’ottenimento dello scopo: la vittoria arriva nel 1922, con Regio Decreto.” Riccione è ora una icona italiana e mediatica, entra nell’immaginario collettivo della nazione e diventa musa. Nel corso di questo secolo è stata raccontata e musicata. “È stata persino protagonista di molti film. Ma andiamo per ordine. In pochi sanno ma esiste un romanzo, si

chiama Lembi d’anime, stampato nel 1919 e ambientato a Riccione. Una storia che all’apparenza può sembrarci un classico cliché ci offre invece l’immagine di una città in grande evoluzione, dove sono presenti tutti gli elementi per un futuro successo: la civettuola vita di spiaggia, il pomeriggio nei rinomati caffè e le serate alla moda sono oramai entrate a pieno diritto nella vita estiva della città. Siamo anni luce dalla Riviera raccontata da Tondelli, ma i primi richiami a una città senza orari ci sono tutti. Lembi d’anime non diverrà un best seller e verrà presto dimenticato, ma questo poco importa per Riccione. A parlare per lei saranno tra le due guerre i rotocalchi e le riviste. Nel secondo dopoguerra l’esplosione.”

Negli anni Sessanta Riccione è la capitale del turismo balneare italiano e come tale entra nei cinema e nelle case di tutti gli italiani. “Valerio Zurlini (suo assiduo villeggiante) la sceglie come set di Estate violenta (1959) e per alcune scene de La prima notte di quiete (1972). Nella Perla Verde dell’Adriatico vengono girati altri film cult come La Parmigiana (1963) e L’ombrellone (1965), girato da Dino Risi. Riccione ha continuato a essere protagonista di film, basti pensare al recente successo del 2020 di Sotto il Sole di Riccione di Enrico Vanzina. Una vita meritatamente sotto i riflettori, si potrebbe dire.”

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IN QUESTE PAGINE, ALCUNE FOTO RACCONTANO LA STORIA DI RICCIONE. IN ALTO A DESTRA, IL PROFESSORE DAVIDE BAGNARESI. SOTTO, RICCIONE NEGLI ANNI SESSANTA (NELLE FOTO D’ARCHIVIO DELLA BIBLIOTECA GAMBALUNGA DI RIMINI). PH ALESSANDRO CATRANI
CELEBRAZIONI GOLINUCCI SRL GUARDARE AL PASSATO COSTRUENDO IL FUTURO GRAN CAFFÈ 900 DELIZIE ARTIGIANALI F.LLI ANELLI COSTRUITI CON PASSIONE CASA DELLA TENDA LA STORICA AZIENDA RAVENNATE COMPIE 60 ANNI CASADEI GIOIELLI PREZIOSI RICORDI DA INDOSSARE

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GOLINUCCI SRL GUARDARE AL PASSATO COSTRUENDO IL FUTURO

GOLINUCCI SRL, GUIDATA DA PAOLO GOLINUCCI, HA

FESTEGGIATO I 70

ANNI DI ATTIVITÀ

DELL’ AZIENDA FAMIGLIARE DI ASSISTENZA E CONSULENZA

ASSICURATIVA CHE

OGGI SI APRE ALLA TERZA GENERAZIONE.

Una storia di famiglia che parte da lontano celebrata quest’anno con il traguardo dei 70 anni. La Golinucci Srl, oggi broker assicurativo con sede a Cesena, è stata fondata da Giuseppe Golinucci nel 1952, attività che si tramanda da padre in figlio insieme all’esperienza maturata nei vari decenni a seguito dell’evoluzione dei rischi da assicurare e con la consapevolezza che, per venire incontro alle esigenze dei clienti, i contratti assicurativi devono essere sempre più selezionati, confrontati e personalizzati con

condizioni particolari, utili per ottenere giusti risarcimenti in caso di danno.

Oggi alla guida c’è il figlio Paolo Golinucci – laurea in economia e commercio, pubblicista da 30 anni in materia assicurativa per Corriere della Sera – che taglia con soddisfazione il nastro che riavvolge gli ultimi 70 anni. L’attività, con sede in viale Bovio 194 a Cesena, è stata trasformata da lui 20 anni fa in broker di assicurazioni, anticipando le esigenze di una clientela che ricerca una consulenza sulle polizze, senza

IN ALTO PAOLO GOLINUCCI INSIEME AL PAPA’ GIUSEPPE, STORICO AGENTE DI ASSICURAZIONI DI CESENA, E ALLA FIGLIA MARGHERITA, TERZA GENERAZIONE IN ATTIVITA’ ALLA GOLINUCCI; A LATO, DALL’ALTO : PAOLO RICEVE LA TARGA DI COVERHOLDER AT LLOYD’S DA VITTORIO SCALA, RAPPRESENTANTE IN ITALIA ; GIUSEPPE CON MARISA PAVIRANI, STORICA COLLABORATRICE PER OLTRE 45 ANNI E VOLTO NOTO PER MOLTI CESENATI.

GOLINUCCI

COLLABORA CON OLTRE 20 COMPAGNIE ASSICURATIVE, ITALIANE E INTERNAZIONALI, PROPONENDO COSÌ AI PROPRI CLIENTI CONTRATTI ASSICURATIVI SEMPRE PIÙ SELEZIONATI, CONFRONTATI E PERSONALIZZATI CON CONDIZIONI PARTICOLARI, TAGLIATI PER OGNI NECESSITÀ.

essere vincolata a offrire i prodotti di una compagnia assicurativa. Il broker assicurativo si configura come un professionista, diverso dall’agente di assicurazione, che libero da qualsiasi legame con la compagnia di assicurazione riceve dal cliente l’incarico di analizzare i contratti assicurativi per scegliere le offerte più convenienti presenti sul mercato.

La Golinucci, se negli anni Sessanta offriva polizze ad agricoltori, artigiani e commercianti, con l’avvento negli anni Settan-

ta dell’assicurazione obbligatoria RC Auto ha incrementato questo mercato, puntando sempre a promuovere assicurazioni non ‘standard’ come le prime assicurazioni di tutela dei professionisti negli anni Ottanta o le polizze vita di risparmio, trasparenti nei costi negli anni Novanta quando i costi di questi contratti erano occulti.

Nel tempo, la complessità delle attività e dei rischi ha portato la Golinucci a sviluppare collaborazioni con oltre 20 compagnie assicurative, italiane e interna-

zionali, specializzate in nicchie di mercato come la responsabilità civile di titolari di azienda, professionisti, dipendenti pubblici, medici e personale sanitario, ospedali. Compreso il mercato dei Lloyd’s di Londra, il più antico del mondo con più 330 anni di storia – di cui la Golinucci è Coverholder – dove lavorano oltre 80 compagnie specializzate nelle assicurazioni più moderne e innovative. I periodici incontri a Londra sono lo stimolo a innovare servizi e processi informativi, e come aggiornamento

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su nuovi contratti al passo con i tempi da quelli di responsabilità professionale per manager, professionisti, amministratori di società, a quelli per assicurare le aziende da attacchi informatici (‘cyber risks’). Oltre alle tradizionali polizze per i beni aziendali, personalizzate con le coperture per i danni da interruzione attività, i rischi catastrofali quali terremoto e allagamenti. Un’attenzione particolare Golinucci la dedica alla gestione dei sinistri: al verificarsi di un danno, subìto dal cliente o provocato a terzi, assiste il cliente con personale

specializzato nella pratica di valutazione del danno e gestione dello stesso con la compagnia di assicurazioni.

In occasione del 70° anniversario

è stata lanciata un’iniziativa per rafforzare lo sviluppo di una green economy: in pochi mesi si è evitata la produzione di gas serra pari a 2.084 kg di CO2 grazie alla firma elettronica dei contratti, al posto di quella autografa, con la relativa mancata stampa di 52.104 fogli di carta, un dato aggiornato in tempo reale sul sito golinucci.it/co2.

È stata anche prodotta una spe-

cifica App che traccia il risparmio energetico prodotto dai singoli clienti. La transizione ecologica va di pari passo con quella digitale per promuovere un cambiamento di abitudini nella vita degli uffici, evidenziando i vantaggi per l’ambiente che ogni cliente genera con un semplice gesto di firma elettronica dei documenti. Come spesso sul biglietto del treno ci viene indicato il risparmio di CO2 e gas serra ottenuto rispetto a un altro tipo di trasporto, così anche per la firma dei contratti – come nel caso di quelli assicurativi – secondo l’a-

IN ALTO, IL TEAM DI ESPERTI CHE COMPONGONO LA GOLINUCCI SRL. A LATO PAOLO GOLINUCCI INSIEME AL PADRE E ALLA FIGLIA.

CELEBRAZIONI

IN OCCASIONE DEL 70° ANNIVERSARIO È STATA LANCIATA L’INIZIATIVA PAPERLESS PER RAFFORZARE LO SVILUPPO DI UNA GREEN ECONOMY E RIDURRE L’USO DELLA CARTA, OLTRE A UN’APP CHE TRACCIA IL RISPARMIO ENERGETICO PRODOTTO DAI SINGOLI CLIENTI.

zienda cesenate è utile ed ecologico mostrare il risparmio in CO2, di acqua e di rifiuti, con la firma elettronica avanzata. “Un’iniziativa nata nel 70° anniversario della nostra attività,” ha dichiarato Paolo Golinucci, amministratore della Golinucci Srl, “per porre l’attenzione sulla transizione energetica, sulla riduzione del gas serra, e sui vantaggi di un sistema paperless per gli uffici e gli stessi clienti e mostrare alle imprese e professionisti che la riduzione di CO2 è possibile anche dalla quotidiana riduzione di stampa della carta per la sottoscrizione di contratti. Un piccolo ma significativo contributo per raggiungere gli obiettivi dell’Agenda 2030 dell’Onu per lo sviluppo sostenibile.” Lo sguardo di Golinucci continua a posarsi sul futuro. “Da un paio di anni lavora con noi mia figlia Margherita,” conclude, “laureata in Giurisprudenza e specializzata in Responsabilità civile esercenti la professione sanitaria, con apposita tesi di laurea. È sempre più importante portare competenza giuridico-legale nelle attività, in particolare di broker assicurativo, per controllare che i contratti siano in linea con le nuove normative e ‘personalizzati’ a favore dei clienti e delle loro particolari esigenze. La nostra è una vera storia di famiglia, con mia figlia si apre la terza generazione Golinucci.”

Cesena | V.le Bovio, 194 Tel. 0547 22351 www.golinucci.it

70°

IL TEMPIO DELLA PASTICCERIA DI ROBERTO RAMBALDI E CRISTINA BABINI PROPONE SQUISITE E UNICHE PRODUZIONI

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IN UN LOCALE COMPLETAMENTE RINNOVATO.

ADVERTORIAL GRAN CAFFÈ 900 DELIZIE

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Castrocaro? Novecento! Da ventidue anni la località termale rinomata nel mondo come città della musica e delle acque, proietta il proprio nome ben oltre i confini locali grazie alle squisite produzioni artigianali del barpasticceria e gelateria Gran Caffè 900. Il tempio di golosi, oggi completamente rinnovato negli arredi che rendono ancora più caldi e accoglienti i locali impreziositi da una raffinata fibra di vetro (innovativa e particolare) e da splendidi accessori di design. Il luogo ideale dove iniziare dolcemente la giornata, consumare uno snack in clima conviviale o nella riservatezza della sala da tè, gustare un aperitivo o magari un gelato nella bella terrazza estiva, affacciata sul cuore cittadino.

Vastissima la scelta delle sfiziosità che prendono forma e sapore tra le mani di Roberto Rambaldi, autentico guru della pasticceria: delizie artigianali lievitate naturalmente quali soffici brioches, freschissime paste dolci e salate, mignon e biscotteria, praline di cioccolato, torte uniche per gusto ed estetica Abile a sviluppare quel talento naturale palesatosi in verdissima età, Rambaldi, titolare del Gran Caffè 900 assieme alla moglie Cristina Babini, ha appreso l’abc della pasticceria da bambino, studiando attentamente le ricette e la gestualità della zia Ester, ottima cuoca e depositaria di dolci e preziosi segreti. Ravennate di origine, Roberto era destinato a intrecciare indissolubilmente il

proprio destino a quello di Castrocaro: dapprima iscrivendosi alla locale scuola alberghiera, quindi lavorando, in esordio di carriera, nel monumentale Grand Hotel Terme, e incontrando la splendida compagna di vita e madre dei suoi figli.

Specializzatosi nella ristorazione a 360° e in seguito nella pasticceria, Rambaldi si forma a fianco di mastri pasticceri svizzeri e francesi, frequentando al contempo corsi di nouvelle cuisine e buffeting. Dopo le esperienze in locali di prestigio, dal ristorante Altini di Madonna di Campiglio al Caminetto di Milano Marittima, è alla pasticceria Al Duomo di Ravenna che Roberto trova il trampolino di lancio verso la città termale e quella splendida

LA PASSIONE E LA SELEZIONE ACCURATA DI MATERIE PRIME DI QUALITÀ, E DI INGREDIENTI FRESCHI E GENUINI, DANNO VITA A SOFFICI BRIOCHES, PASTE DOLCI E SALATE, MIGNON E BISCOTTERIA, PRALINE DI CIOCCOLATO, TORTE NUZIALI E PANETTONI A LIEVITAZIONE NATURALE.

palazzina liberty dei primi del Novecento, affacciata su viale Marconi di fronte all’ingresso delle Terme, sapientemente restaurata dal titolare dell’immobile, pronto a sposare il progetto di un talentuoso giovane di solide speranze. Una scommessa vinta. Lo testimoniano i tanti clienti affezionati e disposti a macinare chilometri per gustare le delizie made in Castrocaro. Tra i punti di forza del Gran Caffé le torte nuziali personalizzate e quelle per celebrare ricorrenze e occasioni importanti. Uniche per sapore e design, grazie alla capacità di Roberto di capire e interpretare i desideri degli sposi e dei committenti, provenienti da tutta Italia e anche dall’estero, come nel caso dei nubendi stranieri che hanno scelto il Bel Paese per scambiarsi la promessa di amore eterno. Vere creazioni artistiche personalizzate con fantasia e creatività, proposte non attraverso la consultazione di un catalogo ma con un assaggio guidato, dal gusto più delicato a quello più saporito. Dettagli che fanno la differenza come testimoniato dalle numerose recensioni affidate al web.

Il segreto di tanta meraviglia? La selezione accurata delle materie prime, ingredienti freschissimi, genuini e di altissima qualità, e un’immensa passione. E ancora l’impiego del lievito madre fermentato naturalmente, curato da Roberto come un bambino, con pazienza e amorevole dedizione: la chiave per rendere i lievitati soffici e delicati, profumati, leggeri e digeribili. È il caso dei panettoni a lievitazione naturale, sospesi fra tradizione e modernità, realizzati secondo antiche ricette e arricchiti da farciture sempre nuove, da scegliere in base ai propri gusti: classici e mandorlati, alla pera e cioccolato, all’albicocca, al limone e cioccolato bianco, ai tre cioccolati e, novità 2022, quelli con mela, uvetta macerata, cannella e zenzero, e ancora al caffè e cioccolato al caramello. Leccornie proposte con gentilezza e professionalità dalla padrona di casa Cristina, colonna portante del Gran Caffè, e dallo staff affiatato e sempre cordiale, unito dal reciproco affetto e dalla comune passione per la professione. Castrocaro? Semplicemente Novecento!

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ALVARO ANELLI RACCONTA LA STORICA AZIENDA A CONDUZIONE FAMILIARE CHE, DA PIÙ DI 60 ANNI, OFFRE PRODOTTI E SERVIZI PER IL MONDO DELL’EDILIZIA.

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Alvaro Anelli, carismatico 83enne, è una persona molto concentrata sul lavoro e, forse, non si accorge di quanto lui e la sua azienda siano ‘un’istituzione’ per il riminese. La F.lli Anelli esiste dal 1960, esattamente dal 15 maggio di quell’anno, quando lui e i suoi fratelli Alberto e Bruno (venuto a mancare nel 2014 ma che ancora oggi rappresenta un modello di riferimento per la sua generosità e dedizione sia in ambito lavorativo sia nei rapporti umani) iniziarono quest’avventura imprenditoriale. Dunque è sul mercato da ben 62 anni. Non sono molte le aziende locali che possono vantare una simile longevità. Alvaro ha festeggiato poche settimane fa i 70 anni di lavoro ininterrotto (iniziato quando era un ragazzino). Ecco, 62 di questi anni sono dedicati alla sua ‘creatura’ che si è sviluppata fino ad avere quattro punti vendita nel riminese che da inizio 2023 diventeranno ben cinque. E, naturalmente, di andare in pensione neanche se ne parla. “Finché c’è la salute, si lavora!” conferma Alvaro. Ma com’è nata questa realtà così forte e importante? Ce lo siamo fatti raccontare… Alvaro, come vi venne l’idea di aprire una rivendita di materiali edili?

“Ho cominciato a lavorare il 12 novembre del 1952 come ragazzo di bottega in un magazzino edile. Lì ho appreso il mestiere. Nel 1960, una persona che a sua volta aveva un magazzino di materiali da costruzione mi fece una proposta: ‘Tu sei uno sveglio,’ mi disse. ‘Io ho quest’attività ma ho una certa età e i miei figli vogliono fare altro. Ti andrebbe di comprare il mio magazzino?’ Risposi che io e i miei fratelli eravamo tutti squattrinati ma lui insistette perché pensava che fossi la persona giusta. Oltretutto, dovetti anche convincere mio pa-

dre perché nel 1960 non avevo ancora 21 anni e per le leggi di allora non ero maggiorenne. Alla fine noi tre accettammo e ci tuffammo in quest’avventura e nel lavoro. Fummo bravi e fortunati. Incrociammo gli anni del boom economico; lavorammo sodo e, dal 1960 al 1969 crescemmo del trecento per cento.”

Da quell’inizio in cui producevate manufatti in cemento e vendevate materiale edile, vi siete evoluti anche in altri settori: dall’arredo bagno alla ceramica, dal cartongesso alle finiture murali ad altro ancora. Come ci siete riusciti?

“Il mondo dell’edilizia cambia continuamente e noi siamo stati bravi a stare al passo con i tempi. Forse, più che bravi, siamo tutti dei gran lavoratori: a partire da chi ha fondato l’azienda fino ai nostri figli e nipoti, impegnati in azienda, ognuno secondo le proprie inclinazioni. L’altro segreto è stato investire sempre nell’azienda. Tutto. Mai fatto una vita da nababbi. Niente dividendi a fine anno. Questo approccio ha permesso alla F.lli Anelli di reggere bene anche nel periodo di crisi del settore edilizio che abbiamo affrontato dal 2010 al 2019. Anni tremendi che abbiamo superato credendo sempre nel nostro lavoro.”

Tra i settori dei quali vi occupate qual è quello che vi dà maggiori soddisfazioni?

“La produzione di manufatti per l’edilizia tradizionale ci ha dato sempre grandissimo impulso, dall’inizio della nostra attività fino ad oggi. Attualmente abbiamo ottimi riscontri dalle soluzioni di isolamento termico e dai materiali a secco, specialmente da ‘Modula’, la nostra linea di prefiniti in cartongesso. In realtà, in ogni cosa che si fa ci può essere soddisfazione, se ci si crede. Anche se, a volte, ci si può rimettere.”

“LA PRODUZIONE DI MANUFATTI PER L’EDILIZIA TRADIZIONALE CI HA DATO SEMPRE GRANDISSIMO IMPULSO. ATTUALMENTE ABBIAMO OTTIMI RISCONTRI DALLE SOLUZIONI DI ISOLAMENTO TERMICO E DAI MATERIALI A SECCO, SPECIALMENTE DA ‘MODULA’, LA NOSTRA LINEA DI PREFINITI IN CARTONGESSO.”

CELEBRAZIONI

IN ALTO, LA COPPA DELLA PACE 2022. A LATO, LA SEDE DI SANT’ERMETE DI SANTARCANGELO DI ROMAGNA.

La F.lli Anelli dà molta importanza anche alla formazione. Perché?

“Organizziamo scuole di posa, incontri tecnici ed eventi formativi. Questo perché i nostri addetti devono essere consapevoli, specializzati e pronti. Quando un cliente privato o un tecnico vengono in azienda devono capire che stanno parlando con persone che conoscono bene il mestiere. Un mestiere che si deve aggiornare continuamente perché, come ho detto prima, l’edilizia è in continua evoluzione. Basta leggere le riviste specializzate per accorgersene. Facciamo formazione anche per le imprese e per gli studi tecnici del territorio in collaborazione con i principali fornitori di materiale e gli ordini professionali della Provincia di Rimini.”

Una curiosità. Dal 1975 organiz-

zate la Coppa della Pace, una prestigiosa gara ciclistica per dilettanti. Come vi è venuto in mente di allestire una competizione così complicata da preparare?

“Siamo sempre stati appassionati di ciclismo fin dai tempi del dualismo tra Coppi e Bartali e lo abbiamo sempre praticato da cicloamatori. Nel 1971 c’è stata la 1° edizione della Coppa della Pace. L’idea nasce da un gruppo di amici seduti intorno al tavolo di un bar: Nazzareno Frisoni, Everardo Anelli e Willer Frisoni. All’epoca era famosa la Coppa della Pace che si teneva nei paesi dell’Est, e i tre pensarono di riproporla in chiave romagnola. A Sant’Ermete c’era Alfio Vandi, un ragazzino che andava molto forte. Nel 1975 iniziamo a sostenere la Coppa della Pace in modo diretto e vince quell’anno proprio Alfio Vandi.

Da lì è stato un crescendo che ha portato sulle nostre strade giovani corridori spesso diventati poi grandi campioni: il grande Marco Pantani, Fabio Casartelli (Oro Olimpico 1992), Davide Cassani (ex CT della Nazionale Italiana Ciclismo su Strada), Paolo Bettini (Oro Olimpico 2004, più volte vincitore della Coppa del Mondo), Paolo Savoldelli (vincitore del Giro d’Italia 2002 e 2005) Ivan Basso (vincitore del Giro d’Italia 2006 e 2010) fino poi a Primoz Roglic (vincitore di 3 Vuelta a Espagna) e Filippo Baroncini (recente Campione del Mondo Under 23). Nel 1992 corse da noi anche Davide Rebellin, recentemente scomparso in un incidente stradale. Iniziammo così, per passione e amore per questo sport, fatto di fatica e spesso metafora di una vita che presenta salite an-

CELEBRAZIONI

che impervie da affrontare con grinta e dinamismo. Per diversi anni si teneva una presentazione ufficiale, una conferenza stampa durante la quale veniva consegnato un riconoscimento ad una personalità dello sport, della televisione, della politica che in qualche modo aveva a che fare con il ciclismo. È stato premiato, tra gli altri, anche Sergio Zavoli. La Coppa della Pace ha toccato le 50° edizione nel 2022 e oggi è una delle corse giovanili più conosciute al mondo. È stata preolimpica nel 1992 e valida per i Campionati del Mondo militari nel 1997 quando vinse il lettone Romans Vainsteins poi Campione del mondo anche tra i professionisti nel 2000.”

Nel 1960, quando siete partiti, si sarebbe mai immaginato tanto successo nel lavoro?

“Diciamo che lo sognavo… Ho un ricordo legato al periodo nel

quale svolsi il servizio militare obbligatorio. Uno dei miei compiti era guidare una camionetta e vedevo, durante il mio servizio, file e file di camion che andavano e venivano. Mi dicevo: ‘Voglio averli io tutti questi camion…’ Beh! Lavorando sodo e credendoci, assieme ai miei fratelli, abbiamo ottenuto questo e altro.” Come immagina il futuro dell’azienda?

“Spero in bene ma tutto è nelle mani del Signore! Mi auguro che i giovani di famiglia vadano avanti e facciano ancora crescere la F.lli Anelli. Vorrei vedere in azienda i miei pronipoti, essere lì con loro. L’entusiasmo c’è, la lucidità pure ma anche l’età cresce. In effetti, la vera sfida è affrontare gli anni a venire. La pandemia prima, la crisi del mercato delle materie prime abbinata alla guerra in Ucraina e ai crescenti costi energetici, sono stati e sono problematiche

eccezionali che hanno richiesto interventi eccezionali. Ma ora siamo pronti a chiudere questo capitolo particolarmente insidioso e a investire per consolidare la nostra posizione di mercato e rafforzare i comparti sui quali puntare.”

Un’ultima curiosità. È vero che ogni mattina pulisce il piazzale antistante alla vostra sede di Sant’Ermete?

“No. È vero che lo spazzo ogni venerdì pomeriggio e sabato mattina. E questo pomeriggio, quando sarò nella nostra sede di Cattolica, metterò in ordine anche quel piazzale. Cerco di insegnare a figli, nipoti e dipendenti con l’esempio. Io mi presento in azienda con il grembiule e il giacchetto da lavoro come facevo già sessanta anni fa. Non so se i più giovani possono comprendere questo mio modo di essere.”

S.Ermete
di Santarcangelo (RN) | Via Marecchiese, 1056 | Tel. 0541 750155 | www.fratellianelli.com

CASA

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TENDA

Offrire la migliore risposta per gli spazi interni ed esterni delle abitazioni, garantendo la massima personalizzazione possibile per soddisfare i diversi gusti e le varie esigenze della clientela. Questo è il punto di forza di Casa della Tenda di Ravenna, azienda storica a conduzione familiare che festeggia i sessant’anni di attività. Tutto ha avuto origine nel lontano 1962, quando Bruna e Ottavio Baruzzi hanno dato vita a una piccola bottega artigiana, in cui in un primo momento si confezionavano soprattutto tende. Nel tempo, il testimone è passato oggi nelle mani dei figli Massimo e Catia che, insieme alla madre, hanno ampliato e innovato l’attività senza però mai per-

dere di vista la qualità artigianale che da sempre la caratterizza. Pur avendo mantenuto il nome storico, Casa della Tenda è il regno della casa a tutto tondo, con tutto ciò che serve per renderla più accogliente e confortevole, conferendole quello stile – dal classico al moderno – che ciascuno riconosce come proprio: oltre a un ampio assortimento di tendaggi e tessuti, carta da parati, moquette e tappeti in lana, qui si trovano infatti biancheria, letti, materassi e reti, divani e complementi di arredo e qualche mobile. “Accompagniamo il cliente in tutte le sue scelte,” spiegano Massimo e Catia Baruzzi, “offrendo una vera e propria consulenza che prevede, per chi

lo desidera, una visita in loco dei nostri tecnici arredatori, la confezione sartoriale dei tessuti nel nostro laboratorio interno e l’installazione eseguita da tecnici specializzati.”

Con il supporto di architetti e arredatori, la Casa della Tenda realizza anche progetti d’interni e tutto può essere fatto su misura, dai tappeti alle tovaglie, dalle tende alle lenzuola, anche con decoro a propria scelta. Non sempre la personalizzazione del prodotto richiede un budget elevato, tant’è che la ditta ravennate riesce a suggerire diverse varianti di tessuto per venire incontro alle esigenze di spesa, ottenendo comunque il massimo risultato. “La novità di questi ultimi anni,” ricordano i titolari, “è l’aumento della richiesta di prodotti e servizi per l’outdoor. Come già avviene per l’interno, progettiamo su misura balconi, terrazzi e giardini con sistemi apribili, pergole bioclimatiche con vetrate panoramiche o chiusure, vele ombreggianti, arredi da esterno e complementi outdoor, fino a barbecue e vasche idromassaggio. Negli ultimi anni caratterizzati dalla pandemia, abbiamo registrato un importante incremento di richieste, a testimonianza di quanto le persone desiderino valorizzare la propria casa con spazi di convivialità.”

Per quanto riguarda gli interni, attualmente, lo stile più apprezzato è quello moderno e lineare, mentre i tessuti preferiti sono quelli naturali come il lino e le sete, con forte incremento del velluto, declinati in colori moda, con

È
CASA
TONDO
CUI TROVARE TUTTO CIÒ CHE SERVE PER RENDERLA PIÙ ACCOGLIENTE E CONFORTEVOLE, CON
CASA DELLA TENDA
IL REGNO DELLA
A TUTTO
IN
STILE.
DELLA
LA STORICA AZIENDA RAVENNATE COMPIE 60 ANNI

“LA NOVITÀ

DI QUESTI

ULTIMI ANNI È L’AUMENTO DELLA RICHIESTA DI PRODOTTI E SERVIZI PER L’OUTDOOR.

IN PARTICOLARE CON LA PANDEMIA, LE PERSONE HANNO RISCOPERTO GLI SPAZI DI CONVIVIALITÀ ALL’APERTO, IN CUI RIPARARSI DAL SOLE IN ESTATE E DAL FREDDO IN INVERNO.”

tante sfumature grigio, tortora e qualche punta di colore, con forte richiesta di stampe fantasiose. Molto apprezzate anche le carte da parati per l’alta decorazione, per dare un tocco in più agli ambienti. Oltre le tende morbide, vengono fortemente proposte e apprezzate le tende tecniche, rulli minimal, pannelli, veneziane e veneziane in legno per completare gli arredamenti più moderni. Anche in questo campo c’è più attenzione al green con tessuti in fibre riciclate per un effetto di grande naturalità. Molto d’arredo è sempre la doppia tenda, l’abbinamento con tessuti con pesan-

tezza, colori e texture diverse tra loro, dal più leggero ai tessuti più corposi, con molta richiesta di tessuti oscuranti o semplicemente d’arredo, coordinabili con gli altri complementi d’arredo della casa. A fronte di clienti sempre più attenti ed esigenti, la Casa della Tenda offre uno staff attento e preparato, formato da una decina di persone, sempre in grado di consigliare e proporre la giusta soluzione. L’azienda si occupa direttamente delle confezioni e dei montaggi, in modo da fornire un servizio completo che prevede anche le riparazioni post vendita.

Ravenna Circonvallazione S. Gaetanino, 104 Tel. 0544 454119 www.casadellatenda.com

LA GIOIELLERIA CASADEI, DA OLTRE MEZZO SECOLO PUNTO DI RIFERIMENTO NEL CESENATE E NON SOLO, INAUGURA UN NUOVO NEGOZIO A RICCIONE.

CASADEI GIOIELLI PREZIOSI RICORDI DA INDOSSARE

Fu nonno Dino ad aprire il primo negozio della famiglia Casadei in piazzetta Partigiani, alle Vigne di Cesena, negli anni Sessanta. Fra le sue mura coltivava il sogno di diventare orologiaio e, sebbene i figli Giampiero e Roberto, fin da giovanissimi, imparavano la sua ‘arte’, nonno Dino non poteva sapere che a distanza di 50 anni dall’apertura della sua attività la Gioielleria Casadei sarebbe diventata un punto di riferimento nel Cesenate, dove ha aperto numerosi negozi.

Oggi è presente anche a Milano Marittima, dove il negozio è stato aperto in collaborazione con il brand Pandora. Ma se il motto di famiglia resta quello di un tempo, cioè “che i sogni diventano realtà”, questa storia prosegue con la fresca inaugurazione di un nuovo negozio a Riccione, in viale Ceccarini 104. A distanza di più di mezzo secolo, sono i figli di

Dino che, insieme ai propri figli, guidano l’attività di famiglia con amore e competenza proponendo ai propri clienti gioielli e orologi esclusivi.

Nicole Casadei, dopo la laurea alla Bocconi di Milano, è tornata a Cesena spinta dalla voglia di partecipare attivamente ai nuovi progetti dei negozi di famiglia. Lei, insieme a papà Roberto, mamma Cinzia e i loro preziosi collaboratori, raccontano con passione e professionalità ai loro clienti come i migliori brand reinterpretano oggi la gioielleria, alla luce della femminilità libera e raffinata del terzo millennio, nei tre negozi uno a fianco all’altro di Cesena di cui uno interamente dedicato al mondo dell’orologeria anche d’epoca, antica passione di famiglia. Anelli, orecchini, collane e gioielleria di lusso possono diventare un modo unico e personale per esprimere il pro-

prio carattere, e sono un regalo molto apprezzato da ricevere o da dedicarsi. In via Carbonari a Cesena si trova anche l’Ottica Casadei, presente con tre negozi anche a Sant’Egidio di Cesena, vicino al primo negozio aperto dal nonno.

La gioielleria è attiva anche sul sito online dove è possibile acquistare da tutto il mondo. Fra l’ampia gamma di brand e servizi offerti c’è la consulenza e vendita di oro sotto forma di lingotti e monete, con autorizzazione ufficiale della Banda d’Italia alla commercializzazione dell’oro da investimento. Infine nei negozi di Cesena si producono gioielli su misura: ogni idea o schizzo nero su bianco dei clienti può diventare realtà. Antiche pietre pregiate possono rinascere, con la consulenza di Roberto, esperto gemmologo, per dare nuova vita a preziosi ricordi.

Milano Marittima, viale Gramsci 61 | Riccione, viale Ceccarini 104 | Cesena, via Carbonari 25 | www.casadeigioielli.it
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