ZANI WORK
CRISTINA E ISABELLA ZANI
ROBERTO ZONDINI
ARTIGIANO DELL’OSPITALITÀ
ROCCA SAN CASCIANO RITORNO IN COLLINA
c e s e n a
n.3 2022 w w w. i n m a g a z i n e . i t
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EDITORIALE
04 / PILLOLE NOTIZIE DALLA PROVINCIA
10 / PROFILI ROBERTO ZONDINI
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Questo numero estivo è ricco di storie di vita, di creatività e imprenditorialità. L’artigiano dell’ospitalità Roberto Zondini, del ristorante Benso, racconta come ha inventato il noto bicchierino d’acqua al bar che accompagna il caffè, mentre le sorelle Cristina e Isabella Zani come hanno condotto l’azienda di famiglia, la Zani Work, sulla strada dell’innovazione. Spazio anche a grandi eventi sportivi come la Gran Fondo Nove Colli e i tornei ATP Challenger del Circolo Villa Carpena, che nutrono il turismo e l’economia locale. Raccontiamo anche la storia dei Musicanti di San Crispino e di Francesco Maestri e dei loro spettacoli itineranti, dell’artista Marcello Di Camillo con i suoi murales umani e del fotografo Marco Onofri con il progetto Avec le vent. Riflettori puntati anche su Ibrida Festival, sullo storico ristorante Acquacheta e su Rocca San Casciano che si sta ripopolando, e sulle aziende forlivesi che hanno contribuito al restauro della Darsena del Sale a Cervia. DI ANDREA MASOTTI
Edizioni IN Magazine s.r.l. Via Napoleone Bonaparte, 50 - 47122 Forlì | T. 0543.798463 www.inmagazine.it | info@inmagazine.it Anno XXIV N.3 agosto/settembre Reg. di Tribunale di Forlì il 23/11/1998 n.27 Direttore Responsabile: Andrea Masotti Redazione centrale: Clarissa Costa, Beatrice Loddo Coordinamento di redazione: Roberta Invidia Artwork e impaginazione: Francesca Fantini Ufficio commerciale: Roberto Amadori, Gianluca Braga Stampa: La Pieve Poligrafica Villa Verucchio (RN) Chiuso per la stampa il 3/08/2022 Collaboratori: Barbara Baronio, Roberta Bezzi, Lucia Caselli, Vittoria Edini, Paola Francia, Beatrice Loddo, Cristina Mazzi, Francesca Miccoli, Ella Raggi. Fotografi: Andrea Bonavita, Alan Piscaglia, Paolo Veronica, Gianmaria Zanotti.
Tutti i diritti sono riservati. Foto e articoli possono essere riprodotti solo con l’autorizzazione dell’editore e citando la fonte. In ottemperanza a quanto stabilito dal Regolamento UE 2016/679 (GDPR) sulla privacy, se non vuoi più ricevere questa rivista in formato elettronico e/o cartaceo puoi chiedere la cancellazione del tuo nominativo dal nostro database scrivendo a privacy@inmagazine.it
41 / VISIONI OPERE DI MODA
43 / TECNOLOGIA RIVOLUZIONE DIGITALE
17 / PROFILI
44 / VIDEOARTE
SORELLE ZANI
IBRIDA FESTIVAL
22 / ECONOMIA
48 / GENERAZIONI
IL VALORE DELLO SPORT
STORIA E BUON CIBO
51
30 / SPETTACOLO MUSICA ITINERANTE
34 / ARTE MURALES UMANI
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51 / TERRITORIO ROCCA SAN CASCIANO
56 / DESIGN DARSENA DEL SALE
PILLOLE
STAGIONE TEATRALE CESENA | È ripartita la campagna abbonamenti del Teatro Bonci in vista della stagione 2022-23: da ottobre fino al mese di aprile, sono in programma a Cesena 58 giornate di spettacolo, di cui 5 prime nazionali. Valter Malosti, direttore di ERT - Teatro Nazionale, ha firmato per la nuova stagione il primo adattamento italiano di Lazarus, il testamento artistico di David Bowie, con la collaborazione del drammaturgo irlandese Enda Walsh, autore insieme a Bowie della versione originale, e con Manuel Agnelli come protagonista inedito. Turn and face the strange (Voltati e affronta l’ignoto), il verso tratto da Changes di Bowie, è anche il manifesto della stagione 22/23, che conta 100 titoli in 11 spazi teatrali di 4 città della rete ERT, 25 in prima assoluta.
BOSCO DEL BENESSERE BAGNO DI ROMAGNA |È stato inaugurato a Bagno di Romagna il Bosco del benessere, un percorso in 9 tappe per rigenerarsi immergendosi nella natura. Curato dalla società Tre Terme ed EsploraMontagne, il progetto di riqualificazione di un’area di bosco a pochi passi dal centro del paese si è concretizzato nella realizzazione di un itinerario ad anello sviluppato lungo 3 km tra andata e ritorno, articolato in tappe dal nome evocativo: Radura dell’abbraccio, Torrente dell’armonia, Pendio delle giovani piante, Viale della consapevolezza, Spirito dell’abete, Macchia della meditazione, Conca della tranquillità, Sentiero della pace interiore, Cammino dell’infinito. Ogni settimana è in programma una visita guidata. (F.M.)
UNA CORSA LUNGA 100 ANNI CESENA | L’ippodromo di Cesena è al suo centenario dall’inaugurazione. Il 9 aprile 1922, una delegazione di appassionati ippici cesenati decise di offrire allo sport di cui erano ammiratori un impianto all’avanguardia: a cento anni da quei tempi, l’ippodromo di Cesena ha celebrato questo anniversario attraverso varie iniziative come il progetto fotografico firmato dall’artista visuale Andrea Bernabini, l’allestimento della rotatoria urbana su Viale Gramsci a opera dei Vivai Breschi e una mostra d’arte a tematica equestre. Immagini d’epoca arricchiscono il salone della tribuna fino al 3 settembre, data di svolgimento del Campionato Europeo Orogel, un’esposizione che racconta questa corsa lunga cent’anni.
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PILLOLE
MAGICHE ACQUE CASTROCARO TERME | La spa termale Magiche Acque è la novità delle Terme di Castrocaro, antichissime e riconosciute in tutto il mondo. Si tratta di un percorso di piscine esterne completamente rinnovato per momenti di relax in famiglia, in coppia o con amici. Da provare sono poi anche la biosauna aromatica, il percorso vascolare con idromassaggio, l’hammam, la sauna finlandese, il bagno turco, le docce per la cromoterapia a la vasca salina con diffusione sonora. Ogni giovedì sera poi, c’è musica con un dj set accompagnato dalla performance di un sassofonista.
MOTTA IN CONCERTO FORLÌ | Dopo il successo ottenuto in primavera con il suo tour nei club, Motta torna dal vivo. Il 24 settembre alle 21, sarà a Forlì nell’ambito del “Jump Erlux Festival”. “Sta cambiando il mio approccio alle nuove canzoni su cui sto lavorando, mi sembra veramente di essere ripartito con la stessa energia con cui ho iniziato a fare questo mestiere”, afferma l’artista. Fidanzato con l’attrice Carolina Crescentini, dopo aver iniziato nelle fila dei Criminal Jokers, ha scelto la strada da solista arrivando al successo. Nel 2016, con il suo primo album “La fine dei vent’anni” ha vinto il premio Tenco nella categoria Opera Prima.
EPIX
NUOVA PINACOTECA CESENA | C’è anche Palazzo O.I.R. di Cesena, tra i 27 progetti finanziati a livello nazionale dal Ministero della Cultura. Al Comune sono stati infatti assegnati ulteriori 2,5 milioni di euro che serviranno per l’allestimento museale del nuovo polo culturale del centro, tra corso Giuseppe Garibaldi e le vie Tiberti, Martiri d’Ungheria e Dandini.
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PROFILI
ROBERTO ZONDINI
ARTIGIANO DEL BENESSERE E DELLA OSPITALITÀ, FINE ESTETA DELLA TAVOLA
DI PAOLA FRANCIA
FOTO ANDREA BONAVITA
Non chiamatelo imprenditore del gusto, ma artigiano dell’ospitalità. Nato e cresciuto in una famiglia di commercianti che gestivano un’attività di sali e tabacchi e generi alimentari – negli anni Cinquanta – ha respirato e imparato il mestiere fin da bambino, fino a diventare protagonista e punto di riferimento della ristorazione forlivese. Classe 1955, nato a Forlimpopoli, patria di Pellegrino Artusi, Roberto Zondini è responsabile dal 2019 del ristorante Benso in Piazza Cavour a Forlì. Ma forse non tutti sanno che è stato anche l’ideatore del bicchierino d’acqua che accompagna il caffè al banco del bar. Oltre che precursore dell’aperitivo forlivese. È una storia – una bella storia – la sua, che ha radici profonde e lontane, nella quale tradizione e innovazione si sono sempre accompagnate, rincorse e alimentate a vicenda. “All’inizio i miei colleghi mi prendevano un po’ in giro per quel bicchierino d’acqua che davo gratis ai clienti insieme al caffè,” sorri10
de, “perché dicevano che la regalavo e che ci rimettevo, dal momento che nessuno fino ad allora l’aveva mai fatto. Ma io ho sempre cercato di guardare oltre e di fare anche scelte fuori dai canoni per coccolare le persone. Questa per me è sempre stata una priorità, oltre che un valore aggiunto, nel mio lavoro. Perché penso che siano le piccole cose a fare la differenza.” La prima tappa importante della sua carriera, non solo in senso cronologico, è l’apertura della Caffetteria Zondini, “quando a vent’anni convinsi mio padre ad avviare una nuova attività in Piazzale II Maggio, dopo l’esperienza del negozio di generi alimentari,” racconta, “ed è proprio lì che è nata la mia idea di aperitivo, come poi lo intendiamo oggi.” Nel 1997, insieme a Massimo Mariani, attuale gestore di Caffè Casavecchia, apre Tinto in piazza del Carmine, un luogo quasi visionario per l’epoca, basti pensare alla struttura e all’arredo del tutto inusuali per quegli anni,
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PROFILI
che è stato per molto tempo luogo di ritrovo della movida forlivese (e non solo) e locale di riferimento per i cultori dell’aperitivo. “Non ho mai concepito il mio lavoro come mera fonte di guadagno, ma come un modo per far stare bene le persone. Questo è un lavoro fatto di passione e servizio. Una volta un cliente mi ha detto: tu sei un esteta poliedrico che cerca il bello in tutto. Ecco, questo è proprio come ho sempre cercato di concepire e di trasmettere agli altri il mio modo di vivere questo mestiere, creando benessere e bellezza a tavola.” Dopo una trasferta di alcuni mesi a Pesaro, durante i quali si occupa dell’apertura di
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L’IMPRENDITORE ROBERTO ZONDINI, OGGI RESPONSABILE DEL RISTORANTE BENSO, È L’IDEATORE DEL BICCHIERINO D’ACQUA CHE ACCOMPAGNA IL CAFFÈ, OLTRE CHE PRECURSORE DELL’APERITIVO FORLIVESE.
locali nel settore del food and wine, Zondini torna nella sua Forlì e nel 2004 dà avvio all’esperienza della Trattoria Petito in Viale Corridoni, a pochi passi dalla Caffetteria del suo esordio. Lo fa insieme alla moglie Assunta e ai figli, Andrea e Giacomo. Fino al 2019 Petito è stata una trattoria nel senso più genuino del termine, ‘la’ trattoria, un luogo del gusto in cui protagoniste erano le materie prime del territorio, accompagnate da una ricerca della qualità in modo quasi maniacale. “Per quindici anni,” dice, “ho versato nei calici solo ed esclusivamente vini provenienti dall’Emilia-Romagna e portato in tavola piatti tipici della cucina romagnola che rispettavano la stagionalità e il grande lavoro e la cura dei nostri produttori locali.” Un rispetto e una dedizione al territorio che gli sono valsi i riconoscimenti delle principali guide gastronomiche d’Italia: Michelin, L’Espresso, Gambero Rosso e Touring, solo per citarne alcune. Poi i figli proseguono nel loro percorso professionale, sulle orme del padre, ma per nuove vie. Andrea apre a Forlì l’Amburgheria Creativa e Giacomo, dopo una esperienza negli USA, oggi lavora come manager nel punto Eataly realizzato nella Silicon Valley. “La parte più divertente e gratificante del mio lavoro è sempre stata vedere il cliente alzarsi da tavola contento e appagato, un po’ come se fosse stato ospite di un amico. In questo modo di intendere il mio lavoro ho avuto un maestro, al quale mi sono ispirato, e che per me è stato un punto di riferimento costante: Gianfranco Bolognesi, fondatore della Frasca, che ha dato un’identità di ampia risonanza alla cucina romagnola e che ha fatto la storia della ristorazione italiana. Perché, è bene dirlo, questo mestiere non si inventa, si impara sul campo, osservandolo con gli occhi e ricreandolo in modo creativo in base alla propria sensibilità.” Nel 2019, con Benso, inizia una nuova avventura, che ancora una volta esalta la cucina contemporanea, sotto la guida dello chef Davide Grumbianin. Un locale nel centro
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PROFILI
“CREARE BENESSERE E BELLEZZA A TAVOLA: QUESTO È PROPRIO IL MODO IN CUI HO SEMPRE CERCATO DI CONCEPIRE E DI TRASMETTERE AGLI ALTRI IL MIO MODO DI VIVERE QUESTO MESTIERE.”
storico di Forlì che dà vita a una cucina emozionale, fatta di ricerca e di equilibri, che privilegia le materie prime del territorio, reinterpretandole senza stravolgerle. “Sono venuto qui per imparare,” dice, “e sono molto contento del grande lavoro di squadra che ogni giorno viene fatto: una squadra di giovani e di collaboratori innamorati del proprio mestiere, che rendono questo ambiente divertente e stimolante per chi, come me, è sempre alla ricerca di esperienze di valore, non solo professionali, ma umane. Cosa direi ai giovani che vogliono intraprendere la carriera nel campo della ristorazione oggi? Direi che a tavola, oltre allo studio e alla conoscenza che attualmente sono indispensabili, ci vogliono anche amore e sacrificio. Ma soprattutto molto cuore.”
NELLA PAGINA PRECEDENTE, ZONDINI CON GIANFRANCO BOLOGNESI. A DESTRA, IN BASSO, CON LO CHEF GRUMBIANIN.
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PROFILI
SORELLE ZANI
ISABELLA E CRISTINA: LA LEADERSHIP AL FEMMINILE TRA LAVORO E STILE
DI LUCIA CASELLI
FOTO GIANMARIA ZANOTTI
Una è sognatrice, l’altra è razionale. Una ama sperimentare, l’altra preferisce la concretezza dei numeri. Una si occupa di dare visibilità all’azienda, l’altra di consulenza e di far quadrare i conti. Sta proprio qui, nel diverso modo di affrontare la vita, il punto di forza di Cristina e Isabella Zani. Lo stesso che le ha portate a rivoluzionare insieme l’ambiente di lavoro: l’azienda di famiglia Zani Saldature, che nel 2020, dopo quasi quarant’anni, ha cambiato nome in Zani Work. Specializzata nella rivendita di accessori per saldature prima, e punto di riferimento per il mondo dell’abbigliamento da lavoro dopo, la realtà cesenate è ora in mano alle due sorelle che ne hanno fatto un luogo in cui sperimentare con caparbietà nuovi modi di vestire sul lavoro e di farsi conoscere. “Era il 1999, avevo 28 anni. Vestivo (e veste, ndr) alla moda indossando abiti e scarpe col tacco. Così mi presentavo anche nelle officine per provare a vendere materiali da saldatura. Ho ricevuto tanti sguardi dall’al-
to in basso e tanti no, ma non ho mollato. Con forza e tenacia ho continuato a lavorare nell’azienda di famiglia fondata da mio padre Zeno nel ‘70 e che nell’82 è diventata ufficialmente Zani Saldature.” Racconta così il suo ingresso Isabella, la sorella maggiore, capelli ricci e occhi che brillano. “Non è stato facile all’inizio anche perché provenivo da un altro mondo, avevo studiato biologia ma non la sentivo più come la mia strada ed ero alla ricerca del mio posto.” Guai a pensare però che il nuovo mestiere intrapreso non fosse il suo. “Sono gli anni 2000,” continua, “e la legge 626 del ‘96 sulla sicurezza sul lavoro viene sempre più applicata. Decido di approfondirla e capisco che la nostra attività ha tutte le carte in regola per lanciarsi sui dispositivi di protezione individuale. A poco a poco, oltre a proporli alle aziende già nostre clienti, mi allargo anche al settore dell’alimentare e della metalmeccanica, riconoscendo l’importanza dell’antinfortunistica e dell’abbigliamento da lavoro.” 17
RUBRICA
NEL 2020, L’AZIENDA DI FAMIGLIA ZANI SALDATURE EVOLVE IN ZANI WORK, SANCENDO CON ISABELLA E CRISTINA ZANI UN RICAMBIO GENERAZIONALE CHE PROIETTA L’IMPRESA VERSO L’INNOVAZIONE.
NELLA PAGINA PRECEDENTE, CRISTINA E ISABELLA ZANI. QUI SOPRA LE DUE SORELLE CON LA MADRE.
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Abbigliamento da lavoro. È proprio questo il core-business delle sorelle Zani. La chiave di volta che ha permesso loro di diventare quello che sono oggi, una piccola azienda (solo 4 dipendenti ma se ne stanno aggiungendo altri) dai grandi risultati. Tra i loro clienti annoverano nomi come Apofruit, Orogel, Granfrutta Zani, Paresa, Trevi, Righi Group, Promau, Fiorini Industries… e per ognuno di loro Isabella e la collega Silvia Fioravanti hanno individuato le divise perfette. In certi casi in qualità di rivenditrici, in altri progettando un lavoro sartoriale. Nel 2008 vede infatti la luce Fashion Work Italy, il marchio attraverso cui Zani Work crea su misura l’abbigliamento per le aziende, un elemento distintivo non più trascurabile. “C’è sempre più sensibilità da parte delle imprese e dei dipendenti,” spiega Isabella Zani, “nel veicolare i propri valori e credibilità attraverso un vestiario che non rispetti solo le regole di sicurezza ma che abbia anche uno sguardo rivolto verso lo stile.” Isabella ha quindi rivoluzionato l’azienda di famiglia, ma molto probabilmente non saremmo qui a raccontarlo se non fosse per l’attività di Cristina, la sorella minore che improvvisamente, dopo una vita da giornalista professionista, nel 2018 ha deciso di mettere piede in azienda, proprio lei che aveva sempre voluto starne alla larga. “C’era bisogno di me,” spiega. “Mia madre iniziava a
ridurre la sua presenza al lavoro ed era auspicabile un ricambio generazionale. Allo stesso tempo mi rendevo conto che mia sorella Isabella lavorava senza farsi pubblicità e affidarsi alle potenzialità del digitale. L’azienda non aveva un sito web e nemmeno delle pagine social attraverso cui farla conoscere. Ho deciso quindi di rimboccarmi le maniche, e più che occuparmi del commerciale o dell’amministrazione per cui non ero portata, mi sono dedicata a ciò che sapevo fare: comunicare.” Per Cristina, animo viaggiatore e spirito ribelle, è stato un salto nel buio l’ingresso a 47 anni in un ambiente a lei estraneo. “Mi sono lanciata in una sfida. Era da tempo che il mio primo lavoro non mi stimolava più a formarmi,” commenta. “Qui invece c’erano tante cose nuove da imparare e opportunità da cogliere attraverso la partecipazione ai bandi promossi dalle associazioni di categoria. Sono loro che mi hanno aiutato a ottenere finanziamenti che hanno consentito di modernizzare l’immagine aziendale.” Il primo passo è rinnovare. “Volevamo invogliare e abituare i clienti a venire da noi. Per questo abbiamo sistemato i locali in maniera originale attraverso un progetto di restyling sostenibile che ci ha permesso di riutilizzare materiali da riciclo. Questo lavoro ci ha fatto vincere il premio Excelsa di Confindustria Romagna dedicato alle aziende eccellenti. Abbiamo creato anche uno showroom dove
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SE LA SORELLA MAGGIORE ISABELLA HA CAMBIATO IL CORSO DELL’AZIENDA TAGLIANDO IL PRIMO RAMO, LA SORELLA MINORE CRISTINA LE HA DATO UNA SPINTA A LIVELLO DI MARKETING, PRIMA IMPENSABILE.
SOPRA ISABELLA E A DESTRA CRISTINA ZANI, LE DUE ‘ANIME’ DI ZANI WORK.
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poter ammirare i capi che abbiamo da offrire, tra cui una linea di borse.” Quello che unisce l’ambiente Zani Work all’arte è il progetto Vie del Lavoro, che attraverso murales traccia tutto il percorso dell’evoluzione aziendale. I disegni sulle pareti conducono il visitatore in un viaggio che parte dalla storia e attraverso gli archetipi primordiali, l’area dell’ufficio creativo e lo showroom arriva fino alla stanza digitale. “Quest’ultima,” racconta Cristina, “è nata nel periodo della pandemia per mantenerci in contatto con i clienti. In realtà non l’abbiamo sfruttata molto per questo motivo, ma più per sviluppare la parte social crean-
do contenuti e interviste a esperti e clienti successivamente pubblicate sul nostro canale YouTube.” Saletta digitale, social, interviste… se la sorella maggiore ha cambiato il corso dell’azienda tagliando il primo ramo, la sorella minore le ha dato una spinta a livello di marketing prima impensabile. “Per farlo,” continua, “ho dovuto lottare non poco con Isabella perché avevamo idee estremamente differenti.” “Ci accomuna però il fatto che abbiamo la stessa visione,” dice la sua Isabella. “La mia è più pratica, commerciale e immediata, la sua è più comunicativa ma la direzione è la stessa: crescere.”
ECONOMIA
IL VALORE DELLO SPORT GLI EVENTI SPORTIVI CHE NUTRONO IL TURISMO E L’ECONOMIA LOCALE
DI FRANCESCA MICCOLI
Mens sana in corpore sano scriveva anticamente Giovenale per sottolineare il benessere psicofisico correlato alla pratica sportiva. Che rappresenta altresì un’occasione di svago, un’opportunità per socializzare o al contrario inseguire una salutare parentesi di solitudine. Oggi lo sport è anche una straordinaria leva per il turismo e per l’economia. E i grandi eventi organizzati in Romagna ne sono la dimostrazione. Tra il Santerno e la Riviera vanno in scena tante manifestazioni sportive dai grandi numeri: dalle competizioni motoristiche di Imola e Misano al massacrante Ironman di Cervia, all’impegnativa 100 chilometri del Passatore. Anche nel forlivese vanno in scena due eventi-mito: la Gran Fondo internazionale Nove Colli, appuntamento che si rinnova ogni anno dal 1971, e i tornei ATP Challenger del circolo Villa Carpena, che vantano natali più recenti ma godono già di un solido prestigio. Sul finire della primavera Cesenatico ospita non una semplice corsa su due ruote ma una 22
vera e propria festa tra mare e collina, in uno scenario in cui anche il paesaggio si fa cordiale. Un alleato per gli occhi e una mano tesa alla fatica. Una prova che richiama ciclisti da tutto il globo: quest’anno si sono presentati al via in 7.843 tra agonisti e cicloamatori, pronti ad ‘addentare’ due percorsi, il più impegnativo sviluppato lungo 205 km con un dislivello di 3.840 metri. Il via nella suggestione dell’alba sul porto canale Leonardesco di Cesenatico, l’arrivo sullo splendido lungomare per un’esperienza da vivere almeno una volta nella vita. Un pellegrinaggio laico che agli albori degli anni Settanta richiamò alla partenza appena 17 pionieri e che nel 2015 è riuscito a ‘bruciare’ 12.000 pettorali in appena quattro minuti. “La Nove Colli è la prima gran fondo al mondo, la decana di questo movimento poi diffusosi in tutto il pianeta,” spiega Andrea Agostini, presidente della società Fausto Coppi, organizzatrice della corsa. “Una prova che mediamente raccoglie il doppio delle iscrizioni delle competizioni
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ECONOMIA
‘concorrenti’ più importanti. Un risultato legato alla capacità degli organizzatori di sapere innovare ogni anno, a un territorio bellissimo e attrattivo, tutto da scoprire, con una grande capacità ricettiva, fondamentale per un evento con 10.000 concorrenti e un bacino di utenza di altre 15.000 persone tra parenti e accompagnatori. Senza dimenticare l’accoglienza dei romagnoli, marchio di fabbrica in tutto il mondo.” Valutazioni corroborate dal rigore della scienza nel 2018 grazie allo studio L’impatto economico della Nove Colli sul territorio, condotto in seno alla sede riminese della Facoltà di Economia del Turismo dell’Università di Bologna sotto l’egida della professoressa Laura Vici, poi
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NEL FORLIVESE SONO DUE GLI “EVENTI-MITO”: LA GRAN FONDO INTERNAZIONALE NOVE COLLI CHE DURA DAL 1971 E I TORNEI ATP CHALLENGER DEL CIRCOLO VILLA CARPENA CHE GODONO DI UN SOLIDO PRESTIGIO.
sfociato nella tesi di laurea dello studente Lorenzo Mazzotti. Basta un dato a far spalancare gli occhi e comprendere la portata della regina delle gran fondo: nella settimana della 47° edizione, gli oltre 11.000 iscritti hanno ‘lasciato’ sul territorio di Cesenatico e dintorni dai 13 ai 21 milioni di euro. A fare la parte del leone sono stati i turisti con una spesa media di 464 euro; gli escursionisti, ovvero i residenti nel raggio di 100 chilometri, ne hanno sborsati 255, circa il doppio dei ciclisti cesenaticensi. Pochissimi gli sportivi giunti in solitudine nella città di Pantani in solitudine: nel 2016, il 25% ha fatto rotta sulla Romagna con famiglia al seguito, il 43% in compagnia di amici, l’11% come affi-
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liato a enti sportivi. 2.78 notti la durata media del soggiorno. Una ricaduta economica che allunga anche le mani sul futuro: il 90 % degli intervistati ha manifestato la volontà di tornare in sella lungo i nove colli. Molti sono inoltre coloro che sono tornati in seguito in Riviera per una semplice vacanza. Altro centro nevralgico dell’universo sportivo forlivese è il circolo Villa Carpena, cittadella della racchetta. Una delle realtà tennistiche più importanti a livello nazionale, un gioiello che sposa la modernità degli impianti alla passione e preparazione di maestri e atleti. A inizio giugno il centro ha ospitato il più importante evento della storia forlivese: l’ATP Challenger 125 con un montepremi di 135.000 dollari. “Tre anni fa abbiamo instaurato una partnership con un organizzatore specializzato in questo tipo di manifestazioni,” racconta Piero Pezzi, coordinatore del circolo. Un accordo che ha partorito il primo Open di Forlì, su cui si sono concentrati gli occhi del mondo anche grazie al concorso di
circostanze non suscettibili di programmazione. “Quando si sono allentate le prescrizioni legate alla pandemia, siamo stati i primi a organizzare un challenger in terra rossa in vista del Roland Garros: contingenza che ha portato a iscriversi al nostro tabellone atleti di livello altissimo, in astinenza da mesi. A distanza di tre anni, alcuni di loro sono stabilmente tra i primi 50 giocatori del mondo: è il caso dell’inglese Cameron Norrie, oggi n. 11 del ranking ATP, del ‘nostro’ Lorenzo Musetti, che a Forlì ha vinto il suo primo torneo da professionista e si è ripetuto quest’anno proprio nel challenger 125, e ancora Francis Tiafoe, ora n. 27.” Lo scorso inverno Carpena ha inanellato ben 7 tornei del circuito ATP Challenger. Una continuità che è valsa a Forlì l’appellativo di ‘tennis city’. “Dal 28 novembre al 28 febbraio negli alberghi di Forlì e dintorni sono state occupate oltre 4.000 camere e sono stati consumati 18.000 pasti,” spiega Ferruccio Tassinari, vicepresidente del circolo. A ingrassare l’indotto anche le spese legate all’utilizzo dei mezzi di trasporto e allo shopping in città. “Per il torneo ATP 125 di giugno sono state circa 600 le camere occupate e oltre 2.000 i pasti consumati. Gli spettatori sono stati 6500.” Dai quarti di finale, inoltre, i riflettori di Sky sport si sono accesi sul circolo, fungendo da straordinaria lente di ingrandimento di un piccolo miracolo made in Forlì, andato in scena anche grazie al sostegno delle istituzioni. “Dal 10 al 17 luglio abbiamo ospitato infine il torneo Tennis Europe under 12 e under 16, uno dei più importanti appuntamenti continentali a livello giovanile con oltre 250 ragazzi provenienti da tutta Europa. Virtuosi della racchetta che hanno occupato oltre 1.000 camere e consumato ben 2.500 pasti.”
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L’atmosfera è quella di un elegante salotto di famiglia: raffinatezza tradizionale e giovane buon gusto si ritrovano al civico 49 di Piazza Saffi a Forlì. Qui da quasi settant’anni brillano le vetrine della gioielleria Ricci, orologeria e oreficeria di prestigio, rivenditrice di marchi di alto livello. Rolex, Tudor, Tag-Heuer, Hamilton, Locman, e per la gioielleria Pomellato, Dodo, Recarlo, Miluna, Le Bebè, Marco Gerbella, oltre a realizzazioni di produzione propria. Per ogni circostanza esiste l’oggetto prezioso perfetto da regalare o da regalarsi. La gioielleria Ricci, fondata da Camillo Ricci nel 1954, oggi è diretta dai suoi figli, Marco e Andrea. Da qualche anno, è presente anche la terza generazione di gioiellieri con Francesca,
figlia di Andrea. “Tutto è iniziato con nostro padre Camillo, in un piccolo negozio qualche civico più in là, al numero 8,” ricorda il figlio Marco. “Papà, allora poco più che ventenne, assunse una giovane ragazza per farsi aiutare: si chiamava Tina Rossi, si innamorarono, si sposarono… era nostra madre, figura portante nella gestione della gioielleria nei 50 anni successivi. Insieme decisero di spostare l’attività al civico 49 dove siamo ancora oggi.” Il negozio storico ha appena cambiato veste, perché questo rinnovamento? “Una scelta di prestigio maturata insieme a Rolex , di cui noi siamo concessionari ufficiali da quasi mezzo secolo per la provincia di Forlì-Cesena.” Eleganza, eccellenza, esclusività
nei prodotti ma anche nel servizio… quanto è importante il rapporto con i clienti? “La relazione è fondamentale, a noi piace farli sentire a loro agio, quando entrano in negozio siamo pronti ad accogliere ogni tipo di richiesta, non ci sono solo l’alta orologeria e l’alta gioielleria. Per ogni occasione si possono fare scelte diverse.” Selezionate personalmente i preziosi? “Certamente, anche se nel corso del tempo questo processo è cambiato ma la cura nella selezione è sempre molto attenta. I brand più prestigiosi realizzano collezioni già molto profilate per età, per occasione, per stile. Il cliente si fida del nostro gusto, del nostro consiglio dato sempre con rispetto e delicatezza.”
“CI PIACE FAR SENTIRE I CLIENTI A LORO AGIO, QUANDO ENTRANO IN NEGOZIO SIAMO PRONTI AD ACCOGLIERE OGNI TIPO DI RICHIESTA, NON CI SONO SOLO L’ALTA OROLOGERIA E L’ALTA GIOIELLERIA. PER OGNI OCCASIONE SI POSSONO FARE SCELTE DIVERSE.”
NELLA PAGINA A FIANCO, DA SINISTRA ANDREA, LA FIGLIA FRANCESCA E MARCO. IN QUESTA PAGINA, ALCUNI DETTAGLI DEL NUOVO SHOWROOM, CON IN ALTO A SINISTRA, IL LABORATORIO PER LA RIPARAZIONE.
Cosa potreste suggerire? “Per le occasioni più importanti ci piace puntare su un’eleganza classica e intramontabile, come l’oro bianco con i brillanti, ci sono poi collezioni più spensierate e ironiche ma di grande raffinatezza a cui abbiamo deciso di dedicare un nuovo punto vendita specifico sempre in Piazza Saffi al civico 52.” Di cosa si tratta? “Un negozio dedicato a una clientela più giovane, per scelte più adatte ai ragazzi e alle ragazze di oggi. Spiccano ad esempio le
collezioni di Dodo e Marco Gerbella e a guidarlo sarà Francesca.” Da Camillo Ricci a Francesca Ricci, passando dai fratelli Andrea e Marco. Cosa continua ad apprezzare la clientela in voi? “Credo la serietà, la professionalità e la competenza…gli stessi valori dei nostri genitori che giorno dopo giorno continuiamo a onorare nelle relazioni con fornitori e clienti.” Una serietà e una professionalità che fanno di voi imprenditori esperti e qualificati… “Entrare da noi in negozio non
significa solo scegliere o acquistare ma sapere di potersi affidare a un servizio di post-vendita di prim’ordine e questo grazie alle competenze dei nostri orologiai per gli interventi periodici di manutenzione. Un servizio strategico tanto che questo rinnovamento accoglie anche un laboratorio ufficiale di riparazione Rolex.” Ma oltre ai gioielli, agli orologi, alle pietre preziose, ai monili, nella gioielleria Ricci risplende la memoria, un luccichio vivo che si tramanda con orgoglio. È Francesca, la più giovane della
Forlì | Piazza A. Saffi, 49 | Tel. 0543 24026 | www.riccicamillo.com
famiglia a trasmettere il messaggio più importante: “Purtroppo non ho mai conosciuto mio nonno Camillo, mi raccontano che era un gentiluomo, un signore, una persona di grande umanità e correttezza; i suoi clienti hanno avuto figli e nipoti che a loro volta hanno continuato a servirsi in questo negozio proprio grazie alla fiducia reciproca costruita tra la nostra famiglia e i nostri clienti, fiducia che da quasi settant’anni è un elemento distintivo del nostro modo di fare impresa.”
SPETTACOLO
MUSICA ITINERANTE SUONARE OVUNQUE: I MUSICANTI DI SAN CRISPINO E FRANCESCO MAESTRI
DI CRISTINA MAZZI
Suonano ‘sgangherati’ per le vie del paese invocando San Crispino, il protettore dei calzolai, “perché senza di lui non avremmo le scarpe per andare in giro a suonare.” Irrompono – ammettono loro stessi – alle feste paesane in gruppo, “a volte siamo anche una quindicina”, e strappano un sorriso a tutti quelli che incontrano durante le loro esibizioni itineranti. I Musicanti di San Crispino si muovono all’impazzata e sprigionano una scoppiettante allegria camminando qua e là nelle piazze, nelle sagre, ovunque. Tranne che sul palco. “Il palco crea distanza con il pubblico,” racconta Denis Valentini, fondatore della banda insieme a Gianluigi Staffa, per tutti ‘Bubi’, “noi invece vogliamo suonare fra la gente. E poi non ci stiamo nemmeno sopra un palco, siamo tanti. Tutto è nato nel 2000 davanti a un bar in centro a Modigliana, da lì abbiamo capito che ci piaceva suonare per strada e irrompere 30
nelle feste. Abbiamo iniziato con Il venditore di noccioline e La Cucaracha senza avere un vero e proprio repertorio. Usavamo le percussioni e una chitarrina per dare ritmo, optando per classici che si accompagnavano bene ai cori, quelli sguaiati che fanno allegria. Gli stessi che abbiamo mantenuto oggi perché ci aiutano ad avvicinarci al pubblico.” Oggi sono ancora quelli col fazzoletto a scacchi rosso e bianco in testa e la canottiera attillata fin sopra i jeans, che travolgono il pubblico partendo dal valzer per arrivare alla musica dance e all’elettronica. La banda nel tempo si è ampliata, riunendo musicisti e non (per loro è una passione che deve fare i conti con il primo lavoro. I Musicanti, infatti, cambiano sempre, ndr) di Modigliana, Faenza e Cesena, ma “purtroppo non possiamo più suonare dappertutto come facevamo agli esordi, le regole sono cambiate,” spiega Valentini. “Piano piano abbiamo
PIAZZE, SAGRE, OVUNQUE MA NON SUL PALCO: I MUSICANTI DI SAN CRISPINO HANNO INIZIATO COSÌ, IRROMPENDO ALLE FESTE PAESANE TRAVOLGENDO IL PUBBLICO FINO AD ARRIVARE, OGGI, A SUONARE NEGLI STUDI DELLA RAI.
assunto un atteggiamento più professionale rispetto alle prime ‘zingarate’, ci esibiamo anche in eventi privati in tutt’Italia, fino a Parigi e Zurigo. Ma funziona ancora così: mettiamo in moto il furgone, carichiamo gli strumenti e via, facciamo fino a 50 concerti da maggio a settembre,
insieme a percussioni, ottoni, chitarra elettrica con un amplificatore costruito da noi e messo sopra un carretto che portiamo in giro. Una via di mezzo tra una chitarra e un basso, comodo da trasportare. Insomma se una volta per suonare non aspettavamo l’invito, oggi quegli inviti sono anche troppi, e ci tocca selezionare.” Da Modigliana sono arrivati fino a Roma, negli studi della Rai. Di puntata in puntata si sono guadagnati la finale di Dalla strada al palco, il programma condotto da Nek andato in onda su Rai 2. “Mi viene voglia di andare a mangiare in trattoria con loro,” ha buttato là il noto cantante dopo aver ascoltato Ragazzo s-fortunato, che ha portato in scena “un grande, e poco composto, baccano odoroso” che ha colpito tutti. Perché l’importante non è cosa suonare, ma come. Se i Musicanti di San Crispino sono un unicum nel panorama musicale locale (e non) del31
SPETTACOLO
“IMPARARE A CAMMINARE A 80 CENTIMETRI DA TERRA? NON È DIFFICILE,” RACCONTA FRANCESCO MAESTRI, CHE FA SPETTACOLI ITINERANTI, SPESSO SUI TRAMPOLI, COLLABORANDO CON REALTÀ DIVERSE DEL TERRITORIO.
NELLE PAGINE PRECEDENTI, I MUSICANTI DI SAN CRISPINO. A DESTRA, FRANCESCO MAESTRI (PRIMO A SINISTRA) SI ESIBISCE CON IL SUO GRUPPO SUI TRAMPOLI.
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le bande itineranti, lo è anche Francesco Maestri, giovane artista forlivese che abbiamo visto esibirsi, trampoli al seguito, nel Duo Vinaccia ma ha all’attivo tante altre collaborazioni con bande e collettivi. “Sono nato in una famiglia numerosa,” ripercorre Maestri, “giocare con i miei fratelli mi ha fatto crescere in un mondo creativo, poi l’arte ha sempre fatto parte del nostro dna. Ho sempre ascoltato molta musica di tutti i generi, dal rock al blues, soul e jazz. Ma pian piano ho capito che avevo una predilezione per la musica popolare, fatto piuttosto strano a quell’età, d’altronde sono sempre andato contro corrente.” Francesco ha scoperto la Scuola di Musica Popolare di Forlimpopoli, una delle pochissime in Italia, aperta nell’85. “Lì è nato l’amore per il mandolino, ma
non solo,” continua. “Grazie alla musica ho scoperto tanti altri campi tangenti, come la scenografia e il teatro. Questo mi ha permesso di scoprire tante belle realtà folk in Romagna, come Musica nelle Aie a Faenza, o il gruppo mandolinistico di San Piero in Bagno che musicava il cinema muto. Un’esperienza incredibile. Oppure ancora i Ragazzi della Casa del Cuculo, con i quali nel 2010 e 2012 ho partecipato alla sfilata in città insieme a giocolieri, musicisti, artisti, tutti sui trampoli. Un allegro e spensierato carnevale estivo. Poi nel 2011 insieme ad altri 11 musicisti abbiamo partecipato a Fantaveicoli in Francia e Imola, la prima esperienza di musica e spettacolo.” Dopotutto imparare a camminare a 80 centimetri da terra, secondo lui, “non è difficile, il
problema è rendere i movimenti fluidi, assumere l’automatismo e farlo con disinvoltura. Oggi faccio musica itinerante e spettacoli collaborando con realtà diverse come il Duo Vinaccia (diventato un trio), il Teatro del Drago a Ravenna, Zircus, Duostinato, Circus-Picnic al Chiar di Luna. Immaginatevi una coloratissima parata in costume d’epoca, sfarzosi, alla quale partecipano artisti diversi, come giocolieri, mangia fuoco, burattinai, musicisti. Una figata no? Sono uno Yes man, mi butto in qualunque cosa mi chiedono di fare, dalla tradizionale folk ai burattini, musico e faccio qualcosa in scena. E ringrazio quel garage di amici, che a noi ragazzi ci ha permesso di iniziare a sperimentare. Ai giovani dico: ok la trap, ma non abbiate paura di andare contro corrente!”
UN ANNO INSIEME Volevamo rivoluzionare il concetto di “stabilimento balneare” dando vita non solo ad un luogo in cui mangiare vista mare, al tramonto, ma ad un luogo in cui vivere un’esperienza. Così abbiamo deciso di lanciare il concetto di “agriturismo ittico” come cucina che pone la materia prima al centro. La nostra cucina porta con sé l’eredità della tradizione e della storicità cervese, la filosofia del ‘km0’ e della filiera con prodotti del territorio.
Spiaggia, bar e ristorante Lungomare D’Annunzio 211 48015 Cervia (RA)
ARTE
MURALES UMANI
AZIONI DI ARTE PUBBLICA PER COINVOLGERE E TOCCARE L’ANIMA
DI BARBARA BARONIO
FOTO PAOLO VERONICA
Scegliere uno scorcio di città, guardarlo con occhi diversi, ideare un progetto che lo sappia raccontare e condividere con le persone che lo abitano: questa è l’arte pubblica e Marcello Di Camillo, artista e tra i fondatori della cooperativa Casa del Cuculo, ne è uno dei massimi esponenti a livello provinciale. Opere intime, dal significato profondo, che toccano l’anima e che si rendono capaci di rivelare anche quello che a volte è difficile spiegare a parole. Ne è un esempio l’opera che Di Camillo ha realizzato al cimitero di Magliano a Forlì. “Il cimitero,” racconta l’artista forlivese, “è un luogo delicato che tutti noi frequentiamo in situazione spesso alterate. Per alcuni a volte diventa un luogo quotidiano, per altri lo è meno, e con la mia opera ho voluto provare a parlare della morte, senza essere invasivo. Ho dipinto una bambina che si affaccia a una finestra e tramite questo passaggio
QUELLE DI MARCELLO DI CAMILLO SONO OPERE INTIME, CAPACI DI RIVELARE QUELLO CHE A VOLTE È DIFFICILE SPIEGARE A PAROLE. “QUANDO SCELGO UN LUOGO ENTRO NELLA VITA DI TANTE PERSONE. OGGI ABBIAMO BISOGNO DI QUESTO SCAMBIO UMANO.”
entra idealmente all’interno della struttura cimiteriale. La bambina sembra compiere un giro all’interno per poi ripresentarsi allo spettatore con uno sguardo misto a stupore e l’aria quasi divertita.” Un lavoro reso possibile anche dalla Curia di Forlì che non solo
ha dato il nulla osta affinché Di Camillo potesse procedere con la sua idea, ma gli ha consentito di dare il via alla realizzazione di nuove opere sempre in spazi e strutture della Diocesi. “Quando scelgo un luogo entro nella vita di tante persone, mi metto in piazza e incontro diverse anime che mi offrono un loro contributo. Oggi abbiamo bisogno di questo scambio umano. Un tempo lo spazio comune era visto come una responsabilità della comunità, ogni residente spontaneamente interveniva con gesti di cura per renderlo bello e mantenerlo pulito, oggi invece accade il contrario. Spesso ci si preoccupa delle singole proprietà e non si sa se si può agire sulla parte pubblica. Le persone sono timorose e questo di certo limita le opportunità buone che possono nascere da un’iniziativa anche privata.” Un lavoro alla Ex Fabbrica Battistini, luogo che racchiude momenti storici della città di Forlì 35
ARTE
NELLE PAGINE PRECEDENTI, MARCELLO DI CAMILLO CON ALCUNE SUE OPERE. QUI SOPRA IL MURALES DEL GALLO DI RONCADELLO DI DANIELE TAMBURRO.
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fino al 1980, è stato reso possibile grazie a un’azione di crowdfunding, di raccolta fondi. “Per iniziare a progettare i dipinti delle mura della fabbrica ho collocato un armadio nella piazzetta antistante la struttura e ho invitato le persone a lasciarvi dentro ciò che desideravano che io raccontassi. Dopo qualche tempo ho raccolto tantissimi contributi: chi ha lasciato mele, libri, fiori e oggetti. Ho fatto tesoro di questi spunti e ne è nata un’azione di arte pubblica con la collaborazione di Casa del Cuculo e su invito del Comitato Scarpe Spaiate, dalla quale sono stati ricavati una ventina di murales in questo palazzo del centro storico di Forlì: I Racconti dell’Umano. Negli ultimi anni ho lavorato su immagini di bambini che stimolano molte domande e molto spesso le immagini di riferimento sono quelle dei miei tre
figli, ad esempio all’Ex fabbrica Battistini c’è un’opera in cui ho raffigurato mia figlia Lara.” Delicatissimo il dipinto realizzato in collaborazione con la scuola materna de “La Pianta” di Forlì dove Di Camillo ha lavorato con un team di maestre e oltre 60 bimbi che hanno contribuito colorando le farfalle del murales. “I bambini della scuola, dopo due anni di chiusure, grazie a questo progetto hanno ripreso il contatto con il quartiere, l’azione artistica li ha messi in relazione con l’altro e ne è nata un’esperienza di grande valore educativo. Anche questa è la forza dell’arte.” Di Camillo attualmente ha ripreso in mano anche il disegno, pubblicando dei quaderni con le proprie opere e, insieme con la cooperativa Casa del Cuculo, sta lavorando anche per creare dei momenti educativi con le scuole
che abbiano come obiettivo lo sviluppo dell’immaginazione. “Il murales ha la potenza di trasformare un luogo. C’è un lavoro a monte incredibile, fatto di misure e proporzioni da studiare perché la parete bianca non è come una tela, ma può arrivare a sovrastare l’artista che deve sapersi sempre ritrovare”: ecco le parole di Daniele Tamburro, classe 1960, orafo ma dedito alla pittura fin dall’infanzia, autore del murales del Gallo di Roncadello. Un’immagine forte e colorata in cui lo spettatore è quasi protagonista. “Il tema del Gallo mi è stato indicato dal committente, poi la scelta di inserire dei dettagli di Forlì, come San Mercuriale, è stata mia per attribuire al dipinto una precisa collocazione spazio-temporale.” Tamburro, che è anche docente di discipline artistiche, ha dipinto altri murales a Quarna sopra vicino al Lago d’Orta in Piemonte e sotto San Domenico a Forlì dove ha realizzato un’opera dedicata alla natura. “L’arte di strada coinvolge le persone, le collega all’artista che si pone come su un palcoscenico e accetta anche le critiche. È a tutti gli effetti un’arte estemporanea, non è presente l’atmosfera intima dello studio e l’artista fa i conti subito con la lettura che il pubblico darà del suo lavoro. Non è semplice, ma è un modo veramente coinvolgente di vivere l’arte.”
Teatro Bonci La Veronal Silvio Orlando Lella Costa Josef Nadj Marco Foschi Familie Flöz Pockemon Crew Marco Manchisi Irene Petris Sentieri Selvaggi RezzaMastrella Franco Battiato Keri-Lynn Wilson Ivo Pogorelich Claudia Castellucci
Danilo Nigrelli Serena Sinigaglia Roberto Andò Michela Lucenti David Bowie Manuel Agnelli Enda Walsh Valter Malosti Balletto Civile Elia Schilton Conservatorio Cantelli Raffaele La Capria Carlo Boccadoro MusicAeterna
Stagione 22/23 Acquista i nuovi abbonamenti a posto fisso e le CARD a scelta libera in biglietteria fino al 2 agosto e dal 6 settembre CARD online anche nel mese di agosto su www.vivaticket.com
Conservatorio Maderna Michelangelo Campanale Frank Zappa Steve Reich Filarmonica Arturo Toscanini Massimo Popolizio Romeo Castellucci Emma Dante Giacomo Garaffoni Emanuele Trevi Giuseppe Albanese Alfredo Persichilli
Mario Brunello Jacopo Rivani Stavros Mantis Guido Barbieri Orchestra Arcangelo Corelli Lorena Nogal Susanne Kennedy Markus Selg Rodrik Biersteker GUP Alcaro Michael Nyman
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Emilia Romagna Teatro Nazionale Teatro Fondazione direzione Valter Malosti
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CASTA PROFESSIONAL COOKING EQUIPMENT LA QUALITÀ IN CUCINA CHE FA STORIA DA 50 ANNI
CON I SUOI TRE STABILIMENTI, E GRAZIE ALL’UNITÀ DI INTENTI DEI TRE SOCI, L’AZIENDA LEADER NELLA PRODUZIONE DI CUCINE INDUSTRIALI FESTEGGIA IL TRAGUARDO DEI 50 ANNI DI ATTIVITÀ.
Una grande festa in famiglia per condividere la gioia e l’emozione di una bella favola. Quasi cinquecento persone hanno preso parte all’appuntamento conviviale organizzato per i primi cinquant’anni di CASTA Professional Cooking Equipment, azienda forlivese leader nella produzione di cucine industriali. Sistemi completi, al 100% made in Italy, sviluppati nei tre comparti della ristorazione standard, etnica e innovativa. Una realtà costruita su valori saldi quali passione, qualità, dedizione, competenza. Pietre miliari di un’avventura iniziata agli albori degli anni Settanta, quando Remo Cangini, già direttore di produzione di un’azienda
forlivese del settore OMGas, dà prova di grande dinamismo imprenditoriale fondando CASTA. Vent’anni più tardi il passaggio di testimone: l’imprenditore si ritira dall’attività e individua in quattro dipendenti il talento, la capacità e l’abnegazione necessarie a non interrompere il sogno e a garantire continuità alla sua ‘creatura’. Una scelta lungimirante, a giudicare da quanto sarebbe accaduto negli anni successivi. Nel 1993 inizia la seconda fase della storia di CASTA. Grazie all’acquisto di storiche linee di cottura e di certificazioni CE, allo sviluppo dei processi produttivi e al rilancio delle strategie commerciali, negli anni l’azienda vive un’ascesa costante fino a diven-
tare un punto di riferimento nel mercato di settore. Nel 2001 la crescita produttiva prelude l’inaugurazione della nuova sede di via fratelli Lumiere, cui farà seguito l’apertura degli stabilimenti CASTA 2 e CASTA 3, indispensabili a fronteggiare l’espansione legata alle richieste del mercato. La rete commerciale viene consolidata e ampliata, si schiudono nuovi orizzonti. I tre soci Loretta Carbonetti, Maurizio Casanova e Paolo Valmorri, legati da unità di intenti e dalla medesima visione aziendale, investono sia nella produzione di cucine professionali standard, sia in quella di nicchia, puntando su piastre per piadina, forni per pizza e cucine wok. Tutte le
CON I SUOI TRE STABILIMENTI E GRAZIE ALL’UNITÀ DI INTENTI DEI TRE SOCI, OGGI CASTA È SINONIMO DI RISTORAZIONE PROFESSIONALE E INNOVATIVA IN TUTTO IL MONDO, UN SUCCESSO CHE SI DECLINA ANCHE NEL LANCIO DI NUOVI PRODOTTI DALLE ALTE PRESTAZIONI ED ESTETICA.
linee vengono costantemente arricchite fino alla realizzazione del catalogo completo di oggi. Il 60% del fatturato matura oltreconfine, dove la brand reputation tocca livelli altissimi. Tra le chiavi del successo, la flessibilità che permette di sposare i vantaggi della produzione industriale all’unicità della lavorazione artigianale, servendo con la stessa cura la piccola cucina, il ristorante esclusivo, le grandi catene alberghiere. Strategico anche il cospicuo investimento di risorse economiche e umane in ricerca e sviluppo. La capacità di anticipare le tendenze del mercato e lo stretto contatto con la clientela
consentono di evolvere costantemente la produzione a livello di prestazioni e affidabilità, estetica e design. L’innovazione è declinata anche nella creazione di nuovi prodotti, come TEPP-ICE, la piastra refrigerata per ice roll e granite, e Broilygrill, la griglia in grado di cucinare senza fumo riproducendo le performance del potere calorifico della brace. Gioielli esclusivi, nati dalla creatività e dalle competenze acquisite, e fortemente identitari, caratterizzati da precisi tratti distintivi. Ricchi di una personalità che rispecchia le idee e riflette la grinta dei titolari. Una forza ben espressa nel periodo di
lockdown: durante l’emergenza sanitaria CASTA non ha mai chiuso i battenti, trasmettendo l’immagine di un’azienda efficiente, viva e vitale. Dove ogni difficoltà viene trasformata in opportunità, ogni problema stimola la ricerca di una soluzione. In periodo Covid la sfida si è tradotta nella creazione di colonnine igieniche. Una scelta che ha permesso ai dipendenti di accendere la speranza e la capacità di vedere la luce in fondo al tunnel. Un approccio che ha compattato ulteriormente la grande famiglia di CASTA, pronta ad affrontare serenamente i momenti complessi. Peculiarità
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che si declinano anche a livello di immagine, comunicazione e marketing: logo, colori, slogan del brand rispecchiano l’animo da combattenti e l’ingegno dei titolari. Dalla vespina gialla, emblema di dinamismo e libertà, al compasso, che richiama la precisione, al numero 8, frutto dell’intersezione di due cerchi, rappresentazione dell’infinito. Simboli protagonisti anche nella grande festa del mezzo secolo di vita: non un punto di arrivo ma l’occasione per rivisitare ciò che è stato fatto, valorizzando quindi la storia guardando al futuro. Carichi di un’energia nuova, con entusiasmo e passione!
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VISIONI
OPERE DI MODA
IL TRENCH FIRMATO DA MARCO ONOFRI TRA ARTE E COMUNICAZIONE
DI BARBARA BARONIO
Si chiama Avec le vent, con il vento, la nuova sfida che ha abbracciato Marco Onofri, fotografo e professionista a tutto tondo nell’ambito della comunicazione e della pubblicità. “Avec le vent è iniziato 9 anni fa in una ventosa e fredda giornata di ottobre in cui mi trovavo a Parigi. Ero sprovvisto di un capo spalla, così sono entrato in un negozio vintage dove mi sono innamorato e ho acquistato un trench degli anni Cinquanta che nel tempo è diventato come una mia seconda pelle. Così ho iniziato a pensare come prendere spunto da questo modello per idearne uno che avesse una sua personalità: nei mesi del lockdown ho individuato una serie di migliorie da apportare ed è nato Avec le vent.” Da febbraio 2021 Onofri ha lanciato questo singolo modello in varie versioni di tessuto. “Un prodotto unico, senza tempo e unisex, adatto a diversi momenti dell’anno. Le tirature dei
UN’IDEA NATA DALLA NECESSITÀ, CHE PRENDE FORMA IN UN BRAND DI MODA E POI ANCORA IN UN PROGETTO DI COMUNICAZIONE.
vari modelli sono limitatissime: la grande particolarità di questo progetto è che ogni trench è firmato e numerato e ha un certificato di proprietà. Conosco ogni proprietario e posso dire con precisione le città in cui si trovano i miei trench.” L’idea di Avec le vent sta generando una community di appassionati. “È incredibile notare come tanti artisti, fotomodelle e creativi mi stiano omaggiando con diverse interpretazioni del mio trench. In questi mesi ho immortalato modelli e attrici mentre indossa-
no uno dei miei modelli fino a realizzare circa 80 servizi fotografici in un solo anno. Proprio alla luce di questo grande movimento che si sta generando sto ricevendo molte richieste di poter esporre Avec le vent non solo come brand ma proprio come progetto di comunicazione, tanto che ho già in programma due esposizioni nei prossimi mesi a Riccione e a Milano.” Opere di moda uniche per le quali sceglie personalmente i tessuti. “Il mio desiderio è che l’altissima qualità si accompagni anche alla sostenibilità, per cui scelgo per i miei capi le rimanenze tessili delle grandi case di moda. Vengono confezionati esemplari esclusivi interamente made in Italy, prodotti tra Forlì e Bologna da mani italiane. Potendo permettermi di vivere di fotografia,” conclude Onofri, “ho scelto di tenere l’esclusiva di questo progetto: i miei capi si possono acquistare nel mio showroom a Cesena o attraverso lo shop.” 41
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TECNOLOGIA
RIVOLUZIONE DIGITALE
LA FORLIVESE NATLIVE INSIEME AGLI STUDENTI DELL’UNIVERSITÀ STATUNITENSE
DI ELLA RAGGI
“Oggi è più che mai necessario attivare processi di transizione digitale,” afferma l’imprenditore forlivese Fabio Porcellini CEO di NatLive, la pluripremiata piattaforma fondata nel 2017 operante nel settore dei nuovi media. “La volontà di NatLive,” continua, “è garantire, attraverso l’innovazione, lo sviluppo e la progettazione di un ecosistema volto a sostenere le esigenze e gli obiettivi dei diversi Paesi, aumentando così il benessere della comunità.” È questa la visione che è valsa alla start-up la collaborazione con l’università americana McDonough School of Business della Georgetown University, dove è diventata caso di studio all’interno del programma Global Experience (GBE) che riunisce team di studenti insieme ai manager di aziende per la durata di 3-4 mesi, durante i quali l’intento è trovare soluzioni alle sfide aziendali del mondo reale. “Abbiamo chiesto agli studenti di elaborare uno studio basato sulle nostre risorse e tecnologie pensate per le pubbliche amministrazioni,” spiega Porcellini. “I nostri servizi cloud OTT consentiranno una gestione agile e sostenibile del personale tecni-
co/amministrativo e garantiranno un forte impatto sulla qualità offerta dai servizi pubblici, facilitando anche un’applicazione delle competenze digitali da parte dei cittadini delle future smart-cities. Il risultato della collaborazione è davvero sbalorditivo e presto saremo pronti per il mercato americano.” Il progetto con l’università consiste in ricerche sostanziali, in una stretta collaborazione e confronti frequenti tra il team di studenti e dirigenti aziendali attraverso videoconferenze e
incontri. In programma anche visite nelle sedi delle rispettive aziende per presentare le loro scoperte e raccomandazioni. “Un’occasione che ha portato, per la prima volta, nella sede di Forlì ben sei studenti MBA tra i partecipanti al programma del 2022. NatLive ha poi appena completato un progetto incentrato sull’applicazione della tecnologia proprietaria in un’area nuova e innovativa,” conclude, “e abbiamo in programma di continuare con la loro collaborazione nei prossimi anni.” 43
VIDEOARTE
IBRIDA FESTIVAL UN PONTE TRA DIGITALE, ARTE E SPERIMENTAZIONE VISIVA ALL’EXATR
DI VITTORIA EDINI
Nel 1966, l’artista Dick Higgins, allievo del musicista John Cage, attivo nel movimento di avanguardia Fluxus, pubblicò sul primo numero della rivista Something else newsletter un manifesto dal titolo Intermedia, che sosteneva una mescolanza fra i diversi linguaggi artistici, conseguenza di una nuova mentalità mirata alla fluidità. Higgins aveva intuito una caratteristica fondamentale della cultura contemporanea: l’abbattimento dei confini fra le categorie estetiche dell’arte, soprattutto dopo la rivoluzione digitale, colta con entusiasmo da giovani artisti pronti a sperimentare con i nuovi mezzi. A Forlì da ormai sette anni si svolge un festival dedicato proprio a questi linguaggi, soprattutto combinati con l’audiovisivo. Si tratta di Ibrida Festival delle Arti Intermediali, che si svolgerà, quest’anno, negli spazi di EXATR dal 15 al 18 settembre. Il festival è organizzato da Vertov Project, una realtà culturale 44
filodellavita
fondata da Francesca Leoni e Davide Mastrangelo, entrambi videoartisti, filmmaker e direttori artistici di Ibrida. “Presentiamo a Forlì le ultime tendenze della videoarte e dell’arte intermediale, ma ci occupiamo anche di nuove tecnologie e di ibridazioni dei linguaggi audiovisivi,” spiega Davide Mastrangelo. Istallazioni, sia interattive che multimediali, realtà aumentata, realtà virtuale, spettacoli intermediali, videoarte, cinema sperimentale, ma anche incontri con artisti, critici e giornalisti, questi sono solo alcuni degli elementi che caratterizzano il festival. Un evento, quindi, altamente legato alle nuove tecnologie e ai nuovi linguaggi. “Siamo tra i pochi festival in Italia a dedicare una sezione alla post internet art, ossia a tutti quegli artisti che lavorano con i nuovi tools forniti dalla rete,” sottolinea Francesca, “tutti artisti giovanissimi provenienti da diverse parti del mondo.” Durante i quattro giorni del festival è stato organizzato un calendario fitto di eventi: incontri con artisti e critici, tra i quali Domenico Quaranta, uno dei maggiori esperti italiani in arti digitali, che presenterà il suo libro dedicato agli NFT: Surfing with Satoshi, arte, blockchain e NFT. Gli artisti presenti al festival condurranno talk e masterclass per raccontare la loro pratica artistica. Presenti, durante le serate, diverse proiezioni di opere videoarte provenienti
da tutto il mondo e selezionate tramite una open call internazionale. Quest’anno, inoltre, Ibrida ha stretto un’imporrante collaborazione con Videoart Yearbook, l’annuario della videoarte italiana organizzato dal DAMS di Bologna, reparto di arti visive, che sarà presente con la selezione video dell’ultima edizione della rassegna. Ogni sera, sul palco del festival si alterneranno artisti del panorama contemporaneo italiano, come il danzatore Jacopo Jenna, la celebre contrabbassista Caterina Palazzi, ma anche spettacoli multimediali e di musica elettronica. Gli spazi del deposito EXATR ospiteranno anche diverse istallazioni intermediali, virtual reality e realtà aumentata. “Noi crediamo nella libera fruizione degli spettatori. Un pubblico libero di muoversi negli spazi di EXATR tra proiezioni, istallazioni, incontri e spettacoli live. Quest’anno come novità allestiremo un vero e proprio villaggio con realtà legate all’editoria specializzate in arte contemporanea, un bar e un angolo food per i momenti di svago e confronto tra una performance e l’altra,” puntualizza Mastrangelo. “Perché il festival è anche un luogo di incontro e di scambio, un salotto dove nascono idee e progetti, dove il pubblico incontra gli artisti e dialoga con loro,” completa Francesca. Il programma completo sarà illustrato a breve nel sito del festival, www.ibridafestival.it.
L’anello filodellavita rappresenta la vita di ciascuno di noi, ogni vita è diversa da quella di chiunque altro... ma per tutti unica e irripetibile...
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VILLA SARA IMMAGINI E SAPORI CHE RESTANO NEL CUORE
UNA LOCATION SULLE COLLINE DI SORRIVOLI PER EVENTI E CERIMONIE IMMERSI NELLA NATURA, IN CUI ASSAPORARE VINI LOCALI E PIATTI STAGIONALI.
Regalarsi un momento esclusivo, ritrovare un sapore del passato, lasciarsi incantare da un tramonto speciale e ancora farsi inebriare da una passeggiata tra i ciliegi in fiore e dal profumo dell’erba appena tagliata: a Cesena il tempo libero può diventare favola, in un luogo magico sulle colline di Sorrivoli a Villa Sara. Quasi 4 ettari di azienda agricola e agrituristica che costituiscono la location ideale per un evento o una cerimonia immersi nella natura, dove è possibile gustare i piatti della tradizione declinati sulla stagionalità, affacciati su una terrazza adagiata sulle colline tra il cesenate e la Valle del Rubicone dove lo sguardo si perde nell’infinito. La villa di proprietà dell’avvocato cesenate Sergio Bianchi è dedicata alla madre Sara, professionista di grande
calibro del panorama artistico e archeologico nazionale venuta a mancare qualche anno fa e che con grande garbo e delicatezza ha sempre saputo raccontare l’arte e i suoi significati svelandone la storia e le peculiarità. Un amore quello per il bello con cui l’avvocato è cresciuto e che si rispecchia nell’azienda agrituristica che Bianchi gestisce con l’altro socio forlivese Luca Torelli, imprenditore dell’ambito della ristorazione che insieme a Sergio ha deciso di inseguire la propria passione e di investire energie e competenze in questo importante progetto. Due anime che come un bravo oste, appassionato e innamorato della cucina, sanno accogliere i propri ospiti, consigliare, suggerire e accompagnarli in un’esperienza tutta singolare. A
Villa Sara è possibile organizzare una cena romantica in uno degli angoli del giardino avvolti da piante secolari e siepi fiorite, oppure concedersi un aperitivo al tramonto degustando i prodotti del territorio accuratamente selezionati da Luca e Sergio, e ancora celebrare i momenti unici della vita regalandosi una festa che può iniziare a bordo piscina per chiudersi con una bella cena sotto le stelle. Villa Sara, con i suoi 80 posti al coperto e quasi 200 all’aperto, è l’ideale per eventi aziendali e cerimonie. La cucina guidata dal prezioso staff di Sergio e Luca può offrire le soluzioni più adatte alle richieste del cliente sfruttando materie prime di alta qualità e sempre legate alla stagionalità. I Gin aromatizzati con erbe spontanee di Villa Sara, i prodotti de-
A VILLA SARA È POSSIBILE ORGANIZZARE EVENTI O UNA CENA ROMANTICA IN UNO DEGLI ANGOLI DEL GIARDINO OPPURE CONCEDERSI UN APERITIVO AL TRAMONTO DEGUSTANDO I PRODOTTI DEL TERRITORIO ACCURATAMENTE SELEZIONATI DAI TITOLARI LUCA E SERGIO.
gli orti dell’azienda e ancora i vini del territorio, sono tutti accuratamente scelti da Sergio e Luca per rendere sempre più piacevoli ed esclusive le serate a Villa Sara. Un’arte del saper ben fare che si traduce anche nei prodotti a base di antiche farine macinate a pietra, tutti lavorati a mano e fatti in casa come tradizione vuole. Villa Sara, che ha aperto i battenti da qualche mese, ha in serbo anche un agosto ricco di eventi a partire dalla notte di San Lorenzo (10 agosto) per passare alle serate del 17, 23 e 30 agosto: quattro appuntamenti con il Caffè Italia
serate con concerti di musica italiana e cene al chiar di luna. Per il 14 agosto inoltre Villa Sara si prepara per una notte di festa in attesa del Ferragosto. I momenti eleganti e ricercati di Villa Sara possono lasciare il passo anche a pomeriggi divertenti e ricchi di sorrisi in occasione di feste per i più piccoli. La bella scalinata di legno che scende lungo uno dei crinali dell’imponente giardino della Villa conduce a un’oasi di verde dove poter organizzare buffet di compleanno e tanti giochi per grandi e piccini, per poi chiu-
Cesena | Via Sorrivoli, 6705 | Tel. 0547 1955134 | info@villasaracesena.it
dere il pomeriggio con un ricco aperitivo fatto di gnocco fritto, prosciutto e ricotta freschissima, o anche per una cena con protagonista il vitellone bianco dell’appennino e assaporando il raviolo ripieno di patata schiacciata con ragù rustico e crema vegetale, una delle prelibatezze della cucina di Villa Sara. Una festa di gusti che si accompagnano alle etichette dei vini locali delle migliori aziende enologiche dei colli cesenati. Un luogo dove ogni momento diventa unico regalando immagini e sapori che restano nel cuore.
GENERAZIONI
STORIA E BUON CIBO IL RISTORANTE ACQUACHETA GESTITO DA 200 ANNI DALLA STESSA FAMIGLIA
DI BEATRICE LODDO
A San Benedetto in Alpe, a poca distanza dal confine con la Toscana, si trova un luogo speciale dove le generazioni di una famiglia si sono susseguite, senza soluzione di continuità, a partire dal
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lontano 1822. Non uno, ma due secoli: uno spaccato a cavallo tra due regioni, tra gastronomia e storia. Al ristorante albergo Acquacheta la storia è di casa come anche il buon cibo. Una storia che inizia con Vicienzo, fondatore dell’osteria e portalettere. Infatti all’epoca la posta si muoveva ancora a cavallo ed erano quindi necessarie stazioni dove mangiare, bere e riposare prima di riprendere il cammino. “Dopo di lui c’è stato Pietro, poi Vincenzo Valtancoli, il bisnonno Emilio, i nonni Renato e Wilma Pieri. Poi mia madre, Maria Valtancoli, e mio padre Carmine Russo,” snocciola Niccolò Russo, che dal 2018 è a capo della storica impresa di famiglia. Il primo a non avere il cognome dei fondatori, nonostante sia loro nipote: è questa la ragione per cui oggi il ristorante ha il nome Acquacheta Valtancoli: un modo per conservare la memoria storica di una famiglia che ha legato indissolubilmente la sua vita a
quella dell’ospitalità e della cucina. Una responsabilità non da poco quella di Niccolò, classe 1993, ma raccolta senza timore: “sono cresciuto all’interno del ristorante,” spiega con semplicità. “Quando i miei hanno avuto bisogno, non ho avuto problemi a decidere cosa fare. Ho imparato il mestiere guardando i miei nonni e i miei genitori. Ho iniziato a fare i caffè che ero ancora un ragazzino. Sono diplomato all’ITI, un buon affare: per qualunque problema tecnico, ci sono io! Anche questo aiuta ad ammortizzare i costi.” Dai tempi della prima osteria, nonostante il luogo sia lo stesso, sono cambiate molte cose. Il primo cambiamento si è avuto negli anni Cinquanta, quando al piano terra del ristorante è stato aggiunto un primo piano con cinque camere, poi diventate undici. “All’epoca esisteva ancora il concetto di villeggiatura: le famiglie salivano a cercare il fresco. Tanti nonni si stabilivano qui
“SONO CRESCIUTO ALL’INTERNO DEL RISTORANTE,” SPIEGA NICCOLÒ RUSSO, CLASSE 1993, OGGI A CAPO DELLO STORICO RISTORANTE. “QUANDO I MIEI HANNO AVUTO BISOGNO, NON HO AVUTO PROBLEMI A DECIDERE COSA FARE.”
con i nipoti, li portavano a spasso nella natura, fra camminate, aria fresca e buon cibo. Si fermavano anche 20 giorni. Poi piano piano anche l’offerta è cambiata. Negli anni Novanta, i ragazzi che tornavano dal mare e dalle discoteche a notte fonda si fermavano da noi per una pizza, che all’epoca non era ancora considerato un pasto vero e proprio ma più uno spuntino. Una notte addirittura non si fece chiusura: il nonno Renato, che si alzava la mattina presto per le colazioni, trovò tutti ancora al lavoro!” ricorda Niccolò. “E alla fine abbiamo introdotto nel menù anche la pizza. Con il 2000 le cose sono un po’ cambiate. Vuoi la crisi, i condizionatori, le persone non vengono più come un tempo, è vero. Ma lavoriamo comunque tanto.” Sì, perché c’è un’altra ragione del successo di questo ristorante dalla lunga storia: è l’interesse naturalistico di questa zona, che comprende non solo il percorso di 12 km per arrivare
alle famose cascate dell’Acquacheta citate anche da Dante, ma anche la vicinanza del centro visite del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi. “Oggi le persone si fermano pochi giorni, un weekend, mentre il ristornate è sempre richiestissimo.” Tanto che in certi periodi è anche difficile prenotare. All’Acquacheta si trovano piatti di tradizione romagnola ma anche fiorentina, trovandosi proprio al confine. Pasta rigorosamente fatta in casa, funghi di ogni tipo – Niccolò ha anche il tesserino per andare a tartufi – fiorentina e carne alla griglia. Un Bengodi dove le porzioni abbondanti non sono un problema: la doggy bag è un’abitudine, e in cucina non torna niente. Oggi Niccolò vive a San Benedetto in Alpe con la sua compagna e la loro bambina. Chissà se un giorno sarà lei a prenderne le redini? Niccolò ride: “Vedrà lei quello che vuole fare: io non dirò niente!”
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TERRITORIO
RITORNO IN COLLINA A ROCCA SAN CASCIANO CON CHI L’HA SCELTA PER CAMBIARE VITA
DI BEATRICE LODDO
Questa è una storia d’amore a prima vista. Non fra due persone, ma fra una famiglia e un paese. I protagonisti sono Ivan Sinigaglia, 49 anni, e sua moglie Alida Morbio, con i loro cinque figli; l’oggetto d’amore è uno dei bellissimi paesini del nostro Appennino, che da tanti anni soffrono lo spopolamento: Rocca San Casciano. E come nelle migliori storie d’amore, c’è anche un dantesco Galeotto: è il gruppo di lavoro di Cambio Vita, che da due anni si propone di pubblicizzare Rocca San Casciano fra tutti coloro che desiderano provare la vita di paese, offrendo addirittura un alloggio comunale gratuitamente per quindici giorni, in modo da poter tastare con mano l’invidiabile qualità di vita di un centro di collina. “Qui siamo vicini al mare e alla montagna, c’è ogni tipo di servizio necessario, l’aria è buona e tutti, bene o male, ci conosciamo: i nostri figli possono uscire e godere di una libertà che ad Asola, in provincia di Mantova, potevano solo sognare,” elenca Ivan con
FOTO ALAN PISCAGLIA
soddisfazione. La sua famiglia cercava già da tempo una diversa sistemazione: “Abbiamo provato un po’ tutte le valli, il mare, la montagna. Cercavamo una soluzione che potesse permettere ai nostri figli di vivere in un ambiente più sano, la Pianura Padana nella nostra zona non era più un’opzione. Essendo tutti e due infermieri, io e mia moglie ci siamo resi conto con il tempo che stavano diventando sempre più comuni malattie una volta rare, specialmente a causa dell’aria inquinata. Ma qui nessuno o quasi usa pesticidi, non c’è inquinamento, si sente proprio che l’aria è diversa.” Come Ivan e la sua famiglia, altre 13 unità familiari si sono trasferite, nel corso del 2021, a Rocca San Casciano. Questo ha portato, per la prima volta dopo vent’anni, una decisa inversione del trend negativo, con 64 nuovi residenti. “Non appena la nuova giunta si è insediata abbiamo iniziato a lavorare a questo progetto, intitolato Cambio Vita,” racconta Raffaele Faccini, consigliere comunale 51
IVAN SINIGAGLIA, 49 ANNI, E LA MOGLIE ALIDA MORBIO, ENTRAMBI INFERMIERI, SI SONO TRASFERITI IN PAESE NEL CORSO DEL 2021 CON I LORO CINQUE FIGLI PER VIVERE IN UN AMBIENTE PIÙ SANO.
QUI SOPRA E IN APERTURA, IVAN SINIGAGLIA. NELLA PAGINA SUCCESSIVA, IL FIUME DI ROCCA SAN CASCIANO.
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e membro del gruppo di lavoro. “Avevamo chiare le potenzialità del nostro paese ed eravamo convinti che qualche risultato ci sarebbe stato, ma non ci immaginavamo un tale successo sin da subito. Ad oggi, invece di una sola, offriamo due settimane di ospitalità a Rocca; abbiamo anche impiegato un secondo immobile di proprietà del Comune, per avere a disposizione due alloggi: uno per single e coppie, uno per le famiglie con figli, perché crediamo che siano proprio i ragazzi a godere di più della vita di paese. Nel primo periodo abbiamo ospitato anche qualcuno che non era realmente interessato: eravamo agli inizi ed è successo tutto molto in fretta. Ma adesso abbiamo un questionario, e siamo un po’ più selettivi con chi ci chiede di usufruire di questo servizio.” Al progetto non partecipa solo il Comune, ma anche privati cittadini, associazioni locali, importanti sponsor come la Fondazione Cassa dei Risparmi: “Senza il loro sostegno questo progetto non sarebbe stato possibile. Ma ci stanno aiutando anche Confartigianato, Confedilizia Forlì, il
Gruppo Fabbri Boutique, il Gruppo Ginestri. Altro ruolo fondamentale l’ha avuto la Pro Rocca: i suoi giovani ci hanno sostenuto sotto l’aspetto burocratico e di bilanci. Dall’inizio molti cittadini hanno capito, altri ci guardavano con sospetto, ma adesso sanno chi siamo e cosa facciamo anche perché abbiamo una sede, un ufficio aperto tutte le mattine, anche di sabato e domenica: un punto di riferimento per le informazioni e l’accoglienza.” Proprio da questo ufficio è iniziata l’avventura di Ivan e della sua famiglia a Rocca San Casciano: “Eravamo in zona per le ferie, era l’agosto 2021. Stavamo percorrendo le valli nei dintorni e siamo capitati a Rocca. Abbiamo trovato l’ufficio per caso: siamo entrati a chiedere informazioni e abbiamo subito fatto richiesta per l’alloggio.” I programmi erano altri, ma di fronte all’occasione Ivan e i suoi hanno subito cambiato agenda. “Dopo una settimana qui, non avevamo più dubbi. Mentre mia moglie e i miei figli sono tornati a Mantova, io ho trovato un posticino in affitto e ho iniziato a cercare una casa da ac-
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TERRITORIO
quistare. A ottobre mi hanno raggiunto. Praticamente una volta arrivato, non sono più andato via!” A catturare il cuore di Ivan e Alida hanno contribuito diversi fattori. “Se in paese c’è un albero in fiore, si sente il profumo da una parte all’altra,” garantisce Ivan. “Sono cose a cui non eravamo più abituati Se incontri qualcuno e fai un saluto, poi, la risposta è assicurata. Qui tutti si fidano a lasciare i figli passeggiare con i loro amichetti: tutti li conoscono, non sono mai veramente soli.” Ma a fare innamorare Ivan e la sua famiglia di Rocca hanno contribuito anche i suggestivi scorci che offre il paese: “Dal Castellaccio si
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COME IVAN E LA SUA FAMIGLIA, ALTRE 13 UNITÀ FAMILIARI SI SONO TRASFERITE A ROCCA SAN CASCIANO NEL 2021. QUESTO HA PORTATO, DOPO VENT’ANNI, A UNA DECISA INVERSIONE DEL TREND NEGATIVO CON 64 NUOVI RESIDENTI.
gode di una vista bellissima,” racconta Ivan. “Anche la piazza è un piccolo gioiellino. In particolare, poi, il borgo in cui siamo andati ad abitare, con le sue viuzze, è molto bello e suggestivo. Avremmo preferito una casa un po’ isolata, ma con i figli non ce la siamo sentita. Poi c’è il fiume balneabile, a cinque minuti in macchina: con i miei figli ci passiamo il pomeriggio a prendere il fresco, e la notte si dorme senza bisogno dell’aria condizionata.” A sentire Ivan, ci sono tantissime prospettive, non solo dal punto di vista dei servizi – la posta, i servizi bancari, la casa della salute, l’ambulanza H24 – ma anche da quello lavorativo: “Qui tante bottegucce hanno chiuso non perché non avessero mercato, ma perché i titolari erano troppo anziani e non si trovava nessun giovane. Mancano la macelleria, il forno, tanti piccoli servizi che funzionerebbero benissimo se chi li aprisse venisse a vivere qui: mi rendo conto che arrivare da Forlì ogni giorno sarebbe un dispendio di tempo e carburante.” Anche sua moglie Alida, appena trasferitasi, ha trovato lavoro: “Prima facevamo tutti e due gli infermieri, ma appena arrivati hanno proposto a mia moglie di lavorare in un albergo a Portico di Romagna. Io per il momento resto a casa, impiego il tempo fra lavoretti di manutenzione e diverse attività associative. Faccio parte del gruppo Cambio Vita, aiuto con le informazioni e con i vicini ho iniziato a curare l’orto. Il nostro sogno è quello di aprire un B&B. Uno dei nostri figli, poi, studia agraria: qui è facile acquistare qualche ettaro di terreno, si potrebbe creare una bella sinergia fra coltivazione biologica e turismo lento. Stiamo anche lavorando in paese per riattivare il servizio di noleggio di e-bike: ci sono tanti bei percorsi che si possono fare e che sono alla portata di tutti.” A un anno dal giorno in cui per la prima volta ha messo piede a Rocca, Ivan Sinigaglia non ha dubbi: questo è il posto perfetto dove crescere i suoi figli e creare il suo futuro. Un colpo di fulmine che, con il tempo e la condivisione, si sta trasformando in un vero e proprio amore.
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FONDATA NEL 2001 DA DANIELE BAGNOLINI, APPREZZATO DECORATORE D’INTERNI, L’AZIENDA SI DISTINGUE PER CURA DEI DETTAGLI E PRECISIONE.
Professionalità, accuratezza dei dettagli e precisione sono tra i punti di forza di Decor Style, azienda di Savignano sul Rubicone fondata nel 2001, specializzata in tinteggiatura, decorazioni,
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connubio. Nel corso degli anni, l’azienda ha partecipato a diversi Saloni internazionali del Mobile di Milano per la realizzazione di vari stand, tra cui quello del Gruppo Euromobil, e per collaborare con architetti come Giulio Cappellini di Milano e Simone Micheli di Firenze. Decor Style ha anche realizzato gli interni del Relais Val d’Orcia e decorato gli show-room di due importanti aziende del settore delle ceramiche modenesi, oltre al Caffè del Museo del Mart di Rovereto e la collaborazione nella ristrutturazione di Palazzo Guiccioli di Ravenna. “Riuscire a soddisfare anche il cliente più esigente è il nostro stimolo più grande per guardare sempre avanti”, afferma Bagnolini. “Abbiamo festeggiato i primi vent’anni di intensa attività, con obiettivi mirati, scelte e cambiamenti talvolta audaci ma sempre con lo sguardo rivolto al futuro e con tante soddisfazioni. Consideriamo l’anniversario celebrato come una tappa di un percorso intrapreso, con la convinzione che ce ne saranno molte altre da raggiungere e tutte con lo stesso entusiasmo e la stessa fiducia che ci ha permesso di arrivare fino a qui.”
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DESIGN
DARSENA DEL SALE IL CONTRIBUTO DI AZIENDE FORLIVESI ALL’IMPORTANTE RECUPERO CERVESE
DI ROBERTA BEZZI
DPIS RECUM EOS AUT RECTATIS AUT QUISCIA QUAE PELLABOR RE OFFICIL MI, EXPLACEPE PRESTII SSIMPOS APIDI NI SIM EUM, AS DOLUPTA CON EIUS ET LIQUATE NDEBIS IUSANIMMINIMUS EA ANT ILIT ET, SA DUS NECUS ERCIPSANTE.
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DESIGN
IL RECUPERO DELL’EX MAGAZZINO DEL SALE, PER UN INVESTIMENTO COMPLESSIVO DI PIÙ DI 10 MILIONI DI EURO, È FRUTTO DEL PROGETTO VISIONARIO DELL’IMPRENDITORE LEOPOLDO CAVALLI, MOLTO LEGATO AL TERRITORIO.
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C’è anche la competenza e la professionalità di aziende forlivesi dietro il nuovo gioiello architettonico di Cervia: la Darsena del Sale, aperta lo scorso 31 dicembre, in pieno centro storico, affacciata alla Torre San Michele e al canale che collega litorale e saline. Si tratta, tra le altre, dell’azienda Orioli Enea Costruzioni Edili per la parte costruttiva, di Angelini Elettromeccanica per l’impiantistica elettrica e termoidraulica, di Casadio Restauri per la pulizia delle murature e degli intonaci, di Still Pull per il rifacimento della copertura e di Ponzi Infissi per porte, serramenti e infissi. “Partecipare a un progetto così
grande e carico di aspettative, è stata una bella soddisfazione”, ricorda Davide Orioli, “La prima parte dei lavori è stata la più impegnativa in quanto ci siamo occupati di colmare l’invaso dove un tempo le chiatte caricavano il sale, per ricreare il gioco d’acqua che oggi i visitatori della struttura possono ammirare nella Sala dell’acqua.” Dopo trent’anni di attesa, il Magazzino del sale, testimonianza di archeologia industriale degli inizi del Settecento, poi rivisitata negli anni Ottanta dall’architetto De Carlo con un progetto di recupero e trasformazione in museo navale collegato alla vicina Darsena, è stato completato grazie al progetto vi-
sionario dell’imprenditore Leopoldo Cavalli, particolarmente legato al territorio cervese. L’intervento è di Fabrizio Fontana di Archlab, l’investimento complessivo piuttosto poderoso, oltre 10 milioni di euro. Il risultato è un luogo suggestivo che si estende su una superficie di quasi 20 mila metri quadrati, con un’area interna suddivisa in tre piani e un ampio spazio esterno, ispirato a cinque elementi: l’acqua, il benessere, l’enogastronomia, la musica e gli eventi che spaziano in molteplici ambiti. Entrando si resta subito colpiti dall’ampiezza e dalla cura degli ambienti, nonché dalla grande attenzione alla scelta degli arredi in dialogo con l’architettura dell’ex magazzino del sale e dei materiali. Ci sono numerosi modelli di sedie, sgabelli, tavoli da pranzo, tavoli bassi, fino al divano Mercury, una riedizione dell’omonimo pezzo presentato nel 1961 alla prima edizione del Salone del Mobile di Milano, e le poltrone di art design Pavone su progetto di Marc Ange, oltre a una collezione spa nella passeggiata del sale, disposta nella cosiddetta lanterna. Al piano terra, dove è la ristorazione a farla da padrona, impossibile non restare colpiti dalla Sala dell’Acqua, così chiamata perché sotto il pavimento scorre l’acqua. Qui si possono gustare i menù più sofisticati. Una vera e propria chicca è la Spa Salus per aquam organizzata su quattro livelli, che trova la sua massima espressione al terzo piano con La via del sale, una passeggiata talassoterapica su un letto di sale di Cervia, a temperature controllate e differenziate. Lascia senza parole la sauna, con vista direttamente sulla Torretta San Michele, unica nel suo genere.
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