BOULDERING

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BOULDERING

Il manuale completo del sassista: tecnica, sicurezza, etica ed esplorazione

Alberto

PERFORMA EDIZIONI VERSANTE SUD

Questo manuale ha l’obiettivo di fornire un riferimento per la pratica del bouldering su roccia, sia a chi si sta approcciando a questa disciplina, sia a chi è già esperto ma vuole approfondirne la conoscenza in ogni suo aspetto.

La prima parte del libro si propone di dare tutte le informazioni fondamentali relative al bouldering su roccia, analizzandone le caratteristiche fondamentali: che cosa significa fare boulder, quali sono le “regole” e le attenzioni che bisogna osservare per una pratica rispettosa e sostenibile, quale è la terminologia che è opportuno conoscere, quali sono i movimenti e i gesti tecnici che è necessario imparare, quale è il sistema di gradazione e le tipologie di rocce che usualmente si incontrano. Un intero capitolo riassume la lunga storia di questa disciplina, partendo dai primi passi alla fine dell’800 fino ad arrivare ai giorni nostri. Segue poi un’analisi dettagliata dell’attrezzatura richiesta: scarpette, tipologie di crash-pad e i criteri per la loro scelta, spazzolini, magnesite e gli strumenti per una pratica più “avanzata”. Un capitolo molto ampio è quindi dedicato alla sicurezza, per fornire informazioni dettagliate su come utilizzare e posizionare i pad, come parare correttamente e in modo sicuro nelle diverse situazioni e come approcciarsi agli “highball”.

La seconda parte del libro vuole invece fornire un riferimento per l’esplorazione e la valorizzazione di aree boulder ancora incontaminate: quale attrezzatura aggiuntiva è richiesta in questi casi, con quali criteri possiamo iniziare a esplorare nuovi massi, come condurre tutte le fasi della pulizia nel creare gli accessi, preparare le basi e spazzolare la roccia, quali sono i principi etici nell’apertura di nuove linee e come possiamo poi valutare e divulgare i nostri massi.

VERSANTE SUD
EDIZIONI VERSANTE SUD collana PERFORMA 24

Prima edizione: aprile 2023

ISBN: 978 88 55470 964

Copyright © VERSANTE SUD S.r.l. via Rosso di San Secondo, 1 20134 - Milano www.versantesud.it

I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento totale o parziale, con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi.

Copertina: Alberto Milani su Lucretia Direct, Sasso Calvarone (CO) (© Andrea Alongi)

Impaginazione: Miriam Romeo

Stampa: IGP Industrie Grafiche Pacini – Pisa, Italia

BOULDERING

Il manuale completo del sassista: tecnica, sicurezza, etica ed esplorazione

EDIZIONI VERSANTE SUD
Alberto Milani
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Foto: Massimo Malpezzi

BOULDERING

Il manuale completo del sassista: tecnica, sicurezza, etica ed esplorazione

Questo manuale ha l’obiettivo di fornire un riferimento per la pratica del bouldering su roccia, sia a chi si sta approcciando a questa disciplina, sia a chi è già esperto ma vuole approfondirne la conoscenza in ogni suo aspetto.

La prima parte del libro si propone di dare tutte le informazioni fondamentali relative al bouldering su roccia, analizzandone le caratteristiche fondamentali: che cosa significa fare boulder, quali sono le “regole” e le attenzioni che bisogna osservare per una pratica rispettosa e sostenibile, qual è la terminologia che è opportuno conoscere, quali sono i movimenti e i gesti tecnici che è necessario imparare, qual è il sistema di gradazione e le tipologie di rocce che usualmente si incontrano.

Un intero capitolo riassume la lunga storia di questa disciplina, partendo dai primi passi alla fine dell’800 fino ad arrivare ai giorni nostri. Segue poi un’analisi dettagliata dell’attrezzatura richiesta: scarpette, tipologie di crash pad e i criteri per la loro scelta, spazzolini, magnesite e gli strumenti per una pratica più “avanzata”.

Un capitolo molto ampio è quindi dedicato alla sicurezza, per fornire informazioni dettagliate su come utilizzare e posizionare i pad, come parare correttamente e in modo sicuro nelle diverse situazioni e come approcciarsi agli highball.

Un ulteriore capitolo affronta diffusamente tutti gli aspetti “etici” legati alla pratica del bouldering, sia quelli legati a una salita “leale” che quelli connessi al rispetto della roccia e dell’ambiente naturale.

Infine, un ultimo capitolo descrive in sintesi le caratteristiche delle principali aree boulder italiane e mondiali.

La seconda parte del libro vuole invece fornire un riferimento per l’esplorazione e la valorizzazione di aree boulder ancora incontaminate: quale attrezzatura aggiuntiva è richiesta in questi casi, con quali criteri possiamo iniziare a esplorare nuovi massi, come condurre tutte le fasi della pulizia nel creare gli accessi, preparare le basi e spazzolare la roccia, quali sono i principi etici nell’apertura di nuove linee e come possiamo poi valutare e divulgare i nostri massi. Tutte domande alle quali i capitoli di questa seconda parte cercheranno di rispondere, sottolineando l’importanza di un approccio esplorativo e creativo alla pratica del bouldering.

5 BOULDERING – ALBERTO MILANI – TITOLO CAPITOLO

La Brazz Company

nasce nel 2021: sì, proprio durante la pandemia. In un periodo in cui siamo stati limitati – sia nelle nostre passioni che nel lavoro – ci siamo guardati intorno e ci siam detti: “E se provassimo a costruire un crashpad, interamente lavorato artigianalmente in Italia, che possa essere bello, pratico e performante?”.

Cercando di carpire i segreti del mestiere dalla sapienza centenaria del nostro distretto produttivo (infatti siamo nelle Marche, a Montappone, in una delle zone più famose al mondo per la produzione degli accessori!) e facendo prove su prove, utilizzando noi stessi come manichini da “crashtest”, abbiamo visto nascere e crescere... il primo BrazzPad!

Le creazioni Brazz vogliono essere attente al design e al colore come simbolo di riconoscibilità e di sensibilità: abbiamo quindi scelto di identificare tutti i nostri prodotti con il binomio “arancio-petrolio”. Questi colori sgargianti, “sopra le righe”, vogliono essere anche il nostro segno di rispetto per l’ambiente: come fanno alcuni architetti vogliamo che si distingua l’azione umana, transitoria, dall’essere della natura (identificata da colori sul verde, marrone e grigio), così da cercare sempre un punto di incontro che possa essere transitorio e di rispetto per le nostre diversità. Così anche per i colori dei nostri cappelli e per gli accessori: non abbiamo bisogno di mimetizzarci nella natura, ma abbiamo bisogno di incontrarla e valorizzarla. Ah, non vi abbiamo ancora parlato della pecorella!

La pecorella del logo Brazz è un simbolo tanto provocatorio quanto dadaista: crediamo che il bouldering possa essere vissuto come una passione condivisa; e questo può essere un tratto in grado di aiutare e unire le nuove e le vecchie generazioni. Nella condivisione possiamo scambiarci informazioni, imparare da chi ci è stato prima di noi, capire le sensibilità di chi arriverà dopo di noi e, soprattutto, migliorarci e spronarci attraverso il confronto sincero e produttivo. La pecorella Brazz vuole trasmetterci la bellezza di costruire un gregge che resiste all’attacco dei leoni, magari anche sempre con un bel sorriso!

Per questo motivo ogni BrazzPad ha il nome di una razza di pecora e, sempre per questo motivo, crediamo nella collaborazione e nella condivisione delle esperienze: perché nel boulder sentiamo il bisogno di sentirci sempre... nel gregge!

Urca! Non vi abbiamo detto del motivo del nome Brazz... ma facciamo un’altra volta, che qui non abbiamo più spazio.

Brazz!

Giovanni Calisse
www.brazz.it
8 sommario PREMESSA 10 PARTE PRIMA –PRATICARE IL BOULDERING IL BOULDERING SU ROCCIA 19 Cos’è il bouldering? 20 Dall’indoor all’outdoor 22 - Le “regole-base” del bouldering outdoor Terminologia del bouldering 31 - Gli “stili” - Dizionario generale - I “gesti” del bouldering - I movimenti base e avanzati (in ordine alfabetico) Quando? 74 La roccia 75 I gradi 80 BREVE STORIA DEL BOULDERING 89 Il bouldering “primordiale” nel mondo 90 Oscar Eckenstein: il primo profeta del boulder 93 Pierre Allain e l’evoluzione del boulder a Bleau fino ai tempi moderni 94 John Gill: il padre del bouldering moderno 96 Il bouldering nel mondo tra gli anni ’60 e ‘80 98 Gli anni ’90 e il nuovo millennio: l’inizio dell’attuale era del bouldering 101 Dal 2010 a oggi: tra evoluzioni e cambiamenti 108 GLI ATTREZZI DEL SASSISTA 115 Gli strumenti “essenziali” 116 - Scarpette - Magnesite e portamagnesite - Crash pad - Spazzolini, spruzzini e zerbini - Nastri e prodotti per la pelle - Borse e abbigliamento Gli strumenti “da professionisti” 136 - Knee pad - Ventilatori - Fari e luci BOULDERING IN SICUREZZA 141 Gli incidenti nella pratica del boulder 143 Prepararsi a cadere 146 - Osservazione della discesa - Preparazione personale - Osservazione della base - Osservazione del masso e della linea - Analisi dei movimenti e delle direzioni/angoli di caduta - Osservazione delle uscite Come cadere 153 - Le cadute volontarie - Le cadute inaspettate L’utilizzo del crash pad 157 - Posizionamento corretto - Posizionamento di più crash pad Lo spotter – il paratore 169 - Il ruolo dello spotter - Come parare L’approccio agli highball 180 PULIZIA DELLA ROCCIA ED ETICA DEL BOULDERING 187 Una salita eticamente “valida” 189 - Partenza - Sviluppo del boulder - Uscita dal blocco - La “touchette” (detta anche “dab”) Il rispetto e la pulizia della roccia 195 - Utilizzo della magnesite - Pulire con lo spazzolino - Lavare la roccia? L’approccio “outdoor” nel bouldering 204 - Ventilatori e altri metodi/strumenti per modificare le condizioni 001 004 005 002 003

- Night session e etica

- Deposito in loco dei pad

- Considerazioni sull’uso dei pad

- La musica sotto i massi

- Consapevolezza etica e formazione

- Altri aspetti etici/comportamentali

- La competitività

e

-

- Meschia

- Varazze

- Valle Daone

- Valle dell’Orco

- Foppiano

- Altre

- Champorcher

- Lagundo e Dolomiti

- Gran Sasso

- Pietra del Toro

- Aree emiliane

- Aree toscane

- Aree laziali e campane

- Sardegna

- Sicilia

- Fontainebleau

- Ticino e Magic Wood

- Rocklands

- Peak District

- Maltatal e Zillertal

- Albarracin

- RMNP

- Joe’s Valley e Red Rock

- Yosemite Valley

- Bishop

- Hueco Tanks

- Squamish

- Castle

- Virgin Gorda - Canarie - La Reunion

- Tinos e Kos -

BOULDERING – ALBERTO MILANI – TITOLO CAPITOLO 9
SASSISMO... DOVE? 217 Le principali aree italiane 218
Val Masino
valli valtellinesi
aree piemontesi
Le “mecche” del boulder mondiale 238
- Grampians
Hill Boulder “esotico” 254 - Hampi
- Seychelles
PARTE SECONDA –ESPLORARE NUOVI MASSI INTRODUZIONE ALL’ESPLORAZIONE: L’ANIMA DEL BOULDERING 263 Esplorazione e FA: l’anima del bouldering – di Niki Ceria 269 GLI ATTREZZI PER LA PULIZIA 275 Spazzole di metallo e/o con setole morbide 276 Segaccio e/o roncola 279 Guanti e occhiali da lavoro 280 Attrezzatura per calarsi e scala telescopica 280 SCOPRIRE NUOVI MASSI 285 Esplorare nuovi massi/linee in aree già sviluppate 287 Esplorare aree completamente vergini 288 PREPARAZIONE, PULIZIA E RECENSIONE DEI MASSI 295 Accessi e basi 297 - Accesso ai massi e proprietà private - Preparazione delle basi La pulizia di un masso 304 - Pulizia delle uscite - Pulizia dal muschio o altri detriti - Valutazione degli appigli e degli appoggi L’etica nell’apertura di nuove linee 313 Assegnare un grado corretto 315 Recensire, divulgare e pubblicizzare 318 CONCLUSIONE 322 RINGRAZIAMENTI 326 BIBLIOGRAFIA 328 006 007 008 009 010
Lofoten

PREMESSA

Un manuale di bouldering su roccia? Perché?

Sembrerebbe ci sia poco da dire su una disciplina così minimale come l’arrampicata sui sassi, in cui l’attrezzatura necessaria è ridotta al minimo, così come (apparentemente) le procedure di sicurezza. Eppure, mai come ora c’è il bisogno di spiegare in cosa consista questa disciplina, non solo in relazione alla tecnica e alla sicurezza ma anche ai valori e all’etica alla sua base, avendo come target i principianti ma anche chi il boulder già lo conosce e lo pratica da tempo.

Per quanto in molti pensino che il bouldering sia una disciplina arrampicatoria moderna, in realtà la sua nascita è antica, tanto da aver accompagnato l’alpinismo stesso ben prima che nascesse la cosiddetta “arrampicata sportiva”.

Già a fine ’800 in Gran Bretagna, Oscar Eckenstein trovò nel boulder un’espressione pura del gesto arrampicatorio.

Negli stessi anni, nella foresta di Fontainebleau si iniziò ad arrampicare sui massi e nel ’900, in particolare a partire dagli anni ’30, il boulder a Bléau divenne anche una pratica fine a se stessa, grazie in primis al “bleausard” Pierre Allain.

Negli anni ’50 e ’60 fu poi l’americano John Gill a operare una concettuale “universalizzazione” del boulder, guadagnandosi di fatto lo status di “padre del bouldering”. Negli anni ’70 e ’80, nel mondo così come in Italia, il boulder si manifestò nel suo ideale anticonformista e reazionario, come venne interpretato ad esempio dagli stessi sassisti della Val Masino.

Non è quindi un caso che il nome “sassismo”, identificativo di un’attività verticale che nella Valle era più vasta, sia diventato poi un sinonimo stesso di bouldering.

Fu infine negli anni ’90 che si ebbe la rinascita del boulder che ha portato alla sua forma moderna, ad opera di profeti quali Fred Nicole, Klem Loskot e altri.

Con questa storia alle spalle, il bouldering è probabilmente la disciplina arrampicatoria che ha conosciuto la maggior esplosione negli ultimi quindici anni e questo è dovuto principalmente allo sviluppo delle grandi sale indoor che hanno richiamato un notevole numero di neofiti. Con l’avvento di stratosferiche palestre metropolitane e il conseguente aumento nel numero di praticanti, il bouldering è passato dall’essere un’attività riservata a pochi climber esperti, di un certo livello ed esperienza, a una delle attività più praticate dai principianti in ambito indoor.

Scalare su percorsi brevi, tracciati in modo inequivocabile, senza la necessità di imbraghi e assicuratori, protetti dai soli materassi, con la possibilità di mettersi in gioco su percorsi sempre vari e divertenti tra una risata e l’altra con gli amici, è chiaramente attraente, giocoso, facilmente fruibile e poco “ingaggioso” nella sua componente mentale. Inoltre, la varietà di movimenti e di abilità motorie che vengono sviluppate, così come la possibilità di spingere al limite sia il gesto fisico che tecnico, danno la possibilità di mettere costantemente in gioco i propri limiti fisici, costituendo una fonte di gratificazione continua.

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Per questi motivi il contesto indoor ha promosso una diffusione del bouldering senza precedenti, sebbene tale conoscenza sia molto diversa – e potenzialmente riduttiva – rispetto a quella che ha portato alla nascita di questa disciplina in ambito outdoor. Ormai è chiaro a tutti i climber che scalano già da qualche

anno che l’arrampicata outdoor e indoor sono due mondi che iniziano a viaggiare su binari paralleli, sebbene questo sia vero fino a un certo punto e ci siano spesso dei punti di incontro e di scambio, in cui è principalmente il mondo dell’indoor a riversare un tipo di approccio e di comportamento in quello dell’outdoor.

11 BOULDERING – ALBERTO MILANI – TITOLO CAPITOLO

PREMESSA

Questa tendenza di per sé è uno sviluppo inevitabile di questo sport, sicuramente con molti vantaggi e potenzialità, ma anche con il rischio che l’approccio indoor venga sempre più trasportato in outdoor, stravolgendo la “filosofia” del boulder su roccia e creando problematiche rilevanti, anche dal punto di vista etico.

Il problema di fondo non è soltanto la mentalità e la poca consapevolezza dell’outdoor dei praticanti, ma anche la mancata “educazione” alla pratica su roccia che i neofiti ricevono nelle sale indoor, dove ci si limita unicamente agli aspetti “sportivi” di questa disciplina in relazione al solo ambito di una palestra, senza illustrare gli altri aspetti che caratterizzano invece l’outdoor bouldering. Inevitabile quindi che l’approccio alla roccia avvenga poi con le stesse modalità e con lo stesso “spirito” con cui si va in palestra!

Sulla base di queste considerazioni, l’obiettivo principale di questo manuale è quello di fornire informazioni, conoscenza, istruzioni ma anche spunti di riflessione su come approcciarsi alla pratica del bouldering su roccia, con tutte le accortezze necessarie sia dal punto di vista della sicurezza che da quello etico e culturale. Nel raggiungere questo obiettivo generale, si affronteranno tutti gli aspetti che caratterizzano la pratica del bouldering su roccia.

Innanzitutto, verrà spiegato in cosa consista, quali siano le “regole” da rispettare, come e quando praticarlo, oltre a fornire un “dizionario” generale della terminologia del boulder, inclusa una spiegazione dei movimenti fondamentali e avanzati eseguiti nell’arrampicata su roccia.

Se molti di questi concetti erano un tempo scontati per i boulderisti, in quanto climber già sufficientemente esperti, ora non lo sono più, in particolare nel momento in cui un arrampicatore vuole fare le prime esperienze sulla roccia.

Una situazione analoga riguarda anche le procedure di sicurezza, che nel bouldering sono relative al corretto utilizzo dei

crash pad e alla corretta esecuzione della parata: in una sala indoor le basi sono uniformi e piane, ricoperte da materassi adeguati a garantire la sicurezza senza che si debba sapere come disporli. Inoltre, il concetto di parata non esiste, lasciando che siano i soli materassi a garantire la sicurezza. La tecnica stessa di caduta suggerita nelle palestre può diventare pericolosa nel momento in cui ci troveremo in un contesto naturale. Sempre in relazione alla sicurezza, la consapevolezza del corpo mentre ci si muove sulla roccia e la comprensione di quando, come e dove si stia per cadere sono ulteriori aspetti di cui un principiante ha poca sensibilità e un’esperienza limitata, comportando limiti nella valutazione del posizionamento corretto dei pad, nella realizzazione di una parata o nell’esecuzione di una caduta controllata.

A seguito di questi argomenti, è necessaria una discussione relativa “all’etica del bouldering”, incluso un corretto approccio all’outdoor: è infatti fondamentale essere consapevoli di come rapportarsi con un ambiente naturale, quando/come/perché dobbiamo avere cura della roccia e quali siano gli aspetti etici che stanno alla base del bouldering. A causa di una diffusa superficialità di approccio e di una marcata noncuranza dell’etica tutte queste tematiche non sono scontate, spesso anche per boulderisti più esperti. Se infatti molti si ritengono esperti solo in considerazione delle difficoltà che riescono a salire, non lo sono se la prospettiva si amplia e nel concetto di esperienza si introducono anche quelle componenti del bouldering che vanno al di là del semplice grado realizzato.

Nella stesura di questo libro mi sono confrontato con altri manuali di bouldering già esistenti, tutti in lingua inglese e menzionati nella bibliografia. Su questa base ho cercato di organizzare gli argomenti nel modo il più lineare possibile, approfondendo aspetti che in quei testi sono trattati più sinte-

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ticamente o introducendo parti quasi completamente nuove (quali il capitolo sull’etica e una dettagliata parte relativa allo sviluppo di nuove aree).

Non ho affrontato tutto ciò che riguarda l’allenamento per il bouldering, dal momento che richiederebbe un testo a parte e sono già disponibili molti manuali dedicati a questo argomento. Inoltre ho tratto alcuni spunti dal materiale che è possibile trovare in rete, sebbene in forma molto frammentaria. Tutto ciò va ad aggiungersi a un’esperienza di 25 anni nell’ambito del bouldering che mi ha permesso di affrontare a 360° questo mondo, dedicando anche un notevole tempo all’esplorazione di nuove aree, a visitarne le più note in Europa (e non solo), e anche a dedicarmi all’arrampicata indoor partecipando prima per diversi anni alle competizioni nazionali di boulder e poi lavorando come istruttore.

Oltre all’esperienza personale, molte riflessioni qui riportate sono anche il risultato del confronto che ho avuto con altri climber, alcuni dei quali – oltre ad essere professionisti tra i più forti al mondo – sono anche quelli maggiormente impegnati a trasmettere un approccio al bouldering consapevole e puro, e per questo anche più consistente con quelli che sono i bisogni del mondo attuale dell’arrampicata. In particolare è stato molto importante il confronto con l’amico Niky Ceria, che ha contribuito a quest’opera con molti suggerimenti e discussioni, oltre che con diverse foto e una testimonianza scritta riportata nel capitolo 7.

A livello pratico, questo libro è suddiviso in due grandi parti. La prima parte è dedicata soprattutto a chi si avvicina al bouldering e vuole comprendere come praticarlo in sicurezza e consapevolezza. Il primo capitolo spiega le caratteristiche generali del bouldering su roccia, come e quando praticarlo, la terminologia, i movimenti-base e avanzati, le tipologie di roccia, i gradi e il loro significato ecc.

Al fine di comprendere le origini del bouldering, il secondo capitolo ne sintetizza l’evoluzione storica, a partire dalle sue forme primordiali alla fine del 1800, per poi seguirne l’evoluzione fino alla rivoluzione operata da John Gill negli anni ’50 e ’60 e arrivare infine allo sviluppo del boulder moderno dagli anni ’90. Il terzo capitolo è dedicato all’attrezzatura necessaria per il bouldering, un argomento non scontato se si va al di là di scarpette, magnesite e crash pad. Vedremo quali altri attrezzi è fondamentale avere con sé, quali siano più utili ai boulderisti di alto livello e quali invece siano più “discutibili”.

Il quarto capitolo tratterà invece della sicurezza, dando per scontato che la caduta sia una parte fondamentale del boulder: come cadere, come utilizzare correttamente i pad, come parare il proprio compagno, come approcciarsi agli highball, saranno gli argomenti qui trattati in maniera dettagliata.

Seguirà un capitolo altrettanto approfondito sull’etica del bouldering, in relazione sia alle caratteristiche di una salita “valida”, che al rispetto della roccia e alle modalità per eseguirne la corretta pulizia, operazione fondamentale nel momento in cui tante persone si riversano in un ambiente naturale per scalarne i massi.

Una sezione verrà poi dedicata all’approccio all’outdoor, per analizzare gli aspetti discutibili che si riscontrano nel bouldering attuale e proponendo una prospettiva per praticarlo in modo rispettoso ed etico.

Infine, come ultimo capitolo di questa prima parte, faremo una rapida carrellata delle aree boulder più importanti e note, sia in Italia che nel mondo, descrivendone ciascuna in sintesi.

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ALBERTO MILANI
TITOLO CAPITOLO
BOULDERING – ALBERTO MILANI – PREMESSA

PREMESSA

La seconda parte di questo libro sarà invece dedicata all’esplorazione di nuovi massi, un po’ il cuore e l’anima del bouldering stesso, ma che necessita anche in questo caso di persone consapevoli per essere condotta in un modo corretto.

Il primo capitolo di questa parte (il capitolo 7) introdurrà il significato dell’esplorazione e di first ascent nell’ambito del bouldering.

Il capitolo 8 descriverà gli attrezzi aggiuntivi di cui abbiamo bisogno per tutte le opere di pulizia dei massi e delle aree.

Il capitolo 9 fornirà invece delle indicazioni per condurre le prime esplorazioni alla ricerca di massi vergini: come possiamo scoprire nuove aree? Quali sono gli indizi che ci aiutano a intuire dove cercare massi? Quali strumenti esplorativi abbiamo attualmente a disposizione?

Il capitolo 10, infine, descriverà in modo esaustivo le modalità con cui condurre l’intera opera di pulizia di un masso, cercando di rispondere alle seguenti domande: come dobbiamo fare per preparare le basi, aprire i sentieri, pulire le diverse sezioni di un masso? Con quali criteri e accortezze – anche etiche –andiamo a realizzare tutto ciò? Quali sono i criteri per assegnare un grado corretto? E infine come recensiamo e divulghiamo ciò che abbiamo scoperto nel modo corretto?

A queste e altre domande si cercherà di dare una risposta nei quattro capitoli di questa seconda parte, proprio per presentare una prospettiva del boulder più ampia e creativa rispetto all’essere “consumatori” che visitano una zona già valorizzata per salirne le linee già presenti.

Per coglierne l’essenza e viverlo in pieno, il bouldering ha bisogno di praticanti che possano comprendere come avvicinarsi e approcciarsi in modo corretto a questa disciplina outdoor e all’ambiente in cui si pratica.

Rispetto all’arrampicata in falesia, quest’ultimo aspetto è probabilmente prioritario, perché il bouldering può essere molto invasivo nel momento in cui molte persone si spostano da un masso all’altro in un ambiente naturale più vasto della base di una falesia.

Il bouldering ha bisogno di praticanti che si rendano conto che il suo senso non è soltanto l’andare e realizzare un passaggio per prendersi le proprie soddisfazioni, ma saperlo fare vivendo la natura circostante, saperne accettare i ritmi mettendo le nostre esigenze egoistiche in secondo piano, ricordandoci che il giorno dopo non ci sarà nessuno che passerà con l’aspirapolvere a pulire dove abbiamo sporcato né ci sarà un tracciatore a spazzolare/cambiare le prese quando saranno ormai lerce.

In questi aspetti ritengo che un manuale non serva solo a fornire istruzioni pratiche e informazioni ma debba anche essere una fonte di riflessione e uno stimolo per molti a rivedere le proprie convinzioni, maturando una prospettiva più ampia e competente di questa disciplina, nel rispetto degli altri climber, della storia passata e, soprattutto, della natura.

Al di là dell’utilità pratica e operativa che, spero, questo libro abbia, mi auguro infatti che il suo messaggio vada anche a estendersi verso questa prospettiva ben più ampia e importante.

Buona lettura e grandi sboulderate!

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Boulder a Bosco Scorace Foto: Marco Ramerio crimpandgoodlife.com

PARTE PRIMA PRATICARE IL BOULDERING

Foto: Massimo Malpezzi

IL BOULDERING SU ROCCIA

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IL BOULDERING SU ROCCIA

COS’È IL BOULDERING?

Bouldering, Boulder, Bloc, Sassismo... Tanti nomi per identificare una delle discipline arrampicatorie in realtà più “antiche” e che più hanno rivoluzionato il mondo dell’arrampicata negli ultimi 25 anni. La disciplina verticale probabilmente più variegata, creativa, popolare ma spesso anche quella più inflazionata e approcciata superficialmente!

Partiamo dalla base: che cos’è il bouldering su roccia? Per bouldering si intende l’arrampicata sui grossi sassi (appunto boulder in inglese) su cui si sale senza la protezione di corde, imbraghi e rinvii agganciati ad ancoraggi (fissi o mobili).

Normalmente le altezze che si affrontano spaziano dai 3 ai 5 metri, ma esistono anche passaggi su massi più bassi (i cosiddetti lowball) o più alti (highball), arrivando al limite del free solo in certi casi.

L’obiettivo è salire degli itinerari – detti “linee”, passaggi, boulder o “problemi” – che seguano logicamente la roccia, utilizzando tutti gli appigli e gli appoggi a disposizione e trovando il metodo più semplice per arrivare in cima.

Affrontando linee sempre più impegnative, si cercano i limiti delle proprie capacità, sia dal punto di vista della forza che dell’impegno tecnico/motorio: una pura ricerca del gesto, andando all’essenza stessa dell’arrampicata.

Le sequenze di movimenti di un boulder sono sempre brevi (in media non oltre la dozzina), non richiedono capacità come la resistenza lunga e la continuità della falesia, ma sono un condensato di forza esplosiva e tecnica spinte all’estremo.

Dal punto di vista della sicurezza il boulder moderno è contraddistinto dall’utilizzo di appositi materassi, denominati crash pad, posti alla base del masso per attutire le cadute. Nell’esplorare i limiti, cadere diventa infatti una parte fondamentale del gioco! Inoltre, i compagni d’arrampicata non sono spettatori passivi, ma agiscono da “paratori” (spotter in inglese), assecondando una caduta morbida e controllata. Nel bouldering ci troviamo ad affrontare quindi linee estremamente brevi ma intense, sulle quali possiamo comprendere sempre di più le nostre potenzialità, affrontare i nostri limiti e dare libero sfogo alla libertà, alla creatività, alla fantasia. Con la pratica infatti impariamo gradualmente a “vedere” i movimenti, a individuare le linee più “estetiche” lungo le quali salire sulla roccia, senza file di spit a indirizzarci, senza corde o materiale che ci costringono, nel completo realizzarsi di un processo creativo personale.

Nessuna disciplina come il boulder ci permette di raffinare così a fondo e così nel dettaglio quelle capacità arrampicatorie che poi potremo esportare anche sulle vie o nell’alpinismo.

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Il bouldering su roccia Foto: Andrea Alongi

Questo è il motivo per il quale il bouldering è nato con l’arrampicata stessa, venendo inizialmente utilizzato proprio come strumento di allenamento e di raffinamento del gesto.

In aggiunta alla creatività e alla fantasia, un’ulteriore caratteristica rende il bouldering una disciplina unica in arrampicata: la libertà! Possiamo arrampicare sui sassi da soli oppure in gruppo. Possiamo ricercare unicamente la difficoltà oppure l’estetica di un passaggio. Possiamo inventarci linee, eliminanti, nuove soluzioni, nuove varianti, senza dover seguire un itinerario obbligato da una chiodatura che ci vincola alla visione altrui. Nel bouldering ciascuno ha la possibilità di seguire la propria visione di un masso o di una linea, qualunque essa sia!

Attenzione però: libertà non significa che non esistono “regole” o convenzioni etiche per stabilire dei comuni parametri di confronto e di pratica (che in una disciplina anche sportiva devono esistere) o di rispetto della roccia e dell’ambiente naturale.

Come avremo modo di analizzare, esistono delle “regole del gioco”, così come diverse questioni etiche, di cui parleremo diffusamente nel capitolo 5.

La libertà nell’esplorare, nel non dover chiodare o seguire dei percorsi prestabiliti da altri, nell’essere soli o accompagnati, nel trovare la propria espressione e i propri limiti ecc. stimola l’arrampicatore ad affrontare limiti anche “interiori” promuovendo una conoscenza di se stessi e una forma di “meditazione in movimento” che possono divenire più evidenti rispetto all’arrampicata nelle altre sue forme.

Inoltre, con la sua purezza e semplicità di approccio, il boulder comporta un’immersione completa nella natura, altra caratteristica spiccata di questa disciplina. Questa è anche la caratteristica più in pericolo nell’attuale deriva verso un approccio “consumistico” al bouldering come ricerca del solo exploit, da cui è derivata un’ancor più grave deformazione dell’ambiente naturale, considerato qualcosa di adattabile alle proprie esigenze egoistiche.

In questa descrizione generale trova spazio un aspetto che sta andando anch’esso perduto ma che ha sempre costituito uno dei pilastri fondamentali di questa disciplina: l’esplorazione, la ricerca, la concretizzazione della propria visione nella realizzazione di una nuova linea.

Nella rinascita del boulder a fine anni ’90, la pulizia e l’apertura di nuovi passaggi era un processo del tutto spontaneo e indipendente da quanto fosse elevato il proprio livello. Purtroppo, sono ormai minoritari i climber che si dedicano all’esplorazione di nuove aree e all’apertura di nuove linee.

A farla da padrone è appunto il “consumismo”, la “corsa dietro alle linee” che di volta in volta sono “alla moda” solo per ricercare un grado, un simbolo di affermazione riconosciuto dalle masse, omologando una disciplina ai tempi riscoperta proprio per l’originalità che offriva, a fronte di un mondo dell’arrampicata che era allora divenuto paranoicamente fissato sulla prestazione.

Purtroppo, alla luce di quasi trent’anni di arrampicata vissuti sulla propria pelle, il rischio più grosso che il boulder sta correndo è proprio quello di cadere in un simile circolo vizioso, trasformandosi in uno sport unicamente finalizzato al risultato, con la perdita di tutta la sua “poesia” e purezza.

21 BOULDERING – ALBERTO MILANI – IL BOULDERING SU ROCCIA

IL BOULDERING SU ROCCIA

Dizionario generale

Riportiamo qui in ordine alfabetico i termini generali utilizzati comunemente nell’arrampicata o nel boulder più nello specifico e che costituiscono il lessico fondamentale di un climber:

• Aderenza: movimento o tecnica di arrampicata in cui i piedi (e/o le mani) non spingono/tirano su un particolare appoggio/appiglio ma vengono fatti aderire alla roccia uniformemente e per la maggior superficie possibile (“li si spalma”) per spingere e progredire;

• Appiglio: una qualunque presa, asperità o conformazione rocciosa che viene utilizzata per progredire con le mani;

• Appoggio: una qualunque presa, asperità o conformazione rocciosa che viene utilizzata per appoggiare i piedi, spingere e progredire;

• Appoggiato: un masso o una parete con un’inclinazione inferiore a quella verticale;

• Bordo: linea di discontinuità netta tra due porzioni di un masso, tra loro angolate a circa 90° gradi o anche meno. Può essere ad esempio il vero e proprio bordo terminale del masso in presenza di un marcato cambio di inclinazione tra una faccia verticale/strapiombante e la superficie sommitale orizzontale del masso. Lo stesso termine indica comunque qualunque parte del masso in cui la roccia presenta queste discontinuità, in presenza di un gradino, una rampa, uno spigolo ecc.

• Avvicinamento: percorso che è necessario fare a piedi per raggiungere il masso;

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Appoggiato L’originale avvicinamento avventuroso ai massi di Magic Wood
A B
Bordo

• Circuito: una successione di diversi boulder, generalmente di difficoltà simile e situati anche su diversi massi, che vengono concatenati secondo un ordine che crea un “itinerario” guidato, anche piuttosto lungo. Questo divertente modo di fare boulder è stato ideato a Fontainebleau negli anni ’40 dove era utilizzato come allenamento in preparazione alle salite alpinistiche;

• Condizione: l’insieme delle condizioni meteo, umidità, vento, temperatura che possono influenzare il grip, l’aderenza sulla roccia e quindi le prestazioni. Affermare: «C’è condizione!» significa che l’insieme di questi fattori ha un effetto positivo nel favorire la realizzazione. Analogamente, dire che un boulder “non è in condizione” significa che in quel momento non ci sono accettabili caratteristiche di aderenza o grip della roccia;

• Cristallo: concrezioni cristalline e quarzose presenti in rocce come il granito e che possono diventare possibili prese per le mani o appoggi per i piedi;

• Cubetto: escrescenza della roccia di forma cubica che può essere utilizzata per mani o piedi;

• Diedro: porzione di roccia delimitata da due facce che formano un angolo convesso, all’interno del quale – se è sufficientemente ampio – è possibile arrampicare utilizzando appoggi e appigli su entrambe le facce;

• Fessura: una spaccatura o taglio nella roccia, di larghezza che può essere molto limitata fino a molto larga e che si può utilizzare per progredire (eventualmente con l’apposita tecnica a “incastro”);

• Gradino: porzione di roccia caratterizzata da uno scalino orizzontale o leggermente inclinato – più ampio di un “piatto” – creato da due superfici di roccia a 90° l’una rispetto all’altra;

• Intermedio: presa afferrata con una mano e tenuta per qualche istante per sistemarsi o stabilizzarsi, prima di rispostare la stessa mano sulla presa finale di quel movimento;

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Diedro
C D F G I
Fessura BOULDERING – ALBERTO MILANI – IL BOULDERING SU ROCCIA

BREVE STORIA DEL BOULDERING

JOHN GILL: IL PADRE DEL BOULDERING MODERNO

Se Eckenstein fu il primo a praticare il bouldering in modo cosciente e Allain fu colui che ne riconobbe la dignità di disciplina indipendente nell’ambito ristretto di Fontainebleau, negli anni ’50 in America troviamo il riconosciuto padre del bouldering: Jonn Gill!

Classe 1937, figlio di un matematico da cui erediterà la passione per questa disciplina scientifica a cui dedicherà la vita, Gill fu colui che rese il boulder “universale”, una branca dell’arrampicata fine a se stessa ed esportabile in qualunque contesto geografico. Lo statunitense diede al boulder quella dignità e quel riconoscimento che l’ha portato ad essere ciò che noi conosciamo, sebbene la sua concezione di bouldering si concretizzerà effettivamente e globalmente solo a partire dagli anni ’90.

Per quanto riconosciuta da molti grandi alpinisti statunitensi suoi contemporanei, quali Robbins e Chouinard, ai tempi l’attività boulderistica di Gill venne snobbata, anche perché negli anni ’50 e ’60 l’attenzione era completamente rivolta alle grandi big walls della Yosemite, pareti immense agli antipodi di un masso di pochi metri.

Da qui la successiva storia del boulder a Bleau verrà descritta nelle sezioni finali di questo capitolo. In questa rapida analisi dello sviluppo del bouldering a Bleau emerge la particolarità che la rende unica al mondo: la continuità ininterrotta che qui ha avuto la pratica del boulder! Dai membri del Club Alpino Francese, ai Rochassier, al Groupe de Bleau, il CAC, il COB e tutti i successivi personaggi, a Bleau si scala ininterrottamente dalla fine dell’Ottocento, unico luogo al mondo in cui il boulder è sempre rimasto in vita trasformandosi ma senza perdere luce, dalla sua prima apparizione fino ai giorni nostri.

Gill divenne molto conosciuto agli inizi degli anni sessanta in occasione della salita (senza corda) della Thimble, una linea su un pinnacolo di 10 metri nei Needles del Sud Dakota e di cui lo stesso Royal Robbins ammirò la difficoltà e l’audacia.

Ora valutata 7b/+, la Thimble divenne un simbolo del bouldering di Gill sebbene, paradossalmente, lui stesso dichiari nei suoi scritti di non ritenerla un boulder secondo la sua concezione, ma piuttosto una via da lui affrontata in free solo. Questa divenne tuttavia la linea che lo fece riconoscere dalla comunità arrampicatoria come la figura di riferimento del bouldering. La salita della Thimble risale al 1961 ma già da diversi anni Gill era in attività, liberando boulder all’avanguardia e tuttora impegnativi.

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Jacky Godoffe su C’etait Demain, 8A Foto Stéphan Denis

John iniziò infatti ad arrampicare nel 1952 per dedicarvisi a partire dal 1953. Agli inizi la sua attività fu costituita principalmente da salite alpinistiche su roccia, spesso affrontate in free solo, ma già l’arrampicata sui massi faceva parte della sua routine di allenamento. Un tratto fondamentale nella sua visione del boulder fu la passione per la ginnastica, che non solo porterà Gill a sviluppare metodi di allenamento all’avanguardia ma anche a proporre una concezione dell’arrampicata come estensione della ginnastica.

Fu da qui che Gill innovò la tecnica, introducendo il concetto di “movimento dinamico” e di “lancio”, gesti fino ad allora considerati poco eleganti a fronte di un’arrampicata vista come corretta solo nella sua esecuzione “statica”. Fu anche un’altra la peculiarità che Gill trasferì dalla ginnastica all’arrampicata: l’utilizzo della magnesite!

Da lui introdotta nel 1956, si diffuse a macchia d’olio fino a diventare essenziale, sebbene agli inizi avesse suscitato non poche controversie etiche. Giostrandosi tra free solo ed esplorazioni boulderistiche, negli anni ’50 Gill divenne un personaggio conosciuto ed ebbe diversi contatti con alcune “rockstar” del tempo. Ebbe modo appunto di fare boulder con Royal Robbins, così come con Yvon Chouinard, e proprio con quest’ultimo sviluppò il bouldering nei Tetons, creando insieme una delle prime guide dedicate unicamente al boulder.

Al Jenny Lake nel 1957 John salì il Nord Corner sulla Red Cross Rock, una linea di V8 (7B+) e probabilmente il boulder più duro al mondo al tempo. Nel 1959, sempre sullo stesso masso, aprì il Gill Problem V9 (7C). Difficoltà avanti anni luce, specialmente se si considera che, come lui stesso racconta, al tempo non c’era assolutamente l’idea di lavorare a lungo un blocco e tutti i passaggi venivano saliti in una singola sessione o poche di più. Del 1958 fu anche la sua invenzione della Scala B, un metodo di gradazione a tre valori che ben rappresentava il concetto di bouldering come ricerca del limite personale e senza caccia ai numeri, come già descritto nel capitolo 1.

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Celebre lever monobraccio di Gill nel 1969 Foto: Coll. Gill John Gill lancia su una linea del 1964 nella Pennyrile Forest Foto: Coll. Gill A sinistra: John Gill nel 1959 alla Red Cross Rock sul primo V9 della storia. A destra: nel 1971 sul Left Eliminator a Fort Collins Foto: Coll. Gill BOULDERING – ALBERTO MILANI – BREVE STORIA DEL BOULDERING

BOULDERING IN SICUREZZA

In questi casi è opportuno che ci siano anche dei “paratori dei paratori” cioè persone pronte a stabilizzare lo spotter principale dopo la parata. In rarissimi casi limite, lo spotter potrebbe addirittura valutare di ancorarsi in qualche modo con imbrago, corde ecc.

“Scaricare”

Questa tecnica, molto utilizzata, non serve a rallentare la caduta del climber bensì ad aiutarlo nei tentativi “di studio”, nella ricerca del metodo su una o più sezioni o per provare un singolo movimento prima di partire dall’inizio. In pratica, il paratore può sorreggere il boulderista in modo, appunto, da “scaricare” parte del suo peso e permettergli di provare una sequenza in modo facilitato, per capire ad esempio un posizionamento.

In alternativa, nel caso in cui il boulderista voglia provare una sequenza non raggiungibile da terra ma voglia evitare di stancarsi nei movimenti precedenti, lo spotter può scaricarlo proprio su questi primi movimenti fino alla sequenza desiderata dove, gradualmente, cesserà di scaricarlo per permettergli di provare questa singola parte.

Ovviamente un boulder salito con uno “scarico”, anche solo su un singolo movimento, non è valido ma è solo un aiuto per comprendere le sequenze prima di un tentativo valido.

Per realizzare lo scarico il paratore può spingere il climber afferrandolo all’altezza del bacino come nella presa-base ma, all’occorrenza e in base alle caratteristiche del boulder, la presa potrà essere realizzata anche sui glutei, oppure all’altezza del torace.

L’APPROCCIO AGLI HIGHBALL

Per l’importanza che hanno nel bouldering moderno, gli highball e i modi con cui approcciarsi ad essi meritano un approfondimento. Il concetto di highball presenta molte ambiguità e non sempre è esattamente definito. Per lo più questo termine indica blocchi che hanno un’altezza rilevante, indicativamente oltre i 5 metri, indipendentemente dalle caratteristiche delle basi. Altre volte invece, per highball si intende un blocco con un elevato rischio di infortunio, dovuto per l’appunto all’altezza oppure a una base sconnessa anche se la linea non è troppo alta. In certi contesti infine, gli highball indicano un confine ben poco definito tra ciò che si può considerare bouldering e ciò che è una salita in free solo. Come sintesi si può proporre una definizione sufficientemente generale di highball come un blocco in cui il connubio tra altezza/tipologia della base è tale da comportare un significativo pericolo in caso di caduta. Secondo questa definizione è quindi chiaro che un blocco di 5 metri con caduta su un prato piano o una distesa di sabbia è “meno highball” di uno di quattro con caduta su una pietraia scoscesa.

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il boulderista Lo “scarico” del climber da parte del paratore
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Highball o free solo? Niky Ceria su White Shadow, Grampians Foto: Arch. Niky Ceria

PULIZIA DELLA ROCCIA ED ETICA DEL BOULDERING

Dati i numeri attuali di praticanti, solo in questo modo si ha la possibilità di salvaguardare il più a lungo possibile la roccia, che altrimenti rischia di perdere rapidamente il suo grip. Su molti massi in aree come Magic Wood e nella stessa Bleau, molte linee che sono state scalate per decenni si sono rapidamente deteriorate proprio per l’assenza di pulizia, con un grip ormai perso a causa della negligenza dei climber. Per questi motivi gli spazzolini sono strumenti obbligatori per i boulderisti, che devono esserne sempre dotati ed essere in grado di utilizzarli correttamente. Le caratteristiche degli spazzolini sono state descritte nel cap. 3 ma comunque ribadiamo che sono assolutamente da evitare quelli con setole metalliche, che andrebbero a modificare la roccia e gli appigli e il cui utilizzo è opportuno solo nella fase di prima pulizia e apertura di una linea.

Una volta dotati di spazzolini adeguati con setole morbide, questi devono essere usati frequentemente ma comunque con

cura e attenzione: evitare spazzolate vigorose e non esagerare, perché la roccia potrebbe essere fragile e usurarsi per l’eccesso di zelo dei climber spazzolatori! L’eccessiva frenesia nella spazzolata potrebbe poi inoltre “consumare” lo spazzolino sulla roccia, lasciandone microscopici residui incollati su di essa e quindi contribuendo a peggiorare l’aderenza piuttosto che promuoverla. Inoltre, proprio perché il processo della spazzolatura si basa sull’attrito tra le setole e i residui sulla roccia, è inevitabile che alla lunga questa operazione comporti l’usura delle prese stesse, compromettendone l’aderenza e la possibilità di tenuta.

Quindi, per quanto fondamentale sia la pulizia della roccia mediante uno spazzolino, è opportuno che venga realizzata solo quanto serve e non di più, e che diventino invece più comuni pratiche come quella di lavare le prese, a cui dedichiamo la prossima sezione.

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Uso di uno straccio da sbattere sulla roccia per rimuovere gli eccessi di magnesite Pulizia delle prese e dei tickmark Foto: Anna Calamita

Spesso in parziale alternativa all’utilizzo dello spazzolino, può essere utile rimuovere la magnesite anche mediante uno straccio, che viene sbattuto sulla roccia in corrispondenza della presa. Ciò serve per rimuovere gli eccessi, ma non è un’operazione in grado di togliere la magnesite che si è già compattata sulla roccia.

Oltre a spazzolare le prese sporche di magnesite, è altrettanto fondamentale spazzolare gli appoggi per i piedi: su di essi rimangono i residui della mescola delle scarpette, che rendono poco aderenti tali appoggi e possono anch’essi incollarsi sempre di più alla roccia con la pressione esercitata dai piedi. Spesso questi residui sono più difficili da rimuovere rispetto alla magnesite stessa e gli appoggi si “sgommano”, perdendo inevitabilmente il loro grip. A tal proposito, si eviti di smagnesare sia gli appoggi dei piedi che la punta delle scarpette!

La combinazione tra magnesite, gomma e la forte spinta del piede è infatti quella che maggiormente porta a usurare e a “vetrificare/plastificare” le prese, perdendo il grip originario.

Questo problema si verificherà inevitabilmente per quegli appigli utilizzati per le mani e poi caricati anche con i piedi (non a caso sono proprio le prese di partenza quelle più vetrificate) dunque per gli appoggi usati solo per i piedi limitarsi solo a spazzolarli senza sporcarli di magnesite.

Lavare la roccia?

Una bella domanda, alla quale si può dare sicuramente una risposta affermativa, seppur con la necessità di fare alcune precisazioni.

A causa del degrado che la roccia presenta nelle aree frequentate, le sole operazioni di pulizia con gli spazzolini e i lavaggi naturali che i massi subiscono grazie agli eventi atmosferici sono spesso insufficienti a mantenere la roccia pulita. Oltretutto, per quanto detto, anche se tutti i climber si impegnassero a spazzolare le prese, l’usura che ne deriverebbe potrebbe influire essa stessa e modificare la roccia più rapidamente del previsto.

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Lavare le prese con uno spruzzino: una pratica da prendere sempre più in considerazione Soggetto: Matteo Arnodo Foto: Niky Ceria BOULDERING – ALBERTO MILANI – PULIZIA DELLA ROCCIA ED ETICA DEL BOULDERING

09. LAGUNDO E DOLOMITI

In Trentino-Alto Adige troviamo anche un’altra area particolarmente interessante, nota da anni senza però essere mai stata troppo sotto i riflettori. Si tratta dell’area di Lagundo, in provincia di Bolzano: nel fondovalle, a 350 metri d’altezza, si trova un elevato numero di massi di ottimo gneiss su cui sono state aperte, fin dal 1999 e ad opera in primis di Juri Chiaramonte, oltre 400 linee di tutte le difficoltà, sparse in diversi settori e adatte anche all’inverno.

Nel cuore delle Dolomiti troviamo poi un paio di aree storiche e interessanti, chiaramente su calcare: la prima è la mitica Città dei Sassi al Passo Sella, un caos di massi dove già Reinhold Messner andava ad allenarsi e dove troviamo linee interessanti in un contesto splendido.

Un’altra area molto interessante e comoda è poi quella che si trova tra il passo Valparola e il Falzarego, con massi di ottima qualità sparsi in parte su un prato, a due minuti dal parcheggio.

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Sui bei massi calcarei del Passo del Falzarego LAGUNDO REGIONE Trentino Alto Adige (BZ) ROCCIA Gneiss N. DI LINEE Oltre 400
SASSISMO... DOVE?
ALTITUDINE 350 m slm

10. GRAN SASSO

Il Gran Sasso e il suo calcare non rappresentano soltanto uno dei fulcri dell’alpinismo/arrampicata dell’intera Italia ma negli ultimi anni sono stati anche ampiamente esplorati per le possibilità boulderistiche! Grazie all’opera dei fratelli Luca e Roberto Parisse&Co., sono stati sviluppati molti settori sul calcare di questa zona, a cui si aggiunge l’area di arenaria di Poggio Umbricchio. Le possibilità sono numerose, per tutti i gusti e tutte le difficoltà, in un contesto montano splendido, tra i più selvaggi e suggestivi del nostro paese. Tutte le possibilità finora esplorate sono recensite nella guida di Roberto e Luca Parisse Magia di Calcare (Edizioni Versante Sud, 2015) e nell’omonimo docufilm che permette di gustarsi questi luoghi eccezionali e i loro boulder [21].

GRAN SASSO E POGGIO UMBRICCHIO

REGIONE Abruzzo (AQ)

ROCCIA Calcare (Gran Sasso)

Arenaria (Poggio Umbricchio)

N. DI LINEE Oltre 400 (Gran Sasso) Circa 150 (Poggio Umbricchio)

ALTITUDINE 1.500-2400 m slm(Gran Sasso) 500 m slm (Poggio Umbricchio)

TOPOS Magia di Calcare, R. Parisse e L. Parisse, Edizioni Versante Sud, 2015

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Il magico ambiente delle aree del Gran Sasso Climber: Roberto Parisse su Dosage Foto: Luca Parisse Risk4sport BOULDERING – ALBERTO MILANI – SASSISMO... DOVE?

SASSISMO... DOVE?

LE “MECCHE” DEL BOULDER MONDIALE

Riportiamo una breve descrizione delle più importanti aree boulder al mondo. Data la rilevanza e l’ampiezza, per ciascuna di esse servirebbe molto più spazio, ma l’obiettivo di questa sezione è solo quello di informare i lettori sulle “mecche” di questa disciplina, anche dal punto di vista storico. Le informazioni e le guide che possono essere recuperate per ciascuna di esse sono molteplici e in rete si può trovare un’elevata mole di informazioni.

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I massi sulla sabbia di Fontainebleau

01. VAL MASINO E VALLI VALTELLINESI FONTAINEBLEAU

La culla in cui in bouldering si è sviluppato fin dai suoi albori! Qui, agli inizi del ’900 e in contemporanea ai primi boulderisti inglesi, molti alpinisti parigini hanno trovato un “parco giochi” per allenarsi e poi per trasformare questa disciplina in qualcosa che avesse una dignità di per sé. Un insieme di foreste ricche di massi di eccezionale arenaria grigia (il grés) a circondare la città di Fontaineblaeu, i paesi di Milly-la-Foret, Nemours, Buthiers e tutti i villaggi tra di essi, estendendosi per decine di chilometri di diametro in tutte le direzioni. In buona parte delle aree, massi di forme fantasiose sono adagiati su fine sabbia bianca a creare un ambiente magico e suggestivo.

A Bleau sono migliaia i massi e le linee distribuite in oltre 270 settori: davvero “la mecca” in cui si deve essere andati per dirsi boulderisti! I blocchi sono tutti facilmente accessibili con avvicinamenti non oltre i 2 km di cammino, su terreno pianeggiante o solo debolmente collinare. Le difficoltà sono di qualunque livello, dai blocchi per bambini al 9A.

Una caratteristica tipica di Bleau sono i tantissimi circuiti qui tracciati fin dalla metà del ’900 che offrono una divertente possibilità per scalare su blocchi esigenti e divertenti anche per difficoltà basse e medie.

L’arrampicata è in tecnica e di sensazione, ma non mancano comunque gli strapiombi. Scalando qui per più giorni si può acquistare una sensibilità sulla roccia che vi metterà nelle condizioni migliori per spezzare al ritorno i vostri progetti nelle aree di casa!

Le guide che recensiscono le aree di Bleau ormai non si contano più e ne esiste anche una in italiano: Bleau à bloc Vol. 1 (Edizioni Versante Sud, 2010) che riporta circa metà dei settori della foresta. Una fonte esaustiva di tutto ciò che Bleau offre, sempre ricca di aggiornamenti, foto e video è il sito bleau.info.

FONTAINEBLEAU

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La magia dei massi di Fontainebleau! Foto: Massimo Malpezzi
NAZIONE Francia ALTITUDINE 100 m slm ROCCIA Arenaria TOPOS https://bleau.info/ Bleau à Bloc Vol. 1, J. Godoffe, Edizioni Versante Sud, 2010 Molte altre guide francesi e non
N. DI LINEE Decine di migliaia… BOULDERING – ALBERTO MILANI – SASSISMO... DOVE?

INTRODUZIONE ALL’ESPLORAZIONE: L’ANIMA DEL BOULDERING

Rispondendo a queste domande mi baserò principalmente sulla mia esperienza pluriennale di esplorazione, che mi ha portato ad aprire molte centinaia di linee in aree diverse, talvolta commettendo anche errori. Inoltre molto è dovuto anche al confronto con i pochi altri boulderisti attivi nell’apertura di nuovi passaggi, che a loro volta hanno condiviso la propria esperienza.

Come ultima considerazione vorrei sottolineare come il processo globale di apertura di nuovi passaggi non debba assolutamente essere sottovalutato in ogni sua fase. Come primi scopritori/apritori, su di noi gravano alcune responsabilità che vanno prese in considerazione e che potrebbero condizionare in modo significativo il risultato finale e futuro.

Ne è un esempio la pulizia della roccia che, se condotta in modo scorretto o non sufficientemente rispettoso, potrebbe comportare da un lato un danneggiamento irrimediabile di quella che avrebbe potuto essere una linea migliore e dall’altro potenziali pericoli per i futuri frequentatori.

Un altro aspetto è ad esempio un intervento eccessivo nella preparazione delle basi o degli accessi, con il rischio di un impatto troppo marcato sull’ambiente naturale. Infine, da considerare sono anche le eventuali delicatezze degli accessi o delle caratteristiche del sito in cui si trovano i massi. Se sottovalutate, un accesso selvaggio e poco accorto all’arrampicata su questi massi potrebbe comportare problematiche o danni inaccettabili.

Sulla base di quanto riportato, mi auguro quindi che in molti possano trovare degli spunti interessanti o anche solo un po’ di voglia di intraprendere questo meraviglioso cammino creativo di esplorazione e apertura di nuovi passaggi, condividendo in seguito anche la loro esperienza e magari fornendo ulteriori spunti che possano completare quanto qui riportato.

Come si sarà capito, è mia profonda convinzione che questo aspetto del bouldering sia e resterà sempre la sua anima più vera e sono altrettanto sicuro che esistano ancora moltissimi angoli che aspettano solo di essere esplorati, per celebrare una visione di questa disciplina che può tornare ad essere meno scontata e consumistica rispetto a quanto appare oggi.

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First Ascent: la realizzazione della propria creatività e visione del boulder Foto: Niky Ceria

“ESPLORAZIONE E FA: L’ANIMA DEL BOULDERING” – di Niky Ceria

Come definire il termine prima salita, spesso comunicato con l’inglesismo di First Ascent (FA)?

Negli ultimi tempi l’espressione FA assume spesso le sembianze di una facile classificazione ma l’acronimo, apparentemente semplice, porta con sé un mondo ampio e ricco di episodi singolari. Per questa ragione non possiamo, e non dobbiamo, confrontare le prime salite semplicemente affidandoci all’aggettivo numerico senza descrivere le parti significative che risiedono dietro a tale sigla.

1. FA è come un iceberg: in alcune circostanze, per lo scalatore che ha salito per primo quel determinato passaggio, c’è solo la punta che emerge e la parte sottostante, quella che non si vede e viene spesso oscurata da una divulgazione poco approfondita, appartiene ad altre persone.

E non dobbiamo permettere a queste brevi terminologie di portare all’oblio le visioni fondamentali che precedono la scalata finale del passaggio e che sono altresì importanti.

Il medesimo linguaggio viene usato anche in altre circostanze; quando cioè lo scalatore ha compiuto tutta, o parte, della sezione nascosta nell’acqua, ricca di dubbi, ricerche, lavoro, visione e dedizione.

Per cui FA può limitarsi a definire una prima salita di un passaggio che era “soltanto” irrisolto sul piano sportivo; ma allo stesso tempo potrebbe rappresentare un blocco cercato, selezionato, scelto, pulito, visualizzato, tentato per anni e infine risolto. Livellare sotto lo stesso epilogo questi due processi, completamente differenti, crea una concezione distorta sul piano valoriale e descrittivo, causando l’annichilimento di elementi sostanziali che sono, talvolta, frutto di diversi attori.

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Le avventure del boulder! Soggetto: Niky Ceria Foto: Tom Hoyle BOULDER – ALBERTO MILANI – INTRODUZIONE ALL’ESPLORAZIONE: L’ANIMA DEL BOULDERING

PREPARAZIONE, PULIZIA E RECENSIONE DEI MASSI

Un altro aspetto importante da non trascurare è il forte attrito che la corda avrà sulla roccia in corrispondenza dei bordi del masso: restando appesi, continuando a muoverci e a oscillare mentre spazzoliamo, la corda viene sollecitata di continuo nello stesso punto, su angoli che possono essere netti o su porzioni di roccia abrasiva o cristallina. In corrispondenza di questi punti di attrito porre uno straccio, un telo o qualunque supporto di protezione alla corda, fissandolo in modo che non cada. In questo modo si salvaguarda l’integrità della corda che altrimenti potrebbe subire danneggiamenti molto seri e pericolosi.

Sull’arenaria tale attrito potrebbe anche scavarvi un solco. Una simile problematica la si ha anche utilizzando una scala appoggiata alla roccia: continuando a salire, scendere e muoversi mentre si spazzola, si avrà un continuo sfregamento nei punti di contatto tra roccia e scala che, su un’arenaria piuttosto morbida potrebbe portare a un danneggiamento irreparabile della roccia. Utilizzare quindi le dovute protezioni e precauzioni. Per loro natura le uscite spesso si “abbattono” in inclinazione rispetto alle porzioni sottostanti (verticali o strapiombanti) e quando i massi sono di altezza limitata è possibile pulirle dall’alto senza calarsi ma semplicemente scendendo arrampicando, sporgendosi dall’alto o dai lati.

Va da sé che in un’opera di questo tipo non sia opportuno utilizzare una corda nuova o la corda che usate quando arrampicata in falesia: una corda già usata è più che sufficiente, purché sia ancora sicura per supportare calate o tentativi in top rope. Per chi avesse poi voglia di fare una piccola spesa aggiuntiva, una corda statica potrebbe essere ancora migliore per effettuare le operazioni di pulizia, evitando le oscillazioni legate all’elasticità delle corde dinamiche. In tal contesto si noti che il forte attrito della corda sui bordi potrebbe essere deleterio non solo per la corda stessa, ma anche per la roccia!

In questi casi chiaramente occorre prestare molta attenzione a trovare una posizione stabile per evitare una caduta pericolosa. Tenete presente che potreste avere i piedi in appoggio su roccia ancora sporca, ricoperta da muschio umido o terriccio e quindi potenzialmente scivolosa, specialmente se nel frattempo siete impegnati a spazzolare e a togliere la sporcizia spingendovi più in là che potete.

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Prestare attenzione all’attrito della corda su bordi netti. Un proteggi-corda o anche solo un vecchio pad potranno essere utilizzati per evitare danni da lacerazione. Pulizia delle uscite sporgendosi dall’alto o pulizia della roccia dal lato

Anche in questo caso un bastone telescopico è utile per raggiungere parti del masso che ci obbligherebbero a essere troppo esposti, anche se spesso non è possibile esercitare la stessa forza e avere la stessa accuratezza nella pulizia rispetto all’uso della spazzola direttamente con la mano.

Una volta prestata attenzione alla sicurezza, il caso più semplice di pulizia delle uscite è quello di un blocco ricoperto unicamente da muschio: l’unica cosa da fare è rimuovere ciò che è opportuno, con il criterio di pulire tutto ciò che la roccia offre ma senza pulire porzioni di masso che mai verranno toccate. Frequentemente la cima del masso è coperta anche da altri detriti quali terra, rami, foglie o piccoli arbusti. In questi casi la pulizia può essere onerosa in tempo ed energie, perché sarà necessario rimuoverli (sempre solo dove è necessario).

Nel principio generale di limitare l’impatto, è chiaro che se per ripulire le uscite servono picconi, zappe, abbattimento di alberi o qualunque tipo di opera molto invasiva, bisognerà valutarne accuratamente la sensatezza.

Qualunque sia il caso, dopo questa prima pulizia la roccia dell’uscita rimane comunque umida e terrosa: una scopa o una spazzola a setole morbide sono utili per rimuovere gli ultimi residui, ma il modo migliore è quello di lavare la roccia con uno spruzzino o lasciare che sia la natura stessa a concludere l’opera con la pioggia.

Come già detto, può capitare che i massi siano completamente ricoperti da un certo strato di terra o anche da veri e propri alberi. Questo è il caso di blocchi adagiati su un pendio, incastonati nella terra o con una cima piatta che ha favorito l’accumularsi di detriti. In questi casi non è opportuno procedere a opere di scavo con pala e piccone: se i blocchi hanno una cima orizzontale è sufficiente ripulire massimo mezzo metro di bordo dai detriti e questo è più che sufficiente per il ristabilimento. Se ciò non è possibile, potrebbe essere lecito utilizzare anche gli alberi, radici, arbusti che si trovano sulla cima del masso, con i quali rimontare.

Quando nemmeno questo si può fare, allora si dovrà valutare di concludere il blocco a una presa di top senza dover a tutti costi rimontare in cima. Sicuramente fermarsi e saltare giù senza uscire in cima è meno gratificante ma è comunque preferibile a deturpare il terreno soprastante per farlo.

Pulizia dal muschio o altri detriti

Oltre alla pulizia delle uscite dovremo procedere alla pulizia completa della nostra linea, a partire dalla terra fino alla cima. Anche in questo caso dobbiamo pulire tutto ciò che è potenzialmente utilizzabile nella salita, per non creare eliminanti e forzature. Nelle sezioni verticali o strapiombanti usualmente l’opera di pulizia della roccia si riduce alla rimozione del muschio.

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Una scopa o una spazzola a setole morbide può essere utile per ripulire le uscite dalle foglie, dalla terra e dai residui presenti BOULDERING – ALBERTO MILANI – PREPARAZIONE, PULIZIA E RECENSIONE DEI MASSI

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ALBERTO MILANI

Classe 1980, ha iniziato ad arrampicare all’età di 13 anni. Nei primi anni di attività si è dedicato all’arrampicata sportiva in falesia e in parte all’alpinismo per poi dedicarsi principalmente al bouldering dalla fine degli anni ’90. Accanto all’attività outdoor, dal 2003 al 2010 ha partecipato alle maggiori competizioni italiane di boulder. Fin dai primi anni 2000 arrampica su difficoltà di 8a+ lavorato e 7c flash e ha visitato buona parte delle aree boulder europee e non solo. Da sempre si è dedicato principalmente all’esplorazione e valorizzazione di nuove aree, sviluppando nei primi anni 2000 i massi di Valbondione e in seguito molte altre possibilità in diversi contesti geografici. È l’autore di oltre 500 prime salite di linee con difficoltà fino all’8a. Dal 2017 è istruttore d’arrampicata FASI, attualmente presso la palestra Manga Climbing di Milano. Intuita fin dagli inizi la grande vicinanza tra l’arrampicata e lo yoga, si è avvicinato a quest’ultimo nel 2002 per poi praticarlo in modo continuativo dal 2007, iniziando nel 2010 il percorso pluriennale di formazione per diventare insegnante, presso la scuola Jiva Yoga di Como. Nel 2014 ha concluso questo percorso, diplomandosi insegnante riconosciuto a livello nazionale (CSEN) e internazionale (E-RYT®500/YACEP®). Dal 2014 insegna yoga e yoga per l’arrampicata ed è uno dei responsabili del corso quadriennale di formazione insegnanti della Jiva Yoga Academy.

Ha pubblicato molti articoli sia di yoga che d’arrampicata su riviste specializzate, è redattore della sezione boulder del sito up-climbing.com e fin dal 2015 è collaboratore di Versante Sud e di Climbing Radio. A partire dal 2015 ha pubblicato le tre edizioni di Yogarrampicata e nel 2020 la guida Valtellina BLOC, edite da Versante Sud. È inoltre curatore dell’Annuario UP Climbing e membro del Coordinamento Editoriale della rivista UP Climbing.

PARTE PRIMA – PRATICARE IL BOULDERING

IL BOULDERING SU ROCCIA

Cos’è il bouldering? – Dall’indoor all’outdoor – Terminologia del bouldering – Quando? – La roccia – I gradi

BREVE STORIA DEL BOULDERING

Il bouldering “primordiale” nel mondo – Oscar Eckenstein: il primo profeta del boulder – Pierre Allain e l’evoluzione del boulder a Bleau fino ai tempi moderni – John Gill: il padre del bouldering moderno – Il bouldering nel mondo tra gli anni ’60 e ’80 – Gli anni ’90 e il nuovo millennio: l’inizio dell’attuale era del bouldering – Dal 2010 a oggi: tra evoluzioni e cambiamenti

GLI ATTREZZI DEL SASSISTA

Gli strumenti “essenziali” – Gli strumenti “da professionisti”

BOULDERING IN SICUREZZA

Gli incidenti nella pratica del boulder – Prepararsi a cadere

– Come cadere – L’utilizzo del crash pad – Lo spotter-il paratore

– L’approccio agli highball

PULIZIA DELLA ROCCIA

ED ETICA DEL BOULDERING

Una salita eticamente “valida” – Il rispetto e la pulizia della roccia – L’approccio “outdoor” nel bouldering

SASSISMO... DOVE?

Le principali aree italiane (Val Masino e valli valtellinesi - Meschia

- Varazze - Valle Daone - Valle dell’Orco - Foppiano - Altre aree piemontesi - Champorcher - Lagundo e Dolomiti - Gran SassoPietra del Toro - Aree emiliane - Aree toscane - Aree laziali e campane - Sardegna - Sicilia) – Le “mecche” del boulder mondiale (Fontainebleau - Ticino e Magic Wood - Rocklands - Peak DistrictMaltatal e Zillertal - Albarracin - RMNP - Joe’s Valley e Red RockYosemite Valley - Bishop - Hueco Tanks - Squamish - Grampians

- Castle Hill) – Boulder “esotico” (Hampi - Seychelles - Virgin Gorda

- Canarie - La Reunion - Tinos e Kos - Lofoten)

PARTE SECONDA – ESPLORARE NUOVI MASSI

INTRODUZIONE ALL’ESPLORAZIONE:

L’ANIMA DEL BOULDERING

Esplorazione e FA: l’anima del bouldering di Niki Ceria

GLI ATTREZZI PER LA PULIZIA

Spazzole di metallo e/o con setole morbide – Segaccio e/o roncola – Guanti e occhiali da lavoro – Attrezzatura per calarsi e scala telescopica

SCOPRIRE NUOVI MASSI

Esplorare nuovi massi/linee in aree già sviluppate –Esplorare aree completamente vergini

PREPARAZIONE, PULIZIA E RECENSIONE DEI MASSI

Accessi e basi – La pulizia di un masso – L’etica nell’apertura di nuove linee – Assegnare un grado corretto – Recensire, divulgare e pubblicizzare

CONCLUSIONE

RINGRAZIAMENTI

BIBLIOGRAFIA

36,00 €

IVA inclusa

ISBN: 978 88 55470 964

www.versantesud.it

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