PERFORMA
L’ARTE DI SCIARE OLTRE LE PISTE Il Metodo Caruso® per lo sci completo
Paolo Caruso VERSANTE SUD
PERFORMA
collana
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EDIZIONI VERSANTE SUD
Prima edizione: novembre 2017 ISBN 978-88-85475-076 Copyright © VERSANTE SUD S.r.l. via Longhi, 10 Milano - www.versantesud.it Per l’edizione italiana Tutti i diritti riservati Copertina: Griffin Post, Gabiet, Gressoney (© Paolo Sartori) Tutte le fotografie sono dell’archivio Paolo Caruso o come da ringraziamenti, tranne dove diversamente specificato Stampa: Monotipia Cremonese - Cremona
Paolo Caruso
L’ARTE DI SCIARE OLTRE LE PISTE Il Metodo Caruso® per lo sci completo
EDIZIONI VERSANTE SUD
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SOMMARIO Prefazione di Roberto Stacchini 6 La prima divulgazione organica del Metodo per lo sci di Marta ZarellI 10 Introduzione 14 1 - L’attrezzatura: lo sci 23 2 - I principi fondamentali: “doppio peso” e schemi motori 27 3 - I due baricentri del corpo: isolamento bacino-busto 33 4 - I tre schemi motori nello sci: omologo, incrociato, ambio 39 5 - Gli sci e il peso 49 6 - La distanza tra gli sci 61 7 - Il corpo, gli sci e i piedi 67 8 - I quattro tipi di angolazione 73 9 - Come migliorare: l’impulso “stressante” 81 10 - Un metodo per tutti: dai vedenti ai non-vedenti 85 11 - Guidare un non-vedente 95 12 - L’obbiettivo più importante: l’impeccabilità della motivazione 99 13 - Respirazione 103 14 - Introduzione alle tecniche: gli esercizi da fermi 107 15 - Le tecniche di base 123 16 - Le tecniche con gli sci paralleli e con lo schema incrociato 145 17 - Le tecniche avanzate e il movimento dell’infinito ∞ 163 18 - Le tecniche di risalita con le pelli 187 Conclusioni 216 Ringraziamenti 218
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PREFAZIONE È con molta soddisfazione che mi accingo a scrivere questa prefazione, la seconda nell’arco di un paio di anni. Soddisfazione non solo personale ma soprattutto in veste di Presidente del Club Alpino San Marino. La precisa idea alla base del progetto che avrebbe portato alla nascita di IAMA, la scuola del Club Alpino San Marino avvenuta nel 2008, riguardava la consapevolezza della necessità di colmare un vuoto. Nel momento in cui la ricerca di nuove metodologie tecniche e didattiche o, più in generale, la ricerca di nuove conoscenze viene sviluppata e portata avanti da singole persone piuttosto che dalle “istituzioni” esistenti, professionali e amatoriali, ritengo sia giusto e necessario fare la propria parte, ognuno secondo le proprie capacità. Per alcuni aspetti, sia nel bene che nel male, non esiste differenza sostanziale tra il professionismo e il mondo del volontariato, due realtà che dovrebbero essere complementari piuttosto che in contrapposizione. Il vero volontario giunge dove il professionismo non può o non vuole arrivare, soprattutto quando il singolo viene di fatto lasciato da solo in una ricerca sostenuta unicamente dalle proprie risorse personali. Ma talvolta il vuoto rimane nonostante le realtà professionali siano diffuse tanto quanto quelle amatoriali. Evidentemente, allora, ciò significa che spesso prevalgono gli egoismi e i personalismi, in un’ottica culturale dominata dal contrasto e dal desiderio di sminuire “l’altro”, anche a costo di ostacolare una ricerca che invece è a vantaggio di tutti. Per questa ragione IAMA si è fatta carico di un compito esclusivo: colmare un vuoto e favorire allo stesso tempo il vero volontariato e il vero professionismo.
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Spesso ci si dimentica che una società progredisce grazie al lavoro pionieristico di una piccolissima minoranza qualificata: sono poche le persone che aprono quella via percorsa poi facilmente dalle masse. Per quanto riguarda le attività di montagna, il vuoto che “doveva” essere colmato per far sì che le nuove conoscenze potessero arrivare a un numero sempre maggiore di praticanti riguardava la partecipazione e il sostegno alla ricerca delle tecniche e dei valori del Metodo Caruso. Come Presidente del Club Alpino San Marino sono fiero di riuscire a sviluppare e a mettere in pratica l’idea originaria, consapevole di vivere una vera ”avventura” in cui la ricerca ha portato ad “aprire” nuovi percorsi che ci conducono verso una conoscenza più completa. Inizialmente tutte le energie erano rivolte all’arrampicata, ma nel volgere di breve tempo si è cominciato anche a sognare di ampliare gli orizzonti. Ricordo bene le facce di tutti quando Paolo affermò per la prima volta che lo sci non era poi tanto diverso dall’arrampicata. Cosa? Sciare è come arrampicare? In occasione delle formazioni di arrampicata con gli istruttori alcune domande diventavano sempre più ricorrenti: “Ma esiste una tecnica per lo sci fuori pista? E se esiste perché non approfondirla? E per quanto riguarda la risalita con le pelli, perché non mettere nero su bianco le conoscenze che derivano dallo studio del movimento del corpo nel Metodo?” Per una piccola realtà come la nostra passare dalle idee ai fatti è semplice e già l’inverno successivo Paolo si impegnò con IAMA per formare un
primo gruppo di ricerca con l’idea di divulgare e approfondire le tematiche legate alla tecnica dello sci secondo una visione a 360° in cui fosse importante, allo stesso tempo, capire e saper mettere in pratica il movimento “migliore” a seconda delle differenti circostanze. Personalmente, come ingegnere, avevo idea che fosse possibile semplificare il linguaggio complicato della didattica dello sci (ancora oggi a volte mi chiedo cosa sia esattamente la cristiania a monte o l’azione sterzante dei piedi) e mi ha subito entusiasmato l’idea della nuova avventura in ambito sciistico, di cui questo nuovo libro è il completamento dell’opera. Il gruppo di ricerca, formato da Marco Besio, Pietro Finamore, Ezio Camisassa, Stefano Scarinci, Marta Zarelli e il sottoscritto, proveniva da esperienze molto diverse, ma di fatto giunse alle medesime conclusioni, che vale la pena ricordare: «Si comincia sci ai piedi e via giù per le piste da sci. Con il passare degli anni chi per noia, chi per curiosità, ci si avventura nel mondo “fuori dalle piste” alla ricerca di nuove emozioni. Scialpinismo, free ride e sci ripido sono la naturale conseguenza. Questo percorso è quasi sempre fatto in maniera autodidattica, perché? Se cerchi di capire come si scia fuori pista, generalmente si ottengono indicazioni vaghe e a volte anche contrastanti del tipo: “Scia come in pista ma più morbido”, “Tieni il peso sempre al centro” oppure “Tieni il peso un po’ più indietro ma non troppo”. Anche tra gli specialisti dello scialpinismo le risposte rimangono più o meno le stesse in quanto si è sempre cercato di riportare nel fuoripista le conoscenze tecniche della pista. Ma se una persona scia bene o benino in fuoripista e vuole migliorare,
capire i propri limiti e i propri difetti, cosa deve fare? È veramente difficile, se non impossibile trovare qualcuno che abbia le idee chiare. Forse per questa ragione, in genere, i corsi di scialpinismo prescindono dall’insegnamento vero e proprio della tecnica sciistica. Ognuno di noi, attraverso percorsi diversi, non trovando risposte che lo soddisfacessero, è giunto a confrontarsi con le tecniche del Metodo grazie a un lavoro sul campo con Paolo, nella speranza di trovare finalmente risposte ai propri interrogativi.» Dai primi appunti scritti quasi per gioco a cena sulla tovaglietta del ristorante alla formulazione sempre più precisa e organica dei principi che regolano il movimento dello sci espressi in questo manuale, il lavoro è stato lungo e articolato: i futuri istruttori si sono messi in gioco con tutto il loro bagaglio di esperienze e sperimentandosi nella didattica attraverso i vari corsi. È stata una bellissima avventura ripercorrere assieme a Paolo l’apprendimento dello sci nella nuova ottica dello studio del movimento che è strettamente connesso all’arrampicata e scoprire o ri-scoprire i principi che regolano il movimento del baricentro e degli arti anche sugli sci. L’intelligenza motoria poggia sulle conoscenze della tecnica del movimento: affrontare le diverse condizioni della neve è in effetti del tutto simile a saper modificare il proprio movimento quando arrampichiamo su roccia o su ghiaccio per adattarlo nel modo migliore a ogni circostanza. Ma se non si ha chiarezza dei principi alla base del funzionamento degli sci nelle diverse condizioni della neve, e se poi non si conoscono le tecniche che favoriscono la messa in pratica dei principi stessi, diventa tutto molto complicato.
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Prefazione
Cito altri pensieri condivisi Marco, Ezio e Pietro, ora navigati istruttori della scuola, perchè danno una idea della dimensione di questo percorso: «Lo studio del metodo applicato allo sci ci ha sorpreso: come se trovandoci bendati di fronte ad un punto panoramico qualcuno avesse tolto la benda e improvvisamente apparisse un orizzonte di mille colori. Abbiamo dato un’origine ed un motivo alle tante sensazioni provate durante le belle discese in neve fresca: sentiamo di dirigerci, in modo guidato e con metodo, verso la consapevolezza di come può muoversi il corpo durante la sciata. Oggi sappiamo che l’intuizione più o meno consapevole che ci spingeva ad andare ancora per una volta “oltre” era giusta. Siamo entrati in un sistema tecnico e didattico in cui l’apprendimento è strettamente connesso con la capacità di insegnamento, in cui si mette al centro “il proprio corpo”, “lo spostamento dei pesi”, “la consapevolezza dei movimenti” piuttosto che il “gesto atletico” nudo e crudo o la tecnologia. Questo fa sì che si entri in un percorso di miglioramento continuo, tale da andare anche oltre lo sci che possiamo mettere in pratica durante lo svolgimento dell’attività motoria, rendendo questo metodo “trasversale e multidisciplinare”. Ci sentiamo ora sciatori che stanno percorrendo, passo dopo passo, con divertimento, confronto e curiosità continua, la lunga strada che porta all’armonia del movimento”» Lo sci è ormai diventato un’attività di massa, accessibile a tantissime persone. Ben lontani sono i tempi in cui non bastava la classica settimana
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bianca per apprendere le tecniche e padroneggiare con disinvoltura le discese. Si sono evoluti sia i materiali (sci, scarponi, attacchi, abbigliamento) che le tecniche: basti pensare a cosa ha rappresentato l’introduzione delle maggiori sciancrature negli sci. Ma a parte i materiali, percepiamo in noi talvolta la necessità interiore di andare un poco “oltre”, di capire qualcosa in più, di avere sensazioni che ci fanno sentire più vivi e più veri, ma anche di essere più consapevoli, così come di riuscire a muoversi in modo più sicuro... Già, anche questo è importante, molto importante. Ma come si acquisisce il controllo? Come si può cercare di sviluppare un movimento maggiormente consapevole in grado di favorire anche l’atto del “prevenire”? Un Metodo tecnico completo non poteva prescindere neanche da queste considerazioni e, dopo aver letto la stesura finale del libro, è facile riconoscere che molte risposte sono arrivate anche in questa direzione. Roberto Stacchini Presidente Club Alpino San Marino – IAMA
Prefazione
Š Paolo Sartori
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I TRE SCHEMI MOTORI NELLO SCI: OMOLOGO, INCROCIATO, AMBIO
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I tre schemi motori nello sci
LA POSIZIONE IN OMOLOGO È la più facile da comprendere e la più naturale. La posizione in omologo è la classica posizione di base nella massima pendenza, ben conosciuta e messa in pratica da tutti gli esperti dello sci: gambe leggermente divaricate (larghezza del bacino) e flesse, braccia e baricentro superiore leggermente in avanti, a compensare lo spostamento all’indietro del bacino (baricentro inferiore). Le mani si spostano in avanti di più rispetto al baricentro superiore. In realtà, per assumere correttamente la posizione base iniziando dalla normale posizione eretta, è opportuno spostare contemporaneamente le braccia insieme al bacino: di conseguenza, il busto e le spalle seguiranno il movimento che inizia dai due punti estremi, cioè il bacino e le mani. Dato che, come già detto, il baricentro inferiore costituisce il centro di massa principale, per bilanciare correttamente il peso dovremo spostare maggiormente il baricentro superiore, in quanto secondario e più leggero. Per questo motivo diventa fondamentale spostare le braccia in modo maggiore rispetto al petto: si ottiene, così, un trasferimento maggiore del centro di massa superiore. In altri termini, lo spostamento in avanti delle braccia consente un movimento più efficace del baricentro superiore: se non coinvolgessimo questi arti sarebbe necessario spostare ancora più in avanti il petto e la
Posizione in Omologo
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testa, assumendo una posizione tutt’altro che naturale, meno comoda ed efficace. Per capire l’importanza degli arti superiori, tralasciamo per un momento lo spostamento del baricentro inferiore con l’obiettivo di concentrarci sul baricentro superiore e sulle braccia; è possibile, così, provare in modi diversi ad assumere la posizione base, al fine di sperimentare la differenza tra il movimento corretto che inizia dalle mani rispetto a un movimento predominante della parte alta del busto. Si tratta cioè di facilitare la percezione, ricorrendo all’apprendimento per estremi: possiamo eseguire l’esercizio eliminando il movimento delle braccia (mantenendole ferme vicino ai fianchi) e confrontando questa esecuzione con quella corretta, in cui le braccia si spostano per prime e in modo maggiore rispetto al petto. Logicamente, anche il movimento eccessivo delle braccia comprometterebbe l’intera posizione del corpo giungendo palesemente perfino a irrigidire la parte bassa della schiena, ostacolando la mobilità del bacino. Già solo con questo primo semplice esercizio, è facile percepire la differenza tra i due tipi di movimento: quando trascuriamo o esageriamo il movimento delle braccia, si sperimenta una posizione del corpo più approssimativa e, soprattutto, meno stabile e naturale.
I tre schemi motori nello sci
La posizione base, che chiameremo anche ”posizione neutra” o, se in movimento, “momento neutro”, è la posizione migliore per stabilità sul piano orizzontale, quando i piedi sono alla stessa altezza, e in tutti i casi in cui lo scivolamento avviene lungo la massima pendenza. In realtà, a parte la situazione dello sciare, si tratta di una posizione molto antica. Per esempio, è conosciuta tra i praticanti di Qi Gong e di Tai Ji Quan con il nome di Ti Bao. Nell’ambito di queste discipline, oltre allo sviluppo dei centri e dei canali energetici che si trovano all’interno del corpo, attraverso tale posizione ci si pone l’obiettivo di ottenere il massimo “radicamento” a terra, nel modo più efficace e rilassato. È quindi una posizione di massimo equilibrio e stabilità. Il peso del corpo deve cadere su tutta la pianta dei piedi differenziando leggermente il carico dei due baricentri su due parti del piede: il bacino grava maggiormente su i talloni, mentre le braccia, il petto e la testa caricano principalmente l’avampiede. Quando si riesce a conseguire la posizione corretta, oltre a percepire in modo più preciso il peso del corpo distribuito su tutta la pianta dei piedi, si inizia ad avvertire e a distinguere con maggiore precisione il lavoro di presa delle dita dei piedi, in particolare dell’alluce. L’alluce svolge un ruolo fondamentale per stabilizzare il peso del corpo e per rendere perfettamente coerente il sistema corpo-sci:
l’importanza di riuscire a svolgere con questo dito un lavoro particolarmente attivo è del tutto paragonabile a quello che lo stesso dito svolge in arrampicata. In questo caso, infatti, senza una buona capacità di fare forza sugli appoggi, lavorando in presa con l’alluce, si è costretti a sollevare il tallone e diventa necessario intervenire con un maggiore sforzo degli arti superiori per compensare il non adeguato caricamento del peso sugli appoggi. Nello sci, se l’alluce non lavora in modo attivo, il peso del corpo non potrà essere distribuito correttamente e, di conseguenza, la stabilità risulterà compromessa. Per essere ancora più precisi, il lavoro attivo dell’alluce permette di ampliare la base d’appoggio, di trasmettere meglio i carichi su tutta la lunghezza del piede e, di conseguenza, dello sci. Inoltre, quando si assume la posizione base, la “presa” dell’alluce facilita l’atto di ridurre la lordosi lombare (la curva fisiologica della colonna vertebrale nel tratto inferiore) attraverso la retroversione del bacino, aspetto già ampiamente trattato nelle precedenti pubblicazioni, essendo un elemento determinante per poter trasmettere al meglio la forza-peso sui piedi.
Posizione in Incrociato
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INTRODUZIONE ALLE TECNICHE: GLI ESERCIZI DA FERMI
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Introduzione alle tecniche: gli esercizi da fermi
Gli esercizi descritti a seguire favoriscono la percezione dei movimenti relativi alle tecniche vere e proprie del Metodo, descritte successivamente. In particolare, permettono di imparare a gestire il peso in tutte le posizioni, al centro, in avanti e indietro, insieme all’appoggio preciso dei bastoncini. Tutti gli esercizi successivi si eseguono sul piano, con gli sci ai piedi. SOLLEVAMENTO ORIZZONTALE DEGLI SCI CON IL DOPPIO APPOGGIO DEI BASTONI: PESO AL CENTRO Il primo aspetto importante di questo esercizio, così come dei successivi, consiste nell’individuare il punto preciso ove appoggiare i bastoncini. In questo caso
l’appoggio è centrale, in prossimità della parte anteriore degli scarponi. Dopo aver effettuato il piegamento, eseguiremo una distensione marcata per eseguire un piccolo saltello e innalzare il corpo verticalmente: grazie anche alla pressione sui bastoncini, potremo richiamare le ginocchia verso il petto e sollevare gli sci per un istante, mantenendoli orizzontali al terreno. L’esecuzione corretta implica che, dopo aver effettuato il saltello, gli sci ritornino nella posizione iniziale. Questo esercizio è utile per imparare a sviluppare la centralità del peso; è importante per iniziare a percepire il “punto morto” e, inoltre, è propedeutico alla curva saltata e a tutti gli esercizi successivi.
A
B
C
D
Sollevamento in orizzontale
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Introduzione alle tecniche: gli esercizi da fermi
SOLLEVAMENTO DELLE CODE DEGLI SCI CON IL DOPPIO APPOGGIO DEI BASTONCINI: PESO IN AVANTI In questo esercizio il punto d’appoggio dei bastoncini sarà in avanti, verso le punte degli sci, in modo tale da poterci appoggiare su di essi mentre si compie una distensione marcata, al fine di eseguire un piccolo saltello e di sollevare per un istante le code degli sci, richiamando i talloni verso i glutei. Per eseguire correttamente l’esercizio, la distensione e l’appoggio sui bastoni devono essere tali da sollevare il corpo verso l’alto e leggermente in avanti, senza alcuna evidente componente di spinta orizzontale: in questo modo, le punte degli sci rimangono ferme sulla neve, sollevandosi momentaneamente soltanto le code. Questo esercizio è utile per imparare a spostare il peso in avanti, con il conseguente alleggerimento delle code. Inoltre, come già detto a proposito della consapevolezza degli estremi, è fondamentale per conoscere e saper raggiungere il limite massimo dello spostamento del corpo in avanti, migliorando necessariamente il controllo di tutte le situazioni intermedie comprese tra detto limite e la posizione al centro.
Sollevamento code
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LE TECNICHE DI BASE
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Le tecniche di base
SPAZZANEVE ALL’INDIETRO SULLA MASSIMA PENDENZA CON VARIAZIONE DEL PESO Praticare lo spazzaneve all’indietro, ci consente di migliorare ulteriormente la gestione del peso in senso longitudinale. Inoltre, in questo caso, acquista importanza la fase dello spostamento del corpo in avanti, nel momento in cui si intende frenare. Ciò ci tornerà utile nel momento in cui inizieremo a praticare le tecniche relative alle curve con gli sci paralleli. L’inclinazione del pendio non deve essere eccessiva, in modo tale da poter apprezzare le piccole differenze di movimento, senza acquisire eccessiva difficoltà. Si consiglia di eseguire l’esercizio senza bastoncini o, in alternativa, con i bastoncini impugnati al centro, al fine di non generare interferenze nell’equilibrio naturale del corpo. Descrizione • Dopo essersi disposti sulla massima pendenza con le punte divaricate faccia a monte, si inizia lo scivolamento diminuendo la presa degli spigoli e mantenendo il peso al centro. Si alterna lo spostamento del corpo nelle tre posizioni, centro, avanti e dietro: per frenare sposteremo il carico sull’avampiede (punte), per riprendere la scivolata ci sposteremo al centro e, per aumentare velocità porteremo il peso verso i talloni. Considerando che le punte degli sci sono più lunghe delle code, diventa ancora più evidente che l’azione frenante si attua trasferendo il baricentro sulle parti degli sci che sono maggiormente divaricate: cioè, nel caso specifico, sulle punte. In altri termini, praticando l’esercizio appena descritto, è possibile sperimentare come il carico possa essere trasferito in avanti molto di più rispetto al caso opposto, cioè indietro. Ciò, come detto sopra, è dovuto al fatto che le code degli sci sono più corte delle punte fatto che, considerando anche l’anatomia del piede, facilita il movimento in avanti. Se consideriamo, poi, la tendenza “istintiva” che porta mediamente all’arretramento, possiamo dedurre facilmente che praticare lo spazzaneve all’indietro favorirà il controllo della gestione del peso in avanti. Per questa ragione, l’esercizio qui descritto merita una considerazione di particolare rilievo.
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Le tecniche di base
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C
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E
F
A e B Spazzaneve all’indietro - peso al centro - C e D Spazzaneve all’indietro - peso indietro - E e F Spazzaneve all’indietro - peso avanti
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Le tecniche di base
SPAZZANEVE CON CURVE E MOVIMENTO DELL’INFINITO ∞, PESO DA DIETRO AL CENTRO Questa tecnica si basa sull’alternanza delle posizioni in ambio, sul lato destro e poi sul sinistro, o viceversa. Il movimento coinvolge in modo contemporaneamente le gambe, la vita, il busto e le braccia. Ho denominato “movimento integrato” questo tipo di azione in cui tutto il corpo partecipa come un insieme armonico, in modo tale da favorire lo sviluppo e la percezione di un movimento il più possibile naturale. Non è opportuno dilungarci oltre nell’argomento, in quanto si è già detto di come un’esecuzione motoria “spezzata”, basata sui movimenti separati delle parti del corpo, non facilita né l’apprendimento né la comprensione dell’atto motorio in generale. Si ricorda, però, che nelle fasi iniziali il movimento esterno, cioè della periferia (le mani e le braccia), dovrebbe essere relativamente ampio in modo tale da favorire la mobilità del baricentro; successivamente, tale movimento viene diminuito in favore di un più preciso ed efficace “movimento interno”, cioè del baricentro inferiore, della vita e del baricentro superiore. L’inclinazione del pendio è leggermente maggiore rispetto ai casi precedenti. Si consiglia di eseguire l’esercizio senza bastoncini o, in alternativa, con i bastoncini impugnati al centro, al fine di non generare interferenze nell’equilibrio naturale del corpo. Descrizione • Si può iniziare indifferentemente dalla diagonale o dalla massima pendenza. È possibile eseguire l’esercizio mantenendo sempre entrambi gli sci a contatto con la neve, così come sollevando lo sci a monte (interno alla curva) nel momento in cui questo non è più gravato dal peso. Per curvare si sposta il baricentro sul tallone, cioè sulla coda dello sci opposto alla direzione della curva. Ad esempio, sulla coda dello sci sinistro per curvare a destra e, viceversa, sulla coda dello sci destro per curvare a sinistra. Come già descritto precedentemente, lo spostamento del peso avviene in modo coordinato con il piegamento della gamba, con la rotazione della vita e con il movimento della mano (braccio). Si ricorda che il movimento “esterno” deve corrispondere al movimento” interno”: nel caso in cui curviamo verso destra, la mano sinistra si sposta da
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dietro verso avanti perché, in realtà, questo è il percorso che facciamo compiere al carico sullo sci di sinistra. • Il peso del corpo e la mano raggiungono il centro (la posizione davanti all’addome) nel momento in cui decidiamo di terminare la curva: inizieremo allora a trasferire il peso sulla coda (tallone) dello sci di destra, ruotando la vita e spostando la mano destra da dietro verso avanti. Per facilitare la comprensione del movimento del corpo da una posizione in ambio all’altra, con il relativo spostamento delle mani, può essere utile ricorrere a una immagine che consiste nel visualizzare il movimento dello “infinito” ∞ che compie una immaginaria palla mentre passa da una mano all’altra. Ad esempio, prendiamo la palla con la mano sinistra e la portiamo dietro al fianco sinistro; la trasferiamo quindi in avanti e, nel momento in cui è davanti all’addome, la passiamo alla mano destra così da continuare il moto fin dietro il fianco destro per poi ritornare nuovamente al centro, davanti all’addome. A parte il Passo Pattinato, queste particolari curve a spazzaneve costituiscono la prima tecnica del Metodo in cui è possibile iniziare a sperimentare, con una certa precisione, quel particolare tipo di spostamento del peso e di rotazione della vita che genera il movimento dello “infinito” ∞ che, come abbiamo già anticipato, rappresenta forse il livello più elevato da raggiungere nelle tecniche del Metodo.
Le tecniche di base
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B
C
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AF
GA
HA
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M
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Spazzaneve con curve e movimento ∞
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Le tecniche avanzate e il movimento dell’infinito
PARALLELO SU NEVE POLVEROSA: PESO DA DIETRO (INIZIO CURVA) AD AVANTI (FINE CURVA) Come già anticipato precedentemente, a differenza di quanto accade sulla neve compatta, se si iniziasse una curva su neve fresca profonda portando il carico in avanti, le punte degli sci tenderebbero a sprofondare nella neve fino a bloccarsi, con probabile rischio di caduta. La differente risposta degli sci, a seconda della consistenza della neve, è alla base della necessità di acquisire l’abilità di gestire il proprio peso in modi diversi, allo scopo di diventare capaci di eseguire il movimento giusto in ogni situazione. Parallelo in polvere – peso dietro/avanti con un bastoncino
Pertanto, nel caso della neve fresca si porta prima il carico sulla parte posteriore degli sci: le punte alleggerite dal peso possono quindi essere indirizzate gradualmente verso la nuova direzione. Soltanto dopo aver iniziato la curva, si sposta il baricentro in avanti, per poi tornare con il peso al centro, nella posizione di partenza. Ad essere precisi, la posizione centrale del corpo su neve fresca è leggermente più arretrata rispetto al caso della neve compatta. Infatti, considerando che gli scarponi sono fissati sugli sci più indietro rispetto al centro, nel momento in cui siamo sulla massima pendenza, il carico maggiore ricevuto dalle code determina uno sprofondamento più importante delle stesse. In altri termini, le tavole non si dispongo-
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Le tecniche avanzate e il movimento dell’infinito
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Parallelo in polvere – peso dietro/avanti con due bastoncini
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LE TECNICHE DI RISALITA CON LE PELLI
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Le tecniche di risalita con le pelli
La maggior parte delle innovazioni alle Tecniche di risalita introdotte dal Metodo sono state sviluppate e messe a punto prima delle tecniche di discesa. Alcuni aspetti di esse cominciano a essere parzialmente conosciuti mentre altri sono completamente inediti e vengono tuttora insegnati esclusivamente nella Scuola di Alpinismo del Club Alpino San Marino – Accademia Internazionale Montagna Arrampicata (IAMA) che, si ricorda, è attualmente l’organo tecnico per l’insegnamento ufficiale del Metodo Caruso®. Questo libro ha anche lo scopo di trasmettere le tecniche corrette, aiutando il lettore a evitare gli errori e da gli insegnamenti imprecisi o scorretti. Per quanto riguarda le Tecniche di risalita con gli sci, i passi e le inversioni più avanti descritti, inerenti lo schema incrociato simultaneo e lo schema incrociato simultaneo evoluto derivano da corrispondenti tecniche di progressione in arrampicata su roccia e ghiaccio: Alpinismo su neve e ghiaccio, Verdone Editore 2014, è il testo più dettagliato e aggiornato su questo argomento. Per chi conosce queste tecniche, così come l’isolamento bacino/busto o, più precisamente, alla capacità di differenziare il movimento del due baricentri (inferiore e superiore), risulta semplice e rapido adattare le conoscenze già acquisite alle tecniche di risalita con le tessilfoca. Per chi invece non ha mai praticato le tecniche del Metodo Caruso in arrampicata, l’apprendimento è un po’ più complesso perché si tratta di acquisire da zero nuove conoscenze. La terminologia qui utilizzata, ovviamente, è quella originaria e non è certo un caso. I nomi delle tecniche indicano infatti dei concetti inequivocabili o degli schemi motori ben precisi. Ne consegue che un errore nella terminologia può essere indicativo di una mancata comprensione dei principi fisici e motori da cui la tecnica stessa scaturisce: anche da ciò è possibile valutare il livello di conoscenza di un insegnante. Questa riflessione è importante per comprendere e limitare gli errori che, come una valanga, ricadono sui praticanti a opera di insegnamenti approssimativi. Tornando alla risalita con gli sci, prima di descrivere le tecniche di inversione più importanti è fondamentale
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comprendere le differenze tra i tre passi di progressione principali, basati sullo schema incrociato. In verità, esiste anche la possibilità di usare i bastoncini secondo lo schema omologo, puntandoli cioè contemporaneamente e alla stessa altezza. Si tratta comunque di casi che non meritano approfondimenti particolari, in quanto semplici e meno frequenti: per esempio, volendo superare un breve cambio di pendenza ripido, si può favorire l’azione di spinta delle braccia, posizionando i bastoncini alla stessa altezza.
Le tecniche di risalita con le pelli
PASSO BASE O INCROCIATO SIMULTANEO Si tratta del passo più simile a quello del camminare e, quindi, è quello generalmente più utilizzato dai praticanti che non conoscono le altre tecniche di risalita. Il corpo rimane dritto e si muove senza isolamento bacino/busto, l’ampiezza dei passi in scivolata è naturale: giusti in relazione alla statura della persona, ossia né corti né lunghi. Durante la progressione si lavora su due aspetti principali. Il primo riguarda la simultaneità del movimento incrociato gamba/braccio opposto: il bastoncino e lo sci si spostano contemporaneamente, in particolare all’inizio e alla fine del movimento.
Il secondo consiste nel non sollevare inutilmente gli sci dalla neve, evitando di sprecare energie. Infatti, un meccanismo automatico porta il principiante a sollevare troppo le tavole, come si fa quando si salgono le scale a piedi. Senza giungere all’esagerazione contraria, come se si dovesse sempre e soltanto spingere gli sci senza mai staccarli dalla neve, è opportuno ricercare un movimento naturale privo di sforzi superflui. Sollevare leggermente gli sci o non sollevarli affatto dipende dall’ampiezza del passo, dall’inclinazione del pendio e da altri fattori che si acquisiscono naturalmente praticando le tecniche successive.
Passo base
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Le tecniche di risalita con le pelli
PASSO CORSA O INCROCIATO (SIMULTANEO) VELOCE È il passo che consente la maggiore velocità. L’assetto del corpo è leggermente differente dal precedente in quanto c’è l’esigenza di portare il baricentro superiore del corpo leggermente in avanti, adeguatamente alla velocità della progressione. Procedendo in salita lo-
gicamente è opportuno ridurre l’ampiezza del passo, in modo da riuscire a mantenere un ritmo veloce e costante. Anche l’ampiezza dello spostamento dei bastoncini è ridotta, ma sempre coordinata al movimento dei piedi. Si tratta comunque di una progressione faticosa, adatta allo sci alpinista particolarmente allenato o alle competizioni.
Passo corsa
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Le tecniche di risalita con le pelli
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CONCLUSIONI Terminata l’ultima lettura del manoscritto, mi sento di poter affermare di aver raggiunto l’obiettivo che mi sono proposto nel momento di iniziare la complessa stesura del testo. Oltre a fornire per la prima volta una descrizione coerente e precisa della Progressione Tecnica e dei principi che sono alla base degli esercizi di risalita e di discesa “per lo sci completo” del Metodo Caruso®, mi stava particolarmente a cuore l’idea di far emergere alcuni degli aspetti valoriali che considero più importanti delle stesse tecniche. Ritengo che la pratica corretta delle attività che si svolgono in montagna e, più in generale, in natura possa costituire una esperienza formativa importante per ogni praticante. In genere, è facile capire l’importanza di ampliare le proprie conoscenze e sviluppare le proprie capacità nel migliore dei modi, considerando anche i risultati pratici che le abilità acquisite consentono di ottenere. Invece, studiare e comprendere la tecnica del movimento in attività complesse quali quelle inerenti la montagna, considerando che queste stesse attività, nel momento in cui si praticano in modo “completo”, possano essere fonte di crescita “umana o interiore” e di consapevolezza, è cosa tutt’altro che scontata. Capire sul piano teorico migliorando, allo stesso tempo, la capacità di percepire il movimento “giusto” e l’abilità di osservare, oltre a favorire la coordinazione dei “tre canali” di comunicazione e conoscenza, costituisce un processo sinergico che coinvolge la persona a livello globale. Si tratta di un percorso che porta ad agire non certo per “automatismi”, per abitudine o per sentito dire, ma a conoscere e a valorizzare i vantaggi e gli svantaggi di ogni singola azione motoria. Ad esempio, si arriva facilmente a capire che se si diffonde la moda di sciare con gli sci uniti e con la contro-rotazione della vita, questa non può essere una soluzione valida
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“sempre”, in tutti i casi particolari. Allo stesso modo, se una moda successiva promuove la sciata in conduzione, con gli sci divaricati, senza rotazione della vita e con le braccia il più possibile “immobili”, diventa facile comprendere che nei casi in cui ci troveremo a sciare in neve fresca, neve crostosa, o in situazioni difficili e pericolose, sarà opportuno cambiare tipo di movimento. Ma per poter effettuare queste scelte è necessario aver acquisito un bagaglio motorio ampio, tale da poter variare il proprio modo di agire e di sciare. Questo è l’aspetto e il fine più nobile di un allenamento tecnico inerente il movimento. Il concetto di “resilienza” di cui spesso si parla, che è alla base della capacità di adattamento, poggia su queste premesse, senza la quali rimarrebbe soltanto una parola vuota e astratta, non trovando riscontro nell’azione. Tutto ciò apre la porta a considerazioni più importanti, come quella di riuscire ad acquisire una maggiore libertà: la capacità di discernere tra più elementi e di scegliere la cosa giusta al momento giusto è – già di per sé - un risultato essenziale che indica la bontà del percorso intrapreso. È con questo augurio che salutiamo il lettore.
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Manuali teorici e pratici per l’outdoor in montagna
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Paolo Caruso, Guida Alpina nota per lo studio innovativo sul movimento nell’arrampicata, affronta ora lo studio delle tecniche sciistiche nel fuoripista in una nuova ottica, proprio grazie all’esperienza maturata con il Metodo Caruso®. I manuali di scialpinismo “tradizionali” non analizzano la tecnica del movimento, oppure si rifanno ai testi “dei Maestri di sci, come se non ci fossero differenze sostanziali di movimento e quindi di tecniche” con la pista battuta. Ma chi per le prime volte si trova ad affrontare la neve “fresca” in tutte le sue varianti, su pendii di diversa inclinazione, con uno zaino in spalla, pur con una buona preparazione su pista capisce subito che si tratta di un “gioco” diverso. Le classificazioni delle curve per ampiezza e frequenza diventano aspetti secondari rispetto alla necessità di rimanere in piedi, di muoversi in sicurezza, risparmiando le forze, riuscendo nel contempo a divertirsi e apprezzare il movimento sulla neve non battuta. Questi sono gli obiettivi di tutti gli scialpinisti, a prescindere dal livello posseduto e dalla difficoltà dell’itinerario. La capacità dello sciatore di adattarsi nel modo migliore alle condizioni della neve è il primo fattore di sicurezza in montagna. Come cambia l’assetto del corpo nelle diverse situazioni? Come imparare a gestire il peso e il movimento per far fare agli sci la cosa giusta al momento giusto? E come si fa a sapere qual è la cosa giusta? Queste sono le domande cui l’autore cerca di rispondere con questo nuovo, imponente lavoro. Dapprima si analizzano i principi “fondamentali”: gli schemi motori di base, l’uso dei due baricentri e lo spostamento del peso, la distanza tra gli sci, i vari tipi di angolazione, il movimento del corpo verso il basso e verso l’alto. Quindi si introducono le tecniche e gli esercizi peculiari del Metodo Caruso®, in un percorso preciso teso a migliorare soprattutto la capacità di “sentire” il movimento giusto, di capire il perché delle cose, che mette l’uomo al centro del quadro. Un manuale, quindi, che va oltre gli innovativi aspetti tecnici della risalita e della discesa per riproporre valori essenziali dell’andare in montagna e toccare tematiche “profonde” del movimento, come quelle che emergono da un nuovo approccio di insegnamento ai non vedenti.
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