LARIO ROCK
Falesie
Sesta edizione Maggio 2023
ISBN 978 88 55471 299
Copyright © 2023 VERSANTE SUD – Milano, via Rosso di San Secondo ,1. Tel. +39 02 7490163 www.versantesud.it
I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento, totale o parziale, con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi.
Copertina Valentina Arnoldi su Transvision Vamp, 7c+ alla falesia di Animal House © Eugenio Pesci
Testi Eugenio Pesci e Pietro Buzzoni
Disegni Carolina Quaresima e Damiano Sessa
Cartine Tommaso Bacciocchi. © Mapbox, © Open Street Map
Simbologia Tommaso Bacciocchi
Impaginazione Ilaria Raboni
Stampa Tipolitografia Pagani – Passirano (BS), Italia
Km ZERO
Guida fatta da autori che vivono e
l’arrampicatasviluppano
sul territorio
Cosa significa?
È una guida a KM ZERO!
Che è più sana e ha più sapore, perché fatta da arrampicatori locali.
Come i pomodori a Km 0?
Certo! E la genuinità non è un’opinione.
Gli autori locali fanno bene a chi scala: – hanno le notizie più fresche e più aggiornate;
non rifilano solo gli spot più commerciali;
reinvestono il ricavato in nuove falesie.
Gli autori locali fanno bene al territorio: – pubblicano col buonsenso di chi ama il proprio territorio;
sono attenti a promuovere tutte le località; – sono in rete con la realtà locale.
E infine la cosa più importante: sulle loro rocce, c’è un pezzetto del loro cuore
Nota
L’arrampicata è uno sport potenzialmente pericoloso, chi la pratica lo fa a suo rischio e pericolo.
Tutte le notizie riportate in quest’opera sono state aggiornate in base alle informazioni disponibili al momento, ma vanno verificate e valutate sul posto e di volta in volta, da persone esperte prima di intraprendere qualsiasi scalata.
Km ZERO
Guida fatta da autori che vivono e sviluppano l’arrampicata sul territorio
Il 2% del ricavato di questa guida viene reinvestito in materiale per attrezzare vie e falesie
PIETRO BUZZONI EUGENIO PESCI
LARIO ROCK Falesie
Resegone - Falesie di Lecco - Alto Lario
orientale - Valsassina - Grigne - Triangolo
Lariano - Sponda occidentale del Lago
Le falesie numerate in rosso e con il loghino di iClimbing sono disponibili solo sulla app. Utilizza il codice che trovi a pagina 1, segui le istruzioni, scarica la guida completa su
e goditi tutti i contenuti digitali.
MAPPA GENERALE
Ringraziamenti
Stefano Alippi, Alberto Allevi, Cristina Alvazzi, Teresa Amoriello, Marco Anghileri, Giulio Arman, Daniela Artusi, Marco Ballerini, Elia Balloni, Giacomo Barberis, Lorenzo Baronio, Giuseppe Bonfanti “Ciusse”, Luca Bozzi, Sonja Brambati, Marco Brambilla, Simone Bressan, Don Agostino Butturini e il gruppo Condor, Carlo Caccia, Andrea Campioli, Stefano Canali, Andrea Cari, Adriano Carnati, Stefano Carnati, Valerio Casari, Daniele Cazzamalli, Andrea Cazzaniga, Piero Cendali, Daniela Ceriani, Silvia Cesana, Giovanni Chiaffarelli, Eleonora Chiappa, Domenico Chindamo, Elisabetta Colombo, Giorgio Confalonieri, Elena Congiu, Pietro Corti, Valerio Corti, Andrea Crippa, Chiara D’ambrosio, Matteo Della Bordella, Klaus Dall’Orto, Elisabetta De Berti, Annalisa De Marco, Flavio De Stefani, Matteo Dezaiacomo, Raffaele Dinoia, Massimo Disarò, Chiara Donati, Riky Felderer, Francesco Ferrari, Ivo Ferrari, Delfino Formenti, Rosy Forte, Stéphanie Frigiere, Martina Frigerio, Federico Fusi, Luca Gabaglio, Alessandra Galeazzi, Paolo Nacio Galeazzi, Giovanni Galli, Marco Galli, Tommaso Garota, Michele Gatti, Roberta Geddo, Cristina Gerelli, Mario Giacherio, Tita Gianola, gruppo Asen park Lecco, Simone Invernizzi, Lele Gerli, Roberto Lainati, Ilaria Lanfranconi, Giovanna Lanzavecchia, Fabio Lenti, Alessandro Longoni, Luca Lozza, Mauro Lunardi, Cristina Luzi, Marco Maggioni, Michele Mandelli, Anna Viola Marabini, Filippo Margary, Marino Marzorati, Matteo Maternini, Luigi Mauri, Oscar Meloni, Federica Mingolla, Fabio Molteni, Alessandro Monti, Maddalena Monti, Giovanni Nicoli, Marco Nicolodi, Enzo Nogara, Gino Notari, Ursula Oberrauch, Adam Ondra, Marco Paredi, Elia Parenti, Luca Passini, Alessandro Passoni, Simone Pedeferri, Eleonora Pesci, Fabrizio Pina, Marta Pirovano, Alessandro Putgioni, Bruno Quaresima, Mona Ramsenthaler, Norberto Riva, Giovanni Rivolta, Giuseppe Rocchi, Alessandro Ronchi, Gianni Ronchi, Gianmarco Rovagnati, Aldo Rovelli, Andrea Savonitto, Luca Schiera, Adriano Selva, Andrea Spandri, Nicoletta Soldà, Giorgio Sormani, Mauro Sormani, Giacomo Tagliabue, Gianfranco Tantardini, Silvana Tantardini, Gabriele Tocchetti, Silvia Toso, Simone Totaro, Federico Tresoldi, Davide Trincavelli, Marco Vago, Fabio Valseschini, Matteo Vita, Paolo Vitali, Ivano Zanetti, Anna Zardi.
Questa indicazione tiene conto di diversi fattori tra cui, oltre alla bellezza della roccia e dei tiri, l’ambiente circostante, la tranquillità del posto e tutto ciò che può rendere una falesia splendida, bella, meritevole o non esaltante. Questa valutazione è personale e soggettiva.
L’indicazione tiene conto della distanza tra le protezioni e il loro posizionamento in relazione alla via.
Questa indicazione si riferisce all’affollamento medio di una falesia durante il periodo consigliato e con condizioni climatiche ideali.
Indicazione generale che valuta la comodità media del terreno dove si fa sicura. Non è da escludere che in alcune falesie dove per la maggior parte dei tiri la base è comoda, per altri potrebbe essere necessario assicurarsi o stare in equilibrio su un piccolo terrazzino.
Questa indicazione è utile per pianificare gli spostamenti soprattutto nel caso di più persone con più macchine: nel caso di parcheggio discreto o difficile è consigliato utilizzare il minor numero di veicoli possibile o i mezzi pubblici.
caduta sassi
IN TUTTE LE FALESIE È SEMPRE PRESENTE
L À POSSIBILITÀ DI CADUTA SASSI.
L’UTILIZZO DEL CASCO È SEMPRE RACCOMANDATO SIA PER CHI SCALA SIA PER CHI FA SICURA!
Nelle falesie dove questo rischio è maggiore e concreto, l’indicazione SÌ consiglia vivamente l’utilizzo del casco.
avvicinamento
L’indicazione dei tempi di avvicinamento a piedi dal parcheggio alla base della falesia o del primo settore che si raggiunge, è calcolata su una velocità media di cammino considerato anche il peso dell’attrezzatura (corde, zaini, rinvii, scarpette, acqua, vestiti e quant’altro).
Il tempo di percorrenza può variare in base a condizioni climatiche e del terreno. Ad esempio in tardo autunno, alcuni sentieri possono essere totalmente ricoperti dalle foglie per cui, oltre a perdere più facilmente la traccia, la camminata è più lenta. Idem nel caso di accessi ripidi durante le calde giornate estive sotto il sole. L’indicazione rimane soggettiva e variabile in base anche ad altri fattori che possono influire sui tempi di percorrenza.
per famiglie
Questa indicazione non è da confondere con la presenza o meno di tiri nei gradi più facili ma semplicemente per capire se è possibile recarsi alla base di questa falesia con bambini piccoli o che necessitano di un controllo costante da parte degli adulti. Molte falesie spesso non sono adatte a famiglie con bambini piccoli per la possibile presenza di cenge esposte, per l’avvicinamento impegnativo o pericoloso, per la possibilità di caduta sassi, per la presenza di una strada trafficata o altri pericoli oggettivi.
PORTARE DEI BAMBINI IN AMBIENTE NATURALE PUÒ ESSERE COMUNQUE RISCHIOSO. QUESTA SEGNALAZIONE DELL’AUTORE HA LA SOLA FUNZIONE DI AIUTARE GLI ADULTI A TROVARE LUOGHI CON MINORI RISCHI OGGETTIVI. RESTA COMUNQUE COMPITO DEL GENITORE LA VALUTAZIONE FINALE DEL LUOGO E L’ASSISTENZA COSTANTE AI MINORI.
Difficoltà a trovare il parcheggio? Con una semplice scansione di questo codice attraverso una delle tante applicazioni disponibili, è possibile attivare il navigatore del vostro smartphone che vi porterà direttamente al parcheggio. Le coordinate si rifersicono alle mappe di Google.
principianti
Con questa indicazione si individuano le falesie dove la maggior parte dei tiri presenti sono ideali anche per i principianti o per chi arrampica per “la prima volta”. La chiodatura di queste falesie è solitamente molto sicura e ravvicinata anche se non mancano alcune eccezioni.
Prefazione alla sesta edizione
A soli quattro anni di distanza dalla quinta e precedente edizione di questa ormai storica guida di arrampicate sportive nelle falesie tra Lecco, Como e Valsassina, è evidente la necessità di un corposo e puntuale aggiornamento tecnico, in ragione delle numerose e belle nuove falesie attrezzate negli ultimi anni in queste aree.
La presenza di diverse nuove falesie, di diversa grandezza e bellezza, e la risistemazione con materiali sicuri e imponenti lavori basali e di accesso, di diverse pareti locali, rende oggi necessaria e utile la redazione di una nuova guida che riunisca in un unico volume, programmaticamente esaustivo nell’anno 2023, tutto il patrimonio verticale delle falesie lariane.
Da quasi cento anni le montagne e le rocce comprese fra Lecco e Como rappresentano uno dei principali territori di scalata nelle Alpi: le quote abbastanza modeste, l’assenza di strutture glaciali o prevalentemente nevose, e l’incredibile ricchezza di pareti calcaree ha, nel corso dei decenni, orientato i frequentatori verso l’arrampicata su roccia, che ha avuto qui, indubbiamente, una delle sue culle alpine.
La tradizione secolare dei “rocciatori” ha iniziato a svilupparsi sin dai primissimi anni del ventesimo secolo, sulle guglie della Grignetta, con Eugenio Fasana, Arturo Andreoletti, Erminio Dones, Giuseppe Dorn, primi audaci pionieri di una successiva ricerca verticale che non ha fino a oggi mai avuto soluzione di continuità.
La grande scuola lecchese di Cassin, Ratti, Panzeri, Vitali, Dell’Oro, Gandin, Esposito ha lasciato, come noto, un segno profondo non solo nella storia alpinistica delle Grigne e del Resegone ma delle Alpi stesse, dove questi personaggi si sono resi protagonisti di salite da subito inserite fra quelle fondamentali nella storia dell’alpinismo su roccia.
I successivi decenni, consacrati spesso all’arrampicata mista, libera e artificiale, talora lungo linee molto estetiche e repulsive, hanno fruttato, sulle rocce lecchesi, moltissimi itinerari difficili e non di rado difficilmente chiodabili. Spesso non ripetuti. La fine degli anni sessanta e gli anni settanta videro per contro un ritorno alla ricerca di belle vie in arrampicata libera, nel tentativo di superare, stando al passo con i tempi, il fatidico limite del VI+, messo in dubbio nella teoria e nella pratica da Messner e dai più importanti arrampicatori anglosassoni e americani.
La fine degli anni settanta vide nel lecchese l’importazione delle prime metodiche di chiodatura con protezioni fisse, spit, che alcuni arrampicatori locali di punta avevano apprezzato nelle gole del Verdon, tempio e luogo di nascita dell’arrampicata sportiva moderna. La nascita dei primi monotiri a spit segnò un momento cruciale nella evoluzione della cultura alpinistica lombarda: ciò avvenne a Introbio, alla Bastionata del Lago, al Nibbio. Poco dopo, nel 1984, all’Antimedale e a Realba. Nacque così anche nel lecchese, come stava accadendo in varie altre zone italiane (ad esempio, Arco, Finale, Sperlonga), un movimento, inizialmente assai ristretto, di climbers tesi alla ricerca della difficoltà pura e della bellezza del gesto tecnico. Una delle caratteristiche essenziali di questa evoluzione è sempre stata, sin da allora, nel lecchese, l’assenza o quasi, di noiose e tendenziose dispute di finta etica della vetta, fenomeno altrove spesso presente, e ciò ha permesso una tranquilla e armonica crescita parallela sia della dimensione sportiva che di quella più legata all’alpinismo classico su roccia.
Nel corso degli ultimi trent’anni il numero delle falesie dedicate all’arrampicata sportiva si è via via moltiplicato, raddoppiandosi negli ultimi quindici, tanto che oggi la zona lecchese presenta una inusuale densità di strutture rocciose brevi con migliaia di monotiri ben attrezzati a fix o resinati. Già frequentata, per la zona della Grignetta, dagli stranieri, sin dagli anni ’30, l’area lecchese è spesso visitata anche oggi da un pubblico internazionale, di lingua tedesca soprattutto, benché non
si registri ancora un affollamento eccessivo come accade in altri santuari dell’arrampicata sportiva italiana.
La possibilità di abbinare, nelle diverse stagioni, arrampicata sportiva, arrampicata classica e su vie di più tiri, escursionismo, escursionismo invernale e sci, caratterizza l’area, aggiungendosi alla sua estrema comodità di accesso rispetto alle grandi vie di comunicazione del nord e dalla città di Milano.
Non è dunque un caso che queste zone siano state, in un secolo, oggetto di un numero incredibile di pubblicazioni, e che siano unanimemente considerate, sotto la generale dizione “Grigne”, l’area di attività sportiva all’aria aperta più frequentata delle Alpi. Allo stesso modo, anche le moltissime falesie hanno avuto in quasi quarant’anni una grande quantità di descrizioni tecniche, in numerose topoguide, articoli su riviste, siti, congressi e meeting.
Il presente volume continua dunque la ormai consolidata tradizione di presentazione, descrizione ed analisi delle falesie lariane iniziato con la prima edizione entro questa collana nel 1997. Le settecentocinquanta abbondanti pagine del volume – mole non indifferente per un libro di questo tipo – sono testimonianza evidente di un fenomeno che va oltre gli aspetti meramente sportivi e che assume una notevole importanza sotto diversi ed altri profili, come quello dell’indotto economico legato al turismo sportivo, come quello della frequentazione del paesaggio lariano e dell’affetto per questi luoghi. Arrivando infine anche all’attenzione verso le tradizioni alpinistiche centenarie proprie delle città di Lecco, Como e Milano, tradizioni inscindibili dalle Grigne e dal Resegone, al di là delle differenze fra arrampicata sportiva e alpinismo classico. Come il lettore attento non mancherà di notare, gli autori hanno cercato di raccogliere il maggior numero di informazioni possibili e hanno volutamente dato ampio spazio agli aspetti iconografici, partendo dalla condivisa idea che delle belle e numerose immagini siano un eccellente stimolo per la frequentazione delle zone rocciose, indipendentemente dal livello tecnico dei praticanti. È necessario, come sempre, infine ricordare qui che questo lavoro è stato possibile solo grazie alla stretta e partecipe collaborazione di numerosissimi arrampicatori ed esperti delle falesie lariane, che si sono dimostrati senza distinzioni di sorta tutti estremamente disponibili e altamente collaborativi. Allo stesso modo essenziale è stata la collaborazione degli attrezzatori delle nuove falesie che, insieme a quelli che nei decenni precedenti hanno chiodato le strutture già esistenti, rappresentano il vero cuore dell’arrampicata in quest’area geografica.
Introduzione tecnica
Informazioni generali
L’area rocciosa compresa fra Lecco e Como presenta una grande densità di strutture rocciose brevi, in genere di altezza compresa tra i 20 e i 70 metri e di pareti di differente aspetto, e di altezza variabile tra i 100 e i 600 metri. La qualità della roccia calcarea è in genere ottima, e in qualche caso eccezionale, con una netta prevalenza di placche grigie verticali, ove è stata sviluppata soprattutto l’arte dell’arrampicata tecnica e di movimento. Anche se gli strapiombi non sono certo la caratteristica essenziale dell’arrampicata nel lecchese, negli ultimi quidici anni sono stati sviluppati diversi settori oltre la verticale, che risultano tra i più interessanti dell’area lombarda e che hanno richiamato anche celebri arrampicatori stranieri. L’esposizione delle falesie è varia ma con una netta predominanza a ovest e a sud, in modo che tutta la zona risulta molto frequentabile e godibile in inverno e soprattutto nelle mezze stagioni, mentre in estate sono poche le strutture ombreggiate e poste a quote superiori ai 700/800 metri. Il tratto caratteristico di queste aree, sotto il profilo sportivo, è tuttavia proprio la contiguità, in pochi chilometri, di pareti di natura alpina, come il Sasso Cavallo e i torrioni della Grignetta, di altre di fondovalle o vicine al lago, come la Medale, il Pilastro Rosso o la stesso Forcellino, e di falesie per ogni capacità. Gli accessi alle falesie non di rado richiedono mezz’ora o più di avvicinamento, anche se numerose sono le strutture a cui si arriva in cinque minuti dall’automobile. Un motivo di ulteriore pregio tecnico della zona è inoltre la vicinanza (1 ora di auto da Lecco) della Val di Mello, mecca europea dell’arrampicata su granito.
Note tecniche fondamentali
La maggior parte della falesie della zona propone vie per tutti i gusti e di ogni difficoltà. Per quanto sia difficile e poco significativo tentare una classificazione, possiamo comunque proporre la seguente, che ha valore puramente orientativo.
– Falesie severe, per lo stile, per le difficoltà e/o per le chiodature: Specchio del Grifone (muri strapiombanti, presenza di tiri estremi), Gajum, Animal House, Valbrona, (strapiombi o muri pesanti, vari tiri di livello 8), Nibbio (sempre grande continuità, anche su gradi medi), Masone (strapiombi estremi e placche molto cattive), Occhiolo (placche ipertecniche di livello 7), Antimedale (placche di difficile lettura, aderenze precarie, spit piuttosto lontani anche sul 6c-7a), Muro Giallo di Galbiate (tiri intensi di livello 7), Sasso Giallo (strapiombi selettivi), Sasso Pelo (muri tecnici che esigono anche forza, molti tiri di 7 e 8). Grotta di Mezzegra, Strapiombo di Mandello, Grotta di Mandello, Sasso Alippi (strapiombi estremi e atleticissimi), Torrette (molti tiri fisici di livello 7), Lago (vie sempre cattive e ostiche, passaggi obbligati). Appartengono a questa categoria anche le recenti falesie dello Sprofondo, di Valbrona Nuova, di Esino Lario, del Sasso del Tornante, severo nel livello 7, e del Candalino, per la sua parte sinistra. – Falesie di livello medio, ma che presentano anche tiri difficili, di livello 7 o 8: Lariosauro, Pradello, Versasio, Vaccarese, Scudi di Valgrande, Angelone, Introbio, Campelli, Erna (comunque uno stile di dita che, dal 6c in su, richiede apprendistato), Parete Stoppani, Galbiate, Valle dell’oro, Scarenna, Mezzegra, Pala del San Martino, Fiumelatte, Carate Urio (stile spesso fisico), sino alla bella falesia di Campiano. Fra le falesie degli ultimi anni spiccano in questa categoria Lagoland, il rinnovato settore delle Rocce Basse all’Angelone, la falesia “in quota” di Amore e Psiche, la falesia del Leves, quella di Promesse nel Sole, la Pala dell’Eretico e, parzialmente, e nonostante lo stile muscolare, la Falesia del Monte San Primo, come pure infine la lontana Falesia del Bacc. Infine la Falesia dell’Amicizia, il Biomuro, il Muro del Butch, Erve, il Ceppo virale e la Falesia del Viandante. E soprattutto il Ballabiot e la rinnovata falesia di Menaggio.
Falesie consigliabili a chi arrampica sino al 6a, o per principianti e scuole di roccia. Fra queste rientrano anche alcune della sezione precedente: Angelone (aderenza, tecnica di piedi, vari tiri
sotto il 5c), Pilastrini di Introbio, Pala Condor, Laghetti, Vaccarese e Scudi di Valgrande, Galbiate (molto unto), Placche del San Martino (ideali per i primi passi), Civate (unto). A queste si aggiunge la divertente Falesia del Tramonto, che ha però anche molti tiri di 6b in placca, i nuovi settori di Civate, settore Amazzonia e settore Balconata, come pure il settore Passi di danza a Pradello
Falesie con accesso brevissimo e comodo: Introbio e satelliti, Valbrona, Pradello (Placca del Domenico), Angelone settori bassi (Trittico-Rocce basse), Scarenna, Valle dell’oro, Placca di Varenna, Nibbio, Torrette, Biomuro, Orune, Muro del Butch, Scala dei sogni, Menaggio, Falesia del brigante. – Falesie ideali per fare arrampicare i bambini: Angelone (Placca del Pistolino, Primo Sperone, vie di sinistra, sempre consigliabile il casco); Placche del San Martino, Pilastrini di Introbio, Pala Condor (consigliabile casco), Falesia delle Marmotte, alcuni settori di Galbiate, Barzio-Novelli.
La situazione delle chiodature è, ormai quasi ovunque, eccellente, a resinati o fix da 10 mm., spesso recenti. Le soste sono sempre con catena, in genere dunque perfette, ma in qualche caso è consigliabile verificare bene i moschettoni di calata, soprattutto se di aspetto vetusto, o in falesie poco frequentate. Nel dubbio, sempre meglio lasciare un moschettone in più. Allo stesso modo non si può evitare di ricordare sempre di porre attenzione alla posizione, peraltro di rado irrazionale, dei primi tre spit di ogni via, quando è possibile una caduta potenzialmente pericolosa. Nel corso del 2017 ha preso il via la fase operativa di un importante progetto di riqualificazione di alcune falesie lecchesi, voluto e finanziato da Regione Lombardia, Assessorato allo Sport ed alle Politiche Giovanili e realizzato dalla Comunità Montana Lario Orientale Valle S.Martino e dalla Comunità Montana della Valsassina, con la partecipazione del Collegio Guide Alpine Lombardia, il comune di Lecco, la Camera di Commercio di Lecco, la Provincia di Lecco. Questa imponente operazione è stata di fatto concepita ed elaborata attraverso un percorso piuttosto complesso e lungo (partito nel 2013), dove un gruppo di lavoro ha predisposto un piano operativo e attuato delle scelte per la riqualificazione di alcune falesie e dei loro accessi. A far parte del gruppo erano: guide alpine, geologi, i tecnici di regione Lombardia e delle Comunità Montane, ed alcuni dei primi chiodatori delle falesie interessate (aspetto nuovo e non scontato nell’ambito di un progetto così complesso), con Pietro Corti e Pietro Buzzoni a collaborare con le Comunità Montane relativamente agli aspetti tecnico/ storici ed a quelli più prettamente operativi delle vie e delle falesie. Per rientrare nel progetto di Regione Lombardia le falesie dovevano avere dei requisiti specifici e determinanti per la loro sistemazione, ovvero: l’interesse e la frequentazione della parete, l’accordo con i proprietari dei fondi dove si trovano le pareti, passare una perizia geologica e far parte di un “sistema” di fruibilità sportiva, turistica, culturale ecc. (ovvero essere una parete vicina a piste ciclabili o impianti sportivi o a luoghi di interesse storico turistico). Dopo diversi incontri, rilievi e verifiche le falesie scelte sono state individuate in: Galbiate, Civate, Versasio (escluso il settore Silverado), Vaccarese, Masone, Rocca di Baiedo, Angelone (settore Pistolino, Rocce Basse, Primo Sperone e Bikku) Introbio (Sasso, Pala, Muro e Pilastrini) e Era Glaciale ai Piani di Bobbio. Le falesie hanno avuto così un intervento di disgaggio che in alcuni casi si è rilevato decisamente pesante (ma necessario) e di richiodatura (con dei parametri scelti dal collegio regionale delle guide alpine), cercando nel contempo di migliorare le vie correggendo eventuali problematiche (ancoraggi mobili, rinviaggi sbagliati, prime protezioni alte, ecc.), ma senza snaturare le originarie caratteristiche di scalata. Come già detto, nel lecchese e nel comasco sono presenti tutti gli stili di arrampicata, ma ci pare bello ricordare che le vere falesie storiche, dove si sono formati i climber locali, quasi sempre ottimi placchisti, restano quelle, molto “formative”, dell’Antimedale, di Erna, di Introbio, del Lago e del Nibbio. Durante un tour di più giorni in zona, almeno una di esse non dovrebbe mai mancare! In genere i tiri non superano i 30m, ma una corda da 80m è altamente consigliata.
Accessi e viabilità locale
La zona di Lecco e di Como è facilmente raggiungibile sia da sud, ossia da Milano, lungo la Superstra-
da 36, che si imbocca al termine di Viale F.Testi, o dalla bretella della tangenziale est. Da nord si può giungere a Lecco sempre dalla SS 36, proveniente da Colico. Diverso il discorso relativo ai tempi di percorrenza della SS 36 da Lecco a Milano: nei pomeriggi festivi spesso è facile trovare code all’altezza di Civate. Il traforo del Monte Barro ha migliorato ma non risolto la difficile viabilità della zona lecchese. Da Lecco città tutte le falesie sono facilmente raggiungibili, come indicato nelle singoli descrizioni. Per tutta l’area della Valsassina e anche per quella delle falesie di Erna e di Versasio la situazione viabilistica è molto migliorata da quando è stato aperto il tratto di strada che da Lecco sale a Ballabio attraverso una notevole serie di tunnel. Ciò permette una maggior comodità e soprattutto un rientro molto più rapido anche di domenica o nei festivi, tenendo comunque conto che non è raro incontrare ancora code di automobili all’ingresso del traforo del Monte Barro in direzione sud, o nell’ultima parte del tunnel della nuova strada, ancora in direzione sud, sempre nei festivi, dopo le 5 del pomeriggio.
Meteo
La zona del lago di Lecco presenta clima ben definito, con inverni spesso mitigati dal calore lacustre, e giornate o periodi secchi e temperati. Spesso, in inverno, mentre nelle vie di Milano si cammina in sciarpa e cappotto fra smog e nebbie, in Medale, al Lago o a Galbiate si arrampica al sole in maglietta. Particolarmente soleggiate sono, in inverno, oltre alle predette strutture, anche il Vaccarese, l’Angelone, la Pala del San Martino, la Parete Stoppani, lo Specchio del Grifone e Campiano. Fresche in estate Parete Fasana dei Corni di Canzo, Valle dell’oro, Ceppo Virale, il Ballabiot, il Muro del Butch, Nibbio, Valbrona (pomeriggio), Erna, al mattino (ideale, anche se un po’ umido). In inverno spesso la neve copre i dintorni di Lecco, e magnifiche sono le giornate in cui, dopo un bell’avvicinamento nella neve, si arrampica, al sole, quasi si fosse in estate, come capita spesso alla Parete Stoppani. Sempre in inverno anche l’Antimedale è spesso molto soleggiata, ma solo fino alle 2 del pomeriggio.
Infometeo
Fra i siti di riferimento consigliamo: www.arpalombardia.it – www.3bmeteo.com – www.ilmeteo.it
Internet http://larioclimb.paolo-sonja.net (sito di riferimento per il lecchese) www.danzaverticale.it (sito di alpinismo e arrampicata).
Tessuto rosso quadrato teso Quadrato rosso di 100x100cm. Cerchio centrale rosso di 60cm di diametro. Corona bianca di 15cm
PROTEGGIBILITÀ
S1 Spittatura normale, come quella utilizzata in falesia. Distanza mai superiore ai 3-4 m tra uno spit e l’altro. Lunghezza potenziale caduta qualche metro al massimo e volo senza conseguenze.
S2 Spittatura distanziata e tratti obbligatori tra le protezioni. Lunghezza potenziale caduta una decina di metri al massimo e volo senza conseguenze.
S3 Spittatura distanziata, passaggi quasi sempre obbligatori. Distanza tra gli spit anche superiore ai 5 metri, voli lunghi ma non eccessivamente pericolosi.
S4 Spittatura molto distanziata (oltre i 7 metri), passaggi obbligatori. Una caduta può potenzialmente provocare un infortunio.
R1 Facilmente proteggibile con protezioni sempre solide, sicure e numerose. Limitati tratti obbligatori. Lunghezza potenziale caduta qualche metro e volo senza conseguenze.
R2 Mediamente proteggibile con protezioni sempre solide e sicure ma più rade. Tratti obbligatori tra le protezioni. Lunghezza potenziale caduta qualche metro al massimo e volo senza conseguenze.
R3 Difficilmente proteggibile con protezioni non sempre buone e distanti. Lunghi tratti obbligatori. Lunghezza potenziale caduta fino a 7-8 metri al massimo e volo con possibile infortunio.
R4 Difficilmente proteggibile con protezioni scarse o inaffidabili e/o distanti che terrebbero solo una piccola caduta. Lunghi tratti obbligatori. Lunghezza potenziale caduta fino a 15 metri con possibilità di fuoriuscita di ancoraggi e volo con probabile infortunio.
S5 Spittatura oltre i 10 m, passaggi obbligatori e tratti dove una caduta può sicuramente provocare un infortunio (caduta su terrazzi e cengie o al suolo).
R5 Difficilmente proteggibile con protezioni scarse, inaffidabili e distanti che terrebbero solo una piccola caduta. Lunghi tratti obbligatori. Possibilità di lunghe cadute e di fuoriuscita di ancoraggi che può determinare un volo fino a terra con infortunio sicuro.
S6 Spittatura solo parziale e posizionata lontano dai passaggi chiave, tratti molto lunghi, anche superiori ai 20 m, in cui una caduta può avere conseguenze anche letali.
IMPEGNO GLOBALE
I Via corta richiedente poche ore, nei pressi della strada e con comodo avvicinamento, ambiente solare e ritirata comoda.
II Via di diverse lunghezze su una parete superiore ai 200 m, avvicinamento facile anche se può richiedere una discreta marcia, comoda ritirata.
III Via lunga oltre i 300 m, ambiente severo, richiede quasi tutta la giornata per essere superata. Può richiedere un lungo avvicinamento e la ritirata può non essere veloce.
IV Via distante dal fondovalle. Richiede un’intera giornata per essere superata. La ritirata può essere complicata e non svolgersi sulla linea di salita.
R6 Improteggibile se non per brevi e insignificanti tratti lontani dai passaggi chiave del tiro. Una eventuale caduta può avere conseguenze anche letali.
V Via molto lunga stile big wall, richiede normalmente un bivacco in parete. Ritirata difficile, ambiente severo.
VI Big wall che richiede più giorni di permanenza in parete, ambiente di alta montagna, ritirata difficile.
VII Tutte le caratteristiche proprie del grado VI esasperate, come nel caso di big-wall himalayane che necessitano di una spedizione per essere superate.
Bibliografia
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Silvio Saglio, Le Grigne, CAI/TCI, 1937
Silvio Saglio, Prealpi lombarde da rifugio a rifugio*, CAI/TCI, 1957
Claudio Cima, Le Grigne, Tamari Editori, Bologna 1971
Walter Pause, 100 scalate classiche, Gorlich Editore, Milano 1974
Claudio Cima, Scalate nelle Grigne, Tamari Editori, Bologna 1975
Giancarlo Mauri, Escursioni nelle Grigne*, Tamari Editori, Bologna 1976
Giorgio Tessari, Gian Maria Mandelli, Valmadrera, montagne e it. alpinistici, P. Cattaneo, Oggiono 1979
Alessandro Gogna, 100 nuovi mattini, Zanichelli, Bologna 1981
Andrea Savonitto, La chiusa della Valsassina, Ed. Agielle, Lecco 1981
Gruppo Condor Lecco, Le placche, Studio EmmeBi, Lecco 1982
Sandro Gandola, Sentieri e ferrate lecchesi*, Ed. Il Gabbiano, 1984
Valerio Casari, Lele Dinoia, Arrampicate scelte nel lecchese, Melograno Edizioni, 1985
L. Buzzetti, M. e L. Caenazzo, S. Coradeschi, Valli delle Grigne e del Resegone*, CAI/TCI, 1986
Ivo Mozzanica, Zuccone Campelli, Tipolito Spinelli, Milano 1986
AA. VV., Luoghi della libera. Vol. 1, CDA & Vivalda Editori, Torino 1987
Gian Carlo Grassi, 90 scalate su guglie e monoliti, Ist. Geografico De Agostini, Novara 1987
Eugenio Pesci, “Medale, arrampicare sopra il lago” in ALP, Vivalda Editori, Torino febbraio 1987
Eugenio Pesci: “Il lecchese e la bergamasca” in Luoghi della libera. Vol. 1, Vivalda Editori, Torino 1987
Angelo De Battista, Annibale Rota, Alta Via delle Grigne*, 2a edizione, A.P.T. Lecco, C.M. Lario Or., 1988
Pietro Corti, Paolo Galli, Zucco Angelone e Placche di Introbio, Ed. G. Stefanoni, Lecco 1988
Eugenio Pesci, “Tutti al lago. Novità dalle falesie lecchesi” in ALP, Vivalda Editori, Torino ottobre 1988
Marco Galli, Free climbing a Lecco e dintorni, Ed. Il Gabbiano, 1988
Mario Castiglioni, Arrampicare in Brianza, Ed. Il Gabbiano, 1988
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Dante Porta, Bruno Morandin, Arrampicare in Grignetta, Ed. Albatros, Valmadrera 1990
Eugenio Pesci, “Arcobaleni di gravità” in Rivista Mensile dei C.A.I., giugno 1990
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Lorenzo Meciani, Eugenio Pesci, Arrampicate moderne nel lecchese, Melograno Edizioni, 1992
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Flaviano Bessone, Falesie. Vol. 1, CDA & Vivalda Editori, Torino 1994
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Pietro Corti, Arrampicate sportive e moderne fra Lecco e Como, Versante Sud, Milano 2001
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Piermauro Soregaroli, Grigne. Guida escursionistica e alpinistica della Grigna Settentrionale, della Grigna Meridionale e del Coltignone, Nord Press, Chiari (Bs) 2006
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Eugenio Pesci, “Grigne Forever” in ALP – Arrampicata, n.247, Vivalda Editori, Torino novembre 2007
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AA. VV., Riccardo Cassin, monografia in ALP – Ritratti, Vivalda Editori, Torino settembre 2008
Pietro Buzzoni, Il gruppo dei Campelli, Cattaneo Paolo grafiche, Oggiono (Lc) luglio 2009
Eugenio Pesci, “100 falesie per tutte le stagioni. Novità dall’area lecchese” in ALP 285, Vivalda Editori, Torino 2012
Eugenio Pesci, “Lario multipitch. Breve viaggio tecnico storico sulle pareti lecchesi” in ALP 284, Vivalda Editori, Torino 2012
Eugenio Pesci, Pietro Buzzoni, “Lecco multipitch. Nuove vie fra Grigne, Campelli, Resegone” in Montagne 360, La Rivista del Club Alpino Italiano, giugno 2016, pagg. 30-38 Matteo Bertolotti, Prealpi lombarde, Alpine Studio, Lecco 2017
Bruno Quaresima, “Pungitopo” in SPIT Il giornale dell’arrampicata, n. 5, Barbero Editori, Torino 2018
Bruno Quaresima, “Era Glaciale” in SPIT Il giornale dell’arrampicata, n. 7, Barbero Editori, Torino 2018
Marco Nicolodi, Eugenio Pesci, Francesco Bertelè, “Alcune novità (all’ombra) nel lecchese” in Up Climbing - bimestrale di arrampicata e alpinismo, n. 09-2020 Rockin’ girls, pag.100-109
Eugenio Pesci “Lago di Como: Menaggio” in Up Climbing - bimestrale di arrampicata e alpinismo, n. 14-2021 Toscana, Versante Sud editore, Milano, pag. 103-105
Eugenio Pesci “Lariorock multipitch. Alcune recenti novità” in Up Climbing - bimestrale di arrampicata e alpinismo, n. 14-2021 Toscana, Versante Sud editore, Milano, pag. 106-113
Marco Nicolodi “Ceppo virale - Lecco” in Up Climbing - bimestrale di arrampicata e alpinismo, n. 152021 Sicilia, 15-2021, Versante Sud editore, Milano, pag. 102-103
Breve storia dell’arrampicata sportiva nelle falesie intorno al Lario
a cura di Eugenio Pesci
È difficile sapere con certezza quando iniziò l’arrampicata sportiva in Lombardia: in effetti, già negli anni settanta erano stati fatti numerosi tentativi di arrampicata in libera su vie ove in alcuni punti si usavano le staffe o si tiravano i chiodi. Benché si tratti di un fenomeno storico diverso dall’arrampicata sportiva odierna su monotiri protetti a spit, questa pratica ha costituito sicuramente l’antefatto e per certi versi la matrice di quanto è accaduto poi nelle falesie. In realtà, l’arrampicata in libera su strutture brevi, come pure il sassismo, era già ampiamente praticata sia in Europa che oltreoceano, fin da epoche lontane: i passaggi superati al Nibbio da Comici a metà degli anni trenta ne sono la prova evidente, così come le difficili scalate sulle torri di arenaria in Boemia, ove si sfiorò e si superò il VII già nel dopoguerra. In questo senso, in Lombardia dopo il 1975 vi fu come noto una recezione molto forte del freeclimbing, non solo in relazione all’uso di dadi e friend, ma soprattutto per quanto riguarda l’abolizione dell’artificiale. Ciò che è interessante è che si cercò subito di portare quest’ottica anche su itinerari molto brevi: il protagonista indiscutibile di questa fase fu il milanese Ivan Guerini, che non solo liberò varie vie lunghe sulle pareti lecchesi, ma che, forte di una preparazione psicofisica che aveva pochi eguali nel panorama alpinistico italiano dell’epoca, riuscì anche in libera su alcuni tiri difficili del Sasso di Introbio, la prima vera falesia lecchese. Guerini si spinse di sicuro oltre il 6b odierno, con puntate sul 6c, scalando con scarpette da ginnastica risuolate con gomma air-lite, o con le prime scarpette a suola liscia.
Fu probabilmente attraverso l’azione di Don Agostino Butturini, lecchese, che alla fine degli anni settanta e nei primi anni ottanta alcuni ragazzi della zona si avvicinarono a un’idea più moderna di scalata, in genere proprio a Introbio, sulla Rocca di Baiedo, e sulla liscia placca d’aderenza posta vicino a Introbio e tutt’oggi frequentata. Al gruppo lecchese di Don Butturini si affiancava quello milanese di Guerini e Savonitto, quello di Paderno Dugnano, a cui facevano riferimento allora Ivano Zanetti, Franco Banal, Tiziano Capitoli, Renato Comin. Praticamente tutti questi giovanissimi arrampicatori furono presto attratti dalle meraviglie verticali delle placche del Verdon, ove si disimpegnarono egregiamente, imparando i trucchi dell’arrampicata libera moderna e salendo nelle difficoltà, fino verso il 7a. Alcuni, come Marco Ballerini, Lele Dinoia, già rocciatore navigatissimo, e pochi altri, im-
Andrea Savonitto Don Butturini, Marco Ballerini, “Ciusse” Bonfanti, anni ’80portarono nel lecchese l’uso dello spit, a Introbio (Oltre Il Tramonto) e quasi subito al Lago e al Nibbio. Intorno al 1983, il caricamento del file francese nella zona di Lecco poteva dirsi concluso, e di lì a poco lo sarebbe stato, attraverso Bruno Tassi “Camos” e Vito Amigoni, anche nella bergamasca con la nascita della falesia di Cornalba. Si aprì allora la prima fase, pionieristica, delle falesie lecchesi: Introbio fu tempestato di vie, spesso molto difficili e ipertecniche. L’Antimedale, nuovo santuario simil-verdoniano con un’antologia di movimenti cerebrali e di lunghi voli per gli spit distanti. Il Nibbio per le prime fresche scalate estive su struttura che allora appariva assai strapiombante e fuori dagli standard ortodossi. Molti furono i nomi che si distinsero in questa fase, spesso figure ancora oggi molto presenti nell’arrampicata lecchese e comasca: Ballerini, Dinoia, Bonfanti, Dallona, Casari, Besana, Villotta, Comin, Stoppa, Sala, Rossetti, Savonitto, Mozzati, Fioravanti, Crotta, Magni, Cogliati, Valsecchi, Massimo Colombo, Dondi e tanti altri che non è ora qui possibile elencare. Quello che è certo è che la loro attività divenne ben presto attività di esplorazione di nuovi settori, come lo Zucco dell’Angelone, Realba, Baiedo, in modo che il panorama verticale delle strutture brevi cominciò anche nel lecchese a diversificarsi, mentre il livello tecnico saliva la china del numero 7, arrivando a qualche raro 8a, intorno al 1984/85.
A partire dal 1986/87 ci fu un rapidissimo incremento del numero di falesie lecchesi, coincidente con il boom mediatico dell’arrampicata sportiva che veniva allora pubblicizzata come un’attività per tutti, quasi fosse il ciclismo o la corsa a piedi. Vennero così iniziate delle imponenti chiodature sistematiche, su nuove strutture, e per merito di pochi scelti artefici: il gruppo di Marco Galli, talentuoso e giovanissimo lecchese, con Plumari, Gorla e altri valorizzò le placche di Erna. Alessandro Ronchi sul finire degli anni ottanta passò alla produzione industriale, con materiali offerti da sezioni del C.A.I.: a lui si devono le attrezzature del Vaccarese, degli Scudi di Valgrande, di Civate, di Galbiate, di Pradello. Non contento, qualche anno dopo le richiodò a resinati. Un lavoro titanico sempre ben svolto e con grande umiltà. A Ronchi si af-
Mario Giacherio Marco Gallifiancò quasi subito in direzione autonoma il lecchese Delfino Formenti, “Delfix”, che riuscì sempre da solo nella chiodatura della Valle dell’Oro, di Versasio, della Corna Rossa di Valmadrera e infine, nei primi anni novanta, del capolavoro assoluto della Parete Stoppani. Al di là del lago la falesia di Scarenna, storica palestra dei rocciatori di Erba e dintorni, venne tempestata di vie, brevi ma molto intense, diventando presto frequentatissima, molto unta e temuta. Si può dire con certezza che questa seconda fase, che va all’incirca dal 1987 al 1993 ha rappresentato il cuore e lo sviluppo dell’arrampicata sportiva nelle falesie di quest’area che già in questi anni poteva essere considerata la terza forza in Italia, come territorio, per questa disciplina, dopo Finale Ligure e Arco di Trento. Anche la diffusione delle informazioni sull’area lecchese assunse in questi anni un ritmo talora frenetico con pubblicazioni di topoguide e di articoli su riviste specializzate, cosa che portava spesso a Lecco i fuoriclasse dell’arrampicata italiana ed europea, soprattutto in considerazione della presenza in zona di molte delle principali aziende e sponsor tecnici del settore. Ciò provocò un aumento del livello tecnico di punta, con la ricerca di strutture molto strapiombanti da parte di top climber come il giovane Stefano Alippi, di casa al Nibbio ma orientato verso le gare sul sintetico, attività in cui fu ai massimi livelli mondiali per parecchi anni, come Aldo Rovelli, iperspecialista di muri strapiombanti esplosivi, o come Cristian Brenna, forse il più forte arrampicatore lombardo di sempre. Intorno a loro si fortificò un movimento di arrampicatori assai capaci per i quali il livello 8 era pane quotidiano. Da tutto ciò vennero le selettive falesie di Gajum, di Valbrona, del Sasso di Mandello e, nell’alto lago, di Mezzegra.
Terminata questa fase intermedia, verso il 1994, si aprì un periodo di relativa stasi, interrotta solo da richiodature o da chiodature di belle falesie talora però piccole, ad esempio l’Occhiolo, o di non facile avvicinamento, come quella di Fiumelatte. Sul versante comasco, tecnicamente dominato sui gradi dal fortissimo Gino Notari, furono molto attivi in quegli anni Lele Gerli e Matteo Maternini, peraltro molto legati al gruppo di Aldo Rovelli, e in seguito protagonisti della valorizzazione di Carate Urio insieme a Notari stesso. Nella seconda metà degli anni novanta, nelle falesie lecchesi si poteva tangibilimente e finalmente constatare una buona presenza femminile, modesta nel periodo precedente, e in linea non solo con la tendenza francese o tedesca ma anche con quella rilevabile nelle non lontane Finale o Arco. Già dalla fine degli anni 80 in Lombardia c’erano state alcune rarissime eccezioni, come quelle di Giuliana Scaglioni e Nicoletta Costi, milanesi, che già si muovevano sul 7a, fino al caso più unico che raro di Raffaela Valsecchi, prima donna italiana a riuscire su un 8b (Jedi a Cornalba, nel 1990), garista di livello mondiale e in assoluto la miglior arrampicatrice italiana di sempre insieme a Luisa Jovane. Nelle falesie storiche altri tiri si aggiunsero a quelli vecchi, di solito per opera dei locali che avevano elevato queste strutture a luoghi di culto: così accadde al Lago, al Nibbio, e con una richiodatura di Ronchi e De Stefani, a Erna, che ritornò a nuova vita. Un’ulteriore fase tra il 1998 e il 2003 vide attivi altri gruppi, come quello di Pedeferri, Soldarini, Pizzagalli, Vago e altri, che si dedicarono alla scoperta di nuove falesie (in primo luogo lo splendido Sasso Pelo, vero laboratorio del grado 8 su muro verticale). Ronchi si arrese invece all’immane fatica sostenuta, entrando in una fase di meritato riposo, mentre Delfino Formenti non smise l’attività di
Alessandro Ronchi e Flavio De Stefani Adriano Carnati e Stefano Carnati Paolo Vitali e Sonja Brambati Tono Cassinesplorazione. Ma solo dopo il 2004 si ebbe una nuova fioritura di falesie con un gran numero di strutture interessanti e di tutti i livelli: Formenti nella zona a destra della Bastionata del Lago: Lariosauro, Isola dei Gabbiani, Lo Cubano, Strippopollo, Branchiosauro. Il suo gigantesco lavoro, unito alla richiodatura fatta a suo tempo da Ronchi a Pradello, alla risistemazione delle vie del settore Pilastro Rosso (Riva-Alippi) e alle vie della Bastionata ha prodotto una costiera unitaria di livello nazionale con centinaia di tiri di corda, che richiama ormai un pubblico molto ampio. Al contempo in Valsassina si è avuta negli ultimi quindici anni una vera moltiplicazione delle falesie, innanzitutto con la richiodatura integrale dello Zucco dell’Angelone da parte delle Guide Alpine locali, cosa che ha prodotto una frequentazione eccezionale del luogo. Inoltre sono nate le splendide falesie di Masone e del Grifone, oggi molto alla moda e capaci di offrire itinerari di alto livello. A esse si sono affiancati nuovi settori all’Angelone, come il Muro del Pianto o il Muro Shakespeare, che rendono il luogo completo. Chiodature queste dovute tutte a Pietro Buzzoni, Andrea Spandri, Adriano Selva, Gianfranco Tantardini, Giovanni Nicoli e alcuni altri amici. Non mancano strutture iper frequentate, come la comodissima falesia della Discoteca, sul lago, valorizzata ancora da Formenti e già quasi bruciata dall’unto, o caratteristiche come il Solarium, che propone vie intense e allenanti, o come Campiano, che, nei bei panorami dei 1300 metri del Pian dei Resinelli offre tiri interessanti e mai banali, per merito di Paolo Vitali e compagni, tra cui Pietro Corti, che già si erano resi molto attivi gli anni precedenti con le belle falesie della Pala del San Martino e delle Torrette sopra Ballabio. Negli anni intercorsi fra la prima edizione del presente volume e quest’ultima (2011-2023) sono state attrezzate nel lecchese e nel comasco quarantacinque nuove strutture di arrampicata, sono stati aggiunti numerosi monotiri sparsi in strutture più o meno classiche e sono stati svolti imponenti lavori istituzionali, a finanziamento pubblico, per la richiodatura a fix inox, la sistemazione e la messa in sicurezza di diverse falesie della zona. Fra le ultime novità più recenti, ma antecedenti al 2018, vanno sicuramente segnalate la Falesia del Monte San Primo, che si propone con i suoi muri verticali a buchi, come la principale novità di questi ultimi anni: il ciclopico lavoro portato a termine con assoluta maestria da Adriano Carnati, coadiuvato da Marco Brambilla ha prodotto una falesia molto interessante e, soprattutto, adatta alle calde giornate estive. A seguire ricordiamo il completo restyling delle Rocce Basse allo Zucco dell’Angelone, con quasi quaranta tiri di corda, tecnici, su roccia eccezionale, perfetti per le soleggiate giornate di inverno. Nella zona del lago le belle placche di Promesse nel Sole e del Pungitopo, comode e fruibili soprattutto nelle mezze stagioni, offrono bei tiri nel livello 6. Allo stesso modo assai interessanti, anche se con avvicinamenti non brevi, risultano la Pala dell’Eretico e la Falesia del Bacc. Particolare, per la sua posizione sospesa, il Muro di Halloween, sopra Ballabio, attrezzato da Eugenio Pesci, ove si trovano quindici vie di livello 7, piuttosto
Pietro Buzzoni Cristian Brennascontrose e molto lunghe. Fra le nuove falesie di alta difficoltà spiccano quella di Valbrona Nuova, frutto del lavoro di Mauro Sormani, Marco Vago ed altri, con molti tiri di livello 8 e oltre, lo Sprofondo chiodato e valorizzato da Aldo Rovelli, per concludere con il Candalino e il Sasso del Tornante, attrezzate da Gino Notari e Gianmarco Rovagnati. Vi sono poi parecchie altre falesie di dimensioni piccole o medie (meno di 20 tiri circa): fra queste menzioniamo la Falesia dell’Eco in Valsassina, la Falesia del Brigante, la Placca dei Novelli a Barzio, la splendida falesia-roccia perfetta di Amore e Psiche sul Grignone, per concludere con il Gavatoio sulla sponda sinistra del lago. Interessante e nuovissima la Falesia del Leves sopra Onno. Fra le strutture rivisitate dobbiamo qui citare soprattutto lo Scivolo striato (Acapulco), Fiumelatte, il Sass Negher, le Torrette (nuovi tiri di livello 8 a cura di Aldo Rovelli), il Sasso Muschiato e quello dell’Edera sopra Erba, per concludere con la Falesia di Esino che si è arricchita di altri tiri di alto livello. Una menzione particolare merita infine la Falesia dell’Era Glaciale, ove, nell’ambito di un progetto di richiodatura, sono stati aggiunti molti monotiri assai belli, che fanno di questa struttura, posta in estetico ambiente alpestre, un luogo di scalata da non mancare durante l’estate, con tempo caldo.
Negli ultimi quattro anni vanno ricordate soprattutto le nuove belle falesie estive perfettamente attrezzate, con minuzioso lavoro e autofinanziamento da Marco Nicolodi: il Ceppo virale sopra Valmadrera, la fortunata falesia del Ballabiot sopra Ballabio, le frequentate falesie del Muro del Butch e limitrofe, nella zona del Colle Balisio, senza dimenticare il Biomuro posto sulla strada per Morterone, di fronte al quale troviamo una nuova falesia a cura di Angelo Puggioni. Ad esse si aggiungono la piccola ma notevole Falesia di Erve, invernale, attrezzata da Elia Balloni, Martino Invernizzi, Martino Sala e altri, la Falesia di Oreste a Perledo per opera di Oreste Ferrè ed Enzo Nogara, inaugurata alla presenza del “Mago” Maurizio Zanolla Manolo nel 2022. Per continuare con le nuove aree attrezzate dall’infaticabile Alessandro Ronchi e da alcuni altri a Civate e nella zona di Promesse nel sole. Interessante anche la bucolica Falesia dell’Amicizia a destra del Vaccarese, attrezzata da Eugenio Pesci e Ivano Zanetti nel 2020.
Per quanto riguarda la risistemazione di falesie già note dobbiamo citare le notevoli integrazioni, con tiri talora estremi, allo Sprofondo, diversi nuovi tiri al Sasso Pelo, a Mezzegra, e soprattutto alla Falesia del Leves. Un caso a parte è costituito dalla falesia di Menaggio, riportata a nuova e brillante vita da un ciclopico e meritorio lavoro di disgaggio e riattrezzatura, con molti tiri nuovi, da parte di Giorgio Confalonieri. Va infine ricordato il grande lavoro di Delfino Formenti che continua, come ormai da più di trent’anni, nella ricerca di nuove strutture e soprattutto nella risistemazione di altre (come attualmente quella del settore del Branchiosauro, in cantiere all’inizio del 2023).
Nel complesso, non potendo qui citare nel dettaglio tutte le novità, si può affermare che l’attività di sviluppo delle strutture verticali lecchesi e comasche negli ultimi anni è stata continua, e ha visto protagonisti di questi difficili ed impegnativi lavori che stanno alla base dell’intero movimento arrampicatorio locale, nuove figure di chiodatori, disgaggiatori, pulitori, faticatori, e soprattutto appassionati scopritori. A loro deve andare tutta la riconoscenza di chi scala su queste rocce. Di certo il numero globale delle falesie della zona lecchese e comasca, ormai ben superiore alle cento, testimonia, come per altre zone storiche verticali, quali Arco di Trento o Finale Ligure, il definitivo passaggio ad una seconda fase della storia dell’arrampicata sportiva all’aperto: a più di trent’anni dalle prime chiodature il periodo pioneristico si è concluso e ciò appare evidente sia dalla mole delle topoguide di riferimento, sia dalla continua necessità di monitoraggio della sicurezza delle protezioni fisse, sia infine per il massivo aumento del numero dei praticanti, in un periodo in cui l’arrampicata, diventata ormai disciplina sportiva olimpica, interessa e coinvolge fasce sempre più ampie di persone di ogni età.
I tiri più duri
9a THE PARTY IS HERE
Valbrona Bassa
MEGA GEREMIA Valbrona Bassa
8c+/9a MASONIAMOCI Masone
8c+ RITI TRIBALI Specchio del Grifone
SANISSIMI E BELLISSIMI Valbrona
MAKE A WISH Grotta di Mandello
VORTEX Gajum
SUPER GEREMIA Valbrona Bassa
TUFASTUFASEXTENSION Valbrona Bassa
8c RENEGADE Gajum
ADRENALIZED Diamante
IL GRIGIO Sasso Pelo
MISTICA
Le Torrette-Terzo Piano
PATRICK LE BLOND Gajum
FIGHT CLUB
WING SUIT
HOT TZATZIKI
Lo Sprofondo
Valbrona Bassa
Valbrona Bassa
8b+/8c ANARCHIA Sasso d’Introbio
NON C’E’ LIMITE AL BELLO Valbrona Bassa
8b+ THE CANNIBAL Sasso Alippi
BAGDAD CAFÈ
ACHTUNG BABY ALLUNGATA
SANI E BELLI
Masone
Gajum
Valbrona
INTO THE WILD Grotta di Mandello
SITOS
IL PICCOLO PRINCIPE
AGARRA L’ONDA
Grotta di Mandello
Gajum
Nobiallo
PAPIROSKA Sasso Pelo
ALLA RICERCA DELLA VENTURA Sasso Pelo
UN PO’ DI BIANCO, UN PO’ DI NERO Sasso Pelo
ASADO
LA RABBIA E L’ORGOGLIO
SI, YES, OUI, DA (L2)
UN DONO D’ALI (L2)
SILKWORTH
IL PARASSITA ARCUATORE
TRAFFIC JAM
I QUARANTA PASSI
GRAPPA E ASPIRINA
Esino
Animal House
Specchio del Grifone
Specchio del Grifone
Gajum Alta
Valbrona Bassa
Valbrona Bassa
Sasso pelo
Sasso pelo
LA REGINA Lo Sprofondo
ANEUSYSM Lo Sprofondo
KLETTERN MACHINE Lo Sprofondo
Gabriele Moroni
Stefano Carnati
Adam Ondra 2009
Adam Ondra 2009
Aldo Rovelli 2010
Luca Passini
Stefano Carnati 2018
Francesco Castellano
Stefano Carnati
Aldo Rovelli 1995
Gino Notari
Simone Pedeferri
Aldo Rovelli 2017
Stefano Carnati 2018
Mauro Sormani
Stefano Carnati
Stefano Carnati
Aldo Rovelli 2017
Mauro Sormani
Aldo Rovelli 1995
Adam Ondra 2009
Aldo Rovelli
Gino Notari
Luca Passini
Stefano Alippi
Stefano Alippi
Gino Notari
Simone Pedeferri
Simone Pedeferri
Simone Pedeferri
Alessandro Passoni
Adam Ondra 2010
Nicola Vonarburg 2012
Nicola Vonarburg 2012
Stefano Carnati 2015
Nicola Vonarburg
Mauro Sormani
Simone Pedeferri
Stefano Carnati
Francesco Castellano
Stefano Bianchi
Stefano Bianchi
LINKING PARK
TUFASTUFAS
8b/8b+ HITMAN
Lo Sprofondo
Valbrona Bassa
Grottone di Pradello
LAMBRETTA Esino
NEMESI
Valbrona Bassa
VFF Valbrona Bassa
8b IMPACT
IL MERCANTE DEL SESSO
NONONONO
JUMANJI
Grotta di Mezzegra
Sasso Pelo
Specchio del Grifone
Diamante
AUDIO DUE Valbrona
ANCHE QUI Nibbio
DI TUTTO UN PO’ Strap. di Mandello
SYSTEM TASK Grotta di Mandello
REAL TIME Grotta di Mandello
THUNDER STRUCK
PLAYTEX
TURNÈ
ACHTUNG BABY
BOOMBASTIC
ZELIG
KAMIKAZE
UNDER ATTACK
THE JAKAL
MILLENNIUM
TITANIC
PSHYCO KILLER
THE LOOP
BOUNTY KILLER DIRETTA
Sasso Alippi-Galli
Scudi di Valgrande
Capre al Sole
Gajum Severino
Gajum
Gajum
Mezzegra
Grotta di Viano
Grotta di Viano
Porlezza
Campelli
Grotta di Mezzegra
Grotta di Mezzegra
Menaggio
SLAVASCION CON VAR. CENTRALE Nibbio
MERENGUE
TAKE IT EASY
Esino
Esino
MOBY DICK Esino
IL SOGNO DI BALDO
Animal House
GREGORIO Parete Stoppani
ATRAZINA-variante alta
MEDIO CLIMBER
DIRTY DANCING
Le Torrette-Terzo Piano
Angelone-Rocce Basse
Esino
L’UOMO CADUTO SULLA TERRA Capre al Sole
UN GIORNO DA LEONI Capre al Sole
LAKOTA
LA BANANA
MADIDEA
LA FATA
OCTOPUS
Valbrona Bassa
Valbrona Bassa
Valbrona Bassa
Valbrona Bassa
Valbrona Bassa
Nicola Fonarburg
Stefano Carnati
Aldo Rovelli 2017
Alessandro Passoni
Daniele Puerari
Francesco Castellano
Gino Notari
Simone Pedeferri
Adam Ondra 2009
Gino Notari
Gino Notari
Claudio Piscina
Stefano Alippi
Stefano Alippi
Stefano Alippi
Stefano Alippi
Stefano Alippi
Valerio Casari
Scassa
S. Alippi/Cristian Brenna
Adriano Carnati
Simone Pedeferri
Gino Notari
Gino Notari
Gino Notari
Stefano Alippi
Matteo Bernasconi
Gino Notari
Gino Notari
Giovanni Bettoschi 2010
Alessandro Passoni
Alessandro Passoni
Alessandro Passoni
Adam Ondra 2010
Emanuele Pomi 2014
Aldo Rovelli 2017
Aldo Rovelli 2018
Alessandro Passoni
Simone Pedeferri
Simone Pedeferri
Giacomo Rusconi 2009
Claudio Arrigoni
Mauro Sormani 2009
Mauro Sormani 2014
Esposizione delle falesie
GROTTA DI MANDELLO, SASS NEGHER, SASSO ALIPPI-GALLI, FALESIA DI SAN TOMASO, CORNO RAT, TORRIONE ANDREA CASATI,
PARETE STOPPANI(SE), FALESIA DEL BACC (SSW), PALA DEL SAN MARTINO (SE), PLACCHETTE DEL SAN MARTINO, ANTIMEDALE (SE), SOLARIUM, FALESIE DEL LARIOSAURO (SW), LA DISCOTECA (SW), IL PUNGITOPO (SW), STRAPIOMBO DI MANDELLO, LAGOLAND, LE TORRETTE, FALESIA DELL’ECO, MURO DI HALLOWEEN (SE), SCUDI DI VALGRANDE (SSW), VACCARESE, CAMPIANO (SE), TORRIONE RATTI,
ANGELONE-PLACCA DEL TRIANGOLO,
ANGELONE-PLACCHE DI SHERWOOD (SW),
ANGELONE- PLACCA DEL PISTOLINO (SW),
ANGELONE- TRITTICO (SW),
ANGELONE- NICCHIA DEGLI ORANGHI (SW),
ANGELONE- PIETRACALMA E FRIGIDUS,
ANGELONE- SCOGLIO DI RUGABELLA, ZINCO, MASSACRO,
ANGELONE- ROCCE BASSE E ROCCE DI PAN,
ANGELONE- SPERONE ASTINENZA E PLACCA DEI MAGUTTI,
ANGELONE- BASTIONATA,
ANGELONE- QUARTO SPERONE,
ANGELONE- TERZO SPERONE,
ANGELONE- MESCAL, PLACCA TENNIS, TIEN-AN-MEN,(SSW),
ANGELONE- SECONDO SPERONE,
ANGELONE- PRIMO SPERONE,
ANGELONE- BIKKU, PRUGNA, GUIDE, CARTAGINE,
SASSO DEL TORNANTE, CARATE URIO, MEZZEGRA, GROTTA DI VIANO, NOBIALLO, L’ALTRA FACCIA DEL BUCO
ROCCA DI BAIEDO, SASSO DI INTROBIO (SW),
PALA DI INTROBIO, MURO DI INTROBIO, PILASTRINI DI INTROBIO, PLACCA CONDOR (SW), BARZIO-NOVELLI, MASONE,
FALESIA DELLE MARMOTTE (SW), SASSO CARLANO (SW), ANIMAL HOUSE (SW),
GALBIATE, TORRE MARINA (SE), MONTE RAI, CIVATE (SE),
PALA DELL’ERETICO, LAGHETTI, SASSO D’ERBA (S/NW), FALESIA DI AMORE E PSICHE (S/E/N), FALESIA DEL TRAMONTO (SW),
SASSO GIALLO (SE), SASS TAVARAC, SCARENNA (SSE), CAPRE AL SOLE, GAJUM (SW), OCCHIOLO (SE), VALBRONA BASSA (SE), IL CANDALINO, LO SPROFONDO (SE), MENAGGIO (SE), IL DIAMANTE,
SASSO PELO, FALESIA DEL VIANDANTE (SSW)
FALESIA DELL’AMICIZIA
ERVE - ISOLA DI PASQUA (SW)
FALESIA DI ELIA
FALESIA CECILIA AI SASSI ROSSI
FALESIA DI COBI O DELLA COSTA ROSSA
OVEST
BASTIONATA DEL LAGO (WSW), ERNA, FIUMELATTE, VERSASIO, PALA DEL CAMMELLO, PILASTRO ROSSO, PROMESSE NEL SOLE, PRADELLO, PRADELLO ALTA, SCIVOLO STRIATO, VARENNA-GHEZ,
FALESIA DEL BRIGANTE, NIBBIO (NE),
IL TERRAMATTA (NE),
NORD
ERA GLACIALE, FALESIA DI ESINO (NW), VALLE DELL’ORO, PARETE FASANA DEI CORNI DI CANZO(NE)
IL GAVATOIO (NW), VALBRONA (NE),
COSTIERA MORGANA, CAMPELLI, ANGELONE-MURO DEL PIANTO, ANGELONE-MURO SHAKESPEARE, FALESIA DEI LARES, GALBIATE-PLACCONATA, MONTE SAN PRIMO (WNW).
PASSI DI DANZA
ORUNE (NW)
IL BALLABIOT ALBATE
FALESIA VISENTINI (E/N), FALESIA DEL LEVES (NE).
BIOMURO
MURO DEL BUTCH, MURO DEL GIO, SCALA DEI SOGNI
CEPPO VIRALE (NNW)
BUCO DEL PIOMBO
Muro di Halloween, Luca Schiera su Merenda col vampiro, 7b+ (© G. Bottini/drone)Sì - No
Sì - No
Sì - No
Ubicata nella parte basale destra del Pizzo d’Erna, alle falde del lato occidentale del Resegone, sopra i tranquilli boschi posti a monte dell’abitato di Falghera e del piazzale della Funivia che sale ai Piani d’Erna, questa bella falesia è tra le più classiche e conosciute del lecchese. Chiamata anche Placca delle Sorprese, venne scoperta da Marco Galli, giovane e dotatissimo arrampicatore lecchese, nel 1987. Egli stesso, insieme a Virgilio Plumari, Claudio Gorla, e pochi altri, attrezzò su questo splendido muro verticale di ottimo calcare a trama fine, circa quaranta tiri, di difficoltà medioalta, valorizzando anche un settore in strapiombo. La falesia, assai celebre, rientra, come detto, tra le quattro o cinque falesie storiche del lecchese, insieme al Nibbio, alla Bastionata del Lago, all’Antimedale e a Introbio: quelle per intenderci dove si sono formati tecnicamente gli arrampicatori di livello medioalto della zona. Propone un’arrampicata molto tecnica e temuta, che richiede un po’ di frequentazione, e che presenta sovente passaggi a dita e appoggi aleatori anche sul verticale, con singoli ermetici, che spesso fanno il grado. La parte sinistra della struttura presenta una zona di muri più verticali o leggermente strapiombanti, che offrono una bella arrampicata fisica su tacche e lame, con tiri
interessanti e allenanti, di livello medio. Le vie sono state richiodate nel 1997 da Alessandro Ronchi, Flavio De Stefani, Vittorio Mantegazza e Marco Maggioni, che hanno aggiunto circa quindici nuovi tiri, e in particolare un settore meno difficile verso destra. La roccia asciuga molto lentamente. In inverno e con ghiaccio esiste qualche pericolo di caduta di candelotti dall’alto. Frequentabile tutto l’anno, ideale in estate al mattino, e nelle mezze stagioni, perfetta nelle belle giornate di inizio autunno. Il sole arriva in genere tra le 12.00 e le 13.00. Infrequentabile con temperature elevate, visto anche lo stile della scalata che richiede buona aderenza. La chiodatura è eccellente a resinati, con distanza delle protezioni abbastanza ravvicinata. Nel 2016 è stato svolto un lavoro di risistemazione sicura di tutte le soste, della base e degli accessi, nell’ambito del progetto di riqualificazione delle falesie lecchesi finanziato da Regione Lombardia.
ACCESSO
Da Milano si segue la SS36 in direzione Lecco e si oltrepassa il lungo tunnel del Monte Barro, poco prima di Lecco. Si esce dalla superstrada seguendo l’indicazione “Valsassina”, e si percorre la nuova strada che sale in direzione “Ballabio” prendendo poi a destra, nel successivo tunnel, in direzione “Versasio-Piani d’Erna”. Usciti dal tunnel si prosegue in salita per circa un chilometro sino al grande piazzale della stazione di partenza della Funivia dei Piani d’Erna. Qui si parcheggia, a pagamento nei festivi. Sul retro della Stazione, verso destra, imboccare una stradina e quasi subito un sentiero bollato che scende nel bosco e raggiunge la successiva asfaltata che si segue verso destra in salita. Lasciata a destra l’entrata di un’azienda agricola si continua in salita per la larga mulattiera pietrosa, per circa 300m, finché si nota sulla sinistra la palina indicatrice per la Ferrata del Pizzo d’Erna: si sale ora a sinistra nel bosco fino a un ghiaione, oltre il quale, raggiunta la parete e l’attacco della Ferrata, costeggiando le rocce verso sinistra si raggiunge la falesia al suo limite destro: ore 0.30 dall’auto.
Bruno Quaresima, Danza Verticale, 8a (© E. Pesci) Piccola struttura composta da una bella placca grigia con vie divertenti ma unte, di livello facile-medio, non di rado con movimenti abbastanza fisici in allungo su lame. Interessante per principianti. 1.
PRADELLO
caduta sassi roccia unta
avvicinamento
Sì - No
principianti
Sì - No
si scala con la pioggia
Sì - No
20 min per famiglie
Sì - No
vie lunghe
La piccola penisola di Olgiasca, posta poco a sud di Colico è un angolo di assoluto interesse paesaggistico e di importante valore storicoculturale. Infatti questo piccolo lembo di terra, che separa il lago di Como dal piccolo laghetto di Piona, offre al visitatore scorci unici e particolarmente suggestivi sul lago e sulle montagne circostanti: il Legnone, il Sasso Manduino, il monte Grona. Inoltre l’antichissima abbazia Cistercense nelle vicinanze ne arricchisce il valore e l’interesse della visita anche per chi non scala. Il lato est di questa dorsale boscosa, quello che si affaccia sul laghetto di Piona, è caratterizzato da una lunga bastionata di roccia scura, alta circa 70-80 metri, a tratti interrotta da solchi e risalti boschivi che evidenziano i vari settori. Su questa struttura sono stati tracciati e chiodati un buon numero di itinerari a opera delle guide alpine del Centro di Alpinismo Moderno di Andrea Savonitto e Giovanni Poli, più recentemente e con il fondamentale contributo economico e “attivo” del Cai di Colico sono stati tracciati un rilevante numero di nuove vie, anche a più tiri, ed è stata effettuata una gigantesca opera di pulizia e bonifica dei sentieri di accesso, della parete e delle piazzole alla base. In tempi remoti la parete era già stata esplorata da Ivan Guerini e Patrizius Gossenberg, che percorsero molte delle vie (oggi richiodate) assicurandosi solo alla vegetazione presente e alle lastre rocciose che, dopo il lavoro di pulizia, si trovano attualmente alla base della parete. La qualità della chiodatura oggi è molto elevata: resinati a distanza ottimale, catene con anello alle soste, sentieri di accesso ben segnalati e in parete, una ciclopica operazione di disgaggio-giardinaggio obbligatoriamente necessaria per rendere fruibili i percorsi. La roccia ricorda il granito per struttura e stile di scalata e risulta piuttosto solida anche se si rileva la presenza di fasce più friabili e di tratti recentemente bonificati. L’arrampicata si svolge su placconate verticali o appoggiate, lavorate a tacche e a fessure, con granuli affioranti di varia misura. Materiale per tutte le vie: corda da 60 metri (meglio se da 70 metri) e 10-11 rinvii, molto consigliato il casco.
ACCESSO
Da Lecco si percorre la superstrada 36 in direzione nord, uscendo allo svincolo di Colico Piona.
Si seguono le indicazioni per Dorio Dervio e dopo pochi chilometri, si procede a destra in direzione Olgiasca (indicazione). È consigliabile parcheggiare sulla sinistra nel piccolo parcheggio (una decina di posti) appena prima di entrare nel centro abitato (nel centro storico le strade sono strette e con rari posti auto), o meglio ancora parcheggiare 150 metri prima del paese in prossimità del cimitero (sulla destra salendo) in un ampio piazzale. A piedi si percorre la strada principale
1. RIMETTA A POSTO LA CANDELA ? 16m Muro verticale su roccia friabile nei primi sei metri, attenzione, duro tratto finale, fisico
2. LA NOTTE DELLE LUCCIOLE ? 16m Muro verticale con partenza su roccia delicata e tratto finale di dita. Prob. 7c+
3. EL CAVRON TESTOSTERONICO
4.
16m Muro verticale e strapiombino
verticale molto continuo, superabile anche in stile trad, sugli antichi chiodi ancora in loco (controllarne l’affidabilità)
IL TERRAMATTA
Angelo Longoni sul Terramatta, anni ’40 (© arch. CAI Lecco)
TORRIONE RATTI
Ubicato sui remoti e solitari pendii del Pertusio, a SE del rifugio Rosalba, il Torrione Ratti, un tempo noto come Sass de Muntolta, era già stato salito negli anni 70 da Daniele Chiappa e Giorgio Monti per la Via dello Scudo, oggi in parte richiodata a fittoni resinati. Riscoperta e chiodata dall’alto, fra il 1992 e il 1995, da Giovanni Rivolta, che ha liberato tutti i tiri più difficili, questa struttura imponente e dotata di una roccia eccezionale, in assoluto la migliore della Grignetta, presenta una quarantina di tiri, divisi fra alcuni monotiri e vie fino a cinque lunghezze. L’arrampicata è eccezionalmente tecnica e di movimento, con protezioni resinate e a fix spesso molto distanti, anche su difficoltà elevate (7b). È dunque richiesto un alto livello tecnico e coraggio nei voli. Talora utile qualche dado. Il luogo è pochissimo frequentato, a torto, data la classe di alcuni tiri, che non hanno nulla da invidiare a certe lunghezze dell’Antimedale. L’ambiente è inoltre molto bello e panoramico, soprattutto nelle mezze stagioni. È frequentabile anche in inverno in assenza di neve, in particolare nelle giornata di inversione termica. Casco consigliato per le vie di più tiri. È in genere sufficiente una sola corda, preferibilmente da 70m. Vi sono ancora possibilità per ulteriori chiodature. Riportiamo qui solo i monotiri presenti, rimandando al volume inerente le vie di più tiri, per queste ultime.
ACCESSO
Da Lecco si raggiunge Ballabio, in Valsassina, e da qui si sale al Pian dei Resinelli (1300 metri). Dalla fine del piazzale si prosegue per 50m e si gira a ds (poco prima della chiesa; non prendere la strada in salita!) e si procede lungamente in discesa per circa 1km e mezzo, fino ove la strada termina, poco prima dell’ex rifugio Alippi, e di un campeggio visibile a ds. Qui si parcheggia: ora si imbocca la sterrata a lato del campeggio e la si segue per circa 250m, fino a delle case, e da qui si segue una strada a destra nel bosco. Da qui si segue la strada che sale a ds nel bosco e si continua lungamente seguendo a ds un’indicazione per il rif. Rosalba. Oltrepassata una discesa che attraversa il canale di Val Tesa, il sentiero procede con molti tornanti sino a un bivio ove a ds si lascia la diramazione che sale per il Sentiero dei Morti. Si continua in ripida salita sino a trovarsi poco sotto l’evidente Torrione del Pertusio. Qui si prende (indicazioni) una ripidissima traccia che sale a sn nel bosco. Da un colletto erboso si traversa lungamente per ghiaie e pendii sino all’evidente torrione (ore 1 dalla automobile).
12. MINCHIA SIOR TENENTE 5c 38m Partenza alla base della struttura. Speroncino appoggiato e splendide erosioni Attenzione alla mulinette, eventualmente spezzare la calata nella sosta della via 11
13. LA COMUNIONE DI ANDREA L1 6b 30m Placca tecnica con singolo in aderenza
L2 5c 25m Placca verticale lavorata a fessure e splendide concrezioni
14. NON SONO MICA BANANE L1 6a 30m Placca compatta tecnica e di movimento
L2 6a+ 25m Placca verticale con una sezione centrale molto tecnica
15. FUGA DAL CORTILE
5c 40m Lungo tiro in placca tecnica con ristabilimento tecnico e strapiombino a lame. Si raggiunge percorrendo le prime due lunghezze della Via del verme (n. 4)
16. SUPERFRICTION
7a 25m Placca verticale su piccole rugosità e concrezioni
SETTORE GROTTA CON VISTA
9. LA FACCIA DELLE DONNE ? 18m Strapiombo estremo
10. BANDIERA BIANCA ? 25m Strapiombo estremo
11. L’ULTIMA LUNA ? 25m Strapiombo estremo
SETTORE BALCONE SULL’EGHEN
AMORE E PSICHE BALCONE SULL’EGHEN
VALBRONA BASSA
Bella falesia di alto livello composta da tre settori strapiombanti e con alcune dure placche bombate, ubicata poco sopra il paese di Valbrona, non lontano dalla classica falesia di Valbrona (vedi).
SUDEST
altitudine esposizione bellezza chiodatura tranquillità comodità parcheggio
caduta sassi
roccia unta
Per presentare questa falesia, in splendida posizione panoramica sul ramo lecchese del Lario, con vista sulle Grigne, basterebbe dire che ospita ben due 9a: The party is here, liberata nel 2019 da Gabriele Moroni e ripetuta da Stefano Carnati e Francesco Castellano, e Megageremia, liberata da Carnati nel 2020 e ripetuta da Moroni, Castellano, Giuseppe Nolasco e Mauro Sormani. Il resto, tolte poche vie più facili, è un festival di 8b, 8b+, 8c e 8c+ che non ha eguali nella zona e che spicca anche allargando l’orizzonte.
La falesia, sbucandole di fronte dal sentiero alla sua destra, ostenta immediatamente grandi strapiombi inclinati fino a 50 gradi, più compatti nel settore inferiore e con belle canne in quello superiore. Lassù Local tufas (8a) e La fata (8b) sono viaggi imperdibili in super esposizione, con partenza dalla sommità di un caratteristico pilastro (“il pulpito”). Tra le sfide in basso, particolarmente ambite e quindi tentate, ecco Nutrire l’aquila (8a) e Lakota (8b) mentre Il parassita arcuatore (8b+), brevissimo e non troppo oltre la verticale, è faccenda pochissimo ripetuta per gente dalle dita d’acciaio. Assai consigliabile anche la più facile ma intensa Ul bagai de la schifusa (7b+).
VALBRONA BASSA
avvicinamento
Sì - No
principianti
Sì - No
si scala con la pioggia
Sì - No
20 min per famiglie
Sì - No
vie lunghe
VALBRONA
Scoperta e chiodata da Marco Vago, Mauro Sormani (Cimo) e Giacomo Rusconi (Mino) con interventi di pochi altri, Valbrona bassa è ancora in evoluzione (Cimo non si stanca di dedicarle attenzione). Ed ormai, nonostante nessuno le abbia mai fatto troppa pubblicità, è uno spot riconosciuto da numerosi climber di alto livello provenienti da diverse località del nord Italia, dalla Valle d’Aosta al Veneto. La chiodatura è eccellente a fix, con numerosi rinvii fissi in acciaio in loco. La base è comoda a destra, più scoscesa in mezzo e richiede attenzione sul pulpito, che può ospitare un paio di cordate. La falesia è esposta a est, in ombra nel pomeriggio, e generalmente frequentabile dall’inizio della primavera a metà autunno. Proprio le mezze stagioni sono i periodi migliori per le migliori prestazioni, visto che in estate l’umidità è spesso eccessiva (il posto è perfettamente riparato dal vento, anche in caso di forte favonio). E se purtroppo in primavera è facile trovare appigli bagnati, che asciugano nel corso dell’anno, bisogna anche dire che in caso di maltempo a Valbrona bassa si scala senza problemi, come dimostra il fortissimo Francesco Castellano che ha chiuso The party is here mentre pioveva. (Testo: Mauro Sormani). Hanno collaborato: Mauro Sormani, Aldo Rovelli, Marco Vago, Francesco Castellano.
ACCESSO
Si seguono le indicazioni per la falesia di Valbrona (vedi). Oltrepassata la chiesetta si procede per la carrozzabile per circa 200m sino alla discarica-centro raccolta rifiuti, ubicato sulla sinistra. Si parcheggia tassativamente 40m prima. Si risale imboccando la prima stradina sterrata a sinistra. Per essa si arriva in un prato sotto una casa, presso l’ingresso di un box. Si continua per il prato, e al suo termine si segue una traccia orizzontale nel bosco, sino ad una radura con un casotto di caccia in basso a sinistra. Qui si va dalla radura a destra in salita per la traccia. Seguire la traccia sino ad una cengia-canale, (attenzione) arrivando al primo settore (ora chiuso). Dal primo settore, seguendo alcune corde si sale su una cengia e si arriva al settore principale. 20 minuti dall’auto. Al settore in alto a sinistra si accede tramite un canale aggirando la punta a sinistra. Si raccomanda di parcheggiare lungo la strada asfaltata e non nello spiazzo prima della sterrata poiché viene utilizzato dai TIR per fare manovra. Si raccomanda altresì di non sporcare la base lasciando rifiuti presso la falesia. Non fermarsi per nessun motivo o lasciare rifiuti sul prato innanzi al box.
SETTORE SASSO PELO
1. SECONDA MANO
2. CANIMALDE
3. PERICOLI OGGETTIVI
4.
5. PRIMO PELO
6. IL TEMPO DEGLI EROI L1
7. BABY 90
8.
9. VITAMINA
10. CUORI INFRANTI
11. EL GRILLO DELLA RODESIA
15m Placca aggettante su lame verticali. Primo spit troppo alto
15m Placchetta con passo iniziale non banale
20m Placca a piccole tacche
25m Sale un bello spigolino verticale con singolo di dita in allungo su tacche. Ch A. Carnati
25m Placca verticale tecnicissima su piccole tacche L2 ? 25m Passaggio su tettino
25m Fessura poi muro verticale con difficile uscita e finale non banale
15m Strapiombo fisico e passo tecnico
20m Bel muro grigio con singolo fisico, chiodato da D. Soldarini
20m Muro strapiombante con passaggi fisici, due singoli in alto.
25m Boulder in entrata e chiave morfologico a metà, poi tecnica e di resistenza
20m Sale sopra El grillo su un muretto aereo 13. LO STILLICIDIO DEL SILENZIO
12.
25m Continuità su buone prese con poco intuibile passo a metà
SPORT CALZATURE
TEMPO LIBERO
ANDE.IT #ANDEXPLORE
Luca Danieli Ph. Christian Varrone