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Correre in montagna
TRAIL RUNNING
Anche se spesso vengono usati come sinonimi, la corsa in montagna non è il trail running, e trail running non significa per forza correre in montagna. La corsa in montagna è una disciplina, ufficialmente riconosciuta dalla Word Athletics (ex IAAF), caratterizzata da tracciati poco tecnici, molto veloci e dislivelli limitati, con distanze relativamente brevi e gare che durano difficilmente oltre l’ora e mezza. Invece il trail running è corsa nella natura in senso ampio, non occorrono per forza montagne con salite spacca-gambe, distanze infinite o forti dislivelli: salite, discese, sentieri esposti, passaggi tecnici, alte quote, lunghi chilometraggi fanno parte del divertimento. Sono difficoltà, con le quali certamente misurarsi, ma anche tappe per raggiungere luoghi meravigliosi, parti di un viaggio tramite il quale immergersi nell’incanto della natura. Ciò che caratterizza il trail è anche l’autosufficienza, ovvero avere con sé cibo e acqua sufficienti per tutta la durata dell’uscita e tutto il materiale necessario: questa filosofia la si ritrova anche in gara, dove gli
organizzatori adottano di solito il criterio della semi autosufficienza, che stabilisce l’autonomia almeno tra due check-point o ristori, e fissano il materiale obbligatorio in base alla tipologia di gara e al meteo previsto. Da un punto di vista delle competizioni, il trail running ha linee guida definite dalla ITRA che prevedono che la corsa si svolga in ambiente naturale con un massimo di strada pavimentata fissato al 20%, che il terreno possa variare dalla strada sterrata al single track, con passaggi anche tecnici, e che il percorso sia ben segnato e descritto con un road book o comunque reso noto fornendo la traccia gps prima della partenza. Le difficoltà, in generale, non sono mai eccessive, ma in compenso le distanze sono medio-lunghe o lunghissime, come nelle ultra. Altro aspetto importante è quello etico, sia di rispetto assoluto dell’ambiente (in alcune gare è vietato anche uscire dai sentieri) sia delle regole e dei valori del trail running come umiltà, correttezza e solidarietà nei confronti degli altri runner.
SKYRUNNING
Il trail running comprende anche lo skyrunning che l’International Skyrunning Federation definisce come corsa in montagna oltre i 2000 m con salite che superano il 30% di pendenza e con difficoltà alpinistiche non oltre il II grado. A sua volta lo skyrunning si divide in - Sky: da 20 a 49 km con salita minima di 1300 m - UItra: da 50 a 99 km con salita minima di 3200 m con un tempo finale inferiore alle 16 ore
Lungo il sentiero 843 verso il Monte D’Avien (© Nora Mazzocchi)
- Vertical: corsa in salita con pendenza minima del 20%, sezioni oltre il 33%, con una lunghezza massima totale di 5 km. In generale le Sky si svolgono in ambiente alpino più severo con terreni tecnici, poco battuti e pericoli oggettivi. Ovviamente sono indispensabili una grande conoscenza della montagna ed esperienza per sapersi muovere anche in alta quota e in condizioni atmosferiche avverse.
Al di là delle definizioni, quello che caratterizza chi corre l’una o l’altra disciplina è l’approccio: il trail runner sale fin dove è necessario per girare per le montagne, concentrandosi sulla distanza, lo skyrunner sale alle cime, dando valore al percorso in base alle difficoltà incontrate.
Per morfologia e posizione geografica il massiccio del Grappa non ha cime oltre i 2000 m o passaggi in quota da Sky, ma non mancano vie particolarmente ripide e qualche bella salita al limite del Vertical che abbiamo descritto nel libro. Volutamente non sono stati descritti itinerari come la Cresta dei Cavallini o Cresta San Giorgio in Val Brenta che presentano passaggi di I o II grado e brevi tratti attrezzati, privilegiando lo spirito esplorativo del trail running.
DI CORSA IN MONTAGNA
In generale si arriva al trail in due modi: dalla corsa su strada o dall’andare in montagna. Chi corre da anni, ha corso tutte le distanze e magari vive in città, cerca nuovi stimoli, il contatto con la natura, e trova nel trail sfide. Complici gli amici, la velocità che diminuisce con l’età, la voglia di avventura, di uscire dalla zona comfort, di misurarsi con se stessi e, perché no, anche la moda: si inizia tentando le prime colline e le “tapasciate” fuori porta con qualche sentiero sterrato e un po’ di dislivello. Chi, invece, va in montagna abitualmente, è spesso un forte camminatore, e correre diventa un passaggio naturale, passando dall’escursionismo, allo speed hiking alla corsa, aggiungendo velocità alla propria attività outdoor. Entrambi questi tipi di trailer si incontrano sui sentieri o alle gare, ciascuno con la sua filosofia: correre più tempo possibile il primo, perché la corsa è corsa, coprire la distanza il secondo,
perché quello che perdi camminando in salita, lo riprendi in discesa, o viceversa. Con il tempo e l’esperienza, però, questi due approcci spesso finiscono per convergere: e così il trail diventa saper adeguare il passo al terreno, gestirsi in base al percorso, correre dove ha senso, coprendo distanza e dislivello nel migliore dei modi e nel modo più adatto a sé in quel momento. È questo il cosiddetto “spirito trail”: arrivare in fondo all’avventura e condividere emozioni forti. Così, anche nelle gare arrivare primo o ultimo perde di importanza, quello che conta è essere finisher. Si corre al proprio ritmo e si ascoltano le sensazioni del proprio corpo prima ancora di guardare l’orologio. Quello che conta è individuare i propri obiettivi e parametrarli onestamente ai propri limiti, di età, condizione, testa e forza di volontà.
Ma nel trail running, qual è la velocità giusta? Quando si corre e quando si cammina? Può sembrare una questione soggettiva, influenzata da tanti fattori, come il tipo di uscita, la distanza e il dislivello, la propria forma fisica, ma anche il terreno e il clima. Così ognuno di noi si regola in base alle proprie sensazioni e alla propria esperienza. In realtà, tutti questi aspetti dipendono dal cosiddetto consumo energetico, ovvero da quanta energia è necessaria per coprire una certa distanza e questa, secondo alcuni studi, non dipende dalla velocità, ma aumenta con l’aumentare della pendenza e della distanza: “A pari velocità, su pendenze che vanno dal 15% all’80%, conviene sempre camminare, in quanto la richiesta energetica per la camminata è sempre inferiore a quella della corsa”.* Bisogna infatti considerare che correndo si agisce sulla frequenza del passo, mentre camminando sulla sua ampiezza. Insomma, più la strada sale, meno conviene correre.
* Nicola Giovannelli, Trail Running & Ultra Running, ed. Mulatero, 2019 In questo libro gli itinerari proposti sono pensati e descritti per essere corsi secondo le indicazioni date nel capitolo “Lettura degli itinerari e legenda”, e come tali sono anche stati percorsi. Ma sono anche percorribili a passo escursionistico: ovviamente le durate cambiano e alcuni giri non potranno essere completati in una sola uscita, così come le traversate che andranno per forza divise in tappe.
CORRERE SULLA NEVE SUL GRAPPA
Il massiccio non ha un innevamento regolare e costante anno dopo anno. Complice la sua vicinanza alla pianura, capitano anni di asciutto in cui nevica pochissimo, di solito con i primi freddi, e altri in cui la neve si mantiene anche a primavera inoltrata. Sul Grappa non si scia, anche se sul col di Baio ci sono i resti di un vecchio impianto di risalita, e non nevica né si registrano basse temperature come sull’altopiano di Asiago, ma quando c’è neve è divertente salire sia con le ciaspole sia di corsa. L’indicazione dei periodi dell’anno di ciascun itinerario di questo libro tiene conto anche di questa possibilità. Quindi, quando trovate un periodo sconsigliato, è la natura stessa del percorso che lo suggerisce. In generale, quasi tutti i percorsi possono essere corsi anche in inverno, ma la presenza della neve cambia tutto. È un problema di sicurezza. Le zone aperte in quota sotto ripidi pendii sono esposte a valanghe e slavine, alcuni passaggi non sono leggibili o non sono proprio percorribili. Anche le strade come la Generale Giardino o le secondarie di accesso alle malghe possono essere chiuse. Quindi se si decide di correre sulla neve, è meglio preferire la valle delle Bocchette in cui c’è anche un bell’anello da percorrere con le ciaspole, la zona degli Asoloni, la strada delle Penise o la dorsale del Finestron. Portate sempre i ramponcini e l’ARVA.