FRANCESCO SALVATERRA
PRESANELLA &ROCK ICE VERSANTE MERIDIONALE. Val Ronchina, Val Dossón, Val Cèrcen, Val Gabbiolo, Val Nardìs, Val d’Àmola e Val Corniello
EDIZIONI VERSANTE SUD | COLLANA LUOGHI VERTICALI | CLIMBING
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Prima edizione Maggio 2021 ISBN 978 88 85475 144 Copyright © 2021 VERSANTE SUD – Milano, via Longhi, 10. Tel. +39 02 7490163 www.versantesud.it I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento, totale o parziale, con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi.
Copertina
Alessandro Beltrami - Campanile di S. Giusto, Handjob © S. Franchini
Testi
Francesco Salvaterra
Disegni
Eugenio Pinotti
Fotografie
Francesco Salvaterra
Cartine
Matteo Bertolotti
Simbologia
Tommaso Bacciocchi
Impaginazione
Matteo Bertolotti
Stampa
Press Grafica s.r.l. – Gravellona Toce (VB), Italia
Km ZERO
da autori Guida fattae sviluppano che vivonmo picata sul l’arra torio terri
È una guida a KM ZERO!
Cosa significa? Che è più sana e ha più sapore, perché fatta da arrampicatori locali. Come i pomodori a Km 0? Certo! E la genuinità non è un’opinione. Gli autori locali fanno bene a chi scala: – hanno le notizie più fresche e più aggiornate; – non rifilano solo gli spot più commerciali; – reinvestono il ricavato in nuove falesie. Gli autori locali fanno bene al territorio: – pubblicano col buonsenso di chi ama il proprio territorio; – sono attenti a promuovere tutte le località; – sono in rete con la realtà locale. E infine la cosa più importante:
sulle loro rocce, c’è un pezzetto del loro cuore
Nota
L’arrampicata è uno sport potenzialmente pericoloso, chi la pratica lo fa a suo rischio e pericolo. Tutte le notizie riportate in quest’opera sono state aggiornate in base alle informazioni disponibili al momento, ma vanno verificate e valutate sul posto e di volta in volta, da persone esperte prima di intraprendere qualsiasi scalata.
Km ZERO Guida fatta da autori che vivono e sviluppano l’arrampicata sul territorio
Il 2% del ricavato di questa guida viene reinvestito in materiale per attrezzare vie e falesie
FRANCESCO SALVATERRA
PRESANELLA Rock & Ice SUL VERSANTE MERIDIONALE Val Ronchina, Val Dossón, Val Cèrcen, Val Gabbiolo, Val Nardìs, Val d’Àmola e Val Cornisello
EDIZIONI VERSANTE SUD
Alle mie innamorate Chiara e Greta, grazie per rendere speciali anche i momenti più semplici. Senza di voi non avrei avuto la costanza di finire questo libro
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INTRODUZIONE Francesco Salvaterra
La Presanella, con i suoi 3558 metri è la cima più alta del Trentino, le sue creste e pareti Nord sono un punto di riferimento per l’alta montagna classica eppure, al di fuori di pochi itinerari di neve e misto è un ambiente ancora solitario e semi-sconosciuto. Fattori che concorrono alla scarsa frequentazione sono i lunghi avvicinamenti, la “concorrenza” delle vicine Dolomiti di Brenta e sicuramente la scarsità di punti di appoggio e informazioni aggiornate. Con ogni probabilità l’arrampicata in Presanella non diventerà mai virale: il terreno d’avventura sembra non essere più di moda. Ma cosa hanno cercato generazioni di alpinisti alle torri del Trango, sui Tepui del Venezuela o sulle guglie della Patagonia? Ambiente severo, isolamento e assenza di punti d’appoggio, clean climbing, pareti complesse e con terreno vergine: ingredienti per poter preparare un’avventura come si deve. Da questo punto di vista la Presanella ha molto da offrire. Va detto che dalla metà degli anni Ottanta a oggi sono cambiate molte cose, si è cominciato a frequentate pareti più comode in val Cornisello e in val d’Ámola, con nuove vie trad ma anche moderne e plaisir. Sono state valorizzate pareti di granito perfetto con dieci minuti di avvicinamento, poste al lato di laghetti stupendi, un balcone sulle Dolomiti di Brenta. Se ai piedi si preferisce calzare gli scarponi e i ramponi le opportunità non mancano: dai canali e creste classiche, alle moderne vie di misto tecnico del Monte Nero, in un ambiente che non ha nulla da invidiare (salvo la funivia) ai blasonati bastioni del monte Bianco. L’idea di questo lavoro è nata in me circa dieci anni fa, poco dopo aver scoperto l’arrampicata. Avevo preso in prestito in biblioteca la guida di Urbano Dell’Eva 110 itinerari in Presanella e sfogliandola ero rimasto affascinato dalle fotografie della punta Graffer. Con l’amico Stefano Bianchi eravamo saliti per la prima volta in val Gabbiolo, bivaccando in alta valle. Entrambi avevamo ben poca esperienza e solo con un po’ di fortuna mista a incoscienza eravamo riusciti a sederci sul tavolino da bar inclinato che costituisce la vetta. Quel giorno ero rimasto rapito dalla bellezza selvaggia di quelle montagne e piano piano avevo iniziato la raccolta di informazioni che negli anni mi ha spinto a girovagare per il gruppo in compagnia di molti buoni amici. Fin dall’inizio ho pensato di compilare una guida completa in grado di valorizzare sia recenti realizzazioni, che grandi e a torto sconosciuti itinerari del passato. Ho voluto raccogliere informazioni utili a chi si avvicina per la prima volta a queste valli, tuttavia anche alpinisti locali esperti troveranno molto materiale inedito, anche perché l’ultima guida pubblicata risale al 1985. Non nascondo che inizialmente la mole del progetto mi ha scoraggiato: esiste un momento della vita per relazionare le vie e uno per aprirle o ripeterle e la mia ispirazione spingeva nettamente per la seconda ipotesi! Poi, un po’ alla volta mi sono fatto affascinare dal lavoro di ricerca: la parte più facile è stata consultare i lavori dei miei predecessori: la monografia del Laeng del 1911 e 1912, l’eccezionale lavoro di Dante Ongari, prima e unica guida completa edita nel 1978, le due selezioni scelte di itinerari: quella di Pericle Sacchi del 1977 e l’ultima in ordine di tempo di Urbano Dell’Eva, del 1985. Più complesso è stato ricercare le frammentate informazioni sugli itinerari aperti negli anni successivi e sui pochi che erano sfuggiti ai miei predecessori; per questo lavoro d’investigazione devo ringraziare l’amico Matteo Bertolotti, mi è stato di grande aiuto. A questo lavoro a tavolino si affianca l’esperienza sul campo: in molti gruppi montuosi un centinaio di salite spalmate in dieci anni di attività sono una bazzecola, ma per questo piccolo massiccio spero che possano essere un buon compromesso per una visione d’insieme sufficiente.
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L’idea iniziale era quella di una monografia completa dell’intero gruppo, ma entrando nel vivo del lavoro mi sono accorto che il volume di materiale era molto per una singola guida. Confrontandomi con l’editore ho optato quindi per una suddivisione in due versanti: Presanella meridionale e Presanella settentrionale. Questa divisione è inedita, Walther Laeng infatti, con un criterio topografico e molto più scientifico, ha diviso il gruppo in una parte occidentale e una orientale. Trattandosi di una guida per alpinisti più che di uno studio topografico, ho optato per un approccio più pratico: il criterio di distinzione principale è infatti la valle di accesso alle montagne e pareti. In seconda battuta anche le caratteristiche stesse degli itinerari alpinistici sono opposte: sul versante Nord si concentrano i grandi itinerari di neve, ghiaccio e misto, mentre su quello meridionale abbondano maggiormente gli itinerari di roccia. Anche i vari capitoli della guida non seguono una sezione orografica ma racchiudono Durante l’apertura della Traversata dei Puffi (© M. Gregori) la valle su cui si affacciano le pareti e dove si trovano gli accessi. Oltre alle informazioni sulle varie scalate ho voluto raccogliere alcuni racconti e i profili personali dei personaggi più importanti, perché mi sono sempre piaciute le guide che permettono di calarsi nella storia alpinistica di un massiccio, oltre che indicarne le opportunità. Non mi resta che salutarvi con una citazione tratta dall’introduzione del primo lavoro sulla Presanella, di Walther Laeng (1913): Per tutto ciò io dovrei ora presentarvi una monografia senza pecche, una monografia perfetta. Purtroppo sono bel lungi, -lo veggo io stesso- dalla meta propostami; ma io vi offro questo studio tale quale è, sicuro che voi l’accetterete e l’approverete, pel semplice fatto che in tutti voi è, come in me, la convinzione “esser più difficile il descrivere le montagne che il salirle!” Preparate lo zaino senza dimenticare martello, chiodi e un buon assortimento di friends, studiate la logistica e puntate la sveglia presto. Vi aspettano grandi emozioni lungo fessure e placche con un granito da sogno. Intorno a voi: acque cristalline, prati, silenzio, animali selvatici e un ambiente che saprà ampiamente ripagarvi del fiato corto iniziale. Buone arrampicate!
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LA PRESANELLA Il gruppo della Presanella fa parte delle Alpi Retiche meridionali ed è una piccola zona di montagne aspre e selvagge, circondate dai massicci dell’Ortles, dell’Adamello e delle Dolomiti di Brenta. I suoi confini sono: a Ovest: la val Presena e la Val Ronchina; a Est: la val Meledrio, il passo Carlo Magno e la valle di Campiglio; a Nord: l’alta val di Sole fino a Dimaro; a Sud: il fiume Sarca di Genova, dal pian di Bedole a Carisolo. In questa guida si è scelto di dividere il massiccio in due: a Nord il versante che si affaccia sull’alta val di Sole e a Sud le valli che convergono sulla val di Genova e l’alta val Rendena. La dorsale principale che fa da spartiacque va dalla cima Presena a Ovest al monte Giner a Est, passando dai vertici principali di Busazza, Cèrcen, Gabbiolo, Presanella, Ámola e Scarpacò. All’interno di questo libro trovate le ascensioni alpinistiche del versante Sud del gruppo di Presanella, distribuite nelle valli: Ronchina, Zigola, Dossón, Cèrcen, Gabbiolo, Nardis, Ámola e Cornisello. Tutta la zona descritta è parte del parco naturale Adamello-Brenta, istituito nel 1967. La roccia di queste montagne è la stessa dell’Adamello, un particolare tipo di granito di origini magmatiche intrusive chiamato Tonalite, che tende generalmente al colore grigio più o meno scuro. Specie sulle pareti rivolte a Sud la roccia è sovente molto compatta, non mancano fessure regolari, diedri, e in alcuni casi le caratteristiche placche lavorate a “funghi”. Sul versante meridionale i ghiacciai di rilievo sono solo due: la vedretta di Nardis, situata alla testata della valle omonima e la vedretta di Cornisello. Dal punto di vista delle opportunità alpinistiche, sono stati censiti circa 351 itinerari: 312 vie di roccia, 40 creste, 10 canali nevosi e 29 vie di misto. Le cime più comode da raggiungere della val d’Ámola e Cornisello, pur offrendo piccoli gioielli di arrampicate non sono molto alte e le pareti variano dai 150 ai 350 metri di dislivello mentre le pareti più alte, che raggiungono gli 800 metri, si trovano in val Gabbiolo.
Cima Zigolón, Sperone della Ronchina (© M. Fogazzi)
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RINGRAZIAMENTI Per portare a termine questo lavoro, ho beneficiato dell’aiuto di molte persone. Ringrazio chi ha condiviso con me informazioni e fotografie, chi ha letto e riletto le bozze correggendo gli errori e chi si è legato con me per andare alla ricerca di qualche vecchio chiodo arrugginito o per piantarne di nuovi. Un grazie particolare a Versante Sud per aver creduto nel progetto. Un grazie a (in ordine alfabetico): Tommaso Bacciocchi, Paolo Baroldi, Stefano Bianchi, Nicola Binelli, Alessandro Beltrami, Giancarlo Bellotti, Matteo Bertolotti, Gilberto Bestetti, Alberto Bettoli, Danilo Bonvecchio, Egidio Bonapace, Alessandro Botteri, Alberto Bosco, Roberto Cappucciati, Nicola Castagna, Stefano Comai, Andrea Cozzini, Davide Ortolani, Chiara Stenghel, Giorgio Paoli, Marco Pellegrini, Andrea Rosà, Massimo Faletti, Marco Fedrizzi, Massimo Fogazzi, Tomas Franchini, Silvestro Franchini, Roberto Iacopelli, Alessio Tait, Mattia Tisi, Francesco Maffei, Amneris Maffei, Marco Maganzini, Eva Lavinia Maffei, Danilo Marinolli, Silvia Mazzani, Claudio Migliorini, Mirto Monaco, Filippo Mosca, Micheal Moling, Francesco Leonardi, Piero Onorati, Mario Pedretti, Jacopo Pellizzari, Guido Stanchina, Emanuele Collini, Vittorio Giovannella, Giovanni Ghezzi, Patrick Ghezzi, Michel Ghezzi, Antonio Gravante, Linda Grossi, Mattia Grossi, Angelo Taddei, Matteo Sacchi, Franco Salvaterra, Ermanno Salvaterra, Claudio Lanzafame, Piergiorgio Lovati, Alessandro Lucchi, Roberta Reversi, Andrea Gennari Daneri, Gianni Trepin, Paolo Viviani, Manuel Zambanini, Gerd Zimmermann.
AGGIORNAMENTO DELLA GUIDA E CORREZIONI Cari lettori, vi prego di condividere con me suggerimenti, errori (ebbene sì, ce ne saranno) e altre migliorie. L’unica possibilità per offrire informazioni sempre più accurate è il continuo lavoro di correzione e aggiornamento in seguito alla ripetizione delle vie. Se ripetete delle vie poco frequentate vi invito a scrivere una relazione e di inviarmela con qualche fotografia. Lo stesso vale se aprite nuovi itinerari. La mia mail è: francesco.salvaterra@hotmail.it. Grazie al vostro aiuto la prossima edizione di questo lavoro sarà certamente migliore.
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INTRODUZIONE TECNICA COME ARRIVARE Per le valli Ronchina, Zigola, Dossón, Cèrcen, Gabbiolo e Nardis si accede dalla val di Genova. Quest’ultima s’imbocca dal paese di Carisolo. Solitamente dal 20 giugno al 20 settembre la strada della Val Genova è aperta al traffico, se si passa prima delle 8.00 è concesso salire con la propria auto fino alla piana di Malga Bedole, dopo occorre utilizzare un servizio di bus navette. Le valli Ronchina e Zigola sono raggiungibili anche dal passo del Tonale con la cabinovia che porta al passo Presena; in questo caso l’accesso è più breve. La strada per la val Nambrone, che si divide in Ámola e Cornisello, s’imbocca da un tornante con indicazioni poste sulla strada statale, poco a valle dell’abitato di Mavignola. Qui non ci sono limitazioni al transito. Molte delle zone di arrampicata descritte sono raggiungibili anche dal versante settentrionale del gruppo (val di Sole) ma l’accesso a piedi è decisamente più lungo e complesso. RIFUGI E BIVACCHI Buona parte degli itinerari descritti in questa guida sono effettuabili da cordate preparate partendo e tornando all’auto in giornata, tuttavia per gli itinerari più lunghi o remoti è preferibile portarsi in quota il giorno precedente. Purtroppo vi sono pochi punti di appoggio dove passare la notte e spesso l’unica soluzione è bivaccare all’aperto: sotto le stelle, in tenda o in ripari di fortuna sotto a rocce strapiombanti. L’unico rifugio nel versante meridionale del gruppo è il Segantini (2373 m) in val d’Ámola. Di proprietà della SAT è in grado di ospitare circa 70 persone ed è gestito dalla guida alpina Egidio Bonapace e dal suo simpatico staff. Il bivacco invernale dispone di 8 posti letto con coperte. Esistono due bivacchi fissi: il Roberti e l’Orobica.
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Il primo è posto a metà della val Nardis (2204 m), di grosse dimensioni offre fino a 12 posti letto. È provvisto di materassi e coperte, purtroppo però si trova in una zona non molto utile agli alpinisti. Il bivacco Orobica si trova appena sotto la cima Presanella, a quota 3382m lungo la cresta Sud-Est, può essere un utile riparo in caso di emergenza per chi si attarda sulle vie più impegnative o in caso di brutto tempo. Offre 4 posti letto con coperte. PERIODO DI SCALATA Per le vie di roccia il periodo ideale è l’estate. Ciononostante, sulle assolate pareti della val d’Ámola e Cornisello si può tranquillamente scalare in primavera e autunno inoltrato. Per le valli che prevedono l’accesso dalla val Genova la stagione arrampicatoria è inoltre condizionata dalla chiusura al traffico della strada che, purtroppo, è aperta solo dal 20 giugno al 20 settembre. Le vie di ghiaccio, misto e neve, storicamente frequentate prevalentemente in estate, al giorno d’oggi, come per il resto delle Alpi, non sono quasi mai praticabili in questo periodo. Il misto al monte Nero vive la sua stagione migliore nel tardo autunno e in misura minore in primavera, ma anche in pieno inverno possono verificarsi condizioni adatte. GESTIONE DEL RISCHIO Si sconsiglia di fidarsi dei chiodi normali senza averli prima verificati. La variabilità termica “muove” i chiodi nelle fessure anche a distanza di pochi anni e non di rado capita di estrarre un chiodo solamente prendendolo con pollice e indice. I chiodi vanno sempre ri-martellati prima di farvi affidamento, in particolare alle soste. È difficile valutare l’affidabilità di un chiodo soprattutto se in battuta a fondo corsa nella fessura. In questo contesto sarebbe il caso di
sostituire il chiodo con uno più largo. È buona norma rinforzare sempre le soste a chiodi con materiale a incastro. Prima di una corda doppia controllare sempre la qualità degli ancoraggi, in seconda battuta lo stato di usura dei cordini ed effettuare sempre un back-up, ossia piazzare una protezione di sicurezza (che non vada in trazione sull’ancoraggio) che toglierà l’ultima persona che si cala. In questo gruppo montuoso si trovano un’alta concentrazione di scaglie e pilastri di granito di tutte le dimensioni, a volte in equilibrio precario. La caduta di sassi è un pericolo reale, un buon 20% degli incidenti fatali occorsi agli alpinisti in giro per il mondo è da ricondursi alla caduta di pietre. I pericoli oggettivi (se i sassi cadono da soli) si possono limitare evitando i canali, in particolar modo con temperature elevate, e scegliendo itinerari poco esposti, ad esempio lungo creste e spigoli. I pericoli soggettivi (se i sassi vengono fatti cadere) si scongiurano facendo le soste in punti riparati e con attenzione ed esperienza nella lettura del terreno e nella scelta di appigli e appoggi. Molte scalate si trovano in valli severe e remote, dove raramente s’incontrano altre persone in grado di prestare aiuto e nelle quali non vi è mai copertura telefonica (con nessuna compagnia). È il caso di tutte le valli che si affacciano sulla val Genova: Gabbiolo, Cèrcen, Dossón, Ronchina. Se si decide di scalare in queste zone è molto importante portare una radio VHF o un telefono satellitare. Frequenze radio utili: rifugio Mandrone 146.150 rifugio Bedole 164.300 frequenza di chiamata simplex (radio amatori) 145.500 Il pericolo di valanghe può essere potenzialmente presente da fine ottobre a primavera inoltrata. Nella fase di progettazione di un’uscita consultare con attenzione il bollettino valanghe e valutare sul posto le condizioni del manto nevoso. Talvolta ARTVA, pala e sonda non sono materiali riservati agli scialpinisti.
CONSIDERAZIONI ETICHE Mountains are finite, and despite their appearance... fragile. Yvon Chouinard, in “Clean Climbing” Le regole etiche proteggono gli sforzi di chi è passato prima di noi e preservano la montagna per quelli che verranno in futuro. Ero in dubbio se aggiungere questo paragrafo ma ho deciso che il tema ha la sua importanza; in fin dei conti si tratta di indicazioni di buonsenso che vengono adottate in numerose zone d’arrampicata nel mondo. Anche in Presanella sono sempre state osservate nel passato, purtroppo in tempi recenti si sono verificati episodi che sarebbe preferibile evitare in futuro. Quelle che seguono sono solo indicazioni affinché passato, presente e futuro convivano in armonia. Vie classiche: anche se c’è qualche differenza potremmo chiamarle anche “trad” o di “clean climbing”. Gli alpinisti del passato, valligiani sconosciuti o figure di spicco che fossero, hanno sempre aperto vie con parsimonia di mezzi, grande audacia e intuizione. La grossa differenza è che in passato non disponevano del materiale mobile a incastro e quindi utilizzavano maggiormente chiodi e cunei, che per loro natura si possono togliere e non modificano irrimediabilmente la roccia. Per parte della comunità mondiale di arrampicatori l’attrazione risiede nell’affrontare con il miglior “fairplay” (gioco corretto) possibile gli enigmi che la natura propone. Questo tipo di filosofia implica soprattutto il minimizzare l’uso di punti di sicura fissi, in particolare i fix, dando maggior importanza alle sensazioni piuttosto che al punto geografico raggiunto o al grado di difficoltà. Questo tipo di etica adottato da alcune culture permette di trasformare venti metri di roccia qualsiasi in una grande avventura in grado di regalare un’esperienza memorabile. In definitiva i mezzi utilizzati durante un’ascensione sono quelli che definiscono quanto grande o piccola è una montagna o parete. Non aggiungere fix sulle vie preesistenti, né sui tiri, né alle soste.
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introduzione tecnica
Se una via non ha abbastanza punti di sicura per il tuo gusto, significa che è troppo difficile per il tuo livello. La chiodatura è parte integrante della difficoltà di una via ed è necessario preservare la creazione di chi ha realizzato la prima ascensione. Rispettare il carattere delle vie preesistenti è una norma accettata in tutto il mondo ed è la miglior forma per garantire che vari stili di scalata coesistano nella stessa zona, preservando la ricchezza che ognuno vi apporta. Anche se oggi si cerca sempre più una scalata sicura, con rischi limitati, non dobbiamo uniformare tutte le vie esistenti. Possiamo sostenere lo spazio di libertà che ci offre una scalata solo rispettando questa diversità. Facendo un inciso, ci sono un limitato numero di vie classiche in val d’Ámola e Cornisello dove sono state chiodate a fix le soste che originariamente erano attrezzate a chiodi normali. Una delle motivazioni principali è che i chiodi tradizionali tendono ad allentarsi da un anno all’altro, quindi si è scelto di apportare delle modifiche, quali la spittatura delle soste e la rimozione di chiodi lungo i tiri che possono essere protetti con più affidabile materiale a incastro. Va però sottolineato che si tratta di situazioni che riguardano pochi itinerari ben definiti, identificabili come vie di transizione dal plaisir all’alpinistico, su cime comode e minori. Quel che è fatto è fatto ma a mio avviso non si dovrebbe proseguire oltre su questa strada. Vie Moderne: Michel Piola e Manlio Motto sono i padri di questo stile nelle Alpi. Sintetizzando si tratta di una filosofia di apertura che prevede l’uso di fix alle soste e sui tratti che non sono proteggibili altrimenti, come le placche, lasciando sempre le fessure libere alle protezioni mobili. L’uso limitato di spit ha aperto le porte a pareti altrimenti pressoché impossibili, pur preservando l’incognita e la sfida. Si tratta di itinerari aperti dal basso che quasi sempre hanno un grado obbligatorio, ossia dei tratti tra una protezione e l’altra da percorrersi senza la possibilità di aiutarsi con altri mezzi che non siano la propria abilità in arrampicata libera. I primi ad aprire in questo stile in Presa-
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nella sono stati Gianni Berta, Corrado Tisi e Danilo Bonvecchio, seguiti poi da altri. È uno stile di apertura che può offrire grandi opportunità su queste pareti. Vie Plaisir: oggigiorno una fetta di arrampicatori ricerca itinerari dai rischi limitati, di grado abbordabile e facile accesso, perfettamente attrezzati ove prevale il piacere dell’arrampicata pura rispetto al carico emozionale e fisico legato alle vie d’ambiente. Questa zona non è per tradizione il luogo per questo genere di vie. Ogni luogo possiede una storia e una cultura dell’arrampicata a cui è bene attenersi, tuttavia qualche via dalla chiodatura ultra-ravvicinata è stata aperta (anche da me) e tollerata, tenendo conto dei criteri che seguono. Apertura di nuove vie: - Le vie nuove andrebbero aperte dal basso, nella speranza che resti terreno vergine per il futuro. - La collocazione di punti fissi (fix, chiodi resinati o chiodi normali) andrebbe limitata e in senso generale non andrebbero mai spittate le fessure. Trattandosi di un’azione pressochè indelebile andrebbe utilizzato sempre materiale omologato e della miglior qualità. - Nel caso si possa scendere a piedi o da altri itinerari limitrofi è preferibile non collocare soste di calata su ogni singola via. - Nell’ideare e poi realizzare una via nuova è importante assicurarsi che non influenzi una linea precedente, domandandosi se apporta qualcosa di meritevole o no. Incrociare, sormontare o mantenersi a due metri di distanza con una riga di fix da una via classica significa rovinarla. - Sostituzione di spit: alcune vecchie vie attrezzate a spit-roc a mano andrebbero riattrezzate con materiale omologato, rispettando la distanza originale tra gli ancoraggi e senza aggiungerne. CRITERIO DI SCELTA E CLASSIFICAZIONE DEGLI ITINERARI Questa guida si prefigge l’obiettivo di racchiudere tutti gli itinerari di interesse alpinistico che sono stati percorsi nel versante meridionale del gruppo di Presanella.
Sono state inserite solo le vie Normali con difficoltà alpinistiche, oppure quelle utilizzate come itinerari di discesa. INFORMAZIONI SUGLI ITINERARI Le informazioni su ogni via vengono fornite nel seguente ordine. Lunghezza: viene sempre specificato se si indica sviluppo o dislivello. Per le vie che si connettono ad itinerari preesistenti si indica prima la lunghezza complessiva e poi la lunghezza inedita. Difficoltà: per classificare in maniera più completa le vie si sono adottati tre parametri di valutazione e quindi tre differenti scale: difficoltà tecnica, esposizione e impegno globale. • Difficoltà tecnica: al pari di molte località di arrampicata su granito come il monte Bianco, la Patagonia o la valle dell’Orco, per classificare la difficoltà tecnica degli itinerari in roccia è stata scelta una scala mista. Si utilizzano gradi classici UIAA dal I fino al VI per poi proseguire con i gradi francesi partendo dal 6a, indipendentemente dal fatto che si tratti di una via attrezzata a fix, mista o non attrezzata. La difficoltà tecnica descrive esclusivamente la sezione più difficile della via, non riflette la severità dell’ambiente. Quindi un 6a chiodato a fix in falesia è lo stesso di un 6a totalmente trad sulla Torre Bignami. I gradi di arrampicata in fessura possono risultare severi per chi non vi è abituato. Per i tiri che non sono stati liberati in rotpunkt, ma da secondi o solo stimati si è messo un punto di domanda. Se sulla difficoltà tecnica è indicata la difficoltà in libera e in artificiale (ad esempio VI A1), significa che la via ha dei tratti in artificiale e non è stata liberata. Se la via è stata liberata (anche in seguito alla prima salita) si indica il grado in libera e in alcuni casi il grado obbligato. Quest’ultimo indica la difficoltà che va scalata in libera e senza possibilità di resting tra un ancoraggio e il successivo (che può essere anche un ancoraggio mobile). Per l’artificiale si utilizza la classica scala A1, A2, A3 ecc, si tratta di una gradazione classica e non new wave. Va tenuto conto che
i punti di progressione possono essere fissi (chiodi, fix) o da posizionare (friends, stoppers). Se serve materiale da artificiale specifico (cliff, pecker ecc.. ) è specificato. Per le vie di ghiaccio e misto viene utilizzata la scala WI (water ice) per le colate di ghiaccio, AI (alpine ice) per la classica “neve pressata” (con aria all’interno) originata principalmente per fenomeno di fusione. I tratti di arrampicata mista vengono descritti con la scala M. Quando non si conosce la difficoltà precisa della sezione di misto o quando le condizioni sono estremamente variabili può esser indicata solo con la lettera M senza ulteriori dettagli sul grado. Nelle ascensioni di neve o ghiaccio a pendenza moderata spesso viene indicata solo l’inclinazione media del pendio in gradi. Nel caso delle vie di misto più frequentate il grado di difficoltà tecnica viene dato considerando buone condizioni della parete. Nel caso di itinerari scarsamente o non ripetuti ci si rifà alle difficoltà incontrate dai primi salitori. • Esposizione o proteggibilità: questa scala indica il tipo e la distanza degli ancoraggi. Si utilizza la lettera R (Rischio) nel caso di vie attrezzate a chiodi o non attrezzate, la lettera S (Spit) per le vie spittate e le lettere RS per le vie miste (vie moderne). • Impegno globale: questa scala sostituisce la scala francese (D, TD, ecc.), nel valutare l’impegno globale di una via dato da criteri come l’ambiente in cui si svolge, il percorso di rientro, la difficoltà in caso di ritirata e la distanza dal fondovalle. Si tratta sostanzialmente della scala americana in uso per le big wall, espressa in numeri romani da I a VII. Prima ascensione e data: i nomi dei primi salitori sono riportati in ordine alfabetico. Descrizione: si forniscono informazioni generali sulla via e sul carattere della scalata, in alcuni casi anche dei giudizi estetici che cercano di tener conto del sentito comune, ma sono comunque personali.
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introduzione tecnica
Storia: in alcuni casi si forniscono informazioni come vicende capitate durante l’apertura, prime salite in libera, prime ripetizioni e solitarie, prime invernali, il significato del nome. Accesso: gli avvicinamenti generali vengono illustrati nel capitolo iniziale relativo a ogni valle. Per ogni parete viene indicato il riferimento all’avvicinamento giusto. Tempi di avvicinamento: i tempi sono indicativi e si riferiscono a buone condizioni della montagna e a una cordata allenata. Essendo estremamente soggettivi i tempi di scalata non sono indicati. Discesa: si descrive la discesa migliore, informazioni di destra e sinistra sono sempre nella direzione di discesa (faccia a valle). RELAZIONE SCRITTA, SCHIZZO E TRACCIATO IN FOTOGRAFIA Com’è ovvio in più di cento anni di ascensioni le vie aperte sono molte e solo una minima quantità viene regolarmente ripetuta. In molti casi le scalate sono state ripetute dall’autore o da altri alpinisti in grado di fornire informazioni affidabili; per le vie conosciute le relazioni sono più dettagliate, corredate da una parte scritta, uno schizzo e un tracciato in foto. Purtroppo, per molte salite le informazioni a disposizione sono poche e frammentate, in molti casi l’autore ha
trascritto le indicazioni lasciate dai primi salitori, dando un’informazione generica sulla porzione di parete dove dovrebbe salire la via, ad esempio con una freccia sulla foto. In passato non era uso comune corredare le relazioni con foto e schizzi quindi in alcuni casi non si è potuto dare nemmeno un’indicazione generica ed è stata solamente trascritta la relazione scritta dei primi salitori. Probabilmente, come per ogni altra guida alpinistica saranno stati commessi degli errori e saranno stati omessi degli itinerari, anche a causa della mancanza di informazioni. Non tutti gli alpinisti sono interessati a rendere pubbliche le loro scalate, inoltre occorre tenere presente che i cambiamenti climatici hanno profondamente modificato alcune pareti: possono essersi verificate delle frane, i canali un tempo nevosi ora sono ridotti a un ammasso detritico e non di rado si deve partire per scalare alcune vie due tiri più in basso, perché i nevai basali sono spariti o si sono di molto ritirati. Le relazioni riportate, pur dando un’idea generale del terreno, non pretendono di essere assolutamente precise o esenti da errori: una relazione non può sostituire l’esperienza e il giudizio necessario per ripetere una via. DIREZIONI I termini destra e sinistra si riferiscono sempre alla direzione di marcia.
SEGNALI INTERNAZIONALI DI SOCCORSO TERRA-ARIA RIVOLTI A ELICOTTERI E AEREI OCCORRE SOCCORSO Segnali terra-aria
Razzo o luce rossa
Yes – sì
Segnali terra-aria
No – no Tessuto rosso quadrato teso Quadrato rosso di 100x100cm. Cerchio centrale rosso di 60cm di diametro. Corona bianca di 15cm
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NON OCCORRE SOCCORSO
PROTEGGIBILITÀ S1
Spittatura normale, come quella utilizzata in falesia. Distanza mai superiore ai 3-4 m tra uno spit e l’altro. Lunghezza potenziale caduta qualche metro al massimo e volo senza conseguenze.
R1
Facilmente proteggibile con protezioni sempre solide, sicure e numerose. Limitati tratti obbligatori. Lunghezza potenziale caduta qualche metro e volo senza conseguenze.
S2
Spittatura distanziata e tratti obbligatori tra le protezioni. Lunghezza potenziale caduta una decina di metri al massimo e volo senza conseguenze.
R2
Mediamente proteggibile con protezioni sempre solide e sicure ma più rade. Tratti obbligatori tra le protezioni. Lunghezza potenziale caduta qualche metro al massimo e volo senza conseguenze.
S3
Spittatura distanziata, passaggi quasi sempre obbligatori. Distanza tra gli spit anche superiore ai 5 metri, voli lunghi ma non eccessivamente pericolosi.
R3
Difficilmente proteggibile con protezioni non sempre buone e distanti. Lunghi tratti obbligatori. Lunghezza potenziale caduta fino a 7-8 metri al massimo e volo con possibile infortunio.
S4
Spittatura molto distanziata (oltre i 7 metri), passaggi obbligatori. Una caduta può potenzialmente provocare un infortunio.
R4
Difficilmente proteggibile con protezioni scarse o inaffidabili e/o distanti che terrebbero solo una piccola caduta. Lunghi tratti obbligatori. Lunghezza potenziale caduta fino a 15 metri con possibilità di fuoriuscita di ancoraggi e volo con probabile infortunio.
S5
Spittatura oltre i 10 m, passaggi obbligatori e tratti dove una caduta può sicuramente provocare un infortunio (caduta su terrazzi e cenge o al suolo)
R5
Difficilmente proteggibile con protezioni scarse, inaffidabili e distanti che terrebbero solo una piccola caduta. Lunghi tratti obbligatori. Possibilità di lunghe cadute e di fuoriuscita di ancoraggi che può determinare un volo fino a terra con infortunio sicuro.
S6
Spittatura solo parziale e posizionata lontano dai passaggi chiave, tratti molto lunghi, anche superiori ai 20 m, in cui una caduta può avere conseguenze anche letali.
R6
Improteggibile se non per brevi e insignificanti tratti lontani dai passaggi chiave del tiro. Una eventuale caduta può avere conseguenze anche letali.
IMPEGNO GLOBALE I
Via corta richiedente poche ore, nei pressi della strada e con comodo avvicinamento, ambiente solare e ritirata comoda.
V
II
Via di diverse lunghezze su una parete superiore ai 200 m, avvicinamento facile anche se può richiedere una discreta marcia, comoda ritirata.
VI
Big wall che richiede più giorni di permanenza in parete, ambiente di alta montagna, ritirata difficile.
III
Via lunga oltre i 300 m, ambiente severo, richiede quasi tutta la giornata per essere superata. Può richiedere un lungo avvicinamento e la ritirata può non essere veloce.
VII
Tutte le caratteristiche proprie del grado VI esasperate, come nel caso di big-wall himalayane che necessitano di una spedizione per essere superate.
IV
Via distante dal fondovalle. Richiede un’intera giornata per essere superata. La ritirata può essere complicata e non svolgersi sulla linea di salita.
Via molto lunga stile big wall, richiede normalmente un bivacco in parete. Ritirata difficile, ambiente severo.
15
introduzione tecnica
MATERIALE Viene data un’indicazione sulle protezioni mobili da portare quali friends, stoppers, mentre si da sempre per sottintesa la classica NDA. La Normale Dotazione Alpinistica per qualunque via di roccia dovrebbe essere: imbrago, casco, due mezze corde da 50 o 60m, alcune fettucce e anelli di kevlar, 10-12 rinvii, moschettoni a ghiera e discensore, (un discensore di riserva per cordata). Per le vie classiche è sempre importante portare un martello e 3-4 chiodi da roccia assortiti. Soprattutto se il grado obbligatorio è vicino al proprio limite può tornare utile portare martello e chiodi anche sulle vie moderne. Per le vie invernali al materiale precedentemente elencato andrebbe aggiunto: ramponi, una o due piccozze, viti da ghiaccio.
Valutare di portare con se ARTVA, pala e sonda. In definitiva le capacità, l’esperienza, lo stile di scalata di ognuno e le condizioni ambientali dovrebbero determinare l’equipaggiamento adatto. Una settimana si potrà scalare la cresta Nord-Est della Presanella in scarpe da avvicinamento e ramponi di alluminio mentre la settimana seguente potrebbero essere necessari scarponi pesanti e ramponi di acciaio. È necessario usare una buona dose di sentito comune e reperire informazioni sulle condizioni dell’itinerario. Nei mesi invernali alcuni avvicinamenti e/o rientri possono essere più facili o realizzabili solo con sci o racchette da neve. I friends consigliati si riferiscono alle misure BD (Black Diamond), e partono con il 0.4. I TCUs sono friends più piccoli di un 0.4, portare un set di 3-4 microfriends di misure diverse. Stoppers (dadi/nuts) s’intende una serie di 5-7 pezzi di misura assortita, meglio se off-set. Viti sulle vie di misto qui descritte conviene avere 3-6 viti di lunghezza assortita.
N. Calza e F. Mosca in vetta alla Punta Graffer (© F. Salvaterra)
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STORIA ALPINISTICA
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Come per altri gruppi montuosi i primi esploratori della Presanella furono valligiani e cacciatori di camosci. È probabile che qualcuno di loro abbia salito le cime più semplici, ma purtroppo senza lasciarne testimonianza. In effetti, ai tempi, scalare una montagna era visto come sottrarre tempo prezioso a un lavoro. Citando Enrico Camanni, la necessità del racconto è legata all’alpinismo. Le prime informazioni di ascensioni risalgono alla seconda metà dell’800. Se si pensa alla prima salita del monte Bianco nell’agosto del 1786 o del Cervino nel luglio 1865, la prima ascesa alla Presanella ha tardato parecchio ad arrivare. Solamente nel 1862 Von Ruthner fa un primo tentativo arrivando al passo Cèrcen. È l’inglese Douglas Freshfield ad aggiudicarsi la prima salita, il 25 agosto 1864, assieme a Walker e Beachroft, guidati da Devouassand e dal solandro Delpero. Mentre gli inglesi scelgono di salire dall’attuale via Normale da Nord, la seconda salita, di pochi giorni successiva, avviene da Sud.
Il tenente di prima classe dell’esercito austriaco Julius Payer assieme alla guida Girolamo Botteri, il 17 settembre 1864 raggiunge la cima dalla val Genova risalendo la val Rocchette. In vetta la beffa: trovano una bottiglia con le firme e la data di pochi giorni prima. Lo stesso Payer ritornerà nel 1868 per effettuare una serie di rilievi topografici, in questa occasione salirà il monte Gabbiolo, il monte Cèrcen, la cima del Tamalè, il Cimon delle Gere e delle Rocchette e la Torre Scarazón. Nel 1889 Schultz sale la cima principale della Busazza con le guide Bonapace e Gstiner e la cima Cornisello con Collini. Visitate le cime principali inizia un alpinismo più “sportivo”, inaugurato con la bellissima cresta Nord-Est della Presanella da parte di Wagner e Kratki, con le guide Nicolussi e Kedrbacher; è l’agosto del 1884. Altra impresa di spessore è la tecnica e sconosciuta via di B. Bonfilioli e Amarzio Collini sulla Est della Presanella, del 1909. Nel
Bruno Detassis
Clemente Maffei
1910 invece Hoenleitner e Plattner inaugurano la estetica e tutt’altro che scontata cresta SudOvest di cima d’Ámola. Sono i primi alpinisti senza guida. In preparazione e durante tutto il periodo della prima guerra mondiale su queste montagne vengono compiute imprese al limite delle possibilità e della sopportazione umana. Sembra assurdo ma per poter raggiungere alcune cime strategiche sono state aperte dai soldati delle vere e proprie vie nuove. Una fra tutte la lunghissima traversata della Busazza messa a segno dalla guida Angelo Dibona con un gruppo di soldati austriaci. Nel lungo periodo che intercorre tra le due guerre tutto sembra tacere, abbandonate le crode dagli alpinisti di lingua tedesca non sono sono ancora scoperte e apprezzate dagli italiani. Nel primo dopoguerra la guida Mauro Botteri apre alcune vie di rilievo, tra cui la diretta al monte Nero e il diedro della cima d’Ámola. A questo punto, improvvisa e gigantesca, esplode l’attività esplorativa di Clemente Maffei detto Guerét, guida alpina di Pinzolo. Per i successivi trent’anni, da solo, con clienti, con compagni locali del gruppo “Rampegaroi” da lui fondato, Guerét si attacca con furia alle pieghe della sua montagna, scala torri e pareti vergini, superan-
do buona parte dei problemi alpinistici del gruppo. Senza citare qui tutte le sue realizzazioni più importanti è sufficiente dire che l’80% delle cime del gruppo presentano almeno una via Maffei e che il livello tecnico in libera che sapeva esprimere era assolutamente più alto rispetto alla media dell’epoca. Negli stessi anni, Bruno Detassis, il custode del Brenta, attraversa la val Rendena per due salite di grande spessore: la via delle Guide alla Est della Presanella e la cresta della Cima di Campiglio. Le grandi e severe pareti della val Gabbiolo attirano anche alpinisti di fama internazionale. Walter Bonatti, appena tornato dal K2 viene invitato da Guerét per la prima salita della parete Sud-Est della Torre Bignami, sarà una via definita da lui stesso come una delle sue invernali più difficili. Pochi anni dopo, nel settembre 1956, su consiglio dell’amico Bonatti la celebre cordata dei monzesi Oggioni e Ajazzi vince la parete Ovest della stessa torre: sarà la prima via di VI grado superiore e rimarrà irripetuta fino al 2018. Più o meno nello stesso periodo aprono degli itinerari in zona anche Vasco Taldo, Carlo Mauri e Armando Aste. Nel 1953 inizia la sua attività il monzese Pericle Sacchi che con Flavio Minessi, Clemente Maffei e molti altri aprirà 55 vie nuo-
Andrea Oggioni e Josve Ajazzi
Pericle Sacchi
19
20
ve sui due versanti della Presanella. Tra le sue realizzazioni di maggior rilievo la Est di Torre Bignami, il diedro Est del campanile Zapparoli, la Sud di cima di Campiglio e le due vie al Trapezio. Negli anni ‘60 opera parallelamente un gruppo di bresciani. Si tratta di: Flavio Minessi, Mario Prandelli e Remo Tomasoni. Le loro vie più importanti sono il pilastro Sud di cima Cornisello, la torre Schweitzer e la Est del campanile dei Boci, tutte vie di VI grado. Nei primi anni ‘80 iniziano a venire utilizzate le scarpette da arrampicata, gli stopper e gli excentrix. Il livello di arrampicata in libera si alza. In val d’Ámola un team di arrampicatori locali sale alcune vie molto difficili ma brevi e su cime minori. Tra questi è necessario ricordare: Ermanno Salvaterra, Tarcisio, Candido e Luciano Beltrami, Mario Pedretti, Diego Povinelli, Bruno Lorandini. Parallelamente inizia la sua grande attività Urbano Dell’Eva di Fucine, grande appassionato della Presanella. È lui a risolvere con vari compagni (in primis Guido Stanchina e Angelo Taddei) gli ultimi problemi: lo spigolo Sud di Torre Bignami e dell’Ago di Nardis, le due vie alle torri
del Dossón, gli spigoli dei campanili del Gabbiolo e la traversata della cresta dei Puffi. Nel 1980 Fausto de Stefani e soci inaugurano il monte Nero in chiave di misto e in generale le vie invernali nel versante meridionale del gruppo. I primi spit vengono probabilmente piantati nell’86 da Corrado Tisi, Gianni Berta e Marco Polla sulla via ”vive le rock”; con un po’ di ritardo approda quindi l’arrampicata libera come fine ultimo. Grande appassionato di bella roccia e di libera, il precursore Danilo Bonvecchio sale in val Gabbiolo nell’agosto del 1987. In un raid di una settimana di permanenza, assieme a Franco Corn, Mauro Fronza e Cristoforo Groaz aprono una serie di vie di spessore tra cui la via del Desiderio, dove vengono piantati alcuni spit in placca e si inizia a parlare di 6c obbligatorio con protezioni molto distanti. Con la fine degli anni ‘80 comincia l’ultima era: in pratica le grandi pareti vengono quasi abbandonate, a parte per pochi e sporadici casi. Le aperture e le ripetizioni si concentrano in val d’Ámola e Cornisello, seguendo il vento di ascensioni dall’avvicinamento più breve e più
Urbano dell’Eva
Alessandro Beltrami
corte. Una strada verso la valorizzazione di pareti minori iniziata comunque molti anni prima dall’infaticabile Guerét, che già aveva esplorato in lungo e in largo ogni piccola guglia, lasciando pochi chiodi. Nel ‘98 Massimo Faletti scopre e valorizza la falesia Cornisel, un parco giochi ideale. A partire dal 2009 su queste rocce inaugura le sue prime esperienze alpinistiche Francesco Salvaterra di Tione. Innamorato di queste valli assieme ad amici e clienti negli anni scala un po’ ovunque, ripetendo classiche e itinerari dimenticati. Apre delle vie d’avventura molto impegnative sulle pareti più alte ma anche itinerari plaisir e di misto moderno. Le sue più belle realizzazioni sono Alice in Wonderland alla Est della Presanella, Porti aperti sul pilastro del Desiderio, Granita alla torre Bignami e la Diretta Solitudine al monte Nero. Protagonista recente è il team composto da Alessandro e Tarcisio Beltrami e Gilberto Bestetti, assieme aprono più di venti itinerari tra val d’Ámola e Cornisello. Si tratta spesso di vie non molto lunghe e su gradi classici ma mai scontate perché lo stile è quello di una volta:
pochi chiodi (solo dove necessari) sui tiri, mentre soste a fix. Alessandro apre anche altre vie più difficili con vari locals. Semisconosciute ma sicuramente molto interessanti le curate realizzazioni in chiave plaisir di Michel Ghezzi sulla parete Cornisel. Pochi ma di gran spessore gli exploit di Tomas e Silvestro Franchini, tra cui la variante diretta alla Est della Presanella, sicuramente una delle vie più toste. Sul misto bazzicano spesso i bresciani, al monte Nero vengono salite le più logiche linee ghiacciate da Giulia Venturelli, Francesco Prati, Claudio Migliorini e Andrea Reboldi. Anche Patrik Ghezzi e Giovanni Ghezzi dicono la loro in varie occasioni. A partire dal 2010 la cordata Davide Ortolani, Alessandro Botteri apre varie vie plaisir a fix o miste, molto piacevoli e apprezzate quelle a punta Claudio. Ultime in ordine di tempo ma non di interesse le realizzazioni di Andrea Gennari Danieri e Annalisa Caggiati. Autori di cinque vie nuove di spessore, percorrono la strada del moderno: spit in placca (contati), alte difficoltà e bella roccia.
Alessandro Botteri e Davide Ortolani
Annalisa Caggiati e Andrea Gennari Daneri
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Sommario Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6 La Presanella . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8 Ringraziamenti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9 Introduzione tecnica . . . . . . . . . . . . . . . . . . 10 Storia alpinistica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 18
SPERONE DELLA RONCHINA . . . . . . . . . . . . 24
01. 02. 03. 04. 05.
Cima Migotti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Punta Mamma Calvi . . . . . . . . . . . . . . . Torre Marco Ongaro . . . . . . . . . . . . . . . Cima Zigolón . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Cima Presena . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
26 28 29 30 34
VAL DOSSÓN . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 38
06. 07. 08. 09. 10. 11.
Torre Cremona . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Cima Busazza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Punta Silvia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Prima Torre del Dossón . . . . . . . . . . . . Torre Schweitzer . . . . . . . . . . . . . . . . . . Campanile Lanfranchi . . . . . . . . . . . . .
40 42 48 50 51 52
VAL CÈRCEN . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 54
12. 13. 14. 15. 16.
Torre Castagna . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Cima Collini . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Torre Oggioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Cima Cèrcen . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Campanili di Gabbiolo . . . . . . . . . . . . .
56 58 60 62 64
VAL GABBIOLO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 70
17. 18. 19. 20. 21. 22. 23. 24. 25. 26. 27. 22
Campanili di Gabbiolo . . . . . . . . . . . . . 76 Campanile dei Boci . . . . . . . . . . . . . . . . 86 Cima di Campiglio . . . . . . . . . . . . . . . . 88 Torre Scarazón . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 90 Torre Bonacossa . . . . . . . . . . . . . . . . . . 92 Torre Chiara . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 94 Torre Bogani . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 104 Punta Graffer . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 106 Torre Bignami . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 116 Monte Botteri . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 128 Ago di Nardìs . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 130
28. 29. 30. 31. 32. 33. 34.
Cimon delle Rocchette . . . . . . . . . . . . Cima De Gasperi . . . . . . . . . . . . . . . . . Cima Marini . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Punta Gian . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Dente del Cinglone . . . . . . . . . . . . . . . Cima Brescia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Punta Fiume . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
136 138 140 142 144 145 146
VAL D’ÁMOLA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 148
35. 36. 37. 38. 39. 40. 41. 42. 43. 44. 45. 46. 47. 48. 49. 50. 51. 52. 53. 54. 55. 56. 57. 58. 59. 60. 61. 62. 63. 64. 65.
Corno di Pedertìch . . . . . . . . . . . . . . . Punta Canetta . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Monte Perdertìch . . . . . . . . . . . . . . . . Punta San Giovanni Bosco . . . . . . . . . Cima del Canale . . . . . . . . . . . . . . . . . Punta Mara . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Punta Teresa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Punta Amneris . . . . . . . . . . . . . . . . . . Punta Angelo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Cima Laeng . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Cima Vallina . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Cima Piccolina . . . . . . . . . . . . . . . . . . Cima Mattasoglio . . . . . . . . . . . . . . . . Cima Bolognini . . . . . . . . . . . . . . . . . . Punta Claudio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Fungo della Vallina d’Ámola . . . . . . . . Cima Segantini . . . . . . . . . . . . . . . . . . Il Trapezio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Campaniletto di Val Nardìs . . . . . . . . Cima Bifora . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Cima Guaitoli . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Castel dei Cantoni . . . . . . . . . . . . . . . Torre Conti Roberti . . . . . . . . . . . . . . . Campanile di San Giusto . . . . . . . . . . Monte Nero . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Monte Bianco di Presanella . . . . . . . . Parete Est della Presanella . . . . . . . . Cima d’Ámola . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Torre Grazia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Croz del Sass . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Parete Segantini . . . . . . . . . . . . . . . . .
156 162 164 170 174 176 180 182 184 186 188 190 198 200 202 206 208 214 220 222 234 236 238 240 248 264 268 282 288 290 298
VAL CORNISELLO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 300
66. 67. 68. 69. 70. 71. 72. 73. 74. 75.
Ago del Lago . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Cima Pellissier . . . . . . . . . . . . . . . . . . Corno Segnà . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Cima Sacchi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Punta Virginia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Cima Laghetto . . . . . . . . . . . . . . . . . . Cima Cornisello . . . . . . . . . . . . . . . . . Falesia Cornisel . . . . . . . . . . . . . . . . . Cima di Bon . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Corno delle Plozze . . . . . . . . . . . . . . .
306 308 314 317 318 320 324 334 340 342
VAL GENOVA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 346
76. 77. 78. 79.
Rupe dell’Eremo di San Martino . . . . Placche di Malga Caret . . . . . . . . . . . Parete delle Acque Pendenti . . . . . . . Scoglio di Bedole . . . . . . . . . . . . . . . .
348 350 354 358
I PROTAGONISTI
1. 2. 3. 4. 5.
Urbano Dell’Eva . . . . . . . . . . . . . . . . . . 68 Pericle Sacchi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 92 Clemente Maffei Guerét . . . . . . . . . . . 114 Alessandro Beltrami . . . . . . . . . . . . . 172 Andrea Gennari Daneri . . . . . . . . . . . . 230
LE AVVENTURE
1. La traversata dei puffi e i chiodi misteriosi
di Francesco Salvaterra . . . . . . . . . . . 100
di Francesco Salvaterra . . . . . . . . . . . 126
di Gilberto Bestetti . . . . . . . . . . . . . . . 173
di Francesco Salvaterra . . . . . . . . . . . 278
Presanella di Franco Gadotti . . . . . . . 280
2. Archeleogia alpinistica
3. Perché arrampico in Val Nambrone
4. Via delle Guide: amarezza e soddisfazione 5. Una prima invernale sulla parete E della
6. Un pensiero di Alessandro Beltrami . 296
Francesco Salvaterra sulla cresta Sud-Ovest di Cima d’ámola (© N. Castagna)
23
Presanella > Crinale di Genova
SPERONE DELLA RONCHINA Il margine orientale del gruppo di Presanella è delimitato da questa dorsale, che si dirama dalla cima Presena a Nord, alla cima Migotti posta a sentinella sulla val Genova a Sud. Questo filo di cresta presenta varie elevazioni dove sono stati aperti degli itinerari semisconosciuti e poco o per nulla ripetuti. La nuova ovovia del Tonale potrebbe dare nuova vita a questa zona perché dal passo Presena gli accessi sono molto più corti, anche se restano scomodi e complicati. Le cime vengono qui descritte partendo dalla più bassa. PASSO DEL TONALE
281
209
Cima Roccamarcia 2281 m
281
N
2395 m 2432 m
281
2539 m
209
2589 m
2552 m Monticello 2609 m 281
2741 m
Cima dei Pozzi 2890 m 2293 m
Passo Paradiso 2573 m
Capanna Presena 2740 m
Cima Busazza 3326 m 3302 m 3252 m 3223 m 3138 m
Cornicciolo di Presena 2922 m 209
3284 m
2938 m 3148 m
Bo Sc cch iat et t Pa ori 2 a d. ss 98 oP 0 re m 29 sen 97 a m
Cima Presena 3069 m Passo Maroccaro 2973 m Cima Maroccaro 3034 m
3128 m
Torre Cremona 3224 m
Passo dei Segni Passo Zigola 2875 m 2976 m Cima Zigolòn 3048 m
VAL RONCHINA 209
2450 m
3495 m
209
Crozzi di Ronchina 2775 m
VAL ZIGOLA
Passo Ronchina 2470 m
Marocche
Cima Migotti 2402 m
2539 m
Torri del Dosson
Punta Silvia 2902 m
Torre Oggioni 3230m 3190 m 3135 m 3152 m 3126 m
2942 m 3090 m
Monte Cèrcen 3280 m
3130 m
2982 m
2639 m
CIRCO DEL DOSSON
Cima Collini 2923 m
2921 m
Torre Castagna 2770 m 2645 m
Mandra Dosson
227
VAL CÈRCEN
220 2632 m
VAL GABBIOLO
212 212 Rifugio Bèdole 1641 m
241
24
3028 m
Mandra Cèrcen Alta 2267 m
220
220
Rifugio Città di Trento al Mandrone 2449 m
Passo Cèrcen 3022 m
227
VAL GENOVA
Mandra Pedrùch 1567 m
ACCESSO Per le vie del versante Sud, che si affaccia sulla val Genova e Ovest, che guarda il rifugio Mandrone si può andare all’attacco da: Accesso R1 - Val di Genova: seguire il sentiero per il Mandrone fino a quota 2253 m, proseguire dal sentiero Migotti fino a lasciarlo prima della cima Migotti, prendere il vallone (val Ronchina) che sale costeggiando lo sperone della Ronchina. 3-4h. Accesso R2 - Dal passo Presena: il passo si raggiunge facilmente con la nuova ovovia che sale dal Tonale. Dal passo scendere per sfasciumi senza un sentiero vero e proprio portandosi all’altezza del passo Zigola per proseguire lungo la val Ronchina. 1-2 h. Accesso R3 - Per il versante E (che guarda la Busazza): attaccare dalla val Zigola, raggiungibile dalla val di Genova lungo il sentiero Migotti, proseguendo oltre cima Migotti per poi risalire la valle. 3-4h. Accesso R4 - Dal passo Presena passando dal passo Zigola: dal passo Presena scendere a sinistra, attraverso instabili sfasciumi, puntando la sella interposta tra la cima del Zigolon e la cima Presena (passo Zigola 2976m). Raggiunto il passo, tra i resti di costruzioni della prima guerra mondiale, scendere sul versante opposto deviando verso SE passando prima sotto la Nord-Est di cima Zigolon. 1-2 h. Accesso R5 - Per le vie sulla parete Sud di cima Presena: dal passo Presena scendere al passo Zigola e traversare a sinistra in direzione della parete, passaggi di arrampicata di II permettono di raggiungere una serie di cenge erbose inclinate che portano alla base della parete.
01. Cima Migotti 02. Punta Mamma Calvi 03. Torre Marco Ongaro
CIMA ZIGOLÓN TORRE MARCO
04. Cima Zigolón 05. Cima Presena
CIMA CENTRALE PUNTA MAMMA CALVI
25
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Presanella > Crinale di Genova > Sperone della Ronchina
CIMA MIGOTTI 2402m Corno finale dello sperone di Ronchina, dalla cui cima la valle precipita fino al pian di Bedole. È stata dedicata ad A. Migotti, alpinista che ha diretto la costruzione del sentiero omonimo ed è perito nel corso dei lavori cadendo da un roccione nel 1886. Sulla cima e nei pressi si trovano vari resti di guerra. 1. Cresta sud Prima salita incerta, sicuramente C. Cevolini, M. Groff e R. Maino l’11 maggio 1972 Sviluppo: 300 m Difficoltà: IV+/R2/III Materiale: una serie di friend, chiodi Itinerario di cresta abbastanza breve e divertente, con panorama stupendo a 360° sulla val Genova, di fronte alle Lobbie e il Pian di Neve. La roccia è spesso erbosa ma generalmente solida e le difficoltà concentrate in pochi tratti. Accesso: R1 o R2 Lasciato il sentiero Migotti ci si porta sotto la parete S, al suo centro si presenta bassa, articolata ed erbosa. Al centro della parete vi è un passo iniziale di IV+ su roccia rossa, poi traversare a destra e salire sullo spigolo di destra (30 m, sosta su scaglia). Sempre sullo spigolo per fessure svasate fino ad un anticima (50 m IV+). Si continua per facile cresta fino alla vetta principale. Continuare lungo la cresta (III, IV) che presenta vari gendarmi fino al passo Ronchina (2470 m), un intaglio di carattere alpinistico che permette il collegamento tra val Zigola e Val Ronchina. Dall’intaglio si scende a Ovest ai piedi della parete e traversando al sentiero che porta al rif. Mandrone o a valle. PUNTA BASSA DELLA RONCHINA È il primo rialzo della cresta dopo il passo Ronchina. PUNTA CENTRALE DELLA RONCHINA Secondo vertice della cresta dopo il passo Ronchina.
2. Parete Ovest M. Groff e R. Maino il 2 luglio 1972 Dislivello: 320 m Difficoltà: V, A1/R2/III La via è dedicata al centeraio della fondazione degli
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Alpini. La roccia è abbastanza compatta con licheni. Impiegate 10 ore, lasciati 6 chiodi e 2 cunei. Informazioni dei primi salitori Accesso: R1 o R2 Attacco al centro della parete, si sale per una serie di piccoli diedri per circa 25 m (III, IV) a cui segue un tratto con fessure. Dopo metà parete le difficoltà aumentano e si superano dei difficili passaggi in artificiale. Si devia 10 m a destra per evitare dei tetti e si sale un lungo camino (IV) che porta sullo spigolo centrale e da lì, per cresta dentellata, alla vetta. 3. Parete Sud-Est Clemente Maffei e O. Viganò il 23 settembre 1955 Dislivello: 200 m Difficoltà: V/R2/III Accesso: R3 o R4 Informazioni dei primi salitori. L’attacco è al centro della paretina sotto due lunghi tetti che si superano obliquando a sinistra, segue una placca tagliata da fessura sottile che porta a piccolo ed esposto diedro. Superatolo si continua in verticale per un secondo diedro che immette in un terzo obliquo a sinistra che porta a un punto di sosta. Da li si sale dritti 30 m a sinistra di una grandiosa placca spiovente che si attraversa a destra. Segue diedro fessurato dal quale in breve si arriva al filo dello sperone e alla vetta. Roccia buona, impiegate sei ore, lasciati 6 chiodi. 4. Via Violi/Maffei E. Violi e Clemente Maffei il 6 luglio 1954 Dislivello: 200 m Accesso: R1 o R2 Informazioni dei primi salitori. L’attacco si trova in val Ronchina circa 20 metri a destra della verticale della cima. Sale una sequenza di camini chiusi in alto da uno strapiombo.
PASSO RONCHINA
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ACCESSO R1
CIMA MIGOTTI
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7 Presanella > Crinale di Genova > Val Dossón > Cima Busazza
4. Colatoio Sud-Ovest A. Listhuber ed E. Kasperkowitz il 6 settembre 1911 Dislivello: 350 m Itinerario aperto in discesa dopo aver salito lo spigolo Est della parete Nord. 5. Cresta Sud Centrale Oreste Viganò e Clemente Maffei il 27/8/1955 Difficoltà: IV/R2/IV Sviluppo: 600 m I primi salitori hanno proposto il nome Castellanza per la cresta e dedicato le tre cuspidi principali a Magistrelli, Croce e Passerini, morti sulle Grigne. Questa cresta separa il circo del Dossón Orientale da quello Centrale. Itinerario interessante, Informazioni dei primi salitori. Dopo due primi modesti rialzi rocciosi si arriva sul terrazzino a quota 2800 m nei pressi di alcuni relitti di guerra da dove, per varie placche, si punta al filo di cresta. Con 3 lunghezze di corda su roccia buona a pendenza crescente si arriva sulla prima cuspide. M. Moling, Traversata Cèrcen-Busazza (© F. Salvaterra)
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Scesi per alcuni metri si riprende il filo della cresta e, oltrepassato uno spuntone, si giunge alla base della seconda cuspide che si eleva quasi verticale per 90 m. A quasi metà altezza si trova un punto di sosta, obliquando a destra si procede con esposizione fino alla seconda cuspide. Per oltre 100 m il filo è rotto da grandi massi fino al terrazzo di un torrione giallo dal quale si esce tra grandi piastre e a minore pendenza alla base della terza cuspide che si eleva per 70 m. La si raggiunge per solidissima roccia (sotto il masso più alto si trova il libro di via). Da lì gli apritori sono scesi verso Est (doppia di 30 m; 1 chiodo) e poi alla base della cresta dove s’incontra il relitto di un tracciolino di guerra. 6. Colatoio Sud-Est Clemente Maffei e P. Povinelli nel 1951 Difficoltà: IV/R2/IV Dislivello: 450 m. L’itinerario segue un canalone al centro dell’anfiteatro.
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Val Dossón Occidentale
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TORRE CREMONA
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CIMA BUSAZZA
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Val Dossón Centrale
PUNTA SILVIA
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Val Dossón Orientale
CIMA CÈRCEN
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FRANCESCO SALVATERRA Guida Alpina Uiagm-ifmga
+39 3475829161 - hello@francescosalvaterra.com francescosalvaterra.com - inpatagonia.it
Scopri il meglio dell’Adamello-Presanella, Dolomiti di Brenta e valle del Sarca nelle quattro stagioni: sci alpinismo, ghiaccio, misto, roccia e alta montagna. King lines: le grandi scalate classiche delle Alpi che hanno fatto la storia. Corsi verso l’autonomia: multipitch, alta montagna, sci alpinismo, ghiaccio. Viaggi di alpinismo, sci alpinismo e trekking in Sardegna, Patagonia, ovunque alberghino le pareti e i pendii innevati dei vostri sogni.
Mojon Rojo, El Chaltèn (© P. Onorati)
URBANO DELL’EVA Classe 1947, Urbano è nato e ha vissuto a Fucine di Ossana, in val di Sole. Il padre, cacciatore di camosci, lo ha avviato alla passione per la montagna in giovane età, un innamoramento mai sopito. Di professione maestro alle elementari, Urbano ha sempre dedicato molto tempo all’alpinismo. Seppur con qualche puntata occasionale nelle Dolomiti di Brenta ha scalato prevalentemente in Presanella, portando avanti l’arrampicata d’avventura dei suoi predecessori (con i quali ha condiviso la corda qualche volta) Clemente Maffei e Pericle Sacchi. Sotto le sue unghie sono passate le poche pareti e cime arrivate inviolate agli anni ‘70’. Ultimo di sei fratelli, Urbano non si è mai sposato, di carattere bonario e alla mano ma anche introverso e solitario, si è legato in cordata con parecchi scalatori, tra cui Guido Stanchina, Giovanni Bezzi, Angelo Taddei e Danilo Marinolli. Muore prematuramente di leucemia nel 2009. Le arrampicate Nelle loro scalate, dopo le prime aperte con gli scarponi come di consuetudine, Urbano e compagni hanno iniziato a utilizzare scarpette da arrampicata, stoppers ed excentrix. Una rivoluzione per
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l’epoca, tuttavia la mentalità (ed anche il tipo di vie) era lontana dall’ottica dell’arrampicata sportiva, si seguivano linee lontano dalle placche, scalando in libera (spesso sprotetti) fino al V grado, piantando qualche chiodo e tirandolo senza tante remore sui passi più duri. Ha ideato ed aperto una ventina di itinerari nella zona meridionale del gruppo e parecchi altri sul versante Nord, sono tutte vie impegnative, dai gradi stretti, poco chiodate e molte delle quali, mai ripetute. Probabilmente la sua realizzazione più difficile è la via aperta con Guido Stanchina sullo spigolo Sud della Torre Bignami. Guido, forte guida alpina solandra, ricorda che la via era difficile e molto verticale, dopo la traversata del tetto li prese il buio, trovato un minuscolo terrazzino costituito da una scaglia incastrata in un diedro verticale passarono una notte memorabile: Guido aveva il sacco a pelo, Urbano solo il “duvet”. Il giorno dopo per raggiungere la vetta una fessura molto strapiombante e difficile da chiodare li convinse a dichiarare il primo A3 del gruppo. Quella via aspetta ancora una prima ripetizione e le sue fessure sono molto appetibili anche per una libera su alte difficoltà.
Manuela Farina in alta Val Gabbiolo, visibile la Punta Graffer e il canalone Ovest dell’Ago di Nardìs (© P. Onorati)
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Presanella > Crinale di Genova > Val Gabbiolo
TORRE BIGNAMI 3200m Questa torre verticale che si stacca dal versante di Nardìs a precipizio sulla val Gabbiolo è una delle pareti più belle e severe del gruppo, per l’isolamento trova un paragone con il Pilastro Rosso del Brouillard. In vetta in una nicchia si trova una postazione di guerra relativamente integra, potenziale riparo in caso di necessità, la cima era quindi già stata salita dal versante Nardìs in tempo di guerra mentre è stata battezzata dai primi salitori della parete Sud-Est. Le vie si incrociano e a tratti ricalcano, le più belle sono la Sacchi e Granita. La qualità della roccia nel primo terzo di parete è spesso friabile, sopra è ottima. I primi 4 tiri di Granita uniti alla parte alta della Sacchi sono la combinazione più facile della parete e offrono la roccia migliore. ACCESSO Vedi l’accesso alla via Normale della Punta Graffer. Arrivati sulla verticale della Torre Bignami, per portarsi all’attacco, occorre superare un canalone nevoso che lambisce la base (60 m, 50°). Necessari i ramponi. DISCESA Tre possibilità, tutte lunghe e complesse, la più sicura è la 1 e la più comoda la 3. 1. da val Nardìs: scendere a Nord (arrampicata facile) e proseguire a piedi senza difficoltà tecniche ma con la vedretta di Nardìs da attraversare. 2. lungo il canalone di neve ghiacciata (50°) e detriti che divide la punta Graffer dalla torre Bignami: discesa più utilizzata in passato, terreno ripido, friabile ed esposto a scariche, servono i ramponi. Dalla vetta scendere a Nord (arrampicata facile) e camminare sul ciglio che guarda il canalone fino a dove si può imboccarlo con facilità. Scenderlo arrampicando o con corde doppie (da attrezzare) fino all’attacco delle vie e lungo il percorso di accesso. 3. lungo la parete Est per una linea di calate attrezzate da A. Gravante e F. Salvaterra il 9/7/2018: soste tradizionali da verificare; se la lunghezza della calata lo permette conviene usare una sola corda, indicazioni faccia a valle. Dalla cima reperire un primo ancoraggio sopra il bivacco, 1) grande spuntone. 30 m sulla verticale. 2) chiodo+spuntone. 50 m, stare a sinistra sul finale (sconsigliata sosta appesa intermedia). 3) chiodo+nut+spuntone. 45 m sulla verticale. 4) nut+chiodo. 35 m leggermente a destra. 5) 2 nut+chiodo. 30 m leggermente a destra. 6) 2 nut. 30 m sulla verticale. 7) 2 fix. 20 m sulla verticale. 8) 3 chiodi. 25 m sulla verticale (base parete). 9) nut+chiodo. 60 m del canalone allo zoccolo. Se si scende in doppia si possono lasciare alla base gli scarponi e i ramponi.
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25 Presanella > Crinale di Genova > Val Gabbiolo > Torre Bignami
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L2: salire prima sullo spigolo di sinistra per qualche metro, poi per evitare delle fessurine strapiombanti (dove sale invece Golden Pillar) traversare a destra a un altro spigolo (nut incastrato), salire dritti e traversare ancora a sinistra aggirando un grande blocco posto su una cengetta. Sosta su un terrazzino a sinistra, chiodo con fettuccia. 40 m, V. L3: a sinistra con passo faticoso (V+) e lame precarie poi sul facile ma detritico, sosta con cordoni incastrati, punto di separazione delle vie Sacchi, Dell’Eva/Stanchina e Golden Pillar. 35 m, V+. L4: per poco dritti (chiodo con anello), girare a destra uno spigolo con passaggio esposto (chiodo con cordino, punto d’incontro Granita) e salire un diedro nero, al suo termine uscire a destra e sostare su un comodo terrazzino (2 nut+chiodo). 50 m, V. L5: traversando a destra portarsi sotto un bel diedro rosso di 15 metri, salirlo, 3 chiodi (crux) poi a destra sotto un altro diedro grigio fessurato. 40 m, 6a. L6: salire per fessura (cunei), poi continuare a destra con minori difficoltà fino ad un pilastrino, chiodo. 35 m, VI-. L7: seguire ampio diedro-canale ascendente verso sinistra fino ad una cengia, sosta attrezzata. 50 m, IV+.
F. Salvaterra in apertura su Granita (© P. Onorati)
L8: seguire l’evidente fessura rossastra soprastante che devia leggermente a sinistra, superate alcune strozzature strapiombanti (chiodo) arrivare a una nicchia con la sosta appesa, che conviene saltare, i restanti 20 m sono più facili fino a raggiungere comoda terrazza, sosta attrezzata. 50 m, VI. L9: aggirare a sinistra uno spigolo e raggiungere la vetta per fessure. 45 m, IV+. 32. Golden Pillar Paolo Baroldi, Marco Pellegrini e Francesco Salvaterra il 20 agosto 2013 Difficoltà: 7a?/R3/IV Sviluppo: 350 m (150 nuovi) Materiale: friends al # 5, doppi dal #1 al #3, TCUs, stoppers, chiodi, ramponi Più che una via nuova un insieme di varianti che corrono parallele allo spigolo Dell’Eva-Stanchina con alcuni tratti in comune. I primi salitori nella parte bassa sono saliti dalla Oggioni/Aiazzi e Sacchi ma conviene seguire Granita e connettersi a metà del quarto tiro. Entusiasmante la fessura off-width del tiro chiave. Storia: i primi salitori partiti per ripetere lo spigolo Dell’Eva/Stanchina hanno poi deciso di seguire
M. Fedrizzi sulla via Sacchi (© F. Salvaterra)
postazione di guerra
IV+
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p
p
VI-
6a+
55m
p
V+ lunga fessura-diedro con possibile sosta intermedia
VI-
V p
7a?
p
45mt
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6b
IV+ IV
p
V+
p
VI p
VI
IV
6a+
VI
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40m
p
V
p
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6a
p
V+
VI-
p
p
IV p
V+
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30m
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VI
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p
p
pilastro grigio staccato
IV+
31 III
IV 6a
V+
30m
xx p
p
p
6b
x
VI
V+
30
30m
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IV+ p
60m
30 31
pp
V+
30m
IV
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CIMA CORNISELLO
CIMA D’ÁMOLA
BOCCA DEL LAGHETTO
A5
A6
A4 A7 A3 Rifugio Segantini
PARETE SEGANTINI
PUNTA MARA
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CIMA DI BON
PASSO DELL’OM
A8
CROZ DEL SASS
A1 n. 211 Malga Vallina d’Ámola A2 n. 211B 151
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Presanella > Crinale di Stavèl > Val d’Ámola
FUNGO DELLA VALLINA D’ÁMOLA 2688m Avancorpo posto appena a valle della cima Segantini, scoperto e valorizzato dall’inesauribile Clemente Maffei. ACCESSO Conviene raggiungere il rififugio Segantini e proseguire per il passo dei Quattro Cantoni (accesso A3), prima del passo si traversa per pietroni superando il trapezio e abbassandosi all’attacco. In discesa è più comodo scendere direttamente sulla massima pendenza fino a incrociare l’accesso A2. 50’ dal rifugio. DISCESA La discesa avviene sul versante Ovest con una calata in corda doppia di 20 m per poi disarrampicare su terreno facile ma detritico. doppia da 20m
V spuntone 35m
V
p
73. Via del Belin Roberta Reversi e Francesco Salvaterra nel luglio 2019 Sviluppo: 150 m Difficoltà: V+/R2/II Materiale: serie di friends al #3, TCUs, stoppers, chiodi Via classica a dispetto del nome caratteristica e divertente.
filo di cresta
sosta da attrezzare, 20m
fessura atletica
V+ chiodo con cordino
74. Via Maffei/Rossi F. Rossi e Clemente Maffei il 19 settembre 1948 Sviluppo: 120 m Difficoltà: V+/R2-3/II Via tradizionale che sale al centro la parete. Qualche chiodo in via.
p
IV
30m
placca sullo spigolo (poco proteggibile)
40m, sosta da attrezzare
spigolo fessurato
V p
spuntone con cordino
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20m
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Rifugio G. Segantini Val d’Amola Gruppo Presanella +39 0465 507357 +39 336 683500 mail: info@rifugiosegantini.com rifugiosegantini 207
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100. Maffei Clemente Maffei il 22 settembre 1949 Sviluppo: 300 m Difficoltà: V+/R3/IV Una via che varrebbe la pena ricercare. Informazioni del primo salitore. Utilizzati 6 chiodi; 1 lasciato. Impiegate 5 ore e 30’ Accesso: dal rifugio Segantini come per le altre vie della parete Est. L’attacco di questa via diretta è sotto la verticale della vetta alla base di una parete di roccia bianca. Si sale per questa obliquando a destra a prendere un canale che si supera facilmente per il suo spigolo sinistro. Si arriva in un largo canale di roccia friabile e bagnata che si evita salendo per una fessura a sinistra che riporta sullo spigolo, si supera questo fino a una piccola cengia orizzontale. Seguendo questa si arriva in un difficile diedro sotto una parete solcata da una fessura che finisce in un lungo camino. Si volge a sinistra per un canale friabile seguendone lo spigolo di sinistra a prendere un camino stretto e diritto che si sale uscendo a destra a un terrazzo. Per la marcata fessura d’una grande placca si riattraversa l’anzidetto canale verso destra e si attacca una parete che porta sotto le due punte della vetta, alla prima e più bassa si giunge per brevi balze, poi da un intaglio girare a Ovest fino alla cima principale (libro di via).
101. Sacchi Pericle Sacchi, F. Minessi e L. Tenca il 20 agosto 1964 Sviluppo: 300 m Difficoltà: V/R3/IV Informazioni del primo salitore. Usati 14 chiodi e lasciati 2, roccia ottima. Impiegate 5 ore. Si attacca per un marcato camino obliquo a sinistra che ha inizio circa a metà tra cima Bifora e la cima Guaitoli e porta sotto la verticale della vetta a circa metà parete. Si supera una fessura (IV+) e si entra nel fondo del camino che è presto chiuso da un masso. Si esce a destra (IV+) e per facili rocce gradinate si continua a sinistra verso un grande diedro in una zona di placche chiare. Si sale direttamente la placca che forma lo spigolo sinistro del diedro (35 m, IV+) e si arriva a un grande terrazzo (ometto) sotto la verticale della vetta. Salire placca sulla destra e tornare a sinistra fino a un gran masso appoggiato alla parete su una larga cengia. Salire dritto per salti di magnifica roccia spostandosi leggermente a destra fino a un diedro seguito da alcune fessure che si salgono direttamente fino a 20 m dalla vetta. Si punta dritto in mezzo ai due massi formanti la bifora e superando una lastra staccata e alcuni massi instabili si arriva in vetta (V).
Filippo Mosca sul terzo tiro della via Cowboy style (© F. Salvaterra) Ò
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59 Presanella > Crinale di Stavèl > Val d’Ámola > Monte Nero
139. Vento d’autunno Stefano Tedeschi, Maurizio Tommasi e Gianluigi Trevisani il 31 ottobre 1982 Sviluppo: 400 m Difficoltà: 55° M/R3/III Questa via sale lungo il primo canalone a destra dell’avancorpo punta Fatima. La salita è stata dedicata a Oreste Boninsegna. Dal colle, sotto la Punta Fatima, potrebbero essere saliti dritti oppure essere scesi di poco salendo (per la prima volta) la variante di destra del Couloir dell’H. 140. Scivolo Cristina Ermanno Salvaterra il 2 agosto 1981 Sviluppo: 400 m Difficoltà: 70° M/R3/III Prima ripetizione: Corrado Tisi e Roberto Nella nel settembre 1984.
141. Tuff dai camuc Mario Pedretti e Aldo Turri il 2 agosto 1980 Sviluppo: 400 m Difficoltà: 60° M?/R3/III 142. Fausto Cozzini Mario Pedretti e Tarcisio Beltrami il 22 agosto 1981 Sviluppo: 400 m Difficoltà: 60°/R3/III 143. Erino Cozzini Mario Pedretti e Aldo Turri il 10 ottobre 1981 Sviluppo: 500 m Difficoltà: 65°, M/R3/III Nota: a metà canale sulla destra si stacca il couloir Martina, nella parte finale invece sulla destra si stacca dal rampo principale un tratto di misto che porta in cresta più a destra salito da Stefano Bianchi (80 m, M4) nel 2017. Andrea Cozzini su Rolling Stones (© C. Lanzafame) Ò
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