Prima edizione: Luglio 2012 ISBN 978-88-96634-56-1 Copyright © 2012 VERSANTE SUD S.r.l. Milano via Longhi, 10, tel. 027490163 www.versantesud.it I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento, totale o parziale, con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi.
Copertina
Lise Billon - Falesia del Contrafforte (foto Gianfranco Ghibaudo)
Testi
Gianluca Bergese, Gianfranco Ghibaudo
Disegni
Eugenio Pinotti
Foto con tracciati
Gianluca Bergese, Gianfranco Ghibaudo
Base cartografica
Michelangelo Bruno
Stampa
Monotipia Cremonese (CR)
Ringraziamenti Gli autori desiderano ringraziare di cuore, tutti coloro che hanno collaborato, in varia misura, alla realizzazione di questa guida. Tutto questo è stato possibile anche grazie a voi! In particolare siamo grati a: Marco Quaglia, “fresco” gestore del Rifugio Bozano, per l’ospitalità, la collaborazione ed il supporto logistico e morale a 360°; Orazio Pellegrino con il quale abbiamo passato tante belle giornate di scalata e di amicizia; Alessandro Grillo per la passione e l’affetto che conserva inalterati per queste montagne; Paolo Forneris, Luca Salsotto, Walter Dellerba, Claudio Marengo, Michele Scrimaglia, Marco Pukli, Michele Viano, per aver condiviso con noi una parte di questa avventura, quella pesante “sul campo”;
Nota
L’alpinismo è uno sport potenzialmente pericoloso, chi lo pratica lo fa a suo rischio e pericolo. Tutte le notizie riportate in quest’opera sono state aggiornate in base alle informazioni disponibili al momento, ma vanno verificate, e valutate sul posto e di volta in volta, da persone esperte prima di intraprendere qualsiasi scalata.
Silvio Bassignano, Massimiliano Pittavino, Francesco Bottero, Anselmo Giolitti, Ilario Tealdi, Spirito Pettavino, Fulvio Scotto, Gabriele Canu, Paolo Noro, Tommaso Andreis, Mauro Manfredi, Roberto Peano, Lucio Monaco, Jean Gounand, per le preziose informazioni raccolte; Linda Cottino, Marco Scolaris e Simone Bobbio, per aver condiviso con noi le fantasie, i progetti, le attese e le delusioni (per fortuna poche) che accompagnano esperienze di questo tipo; Roberto Mantovani, con il quale abbiamo idealmente ripercorso le vicende storiche di questo massiccio.
Gianluca Bergese Gianfranco Ghibaudo
CORNO STELLA
Arrampicate classiche e moderne nel vallone dell’Argentera-Valle Gesso Catena delle Guide Corno Stella Serra dell’Argentera Catena della Madre di Dio
EDIZIONI VERSANTE SUD
Prefazione
Prefazione Attimi… migliaia di istanti che compongono un puzzle indimenticabile, fatto di esperienze, sensazioni, gioie, fatiche, un quadro che ha una grandiosa cornice, ma che senza il contenuto non è nulla, mani che insieme hanno riempito questa cornice, nella consapevolezza di trovarsi di fronte ad “un’opera meravigliosa”, nella speranza di riuscire a dare a tanti altri le stesse emozioni che due persone ed uno sparuto gruppo di amici hanno vissuto. E’ questo in sostanza ciò che ci sta più a cuore, il messaggio che vorremmo lasciare a chi prenderà il sentiero del Bozano per salire al Corno Stella o ai suoi “satelliti”. Un universo minerale particolarissimo da vedere, gustare, vivere, un angolo delle Alpi del Sud che merita a pieno titolo di essere considerato al pari di tante altre mete titolate, anche al di fuori dei confini nazionali. In un momento storico come quello in cui stiamo vivendo, in cui investire denaro nel territorio è diventato difficile, bisogna almeno credere nelle potenzialità che la Natura offre ed è ciò che abbiamo cercato di fare senza demandare ad altri, mettendoci in prima linea, convinti che un’opera monografica possa essere veicolo turistico di primaria importanza, strumento essenziale non solo per chi scala, ma anche supporto per iniziative importanti di “politica turistica”. Dal 1994, anno di pubblicazione del volume Arrampicate sul Corno Stella e Catena delle Guide, il numero di nuovi itinerari era aumentato notevolmente, perciò si imponeva la necessità di fare chiarezza, di riprendere in mano tutta la storia dal quell’indimenticabile 22 agosto 1903 sino ad oggi, per recensire al meglio le duecento linee tracciate nel corso dell’ultimo secolo su queste montagne. Con l’entusiasmo e la passione che da sempre ci contraddistinguono, abbiamo iniziato quattro anni fa questa avventura; sapevamo bene, forti delle esperienze precedenti (All’ombra della Nasta 2001, Cascate 2003, Valle Gesso Verticale 2006, Sambuco 360 2007, Falesie del
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Monviso 2010) che non sarebbe stato facile, anzi: il contesto geografico era assai vasto e complesso, la difficoltà a reperire il materiale e ad individuare, nel fitto intreccio degli itinerari, la linea giusta era quanto mai reale, l’estenuante verifica incrociata di dati e riferimenti spesso diversi complicava ulteriormente la situazione, ma con una buona regia ed un cast di amici sensibili e disponibili siamo riusciti a creare una guida che è il risultato di un lungo e articolato lavoro d’èquipe. Certo qualche piccolo punto interrogativo è rimasto, ma ci sarà tempo e modo di sciogliere i nodi nei prossimi anni, magari anche grazie alle vostre preziose osservazioni. Ci teniamo, inoltre, a dire, perché ne siamo fortemente convinti, che questo gruppo montuoso offra davvero tanto a qualsiasi appassionato alpinista o arrampicatore: vie moderne facili o impegnative, vie classiche di grande impegno o più abbordabili, grandes courses, falesie. Il Corno Stella, cuore pulsante di questa zona, non è il paradiso dello spit e dell’arrampicata plaisir come tanti – sbagliando – pensano: resta e lo sarà sempre, una montagna vera, impegnativa, mai banale, ma al contempo affascinante, coinvolgente nei suoi grandi spazi, con una roccia a tratti compatta e così finemente lavorata che trasmette a chi la sfiora sicurezza e piacere, in grado di riempire il cuore di ognuno di sensazioni ed emozioni uniche. Basti pensare che un personaggio del calibro di Patrick Bérhault (a cui va un nostro specialissimo ricordo), stella dell’alpinismo che ha visitato le più belle montagne del pianeta, ha eletto questi luoghi a suo “giardino segreto”. Per noi questa guida non è solo il coronamento di un impegnativo progetto, ma anche un traguardo importante e prestigioso, un sogno che si avvera: l’aver potuto scrivere a modo nostro, un’altra pagina indimenticabile di storia alpina. Buone scalate a tutti voi!
Corno Stella, parete Nord-Est Corno Stella (ph. A. (ph. Passeron) G. Bergese) gg
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iGianfranco Ghibaudo osserva con attenzione le placche compatte dello Zoccolo - Corno Stella (ph. G. Bergese) Il Corno Stella e‌ la sua storia (ph. G. Bergese)m
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Premessa Questa guida è una raccolta monografica che ha richiesto un lungo e complesso lavoro di preparazione, tuttavia vi possono essere delle incertezze o delle mancanze, per cui se avete considerazioni a proposito inviate le vostre informazioni ai seguenti indirizzi: rocdoc@virgilio.it gianlucabergese@infinito.it Acquistare la guida vuol dire contribuire a: uAcquisire il materiale necessario per mantenere in un discreto stato di sicurezza una parte degli itinerari presenti uEffettuare nuovi lavori di attrezzatura o di ri-attrezzatura di piccole aree o di singole vie esistenti Ricordati che é buona norma: uSostituire cordoni/fettucce/cordini logorati uVerificare bene gli ancoraggi, siano essi classici o moderni, e se necessario rinforzarli uPortare a valle il materiale vecchio logorato uNon schiodare le vie esistenti uSostituire i chiodi vecchi e malsicuri uSegnalare al rifugio o a chi ne ha la competenza eventuali anomalie (es. soste pericolose, fix rotti, blocchi pericolosi, etc..) uNon scaricare pietre a valle in presenza di altre cordate
uNon lasciare rifiuti di nessun genere alla base delle pareti o peggio ancora in parete uRispettare il silenzio e la quiete delle montagne AVVERTENZA Le strutture, gli itinerari ed i tracciati presentati in questa guida, si sviluppano in un ambiente di alta montagna; ciò significa attenzione maggiore! L’arrampicata e l’alpinismo sono sport potenzialmente pericolosi; chi li pratica lo fa a proprio rischio e pericolo. Gli autori hanno controllato con cura quanto riportato in questa guida, aggiornandola in base alle informazioni disponibili fino al momento di andare in stampa; tuttavia vi possono essere inesattezze. Gli itinerari che vengono presentati devono essere valutati volta per volta sulla base delle proprie capacità personali ed il materiale in loco, dove presente, va sempre visionato con occhio critico: diffidare ed essere attenti può evitare incidenti anche gravi. Prima di partire per ogni tiro controllare ancora: la correttezza del nodo di legatura, il funzionamento del sistema di frenata (gri-gri, piastrina secchiello e simili) e la chiusura del relativo moschettone a ghiera. Massima attenzione nelle manovre ai punti di sosta! Chi ha nuove informazioni e/o consigli o semplicemente vuole ricevere aggiornamenti, può scrivere all’indirizzo e-mail: rocdoc@virgilio.it.
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Indice e cartina
CATENA DELLE GUIDE
1 2 3 4 5
45 49 57 67 71 73 75 79 82 85 100 116
CONTRAFFORTI DI PUNTA STELLA Corno Stella
130
Lo Zoccolo Settore Sinistro Settore Centrale Settore Destro Parete Nord-Est
140 163 178 210 238
Serra Dell’argentera
263
Punta del Gelas di Lourousa Cima Nord dell’Argentera Cima Sud dell’Argentera La Spalla dell’Argentera Falesia Zuppa Avancorpi dell’Argentera
265 269 273 281 287 297
Catena Della Madre Di Dio
303
Cima Cima Cima Cima
304 306 311 312
dei Camosci De Cessole Maubert della Madre di Dio
TRAVERSATA INTEGRALE DEL GRUPPO DELLA SERRA DELL’ARGENTERA
8
45
Traversata da Ovest a Est Contrafforti della Cima del Souffi Contrafforte della Quota 2710 m. Falesia del Contrafforte Quota 2710 m. Sigaro di Punta Plent Punta Plent Punta Bifida Forcella Piacenza Punta Piacenza Punta Innominata Punta Ghigo
133
314
Biv. Varrone 2235
1
P. Piacenza 2772 Spunt. Innomina ti 2730 P. Innom inata P. G 2770 hig P. o 27 Co 70 rno 2794
ifida P. B737 2
ent P. Pl47 7 2
C. d el 261 Souffi 6
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710 Quota 2
2
3
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Rif. Bozano 2458
][
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P. Gelàs di Lourousa 3261
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Cima Nord 3286
Cima Sud 3297
4
C.to 322Coolid ge 0
ARGENTERA
alla La Sp57 32
Cima Genova 3191
][
La Madre di Dio 2790-2800
La Balconera 3048 Pass ][ o 312 dei Detr 2 iti
Biv. del Baus 2668
er
C. 28 De 70 Ce -2 sso 91 le 5
ll che urts C. P 040 3
C. Maubert 2865
][
d i fiel osc sch am Fre ei C C.to20 C. d 2860 28
dei C.to sci Camo00 28
Rif. Remondino 2465 Venezia 280 km
Milano
Torino 99 k
22 1k
21 1k
m
m
m
9k m
Cuneo
km
Ventimiglia
92
39 km
Bologna
61 km
Colle di Tenda
Entracque
Nizza
m
6 km
15 km
36 k
Valdieri
m
Borgo San Dalmazzo Terme di Valdieri
11 k
5
lla
2453
Spa
Bassa della
][ Madre di Dio
la tel .S M 262 3
Savona 116 km
48 km
Genova
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Questa guida è dedicata a due grandi alpinisti che, seppure in epoche diverse, hanno lasciato un segno indelebile per le generazioni future. Audaci le loro imprese, grande il loro amore per queste montagne.
(ph. arch. Fam. Campia)
Matteo Campia
Per quanto riguarda l’epoca considerata classica, vale a dire il periodo compreso tra la fine degli anni venti e la metà degli anni cinquanta del secolo scorso, s’impone - in immediata successione al precursore Gianni Ellena - la figura di Matteo Campia. Proprio su queste montagne della valle Gesso Campia ha compiuto le sue imprese più innovative; in particolare, il Corno Stella è stato teatro di affascinanti prestazioni. Vi ha effettuato infatti, oltre alle prime ripetizioni della via Ellena-Soria sulla parete NE, della via Allain-Leininger sulla SO e di alcune varianti sui due spigoli, la prima ascensione invernale della Via De Cessole, ma soprattutto ha aperto quell’itinerario diretto sulla parete SO che è unanimemente riconosciuto come il suo capolavoro. Di lui occorre pure segnalare, nell’ambito della presente guida, la prima salita dello Sperone Centrale sulla parete O dell’Argentera e il primo percorso invernale della Catena delle Guide. Campia è stato sicuramente un personaggio capace di identificare un preciso periodo della storia alpinistica cuneese, con le luci, le ombre, le passioni, le idiosincrasie, le ingenuità e le intransigenze di un microcosmo certamente racchiuso in un arco protettivo di consuetudini, ma non insensibile alle esigenze di rinnovamento. Catturato dalla montagna sin dai giorni dell’adolescenza, complice il Monviso, non l’ha più abbandonata se non, forzatamente, nel periodo bellico. La sua attività si è svolta soprattutto nell’ambito delle Alpi Marittime e Cozie, per ragioni logistiche e di lavoro,
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di Mauro Manfredi
con qualche puntata “fuori porta” in gruppi glaciali più gettonati. Una trentina di prime ascensioni estive e altrettante invernali, oltre alla prima traversata scialpinistica integrale (con Gino Vigna) delle Marittime dal colle di Tenda a quello della Maddalena, costituiscono per l’epoca un risultato di tutto rispetto, ma non bastano di per sé a misurarne l’eccezionalità. Campia è stato un uomo duro, severo, dominato da un sentimento di totale immedesimazione con quel mondo della montagna di cui ha saputo cogliere, e vivere, difficoltà e suggestioni. Se il suo alpinismo, come gli è stato a volte rimproverato, è stato contraddistinto da una certa apparenza elitaria, lo si potrebbe imputare più allo spirito di quel tempo che ad un atteggiamento deliberato. Indubbiamente si è rivelato un capo, un trascinatore, un indiscusso primo di cordata. Celebri certe sue affermazioni, specie se immaginate in dialetto piemontese. “Dove andiamo?” chiedevano i compagni - “in montagna” era l’invariabile risposta. “Cosa bisogna portare?” - “tutto”. Oppure: “la neve brutta non esiste, è sempre bella”; poi concedeva: “qualche volta lo è di più, quando basta muovere le orecchie per far curvare gli sci (lui diceva ski)”. Con pochi quanto affidabili compagni aggiogati al suo destino Matteo Campia ha percorso in lungo e in largo le sue montagne utilizzando per anni, estate e inverno, una mitica Harley Davidson con sidecar prima di passare all’automobile. Del cuneese tipico possedeva la pacatezza del linguaggio e una misura di riservatezza che gli impediva l’esibizione, ma non di apprezzare i tanti riconoscimenti via via ottenuti. Era giustamente fiero di essere entrato a far parte della ristretta schiera degli Accademici del CAI, come lo era della successiva proclamazione a Presidente onorario della Sezione di Cuneo e ancora, in età avanzata, a Socio Onorario del Club Alpino Italiano. Vedeva infatti in questi riconoscimenti nulla più di una semplice conferma del suo valore e del ruolo che era andato assumendo nella storia locale dell’alpinismo. Possiamo considerare a dir poco rigorosa l’etica con cui affrontava la montagna: rifiuto sistematico di tutti i mezzi meccanici di risalita, utilizzo assai parsimonio-
so di attrezzature artificiali di progressione su roccia e su ghiaccio, esatta valutazione delle proprie capacità come dei propri limiti, accurato riserbo sulle sue imprese, grande rispetto dell’ambiente alpino e dei suoi abitanti. Trattava la montagna sempre come un fine e mai come un mezzo, vale a dire come una meta da raggiungere (simbolizzata nel suo culmine) e non solamente come occasione, che pur apprezzava, di svago - impensabile, ad esempio, fermarsi al plateau del Corno Stella senza raggiungerne la cima, come qualche volta oggi succede. Si può facilmente comprendere come non fosse facile indovinare sotto una ruvida scorza la presenza di un animo sensibile, poeticamente coinvolto dalla bellezza della natura alpina e capace di sorprese generose verso i compagni - come quella volta quando, raggiunto la sera di S. Silvestro il bivacco del Baus, seppe offrire ai compagni stremati che ne rimpiangevano l’assenza, una bottiglia di ottimo vino. Fino a tarda
età, fin quando il fisico lo ha consentito, Campia ha continuato a frequentare le sue montagne con l’entusiasmo di sempre, a collaborare alle attività della sua Sezione, partecipando in prima persona alla costruzione del rifugio Nicola Gandolfo nell’alto vallone del Dragonet, organizzando il primo nucleo locale del Soccorso alpino, scrivendo articoli e relazioni per le riviste sociali. Quando in tarda età lo ha colpito una grave menomazione della vista, ha affrontato ancora una volta da par suo il destino, raccogliendosi in un dignitoso riserbo addolcito dal fluire dei ricordi e dalle visite di pochi amici. Se, come sono propenso a credere, senza le imprese degli alpinisti le montagne si ridurrebbero a semplici presenze minerali destinate a consumare inutilmente la loro bellezza, ben venga una guida come questa a ricordarcelo. A ricordarci come la loro sopravvivenza nella storia sia strettamente correlata alla memoria di uomini come Matteo Campia, uomini capaci di farle complici dei propri sogni.
(ph. A. Grillo)
Patrick Bérhault
Qualche anno fa, quando Gianluca e Gianfranco stavano dando inizio alla stesura di questa guida, Gianfranco mi chiese se avessi voluto scrivere qualche cosa, in modo da fare una dedica alla memoria di Patrick Bérhault. Accettai con entusiasmo, ma subito dopo mi resi conto di essermi messo in un bel pasticcio. Realizzare una guida come questa è un grande gesto di amore per la montagna e un atto di generosità verso gli alpinisti, ma è anche un’enorme, improba fatica. Bisogna leggere un mare di testi, relazioni, cercare informazioni, chiederne a destra e a manca, ripetere vie, fare fotografie, essere chiari il più possibile…. e via così. Avevo proprio timore di rovinare tutto con le mie
di Alessandro Grillo
parole. Normalmente una dedica si fa con poche righe, spesso con frasi di personaggi celebri e ciò generalmente avviene per i libri. Sulle guide alpinistiche accade di rado, si dedica ad un amico caduto in montagna, si cita la frase di una famosa canzone oppure si ringrazia la moglie e i figli per il tempo loro rubato. Su Patrick ho scritto tantissime cose; e persone ben più autorevoli di me, hanno fatto recensioni illuminate. Oramai quello che penso di Patrick lo porto dentro il cuore; ho cercato di esprimerlo sulla roccia, ma proprio non lo so più scrivere. Ma mi è tornato alla mente il “Diavolo” Tita Piaz. Ho riletto i sui libri e mi sono soffermato su un capitolo :” …incontro con Emilio Comici”, da A tu per tu con le Crode del 1952. Ebbene vorrei riportare parte delle parole che Piaz dedicò alla nobile figura del grande Emilio, che tanto io accomuno a Patrick. “…Solo quando l’ultima esausta stella alpina avrà invano cercato di strappare alla morente rupe l’ultimo alimento, quando nella procellosa agonia della terra l’ultima superstite guglia rocciosa avrà sepolto sotto le sue rovine l’ultimo rifugio alpino, quando delle nostre Alpi sarà perduta ogni memoria, solo allora il nome di Patrick Bérhault sarà cancellato lassù”.
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Il Corno Stella e l’imponente versante ovest della Serra dell’Argentera (ph. G. Bergese)
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Guglia Paola
La Piramide 2540 m
CATENA DELLE GUIDE
Cima del Souffi 2616 m
44 Contrafforte della Quota 2710 m
Quota 2710 m 2710 m
Forcella Plent 2680 m Punta Plent 2747 m
RIFUGIO BOZANO 2458 m
Punta Bifida 2737 m Forcella Piacenza 2725 m Punta Piacenza 2772 m Forcella del Ciat 2740 m Spuntoni Innominati 2730 m Forcella del Loup 2750 m Punta Innominata 2770 m
Punta Ghigo 2794 m Forcella del Corno 2770 m Piccolo Corno 2780 m
Catena delle Guide Si tratta di una bella sequenza di 7 caratteristiche cime, collegate tra loro da una lunga cresta molto frastagliata ed aerea, il cui percorso integrale di traversata è qui sotto descritto. Le cime, eccetto la P. Innominata e la P. Bifida, portano i nomi delle Guide Alpine che furono pionieri dell’alpinismo in Marittime; ai colletti che le dividono invece, sono stati assegnati i soprannomi delle Guide a cui è dedicata la vetta. 1 TRAVERSATA DA OVEST A EST DELLA CATENA DELLE GUIDE H H H R. Chabod, G. Derege, M. Rivero, 25 agosto 1927. Prima invernale: M. Campia, N. Gandolfo, R. Nervo, 11 gennaio 1948. Prima solitaria: F. Rasetti, 17 agosto 1958. Dato il tipo di terreno è difficile quantificare l’esatto sviluppo, che comunque è notevole. IV/R2/III (AD+) Per gli amanti di questo genere di salite si tratta sicuramente di una delle più belle traversate in cresta delle Alpi Marittime. La relazione qui riportata descrive in maniera sommaria il percorso per cresta di tutte le cime della Catena delle Guide, partendo dalla Quota 2710 fino alla Punta Ghigo. Vi sono tratti dove è possibile creare varianti sui versanti Nord e Sud, oppure salire direttamente la cresta stessa. La sezione più impegnativa è rappresentata dal tiro di IV sulla Punta Plent; per il resto, alcune doppie a parte, si procede quasi sempre in conserva (tratti di III). Per cordate veloci e determinate questo itinerario è abbinabile alla salita del Corno Stella lungo lo Spigolo Inferiore. Tutto l’itinerario è indubbiamente aereo e su roccia non sempre buona: “si vola sulle scale del cielo” dominato da una parte dal vallone di Lourousa e dall’altro dal maestoso anfiteatro dell’Argentera, con il Corno Stella che si avvicina sempre di più, man mano che si procede. Il materiale in posto è assai scarso: si tratta per lo più di qualche raro chiodo ed alcuni cordoni per le doppie, che in ogni caso vanno sempre
f (ph. M. Scolaris)
controllati. Nonostante il grado sia abbordabile, chi si accinge a questa salita non deve affatto sottovalutarla: il notevole sviluppo richiede tempo ed è importante procedere con una certa velocità trovando i passaggi migliori, oltre a possedere una discreta disinvoltura su questo tipo di terreno, soprattutto nell’arrampicata in discesa. Itinerario adatto a tutti coloro che cercano un pizzico di avventura e di solitudine, a poca distanza dalle vie più frequentate. Prestare molta attenzione lungo tutto il percorso alle pietre instabili, in modo da non scaricare massi e causare pericolo per le cordate che scalano sulle pareti sottostanti, principalmente sul lato rivolto verso il Rif. Bozano. La traversata in senso inverso è più impegnativa e richiede maggior tempo; per questi motivi è poco ripetuta. Attacco: nel medesimo punto di attacco della via Primo sole, alla base del canale che sale in obliquo a sinistra, fino alla selletta che divide la cima del Contrafforte dalla Quota 2710. Ben visibile dal Rif. Bozano. Relazione: Salire facilmente (attenzione alle pietre instabili) il canale fino ad un largo camino, che si supera sulla parete di sinistra (III, corda fissa, sosta con 2 spit); un facile pendio erboso porta alla selletta poco sotto la cima del Contrafforte. Proseguire evitando risalti di rocce articolate, attraverso un sistema di cenge, fino alla cresta tra la Cima del Souffi e la Quota 2710 m (ore 0.45). Seguire facilmente la cresta fino alla cima della Quota 2710 m (ore 0.25; ore 1.10), scendere brevemente e proseguire lungo l’aereo filo di cresta fino alla Forcella Plent 2680 m (ore 1; ore 2.10). Evitare sul versante Nord un caratteristico torrione denominato Sigaro di Punta Plent, portandosi ad uno stretto intaglio con masso orizzontale incastrato; superare la ripida paretina sovrastante (IV), cui segue un camino liscio e verticale (IV), fino ad un terrazzino sullo spigolo. Evitato a sinistra un breve risalto 45
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Corno Stella 3050 m. Il simbolo per eccellenza dell’alpinismo cuneese, la “Rocca inaccessibile” secondo la definizione del tedesco Fritz Mader, lo “scoglio nobile dell’Argentera” come venne chiamato per anni, il Corno è una montagna cha da sempre affascina: vuoi per la sua forma molto caratteristica, vuoi per il prestigio della sua storia, ricca di nomi illustri e di grandi exploit. Il Corno Stella presenta sostanzialmente due grandi pareti: la severa Nord-Est, con itinerari di grande impegno in ambiente grandioso e selvaggio e la più “docile” parete Sud-Ovest con una miriade di vie di ogni grado e difficoltà su roccia complessivamente ottima. Montagna sui generis dato che non possiede una via “normale” per raggiungere la cima: l’itinerario più semplice infatti, presenta già passaggi di IV grado; idem per la discesa che
avviene in corda doppia. Un bel “cancelletto” naturale che lascia spazio solo a chi possiede un minimo di conoscenza alpinistica. Molto interessante e singolare l’affermazione di Fritz Mader riportata su un articolo scritto per il Bulletin de la Section des Alpes Maritimes del 1899, dove ribadisce l’inaccessibilità del Corno Stella: «…vi si potrà forse salire con il pallone aerostatico; ma allora che non lo si lasci scappare il pallone, perché, trovarsi abbandonati sulla Rocca Inaccessibile deve essere una situazione tanto bizzarra quanto poco invidiabile!» Affermazione che verrà presto smentita: qualche anno dopo infatti, il 22 agosto del 1903, il famoso alpinista Nizzardo Victor De Cessole, con le guide Jean Plent e Andrea Ghigo ne effettuerà la prima ascensione, violando così “la verginità” della parete.
P ic c olo C orno 2780 m
PUNTA GHIGO 2794 m
F.lla del Corno Stella 2770 m
fSpettacolare vista sul versante nord del Corno Stella e sulla rettilinea “candela” del Canalone di Lourousa (ph. M. Scolaris) Cima Inferiore 2898 m
CORNO STELLA
Cima Superiore 3050 m
GELAS DI LOUROUSA 3261 m
F.lla del Gelas di Lourousa 2950 m SETTORE CENTRALE
SETTORE SINISTRO
SETTORE DESTRO
ZOCCOLO
RIF. BOZANO
133
Corno Stella 134
Altro elemento caratteristico è il curioso scivolo del plateau sommitale, che dallo Spigolo Inferiore (2898 m) si impenna progressivamente restringendosi man mano, sino alla vetta presso lo Spigolo Superiore (3050 m). Una rampa che punta diritto verso il cielo di questo meraviglioso angolo di Alpi Marittime. Il numero di itinerari presenti è notevole, nessuna altra cima delle Alpi Marittime né conta così tanti; di conseguenza l’elenco delle vie è stato fatto in modo sistematico seguendo il senso orario: si parte quindi dallo Zoccolo, si sale poi allo Spigolo Inferiore per andare
fino allo Spigolo Superiore e terminare sulla parete NE. Nonostante tutto ciò, in questo ultimo decennio la luce brillante del Corno Stella si è un pò offuscata: attraverso questa nuova guida intendiamo restituirle l’attenzione che merita!
Il Canalone di Lourousa e le pareti Nord-Est del “Corno”, della Punta Ghigo e dei Contraff. di P. Stella (ph. M. Scolaris)i
Il Corno… che storia! di Orazio Pellegrino
Quando Gian Luca e Gianfranco mi hanno chiesto di mettere giù due righe su che cos’è per me il Corno Stella mi sono stupito e non capivo come questa richiesta fosse fatta proprio a me, con tutti i nomi importanti a cui formulare questa domanda, tanto che rispondo: “Ma mi i sun nen bun ne a lese ne a scrive!”. Gian mi risponde: “Tu scrivi, io leggo!” Così mi trovo qui carta e penna a rispondere alla domanda: “Cos’è per me il Corno?” Potrei sintetizzare in due parole: “Un blocco di pietra!”. Se pensiamo però, che anche il diamante Cullinan è una pietra, molto più piccola ma con un valore inestimabile, lo stesso valore io lo do al Corno Stella, perché le giornate e i momenti belli che ho passato sulle sue pareti, solo o in cordata, non si possono né comperare né pagare, non hanno prezzo! I miei ricordi partono da lontano: avevo circa novi anni quando con mia sorella Valeria siamo saliti al Bozano in una calda giornata di agosto. Ho ancora impresso nella mente i colpi del martello sui chiodi di chi arrampicava. Mia sorella mi disse: “Vedi… lì c’è il Corno, lì c’è l’Argentera e là la Catena”. Avrei mai pensato che qualche anno dopo quel suono del martello mi sarebbe diventato tanto familiare! Ho salito il Corno tante volte, non so quante e non voglio neanche contarle per non diventare un alpinista nostalgico e già quasi datato. L’unica cosa che so è che tutte le volte che arrampico sulle pareti del caro Corno Stella, mi sento bene. La sua
roccia rossa e grigia è come la pelle di un vecchio stanco ma con dentro tante cosa da raccontare e da far raccontare a chi come me ha trovato lì “l’isola che non c’è” e nelle mie solitarie non mi sento mai solo. Il vento, il sole con i suoi raggi che fanno brillare i cristalli della roccia, il profumo di genepì d’estate e le stalattiti di ghiaccio in primavera mi fanno compagnia e danno sapore a questi bei momenti. Grazie Valeria per avermi fatto conoscere il Corno Stella e l’Argentera. Ho aspettato troppo a dirtelo e ora che te lo vorrei dire non posso più farlo perché tu sei lassù troppo in alto… ma quando il sole illumina le pareti e il genepì profuma, nel soffio del vento tu e mamma siete lì, all’altro capo della mia corda. Ecco cos’è per me il Corno Stella…e pensare che è solo pietra! Queste righe e tutte le mie solitarie sul Corno Stella le dedico alle mie “donne”… a mamma Ines, a mia sorella Valeria, alle mie due donne di casa mia moglie Bruna e mia figlia Ines.
hOrazio Pellegrino, Allain-Leininger (ph. G. Bergese) 135
Corno Stella
Viene un giorno, nella vita di un uomo, in cui si sente uno struggente bisogno di riassumere i ricordi. di Alessandro Grillo Ed ecco che il passato, ieri confuso e lontano si fa nitido, chiaro come quando salendo in montagna, si diradano le nubi e si esce nella luce di un purissimo cielo azzurro. Emergono i momenti belli, quelli tristi, i momenti grandi. Il passato sembra assopito, perso nella ruggine del tempo, ed invece nella mente tutto rimane immagazzinato, riposto ordinatamente nei grandi archivi della memoria. Ma basta un misterioso e preciso richiamo, ed ecco che riappare e si rivive l’antico momento, come se tutto fosse accaduto il giorno prima. Camminavo con Giorgio per il faticoso sentiero che porta al rifugio Bozano; il tempo avrebbe dovuto essere bello, ma ci stavamo muovendo in un ambiente lattiginoso, tra fantasmi di larici e giganti di pietra. Nel profumo della terra umida, fra fili d’erba imperlati di pioggia, gli scarponi pesanti avanzavano tra i sassi con rumore ovattato. Tutto attorno ci accompagnava il silenzio. Ma in alto il cielo si faceva sempre più chiaro, finché, quasi d’improvviso, emergemmo nel rosato chiarore di una serata fantastica. La smisurata pala del Corno, proprio davanti a noi, divenne prima gialla, poi rosa ed infine rossa come il fuoco. Le ombre della sera salivano rapidamente, indugiarono un poco sulle cenge erbose, per poi scivolare velocemente sull’estrema erta placconata. Per un istante rimase illuminata solo una fascia, che si tinse di un cupo rosso sangue,
una fascia che assumeva la forma di un corno. A destra, sopra la vetta più alta, iniziò a balbettare il luccichio di una stella. Fu un attimo. Il fuoco si spense e calarono le ombre della sera. Ma quell’immagine fantastica si annidò in un angolino della mia mente, per emergere ora, dopo tanti anni, nitida e vivissima. Non so e non ho mai voluto sapere perché quel monte venne chiamato Corno Stella. Dentro di me ne era chiara la ragione. Il giorno dopo salimmo la parete per la classica via De Cessole, scrivemmo il nostro nome sul libretto di vetta, scendemmo con rocambolesche corde doppie lo Spigolo Inferiore. Posare i piedi sulle cenge erbose fu una liberazione e il ritorno al rifugio fu, per noi, trionfale. Avevamo salito il Corno Stella, finalmente ci sentivamo alpinisti.
hUltime luci sul Corno prima del buio (ph. arch. A. Grillo) 136
In cordata con lo zaino di Enrico Manna
È sera, i rumori delle automobili si uniscono alle note di un pezzo di Tom Waits, musica che ho sempre definito a bassa “entropia”, malinconica ma ricca di sfumature. Sfumature che riempiono la mente di ricordi semplici ma essenziali. Tra i ricordi più belli ci sono le pareti di qualche montagna come la sud del Corno Stella. Una parete ricca di racconti. Ci sono quelli importanti: la salita di De Cessole, la linea meravigliosa di Campia, quelli più semplici e meno conosciuti come una bella polenta al rifugio Bozano in compagnia di una bella bottiglia di vino. In comune questi racconti contengono un’avventura, non sempre grande, comunque personale. Nell’estate del 1990 su questa parete scoprii il fascino dell’alpinismo solitario. Avevo smesso di arrampicare in palestra per dedicarmi all’università. Ero convinto che per riuscire a dare gli esami dovevo concentrarmi solo sullo studio. Dopo pochi mesi cedetti e decisi di abbandonare il politecnico. Mi cercai un lavoro e per sei mesi circa, tra il tempo passato a lavorare e le serate in birreria, non pensai più alla montagna. Quell’esperienza mi permise di capire meglio quanto era importante riprendere l’università e ritornare in montagna, cosa che feci in attesa dell’inizio dei corsi autunnali. Non volevo però riprendere l’arrampicata sportiva, ma cercavo qualcosa di nuovo
che mi permettesse di vivere delle nuove esperienze. Lessi dei libri di montagna e fui fortemente affascinato dal modo di vedere la montagna di Casarotto. Per molti Casarotto rappresentava un alpinismo “romantico”, dove l’uomo si avventura su una via in montagna per starci giorni e giorni ma senza volerla piegare a tutti costi con opere di carpenteria. Negli anni seguenti capii esattamente che il fascino dell’alpinismo non dipende assolutamente dalla difficoltà della via, ma semmai, dalle emozioni che provoca. Emozioni come la scoperta di un percorso non addomesticato dove si possa trovare una propria avventura. Sicuramente la mia visione era forse un po’ idilliaca, forse ricercavo un vecchio gioco che facevo da bambino quando mi divertivo a salire sugli alberi. Era bello percorrere delle vie ipotetiche per fermarsi in cima e ammirare i prati e le case circostanti. Aprire nuove vie era la conseguenza più logica, lì l’alpinista può misurarsi con un terreno incontaminato, ma con la mia totale inesperienza di alpinismo solitario non potevo pretendere tanto. Iniziò così la ricerca di vie particolari. Lessi alcune riviste e libri, e scoprii con gioia che alcune vie del Corno Stella non avevano ripetizioni. Una Benzai aperta da un mito del movimento verticale, Patrick Bérhault. Una via aperta in uno stile classico, senza utilizzare gli spit, e per quello che se ne sapeva, non avendo ripetizioni, i chiodi in posto dovevano essere pochi. Come se fosse un gioco iniziai a studiare i sistemi d’autoassicurazione andando a trovare spesso i Ravaschietto, chiedendo loro più informazioni possibili. L’altro gioco era quello dell’uso del martello. Mi ricordo che mio padre scherzando, quando mi vedeva piantare dei chiodi nel legno, cercava di spiegarmi la tecnica con cui si deve tenere il martello in mano ma
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Corno Stella 140
Lo Zoccolo È il settore del Corno Stella più vicino al rifugio: su di esso sono stati tracciati vari itinerari (18 in totale) quasi tutti ben protetti e molto belli. L’arrampicata si svolge prevalentemente in placca, con alcune sezioni impegnative nei tratti strapiombanti. Tutti i percorsi delle vie sono ben individuabili già dal rifugio. Se il vostro programma prevede la sola salita di una via allo Zoccolo è consigliato attaccare in tarda mattinata (11.30-12) o nel pomeriggio, in modo da poter gustare a pieno la salita stando completamente al sole sino al tramonto… Attenzione: esiste la possibilità di caduta pietre causate dalla presenza di cordate sulle vie sopra lo zoccolo! Ad inizio stagione quando vi è ancora molta neve alla base della parete, consigliamo di salire una via sullo zoccolo fino alla cengia mediana: si evitano cosi i ramponi al seguito, necessari per salire alla cengia seguendo la via normale. L’esposizione è Sud-Sud/Ovest.
Avvicinamento Dal Rifugio Bozano si raggiunge la base dello zoccolo seguendo le tracce sulla pietraia (15 minuti, ometti).
i Alla ricerca della via di salita... (ph. G. Ghibaudo)
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Cengia mediana
CORNO STELLA ZOCCOLO
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Cengia Mediana
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Cengia
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Median a