UP CLIMBING #32 - GRAN SASSO

Page 1


GRAN SASSO

Proposte Multipitch : 10 itinerari scelti non estremi, su un calcare da sogno Falesia : Arrampicare nel Gran Sasso. Le falesie di Pietrabianca Iacovone e Vado di Sole / Eterni secondi A piedi : Il Cammino del Gran Sasso / Alpinismo “Facile” / Escursionismo “Difficile”. Le 3 Valli del Gran Sasso e la Traversata dell’Intermesoli / Non solo alpinismo. Le vie ferrate del Gran Sasso Vertical Tale Nella tana del diavolo Scialp Un regno da esplorare con gli sci

STORIA DI COPERTINA …E ogni sogno fatto lo vivrò davvero… / E poi arriva l’inverno... / Qualche domanda a Domenico Totani scalatore e guida alpina abruzzese / Generazione precaria / Dove osano gli Aquilotti Personaggi Pierluigi Bini. Arrampicare leggeri sul Gran Sasso / Paolo Caruso / Luca Parisse. Dal Gran Sasso uno dei migliori fotografi degli Action Sport / Pasquale Iannetti. Una vita per il Gran Sasso / Valerio De Luca

VERSANTE SUD #32 | set/ott 2024 8.00 €

THE SMEDGING REVOLUTION.

“La soluzione che La Sportiva ed io abbiamo trovato per rispondere ai problemi del bouldering moderno indoor”. Smearing ed Edging si incontrano per la prima volta in una scarpetta. Costruzione innovativa per massimizzare grip, distribuzione del peso e sensibilità sui blocchi più dinamici. La nuova mezza suola con tecnologia SenseGrip™ la rende perfette per spalmare sui grandi volumi, mentre l’intersuola dedicata in punta dà sostegno sui micro appoggi. La rivoluzione del climbing indoor è qui. Scopri Ondra Comp su lasportiva.com

Sommario

004 Editoriale di Eugenio Pesci

STORIA DI COPERTINA

006 …E ogni sogno fatto lo vivrò davvero… di Massimo Marcheggiani

014 E poi arriva l’inverno... di Massimo Marcheggiani

PROPOSTE

020 Il puro piacere dell’arrampicata! 10 itinerari scelti non estremi, su un calcare da sogno. di Samuele Mazzolini

032 Arrampicare nel Gran Sasso Le falesie di Pietrabianca Iacovone e Vado di Sole di Matteo Cittadini

040 Eterni secondi di Lorenzo Angelozzi

STORIA DI COPERTINA

054 Qualche domanda a Domenico Totani scalatore e guida alpina abruzzese a cura e traduzione di Samuele Mazzolini

058 Generazione precaria di Emanuele Pontecorvo

064 Dove osano gli Aquilotti di Marco Intini

PERSONAGGI

070 Pierluigi Bini ITW Arrampicare leggeri sul Gran Sasso a cura di Claudia Colonia

074 Paolo Caruso ITW a cura di Claudia Colonia

078 Luca Parisse Dal Gran Sasso uno dei migliori fotografi degli Action Sport a cura di Claudia Colonia

VERTICAL TALE

084 Nella tana del diavolo di Fabrizio Rossi

SCIALPINISMO

088 Un regno da esplorare con gli sci di Fabrizio Rossi

PERSONAGGI

094 Pasquale Iannetti

Una vita per il Gran Sasso di Pasquale Iannetti

PROPOSTE

100 Il Cammino del Gran Sasso di Claudia Colonia

104 Alpinismo “Facile" di Luigi Tassi

108 Escursionismo “Difficile” Le 3 Valli del Gran Sasso e la Traversata dell’Intermesoli di Luigi Tassi

112 Non solo alpinismo Le vie ferrate del Gran Sasso di Luigi Tassi

PERSONAGGI

113 Valerio De Luca ITW a cura di Claudia Colonia

VETRINA

118 Proposte prodotti

Editoriale

Accadde nel 1573: all’età, per quell’epoca venerabile, di 69 anni, lo scatenato e instancabile Francesco De Marchi, accompagnato da un cacciatore di camosci (che probabilmente vi era già salito) raggiunse in modo ufficiale per la prima volta la cima del Gran Sasso d’Italia, l’indiscusso re dell’Appennino italiano.

Il De Marchi, che fu anche speleologo, esploratore, palombaro e militare, iniziò così, cinque secoli fa e più, la lunga storia dell’alpinismo sul Gran Sasso.

Un massiccio montuoso splendido, che può

vantare non solo paesaggi affascinanti e unici, ma molto spesso pareti che presentano una roccia monolitica, da molti avvicinata a quella della Sud della Marmolada.

Up climbing di settembre è completamente dedicato alla storia e alle vicende di questa montagna particolare: abbiamo cercato di bilanciare il racconto, la memoria, l’aneddoto, con le proposte tecniche, che spaziano dalle vie di più tiri, alle falesie, all’escursionismo, alle vie ferrate. Attraverso le immagini e le parole di alcuni fra i maggiori esperti del massiccio, come Massimo

Marcheggiani, Samuele Mazzolini, Emanuele Pontecorvo, Lorenzo Angelozzi, Luigi Tassi e altri, ecco qui il Gran Sasso visto da differenti prospettive, complementari e sempre legate entro un unico filo rosso verticale. Il numero è arricchito da interviste ad apritori di vie importanti come Pierluigi Bini, Paolo Caruso, Domenico Totani, con un’attenzione particolare per la storia personale di Pasquale Iannetti, personaggio assolutamente eccezionale e precursore dei tempi, come mostrano le sue belle foto.

Allo stesso modo, la storia del gruppo degli Aquilotti, raccontata da Claudio Intini, rimanda indietro

nel tempo, a epoche che, per certi versi, sono state pionieristiche, e in buona parte eroiche.

Tanti, più o meno celebri, ma sempre molto attivi, gli alpinisti e rocciatori che hanno fatto la storia di questa montagna, ed è nostra speranza averne ricordati qui il più possibile, nelle pagine a disposizione.

Per certi versi questo numero di Up climbing è anche quasi un piccolo libro dedicato a loro tutti.

Una montagna assolutamente imperdibile dunque, il Gran Sasso, sia per la sua storia tecnica verticale, che per la sua bellezza, per molti versi, si potrebbe dire, “particolarmente italica”.

Alba sul Corno Piccolo. Foto: Luca Parisse

…E ogni sogno fatto lo vivrò davvero…

Testo Massimo Marcheggiani

…Mi chiedo se ci sono montagne sulle Alpi, e si che sono tante, tantissime, che abbiano una canzone a loro dedicata, magari non scritte dagli Alpini ma da moderni cantautori; mi chiedo questo perché noi, qui in Appennino Centrale, una ce l’abbiamo ed il suo titolo è “Gran Sasso”; io che sono esageratamente di parte la trovo tenera, bellissima e inizia così:

“Gran Gran Sasso, che parli con le stelle

Le lacrime che asciughi son sempre quelle

Grande Sasso, conserva il tuo mistero

E ogni sogno fatto lo vivrò davvero…”

Poi continua dolce, armoniosa e la poteva scrivere e musicare solo quel grande artista che è stato Ivan Graziani, nato e cresciuto ai piedi di questa grande e unica montagna abruzzese. Oltre ai numerosi ed autentici capolavori, ci ha lasciato anche questa perla. Come dice la quarta strofa “…e ogni sogno fatto lo vivrò davvero…” sembra scritta apposta per chi come me di sogni ne ha fatti (e realizzati) molti. Il Gran Sasso con i suoi quasi tremila metri e dozzine di vette tra cui alcune di fantastica roccia e altre di una roccia quantomeno dubbia; è dal 1575 una montagna da scalare. È molto probabile che in quell’anno un certo capitano Francesco De Marchi, prefiggendosi di raggiungerne la lontanissima vetta e riuscendoci, senza neanche immaginarlo lontanamente è stato forse l’artefice della nascita di questa affascinante disciplina che è l’Alpinismo. Questo poi si è materializzato principalmente sulla intera catena alpina, la cui storia è ormai scritta e riscritta. Con il logico ritardo, anche in Centro Italia scalare montagne è diventato normale; nei secoli trascorsi questa grande montagna ha suscitato pian piano un interesse ormai assodato. Nelle belle ed assolate domeniche mattina, nel piazzale di Prati di Tivo sembra di essere alla fiera dei materiali da

scalata; intorno alle macchine parcheggiate un’aria di festosa allegria contraddistingue decine e decine di ragazzi e ragazze che sparpagliano in terra corde, moschettoni, friends, caschi, imbragature, scarpette che riempiranno poi colorati zaini. Oggi una esagerata, costosissima cabinovia porta poi questa variopinta tribù in alto, dove ognuno sceglierà la sua destinazione, rincorrendo avventurosi sogni, ambizioni e desideri. La scelta oggi è infinita: una grande maggioranza opterà per la magnifica roccia del Corno Piccolo, che non teme confronto alcuno. Questa montagna, ben più bassa della vetta principale, ha un’estetica davvero ammaliante; vista dal fondo valle si erge con rara eleganza da ripidissimi prati. Sottostante una lunga ed elegante cresta con andamento est-ovest che termina ai 2655metri della vetta, sul lato sinistro abbiamo una larga parete di quasi mezzo chilometro, costituita da evidenti speroni divisi tra loro da marcati camini e fessure. Dopo una evidente depressione della parete, troviamo il miglior regalo che gli arrampicatori-alpinisti potevano sognare: le Spalle! La Prima e la Seconda Spalla, di roccia superba, si slanciano contro il cielo con delicate e sinuose curve. Su queste variegate pareti troviamo la maggior parte degli scalatori perché qui

Alba sul Corno Grande. Foto: Massimo Marcheggiani

In vetta al Corno Grande del Gran Sasso, alla fine dell’ottocento.

Foto: Arch. CAI L’Aquila

Il Corno Grande visto da Isola del Gran Sasso alla fine dell’ottocento.

Foto: Arch. CAI L’Aquila

Il rifugio Garibaldi

a Campo Pericoli alla fine dell’ottocento.

Foto: Arch. CAI L’Aquila

c’è tutto per tutti. Esiste una Terza Spalla che, meschina e senza colpe, non è granché visibile e “condannata” all’oblio. È praticamente ignorata dai più e raggiungibile con un po’ di difficoltà. Circumnavigando il Corno Piccolo da ovest, troviamo le Fiamme di Pietra con le sue brevi vie di solida roccia, dove “il fortissimo” Giusto Gervasutti, nel 1934, firmò il primo sesto grado del Gran Sasso. Prima di raggiungerle, magari seguendo il sentiero attrezzato Ventricini, il nostro sguardo non potrà non essersi “perso” nella stupenda profondità della valle Maone, dove scorre il gelido torrente del Rio Arno, e da dove si innalza la superba bastionata est del Pizzo Intermesoli, composta da ben cinque Pilastri di eccellente roccia. Di questi cinque, è il secondo a distinguersi per la sua imponenza e verticalità e qui troviamo “L’Erba del Diavolo”, forse la via più dura in assoluto dell’intero Massiccio. Verso la testata la valle si impenna repentinamente ed un ripido sentiero porta al Passo della Portella. È praticamente certo che qui transitò il Capitano De Marchi nella sua prima ascensione, e nei secoli a seguire questo passo diventò il punto di unione tra il versante aquilano e quello teramano per fini commerciali. Gli abitanti dei due piccoli villaggi di Assergi e Pietracamela usavano appunto questo valico per i loro traffici. Sulla linea dello spartiacque nel 1908 fu edificato un secondo rifugio a spese della sezione romana del CAI, con una ubicazione più logica rispetto al rifugio Garibaldi di cui dirò poco avanti, anche se in totale assenza di acqua e più esposto ai violenti venti di cui è spesso soggetto il Gran Sasso. Risalendo la valle verso est invece, si apre Campo Pericoli; qui nel 1886 per interesse e per conto della sezione capitolina del CAI, fu edificato il primo rifugio in assoluto, appunto il Garibaldi, in una posizione che si rivelò nel tempo infelice: infatti questo, ormai quasi mai gestito, d’inverno viene interamente sommerso dalla neve, e d’estate non ha logica alcuna per qualsiasi escursione o scalata si voglia affrontare. Risalendo i dolci declivi erbosi di Campo Pericoli arriviamo alla Sella di Monte Aquila, da dove si può scendere a Campo Imperatore o salire verso il Corno Grande da sud immersi in un paesaggio affascinante.

Ma torniamo alle Fiamme di Pietra. Queste si trovano circa 150 metri sotto la Sella Dei Due Corni: la eccezionale qualità della roccia e la brevità delle pareti sono il riferimento principale per chi si approccia all’arte della scalata: la via Valeria, la via dei Triestini, la via del Tetto e altre ancora sono piccole perle da collezionare. Raggiunta la sella, sembra di essere arrivati in Dolomiti! Lo sguardo non può fare a meno di essere rapito da una verticale parete che si erge

Il puro piacere dell’arrampicata!

10 itinerari scelti non estremi, su un calcare da sogno.

L’Abruzzo ha al suo centro non una città, ma una montagna, una grande, bellissima, terribile montagna, il Gran Sasso. Non badate ai metri dell’altezza; il Gran Sasso è di schiatta araldica, montagna di gran razza, di quelle che collochiamo con gli dei.

Così recita Giorgio Manganelli parlando della montagna simbolo dell’Abruzzo, e così sono pronto a confermare io, dovendo indicare ai lettori di questa rivista alcuni itinerari di arrampicata per chi poco conosce queste pareti. Il Gran Sasso offre davvero un “calcare di gran razza”, indubbiamente uno dei migliori su cui abbia mai scalato, per lo meno se si scala sul Corno Piccolo, la parte più “amichevole” del Gran Sasso, quella che fa assaporare la bellezza dei movimenti e della tecnica. Perché c’è anche una parte più selvaggia e più severa di questa montagna, fatta di roccia friabile, avvicinamenti più lunghi e complessi e grande isolamento: il Corno Grande appunto, la vetta del Gran Sasso, parete simile alle Dolomiti ma non descritta in questo articolo.

Il libro “L’arte di arrampicare” di Paolo Caruso, il suo bellissimo volume sulle basi tecniche della scalata su roccia, è stato il motivo della mia prima visita in Abruzzo. Per un romagnolo innamorato dell’arrampicata le quattro ore (minimo) per raggiungere le montagne sono cosa assolutamente normale. Cosa potevano essere allora poco più di tre ore per arrivare ai Prati di Tivo? Nulla! Così, quando il tempo è brutto al nord, gli “scalatori della riviera” si dirigono in massa verso il Gran Sasso, ritenuto per tanti quasi un ripiego alle più blasonate vette alpine. Ma le immagini della via Cavalcare la tigre che avevo visto sul libro di Paolo Caruso erano per me tutto all’infuori di un ripiego dalle Dolomiti. Anzi, mi avevano totalmente rapito e non desideravo altro che trovarmi sul tiro chiave di quella via, quel mitico traverso in discesa assai poco protetto. Era il 1998 e scalavo veramente da poco, ma l’idea di avventura totale che mi dava questa via era un richiamo al quale non potevo sottrarmi. La salita andò benissimo e io mi ero inevitabilmente innamorato del luogo e della scalata che queste pareti offrivano, tanto bella quanto esigente, dove l’uso dei piedi e la tecnica la facevano da padroni rispetto alla pura forza. Anno dopo anno sono tornato per ripetere le vie che mi studiavo steso sul divano nelle piovose giornate invernali, ben consapevole di

Samuele Mazzolini su Splendido Splendente, alla Seconda Spalla Foto: Simone Enei

Samuele Mazzolini

sul secondo tiro

della Direttissima al Secondo Pilastro d’Intermesoli. Foto: Simone Enei

quanto queste rocce potevano darmi in termini di miglioramento tecnico e psicofisico in vista dei miei progetti sulle Dolomiti. Infatti, nessuna via al Gran Sasso è facile, scontata, banale. L’arrampicata richiede sempre un discreto impegno psicologico (oltre a quello fisico), dovuto al fatto che i singoli passaggi sono quasi sempre obbligati e le protezioni mai abbondanti. Gli scalatori romani, abruzzesi e marchigiani negli anni ottanta e novanta erano davvero all’avanguardia e le loro creazioni ne sono la sicura conferma. Ho avuto il piacere di scoprire alcune salite che sono delle perle assolute, qualcuna di esse abbastanza famosa e qualche altra assolutamente sconosciuta. Ho potuto approfittare delle calde e stabili giornate autunnali per godere della bellezza della scalata e degli incredibili colori che solo l’Appennino può regalare. Insomma, una “relazione” che dura da tanto tempo e della quale non posso fare a meno. Ripenso quindi ai miei numerosi viaggi verso sud dalla Romagna al Gran Sasso, una direzione “ostinata e contraria” come direbbe De Andrè, visto che le Alpi sono al nord. Ma la passione per quest’ isola di roccia, costretta fra l’Adriatico e il Tirreno e situata ai margini delle grandi montagne italiane, ha avuto sempre il sapore di una fuga, alla ricerca della tranquillità e dell’isolamento di cui ho sempre bisogno quando resto per troppo tempo imprigionato tra il cemento della città. Rispetto a più di venticinque anni fa la scalata è molto più praticata e tante di più sono le possibilità. Mi auguro pertanto che i gioielli di tecnica e arditezza disegnati su queste pareti non vengano snaturati in nome della “sicurezza”, che poi in montagna non esiste. Lasciamo spazio all’incertezza e alla possibilità di dover tornare indietro, al sogno che si realizza solo se c’è abbastanza passione.

IL FORSE È LA PAROLA

PIÙ

BELLA

DEL VOCABOLARIO ITALIANO, SCRIVEVA LEOPRADI, “PERCHÉ APRE DELLE POSSIBILITÀ E NON DELLE CERTEZZE. PERCHÉ NON CERCA LA FINE, MA VA VERSO L’INFINITO”.

NOTA BENE

Gli itinerari qui descritti hanno in comune la bellezza della roccia e una discreta/buona proteggibilità. Occorre però sempre prestare attenzione perché ci si trova su una montagna di quasi tremila metri posta fra due mari, e quindi soggetta a forti venti e anche a bruschi e violenti cambiamenti del tempo.

Corno Piccolo

ACCESSO ALLE VIE DELLA SECONDA E PRIMA SPALLA

Da Prati di Tivo salire alla Madonnina con la cabinovia oppure proseguire in auto fino all’Arapietra, dove si parcheggia e si raggiunge per sentiero l’arrivo della cabina in circa 45 minuti. Prendere quindi il sentiero che sale in direzione del Rifugio Franchetti e al bivio proseguire a destra (sentiero Ventricini) in direzione delle pareti nord e ovest del Corno Piccolo. Per la via Sua mollosa grossezza, arrivati nei pressi della caratteristica triangolare parete nord, risalire il pendio erboso fino all’attacco

(dalla Madonnina circa 30 minuti). Per le altre vie descritte proseguire oltrepassando una crestina che conduce al tratto attrezzato del sentiero Ventricini, che prima in discesa e poi in salita conduce agli attacchi delle vie della parete ovest (ulteriori 15 minuti).

Le vie alla Prima Spalla sono raggiungibili risalendo il facile canale Bonacossa (corde fisse nei tratti più ripidi), che si imbocca alla sinistra della parete nord della Seconda Spalla. Si consiglia però di percorrere prima una via alla Seconda Spalla per raggiungere la parete della Prima Spalla,

I spalla - Il ballo della Tarantula

realizzando così una combinazione di assoluta soddisfazione. Il canale Bonacossa può anche essere utilizzato come comoda e veloce discesa una volta in cima alla Seconda Spalla.

Discesa dalla Prima Spalla: una volta usciti dalle vie proseguire una cinquantina di metri fino a una sosta a fix. Calarsi quindi con quattro doppie lungo la Via delle clessidre (placche appoggiate sicure anche in caso di maltempo) e poi scendere per prati e ghiaie fino ad arrivare al sentiero Ventricini, che si segue fino all’arrivo della cabinovia

Letizia “Silvana” Rossi sul secondo tiro de Il ballo della tarantola, alla Prima Spalla. Foto: Samuele Mazzolini

Proposte Arrampicare nel Gran Sasso

Vado di Sole

Da Fonte Cerreto si segue la SS17 bis per Campo Imperatore, arrivati al bivio di Campo Imperatore proseguire in direzione Castel Del Monte e poi direzione Farindola. Appena usciti dalla piana, lì dove la strada torna ad essere in salita, proseguire per un paio di chilometri e notare la fascia rocciosa in alto sulla sinistra. Parcheggiare lungo la strada in modo da non intralciare il traffico. Per chi viene da Pescara arrivare a Farindola e proseguire in direzione Campo imperatore, giunti al cartello che indica la fine della provincia di Pescara e l’inizio di quella dell’Aquila, scendere ancora per un paio di chilometri e notare la fascia rocciosa in alto sulla destra, prima di arrivare alla piana di Campo Imperatore. Parcheggiare l’auto e salire il costone sulla destra. Dal parcheggio circa 10 minuti a piedi.

SETTORE GROTTONE

1. SENZA NOME 1 6a+ 18m

2. VIA DELLA FESSURA 6c+ 12m

3. MADIBA 7c+ 18m

4. TONINO LA ROCCIA 8c 15m

5. LA PRUETTA 7a 15m

6. RAIN 6c 10m

7. LA PRUA 8b 15m

8. ZIA ESTERINA 7b+ 15m

9. BRAVEHEART 8a+ 16m

10. GAIA 8a+ 15m

11. TEN L1 8c+ 12m L2 9a/9a+ 5m

12. FRANKESTEIN 8b+ 15m

13. LS7 8a 15m

14. BONKEI 7a 15m

15. ZIA DEDÈ 6b+ 17m

16. L’ODIO 8b+ 17m

17. MARGOT 6a+ 18m

18. DEPREDATOR 6b+ 16m

19. AMERICAN DREAM 7b+ 12m

20. LA VIA DELL’ALBERO 6c 12m

21. CREPARE FELICI 6c 12m

22. WALKING ON THE MOON 6c+ 18m

23. NEBRASKA 7b+ 18m

24. LOVE IN AN ELEVATOR 7b 10m

25. SENZA NOME ?

26. LA PECORA NERA 8a/b 18m

27. PADRI DI FAMIGLIA 6c 18m

28. ROBERTO FORLANI 7b/c

29. LUNA STORTA 6b+ 20m

Elias Iagnemma su Ten Foto: Luca

Parisse

Eterni secondi

Al tempo in cui falesie come Roccamorice, Pennadomo o Pietrasecca erano costantemente assediate da climber di ogni provenienza e livello, le “piccole pareti” ai piedi del Gran Sasso teramano non rappresentavano un punto di riferimento… neanche per i local! La falesia , o meglio PALESTRA, degli Aquilotti di Pietracamela (storico gruppo Alpinistico) presentava pochi itinerari, alcuni mediocri ed in parte abbandonati dopo la frana del 2011.

Le uniche alternative in zona erano la vecchia falesia di Vena dell’Aschiero, immersa in un bellissimo bosco ai piedi del Corno Piccolo e le Vene Rosse di Fano Adriano, simbolico pilastro dalle dubbie qualità. Per chi non l’avesse percorsa, la strada che risale la valle del Vomano è circondata da chilometri di roccia.

Decine di chilometri di roccia. Non un solo centimetro

di quella roccia è scalabile. Frustrante no? Teramo, tuttavia, ha una lunghissima tradizione nello sviluppo di aree di arrampicata sportiva. Tradizione tramandata di generazione in generazione sino ad oggi. Iniziata negli anni 70 con la creazione di itinerari di “allenamento” per le grandi salite al Gran Sasso degli Aquilotti e portata avanti da alcuni

Testo Lorenzo Angelozzi
Lorenzo Angelozzi
su Scompagnoni
omaggio, Arapietra
Foto: Luca Parisse

personaggi che tra gli anni 90 e 2000 hanno avuto un approccio particolarmente visionario ed ispiratore. Tra questi Paolo De Laurentis, Pino Sabbatini, Gigi Mario, Enrico De Luca, Biagio Mengoli, Pierpaolo Regimenti, Pasquale Iannetti (e molti altri…ma non troppi) che accendono la scintilla presso Pietracamela, Fano Adriano e Prati di Tivo.

Più di recente, vista la scarsità di pareti di buona qualità o accessibilità, i chiodatori hanno dovuto abbandonare ogni velleità di ricerca estetica e dedicarsi ad un vero e proprio approccio edilizio. Fondamentale in questa fase il contributo titanico di Gianluca Di Benedetto e Co., sempre coadiuvato dall’instancabile Paolo De Laurentis e da Lino Di Marcello, ormai divenuto, tra le altre qualità, exterior designer di fama nazionale. Nascono così nuove falesie e nuovi settori, tra cui Pandemia a Fano Adriano, Piazzetta delle Streghe a Civitella, Arapietra e Gole del Salinello. Il desiderio mai sopito di contribuire a questo sviluppo ha trasportato me ed un piccolo gruppo di giovani arrampicatori della ASD Mondi Verticali a prendere in mano trapano, zappa e portafogli. Abbiamo iniziato con la creazione di itinerari ricercati e di alto livello sparsi nei pochi spazi rimasti liberi a Fano Adriano, ormai una meta molto ambita per chi cerca lunghe cavalcate di resistenza. Eludendo ogni protocollo di sicurezza Covid, nella stessa Fano, abbiamo continuato con la creazione di un nuovo panoramico settore sulle guglie superiori. L’ultimo grande e, per noi, più significativo passo avanti per l’arrampicata teramana è stato l’ampliamento della Fascia superiore di Pietracamela. Per anni dimenticata a causa di un importante frana, la grande parete che sovrasta il paese si è rivelata una falesia dal potenziale unico, il cui simbolo è un imponente grotta destinata a diventare un paradiso per l’arrampicata di alto livello. Pietracamela è un luogo ricco di storia alpinistica e poter osservare quelle pareti leggendone le linee e tracciandovi nuovi itinerari è stato per noi un dono. Spesso abbiamo trovato tracce di “Pionieri” che hanno avuto, tanti anni fa, la stessa visione e la stessa voglia di ricerca che oggi trascina noi. Chiodi a pressione, vecchie soste, cordoni in canapa e, talvolta, vie fatte e finite come Crisi di Governo 6c, guarda caso una delle linee più belle di tutta la falesia. Proprio li a fianco sale Eterni Secondi, un insidioso 6c+, simbolo della nostra riconoscenza nei confronti di chi ci ha preceduto. Dal 2022 ad oggi sono stati creati oltre 100 nuovi itinerari dal 4c al 8b, di vario stile e lunghezza. I lavori sono ancora in corso e le info aggiornate si trovano sul sito festadellarrampicata.com (la guida Abruzzo Rock è aggiornata a dicembre 2023). Grazie al prezioso contributo dell’ormai popolare Festa dell’Arrampicata, Pietracamela è divenuta finalmente una meta frequentata da tantissimi scalatori.

Simone e Domenico durante l’apertura di Finiremo tutti in Ospedale.

Foto: P. Carducci.

Zingari e Marinai Lorenzo in apertura sulla parte alta della via.

Foto: D. De Patre.

martello...Daniele comunque ribalta e arriva in sosta, io tiro il chiodo di alluminio e mi ritrovo con i piedi in barca facendo scongiuri.

Il tiro dopo è quello più’ atletico: i racconti di Bert parlano di ribaltamenti aleatori e continuità in strapiombo…ergo: “Ndo vado?” Tocca ovviamente a Lorenzo che sale il tiro in modo straordinariamente efficace. “E che c’erano dubbi?”

“… E mo?” Le pagliuzze erano tre. Resta il tiro misterioso, 3 spit e poi il nulla…Bert s’era stufato di martellare e aveva iniziato un lungo viaggio… superato un certo punto vietato cadere…

“Famme tirà fuori i gancetti dalla polvere va…” Come se fossi chissà quale artificialista, li avrò usati un paio di volte, ma con tutta questa gente che si tiene, la progressione su ganci appare esotica.

Di necessità virtù… arrivo goffamente all’ultimo spit, poi il nulla… Bert è andato a destra, “sul facile”, verso la famosa “clessidrina che non tiene un volo” ... figurati il mio con qualche chilo di troppo…

Ma a sinistra, svariati metri più in alto, parte una fessura, che Bert stesso mi aveva segnalato e che porta logica verso la sosta. Nel mezzo tanti buchini e un grumo di roccia la cui qualità potrebbe rivelarsi molto discutibile… “Andiamo un po’ a vedere…” d’altronde è la filosofia della giornata.

Per fortuna i buchini sono netti e i gancetti sono come le ciliegie, uno tira l’altro, ma immagino che la distanza dall’ultimo spit abbia indotto i miei compagni a interessanti calcoli balistici.

Il fato volle che la qualità del grumo si rivelasse in linea con il resto del pilastro permettendo un bel bouquet di protezioni e aprendo la strada verso la sosta, la cima, il vino e gli arrosticini…

Estate 2024. Sto scrivendo questo pezzo dalle Pale… Siamo appena scesi dal Sass Maor con Dom e al rifugio del Velo ci hanno accolti con tanto calore e quel pizzico di curiosità che desta sempre la gente un po’ svitata… Ci dicono che erano anni che non vedevano al rifugio gente di ritorno da Supermatita e in quattro giorni sono passate ben due cordate di terroni. Domenico ha superato con eleganza i gialli marci di Manolo, ma ci sono voluti due giorni (non sono cosi’ veloce…) per completare la salita. Poco prima di noi Lorenzo e Daniele sono arrivati fin qui da Teramo, qualche ora di sonno e poi su per la via e fuori in giornata… prima via in Dolomiti per Lorenzo, seconda per Daniele (la prima era stata la Solleder in Civetta due anni fa), scelta inconsueta…

NUOVI ORIZZONTI

Sempre voi, lettori di Trastevere, ora direte: “Ma mo chisso’ tutti questi?”

Beh, sicuro che non lo sapete perché so’ storielle de provincia che manco arrivano a Porta Maggiore… è gente che scala per sé e, se capita, pe’ quattro amici, ma sono loro che ci hanno regalato Filippo’s Rock Party oppure La Sparatoria, alzando di tanto, dopo Bert, il livello del gioco moderno al Gran Sasso.

Con chilometri di tiri in falesia e blocchi di coordinazione all’attivo, tornano a giocare in montagna al quadro successivo, come del resto succede ovunque e ora anche qui.

E qua già me lo sento il monticiano che me dice: “E vabbè ma ce so i spit so bboni tutti…”

Ma non sa quante ne hanno ripetute di vie del passato sti ragazzi, né quanta cultura hanno accumulato prima di piantare uno spit o non piantarlo proprio. Per passare su Filippo’s mi è servito un peaker dopo che il mio compagno aveva piazzato un volo memorabile su un tiro “facile” ... E La Sparatoria? Ah, La Sparatoria… non so come mi sono fatto intortare dai Teramani, “...Dai vieni con noi a ripeterla, ci metti i rinvii che proviamo la libera, non ti portare niente che l’obbligatorio sara’ seiccippiù...”.

Ogni scalatore accorto dovrebbe sapere bene che il “seiccippiù” è un grado metaforico che dà forma ad ogni sorta di trappola mortale. A Teramo poi la scala è molto British…e io sono un ragazzo molto ingenuo.

Una breve elenco delle vie citate in questo articolo, per la relazione completa ci si può riferire a https:// bibliocairoma.it/ al menù “Gran Sasso”:

Corno Grande - Vetta

Orientale - Anticima Nordparete Est - Generazione P Marco Cristel e Emanuele Pontecorvo, 12 e 13 Agosto 2014 bivaccando in parete.

Intermesoli - Secondo Pilastro - Parete Est - L’Erba del Diavolo. Bertrand Lemaire e Roberto Rosica, settembre 2007 - luglio 2008.

Intermesoli - StruttureSpigolo Giallo - Parete EstFilippo’s Rock Party. M.A. Bernetti, G. Sfarra e Domenico Totani, estate 2017.

Corno Piccolo - Terza SpallaParete Ovest - La Sparatoria.

Lorenzo Angelozzi, Daniele DePatre e Andrea DiPascasio, 2 e 5 settembre 2017.

Corno Piccolo - Terza SpallaParete Ovest - Clean Climbing Lorenzo Angelozzi, Daniele DePatre e Francesco Recchia, 29 e 30 giugno 2024.

Corno Piccolo - Terza Spalla - Parete Ovest - Finiremo Tutti in Ospedale. Pierluigi Carducci, Simone Massini e Domenico Totani, 26 luglio 2024.

Corno Grande - Vetta

Orientale - Parete EstLittle Wing. Marco Cristel e Bertrand Lemaire, 2 e 3 luglio 2014 e 10 e 11 novembre 2015.

Corno Grande - Vetta

Orientale - Parete EstStesso Identico Umore Lorenzo Angelozzi, Daniele DePatre e Andrea DiPascasio, 21 agosto 2020.

Corno Grande - Vetta

Orientale - Parete Nord Ovest - Nel Corso del Frattempo Pierluigi Carducci, Alessandro Montino e Domenico Totani, 12 e 13 settembre 2023.

Intermesoli - Secondo Pilastro - Parete Est - Zingari e Marinai. Lorenzo Angelozzi, Daniele DePatre, Andrea DiPascasio e Danilo Flagella, in 4 giorni Luglio 2023.

in quel labirinto friabile. Iniziata a metà settembre 1978 dal diciannovenne Pierluigi Bini con Giampaolo Picone, poco più che ventenne, e completata successivamente da Antonio Mari e Dario Cannella (i primi salitori avevano dovuto ritirarsi per un incidente verso la sommità del Quarto Pilastro), mette in guardia già dal nome: Mefisto, il terribile avversario di Tex Willer, che uscito dal fumetto oggi pare tendere ogni tipo di insidia alle cordate (molto poche, in realtà) che osano scalare l’incombente diedro tra il Terzo e il Quarto Pilastro.

E di insidie anche noi abbiamo dovuto affrontarne diverse. Innanzitutto per individuare l’attacco, che abbiamo raggiunto scendendo prima dell’alba il canale Jannetta (fortuna che le nostre deboli frontali non ci hanno mostrato pienamente dove ci stavamo addentrando): negli anni, vari crolli e distacchi hanno

Vertical

reso l’accesso un cumulo di macerie pericolanti, cancellando perfino l’inizio della via. Ma, dopo un’ora, un vecchio video ci ha permesso di riconoscere il punto giusto sotto una serie di strapiombi bianchi. I primi tiri, su scaglie malsicure, ci hanno fatto capire ben presto quanto fossero ingannevoli i gradi riportati sulle guide. Inoltre, quasi subito una fessura muschiata (in quel periodo la via non vede mai il sole) ha tradito il sottoscritto, causando un volo senza conseguenze. Quindi abbiamo affrontato i tiri nel diedro nero, verticale e slavato, che (tra chiodi che saltavano e una pioggia di sassi dall’alto) ci hanno fatto entrare nelle viscere di quell’inferno: un anfiteatro di detriti e corvi morti, degna dimora dark per uno come Mefisto... In punta di piedi, quasi temendo di svegliare questo scorbutico demonio, su un terreno costellato di

rocce friabili e blocchi pericolanti abbiamo infine guadagnato la cresta. E quell’urlo di Simone, cui era toccato l’ultimo tiro, resta indimenticabile: all’inizio ci ha spaventato, facendoci immaginare l’ennesimo imprevisto, invece si trattava di gioia.

GIOIA PURA: DOPO 40 METRI ASSOLUTAMENTE IMPROTEGGIBILI, INFATTI, IL NOSTRO AMICO AVEVA TROVATO PERFINO UNO SPIT. SÌ, SBUCANDO IN CRESTA IL DIEDRO DI MEFISTO TERMINAVA CON UN REGALO INASPETTATO! IL DIAVOLO, QUESTA VOLTA, CI AVEVA FATTO PASSARE.

Un tramonto spettacolare ci accompagna sulla cresta finale, tra mille emozioni, ormai fuori dalle difficoltà.

Foto: A. Fabrini

Fabrizio Rossi inizia ad addentrarsi nelle viscere del diedro. Foto: A. Fabrini
Alessandro Fabrini, Simone Bianchi e Fabrizio Rossi in vetta. Foto: A. Fabrini

Un regno da esplorare con gli sci

Testo Fabrizio Rossi

Immaginate un luogo dove il silenzio è rotto solo dal suono degli sci che solcano la neve fresca, dove l’aria è cristallina e il cielo sembra infinito: ecco il Gran Sasso in inverno, un regno di purezza e maestosità che attende solo di essere esplorato con gli sci ai piedi.

In effetti il Gran Sasso è un vero e proprio paradiso per gli scialpinisti: dalle grandi classiche alle salite più selvagge, dalle traversate agli itinerari più impegnativi per esperti, come le creste e i canali, questo massiccio offre un’ampia scelta di gite, adatte a tutti i livelli di preparazione. Un’occasione unica per vivere la natura in modo profondo e autentico, e per scoprire le bellezze di questo territorio, senza dimenticare che ci si trova all’interno del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, uno dei più estesi d’Italia, che tutela una biodiversità tra le più ricche d’Europa.

L’INFINITO IN VETTA

Ma cosa rende così speciale lo scialpinismo nel Gran Sasso? Innanzitutto, la natura incontaminata. La soddisfazione di conquistarsi, metro per metro, la cima, venendo premiati da un panorama unico che può spaziare fino al mar Adriatico. Una sensazione di libertà impagabile, nel tracciar la propria linea su un manto bianco immacolato, lontano dalle piste battute. Il dialogo intimo che si instaura tra se stessi e il paesaggio, che si svela in tutta la sua bellezza. La sensazione di essere piccoli di fronte a questi giganti di roccia e ghiaccio... Tanto che uno come Toni Valeruz, che con il Gran Sasso aveva un legame particolare (fino a lasciar la propria firma su prime discese estreme, come il Paretone del Corno Grande), affermava: «Con meraviglia ti puoi rendere conto che, proprio dietro casa, esistono montagne meravigliose sulle quali, tanto in estate come in inverno, è possibile vivere esperienze straordinarie. Quando noi alpinisti del Nord ci troviamo in vetta al “Grande Sasso”, viviamo finalmente quella sensazione che ognuno ricerca dentro sé: l’infinito».

UNA MONTAGNA DA RISPETTARE

Lo scialpinismo al Gran Sasso è, dunque, un’esperienza che unisce sport, natura e avventura. Tuttavia, è un’attività che richiede preparazione, esperienza e rispetto per l’ambiente montano. Innanzitutto per le particolari condizioni che si creano: isolato, senza la protezione di altre catene montuose, il Gran Sasso è battuto costantemente dai venti. Questo fattore, insieme alla breve distanza dal mar Adriatico, porta ogni anno a grandi accumuli di neve sui pendii sottovento, e alla formazione di pericolose placche di neve ventata. Inoltre, le condizioni della neve a queste quote variano con estrema facilità, spesso anche durante la stessa giornata, richiedendo ad ogni scialpinista la capacità di valutare di volta in volta, scegliendo l’itinerario più adatto e la linea migliore da seguire. Essendo esposto sia alle correnti atlantiche che a quelle balcaniche, in questo massiccio si verificano diverse tipologie di precipitazioni nevose: dalle nevicate da perturbazioni atlantiche, mai molto fredde e con elevati

tassi di umidità, alle nevicate da perturbazioni russobalcaniche (o adriatiche), che portano neve spesso farinosa e leggera, dalle nevicate da perturbazioni autunnali (indispensabili per formare un buon “fondo”) alle nevicate da perturbazioni primaverili, le più imprevedibili. Senza star qui a descriverle nel dettaglio, rimandiamo all’utile approfondimento contenuto nella guida “Skialp tra Gran Sasso e Sibillini” (Versante Sud, 2020), da cui son tratte anche le schede di sci ripido che presentiamo.

RIFUGI E PUNTI DI APPOGGIO

Oltre a numerosi alberghi, B&B e strutture presso Prati di Tivo, Pietracamela, Intermesoli e Campo Imperatore, esistono diversi rifugi gestiti d’estate e, a richiesta, anche durante la stagione scialpinistica:

∙ Rifugio Antonella Panepucci Alessandri: incustodito, sorge a quota 1700 m sul versante nord del Monte San Franco. Sono in corso lavori di ristrutturazione (per info www.cailaquila.it)

∙ Rifugio Cima Alta: aperto d’estate e nei weekend durante la stagione scialpinistica, si raggiunge facilmente da Prati di Tivo (per info 379.1438416 e rifugiocimaalta@icloud.com).

∙ Rifugio del Monte: questo antico ricovero pastorale sorge a quota 1614 m, ai piedi dell’imponente versante Nord del Monte Corvo; purtroppo è chiuso dal 2021 e non si hanno notizie su un’eventuale riapertura (per info rifugiodelmonte@gmail.com)

∙ Rifugio Giuseppe Garibaldi: attualmente chiuso per ristrutturazione, sorge a 2230 m nella Conca d’Oro a Campo Pericoli (TE). Dispone di un piccolo locale invernale per emergenze.

∙ Bivacco Andrea Bafile: situato a 2669 m sulla cresta Sud Est della Vetta Centrale del Corno Grande (TE), ha poca rilevanza per l’attività skialp. Recentemente, è stato dichiarato inagibile in seguito ai danni provocati dalle intemperie dello scorso inverno: info su www.cailaquila.it

∙ Rifugio Duca degli Abruzzi: di proprietà del CAI di Roma, è situato a 2388 metri sulla Cresta del Monte Portella. Aperto da giugno a settembre, offre un locale invernale utilizzabile nella stagione scialpinistica: www.rifugioducadegliabruzzi.it

∙ Rifugio Carlo Franchetti: situato a quota 2433 m, questo rifugio di proprietà del CAI di Roma è incuneato tra il Corno Grande e il Corno Piccolo, nella valle glaciale nota come Vallone delle Cornacchie. Aperto d’estate e, su prenotazione, d’inverno: www.rifugiofranchetti.it

∙ Rifugio Nicola D’Arcangelo al Vaduccio: posto in una posizione incantevole, sotto il Corno Grande. Non è gestito, ma presso il CAI di Isola del Gran Sasso è possibile richiedere le chiavi.

Ovvio non sono paragonabili alle lunghe e impegnative Vie Dolomitiche e delle Alpi, la maggior parte delle quali ripercorre itinerari tracciati dai militari di entrambi gli schieramenti durante la Grande Guerra; tuttavia, le Ferrate del Gran Sasso, regalano emozioni significative e panorami spesso impossibili da dimenticare permettendo di familiarizzare con un ambiente altresì non raggiungibile se non percorrendo vie alpinistiche. Non esiste un ordine logico con cui presentarle quindi ne descrivo le caratteristiche principali iniziando dalla meno complessa da raggiungere e forse più frequentata: la Via Ferrata al Bivacco Bafile. Si tratta di una lungo traverso sulla parete sud del Corno Grande che offre viste suggestive, inizia poco prima del canale da dove ci si prepara per salire la Direttissima alla Vetta Occidentale. Per raggiungere l’attacco della Via dal Piazzale di Campo Imperatore, si seguono prima le indicazioni per la Via Normale, poi superata la Sella di Monte Aquila di circa 100m, sulla nostra destra troviamo le indicazioni per la Direttissima. Si prosegue fin sotto un ripido ghiaione e superato un enorme masso, “IL SASSONE” raggiungiamo il bivio a poco più di 2.600m dove indossare casco, imbrago e kit da ferrata (segnaletica ben posizionata).

Dopo la ristrutturazione il cavo inizia non appena superato il primo canale detritico e continua senza interruzioni fino alla grande Comba Ghiaiosa che, una volta attraversata, porta prima a un piccolo salto roccioso poi alla salita che raggiunge il Bivacco Bafile posto a 2.669m di quota su uno sperone roccioso a dominare il Vallone dell’Inferno. Unica difficoltà che spesso crea un po’ di coda è una scala particolarmente esposta ma che si affronta in grande sicurezza. Degno di nota il “TERRAZZO DEL BELVEDERE” poco prima della discesa sulla comba ghiaiosa. Il Bivacco fu posizionato nel 1966 e intitolato alla memoria di Andrea Bafile, pluridecorato militare italiano insignito anche della Medaglia d’Oro al Valore. Per tornare a valle stessa linea di salita.

Sul versante opposto il Sentiero Attrezzato Ventricini, un bellissimo anello che porta a scoprire e vedere il Corno Piccolo da prospettive diverse. Come per le altre Vie Ferrate ne è stata migliorata la fruizione e soprattutto la sicurezza, permettendo di apprezzare nel modo migliore i panorami dai balconi naturali presenti lungo tutto il percorso. Per arrivare all’attacco del sentiero è necessario percorre il lungo traverso sotto la parete nord partendo dalla Madonnina raggiungibile con la cabinovia o con circa un’ora di cammino dal Valico del Laghetto di Cima Alta. Il cavo inizia in

Non solo alpinismo Le vie ferrate del Gran Sasso

Testo Luigi Tassi Completamente ristrutturate nell’estate 2017, le Vie Ferrate del Gran Sasso consentono un approccio alla verticalità meno complesso dell’alpinismo e nel corso degli ultimi anni la frequentazione su cavo è in continua crescita. Sul massiccio sono presenti 5 linee cui si aggiunge una variante di discesa voluta per renderne più fruibile e godibile l’aerea salita.

corrispondenza della prima difficoltà, l’attraversamento di un canale detritico che permette, una volta superato, di raggiungere la Forchetta del Belvedere. Ora la pendenza rimane costante e a salti di roccia si alternano lunghi traversi spesso fisicamente impegnativi. Si prosegue lungamente in salita fino ad incontrare il bivio per la Via Normale al Corno Piccolo. Da questo punto fino alla Sella dei Due Corni la pendenza rimarrà importante, i detriti e la ghiaia sul sentiero renderanno impegnativa la progressione. Incontreremo in rapida successione il Bivio per le Vie Ferrate dei Ginepri e Danesi e la pendenza si farà ancora più decisa fino a Sella dei Due Corni dove si apre un panorama d’eccezione; le Fiamme di Pietra e il Campanile Livia segnano l’inizio della lunga skyline del Corno Piccolo che degrada lentamente dopo il Monolito verso la Cresta Est. Dalla Sella. Per tornare alla Madonnina si segue il sentiero in discesa verso est che porta prima al Rifugio Franchetti poi, dopo un breve tratto attrezzato, al passo delle Scalette e alla Madonnina.

Le "scale" della Via Ferrata Danesi. Foto: Luigi Tassi

The North Face Binntal Hybrid Ventrix™

La giacca Binntal Hybrid Ventrix™ di The North Face è perfetta per le avventure in montagna nelle giornate fredde. Diversamente dalla classica giacca da alpinismo è dotata di imbottitura sintetica Ventrix™ con fori sulla parte posteriore, per evitare che il corpo si surriscaldi durante le attività impegnative. Grazie al tessuto leggero e altamente traspirante e alla tecnologia

FlashDry™, che assorbe l’umidità, la giacca rimane calda e traspirante, regolando la temperatura corporea per il massimo del comfort fino all’ultimo passo. www.thenorthface.it

HOOD e BEA

Ande

New Averta

New Averta è un pile realizzato in polyestere elasticizzato, tecnico e versatile, ideale per attività ad alta intensità. La struttura tridimensionale a quadretti del tessuto con cui è realizzato, offre il miglior compromesso tra la termicità e traspirabilità. Con inserti in morbido pile elasticizzato, tre tasche con zip, un look sportivo e una vestibilità slim fit, è l’ideale da indossare per tutte le attività outdoor in montagna, dall’arrampicata in falesia in inverno alle vie multipitch durante la mezza stagione, sotto un guscio per le gite di scialpinismo o per le tue avventure alpinistiche. New Averta è disponibile in più colori, sia nella versione donna che uomo. ande.it

Greve Bloc

Just a matter of condition

Dare colpa alle condizioni meteo è sempre una buona scusa per i climber che non riescono a chiudere i propri progetti: è per questo che tra le nuove T-shirt di Greve Bloc, che uniscono stile, sostenibilità e passione per l’arrampicata, una grafica è dedicata proprio a questo tema. Realizzate al 100% in cotone organico IC, tutte le T-shirt sono caratterizzate da grafiche disegnate a mano, vero cuore del progetto. La stampa DTF, precisa e resistente sulla schiena, sul lato cuore e sull’etichetta interna, si accompagna all’etichetta esterna in cotone, cucita a mano sull’orlo inferiore, che aggiunge un tocco di unicità ai capi. Il taglio tubolare e la vestibilità comoda le rendono il capo perfetto per chi vuole indossare natura, arte e passione. www.grevebloc.com

Arriva il fresco autunno e per proteggerci al meglio E9 propone capi 100% in cotone organico e made in Italy, per garantire massimo confort e sostenibilità. Per lui Hood, la felpa disponibile in diverse combinazioni stampa-colore, dotata di una pratica tasca sul davanti e di cappuccio regolabile. Versatile e comoda, è ideale non solo per l’arrampicata e le attività outdoor, ma anche per il tempo libero quotidiano. Per lei Bea, felpa con pratica chiusura a zip che si adatta perfettamente ai movimenti, sia durante un’intensa sessione di arrampicata che nei momenti di relax nel tempo libero. Tasche laterali dalla originalissima forma e colori a contrasto. Cappuccio regolabile in lana multicolor, con laccetti arricchiti da perline colorate e per dare un ultimo tocco di originalità ha un ricamino con dettaglio centrale in ecopelle sul lato cuore. www.e9planet.com

Rock Experience

Draco 520 Mummy

Il sacco a pelo caldo e confortevole Draco 520 Mummy di Rock Experience è pensato per i trekking e le gite alpinistiche di più giorni con temperature che scendono anche sotto lo zero (confort tra -5° e 0°). Ha un’imbottitura fill power 750+ idrofobica e presenta una forma “Mid Alpine Cut” (75 cm spalle e 50 cm sul fondo) con parte centrale allargata e più largo sulle ginocchia che lo rendono più comodo per girarsi. L’imbottitura di Draco 520 Mummy, per una distribuzione ottimizzata, ha forma ad H. È completo di rete di stoccaggio e sacchettino di compressione, con logo, nome e temperatura d’utilizzo. Peso: 950 g. rockexperience.shop

Climbing Technology

Tuner I

Per auto-assicurarsi alla sosta e calibrare al meglio la propria posizione Climbing Technology ha ideato Tuner I, un cordino a I regolabile in lunghezza da 15 a 102 cm, realizzato in corda dinamica così da assorbire le sollecitazioni di un’eventuale caduta. Facile da utilizzare Tuner I consente una regolazione rapida e precisa della distanza dell’arrampicatore dalla sosta. Anche il rilascio del cordino avviene in modo intuitivo: con una sola mano, anche sotto carico, è sufficiente impugnare il dispositivo e azionare il pulsante di sbloccaggio. Tuner è fornito di serie con moschettone OVX, di dimensioni compatte e anello in gomma Fix-O, che ne evita la rotazione e il possibile carico sull’asse minore. Tuner I è collegabile all’anello di assicurazione dell’imbracatura tramite un nodo a bocca di lupo. Peso: 143 g (incluso di moschettone OVX). www.climbingtechnology.com

Wild Country

Sequence Chalk Bucket

Che siano i blocchi ai piedi del Gran Sasso o i progetti in palestra, con Sequence Chalk Bucket di Wild Country, il problema magnesite sarà risolto per tutta la durata delle sessioni. Con un volume di 6 litri, questo porta-magnesite di grandi dimensioni ha un design a base larga ed è appesantito sul fondo per evitare che il sacchetto si ribalti e si perda preziosa magnesite. La chiusura roll-top funziona anche come maniglia per il trasporto e tre magneti posizionati sul bordo superiore funzionano come chiusura di backup per evitare la fuoriuscita di magnesite. www.wildcountry.com

TX4 Evo è la calzatura in pelle sviluppata da La Sportiva per garantire massima stabilità e grip anche sui terreni più accidentati. Ideale per avvicinamenti tecnici e facili passaggi d’arrampicata, offre un comfort senza eguali grazie ai materiali che compongono la tomaia e agli ampi volumi interni. Il battistrada con mescola Vibram® MegaGrip e con struttura dei tasselli brevettata Impact Brake System™, permette di avere sempre la massima stabilità in fase di discesa e un perfetto controllo della trazione in salita. L’ampia Climbing Zone posta in punta, garantisce precisione e grande aderenza in fase di arrampicata e durante i passaggi più delicati. La speciale intersuola con inserto brevettato Resole Platform™, permette di risuolare TX4 Evo senza inficiarne le caratteristiche tecniche e di comfort. Risuolare le proprie calzature significa allungarne il ciclo di vita e quindi evitare gli sprechi. Disponibili nelle seguenti taglie: Uomo: 37-47 + ½ –Donna: 36-42 + ½. www.lasportiva.com

Black Diamond

Erratic Crash Pad

Un pad leggero e resistente progettato da Black Diamond per accedere ai blocchi difficili da raggiungere. Erratic è realizzato con tessuto a griglia Dynex con rivestimento in TPU per una maggiore resistenza all’acqua. Gli angoli sono rinforzati con strati extra di tessuto. L’imbottitura di 11 cm in schiuma di alta qualità che, oltre ad ammortizzare le cadute, aumenta la resistenza all’acqua, quando le zone di atterraggio sono bagnate. L’Erratic ha un sistema di trasporto imbottito e altamente regolabile per i lunghi avvicinamenti e come tutti i pad Black Diamond, ha un sistema di trasporto multi-pad integrato. Dimensioni aperto 122x102cm. eu.blackdiamondequipment.com

La Sportiva TX4 Evo

Settembre 2024. Anno VI. Numero 32

BIMESTRALE DI ARRAMPICATA E ALPINISMO

Direttore responsabile

Richard Felderer

Direttore editoriale

Eugenio Pesci

Redazione

Tommaso Bacciocchi

Roberto Capucciati

Matteo Maraone

Samuele Mazzolini

Alberto Milani

Marco Pandocchi

Damiano Sessa

Copertina

Andrea Bafile in arrampicata alle Fiamme di Pietra negli anni 50. Foto: © Arch. CAI L’Aquila

Grafica

Tommaso Bacciocchi

Correzione di bozze

Fabrizio Rossi

Hanno collaborato

Impaginazione

Francesco Rioda

Disegni Eugenio Pinotti

Claudia Colonia, Claudio Intini, Emanuele Pontecorvo, Fabrizio Rossi, Lorenzo Angelozzi, Luca Parisse, Luigi Tassi, Massimo Marcheggiani, Matteo Cittadini, Paolo Caruso, Pasquale Iannetti, Pierluigi Bini, Samuele Mazzolini, Valerio De Luca

Versante Sud Srl

Via Rosso di San Secondo, 1 – 20134 Milano tel. +39 02 7490163 versantesud@versantesud.it info@up–climbing.com

Abbonamenti e arretrati www.versantesud.it

Stampa

Aziende Grafiche Printing srl – Peschiera Borromeo (MI)

Distribuzione per l’Italia

PRESS-DI-Distribuzione stampa e multimedia s.r.l. via Mondadori 1 – 20090 Segrate (MI) – Tel. 02 75421

© Versante Sud 2024

Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione totale o parziale del contenuto della pubblicazione senza autorizzazione dell’editore.

Registrazione al Tribunale di Milano n. 58 del 27/02/2019

Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.