TREKKING SULLE ALPI DI TORINO - 12 itinerari scelti da 3 a 6 giorni

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COLLANA LUOGHI VERTICALI

Gian Luca Boetti

TREKKING SULLE ALPI DI TORINO 12 itinerari scelti dai 3 a 6 giorni

EDIZIONI VERSANTE SUD


Prima edizione Giugno 2011 ISBN 978-88-96634-26-4 Copyright Š 2011 VERSANTE SUD S.r.l. Milano via Longhi, 10, tel. 027490163 www.versantesud.it I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento, totale o parziale, con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi.

Copertina

Dalla Crocetta (3306 m) la vista spazia sulla Val di Susa, ammantata dalle nebbie, e sul Monviso - Il Tour del Rocciamelone, Terza Tappa (ph. G. L. Boetti)

Testi e fotografie

Gian Luca Boetti

Cartine

Carolina Quaresima

Impaginazione

Chiara Benedetto

Simbologia

Iacopo Leardini

Stampa

Monotipia Cremonese (CR)

In collaborazione con

Nota Il trekking è uno sport potenzialmente pericoloso, chi lo pratica lo fa a suo rischio e pericolo. Tutte le notizie riportate in quest’opera sono state aggiornate in base alle informazioni disponibili al momento, ma vanno verificate e valutate sul posto e di volta in volta, da persone esperte prima di intraprendere qualsiasi escursione.


Gian Luca Boetti

TREKKING SULLE ALPI DI TORINO 12 itinerari scelti da 3 a 6 giorni

EDIZIONI VERSANTE SUD


Indice

Introduzione

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Bibliografia

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Legenda

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1 Il Tour dei Rifugi della Val Pellice Alpi Cozie del Monviso

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2 Il Sentiero del Plaisentif Alpi Cozie del Monginevro

34

3 Il Tour dell’Orsiera Alpi Cozie del Monginevro

52

4 Il Tour della Punta Ramière Alpi Cozie del Monginevro

80

5 Il Tour del Mont Thabor Alpi Cozie del Moncenisio

98

6 Il Tour dei Re Magi Alpi Cozie del Moncenisio

128

7 L’Alta Via della Val di Susa Alpi Cozie del Moncenisio

148

8 Il Tour d’Ambin Alpi Cozie del Moncenisio

182

9 Il Tour del Rocciamelone Alpi Nord-occidentali di Lanzo

204

10 Il Tour della Bessanese Alpi Nord-occidentali di Lanzo e dell’Alta Moriana

228

11 L’Alta Via Reale del Gran Paradiso Alpi Nord-occidentali del Gran Paradiso

260

12 Il Trek della Valchiusella Alpi Nord-occidentali del Gran Paradiso

280

Modane

4

5

7

Bardonecchia

Névache

6

Claviere

Briançon

Oulx

Cesana Torinese


12

Traversella

11

Noasca

Caselle Groscavallo

Balme Lanzo Torinese

10

Lac du Mont-Cenis

Usseglio Novalesa

8

Chiomonte

Usseaux

Pragelato

9

Mompantero

TORINO

3 Coazze

2

Perosa Argentina

Sauze di Cesana

4

Pinerolo

Bobbio Pellice

1

Torre Pellice


Introduzione I trekking più belli delle Alpi Torinesi Sono a un’ora d’auto, di treno o di bus da Torino. La città oggi offre molte più attrazioni che in passato, perché si è sviluppata turisticamente nell’ultima generazione. È un’ottima porta d’accesso agli itinerari del libro, che ormai da qualche anno attraggono un sempre crescente numero di trekkers stranieri. Prima di diventare di moda in Italia, la maggior parte di questi trek sono già frequentati da tedeschi e francesi, ma anche da svizzeri, belgi, olandesi e altri turisti attivi d’oltralpe. L’invito propone alcuni degli itinerari a piedi fra i più significativi del territorio alpino in provincia di Torino, nella regione Piemonte, sconfinando nel dipartimento francese delle Hautes-Alpes, nella regione francese ProvenceAlpes-Côte-d’Azur e del dipartimento francese della Savoye, interna alla regione francese Rhône-Alpes. Questi percorsi si snodano fra montagne che non rappresentano un confine, ma che per la loro essenza naturale e geografica uniscono territori più vasti, da molto tempo. I colli delle Alpi Cozie e delle Graie sono stati le principali vie di collegamento preistoriche e storiche fra la Valle del Rodano e la Val Padana, più diffusamente fra i territori divenuti in seguito Italia e Francia, fra Roma e Parigi. Come tali, sono tramite e unione fra genti che abitano l’uno o l’altro versante, accomunati da una cultura di vicinanza. Non a caso, sui versanti montuosi dei nostri percorsi si parla ancora la lingua franco–provenzale. A partire dalla seconda metà del Novecento la pratica di attraversare la montagna e le Alpi a piedi è andata perdendosi. Complice il consumismo, conseguenza della società industriale, che ha inferto le maggiori perdite alla gente che abitava la montagna, sradicandola dal territorio che abita da millenni. Con l’abbandono della montagna viene a mancare la gente che realizza i sentieri, li mantiene efficienti, li ripristina. E soprattutto scompaiono le persone che li percorrono: la percorrenza dei sentieri è uno degli aspetti primari che li mantiene in vita. Diventano sempre più rari i pastori che seguono i sentieri nelle transumanze, fin su agli alpeggi più alti. Oggi si svolgono quasi tutte in camion, su strada asfaltata. Non c’è più chi passa a piedi da una vallata all’altra in cerca di lavori stagionali, di provincia in provincia, di stato in stato, a seconda dell’epoca, che si trattasse di Italia, Francia, Savoia o di quale provincia o Escarton. I sentieri sulla montagna erano la rete viaria per gli spostamenti di pastori, allevatori, casari, commercianti, contrabbandieri, maestri, artigiani, pellegrini, imperatori, papi ed eserciti. Oggi 6

non ci si può stupire se i sentieri vengono inghiottiti dalla vegetazione, se i muri in pietra a secco che li sostengono franano, se i segnali non sono visibili. L’abbandono della montagna ha determinato il danneggiamento e la scomparsa di molti sentieri: è la minaccia maggiore della rete viaria secolare dei nostri monti. Seguire quanto resta dei sentieri è uno dei pochi modi per dar loro vita. Il Catasto dei Sentieri è un progetto nato nel 2006 in seno all’Ipla (Istituto Piante da Legno e Ambiente), organo a maggioranza della Regione Piemonte. Dispone di un settore di laboratorio cartografico e telerilevamento. Permette di stabilire i percorsi di valenza escursionistica su sentiero, che possono includere tratti di sterrato, selciato, pista, mulattiera o altro) e di gestirne i dati e la rete. È in corso la loro codificazione tramite un codice regionale e un codice nazionale. I sentieri nel Piemonte hanno la sigla E, TO, S (Sotto) e N (sopra) a nord della displuviale Valle Susa. Il censimento già realizzato consta di 3.000 percorsi (16.000 km), tutti individuabili su cartografia regionale. Alcuni di questi sono rilevati e informatizzati, con rilievo su traccia GPS, inclusi i punti fondamentali (punti di reperimento acqua, punti d’appoggio, segnaletica verticale, punti di soccorso, bivi, incroci, ometti in pietra). Il Cai ha elaborato un sistema di prenotazione per andare a rilevare i sentieri: i volontari che hanno seguito il corso di formazione degli istruttori Ipla possono prenotarsi per percorrere dei sentieri e raccoglierne i dati, fornirli all’Ipla. Grazie a questo strumento di catalogazione, in futuro il governo regionale può preporre degli organi competenti e organizzare il ripristino, la segnaletica e la manutenzione dei sentieri, con l’aiuto di fondi economici diretti o indiretti. Tramite la Comunità Europea, i governi provinciali possono accedere ai Piani di Sviluppo Rurale, e agli stanziamenti economici previsti dal settore agricoltura, per lo sviluppo di zone montane depresse, per la promozione, la fruizione turistica. Si possono formulare e presentare progetti europei interregionali, per ottenere finanziamenti e realizzare progetti specifici o individuare una serie di itinerari di interesse regionale ed amministrarli. Alla Legge Regionale n° 12 del 2010 potrà entrare in funzione il nuovo regolamento di gestione della sentieristica regionale, di cui gran parte dei trekking proposti fanno parte. Ma poiché la rete di sentieri regionale è molto vasta, non conviene crearsi grandi aspettative. I costi di ripristino, segnaletica e manutenzione dei sentieri sono molto elevati,


Eriofori e laghetti con la Cima Bèrnauda, fra il Refuge du Mont Thabor il Col des Bataillères

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la professionalità specifica non abbonda come un tempo e fra i problemi attuali del Belpaese ci sono altre priorità. Anche se l’escursionismo e il trekking hanno parecchio a che vedere con il turismo, una delle industrie più attive in Italia, i cui benefici non vanno sottovalutati. Qual è l’identità attuale delle Alpi Torinesi? Per scoprirlo si parte a piedi con il vero trekking. Camminare, riposarsi e camminare ancora: per tre, quattro, cinque o anche sei giorni. Compiendo un viaggio con il corpo, il cuore, il cervello, i sensi, lo spirito, a contatto con la natura. Partire per spostarsi anzitutto, non per tornare. Camminare e dormire sulla montagna per riprendere l’avventura della scoperta. Per breve che sia, il vero trek è un viaggio che si concretizza con il dormire una o più notti lungo l’itinerario, dove la caratteristica è il mettersi in cammino. La meta, intesa come luogo geografico culminante, non esiste. Il modo e lo spirito con il quale affrontiamo il viaggio di scoperta sono invece di importanza fondamentale. Compito della guida è proporre una rosa di dodici itinerari scelti accuratamente, il cui valore è formato da diversi aspetti e valori insieme, da godere giorno dopo giorno. Il libro descrive solo viaggi a piedi di breve e media percorrenza: dai tre giorni alla settimana, dando importanza alle esperienze di più giorni. Chi non può, non se la sente o non vuole affrontare un viaggio così lungo, può iniziare comunque a godersi molte singole tappe dei trek, percorrendole in giornata. Le proposte sono distribuite ad arco nel variegato territorio alpino fra la Val Pellice, la Val Chisone, la Val di Susa, la Valle di Bardonecchia, la Val Cenischia, le Valli di Lanzo, la Valle dell’Orco e la Valchiusella. In Francia riguardano il territorio della Vallée de la Clarée, della Vallée de la Maurienne e della Haute–Maurienne. Per costi e tempi, un trek di 3-7 giorni sulle Alpi Torinesi è ben più accessibile di un viaggio sulle Ande o in Himalaya. I grandi sogni e le esperienze verso i paesi lontani sono attraenti, ma non tutti possono permetterseli. Per motivi di spazio e di scelta la guida non tratta itinerari di lunga percorrenza, che limiterebbero i contenuti della guida. Via Alpina, GTA, Sentiero dei Franchi, Glorioso Rimpatrio Valdese e altri percorsi che attraversano la zona, sono troppo lunghi per essere descritti qui; esistono già pubblicazioni in merito. Qui non si spiega l’ambiente naturale, né la storia geologica, quella vegetale, quella animale e quella umana, ma si offrono spunti per avvicinarci a queste affascinanti realtà. Né si divulgano in modo esaustivo l’essenza e i dettagli delle diverse aree protette visitate. Anche se le Alpi Torinesi sono molto interessanti 8

perché sono ricche di parchi. Gli itinerari visitano il Parco Naturale Regionale della Val Troncea, il Parco Naturale Regionale dell’Orsiera-Rocciavrè (con le sue Riserve Naturali), il Parco Nazionale del Gran Paradiso e diversi SIC (Siti di Interesse Comunitario) segnalati puntualmente. Dalle zone attraversate, i panorami spaziano sulle vicine montagne del Parco Regionale del Gran Bosco di Salbertrand, del Parco Nazionale degli Ecrins, del Parco Nazionale della Vanoise. La geologia, la flora, la fauna alpina di questi habitat meritano l’interesse e la curiosità di chi cammina, l’utilizzo di manuali da campo per il riconoscimento delle specie, quello del binocolo per la loro osservazione. Il paesaggio umano, con gli insediamenti tradizionali, l’architettura, le opere nel territorio, gli usi e i costumi e tanti altri aspetti della convivenza secolare con l’alpe, attivano la curiosità del trekker. Il vero trekking è poco diffuso e praticato dagli italiani, che sovente confondono il significato di trekking con quello di escursionismo. Per molti connazionali, frequentare la montagna significa ancora fatica, lavoro (in senso negativo), pericolo, ambienti ostili ed esperienze da evitare. Le valenze del trek sono invece amate all’estero. Rispondono al bisogno primordiale di far parte di quell’ambiente naturale da cui proveniamo e che tanto ci manca nella società moderna, troppo spesso distante dalla natura. Spostarsi a piedi vuol dire conoscere il territorio e sé stessi, praticare un’attività salutare. In modo simile all’alpinismo, anche se con emozioni diverse e rischi minori, aiuta nel percorso personale di conoscenza delle proprie capacità e dei propri limiti. In molti altri paesi il viaggio si identifica in una forma di investimento e arricchimento personale. L’esperienza diretta del trekking è sinonimo di curiosità. Camminare permette di appropriarsi della consapevolezza del patrimonio naturale e umano, strumento fondamentale per goderne e proteggerlo. Amore, difesa e sviluppo della montagna sono parte di un processo che include conoscenza e rispetto. La rete dei Rifugi Amici della Provincia di Torino è uno dei punti forti, che garantisce l’accoglienza di qualità nelle strutture ricettive, il loro comfort a chi parte per queste avventure, insieme a posti tappa, alberghi, B&B, Gîtes d’étapes e Chambres d’hôtes (in Francia). I servizi che offrono le case dove si sosta comprendono la cucina piemontese, tipica delle singole zone, ma anche piatti della cucina nazionale. Un terzo dei rifugi gestiti in Provincia di Torino (29 su 46) costituisce “Rifugi Amici”. L’iniziativa è nata dal settore Escursionismo di Turismo Torino e Provincia: promuove


Al Lago d’Ambin, fra il Refuge d’Ambin e il Rifugio Mariannina Levi, nel Tour d’Ambin

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l’ospitalità in quota (per maggiori informazioni, w w w. t u r i s m o t o r i n o . o r g / n a t u r a _ o u t d o o r ) . In seno a questo gruppo il Rifugio Toesca (3° Capitolo, Tour dell’Orsiera) e il Rifugio Arlaud (sosta integrativa per un soggiorno prima o dopo il Tour d’Ambin, 8° Capitolo), hanno ottenuto addirittura il marchio di ecolabel (www.ecolabel.it), per la particolare attenzione all’ambiente, i prodotti del territorio usati. Altri 8 rifugi hanno il marchio “yes” della Provincia di Torino, un riconoscimento di qualità che considera anche aspetti legati all’accoglienza: sono il Rifugio G. Muzio, il Posto Tappa Fonti Minerali (entrambi strutture per un soggiorno integrato prima o dopo la traversata dell’Alta Via Reale del Gran Paradiso, 11° Capitolo), il Rifugio M. Levi (tappa dell’Alta Via della Val di Susa, 7° Capitolo e del Tour d’Ambin, 8° Capitolo), il Rifugio La Madlena, il Rifugio La Cahrdouse, il Rifugio Arlaud e il Rifugio Cibrario (nel Tour della Bessanese, 10° Capitolo). Il circuito dei “Rifugi Amici” è legato a una selezione di itinerari prioritari per quanto riguarda la manutenzione ordinaria e straordinaria dei sentieri, l’informazione e la promozione, sulla base della domanda dell’affluenza dei trekkers europei. Sono rifugi che iniziano ad avere un’identità e un senso di appartenenza comune: i loro gestori sono professionisti del settore (Guide Ambientali Escursionistiche, Guide Alpine). Questi rifugi danno servizi professionali paralleli: il trasporto bagagli, aderiscono a iniziative di promozione comune, sviluppano la cultura dell’accoglienza nelle terre alte, dove sono “operatori economici del territorio”. Lavorano sul rapporto qualità / prezzo, sull’innovazione e sulla capacità di suscitare emozioni. Diventano portavoce di trekking, con offerte di soggiorno integrate con gli Guide (AGAE) e Guide Alpine, capaci di formulare offerte di attività ludicoricreative per famiglie, scuole ed eventi speciali. Porte aperte ai rifugi è un’iniziativa estiva speciale e parallela, che vede il coinvolgimento di circa 60 rifugi piemontesi in quota. Prevede diversi eventi che si terranno in vari luoghi di ospitalità a media e alta quota, fra i più facilmente raggiungibili dal vasto pubblico, ben collegati ai sentieri (e alle funivie) con percorsi di trek variabili e strutture adatte a famiglie. Durante l’evento ogni rifugio organizza diverse iniziative per accogliere gli ospiti. Le degustazioni, con ricchi menu di specialità regionali, incontri e visite a cura di guide, concerti, dimostrazioni di arrampicata e lezioni per i bambini fanno parte dell’iniziativa. Durante la giornata nei rifugi aderenti alla manifestazione, promossa dal Gruppo Regionale Piemonte del CAI, verranno distribuite le tessere del concorso “Premio fedeltà”, con i timbri dei rifugi, per 10

ottenere l’attestato di fedeltà e la caratteristica spilla. Promossa dal Gruppo Regionale Piemonte del CAI. Nutrirsi in rifugio lungo i trek è diventato un piacere e può nutrire il gusto per una cucina di adattamento ai limiti della montagna, per questo darci ancora più piacere. Un aspetto complementare al trekking che lo arricchisce, dalla Provincia di Torino, alla Savoia e alle Hautes-Alpes. Alcuni dettagli prima di partire. La prenotazione in rifugio è pratica sollecitata dai gestori e garantisce un servizio migliore. La possibilità di usufruire di informazioni meteo aggiornate e frequenti – anche in rifugio – offre una maggiore sicurezza rispetto a passato. La segnaletica adottata sui sentieri della Regione Piemonte prevede indicazioni orizzontali e verticali. I segnali orizzontali sono più frequenti e indicano la continuità del sentiero. Si trovano sul terreno con bolli rettangolari di vernice, di colore bianco e rosso, preferibilmente su pietra, muri, edifici, sulla pavimentazione delle mulattiere e su alberi maturi. Tali bolli possono essere numerati o meno, in funzione del percorso che indicano e del punto in cui si trovano. I segnali verticali su pali sono posti agli incroci primari, hanno una parte bianca, con indicata la destinazione più prossima, quella intermedia e quella finale; dispongono inoltre della freccia direzionale di colore rosso e dei tempi di percorrenza. Fra le novità segnaliamo che le indicazioni verticali possono riportare la simbologia di percorsi rilevanti (GTA, etc.) e pittogrammi aggiuntivi specifici. Quando si entra in un area protetta è buona norma informarsi sulle norme vigenti e rispettarle. Camminando fuori dai parchi utilizziamo il maggiore senso civico possibile: nei confronti del paesaggio naturale e umano in cui siamo ospiti di passaggio e nei confronti dei compagni di viaggio. Buon trekking sulle Alpi Torinesi. Gian Luca Boetti


Al Lago Sottano, fra il Rifugio della Balma e il Rifugio Albergo Selelries, nel Tour dell’Orsiera

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Bibliografia Alberi e Arbusti, guida alle specie spontanee del Piemonte, a cura di I.P.L.A. S.p.a., Regione Piemonte, 2° edizione, 2004, 12 E. Alle origini dell’Alpinismo Torinese, G. Garimoldi, Montanari e villeggianti nelle Valli di Lanzo, Museo Nazionale della Montagna “Duca degli Abruzzi”, Torino, Provincia di Torino, Assessorato alla Montagna, 1988. Alpi Cozie Centrali, E. Ferreri, Guida ai Monti d’Italia, CAI – TCI, 1982. Alpi Cozie Settentrionali, R. Aruga, P. Losana, A. Re, Guida ai Monti d’Italia, CAI – TCI, 1985. Alpi Graie Meridionali, G. Berutto, L. Fornelli, Guida ai Monti d’Italia, CAI – TCI, 1980. Alta Valle di Susa, Oulx e le conche di Cesana e Bardonecchia, F. Ceraioli, E. Bellino Tripi, A. Molino, Valli e Sentieri, Cda & Vivalda Editori, 2005. Antonio Castagneri Guida Alpina, Cahier Museomontagna ‘73, G. Garimoldi, G. Inaudi, G. Rey, 1990, Edizione Museo Nazionale della Montagna “Duca degli Abruzzi” e CAI Sezione di Torino. A piedi in Val Chisone, Le 5 tappe del Sentiero del Plaisentif e 20 classiche escursioni, S. Camanni, S. Maccari, Fraternali Editore, 2010. Balme: il paese delle guide alpine, Guida al Museo Antonio Castagneti, G. Inaudi, Comune di Balme – Editrice il Punto, 2002. Canavese 360°, Priuli & Verlucca Editori, 1998. “…e così facevamo festa”, C. Ferrier, Editrice Alzani, 2005. Cronache di Novalesa, Einaudi Editore, I Millenni, a cura di G. C. Alessio, 1982. Etiennes des Saints, inventeur des diables de Bessans, mémoire d’Étienne Vincendet, sculpteur sur bois et chantre à l’Église de Bessans, F. Tracq, Èditions La Fontaine de Siloé, 2006. Fiori del Piemonte, a cura di V. Del Vesco, G. P. Mondino, B. Peyronel, A. Gulino, Regione Piemonte, Assessorato Ambiente, 1998. Gli Ecomusei, Che cosa sono, che cosa possono diventare, M. Maggi, V. Falletti, Umberto Allemandi & C., 2001. Gran Paradiso, E. Andreis, R. Chabod, M.C. Santi, Guida ai Monti d’Italia, CAI – TCI, 1980. GTA, Grande Traversata delle Alpi, Provincia di Torino, Priuli & Verlucca Editori, 1989. I Ghiacciai delle Alpi, R. Bachmann, Zanichelli, 1984. Il Giro del Thabor, Sentieri delle stelle, Maurienne, Alta Valle di Susa, Clarée, Glénat. Il Glorioso Rimpatrio, R. Carnovalini, R. Ferrarsi, Terre di Mezzo Editore, 2007. Il Parco Nazionale del Gran Paradiso, G. Berutto, Istituto Geografico Centrale, Vol. N° 1, 3° edizione, 2000. Il popolo delle rocce, G. Inaudi, Editrice Il Punto, 2007. In principio era il mare, la storia geologica delle Alpi, E. e S. Camanni, Il Tempo delle Alpi, Priuli & Verlucca Editori, 1995. I Parchi del Piemonte, Ambiente e Itinerari, Le guide dell’Arciere, Regione Piemonte, 1999, L’Arciere, 1998. I sentieri segnalati della Provincia di Torino, F. Chiaretta, Blu edizioni, Torino, 2005. La Musica qu’i vìnt dal ròtchess (La musica che viene dalle rocce), a cura di E. Zanellato, G. Inaudi, foto di G. L. Boetti, Comune di Balme e Regione Piemonte, 2009. Le màjess dou bort di Balme, G. Inaudi, D. Taverna, Società Storica delle Valli di Lanzo, 2002. La Nuova Vita delle Alpi, E. Camanni, Edizioni Bollati Boringhieri, 2002. Le più belle escursioni delle Alpi, dalle Liguri alle Giulie, a cura di S. Camanni, Vivalda editori, 1993. Le Strade dei cannoni, M. Boglione, Blu Edizioni, Torino, 2003. 12


Le valli del Moncenisio, guida escursionistica, Comunità Montana Bassa Valle di Susa e Val Cenischia, District de Haute Maurienne, a cura del Gruppo Ricerche Cultura Montana, CDA, 1970. Le Valli di Bardonecchia, C. Balbiano d’Aramengo, vol. n° 17, Itinerari Naturalistici e Geografici attraverso le montagne italiane, CAI, 1983. Lo Stambecco, Da Gran Paradiso AA.VV. Edizioni Il Risveglio, 1992. Parchi Riserve e Prealpi, 153 Itinerari intorno a Torino, G. Berutto, vol. N° 1, IGC, 1998. Pastori, contrabbandieri e guide tra Valli di Lanzo e Savoia, F. Tracq, G. Inaudi, Editrice il Punto, 1998. Passeggiate Archeologiche in Canavese ed in Valle d’Aosta, Cossavella Editore, Ivrea, 1994. Piemonte terra di Emozioni, terra di Parchi, G. L. Boetti, G. Boscolo, Musumeci Editore, 2000. Pragelato, Notizie Storiche, M. Mensa, Editrice Alzani, 1975. Pragelato e l’Alta Val Chisone, Editrice Alzani, 1979. Sui Sentieri dell’arte rupestre, Le rocce incise delle Alpi, Storia, ricerche, escursioni, a cura di A. Arcà e A. Fossati, Gruppo Ricerche Cultura Montana, Cooperativa Archeologica LE Orme dell’Uomo, Edizioni CDA, 1995. Sui Sentieri del Piemonte, Itinerari alla scoperta della Cultura alpina, G. Valente, R. Mantovani, Edizioni CDA, 1988 e riedizioni. Val Chisone e Sestriere, Storia, natura, itinerari, Collana Verdivalli, Kosmos Edizioni, 1994. Valchiusella a piedi, M. Antonicelli, Montalto Dora, 127 escursioni e passeggiate. Val Chiusella, escursionismo, scialpinismo, arrampicata, AA. VV. con carta dei sentieri, CDA, 1989. La Valchiusella, guide Valle per Valle, Vivalda Editori, Torino, 1996. Valli di Lanzo e Moncenisio, G. Berutto, vol. 2, III edizione, escursioni, ascensioni, traversate, trekking, IGC, 1996. Valli di Susa, Chisone e Germanasca, G. Berutto, III° edizione, IGC, Torino. Vanoise, les plus beaux circuits de randonnée, C. Gotti, J-P Martinot, Montagne & Randonnée, Glénat, 2005. Viestess d’an Bot, G. Inaudi, Gugliermetti, Santacroce, Editrice Il Punto.

Dal Colle del Piccolo Moncenisio la vista spazia sul Vallon d’Ambin, dominato dai Denti d’Ambin

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Legenda

Punto di Partenza Indica il punto di partenza della Tappa e la sua quota. La varia cartografia riporta quote diverse: non tutti i dati hanno valore scientifico. Punto di arrivo Determina il punto d’arrivo della Tappa e la sua quota. La varia cartografia riporta quote diverse: non tutti i dati hanno valore scientifico. Dislivello Esprimono il dislivello positivo (in salita) e il quello negativo (in discesa) della Tappa, considerando i dislivelli totali complessivi e reali delle singole escursioni, inclusi i tratti in cui viene persa o guadagnata quota, pur senza precisione scientifica. Tempo di percorrenza Nella guida, per scelta dell’autore, viene indicata una tempistica tecnica di massima, lievemente elastica e abbondante rispetto a quella canonica: gli orari si adattano a chi pratica trekking e cammina privilegiando la scoperta, la conoscenza del paesaggio naturale e umano, del territorio, piuttosto che il lato sportivo.

E

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Difficoltà tecnica Evidenzia il livello di difficoltà complessivo della singola Tappa, riferendosi alla scala delle difficoltà per escursionismo e trekking usata in Italia. Della scala completa sono stati usati in particolare due livelli. E, che sta per Escursionistico (per escursionisti) e caratterizza i sentieri sempre (o quasi) evidenti, stretti o larghi, ma che non offrono alcuna difficoltà tecnica da superare, laddove per questa si intende l’uso delle mani per la progressione, l’uso di attrezzatura specifica, o particolari capacità di orienta-

mento per la mancanza parziale o totale del sentiero stesso. Le descrizioni delle Tappe di tutta guida riferisce puntualmente ciascun singolo passaggio o tratto di questo tipo, anche se limitato: anche se questo non obbliga a valutare EE la Tappa. Le Tappe con il simbolo EE sono riservate agli “escursionisti esperti”, cioè quelli che sanno spostarsi in un terreno più difficile.. Hanno tratti dove si individua con difficoltà il sentiero o dove si cammina fuori dal sentiero, su terreno meno agevole (ghiacciai, nevai, pietraie, ghiaioni, praterie, etc.) o dove occorrono buone capacità d’orientamento, specie in caso di nebbia o maltempo. Le tappe EE avvicinano il trekking all’alpinismo, con passaggi che richiedono l’uso delle mani, di corde, man correnti o infrastrutture che facilitano la progressione. Sono stati volutamente scartati i livelli T, cioè Turistico: sono pochi i tratti simili. La guida è rivolta agli amanti del trekking in montagna e ad escursionisti, che si cimentano nel trek. La maggior parte dei percorsi è di tipo E, con pochi tratti o poche tappe di livello EE. La buona forma fisica, l’attrezzatura e l’abbigliamento adeguati sono sempre richiesti Sono stati scartati i livelli specifici di difficoltà oltre il grado EE: non sono presenti tratti né tappe così, a meno di percorrere gli itinerari d’inverno o fuori stagione, quando le condizioni del terreno e quelle atmosferiche mutano radicalmente o incidono molto. Infine, è stata scelta la classificazione italiana delle difficoltà perchè il terreno di gioco è in territorio italiano, e perché non esiste ancora una scala comune ai paesi delle 4 edizioni (italiano, francese, tedesco, inglese).


Segnavia Indica il tipo di segnaletica presente lungo la singola Tappa, decifrabile sul terreno, al tempo di realizzazione della guida. Questo però non è garanzia di presenza futura, né di ottimo stato delle indicazioni: questa dipende dalle autorità e dagli organi competenti. I numeri si riferiscono al singolo sentiero, mentre le sigle ad itinerari importanti e lunghi: GO (Giro Orsiera), o GTA (Grande Traversata Alpina) e così via. Laddove è indicata Segnaletica Verticale, si riferisce a indicazioni in pali di legno o altri supporti, con tabelle e frecce indicanti la direzione, numero del sentiero, colori, logo, tempi di marcia (etc.). I numeri dei sentieri sono indicati su pochi percorsi e raramente in modo continuativo, pur essendo presenti sulla cartografia in commercio. Quando gli itinerari proposti sconfinano in Francia, generalmente si ha un’impressione che la segnaletica sia posta in modo più oculato, con meno sprechi di materiali, con segnaletica verticale e meno orizzontale. Questo pare frutto non solo d’una capacità organizzativa solitamente diffusa in Francia, ma anche del fatto che essendo più diffusa la pratica di frequentare i sentieri di montagna (e non), parte dei sentieri resta decifrabile e si mantiene, anche se non più frequentata dai pastori. 115

Acqua Invita a considerare il tipo d’acqua reperibile, considerando che il cambiamento climatico in atto, offre nuovi areali in senso altitudinale alla fauna selvatica, soprattutto di ovini, ma anche bovini e caprini. Conviene essere cauti, evitando problemi sanitari. Bambini Indica l’età minima media generale di bambini e ragazzi che gli adulti possono accompagnare.

Sentieri Informa sul numero o la sigla dei sentieri percorsi lungo la singola Tappa. Periodo di percorrenza Segnala l’arco di periodo all’interno del quale è percorribile la Tappa. La dicitura “(neve permettendo)” ricorda che sulla Tappa o su un suo tratto, possono permanere nevai, ogni anno differenti per quantità, estensione e condizione.

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Alpi Cozie del Monviso

IL TOUR DEI RIFUGI DELLA VAL PELLICE 1 2 3 4

Villanova - Rifugio W. Jervis al PrĂ Rifugio W. Jervis - Rifugio Battaglione Alpini Monte Granero Rifugio Battaglione Alpini Monte Granero Rifugio B. Lowrie Rifugio B. Lowrie - Villanova 17


Il Tour dei Rifugi della Val Pellice Nelle Alpi Cozie del Monviso, il trek attraversa la testata della Val Pellice, la più nota delle Valli Valdesi. Il Tour dei Rifugi è un invito al trek “facile”. Alla portata delle famiglie con bambini dai 10 anni in su, l’itinerario attraversa scenari pittoreschi, come la Conca del Prà. Lariceti centenari, torrenti impetuosi, alte cascate, vaste praterie e torrenti sinuosi, laghi alpini e cime di tremila metri. Ciascuna tappa richiede da due a cinque ore di cammino, senza superare i 2700 m, su sentieri e strade militari ben disegnate sulla montagna. L’accesso al percorso passa da Torre Pellice, caposaldo e riferimento sociale, culturale e religioso valdese in Piemonte. In cima alla valle uno scrigno di natura intatto e tre rifugi assicurano l’accoglienza ideale lungo il trekking. Chi è in forma può compiere il trek in soli due giorni, con un solo pernottamento. E chi va di fretta può iscriversi alla “Tre Rifugi Transfrontaliera”, la corsa alpina locale. Lunga appena 28 chilometri, la Val Pellice è fra le più brevi delle Alpi Torinesi. I ruderi del forte Santa Maria, all’entrata della valle e quelle di Mirabuc, alla testata, ricordano quanto i Savoia volessero reprimere e isolare i valdesi, tenere di là dai monti i francesi e i protestanti. Dopo il Glorioso Rimpatrio del 1689 i valdesi resistettero fino alle Lettere Patenti di Carlo Alberto (1848), che riconoscevano loro i diritti civili. All’epoca solo sentieri e mulattiere salivano alla testata dei valloni del trek. Ma a inizio Novecento una baracca (il Baracun del Col Barant) fu eretta per vigilare sugli spostamenti militari francesi. Nel 1940 il progetto di strada militare per collegare il Vallone dei Carbonieri, per il Col Barant, alla Conca del Prà divenne realtà. L’itinerario la segue per chiudere l’anello. I tempi sono cambiati. Oggi i valdesi vivono serenamente in queste vallate e i francesi vanno e vengono lungo i sentieri. Il tour si trova in una zona delle Alpi Cozie ricca di grandi trekking. Almeno dal 1839, anno in cui David Forbes (18091868) – il celebre fisico e glaciologo scozzese della Royal Society di Edimburgo, inventore del sismometro – attraversò questi monti con Rey, il cacciatore di Abriès (Queyras). Del suo 18

itinerario narra il reverendo W. A. B. Coolidge, conquistatore (con la guida svizzera Christian Almer) di molte cime delle Alpi. Chiunque abbia portato qui la moda del trek, la Val Pellice è un crocevia di grandi viaggi a piedi. Dal Tour ci si immette nel Giro del Monviso, nel Tour delle Valli Valdesi, nella Grande Randonnée del Tour du Queyras e nella GTA (Grande Traversata delle Alpi), nella Via Alpina o sul Glorioso Rimpatrio Valdese. Vi transitano più stranieri che italiani. Oltre che da tedeschi, belgi e olandesi, questi sentieri sono già frequentati dai francesi: hanno già percorso le varie Grandes Randonnées che offre loro la Francia e desiderano nuovi itinerari. Così scollinano in Italia dal Col Sellière, dal Colle della Croce o dal Colle dell’Urina. Per scoprire varianti, che attraverso la Val Pellice arricchiscono i loro tours. I francesi sono al primo posto della classifica dei pernottamenti in questi rifugi italiani, seguiti dagli altri stranieri! Il trekking come viaggio e modo di conoscere la natura e l’uomo, in Italia non è ancora diffuso quanto all’estero. Camminando da queste parti si incontrano alcune sorprese. La prima si chiama Rifugio Willy Jervis. È una casa sempre aperta, sempre. Inaugurato nel 1950 e dedicato all’alpinista e partigiano Guglielmo Jervis, detto Willy, ucciso dai nazisti il 5 agosto 1944, si trova in posizione privilegiata a balcone sull’amena Conca glaciale del Prà. Per volontà del gestore Roby Boulard, Presidente del Collegio Regionale Piemontese delle Guide Alpine, il rifugio svolge servizio di accoglienza tutto l’anno. È uno dei pochi che offre questa opportunità, basato sull’amore per la montagna. Attira molte famiglie con bambini, gruppi e scolaresche: praticano varie attività in tutte le stagioni. D’estate si cammina sui sentieri, si arrampica sulle vicine strutture attrezzate, si scalano le montagne. D’inverno ci si diverte con lo sci alpinismo, sulle racchette da neve e con le cascate di ghiaccio. La seconda sorpresa si trova al Rifugio Battaglione Alpini Monte Granero (2377 m), all’Adrech del Laus: vero belvedere su


una conca modellata dai ghiacciai, fra ruscelli, laghi, laghetti e cascatelle. La casa del 1928 trasuda amore per il luogo e la montagna, grazie alla ventennale gestione di Antonella Odin e Ivan Gonnet. La cucina di Antonella è entusiasmante, con piatti tipici di queste vallate e della gastronomia regionale, rivisitata con personalità. Si avvale di un certo savoir faire (potrebbe essere altrimenti in rifugio?), di prodotti locali e della carne dei bovini allevati in valle da Ivan: pura razza piemontese, strettamente controllata. Il luogo è ideale per una sosta prolungata. Ci sono pannelli divulgativi sulla natura, un bel circuito di boulder, monotiri per scalare, la canoa per l’esplorazione lacustre, il tavolo da ping-pong, le docce calde e qualche libro. Si può prendere il sole sulle sponde del Lago Lungo e osservare gli stambecchi. La natura dell’Oasi di Protezione Faunistica del Prà – Barant impregna il trek, con habitat che vanno da 730 m ai 3171 m del Monte Granero, estesi per 3850 ettari (il 41% del territorio di Bobbio Pellice e il 13% della superficie di tutta la Val Pellice). Compresa fra il tratto soprano del Torrente Pellice, il Torrente Guicchard e il confine con la Francia (Queyras), l’oasi fu istituita dalla Provincia di Torino nel 1976, al posto della Riserva di Caccia Comunale del Consorzio di Villar-Bobbio Pellice. È nata per riportare e consolidare alcune popolazioni di specie selvatiche, rare nelle Alpi Cozie del dopoguerra. Il camoscio alpino (Rupicapra rupicapra) ora conta oltre 200 individui. Il capriolo (Capreolus capreolus), reintrodotto nel 1976-77 dal Gran Bosco di Salbertrand si è ristabilito con successo. Lo stambecco, reintrodotto dal Parco Nazionale del Gran Paradiso e dalle Valli di Lanzo ha una buona popolazione, complice la cooperazione con il Parco Naturale Regionale del Queyras. E pensare che la specie ha rischiato l’estinzione nell’ ‘800! Oltre a quasi tutti i mammiferi delle Alpi Occidentali, con la Marmotta (Marmota marmota), la Volpe (Vulpes vulpes L.), l’Ermellino (Mustela erminea L.) e la Lepre variabile (Lepus timidus), l’avifauna include l’Aquila reale (Aquila chrysaetos L.), la Pernice bianca (Lagopus muta L.), la coturnice (Alectoris graeca M.), il Fagiano di

monte (Tetrao tetrix L.) e il Picchio nero (Dryocopus martius L.). La rara presenza della Salamandra del Lanza (Salamandra lanzai N. A. A. B, cfr. 1° Tappa del trek) è stata studiata in ambito interregionale. L’introduzione del muflone (Ovis musimon P.) da parte dell’uomo in tempi precedenti e a scopo venatorio e l’espansione del cinghiale, richiedono un impegno rilevante agli enti preposti alla gestione. Nonostante il Lupo (Canis lupus) sia tornato qui. Il limitrofo Sic dell’Oasis del Prà – Barant, istituito nel 2005, ai sensi della Direttiva 92/43/CEE (Direttiva Habitat), fa capo all’Ente di Gestione dei Parchi e delle Riserve Naturali Torinesi. Ha una superficie di 4.106 ettari, nel comune di Bobbio Pellice. Il patrimonio di fiori dei vari habitat è ricco di una trentina di specie rare, che ha spinto i botanici e le autorità competenti a realizzare nel Sic (4° Tappa del trek) il Giardino Botanico Alpino Bruno Peyronel. Posto a 2290 m, è fra i più alti d’Europa. In 1700 m2 mostra 300 specie degli ambienti peculiari della fascia subalpina, alpina e nivale: la zona umida, il paesaggio delle creste ventose e delle pietraie, le vallette nivali. E ancora, la vegetazione delle rocce calcaree, la zona dei salici, le praterie e i pascoli alpini, dove le diverse condizioni ecologiche accolgono specie diverse. Il piccolo eden è una curiosità da apprezzare, dopo una buona sosta all’accogliente Rifugio Barbara Lowrie. Il rifugio è immerso in un anfiteatro bucolico, la cui quiete va goduta in settimana. Anche qui la cucina e la coreografia invitano a una sosta prolungata.

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Il Tour dei Rifugi della Val Pellice INFORMAZIONI PRATICHE

quindi è un trek che si può percorrere a inizio stagione.

Pernottamenti: tutti in rifugi CAI.

Minori: dai 10 anni in poi.

Strutture d’accoglienza Nel trek si pernotta in rifugi di proprietà del Cai, custoditi e gestiti. In tutti e tre i rifugi si gusta un’ottima cucina e il servizio di accoglienza è di ottimo livello. Rifugio Jervis alla Conca del Prà (1732 m), tel. 0121 932755, www.jervis.it, info@jervis.it, www.jervis.it. Rifugio Battaglione Alpini Monte Granero (2377 m), tel. 0121 91760, 0121 930222, www.rifugiogranero.com, info@rifugiogranero.com. Rifugio Barbara Lowrie (1753 m), tel. 0121 930077.

Cartografia Val Pellice, Carta Dei Sentieri e stradale, f n° 7, 1:25.000, Fraternali editore, www.fraternali.it, 2010. Monviso, Sampeyre, Bobbio Pellice, Valle Varaita, Valle Po, Valle Pellice, f n° 106, 1:25.000, Istituto Geografico Centrale, Torino.

Tempo di percorrenza del trek: proposto in 4 tappe (3 notti), è percorribile in anche in 3 giorni (2 notti) o in soli 2 giorni (1 notte). Difficoltà Tutto l’itinerario si svolge su sentiero o mulattiera ed è quindi valutabile E (Escursionistico), anche perché è sempre facilmente reperibile. Solo in un brevissimo tratto il sentiero ha un paio di svolte su roccia ripida, al di sopra di un salto verticale: sul versante nord est del Col Manzol (2633 m). Il passaggio è descritto in discesa. Meglio evitare di percorrerlo se ci sono neve o ghiaccio. Con bambini piccoli può esser utile uno spezzone corto di corda, a patto che si sappia procedere con la tecnica alpinistica di “conserva”. Segnaletica: orizzontale, con bolli di vernice bianco e rossa (e della GTA), verticale poco frequente. La segnaletica usata per segnalare il percorso di gara del Tour dei 3 rifugi si avvale di frecce gialle, che si possono seguire anche se il senso di marcia è diverso. La numerazione progressiva dei sentieri include il sentiero GTA, il n° 115, n° 116, n° 112, N° 117. Il tour di trekking non ha ancora una propria segnaletica. Ambiente e quote L’ambiente naturale è formato dalle incisioni di due vallate parallele, entrambe di origine glaciale, sospese in quota e lontano da auto e strade, le cui cime maggiori raggiungono i 3.000 metri. Le tappe si sviluppano lungo l’asse verticale delle valli, e permettono di conoscere l’evolversi della vegetazione, dal bosco, soprattutto il lariceto maturo, alle praterie, alle fioriture nane, oltre a seguire torrenti, visitare laghi in quota e torbiere. All’interno delle tappe si traversa da una valle all’altra tramite due passi - il Col Manzol (2633 m) e il Col Baracun (2383 m). Le Quote sono comprese fra la minima di Villanova (1223 m) e la massima del Col Manzol (2633 m), varianti escluse. Nel complesso 20

Con chi Gruppo Guide Alpine Valli Valdesi, www.guidealpine.it. Guida Alpina Roberto Boulard, tel. 338 6385677, 0121 932755, info@jervis.it. Guida Alpina Paolo Fornerone, tel. 349 7558248, paolofornerone@libero.it. Guida Alpina Andrea Sorbino, tel. 347 9637442, sorbino@alpimedia.it. Guida Alpina Sandro Paschetto, 339 6235078, guidaalpinasandro@hotmail.com. Guida Alpina Enrico Messina, tel. 338 3306975. Guide Alpine delle Valli di Lanzo, www.guidealpinelanzo.it, tel. 329 21417832 (Muyo alias Giancarlo Maritano) info@guidealpinelanzo.it. Le guide ambientali escursionistiche di Naturandando, tel. 0121 81316, 339 5355757, naturandando@alpimedia.it. Le guide ambientali escursionistiche di 3Valli, tel. 0122 640069 e Mario Cavallo, tel. 320 4257106, g u i d e. p a r c o . o r s i e r a @ r u p a r p i e m o n t e. i t . Collegio Regionale Guide Alpine del Piemonte, www.guidealpinepiemonte.it, tel. 011 5171628. Meteo: www.nimbus.it, www.ilmeteo.it, www.meteo.fr Accesso primario al trek dal versante italiano In auto: da Torino con la tangenziale e la nuova autostrada si va a Pinerolo e di qui a Torre Pellice, da dove si risale la corta valle fino a Villanova. In aereo: all’Aeroporto di Caselle (To) Sandro Pertini, info voli tel. 011 5676361 / 2, biglietteria tel. 011 5676373, www.aeroportoditorino.it, si noleggia un’auto con Europcar, www.europcar.it, tel. 011 567804, o Hertz, tel. 011 5678166, www.hertz.it e raggiunta la tangenziale, si segue il percorso appena descritto. In bus: da Torino Autolinea Sadem (e Sapav), tel. 0113000611, tel. 800 801600, www.sadem.it. In treno: da Torino si arriva a Torre Pellice via Pinerolo, e si prosegue in auto a noleggio, Europecar tel. 0121 379581, o in bus (solo) fino a Bobbio Pellice, www.trenitalia.it, o in taxi fino a Villanova, con Massimo Gotti, tel. 338 4055787.


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PRIMA TAPPA

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QUARTA TAPPA

SECONDA TAPPA

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TERZA TAPPA

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M. Granero C.le Armoine


Accesso al trek per il versante francese In auto: da Lyon, Chambery e Grenoble, con la A 43 via Modane e il Tunnel du Frejus, o via Lanslebourg, Col du Mont-Cenis, con la SS25 a Susa e Avigliana, infine via Giaveno a Pinerolo, Torre Pellice e Villanova. In treno: dalle città francesi, via Modane, per il Tunnel du Frejus fino a Torino e di qui via Pinerolo a Torre Pellice. Dove dormire Lungo la 4° Tappa c’è il Rifugio Barant (2373 m), prossimo al Colle del Baracun (2383 m, o Col Barant). Può essere una utile sosta alternativa o aggiuntiva sul tour. Di proprietà della Comunità Montana del Pinerolese (cfr. Indirizzi Utili), è in ristrutturazione (2011), dovrebbe riaprire nell’estate 2012, riprendendo il servizio di rifugio alberghetto, con 40 posti circa. Si raggiunge dal posteggio del Rifugio Barbara Lowrie in 1,50 e da Villanova in 2,45 ore da Villanova. Per informazioni riferirsi a: Comunità Montana del Pinerolese, www.cmpinerolese.it, tel. 0121 952401, viviana.suppo@cmpinerolese.it. Bobbio Pellice: B&B Courtilet, tel. 0121 932517, 338 3096964, www.courtilet.it, info@courtilet.it Torre Pellice: Foresteria Valdese, tel. 0121 91801, foresteria@diaconiavaldese.org. Villar Pellice: Hotel Palavas, tel. 0121 930728, www.albergopalavas.it, albergo.palavas@libero.it; B&B La Meridiana, tel. 339 8492435, www.lameridiana-to.it; Camping Pino Blu, tel. 0121 930795, campingvillar-pinoblu@katamail.com. Dove mangiare Angrogna: Locanda Osteria Affittacamere Il Pomodoro, Piazza Roma 3, tel. 0121 944302, www.valdangrogna.it, pomodoro@valdangrogna.it. Bobbio Pellice: Trattoria del Centro, Piazza Caduti della Libertà 3, tel. 0121 957716. Bobbio Pellice (Villanova): Trattoria Villanova, Borgo Villanova 1, tel. 0121 91897. Torre Pellice: La Crota dl’Ours, Via della Repubblica 6, tel. 0121953539, www.flipot.com/crota.htm. Specialità alimentari La mustardela è un sanguinaccio insaccato in budello di bovino, fatto di frattaglie e parti varie bollite, con porri, cipolle e spezie, reperibile nei mercati locali. La supa barbetta simile alla soupe mitonnée francese (ancora usata in certe zone del Piemonte), con strati di foglie di cavolo, pane raffermo, toma, burro e spezie e brodo di carne. Fra i formaggi spiccano le tome e il particolarissimo sairas d’l fen (del fieno), che vanta il presidio Slow Food, una sorta di ricotta a base di latte vaccino, ovino o caprino oppure misto, realizzata con un processo particolare. stagionata nel fieno di festuca. Fra le varie prelibatezze della buona tavola valdese, nei 22

pochi ristoranti che le propongono, sono interessanti le plandre (frittelle di borragine), i frichoulin di patate alla mustardela (frittelle di patate speziate ai porri con l’impasto dei sanguinacci locali), la torta di zucca. I mieli locali sono molto validi, vale la pena gustare quello di rododendro. Indirizzi utili Torino, Turismo Torino e Provincia, sede centrale: via Maria Vittoria 19, 10123 Torino, tel. 011 8185011, fax 011 883426, www.turismotorino.org. Pinerolo, Turismo Torino e Provincia,Viale Giolitti, 7/9, tel. 0039 0121 795589, info.pinerolo@turismotorino.org. Bobbio Pellice, Pro Loco, via Sibaud 1, 10060, te. 0121 957727, prolocobobbiopellice@virgilio.it. Torre Pellice: Pro Loco Torre Pellice, Via della Repubblica 3, 10066, Torre Pellice, tel. 0121 91875, protorre@libero.it, uffturistico.torrepellice@gmail.com; www.comune.torrepellice.to.it Comunità Montana del Pinerolese: tel. 0121 9254201, www.cmpinerolese.it, Corso J. Lombardini 2, 10066 Torre Pellice (To). Torre Pellice: Fondazione Centro Culturale Valdese, Via Beckwith 3, tel. 0121 932179, s e g ret e r i a @ fo n d a z i o n eva l d e s e. o rg , b i b l i ot e c a @ fo n d a z i o n eva l d e s e. o rg , www.fondazionevaldese.org. Villar Pellice: Pro Loco, paoloeasy@yahoo.it. Consorzio Turistico Alpi Cozie, tel. 338 2090234, consorzioalpicozie@libero.it. Cosa vedere Il Giardino Botanico Bruno Peyronel è amministrato dal Servizio Ambiente della Comunità Montana del Pinerolese. È sempre accessibile e visitabile liberamente. Il percorso è guidato dai pannelli indicatori degli ambienti e delle singole specie, a cura dei botanici dell’Associazione Naturalistica Pinerolese, che svolge occasionalmente servizio di volontariato nel periodo centrale dell’estate. Per informazioni e prenotazioni di visite guidate, tel. 0121 9504206, marisa.bigo@cmpinerolese.it, www.cmpinerolese.it. Villar Pellice: l’Ecomuseo della Cooperativa Feltrificio Nuova Crumière, Piazza Jerwis 1, per visite (privati, scolaresche), tel. 0121 930622, 0121 9524212, 012 95241215, www.ecomuseocrumiere.eu, ecomuseo.crumiere@valpellice.to.it, dove si può vedere il lavoro artigianale manuale del rammendo e della congiunzione delle pezze, per la produzione di feltri da fornire alle industrie cartiere e industrie che trattano l’alimentare. Prefissi telefonici: in Italia per la Val Pellice 0122; per la Francia 0033 (4); per i cellulari francesi 0033 6.


Una guglia riflessa fra i ghiacci delle acque al Lago Nero (2567 m)

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Alpi Cozie del Monviso - Il Tour dei Rifugi della Val Pellice - Tappa 1

Alpi Cozie del Monviso > Il Tour dei Rifugi della Val Pellice

Tappa Stage

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Corta e introduttiva al tour, è una passeggiata di tutto riposo che porta ad uno dei rari esempi di rifugio aperto tutto l’anno, quello dedicato a Willy Jervis. Permette di sfruttare la giornata per rilassarsi nel paesaggio del vasto pianoro bucolico, interessante per le fioriture. Chi arriva da lontano può percorrere la tappa al pomeriggio. Volendo svolgere il tour in 2 tappe, si può abbinare questa alla seguente.

Villanova 1223 m Rifugio Jervis al Prà 1732 m + 540 m; - 30 m h 1,30 Difficoltà

E

Orizzontale (bolli di vernice bianco e rossa) e verticale agli incroci primari Sentieri n° GTA 115 5-10 (secondo l’innevamento) Acqua in bottiglia al rifugio, di sorgente o ruscello sul sentiero >6

Da Villanova al Rifugio Willy Jervis al Prà

Lasciata l’auto al posteggio di Villanova si prosegue a piedi a sinistra (dritti) sulla strada (GTA, Grande Traversata Alpina). Si scavalca il rio Cumbaleira, con vista su una cascata formata da più salti, per un totale di un centinaio di metri. Oltre il pannello divulgativo, la fontana e il ristorante, si attraversa la borgata. Al bivio, con la comoda mulattiera di destra si entra nel bosco misto di latifoglie con acero, frassino, maggiociondolo e larici. Si mantiene la sinistra e si attraversano alcune radure, si penetra nei boschi dove si trova il Giglio martagone (Lilium martagon), superando un rio con cascate e pozze, dove si scorge il Merlo acquaiolo (Cinclus cinclus L.). Letto un altro pannello divulgativo sui rapaci dell’avifauna locale, si prosegue a tornanti sul versante idrografico sinistro del Torrente Pellice, sotto erte balze rocciose di serpentino. A svolte il sentiero ritrova la sterrata carrozzabile (vietata alle auto), sulla quale si prosegue a sinistra. Attraversato il bosco si arriva al Piano del Pis (1440 m), superando un torrente su una passerella, con vista su belle cascate, alte un centinaio di metri. In lieve salita a lato del Pellice si passa la zona detta Piano dei Morti (1520 m): il nome deriva dalla triste vicenda occorsa nel 1655, in cui ben 36 valdesi perirono qui sotto una valanga, mentre fuggivano dall’eccidio noto col nome di “Pasque Piemontesi”. Si prosegue nel bosco di conifere a svolte e sotto una rupe si lascia la sterrata e col sentiero si prende quota a sinistra (pannello divulgativo sulla Salamandra di Lanza (Salamandra lanzai N. A. A. B), che si vede facilmente nelle giorni piovosi. La specie che è stata determinata a fine ‘900 (prima confusa con la Salamandra atra, è endemica di quest’area delle Alpi Cozie ed è classificata specie vulnerabile nella Red Lista dell’IUCN, l’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura.

Rifugio W. Jervis alla Conca del Prà (1732 m), tel. 0121 932755, www.jervis.it, info@jervis.it, della Sezione del CAI Uget di Torre Pellice, 90 posti, docce, ottima cucina, sempre aperto.

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Ripresa la strada si trova il pannello sul Gallo forcello (Tetrao tetrix L.), subito dopo si va a destra (indicazioni per il Rifugio Jervis) sulla mulattiera lastricata, ai piedi delle alte pareti dette della Maddalena (1737 m). Sbucati sul pianoro della Conca del Prà, in lieve discesa si raggiunge la borgata con il Ciabot del Prà e la grande casa del Rifugio Willy Jervis (1732 m), immersa nei pascoli. L’ambiente naturale è stupendo: nel grande pianoro si intuisce l’antica presenza di un lago di origine glaciale, successivamente insabbiato. Il luogo merita comunque la semplice escursione in giornata. È una passeggiata ideale per famiglie con bambini. Di fronte al rifugio la testata della Val Pellice è coronata dalle cime dell’Agugliassa (27891 m), del Monte Manzol (2933 m), della Meidassa (3105 m), del Monte Granero (3171 m), dal Monte Pistas (2861 m), il Monte Cappello (2839 m), il Monte Arbancie (2708 m) e il Monte Palavas (2902 m). In cima alla valle il Mont Manzol nasconde il Col Manzol (2633 m), punto e colle più alto del tour. Mentre si scorge il Col Sellière (2851 m), passaggio con cui la GTA si collega al Refuge du Viso (2460 m) nel Parco Naturale Regionale francese del Queyras e si unisce al Tour del Monviso (3841 m). Il rifugio è collegato alla Garande Randonnée francese del Tour du Queryras, tramite il Colle della Croce (2298 m, a sud ovest) e il Colle dell’Urina (2529 m, a nord ovest).

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I VALDESI E LE VALLI VALDESI Presenti in Italia fin dal XIII, i Valdesi sono stati oggetto di accanite persecuzioni: fra queste si ricordano le “Pasque piemontesi” del 1655 (Cfr. 1° Tappa dell’Itinerario). A questo massacro di 1712 vittime, seguì quello del 1686, con altri 3.000 morti e 8.500 imprigionati. Tragico teatro degli storici avvenimenti della persecuzione e della guerriglia di resistenza, furono le riconosciute “Valli Valdesi” nel Piemonte occidentale: Val Pellice, Valle Angrogna, Val Germanasca e bassa Val Chisone. Le persecuzioni di fine seicento originarono l’esilio, al quale seguì il Glorioso Rimpatrio. La partenza di questo grande viaggio a piedi, dal Lago di Ginevra avvenne il 17 Agosto 1689 e vide ritornare gli esiliati nel cuore delle loro valli il 1° settembre dello stesso anno. L’arrivo dell’esercito valdese avvenne presso Bobbio Pellice, alla borgata di Sibaud: qui, in seguito alla predica del pastore Montoux, Arnaud lesse il celebre giuramento. Nel tratto che attraversa il territorio della Provincia di Torino, il percorso e la segnaletica sono oggetto di ripristino e allestimento, per divenire un percorso di trekking a tutti gli effetti. Ristabilitisi in queste vallate, i valdesi ottennero nel 1690 dal duca Amedeo di Savoia una sorta di “tolleranza”. I diritti civili furono sanciti solo nel 1848, dalle Lettere Patenti di Carlo Alberto. Da allora la Chiesa Valdese riprese a svilupparsi e ad espandersi in Italia. Nella seconda guerra mondiale, al tempo dell’occupazione nazista del settentrione, i valdesi italiani garantirono salva la vita a molti ebrei minacciati di sterminio imminente, accogliendoli nei nascondigli delle loro vallate alpine: nei luoghi dove trovarono rifugio i loro antenati. Attualmente nel mondo i valdesi assommano a circa 50.000 fedeli, di cui circa 35.000 risiedono nelle Valli Valdesi, il cui centro è Torre Pellice, si riferiscono a 18 chiese locali, parte di 41 presenti in Piemonte e di 120 distribuite nel Paese. L’ultima settimana d’agosto di ogni anno, i deputati delle chiese di queste vallate si ritrovano a Torre Pellice per il Sinodo Valdese, dando vita alla più importante assemblea decisionale delle loro chiesa.

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“LA TRE RIFUGI TRANSFRONTALIERA” La Tre Rifugi Val Pellice è una competizione di corsa sportiva alpina, tenutasi per la prima volta nel 1972. Tranne un’interruzione per cause organizzative occorsa fra il 1996 e il 2000, la gara si è svolta ogni anno. Nata per volontà della Sezione Cai Uget di Torre Pellice, quale tracciato per unire i tre rifugi della Sezione stessa, era chiamata “Trofeo 3 Rifugi”. Oggi fa parte del calendario italiano di skyrunning e si svolge una volta l’anno, in luglio, con un numero variabile di partecipanti, agonisti. Nel 1981 vi parteciparono 162 coppie, 153 delle quali passarono il traguardo. Gara originariamente destinata a coppie, è ora accessibile a singoli atleti. Il record assoluto di percorrenza del tracciato è di Claudio Galeazzi, in 2h 2’ 14’’. La versione attuale è lunga 21,8 km, con un dislivello di 1650 m in salita e altrettanti in discesa. In parte ricalca l’itinerario del Tour dei Rifugi della Val Pellice, su sentieri e sterrati. Poiché il recente ampliamento del percorso attraversa il territorio fra le comunità alpine della Val Pellice e del Parco Naturale Regionale del Queyras (F), la manifestazione oggi si chiama “Tre Rifugi Transfrontaliera”. La partenza avviene da Villanova e l’arrivo è al Rifugio Willy Jervis. Per saperne di più, www.3rifugivalpellice.it.

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Alpi Cozie del Monviso - Il Tour dei Rifugi della Val Pellice - Tappa 2

Alpi Cozie del Monviso > Il Tour dei Rifugi della Val Pellice

Tappa Stage

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Il suo scarso dislivello e il suo medio sviluppo, ne fanno una escursione ideale per penetrare dolcemente nell’incontaminata alta Val Pellice. La natura incontaminata di queste belle montagne - in particolare il mondo vegetale - regala sorprese a chi sa osservarne attentamente i dettagli. La tappa è ideale per gustare la cucina locale.

Rifugio W. Jervis alla Conca del Prà 1732 m Rifugio Battaglione Alpini Monte Granero 2377 m + 370 m; - 25 m h 2,45 Difficoltà

E

Orizzontale (bolli di vernice bianco e rossa) e verticale agli incroci primari

Sentieri n° GTA 116 6-10 (secondo l’innevamento)

Acqua in bottiglia al rifugio, di sorgente o ruscello sul sentiero >7

Dal Rifugio W. Jervis al Rifugio Battaglione Alpini Monte Granero

Dal rifugio si prosegue a sud con il sentiero n° 116 sulla GTA, in lieve discesa e su strada sterrata. Si passa accanto a un alpeggio con maiali, mucche e oltre l’agriturismo si lascia sulla destra la borgata di Prà (1713 m). D’estate le due vicine borgate della Conca del Prà sono abitate. Si prosegue con l’interpoderale sul percorso della GTA, fra gli ameni pascoli e un lariceto, sulla sinistra idrografica a lato del Torrente Pellice. Oltre un altro prato si incontra un antico muro che divide il territorio, quindi si arriva in fondo Al pianoro, dove si lasciano a destra le case di Partia d’Amunt (1745 m), poste su un rilievo al riparo dalle slavine. Si trova una biforcazione con due possibilità per proseguire. Variante per il sentiero n° 116 Invece di seguire la GTA, si continua sulla sinistra idrografica del Torrente Pellice. Passato il torrente che scende dal Monte Arbancie (2709 m) si prosegue in salita lieve, che diventa via via più ripida. Ci si stacca dal rio proseguendo paralleli ad esso, ma al di sopra di un risalto roccioso. Attraversato il rio che scende dal Monte Cappello (2839 m), ignorando le tracce di sentieri minori che deviano a ovest, si prosegue in lieve salita fino a un pianoro. Si passa in vista del cippo con i ruderi dell’aereo e ci si immette nuovamente sulla GTA. Con la descrizione seguente si arriva al Rifugio Battaglione Alpini Monte Granero (2377 m).

Rifugio Battaglione Alpini Monte Granero (2377 m), di proprietà del Cai Uget della Sezione Val Pellice, tel. 0121 91760, in altri periodi 0121 930222, www.rifugiogranero.com, info@rifugiogranero.com, ha 48 posti letto, apre dalla terza settimana di giugno alla terza domenica di settembre.

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Si scende a sinistra (est) e si supera il ramo centrale del Torrente Pellice. Si piega a destra (sud) e con il sentiero della GTA si percorre il pianoro fino al fondo. Si inizia a salire a svolte in un bosco rado di larici, con sottobosco di rododendro (Rhododendron ferrugineum L.), Genziana maggiore (Genziana lutea L., con le foglie opposte) e Veratro comune (Veratrum album L., distinguibile dalla precedente specie per le foglie alterne) e il prelibato Mirtillo nero (Vacciniun myrtillus L.). Gli appassionati di botanica apprezzeranno la stazione locale della rara Clematide alpina (Clematis alpina). Più in alto la foresta relitta di larici radi sfoggia alcuni patriarchi secolari, con begli scorci sulla Conca del Prà. Con percorso parallelo alla variante appena descritta si supera un tratto più ripido, in vista su una bella cascata. Al limite arboreo si attraversano modesti pianori, dai quali si scorge già il Rifugio Battaglione Alpini Monte Granero (2377 m). Giunti a Pian Seneive (2060 m), si trova il cippo del Cai che ricorda ; “Appartenenti alla Marina USA vittime del dovere cui fecero olocausto della vita il 21 luglio 1957”. Ben 9 militari persero la vita, vi fu un solo superstite. L’aereo della Marina Americana (di solito operante sul mare) di base sulla Naval Air Station di Brunswick era al momento schierato ad Aviano (PN). Durante la ricerca del simile aereo USA, il P2V-6 “Neptune” – di solito basato in Pennsylvania sulla Nas

Willow Grove e in seguito trovato sul Ghiacciai Fredusta in Dolomiti – si schiantò al suolo, dove oggi si trovano ancora parti del velivolo: elica, parte di motori e dei carrelli. Sul pianoro si guada il ruscello che scende dal Lago del Mal Consej (poco sopra ad est, raggiungibile con una traccia in 20 minuti). A destra si guada sui sassi il Torrente Pellice e sul suo versante sinistro si taglia un conoide. Ci si ricongiunge al sentiero della variante sopra descritta, che proviene da destra. Passato un ometto di pietre con nastri colorati, si supera il rio su una passerella di legno. Sulla destra idrografica si inizia la risalita del dosso morenico, passando a lato d’una presa d’acqua. Raggiunto il filo di cresta della morena, lo si segue finché questo si sdoppia, per poi continuare sul crinale di sinistra, con bel panorama sul fondovalle. Per rocce montonate, con massi erratici, si arriva a un bivio, dove prendendo a destra si vede subito l’ampio Lago Lungo (2356 m). Tornati sui propri passi si prosegue a sinistra, si passa ai piedi di un rilievo sulla cui cima c’è il bivacco e si arriva al Rifugio Battaglione Alpini Monte Granero (2377), affacciato sulla riva di un bel laghetto.

Una Primula Latifolia L. sulle rocce vicino al Rifugio Battaglione Alpini Monte Granero

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Alpi Cozie del Monviso - Il Tour dei Rifugi della Val Pellice - Tappa 3

Alpi Cozie del Monviso > Il Tour dei Rifugi della Val Pellice

Tappa Stage

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Tappa centrale del trek, si addentra nella parte più selvaggia dell’anello. Passa il punto più alto al Col Manzol (2700 m), la cui discesa ha un breve passaggio che richiede attenzione (da evitare con neve e ghiaccio). Il dislivello e lo sviluppo medio ne fanno una tappa da godere in tranquillità. Volendo percorrere il tour in soli 2 giorni si può abbinare questa tappa alla seguente. Da questo tratto ci si può collegare al Tour del Monviso.

Rifugio Battaglione Alpini Monte Granero 2377 m Rif. B. Lowrie 1753 m + 365 m; - 990 m h 3,20 Con un passaggio delicato a inizio discesa dal Col Manzol, da evitare in caso di neve

E

Orizzontale (bolli di vernice bianco e rossa) e verticale agli incroci primari

Sentiero n° 116 112 6-10 (secondo l’innevamento) Acqua in bottiglia al rifugio, di sorgente o ruscello sul sentiero >9

Dal Rifugio Battaglione Alpini Monte Granero al Rifugio B. Lowrie, per il Col Manzol

Lasciato il laghetto a sinistra ci si incammina sul sentiero n° 116, fra rocce arrotondate dall’azione glaciale e isolati massi erratici, diretti al Lago Nero e al Col Manzol, fra il Monte Manzol (2933 m), il Monte Meidassa (3105 m) e il Monte Granero (3171 m). Si risale la destra idrografica dell’impluvio, si supera un rilievo e si prosegue su macereti fino a un’antica frana. Invitati da un bel tratto di mulattiera ben disegnato, con i bordi delimitati dalle pietre, si passa a sinistra di un rilievo (2610 m) e si arriva ad una conca. Ad un bivio si sale a sinistra, lasciando a destra il suggestivo Lago Nero (2567 m): lo specchio dalle acque verdi di solito è colmo di neve e ghiaccio fino a inizio estate. Con poche svolte e traversoni del sentiero, si supera l’ultimo pendio pietroso (neve a inizio estate). Volgendo lo sguardo a valle si comprende come la paleo frana abbia occluso lo sbocco della conca glaciale, che oggi ospita il lago. Salendo l’ultimo ripido pendio, sulla cresta appaiono due depressioni. Tenendo prima la sinistra e proseguendo a destra poco prima del colle, si raggiunge il vero Col Manzol (2700 m), posto appena a sinistra (nord) di alcuni dentini rocciosi. Sul filo del crinale spartiacque fra la testata della Val Pellice e l’alta Valle dei Carbonieri, si incontra l’ometto di pietre che segna il colle. La zona è frequentata dagli stambecchi. Il sentiero n° 112 ben indicato da bolli di vernice bianchi e rossi e dalle frecce di vernice gialla – quelle del Tour dei 3 Rifugi della Val Pellice (che si svolge in senso inverso) – punta a nord est, inciso nella roccia. La discesa inizia con il passaggio più delicato del tour, breve ma un po’ esposto su una parete a picco. Attenzione con bambini, soprattutto in caso di neve, ghiaccio e maltempo. In un canalino si perde quota a

Rifugio B. Lowrie (1753 m), in località Pis della Rossa, nell’alta Valle dei Carbonieri (Bobbio Pellice), del Cai Uget della Sezione di Torre Pellice, tel. 0121 930077, cinziayuki@yahoo.it , tel. 333 3165464, ha 24 posti letto e apre dal 1/6 al 31/10, con servizio di alberghetto.

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stretti tornanti. Poco più in basso l’incisione si amplia gradualmente e compiendo traversi via via più ampi e agevoli, si accede alla pietraia sottostante. Senza difficoltà, la discesa prosegue nel macereto, sotto le impressionanti pareti orientali del Monte Manzol (2933 m) e nel conoide sempre meno ripido. Per una pietraia di massi si cammina verso est, in falsopiano, fino a un ruscello. Incontrato un bivio (2370 m) si va a sinistra (ovest, indicazioni verticali in legno e vernice su roccia per il Rifugio Barbara Lowrie). Variante breve a/r Seguendo il sentiero a destra che risale la sinistra idrografica del torrentello, si passa a lato del piccolo Lago Arbancie (2450 m) e si continua la dolce risalita del vallone. Con un tratto più ripido arriva alla remota conca del Lago Piena Sia (2555 m) e lo si contorna sulla sponda orientale. Con un’ultima rampa si sbuca al Colle Armoine (2692 m), che ha una bella veduta sul Monviso (3841 m). Sullo stesso percorso di salita si torna al bivio. Dislivello: + 320 m circa, - 320 m circa; Tempo a/r 2 ore circa; Difficoltà: E. Dando le spalle al Monte Meidassa si penetra nel Vallone del Pis. Si percorre un bel pianoro erboso solcato da un torrente che forma una “V”. Si scende ad attraversare un primo canalone (neve a inizio stagione) ed un secondo, minore. In lieve discesa si cammina sulle praterie di un valloncello parallelo al torrente, sospeso da una costola di calcescisti, fra il limite arboreo dei larici e chiazze di

rododendri. Si taglia il pendio di pascoli e in falsopiano si raggiunge un poggio con una roccia, con vista dall’alto la Comba del Pis, la conca che ospita il Rifugio Barbara Lowrie. Persa quota e guadato un ruscello, con il sentiero tagliato a mezza costa si godono pittoreschi scorci sulla conca del Rifugio Barbara Lowrie (1753 m). Oltrepassato un torrentello e aggirato un rilievo di calcescisti, ci si immette in un canalone. Superati i ruscelli derivanti da una cascata, si prosegue nel sottobosco di rododendri attraverso un consorzio di larici centenari. Per un’ultima radura pianeggiante il sentiero arriva alla Comba del Pis, solcato dal torrente Guicchard: lo si scavalca su un ponte e sulla sterrata a destra si accede al Rifugio Barbara Lowrie. Nel luogo ameno c’è un alpeggio con una mandria di vacche. Sul pianoro qualche masso offre bei passaggi di bouldering. Conviene visitare il luogo durante la settimana, quando è più tranquillo: nei week-end una folla chiassosa di turisti della domenica sale quassù in auto, da Bobbio Pellice, turbando la quiete che rende affascinante l’anfiteatro. Note: a inizio stagione informarsi al Rifugio Battaglione Alpini Monte Granero sulle condizioni del passaggio sul versante nord est del Col Manzol, da evitare con neve o gelo; è sconsigliato il passaggio al Rifugio Barbara Lowrie nei fine settimana, per sovraffollamento.

Al Lago Nero, salendo al Colle Manzol, fra il Rifugio Battaglione Alpini Monte Granero e il Rifugio B. Lowrie

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Alpi Cozie del Monviso - Il Tour dei Rifugi della Val Pellice - Tappa 4

Alpi Cozie del Monviso > Il Tour dei Rifugi della Val Pellice

Tappa Stage

4

Tappa di chiusura del tour, ha il dislivello e lo sviluppo maggiore. Il percorso meno frequentato, visita le due conche d’accesso alle valli parallele in cui si svolge il trek (Val Pellice e Valle dei Carbonieri) passando dalla Comba del Pis alla Conca del Prà per il Colle del Barant e il Giardino Botanico Alpino Bruino Peyronel.

Rifugio B. Lowrie 1753 m Villanova 1223 m + 1250 m; - 720 m h 4,50 Difficoltà

E

Orizzontale (bolli di vernice bianco e rossa) e verticale agli incroci primari

Sentieri n° 117 GTA 6-10 (secondo l’innevamento) Acqua in bottiglia al rifugio, di sorgente o ruscello sul sentiero >7

Dal Rifugio B. Lowrie a Villanova per il Colle del Barant e il Rifugio W. Jervis alla Conca del Prà

Note: tappa meno frequentata, si svolge in gran parte su sterrato e grande sentiero. Dal Rifugio si supera con un ponticello il Torrente Guicchard e si scende verso il fondovalle con strada asfaltata stretta e ripida fino a un enorme masso (indicazioni, pannello divulgativo). Si devia a sinistra su sterrato carrozzabile vietato alle auto e si prende a salire (indicazioni n° 117 e GTA) per il Col Barant (2383 m). La strada militare rimonta il bosco aperto di larici secolari, rododendri e altri fiori interessanti. Aggirate le propaggini di Punta Pleng (2656 m), dopo una curva si lascia a destra (panchine) la deviazione per l’Alpe La Russa. Fuori dal lariceto si volge ad ovest e si entra in una conca frequentata dai pastori con le pecore (2090 m). La militare compie un semicerchio più ampio: la si lascia e con una scorciatoia a destra si attraversa un prato con un ruscello. Qui c’era un alpeggio e si possono vedere le marmotte. Sul versante opposto il sentiero si ritrova la sterrata e risale il ripido pendio, con molti tornanti e traversoni. Si può seguirla oppure percorrere il sentiero che la taglia, diretto e ripido. Si scorge il Monviso (3848 m), con la cresta est e il couloir Coolidge che solca la parete nord. Con la militare ben disegnata sul pendio si arriva ad una centralina meteo e al Rifugio del Col Barant (2373 m): è attualmente chiuso, ma per la posizione panoramica e isolata, speriamo riapra presto. A lato del rifugio, lo stretto intaglio roccioso del Col Barant (2383 m) consente di scendere seguendo la GTA sulla militare, tagliando il pendio sud ovest del monte Curbarant. Si arriva al Giardino

Rifugio Jervis alla Conca del Prà (1732 m), tel. 0121 932755, www.jervis.it, info@jervis.it, della Sezione del CAI Uget di Torre Pellice, 90 posti, docce, ottima cucina, sempre aperto. Dall’estate 2012 dovrebbe entrare in funzione il Rifugio Barant (cfr. Informazioni pratiche, Dove dormire, altre strutture ricettive).

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Botanico Bruno Peyronel, con l’area recintata in legno e una casetta, che da un terrazzo spazia sull’alta Val Pellice. Difficilmente raggiungibile, il giardino può essere seguito solo 3 mesi all’anno circa. Si prosegue sulla militare con un lungo traversone fino a un colletto (2205 m), dove con un tornante si piega a sinistra (sud), lasciando a destra il rilievo della Colletta (2219 m) e il sentiero per la Gugliassa (1992 m). Di qui in poi la strada alterna tratti in buono stato ad altri in cui è molto deteriorata da piogge, smottamenti e invasioni della vegetazione. Un sentiero ne segue comunque il percorso, alternando lunghi traversi a serie di tornanti, zone aperte a lariceti. In alcuni tratti un sentiero accorcia il tragitto fra i rettilinei più lunghi. Al di sotto dei 2.000 metri si penetra nel bosco fino a ritrovare la Conca del Prà nella zona della Fontana Curbarant. Con la strada a sinistra o con il sentiero a destra, si

attraversano i ghiaioni e i meandri del Torrente Pellice (1706 m). Su strada ripristinata di recente o su sentiero, si risalgono i pascoli e si passa al Rifugio Jervis al Prà (1732 m). Se si prende a destra prima di passare il rio, si evita la breve salita al rifugio. Dal rifugio, con la descrizione della 1° Tappa si conclude il trek tornando al posteggio di Villanova.

Una fioritura di rododendri (Rhododendron ferrugineum L.) sulle rocce scistose vicino al Col Barant

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