UP ANNUARIO DI ALPINISMO EUROPEO
EDIZIONI VERSANTE SUD
Veloce, preciso, efficace‌ ‌profondo, indagatore, socievole, imprevedibile, sincero. Tutto cio' che dovrebbe essere un grande alpinista,
up climbing lo e' gia'.
Inizia bene la tua giornata. Fai un giro su
upclimbing.com
Nalle Hukkataival
Redazione web Mario Sertori Francesca Marcelli
Intervista di Maurizio Oviglia
Intervista di Elena Corriero
Nicolas Kalisz
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Christophe Dumarest
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Dave Birkett
36
Karma
42
La Rambla
48
Oceano Irrazionale - Precipizio degli Asteroidi
56
Via dei Fachiri - Cima Scotoni
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Hotel Supramonte
76
Orbayu - Naranjo de Bulnes
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Il Naranjo dei Pou
94
Alpinismo 2011 Falesia 2011 Bouldering 2011
96 102 112
Relazioni e proposte 2011
118
Intervista di Lucia Prosino
Intervista di Peter Herold
Fred Nicole
Elena Corriero Copertina Ramón Julian Puigblanque (foto David Munilla) Prezzo di una copia e 13,50 ISBN 978–88–96634–45–5 © VERSANTE SUD 2012 Hanno collaborato: Dani Andrada (E), Toni Arbones (E), Dave Birkett (GB), Orietta Bonaldo (I), Christophe Dumarest (F), Nico Kalisz (F), Peter Herold (GB), Alex Huber (D), Rolando Larcher (I), Fred Nicole (CH), Adam Ondra (CZ), Arnaud Petit (F), Iker ed Eneko Pou (E), Adam Pustelnik ( ). Fotografi: Aymeric Clouet (F), arch. Cozzolino (I), David Demetz (I), Marc Daviet (F), Christophe Dumarest (F), Thomas Emonet (F), Reinhard Fichtinger (A), Andrea Gallo (I), Luca Galbiati (I), Bernardo Gimenez (E), Nicholas Kalisz (F), Keith Ladzinski (USA), Alastair Lee (GB), Jacopo Merizzi (I), David Munilla (E), Stephan Denys (F), Philippe Pellet (F), arch. Pou (E), Stefan Schlumpf (A), Matteo Tagliabue (I), Pascal Tournaire (F), Evrard Wendenbaum (F). Web www.up–climbing.com www.versantesud.it
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Paolo Masa
Orietta Bonaldo
Maurizio Oviglia
Adam Pustelnik
Elena Corriero, Eneko e Iker Pou
contenuti nr9
Redazione magazine Elena Corriero Maurizio Oviglia Eugenio Pinotti (disegni vie mitiche) Marco Romelli (disegni proposte) Bruno Quaresima
VERSANTE SUD Srl
Via Longhi, 10 20137 MILANO (I) ph. +39 (0)27490163 fax +39 (0)270101749 versantesud@versantesud.it info@up–climbing.com
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Nalle Hukkataival A 24 anni, Nalle Hukkataival è già riconosciuto come uno dei migliori boulderisti al mondo. Ha ripetuto alcuni fra i blocchi più duri mai aperti, tra cui Dreamtime (prima 8c, ora sgradato a 8b+), Jade (8c) e Ninja Skills (8b+) – per citarne solo alcuni – solcando il globo per misurarsi con gli standard fissati dai suoi predecessori.
Primo al Rock Master del 2006, argento nell’edizione successiva, ha preso parte a qualche gara ma non nasconde che la resina non è il suo mondo; il bouldering è per lui la ricerca del problema naturale, l’unica sfida che – non essendo opera dell’uomo – permette davvero di superare i propri limiti.
Come per tutti gli esponenti della nuova generazione, nemmeno per lui esistono confini; il viaggio è la nuova dimensione dell’arrampicata, che Nalle combina però in maniera personalissima con un vivo gusto della scoperta, sulle orme di Fred Nicole. Ora però è lui che vuole stabilire la pietra di paragone (in senso letterale), definire lo standard di riferimento attraverso una attenta riconsiderazione dei gradi e un’ininterrotta ricerca di problemi nuovi in ogni angolo del mondo. Nelle Rocklands battezza un nuovo 8c, Living Large, e nelle foreste vicino a casa sale, dopo molti tentativi e due costole quasi rotte, il suo Circus Elephant Syndrome (8b+… duro); proiettato verso quel salto che potrebbe far nascere il frutto ormai maturo del nuovo grado, l’8c+. Con un tocco di polemica, ma senza concessioni al sensazionalismo; anzi, accettando il rischio di non infrangerlo mai, quel muro dell’8c.
Ho provato per la prima volta con la scuola, nel 1998. Ho arrampicato in palestra per poco più di un anno, senza mai scalare fuori. Alla fine avevo fatto tutto, e anche se gli amici mi dicevano di eliminare questa o quella presa io avevo perso interesse, non si trattava più di una sfida “naturale”. Poi nel 2000 ho iniziato su roccia, e ho scoperto che quello era il mio mondo.
Nalle, hai iniziato ad arrampicare in sala, ma solo dopo avere provato sulla roccia è nata la passione.
Si direbbe insomma che il tuo approccio complessivo all’arrampicata, ma anche il tuo rapporto con l’allenamento e la palestra, siano cambiati molto, dai primi anni a oggi. E adesso? Ti alleni, frequenti la palestra? All’inizio ero ossessionato dall’arrampicata, volevo scalare sempre, in ogni momento. Ora non direi che mi alleno, scalo e basta, credo sia l’allenamento migliore. Non saprei
Intervista di Elena Corriero Foto Keith Ladzinski e Reinhard Fichtinger
intervista UP /6
Sleepy Hollow, 8a+ nei Grampians, Australia (foto K. Ladzinski)g
nalle hukkataival UP /7
Nicolas Kalisz Ottobre 2003, Taghia, Marocco. Da due settimane siamo in questo piccolo villaggio berbero. Stiamo aprendo una fantastica via a spit sul Tadrarate, una via che un giorno diventerà famosa. Noi però ancora non lo sappiamo e per ora è una faticaccia improba, ore e ore in parete, dall’alba al tramonto. Partire di notte, tornare di notte, alla luce delle frontali. Apriamo due giorni consecutivi, poi ne facciamo uno di riposo. Sino a obiettivo raggiunto. Nel rest day oziamo tutto il giorno cercando di recuperare energie, tra passeggiate e tè alla menta, nel cortile della piccola casa di Said. Uno di questi giorni arrivano dei francesi, carichi sotto il peso degli zaini. Invece di socializzare subito, come sarebbe ovvio tra europei che si incontrano in un altro continente, ci scambiamo sguardi di diffidenza. Dopo qualche ora si fa avanti uno di essi, Alain, che sembra il più loquace del gruppo. Dai tratti somatici sembrerebbe quasi uno spagnolo, più che un francese. Il suo amico Nico, invece, è più sulle sue. Con Alain scambiamo quattro
chiacchere e sembra un vero esperto di terre africane. Sono venuti per aprire nuove vie, ma loro, a differenza di noi, non vogliono assolutamente utilizzare gli spit. In casi estremi ne piantano uno da 8 a mano. Stanno aprendo in stile tradizionale nella vicina valle di Akka N’Tazarte. Alla sera ci riuniamo tutti nella piccola sala da pranzo di Said e il discorso scivola inevitabilmente verso il nostro “cantiere”. In breve si anima una discussione sullo stile da noi adottato e sul trapano, proprio lì in carica col nostro generatore, fuori in giardino. Nico, rimasto sino allora piuttosto silente, comincia ad animarsi e innervosirsi. Tra Rolando e Nico nasce una discussione piuttosto accesa. Tra inglese e francese ci si capisce poco e io passo rapidamente dal ruolo di interprete a quello di moderatore, cercando di calmare gli animi. Said e sua moglie Fatma ci guardano senza capire. 1 a 1 palla al centro, ma domani ci si sveglia presto, così ognuno va a letto coi suoi pensieri, senza retrocedere di un passo nelle proprie convinzioni.
Intervista di Maurizio Oviglia Foto Evrard Wendenbaum e archivio Kalisz
intervista UP /16
hVenezuela, Salto Angel (foto Evrard Wendenbaum)
Misto in Ariège, Pirenei francesi. (arch. Kalisz)g
Nicolas Kalisz UP /17
Christophe Dumarest Molto giovane, eppure con svariate prime salite alle spalle e spedizioni in tutto il mondo, Christophe Dumarest è un alpinista innamorato della favola della montagna. Sempre sorridente e con uno spiccato senso dell’umorismo, Christophe afferma spesso che la performance non è in cima ai suoi pensieri. Ma leggendo il suo curriculum non si direbbe. Tra le tantissime ascensioni vogliamo ricordare l’apertura della via Heidi alla punta Margherita sulla parete nord delle Grandes Jorasses insieme a Patrick Gabarroux e Philippe Batoux, per la quale ha ottenuto il Crystal FFME, nel 2005. E poi ancora il Melungtse in Tibet, in stile alpino, il Tour sans Nom nella catena del Trango in Pakistan (1.000 metri di scalata, gradato 7c+, fino a 6250 m), e la prestigiosa ripetizione di Eternal Flame con la famiglia Petit. Infine la recente (fine Ottobre 2011) ascensione della via Gousseault-Desmaison sulla Nord delle Grandes Jorasses seguendo una variante diretta (1100 5c/A1/85° oppure M7+), che segna la sua decima salita su questa parete. Nell’autunno del 2010 ha realizzato un
sogno, concatenando, insieme a Yann Borgnet, tre vie classiche di Walter Bonatti (“l’avventuriero” per eccellenza) sul Monte Bianco: parete nord della Grandes Jorasses (sperone Whymper), Grand Capucin e Pilastro Rosso del Brouillard. Da questa magnifica avventura ne è scaturito un film, La voie Bonatti, uno cronaca dettagliata di sei giorni di scalate. Un numero considerevole di esperienze che hanno notevolmente arricchito il bagaglio culturale di un ragazzo sensibile, cresciuto seguendo valori forti, la cui scuola è stata la montagna con la sua severa sincerità. In questa intervista Christophe ci racconta del suo amore per la montagna, di come vive l’alpinismo oggi, e di come ideare un’ascensione, viverla e raccontarla facciano parte della stessa avventura. Hai iniziato a fare alpinismo molto giovane. Pensi che avresti fatto la stessa scelta di vita senza l’esempio di tuo padre? No, sono stato programmato per fare della montagna. Dico spesso che sono nato in uno zaino. Mio padre lavorava molto durante la settimana e al fine settimana ci portava sempre con sé, praticando alpinismo, scialpinismo, escursionismo, e ancor prima di saper camminare avevo già visto parecchie
Intervista di Lucia Prosino Foto Aymeric Clouet, Marc Daviet, arch. Dumarest, Thomas Emonet, Pascal Tournaire, Evrard Wendenbaum
intervista UP /26
Monte Bianco. Sulle fessure del Trident du Tacul (foto Marc Daviet)g
christophe dumarest UP /27
Dave Birkett Sebbene abbia salito il suo primo E9 nel Lake District più di vent'anni fa, e il suo E9 If Six Was Nine, salito nel 1992, abbia dovuto aspettare ben 15 anni per la prima ripetizione, solo di recente il nome del quarantatreenne Dave Birkett viene conosciuto oltre le coste britanniche. Il film Set in Stone della Posing Productions (www.posingproductions.com) di Alastair Lee, del 2005, in cui Birkett viene descritto come “probabilmente l’arrampicatore trad più forte del mondo” segnò un passo importante nel suo riconoscimento presso il pubblico anglofono internazionale. In Europa, sentimmo parlare di Dave quando, nel 2010, compii la seconda ripetizione di The Walk of Life, la via salita da James Pearson nel 2008 con ampia esposizione mediatica e il grado “media-friendly” di E12. Per Birkett si trattava, però, del suo ennesimo E9 6c. Ma in questa intervista Birkett sorprende: ha salito le vie trad più dure e temute non solo nel Regno Unito ma in tutto il mondo. La sua famiglia ha una lunga tradizione di lavoro nelle montagne, che lui continua, con la sua occupazione a tempo pieno come scalpellino, per dimostrare che è possibile abbinare un duro lavoro manuale con l’ar-
rampicata ad alto livello. La sua franchezza e schiettezza ci obbligano a riflettere per un minuto e guardare con leggero sospetto le news in un mondo sempre più mediatizzato. Dave, racccontaci un po’ di come hai iniziato a scalare. Tuo nonno Jim era uno scalatore famoso negli anni tra le due guerre, se non erro. E tuo zio Bill è un noto autore di guide. Il fratello di mio padre si chiamava Jim Birkett ed era cavatore e arrampicatore famoso negli anni tra le due guerre. Salì per primo molte vie classiche del Lake District come Overhanging Bastion; fece la prima salita di ciò che probabilmente era la prima via “Extreme” in UK, Harlots Face, nel 1941. I miei genitori divorziarono quando avevo solo un anno, e mio zio da parte di madre, Vic Gregg, divenne la mia figura paterna. Faceva il pastore sulle colline di Langdale. Jim Birkett e Vic Gregg erano conosciuti da tutti come le persone a cui chiedere assistenza quando una pecora rimaneva bloccata su una falesia dove, tra le altre cose, si arrampicavano per raccogliere le uova dai nidi degli uccelli. A partire dall’età di 10 o 11 anni, andavo con Vic a scalicchiare e ogni tanto mi calava con il suo bastone per recuperare le pecore. Non avevo mai paura, amavo queste avventure, e quindi da ragazzino sapevo muovermi sulle coste rocciose. Quan-
Intervista di Peter Herold Foto Alastair Lee (www.posingproductions.com), archivio Dave Birkett
intervista UP /38
Dave Birkett impegnato nella prima salita della sua via Once Upon a Time in the South-West, E9 6c, Dyer's Lookout (foto A. Lee)g
dave birkett UP /39
Karma Fontainebleau Meno di cento chilometri a sud di Parigi, la foresta di Fontainebleau, con la sua sabbia e i suoi pini, così accogliente e così vicina alla capitale, ha rappresentato il punto di partenza obbligato della moderna disciplina del bouldering. Gli alpinisti di spicco del XX secolo erano spesso noti “bleausards”; e sarà l’altrettanto noto Pierre Allain, per l’appunto guida del “Groupe de Bleau”, a introdurre una serie di innovazioni rivoluzionarie, dal moschettone asimmetrico alle famose prime scarpette dalla suola in gomma, le PA, commercializzate nel 1948. La foresta e i suoi blocchi dalle forme inconsuete furono così la prima “palestra” per la preparazione alla montagna, ma già negli anni Trenta e Quaranta si lottava per il riconoscimento del valore intrinseco dell’attività, oltre ogni riferimento a obiettivi più “alti” anche in senso letterale. Nel 1945 Maurice Martin pubblicò la prima guida, e nel 1947 comparve il primo “circuito”, a opera di Fred Bernik, che stabilì l’ormai scontata equivalenza fra colore e difficoltà. Ma fu infine negli anni Ottanta che Fontainebleau fiorì davvero, anche e soprattutto grazie a Jacky Godoffe, in un certo senso l’anima di Bleau, il primo ad abbattere la barriera dell’8a di blocco nel 1984, con la salita di C’etait demain, e dell’8b nel 1989, con Mouvement Perpetuel.
Non c’è blocco di Bleau che non meriti di essere ripetuto; ma alcuni problemi si distinguono dagli altri per qualcosa che a tutta prima risulta difficile da definire, un carattere unico legato all’essenzialità della linea; una superficie di roccia dove non c’è spazio per il superfluo, dove nessun’altra possibilità è data. Karma, situato nell’area di Franchard Cuisinere, è uno di questi blocchi; forse proprio per questo conta innumerevoli salite e forse proprio per questo tutti i migliori blocchisti del mondo lo vogliono nella propria “ticklist”, nonostante il grado, 8a+, non rappresenti più in assoluto un limite per la difficoltà. Molta fatica e molti tentativi furono però necessari, a tutti i primi ripetitori, per avere ragione di un boulder che all’epoca – la seconda metà degli anni Ottanta – si collocava ancora fra i problemi più ardui del momento. Basti dire che il fortissimo “local” Jacky Godoffe si vide soffiare la prima dallo svizzero Fred Nicole, e nemmeno il leggendario Patrick Edlinger l’ebbe vinta facilmente. Pochi essenziali movimenti: un salto per arrivare alla presa iniziale, accoppio e incrocio di mano, un dinamico per arrivare a un’inconsistente asperità di destra, rilancio in alto e tallonaggio per arrivare di sinistra, fi-
Testo di Fred Nicole - Intro di Elena Corriero Foto Stéphan Denys e archivio Fred Nicole
blocco mitico UP /44
Fred Nicole sul dinamico di Karma (foto Stéphan Denys)g
karma UP /45
La Rambla Siurana La Rambla è la strada più conosciuta di Barcellona, la via ampia e alberata – come da vocabolario – che scende verso il mare e verso la statua di Cristoforo Colombo, percorsa da frotte di turisti in ogni direzione. Forse la maestosità di questo “paseo”, la sua lunghezza, la sua unicità nella topografia della capitale catalana, hanno ispirato Alex Huber quando, nel 1994, volle trovare un nome per la linea che presto sarebbe diventata un riferimento a livello mondiale. La Rambla, appunto, nel settore El Pati di Siurana. Con la sottile differenza, rispetto alla via di Barcellona, che solo a pochi sarebbe stato concesso il privilegio di percorrerla. Ancora oggi, diciassette anni dopo la sua apertura, solo in sei sono riusciti a salire uno dei gioielli dell’arrampicata iberica, e del mondo intero. Nel 1994, Siurana non era ancora una meta consolidata nel panorama dell’arrampicata sportiva, anche se un nutrito gruppo di arrampicatori di Barcellona ci stava lavorando già dalla seconda metà degli anni Ottanta, frequentando le pareti di roccia rossa e arancione arroccate attorno al paesino del Priorat, a 150 chilometri dalla capitale. Mentre le vie degli anni Sessanta e Settanta erano corte e spesso seguivano le linee logiche della roccia, come le fessure, verso la fine degli anni Ottanta
la nuova generazione di arrampicatori catalani iniziò a procedere secondo criteri diversi, aprendo la strada all’ottavo grado e richiamando a poco a poco l’attenzione degli arrampicatori di tutto il mondo. Nello sviluppo di Siurana furono fondamentali i fratelli Brasco – che attrezzarono, nel 1996, La Capella; un 9b solo di recente ripetuto da Adam Ondra – e Toni Arbones, che ottenne per niente la custodia del rifugio di Siurana. Chi ha visto Master of Stone si ricorderà di lui, con i lunghi dreadlocks e il cappellino in stile giamaicano; ripreso anche fra gli amici, nel rifugio ormai mitico che domina la valle. “Credo che sia stato quello il momento in cui tutto cambiò, almeno per me”, ricorda Toni. “Passammo da visite sporadiche nel fine settimana a una presenza costante, c’era sempre qualcuno che attrezzava e provava linee nuove […]” Toni Arbones, David e Carles Brasco, insieme a molti altri scalatori catalani, furono il motore dello sviluppo di una delle maggiori zone di arrampicata della Spagna intera, che conta oggi circa 1300 vie distribuite in 45 settori, di difficoltà e orientamento estremamente vari. “A partire dal 1992, io e Carles Brasco, che scendeva nel fine settimana, formammo un tandem esplosivo”, racconta Arbones “e nel giro di quattro anni aprimmo tutte le linee che sognavamo a Campi Qui Pugui e a la Olla.
Testo di Elena Corriero Foto Heinz Zak, David Munilla
tiro mitico UP /50
Alex Huber ai tempi della prima RP (foto H. Zak) g
la rambla UP /51
Oceano Irrazionale La storia del Precipizio degli Asteroidi e di Oceano Irrazionale inizia più o meno così: alle prime luci del giorno, il 2 luglio 1977, arriva in Val di Mello una Renault bianca, minuscola ma tenace utilitaria, sintesi tra una piccola Jeep e una grande scarpa. Dalla macchina scendono due giovani irsuti: uno è Antonio Boscacci e l’altro Jacopo Merizzi, entrambi non sono ancora né il “Mitico Bosca” e neppure “L’istrionico Jacopo”, anche se sono qui a mettere le basi per diventarlo nel prossimo futuro. Antonio è il più vecchio, ha quasi trent’anni: taciturno, schivo e d’ estrazione proletaria, ha bruciato le tappe universitarie laureandosi a tempo di record in matematica e nella vita fa il professore. Jacopo ha diciotto anni, un gran casco di capelli arruffati, un accenno di barba e uno sguardo portato perennemente a sberleffo e provocazione, è il rampollo di un nobile casato valtellinese. Nonostante la giovane età si è conquistato una certa notorietà nel mondo dell’arrampicata con una lunga ospedalizzazione causata da un volo fino a terra effettuato, appena quattordicenne, in una falesietta immersa tra le vigne della Valtellina. A dire la verità ha fatto anche scalpore con la sua ripetizione, a diciassette anni, della via Taldo-Nusdeo al Picco Luigi Amedeo in Val Torrone, fino ad allora prerogativa della massima élite arrampicatoria lombarda. Data questa sua
attitudine alla precocità, tutti lo danno per morto entro la fine di ogni estate. Entrambi abitano a Sondrio nella stessa via e oltre alla passione per la montagna condividono quella di inseguire qualsiasi tipo di serpente che capita loro fra i piedi. Antonio li colleziona in vasetti di vetro, mentre Jacopo si accontenta di giocarci un po’, tenendoli prima per la coda, poi per la testa facendoseli avvolgere sul braccio per poi, dopo aver impressionato il pubblico, lasciarli liberi. Quest’oggi però il loro obiettivo è piuttosto ambizioso, vogliono scalare quella grande parete rocciosa, ancora senza nome, una specie di “Castello dell’Innominato” che si staglia al di sopra di Ca Panscer, il primo abitato della Val di Mello. Scaricano il saccone di tela ruvida cucito in casa, pieno di materiale e di viveri e si incamminano verso quella che si prospetta come una grandiosa avventura dalle difficoltà incognite, anche se le cose, entro sera, non andranno esattamente come avrebbero voluto: non hanno fatto adeguatamente i conti con l’oste! In quel periodo la valle era il gioiello che é adesso (non ci si può lamentare di come ci è arrivata) con qualche caratteristica più selvaggia: non c’era il parcheggione, i vari punti di ristoro, le odiose multe risanatrici dei bilanci comunali ed era, dal punto di vista etnografico, molto più rustica e ancora
Testo di Paolo Masa - Scheda di Eugenio Pinotti Foto Jacopo Merizzi, Matteo Tagliabue, Luca Galbiati (www.sassbaloss.com)
via mitica UP /58
Matteo tagliabue all'uscita del tiro della Tromba (arch. M. Tagliabue) g
oceano irrazionale UP /59
Via dei Fachiri Cima Scotoni L’ultimo grande traverso delle Dolomiti. È al verticale che si associa l’ideale estetico dell’alpinismo. Attraversare non piace, è sentito come un’interruzione, una rinuncia, un espediente per sfuggire alle difficoltà. Eppure alcune delle vie che hanno fatto storia nelle Dolomiti presentano le maggiori difficoltà e sono caratterizzate e conosciute proprio per un lungo tratto centrale in orizzontale, a collegare due sezioni comunque difficili: la Micheluzzi al Piz Ciavazes, la Cassin alla Ovest di Lavaredo, la Messner al Gran Muro e la via dei Fachiri alla Scotoni. Guardiamo le date: le prime due sono del 1935 ed erano il massimo che si poteva realizzare all’epoca, le seconde due sono una del 1969 e una del 1972 e rappresentano la ribellione di una nuova generazione all’ossessione della linea della goccia cadente, che aveva portato all’abbrutimento dell’abuso dei chiodi. Per tutte e quattro queste vie non si può guardare la parete, seguendone il tracciato, senza pensare: “Geniale!” La parete Cima Scotoni mostra a sudovest il suo lato migliore. Migliore per l’alpinista, s’intende: seicento metri di parete, divisa in tre fasce di altezza più o meno eguale da due cenge ben marcate che la solcano orizzontalmente per tutta la sua larghezza. Pur essendo cento metri più bassa di Cima
Fanis, sembra staccarsene prepotentemente, per effetto dell’immensa rientranza che le divide, chiamata Gran Portale, e che sembra l’ingresso per l’inferno. Per colori e forme potrebbe ricordare i resti monumentali di un’antica città del deserto come Petra. Incantevole però, ai suoi piedi, emerge lo smeraldo di un delizioso laghetto alpino. La storia alpinistica di questa parete comincia decisamente tardi, nel 1943, proprio a fianco del Gran Portale, con una via di Gino Pisoni e Guido Leonardi, che forse meriterebbe maggior frequentazione. Due anni dopo, Ettore Costantini, Armando Apollonio e Bortolo Pompanin ne raddrizzano la linea e gli Scoiattoli di Cortina iniziano l’assedio alla fuga multicolore di placche e strapiombi della parte centrale della parete. Il 15 luglio 1951 Luigi Bibi Ghedina e Lino Lacedelli fanno il primo serio tentativo, dopo lunghi studi e una precedente ricognizione. Saranno costretti a rinunciare dopo un bivacco in parete, respinti dai temporali, da una difficilissima placca inchiodabile e dalla ferma volontà di non ricorrere ai chiodi a pressione. Ma non demordono e durante l’inverno studiano una strategia alternativa. Il 10 giugno dell’anno seguente riattaccano, in tre stavolta, si è aggiunto infatti il giovane Guido Lorenzi, e superano la placca che li aveva fermati l’anno prima con un numero circense rimasto famoso, e forse irripetuto,
Testo di Orietta Bonaldo Foto David Demetz, Orietta Bonaldo, archivio Cozzolino,
via mitica UP /68
Orietta Bonaldo sul traverso (foto D. Demetz) g
via dei fachiri UP /69
Hotel Supramonte La Punta Cucuttos, un nome strano, quasi esotico, che a molti non dice nulla. Ma se diciamo Gorroppu allora ecco che tutto diventa più nitido, e i ricordi, la fantasia o l’immaginazione, ci portando a uno dei luoghi più selvaggi della Sardegna. Le Gole di Gorroppu sono in effetti un selvaggio canyon scavato dal Flumineddu, che nel tratto a valle del territorio di Urzulei si incanala in una forra di calcare, tra pareti strapiombanti alte sino a 500 metri, per poi sbucare nella Valle di Oddoene, già teatro nell’antichità di furiosi scontri tra le popolazioni locali e i romani. Le Gole, per molti millenni territorio riservato solo ai pastori più temerari, i “marinai di foresta” come li definì Fabrizio de Andrè, negli anni 70 hanno cominciato a essere attenzione da parte di trekker, speleologi… e poi, nell’ordine, arrampicatori e torrentisti. La Grotta Donini, che si apre tra le pieghe del canyon, è ad esempio una delle più belle e suggestive d’Italia, dove si può addirittura nuotare in un lago sotterraneo dai colori irreali. Nei periodi di piena l’acqua fuoriesce da una stretta fenditura chiamata Su Cunnu ‘e s’Ebba, con una violenza inaudita, tanto da riservare uno spettacolo affascinante che solo pochi hanno avuto la fortuna di vedere. In questi periodi il canyon si riempie d’acqua, si formano laghi e torrenti ovunque e il Flumineddu si ingrossa fino a trascinare ogni cosa con sé. In una
delle alluvioni degli ultimi anni ha addirittura abbattuto un enorme ponte di cemento che solo di recente è stato ricostruito. A tanta selvaggia e primitiva bellezza gli alpinisti non potevano rimanere insensibili. Le prime esplorazioni sotto questo punto di vista si devono al team di Alessandro Gogna. Alessandro, Guido Azzalea e Gabriele Beuchod salgono la parete ovest di Punta Cucuttos, che assomiglia a una gigantesca scala rovescia inclinata. La loro via, Viva Viva la Galera verrà poi rarissimamente ripetuta. Marco Bernardi e Andrea Gobetti si dedicano invece al Pilastro Sud che borda le gole, che salgono e battezzano Pilastro Comino. Sono i primi anni ottanta e lo stile di salita di queste vie è quello tradizionale: pochi chiodi, solo ove strettamente necessario, e grande arrampicata libera, sino al 6b. Siamo tuttavia lontani da un’esplorazione sistematica e questi arrampicatori, che potremmo definire i pionieri della moderna arrampicata in Sardegna, si limitarono ad aprire una via su ogni parete… Lo spigolo Nord delle Gole, che fiancheggia l’enorme parete Nord di Punta Cucuttos, fu successivamente salito dal cagliaritano Corrado Pibiri, che vi aprì una via molto lunga ma in diversi tratti discontinua. Nel 1995, infine, Maurizio Oviglia e Antonello Pala aprono la prima via moderna delle Gole ricorrendo all’apertura dal basso con trapano e spit. A sinistra del Pilastro Comino nasce così I sogni di Sara,
Testo di Maurizio Oviglia Foto Philippe Pellet, Andrea Gallo, Stefan Schlumpf
via mitica UP /78
Yann Ghesquier sul terzo tiro (foto P. Pellet) g
hotel supramonte UP /79
Orbayu Naranjo de Bulnes Per gli arrampicatori spagnoli, il Naranjo de Bulnes è sempre stato un vero e proprio oggetto del desiderio. Conosciuto nelle Asturie come Picu Urriellu, è il gioiello dei Picos de Europa, uno dei più antichi e grandi parchi nazionali europei. La parete, alta 500 metri, si distingue da tutte le montagne circostanti e costituisce una vera sfida proprio per la lunghezza delle vie che la percorrono. Il rifugio Vega de Urriellu è situato quasi alla base della parete; per la sua prossimità all’impressionante versante ovest è molto frequentato, nonostante siano necessarie più di due ore e mezzo per raggiungerlo. Sorprendentemente la maggior parte dei visitatori sono spagnoli, e sembra che l’immenso muro strapiombante sia sconosciuto ai climber stranieri. I Picos de Europa hanno qualcosa di speciale. La vicinanza dell’Oceano Atlantico crea condizioni climatiche uniche. La vista della coltre di nubi che si stende fino all’orizzonte, appena sotto le montagne, può essere inusuale in altri contesti, ma è un elemento tipico dei Picos. Il “mar de nubes”, o mare di nuvole, lungi dall’essere solo una vista da ammirare, è anche un fattore che determina pioggia e meteo instabile; infatti, la zona è una delle più piovose della Spagna, anche se le montagne sono le più secche che io abbia mai visitato. La concentrazione di roccia all’interno del Parco sembra infinita e c’è un grande potenziale per nuove vie sportive o multipitch. Il Naranjo è una montagna simbolica per gli
Spagnoli; è stato il palcoscenico della storia dell’arrampicata nazionale. Dalle prime ascese alla sfida alle pareti più esigenti, dall’artificiale all’arrampicata libera, è stata testimone dei cambiamenti di stile occorsi negli anni, ed ha sempre costituito un obiettivo per i più forti team spagnoli. La tanto attesa prima salita fu opera di Pedro Pidal e Antonio Pérez, che individuarono la linea più debole della montagna lungo la sua parete nord. Traversarono dal lato sud attraverso una serie di ampi camini che li portarono alla cima, nel corso di una salita che durò tre giorni. Pur essendo la via più facile del Naranjo le ripetizioni sono state poche, a causa della roccia instabile: quelli che vi si cimentano ne escono con una deferenza ancora maggiore verso gli apritori. Il passo successivo fu l’ascesa della parete ovest, ben più esigente. I primi a raccogliere la sfida furono Alberto Rabada e Ernesto Navarro, fra i migliori dell’epoca, di grande esperienza e abilità, conosciuti anche per la prima salita della via El Fire a Riglos. Nel 1962 rimasero in parete cinque giorni per arrivare in cima. Furono anche i primi a utilizzare gli spit sul Naranjo. La loro via è probabilmente la più classica e la più lunga della faccia ovest; attacca all’estrema destra per poi traversare, circa a metà, verso sinistra, e terminare sul pilastro nord sulla sinistra della parete. Costituita da più di venti lunghezze di VI grado, incute rispetto e al tempo stesso fa
Testo di Adam Pustelnik Foto Bernardo Gimenez e archivio Pou
via mitica UP /88
Nico Favresse affronta la sezione chiave di Orbayu (foto Bernardo Gimenez) g
orbayu UP /89
alpinismo e ghiaccio 2011 5 Gennaio/Francia – Nicolas Beauquis e Pau Escalé hanno ripetuto, dopo 10 anni dall’ultima ascensione, La Massue, WI7, una cascata aperta nel 1992 da François Damilano e Philippe Pibarot nel Cirque du Fer à Cheval che, con questa salita, inaugurarono il grado 7 sulle Alpi occidentali
9 Marzo/Francia – Importante ripetizione per Massimo Piras, Ivano Ghinaudo e Tiziano Puggese, che hanno salito Rappelle toi que tu es un homme, una grandiosa linea di ghiaccio con tratti di misto su una parete calcarea nella Vallée du Couleau. Il trio ha impegato 7 ore per salire i 250 metri di via che presenta passaggi su roccia fino al 6b/A2, e due tiri di ghiaccio WI 6/6+ (WI7 in apertura). 11 Marzo/Italia – Yuri Parimbelli, Tito Arosio e Ennio Spiranelli hanno aperto una nuova linea di misto sulla parete NW della Presolana occidentale, nelle Alpi Orobie Bergamasche. La via, battezzata Piantobaldo (WI4, M7, A1; 600m) è caratterizzata da un’elevata difficoltà tecnica e da passaggi aleatori.
12 Febbraio/Francia – I francesi Aymeric Clouet, Jerome Para e Pierre Labbre hanno portato a termine la super integrale di Peuterey, sulle orme del concatenamento invernale di Renato Casarotto, aprendo anche una nuova goulotte tra il Pilone Centrale del Freney e il Pilier Dérobé per uscire in cima al Bianco. Il team ha completato l’itinerario in sei giorni; Renato Casarotto lo realizzò in solitaria in 15, mentre nel febbraio del 2003 i nizzardi Patrick Pessi, Stéphane Benoist e Patrice Glairon impiegarono 10 giorni. 6 Febbraio/Italia – Thierry Renault ha portato a termine la prima ripetizione di Liaisons Dangereuses, WI6+, temibile colata di ghiaccio sospesa sul Mont de Noua, all’imbocco della valle di La Thuile. La complicata cascata - che presenta sul tratto chiave un’enorme stalattite sospesa nel vuoto - era stata scalata per la prima volta da un team francese composto da François Damilano, François Pallandre e Françoise Aubert il 9 marzo 1996. Il giorno successivo le guide valdostane Matteo Giglio e Arnaud Clavel si sono aggiudicati la seconda ripetizione. 7 Marzo/Francia – Al Cirque de Gavarnie, gli spagnoli Unai Mendia, Albert Salvadó e Martin Elias hanno aperto Memento Mori, un difficile itinerario misto di 240
UP /98
Yuri Parimbelli (foto D. Locatelli)
Roger Schäli e Simon Gietl (foto Salewa)
9 Febbraio/Svizzera – Il collaudato team formato da Roger Schäli e Simon Gietl ha stabilito il nuovo record di velocità di squadra sulla parete Nord dell’Eiger, salendo in 4 ore e 25 minuti la via Heckmair (Anderl Heckmair, Heinrich Harrer, Fritz Kasparek e Ludwig Vörg 1800 m, V+; 50-55°).
metri, con elevate difficoltà su roccia e due delicati tiri di ghiaccio sottile e ripido. La via è valutata ABO- RS4.
14 Marzo/Regno Unito – Nick Bullock, Pete Benson e Guy Robertson hanno aperto una variante a The Godfather sul Beinn Bhan. La linea, battezzata Godzilla, ha difficoltà di IX/8 ed ha richiesto al trio circa 11 ore di scalata. 31 Marzo/Italia – Francesco Rota Nodari e Paolo Arosio si sono aggiudicati la prima ripetizione di Orobic ice, via di ghiaccio e misto sulla parete nord-ovest della Presolana (IV/4/M, 600m). Il giorno successivo, Ivo Ferrari ha effettuato la prima salita in solitaria. 2 Aprile/Slovenia – I fuoriclasse sloveni Luka Krajnc e Andrej Grmovsek, hanno realizzato un link di itinerari di grande ingaggio sulla parete nord del Triglav (2.864m). Durante 33 ore di scalata, i due hanno portato a termine
alpinismo e ghiaccio 2011
22 Aprile/Svizzera – Nuovo record di velocità sulla Nord dell’Eiger: lo svizzero Dani Arnold ha salito la Heckmair nello stupefacente tempo di 2 ore e 28 minuti, battendo di 19 minuti il tempo record di Ueli Steck del 2008.
12 Maggio/Svizzera – Matteo Della Bordella e Luca Auguadri sono riusciti a chiudere un progetto iniziato anni fa dal ticinese Nicola Balestra sul Gendarme, in Val Bavona. I due hanno aggiunto 5 tiri di corda ai 4 esistenti, aprendo sempre dal basso e superando obbligatori fino al 7c e difficoltà massime di 8a (L6). La nuova via è stata battezzata Il mito della caverna.
Florian Riegler (foto M. Spataro)
13 Aprile/Italia – In Val Travenazes, nelle Dolomiti, l’alpinista altoatesino Florian Riegler ha ripetuto Dolasilla, una linea di misto strapiombante (M13-) che era stata salita per la prima volta dallo slovacco Pavol Rajcan in tre tentativi.
2 Maggio/Svizzera – La tedesca Ines Papert ha ripetuto Super Cirill sulla parete di Sonlerto, in Val Bavona (Ticino) una difficile multipitch di 9 lunghezze fino all’8a/8a+, 7a obbligato (200m, 7a+, 7a+, 7b+, 7c+/8a, 6b+ traverso 8a/8a+, 6c+, 6c, 6a+). La via era stata aperta dall’alto nel 1985 e salita in libera per la prima volta nel 2006.
Luca Auguadri (foto M. Della Bordella)
il concatenamento di 3 vie rocciose che corrono sul versante settentrionale del Triglav, per un totale di 1050m di arrampicata libera con ramponi e piccozze. La linea è stata battezzata Sanjski Joza (VI/V, M7+).
Aprile/Turchia – Un insolito trio di climber francesi, formato da Arnaud Petit, dall’astro nascente Enzo Oddo e dal celebre alpinista Aymeric Clouet, ha salito in apertura dal basso un nuovo itinerario a Taghia, in Marocco. La via, lunga 165 metri, ha un obbligatorio di 7b+ e si sviluppa per 4 lunghezze di corda (8b,7c, NL, 8a) sul versante est della Paroi de la Cascade. Il primo tiro era già stato aperto da Jérôme Para e Damien Tomasi, nel maggio 2010. Manca ancora la redpoint completa di Walou Bass; il terzo tiro, di difficoltà intorno all’8c, ha infatti resistito agli attacchi dei tre. Aprile/Italia – Con cinque giorni di scalata solitaria, Hervé Barmasse ha aperto un nuovo itinerario sulla parete sud del Picco Muzio (4235m). La via si sviluppa dapprima su un canalone di neve e ghiaccio di 500 metri per poi superare un’alta muraglia verticale e strapiombante, dove nessuno si era mai avventurato. Si tratta del primo di tre itinerari legati al progetto Exploring The Alps, che prevede l’apertura di tre nuove vie sulle tre maggiori vette alpine, (Cervino – Monte Bianco – Monte Rosa) utilizzando tre diversi stili di scalata.
13 Maggio/Francia – La forte climber svizzera Nina Caprez è riuscita nella redpoint di Tom et Je ris, 8b+ tecnico e molto esposto nelle gole del Verdon. 20 Maggio/Francia – Nina Caprez ha realizzato la prima femminile di Delicatessen, la via di Arnaud Petit alla Bavella, in Corsica (8b, 150m). 24 Maggio/Francia – I francesi Sylvain Millet e Thibault Saubusse hanno aperto una nuova via di 3 lunghezze sulla Grande Face, a Céüse, con obbligatorio di 7a+ e difficoltà massima di 7c+. La via, chiamata Soit deux poules sphériques dans le vide, è stata salita dal basso con uso limitatissimo di spit e chiodi, da integrare con protezioni mobili. 1 Giugno/Regno Unito – Steve McClure è riuscito nella prima ripetizione in giornata delle 4 lunghezze della famosa via di Johnny Dawes, Quarryman, a Llanberis, nel nord del Galles, valutata E8. L’olandese Jorg Verhoeven ha invece realizzato la seconda salita onsight della mitica
UP /99
falesia 2011 5 Gennaio/Spagna – Gabriele Moroni inaugura l’anno nuovo con la ripetizione di Bumaye, 8c+ aperto da Dani Andrada nel settore Laboratori di Margalef. 6 Gennaio/Spagna – Il sedicenne tedesco David Firnenburg è riuscito nella rotpunkt di Coma Sant Pere, tiro di 8c+ a Margalef. 13 Gennaio/Spagna – Nella grotta di Santa Linya, Chris Sharma è riuscito ad aggiudicarsi la prima salita di Catxasa, un tiro di 45 metri chiodato da Dani Andrada. La nuova via, valutata da Sharma come 9a+, si compone di una sezione di partenza nuova e si riallaccia poi a Fabela pa la enmienda. 15 Gennaio/Spagna – Anche il giovane francese Enzo Oddo ha realizzato Bumaye, 8c+ di Dani Andrada, sul conglomerato di Margalef. 16 Gennaio/Spagna – La quarantenne climber spagnola di Toledo Eva Lopez ha chiuso Picos Parados, 8b/+ chiodato da Carles Brasco, nella falesia di Oliana.
23 Gennaio/Francia – A Roquevaire, sulle Bocche del Rodano, il francese Rémy Bergasse ha effettuato la prima salita di Déséquilibre Technique Nature (DTN), un tiro chiodato da Paul Dewilde al settore Graffiti. Bergasse ha valutato la via, che consiste nella connessione di diversi tiri preesistenti, con il grado di 9a. A distanza di pochi giorni, nelle Calanques, il francese ha anche risolto parte di un progetto di Laurent Simoni; Bergasse ha battezzato la via First Step Stop Here, valutandola 8c. 27 Gennaio/Francia - Quentin Chastagnier ha finalmente liberato un itinerario da lui stesso chiodato nel novembre 2010, a Tétard Park (Saint Pancrasse). Le dernier tétard si compone di una trentina di movimenti, ed è stato valutato 8c dal suo apritore. 28 Gennaio/Spagna – Nella falesia di Perles (Lleida) gli spagnoli David Gambús e Gorka Karapeto hanno ripetuto Esclatamasters, il 9a attrezzato da Salva Serrano circa 20 anni fa e liberato da Ramon Julian Puigblanque nel 2006. I due avevano provato la via insieme, e sono riusciti a liberarla lo stesso giorno. 9 Febbraio/Francia - Il francese Yann (Diego) Ghesquiers è riuscito a realizzare il suo progetto Tendres biscotos, nella falesia di Le Bathéou, per il quale propone il grado 9a; sarebbe il secondo salito da Ghesquiers, dopo La prophetie des grenouilles, a Fournel.
19 Gennaio/Francia – In circa dodici sessioni, il francese Christophe Zehani è riuscito ad aprire Entre ciment et Belle étoile nelle Cevennes. Si tratta di un nuovo 8c+ completamente naturale che inizia con un 8b di canne prima di attaccare il crux finale di Cévennes up (8b+), costituito da un blocco valutato 7b+/c. 20 Gennaio/Spagna – L’inglese Tom Bolger ha festeggiato l’anno nuovo con la ripetizione di Ciudad de Dios 9a/+, via aperta il 4 dicembre 2009 dallo spagnolo
UP /104
Yann Ghesquiers (ph S. Bié - petzl.com)
Pippo Nolasco (www.instrapiombo.com)
18 Gennaio/Francia – A Castillon, Pippo Nolasco ha ripetuto i 40 movimenti di Alien Carnage, una via di 8c+ aperta nel 1999 da Christian Bindhammer nel settore Arcade, salita da alcuni fra i più grandi arrampicatori di tutto il mondo.
Edu Marin Garcia nella falesia di Santa Linya. Per Bolge si tratta della quarta salita di 9a o più.
8 Febbraio/Spagna – Il basco Iker Pou ha ripreso proficuamente la sua attività arrampicatoria, chiudendo a Margalef (settore Laboratori) La Ley Innata, una via di 8c+/9a aperta da Dani Andrada. Nel corso della sua permanenza, Iker ha salito anche Oryana (8c) e altri tre 8b+.
falesia 2011 11 Febbraio/Grecia - Thanasis Htenas ha siglato il primo 9a della Grecia; si tratta di Extreme makover, nella falesia di Kranoxori/Palia kavala. La via è il prolungamento di un 8c/+, Guanaban, cui è stata aggiunta una sezione di 8a, senza alcun reale riposo intermedio. Htenas ha poi abbassato la valutazione di mezzo grado. 17 Febbraio/Spagna – A Siurana, Adam Ondra si aggiudica la prima salita di La Capella, un tiro di 15 metri chiodato nel 1996 da David e Carles Brasco, che il ceco ha valutato 9b. 20 Febbraio/Francia – A Saint Pancrasse, Manu Romain ha realizzato la prima redpoint di La directe du crapaud, una via attrezzata da Quentin Chastagnier al settore Tétard park. Secondo Romain, la via sarebbe un 8c+ duro o un 9a. 27 Febbraio/Spagna – L’aragonese Dani Fuertes ha chiuso il suo secondo 9a, Monster, una via aperta nel 2010 da Pablo Ochoa al settore Cuevas di Alquezar. La via è costituita dalla combinazione di due itinerari di 8c+, Desarrollo insostenible e El templo del café. 05 Marzo/Spagna – Anche Rémy Bergasse ha salito Bumaye, la celebre e severa via di 8c+ al settore Laboratori di Margalef, aperta dallo spagnolo Dani Andrada. Bergasse è riuscito nella redpoint in circa 10 tentativi, suddivisi in quattro giorni. Tornato in Francia, Remy ha finalmente liberato Steppe de pierres (9a), nelle Calanques, via di cui aveva salito una variante più facile (First step stop here) lo scorso febbraio.
due 8c+, Powerade, a Vadiello e El templo del café, a Alquezar. A fine giornata, Desafiando a Tsunami (sempre 8c+) gli è invece costato due tentativi. 13 Marzo/Spagna – Nella grotta di Santa Ana, Adam Ondra ha salito un nuovo 9a+, battezzato Obrint el sistema; si tratta di un vecchio progetto di Dani Andrada, costituito dalla continuazione di Obrint pas extension (8c+). 16 Marzo/Spagna – Chris Sharma ha realizzato la prima salita di Morenaza, via che prolunga per 5 metri la già esistente Marroncita (8b); l’americano ha proposto per il nuovo itinerario di 40 metri il grado 8c+. 15 Marzo/Spagna – Sotto l’occhio della cinepresa di Chuck Fryberger, occupato con le riprese per il suo prossimo film, Daila Ojeda è riuscita su Paper Mullat (8b+/c), via attrezzata da Isaac Cortes nella falesia di Oliana. 21 Marzo/Spagna – Adam Ondra ha firmato il suo quinto 8c+ onsight, salendo Mind control, a Oliana. 23 Marzo/Spagna – Il tedesco Pirmin Bertle è riuscito su Jungle speed, un 9a liberato l’11 Marzo 2010 dal suo connazionale Daniel Jung, nel settore La capella a Siurana. 23 Marzo/Spagna – Dopo quattro settimane di tentativi, Eva Lopez è riuscita su Fish Eye, 8c, a Oliana. Si tratta del quarto 8c per la quarantenne di Toledo, dopo White Zombie (Baltzola), Sumazero e Nuria (Cuenca).
Adam Ondra (ph I.A.Goñi)
Eva Lopez
Marzo/Spagna – Adam Ondra si è affermato come il migliore arrampicatore onsight del mondo, salendo svariati itinerari di 8c+ a vista nel corso del suo soggiorno spagnolo. La prima salita di un 8c+ in questo stile era stata effettuata da Patxi Usobiaga nel 2009. Il primo 8c+ onsight di Ondra è stato Kidetasunaren balio erantsia, nella falesia di Etxauri (Paesi Baschi), seguito in giornata dall’8c Fuck the police. Il giovane ceco si è poi misurato vittoriosamente con il tiro salito a vista da Usobiaga, Bizi euskaraz, sempre a Etxauri. Ondra ha poi realizzato altri
27 Marzo/Spagna – Adam Ondra ha chiuso i conti con Shaxi Raxi, il super progetto di Chris Sharma che il ceco aveva provato pochi giorni prima. Il tiro, valutato 9b, si compone di un boulder di 8b+ seguito da un muro di 9a+. Per concludere in bellezza la giornata, Ondra si è portato a casa un altro 8c+ a vista, Blanquita. 28 Marzo/Francia – A Bionassay, lo chamoniardo Romain Desgranges è finalmente riuscito a chiudere il suo progetto, un tiro di circa 80 movimenti che Desgranges ha valutato 9a e battezzato Harribal Lecter.
UP /105
bouldering 2011 26 Gennaio/Svizzera – Enrico Baistrocchi è riuscito in una delle rare ripetizioni di Shadowfax, 8b, liberato dall’americano Dave Graham a Chironico nel 2002.
Paul Robinson
Stefan Scarperi (ph C. Ziegler)
16 Gennaio/Italia – Nel settore Schlundenstein di Algund (Lagundo), il diciannovenne Stefan Scarperi ha salito il suo primo 8b, Im Schatten der Großmeister, un blocco aperto nel 2009 da Juri Chiaramonte.
7 Febbraio/Francia – A Fontainebleau, nel settore Boissy aux Cailles, Paul Robinson è riuscito a salire Trip Hop, il blocco di 8c aperto da Sébastien Frigault. Il blocco si compone di una parte di 8b, Hip Hop assis (già risolto da Robinson) e di un successivo traverso di 5 metri.
26 Gennaio/Italia – Christian Core ha risolto Raptor all’Antro dei Druidi di Varazze; il savonese ha proposto il grado di 8b per la partenza sit, e 8a+ per quella stand.
14 Febbraio/Francia – A Fontainebleau, Lucas Ménégatti ha approfittato appieno del suo stato di forma per salire Elephunk 8b e Gecko assis, 8b+. 18 Febbraio/Francia – Paul Robinson ha ripetuto La Force du Destin (8B+) un blocco aperto dal francese Kevin Lopata nell’area Franchard Ermitage di Fontainebleau.
Christian Core (ph S.Marchisio)
27 Febbraio/Svizzera – L’italiano Gabriele Moroni ha chiuso Confessions a Cresciano. Il blocco, valutato 8b+, era stato aperto da Dave Graham nel 2005 e ripetuto tra gli altri da Nalle Hukkataival, Martin Keller, Daniel Woods e Michele Caminati. 27 Febbraio/Regno Unito – Nigel Callender ha ripetuto Monk Life, il boulder di 8B+ aperto da Malcolm Smith nel 2003 a Kyloe in the Woods, Northumberland. La linea, definita “perfetta” da Nigel, era da tempo fra i suoi obiettivi.
Febbraio/Italia – Inseguendo Gioia a Varazze, Adam Ondra ha realizzato la versione stand del blocco, confermando la valutazione di 8b. Il giovane ceco ha salito anche l’atletico strapiombo Alphacentaury (8b) aperto da Christian Core al settore Terra di Mezzo.
UP /114
Nigel Callender
28 Gennaio/Francia – Nella foresta di Fontainebleau Lucas Ménégatti ha realizzato il suo secondo 8c, The Big Island, aperto da Vincent Pochon nel 2010. Rispetto a The Island (8b+), che Lucas aveva chiuso nel Novembre scorso, The Big Island parte direttamente da terra.
bouldering 2011 7 Marzo/Francia – Olivier Lebreton ha aperto due nuove linee a Fontainebleau. Le convecteur temporel, 8b, si trova al Rocher Saint-Germain: inizia con il 7c di Yeux plus gros que le ventre e termina con l’8a di L’art de la fugue. Il secondo blocco, sempre dato 8b, è stato battezzato La directe du surplomb de la Mée assis, e si trova al Rocher du Potala. 8 Marzo/Svizzera – Dopo un tentativo fallito, Paul Robinson è riuscito nella seconda salita di The story of two worlds a Cresciano, conosciuto anche come The dagger sit start. Il blocco era stato aperto sei anni fa da Dave Graham, che l’aveva valutato 8C. Secondo l’americano, il boulder potrebbe essere più vicino a un 8c+.
11 Aprile/Italia – A Varazze, l’americano Daniel Woods ha salito la versione stand start di Gioia. 17 Aprile/Svizzera – Daniel Woods si aggiudica la terza salita di Practice of the Wild a Magic Wood. Solo Ty Landman era riuscito a chiudere il blocco di Chris Sharma, valutato 8c. Daniel ha anche ripetuto I’ll drill di Paul Robinson, dandone una valutazione di 8B+, nonché Believe in two, 8c aperto nell’Ottobre scorso da Chris Webb-Parsons.
24 Marzo/Spagna – Dopo un anno e mezzo di tentativi, Nacho Sánchez ha salito Entropia, a Castillo de Bayuela. Per questo blocco, Sánchez ha proposto il grado di 8c; se confermato, si tratterebbe del primo di questo livello nella penisola iberica. 24 Marzo/Francia – Un’altra prima ripetizione in assoluto per Paul Robinson che, a Coquibus (Fontainebleau), ha salito il traverso di 8c Angama, aperto da Day Koyamada nel 2006.
25 Aprile/Svizzera – Niccolò Ceria ha risolto The never ending story a Magic Wood. Per il diciassettenne è il primo blocco di 8b+. Pochi giorni prima, Niccolò aveva chiuso anche The Riverbed, 8b, sempre a Magic Wood. 28 Aprile/Svizzera – La tedesca Dorothea Karalus ha realizzato la terza salita femminile (dopo Barbara Zangerl e Anna Stöhr) di Pura vida 8a/+, a Magic Wood.
Jean-Pierre Bouvier
Dorothea Karalus
25 Marzo/Francia – Jean-Pierre Bouvier, meglio conosciuto come “La Mouche”, è riuscito nell’andata e ritorno di Le voyage de Zhong Kui al Cuvier di Fontainebleau, per cui propone la valutazione di 8C+ traverso. Era stato lui a inventare la versione di “sola andata”, nel 2004.
Daniel Woods (ph Sanders)
17 Marzo/Regno Unito – L’italiano Michele Caminati ha risolto The Ace, il famoso blocco di 8b aperto nel 2002 da Jerry Moffatt a Stanage, nel Peak District.
26 Marzo/Italia – Nell’Ottobre scorso, Filip Babicz ha aperto Azi Assis in Val Veny, proponendo il grado di 8b. 8 Aprile/Austria – Daniel Woods, in trasferta europea, si è regalato la salita di Purring puma, blocco di 8b+ situato nello Zillertal (Tirolo).
30 Aprile/Regno Unito – Nel Peak Dstrict, Dan Varian ha risolto una nuova linea nella neonata area di Badger Cove. Varian ha gradato il blocco 8b+ e lo ha battezzato Dandelion Mind. Ned Freehally ha poi risolto il problema con un metodo più semplice, che potrebbe far scendere la valutazione a 8b.
UP /115
relazioni e proposte 2011 VIE LUNGHE
GHIACCIO E MISTO
ITALIA
ITALIA
LA CLASSICA MODERNA Monte Bianco (Monte Bianco)
SOL LEVANTE Champdepraz (Valle d'Aosta)
LE TRéSOR DE ROMAIN Grand Capucin (Monte Bianco)
TANTA ROBA Val Febbraro (Lombardia)
STELLE E TEMPESTE Petit Clocher du Tacul (Monte Bianco)
IL PUGNALE DEL COMBOLO Pizzo Combolo (Lombardia)
BRIDWELL CRACK Petit Clocher du Tacul (Monte Bianco)
MINCHIE VAGANTI Pizzo Combolo (Lombardia)
DANS QUEL SENS Roi de Siam (Monte Bianco)
APNEA Pizzo Painale (Lombardia)
CHERAZ Tour Ronde (Monte Bianco)
THE BOOGEYMAN Prealpi Orobie (Lombardia)
VIA BARMASSE Picco Muzio Cervino (Valle d'Aosta)
PIANTOBALDO Presolana (Lombardia)
GIAN ROSSETTO Vallone di Bourcet (Piemonte)
REMOLLO MA NON MOLLO Presolana (Lombardia)
TAKE A WALK IN THE WILD SIDE Pizzo del Balzo (Piemonte)
COULOUIR MARGHERITA Presolana (Lombardia)
IL GIG DEL LOG Pizzo del Balzo (Piemonte)
MARIA DI MAGDALA Concarena (Lombardia)
QUARANTESIMA ESTATE Punta Fiorelli (Lombardia)
I TRE PORCELLINI Becca di Valmora, Valcanale (Lombardia)
ETICA E DEONTOLOGIA Pilastro Rosso (Lombardia)
CASCATA DEL PERVERSO Valcanale (Lombardia)
LA SEZIONE AUREA Medale (Lombardia)
CUGI'S CORNER Cimon di Palantina, Alpago (Veneto)
REGINA DI CUORI Presolana (Lombardia) KOREN Presolana (Lombardia)
EUROPA
LA TIGRE, IL DAINO E IL GLADIATORE, Gola Limarò (Trentino)
ECAILLE EPIQUE Les Droites, Monte Bianco (Francia)
LO SPIRITO DELL'AQUILA Torre di Fierollo (Trentino)
LA ROUTE DU ROM Aig. de l'Argentiere, M. Bianco (Francia)
ESTINZIONE GARANTITA Torri di Fierollo (Trentino)
MEMENTO MORI Cirque de Gavarnie (Francia)
IL MIO CRICETO Tofana di Rozes (Veneto)
NON E' UN POSTO PER DONNE Val Verzasca (Svizzera)
SHAKTI Monte Coppolo (Veneto)
MISTERO Vallone del Balzetto, Albigna (Svizzera)
ASINI NELLA NOTTE Baiarda (Liguria)
LUCE BIANCA Vallone del Balzetto, Albigna (Svizzera)
NORD-END Rocca di Perti (Luguria)
DRIPPING ELEGANCE Oetztal (Austria)
FAST LANE Monte Montiego (Marche) INNOCENTI DEVIAZIONI Bidiriscottai (Sardegna) EUROPA CHLOÉGRAPHIE Pic de "Beaudouis" (Francia) SOIT DEUX POULES SPHERIQUES DANS LE VIDE Céüse (Francia) IL MITO DELLA CAVERNA Val Bavona (Svizzera) GIGLIO DI FUOCO Parete di Osogna (Svizzera) SOGNI D'ALTA QUOTA Pizzo Badile (Svizzera) PRACHTSEXEXEMPLAR Bockmattli, Kleiner Turm (Svizzera) DER BÄR IST LOS! Eggeschwand, Kandersteg (Svizzera) INFINITE JEST Grosse Wendenstöke (Svizzera) VELOCITÀ LIMITATA Ratikon (Svizzera) STOAMANNDL Loferer Alm (Svizzera)
UP /120
NO RULES OF GRAVITY
www.salewa.com
Roger Sch채li and Simon Gietl, alpineXtrem Team I Aguille du Midi Pic: visualimpact.ch Thomas Ulrich
Vie lunghe I TA L I A Gruppo del Monte Bianco MONTE BIANCO 4807 m – Versante Sud LA CLASSICA MODERNA 380 m (dislivello parte rocciosa) 6c Hervé Barmasse, Eneko e Iker Pou, 1 agosto 2011 Materiale: via aperta prevalentemente con protezioni veloci, solo 4 chiodi utilizzati sulla via. Come suggerito dal nome, “La classica moderna” è un itinerario percorso in stile tradizionale, con un lungo avvicinamento glaciale, che sale il Pilastro di Sinistra del Brouillard ed esce obbligatoriamente in cima al Monte Bianco seguendo la Cresta del Brouillard. Accesso: ghiacciaio del Brouillard, punto d'appoggio bivacchi Lampugnani e Crippa al col Eccles. Discesa: via normale del Monte Bianco, per la cresta delle Bosses o dei 3 Monts.
5+
GRAND CAPUCIN Parete Est
6c
6c
8a
MONTE BIANCO
7a+
6a 8a+
Gruppo del Monte Bianco GRAND CAPUCIN 3838 m – Parete Est LE TRÉSOR DE ROMAIN Nicolas Potard, Martina Cufar, Paul Dudas e Martial Dumas, settembre 2011. 8a+ L'itinerario collega e libera diverse sezioni di vie preesistenti partendo dalla fessura del terzo tiro della storica via “Lecco” (chiamata Tommy, 8a+) per congiungersi con una nuova lunghezza di 7a+ alla fessura di “De fil en aiguille” (chiamata Batman, 8a). Accesso: dalla stazione della funivia di Punta Helbronner si traversa al Col des Flambeaux, si scende verso la base della parete N dell'Aiguille De Toula e ci si addentra in leggera salita nella vasta conca glaciale della Combe Maudite, lasciando la parete N della Tour Ronde alla propria sinistra. Arrivati al livello dell'evidente guglia rossa del Grand Capucin, si traversa a destra per raggiungerne la base (crepacci). UP /122
Gruppo del Monte Bianco PETIT CLOCHER DU TACUL 3682 m – Parete SE 1 STELLE E TEMPESTE Andrea Giorda e Maurizio Oviglia 220 m. 7a+ (6b obbl.) Materiale: due serie complete di friend fino al 3 BD. Nuts e micronut. Piccozza e ramponi per il canale. La nuova via, battezzata “Stelle e Tempeste” in onore e ricordo di Gaston Rebuffat, si sviluppa lungo una linea di fessure che solcano la soleggiata parete del Petit Clocher, già percorse da “Perrod Stuffer” (1967) e “Tunnel Sur Prise” (2010). Le soste e il tratto in placca del terzo tiro sono attreazzate a spit, mentre lungo le fessure sono state utilizzate solo protezioni veloci. Accesso: dalla stazione della funivia di Punta Helbronner si traversa al Col des Flambeaux, si scende verso la base della parete N dell'Aiguille De Toule e ci si addentra in leggera salita nella vasta conca glaciale della Combe Maudite, lasciando la parete N della Tour Ronde alla propria sinistra. Arrivati al livello del sistema di guglie rosse che attorniano il Grand Capucin, si traversa a destra (crepacci) puntando al canale che separa la Chandelle dal Trident du Tacul. Risalire il canale nevoso, non difficile, per un po' più di due lunghezze
PETIT CLOCHER DU TACUL Parete Sudest
Discesa: in doppia dalla via. Attenzione alla prima doppia: recuperare la corda a sinistra, per evitare le fessure dove potrebbe incastrarsi. Per scendere il canale, dalla sosta a spit S0, calarsi in doppia costeggiando la parete della Chandelle. Si trova così uno spuntone con cordino e moschettone per effettuare una seconda doppia. Da qui si raggiunge lo spit sottostante per attrezzare l'ultima doppia.
6a 6b+ 6b
Vie lunghe I TA L I A
6b
6a
2 BRIDWELL CRACK Lamberto Camurri e Giovanni Bassanini, 13 settembre 2011 40 m. 7b+ Materiale: tripla serie di friend da 0,5 fino a 2,5 pollici. Bridwell Crack è una fessura continua a incastro di dita che linearizza la via “Stelle e Tempeste” dopo il terzo tiro. Accesso: come per la via “Stelle e Tempeste”, che va percorsa per tre lunghezze, fin sopra il tetto. Dalla sosta, un breve traverso in placca porta alla base della fessura (ottima sosta attrezzata a fix). “Bridwell Crack” raggiunge la sosta a fix sopra la placca di “Tunnel Sur Prise”. Da lì si può salire alla cima seguendo questa via che sale verso destra. Discesa: come per Stelle e Tempeste o Tunnel Sur Prise.
7b+ 6b+ 2
7a+
6b
5c
SU TUNNEL
1
G. Bassanini su Bridwell Crack (ph L. Camurri)
R PRIS E
stando a sinistra (senso di marcia). Spit di sosta circa a metà canale. L1: Seguire il diedro sopra la sosta attrezzata fino a un comodo terrazzo, 5c. 30 metri. L2: Proseguire lungo la fessura dritta che porta in un bellissimo diedro fessurato, dal quale si esce, al suo termine, con un traverso su placca a destra. 6b, 30 metri. L3: Salire la placca compatta (alcuni spit) e uscire su un fessurino dove servono nut e friend piccoli. 7a + ( 6b obbl.). 40 metri. L4: Dalla cengia prendere il sistema di fessure a sinistra della sosta, 6b+, 25 metri. L5: Dalla sosta proseguire dritti per facili fessure e un camino, 6a, 25 metri. L6: Sopra la sosta, salire due fessure parallele con tecnica a camino. 6b, 25 metri. L7: Proseguire per fessure, verso la vetta si incontrano le tracce della vecchia via artificiale (Perrod Stuffer) che finiscono 15 metri prima della punta dove si trova la sosta 7. 6b+, 50 metri.
UP /123