Redazione magazine Bruno Quaresima Ilaria Raboni (news) Marco Romelli (proposte) Valentina Flenda Stefano Michelin Roberto Capucciati Matteo Maraone Redazione web up-climbing.com Stefano Michelin stefano.michelin@up-climbing.com
PERSONAGGI 2 Jacopo Larcher
di Manuela Ravasio
10 David Lama
Intervista di Lucia Prosino
18 Corrado Pesce
Intervista di Marco Romelli
26 SERGEY SHAFEROV di Stefano Michelin
32 MÉlissa LE NevÉ
Intervista di Lucia Prosino
36 IO, GABRI E GOLDRAKE di Matteo Pavana
40 IL MIO FREE SOLO - CORPO/MENTE/AZIONE di Jordi Salas
46 DIEGO MARGIOTTA Intervista di Lucia Prosino Copertina Giulia Monego, Mer de Glace, Chamonix Foto: Alex Buisse Prezzo di una copia e 13,50 ISBN 978-88-98609-42-0 © VERSANTE SUD 2015 Hanno collaborato a questo numero: Per i contenuti: Tatiana Bertera, Julien Désécures (F), Jacopo Larcher, David Lama (A), Melissa Le Nevé (F), Diego Margiotta, Stefano Michelin, Matteo Pavana, Corrado Pesce, Lucia Prosino, Ivo Rabanser, Manuela Ravasio, Marco Romelli, Jordi Salas (E), Sergey Shaferov (BY), Mario Sertori. Per le nuove proposte: Marco Blatto, Enrico Bonino (www.odyssee-montagne.it), Jean-Marc Chanoine, Valentino Cividini, Alberto Fantone, Massimo Fogazzi, Daniele Frialdi, Gianni Ghiglione, Simon Kehrer (www.simon-kehrer.it), Marco Milanese (www.marcomilanese. com), Riccardo Re, Giacomo Rovida, Ennio Spiranelli, Gianni Tomasoni, Denis Trento, Fulvio Zanetti. Web www.up–climbing.com www.versantesud.it VERSANTE SUD Srl
Via Longhi, 10 20137 MILANO (I) ph. +39 (0)27490163 fax +39 (0)270101749 versantesud@versantesud.it info@up–climbing.com
VIE 52 Peter Pan, Cornalba di Tatiana Bertera
60 Via degli Inglesi, Pizzo Badile di Mario Sertori
74 PILASTRO DI MEZZO, Sass de la Crusc di Ivo Rabanser
90 Colton-MAcIntyre, Grandes Jorasses di Julien Désécures
NEWS
a cura di Ilaria Raboni
100 Alpinismo e ghiaccio 103 Falesia 110 Bouldering
RELAZIONI E PROPOSTE a cura di Marco Romelli
116 Roccia 128 GHIACCIO E MISTO
Jacopo
LARCHER
Testo di Manuela Ravasio Foto di Klaus Dell'Orto, Damiano Levati, Riky Felderer
La stagione 2014 per Jacopo Larcher è stata un cerchio che si chiude per aprirne un altro ancora più definito, ancora più ampio: iniziato nelle terre americane del trad, nello Utah, per poi finire in quelle italianissime di Cadarese. Un anno profondamente dedicato al trad, disciplina con cui ha conquistato fino all’E9/ E10 8b/+ ripetendo Prinzip Hoffnung in Austria e confermando l’interesse (odierno e futuro) per la fessura (raggiunta fino al 5.13). Prima di tutto questo il profilo di Jacopo Larcher è quello di un atleta Campione Italiano Giovanile Lead e Boulder, Campione Italiano Boulder Assoluto nel 2010, 3° al Campionato Italiano Assoluto Lead nel 2009, membro della nazionale Lead e Boulder fino al 2011.
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Dolomiti, estate 2014 (ph. Klaus Dell'Orto)
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David
LAMA Intervista di Lucia Prosino Foto Red Bull Content Pool
Bellavista, Chogolisa, Les Barbares, Mooses’s Tooth, Beyond Good and Evil. Nomi quasi poetici di vie e cime molto famose, scalate dall’enfant prodige David Lama, un alpinista austriaco molto determinato, ostinato e tenace. Nel 2012, la salita in libera della via del Compressore, sul versante sud-est del Cerro Torre, aperta da Cesare Maestri nel 1970, l’ha proiettato in una dimensione quasi leggendaria, conferendogli un ruolo da star mondiale dell’alpinismo, ottenendo anche il riconoscimento come National Geographic Adventurer of the Year. Di natura modesta, David non si preoccupa molto dell’attenzione dei media, ma segue la sua strada senza porsi troppe domande, rispettando tuttavia l’etica e i valori della montagna.
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(ph. Manuel Ferrigato)
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Corrado
PESCE
Intervista di Marco Romelli Foto archivio Corrado Pesce
Ai piedi del versante francese del Monte Bianco, Chamonix è al centro di un flusso continuo di turisti, sciatori, alpinisti, artisti. Come una grande calamita che, dall’epoca della nascita dell’alpinismo, attrae appassionati da tutti gli angoli del mondo. Qualcuno si accontenta di un passaggio rapido, altri scelgono di fare di questo paese il loro “campo base”. Soprattutto i professionisti: tanti atleti, fotografi e guide alpine si stabiliscono qui per avere a portata di mano l’immenso parco giochi del Monte Bianco. Tra questi, da qualche anno c’è anche un ragazzo italiano: Corrado “Korra” Pesce. In passato lo si trovava facilmente da Snell Sport, dove lavorava come commesso specializzato in materiale tecnico, tanto ben mimetizzato tra i colleghi francesi che era quasi impossibile indovinarne la nazionalità originale.
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Patagonia, Punta Herron (ph. arch. C. Pesce)
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A vista poi fa spavento. Qui ha conosciuto anche il boulder e lo ha “esportato” dalle sue parti. Là è uno tra i più forti boulderisti in assoluto, un tipo da 8b, e poi ha fatto anche tanta scalata trad. Alpinismo a parte, è davvero completo. Su La Valle dei Sogni lo assicuravo e vederlo provare e poi chiudere il tiro mi ha stimolato a provarla e difatti ho fatto la prima ripetizione. Idem per gli allenamenti; lui ha metodi e tabelle che talvolta mi passa e anche io gli ho dato i miei, anche se sono stato sempre meno accademico di lui.» La pioggia cade insistente e sottile, sfocando le case più lontane della Val Màsino. Al riparo sotto il Sasso Minato, che esce verso la strada con i suoi strapiombi scavati, mi sembra quasi di perdere le parole che mi arrivano alle orecchie mentre davanti mi si aprono immagini e scene sulle quali fantastico. Sono seduto sullo zaino col PC chiuso sulle ginocchia che mi fa da tavolino e quella che era partita come un’intervista si è trasformata in qualcosa di più, in un’esperienza forse. Una vita simile, narrata sterilmente attraverso domande e risposte, non avrebbe senso. Resto a immaginare ancora un po’ mentre il racconto arriva quasi ai giorni nostri, ai tiri chiusi, alle ultime realizzazioni. Eppure, paradossalmente, sono distratto, ho la mente che vaga lontana, indietro, fino agli anni delle elementari. Perché tutto, in fondo, è partito da là. All’improvviso, un giorno, quando rientravi dalla solita partita di pallone ai giardini, dovevi lavarti bene, più del solito. Non dovevi toccare le piante, non mangiare verdure o bere latte. Dovevi fare attenzione a non bagnarti con la pioggia perché lontano, in URSS, un paese che nel nome aveva qualcosa che mi faceva un po’ paura, era scoppiata una centrale nucleare ed erano uscite delle sostanze che non capivo cosa fossero e che avevano nomi sentiti solo nei film di fantascienza. Radiazioni nucleari. Nel giro di qualche mese, a scuola, si iniziò a parlare di come l’Italia avesse invitato bambini della nostra stessa età per evitare loro di restare troppo a contatto con le radiazioni. Uno di questi arrivò tempo dopo anche dalle nostre parti, proveniente dalla Bielorussia, ospitato da una famiglia che abitava vicino a Como. «Dal 1994, per qualche mese all’anno, stavo da una famiglia di Rovellasca, vicino a Como. Lì attorno altre famiglie ospitavano bambini come noi; i bambini di Chernobyl, così ci chiamavano, anche se io all’epoca avevo già quattordici anni. Dovevamo stare per un po’ lontani dalle radiazioni per evitare di ammalarci e qui stavamo proprio bene. Ci trovavamo tra di noi perché ancora non avevamo imparato l’italiano. Era un modo per dialogare e per fare qualcosa insieme. Un giorno sono andato a casa di un mio amico e il papà che lo ospitava stava facendo una cosa strana: era appeso con le mani a un’asse tutta sagomata. Gli chiesi cosa stesse facendo e lui mi rispose che si stava allenando per l’arrampicata. Io non sapevo cosa fosse esattamente “l’arrampicata” ma ero curioso e allora gli chiesi di portarci
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una volta con lui. Così andammo al Sasso d’Erba e da quel giorno mi sono innamorato di questo sport. Purtroppo però potevo praticarlo solo quando venivo in Italia.» Al Sasso d’Erba avevo un tiro da chiudere e mi chiedevo quale fosse stato il primo tiro di Sergey e come doveva essere allontanarsi dalla povera Bielorussia e trovarsi nel benessere del nostro paese. Alberto Marazzi: «Forse la frase "l'arrampicata ha salvato una vita" non è esagerata. Quello che ha saputo tirare fuori questo ragazzo è qualcosa di incredibile, di non comune. Un ricordo dei primi anni? Io non ho mai visto una persona scalare a sangue su un pannello, e non lo dico in senso figurato. Prima che si costruisse il suo muro in Bielorussia, poteva scalare solo in Italia e quando veniva da noi era sempre attaccato su e scalava, scalava, scalava, fino all'ultimo minuto in cui restava. Quando era il momento di partire aveva una faccia che non scorderò anche perché tornava in Bielorussia, un paese del quale noi, qui, non sappiamo nulla. Altro che quello che dicono in televisione. Io non so davvero come abbia fatto a diventare quello che è diventato.» «A Gomel, dove vivevo con la mia famiglia, c’era poco, molto poco. I miei genitori, per portare a casa da mangiare, erano costretti a girare all’estero, in Polonia per esempio, vendendo i prodotti che acquistavano in Bielorussia. Stavano via anche una settimana; poi però tornavano portandoci cose da mangiare che da noi non c’erano oppure anche con una radio o un televisore. Non era tanto ma sempre di più di molte altre famiglie. La vita era dura e molto grigia ma penso anche che c’è di peggio in giro.» Portare dall’Italia una passione per l’arrampicata in una realtà come quella della Bielorussia, negli anni 90, è qualcosa piuttosto ai limiti dell’immaginabile. «Sì, quando ho raccontato ai miei quello che facevo e che volevo scalare anch’io e allenarmi mi hanno preso per matto! Il papà del mio amico che si allenava e che ci portava le prime volte era Alberto Marazzi, una guida alpina. Dopo qualche uscita ci ha portato qui in Val Màsino, dove tra gli altri ho conosciuto anche Simone Pedeferri e Marco Vago. Loro tre, vista quella passione che stava crescendo sempre più, mi hanno aiutato tantissimo. Dalle mie parti
Sergey da bambino in Bielorussia
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Mélissa
LE NEVÉ Intervista di Lucia Prosino Foto Scott Noy, Micky Wiswedel
Una ragazza giovane e molto agguerrita. Uno spirito indipendente, tanta voglia di scoprire strade sempre nuove e accettare sfide impegnative. Mélissa Le Nevé unisce una forza impetuosa con gentilezza d’animo. I primi successi nelle competizioni indoor, specializzandosi nel boulder, l’hanno poi portata alla conquista di vie molto ambite come Wallstreet in Frankenjura (8c) e Baa Baa Black Sheep a Céüse (8c/+). Viaggi in tutto il mondo, da Hueco Tanks e Bishop negli Stati Uniti al Malawi e poi Argentina, Sud Africa, Cina e vari stati europei. Come riuscire a far diventare della propria passione – l’arrampicata – un lavoro vero e proprio? Incontro con una climber francese determinata e creativa, una vera sognatrice.
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Wallstreet, Frankenjura, 8c (ph. S. Noy)
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Io, Gabri, e
GOLDRAKE Testo di Matteo Pavana Foto di Matteo Pavana/The vertical eye
Tre anni. Introverso e umile. Questi sono gli aggettivi con cui mi sento di descrivere Gabriele. Ci siamo conosciuti un paio di anni fa tramite amicizie comuni; io allora nemmeno sapevo chi fosse. Ma ricordo benissimo quanto mi colpì il suo rapporto con la roccia, al punto da invidiarlo: danzava letteralmente su uno dei calcari più severi che il Trentino potesse offrire in quel momento. Ho apprezzato fin da subito la sua grinta e la sua delicatezza nella scalata: efficace, preciso, non una vibrata a morire sui passi chiave. Era la prima volta che mi rapportavo con una persona che percepiva la mia più grande passione da un punto di vista professionale e maturo. E devo dire che mi vergognavo di non poter capire cosa volesse dire l’allenamento, la difficoltà pura, il talento. UP /38
A Cornalba prima di chiudere Goldrake, il primo 9a+ fatto da un italiano
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Il mio free solo
CORPO/MENTE/AZIONE Testo di Jordi Salas Cervera “Pelón” Redazione di Monika Calaf Traduzione di Virginia Flenda Foto archivio J. Salas
Non posso immaginare il mio mondo senza una vita così appassionante, colma di bellissimi ricordi, di esperienze impresse, di magici istanti e soprattutto senza poter dire, con voce diretta e chiara: «Una vita vissuta a modo mio!» Jordi Salas
Quando si è camminato lungamente, è la persona stessa che da importanza ai piccoli e grandi momenti di questo vasto cammino condotto in solitaria che prevalgono e danno un senso a tutti i giorni della nostra esistenza. Inutile elogiarmi, applaudirmi, donarmi la vostra approvazione poiché io ho semplicemente cercato di scolpire il mio sentiero personale da solo, così come adesso mi appresto a scrivere la storia del cuore e dei pensieri di un ragazzo dal momento in cui sognò di diventare un grande scalatore.
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Diego
MARGIOTTA Intervista di Lucia Prosino Foto Rudy Perronet, Matteo Calcamuggi
Riservati e sfuggenti, schivi e modesti, a volte scontrosi: così ci immaginiamo gli alpinisti di un tempo. Diego Margiotta è tutto questo e molto altro. Risposte brevi, pungenti e quasi lapidarie denotano un animo indipendente e forse reticente, che in montagna predilige rilievi austeri, severi, remoti e isolati. Tutti gli alpinisti sono, in un modo o nell’altro, egoisti, proiettati alla ricerca dei loro sogni, scordandosi molte regole comportamentali per raggiungere i loro obiettivi. Giusto o sbagliato che sia, funziona così. Non ho intenzione di elencare tutte le montagne che Diego ha scalato, le cime che ha conquistato, neppure le pareti dalla quali è sceso con gli sci, perché la maggior parte sono sconosciute. Né cercherò di impressionarvi con nomi altisonanti di vie stupefacenti, dandovi un’arida serie di record e numeri.
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Diego Margiotta su Gelidi tepori 5/M6 in valle di Gressoney Ccascata solare di rarissima formazione aperta con Rudy Perronet nel 2007 (ph. R. Perronet)
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Cornalba
PETER PAN
Testo di Tatiana Bertera Foto di Alessandro Gogna, Bruno Quaresima, Matteo Zanga
Un tiro a cavallo tra due mondi Erano gli anni Ottanta e accanto alla fornita schiera di alpinisti eroici, quelli alla Reinold Messner tanto per intenderci, in Italia iniziava a far capolino un gruppo diverso di adepti della verticalità. Dei precursori, che volgevano lo sguardo oltreconfine (e anche oltreoceano) e che, ai duri e pesanti scarponi di cuoio, preferivano nuove calzature, simili alle Espadrillas ma risuolate in Vibram. Erano gli albori del free climbing e dell’arrampicata sportiva. Ed è il 1981 quando Bruno Tassi, il Camòs, posa per la prima volta gli occhi su quel fungo atomico tutto bergamasco che, sovrastando la Val Serina e l’omonimo Comune, si chiama Cornalba. È bello fantasticare di come il Tassi, il cui soprannome la dice lunga circa il suo rapporto con la roccia, ne fosse rimasto affascinato. Come non rimanere stregati dalle stesse pareti che, ergendosi immacolate sopra UP /54
Bruno Tassi "Camos" ai tempi della prima salita RP di Peter Pan (foto A. Gogna)
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Pizzo Badile
VIA DEGLI INGLESI Testo di Mario Sertori Foto di Lorenzo Castelli, Mario Sertori
Prologo La Via degli Inglesi ha rappresentato per gli alpinisti del nuovo mattino un mito e un simbolo o – come diremmo oggi – un’icona. A quella linea che sembra incisa ad arte con un coltello, come per scuoiare il dorso immenso del Badile, si sono incollati i desideri di generazioni di arrampicatori. Del resto dove trovare, altrove, un disegno così vicino alla perfezione geometrica, un festival della spaccatura, una processione di diedri, una confraternita di camini? Il luogo è esposto all’occhio di chi lo ammira, non si nasconde, è quasi vicino e domina il paesaggio, ma per entrare nel suo ventre bisogna sputare fatica e essere leggeri, perchè il bello nasce dall’orrido e questo a volte è terribilmente angosciante. Il ghiaccio infatti si stiracchia, starnuta, e perde pezzi.
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PIzzo Badile: il pilastro dove sale la Kosterliz al primo sole (foto M. Sertori)
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Sass de la Crusc
PILASTRO DI MEZZO Testo di Ivo Rabanser Foto di Ivo Rabanser, Roberto Rossin, Heinz Mariacher
«Calza gli scarponi e parti. Se hai un compagno, porta con te la corda e un paio di chiodi, ma nulla più. Io sono già in cammino, preparato a tutto, anche a tornare indietro, nel caso mi incontri con l’impossibile. Salviamo il Drago, e in avvenire proseguiamo sulla via indicataci dagli uomini del passato. Io sono convinto che sia ancora quella giusta» Reinhold Messner
«Allora non supponevo che questa sarebbe rimasta la mia più difficile prima ascensione»
Reinhold Messner
«Il Pilastro di Mezzo è rimasto fino a oggi un importante simbolo dell’arrampicata libera: non c’è quasi nessun’altra via che dimostri così chiaramente la differenza che può fare la rinuncia dei chiodi a pressione in montagna» Heinz Mariacher
«Per me il Pilastro di Mezzo simboleggia un punto massimo dell’arrampicata nelle Alpi, di uno sviluppo che si è svolto nelle Alpi, che non è stato importato dall’Inghilterra o dall’America. L’idea della rinuncia ai chiodi a pressione nelle pareti alpine si sarebbe meritata di continuare a vivere, non necessariamente come l’unica verità, ma come stile particolare» Heinz Mariacher
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Giorgio Travaglia sulla stretta cornice sotto la Placca Messner al Sass dla Crusc (10.07.2008) (foto arch. Rabanser)
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Grandes Jorasses
COLTON-MACINTYRE Testo di Julien Désécures foto di Gaël Perez, C. Laget , Morgan Baduel, Julien Désécures Traduzione di Marco Romelli
La parete nord delle Grandes Jorasses è un formidabile muro verticale, senza eguali nelle Alpi. Nascosta nel cuore del massiccio del Monte Bianco, si eleva per 1200 metri d’altezza e culmina a 4208 metri con la Pointe Walker. Durante tutto il XX secolo questa parete ha esercitato un forte fascino sugli alpinisti di tutto il mondo. A partire dagli anni 30, durante la corsa alle tre più grandi pareti Nord delle Alpi, la celebre “triade” della quale fanno parte anche i versanti settentrionali del Cervino e dell'Eiger, quindi nel periodo delle grandi realizzazioni invernali durante il quale si svilupparono nuove tecniche e nuovi rivoluzionari materiali, e infine agli albori dell'epoca delle lunghe vie su misto impegnativo. L'immensa parete è percorsa da una quarantina di itinerari, la maggior parte dei quali sono notevoli imprese, dalla linea logica. Tra questi, la via Colton-MacIntyre rappresenta un riferimento per il misto moderno.
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Sul Névé Supérieur (foto G. Perez)
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alpinismo e ghiaccio 2014 3 Gennaio/Svizzera Nuova via per Gerry Fiegl e Simon Gietl, che sulla nord dell’Hohe Warte hanno aperto Schwarze Witwe (WI6, M5, 800M), sul massiccio dello Zillertal, una via con tratti caratteristici delle nord e ghiaccio. 7 Gennaio/Italia La meranese Angelika Rainer ha liberato Kama Sutra, la nuova via al Bus del Quai di Iseo (Bs), creata dalle mani esperte di Matteo Rivadossi. Sono bastati solo 5 giri ad Angelika per chiudere i conti con Kama Sutra, così chiamata per via dei movimenti particolari richiesti per scalarla; la via diventa sempre più strapiombante a mano amano che la si scala, percorre un lunghissimo tetto ed esce sul fronte della grotta, i due movimenti “chiave” sono verso le fine, anche se in generale la via è di grande resistenza; D13+ il grado suggerito da Angelika per questa lunghissima via, come Steel Koan, l’M13+ chiuso da lei solo 3 settimane prima. Attualmente Kama Sutra risulta essere la via di total Dry più dura d’Italia. 9 Gennaio/Svizzera Nuova terrificante via per Robert Jasper e Wolfram Liebich che hanno aperto la via di ghiaccio e misto The Black Death (WI 7 M8, E5) sulla nordest del Gallihorn, Svizzera. Jasper e Liebich hanno completato la via al secondo tentativo impiegandoci circa 8 ore. Anche questa via, come la precedente della passata stagione Ritter der KoksnuB (M12 WI 5), è estremamente pericolosa e, come riporta Robert, non basta solo saper scalare. 13 Gennaio/Austria Dopo la salita nel 2012 insieme all’amico Floriano Martinaglia, Luca Godenzi, è tornato al cospetto di Das Problem (Inntal) per ripeterla questa volta senza compagno, il solitaria. Vista la precarietà della scalata su ghiaccio e le incognite che queste salite nascondono, le solitarie su questo terreno acquisiscono davvero un valore speciale. Viaggi di sola andata con un controllo totale, senza la minima esitazione o titubanza. 13 Gennaio/Italia Nuova via in Presolana - Anticima delle Quattro Matte –“Mera’ dimel” ad opera di Yuri Parimbelli G.A. Tito Arosio CAAI, Ennio Spiranelli CAAI. Difficolta: AI 4 M6. Le difficolta sono approssimative in quanto ci sono parecchi passaggi di rimonta di funghi strapiombati di neve inconsistente. 14 Gennaio/Spagna Scalare in libera una nord, appena prima dell’inverno, pare qualcosa di davvero impegnativo a certe latitudini. Eppure ancora una volta i fratelli Iker ed Eneko Pou hanno colpito e stupito. A Montserrat hanno infatti liberato Terragò che, a 12 anni dall’apertura, non aveva mai visto una salita free. Iker, lo specialista su roccia della coppia, ha impiegato 12 giorni per pulire i tiri e salire red-point. Questa la gradazione proposta: 6b,6b+, 8b, 8a, 8b+, 7c+/8a.
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21 Gennaio/Austria Das Problem in free solo anche per il valtellinese Francesco Andreoli. Dopo la performance di Luca Godenzi di qualche giorno prima, anche Francesco Andreoli ci informa della seconda salita in libera integrale di Das Problem Inntal - Landeck Austria. Dislivello 150m (4L); difficoltà 6/III. 26 Febbraio/Italia Un’altra avventura in solitaria per Francesco Andreoli. Un’altra cascata, questa volta è Repetance, 5+/6, in Valnontey, Cogne (AO). 26 Febbraio/Italia Nuova via in Valsassina ai Pizzi di Parlasco, Cima di Daas, Parete Nord ad opera di tre amici, Arosio, Milani Capialbi e Tapparello. La via si chiama Forrest G.A.M.P.: 900m dislivello, difficoltà concentrate negli ultimi 250m su 5 lunghezze. Difficoltà generali: fino all’inizio del camino II/60° con tratti più impegnativi evitabili (85°, M3 max), camino finale: L1: M5, L2: 70°/80°, L3: M5, 60°, L4: 6a, M5 e A0, L5: M4+. 12 Marzo/Austria Barbara Zangerl ha aggiunto un altro tassello alla sua straordinaria carriera con la prima femminile di Prinzip Hoffnung, Bürser Platte,Vorarlberg, Austria, una ripetizione che si aggiunge a quelle recenti di Larcher e Buhl. Prinzip Hoffnung, 8b/+, E9-10. Prima salita: Beat Kammerlander, marzo 2009. 24 Marzo/Italia Le guide alpine Marco Milanese e Carlo Cosi, con Alex Franco, hanno salito una linea di misto e ghiaccio sulla parete Nord del Buinz (700 metri V/M7/5+) Alpi Giulie. La via si chiama The Big One (700 metri V/ M7/5+). 26 Marzo/Francia Le Non-Sens et La Joie (250m, 8a max, 7b obb, 6L) è la nuova via aperta da Jeff Arnoldi e Arnaud Petit sulla parete di Cascioni, nelle vicinanze di Porto, Corsica. Una via in perfetto stile Petit degli ultimi anni, dura e da proteggere, e anche qui Arnaud non si è smentito e nell’isola che esplora da anni ormai, ha scovato insieme ad Arnoldi un’altra perla di granito. La via si sviluppa per 250m prima di ricongiungersi a Enterre Mon Coeur ed uscire in cima (450 metri in tutto). È la terza via su questa parete dove è richiesta una grande preparazione e capacità viste sia le difficoltà che le protezioni. 27 Marzo/Svizzera L’alpinista svizzero Dani Arnold ha salito in soli 27 minuti le lunghezze di Crack Baby, IV WI 6, segnando così un nuovo record di tempo e difficoltà. Una vera salita lampo, premeditata da tempo, che rafforza ancora di più il binomio tra svizzeri e salite in velocità. Guida alpina, Dani è famoso per le sue salite in velocità quali ad esempio la Nord dell’Eiger in 2 ore e 28 minuti, salita il 20 Aprile 2011.
falesia 2014 1 Gennaio/Spagna Magnus Midtboe a Santa Linya ha ripetuto Seleccion Natural con l’uscita variante a sinistra di Jakob Schubert che risulta 9a. 9 Gennaio/Spagna Secondo 9a per David Firnenburg che a Siurana ha ripetuto Estado Critico, il tiro salito a vista da Megos e diventato il primo in questo stile di questo grado. 14 Gennaio/Francia Cedric Lachat ha ripetuto DTN (Déséquilibre Technique Nature), 9a al settore Graffiti di Roquevaire in Provenza. Questo, era stato chiodato da Paul Dewilde e liberato dal marsigliese Rémy Bergasse nel 2011. 18 Gennaio/Spagna Alex Megos, durante la sua “Spanish Vacation” si è recato principalmente a Margalef, concentrando il suo lavoro nei settori Espadelles e El Laboratori dove ha risolto un gran numero di tiri al secondo tentativo. Queste alcune delle vie salite da Alex: Speed Baby 8b+ (2. Go) - 24 Hours Party People 8c (2. Go) Los Ultimos Vampiros Hippies 8c (3. Go) - Pal Norte 8c+ (2. Go) - Pal Oeste 8c+ (2. Go) - Pal Este 8c (1. Go) - Super Vixens 8b+/c (2. Go) - Cocaina pura y dura 8b+/c (2. Go) Bumaye 8c+ (2. Go) - La Ley Innata 8c+/9a (2. Go) Bumaye e La Ley Innata sono stati risolti in un’ora mentre un pò di tempo in più gli ha richiesto La Bongada, valutata da Alex 9a mentre per Ramonet, che ne ha realizzato la FA, sarebbe un 8c. 19 Gennaio/Inghilterra Ryan Pasquill ha fatto la prima ripetizione di Sleepy Hollow, E10 7a, la diretta di Headless Horseman a Roaches, salito un mese prima da Pete Whittaker. Ryan ha alle spalle un notevole numero di dure vie trad salite flash tra cui svettano Knockin’ On Heaven’s Door, E8 6c, End of the Affair, E8 6c, e Slab and Crack, E7/8 6c, A Curbar; Gaia, E8 6c, a Black Rocks, e Countdown to Disaster, E8 6c, a Rocky Valley. 24 Gennaio/Italia A pochi giorni dalla ripetizioni di Stefano Ghisolfi, anche il forte Fabrizio Peri ha ripetuto Grandi Gesti, 9a alla Grotta dell’Aeronauta, Sperlonga. 29 Gennaio/Svizzera Stefano Carnati ha chiuso a Claro il suo primo 8c+ con Deus Irae; un tiro corto e “boulderso”, molto intenso. Dopo la stagione agonistica a dir poco stellare dell’anno passato, Stefano è sicuramente l’atleta di riferimento della Nazionale Italiana Giovanile ma non trascura di certo la sua grande vocazione: la roccia. 14 Febbraio/Spagna Dalla sua pagina facebook, Iker Pou annuncia la salita di un nuovo entusiasmante 8c+ a Margalef. La via era stata chiodata dal francese Quentin Chastagnier ed attendeva le forti dita di Iker per la prima salita.
15 Febbraio/Spagna Lo scalatore tedesco Daniel Jung ha ripetuto il 9a+ mitico di Siurana, La Rambla, malgrado le temperature molto rigide che hanno caratterizzato i giorni dei tentativi. Daniel è quasi un local della zona; tra gli altri ha ripetuto anche Jungle Speed ed Estado Critico. 16 Febbraio/Spagna Adam Ondra ha liberato, dopo 3 tentativi, Todos Los Santos, una via chiodata tempo addietro da David Gambus, attivo chiodatore e scalatore della zona, a Roc Galliner alla quale ha assegnato il grado 9a. Si sviluppa a sinistra di un’altra via di riferimento, Ni Blog Ni Facebook, su una parte compatta leggermente strapiombante. 23 Febbraio/Spagna Ramonet sale un altro 9a. Si tratta di Bi Herri, Borroka Bat, alla Cova de l’Ocell. Dopo aver provato il giorno precedente Power Inverter, 9a+ ad Oliana, trovandola però molto sporca e non scalabile quel giorno, Ramon si è diretto alla Cova per rimettere le mani su questo progetto già provato un paio di anni fa e chiudendolo poi nel giro di poco. 4 Marzo/Spagna Ramonet chiude Power Inverter, la strepitosa linea ad Oliana aperta nel 2010 da Chris Sharma e gradata 9a+. Ramonet chiude il tiro dedicandoci 6 tentativi in 3 giorni, quindi non più di due tentativi al giorno. 5 Marzo/Slovenia Klemen Becan ha salito un nuovo 9a a Osp che prende il nome di Water World. Sul grado Klemen ha espresso il 9a per questa via di 28 movimenti iniziali molto duri ai quali seguono altri trenta metri sull’8a/b. 7 Marzo/Spagna José Luis Palao, conosciuto come Primo, ha risolto a Santa Linya Analogica Natural, 8c+/9a, e Fabela pa la Enmienda, gradato 9a ma 8c+/9a per José. 8c femminile invece per Raquel Hernàndez che ha risolto Fish Eye. 8 Marzo/Spagna Barbara Zangerl ha risolto ben tre 8c ad Oliana: T1-Full Equip (8b+ secondo l’austriaca), Fish Eye e Mind Control, gradata 8c+. Il compagno di viaggio Jacopo Larcher non è certo stato a guardare nel frattempo. Il forte scalatore di Bolzano chiude infatti: Joe Blau 8c+ (4th go), Mind Control 8c (2nd go), Fish Eye 8c (3rd go), T1 Full Equip 8b+/c (2nd go), 8b+/c (2nd go), Paper Mullat 8b+/c (3rd go), Identificacion y Placa 8b+/c (2nd go), Gorilas en la Niebla 8b+ (o.s.), China Crisis 8b/+ (o.s.), De Picos Pardos 8b (2nd go), Marroncita 8b (2nd go) Oh Mon Dieu 8a+ (o.s.).
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bouldering 2014 10 Gennaio/Svizzera Bernd Zangerl, da anni protagonista delle cronache boulder, ha stupito ancora con quello che lui stesso considera, il suo boulder più duro di sempre, Shantaram. Difficile stabilirne il grado ma, come riconosce lo stesso Zangerl, è più duro di From Dirt Grows the Flowers, V15 di Dave Graham, ripetuto da Bernd nel 2009. Si vocifera di V16 (8C+?). 12 Gennaio/Francia Notevole “doppietta” per Julien Forgue che ha aggiunge due 8C alla lista delle sue salite, a Orsay con Quoi de Neuf e a Fontbainebleau con Le Dernier Fléau, in aggiunta ad altri tre 8B+. Anche se non se ne sente parlare molto dalle nostre parti, Julian sta siglando una serie di realizzazioni interessanti. 17 Gennaio/Svizzera Sul suo blog, Martin Keller riporta la notizia della ripetizione in Ticino di Santoku, 8B+, boulder aperto da Fabian Buhl circa un anno fa. La linea segue una bellissima prua di 12 metri quasi orizzontale di granito stupendo, fisica e di compressione. 19 Gennaio/Svizzera Samuel Ometz ha ripetuto un altro testpiece del maestro Fred Nicole, Entlinge, gradato inizialmente 8C/+ ma in seguito sgradato, in particolare dopo la salita flash da parte di Daniel Woods, che lo ha ridimensionato ad 8B+.
11 Marzo/Francia Difficoltà ormai più che consolidata per Jan Hojer che a Fontainebleau apre nuovamente una linea di 8C. Si tratta di Le Marathon de Boissy che si va ad aggiungere all’altra creatura di Jan, Jour de Chasse. 13 Marzo/Francia Nalle Hukkataival, dopo la ripetizione di Gioia a Varazze, si è recato a Fontainbleau dove ha subito messo le mani, e velocemente ripetuto, Toupie Carnivore, 8C aperta da Guillaume Glairon-Mondet solo 4 giorni prima. 13 Marzo/Svizzera A Cresciano, il giovane Toru Nakajima ha chiuso i conti con The Story of Two World, 8C. 25 Marzo/Inghilterra Altra grande performance di Stefano Ghisolfi, questa volta nel Peak District, dove ha salito Belly of the Beast al quale assegna il grado di 8B+. Aperto da Chris Webb Parson, era stato dato inizialmente 8C ed è questa la seconda salita.
23 Gennaio/Francia 8C per Guillaume Glairon Mondet che a Fontainbleau ha salito un blocco di pregio e di livello. Si tratta di Jour de Chasse, aperto da Jan Hojer. Un blocco con una linea pazzesca e “totally crazy moves”.
30 Marzo/Svizzera James Webb ha ripetuto The Story of two Worlds a Cresciano, 8C aperto da Dave Graham. Sei i giorni spesi da Webb sul progetto, tre lo scorso anno e tre nel 2014. È il quinto blocco di 8B+ o superiore salito dal forte americano nel suo viaggio in Svizzera.
11 Febbraio/Svizzera Il giovanissimo Giuliano Cameroni, ripete The Story of The Two Worlds , 8C a Cresciano, salito per la prima volta da un altro fuoriclasse, Dave Graham, nel 2005 e da allora ripetuto solo dai migliori al mondo. Giuliano ha aggiunto il suo nome a questa lista e siamo sicuri, non sarà l’unico blocco di questo grado ad essere salito.
31 Marzo/Spagna Secondo 8B per Shauna Coxsey che ormai, lontano dall’incidente che l’aveva tenuta ferma diverso tempo, è tornata veramente in forma strepitosa. Ad Albarracin ha infatti salito Zarzaparilla, confermando quanto visto a Sheffield pochi giorni prima, dove si è aggiudicata la vittoria al festival della città inglese.
22 Febbraio/Italia Il finlandese Nalle Hukkataival ha ripetuto Gioia, a Varazze, il primo boulder al mondo al quale è stato assegnato il grado 8C+. Christian Core attese molto tempo prima di avere una conferma del grado; poi arrivò la conferma di Adam Ondra e ora si potrà avere una opinione in più anche perchè tempo addietro Nalle aveva espresso dubbi sulla possibilità di un problema con questa difficoltà.
2 Aprile/Austria Anche il giovane Florian Schmalzl aggiunge alla sua lista un 8C boulder con la ripetizione a Saalachtal di Zunami, aperto da Bernhard Schwaiger nel 2003. Florian ha iniziato a scalare a 15 anni e dai 18 si è dedicato solo al bouldering.
3 Marzo/Francia Dopo 6 giorni spesi sul progetto, Iker Arroitajauregi è riuscito nella terza salita di Jour de Chasse, 8C di Jan Hojer a Fontainebleau. È il secondo boulder di questa difficoltà per il 36-enne spagnolo dopo Txapela ed una lunga serie di 8B+.
UP /112
10 Marzo/Francia Guillaume Glairon-Mondet ha realizzato la FA di una nuova linea a Fontainebleau, Toupie Carnivore, 8C, partenza sit di un boulder di 8B salito da Guillaume poche settimane prima. È il quarto boulder di questo grado per il forte arrampicatore di Albertville.
4 Aprile/Svizzera In Europa, per un tour delle principali località boulder, Jimmy Webb ha risolto una serie impressionante di blocchi di riferimento. La lista comprende: Never Ending Story, 8B+ a Magic Wood, aperta nel 2003 da Chris Sharma. Sempre qui ha anche ripetuto New Base Line e Heritage, entrambi 8B+. Pochi giorni prima aveva anche salito Big Kat, Insanity of Grandeur, Big Paw e Trom Dirt
Roccia
relazioni e proposte 2014 Valli di Lanzo, Alpi Graie (Piemonte) Cupola del Bec di Mea 1546 m – parete est DUE CALZINI E UNA PATACCA Marco Blatto, Renato Rivelli, 11 luglio 2014 130 m (4 L). 6b (5c/A2) Breve via molto varia lungo diedri, fessure e placche delicate. Si sviluppa attraverso la parete est della Cupola del Bec di Mea, una caratteristica struttura di gneiss che costituisce la porzione sommitale del Bec di Mea propriamente detto. La fessura di L2, tratto chiave dell'itinerario, è molto larga e atletica. Materiale: serie completa di friend raddoppiando le misure medio-grandi (fino al 6 BD, con 2 e 3 doppi). L'itinerario è parzialmente attrezzato a spit. Accesso: raggiungere la frazione Alboni di Groscavallo (Val Grande di Lanzo, TO) e lasciare l'auto in una delle piazzole preposte al termine della strada (attenzione a non intralciare il traffico e non occupare gli spazi privati). Seguire le indicazioni per il Bec di Mea e raggiungere l'alpeggio posto a nord della cupola di gneiss che costituisce la sommità del becco (1546 m). Scendere brevemente lungo la mulattiera e seguire le indicazioni a destra per Bonzo, costeggiando per un breve tratto il torrente Unghiasse e poi scendendo in un suggestivo
CUPOLA DEL BEC DI MEA
Foto M. Blatto
UP /118
bosco di larici. Al cartello indicante "Bec di Mea -palestra di roccia - parete ovest" lasciare in sentiero, scavalcare il tronco di un larice caduto e imboccare la traccia che conduce sotto gli strapiombi della parete est della Cupola dal Bec di Mea. L'attacco della via si trova sul sentierino (nome alla base - ore 0,45 da Alboni). Relazione: L1: salire il pilastrino di attacco e portarsi brevemente sotto una strozzatura. Superarla con un passo atletico (5b). Salire su gradoni fino a ribaltarsi sul terrazzino soprastante, alla base di un bel diedro fessurato aperto (1 spit). Seguire la fessura di fondo del diedro con bella arrampicata (4c) raggiungendo il terrazzino di sosta; L2: continuare nel diedro con arrampicata più sostenuta (5c) fino ad afferrare la radice della larga e sinuosa fessura che incide in diagonale verso destra la faccia strapiombante destra del diedro (1 spit). Entrare nella fessura con duro incastro di pugno e di piede sinistro, superando una lieve convessità. Più avanti la fessura si allarga leggermente e l'appoggio per il piede destro sulla placca diviene più agevole, anche se il muschio complica l'incastro di mano. Strisciare incastrando la gamba per raggiungere una parte ancora più larga (6b) dove è meglio utilizzare il labbro superiore della fessura in opposizione e aiutarsi con i cristalli di feldspato che si trovano sulla parte inferiore. Vincere un ulteriore tratto largo (6a) e spaccare con il piede destro verso un gradino abbastanza comodo per i piedi, proprio all'altezza di uno spit con cordino. Proseguire con incastro gomito-palmo, oppure sfruttare le protuberanze del labbro inferiore (5c), finchè la fessura diviene uno scomodo diedro - camino appoggiato (5c+ sostenuto, un pò sporco). Uscire in sosta presso una piantina; L3: superare con un bel passo (5b) il muretto sopra la sosta, continuare per una placchetta verso sinistra uscendo su ciuffi erbosi e raggiungere una piccola pancia. Superarla con breve passo tecnico (6a) quindi proseguire su placca appoggiata fino a raggiungere un tratto attrezzato con una breve corda fissa, che agevola il passaggio tra gradoni erbosi fino in sosta; L4: seguire una rampa erbosa a destra della sosta e portarsi su una placca che s'impenna progressivamente fino ad un muretto (2 spit) che oppone passaggi molto delicati (5c). Superare una pancia su piccoli quarzi (6a+) e seguire una placca verso destra fino ad una cornice che fornisce un appoggio per i piedi. Salire direttamente raggiungendo la base di una piccola sporgenza (spit distanti) e superarla (qualche ciuffo d'erba, 5a). Proseguire attraverso la grande placca, ora più abbattuta, per altri 15 m arrivando in sosta. Discesa: a piedi lungo la breve via normale, sul lato nord della cupola (passi di I), oppure in doppia lungo la via (impressionante tratto nel vuoto dalla S2).
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