UP CLIMBING ANNUARIO 2021

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Speciale ANNUARIO | dic 2021 16.00 €

EDIZIONI VERSANTE SUD




Sommario

004 Editoriale di Alberto Milani

ALPINISMO E GHIACCIO

Testi di Marco Romelli Report a cura di Alberto Milani

008 Novembre 2020

010 Dicembre 2020

012 Il K2 ci ha accettati

016 Gennaio 2021

020 Febbraio 2021

024 Marzo 2021

028 Aprile 2021

030 Intrappolati in paradiso

036 Maggio 2021

040 La Grande Traversata delle Pale di San Lucano

044 Giugno 2021

046 AltaVia 4000

052 Luglio 2021

054 Agosto 2021

058 Correre sul filo

098 Giugno 2021

099 Luglio 2021

101 Agosto 2021

104 Stefano sempre più nella leggenda!

108 Settembre 2021

112 Laura vs Erebor: al di là dell’incredibile!!!

114 Ottobre 2021

BOULDER

Testi e report a cura di Alberto Milani

120 Novembre 2020

124 Niky & Elias: due boulderisti, una Gioia!

130 Dicembre 2020

132 Gennaio 2021

134 Febbraio 2021

138 Marzo 2021

142 Return of Sleepwalker, il secondo (e inattaccabile) 9A bloc!

062 Settembre 2021

144 Aprile 2021

064 Ottobre 2021

148 Maggio 2021

150 Giugno 2021

152 Luglio 2021

154 Agosto 2021

158 Tokyo 2020 e il futuro dell’arrampicata

160 Settembre 2021

162 Ottobre 2021

FALESIA

Testi e report a cura di Alberto Milani

068 Novembre 2020

070 Angy Eiter e Madame Ching, piratessa da 9b!

072 Dicembre 2020

074 Gennaio 2021

076 Febbraio 2021

078 Marzo 2021

086 Aprile 2021

088 La lotta di Marcello per il primo 9b d’Italia

092 Maggio 2021

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RELAZIONI E PROPOSTE

a cura di Marco Romelli

168 Ghiaccio e misto

188 Roccia

218 Falesia


CHIMERA

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Editoriale Testo  Alberto “Albertaccia” Milani

NON C’È DUE SENZA TRE! “ PER IL TERZO ANNO CONSECUTIVO IL NOSTRO ANNUARIO UP SI PRESENTA IN UNA VESTE ESTESA, IN CUI SIA CON LE PAROLE CHE CON BELLISSIME IMMAGINI CI PROPONIAMO DI RACCONTARE GLI EXPLOIT VERTICALI PIÙ SIGNIFICATIVI, REALIZZATI A PARTIRE DA NOVEMBRE 2020 FINO A OTTOBRE 2021.

U

n resoconto per conoscere i protagonisti di questi mesi in tutte le discipline dell’arrampicata e dell’alpinismo e che ci porteranno in giro per il mondo, dalle vette più alte del globo al masso più minimale al bordo di una strada. Un viaggio in cui speriamo di mostrare l’eccezionalità e la bellezza di queste discipline e in cui ciascuno di noi, qualunque sia la sua preferenza e capacità, possa trovare uno stimolo e un’ispirazione per dare sempre il massimo! In questi anni, il mondo dell’informazione sta subendo molti cambiamenti anche nell’ambito dell’arrampicata: l’esplosione dei social network permette alle news di essere condivise molto più velocemente, addirittura quasi in tempo reale, e chiunque ha la possibilità di divulgare i propri successi, grandi o piccoli che siano. Un’opportunità notevole, apparentemente aggregante e globalizzante, ma che inevitabilmente porta con sé tanti dubbi e criticità nel momento in cui, come è ora, sono proprio i social ad essere il primo e principale strumento di “informazione” per un grandissimo numero di persone. La superficialità dei contenuti e l’assenza di filtri – quali ad esempio quelli di un editore o di un

redattore che sappiano discriminare oggettivamente tra un avvenimento importante e uno invece poco significativo – stanno facendo perdere quei punti di riferimento grazie ai quali contestualizzare gli exploit che si verificano nel mondo verticale giorno dopo giorno, comprendendone l’effettivo valore su una scala sia globale che temporale. Questo fenomeno ha un’importanza fondamentale nel modo in cui l’arrampicata e l’alpinismo vengono percepiti e sempre di più sta minando la capacità dei climber di valutare ciò che viene fatto ora in continuità con la lunga storia dell’alpinismo e dell’arrampicata anche nella sua veste sportiva. Sia nei resoconti delle news riportati in queste pagine, che con gli articoli di approfondimento che li accompagnano, speriamo quindi di offrire un contributo oggettivo, competente e completo per comprendere meglio quali siano le effettive “frontiere verticali” di questi tempi, e quali ne siano i principali protagonisti a livello internazionale. Un compito arduo, spesso sottovalutato e poco considerato dalle masse, ma che riteniamo vada al di là della semplice attualità, per fornire un riferimento storico negli anni futuri di quanto questo 2021 ha saputo riservare al top dell’arrampicata e dell’alpinismo. Anche quest’anno ad affiancarmi nel lavoro è stato Marco Romelli, autore degli approfondimenti nella sezione alpinismo e redattore di tutte le nuove proposte e relazioni che altrettanto tradizionalmente caratterizzano l’Annuario Up. Come sempre, un contributo fondamentale è stato dato da molti autori, fotografi e climber che con la loro collaborazione hanno permesso di dare un notevole valore aggiunto a quest’opera. Per questo li ringraziamo sentitamente! Grazie poi a tutti i lettori e appuntamento al prossimo anno, sempre all’insegna di tanta passione e “tenenza”!

Matteo Della Bordella, Silvan Schüpbach e Symon Welfringer aprono Forum Foto: Arch. Della Bordella-SchupbachWelfringer

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report

2021

alpinismo e ghiaccio


Report Alpinismo e ghiaccio 1

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[1] Aleksandra Taistra Mezzogiorno di Fuoco Foto: Jerry Key — [2] Titus Prinoth e Alex Walpoth ripetono La Legrima Foto: Coll. Prinoth — [3] Simon Gietl e Andrea Oberbacher aprono Phoenix Foto: Coll. Gietl — [4] Francois Cazzanelli su Il Destino dei Prigionieri Foto: Coll. Cazzanelli — [5] François Cazzanelli su Goccia a Goccia Si Scala La Roccia Foto: Coll. Cazzanelli —

Dicembre 2020 1 dicembre 2020/Canada

8 dicembre 2020/Italia

Una nuova via di misto prende vita sulle Montagne Rocciose canadesi, a opera del cileno Juan Henriquez e Raphael Slawinski. Sul Monte Murchison i due hanno aperto The Hand of God – con dedica a Diego Armando Maradona – che sale su colonne di ghiaccio sospeso da una parete strapiombante di calcare. 140 metri con difficoltà di M7/WI5 protette a spit solo là dove inevitabile.

Aleksandra Taistra di nuovo protagonista con una dura multipitch sulle meravigliose pareti sarde. In questo caso si tratta di Mezzogiorno di Fuoco alla Punta Girardili: 7 tiri in 270 metri aperti nel 2006 da Rolando Larcher, Maurizio Oviglia e Roberto Vigiani al centro della parete strapiombante, con difficoltà massime che raggiungono l’8b.

7 dicembre/Francia Ancora una nuova e impegnativa via di ghiaccio e misto si concretizza nelle Vallée du Ribon, nelle Alpi Graie della Savoia francese, ad opera di Sylvain Thiabaud e Matthieu Brignon. Lunghi e arditi avvicinamenti per raggiungere una candela sospesa al centro di un grande anfiteatro roccioso: proprio su questa linea i due hanno aperto Montecristo n.4, 300 metri che valgono ED, M7, WI5.

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10 dicembre 2020/UK Dave MacLeod sempre protagonista nella sua Scozia, in questo caso in compagnia di Iain Small. I due hanno realizzato la prima salita di Nevermore, via di ghiaccio e misto che sale sul Ben Nevis, celebre location dell’alpinismo invernale scozzese. Gradata VIII, 8 questa via è caratterizzata da un ripido diedro strapiombante, che sale su una delle zone più remote della montagna. Sempre sul Ben Nevis, Tim Miller e Jamie Skelton hanno oggi salito in prima invernale completa la via Metamorphosis,

IX, il primo del grado in questa stagione. In realtà queste salite sono solo le ultime di una serie di exploit che hanno avuto luogo nelle terre scozzesi: il 3 dicembre Callum Johnson e Tim Miller hanno infatti compiuto la prima ascensione di The Flying Fox, VIII, 8 su An Teallach e il giorno dopo hanno fatto il bis con Never Never Land, sul Beinn Eighe.

11 dicembre 2020/Nepal In questo dicembre ecco anche una news himalayana, con la prima ascensione di un picco ancora inviolato. La spedizione composta da Mingma Sherpa, Sophie Lavaud, Dawa Sangay Sherpa e Tenjing Sherpa ha infatti realizzato la prima salita del Kyungya Ri 2, vetta di 6506 metri nella valle di Langtang.

21 dicembre/Austria Nel massiccio austriaco del Karwendel vede vita una nuova via di ghiaccio e misto, ad opera dei tedeschi David Bruder


Report Alpinismo e ghiaccio 3

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e Martin Feistl. Stalingrad, 1000 metri di sviluppo tra il Grubenkarspitze e il Plattenspitze con difficoltà massime di WI7/M6 e alto impegno, da cui i due sono usciti vittoriosi a notte fonda.

22 dicembre 2020/Austria, UK e Italia

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Alex Huber sempre alla grandissima, in questo caso su una multipitch che ancora attendeva la libera a 30 anni dall’apertura! Nel lontano 1987 Thomas Schäfer e Norbert Wich aprirono infatti questa linea in artificiale su una spettacolare placca sulla parete sud della Waidringer Steinplatte e da allora nessuno si era impegnato a fondo per risolvere le sezioni chiave. Oggi Alex porta a termine l’opera, liberando Highway: 200 metri in 6 tiri con difficoltà fino all’8a+. Dall’Austria alla Scozia, con un’altra nuova via ad opera di Greg Boswell e Callum Johnson. New Age Raiders è una via di due tiri di elevata difficoltà, IX 9, che si trova sul Church Door Buttress nella remota area della Bideannam Bian.

Oggi assistiamo anche a una notevole ripetizione sul Sassolungo, ad opera di Titus Prinoth e Alex Walpoth. I due hanno infatti effettuato la prima ripetizione de La Legrima sulla parete nord-est: una difficile e precaria via di misto e ghiaccio aperta nel 2013 da Adam Holzknecht e Hubert Moroder che presenta difficoltà di WI6, M6, V+ con 2 passi in A0.

27 dicembre 2020/Italia Simon Gietl e Andrea Oberbacher aprono una nuova e impegnativa via di misto sulla nord-ovest del Monte Popera/ Hochbrunnerschneide, Dolomiti di Sesto. Sono 450 metri di M6, WI5+ a caratterizzare questa nuova opera, dal nome Phoenix ( 3 ): sei tiri lungo un’estetica linea di ghiaccio poco proteggibile, seguiti da un canale finale facile ma delicato. In questo mese di dicembre grande creatività anche per François Cazzanelli e compagni, con l’apertura di tre nuove vie di misto in Valle d’Aosta. Sulla nord

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calcarea della Gran Sometta Cazzanelli apre, con Emrik Favre e Jerome Perruquet, i 120 metri di M7 de Il Destino dei Prigionieri ( 4 ). Lo stesso giorno, poco a sinistra, Francesco Ratti, Stefano Stradelli e Roger Bovard aprono “eto Rampa, ancora 120 metri con difficoltà massime di M4. Qualche giorno dopo, François è poi tornato con Jerome e Stefano per aprire Goccia a Goccia Si Scala la Roccia ( 5 ), un’ulteriore e ancor più impegnativa via di misto, con un tiro di M8. Tutte queste vie sono state salite sempre e solo con protezioni a chiodi e friend.

28 dicembre 2020/UK Ancora Scozia e ancora Greg Boswell protagonista. Altri due tiri di elevata difficoltà sul Church Door Buttress al Bideannam Bian, che Greg ha salito con Hamish Frost e Graham McGrath terreno molto strapiombante, piccoli agganci, protezioni lontane sui passaggi chiave… questa è False Penance, IX 10.

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Exploit Gennaio Alpinismo e ghiaccio

K2

Il ci ha accettati L’ultima grande invernale sugli Ottomila è nepalese Testo  Marco Romelli Foto  Coll. Mingma Gyalje Sherpa

«Ogni volta che siamo in montagna, preghiamo la montagna per la nostra sicurezza e la preghiamo anche di accettarci. La Dea del K2 ci ha accettati questa volta. Da quando siamo partiti tutto è filato liscio, il tempo è cambiato e ha favorito le nostre attività». 12


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uesta frase esprime la gratitudine di un alpinista, il nepalese Mingma Gyalje Sherpa, di fronte a un successo che passerà alla storia. Ma parla anche delle usanze di un popolo e del suo legame con le montagne più alte della terra, sulle quali vive e lavora. La prima ascensione invernale del K2 è nepalese. Dal 1987, anno del primo tentativo di salita nella stagione fredda, tanti occidentali ci hanno provato, tanti hanno dichiarato che ci avrebbero provato e ancora di più hanno soltanto sognato di provarci, ma alla fine sono stati i “locals” a spuntarla. Non c’è da stupirsi: i dieci nepalesi che, alle 16:58 del 16 gennaio 2021, hanno raggiunto la vetta del K2, cantando (con un po’ di fatica extra) l’inno nazionale, sono tutti alpinisti dotati di notevole esperienza, con numerose ascensioni di Ottomila al loro attivo. Noi occidentali, però, un po’ stupiti lo siamo, perché

non siamo stati al passo con i tempi. Non siamo stati attenti, non ci siamo accorti che quelli che chiamavamo “portatori” si sono trasformati in guide, professionisti, imprenditori. Sono loro a organizzare, tracciare, attrezzare; sono loro a condurre il gioco delle spedizioni commerciali. Quelli che una volta erano accompagnatori silenziosi e anonimi ora fanno parlare di sé e si esprimono soprattutto sui social, dei quali hanno imparato a sfruttare l’immediatezza e l’ampia diffusione. Proprio sui social Mingma Gyalje Sherpa, fondatore dell’agenzia Imagine Nepal, ha scritto un appassionante resoconto “a puntate” dell’avventura invernale sul K2, affrontata con una sua spedizione indipendente e portata a termine collaborando con un altro gruppo, quello del ben noto Nirmal Purja (14 Ottomila in sei mesi e sei giorni nel 2019). Tra la fine di dicembre 2020 e l’inizio di gennaio 2021

Sotto al seracco che sovrasta il Collo di Bottiglia sullo Sperone degli Abruzzi al K2. Foto: Coll. Mingma Gyalje Sherpa

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Report Alpinismo e ghiaccio 1

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[1] Marco Verzeletti, Uragano Dorato Foto: Davide Biasutti — [2] Maciek Ciesielski, Piotr Sułowski e Kacper Tekieli nel concatenamento Expander Foto: Coll. Tekieli

Marzo 2021 2 marzo/Italia

Di nuovo Dolomiti, dove Alessandro Baù, Thomas Gianola e Giovanni Zaccaria si aggiudicano la prima salita invernale di W Mexico Cabrones. Sempre oggi la kingline del Bus del Quai cade sotto le picche di Marco Verzeletti! Con la sua difficoltà di D15, Uragano Dorato ( 1 ) si presenta come il tiro più duro della mitica falesia dry-tooling bresciana. Liberato in DTS da Filip Babicz nel marzo 2019, questo tiro parte dal punto più profondo della grotta per uscirne sul punto più in alto, per una battaglia da 50 metri che richiede anche un cambio corda. La seconda salita la si deve a Lele Bagnoli nel maggio dello scorso anno, e ora il tris con Verzeletti!

3 marzo/Italia e Argentina Torniamo in Dolomiti e in Civetta, con un altro exploit invernale alla Torre d’Alleghe. Protagonisti sono in questo caso le guide alpine Nicola Tondini e Lorenzo D’Addario e di nuovo si tratta di una prima invernale.

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La via in questione è Dulcis in Fundo, aperta nel 1988 di Gigi Dal Pozzo e Nanni de Biasi con difficoltà di IX-. Restiamo in Italia ma spostiamoci dall’altra arte dell’arco alpino, sotto il bellissimo Cervino. Su questa mitica cima, il valdostano Hervé Barmasse completa la sua collezione personale delle sei creste del Cervino, tutte salite in solitaria. Infatti, oltre alla normale svizzera (Hörnligrat), alla normale italiana (Cresta del Leone), alla sud-est (Cresta di Furggen) e alla nord-ovest (Zmuttgrat), sulla sud si trovano anche le due creste che portano al Pic Tyndall e da lì in vetta lungo la Leone. Sono la Via Deffeyes e la Cresta de Amicis. Proprio quest’ultima era quella che mancava alla collezione di Hervé, che la sale oggi chiudendo così il cerchio! Dall’Italia, voliamo nella lontana Patagonia! Qui, Sean Villanueva O’Driscoll e Jonathan Griffin aprono una nuova via sulla parete sud del Fitz Roy, scalando a vista e senza piantare spit: 500 metri che arrivano fino al 7º, iniziando con


Materiali 1

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CARBON MIX

Il Carbon Mix è un bastoncino pieghevole realizzato in fibra di carbonio e alluminio. Oltre all’impugnatura superiore, presenta un’impugnatura inferiore che consente di adattare l’altezza della presa senza accorciare l’attrezzo. I laccioli ergonomici differenziati (destro e sinistro) incrementano il comfort mentre il cordino interno, rivestito in materiale plastico, permette di montare e smontare il bastoncino con facilità. È inoltre provvisto di un sistema di microregolazione della tensione che garantisce un perfetto assemblaggio. Il segmento superiore è dotato di un efficace sistema di bloccaggio con clip in alluminio, che consente una rapida e sicura regolazione della lunghezza. Peso: 444g. 4

ENERGY CR3

La Energy CR3 è un’imbracatura molto comoda e leggera, ideale per l’arrampicata su roccia a tutti i livelli. Grazie al suo design essenziale, è un’ottima scelta per ogni specialità, dalla scalata indoor alla falesia fino al trad. L’interno termoformato permette un perfetto adattamento al corpo di cintura e cosciali, assicurando quindi un comfort eccezionale. I cosciali sono regolabili e sono presenti 4 anelli portamateriale e l’anello di recupero posteriore. Peso: 375g (M).

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X-LIGHT

Una piccozza leggera all’insegna della polivalenza: un trait d’union di alto livello tra gli attrezzi da cascata e quelli più tradizionali. Lunga 50cm, è ideale per l’alpinismo classico e tecnico “fast and light”. La testa modulare in Avional consente due diverse configurazioni: lama-paletta e lamamartello. La curvatura del manico, realizzato in alluminio 7075-T6, è studiata per garantire sia una battuta efficace in piolet traction sia un’eccellente penetrazione nella neve quando la piccozza è usata in appoggio verticale. Il foro moschettonabile nella testa permette l’uso con dragonne mentre a quello del puntale può essere agganciato l’X-Gyro Leash. L’impugnatura è dotata di appoggi amovibili che permettono tutte le configurazioni. Peso: 525g martello, 520g paletta. 5

HMS CORE LOCK

Grazie al suo design arrotondato, il moschettone Core Lock presenta un’apertura eccezionalmente larga e un notevole spazio interno che agevola ogni tipo di manovra, dall’assicurazione alle corde doppie. Il naso con geometria brevettata SphereLock ottimizza il gioco leva-moschettone per la massima sicurezza. Peso: 81g.

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ROCKET

Rocket è una vite da ghiaccio di alto livello, leggera e robusta, con tubo e placchetta in acciaio al cromo-molibdeno, pronta a soddisfare tutte le esigenze di ice climber e alpinisti sulle grandi vie in quota. La filettatura inversa garantisce un’ottima tenuta in ogni situazione mentre la fresa frontale brevettata è disegnata per posizionamenti facili e veloci anche nel ghiaccio più freddo e compatto. La placchetta è piegata e in asse con la vite, assicurando un ottimale trasferimento del carico mentre i pomelli sono di diversi colori per un’immediata identificazione della lunghezza. Peso: 116g nella versione 13cm. 6

GEKO GUIDE

Guanto da alpinismo tecnico, mix perfetto di sensibilità e protezione, il Geko Guide esemplifica al più alto livello la nostra esperienza nella realizzazione di guanti da “avventura in montagna”. Estremamente robusto grazie all’esterno in pelle di capra, garantisce una presa salda e una precisione straordinaria sugli attrezzi, una resa termica calibrata per l’azione e un’alta protezione in caso di impatti e sfregamenti. Il Geko Guide è il nuovo riferimento per le ascensioni in quota, dalle classiche alle linee più estreme.

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Report Alpinismo e ghiaccio [3] Matteo Rivadossi, Uragano Dorato Foto: S. Monecchi — [4] François Cazzanelli, Francesco Ratti e Matteo Della Bordella sulla Bonatti al Cervino Foto: Coll. Cazzanelli

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la Colorado Route per poi seguire un’incredibile fessura/camino a incastro per ben 350 metri. Ecco La Chaltenense, un capolavoro patagonico offwidth.

4 marzo/Italia e Polonia Giorni in cui le Dolomiti monopolizzano l’alpinismo invernale! Simon Gietl si concede di nuovo un’altra bella salita in solitaria, con discesa a valle in parapendio. Il luogo è ancora il Sass de la Crusc sul quale sale il mitico Grande Muro percorso da Reinhold Messner e Hans Frisch nel 1969. 500 metri fino al VIIche Simon ha concluso in poco più di quattro ore, ridiscendendo in parapendio. Sui polacchi monti Tatra si conclude oggi, dopo tre giorni di avventura, la prima invernale del concatenamento Expander ( 2 ) ad opera di Maciek Ciesielski, Piotr Sułowski e Kacper Tekieli. Questo concatenamento prevede di salire quattro vie (tutte chiamate Sprężyna e tutte aperte da Maciej Gryczyński negli anni ’60) su quattro diverse pareti dei Tatra, per difficoltà fino al VII-. Un totale di 33 tiri, oltre 3000 metri di dislivello e 30 km

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che i tre hanno realizzato in una non-stop di 43 ore e 50 minuti!

7 marzo/Italia Questo finale di inverno 2021 ha nelle Dolomiti la location d’elezione per nuove aperture! Alla Croda del Becco, sopra il Lago di Braies, nascono i 200 metri di ghiaccio e misto di Zahnlos, ad opera di Manuel Baumgartner e Daniel Töchterle. Roccia cattiva e ghiaccio effimero per difficoltà di WI6/M6.

8 marzo/Italia

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Passano giusto sei giorni dalla salita di Verzeletti, che anche Matteo Rivadossi si aggiudica la salita in DTS di Uragano Dorato, il D15 del Bus del Quai. Una bella battaglia su questi 50 metri total dry che percorrono l’intera grotta e che proprio Matteo chiodò nel 2018. Un grandissimo risultato sia personale che assoluto, per questo 51-enne dal livello sempre altissimo.

23 marzo/Ecuador Torniamo un po’ a correre veloci in

compagnia di Karl Egloff! In Ecuador la guida alpina ha stabilito un nuovo record, salendo e scendendo dai due vulcani Iliniza Sur e Iliniza Norte, entrambi di altezza oltre i cinquemila metri. 13 chilometri tutti in quota e un dislivello di 1600 metri che Karl ha completato in 2h56’41’’, battendo di oltre un’ora il record precedente.

25 marzo/Italia Chi l’ha detto che le vie impegnative di misto debbano essere solo sulle Alpi? Giunge oggi l’ultimo atto di una bella via che Riccardo Quaranta, Michele Di Chiro e Laura D’Alessandro hanno aperto sul Monte Croce Maltese nell’Appennino Centrale. 260 metri di sviluppo per difficoltà di M8 WI5+/6, 5c, A1, ED+ che caratterizzano le otto lunghezze di Brave New World.

27 marzo/Italia Luca Schiera è l’autore della notevole ripetizione in libera di una delle creature melliche di Simone Pedeferri. Sullo Scoglio delle Metamorfosi Luca ha infatti


Report Alpinismo e ghiaccio 4

completato la salita in libera di Io Non Ho Paura, multipitch di tecnicità estrema e dalle condizioni aleatorie, che offre difficoltà massime di 8b/+ e un obbligato di 7b. Fu liberata da Pedeferri nel 2015.

28 marzo/Argentina La parete nord del Cerro Huinay in Patagonia vede una prima salita ad opera di Nicolas Gutiérrez, Pancho Herrera, Hernán Rodríguez e Sebastián Rojas. La nuova big wall prende il nome di Füta Chao e si sviluppa per 1600 metri su 1000 metri di dislivello con difficoltà di 5.12 e A2. I quattro hanno avuto bisogno di 10 giorni per completare la salita, affrontando tratti di parete ricchi di vegetazione e precipitazioni che hanno creato veri fiumi verticali!

29 marzo/Italia Un’altra news con protagonista Simon Gietl, che in compagnia di Jakob Steinkasserer ha aperto una nuova via di misto impegnativo. Sulla Ovest della

Pianalto, Vedrette di Ries, i due hanno salito infatti Feuertaufe, dove passaggi delicati su roccia e ghiaccio si alternano fino al pendio nevoso finale.

30 marzo/Spagna, Italia e Francia Seb Berthe continua a stupire su tutti i terreni! Dopo l’8c flash in falesia a Oliana, il climber belga si è spostato tra le mitiche torri di conglomerato di Montserrat, dove lo attendono alcune multipitch di elevatissimo impegno. Qui parte subito alla grande e ripete in libera, e in una sola giornata, Tarragò: cinque lunghezze per un totale di 250 metri fino all’8b+ liberati dai fratelli Pou nel novembre 2013. In Italia, invece, Leonardo Gheza e Giulia Venturelli hanno effettuato in poco più di 19 ore il concatenamento del Trittico Nord costituito da Adamello, Busazza e Presanella. Partiti con la via Senza Chiedere il Permesso (V/5, M6, 800 m) sulla nord dell’Adamello, hanno poi affrontato lo Spigolo Nord della Cima Busazza (IV/M, 65º, 500 m) e quindi lo Spigolo Nord centrale (IV/M, 55º,

550m) sulla Presanella, quando possibile spostandosi con gli sci tra una via e l’altra. Infine, sulla nord dell’Aiguille des Pélerin i britannici John McCune e Will Sim lasciano invece il segno con una nuova via di misto che corre alla sinistra della mitica Beyond Good and Evil. La nuova via è stata da loro battezzata Above and Beyond, per una difficoltà di ED M6 6b+. Oggi nasce anche una nuova via di ghiaccio e misto ad opera di Sylvain Thiabaud e Matthieu Brignon in Haute-Maurienne. Sui contrafforti rocciosi del Glacier Supérieur du Vallonet i due hanno infatti aperto Acharnement Thérapeutique, 600 metri di V+, M6+, WI5+, III.

31 marzo/Italia

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Tre dei più forti alpinisti italiani, François Cazzanelli, Francesco Ratti e Matteo Della Bordella, tornano a legarsi insieme per affrontare il Cervino e rendere omaggio a Walter Bonatti. I tre hanno infatti salito in giornata il capolavoro che la leggenda dell’alpinismo mondiale tracciò sulla parete nord ben 56 anni fa.

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Exploit Maggio Alpinismo e ghiaccio Un momento di pausa nel maltempo. Foto: Coll. Holeček-Groh

respinte e sostituite da scelte pragmatiche». Una di queste è chiamare la squadra di supporto per fare il punto. Le notizie non sono buone: il campo base è stato smantellato e la squadra si trova a due giorni di cammino. Il luogo è remoto, ulteriormente isolato dalle nevicate recenti e fortemente esposto al pericolo valanghe. La squadra propone di inviare un elicottero di soccorso. Il 30 maggio l’elicottero arriva e libera Marek e Radoslav dalla trappola di ghiaccio che li ha impegnati per dieci giorni. Tre dei quali trascorsi in totale, gelida immobilità. Una trappola infernale, potenzialmente mortale, ma in un certo senso anche “paradisiaca”. La nuova via tracciata dai due cechi, che oppone difficoltà di M6+, VI+, 80º (complessivamente ABO+), è stata battezzata Heavenly trap. Il nome riassume perfettamente il concetto: essere bloccati in condizioni infernali, ma su una montagna bella e desiderata… come un paradiso.

Roccia delicata e nebbia. Foto: Coll. Holeček-Groh

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Lunga attesa in tenda. Foto: Coll. Holeček-Groh



Report Alpinismo e ghiaccio 5

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Report Alpinismo e ghiaccio 6

[5] Luca Schiera, Socialmente Inutile Foto: Tommaso Lamantia Grivel — [6] Emanuele Andreozzi e Santi Padrós aprono Alchimia Foto: Coll. Padrós&Andreozzi

Maggio 2021 22 maggio/Cina

24 maggio/Cina

Un nuovo record femminile di velocità sulla vetta più alta della terra! Dopo aver tentato il 12 maggio e rinunciato causa vento e neve alta, Yin Hung Tsang, soprannominata “Ada”, ha raggiunto la vetta dell’Everest in 25 ore e 50 minuti, abbassando di quasi 14 ore il record precedente effettuato nel 2018 sul versante sud dalla nepalese Phunjo Jhangmu Lama.

Ancora un primato sugli 8848 metri dell’Everest! Il cinese Zhang Hong diventa il primo alpinista asiatico non vedente a raggiungere il tetto del mondo e il terzo in assoluto dopo l’americano Erik Weihenmayer e l’austriaco Andy Holzer rispettivamente nel 2001 e 2017.

23 maggio/Italia Luca Schiera torna sul granito mellico per confrontarsi con Socialmente Inutile ( 5 ), multipitch aperta in artificiale da Christian Gianatti e Giovanni Ongaro e poi liberata nel 2003 da Simone Pedeferri. Nel tentativo, Luca ha aperto alcune varianti al tracciato originali e aggiunto un tiro finale più facile ma pericoloso. Con queste modifiche, Socialmente Inutile si trasforma in Totalmente Inutile, nome scelto per questa variante, che presenta difficoltà fino all’8b.

30 maggio/Nepal e Italia Si conclude oggi l’impresa monumentale e estrema dei cechi Marek Holeček e RadoslavGroh sui 7162 metri del Baruntse! Il 25 maggio, a 5 giorni dalla partenza dal campo base, i due hanno completato una nuova via in stile alpino, dal nome Heavenly Trap, sui 1700 metri dell’immensa parete nord-ovest di questo settemila, dopo una scalata di misto e ghiaccio duro, un durissimo bivacco scavato nel ghiaccio, un altro bivacco poco sotto la vetta, e un altro ancora bloccati da una nevicata. I due sono infine riusciti a raggiungere la vetta

con un tempo infernale, per poi iniziare subito la discesa e attrezzare l’ennesimo bivacco. Qui sono rimasti bloccati ancora dal maltempo da martedì a sabato, a 7000 metri, congelati, continuamente sommersi dalla neve e con pochissimo cibo, in attesa di una schiarita. Il tempo è finalmente migliorato e gli ha permesso di scendere su una neve con altissimo rischio di valanghe, bivaccare un’ultima notte e infine essere raggiunti da un elicottero data l’impossibilità di raggiungere il campo base, che nel frattempo era stato evacuato a causa delle fortissime nevicate. Un’impresa grandiosa che è già storia! In questa stessa giornata, in Civetta Emanuele Andreozzi e Santiago Padrós hanno aperto una nuova via di misto alla Cima de Gasperi: Alchimia ( 6 ), 700 metri e una gigantesca goulotte con difficoltà di AI5+ e M6+-.

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Exploit Luglio Alpinismo e ghiaccio In vetta all'Aiguille Blanche de Peuterey. Foto: N. Castagna e G. Perenzoni

Seracchi sul Monte Rosa Gletscher, lungo la via normale alla Nordend. Foto: N. Castagna e G. Perenzoni

CI SIAMO PRESI TRE MESI DI TEMPO, CIRCA “CENTO GIORNI. NON VOLEVAMO INSEGUIRE

UN RECORD MA VIVERE UNA VERA E PROPRIA AVVENTURA SECONDO LE NOSTRE REGOLE. Abbiamo deciso di partire a maggio per poter affrontare una parte dei Quattromila anche in scialpinismo. Sapevamo che la primavera inoltrata non sarebbe stata la stagione più facile per l’ascensione di tutte le cime, ma scalare una parte dei Quattromila con gli sci era una delle nostre “regole del gioco” come anche scegliere, quando possibile, le vie di cresta. Quelle grandi creste delle Alpi che, solo pronunciandone il nome, fanno vibrare il cuore di un appassionato di alta montagna. Qual è la via che avete trovato in condizioni migliori? Sembra quasi surreale ma il 12 giugno, decisamente in anticipo sulla stagione ideale, abbiamo percorso la bellissima e difficile Arête du Diable in condizioni eccezionali. Per concatenare le cinque Aiguilles

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du Diable, sospese a 4000 metri d’altezza sopra ai ghiacciai del Monte Bianco, bisogna affrontare un’arrampicata sostenuta di IV e V grado su granito monolitico. La presenza di ghiaccio o vetrato lungo la via renderebbe la cavalcata lenta e complicata. Quel giorno invece la roccia era perfetta, pulita e calda. Non dovevamo fare altro che scalare… Qual è stata invece la via che avete affrontato in condizioni peggiori? L’esperienza più difficile ed estrema del nostro viaggio l’abbiamo vissuta durante la traversata dell’Aiguille Blanche de Peuterey. Il pomeriggio e la notte precedenti la nostra ascensione una forte perturbazione si è abbattuta sul Monte Bianco. Il giorno della salita la Blanche era veramente bianca: la neve copriva tutto, le placche di roccia erano muri bianchi che non offrivano vie di passaggio visibili. Abbiamo comunque tentato, anche se sapevamo che una ritirata sarebbe stata complicata. Siamo partiti verso le due di notte dal Rifugio Monzino avvolti dalle nebbie. Da subito abbiamo capito che sarebbe stato difficile. Già


Exploit Luglio Alpinismo e ghiaccio In discesa dal Pic Tyndall lungo la Cresta del Leone al Cervino. Foto: N. Castagna e G. Perenzoni

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Exploit Luglio Alpinismo e ghiaccio

Condizioni estremamente delicate sull'Aiguille Blanche de Peuterey. Foto: N. Castagna e G. Perenzoni

lungo la salita al Colle dell’Innominata le rocce erano coperte da un pericoloso strato di ghiaccio. I grossi crepacci del Frêney erano seminascosti dalla neve ventata e tracciare il percorso non è stato scontato. Le Cenge Schneider, accesso classico alla Cresta di Peuterey, erano impraticabili. L’unico modo per salire era seguire il Couloir Schneider. Ma è a monte del Bivacco Craveri che abbiamo incontrato le vere difficoltà. A causa della neve fresca arrampicare era drammatico, la difficile interpretazione della via di salita e l’improteggibilità dei tiri che affrontavamo ci hanno impegnati a lungo. Devastati psicologicamente, dopo quattordici infinite ore, ci siamo rifugiati ai Bivacchi Eccles. In quel momento volevamo scappare dalla montagna, volevamo solo tornare a casa… Quali sono stati i principali ostacoli da superare per concludere AltaVia 4000? Innanzitutto il vento fortissimo che continuava a soffiare in quota e che, a lungo andare, sfinisce e logora l’animo. Poi la tanta neve sulle rocce e le difficili condizioni su alcune delle vie che abbiamo affrontato. Infine, ma non

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meno importante, le poche finestre di tempo stabile e i lunghi periodi di brutto tempo che peggioravano di volta in volta le condizioni delle montagne, ci rallentavano sulla tabella di marcia e ci costringevano ad aspettare per molto tempo a valle, mentre nella testa i pensieri negativi e l’incertezza di non portare a termine il progetto ci tormentavano di continuo. Ancora meteo e condizioni quindi… Sicuramente entrambi questi elementi non sono stati favorevoli nella tarda primavera/inizio estate 2021, che ricordiamo tutti come particolarmente instabile. Ma ci sono stati anche casi in cui le “cattive condizioni” vi hanno fatti divertire? Effettivamente c’è stata una via lungo la quale le condizioni innevate d’inizio stagione hanno favorito almeno in parte una progressione più veloce: la Cresta Signal. Fino al Colle Signal le grandi cornici e la neve fradicia ci hanno fatto tribolare un bel po’, ma sopra una certa quota abbiamo volato. I famosi sfasciumi citati sulle relazioni quel giorno non esistevano, solo neve perfetta dove affondare piccozza e ramponi.


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Report Alpinismo e ghiaccio [5] Avvicinamento alle pareti della Groenlandia per Della Bordella, Schupbach e Welfringer Foto: Arch. Della Bordella-Schupbach-Welfringer — [6] Matteo Della Bordella, Silvan Schüpbach e Symon Welfringer aprono Forum Foto: Arch. Della Bordella-Schupbach-Welfringer

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Report Alpinismo e ghiaccio

19 agosto/Svizzera Matilda Söderlund, falesista e boulderista svedese di alto livello, si confronta ora alla grande con multipitch di elevata difficoltà. Sull’elvetica Westliche Dreifaltigkeit, Matilda ha infatti salito in libera i 150 metri di Parzival, in sette tiri che raggiungono l’8b.

22 agosto/Danimarca

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Matteo Della Bordella, Silvan Schüpbach e Symon Welfringer concludono nel successo la loro spedizione in Groenlandia con una nuova via sulla remota Siren Tower nella zona detta Mythic Cirque. 5 giorni di avvicinamento in Kayak seguiti da 6 giorni in parete con le portaledge per salire e liberare gli 840 metri di Forum ( 6 ). Una via con difficoltà che arrivano al 7c completamente protetta a nuts e friends nei suoi 22 tiri, usando solo chiodi per le soste e un paio di spit per le portaledge. Non stanchi, hanno esplorato anche altre pareti lì vicino, aprendo un’altra via di 440 metri fino al 7a che hanno chiamato La Cène du

Renard, su una parete da loro battezzata come Paddle Wall. Oltre a loro, nel Mythic Cirque era inaspettatamente presente anche il team composto dai belgi Nicolas Favresse, Sean Villanueva, Jean-Louis Wertz e lo svedese Aleksej Jaruta che, dopo aver raggiunto la Siren Tower in barca a vela, hanno aperto la prima via della parete, due giorni in anticipo rispetto a Della Bordella & Co.

23 agosto/Svizzera Una bella impresa per il sedicenne Lukas Sager, che si aggiudica la salita di una multipitch tra le più dure e quotate delle Alpi. Si tratta di Yeah Man! nel Gastlosen, via chiodata nel ’99 da François Studemann e Guy Scherrer e poi liberata nel 2004 da Josune Bereziartu e Riker Otegi, con difficoltà fino all’8b+ e altri tre tiri di grado 8 su 300 metri di via.

Ivan Temerev e Alex Tyulyupo hanno dedicato il mese di agosto all’apertura di diverse nuove via nella catena del Kokshaal-Too. Il loro viaggio è iniziato con la parete nord + cresta dei 5482 metri del Pik Alpinist, seguito poi dalla cresta sud del Karatoo (4615 metri) e poi ancora dalla parete nord del Pik Korolyova, di 5816 metri. Su quest’ultimo hanno aperto una linea di ben 1650 metri con difficoltà di AI4/M5. Non stanchi, Temerev e Tyulyupo hanno aperto una nuova linea sulla sud del Pik Marona East (4610 metri) mentre Belotserkovskiy ha affrontato in solitaria i 4845 metri del Pik Skalistiy lungo la cresta sud.

24 agosto/Kirghizistan I fortissimi Kirill Belotserkovskiy,

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report

2021

falesia


Report Falesia 4

liberato un’ulteriore connessione estrema, in particolare tra il 9a+ di Sachidananda e lo storico 8c+ de Le Bronx, collegati da una durissima sezione in traverso con 3 movimenti che da soli valgono l’8A boulder! Il risultato finale è Les Affranchis, che Zehani ha liberato e valutato 9a+/b.

13 marzo/Slovenia e Italia Facciamo la conoscenza di un nuovo arrampicatore di altissimo livello, che realizza il suo primo 9a+ senza aver prima salito il 9a! Michal Mikušínec ha infatti riscoperto un vecchio progetto irrisolto nella falesia di Súľov, chiodato da Milan Beninan e sul quale anche Adam Ondra ha fatto qualche tentativo. Una via intensa su conglomerato con sequenza chiave su monoditi furenti, che il giovane Michal ha domato, liberando così Chiroptera, 9a+! Torna alla grande sulla roccia anche Laura Rogora, in azione nelle falesie di Arco. Qui la romana si aggiudica la corta e intensa line di Groosfraba, un 8c+ a firma Ghisolfi.

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Report Falesia 6

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[4] Davide Picco, Omen Nomen Foto: Luca Rigo — [5] Kathy Choong, La Ligne Claire Foto: Hugo Vincent — [6] Iker Pou, Gran Guggenheim Foto: AIAireFilms — [7] Stefano Ghisolfi, Terapia d'Urto Foto: Enrico Veronese

Marzo 2021 14 marzo/Francia

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Un’altra grande salita femminile per l’8c+ de La Ligne Claire, a Saint Léger. Dopo Florence Pinet, Nolwen Berthier e Julia Chanourdie, è la svizzera Kathy Choong a moschettonare in continuità la catena di questi 30 metri intensi, che le hanno richiesto una trentina di giorni di lavoro e diverse cadute proprio agli ultimi movimenti. Un bel risultato per un’arrampicatrice che vanta già due vie di 9a nel palmares.

17 marzo/Spagna Torniamo nelle falesie spagnole, con un bel bis di realizzazioni che vedono protagonista Piotr Schab e Sébastien Berthe. Per il forte polacco è arrivata la seconda salita di Wild West, il 9a/+ da poco salito da Tom Bolger a Margalef. Per Seb invece si tratta di una notevole salita flash, su una via di 8c, ex 8c+: si tratta di Mind Control a Oliana, tiro di 50 metri divenuto famoso in seguita alla salita a vista di Adam Ondra.

18 marzo/Spagna

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Da Oliana e Margalef ci spostiamo a Maiorca, per ritrovare in azione un Iker Pou per il quale ormai non si riescono più a trovare aggettivi per descrivere la tenenza! Dopo il 9a+ di Gran Guggenheim, il 44-enne basco si è dedicato a una nuova mostruosità: oltre 50 metri ultra strapiombanti e 100 movimenti tra yaniro, tacche, buchi, stalattiti… Questa è Guggenhell, la sua ultima creatura, per un mix di potenza e resistenza che vale il 9a+/b, per ora il top della Baleari.

22 marzo/Francia Alex Megos è inarrestabile nella falesia di Saint Léger! In una settimana di permanenza sono infatti nove i tiri dall’8c in su che ha chiuso, tra i quali La Castagne e Cadafist, entrambi 9a/+ (a suo parere) e la first ascent di una creazione di Quentin Chastagnier che gli ha dato un po’ più di filo da torcere. Dopo aver tentato più giorni tra un tiro e l’altro Megos è riuscito a raggiungere la catena in continuità, liberando il 9a+ di Et Pour Quelques Dégaines de Plus.

23 marzo/Italia e Spagna

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Ad Arco Stefano Ghisolfi lascia ancora la sua firma su una nuova via da 9a+! Nella falesia di Padaro ha infatti chiuso un progetto chiodato da Marco Erspamer e caratterizzato da una linea molto particolare: una connessione tra la parte più dura de L’arciere (8c) e Goosfraba (8c+), realizzata percorrendo tutta la grotta ma restando a pochi metri da terra. Una quarantina di movimenti intensi a creare Terapia d’Urto, il secondo 9a+ di Padaro insieme a The Bow, altra opera dell’atleta delle Fiamme Oro. Da Arco spostiamoci a Margalef, con Dave Graham che continua la sua love story con le falesie spagnole! Lo statunitense è all’opera con ben tre cantieri da 9b tra Siurana e Margalef, con nel mirino in quest’ultima First Round First Minute. Una delle tappe naturali per il successo passa per First Ley, il 9a+ parzialmente in comune, ed è esattamente questa la via che Graham si aggiudica!

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MYTHOS 30TH ANNIVERSARY

Anniversary edition per la celebre scarpetta d’arrampicata Mythos in collezione dal 1991 e qui realizzata con materiali eco-friendly per ridurre al minimo l’impatto ambientale. La maggior parte dei componenti impiegati deriva da materiali riciclati (lacci, tiranti allacciatura) e a ridotto impatto ambientale (concia metal free, pelle biodegradabile, collanti a base acquosa). Suola in mescola FriXion White ultra aderente. Concepita per arrampicata su vie lunghe e utilizzi in parete prolungati grazie all’eccezionale comfort di calzata. I materiali morbidi e confortevoli trattati con concia eco e le soluzioni comfort fit permettono al piede di distendersi all’interno della scarpetta per un’accentuata comodità. Mythos 30th: le leggende non muoiono mai.

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KUBO

Kubo è la scarpetta d’arrampicata polivalente dedicata all’arrampicata indoor sia boulder che lead, ideale per chi ricerca comfort e versatilità. La novità è rappresentata dal tallone a nuova costruzione che è integrato nella suola per un miglior grip e maggiore protezione oltre che per un’accentuata elasticità e sensibilità generale. Kubo fornisce un ottimo comfort grazie alla tomaia sfoderata in microfibra e pelle scamosciata e facilita la personalizzazione dei volumi in modo rapido e preciso grazie alla chiusura a doppio strap contrapposto. Il puntalino è integrato nel bordo in punta per contenimento delle abrasioni e la costruzione della suola è concepita per permetterne la risuolatura. L’arrampicata elevata al Kubo.

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TC PRO

Re-Edit della scarpetta d’arrampicata mid-cut dedicata alle vie lunghe in montagna e arrampicata in fessura. Confortevole e protettiva, rende omaggio alle ascese più iconiche di El Captain: Freerider by Alex Honnold e The Dawn Wall by Tommy Caldwell, le cui linee sono marchiate a caldo nella parte alta della tomaia realizzata in eco-pelle con concia metal free. TC Pro garantisce il massimo comfort anche dopo molte ore di utilizzo grazie alla morbida imbottitura interna nella zona dei malleoli e nella zona anteriore. Peculiarità del modello: il taglio alto della tomaia, concepito per proteggere la caviglia dagli sfregamenti nelle fessure. Il bordo all-round in gomma molto esteso fornisce protezione nelle fessure mentre il sistema di allacciatura in punta è appositamente studiato per preservare i lacci dallo sfregamento. Tomaia e linguella sono estremamente traspiranti per aumentare il comfort interno. TC Pro adotta inoltre il brevetto P3, concepito per mantenere l’arcuatura della scarpetta nel tempo. La suola, in mescola Vibram® XS Edge, riduce la deformazione sulle piccole tacchette e sugli appoggi taglienti. TC Pro: the legacy continues.

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Exploit Maggio Falesia

La lotta di Marcello per il primo 9b d’Italia

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Exploit Maggio Falesia

Bombardi sigla la seconda ripetizione di Lapsus Testo  Alberto “Albertaccia” Milani Foto  Enrico Veronese

Andonno, una delle falesie simbolo del nostro paese e un luogo che nel tempo, oltre che nello spazio, ha accompagnato l’evoluzione dell’arrampicata italiana. Linee che costituiscono delle pietre miliari: Noi, il mitico 8B+ di Andrea Gallo o l’ancor più mitica Noia, la via di Seve Scassa, che ricollegando Noi a Cobra (in un’epoca in cui le connessioni erano molte meno frequenti di adesso) nel 1993 ha rappresentato il primo 8c+ d’Italia.

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a quei tempi, ormai storici, ad anni più recenti: nel 2014 Stefano Ghisolfi connette Cobra ad Anaconda e crea così Cobra Reale (8c+/9a), che poi diventa nient’altro che il tassello finale di un ulteriore progetto futuristico, partire da Noi e finire su Anaconda, connettendo così tutte e quattro le vie. Il risultato lo sappiamo. Nel novembre 2015, Stefano libera questo estenuante progetto di oltre 70 movimenti e nasce Lapsus, il primo 9b italiano. Adam Ondra ne è il primo ripetitore nell’aprile 2017, ma da

allora più nessuno ha raggiunto la catena in continuità. In questo maggio 2021 arriva però l’attesa terza salita, e con grandissimo piacere è un altro italiano ad esserne l’autore, Marcello Bombardi, che conclude così un processo iniziato lo scorso autunno. Il processo più lungo e mentalmente più estenuante della sua carriera, con tanti alti e bassi, avanzamenti, ripensamenti e fallimenti all’ultimissima presa, fino a quel magico 6 maggio! Ondra aveva confermato il 9b, seppur non il suo più duro, mentre Marcello, grazie alla scoperta di un nuovo metodo in incastro di ginocchio, suggerisce che possa non valere il grado pieno. Tuttavia, come lui stesso ha affermato, una “b” in più o in meno non conta, a fronte dell’esperienza che questa via gli ha offerto. Per saperne di più gli abbiamo rivolto qualche domanda, cercando di farci trasportare con lui su questo pezzo di storia dell’arrampicata italiana!

Marcello Bombardi, Lapsus Foto: Enrico Veronese

Ciao Marcello, Lapsus!!! Una falesia tra le più iconiche d’Italia, una via che è diventata fin da subito storica come primo 9b d’Italia, a continuare la storia già rappresentata dai singoli tiri che collega… Ma per te, cosa rappresenta Lapsus? Lapsus per me rappresenta tante cose. Un’esperienza e una sfida, tra me stesso e quella particolare linea. Una battaglia mentale quando volevo chiudere i conti ma allo stesso tempo la mia testa si lamentava di voler provare altre vie o del dolore alla pelle creato dalla roccia abrasiva di Andonno. Ha rappresentato un’avventura quando siamo saliti in falesia con più di mezzo metro di neve fresca trasformando l’avvicinamento da 15 brevi minuti a 1 ora abbondante a battere traccia. Ha rappresentato una scoperta personale, una lezione in un anno difficile e allo stesso tempo una compagna di viaggio di tutte queste esperienze. Ripeterlo è stata una bella e lunga battaglia: ci puoi riassumere il tuo processo su questa via? Ho iniziato a provare la via a ottobre dell’anno scorso, in un momento in cui causa pandemia sembrava che non avremmo fatto più molte gare per quell’anno. Dovevo ancora salire Noia quindi ho pensato di ripetere prima quella poi, pezzo per pezzo, arrivare a provare tutta Lapsus. Il grado di 9b mi sembrava estremo ma essendo vicino casa e con più tempo libero da gare perché non provarci!? Potrei riassumere il percorso in diverse fasi. Un inizio pieno di motivazione in cui mi sono sentito subito bene sulla via creandomi qualche illusione. Su una via così di resistenza anche un passaggio che da

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Report Falesia 6

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[6] Pippo Nolasco, TCT Foto: Pietro Bassotto — [7] Eva Hammelmueller, Underground Foto: Tobias Lanzanasto — [8] Gonzalo Larrocha, Las Meninas Foto: Silvia Abad

Maggio 2021 In Spagna troviamo anche Lorenzo Puri, che si aggiudica un altro 9a in carriera con Jungle Speed, una via liberata una decina di anni fa da Daniel Jung e caratterizzata negli anni da diverse vicissitudini, tra sgradi, prese rotte e nuovi metodi.

19 maggio/USA Alla frontiera tra Utah e Nevada, Jonathan Siegrist fa un bel colpaccio nella remota falesia denominata Pop Tire Cave. Qui James Litz chiodò Peruvian Necktie nel 2012 e l’anno dopo lo liberò proponendo il 9a+. Daniel Woods, che ha provato questa linea nel 2018, propose una rivalutazione a 9b, pur non avendola ripetuta. La seconda salita tocca ora a Siegrist, che concorda con Woods sul grado pieno… Questa proposta rende Peruvian Necktie cronologicamente il secondo 9b degli Stati Uniti, dopo il mitico Jumbo Love di Chris Sharma (di cui lo stesso Siegrist ha realizzato la terza salita).

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24 maggio/Spagna e USA

Steve McClure si lancia ancora su una dura via trad per salirla al primo giro, in questo caso in stile flash. A Pavey Ark, nel Lake District, ha infatti flashato Impact Day, un E8/6c improteggibile nella sua sezione iniziale…

Sempre nelle terre iberiche, Jonatan Flor non si è ancora riposato dopo la first ascent di Picacho Increíble Total, che subito lascia un’altra firma sulla miniera di linee che è la Cueva de Alì Babà a Rodellar. Jonatan ha infatti liberato El Picacho, un tiro chiodato da Dani Andrada e che, con il suo 9b, si presenta come uno dei più duri di questa grotta, nonché dell’intera Spagna. Lo stile è il solito della Cueva: si parte slegati con un boulder (in questo caso sull’8B+) per poi legarsi e continuare su questo grande tetto. Nel frattempo, negli Stati Uniti, Cameron Hörst (figlio del celebre allenatore e autore Eric) realizza il suo primo 9a+: si tratta di Bone Tomahawk nella Fynn Cave, una via liberata da Joe Kinder e poi ripetuta da altri quattro climber.

23 maggio/Spagna Ancora tante realizzazioni dure dalla Spagna con protagonisti Gonzalo Larrocha e Jorge Diaz-Rullo! Il primo si trova a Rodellar, dove ripete un tiro liberato proprio da Jorge e che lambisce il 9a+: Las Meninas ( 8 ). Il secondo si trova a Margalef, dove effettua la prima ripetizione di Victima Perfecta, una via liberata nel 2008 anche in questo caso da Ramonet e da lui valutata 8c+. A parere di Jorge, si tratterebbe invece di un 9a/+! Come nel caso di Mejorando Imagen, uno dei grandi risultati di Ramon diventa ancora più grande con le prime ripetizioni, a oltre 10 anni dalla first ascent.

28 maggio/UK Steve McClure ancora protagonista di una notevole salita trad in riva al mare! Si è infatti dedicato a Olympiad, una via di 8b


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CHIMERA

Chimera è l’avanguardia della scarpetta d’arrampicata moderna, adatta sia alla falesia che al boulder. Forma asimmetrica e arcuata con posizione dell’alluce medio/molto arcuato per precisione eccellente e flessibilità. La nuova Chimera è la versione più precisa della linea soft, utilizza materiali e tecnologie innovative per fare un ulteriore salto in avanti. L’inserto TPS sotto l’area di punta dà extra supporto e precisione su piccoli appoggi, senza togliere sensibilità. 2

QUANTIC

Quantic è adatta agli scalatori e alle scalatrici attivi in varie discipline e alla ricerca di una scarpetta versatile per un uso prolungato. Il nuovo sistema di tensionamento HT distribuisce in maniera ottimale la tensione su tutta la lunghezza della scarpetta. Per l’area tallone è stata introdotta una microfibra altamente adattabile di due strati, morbido all’interno (contatto con il piede) e con texture protettiva all’esterno.

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RIBELLE TECH 2.0 HD

Scarpone ultraleggero, veloce per alpinismo tecnico. Ribelle Tech 2.0 fissa un nuovo standard di peso, calzata e comfort. La membrana HDry impermeabile e traspirante è saldamente laminata sul lato interno della tomaia. La suola Precision Tech Roll è disegnata e studiata da Scarpa: il risultato è una suola dai volumi contenuti per una calzata precisa, veloce, leggera e confortevole. Il battistrada è in mescola Mont di Vibram che assicura stabilità e durabilità. Ribelle Tech 2.0 è compatibile con i ramponi semiautomatici. Il Dynamic Tech Roll System è un sistema innovativo di costruzione della tomaia con la suola per ottenere un’ottima calzata ergonomica e massima sinergia di prestazione in camminata. 4

RAPID GTX

È la scarpa da avvicinamento progettata per muoversi velocemente su terreni montani e per mantenere il piede asciutto anche in caso di pioggia. Ideale per trail tecnici, per le fasi di avvicinamento alle pareti da scalare, facile da attaccare all’imbrago e prestante nelle discese ripide e veloci.

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SPIN INFINITY

Spin Infinity è il modello dedicato alla lunga distanza. Le caratteristiche di stabilità, ammortizzamento e controllo la rendono perfetta per l’allenamento e le gare di Ultra Trail per atleti che richiedono una scarpa comoda e stabile. La combinazione di una forma precisa e avvolgente che consente maggior libertà nell’area dell’avampiede, una tomaia leggera e traspirante, una suola a doppia densità che garantisce il giusto ammortizzamento ed elevato controllo del piede e un battistrada ad alta aderenza, trazione e stabilità rendono questo prodotto molto trasversale oltre che un fedele alleato oltre la maratona off-road, sia in competizione che in allenamento. 6

SPIRIT EVO

Sprit Evo mette assieme lo stile urban e quello climbing per creare una calzatura con una chiara derivazione green, grazie alla nuova tomaia in suede ecosostenibile Evolo® e la suola in materiali riciclati. È pronta a rappresentare la tribù di Scarpa, fatta di persone che amano la montagna ed il viaggio, alla ricerca di quella libertà che ha bisogno di occhi e piedi per essere vissuta.

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Report Falesia 5

[5] Joe Kinder, Kinder Cakes Foto: Daniel Gadja

Settembre 2021 25 settembre/Italia

Ormai parlare di 9a e di Laura Rogora è quasi ordinaria amministrazione... Di ritorno a Trento, l’atleta delle Fiamme Oro, si è riapprocciata a un via ancora in attesa di una prima salita nella falesia del Bus de Vela, mettendo fine al suo status di “progetto”. Laura ha infatti liberato questo tiro corto e intenso, creando il 9a di Iron Man.

27 settembre/Spagna Nella mecca di Margalef, Angie ScarthJohnson si aggiudica la ripetizione di una via molto rilevante sia a livello personale, che per la sua Australia. Angie, fin da bambina una promessa dell’arrampicata mondiale, ha infatti chiuso il 9a della famosa Victimas del Futur, diventando così la prima australiana ad arrivare a questa mitica difficoltà!

28 settembre/UK Un bel risultato trad per l’americana Anna Hazelnutt, in visita a Dyer’s Lookout

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nel Devon. Anna si è qui cimentata con l’audace E9/6c di Once Upon a Time in the South West, con cui ha raggiunto per la prima volta questa difficoltà. Oltre a lei, in questa stessa giornata anche Tom Randall ne ha effettuata la ripetizione.

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In questi giorni di fine settembre anche Joe Kinder torna a far parlare di sé, impegnato in una delle falesie più storiche degli Stati Uniti, Rifle in Colorado. Joe, ora 41-enne, ha realizzato la prima salita di Kinder Cakes, via che si trova nella Skull Cave. A suo parere si tratta di una linea che merita il 9a+ che, se confermato, sarebbe il suo primo in carriera, ad aggiungersi comunque a una quindicina di 9a e 9a/+.

30 settembre/Francia Da Ceuse arriva un’altra bomba devastante!!! Dopo il nostro Stefano Ghisolfi ecco che anche Sean Bailey, il suo principale avversario in Coppa del Mondo Lead, si

aggiudica la ripetizione di Bibliographie! Anche per lui una grande battaglia che l’ha coinvolto integralmente in anima e corpo, fino a diventare un’ossessione totalizzante. Il successo l’ha riportato alla realtà…quella realtà in cui il suo nome è scritto come terzo salitore di questa via proposta come 9c da Megos e rivalutata a 9b+ da Ghisolfi… una delle più dure del globo!


Materiali

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BREITHORN

Realizzata in due differenti tessuti tecnici (Softshell e Stretch Force), Breithorn è la giacca che offre un ottimale compromesso tra funzione antivento, traspirabilità, calore e libertà nei movimenti. Ideale per tutte le attività outdoor invernali o estive, può essere utilizzato sia come giacca che come gilet grazie alla possibilità di rimuovere in maniera pratica e veloce le maniche staccabili per mezzo di due leggere e finissime zip. Softshell + Stretch Force / Cappuccio di emergenza estraibile dal colletto / Quattro tasche frontali con chiusura a zip / Maniche staccabili mediante zip / Polsini in Lycra elasticizzata con taglio per inserimento pollice, effetto guanto / Coulisse a fondo giacca per maggior protezione da aria e vento 3

LATOK

Scarpone tecnico per il trekking e l’alpinismo con suola Vibram® e membrana Watershield. Sul tallone è presente la predisposizione del tacco in TPU per l’utilizzo dei ramponi semi-automatici. Inserti in Kevlar che ne favoriscono la resistenza. Intersuola in Eva microporosa con inserto ramponabile in TPU / Suola Vibram Maton / Sottopiede anatomico Air Comfort in EVA per una maggior traspirazione / Tomaia in pelle scamosciata + kevlar / Membrana Watershield / Ampio bordo in gomma di protezione e rinforzo / Peso 1,432kg la coppia (41)

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ARTIC

Giacca ibrida che garantisce comfort e praticità, adatta a tutte le attività outdoor. Calore e traspirabilità garantiti dall’imbottitura in ovatta ed estrema libertà di movimento assicurata dagli inserti in Polyestere elasticizzato presenti sui fianchi e nella zona sotto ascellare. Nylon Ripstop + Polyestere elasticizzato / Imbottitura sintetica Holofiber (ovatta) / Cappuccio fisso con bordo in Lycra elasticizzata / Due tasche frontali con chiusura a zip + tasca invisibile al petto / Lycra elasticizzata a fondo manica e fondo giacca per maggior protezione ad aria e vento

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URAN E VENERE

Fleece garzato con cappuccio, realizzato con look accattivante, sportivo e modaiolo, è ideale in attività outdoor di bouldering e climbing o per utilizzo quotidiano. 100% Polyestere garzato / Cappuccio fisso e regolabile / Due tasche frontali / Zip frontale

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Laura vs Erebor: Exploit Ottobre sottosezione

al di là dell’incredibile!!! Con il 9b/+ l’arrampicatrice romana scrive la storia…ed è la più forte di sempre! Testo  Alberto “Albertaccia” Milani Foto  Overchalked

A fine febbraio 2016 dalla falesia di Sperlonga giunse una notizia bomba, una realizzazione che scrisse una pagina di storia dell’arrampicata italiana. Ne era protagonista una ragazza romana appena quattordicenne, Laura Rogora, che con Grandi Gesti si aggiudicò il primo 9a femminile italiano!

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assò esattamente un anno e a Oliana Laura salì Joe-Cita, il suo secondo 9a “pieno” dopo un paio di first ascent da 8c+/9a nella falesia di Collepardo. Fu l’inizio una sorta di assuefazione mediatica a ciò che questa stupefacente ragazza realizzava, in un cammino che in pochi anni l’avrebbe portata, ancora giovanissima, ad essere la più forte la mondo. Le sue realizzazioni estreme sono state così frequenti che ci si è abituati ad

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esse, dando quasi per scontato il suo livello. Diversi altri 9a, 8b+ a vista, prime salite di riferimento… Ma è nel maggio 2020, nella falesia di Massone, che Laura fa il successivo step: con il 9a+ di Pure Dreaming Plus è davvero al top mondiale, in compagnia di grandi arrampicatrici come Margo Hayes, Anak Verhoeven, Angy Eiter e Julia Chanourdie. Non passano che due mesi: a luglio una visita alla famigerata Cueva de Ali Babà a Rodellar e la salita del tiro più duro, Ali Hulk Sit Extension Total. È 9b e Laura è l’unica con Angy Eiter a poter vantare un risultato di questo calibro! Tutti ormai intuiscono che la romana può davvero essere considerata la più forte nella storia dell’arrampicata, e gli ulteriori 9a+ di The Bow e Terapia d’Urto a Padaro tolgono qualunque ultimo dubbio. Nessun’altra come lei si è spinta così tante volte oltre al 9a! Potrebbe anche bastare qui, ad incorniciare una carriera incredibile e probabilmente inimitabile per


Exploit Ottobre Falesia un po’ di tempo. Tuttavia, Laura ora vive a Arco, dove un altro climber tra i più forti di sempre è altrettanto attivo nell’innalzare sempre di più i limiti. All’Eremo di San Paolo, a inizio 2021, Stefano Ghisolfi ha infatti liberato Erebor: la via più dura d’Italia, che, con il suo 9b/+, è anche una delle più dure al mondo. A parere di Stefano, Erebor è solo un poco più facile di Bibliographie, e tanto basta a chiarirne la durezza… Non c’erano dubbi che Laura avrebbe messo le mani su questa via prima o poi, ma pensare che potesse ripeterla sembrava fanta-arrampicata, anche per una come lei. Eppure, in questo mese di ottobre, Laura si è spinta dove nessun’altra era mai arrivata! “Sono probabilmente l’unico al mondo che comprende il significato di questa salita”: così Ghisolfi ha scritto su Instagram a commentare la ripetizione di Erebor. Vero. Stefano è l’unico che può comprendere e capire. Per il resto del mondo ciò che Laura ha fatto va davvero al di là di qualunque immaginazione. Numeri e gradi lasciano il tempo che trovano, sono solo un riferimento per contestualizzare una realizzazione, ma non ci permettono di valutare le vicende umane che ci stanno dietro. Per questo motivo abbiamo parlato direttamente con lei, la regina assoluta dell’arrampicata mondiale! Laura, la tua salita di Erebor ha lasciato davvero tutti increduli, tanto è stupefacente questo risultato. Come ti senti ad averla salita? Dopo il 9b, non pensavo di riuscire ad alzare ancora il grado. L’ho alzato comunque veramente di pochissimo, neanche mezzo grado. Avevo provato questa via a marzo e avevo fatto i singoli passaggi, ma sembrava veramente estrema. Anche dopo la gara in Russia il primo giorno mi muovevo veramente pochissimo ma poi sono riuscita a migliorare molto velocemente e la salita è arrivata veramente prima di quanto mi aspettassi. Per quanto tu l’abbia salita molto velocemente ci puoi descrivere quale è stato il tuo processo? Il processo è stato infatti molto veloce. Da quando sono tornata dalla Russia, la prima volta ho ripassato tutti i passaggi e ho trovato un metodo migliore per passare il blocco sopra. Poi la volta successiva sono riuscita a farla con due resting, tuttavia è comunque una via molto di resistenza, senza riposi e quindi pensavo di essere molto lontana. La volta dopo sono però riuscita a farla solo con un resting e allora ho iniziato a i tentativi seri. Sono tornata ancora due giorni dopo e sono riuscita a salirla! Cosa hai pensato quando Stefano ha liberato questo tiro a inizio anno? La prima cosa che ho pensato è che volevo andare a

provarla. Comunque avendo una via così difficile vicino a casa volevo provarla anche solo per curiosità e infatti sono andata due giorni a marzo per vedere i movimenti.

Laura Rogora, Erebor Foto: Overchalked

Per quanto riguarda il grado, concordi con la valutazione proposta da Stefano? Sicuramente lui ha più esperienza di me su questi gradi e quindi mi fido di lui. È chiaro che parlando con una climber come te la discussione ricada inevitabilmente sulla difficoltà e sui gradi che hai raggiunto. Ma oltre a questo, ci vuoi dire che cosa rappresenta per te l’arrampicata al di là dei numeri e dei successi? Ovviamente quello che mi piace dell’arrampicata è cercare la sfida e la sfida sta nel fare cose sempre più difficili, ma non arrampico sicuramente per il grado. Alla fine quello che mi dà soddisfazione è salire una via che magari mi sembrava impossibile ma sulla quale poi con l’allenamento riesco a fare progressi fino a salirla. A volte mi dà più soddisfazione fare un 8c che magari ho provato per anni senza riuscire a fare i movimenti piuttosto che una via più dura che però salgo in giornata. Oltre a essere diventata una professione, cosa ti ha portato l’arrampicata in termini di incontri e legami con le persone? Ormai la mia vita gira intorno all’arrampicata e quindi tutti i miei amici sono di questo ambiente. L’arrampicata mi ha dato anche la possibilità di incontrare tanta gente di altre nazioni e provare le vie che hanno salito altri scalatori che ho conosciuto o magari incontrato in gara. Inevitabile chiedertelo: alla luce di questo risultato hai intenzione di seguire il suggerimento di Stefano e andare a provare Bibliographie? Eh sì. Sicuramente se riesco la prossima stagione vorrei andare a provarla! In tanti ti seguono e ti ammirano. Che cosa vuoi trasmettere alle giovani che possono trarre ispirazione da campionesse come te? Io spero di riuscire a trasmettere la mia passione e anche il messaggio che se uno si impegna, si allena e dedica tempo alla propria passione, alla fine comunque i risultati arrivano. E anche tanto sacrificio. Non hai mai avuto l’impressione di fare molti sacrifici nella tua vita? In realtà allenarmi mi piace, l’arrampicata mi piace e quindi non la vedo tanto come un sacrificio ma piuttosto come fare qualcosa che amo piuttosto che fare altro.

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Exploit Novembre Boulder prese avvenute nel periodo in cui questi ultimi stava tentando di ripetere il blocco. Alla luce di cosa avete potuto verificare nel vostro processo, che ne pensate di quell’episodio e di cosa ha comportato per questa linea? NIKY: L’episodio è la limpida dimostrazione che anche nella scalata, malgrado ci sia ancora qualche barlume di non-convenzionale, siamo soggetti all’influenza proveniente dall’altra parte dell’Oceano e, in parte, deviati da essa. È triste notare questo aspetto in uno dei mondi che ha sempre rappresentato una valida e sana alternativa; eppure quell’aneddoto non ha fatto altro che dividere gli opinionisti in due fazioni ben separate semplicemente mettendole in conflitto tra di loro. Christian era supportato principalmente dai suoi amici o conoscenti e di conseguenza non avevano credibilità in quanto considerati poco imparziali (pur essendo i locals); gli altri scalatori trovavano invece supporto nella maggioranza delle persone che si affidava senza troppe domande alla versione di chi aveva potere mediatico e influenza irraggiungibile. Loro, chiaramente, richiedevano più sforzo critico per essere messi in discussione. Vi è poi anche un pizzico di squadrismo visto il numero di partecipanti e la somma della visibilità, già elevate, dei singoli scalatori-visitatori. Questo ha probabilmente incentivato il tutto a favore di un lato, piuttosto che dall’altro. Una vicenda comunque aberrante che trovo limitante analizzare soltanto in relazione agli scavi da una parte o il ricorso ad una presa di posizione più protettiva dall’altra. Vi è molto di più. Vi è innanzitutto la dimostrazione che le celebrities che hai citato sono difficilmente messe in discussione a prescindere da ciò che fanno, da chi sono e da come si comportano. Dall’altro lato vi è spesso la sottostima di personaggi che hanno fatto la storia del bouldering italiano e che sono stati dei grandissimi personaggi carismatici, tutti diversi tra di loro, e che erano delle linee guida per chi iniziava a scalare o per chi voleva progredire e crescere. Credo che in tutta Italia ci siano stati dei boulderisti incredibili (Christian rimane ancora uno dei più forti boulderisti nella storia mondiale eppure viene spesso etichettato semplicemente come uno dei boulderisti più forti in Italia – Mi riferisco soltanto alla parte outdoor ovviamente, siccome i titoli parlano da sé), ci siano inoltre alcuni tra i passaggi migliori del mondo e destinazioni eccezionali che, per fortuna, non sono ancora state date in pasto a chiunque. Eppure si percepisce di come le nostre preferenze si schierino spesso con ciò che arriva dall’America: pare che l’ago della bilancia penda sovente verso chi ha semplicemente potere mediatico e fama a prescindere, senza magari nemmeno approfondire il resto o rifletterci sopra. Questo è un discorso che si

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amplifica e va oltre ai personaggi o alla vicenda. Se le parti fossero state invertite però, immaginiamo su Hypnotized Minds nel RMNP, gli esiti sarebbero stati probabilmente identici, con magari ancora più peso sempre e comunque dallo stesso lato, piuttosto che dall’altro. Sulla linea non aggiungo nulla. Christian ha fornito una descrizione sufficiente in molteplici occasioni ed è stato raccontato abbastanza a tal riguardo. Ora penso sia meglio pensare un po’ più in là di quei fatti… ELIAS: In merito a questo argomento non ho molto da dire, non mi è mai piaciuto entrare nelle diatribe e probabilmente mai lo farò, l’unica cosa che posso dire è che io ho utilizzato esclusivamente tutte le prese originali di Gioia per salire questo fantastico passaggio, utilizzando una methode diversa nella prima sezione. Comunque sia l’appoggio apparso sulla seconda sezione è stato ripristinato come tale e la famosa nuova tacchina nella prima parte a mio avviso è totalmente inutile per scalare il blocco. Verso quali direzioni vedete evolvere il vostro percorso di boulderisti nel futuro? NIKY: Sicuramente verso la scoperta di quelli che per me sono nuovi orizzonti. Dopo anni riesco a vedere linee che prima erano solo pensabili, ma non realizzabili. Anche dal punto di vista logistico: per esempio riuscire a portare il materiale sufficiente per tentare un determinato passaggio in sicurezza. Alcuni progetti che sto lavorando richiedono infatti un notevole sforzo da “sherpa”; una grande parte di energie va dedicata con attenzione al proteggersi dalle cadute cercando di usare solo pad e paratori. Penso ad alcuni progetti che vorrei riguardare nei prossimi anni e sono per me in un’altra dimensione, totalmente. Spesso quando si va verso l’ignoto (semplicemente anche verso una linea nuova) si è da soli e questo fa sì che vi è ancora più bisogno di dedicarsi ad aspetti che si distaccano dal semplice scalare. Anche episodi come questi di Gioia avranno la loro parte. A prescindere dalla difficoltà, conoscere le visioni e linee sviluppate da altri scalatori è sempre un percorso che arricchisce. Magari un giorno torneremo anche a viaggiare, ma non ho grandi aspettative ovviamente. ELIAS: Per quanto riguarda il mio futuro da boulderista, continuerò come fatto fino ad ora, ovvero, cercherò di dedicare la maggior parte del mio tempo alla preparazione per le gare future, non rinunciando a viaggi di piacere per scalare i massi più belli al mondo.



Report Boulder

[1] Camilla Moroni, Pura Vida Foto: Pietro Vidi

Agosto 2021 4 agosto/Svizzera

1

L’inevitabile ritorno a Magic Wood è all’insegna del boulder femminile italiano!!! Camilla Moroni ha infatti visitato il bosco magico e qui si aggiudica un altro blocco di 8A+, nonché una delle linee più storiche e iconiche dell’area. Per lei infatti la ripetizione di Pura Vida, a cui fa seguire anche l’8A di Foxy Lady.

8 agosto/Sudafrica e Svizzera Grande ritorno per la serba Stasa Gejo, la grande assente di Tokyo 2020 a causa di un infortunio al ginocchio prima delle qualifiche. Stasa si rifà alla grande su roccia con un viaggio a luglio a Rocklands di cui ci ha parlato solo in questi primi giorni di agosto. Sull’arenaria del Sudafrica due 8B per lei: The Arch ( 2 ) e Mooiste Meisie, quest’ultima probabilmente mai salita prima da una boulderista. Dal Sudafrica alla Svizzera, con una dura salita flash di Tamas Zupan. A Sustenpass, l’ungherese si porta a casa il suo primo 8B

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flash, chiudendo al primo giro Sputnik.

9 agosto/Italia

3

Yes! Assedio e attesa finiti per Elias Iagnemma al Rifugio Barbara! Dopo aver lottato con le condizioni aleatorie, la pelle finita e soprattutto l’estrema durezza di questa linea che sale in traverso da destra a sinistra, l’abruzzese realizza la prima ripetizione di una delle linee storiche del boulder italiano: Kimera, un altro iconico 8C by Christian Core, che l’aveva liberato nell’ormai lontanissimo 2006. Quindici anni nell’attesa di un boulderista tenace e ultratenente – come Elias – che riuscisse finalmente a ripeterla!

15 agosto/USA

4

Il Lincoln Lake introduce nel mondo dell’8C un nuovo nome! Il ventenne Everett Sloane raggiunge questo traguardo ripetendo per primo la linea di Variant, partenza bassa all’8B+ di We Can Build You liberata quest’estate da Drew Ruana.

17 agosto/Svizzera Ritorna a grandi risultati il finlandese Anthony Gullsten! Andy non ha saputo resistere nemmeno lui al richiamo di Power of Now e, in visita a Magic Wood, gli ci è voluto molto poco per chiudere anche lui questo gettonatissimo 8C di Cameroni.

18 agosto/Svizzera e Russia Non ci spostiamo da Magic Wood, e anche il masso rimane lo stesso! Dopo Andy Gullsten, anche lo spagnolo Pol Roca chiude i conti con Power of Now, ormai ritenuta all’unanimità una delle linee più belle del bosco! Nel lontano Caucaso, invece, Alexey Rubtsov cerca un po’ di silenzio dopo il trambusto Olimpico e a Djantugan è il primo a ripetere una delle linee estreme di Vadim Timonov. Si tratta in particolare di Focus Failed ( 5 ), 8B/C.


Materiali 2

1

3

5

4

1

JEFF

Camicia pesante da uomo in tessuto misto lana con inserti di velluto a coste strette sul colletto e sui polsini. Calda, confortevole e versatile, curata in ogni minimo dettaglio e con quattro tasche frontali che la rendono perfetta per essere indossata come camicia invernale o come giacca nelle mezze stagioni. Vestibilità regolare. Prodotta in Italia. Colore in foto: Blueredcheck.

4

GUSKY

Pantalone uomo in velluto, elastico e resistente. Una delle novità della collezione invernale FW21 per design e tipologia di velluto. È uno degli articoli del range con vestibilità skinny, novità inserita nella vasta gamma E9, attenta a soddisfare le diversificate esigenze dei climbers e non solo! Presenta un ricamo sulla tasca posteriore e portaspazzolino su entrambi i lati. La vita è regolabile. 100% Made in Italy.

2

POP & CORN

Giacche donna e uomo realizzate in poliestere riciclato. L’imbottitura è in Sorona® una fibra derivante dal mais che garantisce ottimo isolamento termico, elasticità e traspirabilità. Il risultato è una giacca davvero molto soffice, leggera e facilmente comprimibile, venduta con un sacchetto per riporla senza occupare troppo spazio. Perfetta per arrampicare e per tutte le attività all’aria aperta nei periodi dell’anno più freddi. Colore in foto: black esterno, lavender interno donna e dust interno uomo.

3

ROSITA 2.1

Un “must have” della collezione invernale. Il nuovo modello Rosita si rinnova grazie al tessuto di lana riciclata e alla texture del cappuccio regolabile anch’esso realizzato in lana. Calda, confortevole e con uno stile inconfondibile, adatta per le avventure outdoor e per la vita di tutti i giorni. Ideale come felpa invernale o come giacca nelle mezze stagioni. Completa lo stile il ricamo logo lato cuore. Prodotta in Italia. Colore in foto: Royal blue.

5

DANIE’ VS

Pantalone donna in morbido velluto. È uno dei modelli che propongono per la prima volta nella collezione E9 la vestibilità skinny per i pantaloni donna. Una novità nel design, tessuti, colori, accessori, inserti senza mai trascurare l’originalità, tratto distintivo di E9. Ottima performance con un tocco di femminilità. Ricamo sul retro. Portaspazzolini su entrambi i lati. Vita e gamba regolabili. 100% Made in Italy.

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Report Boulder 2

20 agosto/Svizzera Dal Barbara a Magic Wood, Elias Iagnemma viaggia sempre ai più alti livelli! Appena giunto nella mitica area svizzera, eccolo subito stregato dalla linea di Power of Now, che però immediatamente cade sotto la sua grande potenza!

22 agosto/USA e Russia Una delle climber più forti di sempre, Ashima Shiraishi, conquista un altro eccezionale risultato nel RMNP. Per la statunitense un 8B+ che è un simbolo del Colorado: Jade, linea di Daniel Woods nel settore Upper Chaos. Non è l’unica però a conoscere un giorno a gravità bassa! A brevissima distanza Andy Lamb ripiega da Blade Runner su un’altra iconica linea del RMNP, l’8C+ di Creature From the Black Lagoon...e ne conquista l’ottava ripetizione nonché il primo blocco del grado nel suo palmares. Infine, ritorniamo in Caucaso, dove Alexey Rubtsov non poteva lasciare

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Djantugan senza aggiudicarsi anche Low Priora ( 6 ), la linea di Vadim Timonov che è per ora la più dura dell’area. Il russo se la aggiudica, valutandola 8C a fronte dell’originario 8C/+.

25 agosto/Svizzera e Francia Luca “Bazooka” Rinaldi torna anche lui protagonista, con un altro 8B+ da mettere nella lista delle realizzazioni! Si tratta di Hazel Grace la linea ormai simbolo del Passo del Gottardo. Nel poco distante Wassen, Pol Roca sale invece flash Mother Night, linea di 8B su svasi a firma Dave Graham. Infine, un video ci ripropone oggi un Charles Albert in azione su una nuova linea da 8C, ovviamente scalzo. In data imprecisata, il francese ha infatti liberato La Source, strapiombo estremo sul calcare de Les Gorges des Usses, Alta Savoia.

27 agosto/Austria Jakob Schubert spara un’altra bomba, unico al mondo ad aver salito non solo due 8B+ flash, ma addirittura tre! Reduce dal bronzo di Tokyo2020, l’austriaco si è diretto alle fresche alture di Silvretta dove lo attendevano le varie linee estreme di Bernd Zangerl: qui ha salito al primo corpo l’intensissima Anam Cara, cinque movimenti estremi in strapiombo originariamente valutati 8C+ e poi rivalutati a un grado in meno negli anni! Non stanco, Schubert ha anche ripetuto in pochi giri l’8B+ di Memento.


Report Boulder 3

4

5

[2] Stasa Gejo, The Arch Foto: Matthias Woidneck — [3] Elias Iagnemma, Kimera Foto: Stefania Colomba — [4] Everett Sloane, Variant Foto: Trish Maloney — [5] Alexey Rubtsov, Focus Failed Foto: Veronica Rubtsov — [6] Alexey Rubtsov, Low Priora Foto: Veronica Rubtsov

6

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Relazioni e proposte 166


Ghiaccio e misto

Liguri (Liguria), Monte Toraggio, Canalino Manuela Graie (Savoie, Francia), Vallée du Ribon, Montecristo n. 4 d Alpi Graie (Savoie, Francia), Albaron, Acharnement thérapeutique d Alpi Graie (Valle d’Aosta), Monte Bianco, Aiguille de Toule, Don’t worry be happy d Alpi Pennine (Vallese, Svizzera), Mont Collon, La perte des uns, c’est l’éthique des autres d Alpi Retiche Meridionali (Trentino-Alto Adige), Gruppo della Presanella, Monte Cercen, Sente omeni o giaghete? d Alpi Retiche Meridionali (Trentino-Alto Adige), Gruppo della Presanella, Monte Nero, Illogika d Alpi Retiche meridionali (Trentino-Alto Adige), Dolomiti di Brenta, Cima Tosa, Pazzione primavernale d Alpi Retiche Orientali (Austria), Pinnistal, Eremit d Alpi dei Tauri occidentali (Austria), Zillertaler Alpen/Alpi della Zillertal, Großer Greiner 3201 m, 1. Käse-Greiner, 2. Nordwandrampe d Alpi dei Tauri occidentali (Trentino-Alto Adige), Vedrette di Ries/ Rieserferner, Wasserkopf, Aquädukt d Alpi d Alpi

Roccia

d Alpi

Liguri (Piemonte), Marguareis, Monte Pian Ballaur, Cima Carlon (toponimo proposto), 1. Head Wall, 2. Camaleonte d Alpi Graie (Valle d’Aosta), Monte Bianco, Grandes Jorasses, Il regalo di Berna d Alpi Graie (Valle d’Aosta), Monte Bianco, Val Ferret, Baba Jaga d Alpi Graie (Valle d’Aosta), Monte Bianco, Val Ferret, Placche di Pré de Bar, Semplicemente Anna d Alpi Pennine (Valle d’Aosta), Valpelline, Becca Crevaye, Visione Rebelle d Alpi Pennine (Valle d’Aosta), Valle di Saint-Barthélemy, Becca del Merlo, Piccolo pilastro centrale d Alpi Pennine (Piemonte), Val Loranco, Mittelrück/Pizzo Loranco, RÜCKnROLL d Alpi Retiche occidentali (Svizzera), Massiccio del Bernina, Crap Pers, Adesso bashta! d Alpi Retiche Occidentali (Lombardia), Val Masino, Venalogica d Alpi Retiche Occidentali (Lombardia), Val Masino, Zenzero d Alpi Retiche Occidentali (Lombardia), Val Masino, La coda dell’Elefante d Alpi Retiche Occidentali (Lombardia), Val di Mello, Placche alte Valle del Ferro, 1. Ferrocinetica, 2. Kristallica

Falesia

Liguri (Liguria), Valle Argentina, Placche di Borniga d Prealpi Bresciane e Gardesane (Lombardia), Falesia di Lodrino – Francesco Cancarini d Alpi

d Dolomiti

(Trentino-Alto Adige), Monte Sella di Sennes/Muntejela de Senes 2787 m, Sorejina d Dolomiti (Trentino-Alto Adige), Pale di San Martino, Cimon della Pala, Elements of Life d Dolomiti (Veneto), Monte Civetta, Cima De Gasperi, Alchimia d Dolomiti (Veneto), Val Pramper, 1. Trip from the sea, 2. Il camoscio saltarino, 3. Fantastico piacere d Prealpi Venete (Veneto), Piccole Dolomiti, Seconda Torre delle Giare Bianche, Dulcis in fundo d Prealpi Bellunesi (Veneto), Asso di Picche d Alpi Carniche e della Gail (Friuli-Venezia Giulia), Monte Cavallo, Cimon di Palantina, 1. Unicorno, 2. Piatto d’argento d Appennini (Lazio), Monte Terminillo, Cima Sassetelli, Resilience d Appennini (Lazio), Monti Ernici, Pizzo Deta, Un dolce ricordo d Appennini (Abruzzo), Sirente-Velino, Altare (Torre) della Neviera, Aram Ducis

d Alpi

Retiche Meridionali (Trentino-Alto Adige), Dolomiti di Brenta, Cima Principale degli Sfulmini, La piccozza nella roccia d Dolomiti (Trentino-Alto Adige), Sas dla Crusc o Sasso di Santa Croce/ Heiligkreuzkofel, Sinnfresser d Dolomiti (Veneto), Cadini di Misurina, Cima Cadin Nord-est, Lebe im Jetzt d Prealpi Bresciane e Gardesane (Veneto), Vallagarina, Parete Rossa di Castel Presina, 1. Prendimi, 2. Castello Errante, 3. Sturm und Drang d Prealpi Venete (Veneto), Val d’Assa, Bastionata del Raparo, Panoramix d Prealpi Venete (Veneto/Trentino-Alto Adige), Pasubio, Monte Spil, Diedro delle Bambine Farfalla d Prealpi Venete (Veneto/Trentino-Alto Adige), Piccole Dolomiti, Campanile del Sengio Bianco, Al Cuor non si Comanda d Torrioni di Masua (Sardegna), Vacanze sarde d Appennini (Abruzzo), Monti Pizi, Monte Canale, Caro Lucio d Appennini (Abruzzo), Gruppo del Gran Sasso, Pizzo di Camarda, Kamarda Friends d Appennini (Abruzzo), Gruppo del Gran Sasso, Corno Piccolo, Prima Spalla, Gaia-Dea Madre

d Prealpi

Venete (Veneto/Trentino), Val d’Astico, Misteri Dry 167 167


Relazioni e proposte Ghiaccio e misto L7: WI 2/3, 50 m; L8: pendio nevoso, 35º-45º, piegare a destra e sostare su sperone roccioso, 200 m; L9: M3/4, sostare in una nicchia, 30 m; L10: M3, 25 m; L11: 30º, sosta presso uno spuntone (ch. e cl.), 60 m; L12: 45º-50º, 50 m; L13: 45º, 50 m; L14: 40º-50º, 45 m; L15: terreno misto a placche, M5+, 1 ch., sosta su 1 ch., 40 m L16: fessura ripida e delicata, 2 ch., M6, sosta su 2 ch., 30 m; L17: partenza su bella fessura fine, uscita in canalino, M6, 40 m. Discesa. In doppia lungo il percorso (delicato, da attrezzare) oppure a piedi: traversate l’altopiano sommitale (Sennes Alm) in direzione est fino al Rifugio Sennes. Scendere lungamente su strada fino a Pederü. Da lì tornare a Tàmersc seguendo la strada di fondovalle (2-3 h).

M6 M6 M5+ 50° 45°

30° 50° M3 M3/4

45°

WI2/3 WI4 35°

Pale di San Martino, Dolomiti (Trentino-Alto Adige) Cimon della Pala, versante nord

ELEMENTS OF LIFE

WI1/2

Emanuele Andreozzi, Matteo Faletti, 1° aprile 2021 900 m, AI5, M6 Elements of Life affronta la parete nord di una delle cime simbolo delle Pale di San Martino partendo da una cascata scalata nel 2020 da Patrick Gasperini, Flavio Piccinini e Tiziano Vanzetta. A monte della cascata Andreozzi e Faletti hanno tracciato la loro linea su terreno vergine. Un terreno che, apparentemente, è a dominante rocciosa. Ma non solo: osservando la parete dal giusto punto di vista è stato possibile scovare una linea di ghiaccio e misto. Materiale. Classico da ghiaccio e misto, una serie di friend (fino al blu BD più i micro), nuts, chiodi da roccia e una serie di viti sia corte che lunghe. Materiale da abbandono per le doppie. Accesso. Consigliato in sci. Dal Passo Rolle (TN) raggiungere la Baita Segantini. Dirigersi verso l’evidente canale in cima al quale si trova l’attacco della via. All’attacco si trovano ben tre colate di ghiaccio. Durante la prima ascensione Andreozzi e Faletti hanno scalato quella centrale, traversando poi su quella di sinistra in alto, sotto a una candela. Quest’ultima era totalmente scollata, quindi non percorribile. Relazione. L1: AI4+, 50 m; L2: AI5, 55 m; L3: AI4+, 25 m; L4: 70º, 120 m; L5: AI3+, M3, 60 m; L6: AI3, M4, 60 m; L7: AI3+, M3+, 60 m; L8: AI3+, M3+, 60 m; L9: 80º, 80 m; L10: M6, 60 m; L11: M4, 80 m; L12: AI3, M3, 75º, 230 m. Discesa. Piuttosto impegnativa e complessa. Dalla forcella dove finisce la via scendere dritti sul versante nord che di fronte alla Cima Vezzana. Arrampicare in discesa nei punti più facili su neve e attrezzare alcune doppie nei tratti su roccia ripida. Il versante è vasto, meglio non contare sugli ancoraggi attrezzati dagli apritori: non è facile trovarli. Finite le doppie proseguire a piedi fino a tornare nei pressi dell’attacco della via (deposito sci, vedere foto con tracciato).

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WI5+ WI4+ WI4

Sorejina, schema (Marco Romelli)

discesa

canale d’accesso

Elements of life, tracciato Foto: Coll. apritori


Relazioni e proposte Ghiaccio e misto

Alchimia, tracciato Foto: Coll. apritori

Monte Civetta, Dolomiti (Veneto) Cima De Gasperi 2994 m, versante nord-ovest

ALCHIMIA

Emanuele Andreozzi, Santiago Padrós, 30 maggio 2021 670 m, AI5+, M6+ Incredibile linea di ghiaccio e misto che si insinua tra le pieghe più nascoste del Civetta passando per un grande, profondo camino ghiacciato. L’ascensione si conclude con tre tiri in traversata spettacolari e impressionanti, con ottocento metri di vuoto sotto le punte dei ramponi. Materiale. Classico da ghiaccio e misto con due serie di friends (fino al n. 3 BD), microfriends, 4 chiodi, 4 viti. Accesso. Dal Rifugio Vazzoler (Taibon Agordino, BL) dirigersi alla base del versante nord-ovest del Civetta valicando la Sella di Pelsa. Risalire 300 metri di canale nevoso a 55-60º per raggiungere l’attacco della via. 2,30 h.

Alchimia, L4 Foto: Coll. apritori

Relazione. L1: AI5+, M6+, 50 m; L2: AI5, 40 m. In apertura su questo tiro Santi Padrós è salito piuttosto in alto su terreno progressivamente più difficile. Prima di raggiungerlo in sosta, Emanuele Andreozzi ha traversato a destra, trovando un passaggio migliore per proseguire. Santi si è quindi calato 10 m e ha seguito il compagno. Per questa ragione nel tracciato si vede una diramazione. L3: AI5, M6, 55 m; L4: AI4+, 60 m; L5: AI3+, 60º, 120 m; L6: AI4+, 60 m; L7: 85º, 60º, 50 m; L8: 60º-65º, 100 m; L9: M4, 70º, 45 m; L10: 65º, 45 m; L11: M4, 65º, 45 m. Discesa. Dall’uscita della via calarsi da un spuntone per 50 m sul versante sud arrivando 100 m a sinistra del Bivacco Cesare Tomè. Da lì scendere verso sud per la Val dei Cantoni. Con molta neve la discesa è facile (1,30 h fino al Rif. Vazzoler). Con poca neve invece occorre affrontare alcuni tratti di arrampicata in discesa, con passaggi delicati a causa della cattiva qualità della roccia.

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Relazioni e proposte Roccia Dolomiti di Brenta, Alpi Retiche Meridionali (Trentino-Alto Adige) Cima Principale degli Sfulmini 2913 m

LA PICCOZZA NELLA ROCCIA

Franco Nicolini, Davide Galizzi, 1 e 4 marzo 2021 490 m, VI+ La piccozza nella roccia raggiunge la Cima Principale degli Sfulmini seguendo lo spigolo di un evidente pilastro nero e giallo. Si tratta di una linea logica, di tipo classico, che “segue il facile nel difficile”. Presso una sosta si trova la piccozza che dà il nome alla via. La stessa è stata rinvenuta dagli apritori su una cengia: probabilmente è caduta dal sentiero attrezzato delle Bocchette Centrali, che incrocia la nuova linea alla sosta 8. Dedicata a Giuliano Stenghel. Materiale. Classico da roccia. Tutte le soste sono attrezzate con chiodi e corde di collegamento. Lungo i tiri sono stati usati solo chiodi e protezioni veloci (portare una serie di friends). Sono state attrezzate varie clessidre.

La piccozza nella roccia Foto: Coll. apritori

Accesso. Da Madonna di Campiglio (TN) salire al Rifugio alla Tosa-T. Pedrotti e prendere il sentiero Orsi. In poco più di mezz’ora si raggiunge la Busa degli Sfulmini. Risalire quindi il ghiaione sottostante il pilastro lungo il quale corre la via. In alto si nota la prima sosta segnata da una corda rossa. Relazione. I primi 8 tiri raggiungono il sentiero attrezzato delle Bocchette Centrali. Con gli ultimi tre si sale in punta. L1: V, tiro delicato su roccia giallo/nera, 50 m; L2: I, trasferimento su cengia, 50 m; L3: IV+, bel tiro su ottima roccia, 50 m; L4: III, camino, 50 m; L5: II, tiro di trasferimento su saltini e cengia, 50 m; L6: IV+, camino, 50 m; L7: VI+, tiro impegnativo con superamento di strapiombo, 50 m; L8: V, tiro che raggiunge la via delle Bocchette Centrali, 50 m; L9: IV, sosta sulla via delle Bocchette Centrali e tiro su spigolo, 50 m; L10: IV, risalti delicati, 50 m; L11: III, 50 m. Discesa. Dalla punta fare tre doppie lungo le soste di salita fino al Sentiero delle Bocchette Centrali. Lungo questo tornare al Rifugio Tosa-Pedrotti. Gli apritori, in inverno, si sono calati lungo tutta la via. La piccozza nella roccia, tracciato Foto: Coll. apritori

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Relazioni e proposte Roccia Dolomiti (Trentino-Alto Adige) Sas dla Crusc o Sasso di Santa Croce/Heiligkreuzkofel 2907 m, Pilastro di Mezzo/Mittelpfeiler, versante ovest

SINNFRESSER

Simon Messner, Philipp Prünster, 2016-2020. Prima libera: 28 giugno 2021 550 m complessivi (di cui circa 250 m dalla grande cengia). VIII obbl. Simon Messner e Philipp Prünster hanno liberato quest’anno Sinnfresser, una nuova via da loro tracciata tra il 2016 e il 2020 al Pilastro di Mezzo (Mittelpfeiler) del Sas dla Crusc in Val Badia. Si tratta di una via aperta e protetta in stile tradizionale e che richiede capacità di arrampicare su grado obbligatorio elevato e su terreno delicato ed esposto. Il nome Sinnfresser (letteralmente "mangia senso") si basa su una figura mitologica del Tibet. Materiale. Classico da roccia. Doppie serie di friends (fino a n. 2 Camalot) e di microfriends. Alcuni chiodi. Le soste sono attrezzate. Alla seconda sosta gli apritori hanno rinvenuto uno spit, un altro si trova poco più sopra. Quasi sicuramente sono stati piantati durante una manovra di soccorso. Accesso. Da Badia/Abtei (BZ) salire all’Ospizio di Santa Croce/ Heiligkreuz in funivia oppure a piedi. Da lì dirigersi alla parete prima per il sentiero n. 7, poi per tracce. La parte inferiore del Pilastro di Mezzo è molto friabile. Si consiglia quindi di salire per il classico Diedro Mayerl (S. Mayerl, M. Rohracher, 1962) fino alla cengia centrale, quindi lungo questa raggiungere il Pilastro di Mezzo. Relazione. Dalla grande cengia: L1: IV+, sosta su un ch.; L2: V+ poi VII+, 3 ch., sosta su uno spit e un chiodo; L3: VII+, poi V+, 1 ch. e2 cl., sosta su 2 ch.; L4: VIII poi VII+, 4 ch. e una cl., sosta su 2 ch.; L5: VI+ e V, 1 ch.

Sinnfresser Foto: Matteo Mocellin (StorytellerLabs)

Sinnfresser, tracciato Foto: Coll. apritori

Discesa. Dalla vetta scendere verso sud lungo la via ferrata. Al Ju dla Crusc/Kreuzkofelscharte la stessa piega a ovest-nord-ovest e riconduce all’Ospizio di Santa Croce/Heiligkreuz.

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BIMESTRALE DI ARRAMPICATA E ALPINISMO Speciale Annuario. Dicembre 2021 Direttore responsabile Richard Felderer Coordinamento editoriale Eugenio Pesci Samuele Mazzolini Alberto Milani Redazione Tommaso Bacciocchi Roberto Capucciati Matteo Maraone Marco Pandocchi Damiano Sessa Sottocopertina Laura Rogora su Erebor, 9b/+, Eremo di San Paolo, Arco. Foto: © Overchalked Grafica Tommaso Bacciocchi Impaginazione Francesco Rioda Versante Sud Srl Via Rosso di San Secondo, 1 – 20134 Milano tel. +39 02 7490163 versantesud@versantesud.it info@up–climbing.com Abbonamenti e arretrati www.versantesud.it Stampa Aziende Grafiche Printing srl – Peschiera Borromeo (MI)

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