VAL di MELLO

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NICCOLÒ BARTOLI

VAL di MELLO

Arrampicate trad e sportive nella culla del free-climbing italiano

EDIZIONI VERSANTE SUD | COLLANA LUOGHI VERTICALI | CLIMBING iCLIMBING APP FREE DOWNLOAD

Prima edizione Agosto 2023

ISBN 978 88 55471 046

Copyright © 2023 VERSANTE SUD – Milano, via Rosso di San Secondo, 1. Tel. +39 02 7490163 www.versantesud.it

I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento, totale o parziale, con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi.

Copertina Sarah Haase, Luna nascente © Francesco Bricalli

Testi Niccolò Bartoli

Disegni Eugenio Pinotti

Tracciati sulle foto Mario Sertori

Simbologia Tommaso Bacciocchi

Impaginazione Chiara Benedetto

Stampa Tipolitografia Pagani – Passirano (BS), Italia

Km ZERO

Guida fatta da autori che vivono e l’arrampicatasviluppano sul territorio

Cosa significa?

È una guida a KM ZERO!

Che è più sana e ha più sapore, perché fatta da arrampicatori locali.

Come i pomodori a Km 0?

Certo! E la genuinità non è un’opinione.

Gli autori locali fanno bene a chi scala: – hanno le notizie più fresche e più aggiornate;

non rifilano solo gli spot più commerciali;

reinvestono il ricavato in nuove falesie.

Gli autori locali fanno bene al territorio: – pubblicano col buonsenso di chi ama il proprio territorio;

sono attenti a promuovere tutte le località; – sono in rete con la realtà locale.

E infine la cosa più importante: sulle loro rocce, c’è un pezzetto del loro cuore

Nota

L’arrampicata è uno sport potenzialmente pericoloso, chi la pratica lo fa a suo rischio e pericolo.

Tutte le notizie riportate in quest’opera sono state aggiornate in base alle informazioni disponibili al momento, ma vanno verificate e valutate sul posto e di volta in volta, da persone esperte prima di intraprendere qualsiasi scalata.

Km ZERO

Guida fatta da autori che vivono e sviluppano l’arrampicata sul territorio

Il 2% del ricavato di questa guida viene reinvestito in materiale per attrezzare vie e falesie

NICCOLÒ BARTOLI VAL di MELLO

Arrampicate trad e sportive nella culla del free-climbing italiano

EDIZIONI VERSANTE
SUD

Prefazione dell’editore

Questa è una guida anomala.

Non solo perché vede per la prima volta nella storia di Versante Sud una prefazione dell’Editore (anomalia per spiegare anomalie), ma anche perché in pochissime vie racchiude un concentrato di storia e personaggi da far impallidire grandi montagne molto più blasonate, e infine un po’ anche per la bellezza del luogo, ma quest’ultima è un’anomalia più frequente, che condivide con molte delle altre meravigliose vallate della Terra.

Ho sempre associato il nome della Valle a un numero elevato di persone, che mi è spesso sembrato sproporzionato per la dimensione di questo luogo e delle sue scivolosissime placche. Che faceva tutta quella gente? Avevo la sensazione, da lontano, che fosse un mondo di spostati, che passavano quasi più tempo con il calice in mano piuttosto che con il martello, a far filosofie sul nome delle vie e delle pareti, prima ancora di scalarle. D’altronde le foto che diffondevano non mandavano segnali diversi: penniche su lame rocciose, cene di pesce sui precipizi, dialoghi improbabili con le farfalle. E l’arrampicata? Ogni tanto compariva nelle foto, ma il clima da spiaggia non mancava mai: se bisogna mettere uno spit meglio stare comodi, ed eccoli in aderenza con larghe espadrillas di canapa.

Vedevo nei “mellici” lo stile del Paul Pritchard prima maniera, con la stessa follia ma con meno determinazione negli obiettivi finali, insomma cazzoni fino in fondo: dove Paul rivendicava il ruolo sociale del suo essere climber a tempo pieno a spese dello Stato, alzando l’asticella del possibile sulle rocce di Goghart grazie al sussidio di disoccupazione (nuova generazione di esploratori proletari), ecco che anche in Valle ostentavano un’esistenza “Socialmente Inutile”.

Quali fossero poi i reali risvolti sociali e culturali, almeno limitatamente alla direzione evolutiva dell’arrampicata, lo possiamo constatare nei tanti inserti di questa guida, brani non scevri di sprazzi geniali che smentiscono in parte quanto mi è apparso per decenni, almeno relativamente all’inutilità di quell’approccio. Tuttavia, a confermare che non avessi inteso del tutto male la questione, resta il fatto che in questa guida le proposte da leggere su un’amaca se la giocano in quantità con quelle da usare in spalmo su granito.

Ora cercate di capire in che tunnel si è infilata una casa editrice che ha fatto degli Autori Km Zero una bandiera: raccontare con rigore scientifico questo crogiuolo di ricchezze umane, sociali e alpinistiche è già di per sé difficile, ma partire proprio da esso, chiedendo agli attuali esponenti di questo scanzonato approccio alla vita di raccontarlo e raccontarsi con rigore, pareva una missione impossibile.

Come l’abbiamo risolta? Mettendoci un impegno fuori dalla norma e coinvolgendo per la composizione grafica Chiara, una storica colonna di Versante Sud, risolutrice di rebus e nodi autoriali intricatissimi, ma soprattutto alpinista che conosce la Valle, le persone e molte delle loro vicende. Chiara è stata il fulcro, non solo rincorrendo l’Autore, spesso in viaggio, e portando un certo ordine al suo filosofeggiare sull’essenza delle placche, ma anche cercando e coinvolgendo una grande platea di persone che hanno portato linfa a questo ecosistema alpinistico, tuttora vivo e vegeto. In questo modo è stato possibile comporre una trama completa e in continuità con l’edizione precedente, incastonando nella nuova guida alcune perle dell’opera di Mario Sertori, il cui lavoro originario era stato impeccabile.

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Infine, una nota su Mario Sertori, valligiano e indiscutibile Autore Km Zero. Come avesse fatto a realizzare un’opera con tale lucidità e distacco, resta un’ultima anomalia che ancora non mi spiego, e per cui posso solo mettere insieme qualche indizio: nelle foto dove compare, solitamente scala e non parla con le farfalle e, mentre arrampica, non gli spunta mai un pesce spada dallo zaino.

(© A. Valsangiacomo)
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Prefazione

Vi sono molti luoghi ove è interessante arrampicare e molti altri dove è piacevole vivere. Non facile è trovare una valle selvaggia e a volte severa come la Val di Mello dove il vivere e l’arrampicare siano tanto armoniosamente intrecciati da risultare inseparabili.

Aggiungete poi il verde dei faggi centenari, l’argenteo granito, i colori dei fiori ed il suono del torrente, avrete tutti gli ingredienti per dolcissime arrampicate e per vacanze indimenticabili. Come in un sogno.

Questa guida non vuole essere un’antologia di tutti i percorsi e le lunghezze disponibili in Val di Mello.

Sono anni che ormai frequento e scalo queste pareti e sfortunatamente alcune vie non sono più percorribili per il muschio e il drastico cambiamento climatico e sociale che ha reso alcune di queste strutture o lunghezze non più usufruibili in totale godibilità.

Ho deciso quindi di farne una selezione indicando però le sfortunate, sporche e “dimenticate” nelle foto e negli schizzi. Per avere maggiori informazioni, per i più avventurieri ed esploratori, consiglio di consultare le guide “antiche” e i libri storici del Bar Monica (abbiatene cura!).

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Federica Mingolla, Supertrip (© N. Bartoli)

Sommario

Mappa generale dei settori 10 Ringraziamenti 14 Bibliografia 16 Accesso stradale 16 Un po’ di Geologia, Fauna e Flora 18 La Riserva Naturale 20 Storia alpinistica 22 Informazioni 28 Valutazione degli itinerari 30 Mappa accessi 38 01. Sponde del Ferro 40 02. Placche alte Valle del Ferro 46 03. Grotta del Ferro 52 04. Il pollice 54 Mappa accessi 60 05. Il pappagallo 60 06. Pilastro di Livincina 68 07. Precipizio degli asteroidi 74 08. Specchio di Archimede ........... 136 09. Sperone Mark 142 Mappa accessi ...................... 154 10. Placche basse Val Qualido 158 11. Monte Qualido - Parete Est 164 12. Escudo del Qualido 204 13. Costiera dell’Averta 212 14. Trapezio d’argento 216 15. Il tempio dell’Eden 222 16. Sperone degli gnomi 226 17. Brontosauro 230 18. Brachiosauro 234 19. Tirchiosauro 240 20. Il sarcofago..................... 244 21. Sponde del Qualido 248 22. Ittiosauro 254 Mappa accessi 258 23. Dimore degli Dei 260 24. Scoglio delle metamorfosi 286 25. Mongolfiera 304 26. Placche del giardino 312 27. Placca romboidale 320 28. Stella marina 324 29. Placche di patabang 334 30. Alkekengi 344 31. Placconata di mani di fata 348 32. Alkekengi settore sportivo 352 33. Muro delle vacche 354 34. Le arcate e il pascolo 356 35. Avancorpo del baratro 366 Mappa accessi 370 36. Sperone della magia 372 37. Placche dell’arco stregato 376 38. Scoglio della Rasica 378 Mappa accessi 382 39. Muro del Torrone 384 40. Placche dell’oasi ................ 388 41. La Chiusa 396 42. Mosquito coast 398 Antonio Boscacci 36 Giuseppe “Popi” Miotti 44 Il folletto dai piedi di piombo 50 Stefano Pizzagalli + Domenico Soldarini 56 Buoni e prudenti maestri ............. 66 Arrampicata in aderenza 70 Pejonasa wall ...................... 87 Oceano Irrazionale 94 La qualità non ha prezzo ............. 100 Senza chiedere permesso 128 Brutamato ye ye . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 132 Paolo Vitali & Sonja Brambati 140 Luca Schiera ..................... 152 Il Tico 156 Via Paolo Fabbri 43 e la sua reliquia 160 Tarcisio Fazzini 202 Dalla Valle al Mondo: un passo da Gigante 210 Paolo Masa 278 Ivan Guerini 282 Alpinismo Mellico 302 Simone Pedeferri 310 C’è ancora la Valle? 322 Mario Giacherio 333 Jacopo Merizzi 342 8
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Simone Pedeferri, Gruppo Ragni di Lecco - Ambassador Rock Experience - Photo by Michele Caminati
07 17 10 01 11 02 03 04 14 05 15 08 18 06 09 19 Bidet della Contessa Cà di Carna Gatto Rosso Cima del Cavalcorto Specchio di Archimede Precipizio degli Asteroidi Martello del Qualido Panscer Val Qualido occidentale Val del Ferro P 10
27 37 30 20 40 41 42 21 31 22 12 23 13 33 24 34 25 35 28 38 26 16 36 29 39 Cascina Piana Val Cameraccio Val Torrone Avancorpo del Baratro Pizzo Torrone occidentale Punta Ferrario Pizzo Torrone orientale Mongolfiera Punta Meridionale del Cameraccio Baratro di Zocca Val di Zocca Val Qualido orientale La Rasica 32 11
Val del Ferro Val Livincina Val Qualido Val di Zocca Monte Sissone Pizzo Torrone centrale Pizzo Torrone orientale Pizzo Torrone occidentale 12
Val Cameraccio Cime di Chiareggio Punta Meridionale del Cameraccio Monte Disgrazia Monte Pioda Passo di Mello Oasi Rasica Cascina Piana Cà di Carna Panscer Alpe Pioda
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Val Torrone

Ringraziamenti

Dell’autore

Sinceramente siete tanti, troppi e sicuramente dimenticherò qualcuno...!

Inanzitutto ringrazio la mia famiglia che mi ha permesso in questi anni di nutrire in modo continuativo la mia passione. Grazie Mamma e Papà.

Grazie a Giovanna “Mannara” e Rel “Lanzavecchia”, che mi ha fatto scoprire la Val di Mello, a Saro, Alberto, Lorenz e Puggile compagni di avventure e infinite giornate. Al “Presidente” Luca Schiera, al “vez” Simone Pedeferri, Monica e Franca, al “pornobaffo” Paolo Marazzi, Marco “Zanker” Zanchetta, ”Milla” Camilla Cerretti, Giovanni Ongaro detto “l’Oracolo”, Davide Spini, Laura Pastorelli, “Rampik”

Luca Maspes, Max Piazza “Il Brasile”, Andrea Barbieri “Ketty”e “Ninni”, Ary e il suo Stravedè, Gianni Zappa, Pietro Gaibazzi, Federica “Superming” Mingolla, Marta “Miss Latitanza” Carminati, Matteo Colico, Talo Martin.

A tutta la Calamari Gang, al Vivaldi e Maya, a Josuè “Josechu” Sartorio, a Mati “Island”, a “Songio” Giacomo Songini, a Cate e Marco, a Greta “Thumberg”, a Giovanni Spinazzè detto “Gino” ad Andres “il Messicano”, Nik “Vicking” Farina, Beatrice Passarella, Matteo “Flower Power” e tutta la famiglia Fiorelli. Grazie al Kundaluna bar, ad “Elio” Elia Sartorio e famiglia, per aver sempre supportato la mia crescita alpinistica.

Grazie a chi negli ultimi anni ha deciso di collaborare ampliando le mie prospettive: WildCountry, Sherpa Mountain Shop, Owlclimb, Lazyghost e Spontanea Project. Ringrazio Chiara e tutta la crew di Versante Sud per essere riusciti a “sopportarmi” e supportarmi nella realizzazione di questa nuova edizione.

Grazie a questa magica valle, che anni fa mi ha accolto, grazie al granito del Masino e alla sua superba qualità.

Dell’editore

Come già espresso nell’anomala prefazione, anche l’editore sente di dover ringraziare alcune persone, senza il cui aiuto mai saremmo venuti a capo di questo lavoro. Non ripeteremo i nomi dei già citati, anche se molti di essi oltre al supporto dato all’Autore hanno avuto la pazienza di chiarire gli ultimi dubbi rimasti direttametne con la squadra di Versante Sud, e gliene siamo immensamente grati. Sentiamo di dover aggiungere alla lista dell’Autore le persone che hanno messo a disposizione il loro archivio fotografico, come Jacopo Merizzi, Giuseppe “Popi” Miotti, Davide Bernardi, Angelo Rossi, Elena Rigamonti, Luca Biagini, Sarah Haase, Alessio Valsangiacomo, Mattia Bianchi, Matteo “Giga” De Zaiacomo, Eraldo Meraldi, Paolo Vitali. Sentiamo poi di dovere un grosso grazie anche a coloro che a fronte delle nostre tante email e telefonate non si sono tirati indietro, chiarendo tanti piccoli dettagli che fanno la qualità di questo lavoro, o passandoci i giusti contatti, come Paolo Masa, Mario Sertori, Andrea Affaticati, Alberto Prina, Stefano “Pizza” Pizzagalli, Domenico “Dodo” Soldarini, Fabrizio “Fafa” Calebasso, Michele Cisana.

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Stéphanie Frigière, La Crepa del Bamba, Sarcofago (© G. Ongaro)

A. Bonacossa, G. Rossi, MASINO BREGAGLIA DISGRAZIA Vol.1 e Vol.2, Cai/Tci 1977, 1975.

Ivan Guerini, IL GIOCO-ARRAMPICATA DELLA VAL DI MELLO, Zanichelli 1979

G. Miotti, L. Mottarella, SUL GRANITO DELLA VAL MASINO, Grafiche Washington 1979

Antonio Boscacci, VAL DI MELLO, Ed. Tamari 1980

Alessandro Gogna, 100 NUOVI MATTINI, Zanichelli 1981

Paolo Masa. Jacopo Merizzi, VAL DI MELLO. 9000 METRI SOPRA I PRATI, Egeria 1985

Antonio Boscacci, GUIDA AL SASSO DI REMENNO, Il Gabbiano 1985

Pietro Corti, Cristina Zecca, VAL DI MELLO, Grafiche Stefanoni 1989

Daniele Pigoni, ARRAMPICARE IN VALTELLINA, Grafiche Bonazzi 1989

Luisa Angelici, Antonio Boscacci, MELLO, Albatros 1990

Pietro Corti, Paolo Vitali, MASINO BREGAGLIA, GRANITO D.O.C., Grafiche Cola 1993

Gian Luca Maspes, Giuseppe Miotti, MASINO, BREGAGLIA DISGRAZIA, Guide dalle Guide 1996

AA.VV, ARRAMPICATE SPORTIVE E MODERNE IN VALTELLINA VALCHIAVENNA ENGADINA, Versante Sud 1999-2006

A. Gaddi, MASINO BREGAGLIA, REGNO DEL GRANITO, 2007

J.Merizzi, MELLOMITO, La riserva naturale della Val di Mello,vissuta in punta piedi, Editore VEL 2013

M. Sertori, VAL DI MELLO-Arrampicate Trad e sportive, Versante Sud 2014

Autori Vari, UP ANNUARIO DI ALPINISMO 2016, Versante Sud 2016

Autori Vari, UP CLIMBING #13 VALMASINO, Versante Sud 2021

C.Cerretti, VALTELLINA ROCK-Falesie, Versante Sud 2021

Accesso stradale

La Val di Mello si trova all’interno della maestosa Val Masino, situata nel cuore dell’arco alpino, a ridosso del confine con la Svizzera.

In auto: provenendo da Lecco, percorrere la Strada Statale SS 38 dello Stelvio sino ad Ardenno (SO). All’incrocio con la strada la Strada Provinciale SP 9 della Val Masino, svoltare verso sinistra e imboccarla. Oltrepassando Cataeggio e Filorera, dopo circa 13 km, si giunge a San Martino – Val Masino, dove all’imbocco del paese c’è un ampio parcheggio e l’Ufficio Turistico.

In treno o pullman: provenendo da Milano, prendere la linea ferroviaria Milano-Lecco-Sondrio-Tirano e scendere alla stazione di Morbegno (SO); da qui parte la linea di trasporto pubblico per la Val Masino (info orari e biglietteria: Società Trasporti Pubblici Sondrio STPS – tratta Morbegno – Val Masino).

La strada che proseguendo da San Martino conduce fino alla Val di Mello è percorribile a piedi, mentre l’accesso ai veicoli motorizzati deve essere autorizzato dall’Ente Gestore.

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Bibliografia

FEEL THE FLOW

Dance with doubt, face fear, move within the moment. Be yourself, be a climber.

#feeltheflow wildcountry.com

Un po’ di Geologia, Fauna e Flora

“I sassi si sa sono duri dappertutto, ma qui in Val di Mello lo sono particolarmente; granito ovunque e di quello buono! Di due tipi: Serizzo e Ghiandone.

Il primo a grana piuttosto fine, il secondo ricco di cristalli di ortoclasio. In realtà ad essere pignoli, per il Serizzio non si dovrebbe parlare di granito, ma di Tonalite in quanto il quarzo è contenuto in quantità inferiore del 10%; così il Ghiandone, di gran lunga il più diffuso nella valle, è una Granodiorite, anche se un po’ atipica, perché si avvicina nella sua composizione alla Tonalite.

Insomma un grande mischione ove solo geologi possono davvero comprendere le piccole sfaccettature... a noi climber soddisfa il fatto che l’aderenza qui in valle su questo tipo di roccia sia pressoché perfetta. Per quanto riguarda gli animali c’è un po’ di tutto, bracconieri compresi, galli, camosci, pernici, scoiattoli, formiche, serpentelli, corvi e pipistrelli... ma l’animale in assoluto più strano rimane il Gigiat! È certo un colpo per gli amanti degli animali e gli studiosi più insigni: non c’è valle al mondo e più in là ancora, dove qualcuno possa affermare di aver visto un animale come questo. IL GIGIAT è un animale... ma non serve descriverlo, basta dire che è diverso da tutti gli altri. Se uno lo vuol vedere, vien qui e se è fortunato: fase di luna giusta, temperatura ideale, notte senza troppe stelle, poca acqua nei torrenti, qualche lucciola nell’aria, forse lo vede.

Per la flora non saprei che dire se non che accanto alle erbe dei prati, ci stanno quelle dei pochi pascoli rimasti e qualche tipo di pianta più grande; comunque provate a venire quando sono fioriti i maggiociondoli, le ginestre, i rododendri, le genziane o i gigli rossi che crescono lungo le crepe nella roccia, quando i faggi cambiano colore e diventano macchie di giallo... non ve ne andrete più.

Tornate poi in inverno, è bellissima anche con la neve!

Avviso: Gli animali non si possono raccogliere, così pure i fiori; è meglio lasciarli dove si trovano, loro non danno fastidio a nessuno!”

Tratto da Val di Mello di A. Boscacci
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Marta “Miss Latitanza” Carminati, Luna nascente (© N. Bartoli)

La Riserva Naturale

La Riserva Naturale Val di Mello è stata istituita con Deliberazione del Consiglio regionale del 27 gennaio 2009 n. VII/802.

La Val di Mello costituisce la ramificazione orientale della testata della Val Masino, in provincia di Sondrio, la prima tra le vallate laterali più importanti, in destra orografica, che si incontrano entrando in Valtellina. Ha un’estensione di circa 4.562ha: ripartiti in 516 ettari di riserva integrale, 3.862 ettari di riserva orientata e 184 ettari di riserva paesaggistica.

Finalità della Riserva sono quelle di:

• tutelare le caratteristiche naturali e paesaggistiche dell’area;

• proteggere e conservare integralmente la natura e l’ambiente;

• sorvegliare ed orientare scientificamente l’evoluzione della natura;

• disciplinare e controllare l’accesso e la fruizione del territorio a fini scientifici e didattico/ricreativi;

• regolamentare le attività antropiche.

Regolamento - Come comportarsi nella Riserva

Per preservare le caratteristiche della Riserva, sono previsti una serie di divieti ed obblighi di comportamento.

In generale:

• rispettare la natura;

• non abbandonare rifiuti;

• obbligo di portare i cani a guinzaglio;

• divieto di caccia;

• divieto di raccolta della flora protetta;

• divieto di accensione fuochi;

• divieto di ingresso con biciclette;

• divieto di campeggio (su tutto il territorio comunale).

IL

GIGIAT TI VEDE!

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Hubert Bailloux, Via Gossemberg di Destra, Sponde del Ferro (© M. Seppey)

Storia alpinistica

I pionieri

Nonostante fosse spesso attraversata dagli arrampicatori che si recavano nei luoghi alti del Masino, la Val di Mello rimase fino agli inizi degli anni ’70 in una sorta di limbo dell’alpinismo, finchè comparve Ivan Guerini, un ragazzo milanese che prese a scalare sui massi sparsi nel fondovalle come attività fine a se stessa e non come allenamento per grandi imprese. Gli occhi di Guerini si posarono in seguito sulle scogliere rocciose soprastanti dove cominciarono a vedere la luce le prime vie: Cunicolo acuto, Tunnel diagonale, L’alba del Nirvana, Il risveglio di Kundalini. L’eco delle nuove salite portò in valle un gruppetto di giovani valtellinesi che vivevano una condizione di profondo disagio negli ambienti alpinistici conservatori locali e trovarono qui la loro isola del tesoro e il terreno ideale per dar libero sfogo all’estro creativo, convogliando le energie nella risoluzione di piccoli e grandi problemi arrampicatori. Il loro modo di essere antagonisti rispetto ai modelli del sistema fece sì che, nell’ambito dell’ennesima sfida dialettica con i “parrucconi” depositari del sapere alpinistico, (raccattarono) raccolsero il nomignolo che gli era stato appioppato e ne fecero la loro bandiera. Erano nati “i sassisti”, nel senso di scalatori di sassi, come volevano definirli i denigratori. Gli innovatori arrampicavano con scarpette a suola liscia, al posto dei pesanti scarponi e invece di devastare le fessure con file di chiodi utilizzavano i nuovi attrezzi di protezione più “ecologici”, come i nut, gli exentric e i primi friend, provenienti dalla California, dove un analogo movimento rivoluzionario nel campo alpinistico aveva già prodotto i suoi effetti. L’immediata conseguenza di questa nuova filosofia fu un approccio diverso con le pareti: vennero prese in considerazione anche brevi strutture, sulle quali ricercare un proprio percorso e le lisce placche tipiche della valle, invece di respingere iniziarono ad attrarre numerosi pretendenti.

Il Precipizio degli asteroidi

Memorabile la conquista del Precipizio degli Asteroidi, per il quale si svolse una specie di gara tra la cordata Guerini e Villa e quella dei sassisti Boscacci e Merizzi, arrivata un poco più tardi dell’altra alla cengia d’attacco del pilastro, perché nel frattempo aveva tracciato un itinerario sulla bastionata sottostante.

Con spirito ben lontano dagli ideali di solidarietà che aleggiavano tra loro in quegli anni, le due cordate si rincorsero fino alla fine senza mai sfiorarsi, finchè Guerini e Villa toccarono per primi la rotonda sommità del Precipizio, mettendo il sigillo a quella che sarebbe diventata una delle più ambite vie della val di Mello.

Gli inseguitori si aggiudicarono, loro malgrado, la prima ripetizione. Dopo qualche tempo Guerini si allontanò dalla Valle, forse ormai troppo popolata per lui e rivolse le sue attenzioni ad altri luoghi selvaggi.

Luna Nascente e Il Paradiso può attendere

I sassisti, i cui più geniali esponenti furono Paolo e Gianpietro Masa, Guido e Jacopo Merizzi, Antonio Boscacci, Giuseppe Miotti, Federico Madonna, Giovanni Pirana e Francesco Boffini, proseguirono l’esplorazione delle pareti creando delle vie magnifiche, come Luna Nascente, Polimagò, Patabang e progredendo nell’arrampicata d’aderenza per mano, o meglio per i piedi di Boscacci, infilati in semplici scarpe da ginnastica, fino a livelli ancor oggi insuperati. Oltre che di bravura tecnica, il “Bosca” era dotato di un autocontrollo micidiale che lo sorreggeva sulle lisce placconate prive di appigli e di qualsivoglia assicurazione. I sassisti attaccarono e risolsero l’avveniristico paretone del Qualido e con pochi mezzi e grande determinazione vennero a capo nel corso di più giorni di Il Paradiso può

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attendere, una grande via stile big wall che ha poco da invidiare ai celebri itinerari di El Capitan in California.

La comparsa dello spit

Dopo una fase di relativo stallo, un nuovo impulso si ebbe con l’uso dei primi spit. Furono ancora una volta dei milanesi: Moro e Prina realizzarono, usando con parsimonia il nuovo ritrovato tecnologico, delle linee splendide come Self Control, Piedi di Piombo e soprattutto Celeste Nostalgia. Ci mise lo zampino anche Marco Pedrini, uno dei più forti scalatori degli anni ’80, liberando la difficile Bodenshaff e la strapiombantissima Signora del Tampax, dopo averla chiodata a pressione dall’alto. All’inizio questa novità suscitò grandi polemiche e vere e proprie crociate contro lo spit, tanto che uno dei capi storici dei sassisti era molto temuto perché, dove passava lui, gli spit sparivano (a colpi di martello). In seguito le acque si calmarono e si trovò un equilibrio tra le parti.

L’epopea dei lecchesi

Una seconda giovinezza per la valle si ebbe quando giunsero dal lecchese due agguerritissime tribù di arrampicatori che avevano come capofila Tarcisio Fazzini e Paolo Vitali. Questi setacciarono in lungo e in largo la Val di Mello creando una serie di vie belle e impegnative, in cui l’utilizzo dello spit di protezione non era sistematico, ma l’ultima risorsa per garantire un minimo di sicurezza sui liscioni di granito. Le vie di questa prima fase sono infatti molto severe con obbligatori selettivi e lontani dai chiodi. Due esempi: La vedova nera e Divieto di sosta. In seguito la tendenza si evolse verso la creazione di itinerari meno duri psicologicamente, anche se superiori tecnicamente. La parete del Qualido venne letteralmente tempestata di vie di alta difficoltà e grande sviluppo. Fazzini, prima di scomparire per un banale incidente, lasciò la sua firma in un capolavoro come La spada nella roccia. Vitali rispose con la Transqualidiana e in seguito passò svariati mesi, diluiti nel corso di più anni,

23 mimmo@fiorellisport.com www.fiorellisport.it 034 2 350463 034 2 641070 Via Vanoni, 3 - S. Martino (SO) Via Malta, 5 - Sondrio (SO)

appeso al Qualido disegnando linee sempre più verticali e ricercate e realizzando un’opera che appare titanica per quantità e qualità.

Gli spagnoli

Oltre a questi personaggi si sono affacciati in valle alcuni scalatori spagnoli grandi specialisti dell’aderenza (Jimeno, Galvez e Monge), che hanno tracciato vie di difficoltà insuperata e scoperto nuove strutture con roccia fantastica come l’Escudo del Qualido. Tra i locali, Paolo Cucchi, uno dei più geniali e forti arrampicatori degli ultimi decenni, ha portato a termine parecchie salite solitarie di grande spessore, come Il Paradiso può attendere e altri lunghi viaggi sulle big wall della Valle, e aperto con lo spagnolo Galvez la difficilissima Brutamato je-je sul Precipizio.

I locali

Anche Luca Maspes ha svolto una notevole attività sia in apertura che con salite solitarie a grandi vie, una per tutte l’ambita La Spada nella Roccia Giovanni Ongaro, polivalente alpinista forte su ogni terreno ha creato molte nuove linee, dai monotiri nei settori più vicini al parcheggio, alle multipitch estreme della val Cameraccio a 4/5 ore di cammino dall’auto, passando per le Big Wall della Mongolfiera.

Le nuove leve

Negli anni più recenti, nuove giovani forze sono comparse sotto i cieli di Mello e tra questi i più attivi sembrano esse-

Polimagò (© Arch. M. Sertori) Gianluca Maspes, Micetta bagnata (© J. Merizzi)
Storia alpinistica 24

re un gruppo di comaschi che si fanno chiamare la Tribù. Tra di loro Domenico Soldarini e Stefano Pizzagalli sono i più intraprendenti. Straordinario è il talento di Simone Pedeferri che ha raggiunto livelli altissimi dai boulder, ai monotiri, alla libera estrema su itinerari big wall, anche solo con protezioni tradizionali. Sul Qualido soprattutto ha creato delle combinazioni di difficoltà inusuale per la valle e che trovano paragone solo forse con certe realizzazioni dei fuoriclasse tedeschi Huber sul Capitan a Yosemite. Nel 2011 la prima salita in sigle push, naturalmente in libera, di Joy Division, 800m 8b da parte del fuoriclasse britannico James Pearson ha dato la conferma, se mai ce ne fosse stato bisogno, del valore assoluto delle opere di Pedeferri. Finalmente nelle ultime stagioni, sono tornati a farsi sentire i locali e tra questi Davide Spini, Guida Alpina di Morbegno, con un passato nello scialpinismo agonistico e un presente ricco di tante idee e vie nuove, spesso in cordata con Ongaro e Pedeferri. Memorabile il folle concatenamento portato a termine in poco meno di 24 ore, nel luglio del 2012 da Davide con Simone Pedeferri. Start poco dopo la mezzanotte dal parcheggio della Val di Mello; si comincia con Il risveglio di Kundalini, seguito da Luna nascente, discesa e trasferimento al Precipizio degli Asteroidi, da dove si parte con Piedi di piombo e si prosegue su Oceano irrazionale. Alle 8 sono in cima al

(© A. Affaticati) Galactica, Qualido (© Arch. M. Sertori)
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pilastro, da dove proseguono su terreno impervio fino al termine della Val Livincina calandosi poi in Val Qualido. È la volta dei 700m di Magic line, quindi discesa e passeggiata fino al rifugio Allievi, dove si rifocillano per l’ultima tappa, la Nusdeo-Taldo al Picco Luigi Amedeo. Alle 23.50 giungono alla sosta finale della loro straordinaria giornata. In cifre: 70 tiri di corda, scalati perlopiù in simultanea, per 2800 metri di arrampicata, in gran parte da attrezzare, con difficoltà fino al 7b+.

Un altro giovane climber molto attivo è Emanuel Panizza di Tirano che ha preso parte a parecchie aperture spesso in compagnia di Ongaro ed è diventato Guida Alpina. Infine Pietro Biasini, polivalente scalatore di Ardenno si è messo in luce con varie salite importanti, tra cui la prima invernale di Melloscrollo alla Mongolfiera e una nuova splendida linea in fessura (Easy Rider 7b) sulla parete sud est del Picco Luigi Amedeo.

Luna nascente (© Arch. M. Sertori)
Storia alpinistica 26

Nel 2015 arrivano in Valle tre milanesi: Alberto Prosperetti, Saro Costa e Niccolò Bartoli. Definiti sin da subito i sassisti 2.0 per via del loro stile fricchettone e della loro fantasia nell’affrontare le salite melliche, ripetono negli anni successivi diverse vie, e per provocazione scelgono proprio quelle considerate più temibili. Sanno godere del momento e tentano la prima ripetizione della mistica Brutamato Ye Ye; non gli riuscirà per poco.

Capiscono da subito che la Valle è esattamente il loro habitat e coinvolgono negli anni diversi nuovi personaggi che diventeranno in breve local acquisiti.

Uno fra tutti sarà Jacopo Ruffo, noto ai più come “Il puggile”. Dotato di naturali capacità aderenzistiche, negli anni sa tracciare e ripetere quasi tutto il disponibile. Se non trova compagni, ci va da solo; se non vuole fare fatica, ci va senza corda.

Riesce insieme a Saro Costa e Niccolò Bartoli nell’attesa ripetizione della tanto temuta e desiderata

Brutamato Ye Ye

Il gruppo tutt’oggi è ancora attivo e presente nella magica valle, chi è diventato guida alpina e chi invece continua a scorrazzare lungo le argentee placconate melliche.

Niccolò Bartoli, Brutamato Ye Ye (© A. Prosperetti)
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Niccolò Bartoli

Informazioni

Info web

http://valdimello.it/v2/User/asp/VdM.asp

https://www.valmasino.info/ https://www.paolo-sonja.net/ http://ragnilecco.com/

Meteo e Bollettino Valanghe

https://www.meteosvizzera.admin.ch/ https://aineva.it/

Soccorso Alpino

https://www.cnsas.it/

Veloci ma senza panico, sono requisiti essenziali per una efficace richiesta di soccorso in montagna. Al CNSAS devono arrivare informazioni precise per rendere il nostro intervento mirato e veloce. Il numero unico per l’emergenza sanitaria, attivo su tutto il territorio nazionale, è: 118

La copertura dei telefoni cellulari va progressivamente migliorando, ma non vi è possibile fare totale e sicuro affidamento.

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Valutazione degli itinerari

Non semplice qui in Val di Mello è la valutazione di un itinerario dato lo stile e la scarsità o quasi non presenza, a volte, delle protezioni.

Ovviamente non ho avuto la capacità di ripetere tutte le vie presentate, quindi gradi e valutazioni sono il frutto di una mediazione tra le diverse informazioni e le relazioni disponibili.

È pressoché impossibile, sopratutto qui in Val di Mello, valutare in modo oggettivo; quindi è stato spesso considerato oltre alla difficoltà tecnica vera e propria anche e sopratutto il fattore di rischio. Nonostante lo sforzo per definire valutazioni omogenee, qualche piccola discordanza sarà inevitabile.

Ricordiamoci che arrampicata in aderenza, e in generale su granito, è un complesso di sensazioni ed esperienze che non è semplice da definire tramite numeri e lettere.

Attenta analisi va anche per la scala francese scelta per valutare gli itinerari. La difficoltà difficilmente corrisponderà con la medesima che si può incontrare in falesia.

Bellezza

* poco interessante

** interessante

*** molto interessante

**** da non perdere

Difficoltà Tecnica

Icona via vegetata

Via che con il tempo è stata parzialmente occupata dalla vegetazione

Per tutte le vie, attrezzate o non attrezzate, si è adottata la scala francese. Per ogni itinerario viene indicato sia il grado massimo, sia quello obbligatorio. In alcuni casi viene anche indicato il numero di passaggi che devono (o possono) essere superati in artificiale.

Proteggibilità

Abbiamo utilizzato una scala che tiene conto esclusivamente della distanza e dell’affidabilità degli ancoraggi, usando la lettera “S” nel caso di vie spittate e la “R” nel caso di vie attrezzate a chiodi o non attrezzate. Per le eventuali vie miste la sigla è “RS”. Questa tabella è suddivisa in 6 livelli, dove il livello R6 consiste in una lunghezza quasi o totalmente improteggibile, con rischi anche potenzialmente letali in caso di caduta.

Impegno Globale

Questa scala sostituisce la scala classica francese (TD, ED..) nel valutare l’impegno globale di una via, l’ambiente in cui si svolge, la difficoltà di ritirata e la lontananza dal fondovalle. È sostanzialmente la scala americana in uso per le big wall, espressa in numeri romani da I a VII (ma si tratta di scala aperta) e affiancata alla difficoltà tecnica.

I via corta ben attrezzata e/o proteggibile, di semplice individuazione e possibile ritirata

II via di diverse lunghezze sopra i 200m, buon avvicinamento e comoda ritirata

III via oltre i 300m in ambente severo, può richiedere l’intera giornata per essere percorsa, lungo avvicinamento e discesa non rapida

IV via oltre i 300m che prevede possibilità di tecniche di big wall per la salita, ritirata non sempre possibile

V via oltre i 500m, che prevede capacità di big wall e possibile bivacco in parete

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Jacopo Ruffo, Brutamato Ye Ye (© N. Bartoli)

PROTEGGIBILITÀ

S1 Spittatura normale, come quella utilizzata in falesia. Distanza mai superiore ai 3-4 m tra uno spit e l’altro. Lunghezza potenziale caduta qualche metro al massimo e volo senza conseguenze.

S2 Spittatura distanziata e tratti obbligatori tra le protezioni. Lunghezza potenziale caduta una decina di metri al massimo e volo senza conseguenze.

S3 Spittatura distanziata, passaggi quasi sempre obbligatori. Distanza tra gli spit anche superiore ai 5 metri, voli lunghi ma non eccessivamente pericolosi.

S4 Spittatura molto distanziata (oltre i 7 metri), passaggi obbligatori. Una caduta può potenzialmente provocare un infortunio.

R1 Facilmente proteggibile con protezioni sempre solide, sicure e numerose. Limitati tratti obbligatori. Lunghezza potenziale caduta qualche metro e volo senza conseguenze.

R2 Mediamente proteggibile con protezioni sempre solide e sicure ma più rade. Tratti obbligatori tra le protezioni. Lunghezza potenziale caduta qualche metro al massimo e volo senza conseguenze.

R3 Difficilmente proteggibile con protezioni non sempre buone e distanti. Lunghi tratti obbligatori. Lunghezza potenziale caduta fino a 7-8 metri al massimo e volo con possibile infortunio.

R4 Difficilmente proteggibile con protezioni scarse o inaffidabili e/o distanti che terrebbero solo una piccola caduta. Lunghi tratti obbligatori. Lunghezza potenziale caduta fino a 15 metri con possibilità di fuoriuscita di ancoraggi e volo con probabile infortunio.

S5 Spittatura oltre i 10 m, passaggi obbligatori e tratti dove una caduta può sicuramente provocare un infortunio (caduta su terrazzi e cengie o al suolo).

R5 Difficilmente proteggibile con protezioni scarse, inaffidabili e distanti che terrebbero solo una piccola caduta. Lunghi tratti obbligatori. Possibilità di lunghe cadute e di fuoriuscita di ancoraggi che può determinare un volo fino a terra con infortunio sicuro.

S6 Spittatura solo parziale e posizionata lontano dai passaggi chiave, tratti molto lunghi, anche superiori ai 20 m, in cui una caduta può avere conseguenze anche letali.

IMPEGNO GLOBALE

I Via corta richiedente poche ore, nei pressi della strada e con comodo avvicinamento, ambiente solare e ritirata comoda.

II Via di diverse lunghezze su una parete superiore ai 200 m, avvicinamento facile anche se può richiedere una discreta marcia, comoda ritirata.

III Via lunga oltre i 300 m, ambiente severo, richiede quasi tutta la giornata per essere superata. Può richiedere un lungo avvicinamento e la ritirata può non essere veloce.

IV Via distante dal fondovalle. Richiede un’intera giornata per essere superata. La ritirata può essere complicata e non svolgersi sulla linea di salita.

R6 Improteggibile se non per brevi e insignificanti tratti lontani dai passaggi chiave del tiro. Una eventuale caduta può avere conseguenze anche letali.

V Via molto lunga stile big wall, richiede normalmente un bivacco in parete. Ritirata difficile, ambiente severo.

VI Big wall che richiede più giorni di permanenza in parete, ambiente di alta montagna, ritirata difficile.

VII Tutte le caratteristiche proprie del grado VI esasperate, come nel caso di big-wall himalayane che necessitano di una spedizione per essere superate.

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DIFFICOLTÀ TECNICA

FR Grado in libera seguito tra parentesi dal grado obbligato più eventuale grado artificiale. Due esempi a lato.

UIAA Grado del passaggio più duro seguito tra parentesi dal grado obbligato più grado artificiale. Due esempi a lato.

7b (6a, A0 obbl.)

6c+ (6b obbl.)

VI (V+, A0 obbl.)

V+ (IV, A1 obbl.)

SEGNALI INTERNAZIONALI DI SOCCORSO TERRA-ARIA RIVOLTI A ELICOTTERI E AEREI

Segnali terra-aria

Razzo o luce rossa

Tessuto rosso quadrato teso

Segnali terra-aria

N. Bartoli, Arké (© M. Follin)
OCCORRE SOCCORSO NON OCCORRE SOCCORSO No – no Yes – sì
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Sarah Haase, Luna nascente (© F. Bricalli)

ANTONIO BOSCACCI 1949-2012

Nato a Sondrio nel 1949, Antonio Boscacci era laureato in matematica e aveva lungamente insegnato questa materia nelle scuole della Provincia di Sondrio. Dal padre Carlo, Guida Alpina, aveva ereditato la passione per la montagna.

È stato uno degli “inventori” della Val di Mello verticale ed uno dei capiscuola del sassismo, movimento che ha dato un grandissimo contributo all’evoluzione della scalata in Italia. Era il mago dell’aderenza, tecnica nella quale non è mai stato superato: suoi alcuni capolavori di audacia come Okosa, e Cristalli di polvere, vie di VII e VIII grado sprotette, che una volta iniziate diventano senza ritorno, nel senso che la salvezza passa per la sommità. Dotato di autocontrollo proverbiale, il “Bosca” era capace di exploit eccezionali utilizzando un paio di semplici scarpe da ginnastica.

Ha disegnato un sacco di linee, alcune diventate leggendarie, come Luna Nascente, Nuova Dimensione, Il Precipizio degli Asteroidi (tallonando Guerini e Villa), l’impressionante diedro del Sette Aprile e con Paolo Masa e Jacopo Merizzi, la prima vera big wall del Qualido, Il Paradiso può attendere. Ecco ciò che scrisse dopo Nuova Dimensione, itinerario di aderenza datato 31 maggio 1977, e primo in Italia ad essere valutato di settimo grado inferiore: “Questa via è stata uno dei primi frutti di un nuovo modo di arrampicare i cui fini erano il gioco e la gioia e il piacere di fare, di fondersi con la roccia, i suoi cristalli e il suo calore”.

La sua vena esplorativa ci ha regalato tanti itinerari, interpretando di volta in volta diverse concezioni di apertura, a riprova del fatto che la sua era una personalità complessa e in continuo cambiamento.

Fece scalpore quando alla fine degli anni ‘80 chiodò, calandosi dall’alto, alcune vie a spit: ovviamente si attirò critiche feroci, ma una delle sue creazioni, la bellissima Flauto Magico, divenne in breve tra le arrampicate da non mancare.

Poco dopo, in cordata con la compagna Luisa Angelici e Josechu Jimeno, uno dei più forti specia-

listi spagnoli dell’aderenza, confezionò in modo più ortodosso sul Precipizio degli Asteroidi un capolavoro di ardimento assoluto: Nada por nada, tre tiri di 6c con un solo spit su ogni lunghezza di 50 metri.

Antonio Boscacci è stato un punto di riferimento per i climber degli anni 80 e 90: la sua è una figura importante ma difficilmente classificabile nella storia alpinistica italiana, proprio per il suo essere anarchicamente fuori da ogni schema.

Per me è stato un maestro irraggiungibile, e un esempio da seguire.

Una delle prime volte che lo vidi fu nel 1983, in occasione dell’organizzazione di un rally di scialpinismo che si teneva sul Bernina, lui era il capo indiscusso di un gruppetto di assatanati delle serpentine nella polvere ed aveva carisma e autorevolezza degne di un Dalai Lama. Poi lo rividi in estate ai Bagni di Masino con Adriano Greco e Eraldo Meraldi, in partenza per il Badile: obiettivo liberare la nuovissima (1982) Diretta Giulio Fiorelli sulla Sud. Ricordo che fuori dallo zaino aveva appeso uno stranissimo casco, che mi disse era quello che usava anche con il kayak. In seguito gli incontri divennero più frequenti al Sasso Remenno o in Valle: era il periodo in cui non passava inosservato, alla guida di un furgone Ford Transit di colore arancio con un enorme adesivo giallo contro l’energia nucleare.

Era bello vederlo in azione sulla roccia, sembrava avesse la colla sotto le scarpe, tanto la sua progressione in placca era formidabile, spalmava mani e piedi come fossero ventose, riuscendo a venire a capo di lavagne vertiginose. Nell’introduzione alla sua guida Val di Mello aveva scritto nel lontano 1980: “Quando non è troppo brutto e non piove, in generale si può arrampicare; dopo l’acqua in poco tempo (anche pochi minuti di sole) il granito è asciutto. Però è meglio gustarlo (il granito) dopo alcune ore di sole così diventa caldo e il caldo, al contatto della mano entra nel corpo e vi partecipa della vita dei sassi”. E ancora: “Per chi la sera non

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può fare a meno della televisione, consigliamo di prendere un secchio d’acqua e tuffarci dentro la testa (in mancanza del secchio usare pure il torrente). Per gli altri, prendere due piume e girare intorno al fuoco dopo averle infilate tra i capelli. Serve a scaricare le tensioni della giornata e ad imparare la danza della pioggia”. Capitava di vedersi quasi ogni giorno per una settimana, poi per un mese scompariva attirato da qualche altro dei suoi tanti interessi. Per chi non lo conosceva, parecchie sue attività potevano sembrare bizzarre, ma giustamente non si curava di questo e inseguiva ogni intuizione della sua fertile fantasia, come quando scese con gli sci dal ghiaione della Reit, un pendio a 40° di pietruzze, che sfocia da un colatoio dolomitico alle spalle di Bormio.

La curiosità intellettuale innata lo portava a esplorare non solo rocce e pareti, ma valli, fiumi, boschi e... archivi. Gli piaceva trasmettere, divulgare il frutto dei suoi studi, per passare subito ad altre ricerche, pervaso da una sete di conoscenza che non è mai riuscito a placare. Ha pubblicato due guide sulla Val di Mello, una su Paklenica e una su La Pedriza, oltre a parecchie altre di escursionismo e scialpinismo, attività che lo intrigava ed in cui è stato un pioniere.

Ma gli interessi di Boscacci erano multiformi: la storia, la botanica, e soprattutto la scrittura. Corposa la sua bibliografia che annovera tra l’altro alcu-

ni avvincenti romanzi. I suoi articoli, nel suo stile asciutto e originale, sono usciti su molte testate e negli ultimi anni spesso sulla rivista Montagne Divertenti di cui era diventato un collaboratore fisso. Nell’ultimo periodo aveva affrontato una dura battaglia contro la malattia, all’inizio, una lotta estenuante, poi era riuscito a convivere con quello che chiamava ospite inatteso, a dialogarci. Non solo, diceva: “... se non avessi avuto questa malattia, non avrei intrapreso quei percorsi più interiori, non avrei fatto quelle esperienze profonde che solo con quella malattia si possono fare”. Aveva perfino scritto un libro sul tema: Il cancro è tosto ma il capricorno di più, dove si congedava così: “In tutte le storie c’è sempre un ultimo capitolo. In questa storia no. L’ultimo capitolo non posso scriverlo io e il punto finale lo metteranno altri. Come è giusto sia. Panta Rei, tutto scorre, tutto passa. E così sia”. Nella sua biografia, in terza persona, sul sito della rivista Montagne Divertenti diceva: “Sta raccogliendo il materiale per un volume sul pipistrello albino della valle del Bekàa. Agli amici confessa che, se potesse, gli piacerebbe diventare un Macroglossum stellatarum, un piccolo lepidottero, che sembra un colibrì e che compare ogni sera sui fiori del suo balcone, non appena, esausto, il sole ha trascinato i suoi raggi dietro il monte Rolla”.

Antonio Boscacci, Qualido (© J. Merizzi)
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01 04 05 Cima del Cavalcorto Punta Bertani Pizzo Camerozzo Pizzi del Ferro P.sso Camerozzo Val del Ferro Cà di Rogni 03 02 Sponde del Ferro Placche alte Valle del Ferro Specchio Grotta del Ferro Il pollice Il pappagallo P 38
07 10 21 11 12 23 13 24 14 25 15 08 18 06 16 09 29 19 Gatto Rosso Pizzi Torrone Martello del Qualido Baratro di Zocca Val di Zocca P.sso dell’Averta Val Torrone Val Qualido orientale Val Qualido occidentale Val Livincina Panscer Trapezio d’argento Dimore degli dei Mongolfiera Placche di patabang Tirchiosauro Il sarcofago 20 17 Precipizio degli asteroidi Specchio di Archimede Sperone Mark Placche basse Val Qualido Pilastro di Livincina Monte Qualido Parete Est 39

SPONDE DEL FERRO

La prima struttura posta all’interno della valle, le grandi placconate e la magica cascata del Ferro ospitano le più semplici vie d’iniziazione.

ACCESSO

Da San Martino verso la Val di Mello, poco prima del parcheggio sulla sinistra prendiamo una ripida salita. In circa 10 minuti di cammino si giunge traversando a destra fino alla base della cascata e delle placconate.

SPONDA DEL FERRO DI SINISTRA

1. Via Gossemberg di sinistra ***

P. Gossemberg, 1978.

Sviluppo: 300m

Difficoltà: 4a R3/I

Bell’itinerario semplice, ottimo per cominciar a conoscere la leggendaria aderenza mellica senza protezioni infisse.

Materiale: nessuno in loco, soste da attrezzare su piante.

Attacco: presso la parte sinistra della placconata risalire un poco nel bosco sino a una placchetta incisa da una fessura.

Discesa: al termine della struttura traversare a sinistra e in pochi metri, risalendo nel bosco, si giunge al sentiero per la Val del Ferro che riporta a valle.

2. Lo scivolo **

E. Treier, M. Hunziker

Sviluppo: 30m

Difficoltà: 6c S2/I

Aperta senza l’ausilio delle protezioni fisse attrezzata dall’alto successivamente da G. Biglioli e S. Mogavero.

3. Cicciolini votatemi **

J. Merizzi, A. Micheli,1987.

Sviluppo: 35m

Difficoltà: 6c+ SR3+/I

Aderenza spietata su granito lisciato dalla cascata, ottimo test psicotecnico.

Materiale: portare micronut e microfriend.

Attacco: nella parte destra della placconata sinistra.

Discesa: in doppia o continuando sulla placconata sovrastante per poi giungere al sentiero per la val del ferro.

4. Figatron ***

P. Cucchi, J. Merizzi, P. Panatti, 1981.

Sviluppo: 50m

Difficoltà: 6a+ R1+/I

Notevole intuizione per questo piccolo gioiello non sempre percorribile data la sua posizione. Sale una bella fessura diedro lisciata della cascata. Periodo consigliato primavera e autunno. Da fare almeno una volta nella vita.

Materiale: serie di friend raddoppiando le misure medie, sosta su resinati.

Attacco: sempre sulla placconata di sinistra al limitare destro. Passaggio in placca per arrivare alla fessura.

Discesa: in doppia (bagnando inevitabilmente le corde) o continuando attraversando la cascata sulla placconata (con un salto da parte a parte) lungo la via Gossemberg di destra.

O.Brambilla, M.Terlingo, 1991.

Sviluppo: 45m

Difficoltà: 6a/SR2/I

Monotiro che percorre la seconda placca, posta appena sopra la precedente.

Materiale: portare friend piccoli e medi. In via spit. Attacco : si raggiunge traversando a destra

01 Val di Mello
5. Shiny happy people
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VIA GOSSEMBERG DI DESTRA 01 02 03 04 08 10 09 11 05 06 07 41

Attacco: dalla S6 di Sole che ride.

L1 Placca e fessura. 20m, 4c

L2 Diedro/Fessura. 30m, 6a

L3 Diedro/Fessura. 30m, 6a

L4 Camino. 20m, 6b

L5 Fessura ad arco rovescio. 25m, 6b+

Discesa: con tre doppie si raggiunge la S6 di Sole che ride.

17. Armonia caotica ***

N. Bartoli, H. Bailloux, ottobre 2021.

Sviluppo: 350m (5L)

Difficoltà: 7b (6c obbl.)/ RS3/III

Una delle ultime nate sul Precipizio. Corre a destra di “Le corna non fan peso”. Sfrutta una successione di diedri per giungere nella parte alta ove roccia scolpita ed il grande facile traverso rendono la salita assai mellica!

Materiale: nut e friend sino al n.5 + microfriend.

Attacco: si percorre una delle vie dell’abisso (Sole che ride, Amplesso...) sino a giungere alla sosta da cui solitamente ci si cala. Da qui dritti in placca, fix visibile sulla sinistra.

L1 Placca lavorata, movimenti sinuosi tra grandi funghi, poi ribaltamento su tetto per prendere il diedro che si percorre sino alla sosta sulla destra. 25m, 6b+/c

L2 A sinistra nel grande camino diedro che si percorre sino a giungere alla sosta su un comodo terrazzino. 25m, 6c

L3 Verso destra su una piccola cengia, attenzione ad allungare molto le protezioni, guadagnata la placca si continua verso sinistra (passo chiave) sino a prendere dei grandi buchi, da qui verso destra per una vena che si segue sino al suo termine, nuovamente a sinistra e dopo il ribaltamento verso destra a delle zolle si giunge alla sosta. 45m, 7b

L4 Dritti a prendere la vena girando lo spigolo. La si percorre tutta sino ad incontrare la sosta. 50m, 5a

L5 Ancora sulla vena per poi entrare in una placca concava e da lì in breve alla sosta in comune con Anche per oggi non si vola. 40m, 6a

Da qui si può proseguire sino alla cima del Precipizio oppure calarsi direttamente in doppia seguendo le soste attrezzate con catena ed anello.

Discesa: doppie di Anche per oggi non si vola.

18. L’inutile lamone che crocchia nella tranquillità ***

S. Pedeferri, C. Gianatti, A. Marazzi, 2007.

Sviluppo: 150m (4L)

Difficoltà: 7b (7a+ obbl.)/RS3/III

Breve ma interessante salita su placche ripide molto lavorate. Chiodatura obbligatoria sull’ultima lunghezza.

Materiale: nut e friend fino al n.1 + microfriend. In via spit fix 8mm inox.

Attacco: sulla stessa facile placca di Sole che ride, ma un po’ più a destra.

L1 Placca adagiata fino ad una cengia alberata. 40m, 4c (Sole che Ride)

L2 Salire a destra della larga striscia nera per placca e diedrino fino sopra alla lama. 40m, 6c+.

L3 Lungo la striscia nera a piccoli funghi che diventa più ripida, fin sotto un tettino. 40m, 7a+

L4 Sempre sulla striscia nera fino ad un terrazzino. 30m, 6b.

L5 Lunghezza di collegamento sino alla sosta di Sole che Ride. 30m, 6a

Discesa: in doppia su Sole che Ride.

19. Pajarracas Brujilda ***

J. Galvez, 1990.

Sviluppo: 200m (5L)

Difficoltà: 7a (6c+ obbl.)/RS3+/III

Aderenza con protezioni molto distanti soprattutto nei tiri superiori. Aperta in solitaria da un maestro di questo genere di scalata. Percorsa in solitaria da J. Ruffo.

Materiale: friend fino al n.3 + microfriend. In via spit 8 mm con placchette verdi e soste attrezzate. Attacco: a sinistra della fessura iniziale di Self Control, su una placca molto ripida.

L1 Placca verticale, non semplice raggiungere il primo spit. Sosta a sinistra sul bordo di un grande diedro. 25m, 7a

L2 Leggermente in discesa per poi risalire spaccando sul diedro. 50m, 6c

L3 Sempre placca con un risalto a metà. 50m, 6c.

L4 Placca fino ad una lama. 35m, 6a+

L5 Tiro che conduce alla fine della placconata alla sosta di Sole che Ride. 40m, 6a+ Discesa: in doppia su Sole che Ride.

07 Precipizio degli asteroidi
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Sarah Haase, Amplesso complesso (© A. Arrigoni)

L3 Fessura e lama con uscita ad albero sulla sinistra. 15m, 6c

L4 In obliquo a destra ad uno spit a destra di un tettino, dritti su placca e infine a sinistra ad albero di sosta. 40m, 5b

L5 Seguire interamente una lama/fessura verticale fino all’albero di sosta. 35m, 6b. A questo punto si può seguire a destra l’uscita di Kundalini o proseguire dritti sull’ultimo tiro della Via del Frisco (vedi L6)

L6 Salire a sinistra su placca interrotta da tettini fino al bosco sommitale. 45m, 6c Discesa: in doppia dalla via o dal sentiero che scende dalle Dimore degli Dei (vedi intro alla struttura).

17. La gallina dalle ovaie d’oro ***

P. Marazzi, G. Regallo, L. Vallata, M. Zanchetta, 2022.

Sviluppo: 165m (7L+3L avvicinamento)

Difficoltà: 7c (7a obbl.) RS2+/II

Interessante itinerario che si mantiene pressoché quasi sempre in fessura, arrampicata tecnica e di non facile interpretazione. Da integrare.

Materiale: 10 rinvii, friend fino al n. 6 raddoppiando eventualmente le misure medio piccole.

Accesso: da Cascina Piana, dopo il rifugio Luna Nascente, si prende la traccia che da dietro le ultime baite sulla sinistra porta alle evidenti Placche del Giardino poste sopra il bosco.

Attacco: per raggiungere l’attacco della via si parte sulle Placche del Giardino, salendo i tre tiri di Lunaria (6a, 75m), Verde gemma (6a+, 85m) oppure Dolce psicodramma (6a, 75m). Dalla cengia verso sinistra a lato de “Il giardino delle bambine leucemiche.”

Proseguire a sinistra sulla cengia sino al diedro ove inizi la via (1 chiodo)

L1 Risalire l’evidente diedro fino a dove spiana, sulla cengia si trova una sosta a fix sul muro di sinistra. 20m, 5a

L2 Partendo a destra della sosta e risalire delle costole, successivamente rampa placcosa (utile offset 05./0.75 prima del primo fix) poi dritti sino alla fessura (consigliato un friend #5 per andare in sosta). 20m, 7a (2 fix)

L3 Seguire il fessurone in diagonale verso destra. 25m, 6c (2 fix)

L4 Spostarsi verso destra per una fessura poi dritti seguendo i fix, sosta sulla destra. 25m, 7c (5fix)

L5 Sempre verso destra lungo la costola, ancora a destra e poi descrivendo una “C” tornare a sinistra verso un caminetto, risalirlo sino alla cengia dove si trova la sosta, 15m, 7a (1 fix)

L6 Seguire fessurine e prese rotte sullo spigolo, quando spiana in placca a sinistra alla sosta. 35m, 7b (5 fix)

L7 Aggirare il “cuore” da destra seguendo il facile sino alla sosta del Risveglio di Kundalini. 25m, 4b Discesa: a piedi come per Il risveglio di Kundalini.

Altre possibilità

Nel settore sinistro di parete salgono Olio Extravergine di Olivo di J. Merizzi e E. Olivo, 1981 5c A1 e Il Silenzio degli Apolidi di D. Galbiati e c. del 1989

6a A0. Sempre in questa zona abbiamo anche un itinerario di Anna Bianco e Ivano Zanetti, Novovia

1985. A destra di Cochise sale una via moderna con pochissimi spit molto distanziati di G. Maspes, O. Brambilla, A. Marini, A. Micheli e P. Morabito del 1990, Suini al Vento 6b. A destra di Serpe ripresa e con inizio oltre lo spigolo della struttura, corre un itinerario di Francesco D’Alessio (Via del Frisco) a spit di 6b/c e A0 che incrocia l’uscita di Kundalini appena prima dei diedri finali.

23 Dimore degli dei
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Marta Carminati, Il risveglio di Kundalini (© N. Bartoli)
23 Dimore degli dei 5a 7a 6c 7c 7a 7b 4b
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Placche del Giardino Bosco Incantato LUNARIA
17 16 276
DIMORE DEGLI DEI
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Alberto “Kurt” Marazzi, Il risveglio di Kundalini (© N. Bartoli)

7. Linfa

L. Schiera, 2008.

Sviluppo: 100m

Difficoltà: 6b

Aperta a vista, senza corda.

8. Cristalli di polvere ****

A. Boscacci, 1979.

Sviluppo: 60m (2L)

Difficoltà: 7a/S4+/II

Contrariamente ad altre realizzazioni, come la salita a vista di Okosa, Antonio Boscacci pensò saggiamente di provare Cristalli di polvere con la corda dall’alto, prima di lanciarsi sulla via senza nessuna possibilità di piazzare protezioni.

Materiale: nut e microfriend. In via nulla.

Attacco: su una lama nel bordo destro della striscia nera.

L1 La via si sviluppa per 60m a destra della larga striscia nera. Salire una facile lama e proseguire fino ad un’esile vena bianca, sopra di essa c’è il tratto chiave della via: un muro liscio repulsivo. Sopra le difficoltà diminuiscono considerevolmente

e giunti all’altezza di un abete sul lato sinistro della striscia nera, la si attraversa su una vena in rilievo sostando all’albero. 40m, 7a

L2 Da qui facilmente al bosco sommitale. 20m, 4b.

9. Fuochi d’agosto ***

A. Boscacci, 1979.

Sviluppo: 110m (3L)

Difficoltà: 6a/S3/II

Materiale: nut e microfriend.

Attacco: all’estrema destra della cengia presso un arco.

L1 Dal limite destro del Giardino Pensile seguire un diedro arcuato e passare due caratteristici cristalli neri (tratto chiave) arrivando ad un abete. 40m, 6a+

L2 Proseguire in placca più facile fino ad un muro. 50m, 4c

L3 Superare il muro, quindi facilmente al bosco sommitale. 15m, 4a

Nota: a metà dell’arco di L1 ci si può spostare alla sua destra e salire parallelamente con difficoltà di 5c/5c+.

SPECCHIO DELLA MERIDIANA

Gli Specchi della Meridiana sono facilmente individuabili dalla Val di Mello guardando la zona superiore delle Placche dell’Oasi.

ACCESSO

Al termine delle Placche dell’Oasi, terminata la via Uomini e topi, una fascia boscosa anticipa una zona di placche, alcune a forma conoide, che portano più sopra ad una grande placca rettangolare chiusa in alto da un grande tetto. Questa placconata è lo Specchio della Meridiana.

1. Berna e Cecilia **

B. Mezzanotte e Cecilia, 1987.

Sviluppo: 120m

Difficoltà: V

Materiale: una serie di friend.

2. Boreal **

A. Affaticati, A. Baroni, B. Mezzanotte, 1988.

Sviluppo: 130m

Difficoltà: VI+

Materiale: una serie di friend.

40 Placche dell’oasi
392
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Uomini e topi (© L. Schiera)

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