Valsugana e Canale del Brenta - 45 escursioni e 5 percorsi a tappe

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Paolo Bonetti Marco Rocca

VALSUGANA E CANALE DEL BRENTA

Paolo Bonetti nasce a Bologna da padre della provincia di Ferrara e madre della dolomitica Val di Zoldo. La frequentazione spontanea dei monti di Zoldo nelle estati dell’infanzia e della prima giovinezza, consolida la passione che in anni più maturi si concretizzerà nella attività alpinistica e nel campo della pubblicistica di montagna. Per numerosi anni insegnante di Fisica nella Scuola di Ottica di Pieve di Cadore prosegue oggi, con pubblicazioni e sul campo, la sua attività incentrata sull’alpinismo dei pionieri e l’escursionismo di ricerca. Ha collaborato e collabora con diversi editori (Tamari, Zanichelli, Panorama, Vivalda, Cierre, Versante Sud) e testate (La Rivista del Cai, Alpi Venete, Alp, Bergsteiger, Alpin). Marco Rocca, trentino, ha sempre avuto una grande passione per la montagna fin da quando era bambino. Ama cercare percorsi solitari e poco conosciuti, e quando gli chiedono perché va in montagna gli piace rispondere con una battuta del film “Balla coi Lupi”: quando il generale chiede al soldato Kevin Costner perché volesse andare da solo in un avamposto sperduto lui risponde semplicemente: “Voglio vedere la frontiera, prima che scompaia”. Ha scritto alcuni racconti e molti articoli di montagna, pubblicati su varie riviste outdoor e soprattutto su “La Rivista del C.A.I.”. Con Paolo Bonetti e Paolo Lazzarin ha pubblicato nel 2006 il volume “Dolomiti - Nuovi Sentieri Selvaggi”.

45 escursioni e 5 percorsi a tappe

SUD

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ARRAMPICATA ALPINISMO BOULDER TREKKING CANYONING MOUNTAIN-BIKE

Paolo Bonetti Marco Rocca

45 escursioni e 5 percorsi a tappe

NTE

ISBN  978-88-96634-38-7

GUIDE ROMANZI MANUALI

VALSUGANA E CANALE DEL BRENTA

A VERS

La valle del fiume Brenta nasce dai laghi di Caldonazzo e Lévico e dopo una discesa di circa settantacinque chilometri, fiancheggiata da estesi gruppi montuosi e poderosi massicci, raggiunge la pianura veneta in corrispondenza di Bassano del Grappa; si compone di una parte medio alta, più ampia e aperta, chiamata Valsugana, e una parte inferiore, a tratti rinserrata in forma di gigantesco canyon e chiamata Canale del Brenta. Agevolmente ra g g i u n g i b i l e, q u e s t ’ a re a of f re a g l i escursionisti l’incredibile varietà di morfologie dei suoi monti: i grandi e solitari circhi glaciali e le architetture granitiche delle Cime di Rava e di Cima d’Asta, le dolci aperture di pascolo e i morbidi crinali spezzati da affioramenti porfirici del Lagorài, i profili “dolomitici” della Vigolana, la poderosa muraglia di Cima Dodici segnata da spettacolari percorsi da camosci o le affascinanti “strette” del Canale del Brenta, lungo i cui fianchi resistono meravigliose mulattiere selciate che collegano antiche contrade. Si tratta di un’area montuosa che offre all’escursionista una vasta gamma di possibilità, per la diversità del carattere, della morfologia e dell’impegno che caratterizzano gli itinerari possibili. Un’area della quale questa guida - con i suoi cinque percorsi a tappe e le sue quarantacinque escursioni accuratamente descritte con l’accompagnamento di note storiche e ambientali - offre una panoramica armonica e completa.

COLLANA LUOGHI VERTICALI

Arco, secret spot. Climber Florian Riegler, photo Marco Spataro

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UP annuario di alpinismo europeo www.up-climbing.com EDIZIONI VERSANTE SUD


Prima edizione Luglio 2011 ISBN 978-88-96634-38-7 Copyright © 2011 VERSANTE SUD S.r.l. Milano via Longhi, 10, tel. 027490163 www.versantesud.it I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento, totale o parziale, con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi.

Copertina

Il Forzelón di Rava, sovrastato dal Cimón di Rava che svetta nel cielo

Testi e fotografie

Paolo Bonetti, Marco Rocca valsugana@versantesud.it

Cartine

Mario Crespan, Carolina Quaresima

Impaginazione

Chiara Benedetto

Simbologia

Iacopo Leardini, Chiara Benedetto

Stampa

Monotipia Cremonese (CR)

Nota Il trekking è uno sport potenzialmente pericoloso, chi lo pratica lo fa a suo rischio e pericolo. Tutte le notizie riportate in quest’opera sono state aggiornate in base alle informazioni disponibili al momento, ma vanno verificate e valutate sul posto e di volta in volta, da persone esperte prima di intraprendere qualsiasi escursione.


Paolo Bonetti Marco Rocca

VALSUGANA E CANALE DEL BRENTA 45 escursioni e 5 percorsi a tappe

All’amico Mario Crespan

EDIZIONI VERSANTE SUD


Presentazione di Armando Scandellari

“Questo è il sito delle montagne in universale…” la lettera (di 400 e passa anni) di quel prelato girovago che fu Gabriele Capra, mi ritorna alla mente (e con vivissima nostalgia) oggi, che mi accingo a stendere una qualche presentazione per questa guida di Paolo Bonetti e Marco Rocca. Negli anni ‘70, muovendo dalla gronda lagunare veneziana, la maestosa vallata del Brenta è stata (stagione dopo stagione) la meta dei miei vagabondaggi solitari per la compilazione di tre guide. Inizialmente era per me un salire a zig zag per prendere visione di uno stupefacente altrove fatto di cento “trodi” secolari, che prendevano avvio da gioielli di contrade rivierasche di deliziosa impronta veneto-trentina. Oppure era un altalenare per scalinate di dorsali e creste con l’argenteo fraseggio, giù sul fondovalle, del grande Brenta. Oppure ancora il perdersi in un groviglio di pensieri arrancando dalle radici di una ciclopica barriera su per gli sconcertanti valloni (de le Díese, delle Ùndese, delle Dòdese), fin sull’Altopiano dei Sette Comuni. Poi, con l’affinarsi della conoscenza, mi capitò che mi si fermasse il tempo allorché di botto mi affacciavo a ballatoi protesi sui romantici specchi acquei del leggendario Lagorai. A volte, invece, a frastornarmi in un precoce plenilunio, erano l’alito dei venti, il chiarore delle radure, le voci assopite delle foreste in riposo. Ben diverso, eccome!, a valle, nel pomeriggio, il pacato cantilenare dei valsuganotti davanti al gotto pieno, il loro stile di vita sobrio, che è lo specchio nobile della loro saggezza, il saporoso amore per la piccola patria. …Oggi (ma che bel carico d’anni m’è caduto sulle spalle!), due raffinati amici si sono rimessi sugli stessi sentieri, ricollegandosi ai segni, alle presenze, alle evocazioni di quel mondo, rivivendo prospettive antiche con più esortativo linguaggio. Dal loro porsi, dai loro dettagli narrativi, dal loro scavo dentro la storia della Valbrenta e delle sue genti, ho percepito che, nonostante tutto, il “privilegio” di scrivere della montagna ha conservato l’identico valore, la 4

medesima appartenenza. Ed è questo che oggi (e sempre) conta. Eccome! Così seguendo il filo d’oro del loro discorrere ho nuovamente riassaporato quel senso della meditazione, quel ri-ordinare la mia memoria, per cui un luogo qualsiasi, un qualsiasi ovvio scenario alpestre diventa non un ecomuseo, ma un unicum sentimentale non scalfibile. Capace di fornire bellezza persistente e interiorità. Resta da fare solo un’ultima considerazione: la lettura della guida di Bonetti e Rocca (un libro pieno zeppo di componenti narrative fermentanti, appassionate e appassionanti) mi ha fatto venire in mente quanto ebbe un giorno a scrivere Dino Buzzati: che la montagna fa rinverdire l’adulto perché gli riporta il senso del fantastico dimenticato. È esattamente questa la pennellata espressa da Bonetti e da Rocca. Che poi il loro raccontare sia affiancato da un apparato iconografico da brividi non fa che ravvivarne la suggestione. E questo fa parte dell’impegno e del buon mestiere del compilatore di guide. Chiudendo quindi, consòla constatare che nel diluvio di pubblicazioni, che stagionalmente si riversano sui banconi dei librai, la Valsugana ed il Canal del Brenta abbiano trovato due “vagabondi” gustosi come i nostri AA. e la cerniera affidabile di una Casa Editrice scrupolosa come Versante Sud. Dati questi punti di riferimento, alla fin fine, pare più che logico, vero? … Eppure… Armando Scandellari


Dalla Cresta dei Cavallini verso gli abissi della Valgranda

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Introduzione degli Autori Negli anni 1981, 1983 e 1986, Armando Scandellari pubblicava, nell’ordine, Canale del Brenta, Valsugana e Vigolana. I tre volumi, appartenenti all’indovinata serie tascabile della casa editrice Tamari, coprivano la zona della valle del Brenta colmando un vuoto editoriale, poiché le esigenze dell’escursionista non potevano più essere soddisfatte dalle storiche guide del Brentari o del Fraccaro. Nelle opere d’Armando Scandellari, uomo di cultura e stampo classico, sempre alla parte escursionistica sono associati rimandi e contesti di carattere più generale concernenti la storia, la geologia, gli ambienti naturali, le tradizioni e le

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leggende dei luoghi. Canale del Brenta, Valsugana e Vigolana posseggono queste qualità, ma era inevitabile che, a trent’anni dalla loro pubblicazione, apparisse utile riorganizzare l’offerta escursionistica di quest’area in una veste grafica più moderna inserendo, se possibile, qualche novità. Grazie quindi ad Armando Scandellari la cui opera è stata per noi costante riferimento e grazie alla casa editrice Versante Sud che ha scelto di pubblicare questa guida rivolta agli escursionisti desiderosi di conoscere luoghi, borghi e monti della valle del Brenta dal suo ampio e soleggiato corso mediano e superiore (Valsugana) al più angusto ma affascinante corso inferiore (Canale del Brenta).

L’amena località dei Prati di Monte Mezza, nei pressi di Cinte Tesino. Sullo sfondo il Monte Agaro e, più a destra,


Per le informazioni e i suggerimenti ricevuti ringraziamo Franco Gioppi, referente per la Valsugana della Commissione Sentieri della SAT e Antonio Bernard, appassionato conoscitore della zona di Castelnuovo. Per averci accompagnato nelle escursioni: Michele Bardino, Michele Battistotti, Giulio Benedetti, Mario Fabbri, Elena Faccio, Marina Galvagni, Giorgia Gori, Chiara Morandini, Oliviero Olivier e Marino Panciera. Un ulteriore e particolare ringraziamento va a Mario Crespan che con le sue cartine topografiche ha arricchito il volume. gli Autori

il Monte Coppolo

Nella compilazione delle cartine, che ha visto l’attiva partecipazione degli autori, ho voluto evidenziare la gran parte dei toponimi, delle indicazioni e delle quote presenti nelle relazioni: credo che un’esatta corrispondenza tra relazione e cartina renda ottimale la “visualizzazione” degli itinerari proposti. Altre indicazioni toponomastiche sono limitate agli elementi di massima, sufficienti a fornire una comprensione globale del contesto territoriale. Mario Crespan

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Indice

Parte prima Valsugana e Canale del Brenta Localizzazione Pillole di storia Le montagne della Valle del Brenta Escursionismo Informazioni utili Viabilità Altre informazioni Bibliografia

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Parte seconda Escursioni Lagorài sud-occidentale 26 1 I Masi della Val dei Mòcheni 28 2 Sentiero delle Sette Selle 32 3 Sette Selle - Sasso rotto - Monte del Lago 36 4 Fravòrt - Gronlàit 40 5 Sopra Conella - Cimón di Cavè -La Portèla 44 6 Cola - Hoabonti - Sette Laghi 48 7 Malga Sette Selle 52 8 Mendana - Ciste 56 9 Castelli di Borgo Valsugana 60 Cime di Rava 62 10 Giro delle Sei Forcelle 64 11 Ravetta - Primaluna - Forzelón - Cresta del Frate 68 12 Val di Rava 76 Lefre, Mezza, Picosta, Còppolo 13 Monte Lefre 14 Cima Lasta - Cima La Presa 15 Tròdo de le Banchesèle - Gola del Murèlo 16 Monte Còppolo 17 Monte Picosta Canale del Brenta (sinistra) 18 Valle di Carazzagno 19 Strada del Genio 20 Val Nassa - Val Goccia 21 Monte Grappa 22 Val Caprile - Val San Lorenzo 23 Val del Ponte Vecchio - Val di Rivalta 24 Sannazzara 25 Val Granda - Val Lanàri 26 Cresta dei Cavallini 27 Cresta di San Giorgio 8

80 82 86 88 94 96 98 100 104 106 110 112 118 122 124 128 132

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Vigolana, Cima Dodici, Castelloni 28 Portèla - Becco di Filadonna 29 Vallimpàch e Mulini del Lanzino 30 Val Carretta - Tamazol 31 Val Scura 32 Pizzo di Lévico 33 Busa del Kèmpel - Porta Manazzo 34 Sentiero don Cesare - Eremo San Lorenzo 35 Viazzo Alto 36 Cima Dodici 37 Monte Ortigara 38 Colazzo 39 Sentiero della Pèrtica - Castelloni di S. Marco

136 140 144 148 152 156 160 164 168 174 176 180 184

Canale del Brenta (destra) 40 Traverse dei Bersaglieri 41 Mulattiera della Pióvega di Sotto 42 Valgoda 43 Val Gàdena - Val Capra 44 Val Frenzèla - Calà del Sasso 45 Campolongo - Caìna (e var. Trodoèo dei Grisoni)

188 190 194 198 202 206 212


P1 A1

P4

P3

A3 P2 P5

PARTE TERZA Percorsi a tappe

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1 Alta via del Granito 2 Traversata del Monte Grappa 3 Cavalcata dell’Alpe di Mezzogiorno 4 Traversata dell’Altopiano dei Sette Comuni 5 Alta Via del Tabacco

220 226 232 240 248

A4

A5 A2

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Valsugana e Canale del Brenta ¢

Localizzazione

Nella fascia prealpina condivisa dalle province di Vicenza e Trento, si apre un profondo solco vallivo, da tempo immemorabile direttrice di collegamento fra la pianura veneta e la valle dell’Adige e i territori del nord. È la valle del fiume Brenta (la Brenta si diceva un tempo) che nasce dai Laghi di Caldonazzo e Lévico e che dopo una discesa di una settantina di chilometri fra alti fianchi montuosi, fiancheggiato dalla statale 47 “della Valsugana” e dalla ferrovia, raggiunge la pianura veneta in corrispondenza di Bassano del Grappa. Geograficamente sarebbe ineccepibile chiamarla Valbrenta o Val del Brenta ma in realtà il corso medio e alto della valle, appartenente alla provincia di Trento, è chiamato Valsugana, mentre quello inferiore, appartenente alla provincia di Vicenza, è detto Canale del Brenta (brevemente, in loco, e in questa guida, Canale) secondo la consuetudine in uso nella montagna veneta di chiamare canali i segmenti vallivi particolarmente angusti. Ragioni storiche hanno determinato la diversa denominazione dei due segmenti e del resto, fino alla prima guerra mondiale, presso Tezze (Primolano) ove oggi si trova il confine provinciale, v’era il confine fra Italia e Austria. Anche nella morfologia la parte bassa della valle si differenzia da quella medio alta, e ben lo si nota nel risalire il corso del Brenta. Usciti dalle strettoie del Canale, infatti, la valle mostra una prima apertura presso Primolano, regalandone altre ben più ampie oltre la quinta dei monti Mezza e Lefre quando, sul fianco settentrionale, si apre la morbida conca del Tesino e, poco più a monte, si distendono i laghi di Lévico e Caldonazzo. Chiamare Valsugana la valle nella sua interezza è una designazione di comodo, rafforzata dagli elementi unificanti che esplicitamente richiamano il termine “Valsugana”: la statale 47 che collega Padova a Trento e la linea ferroviaria che da Venezia porta a Bassano e quindi, risalendo tutta la valle, a Trento.

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Pillole di storia

Dopo aver risalito il corso montano del Brenta, i Romani realizzarono una rete di strade e di fortificazioni a protezione del territorio. Terminata questa fase la Valsugana divenne sede di un segmento della Claudia Augusta (Altinate), imponente strada transalpina che collegava Altino (Venezia) a Donauwörth (Baviera). Dopo la caduta dell’impero romano, i Longobardi popolarono la fascia pedemontana fra Piave e Brenta ed eressero nella parte alta della valle, a Pèrgine, un castello che poi i Franchi distruggeranno. Nell’alto medioevo, nuclei d’etnia germanica (che saranno chiamati mòcheni dal tedesco machen) giunsero nell’alta Valsugana e colonizzarono l’affluente Val del Fèrsina, detta per l’appunto Val dei Mòcheni, ove il dialetto mostra evidenti radici nell’antico tedesco e dove la popolazione lavorò per secoli nelle miniere (le canòpe) d’argento, rame e ferro. Presso lo sbocco del Brenta invece, nella pianura di Bassano, nel 1124, fu fondato il monastero benedettino di Campese che favorì la nascita e lo sviluppo dei paesi del basso fianco destro del Canale del Brenta. Per secoli il principato vescovile di Trento dominò la parte alta della valle mentre la parte mediana fu zona d’influenza della contea vescovile di Feltre; nei secoli però si avvicendarono lungo il Brenta le armate di tutta una pletora di signorie italiche come gli Ezzelini, i Da Camino, i Della Scala, gli Scaligeri, i Carraresi, i Visconti feudatari, compagnie di ventura e armate imperiali. In alta Valsugana in particolare, ai principi vescovi di Trento si alternarono i signori di Caldonazzo, gli imperatori di Germania e i duchi d’Austria. La bassa valle, il Canale del Brenta, gravitò invece sempre sull’area veneta e, all’alba del secolo quindicesimo, la Repubblica di Venezia risalì la valle fino alla parte mediana, ma non si spinse nella Valsugana squisitamente “trentina”. Nel 1413, la Valsugana, come tutto il Trentino, divenne dominio dei Conti del Tirolo e agli inizi del secolo sedicesimo, Massimiliano I scese in Italia con le truppe imperiali e a Trento fu


proclamato imperator romanus electus. Nel 1525 i valsuganotti parteciparono alla “guerra rustica” contro il principato vescovile di Trento, una sollevazione popolare contro lo sfruttamento esercitato dalla “nobiltà” e dal clero, considerato da alcuni un abbozzo, in scala minore e meno ideologicamente strutturato, della rivoluzione francese. Le truppe napoleoniche entrarono in Valsugana nel 1796 ma prima del tramonto dell’impero francese, la valle tornò per qualche tempo sotto il governo della Baviera. Divenne poi, per pochi anni, territorio del napoleonico Regno d’Italia e proprio in quel periodo (1809) una seconda e più vasta sollevazione, capeggiata da Andreas Hofer, interessò l’intero Tirolo. Con l’avvento della “restaurazione” la Valsugana fu riannessa, nel 1814, all’Impero d’Austria. Nel 1896, dopo anni di progetti e studi, fu

completata la linea ferroviaria della Valsugana da Trento fino a Tezze (Primolano) dove si trovava il confine fra Italia e Austria. Nel 1910 fu completata la linea della parte italiana della valle: Bassano e Trento furono quindi collegate da ferrovia e Tezze divenne stazione internazionale di confine. La prima guerra mondiale ha interessato drammaticamente queste montagne: dopo la ritirata di Caporetto, il fronte dolomitico fu arretrato fino alla fascia prealpina veneta sulle quali si sono avute le battaglie più sanguinose di tutto il conflitto, come quelle del Grappa e dell’Ortigara. Su queste montagne la Grande Guerra ha lasciato un’eredità ancora ben evidente: un imponente sistema di fortificazioni e trincee, una quantità di mulattiere (divenute parte rilevante dell’offerta escursionistica dell’area) e un sistema di rotabili che, ammodernate, sono

L’ampia conca di pascolo di Malga Sette Selle (ben visibile la linea della rotabile Col Stalón-M.Sette Selle)

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divenute parte integrante della attuale rete stradale. Al termine del conflitto il Trentino e l’Alto Adige diventeranno parte del Regno d’Italia. Nella seconda guerra mondiale la valle fu teatro di qualche scontro, ma in misura infinitamente inferiore a quanto successe durante la prima. In particolare, dal settembre 1943 all’aprile 1945, la Valsugana fu posta sotto il comando delle forze germaniche del generale Kesserling che requisì alcuni alberghi di Lévico, fra cui il Grand Hotel Terme, per adibirlo a comando generale d’armata per le zone d’operazione di guerra nelle province di Padova, Vicenza e Trento. Inoltre la valle, così come tutto il Trentino, l’Alto Adige e il Bellunese, fu sottratta al dominio della Repubblica Sociale di Salò: gli hitleriani istituirono, infatti, la Zona delle Prealpi (Alpenvorland) prefigurandone l’annessione al Reich. Nel passato, oltre alle consuete attività: pastorizia, magra agricoltura, pascolo, taglio del bosco e produzione del carbone, vi furono fasi caratterizzate da specifiche economie. Nella valle del Fèrsina furono scoperti, nel 1300/1400, giacimenti di rame, ferro e argento e da allora, e per secoli, la popolazione d’etnia tedesca e boema, che aveva colonizzato la valle un paio di secoli prima, si dedicò quasi completamente al lavoro di miniera. Sempre in epoca medievale, ma presso lo sbocco della valle, a Valstagna, fu attivo un porto fluviale nel quale convergevano i fusti d’albero tagliati nelle foreste dell’Altopiano d’Asiago e dal quale, per fluitazione su la Brenta, il legname prendeva la via del fiume verso la pianura e Venezia. A tutt’altra storia rimandano le masière che caratterizzano i fianchi del basso Canale del Brenta. Le masiére, campi terrazzati sostenuti con muri a secco, ricavati con grandi fatiche dai canalòti (abitanti del Canale), furono utilizzate inizialmente per modeste produzioni agricole ma in seguito moltiplicandole, furono destinate alla coltivazione del tabacco. La tradizione vuole che la prima coltivazione di questa pianta importata dalle Americhe sia avvenuta nei terreni del monastero di Campese, per poi diffondersi nei paesi del Canale a cominciare da Oliero 12

e Valstagna. In un paio di secoli la coltura del tabacco divenne l’attività principale dei canalòti e nella seconda metà dell’Ottocento la produzione raggiunse i venti milioni di piante l’anno! Rapido come lo sviluppo, fu però anche il declino che divenne inesorabile nei decenni fra le due guerre e negli anni seguenti la seconda guerra mondiale. Nella seconda metà dell’Ottocento, l’impero austriaco promosse lo sfruttamento delle risorse termali offerte dalla parte alta della valle e gli stabilimenti di Roncegno, Lévico, Vetriolo divennero privilegiate mete di villeggiatura della alta borghesia e della nobiltà europea, tant’è che, nel 1894, Francesco Giuseppe elevò il borgo di Lévico a rango di città per meriti turistici. Una singolare economia che merita di essere ricordata è quella dei “recuperanti”. Dopo la prima guerra mondiale, la mancanza di lavoro spinse alcuni a procurarsi una fonte di reddito recuperando il materiale bellico che a tonnellate si trovava disseminato sulle montagne attorno al Brenta. Coloro che si dedicarono a questa pericolosa attività furono chiamati appunto “recuperanti”. Ai personaggi di questa storia fanno esplicito riferimento il film Il recuperante di Ermanno Olmi ed il libro Le stagioni di Giacomo di Mario Rigoni Stern. Di rilievo è anche la tradizione valsuganotta del commercio ambulante tant’è che a Strigno fu fondata nel 1905 la società dei “comuni girovaghi della Valsugana e del Perginese”. Anche qui le economie locali non poterono però evitare il fenomeno epocale dell’emigrazione che a cavallo fra Ottocento e Novecento interessò gran parte d’Italia. Gli ultimi decenni dell’Ottocento e primi del Novecento videro infatti migliaia di valsuganotti partire per la Germania, la Svizzera, la Jugoslavia, l’Austria e le Americhe (massimamente il Sud America). Oggi la valle è sede di numerose attività produttive e trafficata direttrice commerciale. In Valsugana intenso è il movimento escursionistico e turistico richiamato oltre che dalle bellezze montane, dal paesaggio lacustre, possibilità di balneazione e pratica degli sport acquatici e l’offerta termale. Le rive del Brenta, nella parte bassa del Canale


costituiscono una meta di svago “fuori porta” per la città di Bassano ed altri centri della pianura veneta oltre che specifica e affezionata “clientela” per gli appassionati del rafting (a Valstagna esiste anche un campo slalom per kajak). Altri poli di richiamo sono i centri turistici dell’Altopiano dei Sette Comuni (considerato anche un paradiso per lo sci di fondo) oltre che le amenità sommitali del Monte Grappa (assai apprezzato dagli appassionati di parapendio). ¢

Le montagne della valle del Brenta

La Valsugana è luogo notevole per i geologi perché lungo il suo fianco settentrionale si propaga una frattura geologica, nota come “faglia della Valsugana”, la cui attività ancestrale, con imponenti eruzioni vulcaniche ed emersione delle rocce metamorfiche del basamento, ha determinato una gran varietà d’ambienti geologici, e quindi di morfologie e paesaggi. Questo faglia, assunta a volte come limite sud orientale della regione dolomitica in senso stretto, si propaga dal lago di Caldonazzo al Tesino, lambisce poi il Passo del Brocón, attraversa l’area bellunese e infine, seguendo pressappoco il corso del Piave giunge nel Cadore. Va detto che nel territorio bellunese il limite esclude gran parte dei monti del Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi (sic!). Secondo la Soiusa (Suddivisione Orografica Internazionale Unificata del Sistema Alpino), i gruppi montuosi generalmente conosciuti come Dolomiti sono quelli contenuti, “sezione Dolomiti” un’area che ha continuità territoriale e che, per grandi linee, è delimitata a nord dalla Val Pusteria, ad ovest dalle valli dell’Isarco e dell’Adige a sud da quella del Brenta e ad est da quella del Piave. Fra queste, montagne, che potremmo chiamare dolomiti “interne” vi è sicuramente prevalenza di roccia dolomitica ma alcune, anche assai rinomate, hanno poca o nessuna natura dolomitica, la Marmolada per esempio è prevalentemente calcarea con intrusioni di natura vulcanica. Per contro, in altre sezioni, si trovano gruppi dolomitici che potremmo chiamare “esterni”: le Dolomiti d’Oltrepiave, ad oriente del Piave, le Dolomiti di Lienz, nella bassa Corinzia, le Dolomiti di Brenta, nel Trentino occidentale,

le Piccole Dolomiti, fra Trentino e Veneto, ed inoltre affioramenti sparsi sull’arco alpino. Certo è che la fama delle “Dolomiti” si deve essenzialmente a quelle che abbiamo definito Dolomiti “interne”. Questo nome oramai leggendario è spesso utilizzato come prefisso nella definizione di gruppi dolomitici d’altre sezioni: probabilmente non tanto per rivendicare una natura geologica comune, quanto per partecipare della gloria di forme e colori da sempre associate ai nomi Catinaccio, Pelmo, Sella, Tofane, Lavarédo ecc. ecc. La testata della valle è chiusa dal massiccio della Marzòla ad ovest della quale si trovano la Val d’Adige e la piana di Trento. Al piede orientale della Marzòla si distende il Lago di Caldonazzo mentre a nord est si apre la piana di Pèrgine ove sbocca la valle del Fèrsina (Val dei Mòcheni), una laterale dell’alta Valsugana che in realtà non appartiene al bacino del Brenta, poiché il torrente Fèrsina (in antico probabilmente tributario del Brenta) è affluente dell’Àdige. Ad oriente della Val dei Mòcheni si sviluppa il vasto raggruppamento del Lagorài, appartenente alla sezione “Dolomiti di Fiemme” e limitato dalla Valsugana a sud, la Val d’Adige ad ovest, la Val di Fiemme e Val Travignolo a nord e la Val Cismón ad est. Nonostante il nome della sezione Soiusa d’appartenenza, quest’area, sicuramente la meno antropizzata del Trentino, non è di natura dolomitica. È costituita infatti in gran parte da porfidi (e scisti) appartenenti all’antichissima “piattaforma porfirica atesina” che si estende, con spessore compreso fra i 300 e i 2000 metri, tra la bassa Val Venosta e la Valle dell’Adige a nord e ad ovest, la Valsugana a sud e le Dolomiti “interne” a nord e ad est. Nel Lagorài sono incluse le Cime di Rava e la Cima d’Asta, che con i suoi 2847 m è culmine dell’intero bacino della valle del Brenta. Queste ultime hanno una natura geologica del tutto diversa da quella del Lagorài che pure le contiene: sono infatti costituite essenzialmente da granitoidi nati dal consolidamento lavico all’interno della litosfera e si presentano con ben definiti caratteri alpini, ardite forme rocciose, scuri macereti e conche nivali. Forme glaciali, prodotte dall’azione erosiva dei ghiacci, sono 13


presenti in tutta l’area del Lagorài e numerosi sono i circhi sul cui fondo si trovano laghetti glaciali. Nell’estremo settore sud orientale del Lagorài, incombe sulla media Valsugana il piccolo ma ben rilevato massiccio Lefre - Mezza che si evidenzia con notevole autonomia. Nella bassa Valsugana dove il corso vallivo abbandona l’andamento ovest est e comincia a piegare a sud, troviamo, sul fianco sinistro, l’Altopiano del Celado compreso fra i torrenti Grigno (che si origina nel massiccio di Cima d’Asta) e il Cismón. Oltre il solco del torrente Cismón, il maggior tributario del Brenta, proveniente dal Primiero, tutto il fianco destro del Canale è costituito dal versante occidentale del vasto massiccio del Monte Grappa. Il Grappa 1775 m, compreso fra le valli del Brenta e del Piave è costituito da strati di calcare dolomitizzato, biancone e scaglia rossa ed è strutturato in una dorsale principale con allineamento da nord a sud, dal Feltrino alla pianura veneta, e da numerose dorsali secondarie che determinano impervi valloni. I fianchi sono spesso dirupati ma sulla sommità si aprono morbide zone di pascolo, che ebbero vita proficua. Ritorniamo alla testata della valle e seguiamone questa volta il fianco destro. A sud della Marzòla si apre la sella-altopiano di Vígolo Vattàro, a meridione della quale emergono le architetture della Vigolana. La natura di questo gruppo è squisitamente sedimentaria: sopra i potenti banchi di dolomia principale si adagiano strati calcarei che affiorano con ripide pareti che culminano nel Becco di Filadonna 2150 m. Il gruppo è limitato ad ovest dalla Val d’Adige, a nord dalla Val Sorda e la sella di Vigolo Vattàro, a sud dall’altopiano di Folgarìa e ad est dalla Val di Centa, il cui torrente di fondovalle affluisce al Lago di Caldonazzo. Ad Oriente della Val di Centa, per decine di chilometri, il fianco destro della valle del Brenta fino allo sbocco nella pianura veneta presso Bassano del Grappa, è costituito dagli alti e dirupati bastioni con i quali il massiccio dell’Altopiano dei Sette Comuni (e dell’Altopiano Vézzena Lavarone), si affaccia sulla Valsugana e sul Canale del Brenta. Questo massiccio, che si estende per circa 25 km 14

in senso est-ovest e oltre 30 km in senso nordsud ed è compreso fra la valle del Brenta a nord est, la pianura veneta a sud, la Val d’Àstico e la Val di Centa ad ovest, occupa una posizione centrale nella fascia delle Prealpi Venete. A settentrione, nel segmento valsuganotto, il bordo dell’altopiano si eleva in una sorta di arcigno ciglione costituito dalla sequenza di cime della catena di Cima Dodici Ortigara e che proprio nella Cima Dodici 2341 m, trova il rilievo culminate. È costituito da una successione di rocce sedimentarie, tutto l’acrocoro infatti poggia su uno spesso basamento di dolomia sovrastato da strati di calcari grigi ricchi di fossili, biancone, rosso ammonitico e scaglia rossa. Nell’alta Valsugana, il Lago di Caldonazzo (il più vasto lago interamente trentino con i suoi oltre sei chilometri quadrati di superficie) e il Lago di Lévico (sede di rinomate terme), determinano un sereno paesaggio lacustre; l’offerta balneare e termale e la possibilità di praticare sport acquatici, determinano un forte richiamo turistico. Il paesaggio fluviale è un po’ compromesso da insediamenti di varia natura ma seguendo le strade secondarie sul fianco destro della valle si attraversano aree di pregio naturalistico, come la “zona umida” del Biotopo Fontanazzo (Grigno), uno dei pochi ambienti “relitto” testimoni di un tempo passato quando l’intero fondovalle era punteggiato da paludi create dal divagare del corso del fiume. Nel corso inferiore, dove la valle si va rinserrando nel Canale, il Brenta riceve l’apporto più rilevante, quello dell’affluente sinistro Cismón. La portata aumenta ed inoltre il letto si restringe, perciò la presenza del fiume diviene determinante nel paesaggio. Il flusso, di buona intensità e abbastanza costante, oltre che la mancanza di salti, fanno sì che gli appassionati di kajak e canoa definiscano il Brenta un ottimo “fiume scuola”. Le rocce che costituiscono l’Altopiano dei Sette Comuni e del massiccio del Grappa (ed anche della Vigolana), sensibili all’azione dell’acqua, hanno determinato una morfologia carsica evidente. Doline, inghiottitoi e voragini, azzerano la circolazione idrica superficiale creando una complessa circolazione sotterranea. Dagli strati


I ruderi di Castel Selva, lungo l’antica strada romana Claudia Augusta, con la dipendenza che un tempo ospitava le stalle del castello

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più alti i fenomeni si sono progressivamente propagati a quelli inferiori creando gallerie interne che stabiliscono un collegamento fra l’altopiano e il letto del Brenta, che riceve apporti considerevoli dalle risorgive di fondovalle. Il deflusso è così rapido che l’acqua derivante dalle precipitazioni o dallo scioglimento delle nevi, può raggiungere le sorgenti di fondovalle (risorgive) in sole 24 ore. In destra Brenta, la risorgiva più imponente è quella delle cosiddette Grotte dell’Oliero che si aprono poco a sud di Valstagna, ma notevole è anche quella del Subiòlo situata anch’essa presso Valstagna. Fenomeni analoghi si trovano in sinistra Brenta, ai piedi del Grappa, come nel caso dei “fontanazzi” che si aprono presso Lanàri (San Nazario) e presso Solagna. Sia sull’Altopiano sia sul Grappa, gli effetti del carsismo sono associati a quelli del glacialismo; per questo

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motivo gli specialisti parlano di paesaggio “glaciocarsico” con particolare riferimento alla zona dell’Ortigara. Depositi prodotti dall’azione di trasporto dei ghiacci sono evidenti nella conca di Marcesina, sull’Altopiano dei Sette Comuni e in Val Cesilla (Grappa). Le montagne della Valsugana non rientrano quindi fra le Dolomiti: appartengono in buona parte alle Prealpi Venete e alla sottosezione “Dolomiti di Fiemme”. Sarebbe però sbagliato richiamare il nome Dolomiti per averne luce riflessa dalle vicinanze, sbagliato oltre che ingiusto nei confronti della bellezza dei monti che accompagnano il corso del Brenta. Non hanno bisogno di richiami o mascherature di questo genere i grandi e solitari circhi glaciali e le ardite architetture granitiche delle Cime

Nella conca di pascolo di Malga Sette Selle; nello sfondo la catena cima Dodici-Ortigara


di Rava e di Cima d’Asta, le dolci aperture di pascolo e i morbidi crinali spezzati da arcigni affioramenti porfirici del Lagorài, disseminato di laghi e torbiere che rimandano alla melanconica I Fiori di Lagorai di Karl Felix Wolff, non ne ha bisogno la poderosa muraglia della catena Cima Dodici Ortigàra, incisa da oscuri e aspri valloni e attraversata da spettacolari percorsi da camosci, non il sovrastante altopiano ricco di amplissime aperture e memorie storiche. Non ne hanno bisogno le antiche strade della Val di Centa né il gruppo della Vigolana, e sarebbe una scelta errata quella di privilegiare i profili effettivamente dolomitici di questo gruppo per simboleggiare il paesaggio della valle del Brenta. Non ne hanno bisogno infine le affascinanti strette del Canale, a tratti ciclopico canyon, punteggiato dal reticolo dei muri a secco delle masière e lungo i cui altissimi fianchi resistono

numerose e meravigliose mulattiere selciate. Le Dolomiti, così come le montagne allineate sul confine italo austriaco, sono invece presenti nelle ampie inquadrature fuori campo che si hanno dai rilievi maggiori che definiscono la valle. ¢

Escursionismo

L’offerta escursionistica del bacino idrografico del fiume Brenta è ricca e varia, consente inoltre frequentazioni, in bassa quota, per gran parte dell’anno. Ovviamente, non solo in alta Valsugana ma anche alle porte di Bassano, può nevicare e fare molto freddo, sono quindi da evitare, anche in bassa quota, le frequentazioni in quei periodi dell’anno nei quali il terreno sia innevato o ghiacciato. Le insidie del ghiaccio non sono appannaggio delle orografie aspre e accidentate: un tappeto di fogliame tenuto assieme dal gelo e la selciatura di una mulattiera coperta da un velo

Lungo il sentiero del percorso espositivo “Arte Sella” s’incontrano una quarantina di opere realizzate da vari artisti con sassi, foglie, rami, tronchi e altri materiali organici del luogo

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ghiacciato (ma anche semplicemente bagnati o molto umidi) diventano molto insidiosi, provare per credere! È bene perciò rivolgersi alle bellissime mulattiere del Canale con tempo asciutto. In bassa quota, nel bosco a foglia larga, cessato da tempo l’utilizzo dei sentieri per le tradizionali attività della montagna, il fogliame caduto progressivamente attenua la traccia. In alcuni tratti è quindi indispensabile la presenza dei segnavia ma in realtà un sentiero libero da fogliame e sottobosco (a parte le indicazioni nei bivi crocicchi) non avrebbe bisogno dei segnavia e se, nel percorrerli, ogni escursionista dedicasse un po’ del suo tempo a liberare dal fogliame e dalla ramaglia la traccia, passaggio dopo passaggio, il sentiero riacquisterebbe almeno parte della originaria evidenza. Nella seconda parte della guida, la più corposa, sono presentate e descritte 45 escursioni (con

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qualche variante) che possono essere tutte compiute in giornata: dalle più brevi e facili, quasi passeggiate alle più impegnative, lunghe e faticose, fino a quelle rivolte agli escursionisti esperti poiché si svolgono su sentieri esili e non segnati o addirittura su tracce di sentiero. Quarantacinque proposte che crediamo rappresentino con sufficiente completezza ed equilibrio l’offerta escursionistica di quest’area montuosa. Le escursioni sono raggruppate in capitoli ciascuno dei quali si riferisce ad un gruppo montuoso. Di questi gruppi abbiamo considerato i versanti che fanno parte del bacino idrografico del Brenta; una regola che abbiamo talvolta trasgredito, sconfinando oltre i limiti del bacino, per non dover troncare artificiosamente alcune belle escursioni ad anello. L’ordine e la numerazione progressiva delle escursioni nascono dalla scelta di procedere iniziando dalla testata della valle e terminare ove il fiume sbocca nella pianura, percorrendo prima il fianco

Valstagna è il centro principale del Canale del Brenta. Antico porto dei Sette Comuni, posto allo sbocco della valle omonima, l’intero abitato è allineato lungo il Brenta con architettura tipicamente veneziana


sinistro e poi quello opposto. Alcune alte vie solcano il territorio, le abbiamo descritte, con qualche adattamento alle nostre esigenze, nella terza parte della guida. Più d’una fra queste fa riferimento alle vicende della prima guerra mondiale che qui ha visto le sue pagine più tragiche e ha lasciato un’eredità di manufatti impressionante: l’Alta Via degli Eroi che attraversa integralmente il massiccio del Grappa (vedi anche trek 2), il Trekking dei Forti sull’altopiano di Lavarone, il Sentiero della Pace nella catena Cima Dodici Ortigara, il Sentiero della Grande Guerra El Vu dal Canale del Brenta al Col d’Astiago, dedicato ad una leggendaria figura di “recuperante”, Albino Celi detto “El Vu”, (el = il; vu = voi) poiché dava del Voi a tutti, e poi l’Alta Via del Granito (vedi trek 1) che allude alla singolarità geologica del gruppo di Cima d’Asta, l’Alta Via del Tabacco (vedi trek 5) che rimanda ad una secolare storia di contrabbando. Si tratta di cinque percorsi a tappe da svolgersi in due o tre

giornate e di carattere assai diverso fra loro. La descrizione delle escursioni e dei percorsi a tappe, è preceduta da un cappello introduttivo e da una scheda tecnica che contiene tempi, dislivelli, caratteristiche del percorso, bibliografia specifica, cartografia, note essenziali sugli eventuali punti d’appoggio e pernottamento, accesso stradale al punto di partenza e d’arrivo, note sui motivi d’interesse che s’incontrano lungo il percorso e numero di pagina ove si trova la mappa relativa. Abbiamo scelto di fornire tempi di percorrenza tarati sull’escursionista medio (che aspetta ancora una definizione precisa…) ed eventualmente di arrotondarli in eccesso. Per questa ragione l’escursionista giovane ed allenato li considererà probabilmente un po’ sovrastimati. Tanto meglio, vorrà dire che l’escursionista non particolarmente giovane, o non avvezzo a prestazioni sportive, si sentirà rassicurato. Buon viaggio!

Dall’alto fianco nord occidentale del Grappa: panoramica sull’Altopiano dei Sette Comuni, Ènego ed altre contrade

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Informazioni utili ¢

Viabilità, ferrovia, accessi stradali

L’asse stradale fondamentale della zona è la statale 47 “della Valsugana” (Padova-Trento) che percorre integralmente la valle, per lunghi tratti come superstrada, mantenendosi sempre sul fianco sinistro idrografico. Da Bassano, lambendo i centri maggiori del Canale (Solagna, Campolongo, Valstagna, San Nazario, Cismón del Grappa) e della Valsugana (Primolano, Grigno, Borgo Valsugana, Lévico, Pèrgine) essa raggiunge il lago di Caldonazzo e la testata della Valsugana e più oltre, evitando con moderne gallerie la forra del Fèrsina, scende a Trento. Sul fianco destro del Brenta si sviluppano invece: da Bassano a Valstagna la sp 73, da Valstagna alla Pióvega di Sotto una strada comunale, dai pressi di Primolano al lago di Caldonazzo, altre strade comunali (in parte utilizzate dalla Pista Ciclopedonale della Valsugana). Dall’asse principale della statale 47, in corrispondenza dei vari borghi, si dipartono buone strade provinciali e comunali che consentono di raggiungere e attraversare tutti i luoghi correlati all’area interessata dalla guida nonché i punti di partenza delle escursioni. Buona è infatti la rete stradale che, dal fondovalle, consente di risalire la Val del Fèrsina (dei Mòcheni), il Tesino, il Monte Grappa, l’Altopiano di Vattaro e il Passo della Fricca, la Val di Centa, l’Altopiano Vézzena - Lavarone e l’Altopiano dei Sette Comuni. Gli accessi alla Valsugana e al Canale sono numerosi; quelli che si possono effettuare dalle più convenienti uscite (o raccordi) autostradali sono: Dall’uscita TRENTO NORD della A 22 (Modena Brennero), seguendo l’indicazione “Padova”, si percorre la ss 47 giungendo a PÈRGINE in alta Valsugana (14 km ca. dall’uscita Trento Nord). Dallo svincolo VICENZA EST della A 4 (Milano Venezia) si passa sulla A 31 (della Val d’Àstico) e la si percorre fino al suo termine (uscita PIÓVENE ROCCHETTE), seguendo le indicazioni per Lavarone e Folgarìa, dopo brevissimo tratto sulla sp 349, si prosegue risalendo la Val d’Àstico sulla sp 350, giunti a Carbonare, seguendo le indicazioni per Trento e Caldonazzo, si prosegue sulla ss 349, 20

pochi chilometri dopo il Passo della Fricca si abbandona la ss 349 e, seguendo le indicazioni per Caldonazzo, si continua la sp 108 della Val di Centa giungendo a CALDONAZZO in alta Valsugana (90 km ca. dallo svincolo di Vicenza Est). Dallo svincolo VICENZA EST della A 4 Milano Venezia, si passa sulla A 31 della Val d’Àstico e la si segue fino all’uscita DUE VILLE, seguendo le indicazioni per Bassano e Marostica, si prosegue, inizialmente sulla sp 248 e poi, poco prima di Breganze, sulla sp 111 giungendo a BASSANO DEL GRAPPA e allo sbocco del Canale del Brenta (40 km ca. dal raccordo Vicenza Est). Dall’uscita BELLUNO della A 27 (Mestre Belluno), seguendo le indicazioni per Belluno, si percorre la ss 51 fin presso Ponte nelle Alpi da dove, seguendo le indicazioni per Trento, si continua sulla sp 1 fin presso Feltre da dove, sempre seguendo le indicazioni per Trento, si continua sulla ss 50, oltrepassando Feltre per poi seguire la moderna ss 50 bis giungendo a PRIMOLANO in bassa Valsugana (62 km ca. dall’uscita Belluno). Dall’uscita PADOVA della A 14 (Bologna Padova), seguendo le indicazioni per Bassano e Trento, si percorre la sp 47 giungendo a BASSANO DEL GRAPPA e allo sbocco del Canale del Brenta (50 km ca. dall’uscita Padova) Dall’uscita PADOVA OVEST della A 4 (Milano Venezia), seguendo le indicazioni per Bassano e Trento, si percorre la sp 47 giungendo a BASSANO DEL GRAPPA e allo sbocco del Canale del Brenta (40 km ca. dall’uscita Padova Ovest) La FERROVIA DELLA VALSUGANA (linea Venezia Padova - Bassano - Trento) consente di raggiungere in treno pressoché tutti i paesi allineati lungo il fondovalle del Brenta. In particolare, nella parte trentina (Trento Grigno), una serie d’interventi strutturali sulla linea hanno consentito l’avvio di una sorta di metropolitana leggera di superficie [www.trenitalia.it e www.ttesercizio.it].


Dal crinale sud orientale della Cima Ravetta: panoramica sul Tesino; sulla destra emerge potente il massiccio parzialmente roccioso di Cima La Presa – Monte Mezza oltre il quale s’indovina l’imbocco del Canale del Brenta

Lo sbocco del Brenta nella pianura di Bassano

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Altre informazioni

Per chi è interessato al cicloturismo, con riferimento particolare alla pista ciclabile della Valsugana: Ciclovia del Brenta di Paolo Perini e Stefano Malvestio, ed. Ediciclo - Portogruaro (VE) 2007 Esiste anche un’accurata pubblicazione, Pista ciclopedonale Valsugana, della serie Cicloguide del Trentino, prodotta dalla provincia di Trento ma… non è in vendita! Per chi è interessato alla speleologia: Speleo per Tutti di Sandro Sedran, Linea Grafica - Duck Edizioni, 2006

Indirizzi utili APT/IAT (Uffici di Informazione Turistica): Bassano del Grappa: tel. 0424 524351 fax 0424 525301; iat.bassano@provincia.vicenza.it Asiago: iat.asiago@provincia.vicenza.it; tel. 0424 462221 fax 462445 Castello Tesino: castellotesino@valsugana.info; tel. 0461 593322 Pieve Tesino: pievetesino@valsugana.info; tel. 0461 594292 (apertura stagionale) Bieno: tel. 0461 596205 (apertura stagionale) Strigno: tel. 0461 763668 (apertura stagionale) Roncegno Terme: roncegno@valsugana.info; tel. 0461 764028 (apertura stagionale) Borgo Valsugana: borgovalsugana@valsugana.info; tel. 0461 752393 fax 752393 Lévico Terme: levico@valsugana.info; tel. 0461 706409 Tenna: tel. 0461 706396 (apertura stagionale) Caldonazzo: caldonazzo@valsugana.info; tel. 0461 723192 Calcerànica: calceranica@valsugana.info; tel. 0461 723301 (apertura stagionale) Pèrgine Valsugana: pergine@valsugana.info; tel. 0461 531258. Valbrenta Team – Oliero: info@valbrenta.net; tel. 0424 558250 Azienda per il Turismo Valsugana Vacanze: info@valsugana.info; tel. 0461706101, fax 0461706004 Pro Loco Valstagna: tel. 0424 99221 Solagna: prolocosolagna@alice.it; 3293551 22

tel.

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Campolongo sul Brenta: tel. 0424 817775 San Nazario: prolocosannazario@libero.it; tel. 0424 98319 Cismón del Grappa: tel. 0424 92576, prolococismon@libero.it Ènego: prolocoenego@libero.it Tezze sul Brenta: prolocoditezzesulbrenta@virgilio.it Siti vari www.dolomitiinfo.com www.magicoveneto.it www.comunitamontanadelbrenta.vi.it www.valbrenta.net www..ascom.vi.it/asiago www.lagorai.tn.it www.vicenzae.org www.valsuganainbici.info www.trenitalia.it www.trentino.to www.valsugana.info Sezioni del CAI (Club Alpino Italiano): Asiago: tel. 0424 464122; www.caiasiago.it Bassano del Grappa: www.caibassanograppa.com; tel. 0424 227996 SAT (Società alpinisti Tridentini): Trento Sede Centrale: www.sat.tn.it; tel. 0461 981871 Pèrgine Valsugana: www.sat.tn.it/sezioni/pergine.htm; tel. 0461 512066 Lévico Terme: www.sat.tn.it/sezioni/Lévico.htm; tel. 3288623053 Borgo Valsugana: www.satborgo.it Pieve Tesino: www.sat.tn.it/sezioni/tesino.htm; tel. 0461 238112 Soccorso Alpino/Emergenze Sanitarie: 118 Linea ferroviaria www.trenitalia.it, www.ttesercizio.it Meteo Trentino: www.meteotrentino.it; tel. 0461 238939 Veneto: www.arpa.veneto.it/bollettini; tel. 0436 780007.


La piccola pozza d’acqua sottostante il Forzelón di Rava. In lontananza, il panorama si allunga verso le Vette Feltrine

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Bibliografia Guida di Lévico, Vetriolo e Lavarone di Ottone Brentari, ed. Pozzato - Bassano del Grappa 1891 La Val dei Mòcheni di A. Gorfer e F. Faganello, ed. Tci Cai - Milano 1961 Notizie storiche topografiche e religiose della Valsugana e di Primiero di G. A. Montebello, [rist. anastatica] ed. Rossi-Borgo Valsugana, 1973 Cenni di storia della Valsugana di C. Ferrari, ed. Biblioteca Comunale Borgo Valsugana 1983 Valsugana (Valbrenta II°) di A. Scandellari, ed. Tamari - Bologna 1983 Lévico di Gianpaolo Andreatta e Paolo Graziadei, ed. Saturnia - Trento 1983 Guida di Lévico di Cesare Battisti [rist. anastatica] ed. Cassa Rurale di Lévico - Lévico Terme, 1984 Le Valli del Trentino orientale di A. Gorfer, ed. Manfrini - Trento 1986 I Castelli del Trentino di A. Gorfer, ed. Saturnia - Trento 1987 Lagorai di Franco Battaglia, ed. Zanichelli – Bologna 1989 La Valle di Sella di A. Masina, ed. Litodelta - Strigno 1994 Lagorai e Cima d’Asta di A. Gadler, ed. Panorama -1992 (1995) La ferrovia della Valsugana di G. P. Sciocchetti, ed. Associazione Amici della Storia - Pèrgine Valsugana 1998 Valsugana Orientale di G. Balzani e F. Gioppi, ed. Euroedit - Trento 1998 Tesino Paesi e montagne di G. Balzani e F. Gioppi, ed Euroedit - Trento1999 Valsugana Occidentale di C. Fabbro, ed. Euroedit – Trento 2001 Alpi di Mezzogiorno di G. Balzani e F. Gioppi, ed. Euroedit - Trento 2001 Il Brenta a cura di Aldino Bondesan, ed. Cierre - Sommacampagna (VR) 2003 Escursioni Lagorai di G. Borziello, ed. Cierre - Verona 2004 Lévico Terme e frazioni: guida alla storia, alla toponomastica e odonomastica, al dialetto, alle leggende e curiosità, agli usi e costumi del tempo passato, con cenni sui dintorni di Cesare Conci, ed. Comune di Lévico Terme 2006 Storia di Bassano e del suo territorio di O. Brentari - Bassano 1884 Guida storica di Bassano e dei Sette Comuni Canale di Brenta Marostica e Possagno di O. Brentari, Bassano 1885 Guida del Trentino Orientale parte prima di O. Brentari, Bassano 1895 (ristampa ed. Forni Bologna 1971) Guida Alpina del Bassanese e delle montagne limitrofe Canale di Brenta Sette Comuni Grappa di P. Fraccaro, Bassano 1909 Canale del Brenta (Valbrenta I°) di A. Scandellari, ed. Tamari - Bologna 1981 Leggende della Valsugana e Canal di Brenta di A. Scandellari, ed. Ghedina & Tassotti - Bassano 1984 L’Anello della Valbrenta di A. Scandellari e M. Bortignon, ed. Ghedina & Tassotti - Bassano 1985 La Valle del Brenta e il Monte Grappa di M. Bortignon, ed. Comunità Montana del Brenta (Moro) 1990 Il Brenta di AA VV, ed. Cierre Verona 2003

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Palestra di roccia di Cism贸n del Grappa: qui la parete presso il C貌volo del Butistone

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LAGORAI SUD OCCIDENTALE Il gruppo del Lagorai gravita sulla Valsugana con il settore sud occidentale, compreso fra la Val dei Mòcheni e la Val Calamento. Gli itinerari che si sviluppano in questo settore e si svolgono per lo più in ambienti aperti e panoramici. La morfologia tipica dell’area si compone di valli ampie, lunghi crinali, profili morbidi movimentati da affioramenti porfirici talvolta presenti con arcigne strutture che interrompono la dolcezza dell’ambiente, nonché da una moltitudine di laghi e laghetti, non pochi dei quali ridotti a torbiere. I percorsi qui descritti sono tutti ad anello e non offrono particolari difficoltà anche se, in corrispondenza d’affioramenti rocciosi, s’incontra qualche tratto aereo e un po’ esposto, ad esempio sulla cresta nord orientale della Cima Tezze (2) e su quella sud occidentale del Monte del Lago (3 ed 5). I percorsi di salita e discesa della Cima Sette Selle e del Sasso Rotto (3) comportano elementari passi d’arrampicata. Una bellissima cavalcata, priva di tratti esposti e affioramenti rocciosi, è invece quella del Fravòrt-Gronlàit (4). Con buona visibilità non esistono mai problemi d’identificazione

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del percorso, nella maggior parte dei casi i sentieri sono marcati con segnavia e indicati con cartelli nei luoghi fondamentali. Talvolta si è preferito suggerire sentieri non segnati né segnalati: nel percorso d’approccio a Forcella Conelle (5), in quello di ritorno da La Portèla (5), nel percorso di salita e traversata dei monti Cola e Hoabonti (6) e nel percorso d’approccio e di traversata del crinale Cima Mendana - Monte Ciste (8). Si tratta di sentieri del passato, oppure di sentieri della Grande Guerra che, assieme ad un ramificato sistema di trincee, camminamenti e opere fortificate, segnano tutto il Lagorài. Sentieri che conducono in ambienti appartati e che, poiché non più funzionali alle attività del tempo andato e non inseriti nella rete dei sentieri segnati e segnalati, sono destinati a lenta scomparsa. Altre escursioni, come quella a Malga Sette Selle (7) si svolgono su comodissimi sentieri o addirittura su stradette; talvolta sono semplici passeggiate in ambienti antropizzati, come quella che portano a conoscere i masi dell’alta Val dei Mòcheni (1) o i castelli di Borgo Valsugana (9).


Sulla panoramica cresta che collega il Pizzo Alto all’Hoabonti

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Lagorài sud-occidentale - I Masi della Val dei Mòcheni 1a - 1b

> Lagorài sud-occidentale

1a 1b a) Sant’Órsola Terme 950 m b) Frazione Lenzi (Palú del Fèrsina) 1350 m a) Maso Marciano 1180 m b) Masi Naiviz 1636 m Dislivello: a) 300 m b) 300 m Percorrenza: a) h 2,00 b) h 2,00 Mappa: a) pag 29 b) pag 33

I Masi della Val dei Mòcheni Alpeggi e antichi insediamenti rurali nell’alta valle del Fèrsina Nella Val dei Mòcheni, che sfocia in Valsugana presso Pèrgine, si distinguono due diverse tipologie abitative: quella dei paesi, sia pur limitati a piccoli agglomerati di case raccolte intorno alla chiesa, e quella dei masi, retti fino a poco tempo fa da un’economia d’autosufficienza e solitamente ubicati su pendii riparati dai venti e in favorevole esposizione. Sono queste costruzioni solitarie, l’oggetto dei due brevi percorsi ad anello qui proposti, l’uno sulla montagna di Sant’Orsola Terme e l’altro su quella di Palú del Fèrsina. Ambedue panoramici e remunerativi per la conoscenza del territorio, si sviluppano su bellissime mulattiere selciate e con poderosi muri a secco di sostegno, viottoli, prati terrazzati destinati al pascolo e piccoli campi strappati con fatica millenaria alla montagna. a) MASI DI SANTA ÓRSOLA - Dalla piazza di Sant’Órsola Terme (950 m, indicazione “Giro dei Masi”) si segue la strada asfaltata che sale a nord-ovest giungendo dopo alcune curve ad un bivio: trascurata la strada principale (che piegando a destra va a confluire nella sp 8) e quella di sinistra (che si percorrerà al ritorno), si sale fra le due seguendo un viottolo che, fiancheggiando da sinistra una casa, raggiunge più in alto una stradina asfaltata. Qui, ignorando gli incerti cartelli “Giro dei Masi lungo” e “Giro dei Masi corto”, si segue l’indicazione “Maso Sluffi”, che invita a percorrere, verso destra, una stradina che porta in breve all’agglomerato di Castello 1060 m e alla strada soprastante. Seguendo quest’ultima verso sinistra, ovest (ignorare la deviazione per Titani) si giunge in vista di Maso Sluffi 1106 m. Qui si abbandona la strada e s’imbocca, a destra (indicazione: “Maso Marciana”) una bellissima mulattiera selciata, Accesso Da Pèrgine (482 m, ss 47 della Valsugana, 18 km ca. da Trento) si segue la sp 8 risalendo il fianco destro orografico della Val dei Mòcheni e dopo aver oltrepassato Sant’Orsola Terme (950 m, 9 km ca. da Pèrgine), si giunge a Palú del Fèrsina e alla frazione Lenzi (1350 m, 15/16 km da Pèrgine). Caratteristiche Entrambi i percorsi sono facili e non faticosi ma privi d’adeguati segnavia; la segnaletica dell’anello di Sant’Órsola (“Giro dei Masi”) è spesso incerta, quella dell’anello di Palú (in qualche tratto coincidente coi sentieri 314 e 370) è completamente assente (primavera 2008). Occorre quindi un minimo di capacità d’orientamento per districarsi nel dedalo di stradine e sentieri. Bibliografia Valsugana Occidentale di C. Fabbro, ed. Euroedit 2001 Cartografia 1/ 25000 Kompass fogli 647 e 621

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seminascosta nel bosco e sostenuta da poderosi muri a secco, che si alza ripidamente portando in vista del grande Maso Marciana 1180 m. Senza raggiungere il maso, si segue la stradina di sinistra che oltrepassato il Rio delle Vergini, inizia a scendere (ora asfaltata) guadagnando la riparata valletta ove sorge Maso Battisoni 1113 m. Abbandonata la stradina, si scende ora nel prato che conduce al maso e poco più sotto, tenendosi verso destra, si oltrepassa un piccolo impluvio e si continua sul viottolo panoramico che porta al sottostante Maso Broli 1034 m. Qui, tralasciando l’invito offerto da un cartello indicatore sulla destra (“Giro dei Masi”) che allungherebbe di poco il giro verso sud, s’imbocca la strada asfaltata che, disegnando un semicerchio, riporta, verso sinistra al primo bivio incontrato nell’andata da dove si riguadagna la piazza di Sant’Órsola Terme (950 m, ore 2). b) MASI DI PALÚ - Dalla frazione Lenzi 1350 m, a fianco del municipio di Palú del Fèrsina, si sale verso nord lungo una ripida stradina asfaltata che, oltrepassato il Rio Lenzi, piega verso est spianando tra le case di Tòlleri 1400 m. Ad un certo punto, il segnavia sul muro di una casa, evidenzia il distacco del sentiero 314, che si segue salendo ripidamente a nord fino ad un gran crocefisso di legno 1550 m ca. Qui si abbandonano i

segnavia e si procede verso destra, est, seguendo una stradetta in modesta salita che conduce ai sorprendenti Masi Ficarèn e Plunèbe 1574 m. Ora la stradetta piega verso nord (opere di captazione idraulica), costeggia un rio in destra orografica e poco più in alto (dove s’ignora un’ulteriore indicazione del sentiero 314) lo oltrepassa e riprende la direzione est per giungere ai Masi di Naiviz 1636 m. Poco oltre i masi, ignorando

La discesa che dalle case di Tolleri riporta alla frazione Lenzi. Sullo sfondo la dorsale che racchiude la Val didadida Làner

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deviazioni secondarie verso monte, si segue la stradina, ora asfaltata, che scende verso sud a raggiungere il Maso dell’Órs (1630 m, tabelle segnaletiche Cai-Sat). Seguendo i segnavia del sentiero 370 s’infila il viottolo di destra e, dopo poche decine di metri, si scende direttamente nel prato verso sinistra (segnavia poco evidenti) costeggiando alcuni masi allineati lungo la linea di massima pendenza. Più sotto, si raggiungono le pregevoli costruzioni di Tasàineri 1522 m, dalle quali una mulattiera selciata conduce alla frazione di Battisti 1424 m. Qui si potrebbe scendere seguendo la strada di sinistra (che dopo alcuni tornanti attraversa verso Lenzi), è meglio però tenersi sulla stradina più alta che si allunga verso ovest fino alle case di Tòlleri già incontrate in salita. Percorrendo a ritroso la ripida stradina iniziale si ridiscende così al punto di partenza presso il municipio, in frazione Lenzi (1350 m, ore 2).

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La tecnica costruttiva dei masi della Val dei Mòcheni è ragguardevole: gli edifici sono stati realizzati utilizzando prevalentemente il legno, ma senza impiegare neppure un chiodo, incastrando dei tronchi l’uno nell’altro agli angoli delle pareti e fissando fra loro gli elementi di dettaglio con ficconi pazientemente ricavati dai rami delle specie arboree aventi un legno particolarmente duro. I tronchi, con diametro di 30-40 centimetri erano prima squadrati, poi e successivamente bloccati reciprocamente mediante incastro (tecnica detta “blockbau”). La struttura del maso poteva essere interamente in legno oppure con la parte inferiore in muratura di sassi. Comprendeva di solito la stalla al piano terra, l’abitazione al piano superiore, il fienile all’ultimo piano ed infine il tetto, con la copertura in scàndole (assicelle di larice sovrapposte) spesso stabilizzate con la sovrapposizione di grosse pietre. Maso Filzerhof e Museo Miniera Grua va Hardömbl Per approfondire la conoscenza della cultura e delle tradizioni della valle, si può associare ad una o l’altra delle brevi escursioni descritte una visita al Maso Filzerhof, gran casa colonica del XV, e/o alla Miniera-Museo Grua va Hardömbl. documentata dal 1330 e nella quale lavoravano i minatori germanici. [Informazioni: tel. 0461 550053 Museo Mòcheno Istituto Culturale Mòcheno, Palú del Fèrsina, tel. 0461 550073; fax 0461 540221, kultur@kib.it www.bersntol.it

didadida La mulattiera mirabilmente selciata che conduce ai Masi Ficaren e Plunebe


I tronchi incastrati sono un particolare costruttivo caratteristico dei masi di montagna didadida

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Paolo Bonetti Marco Rocca

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Paolo Bonetti nasce a Bologna da padre della provincia di Ferrara e madre della dolomitica Val di Zoldo. La frequentazione spontanea dei monti di Zoldo nelle estati dell’infanzia e della prima giovinezza, consolida la passione che in anni più maturi si concretizzerà nella attività alpinistica e nel campo della pubblicistica di montagna. Per numerosi anni insegnante di Fisica nella Scuola di Ottica di Pieve di Cadore prosegue oggi, con pubblicazioni e sul campo, la sua attività incentrata sull’alpinismo dei pionieri e l’escursionismo di ricerca. Ha collaborato e collabora con diversi editori (Tamari, Zanichelli, Panorama, Vivalda, Cierre, Versante Sud) e testate (La Rivista del Cai, Alpi Venete, Alp, Bergsteiger, Alpin). Marco Rocca, trentino, ha sempre avuto una grande passione per la montagna fin da quando era bambino. Ama cercare percorsi solitari e poco conosciuti, e quando gli chiedono perché va in montagna gli piace rispondere con una battuta del film “Balla coi Lupi”: quando il generale chiede al soldato Kevin Costner perché volesse andare da solo in un avamposto sperduto lui risponde semplicemente: “Voglio vedere la frontiera, prima che scompaia”. Ha scritto alcuni racconti e molti articoli di montagna, pubblicati su varie riviste outdoor e soprattutto su “La Rivista del C.A.I.”. Con Paolo Bonetti e Paolo Lazzarin ha pubblicato nel 2006 il volume “Dolomiti - Nuovi Sentieri Selvaggi”.

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La valle del fiume Brenta nasce dai laghi di Caldonazzo e Lévico e dopo una discesa di circa settantacinque chilometri, fiancheggiata da estesi gruppi montuosi e poderosi massicci, raggiunge la pianura veneta in corrispondenza di Bassano del Grappa; si compone di una parte medio alta, più ampia e aperta, chiamata Valsugana, e una parte inferiore, a tratti rinserrata in forma di gigantesco canyon e chiamata Canale del Brenta. Agevolmente ra g g i u n g i b i l e, q u e s t ’ a re a of f re a g l i escursionisti l’incredibile varietà di morfologie dei suoi monti: i grandi e solitari circhi glaciali e le architetture granitiche delle Cime di Rava e di Cima d’Asta, le dolci aperture di pascolo e i morbidi crinali spezzati da affioramenti porfirici del Lagorài, i profili “dolomitici” della Vigolana, la poderosa muraglia di Cima Dodici segnata da spettacolari percorsi da camosci o le affascinanti “strette” del Canale del Brenta, lungo i cui fianchi resistono meravigliose mulattiere selciate che collegano antiche contrade. Si tratta di un’area montuosa che offre all’escursionista una vasta gamma di possibilità, per la diversità del carattere, della morfologia e dell’impegno che caratterizzano gli itinerari possibili. Un’area della quale questa guida - con i suoi cinque percorsi a tappe e le sue quarantacinque escursioni accuratamente descritte con l’accompagnamento di note storiche e ambientali - offre una panoramica armonica e completa.

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