Poste Italiane S.p.A. Spedizione in A. P. Aut. n° MBPA/LO-NO/048/A.P./2019 Periodico Roc -NE/VR
in edicola il 20 novembre 2021
#15 | nov/dic 2021 8.00 €
EDIZIONI VERSANTE SUD
STORIA DI COPERTINA 80 anni di storia verticale / Protagonisti dell’arrampicata siciliana / Arrampicata Sportiva in Sicilia / Sicily mltp / A sei anni di distanza, il racconto di una traversata in sci / Gare e palestre in Sicilia / DWS… dove la roccia profuma di mare / Bouldering in Sicily, last but not least / Etna misto mare / Escursionismo in Sicilia FOCUS: Ticino Multi-pitches Four Seasons Personaggi Elias Iagnemma ITW Nuove proposte News Finalesi / Ceppo Virale, Lecco / Falesia Sette Stelle, Lagorai Storia Pazzione primavernale La rubrica della Ming Un giorno credi Il graffio Nando Zanchetta
BIMESTRALE DI ARRAMPICATA E ALPINISMO
SICILIA
Tramonto sulla scogliera di Salinella. Foto: M. Cappuccio
Sommario 004 Editoriale di Eugenio Pesci e Richard Felderer 006 Trinacria Felix di Luigi Sturniolo
STORIA DI COPERTINA
018 80 anni di storia verticale di Giuseppe Gallo e Sergio Soraci 026 Protagonisti dell’arrampicata siciliana di Massimo Cappuccio e Giuseppe Gallo 032 Arrampicata Sportiva in Sicilia di Massimo Cappuccio 046 Sicily mltp di Giuseppe Gallo e Sergio Soraci 054 A sei anni di distanza, il racconto di una traversata in sci di Saro Messina 058 Gare e palestre in Sicilia Cristina Cascone 060 DWS… dove la roccia profuma di mare di Massimo Cappuccio 066 Bouldering in Sicily, last but not least di Massimo Cappuccio 072 Etna misto mare di Gianfranco Lombardi 076 Escursionismo in Sicilia di Sergio Soraci
FOCUS
080 Ticino multi-pitches four seasons di Egon Bernasconi
PERSONAGGI
092 Elias Iagnemma ITW di Alberto “Albertaccia” Milani
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PROPOSTE
096 News Finalesi di Marco Thomas Tomassini 102 Ceppo Virale - Lecco di Marco Nicolodi 104 Falesia Sette Stelle di Alessio Conz
STORIA
106 Pazzione primavernale di Emanuele Andreozzi
LA RUBRICA DELLA MING
114 Un giorno credi di Federica Mingolla
IL GRAFFIO
117 di Nando Zanchetta
CHIMERA
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Editoriale Testo Eugenio Pesci e Richard Felderer
Trinacria Felix! Sono ormai molti anni che le rocce e le montagne siciliane costituiscono un patrimonio importante ed apprezzato entro il panorama dell’arrampicata italiana e internazionale. La Sicilia non poteva mancare fra le monografie verticali di Up climbing: non solo tuttavia una Sicilia per arrampicatori sportivi, siano essi falesisti o amanti delle vie di più tiri, ma una Sicilia a 360º, capace di affascinare anche il più indomito boulderista, il solitario escursionista che cerca percorsi alternativi a quelli battuti dai più, per arrivare allo sci alpinista raffinato, che può trovare nelle montagne dell’isola, e non solo sull’Etna, terreni assai interessanti. Una Sicilia che pare dunque replicare nel verticale quella che è stata la sua essenza storica, somma di culture, di presenze, di etnie, di stili e di paesaggi differenti, quasi stratificati e comunque molto spesso adiacenti e sovrapposti. Massimo Cappuccio, fra i principali e storici esponenti dell’arrampicata e dell’alpinismo siciliano, viaggiatore, fotografo, organizzatore di eventi, ha coordinato per noi, con attenzione e sentimento particolare, gli autori che parlano della Sicilia verticale nelle pagine seguenti. Tanti personaggi di ieri e di oggi emergono nitidi attraverso scritti e fotografie, nella ricostruzione di una storia che ha radici antiche e particolari, e nella presentazione tecnica di molte belle falesie recenti e di pareti di splendido calcare. Saltando da un capo all’altro della penisola e varcando il confine ci si sposterà poi nel Canton Ticino, per un focus panoramico sulle vie di più tiri in quest’area, presentate e descritte dall’esperto Egon Bernasconi. Una nutrita serie di nuove proposte di falesia, da Finale Ligure a Lecco, alla zona del Lagorai, completa questo numero di Up, particolarmente ricco e vario, coronato, fra l’altro, con un occhio all’incipiente inverno, da belle immagini di arrampicata sul misto, di gran classe e difficoltà, nel Gruppo di Brenta. L’ultimo Up climbing del 2021 è dunque, per precisa scelta editoriale, di natura polivalente, proprio nella evidente speranza di un progressivo, ma assoluto e deciso ritorno ad una normalità di movimento, e di frequentazione dei luoghi naturali che, negli ultimi due anni è, purtroppo, mancata terribilmente a tutti.
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Etna in veste autunnale visto dai Nebrodi. Foto: M. Cappuccio
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n Viaggio in Sicilia J.W. Goethe descrive il Monte Pellegrino come il promontorio più bello del mondo. Senza l’immensa distesa di palazzi che oggi unisce il centro di Palermo a Mondello, la Roccia dello Schiavo, come si vede anche dai disegni dello scrittore tedesco, deve essergli apparsa come una prua diretta ad un mare che non incontrerà mai. Avrà forse notato anche la Superplacca e gli sarà sembrato uno scudo invalicabile, troppo compatto e liscio, come è apparso agli scalatori siciliani per lungo tempo. Fino a quando, almeno, non hanno tolto gli scarponi e infilato le scarpette. Fino a quando anche in Sicilia non è iniziata la stagione della magnesite e del rifiuto delle vecchie liturgie. Da quel momento ogni volta che risali il breve sentiero che ti porta alla base dello Sballo di San Vito avverti forte il dubbio che forse sarebbe meglio accogliere il richiamo del mare più cristallino del Mediterraneo che è lì a pochi metri da te. Non lo farai e godrai il tuo viaggio nel calcare compatto di Monte Monaco, mentre
l’arsura ti prenderà alla gola e sognerai per tutto il giorno le trofie alla trapanese che hai già prenotato in una delle trattorie del paese. Le scalate in Sicilia sono questa roba qui. Qui, infatti, non poteva esserci la lotta con l’Alpe. Non solo, non poteva proprio esserci l’alpinismo eroico. E non poteva esserci neanche il sacrificio. Noi siamo nati già nel Nuovo Mattino. La nostra è sempre stata una scalata felice. Eh già... non poteva essere che così. In Sicilia, certo, non manca la roccia. E neanche le pareti imponenti. Ma sono spesso al sole, le marce d’avvicinamento non sono mai lunghe e, soprattutto, sono sempre immerse in un contesto che le avvolge, le fa apparire parte di una civiltà antica, di un paesaggio incantevole. La scalata in Sicilia è un’esperienza culturale, un viaggio nel tempo. Come potrebbe non esserlo, se scendendo dalle vie della Favorita sei a pochi minuti dalla Cattedrale, dalla Zisa, dal Palazzo dei Normanni, dal gelo al melone in una delle pasticcerie del centro o dal panino con le panelle di Piazza Marina? Come potrebbe non esserlo
Trinacria Felix Testo Luigi Sturniolo
se a Taormina arrampichi con la vista sul Teatro Antico o sull’Isola Bella? Come potrebbe non esserlo se nei canyon degli Iblei senti, percepisci, vedi i segni degli insediamenti preistorici e della colonizzazione greca? Come potrebbe non esserlo se l’Etna, il vulcano, la più maestosa delle montagne siciliane, ci parla ancora del mito di Ulisse e dei Ciclopi? La scalata, lo sanno tutti quelli che vi si sono avvicinati oltrepassando il gesto meramente sportivo, è un modo dell’agire umano e - come tutti i modi dell’agire umano - è sensibile al territorio in cui si svolge. Per questo gli scalatori siciliani sono così, ospitali, aperti a chi viene da fuori a percorrere le nostre rocce. Siamo scalatori, ma prima di tutto siciliani. E, come abbiamo accolto mille civiltà, riusciamo ad accogliere i tanti arrampicatori che vengono a svernare da noi, a girare in pantaloncini quando dalle loro parti avrebbero bisogno del piumino. Certo, a volte ci rode un po’ se le vie più dure ce le vengono a fare gli altri, e anche che i più
prolifici chiodatori vengano da fuori. Ma siamo fatti così. Un po’ generosi e un po’ pigri. Ci rifaremo, però. Così, dopo le prime generazioni, quelli che hanno accompagnato la carovana di Alessandro Gogna nell’esplorazione delle possibilità che l’isola offriva, dopo la stagione entusiasmante e generosa di Roby Manfrè (resterà lui per sempre il mito dell’arrampicata in Sicilia), dopo i piccoli gruppi che hanno portato la scalata nei posti più sperduti ad aprire dal basso, chiodare con pianta-spit a mano, cominciare ad usare il trapano, sono arrivate le ultime generazioni, quelle che ci metteranno al passo con gli altri. Inutile nominarli tutti i giovani scalatori siciliani. Andateveli a cercare in una delle centinaia di falesie disseminate per la Trinacria (ce n’è per tutti i gusti: assolate, fresche, isolate, sulle città, in montagna, sul mare). È bello, però, citarne due tra tutti: i fratelli dell’8b, li chiamano già. Sono Giulia e Mattia Bernardini. Ne sentirete parlare. E noi faremo il tifo per loro.
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Portfolio Settore Pineta Scogliera di Salinella a San Vito Lo Capo. Foto: M. Cappuccio
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Basalti Giuseppe D’Agata sul basalto dell’Acqua Rocca. Foto: M. Cappuccio
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David Gallo nella falesia di Gazzara. Foto: M. Cappuccio
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Storia 80 anni di storia verticale
COMPIE UN BELL’EXPLOIT, SALENDO IL PIZZO VOLO D’AQUILA, L’ESTETICO SPERONE SUD EST DI MONTE PELLEGRINO CHE DOMINA IL PORTO DELLA CITTÀ, LUNGO LA VIA DEI QUATTRO SCOIATTOLI, UN’IMPEGNATIVA VIA DI VI E VII GRADO CON PASSI IN ARTIFICIALE GIÀ TENTATA DA SOLDÀ E MARAINI QUARANTA ANNI PRIMA.
Fosco Maraini e Tonino Accolla sulla cima di Pizzo Lungo. Foto: Arch. L. Di Giorgio Pizzo Lungo con le prime vie tracciate da Soldà, Maraini e compagni. Foto: Arch. L. Di Giorgio
Gino Soldà alla base di M.te Pellegrino versante Addaura. Dietro di lui si vede il tracciato di una via aperta da L. Di Giorgio. Foto: Arch. L. Di Giorgio
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salgono nel giugno del 1973 la Canna di Filicudi, un caratteristico monolite di roccia vulcanica ad un miglio dalla costa dell’isola madre, breve e affascinante scalata in mezzo al mare blu. A fronte dell’enorme potenziale offerto dalle tante pareti sparpagliate in un vastissimo territorio, gli isolani che si cimentano nell’arrampicata sono pochissimi, e tali, per varie ragioni, rimangono tutt’oggi. L’attività regionale era incentrata intorno alla sezione Cai di Palermo, che proprio in quegli anni gettava le basi per la futura creazione di una scuola di alpinismo anche grazie alla “collaborazione” con arrampicatori della Sicilia orientale, pronti a dare il proprio contributo nella salita di alcune belle vie e nella diffusione della disciplina nell’isola.
NELL’APRILE DEL 1974 LA “ CORDATA COMPOSTA DA MARCO
BONAMINI, SERGIO CUCCHIARA, FEDERICO LANDI E VITO ODDO
Via che sarà in anni recenti cancellata da un triste quanto discutibile lavoro di messa in sicurezza, con la posa di reti per la caduta massi che inglobano lo sperone dalla base fino alla cima. Potenza del progresso! Tornando alla seconda metà degli anni Settanta, una nuova folta generazione di scalatori, in prevalenza palermitani, avvantaggiati dalla presenza all’interno del tessuto urbano del poderoso Monte Pellegrino, affinano tecniche ed esperienza compiendo diverse facili salite su pareti secondarie. Tra tutti, spicca per intraprendenza e voglia di scoperta il giovanissimo Roby Manfrè Scuderi, che rimarrà indiscusso protagonista e punto di riferimento nell’isola fino al 1994, anno della sua prematura scomparsa proprio sulla familiare parete di casa della Roccia dello Schiavo. A lui si deve un numero altissimo di ripetizioni e altrettante nuove ascensioni, alcune di grande impegno e in solitaria, spingendo sempre più su l’asticella delle difficoltà. Arrivano gli anni Ottanta e, inevitabilmente, le notizie sulle montagne e pareti siciliane circolano con sempre maggiore facilità. Le strade degli scalatori siciliani si intrecciano con quelle di altri provenienti da diverse regioni italiane, attratti dall’enorme potenziale in un territorio ancora in gran parte da scoprire. Già nel 1979 un certo Manolo compie una serie di salite di elevata difficoltà, fino al 6c, sulle belle pareti del Monte d’Oro, nel gruppo delle Madonie, difficilmente rintracciabili per l’estremo stile “pulito” dell’apritore e ancora oggi avvolte nel mistero. Arrivano poi nel 1981 i viaggi esplorativi dei bolognesi Mirko Giorgi, Lorenzo Nadali, Jimmi De Col, che prendono di mira la bellissima isola di Marettimo, salendo diverse vie lungo le sue pareti a picco sul mare. Sempre nel 1981, Alessandro Gogna giunge in Sicilia durante il suo lungo viaggio alla scoperta e valorizzazione del mondo verticale di un mezzogiorno d’Italia allora pressoché sconosciuto, compiendo impegnative salite in compagnia del forte savonese Marco Marantonio e dei romani Fabrizio Antonioli e Giorgio Mallucci, a cui si uniscono i palermitani Roby Manfrè e Marco Bonamini.
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Storia 80 anni di storia verticale
COMPIONO DIVERSE SALITE “ NEI QUATTRO ANGOLI DI SICILIA,
DIVENUTE POI GRANDI CLASSICHE. UNA IN PARTICOLARE, VUOTO A PERDERE, UN SEVERO VII GRADO CON PASSI IN ARTIFICIALE PER UNO SVILUPPO DI 270 METRI, VINCE UNA SERIE DI MURI COMPATTI E STRAPIOMBI CON IMPEGNATIVA ED AEREA ARRAMPICATA. LO STUPENDO SCENARIO NATURALE È QUELLO DI ROCCA BUSAMBRA, ENTROTERRA DELLA PROVINCIA DI PALERMO. Passeranno ben 35 anni perché questa via venga ripetuta dai forti ragusani Massimo Flaccavento e Giorgio Iurato. E questo è un chiaro segno del livello attuale delle cordate siciliane dedite alle salite delle pareti più ardite. A seguito di quel viaggio, durante il quale inevitabilmente avvenne un interscambio di tecniche, esperienze e visioni alpinistiche tra mondi lontani, vedrà la luce il mitico volume Mezzogiorno di Pietra, prima pubblicazione che mette insieme tutto quello che era stato salito in Sicilia e apre uno squarcio sull’enorme potenzialità ancora da sfruttare nell’isola. Negli anni della trasformazione culturale del mondo dell’arrampicata si può affermare che una sorta di Nuovo Mattino avvenne anche in Sicilia, attraverso la spasmodica ricerca, personale o in piccoli gruppi, di un’emancipazione verticale. Siamo nella seconda metà degli anni Ottanta, e fa il suo ingresso prepotente l’arrampicata sportiva. Al contrario di quanto avvenuto negli anni precedenti nella salita delle pareti più alte, questa volta la Sicilia non si fa trovare impreparata e cerca di stare al passo coi tempi. Si organizza Palermo Roccia 86, una delle prime manifestazioni di arrampicata sportiva, su roccia, in Italia. Viene fondato subito dopo il CMAS, Centro Mediterraneo Arrampicata Sportiva. Protagonisti sono Ignazio Mannarano e Antonio Nastri, divenuti poi istruttori federali FASI. Il loro gruppo si spenderà con tutte le energie e per diversi anni, per la diffusione nell’isola dell’arrampicata sportiva, con la chiodatura di nuove vie e poi di interi settori, ed in breve il livello vola in alto cominciando a girare intorno all’8a, difficoltà fino ad allora viste col cannocchiale dal resto degli scalatori siciliani. Si crea una spaccatura netta tra “placchettari” – così venivano definiti gli sportivi dai CAIni – e
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Storia 80 anni di storia verticale l’autoreferenziata élite dei tradizionalisti legati alla scuola Cai di Palermo, diretta in quegli anni da Roby Manfrè, personaggio comunque controverso e accentratore. Non più in sintonia con l’ambiente palermitano, scappano via anche gli orientali messinesi e catanesi, alcuni dei quali in organico alla scuola Cai: alla ricerca di un indipendente percorso di scoperta e valorizzazione di pareti e montagne di quella porzione di isola, per sviluppare la propria attività autonomamente. Lontananza, non solo in termini chilometrici, che perdura ancora oggi. I messinesi Gino Sturniolo, Santino Cannavò e Sergio Soraci si danno da fare sulle pareti delle Rocche del Crasto sui Nebrodi e a Capo Calavà lungo la costa tirrenica, aprendo le prime vie di un certo impegno.
DOPO LA CHIODATURA, “ LA SCOPERTA E LA RISCOPERTA
DI ALCUNE FALESIE ALLA FINE DEGLI ANNI OTTANTA, SARÀ IL DECENNIO SUCCESSIVO E QUELLO DEL NUOVO MILLENNIO A SEGNARE DEFINITIVAMENTE IL CARATTERE “FALESISTICO” E PLAISIR DELL’ISOLA.
I gusti della maggioranza dei climber isolani si indirizzano sempre più verso la scelta sportiva o moderna, con la valorizzazione dei canyon chilometrici degli altopiani Iblei tra Siracusa e Ragusa e il consolidamento delle falesie storiche all’Acqua Rocca sull’Etna e nei dintorni di Taormina e Castelmola. Gruppi sempre più numerosi di scalatori si formano nelle quattro provincie orientali, attorno a tante figure storiche. Per loro bisognerebbe redigere un lungo elenco: Sergio Soraci, Luca Catalfamo, Mario Tropea, Massimo Cappuccio, Giancarlo Canzonieri e Pietro Criscione, sono solo alcuni dei protagonisti che si sono dati più da fare. Le già conosciute falesie palermitane accolgono nuovi e numerosi itinerari, confermando le potenzialità del calcare del capoluogo. Il faticoso piantaspit manuale lascia il posto al trapano a batteria tra il materiale al seguito dei pochi scalatori che si dedicano all’apertura di vie lunghe, e lo stile oggi chiamato trad viene gradualmente pressoché abbandonato a favore di un più sicuro stile sportivo o moderno, con vie completamente o parzialmente attrezzate. Diventa via via sempre più facile raggiungere la lontana Sicilia e sempre più frequentemente arrivano i “forestieri” ad ampliare le possibilità di belle
Pionieri Fabrizio Antonioli, M.te Cofano, Cresta Vistammare, prima salita 1981. Foto: Arch. A. Gogna
Roby Manfrè. Foto: Arch. M. Bonamini
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Storia 80 anni di storia verticale
M. Marantonio in apertura su Oro dei Tuareg, M.te D’Oro, 1981. Foto: Arch. A. Gogna
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scalate. A cominciare dai primissimi anni del nuovo secolo Maurizio Oviglia compie una lunga serie di viaggi nell’isola alla ricerca di bellissime linee lungo impegnative pareti, legato in cordata prevalentemente coi palermitani Fabrice Calabrese e Luigi Cutietta e il piacentino Eugenio Pinotti. Il teatro delle più belle imprese è il paretone Nord di Monte Gallo, battezzato Nuovo Mondo, una lunga muraglia alta fino a 300 metri. Tra le diverse vie che salgono questa parete meritano sicuramente una menzione speciale Il mio scanto libero e Kaos, quest’ultima aperta dai trentini Rolando Larcher e Luca Giupponi, in compagnia ovviamente di Oviglia. Gli stessi prendono di mira, questa volta con la compagnia di Nicola Sartori, la strapiombante parete dei Rotoli di Monte Pellegrino, spingendo le difficoltà fino all’8b lungo Pompa funebre. Gli unici a tenere testa tra i siciliani per quantità e difficoltà di nuove aperture e ripetizioni sono i ragusani Massimo Flaccavento, Giorgio Iurato e David Gallo, che con la loro attività esplorativa costante spaziano dai canyon siracusani alle Rocche del Crasto, da Rocca Busambra a Monte Gallo. Gli stessi, tra i più prolifici chiodatori siciliani, regalano agli appassionati interi settori per l’arrampicata sportiva, soprattutto nella provincia di Ragusa.
SI PUÒ AFFERMARE, IN “ CONCLUSIONE, CHE LA SICILIA GRAZIE
AD UN INSIEME DI DIVERSI FATTORI (NOTORIETÀ DI ALCUNI SCALATORI, PUBBLICAZIONE DI VARIE GUIDE E VIDEO, ORGANIZZAZIONE DI FESTIVAL INTERNAZIONALI...), SI SIA AFFERMATA TRA LE METE PIÙ GETTONATE DELL’AREA MEDITERRANEA. UN MOVIMENTO, QUELLO ISOLANO, IN CONTINUA EVOLUZIONE E CAPACE DI INTRECCIARSI E MANTENERE CONTATTI CON REALTÀ E PERSONAGGI PROVENIENTI DAI LUOGHI PIÙ DISPARATI, CHE RIMANDA AL PENSIERO DEL GRANDE ANDREA CAMILLERI, CHE VEDEVA LA SICILIA COME IL “FRUTTO BASTARDO DI BEN TREDICI DOMINAZIONI, DALLE QUALI ABBIAMO PRESO IL MEGLIO E IL PEGGIO”.
Storia
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Storia Arrampicata Sportiva in Sicilia di riferimento per gli scalatori di Catania e Messina. Già all’epoca c’erano circa quaranta tiri ed era molto frequentata, la falesia poi arrivò ad averne quasi ottanta per infine essere tristemente smontata nel 2013 a seguito di diatribe con il proprietario.
A PARTE PALERMO, LA SICILIA DEGLI ANNI “ NOVANTA NON ERA DI CERTO UNA DESTINAZIONE
D’ARRAMPICATA, COSÌ COME GIÀ SUCCEDEVA IN SARDEGNA O IN QUALCHE ALTRA PARTE D’ITALIA, MA FORTUNATAMENTE NEL GIRO DI POCHI ANNI NUOVE ENERGIE INIZIARONO A CIRCOLARE E SPUNTARONO NUOVE FALESIE. In realtà si accese tutto rinnovato un movimento verticale, che portò alla nascita di nuovi istruttori, palestre d’arrampicata e muri casalinghi, quando ancora tutto questo era fortemente connesso con l’arrampicata su roccia, e infatti alla soglia del 2000 il numero di vie di arrampicata si era quasi raddoppiato in tutta l’isola. Si trattava ancora di realtà locali, spesso poco conosciute anche da climber siciliani di altre province, poi invece ci furono dei fattori determinanti che fecero esplodere il fenomeno arrampicata. Nel 2004 fu stampata la prima edizione della guida Di roccia di sole e questa pubblicazione sdoganò l’arrampicata siciliana fuori dai confini regionali. Iniziarono a venire climbers da altre parti d’Italia ma anche stranieri, e fu proprio un gruppo di climbers stranieri che, chiodando numerosissimi tiri a San Vito Lo Capo, decantarono all’estero le bellezze delle rocce siciliane. Sull’onda del veloce e sorprendente sviluppo di San Vito, dal 2009 seguirono le dieci fortunate edizioni del SanVito Climbing Festival. Questo evento, nato all’inizio come un semplice raduno di scalatori, è divenuto fin dalla seconda edizione una manifestazione a carattere internazionale, di grande interesse e successo inaspettato. Il festival ha richiamato migliaia di climbers da tutta Europa, i migliori specialisti al mondo hanno fatto almeno una volta un viaggio verticale tra le rocce di quest’angolo di Sicilia. Ancora oggi, a distanza di tre anni dall’ultima edizione del Festival, San Vito rimane una meta preferita da tanti scalatori. Possiamo ben dire che il Festival ha consacrato definitivamente la Sicilia tra le migliori destinazioni d’arrampicata del Mediterraneo, e il crescente interesse verso la dimensione verticale dell’isola ha fatto aumentare anche il numero delle nuove falesie, in questi giorni infatti si sta lavorando alla quinta edizione della guida, che promette tantissime novità.
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A parte qualche raro esempio di finanziamento per nuove chiodature, quasi tutte le falesie sono frutto del lavoro e dell’impegno economico di un piccolo gruppo di chiodatori: a loro va tutta la gratitudine se oggi in Sicilia c’è un cospicuo patrimonio di itinerari d’arrampicata, da considerarsi a tutti gli effetti degli impianti sportivi a libera fruizione. La mappa degli spot in Sicilia indica chiaramente una netta distinzione tra le porzioni Est ed Ovest dell’isola. Ad Ovest, accanto alle principali falesie storiche di Palermo (Schiavo, Valdesi e Bauso), è sorta qualche piccola nuova falesia, senza riuscire però ad avere il successo delle prime. La grande concentrazione della Sicilia occidentale è sicuramente l’area di San Vito Lo Capo, un numero impressionante di itinerari che è cresciuto di anno in anno: qui si contano infatti decine di settori per quasi mille tiri. Da pochissimi anni, sempre nel trapanese, stanno nascendo anche un paio di settori interessanti nella zona di Erice. Ad Est invece, e in particolar modo nell’area Iblea, è avvenuto e continua ad esserci lo sviluppo maggiore dei nuovi settori di arrampicata sportiva. Tutti quei canyon sul
Storia Arrampicata Sportiva in Sicilia
tavolato carsico Ibleo, che decantavamo come forieri di enormi potenziali, iniziano ad essere esplorati e vengono attrezzati sempre più. Un esempio su tutti è Canicattini Bagni, che sorge su un promontorio circondato da cave (canyon) dove, nel raggio di pochi chilometri, ci sono più di venti settori con oltre quattrocento vie. E così pure Buccheri, Rosolini e Modica, tutti centri con belle falesie e tanti tiri. Nella suggestiva Cava d’Ispica ad esempio, oggi si contano nove settori sulle grigie placconate calcaree. Anche sull’Etna, sulle rocce basaltiche dove un tempo si poteva scalare solo all’Acqua Rocca, oggi si contano sei settori sparsi sui fianchi del vulcano. A parte l’Etna, in tutte le falesie siciliane si scala su calcare, spesso con un’arrampicata molto varia in funzione della località o della morfologia della falesia. Nell’area occidentale, a Palermo e Trapani si trova un calcare più duro e cristallino, che spesso offre muri compatti, come su Monte Pellegrino o Monte Monaco, ma anche strapiombi molto concrezionati, come la bellissima falesia di Bauso rosso a Palermo oppure Crown a San Vito Lo Capo.
Invece ad Oriente, e nello specifico sugli Iblei dove insistono la maggior parte dei settori, si trova un calcare un po’ più tenero e a volte più lavorato. In questa area ci sono tra le più interessanti falesie strapiombanti dell’isola: Cava Donna, Cugno Lupo, Gole della Stretta, Grotta Re Lucertola e Hollywood, tra le più gettonate. Non solo settori strapiombanti e atletici , ma anche muri tecnici esposti a Nord, dove il calcare offre le pareti più austere e povere d’appigli. Ignorate per anni, su questi specchi aggettanti oggi sono stati attrezzati i settori con la più alta concentrazione di vie difficili di tutta la Sicilia, come Onda anomala, Eremo a Cava Campana, Lo specchio a Cava Grande solo per citarne alcuni. Qui lo stile è severo, buchetti per le dita e piedi da spalmare in pieno strapiombo, non è una scalata per tutti e forse non troppo amata perché così difficile, ma di certo rappresenta un must nel suo genere. Qualche big nazionale ha assaggiato qualcosa, ma per i tiri che sfiorano il 9a con questo stile ci vorrebbe una visita di qualche specialista del genere (qualcuno conosce i fratelli Pou?).
Dario Di Gabriele nella falesia di Cugno Lupo. Foto: M. Cappuccio
Ecco una proposta di nuove falesie, alcune recentissime e una chiodata praticamente in queste settimane…
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Storia Arrampicata Sportiva in Sicilia
Lost Place Canicattini Bagni (Siracusa) L’ultima fatica in terra sicula di Stefan Low. Non c’è viaggio che faccia dalla Germania senza un carico di buona birra artigianale ed un pesante pacco di fittoni. E così, in questo suo ultimo viaggio, nasce Lost Place. La grande parete rossa era stata già adocchiata da tempo, quando aveva chiodato Workaholic, e ben presto è nato un settore. Cristian Leube, local da quasi un ventennio a Canicattini, non è rimasto a guardare e come in altre occasioni ha dato manforte a Stefan per la realizzazione di questa nuova falesia. Un bel muro verticale alto fino a 40 metri, con tratti aggettanti e poco appigliati. La roccia sulle parti grigie è lavorata e a tratti tagliente, ma dove si colora di giallo e di rosso è compatta e offre tiri impegnativi e belli da scalare. ACCESSO Da Canicattini Bagni dirigersi verso Siracusa sulla SP14, dopo 2,2 km dalla rotonda (ingresso principale dell’abitato), svoltare a sinistra su una stradina asfaltata che prosegue parallela alla provinciale: questo incrocio si trova in corrispondenza dell’agriturismo “Il Baglio del Poeta”. Continuare per 400 metri sulla stradina e parcheggiare. Individuare sul muretto a sinistra un varco che immette nel campo adiacente. Percorrere il campo in direzione nord fino al bordo della cava, quindi dirigersi verso sinistra (ovest) fino ad individuare l’imbocco della mulattiera che scende a fondo valle. L’imbocco della mulattiera è in prossimità di uno sperone roccioso e scende inizialmente in direzione est, poi serpeggia lungo il pendio fino alla base del torrente. Sul greto dirigersi a destra sul greto del torrente e seguire la traccia con bolli rossi. In prossimità dell’evidente parete, risalire il breve e ripido pendio fino alla base del settore (25 minuti dalla macchina).
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Stefan Low falesia Lost Place. Foto: M. Cappuccio
Storia Arrampicata Sportiva in Sicilia Stefan Low, falesia di Glashaus Foto: M. Cappuccio
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LOST PLACE 1. DIE ZEIT VERGEHT 2. LA GATTA PIGRA 3. KISS THE BIZEPS 4. NEXT TIME 5. MAYA E NICOLAS 6. VIAGGIO LUNGO 7. WARM UP 8. OLECKO MIO 9. UNICORN 10. ARSCHLECKEN 350 11. SINNLOS 12. NO MAN’S LAND 13. NO CHANCE 14. DESASTER 15. VAMPIR 16. MONEY HONEY 17. PANT LEGS 18. RIDENTE LA CALMA 19. SERENDEPITY 20. CHAOS 21. HOHL 22. MASTERPIECE 23. TON, STEINE, SCHERBEN
6c? 35m 6c 35m 7a+ 35m 7a 35m 6b+ 6b+ 35m 6a 30m 6c+ 30m 7b+ 30m 7a 35m 6b+ 35m 6c 25m 7b 25m 6b 30m 6c+ 35m 7b 35m 7a 25m 7a 40m 7b+ 25m 6c 30m 7a 30m 7a 35m 6b+ 28m
Crux in partenza Occhio alla cengia a metà via Difficile in ma il crux alla fine Bel tiro Partenza difficile Run out a metà Il più facile per scaldarsi Crux in partenza Aggettante Aggettante Bei movimenti Solo movimento Tecnico Roccia tagliente Crux alla fine Alla fine difficile Tetto e poi muro aggettante Partenza in comune con la precedente Bel tiro impegnativo Strapiombante in partenza ma sempre ben appigliato Tecnico Strapiombante Ribaltamento finale
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Storia DWS… dove la roccia profuma di mare Qui in passato si sono cimentati anche i fortissimi climber inglesi capitanati da Neil Gresham, salendo quello che forse è stato il primo 8a DWS della Sicilia. Qui si contano dieci vie dal 6a al 8a. La discesa alla base avviene da una paretina esposta e non banale circa cinquanta metri più a nord.
Panoramica della Grotta delle Rondini. Foto: M. Cappuccio Vie da sx verso dx come da foto 1 - 7b - S1 2 - 6c -S1 3 - 8a -S1aw 4 - 6c - S2 5 - 7b+/c - S1 6 - 5c - S1 7 - 5a - S1 8 - 6c+ - S1 9 - 7a - S3
Grotta delle Rondini: Forse uno degli angoli più spettacolari della scogliera, perché non si tratta di una sola grotta, ma di un complesso articolato di larghe cavità, di un ampio arco di roccia e di un suggestivo canyon che collega due bracci di mare. Nonostante ci siano molte pareti attraenti, alcune zone sono off-limits a causa degli scogli affioranti; restano comunque fattibili delle linee di salita superbe in un luogo spettacolare, sette vie di salita fino all’8a sulle pareti strapiombanti della grotta e su un pilastro aggettante, ed due vie verticali di quinto grado che inaspettatamente salgono fino alla sommità tra i grandi strapiombi Cannone: Bella grotta che offre pareti interessanti ed un ottimo fondale. A destra della grotta una parete verticale non molto alta si presta bene per un traverso e per alcune salite tecniche anche se non difficili.
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Nella grotta invece corrono un paio di vie molto strapiombanti, di cui una che supera il tetto finale con difficoltà fino al 7c. Le prime difficili salite di questa grotta si devono al romano Marco Nescatelli, che ha frequentato per diversi anni quest’area. GIARDINI NAXOS Questo è uno dei tratti di costa della Sicilia che ha rappresentato storicamente il turismo d’élite nell’isola. Spiagge e scogliere a picco sul mare e poi l’Isola Bella a completare un paesaggio da cartolina. È quindi un posto molto turistico e abbastanza affollato soprattutto in estate, ma con una piccola barca o anche un pedalò si possono raggiungere gli spot d’arrampicata lontano dalla folla. Ci sono diversi settori: Baia di Mazzarò, Grotta Azzurra, Il Villaggio e Isola Bella.
Storia DWS… dove la roccia profuma di mare
BAIA DI MAZZARÒ Scogliera vicino la spiaggia di Spisone, abbastanza alta e con buona roccia, in questo tratto di parete una decina di anni fa fu attrezzato anche un settore per l’arrampicata sportiva, oramai abbandonato. A sinistra del settore salgono delle belle linee aggettanti, e anche nel settore stesso è possibile salire le vie più strapiombanti che presentano sempre la linea di caduta direttamente in acqua. Otto vie dal 5c+ fino al 6c. Grotta azzurra 15 vie dal 6b al 8a Il Villaggio 10 vie dal 6a+ al 8a+ SAN VITO LO CAPO San Vito è la località siciliana più nota per l’arrampicata, e qui oltre all’arrampicata sportiva, le
multipitch e il bouldering non poteva mancare il DWS. Cala Firriato è sicuramente lo spot più conosciuto e frequentato, grazie anche alle prime edizioni del Climbing Festival dove si svolgeva anche un DWS contest su questa caletta. Ma da pochi anni viene frequentata anche Cala Agliareddi sul grande Golfo del Cofano, un po’ più piccola e meno alta, ma molto apprezzata soprattutto dai principianti. A Cala Firriato ci sono una decina di vie dal 6a al 7b, ed è possibile fare anche un lungo traverso a pelo d’acqua. Ad un centinaio di metri ad ovest della caletta, una bella parete rossa offre due vie abbastanza impegnative, salite per la prima volta da Mauro Calibani. A Cala Agliareddi, un lungo traverso abbastanza strapiombante ma ben appigliato permette di raggiungere diversi punti della scogliera dove poi provare un’uscita. Vie dal 5c al 6c.
Simon Alberto Piera alla Grotta delle Rondini. Foto: M. Cappuccio
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Storia
Bouldering in Sicily last but not least Testo Massimo Cappuccio
Finalmente anche la Sicilia diventa una destinazione per i boulderisti. Il popolo dell’arrampicata, dopo aver conosciuto e apprezzato le rocce dell’isola per l’arrampicata sportiva e per le multipitch, scopre i sassi siciliani e si incanta di fronte alla bellezza di alcuni spot. Certo siamo lontani (lontanissimi) dal connubbio Sicilia-Boulder, ma sapere che durante tutto l’anno tanti gruppi di arrampicatori vengono in Sicilia solo per fare bouldering, già dà l’idea che qualcosa è cambiato. 66
Davide Catalano al Bosco Scorace. Foto: M. Cappuccio
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Focus Ticino multi-pitches four seasons
Matteo Della Bordella, Leap of Faith, 8a+, Poncione di Almasca. Foto: T.Lamantia/Karpos
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Focus consiglio è di affrontare le prime 7 lunghezze fino alla cengia il primo giorno e il resto della via il secondo giorno, rientrando proprio dalla cengia. La discesa avviene a piedi (purché si esca in vetta, altrimenti le doppie sono possibili da quasi tutte le soste) in 60 minuti, dal canale che separa l’Alnasca dalla Fopia. Nella prima parte, vale a dire fino alla grande cengia, la via propone difficoltà prevalentemente tecniche,
Bivacco Scorpion
Egon Bernasconi su Dimitri in Valle Onsernone. Foto: Glauco Cugini
con qualche passo severo d’aderenza; il gioco si fa decisamente più atletico nella seconda metà, dove la parete s’impenna e propone un’arrampicata più fisica e continua ma mai banale. La via è stata interamente liberata dai forti fratelli urani Miki e Jvan Tresh nell’estate del 2005. ACCESSO Posteggiare l’auto alla frazione di Motta (coordinate 46.278011, 8.807359), la parete è ben visibile dal parcheggio. Tornare quindi in direzione di Gordola per 230 m circa ed individuare una strada sterrata che sale in direzione della parete. Seguire il sentiero fino all’alpe Rozzera, dove si continua nella valle seguendo la traccia di sentiero che con ripidi pendii erbosi (e qualche fissa) porta, passando da una cascina, al bivacco Scorpion (coordinate 46.28497, 8.82179). Per raggiungere la parete proseguire sul contrafforte, dove si incontrano le prime fisse. Salire per circa 30 m e deviare decisamente a sinistra, seguire una stretta cengia e per tracce guadagnare la base della parete Ovest della Föpia. Costeggiare tale parete e portarsi alla base del Poncione d’Alnasca (circa 1 ora dal Bivacco). IN PILLOLE Accesso a piedi: 3 ore Difficoltà in libera: 7c+ Difficoltà obbligata: 6c Numero tiri: 21 Lunghezza via: 560m Periodo: mezze stagioni Discesa: a piedi
Valle Onsernone, Parete ai Monti Dimitri Un’altra multipitch non proprio recente, ma che vale la pena non lasciarsi sfuggire, è la via Dimitri in Onsernone. Inserita nel contesto di una valle che sembra essersi fermata al secolo scorso, questa linea dalle difficoltà modeste e molto ben attrezzata saprà regalare una giornata di grande soddisfazione. La via si divide chiaramente in due parti ben distinte. Nelle prime cinque lunghezze, l’arrampicata è prevalentemente tecnica e di aderenza, con qualche passaggio un po’ aleatorio, nella seconda parte la parete si verticalizza offrendo sei lunghezze più fisiche e, anche se non difficili, mai banali. La parete è esposta a Sud ed è situata ad una quota modesta, quindi è consigliata per le mezze stagioni. La via è opera di Glauco Cugini e amici, fu aperta dal basso nell’ormai lontano 1992 ed è dedicata al famoso clown, fondatore dell’omonima scuola di teatro con sede a Vescio. ACCESSO Uscire dall’autostrada a Bellinzona Sud. Qui seguire le indicazioni per Locarno. Dopo aver percorso la galleria Mappo-Morettina seguie le indicazioni per Valle Onsernone (o valle Maggia). Giunti a Ponte Brolla la strada si biforca: svoltare a sinistra, attraversando le gole del fiume Maggia. Attraversare i paesini di Tegna,
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Storia Pazzione primavernale
Emanuele Andreozzi sulla seconda lunghezza di Alchimia, A15. Foto: Arch. E.Andreozzi
Dopo quattro tiri il mio cervello era in panne e cedetti il passo a Matteo. Nel frattempo la notte aveva lasciato spazio al giorno. Il mio amico se la stava vedendo peggio di me: una poltiglia di neve rigelata strapiombava sopra la sua testa, il vero ghiaccio solido distava svariati metri più in su. Lottò con tutte le sue forze e a furia di pompare e ravanare si mise in salvo, raggiungendo il ghiaccio.
LE COSE PEGGIORARONO ULTERIORMENTE “ SUL TIRO SUCCESSIVO, DOVE IL GHIACCIO OLTRE
AD ESSERE MARCIO, IN ALTO ERA SERIAMENTE STRAPIOMBANTE. MATTEO SI MISE A POMPARE E TIRARE PIÙ DI PRIMA SULLE SUE PICCHE E ALLA FINE RIUSCÌ NUOVAMENTE A CAVARSELA, MA ADESSO ANCHE LUI NE AVEVA ABBASTANZA E CEDETTE IL PASSO A SANTI. 110
Il team stava funzionando alla grande e c’era nell’aria quella magica miscela sinergica, sia tra noi tre, che con la montagna. La corda alla quale eravamo legati, era molto di più di quello che rappresentava materialmente. Santi condusse la parte centrale della parete, io ripassai avanti quando entrammo nell’enorme camino che incideva la porzione superiore della stessa. Improvvisamente iniziò a nevicare. Uno spindrift si riversò addosso a noi per svariati minuti, poi smise di nevicare e tornò la calma. Mentre scalavo, i miei compagni prepararono dell’acqua sciogliendo la neve con il fornelletto. Stavo salendo su dell’ottimo Alpin Ice e dalla sosta Matteo gridò che avrei dovuto offrire da bere, visto che i tiri più belli capitavano tutti a me. Sogghignai. Ma un istante dopo rabbrividii alla visione di ciò che mi ritrovai davanti: ghiaccio verticale dalla consistenza che peggio di così non poteva esistere.
Storia Pazzione primavernale
Furono metri spaventosi, mentre scalavo giurai che se ne fossi uscito indenne, per quel giorno non sarei più andato da primo. Invece alla lunghezza successiva ero di nuovo lì davanti a lottare. Mi ritrovai in una situazione ancora peggiore e maledissi me stesso per non aver tenuto fede alla promessa. Dovevo superare un muro di neve verticale, non c’era ghiaccio, solo fottutissima ed inconsistente materia bianca. Mi spostai appena a sinistra, sulla roccia. I ramponi slittavano sulla superficie levigata e la picca agganciata alla roccia sulla quale mi tirai su, aveva l’aria di poter saltare via da un momento all’altro. Scavavo freneticamente nella neve alla ricerca di qualcosa di solido per l’altra picca. A furia di togliere neve, invece scovai un cunicolo creato dal vento e mi ci tuffai letteralmente di testa, come si farebbe in una piscina. Mi ritrovai così dentro un “loculo”, dove a malapena c’era spazio per poter stare sdraiato. Piazzai
Santi Padros su L18, Pazzione Primavernale, un difficile M7, aleatorio e continuo. Foto: E. Andreozzi
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Vetrina prodotti Patagonia AlpLight Down Leggero e a ridotto impatto ambientale l’Ultralight Down Pullover 800-fill-power di Patagonia utilizza NetPlus®, un tessuto in nylon riciclato al 100% da reti da pesca per aiutare a ridurre l’inquinamento da plastica degli oceani, ed è imbottito con piuma Advanced Global Traceable Down (piuma d’oca certificata da NSF International, per avere la certezza che non provenga da uccelli sottoposti ad alimentazione forzata o a spiumaggio da vivi). Progettato per essere facilmente trasportato durante le escursioni: la giacca può essere ripiegata nella tasca nascosta sul petto, dotata di asola interna per moschettone e zip di sicurezza, si presta a essere lo strato intermedio ideale da indossare quando le temperature si fanno più fresche. Disponibile in diversi colori sia nella versione uomo che donna. eu.patagonia.com
E9 T-shirt Trees (uomo) e WTS (donna) Nuove t-shirt della collezione Autunno-Inverno 2021 E9, in cotone organico tessuto jersey bielastico, che le rende morbide e confortevoli garantendo una vestibilità regolare che lascia la libertà di compiere qualsiasi movimento. Stampa serigrafica sul davanti e interno collo. Essenzialità nel design e colori unici sono il frutto di un’attenta e accurata ricerca. Perfette per la falesia e nella vita di tutti i giorni. 100% Made in Italy. www.e9planet.com
Salewa Cristallo Alpine La novità in casa Salewa per il prossimo autunno inverno è un nuova collezione di baselayer Cristallo per lo ski mountaineering e l’alpinismo invernale, realizzata integralmente con la innovativa tecnologia ibrida Alpine Merino Responsive che utilizza il 90 per cento di fibre naturali. Tra i capi della nuova Cristallo la maglia Long Sleeve Tee, nella versione uomo e donna, viene realizzata utilizzando una innovativa lavorazione che avvolge un filo di lana merino sottile appena 19 micron attorno a una fibra elastica di poliammide caricata con i minerali della esclusiva tecnologia Responsive di Salewa. Attraverso questo processo si ottengono le fibre Alpine Merino Responsive, più resistenti, più morbide e voluminose, e del 30% più leggere di quelle utilizzate in baselayer comparabili. www.salewa.com
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Servolare T-shirt T-shirt in microfibra. Studiata e realizzata per l’utilizzo tecnico in montagna e non solo. Il tessuto in microfibra, garantisce resistenza, traspirabilità, leggerezza e asciugatura rapida. Ideale per le lunghe escursioni in montagna e il Trail running. Collo tondo con rinforzi. Cuciture piatte. Maniche e bordo rinforzati. www.servolare17.com
Ande Vael Avvicinamenti tecnici, vie ferrate e trekking sono i luoghi ideale per apprezzare al meglio le caratteristiche della nuova scarpa Vael di Ande. Calzatura realizzata con tomaia in pelle scamosciata, intersuola in Eva microporosa e suola Vibram New Runner, estremamente confortevole grazie al sottopiede anatomico Air Comfort. Peso: 0.720 kg la coppia (numero 41). ande.it
Vetrina prodotti
Wild Country Stamina Uno zaino da arrampicata di grande capacità per lo sport che amate di più, facile da preparare, da disfare e trasportare. Con una capacità di carico di 41 litri, presenta una zip laterale che si apre su tutta la lunghezza, per un accesso facile e veloce. Il suo tessuto ripstop antiabrasione e antistrappo è adatto alle condizioni più dure. Lo scomparto principale ospita comodamente un doppio rack, imbrago, casco, scarpette, due mezze corde o una corda da 80 metri e offre ancora molto spazio per vestiti di ricambio, cibo e bevande. Un grande telo amovibile per la corda è incluso. www.wildcountry.com
Black Diamond Street Creek 24 Ispirato al design degli zaini da arrampicata, di cui eredita la robustezza, lo Street Creek 24 di Black Diamond si propone come uno zaino urban, ideale per la vita di tutti i giorni. Dotato di una tasca interna per laptop fino a 15”, ha la struttura rigida per renderlo più comodo negli spostamenti quotidiani. Dotato di taschina interna con zip per riporre in sicurezza chiavi e portafoglio e di una tasca organizzativa anteriore con cerniera per i gli oggetti essenziali. Infine, gli spallacci imbottiti in EVA e il pannello posteriore dello zaino offrono il massimo comfort durante l’utilizzo. In caso di mal tempo si può estrarre una protezione antipioggia dalla apposita tasca. eu.blackdiamondequipment.com
La Sportiva TC Pro Re-edit della scarpetta d’arrampicata midcut dedicata alle vie lunghe in montagna e arrampicata in fessura. Confortevole e protettiva, rende omaggio alle ascese più iconiche di El Captain: Freerider by Alex Honnold e The Dawn Wall by Tommy Caldwell, le cui linee sono marchiate a caldo nella parte alta della tomaia realizzata in eco-pelle con concia metal free. TC Pro garantisce il massimo comfort grazie alla morbida imbottitura interna nella zona dei malleoli e anteriore. Il bordo all-round in gomma fornisce protezione nelle fessure mentre il sistema di allacciatura in punta è appositamente studiato per preservare i lacci dallo sfregamento contro la roccia. TC Pro adotta inoltre il brevetto P3 e ha la suola realizzata in mescola Vibram® XS Edge che riduce la deformazione sulle piccole tacchette e sugli appoggi taglienti. TC Pro: the legacy continues. www.lasportiva.com
Evolve Phantom Progettata e sviluppata in collaborazione con Daniel Woods e Paul Robinson, due dei boulderisti più prolifici al mondo, questa scarpetta utilizza una varietà di tecnologie mirate a renderla potente, sensibile e ultra performante: Neoflex nella parte anteriore della punta che le consente di espandersi nella flessione e ritirarsi attivamente negli altri movimenti, il Tension Power System Plus combina l’intersuola in gomma con un’ala extra per un migliore supporto dell’arco plantare, anche la chiusura Compression Closure è un avanzato sistema a trazione singola a 6 punti che consente una vestibilità eccellente. Infine, tallone Dark Spine S (sensibile) per dare la struttura e la sensibilità ottimali per l’aggancio tecnico del tallone. www.evolvsports.com
Scarpa Quantic Per i climber attivi in varie discipline e alla ricerca di una scarpetta versatile per un uso prolungato, la nuova Quantic di Scarpa è la soluzione ideale. Calzata rilassata, grazie alla forma poco asimmetrica e poco arcuata, tomaia in microfibra con eccellente malleabilità e chiusura sicura e veloce a doppio strappo. Il nuovo sistema di tensionamento HT distribuisce in maniera ottimale la tensione su tutta la lunghezza della scarpetta. Per l’area tallone è stata introdotta una microfibra altamente adattabile di due strati, morbido all’interno (contatto con il piede) e con texture protettiva all’esterno. La suola intera XS Grip 2 da 3,5 mm offre supporto garantendo il miglior equilibrio tra aderenza e stabilità. www.scarpa.net
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© Viktor Bystrov
BIMESTRALE DI ARRAMPICATA E ALPINISMO Maggio 2021. Anno III. Numero 15 Direttore responsabile Richard Felderer Coordinamento editoriale Eugenio Pesci Samuele Mazzolini Alberto Milani Redazione Tommaso Bacciocchi Roberto Capucciati Matteo Maraone Marco Pandocchi Damiano Sessa Copertina Davide Catalano su Noah, probabile 8a, Antro dei Ciclopi. Foto: © M.Cappuccio Grafica Tommaso Bacciocchi
Impaginazione Francesco Rioda
Correzione di bozze Fabrizio Rossi
Disegni Eugenio Pinotti
Hanno collaborato Alberto Milani, Alessio Conz, Cristina Cascone, Egon Bernasconi, Emanuele Andreozzi, Federica Mingolla, Gianfranco Lombardi, Giuseppe Gallo, Luigi Sturniolo, Marco Nicolodi, Marco Tomassini, Massimo Cappuccio, Nando Zanchetta, Saro Messina, Sergio Soraci. Versante Sud Srl Via Rosso di San Secondo, 1 – 20134 Milano tel. +39 02 7490163 versantesud@versantesud.it info@up–climbing.com Abbonamenti e arretrati www.versantesud.it Stampa Aziende Grafiche Printing srl – Peschiera Borromeo (MI) Distribuzione per l’Italia PRESS-DI-Distribuzione stampa e multimedia s.r.l. via Mondadori 1 – 20090 Segrate (MI) – Tel. 02 75421
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